Rossini, G.: Adelaide di Borgogna 8.660401-02 http://www.naxos.com/catalogue/item.asp?item_code=8.660401-02

Gioachino Rossini (1792-1868) Adelaide di Borgona

Dramma per musica in due atti di Prima rappresentazione: Roma, Teatro Argentina, 27 dicembre 1817 New edition after the manuscripts by Florian Bauer for , Edition penso-pr

Ottone: ...... Margarita Gritskova Adelaide: ...... Ekaterina Sadovnikova Berengario: ...... Baurzhan Anderzhanov Adelberto: ...... Gheorghe Vlad Eurice: ...... Miriam Zubieta Iroldo: ...... Yasushi Watanabe Ernesto:...... Cornelius Lewenberg

La scena è parte nell’antica fortezza di Canosso presso il lago di Garda, e parte nel campo di Ottone. L’azione è nell’anno 947.

CD 1 Berengario Pur cadeste in mio potere, suol nemico, infide mura; [1] Sinfonia lieto giorno, omai sicura la corona al crin mi sta. Atto primo Iroldo Interno della fortezza di Canosso, (Infelice! In tal cimento ingombra da macchine di guerra. più speranza, oh dio! non hai; »di salvarti invan tentai,« Scena prima né salvarti Otton potrà.) Il popolo è sparso per la scena in attitudine del più amaro dolore. Iroldo è confuso nella folla, afflitto e Coro di guerrieri spaventato. Berengario co’ suoi guerrieri è in atto Adelaide a noi s’appressa. di chi entra trionfante in città nemica. Coro di popolo N. 1 Introduzione (Sventurata principessa!)

Coro di popolo Berengario [2] Misera patria oppressa (Simular mi converrà.) chi ti darà sostegno? Tradita principessa, speme non hai di regno. Scena seconda In sì fatal sciagura Adelaide vestita a lutto, seguita da Adelberto, qual dio ci assisterà? e detti.

Coro di guerrieri (a Berengario) Adelaide Aprì la chiusa terra Ad Adelberto. al tuo valor le porte. [3] Lasciami: in te del padre A contrastarti in guerra vedo il reo core espresso. braccio non v’ha sì forte; A Berengario. vinta Adelaide, al fine Vieni: il secondo eccesso a te piegar dovrà. compi, tiranno, in me.

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Berengario Berengario e Adelberto O sempre a me nemica! Se da noi ricusi amore, Non accusarmi, e cedi. donna audace, il mio furore La mia discolpa vedi: sul tuo capo piomberà. tutta ho l’Italia al piè. Coro generale Adelberto Cedi, o donna, e senti in core Ah! non voler che duri di te stessa almen pietà. eterno in noi lo sdegno. Adelaide parte fra le guardie. Dammi la destra: il regno dividerò con te. Scena terza Adelaide Berengario, Adelberto, Iroldo e seguito. Era pur mio quel trono; esser ancor può mio. Berengario »Tu, che non hai coraggio« Berengario »di alzar la fronte a Berengario in faccia,« Offrir lo posso in dono, »traditor ti ravviso: Iroldo sei,« perderlo non poss’io. »tu quel fellon che osavi« »scudo impotente farti« Adelberto »alla regina, e in suo favore armarti.« Né te giammai con quello rapirmi Otton potrà. Iroldo »Io traditor! Forse a Lotario diedi« Adelaide »morte fra l’ombre e n’occupai lo stato?« (Dio, che m’ami in tal cimento »Per l’innocenza armato« di costanza e di valore, »pugnai…« l’invocato difensore non negarmi, per pietà.) Berengario »Facesti più: tu messaggiero« Berengario e Adelberto »a principe straniero,« (La superba in tal cimento »contro la patria ne implorasti il brando« copre invano il suo timore. »imenei patteggiando.« L’invocato difensore »Negoziator codardo! agli occhi miei« spera ancor; ma non l’avrà.) »t’ascondi, e pensa che in mia man tu sei.« Iroldo parte. Adelberto [4] Ah! crudel, non lusingarti ch’io ti lasci ad altri in braccio. Scena quarta I suddetti, poi Eurice frettolosa. Adelaide Taci… fuggi; al sol mirarti, [5] Recitativo traditor, d’orror agghiaccio. Berengario Berengario Nostra è l’Italia. Or, via, che temi? E pretendi … Adelberto Adelaide È voce … odiarti ognora che Otton fu visto del Tirolo i gioghi finché spirto avrò di vita. con grand’oste varcar. Che fia s’ei giunge? La nostra gente è lunge. Berengario Deboli siam… Insensata! Insulti ancora? Guardie, olà! sia custodita. Berengario Chi vedo? Adelaide Ad Adelberto. Adelberto Io t’aborro nell’amore. Eurice arriva dal nostro campo. A Berengario. Ti disprezzo nel furore; Berengario l’alma mia timor non ha. A noi che reca?

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Eurice Sorgi, sorgi: al ciel chiedesti In grave periglio siamo. un sostegno, e il ciel lo diè. Tornerai regina ancora Berengario a mostrarti assisa in soglio Ebben… come fosti in Campidoglio nell’antica maestà, Eurice ché di spada e di lorica In questo punto un possente t’armerà. presso il Lago di Garda Ottone è giunto.

Berengario Scena sesta Oh ciel! che ascolto! Ottone con seguito, e detti.

