REGIONE PIEMONTE PROVINCIA DEL VERBANO CUSIO DI PIEVE VERGONTE

DOMANDA DI AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE ai sensi del D. Lgs. 59 del 18 febbraio 2005

Allegato A24: Relazione sui vincoli urbanistici, ambientali e territoriali

Ditta consulente alla stesura della documentazione: Greenline srl Via Cairoli 4 – 28100

Progettisti

Ing. Diego Sozzani Arch. Stefano Sozzani V.lo Carabinieri, 5 - Novara Via Fungo, 93 - San Pietro M. (NO)

Data: Marzo 2007

INDICE

1. Introduzione ...... 2 2. Quadro normativo degli strumenti di pianificazione ...... 2 2.1 Livello Nazionale...... 2 2.2 Livello Regionale...... 3 2.3 Livello Provinciale...... 3 2.4 Livello Locale ...... 3 3. Descrizione dei piani e delle leggi esaminate...... 3 3.1 Livello Nazionale...... 3 3.2 Livello Regionale...... 12 3.3 Livello Provinciale...... 15 3.4 Livello Locale ...... 16 4. Allegati...... 20

Autorizzazione Integrata Ambientale – Allegato A24 1

1. Introduzione

Nella presente relazione vengono di seguito analizzati gli strumenti di tutela e di pianificazione territoriale, urbanistica e ambientale vigenti nel territorio in esame. Lo studio è in particolare volto a dimostrare la coerenze dell’attività svolta dalla Tessenderlo Italia s.r.l. con gli indirizzi di pianificazione e programmazione a scala nazionale, regionale, provinciale e comunale. Ciò si rende necessario alla luce delle seguenti considerazioni: - il sito industriale Tessenderlo Italia s.r.l. di Pieve Vergonte risulta inserito per quanto riguarda la bonifica dei terreni nell’elenco dei siti di interesse nazionale secondo i disposti del Decreto 10 gennaio 2000 “ Perimetrazione del sito di interesse nazionale di Pieve Vergonte “ e del Decreto 18 settembre 2001, n. 468 – Regolamento recante “ Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale”; risulta pertanto necessario analizzare le normative che ne definiscono la perimetrazione e le modalità per gli interventi sulle stesse; - l’insediamento industriale si inserisce in un’area disciplinata da specifici strumenti di programmazione e pianificazione, che bisogna prendere in considerazione; - all’interno dell’area vasta di studio sono presenti aree soggette a vincoli, per cui risulta necessario analizzare i piani che disciplinano e tutelano i caratteri naturalistici e morfologici che costituiscono la risorsa “paesaggio” e le normative relative all’istituzione e alla salvaguardia delle risorse naturali esistenti.

2. Quadro normativo degli strumenti di pianificazione

2.1 Livello Nazionale R.D. n°3267 del 30.12.1923: “Vincolo idrogeologico”; D.P.C.M. del 24 maggio 2001: “Approvazione del Piano stralcio per l’Assetto idrogeologico del bacino idrografico del fiume ”; D.P.C.M. del 10 dicembre 2004: “Approvazione della variante delle fasce fluviali del fiume ”; D.L. 22 Gennaio 2004 n°42 recante il “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, ai sensi dell’Art.10 della legge 6 luglio 2002 n°137, e in sostituzione del D.L. 29 ottobre 1999

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n°490 “Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali ed ambientali, a norma dell’art.1 della legge 8 ottobre 1997 n°352”; Rete “Natura 2000” – Progetto “Bioitaly”: “Siti di Interesse Comunitario e Zone a Protezione Speciale”; Legge n°394 del 06.12.1991, art.34, D.M. 02.03.1992, D.P.R. 23.11.1993 “Istituzione del Parco Nazionale Val Grande”.

2.2 Livello Regionale Piano Territoriale Regionale del Piemonte (PTR).

2.3 Livello Provinciale Piano Territoriale Provinciale della Provincia del Verbano-Cusio-Ossola.

2.4 Livello Locale Piano Regolatore Generale del Comune di Pieve Vergonte;

3. Descrizione dei piani e delle leggi esaminate

3.1 Livello Nazionale

R.D. n°3267 del 30.12.1923: “VINCOLO IDROGEOLOGICO” Le aree soggette a vincolo idrogeologico ai sensi del R.D. n° 3267 del 30/12/1923 (riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani) e R.D. n°215 del 13/02/1933 (Nuove norme per la bonifica integrale) sono sottoposte alle norme dell’art.30 della L.R. n°56/77 (Tutela ed uso del suolo) ed ai disposti delle L.R. 45/89 (Nuove norme per gli interventi da eseguire in terreni sottoposti a vincolo per scopi idrogeologici). Le aree vincolate dalle leggi sopra riportate sono costituite dai versanti destro e sinistro della valle Ossola, a partire dalle quote più basse, appena al di sopra delle zone abitate, fino al crinale.

