Archivio Maniago Martinengo

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Archivio Maniago Martinengo Archivio Maniago Martinengo Pergamene Polcenigo e Fanna Estremi cronologici sec. XIII – 1647. Consistenza: nn. 274 unità arch. I conti Polcenigo e Fanna Il territorio di Polcenigo si pone sulla linea di comunicazione tra territori d’Oltralpe, la pianura opitergina ed il mare che per diversi secoli, a partire dalla concessione fattagli dall’imperatore Ottone II nel 963, il vescovo di Belluno riuscirà a mantenere sotto il proprio controllo. Moreno Baccichet (Baccichet 2002) ritiene possibile l’insediamento della famiglia comitale in questo contesto tra il 1031 ed il 1077, cioè dopo il rinnovo dell’investitura dell’area fatta al vescovo dall’imperatore Corrado II (1031), e prima della formazione dello stato patriarcale (1077) data post quem i Polcenigo non avrebbero più potuto definirsi nobili liberi come invece figurano nel Parlamento della Patria. Nei secoli successivi il consorzio nobiliare che amministrava i beni della Chiesa bellunese amplia progressivamente la propria autonomia dal signore ecclesiastico e la capacità di controllo dell’area a lui sottoposta: l’ingresso nel Parlamento della Patria, l’allargamento della signoria nel territorio di Fanna-Cavasso (fine sec. XII), l’emanazione degli statuti di Polcenigo (1301 e 1356) sono alcuni dei momenti significativi che segnano l’affermazione dei Polcenigo e Fanna. Pier Carlo Begotti, analizzando l’ampliamento della giurisdizione sul villaggio di Fanna e sul luogo dove in seguito sarà edificato il castello di Mizza, sottolinea che «pur trattandosi di aree geograficamente vicinissime va specificato che si tratta di investiture feudali che fanno capo a due distinte autorità superiori, l’abbazia di Pomposa ed il vescovo di Concordia» (Begotti 2002). Sempre rispetto a questo evento la Davide precisa che l’investitura dell’area di Mizza e del complesso giurisdizionale su Cavasso, Fanna e Frisanco fu concessa probabilmente dopo il 1186, mentre «il titolo comitale è ottenuto solo alla fine del sec. XIII perché prima i Polcenigo sono indicati come dominus. La prima investitura risale al 1290» (Davide 2008). A questa data ha già avuto luogo la divisione della famiglia in due rami, quello di Alderico (o Aldrigo) e quello di Varnerio (1222). «L’atto attesta l’esistenza di una residenza antica e di una di recente costruzione (…) e documenta anche il prestigio sociale della famiglia perché vi figurano come testimoni Gabriele e Biachino da Camino » (Baccichet 2002). Il legame con i Caminesi si mantiene forte per tutto il secolo XIII – nonostante l’accordo siglato nel 1226 con il patriarca che riconosceva a Guarnerio ed Aldrigo la giursdizione di Aviano in cambio dell’aiuto militare contro l’imperatore ed i trevigiani - solo 1 dopo il fallimento del castello di Spilmbergo, nel 1305, i Polcenigo si riavvicinano definitivamente al patriarca da cui ottengono la conferma delle investiture feudali avute dal vescovo di Concordia (Gianni 2002). La formazione dei due colonnelli non comporta nell’immediato una ripartizione delle aree di interesse economico - Polcenigo da un lato, Fanna dall’altro - ma questa è la conseguenza di un evolversi nel lungo periodo. Certamente il frazionamento delle proprietà del 1222 e le successive ramificazioni della famiglia - alla metà del Quattrocento il ramo di Guarnerio si divide ulteriormente in due linee che, all’inizio del Seicento, si identificano con gli eredi di Antonio e Girolamo – costringono i signori di Polcenigo a realizzare, a partire dal Quattrocento, una serie di transazioni finalizzate ad una più funzionale gestione delle proprie rendite. Il risultato di queste operazioni immobiliari emerge dalla lettura del catasto napoleonico, dove i discendenti di Guarnerio non figurano più tra soggetti possessori di beni nel comune di Polcenigo (Baccichet 2002 e 2007). Se nei sec. XIII e XIV i consorti amministrano un territorio che dal punto di vista economico offre delle opportunità di crescita – come si evidenzia nello sviluppo di Polcenigo in un vivace centro artigiano e mercantile, tanto che gli statuti trecenteschi prevedono una norma che vieta l’ostentazione della ricchezza (Baccichet 2002) – a partire dal Quattrocento assistiamo ad un progressivo declino delle attività economiche: signori e popolari vivono le condizioni di difficoltà conosciute in quest’epoca da tutto il territorio friulano ed allo stesso modo tentano di farvi fronte contraendo prestiti in forme più o meno esplicite (Davide 2008). Crisi economica e contenziosi familiari caratterizzano le vicende del casato nei secoli successivi, coinvolgendo entrambi i rami: quello che faceva capo a Polcenigo - con le ville si San Giovanni, Dardago e Budoia - e quello che deteneva la parte orientale del feudo (Fanna, Cavasso, Orgnese, Colle e Frisanco). Nell’Ottocento, con