Adelberto Ottone Io tel diceva: opporsi, [7] Oh sacra alla virtù, sacra al valore, disperati pugnar… terra augusta, ti premo. Ah! quante all’alma, quali solenni memorie! aura si desta Berengario che a magnanime imprese il core accende. »Pugnar tu vuoi« Di tue crude vicende »per non poter nulla tentar dappoi?« l’aspro pietà m’ispira all’alma. Io di Lotario estinto Adelberto la vedova dolente a’ suoi tiranni »E restar neghittosi?…« ho giurato involar. Tergi, sì tergi, sventurata Adelaide, il pianto omai: Berengario Salva, lo giura Otton, salva sarai. »Io lungamente« »volsi un disegni in mente« Soffri la tua sventura »necessario, opportuno.« Usar l’inganno, per pochi istanti ancora. non la forza conviene. Questo mio labbro il giura, sì, l’oppressor cadrà. Adelberto Fia pari al mio trionfo E qual? la tua felicità. Amica speme Berengario al cor mi dice D’Ottone addormentar, con finto che alfin felice desìo di pace, il vigil guardo. Al campo, teco sarò. Adelberto, ne andrai. Tutto il disegno Ch’ogni tuo palpito aperto io ti farò; nulla perdiamo, in un momento seguimi, ed opra a mio voler. in bel contento cangiar vedrò. Adelberto Andiamo. Partono. Scena settima Ernesto, Ottone e seguito; indi Adelberto.

[8] Recitativo Veduta del Lago di Garda: in lontano la fortezza di Canosso. I soldati alemanni si accampano Ernesto e piantano le tende. Signor, al campo è giunto il principe Adelberto. Un sol momento favellarti desìa; Scena quinta lo stesso Berengario a te l’invia. Coro di soldati. Ottone N. 2 Coro, Scena e Cavatina Ottone Venga. Ernesto parte. Coro [6] Salve, Italia, un dì regnante, Che dir potrà! Più che la forza, dall’occaso ai lidi eoi, giova ad essi l’inganno. Io non pavento genitrice degli eroi, il nemico che armato a me si svela; ogni cor s’inchina a te. ma paventar degg’io quel che si cela.

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Adelberto Ottone Benché di tante schiere »E chi la tolse?« cinto arrivi, o signor, e intorno gridi verace fama perché vieni a noi, Adelberto pace rechiamo a te, se pace vuoi. »La debolezza sua.«

Ottone Ottone Pace vogl’io. Chi può negarla? Io bramo »Dite piuttosto la perfidia di voi.« a questo suol donarla, e l’armi io vesto per sì nobil desìo. Se il vero a voi Adelberto fama parlò, nulla più dir poss’io. »Perfidia chiami« »salvar la patria dalla sua ruina?« Adelberto »Era a perir vicina« Molto ascolta, signor, dal labbro mio. »in man d’Ugo l’Italia: ella si scosse,« Fissa il popolo tutto »e spontanea gittonne il serto al piede.« lo sguardo in te. Che de’ suoi regi a danno ti movevi, sapea prima che i monti Ottone varcassi armato; non si oppose, e sai »Ma lo ritolse ed a Lotario il diede2.« quanto opporsi potea. Grido si spande »Voi l’uccideste allor. Noti a ciascuno« che giusto al par che grande »son d’Adelaide i mali e i lunghi errori3.« d’Ottone è il cor, che ti saresti accorto che alcun t’inganna, e che t’armasti a torto. Adelberto »Ma la discordia ignori« Ottone »che fomenta fra noi. Credi: quell’alma« E qual per nobil core »è rea più che non pensi, e al paro indegna« ragion più giusta che a salvar gli oppressi »ch’io fino a lei a m’abbassi,« cinger la spada? D’Adelaide il pianto, »che tu stesso, o signor, giammai l’amassi.« l’usurpata corona, a tradimento il buon Lotario spento han gridato vendetta, ed in brev’ora… Ottone Qualunque sia, voglio vederla. Io venni Adelberto suo difensor, e della gran contesa Ah! che Adelaide non conosci ancora. il giudice sarò. »Ambiziosa e fera« »alma si asconde in lei. Ben altrimenti« Adelberto »di Lotario infelice della sposa« Giudice farti »si favella fra noi. Ah! tolga il cielo« tra quel che in fronte ha la corona e quello »che opporle io voglia così rio delitto.« che corona non ha, signor, potrai? »Soffri che solo il dritto,« »onde l’italo seggio a noi si aspetta,« Ottone »signor, ti faccia aperto.« Difendo il dritto; chi lo vanta il sai.

Ottone »Diritti Berengario ed Adelberto?« »Dimmi: degli avi vostri« [9] N. 3 Duetto Ottone-Adelberto »alcun regnò perché i nepoti un giorno« »reclamassero il trono?« Vive Adelaide in pianto: tu sei felice in soglio. Adelberto Basta: vederla io voglio; »E di Lotario forse gli avi regnar?« non puoi celarla a me.

Ottone Adelberto »Ugo regnava1.« Sì, la vedrai. Ma senti: non ti fidar cotanto. Adelberto Giunge di donna il pianto »Ma perdé la corona.« ad ingannare un re.

Lotario presentossi in Milano al popolo radunato nel gran tempio, ed ottenne colle preghiere un’altra volta la corona. Ugo, padre di Lotario, fu dichiarato decaduto dal regno per Adelaide, morto Lotario, fuggì in Pavia, ivi fu assediata e di Berengario che si fea contro Adelberto proclamar fuggì di nuovo, errando per più giorni e per più notti in re. luoghi deserti. ⓟ & © 2017 Naxos Rights International Ltd. Page 4 of 17 Rossini, G.: Adelaide di Borgogna 8.660401-02 http://www.naxos.com/catalogue/item.asp?item_code=8.660401-02

Ottone e Adelberto Scena nona (O mio furor ti frena, Berengario e detta. cedi a prudenza il loco.) Conoscerò/Conoscerai fra poco l’ingannator qual è. Berengario [10] Cadde nel laccio Ottone: il nostro intento Adelberto Adelberto compì. Fra poch’istanti Noi deponiamo il brando, giunge col figlio nostro Ottone stesso. pace t’offriam, se vuoi. Tra la regina e noi Eurice chi ti potrà ingannar? Da mille dubbi oppresso (Ah! trattar potendo l’armi, mi batte il core, e incerto il mio pensiero quanto costa il simular!) fidar non sa. Che speri mai?

