A Quarant'anni Dalla Sua Morte, Vogliamo Raccontarvi La Dura Vita Di
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domenica 12 ottobre 2003 21 NUTI TORNA IN TV OSPITE DI PANARIELLO QUI RADIO SOL MANSI, GUINEA BISSAU: LE NOSTRE SONO PAROLE DI PACE Francesco Nuti, l'attore toscano, che Alberto Gedda nei mesi scorsi aveva minacciato il suicidio e che era stato costretto al La radio, il nostro tam tam quotidiano che per molti è caso i militari, durante il putsh, hanno chiuso per un po' digitale che abbatterà i costi industriali e di gestione in lasciato il segno con la sua lezione dell'invasione dei ricovero in ospedale, sarà tra gli ospiti informazione, per altri compagnia, per tanti la voce del la radio». Quale è il palinsesto? «L'educazione alla pace, modo considerevole. «Siamo tam tam, dobbiamo essere marziani. Ma la grande fatica paiono essere le idee, la di «Torno sabato...e tre», il varietà mondo. Una voce continua, un suono costante, che scan- alla convivenza inter-etnica, nozioni di base sull'igiene e tam tam perché è questa l'essenza della radio tout court, voglia di «fare» la radio, nel senso di farla bene. «Si abbinato alla Lotteria Italia condotto da disce le nostre giornate: molto di più, e meglio, della tv. la salute, il valore della scuola, la tutela della salute, la a meno di non snaturare il mezzo, cosa che purtroppo possono fare molte analisi in proposito - dice Traverso Giorgio Panariello, in onda di domenica Che non è il mezzo di comunicazione più diffuso, per dignità della donna, i diritti dei bambini, la salvaguardia avviene troppe volte - commenta Armando Traverso, che divide il microfono della domenica con l'ottima Fede- per via della partita Italia-Azerbaigian. fortuna. Ad esempio. «In Guinea Bissau la gente cammi- della natura. Il tutto a costi e tempi ridotti e con il «radiologo» di razza, da anni ai microfoni di Strada rica Gentile e Francesco Acampora - ma direi che, aldilà Per Nuti si tratta del ritorno su Raiuno na con la radio attaccata all'orecchio ed è capace di risultato migliore». Dove non c'è nulla arriva quindi la facendo, trasmissione della domenica pomeriggio di Ra- delle molte considerazioni, in troppi manca soprattutto dopo molti anni di assenza. ripetere programmi, storie e consigli ascoltati giorni pri- scatoletta con i transistor, magari collegata ai fili della dioDueRai, autore e regista di programmi -. È la forza una coscienza radiofonica, una passione per il mezzo che ma - racconta padre Davide Sciocco, missionario nel luce o a qualche batteria che si ricarica con l'ingegno. «La della parola, soprattutto in quanto espressione dell'idea, mi auguro avrà con la diffusione digitale un enorme IL REGISTA DI «PONTORMO» Paese africano, violentato di recente dalla guerra civile - nostra emittente - sottolinea padre Sciocco - ha organizza- che può essere ovunque e dovunque: arriva dappertutto sviluppo, tecnico e di qualità. La speranza è il proliferare È GIOVANNI FAGO La radio è uno strumento formidabile per diffondere una to un corso per la formazione di 24 corrispondenti locali». senza fatica, ma ti porta anche dappertutto senza fati- di radio tematiche, di trasmissioni monografiche: il mio Per un lapsus il regista del film cultura di pace». E così i missionari hanno creato a Non è che un esempio delle infinite, reali, possibilità che ca…». Tant'è che si arriva al paradosso dell'inutilità sogno è la creazione di una radio rivolta ai bambini e ai «Pontormo» è uscito con il nome Mansoa, nella diocesi di Bissau, Radio Sol Mansi caratte- offre il mezzo radiofonico in costante sviluppo anche degli inviati (salvo nei casi di cronaca, ovviamente) per- ragazzi… un tam tam solo per loro». Si ripete l'antico sbagliato. Ce ne scusiamo con l’autore rizzata da notiziari finalizzati alla promozione sociale, nell'Africa troppo dimenticata: possibilità che andranno ché dai microfoni puoi raccontare anche di essere al Polo gioco del telegrafo senza fili: tutti in fila per un messaggio in breve e con i lettori. onda su onda alla crescita umana e culturale della popolazione. «Non a decuplicandosi con la diffusione planetaria del sistema Nord se hai gli «effetti» giusti. Del resto Orson Wells ha che ci piacerà ascoltare. Alla faccia del telegrafista! Leoncarlo Settimelli me qu'il me faut, Mon Dieu… L'elenco è lungo, centinaia i successi, ristampati in questi anni in grandi e costose raccolte. uando si aprì il sipario dell'Olym- Ognuna di queste canzoni segna una tap- pia, sulle note dell'orchestra, ve- pa della vita di Edith, che ha trovato in Q demmo avanzare una creaturina Margherite Monnot, musicista classica, spaurita e barcollante, di capelli grigi, sor- una straordinaria collaboratrice (con lei è retta dal suo nuovo grande amore, il gio- nato