Andrea Damino Don Alberione Al Concilio Vaticano Ii

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Andrea Damino Don Alberione Al Concilio Vaticano Ii ANDREA DAMINO DON ALBERIONE AL CONCILIO VATICANO II ANDREA DAMINO SSP DON ALBERIONE AL CONCILIO VATICANO II Proposte, Interventi e “Appunti” II edizione corretta ed accresciuta (solo digitale) www.alberione.org 23 Roma 2005 Edizioni dell’Archivio Storico Generale della Famiglia Paolina I edizione Presentazione di Don Rosario F. Esposito, SSP Consulenza d’Archivio di Fr. Silvano M. De Blasio, SSP Revisione di Don Eliseo Sgarbossa, SSP Per la Società San Paolo nulla osta alla stampa. Roma, 4 aprile 1994 D. Silvio Pignotti, Sup. Gen. SSP © 1994 Casa Generalizia della Società San Paolo Via della Fanella, 39 – 00148 Roma II edizione corretta ed accresciuta (pubblicata solo in internet) Con la collaborazione di Fr. Maurizio Tirapelle, SSP, per la correzione e preparazione del volume per internet. Roma, 26 novembre 2005 Festa liturgica del Beato Giacomo Alberione www.alberione.org Dalla PRESENTAZIONE della I edizione In un breve articolo del Cooperatore Paolino del mese d’aprile del 1983, lamentavo che quantunque gli anni che ci separavano dalla morte di Don Alberione fossero così pochi, già nei suoi confronti si erano affermati alcuni pregiudizi. Il più odioso di essi riguardava la sua partecipazione al Concilio Vaticano II; si fon- dava anzitutto sul fatto che Don Alberione non prese mai la pa- rola in Aula, e secondariamente sul fatto che nessuno si era preso la briga di dare uno sguardo alla sua partecipazione “globale” all’assise ecumenica. Mi limitavo ad analizzare sommariamente il suo votum del 24 agosto 1959 (§ 152 di questo lavoro). Coloro che sbrigavano la questione in due parole affer- mando che Don Alberione non aveva avuto nessuna idea sul terremoto conciliare, in realtà avevano letto solo il primo punto di questo votum, in latino otto parole in tutto: Definitio dogmatis Mediationis universalis gratiarum Beatae Mariae Virginis, cioè: «Definizione del dogma della Mediazione uni- versale delle grazie della B.V. Maria». Sennonché già in queste due paginette del votum c’è un materiale incandescente, un materiale fissile che può sprigio- nare un grande potenziale energetico. Della cosa può rendersi conto chiunque ha la pazienza di leggerle per intero, anche perché non occorrono più di dieci minuti. Da un lato questo materiale rappresenta il punto di arrivo d’una vita impegnata nell’ascolto dello Spirito, dall’altro costituisce un punto di partenza per gli eredi di questo carisma. La partecipazione di Don Alberione a questa primavera della Chiesa in effetti ha del prodigioso non solo per quello che attiene alla qualità, ma anche per la quantità dei suoi in- terventi, e questo anche senza insistere troppo sul fatto che per alcuni temi – soprattutto la comunicazione sociale, l’integra- lità cristiana, la liturgia – il suo Concilio cominciò negli anni del Seminario albese ed esplose nell’avvio della fondazione paolina, il 20 agosto 1914. 5 Questa quantità riguarda anche la partecipazione diretta ai “lavori” conciliari propriamente detti, come la firma di docu- menti e di petizioni, che in passato erano del tutto inesplorati. Don Damino ha effettuato una ricerca a tappeto nell’archivio generalizio paolino ed in quello del Concilio, sicché possiamo dire con tranquillità che in futuro non si troverà più nulla di decisivo da aggiungere. L’A. ha illuminato tutti gli angoli, anche i più riposti, di questo problema. Questa operazione ha i suoi costi. In primo luogo l’estensione, un “difetto” che fa parte della materia. Un altro tributo obbligatorio è quello delle (apparenti) ripetizioni: ogni questione per forza di cose dev’essere messa in relazione con tutte le possibili cartine di tornasole, richiede lo zoom ed il microscopio, il primo piano e il campo lungo. Chi ha fretta ab- bandoni questo laboratorio; qui deve regnare quella che i te- deschi chiamano heilige Pedanterie, cioè «santa pedanteria». Si cerca di dire l’ultima parola. Quasi a complemento di questi interventi, è venuto ad ag- giungersi un taccuino di Appunti, personali e telegrafici, stesi da Don Alberione durante il Concilio e qui riprodotti inte- gralmente; essi ci offrono una chiave di lettura suggestiva e forse entusiasmante. Rosario F. Esposito, SSP 6 PREMESSA Don Alberione al Concilio non si è mai fatto notare; arriva- va puntuale in Basilica, prendeva posto nel suo banco, se ne stava silenzioso, intento all’ascolto; ogni tanto segnava sul notes qualche appunto; ma non prese mai la parola. Eppure quel prete minuto, un po’ curvo, che facilmente scompariva nella massa variopinta dei Padri, stava apportan- do al Concilio un contributo non indifferente. Prima dell’apertura del Concilio aveva presentato più di una ventina di proposte, che erano avvalorate da suoi prece- denti scritti e realizzazioni pratiche. Quelle proposte furono tenute presenti nella preparazione di schemi conciliari; in maggioranza ebbero un esito positivo, o negli stessi documenti del Concilio, o in altri documenti ecclesiastici posteriori, sino al Codice di Diritto Canonico. Durante il Concilio presentò