Ottone Berengario Depongo io pure il brando, Che spero? pace sia pur fra noi. Vedi: in Canosso ei viene Fra la regina e voi solo o con pochi; la possente armata ondeggio in giudicar. mentre lungi si sta da quelle mura, (Ah! trattar potendo l’armi, alto disegno il mio pensier matura. quanto costa il simular!) Eurice Adelberto »Ah! tolga il cielo che sì tardo inganno« Amico ricetto »non ci ritorni a danno!« io t’offro in Canosso. Berengario Ottone »E che vorresti?« L’amico ricetto »Levar la fronte adesso« m’è grato a Canosso. »perch’io restassi sul momento oppresso?« (Dell’alma il sospetto »Chi si oppone a tant’oste; e chi raffrena« celare non posso.) »del popolo la piena« »che, mentre in campo tenterei la sorte,« Adelberto »chiuder per sempre ci potria le porte?…« (Dell’alma il dispetto Odi come l’arrivo frenare non posso.) si festeggia d’Otton… Miralo: ei giunge… Eterna, verace, ci unisca la pace… Eurice L’accompagna gran popolo… Ottone e Adelberto …e nodo ci stringa Berengario di salda amistà. Ti calma. (L’indegna lusinga Fingi, e nascondi il tuo rancor nell’alma. tradita sarà.) Partono.

Vestibulo. Scena decima Popolo che precede Ottone. Ottone con Scena ottava Adelberto; seguito d’Alemanni Eurice. e di soldati di Berengario, il quale va incontro con Eurice ad Ottone. Recitativo

Eurice »Alcun non giunge… Incerta io sono… Ah! forse« [11] N. 4 Coro »s’è tradito Adelberto, e la possanza« »d’Otton sfidò. Desìo di regno e tema« Coro e Iroldo »mi straziano a vicenda. Ah! non ti avessi« Viva Ottone, il grande, il forte, »mai posseduto, mai, neppure un giorno,« nostra gloria e nostro onor. »o funesta corona,« Adelaide in te ravvisi »se il fato mi ti toglie e altrui ti dona.« degli oppressi il difensor.

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[12] Recitativo »d’assalirmi il poter? Perché ridurmi« »a fuggirne raminga; a farmi stanza« Berengario »delle inospitate selve entro l’orrore?« Vedi, signor? Non fra nemici tuoi »Empi! perché?…« giungi in Canosso. Ognun t’inchina. Io bramo che del popolo il plauso a te palesi Adelberto quanto noi siamo ad onorarti intesi. »Fu la cagione amore…«

Ottone Berengario (interrompendo) Udisti il nome che fra’ plausi e i canti »E amor di patria. Chi soffrir potea« la gente pronunziò? Dov’è Adelaide? »che la tua fuga e l’odio tuo per noi« Dove misera soffre i mali suoi? »eccitasse discordie?«

Adelberto Scena undicesima »E l’ottenesti;« Adelaide, sempre vestita a lutto, e detti. »e contro noi superba« »sempre nutrì il tuo core sdegno più fiero.« Adelaide Ecco quell’infelice a’ piedi tuoi. Berengario »Ma ti perdi.« Ottone Adelaide!… sei tu!… Sorgi… (qual vista! Eurice (sottovoce ad Adelberto) Qual ferita al mio cor!… O di Lotario »Che fai?« vedova sventurata! Ah qual ti mostri allo sguardo d’Ottone!…) Adelaide Sorgi: parla; delitti alcun t’appone. »Perfidi, è vero.« »Ma in chi trovar potea« Adelaide »cor generoso, che pietà sentisse« Delitti!… Il ciel mi vede, il ciel, che invoco »del mio stato crudel?« scudo a’ mali ch’io soffro. Hai tu sentito A Ottone. di Lotario tradito »Per te, signore,« la morte raccontar? della sua sposa Se vale il pianto; se innocenza vale, la dolente, affannosa dal periglio fatale, vita peggior di morte? Io quella sono. ch’io cercai d’evitar, salvami, oh dio! Signor, quella son io; E ti mova pietà del pianto mio. implorare vendetta è il fallo mio. Ottone Adelberto La mia pietade hai tutta, »Vendetta! e quale? Fu Lotario estinto;« impareggiabil donna; io l’ascoltai »chi d’accusarne hai tu coraggio?« dal dì che cominciai a saper tue sventure, e l’Alpi ascesi. Adelaide Cessa dal pianto; intesi: »Indegno!« vendicata sarai. Trono più grande »E il chiedi?« ti prepara il mio cor, vinto da tanta sovrumana virtù. Popolo, ascolta: Berengario (ad Adelberto, sottovoce) Tua futura grandezza in lei riposa. »Per pietà, frena lo sdegno.« La rispetti la terra: ella è mia sposa.

Adelaide »Signor, quant’io l’amava« Ripresa del Coro »quanto l’odiar costoro« »tutta Italia lo sa. Morte improvvisa« Coro e Iroldo »troncò i suoi giorni; io versai pianto, ed essi« Plauda il mondo in sì bel giorno »fur veduti gioirne. Altro io non parlo.« d’Adelaide al difensor. Solo echeggino d’intorno Adelberto lieti cantici d’amor. » (Frenar lo sdegno? E chi potria frenarlo?)« Trista idea d’affanni e pene più non turbi il nostro cor, Adelaide or che premia un dolce imene »Di quel giorno fatal vada per poco« la bellezza ed il valor. »la memoria in obblìo. Ma chi vi diede« Parte dietro Ottone.

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Scena dodicesima N° 5bis Aria Eurice Adelberto e Berengario. Vorrei distruggere [13] Recitativo del figlio i voti, vorrei reprimere Adelberto dell’alma i moti. Tacer! sempre tacer! Tanta costanza, Ma per tal opera padre, io non ho. Come! aspettar tu vuoi vigor non ho. forse che in faccia a noi Quanto mi costi, la conduca all’altare e di sua mano desìo d’un regno! ci strappi il serto? Omai soffrire è vano. Tu quello fosti crudel, capace Berengario che amica pace Folle! Sì presto obblii da me involò. Berengario chi sia? Credi ch’io voglia Parte. vilmente soggiacer? Desìo più grande, più cocente del tuo mi strugge il core: io bramo un regno, e tu, codardo, amore. Gabinetto.