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D.P.C.M. del 24.05.2001: “APPROVAZIONE DEL PIANO STRALCIO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO DEL BACINO IDROGRAFICO DEL FIUME PO” La pubblicazione, sulla Gazzetta Ufficiale n° 183 dell’8 Agosto 2001 del D.P.C.M. 24.05.2001 sancisce l’entrata in vigore del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico – brevemente denominato PAI – adottato con Deliberazione del Comitato Istituzione n°18 del 26 Aprile 2001. Il Piano rappresenta lo strumento che consolida e unifica la pianificazione di bacino per l’assetto idrogeologico. L’ambito territoriale di riferimento del PAI è costituito dall’intero bacino idrografico del fiume Po chiuso all’incline del Po di Goro, ad esclusione del Delta, per il quale è previsto un atto di pianificazione separato. I contenuti del Piano si articolano in interventi strutturali (opere), relativi all’assetto di progetto delle aste fluviali, dei nodi idraulici critici e dei versanti e interventi e misure non strutturali (norme di uso del suolo e regole di comportamento). La parte normativa regolamenta le condizioni di uso del suolo secondo criteri di compatibilità con le situazioni a rischio e detta disposizione per la programmazione dell’attuazione del Piano stesso. L’apparato normativo del piano è rappresentato dalle Norme di attuazione, che contengono indirizzi e prescrizioni e dalle Direttive di Piano. Le Norme tecniche di Attuazione si articolano in quattro Titoli: - TITOLO I: Norme per l’assetto della rete idrografica e dei versanti; - TITOLO II: Norme per le fasce fluviali; - TITOLO III: Attuazione dell’Art. 8, comma 3, della L. 2 maggio 1990, n°102; - TITOLO IV: Norme per le aree a rischio idrogeologico molto elevato. In particolare nel Titolo I, Art. 8 il Piano individua, all’interno dell’ambito territoriale di riferimento, le aree interessate da fenomeni di dissesto idraulico e idrogeologico. Le aree sono distinte in relazione alle seguenti tipologie di fenomeni prevalenti: 1. frane 2. esondazioni e dissesti morfologici di carattere torrentizio lungo le aste dei corsi d’acqua (erosioni di sponda, sovraincisioni del thalweg, trasporto di massa) 3. trasporto di massa sui conoidi 4. valanghe

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Nella Carta del PAI in scala 1:10.000 (Allegato 1) sono state riportate le aree interessate da fenomeni di dissesto appartenenti alle tipologie: - frane attive (Fa – pericolosità molto elevata); - esondazioni e dissesti morfologici di carattere torrentizio lungo le aste dei corsi d’acqua con pericolosità molto elevata non perimetrata (Ee); - trasporto di massa su conoidi ovvero aree di conoide attivo non protetta (Ca). Dalla consultazione di tale carta risulta in particolare che l’azienda risulta interessata in maniera marginale da un’area di conoide attivo non protetta (Ca).

D.P.C.M. DEL 10 DICEMBRE 2004: “APPROVAZIONE DELLA VARIANTE DELLE FASCE FLUVIALI DEL FIUME TOCE” La Variante del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico - Variante delle Fasce Fluviali del Fiume Toce – è stata adottata con deliberazione n°15/2004 dall’Autorità di Bacino del Fiume Po nella seduta del 5 ottobre 2004 ed approvata con D.P.C.M. 10.12.2004 pubblicato sulla G.U. n° 28 del 04/02/2005. Tale documento riporta in allegato: - la relazione tecnica in cui sono descritte le caratteristiche generali del Fiume Toce e gli aspetti di progetto; - le Tavole di delimitazione delle fasce fluviali in scala 1:25.000; - l’elenco del Comuni. In particolare sulla cartografia di Piano allegata (Allegato 1) sono delimitate le fasce fluviali classificate in (art. 28 NdA del PAI): - Fascia A: fascia di deflusso della piena, costituita dalla porzione di alveo che è sede prevalente del deflusso della corrente per la piena di riferimento, ovvero che è costituita dall’insieme delle forme fluviali riattivabili durante gli stati di piena; - Fascia B: fascia di esondazione, esterna alla precedente, costituita dalla porzione di alveo interessata da inondazione al verificarsi della piena di riferimento. Il limite di tale fascia si estende fino al punto in cui le quote naturali del terreno sono superiori ai livelli idrici corrispondenti alla piena di riferimento. Il limite di tale fascia si estende fino al punto in cui le quote naturali del terreno sono superiori ai livelli idrici corrispondenti alla piena di

