Giuseppe Rensi Filosofo Della Storia
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PISA DIPARTIMENTO DI CIVILTÀ E FORME DEL SAPERE CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE Tesi di Laurea Giuseppe Rensi filosofo della storia RELATORE: PROF. ALFONSO M. IACONO CANDIDATO: DARIO GURASHI ANNO ACCADEMICO 2012/2013 A Ida e Ҫezar ...Geh in der Verwandlung aus und ein. ...Sei in dieser Nacht aus Übermaß Zauberkraft am Kreuzweg deiner Sinne, ihrer seltsamen Begegnung Sinn. Und wenn dich das Irdische vergaß, zu der stillen Erde sag: Ich rinne. Zu dem raschen Wasser sprich: Ich bin. RAINER M. RILKE Die Sonette an Orpheus INDICE INTRODUZIONE p. 1 1. CAPITOLO PRIMO. La dimensione filosofica della guerra p. 5 2. CAPITOLO SECONDO. Una tradizione parallela p. 30 2.1 Schopenhauer contro la storia p. 33 2.2 Renan e i sacerdoti del sapere p. 44 2.3 Taine: lo storico in psychologicis p. 52 2.4 Le riserve metodologiche di Zeller p. 64 2.5 Dilthey: la storia ricondotta alla vita p. 72 2.6 Simmel. La vita ricondotta alla storia p. 83 3. CAPITOLO TERZO. Morfologie dell'assurdo p. 101 3.1 La filosofia nel suo svolgimento scettico p. 109 3.2 Una nota su Hegel p. 130 3.3 Il compimento della storia. Lo scettico confutato dal pessimista p. 149 4. BIBLIOGRAFIA p. 192 INTRODUZIONE Maturata nell'intento di caldeggiare una consapevole intelligenza del testo, dove trovano dimora espressioni condensate di un pensiero votato al molteplice, l'indagine che qui presentiamo si configura nella forma di un contributo critico designato a illustrare e definire, nell'ambito di una filosofa della storia, la posizione teorica di Giuseppe Rensi. Attraverso il multiforme dispiegarsi nel tempo di una vicenda biografica e intellettuale segnata dal ripensamento, dalla riformulazione avveduta e costante delle proprie direttive di pensiero, si è voluto porre l'attenzione sul momento della storia, riconosciuto nella sua centralità per una comprensione adeguata dell'intera evoluzione spirituale di Rensi. Conformemente a un tale proposito si è altresì voluto tentare di ripercorrere, alla luce della meditazione filosofica, lo svolgimento di un pensiero coltivato a concepire un significato per la storia, esibendone, quindi, le ragioni teoriche; un pensiero che dall'originaria elaborazione scettica perviene ad una complessiva visuale pessimistica del destino umano. La specificità tematica del tipo di operazione intrapresa, ha inoltre inquadrato l'esame delle formulazioni teoriche alla luce del vaglio cui sono stati sottoposti i testi principali di Rensi – nei quali il filosofo torna ripetutamente ad esprimersi sulla storia – redatti, all'incirca, fra gli anni 1916 e 1926. Difatti in essi trova compiuta espressione il travaglio di un meditare nutrito nell'inquietudine per una storia umana che si riconosce inafferrabile alle forme della ragione. Ed è nel solco della scissione tra storia e ragione, operata dilatando e coinvolgendo nel dominio delle vicende umane la validità metodologica del dubbio scettico, che abbiamo inteso rievocare la genesi del pensiero storico in Rensi (capitolo primo), attraverso quell'episodio della compagine reale, la guerra, che disvela il suo valore compiuto per il giudizio storico-filosofico nel darsi come vicenda universale, figura ideale dello sgretolamento metafisico che la ragione, compiuta nel luogo della più elevata consapevolezza di sé, la realtà, incontra. Abbiamo voluto affermare così la dimensione europea della riflessione rensiana, sì da riconoscerla in stretta congiunzione con il contesto filosofico di quella che abbiamo indicato, sotto la specie della prospettiva storiografica, come una tradizione “antistoricistica” di pensiero, sorta nel secolo XIX e protrattasi fino alla prima decade del 1 secolo XX, permeata, cioè, da una intransigenza metodologica incaricata di presentare, nella legittimità dei contenuti, rispetto allo storicismo idealistico portato a compimento nella riflessione hegeliana, una versione contrapposta e alternativa, che riuscisse cioè ad offrire un concetto della storia in quanto conflittuale con quello di ragione e di per sé non riconducibile ad esso (capitolo secondo). Abbiamo così inteso collegare la posizione di Rensi a precipue elaborazioni teoriche di filosofi e storici quali Schopenhauer, Renan, Taine, Zeller, Dilthey, Simmel, giustificando tale scelta in conformità con quelle esperienze filosofiche, impegnate a meditare la forma e il significato della storia, che abbiamo identificato come rilevanti e imprescindibili nella costituzione del bagaglio culturale di Rensi; cioè quelle fonti che riteniamo abbiano maggiormente influito nel prospettare una direzione di pensiero, nel colorare di accezioni specifiche i concetti da lui adoperati per sviluppare il discorso sulla storia, e nel fornire la base d'appoggio per introdurre