Adelberto Scena tredicesima Ma che costava alla regina avanti Adelaide abbigliata riccamente. Coro di damigelle. stringere un ferro e qui svenarlo? N. 6 Coro e Cavatina Adelaide Berengario E poi Coro chi da tanti guerrieri, [15] O ritiro che soggiorno chi salvarci potea? Piena vendetta fosti un tempo del dolor, avremo e tosto. Numerosa gente, ah! ti cambia in questo giorno che in soccorso chiamai, già ver Canosso in asilo dell’amor. ascolto che s’invia… Taci: ingannato L’adorata principessa l’esercito nemico consolata alfin sarà. da falsa sicurtà, nutrir sospetto Si gioisca: il dì s’appressa non può se fidar vede Ottone stesso. della sua felicità. Lasciami; non temer: ei cadrà oppresso. Adelaide [16] Occhi miei, piangeste assai; N. 5 Aria Berengario tempo è alfin di respirar. Contemplate un raggio omai Se protegge amica sorte di contento a noi brillar. pochi istanti il mio disegno, Ah! che tutto è lieto intorno; perderà la vita e il regno io comincio a giubilar. questo prode vincitor. O cara immagine Mirerò con ciglio asciutto ch’io porto in petto dell’indegna i prieghi e il pianto. tu sola all’anima Fia mia gloria e sol mio vanto puoi dar diletto, la vendetta ed il furor. le mie sventure Partono. puoi terminar.

[Dopo la scena dodicesima] Scena quattordicesima [Aria Eurice (Firenze, 1820)] Iroldo, Adelaide, indi Ottone. Eurice sola. [17] Recitativo [14] Recitativo Iroldo Eurice Pur mi lice una volta, L’amor del figlio, ed il desìo di regno augusta principessa, mi straziano a vicenda. Ah! non ti avessi vederti in libertà! »Giorno più bello« mai posseduto, mai neppure un giorno, »di questo non spuntò. Esci ed ascolta« o funesta corona, »come gioisce e come« se il fato mi ti toglie e altrui ti dona. »alza il popolo al cielo il tuo gran nome.« ⓟ & © 2017 Naxos Rights International Ltd. Page 7 of 17 Rossini, G.: Adelaide di Borgogna 8.660401-02 http://www.naxos.com/catalogue/item.asp?item_code=8.660401-02

»Te chiama ad alta voce,« Adelaide »ed affretta l’istante in cui consorte« Te solo il core adora. »Otton si unisca a te.« Già si prepara solenne festa al tempio, e alzata è l’ara. Ottone L’idolo mio sei tu. Adelaide E Berengario ed Adelberto? Adelaide e Ottone Me lo ripeti ancora, Iroldo e non mi dir di più. In core ben fremon quelli; ma chi mai s’oppone Ottone quando il popolo grida e parla Ottone? Vieni al tempio, ah! vieni, o cara, Eccolo; ei viene. al mio sen per sempre unita. Si ritira. Adelaide Ottone T’amerò, qual t’amo all’ara, Principessa, alla fine finché il ciel mi serba in vita. più de’ tiranni tuoi temer non dei. Un’altra volta sei Adelaide e Ottone in questo suol regina. Otton felice Sempre altare ov’io t’adori, del trono che ti diede, sempre tempio il cor sarà. tranne la destra tua, mercé non chiede. Sempre che il cor t’adori, sempre fido a te sarà. Adelaide Tu che i puri e casti affetti, Signor, io la promisi dolce Amor, nell’alma accendi, quando il soccorso tuo chieder osai. tu proteggi, tu difendi La fede manterrò che ti donai. così bella fedeltà. Partono. Ottone Ah! se del tuo sembiante e delle tue virtù preso il mio core, principessa, non fosse, io la tua destra Piazza di Canosso; edifici maestosi intorno. chiederti non vorrei; ma sento, oh dio! che lieto senza te più non son io.

Adelaide Scena quindicesima Ah! signor. Popolo, indi Berengario, Adelberto, Eurice e seguito di guerrieri, parte de’ quali si spargono per Ottone la scena. Che vuoi dirmi?… Il popol tutto le nozze tue desìa: parla, io son pronto, N. 8 Finale Primo se d’amarmi ricusi, a girne altrove, e celarti, se il brami, il mio dolore. Coro [19] Schiudi le porte, o tempio, Adelaide del sacro limitare. Ah! no; son tua; Infiora, o santo altare, t’offro la destra e il core. in così lieto dì. Augusta al par di questa coppia non mai si unì. [18] N. 7 Duetto Adelaide-Ottone Adelberto (al padre) Mi dai corona e vita, »Odi que’ plausi?… Io fremo!« mio difensor t’onoro; sposa mi vuoi, t’adoro, Berengario dell’alma mia signor. »Volti in dolor saranno.«

Ottone Adelberto e Berengario Che difensor ti sono (Riposa in canti, in gioia spargi, mio ben, d’obblio; tutto il nemico campo; che amante tuo son io al gran disegno inciampo sol ti rammenta ognor. non si farà così.) ⓟ & © 2017 Naxos Rights International Ltd. Page 8 of 17 Rossini, G.: Adelaide di Borgogna 8.660401-02 http://www.naxos.com/catalogue/item.asp?item_code=8.660401-02

Scena sedicesima Scena diciassettesima Ottone, Adelaide, Iroldo, seguito. Ernesto frettoloso, con guerrieri alemanni, e detti.