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riferimento ovvero sino alle opere idrauliche esistenti o programmate di controllo delle inondazioni (argini o altre opere di contenimento). - Facia C: area di inondazione per piena catastrofica, costituita dalla porzione di territorio esterna alla precedente (fascia B), che può essere interessata da inondazione al verificarsi di eventi di piena più gravosi di quella di riferimento. Il Piano persegue l’obiettivo: - nella Fascia A di garantire le condizioni di sicurezza assicurando il deflusso della piena di riferimento, il mantenimento e/o il recupero delle condizioni di equilibrio dinamico dell’alveo, e quindi favorire, ovunque possibile, l’evoluzione naturale del fiume in rapporto alle esigenze di stabilità delle difese e delle fondazioni delle opere d’arte, nonché a quelle di mantenimento in quota dei livelli idrici di magra; - nella Fascia B di mantenere e migliorare le condizioni di funzionalità idraulica ai fini principali dell’invaso e della laminazione delle piene, unitamente alla conservazione e al miglioramento delle caratteristiche naturali e ambientali; - nella Fascia C di integrare il livello di sicurezza alle popolazioni, mendiante la predisposizione prioritaria da parte degli Enti competenti ai sensi della L. 24 febbraio 1992, n°225 e quindi da parte delle Regioni o delle Provincie, di Programmi di previsione e prevenzione, tenuto conto delle ipotesi di rischio derivanti dalle indicazione dle presente Piano. Le NdA dettano, per le Fasce sopradescritte, divieti e prescrizioni specifiche sulle attività e sugli interventi consentiti e su quelli non consentiti (art. 29). L’area di insediamento dello stabilimento ricade quasi interamente in Fascia C “Fascia di inondazione per piena catastrofica”.

D.L. n°42 DEL 22.01.04: “CODICE DEI BENI CULTURALI E DEL PAESAGGIO” La principale disposizione normativa italiana che vincola l’utilizzo del suolo è il D.Lgs. 42/2004 recante il Codice dei beni culturali e del paesaggio, detto anche “Codice Urbani”, che recepisce, abrogandolo, il “Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali ed ambientali” (legge 490/99), in cui si fa riferimento per il dettaglio della disciplina vigente negli ambiti dell’area di studio.

Autorizzazione Integrata Ambientale – Allegato A24 6

In esso vengono individuati i concetti di beni culturali e di beni paesaggistici; viene poi definita una linea di procedura per gli interventi sugli stessi che discende da valutazioni e pareri forniti dall’autorità ministeriale competente. Tale decreto, entrato in vigore dal 1° maggio 2004, è l’unico Codice dei beni culturali e del paesaggio; esso sostituisce ed integra il D.L. 490/99, il quale viene così abrogato. La nuova normativa , che si colloca nella più generale politica di salvaguardia del paesaggio in un’ottica di sostenibilità ambientale pur richiedendo ancora chiarimenti e precisazioni da parte dell’organo legislativo, così come precisato dal competente Ufficio del Ministero dei Beni Culturali, può essere così sintetizzata. Il patrimonio culturale è costituito dai beni culturali e dai beni paesaggistici: - per beni culturali si intendono beni immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico, antropologico, archivistico e bibliografico ed altri aventi valore di civiltà; - per beni paesaggistici si intendono gli immobili e le aree indicate dall’art. 134 del presente D.L., costituenti espressione dei valori storici, culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio. Per quanto riguarda i beni paesaggistici la normativa persegue gli obiettivi della salvaguardia dei valori del paesaggio anche nella prospettiva dello sviluppo sostenibile. Le Regioni assicurano che il paesaggio sia adeguatamente tutelato e valorizzato. A tal fine sottopongono a specifica normativa l’uso del territorio, approvando Piani paesistici concernenti l’intero territorio regionale. Il Piano paesaggistico definisce le trasformazioni compatibili con i valori paesaggistici, le azioni di recupero e riqualificazione degli immobili e delle aree sottoposte a tutela, nonché gli interventi di valorizzazione del paesaggio. Fino all’approvazione del Piano paesaggistico sono comunque sottoposti a tutela per il loro interesse paesaggistico: - i terreni costieri compresi in una fascia di profondità di 300 metri dalla linea di battigia; - i terreni contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia; - i fiumi; - tutti gli elementi già previsti dall’art. 146 del D.L. 490/99.