quell'Inno all'amore scritto dopo la vane parrucchiere greco Thèo Sarapo, al- morte del pugile marocchino Marcel Cer- to, bello come un dio greco. Credo che la dan, che stava volando versi di lei, che era sala fosse divisa tra applaudire il mito, la a New York, su un aereo che si schianta donna avvolta da un'aura tragica, la voce su una montagna delle Azzorre). Con la di una Francia disperata, di una Parigi Monnot nasce anche Milord (di Moustaki affamata d'amore e dirle con la freddezza erano solo le parole), per dirne solo due. di pochi battiti di mano che quell'uomo Ma Edith era brava anche come autrice di era un usurpatore, un signor nessuno, testi, che avevano il pregio della poesia una sanguisuga che suggeva avidamente il della strada, della lingua parlata. Come miele della gloria altrui. Ma il sorriso di appunto nell'Inno all'amore: «Io me ne Edith, il passerotto (piaf, in argot parigi- fotto del mondo intero/ quando l'amore no) era lì a dirci che lei se ne fregava di inonda le mie mattine/ quando il mio quel che si poteva pensare di loro due corpo freme nelle tue mani/ che m'impor- insieme, perché lui le regalava il sogno di ta dei problemi/ amore mio, perché tu mi nuove carezze, entrava nel suo letto, la ami». Edith era in albergo a New York faceva sentire amata, e tanto bastava. Ed (l'accoglienza americana fu una prima vol- eccola cantare che «alla faccia degli uomi- ta freddina, poi clamorosa) quando la tele- ni/ disprezzando le loro leggi/ mai niente visione dette la notizia dell'incidente ae- e nessuno/ m'impedirà d'amare/ me lo reo nel quale perse la vita Cerdan. Dovet- sono conquistato questo diritto/ l'ho paga- tero imbottirla di calmanti. Lui era un to questo diritto…». pugile, non un cantante, e forse era final- mente davvero l'uomo giusto, il Grande Un passerotto con l’artrite Amore, perché Marcel dalla faccia di pie- La voce di Théo sapeva un po' di quel- tra era già famoso e non aveva bisogno di le campane di coccio che si vendono alle lei per assicurarsi un posto nell'Olimpo fiere di paese, e quando cantavano insie- delle celebrità. Quella morte la rigettò all' me A quoi ça sert l'amour? il disagio era inferno. palpabile. Ma c'era lei a prenderci per ma- no, con la propria felicità che sprizzava da Porta il mio corpo a Parigi quegli occhi pieni di sofferenza, da quel Siccome le sue canzoni erano cantate corpo piegato dall'artrite che era davvero da tutti, capitò anche che qualcuna assu- quello di un passerotto ferito e soprattut- messe connotazioni politiche, come quan- to da quella voce cupa e drammatica che Edith Piaf do i reduci dall'Algeria, e i parà, si appro- aveva mille risonanze di gioia: «Ma tu sei priarono di Non, je ne regrette rien per l'ultimo/ ma tu sei il primo/ prima di te cantare, in polemica con De Gaulle, che non avevo niente/ con te sto bene/ sei tu ciò che avevano fatto Oltremare era tutto che volevo/ sei tu che mi ci voleva/ te che giusto. Un destino che questa canzone amerò sempre/ a questo serve l'amo- non meritava e che va riportata ad una re…». Piaf che quando non precipita nel baratro Povero passerotto. Non l'avrebbe delle droghe o delle malattie e conosce lo amato per molto, perché poco tempo do- sprazzo di sole di un nuova storia canta di po, l'11 ottobre di quarant'anni fa, mori- non rimpiangere «né il bene che le hanno va in riviera, vicino a Cannes dove era fatto/ né il male/tutto questo per me è andata insieme a lui per curarsi dai postu- uguale/ Ho pagato amato dimenticato/ mi di una broncopolmonite. Aveva qua- chi se ne frega del passato/ Con i miei rantotto anni, ma ne dimostrava il dop- ricordi/ accendo un fuoco/ le tristezze e i pio e forse tanti ne aveva vissuti, in una piaceri/ li metto via/ e riparto da zero». esistenza che pareva una cavalcata dispera- Ripartì da zero anche con Theopha- ta che molti avevano condensato nella pa- l'amore è solo merce a pagamento. Ce n'è nis Lamboukas, in arte Thèo Sarapo, ed rola «calvario». abbastanza perché più tardi la piccola Edi- A quarant’anni dalla sua perde sulla sua bocca/ ecco il ritratto sen- era il 1961. Il povero Thèo era appena th venga colpita da cecità, come se non za ritocchi/ dell'uomo al quale apparten- arrivato alle platee che Edith si ammalò, Sangue livornese volesse vedere ciò che la circondava. Ceci- morte, vogliamo raccontarvi go/ Quando mi prende tra le braccia/ e mi facendosi promettere da lui che se fosse Una nascita da leggenda, prima di tut- tà passeggera, fortunatamente. parla sottovoce/ io vedo la vita in rosa…». morta l'avrebbe riportata a Parigi. Era l'11 to, come le tante che fioriranno attorno a Poi ecco ricomparire il padre, che si la dura vita di Edith Piaf, una Non dice «io sono mia», ma «l'uomo ottobre 1963 e il ragazzo non fece una lei.