Adelberto (come sopra) Ernesto Ecco Adelaide e Ottone… Signor, tu sei tradito, fuggi, in periglio sei. Berengario A finger segui e taci. Adelberto (a Ottone) È tutto alfin compito. Coro (ora all’uno, ora all’altra) Resta; tremar tu dei! Queste di fior corone, Mira: guerrieri, olà. queste brillanti faci, Escono i soldati di Berengario. a te composte sono, Ottone splendono accese a te. Finché l’acciar mi resta, Il ciel vi accordi in dono perfidi, non pavento. quanto concede ai re. Snuda la spada. Adelberto Ottone Vieni, s’hai cor… [20] O degl’itali regnanti, caro germe, amato pegno, Adelaide vieni al tempio, vieni al regno T’arresta… dell’Italia e del mio cor. Correndo or dall’uno, or dall’altro. Empi… morir mi sento… Adelaide I soldati di Berengario s’azzuffano coi soldati Specchio illustre de’ regnanti, alemanni; Berengario e Adelberto con Ottone generoso mio sostegno, ed Ernesto; Adelaide è arrestata maggior lustro acquista il regno fra i soldati di Berengario. se pietà lo adorna e amor. Adelberto e Berengario A Ottone. Adelberto e Berengario (fra loro in disparte) Giunto è alfin di vendetta l’istante; (Ah! componi il tuo sembiante, punirò nel tuo sangue l’offesa. non traspiri il gran disegno. Ad Adelaide. Non è vostro ancora il regno, Trema; invano al tuo perfido amante stringo, o folli, il brando ancor.) col tuo pianto far tenti difesa. A soldati. Adelaide e Ottone Su, guerrieri; il comune nemico Cara man, ch’io stringo e premo, per mia mano trafitto sarà/cadrà. pegno tenero d’amore, ti riposa sul mio core Adelaide che si sente a palpitar. Ah! soccorso! Che barbaro istante. Non mi devi un sol momento, Giusto cielo, punisci l’offesa. cara mano, abbandonar. Arrestate… salvate l’amante… Io non trovo, io non spero difesa… Adelberto e Berengario Ah! che tutto il destino nemico (Si avvicina il gran momento; consumato il suo sdegno non ha. o mio cor non vacillar.) Mentre si avvicinano al tempio si ode in qualche Ottone distanza strepito d’armi, che andrà crescendo Traditori! Vi cedo un istante, sino al termine dell’atto. per punir più feroce l’offesa. Ottone Giusto Cielo, proteggi l’amante; [21] Quale improvviso strepito! a lei fate, guerrieri, difesa. Ah! tremate; il destino nemico Adelaide a me tolto il valore non ha. Quale fragor funesto! Il coro canta ora le parole d’Adelaide, ora quelle di Ottone. Tutto esprime confusione e spavento. Adelberto (a Berengario) Stringi l’acciaro e svelati; il nostro campo è questo!

Berengario Il nostro campo è questo!

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CD 2 Eurice »E puoi sperarlo? È vana« Atto Secondo »ogni preghiera: usar rigore è forza.«

Adelberto Interno della fortezza di Canosso »In lei lo sdegno ammorza« come nell’atto primo. »forse il rigor?« Lasciami seco.

Eurice Scena prima Io parto. Coro di guerrieri di Berengario e d’Adelberto. Com’esige il dover e amor ti sprona, pur che giovi all’intento, a lei ragiona. [1] N. 9 Introduzione Scena terza Coro Adelaide, Adelberto. Come l’aquila che piomba sulla timida colomba, Adelberto qual lion che in mezzo arriva Torno, Adelaide, e torno alla greggia fuggitiva, d’Ottone vincitore. Vedi: in colui Berengario ed Adelberto più speranza non hai. Misera e priva sovra Otton tremante e incerto, di consorte e di regno, in Adelberto si scagliarono a vicenda, regno e consorte, ove ti piaccia, avrai. ed in fuga Ottone andò… Parla; il tuo cor si placherà giammai? Il superbo alfine apprenda qual valor nostr’alme accenda. Adelaide Sappia alfin che ne’ cimenti Placarsi il core d’Adelaide? E il pensi? siamo intrepidi e possenti. Avvi delitto, che per volger d’anni Che il destin che ci colpisce non ottiene perdono, a cui non vale non ci piega né avvilisce, pentimento e rimorso, e il vostro è tale. che degli avi generosi la costanza ci restò. Adelberto Si allontanano. Di che pentirmi? Ebbe Lotario forse morte da me?

Scena seconda Adelaide Adelberto, Eurice. Chi mi rapì lo sposo ben io conosco, e chi m’offende. In atto di partire. [2] Recitativo Adelberto Ah! senti… Adelberto »Io non t’offendo: amarti è offesa? Io voglio« Vincemmo, o madre. Fra le feste insane »possedere il tuo cor; se non l’ottengo« l’ostil campo sorpreso, invano opporci »misero io sono; eccoti il mio desire:« breve contrasto osò. La sua salvezza »o stringer la tua destra, oppur morire.« alla fuga commise; Ottone stesso da tante schiere oppresso Adelaide fugge, e fischiarsi a tergo ode tremando »Non mi parlar di morte: indegno sei« del vincitore Berengario il brando. »di morire per me. Ben io, piuttosto« »di vivere al tuo fianco,« Eurice »morte incontrar saprò; che dolce è morte« Lieta ritorno alfin. Quanto tremai »quando si lascia un nome« dirti non so. Pur nostro è il regno, è tua »di macchia privo…« d’Adelaide la destra. Adelberto Adelberto »E tu l’avresti? E come?« Umana forza »Sol di vederci estinti« rapirmela non può; quando ritorni »solo stragi tu brami, e gloria attendi?« Berengario dal campo io la possiedo!… Placati, o donna; intendi Ma comparir la vedo. quanto grida la patria: i mali miei »mesta insieme e sdegnosa… Io voglio, o madre,« non prolungar; tiene Adelberto il trono, »placar quel core.« dividilo con lui, contento io sono.