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Entro un anno dall’entrata in vigore del presente codice le Regioni promuovono l’istituzione delle Commissioni per il paesaggio presso gli Enti locali ai quali sono attribuite le competenze in materia di autorizzazione paesaggistica. Per le zone di interesse archeologico, la Regione consulta preventivamente le competenti Soprintendenze. Nell’Art.2 “beni di interesse artistico e storico” (ex art. 2 D.Lgs. 490/99, come sostituito dal Codice dei beni ambientali e del paesaggio D.Lgs. 42/2004) ricadono le emergenze architettoniche ed artistiche di pregio per le quali vengono previsti particolari regimi di tutela a livello comunale, alla luce del vincolo imposto direttamente dalla Sovrintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici. L’Art 139 “Beni soggetti a tutela”, stabilisce quali beni siano soggetti alle disposizioni di questo Titolo in ragione del loro notevole interesse pubblico. Essi sono: a) le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarità geologica; b) le ville, i giardini e i parchi, non tutelati a norma delle disposizioni del Titolo I, che si distinguono per la loro non comune bellezza; c) i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale; d) le bellezze panoramiche considerate come quadri e così pure quei punti di vista o di belvedere, accessibili al pubblico dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze. Nell’Art.146 “Beni tutelati per legge” rientrano le categorie omogenee di paesaggio oggetto di tutela.

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RETE “NATURA 2000” – PROGETTO “BIOITALY”: “SITI DI INTERESSE COMUNITARIO E ZONE A PROTEZIONE SPECIALE”

Il provvedimento legislativo regionale competente per l’istituzione e la gestione delle aree protette, al fine di garantire e promuovere, in forma coordinata, la conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale della Regione Piemonte, è la L.R. 22 marzo 1990, n°12 “Nuove norme in materia di aree protette” (Parchi naturali, Riserve naturali, Aree attrezzatre, Zone di preparo, Zone di salvaguardia) modificata ed integrata dalla L.R. 12 Novembre 2001, n°25. La Regione Piemonte, con D.G.R. n° 419-14905 del 29 Novembre 1996, ha individuato ai sensi della Direttiva Comunitaria 92/43/CEE (“Habitat”), in attuazione del Progetto Bioitaly del Ministero dell’Ambiente, l’elenco dei Siti di Importanza Comunitaria e con D.G.R. n°37-28804 del 29 Novembre 1999 ha proposto al Ministero dell’Ambiente le aree finalizzate alla costituzione di Zone di Protezione Speciale per gli uccelli ai sensi della Direttiva Comunitaria 79/409/CEE (“Uccelli”). Nell’ambito dell’area in cui è insediato lo stabilimento Tessenderlo Italia s.r.l. di Pieve Vergante è presente un Sito di Importanza Comunitaria (SIC) e una Zona di Protezione Speciale (ZPS); tali siti si collocano lungo il greto del fiume Toce, tra e , e presentano le seguenti caratteristiche: - Definizione Fiume Toce: conservazione di ambienti riparali a favore dell’ avifauna nidificante e migratoria; - Superficie: 746 ha; - Status di protezione Comunitaria: ZPS e SIC; - Codice NATURA 2000: IT1140006 - Tipo Sito: C - Provincia: Verbano – Cusio – Ossola (VB) - Regione biogeografia: Alpina

Per l’esatta ubicazione di queste aree protette si veda l’allegata cartografia (Allegato 2 “Carta delle aree naturali protette”).

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LEGGE N°394 DEL 06.12.1991, ART.34, D.M. 02.03.1992, D.P.R. 23.11.1993: “ISTITUZIONE DEL PARCO NAZIONALE VAL GRANDE”.

Nel territorio circostante al sito di Pieve Vergonte si trova il Parco Nazionale della Val Grande, che comprende parte del territorio del Comune di Vigogna, confinante con quello di Pieve Vergonte. Il Parco Nazionale Val Grande è stato istituito con Legge 6 Dicembre 1991, n°394 (art.349 ed individuato con Decreto del Ministero dell’Ambiente del 2 marzo 1992; con Decreto del Presidente della Repubblica è stato quindi istituito l’Ente di gestione del Parco nazionale. Il Parco nazionale di Val grande è dotato di un Piano per il Parco formato ai sensi dell’Art. 12 della legge 6 Dicembre 1991, n° 394 (Legge quadro sulle Aree Protette) modificata con Legge 9 Dicembre 1998, n° 426 (Nuovi interventi in campo ambientale) che ne prevede i contenuti, le procedure di predisposizione, di adozione, di approvazione e di modificazione e ne definisce gli effetti e l’efficacia. Gli obiettivi del Piano per il Parco sono conformi ai riferimenti fissati a livello comunitario ed internazionale, ovvero la “conservazione degli habitat types e delle specie minacciate” identificati nelle direttive, la “gestione e la protezione degli ecosistemi nonché la loro ricreazione” e propongono inoltre a livello nazionale di individuare, integrando aspetti naturali e culturali, modalità ed interventi anche sperimentali di riqualificazione e recupero naturalistico, paesistico e culturale. Le norme di Piano in particolare riportano una classificazione del Parco nelle seguenti zone (Art.8), delimitate nell’allegata cartografia di zonizzazione (Allegato 2): - Zona A: riserva integrale; - Zona B: riserva generale orientata; - Zona C: aree di protezione; - Zona D: aree di promozione economica e sociale. La Zona D è suddivisa in sette ambiti: - Zona D1: aree agricole antropizzate a valenza naturalistica; - Zona D2: nuclei edificati a valenza ambientale e turistica; - Zona D3: aree dotate di piano particolareggiato;