il lungo contenzioso per la successione nel patrimonio del conte Elia e la vendita delle residenze comitali, vengono meno la coesione del gruppo familiare e le testimonianze materiali della sua storia. Bibliografia Si segnalano le più recenti pubblicazioni di carattere scientifico, utilizzate per la stesura delle note introduttive e la redazione delle schede di questo lavoro (in particolare i contributi di Baccichet, Begotti, Davide e Fadelli all’interno delle opere collettive) cui si rimanda per i riferimenti bibliografici più completi. A. Fadelli, I nomi delle vie di Polcenigo, Polcenigo, 1995 Girava un tempo ra ruota: opifici idraulici a Polcenigo nel Medioevo, a cura di Alessandro Fadelli, Polcenigo, 2001 Polcenigo. Studi e documenti in memoria di Luigi Bazzi, a cura di Alessandro Fadelli, Polcenigo, 2002 Fanna: la sua terra, la sua gente, Fanna, 2007 Cavasso Nuovo. Cjavas. Storia, comunità, territorio, Cavasso, 2008 E. Varnier, Polcenigo: castello-palazzo e conti, Polcenigo, 2011 2 Le carte Polcenigo e Fanna nell’archivio Maniago Martinengo Nel corso del riordino dell’archivio Maniago Martinengo è stato individuato un piccolo nucleo di documenti che, per ambito di produzione, non sono riferibili a questo gruppo familiare ma ad un altro consorzio nobiliare friulano, quello dei Polcenigo e Fanna. Si tratta di due registri e di un corpus di pergamene. Il primo registro, intitolato Albero cioè prove dell'albero, è una raccolta di estratti e trascrizioni di atti, in particolare contratti matrimoniali, creata con l’intento di documentare la discendenza del ramo familiare che risale a Fantussio di Polcenigo (sec. XIV). Un’attestazione del notaio Antonio Pizzamiglio di Cordignano in data 6 agosto 1756 (c.2r) segnala che le fonti utilizzate sono state un inventario di documenti conservati dal conte Giuseppe Antonio, i libri canonici della chiesa di S.Remigio di Cavasso ed il catapan dei padri minori di S.Giacomo. In realtà questa raccolta si chiude con la sigla di Gio.Battista, il figlio di Giuseppe Antonio di Polcenigo, e la data 1767. Può quindi trattarsi di una opera commissionata da Gio.Battista al Pizzamiglio o di un lavoro realizzato dallo stesso Gio.Batta utilizzando quanto già elaborato dal notaio. Il secondo registro, intitolato “Registro di bergamene (…)”, è una copia settecentesca di un indice del fondo pergamenaceo del conte Antonio di Polcenigo, realizzato nel 1579 dal notaio Gio.Battista Rorario che , come lui stesso dichiara, a quella data era al suo servizio. Elenca e regesta n.511 atti rogati dal 1200 al 1578. Da una nota di possesso sulla coperta sappiamo che anche questo era di proprietà del conte Gio.Battista, il quale precisa “Registro delle bergamene li quali sono nelli cassettini con li suoi numeri …“ e quindi segnala altra documentazione conservata con riferimento alla collocazione dell’epoca. È curioso il fatto che il registro non sia lo strumento descrittivo delle pergamene conservate nell’Archivio Maniago Martinengo. Infatti, sebbene l’arco cronologico coperto non differisca molto, un controllo a campione1 ci permette di dichiarare con certezza l’assenza di corrispondenza tra gli originali membranacei ed i regesti. Rimando al successivo paragrafo per ulteriori considerazioni sulle vicende archivistiche. Il corpus di pergamene comprende n. 274 pezzi che vanno dal 1200 al 1647, più precisamente abbiamo n.33 atti del sec. XIII, n. 73 sec. XIV, n. 54 sec XV, n. 106 sec. XVI, n. 6 sec. XVII. La genealogia del consorzio è piuttosto complessa ed articolata, tuttavia le carte sembrano potersi riferire in prevalenza ad interessi patrimoniali del ramo discendente da Varnerio (con riferimento alle genealogie di Pes si segnala la presenza di soggetti presenti alle tavole 6, 7 e 9) e datano sostanzialmente dall’epoca successiva alla divisione dei beni tra Varnerio ed il fratello Alderico dell’anno 1 Sono stati verificati tutti i regesti dei sec.XIII e XV ed alcuni regesti a campione degli altri secoli. Si è trovata corrispondenza solo per l’atto divisionale datato 1 giugno 1464, ma per la natura dello stesso è da supporre che ne esistessero esemplari presso tutti gli attori del consorzio. 3 1222. Non mancano, tuttavia, documenti in cui gli attori si inserscono nella linea che deriva da Alderico, come Antonio e Daniele figli del fu Francesco conte di Polcenigo che alla metà del sec. XV erano signori del castello di Moruzzo (nn.132 e 134). Sono quasi tutti atti di natura privata, in particolare transazioni di immobili e rendite di natura allodiale e feudale nell’area soggetta alla signoria dei conti di Polcenigo e Fanna; a questi si aggiunge altra documentazione relativa all’amministrazione del patrimonio e cioè elenchi di rendite, contratti di locazione, livelli, affrancazioni, retrovendite, permute2, quietanze, obbligazioni.
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