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[3] N. 10 Duetto Adelaide-Adelberto Adelaide Della tua patria ai voti Ah! destin ti sei placato; unisco i voti miei; ah! contenta ancor sarò. servi, Adelaide, a lei, cedi crudele, a me. Adelberto Quella gioia che in fronte ti brilla Adelaide cela ancora, spietata, nel core. Vanne; quest’alma afflitta i voti tuoi disprezza. Adelaide Solo a mirare è avvezza Nella gioia quest’alma è tranquilla, un traditore in te. come in mezzo agli affanni, al dolore.

Adelberto Adelberto Fugge Otton, e speri ancora? Perderò la corona e la vita, ma rapita al mio sen non sarai, Adelaide ma giammai sposa altrui ti vedrò. Tu pretendi averne fama? Adelaide Adelberto Puoi rapirmi, tiranno, la vita, Sì: l’inganno anch’esso onora, se rapita la pace tu m’hai, pur che giovi a chi lo trama. ma giammai tua consorte sarò. Parte Adelaide; dal lato opposto parte Adelaide Adelberto co’ guerrieri. Te conosco a questi sensi e il tuo vile genitor. Scena quinta Adelberto Iroldo. (Oh rossore! Al tradimento alma mia tu non nascesti. Ah! tu solo mi facesti [4] Recitativo così vile, o crudo amor.) Iroldo Adelaide Vederti in pianto e non poterti mai, (Sospettar di tradimento principessa infelice, alma mia tu non sapesti. porgere aita!… Arride a’ cori ingiusti I tuoi vanti amor son questi dunque la cieca sorte? quando accendi un empio cor.) Ah! se d’alcun la morte giovar potesse alla dolente, oh Dio! la vittima opportuna, ecco, son io. Scena quarta Parte. Coro di guerrieri frettolosi e spaventati e detti.

Coro Ah! signor, perduti siamo; vinse Otton. Vestibolo come nell’atto primo.

Adelaide Gran Dio! Scena sesta Adelberto, Eurice, coro di guerrieri. Adelberto Che sento! Adelberto Lasciami: invan mi preghi… Coro La fortuna in un momento Eurice per Otton si dichiarò. E il genitore Berengario circondato, lascerai fra nemici? prigionier di lui restò. Adelberto Adelberto E perderemo Ah! vincesti, ingiusto fato! di sudor tanto il frutto in un sol giorno? Che risolvo, oh dio! che fo? Cedere a un’ombra di timore? Oh scorno! ⓟ & © 2017 Naxos Rights International Ltd. Page 11 of 17 Rossini, G.: Adelaide di Borgogna 8.660401-02 http://www.naxos.com/catalogue/item.asp?item_code=8.660401-02

Eurice Adelberto Un’ombra di timor! Ma non sentisti Fermati… Non m’ascolta… Ah! chi mi pose d’Ottone il messaggier? Se tu non rendi la benda agli occhi?… Prepotente amore Adelaide all’istante, a cruda morte tutti gli affetti si usurpò del core. Berengario condanni.

Adelberto [5] N. 12 Scena ed Aria Adelberto »Oh madre! Il tuo« »tremante amor t’accieca.« Coro Berengario è nel periglio Eurice sol per te, »E al messaggiero« Ah! rammenta ch’eri figlio »che risponder potrai?« pria che re.

Adelberto Adelberto »Che nulla io temo.« Figlio son io… lo sono… Atroce guerra si fa qui dentro… Io non ho fibra in petto Eurice che natura non tocchi, amor non mova… »E il cambio offerto?« Strazian quest’alma a prova empiendomi di larve e di paura… Adelberto Chi vincerà non so. »Io lo ricuso.« Coro Eurice Vinca natura. »Io fremo! »Né ti muove, o crudele« Adelberto »il paterno periglio?« Grida, natura, e desta la mia virtù sopita, Adelberto e libertade e vita »Altro io non vedo« il genitore avrà. »che Adelaide possedo,« Ah! che intanto a me rapita »che perderla non posso.« Adelaide, oh dio, sarà!

Eurice Coro Almeno ascolta Non pentirti; e sia compita il pianto d’una madre. la bell’opra, per pietà.

Adelberto Adelberto Pianto indegno di te, di me, del padre. Come vivere potrei senza lei Eurice che non posso abbandonar? O indegno figlio! Oh pena!… Oh pensiero di dolore!… A che serbi la madre!… Or, via, mi svena. Taci amore… Io ritorno a vacillar. Ascolto i gemiti del genitore, N. 11 Aria Eurice tutti gli spasimi provo d’amore; Sì, sì, mi svena nel tuo furore, risolvo e dubito, giacché il mio core avvampo e gelo; pace non ha. nemici ho gli uomini, Ah! che non servano nemico il cielo; sospiri e lacrime; pietoso e barbaro deh! compi, o barbaro, amor mi fa. tua crudeltà. Parte. Coro Ascolta gli uomini, ascolta il cielo: del padre esigono Scena settima la libertà. Adelberto, coro. Adelberto parte agitato; il coro lo segue.

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Scena ottava Scena decima Eurice, Iroldo. Berengario, Ottone, poi Ernesto.

[6] Recitativo Berengario (Io prigioniero! Oh mia vergona! Oh sdegno!) Eurice Vieni: alla mia nemica Ottone io stessa parlerò. Fugga, e lo sposo Mirami in volto, o Berengario, e vedi salvi così da morte. il tuo giudice in me. Perfido! dimmi Della cittade io le aprirò le porte. che ti giovò il tradirmi? Ogni dritto ti tolse il tuo delitto, Iroldo e perdesti per sempre e trono e serto. Ti ricompensi il cielo Non li sperar giammai. dell’opra generosa. Oh! qual ne avrai per tutta Italia onori. Ernesto Giunge Adelberto. Eurice Taci: non farmi pentir del mio disegno. Il trono io perdo, mentre Adelaide oggi a salvare imprendo: Scena undicesima ecco l’onore che dall’opra attendo. Adelberto e detti.