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- Zona D4: nuclei di antico impianto con prevalenza dei caratteri tradizionali della fabbricazione; - Zona D5: aree di completamento; - Zona D6: aree urbanizzate con diffusa trasformazione dei caratteri tradizionali della fabbricazione - Zona D7: aree ed edifici privati d’interesse pubblico.

VINCOLI SU INFRASTRUTTURE URBANE Per le zone urbanizzate esiste una serie di vincoli che limitano l’uso del suolo in prossimità di alcune infrastrutture, riportati nell’Allegato 3 “Carta dei vincoli territoriali”. Fascia di rispetto della ferrovia Ai limiti delle linee ferroviarie è individuata una fascia di rispetto per una profondità di 30 m dal limite di occupazione della più vicina rotaia, come indicato anche nel P.T.R. ; distanze minori possono essere autorizzate dall’Amministrazione delle FF.SS. Ogni intervento è regolato dalle disposizioni contenuto nel D.P.R. del 11.07.80 n°753. Fascia di rispetto di elettrodotti di Alta e Media Tensione In applicazione al D.P.R. 1062 del 21.06.1968 le costruzioni di qualsiasi tipo in prossimità dei conduttori di energia elettrica di Alta e Media Tensione dovranno rispettare dagli stessi le distanze prescritte, che saranno indicate dall’ente titolare dell’impianto nel nulla-osta per l’intervento che dovrà essere richiesto e trasmesso all’A.C. prima del rilascio del permesso di costruire. Si richiamano inoltre le prescrizioni di cui al D.M. 21.03.1988, al D.M.P.L. 16.01.1991 e al D.P.R. 1062/68. Fascia di rispetto a protezione di nastri stradali In applicazione al D.L. 285/92 integrato con D.L. 360/93 ed al D.P.R. 495/92 integrato con D.P.R. 147/93 e D.P.R. 620/96 sono previste le seguenti fasce di rispetto dai cigli stradali: - per la superstrada SS 33 del Sempione: 40m - per le strade urbane e di quartiere: 20 m - per le strade vicinali: 10 m - per le strade pedonali: 5 m.

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Fasce di rispetto per prese di acquedotti e per impianti di depurazione La fascia di rispetto delle opere di presa degli acquedotti ha un raggio di profondità di 200 m, ai sensi del D.P.R. 236/88; in questa area non sono ammessi interventi di nuova costruzione. La fascia di rispetto dagli impianti di depurazione ha un raggio di profondità di 100 m, ai sensi della L. 391/76; in quest’area non sono ammessi interventi di nuova costruzione. Nell’area limitrofa allo stabilimento risultano essere presenti 2 prese degli acquedotti. Fascia di rispetto cimiteriale Le fasce di rispetto dei cimiteri sono indicate in cartografia (Allegato 7 “Carta dei vincoli urbanistici”) e sono normate dall’Art.27 della L.R. 56/77; nell’area oggetto di studio risultano presenti 2 cimiteri.

3.2 Livello Regionale PIANO TERRITORIALE REGIONALE DEL PIEMONTE La redazione del Piano Territoriale Regionale o Piano Paesistico Regionale è prevista dall’art. 1bis della Legge 8.8.1985 n°431 (Galasso), la quale detta una serie di vincoli provvisori fino all’emanazione di tale strumento di pianificazione territoriale. Nella Regione Piemonte è stato elaborato ed approvato dal Consiglio Regionale con deliberazione n°388 – C.R. 9126 del 19.06.1997, il Piano Territoriale Regionale (P.T.R.), previsto dall’art.3 della legge regionale n°56 del 5.12.1977 modificata ed integrata dalla legge regionale n°45 del 10 novembre 1994. Gli obiettivi primari del P.T.R. sono principalmente quelli di tutela nei confronti degli aspetti ambientali e storico-culturali in coerenza con le politiche di sviluppo, quelli di sostegno e diffusione delle attività produttive e quelli di costituzione di un quadro generale di riferimento in base al quale attuare le diverse politiche di sviluppo e determinare le relative normative. Le finalità di cui sopra sono perseguite nei Titoli I e II delle Norme di Attuazione. Nel primo sono definiti gli indirizzi generali e settoriali di pianificazione del territorio, gli strumenti di attuazione e l’efficacia delle norme e sono riportati gli elaborati di cui è costituito il Piano, mentre nel secondo si individuano i Caratteri Territoriali e Paesistici definiti in base a criteri peculiari relativi alla forma o alla specifica destinazione del territorio. Vengono in tal modo individuati i seguenti caratteri:

Autorizzazione Integrata Ambientale – Allegato A24 12

- sistema delle emergenze paesistiche (art.7) - sistema del verde (art.8) - aree protette nazionali (art.9) - aree protette regionali (art.10) - aree con strutture colturali di forte dominanza paesistica (art.11) - aree ad elevata qualità paesistico ambientale (art.12) - sistema dei suoli ad eccellente produttività (art.13) - sistema dei suoli a buona produttività (art.14) - aree interstiziali (art.15) - centri storici (art.16) - architetture od insiemi di beni architettonici di interesse regionale (art.17) - sistema di beni architettonici di interesse regionale (art.18) - aree storico-culturali (art.19) - rete dei corsi d’acqua principali (art.20)

Nel Titolo III vengono normati gli Indirizzi di Governo del Territorio: - rete ferroviaria (art.21) - autostrade (art.22) - rete stradale regionale (art.23) - centri intermodali (art.24) - aeroporti (art.25) - servizi di area vasta (art.26) - aree produttive (art.27) - università (art.28) - centri turistici (art.29) - comprensori sciistici (art.30) - invasi artificiali (art.31) - captazioni superficiali di interesse regionale (art.32) - campi pozzi di interesse regionale (art.33) - centri abitati ed aree di diffusione urbana (art.34) - dorsali di riequilibrio regionale (art.35)

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- corridoio per l’alta velocità ferroviaria (art.36) - zone di ricarica delle falde (art.37) - aree ambientalmente critiche (art.38) - aree di approfondimento (art.39)

PRINCIPALI DISPOSIZIONI DEL P.T.R. L’area di studio, trovandosi in una zona caratterizzata da un’intensa attività agricolo-forestale ed industriale, dove le altre categorie di sviluppo sono rappresentate in modo marginale (es. turismo), è interessata principalmente da alcune disposizioni riportate di seguito, ed evidenziate nell’Allegato 4 “Caratteri territoriali e paesistici” e Allegato 5 “Carta idrologica e dei bacini idrografici” alla presente relazione, dove sono riportati gli stralci delle tavole allegate al P.T.R., in scala 1:250.000; in esse vengono individuate le zone tutelate o con prescrizioni per i successivi strumenti pianificatori. Sistema del verde Tale sistema comprende quelle zone occupate da una copertura vegetale superiore al 50%; tali aree riguardano le zone boscate che ricoprono i versanti della valle del F.Toce. Per questi sistemi, tuttavia, si applicano le disposizioni dettate dalla legge 431/85 e si prescrive la redazione di “un sistema articolato di prescrizioni, direttive ed indirizzi da parte degli strumenti pianificatori infraregionali”. Rete ferroviaria La normativa del P.T.R. oltre a delineare gli indirizzi di sviluppo regionali, per ciò che riguarda la vincolistica relativa alle fasce di rispetto, si riferisce all’art. 49 del D.P.R. 753/80. Le dimensioni di dette fasce vengono perciò fissate su una superficie di m 30 dalla rotaia più vicina. Autostrade e rete stradale regionale Anche in questo caso si danno disposizioni ed indirizzi relativi allo sviluppo dell’attuale rete stradale; la fascia di rispetto viene fissata, con riferimento a quanto riportato dal D.M. n°1404 del 1.4.1968 e dall’art.2 del D.P.R. n°495 del 16.12.1992 (Nuovo Codice della Strada), a m 60 per le autostrade e a m 40 per le strade di interesse regionale. Rete dei corsi d’acqua principali

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L’art. 20 propone un elenco completo dei corsi principali, dai quali partire per la definizione delle fasce di rispetto nell’ambito della compilazione dei Piani Territoriali Provinciali, ferme restando le disposizioni della legislazione nazionale (L. 431/85). Dorsale di riequilibrio regionale Le dorsali di riequilibrio regionale comprendono il sistema di centri dotati di elevata integrazione, che presentano condizioni favorevoli allo sviluppo di tutti i settori. Le dorsali si completano con le interconnessioni con i sistemi internazionali. Esse rappresentano le direttrici privilegiate per gli insediamenti e la rilocalizzazione di attività a scala subregionale, e per la realizzazione di infrastrutture di interesse regionale.