cinque interventi su schemi di decreti o di costituzioni in esame. Le sue osservazioni serviro- no ad approfondire argomenti, a precisare termini, a modifica- re espressioni, a ristrutturare periodi, a richiamare l’attenzio- ne su certi concetti – come la preminenza della vita spirituale, la natura e le esigenze dello stato religioso. In concomitanza con osservazioni similari, influirono sulla redazione di schemi successivi. Anche quando Don Alberione si allineava con la minoranza conservatrice, come per la Mediazione universale di Maria e per i poteri dei Vescovi, i suoi interventi non sono stati inutili: per lo meno sono serviti a ribadire ragioni e posizioni diverse, da tenere presenti. – Quale sviluppo potranno avere in seguito certe sue idee (mediazione di Maria, devozione a Gesù Mae- stro, ecc.) il tempo lo dirà. Questo notevole contributo di Don Alberione al Concilio è rimasto finora pressoché sconosciuto. Scopo del presente lavo- ro è di farlo conoscere. – Unico filo conduttore: la ricerca della verità. Roma, aprile 1994. A. D. 7 Don Giacomo Alberione, nella tribuna dei Superiori Generali durante i lavori conciliari. 8 Pagina autografa del taccuino di Appunti di Don Alberione. 9 Don Giacomo Alberione, accompagnato da Fr. Silvano De Blasio, all’uscita dalla Basilica Vaticana, dopo una seduta del Concilio. 10 INTRODUZIONE 1. Il 18 giugno del 1959 il card. Domenico Tardini, presidente della Pontificia Commissione Antepreparatoria del Concilio, a nome del papa Giovanni XXIII, inviava lettere ai Vescovi, Prelati e Superiori Generali di Congregazioni religiose, invi- tandoli a esporre consigli e pareri per il futuro Concilio.1 Le risposte furono moltissime; tra esse quella di Don Albe- rione, datata da Roma il 24 agosto 1959. La risposta è scritta in latino ed è articolata in due parti: I. Animadversiones, consilia et vota (Osservazioni, consigli e voti), riguardanti il campo dogmatico, giuridico, pastorale, religioso e liturgico, per un totale di 20 proposte. II. Commendationes (Raccomandazioni) con tre proposte. Ritenendo di aver tralasciato un argomento importante, quattro giorni dopo, e cioè il 28 agosto, Don Alberione faceva seguire una seconda lettera, breve e in italiano, nella quale pro- poneva la compilazione di un codice liturgico. Le due lettere furono edite in Acta et documenta Concilio Oecumenico Vaticano II apparando, Series I (Antepraeparato- ria), vol. II, pars VIII: Superiores Generales Religiosorum, Typis Polyglottis Vaticanis, 1961, n. 43, p. 288-291.2 Don Alberione stese le sue proposte probabilmente in italia- no, poi per formularle in latino si è avvalso dell’aiuto di Don Damaso Zanoni (1912-1995), vicario generale,3 e di Don Aldo Poggi (1913-2004), procuratore generale. 2. Su 2.812 interpellati si ebbero 2.150 risposte. La Segrete- ria provvide a schedare la sostanza di ogni richiesta e a di- stribuire le schede secondo un elenco di argomenti. Questo schedario servì a preparare due grossi volumi di complessive 1.539 pagine.4 In essi sono contenute 9.348 propositiones, –––––––––––– 1 L’originale della copia inviata a Don Alberione si conserva nell’Archivio della Casa Generalizia della Società San Paolo, Roma. 2 Le si veda nella sezione Documenti n. 1 (§ 152ss). 3 Vedi Proposte nn. 8 (§ 31, nota 26) e 19 (§ 54, nota 56). 4 Vedi avanti Fonti (§ 5). 11 redatte in latino, in forma concisa e ordinate per materia. In nota a ogni proposizione vi è l’indicazione del proponente o dei proponenti, designati non con il nome proprio ma con quello dell’ufficio ricoperto, e cioè i Vescovi con il nome ab- breviato della sede episcopale e i Superiori religiosi con le pa- role Sup. Gen. seguite dal nome abbreviato della rispettiva Congregazione. Nella prefazione si avverte: «Come è evidente non abbiamo riferito tutto di tutti, ma quello che sembrava più utile, citando almeno i più dei nomi dei richiedenti».5 Da questi volumi risultava il genere di problemi dei quali si desiderava maggiormente la trattazione e quindi l’orientamento che si intendeva dare al Concilio. 3. Il Codice di diritto canonico allora vigente (can. 223) stabili- va che dovevano essere convocati al Concilio i vescovi residen- ziali. Il Papa, con la bolla “Humanae salutis” del 25 dicembre 1961, oltre ai vescovi residenziali, convocava anche i vescovi titolari. La S. Congregazione dei Religiosi allora, in un “pro memoria”, chiedeva che fossero invitati anche i Superiori Ge- nerali delle religioni clericali di diritto pontificio non esenti.6 Il S. Padre accoglieva la richiesta. Frattanto in data 30 set- tembre il procuratore generale della Pia Società San Paolo fa- ceva domanda perché anche Don Alberione fosse annoverato tra questi Superiori.7 Ma ciò era già stato stabilito. Infatti tre giorni dopo, in data 3 ottobre, il Papa faceva inviare le lettere di invito. Tra gli invitati vi era anche Don Alberione.8 Nella lettera di invito si chiedeva che ogni Padre inviasse, “con cortese sollecitudine”, un breve curriculum vitae. Per Don Alberione ne furono compilati due: uno dal procuratore generale Don Aldo Poggi, l’altro, in prima persona, da Don Alberione stesso.
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