Iroldo Berengario »Paga d’aver lo sposo« Adelberto! mio figlio! »sottratto a morte, dal tuo core almeno« »premio n’avrai; questo ti basti.« Adelberto Oh padre mio! Eurice Qual ti lasciai! qual ti riveggo! »Ah! vieni,« A Ottone. »né più parlar. Forza è piegar la fronte« Il primo »al destin che mi preme.« all’affetto figlial pensier si doni, »Ambi ne andrete all’ostil campo insieme.« del cambio che ascoltai poi si ragioni. Partono. Berengario Cambio, dicesti?

Veduta del Lago di Garda come nell’atto primo. Adelberto La tua vita, o padre, sol da quello dipende; onde salvarti, Scena nona rendo Adelaide. Ottone, intesi: accetto Ottone, Ernesto, guerrieri alemanni. l’offerta che mi festi.

Berengario Ernesto Io la rigetto. Signor… come imponesti, il gran cambio proposi ad Adelberto. Ottone D’acconsentir incerto Come! molto in pria si mostrò, poscia s’arrese. Ei di poter richiese Adelberto teco parlar, purché non trovi inciampo Perché? al suo venir e al suo partir del campo. Berengario Ottone Fia ver? A questo segno Sicuro ei venga. vile sei tu? Ceder colei? Sì tosto Alle guardie. scordar potesti qual sudor versai Il prigionier si guidi per salvar la mia preda; ed involarla al mio cospetto. a me pretendi? »Onde tal dritto? Parla.« Ernesto parte. O mia vittoria vana, Adelberto se Adelaide ho perduta, e se col padre »Dal tuo periglio. S’ei non fosse, o padre,« di cambiarla ricusa il figlio indegno! »chi rapir Adelaide a me potria?« ⓟ & © 2017 Naxos Rights International Ltd. Page 13 of 17 Rossini, G.: Adelaide di Borgogna 8.660401-02 http://www.naxos.com/catalogue/item.asp?item_code=8.660401-02

Berengario [7] N. 13 Quartetto »Ogni periglio pria« Adelaide-Ottone-Adelberto-Berengario »di vestir regio manto in mente avea;« »tutti li disprezzai;« Ottone »corona io volli o morte.« Adelaide!… oh ciel! che vedo? Chi spezzò le tue catene? Ottone Pur t’abbraccio, amato bene: »E morte avrai.« incomincio a respirar. »Vedrassi in faccia a quella« »se intrepido sarai siccome ostenti.« Adelaide »Al mio voler consenti,« Mi ravvisa. Al sen ti riedo; »o tutta l’ira mia sul capo aspetta.« sciolse amor le mie catene. Pur t’abbraccio, amato bene: Berengario (al figlio) pur comincio a respirar. »Vanne, e comincia tu la mia vendetta.« Adelberto e Berengario Adelberto (Adelaide… oh ciel! che vedo? »Oh! padre, ad ogni costo« Chi spezzò le sue catene? »salvarti io bramo. La tua vita io compro« Perché morte a me non viene? »col sacrifizio d’ogni affetto mio. « Ho finito di sperar.)

A Ottone. Ottone (ad Adelberto) »Adelaide, signor, render vogl’io.« Parti. Alle chiuse mura affretta il tuo ritorno. Berengario Prima che manchi il giorno »Ferma; io lo impongo.« O figlio mio, non pensi mi rivedrai colà. quanto entrambi perdiam! Più della vita toglier mi vuoi, se di regnar mi togli. Adelberto Odimi, Ottone: se Adelaide io dono Parto; ma pria mi serba voglio in mercede dell’Insubria il trono. la data fé tu stesso. Sia di tornar concesso Adelberto al padre in libertà. (Che dirà?) Adelaide (a Berengario) Ottone Sì, l’otterrai; promessa (Che risolvo?) n’ebbe la tua consorte quando m’aprì le porte Berengario della fatal città. A questo prezzo Adelaide ti rendo, Berengario io morrò se ricusi. Oh tradimento!… Io resto: la libertà disprezzo; Ottone vita non compro a prezzo (Ah! che Adelaide d’infamia e di viltà. val più d’un regno.) Ebben, l’Insubria è tua. Adelberto tira in disparte Berengario, Ottone Acconsento al gran patto. A me la destra Adelaide, e tutti nel medesimo tempo dicono: porgi, e pegno di fede oggi sia questa. Adelberto Vieni all’accordo: io già soscrivo… Cedi, o padre, e la vendetta vieni a compiere con me.

Berengario Scena dodicesima Vanne; lasciami: ah! vanne; Adelaide accompagnata da Iroldo, e detti. pago io son se l’ho da te.

Ottone (ad Adelaide) Adelaide Vuoi ch’ei parta? Ah no, vendetta Arresta. io giurai di far per te.

Ottone, Berengario ed Adelberto Adelaide rimangono attoniti. A giurarlo io fui costretta Breve pausa. a chi libera mi fe’.

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Ottone (a Berengario) all’ingresso vegliate. Fuggi, e a lasciar preparati Difendetela voi. Fatta sicura, il mal premuto trono. Adelaide riposi e non paventi alcun nemico che assalirla tenti. Adelberto (al medesimo) Alla tua gloria serbati. Iroldo Guida a’ tuoi passi io sono. »Più che non pensi, Ernesto,« »grave sarà la pugna. È ver che pochi« Adelaide (come sopra) »di Berengario sono,« Vanne, ed almen ricordati »d’Adelberto i guerrier, ma coraggiosi,« quant’io t’accordo in dono. »ed il coraggio loro accresce e addoppia« »della feroce coppia« Berengario »il furor disperato.« Vado: vedrai qual uso del dono tuo farò. Ernesto »Ottone è tale« Berengario e Adelberto »ch’ogni furor sostiene:« Non credere un giorno »lo vedrai vincitor.« d’avermi avvilito. All’armi ritorno, Iroldo al campo t’invito; »Ecco che viene.« rinasce nel core l’antico valore, e l’uso del brando Scena quattordicesima perduto non ho. Ottone e detti.