I piani territoriali provinciali dovranno definire le direttrici di riorganizzazione degli insediamenti di potenziamento delle infrastrutture, privilegiando il sistema dei collegamenti a rete lungo le dorsali e dettando le relative prescrizioni per i P.R.G. Nell’area in esame la Dorsale di Riequilibrio Regionale interessa gran parte della Valle del F.Toce.

3.3 Livello Provinciale PIANO TERRITORIALE PROVINCIALE DELLA PROVINCIA DEL VERBANO-CUSIO- OSSOLA Il PTP della Provincia del Verbano-Cusio-Ossola è stato adottato con delibera del C.P. n° 27 del 29.03.2004, ed attualmente è in fase di revisione. Coerentemente con l’impostazione assunta dal Piano Territoriale Regionale, al P.T.P. viene espressamente conferita valenza di “Piano Paesistico” ai sensi della vigente legislazione in materia e pertanto dispone norme sulla pianificazione paesaggistica e sulla salvaguardia delle aree sottoposte a tutela ambientale. Il Piano recepisce le aree soggette a specifica considerazione dei valori paesaggistici indicate dal PTR, e per quanto di competenza, ne specifica e ne norma le parti evidenziate sulle tavole grafiche in allegato alla presente relazione (Allegato 6 “Carta Piano Territoriale Provinciale”). Inoltre, in aderenza con quanto stabilito dal Piano Territoriale Regionale, integra le aree soggette a specifica considerazione dei valori paesistici.

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In particolare sono state prese in esame le Tavole della Cartografia di Piano relative alla Serie 4 Tutele e alla Serie 5 Vincoli in scala 1:25.000, i cui tematismi sono stati riportati nella Carta del Piano Territoriale Provinciale (Allegato 6) in scala 1:10.000. Il P.T.P. individua il Corridoio ecologico agricolo del fiume Toce e nell’ambito di questa zona promuove la salvaguardia e la qualificazione delle aree agricole produttive e del paesaggio di fondovalle. Sono state infatti individuate alcune aree ad elevata produttività agricola in corrispondenza del fondovalle ossolano, che nel loro insieme costituiscono un articolato sistema agricolo; tali aree assumono destinazione urbanistica agricola, indipendentemente dalla destinazione impressa dai piani sott’ordinati, salvo correzioni dei confini dovute ad elementi fisici determinabili a scala maggiore, rispettandone comunque l’unitarietà. Per le aree comprese nelle fasciature PAI del Fiume Toce, gli utilizzi agricoli sono subordinati alla normativa d’attuazione inerente le fasce fluviali del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico, così come interpretate e integrate dalle presenti norme.

3.4 Livello Locale VINCOLI DEL PIANO REGOLATORE GENERALE COMUNALE Il Piano Regolatore Generale Comunale (PRGC) è lo strumento di sintesi di tutte le disposizioni in materia di assetto territoriale del territorio comunale. In particolare il PRGC è finalizzato a garantire: - la tutela e l’uso razionale delle risorse naturali nonché la salvaguardia dei beni di interesse culturale, paesistico ed ambientale; - un equilibrato sviluppo degli insediamenti, con particolare riguardo alle attività economiche presenti o da sviluppare nell’ambito del territorio comuniale; - il soddisfacimento del fabbisogno abitativo e di quello relativo ai servizi ed alle attrezzature collettive di interesse comunale, da conseguire prioritariamente mediante interventi di recupero e completamento degli spazi urbani e del patrimonio edilizio esistente; - l’equilibrio tra la morfologia del territorio e dell’edificato, la capacità insediativi teorica del piano e la struttura dei servizi. Il PRGC contiene, a livello dell’intero territorio comunale:

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a) gli obiettivi e le salvaguardie, che l’Amministrazione comunale intende perseguire con il piano per la definizione degli interventi di attuazione, nonché di revisione e/o aggiornamento del piano; b) il recepimento delle direttive e delle prescrizioni dei piani e delle normative sovraordinate; c) la ricognizione delle zone di recupero e gli elementi che giustifichino, in subordine, l’eventuale previsione di zone di espansione in relazione alle esigenze insediative previste dal PRGC; d) la ricognizione delle zone di recupero e gli elementi che giustifichino, in subordine, l’eventuale previsione di zone di espansione in relazione alle esigenze insediative previste dal PRGC; e) lo studio della situazione geologica, idraulica e valanghiva del territorio al fine di poter valutare la compatibilità ambientale delle previsioni di piano; f) le aree del territorio comunale adibite a zone con caratteristiche omogenee in riferimento all’uso, alla preesistente edificazione, alla densità insediativi, alle infrastrutture ed alle opere di urbanizzazione con l’indicazione degli ambiti territoriali all’interno dei quali la modifica di destinazione d’uso degli immobili attuata senza opere è soggetta ad autorizzazione edilizia; tali elementi sono definiti con riferimento alle destinazioni d’uso prevalenti ed a quelle compatibili indicate dal PRGC per ciascuna zona; g) le infrastrutture stradali, ferroviarie, di navigazione, le reti di approvvigionamento idrico ed energetico, i presidi igienici ed i relativi impianti, le reti tecnologiche di comunicazione. Fanno parte della pianificazione locale anche tutti i piani di attuazione del PRGC stesso, nonché i regolamenti edilizi. Il PRGC prevede una suddivisione del territorio comunale in classi di uso del suolo a cui corrispondono destinazioni d’uso specifiche, modalità di intervento, parametri urbanistici o edilizi ed in cui possono operarsi specifici interventi. Le principali classi di uso del suolo stabilite dal P.R.G. sono le seguenti: 1) usi pubblici 2) usi residenziali 3) usi produttivi 4) usi terziari 5) usi agricoli