una propria concezione dell'essenza dell'opera umana nel tempo. In altre parole aprire un dialogo fra Rensi e alcune delle sue fonti, nella discussione delle quali abbiamo ritrovato gli elementi fondamentali che permettono al pensatore di intraprendere una comprensione, adeguata alle proprie esigenze spirituali, del problema sulla storia. Ci siamo da ultimo proposti di intendere nella pienezza delle sue articolazioni il contributo che Rensi viene delineando negli anni complessi della maturità filosofica, consolidata nello scetticismo (capitolo terzo). In tal senso ci è risultato necessario testimoniare e motivare la formulazione scettica di un meditare rivolto dapprima a metter tra parentesi la storia della filosofia, esibendo la sistematica demolizione che Rensi intraprende della morfologia idealistica in quanto incapace di afferrare, nella corretta visione dei fatti, lo svolgimento temporale della filosofia, sì da poter legittimare l'estensione della scepsi all'intero dominio della storia in generale. Abbiamo così avuto modo di illustrare l'armamentario concettuale che Rensi impiega nel tentativo di sostituire ai criteri idealistici di connessione degli eventi storici gli strumenti metodologici, adatti a fondare una logica della storia, attinti dalla moderna Lebensphilosohie – di cui Rensi è il più consapevole esponente nel panorama italiano – grazie alla quale, poi, risolvere il contrasto fra ragione e storia nel connubio fra storia e vita. In un secondo momento ci siamo impegnati a giustificare una proposta interpretativa alquanto inconsueta rispetto alla più recente storia della critica. Ossia abbiamo tentato di stabilire una forte connessione metodologica fra Hegel e Rensi, almeno sul piano della Geschischtsphilosophie, sostenendo la base hegeliana delle forme con cui il pensatore 2 veronese imposta la problematica relativa alla connessione dei fenomeni storici. In particolare si è voluto insistere sul modo in cui Rensi fa tesoro e riprende la struttura dialettica che rende ragione dello svolgimento reale in conformità col processo dello Spirito, soprattutto per quanto riguarda la causa, ovvero ciò che avvia e muove il processo storico, cioè, in termini fenomenologici, la figura dell'antitesi e il momento della negazione. Riteniamo fondamentale per Rensi la componente metodologica ispirata al modello hegeliano nell'edificare un discorso sulla storia che ne esponga il principio di spiegazione. Siamo stati condotti, in ultima istanza, a delineare nelle componenti essenziali la morfologia della storia, come Rensi ha voluto intenderla nel periodo compreso fra il 1923 e il 1926, ovvero nell'arco temporale all'interno del quale il pensiero scettico subisce il cruccio di una svolta, alla cui maturazione è delegato il sapere tragico, altresì l'emergere di quel pessimismo cosmico che Rensi non esita ad ampliare alla filosofia della storia. Alla luce di questo fondamentale passaggio nella vicenda intellettuale del pensatore, abbiamo ripercorso il confronto di metodo, esplicato in una contrapposizione di contenuto, fra le istanze di una concezione scettica della storia e le affermazioni proprie ad una visione pessimistica della storia. Abbiamo cercato, soprattutto, di comprendere alla luce di quali motivazioni e di quali esigenze Rensi opera una radicalizzazione del suo modo di intendere le linee guida che spiegano nel concetto il corso degli eventi, in maniera tale da indurlo a rinunciare alla metodologia scettica, incapace di offrirgli un concetto della storia degno della realtà dei fatti, in favore di una elaborazione pessimistica, grazie alla quale poter afferrare una corretta gnoseologia dei fatti, ed edificare una dottrina della storia titolata di verità. Non pretendiamo di aver delineato in forma risolutiva il problema della storia nel corso dell'evoluzione intellettuale di Rensi. Esso abbraccia inevitabilmente l'intera esperienza filosofica del pensatore e attraversa fasi di complessa elaborazione e discussione delle strutture caratterizzanti il proprio meditare. Abbiamo tentato invece di offrire il risultato di un lavoro interpretativo focalizzato nel mettere in luce la composizione di una filosofia della storia all'interno della maturazione scettica e della successiva traduzione della scepsi nel verbo pessimistico. Abbiamo voluto così presentare, all'interno del panorama di ricostruzione storica e di critica filosofica, un contributo rivolto ad evidenziare, quale momento inderogabile della biografia intellettuale di Giuseppe Rensi, la riflessione sulla storia e la sua trasposizione nella cornice di un sapere intorno alla storia. 3 Nella speranza che i limiti intrinseci di una operazione, del genere che abbiamo intrapreso, non costituiscano serio nocumento ai contenuti dell'analisi svolta, consapevoli, inoltre, di come qualsiasi opera