Ottone Ottone È giunto il gran giorno, Ogni guerriero, Ernesto, il regno è finito. all’armi si prepari. Alto s’ascolta Al campo ritorno, dalle nemiche mura accetto l’invito. sollevarsi fragor. Fra poch’istanti Mi accresce il valore all’ultimo cimento la forza d’amore, Berengario e Adelberto che solo del brando di Canosso usciranno. la destra mi armò. Ad Iroldo. »E tu che fosti« Adelaide »in cotante sciagure« È giunto il gran giorno, »d’Adelaide il sostegno,« il regno è finito. »mercé ne avrai poich’io ritorni al regno.« (Tremante ritorno, il core ho smarrito.) Iroldo Ti accresca il valore »Quando signor, la spada« la forza d’amore. »cinsi di cavalier, farmi giurai« Fuorché nel tuo brando »del giusto protettor; pago son io« speranza non ho. »d’aver serbato il giuramento mio.« Partono Adelaide e Ottone verso la tenda; Berengario e Adelberto fuori del campo. Ernesto Giunge Adelaide a te. Ernesto parte. Magnifica tenda.

Scena quindicesima Scena tredicesima Adelaide e detti. Ernesto, guardie; indi Iroldo. Adelaide Recitativo [8] Come son brevi, o principe diletto, Ernesto gl’istanti del piacere! A’ miei timori Compagni, a voi fidata per te ritorno, e nella nuova pugna, sia la sposa d’Ottone. Allorché accesa benché mi rassicura il tuo valore, la battaglia sarà, di questa tenda mille perigli, oh dio! vede il mio core.

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Ottone Adelaide Cessa dal palpitar. Questo, o mia vita, Se grate son le lagrime è l’estremo periglio. Il ciel arride al ciel in tal periglio, propizio al mio coraggio e a’ dritti tuoi; vieni, mio cor, sul ciglio, scaccia il timor: combatterà per noi. deh corri a lagrimar.

Scena sedicesima Coro (rientrando) Ernesto, coro di guerrieri, e detti. Alla gioia il cor prepara: il nemico è vinto già.

Ernesto Adelaide Signor, già di Canosso Temere un danno Berengario e Adelberto per un momento; coll’esercito uscir; già le feroci pianger d’affanno, grida appressarsi a noi sentii dal campo; poi di contento, mirai dell’armi in faccia al sole il lampo. questo è il maggiore piacer d’amore, Ottone che possa un’anima Vadasi. giammai provar. Ad Adelaide. Addio. Coro A tanto amore, Adelaide a quel valore, Fermati… Senti… Ah! prence, giammai vittoria ah! lasciarti non posso… potea mancar.

Ottone Il pianto affrena. Esterno della fortezza di Canosso. Alla vittoria io volo. Un solo addio porgimi, e nascondendo il tuo dolore, riconforta, o mia vita, il mio valore. N° 15 Finale Secondo: Core, Scena ed Aria Ottone

[9] N. 14 Scena ed Aria Adelaide Scena diciassettesima Le porte sono aperte; la scena è occupata dall’ Adelaide esercito vincitore e da’ prigionieri. Esce il popolo Ah, vanne… Addio… Vieni al mio seno, o caro, dalla fortezza, portando corone di fiori e d’alloro. un’altra volta ancor. Col pianto mio Ottone comparirà sopra un carro trionfale, seguito indebolire, oh dio! da Adelberto e da Berengario incatenati. non voglio il tuo coraggio; io lo nascondo, e fra i perigli di sì lieto istante Coro intrepido ti rende il core amante. [10] Serti intrecciar le vergini Si scioglie un velo e ne cinge Ottone. de’ più pregiati fiori, ordir corone i giovani Cingi la benda candida di sempre verdi allori che amor ti dona, o caro: quando a battaglia, intrepido, quel velo e quell’acciaro si mosse Otton così. faranno i rei tremar. Più belli in fronte ridano Va’ pur, mio bene, a vincere al vincitor i fiori, sotto sì bella insegna, più belli al crin verdeggino svena quell’alma indegna del grande Otton gli allori, che vuol con te pugnar. che vinse Berengario due volte in un sol dì. Ottone Bacio d’amor l’insegna; saprò per lei pugnar. Scena diciottesima Adelaide seguita da Iroldo. Ottone scende dal carro e va ad incontrarla. Berengario e Adelberto, Parte col coro. in aspetto sdegnoso, rimangono in disparte.

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Ottone Adelaide [11] Questi, che a me presenta Fra dolci vincoli del popolo l’amor, serti onorati ci stringa Amor. sono al mio cor più grati della corona che mi splende in fronte, Adelberto e Berengario poiché gloria gl’intreccia, amor li dona; (O cielo, qual fulmine ma della mia corona ci piomba al cor!) e degli allori miei più cara, o principessa, a me tu sei. Coro Vieni: tuo sposo e amante Del ciel benefico a questo cor ti stringo. splende il favor. Fra canti di vittoria del serto mio ti cingo. L’incorona. Ottone Rammenti fama e gloria D’Imene il talamo che trionfai per te. Amor ci addita; Ma rammenti il tuo bel core gioia gradita che giurommi amore e fé. mi ferve in cor. E fra i più teneri Adelaide soavi affetti Ah! tu sai di quanto ardore dolci diletti piena l’alma amor mi fe’. prepara amor.

Adelberto e Berengario Adelaide (Dove ascondo il mio rossore? Fra dolci vincoli Un pugnal chi porge a me?) ci stringa amor.

Coro Adelberto e Berengario Ti sorrida e gloria e amore, (Numi, qual fulmine nostro prence e nostro re. ci piomba al cor!)

Ottone Coro Al trono tuo primiero Del ciel benefico regina ancor ti rendo; splende il favor. al soglio dell’impero meco a regnar t’attendo; a te dovrò mia gloria. dovrò mia fama a te. Fine

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