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6) usi commerciali ciascuna classe d’uso comporta specifiche destinazioni d’uso esposte negli articoli delle Norme Tecniche di Attuazione. Laddove non specificatamente citate, si intendono richiamate le norme generali relative agli usi del suolo di cui ai seguenti articoli della L.R. n.56/77: 1) artt. 21-22 relativamente agli standard urbanistici; 2) art.24 relativamente ai centri storici; 3) art.25 relativamente alle attività agricole; 4) art.26 relativamente alle attività produttive industriali, artigianali, commerciali e terziarie.

Nell’intorno del sito produttivo di Pieve Vergante sono in particolare presenti le seguenti zone (Allegato 7 “Carta dei vincoli urbanistici”): - aree destinate ad uso pubblico, di cui fanno parte le aree per servizi sociali ed attrezzature a livello comunale, il verde privato ricreativo, le aree per attrezzature tecnologiche ed impianti urbani, le aree per la viabilità ed infine l’area di interesse comunitario costituita da ambienti omogenei di rilevante valore paesaggistico, individuate ai sensi della Direttiva “Habitat” 92/43/CEE che vengono sottoposte a vincoli di salvaguardia ambientale; - aree ad uso residenziale, comprendenti nuclei di antica formazione, aree residenziali sature aree di completamento, aree di nuovo insediamento residenziale per i quali possono essere adottate norme particolari; - aree ad uso produttivo in cui è stata messa in evidenza con apposita campitura dal P.R.G. l’area “Ex Stabilimento Enichem”, che rimane in edificabile fino ad avvenuta bonifica del territorio. A bonifica avvenuta, l’area manterrà la destinazione di “Area per insediamenti produttivi” mediante Strumento Attuativo di approvazione Comunale. Sono ammessi comunque interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria di fabbricati ed impianti per scongiurare qualsiasi pericolo dovuto ad incidente o a cattiva manutenzione, possono inoltre essere insediati nuovi impianti tecnologicamente avanzati per il miglioramento del rischio ambientale e non possono essere spostati gli impianti produttivi esistenti che determinano un aggravamento degli scenari di danno;

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- aree agricole, destinate all’esercizio dell’agricoltura intesa non soltanto come funzione produttiva, ma anche come funzione di salvaguardia del sistema idrogeologico, del paesaggio agrario e dell’equilibrio ecologico e naturale; - aree agricole interne costituite dalle aree agricole intercluse tra oe urbanizzate e/o urbanizzande in cui vige il vincolo di inedificabilità; - aree boscate comprese quelle soggette vincolo idrogeologico in cui sono ammessi alcuni interventi tra i quali: opere previste dal Piano Territoriale e quelle che abbiano conseguito la dichiarazione di pubblica utilità, opere attinenti al regime e all’utilizzo delle acque ed opere attinenti alle sistemazioni idrogeologiche, al contenimento ed al consolidamento dei versanti; - aree di tutela ambientale costituite dagli edifici e dalle aree di pertinenza che fanno parte dei beni culturali e ambientali da salvaguardare, per i quali il P.R.G. prevede il recupero con il mantenimento dei principali caratteri edilizi e compositivi originari, con particolare riguardo ai caratteri che concorrono a conformare gli spazi pubblici di uso comune e le pertinenze ambientale.

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4. Allegati Allegato 1: “Autorità di Bacino del Fiume Po – Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI)”; Allegato 2: “Carta delle aree naturali protette”; Allegato 3: “Carta dei vincoli territoriali”; Allegato 4: “Caratteri territoriali e paesistici”; Allegato 5 “Carta idrologica e dei bacini idrografici”; Allegato 6: “Carta Piano Territoriale Provinciale”; Allegato 7: “Carta dei vincoli urbanistici”.

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