Raffaela Villamena: I Cerretani come intermediari degli Antoniani (a proposito di due documenti del 1315 e del 1492) Schriftenreihe Ricerche dell'Istituto Storico Germanico di Roma Band 3 (2007) Herausgegeben vom Deutschen Historischen Institut Rom

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Per l’ordine dei canonici regolari di Sant’Agostino di Sant’ di Vienne l’analisi dei rapporti tra autorità centrale – l’abbaye di Sant’Antonio presso Vienne – e periferia – le precettorie sparse in tutta la Cristianità 1 –non può prescindere dall’esame del ruolo che i collettori di questue, per la quasi totalità provenienti da Cerreto di Spoleto, ricoprivano all’interno dell’econo- mia antoniana. Il mio intervento non si soffermerà tanto sulla natura ambigua di questi personaggi e non indugerà sul motivo per il quale gli abitanti di un piccolissimo castello della Valnerina, Cerreto di Spoleto, e dei suoi dintorni esercitassero il monopolio della riscossione delle questue, argomenti appro- fonditi già da tempo nella letteratura storica;2 ma, attraverso documenti di recente reperimento e studio, vorrei mettere in luce il ruolo amministrativo che i Cerretani svolgevano per conto dell’ordine e che risulta fondamentale alla luce dei rapporti tra la casa madre, sorta sul finire dell’XI secolo a La Motte-Saint Didier 3 nei pressi di Vienne, le precettorie e i singoli hospitia antoniani. Prima però di focalizzare l’attenzione su questo è necessario indu- giare ancora sui termini “centro” e “periferia” in rapporto alla gerarchia

1. In relazione alla diffusione delle precettorie antoniane si rimanda all’elenco degli insediamenti con riferimento cronologico in I. R u f f i n o, Canonici regolari di S. Agostino di Sant’Antonio, in: Dizionario degli Istituti di Perfezione, II, Roma 1975, coll. 134-141, coll. 136-138 e per una carta relativa agli insediamenti antoniani tra XII e XIII secolo in Oriente si consulti A. M i s c h l e w s k i, Un ordre hospitalier au moyen âge: les chanoines réguliers de Saint--en-Viennois, La pierre et l’écrit, Grenoble 1995, carta nr. 12. 2. Questo appare evidente anche nello studio sulla precettoria antoniana di Venezia di Mauro Testolin: in tutta l’area padana orientale, zona evidentemente distante dalla diocesi di Spoleto, i titolari dell’affitto delle questue erano gli abitanti di Cerreto o di Montesanto di Spoleto. Cfr. M. T e s t o l i n, La precettoria veneziana dell’ordine ospedaliero di Sant’Anto- nio di Vienne, tesi di dottorato in “Storia della Chiesa medievale e dei movimenti ereticali” discussa nel 1994 presso l’Università degli studi di Padova, relatori prof. F. Dal Pino e G. De Sandre Gasparini, pp. 121-123. 3. Località poi ribattezzata con il nome di Bourg Saint Antoine. 212 Raffaela Villamena interna delle case antoniane. L’abbazia francese, la cosiddetta Maison de l’aumône, costituiva il fulcro del sistema antoniano sia nel periodo precedente sia in quello successivo all’erezione a ordine canonicale. Tuttavia, in seguito alla grande diffusione degli insediamenti antoniani, per un maggior controllo soprattutto delle entrate in denaro, alcune precettorie acquisirono il grado di “precettorie generali” e il loro abate assunse il compito di coordinare le case subalterne che si trovavano in uno spazio geografico ben determinato. Per- tanto mentre in un primo momento la confraternita-ordine degli Antoniani di Vienne aveva un solo centro, la Maison de l’aumône a Bourg Saint Antoine, alla quale si rapportavano tutti gli altri insediamenti, da metà ‘300 in poi si è potuto assistere all’emergere di centri secondari rispetto alla casa madre, che svolgevano un compito di coordinamento in vece dell’abate viennense. Que- sto mutamento, che corrisponde alla costruzione di una gerarchia interna, è stato riscontrato durante gli studi che ho condotto per il dottorato di ricerca e cercherò di metterlo in luce anche nell’analisi della documentazione che propongo in questo mio contributo. Durante il lavoro compiuto per la tesi di dottorato sugli Antoniani di Vienne, ricerca che si è concentrata sugli insediamenti dell’Italia centrale, con particolare riguardo a Perugia, tra basso medioevo e prima età moderna, ho avuto la possibilità di avvicinarmi a fonti inedite riguardanti questo ordine canonicale, rinvenute in modo del tutto fortuito, com’è il caso del documento del 1315 di cui parlerò in seguito, conservato a Spoleto, oppure fonti di cui era nota l’esistenza ma mai studiate in modo approfondito e sistematico. Mi riferisco in questo caso alla documentazione conservata presso la Pontificia Accademia Ecclesiastica in Roma. Il fondo antoniano 4 a Roma è un archivio piuttosto composito e disomogeneo costituitosi nei secoli in relazione con le controverse e alterne vicissitudini dell’ordine. Raccoglie infatti 166 unità archivistiche di varia natura (registri, volumina, cartelle e cassette) relative alle località del centro e, in parte, del nord e del sud d’Italia confluite a Roma, per la quasi totalità, nel momento dell’unione degli Antoniani ai Cavalieri di Malta avvenuta nel 1776,5 unione percepita dai canonici come una vera e propria soppressione.6 Quasi tutta la documentazione romana riguarda l’a-

4. Per una breve storia del fondo conservato presso la Pontificia Accademia Ecclesiastica di Roma si veda R. E n k i n g, L’archivio dell’antico ospedale di Sant’Antonio abate in Roma, Archivio della Società romana di storia patria 40 (1967) pp. 61-99. 5. L’unione ai Cavalieri di Malta è sancita nella bolla Rerum humanarum conditio emanata nel 1776 da Pio VI. Bullarii Romani Continuatio, V, Romae 1842, pp. 204-301. 6. Che il provvedimento fosse avvertito all’interno dell’ordine come una soppressione è ben evidente nei titoli di alcuni tomi e volumina conservati presso la Pontificia Accademia Ecclesiastica. Si parla infatti di … ordine di sant’Antonio Abate di Vienna in Francia soppresso dalla Santità di Nostro Signore Papa Pio VI …, … abolizione dell’ordine … e … estinto ordine I Cerretani come intermediari degli Antoniani 213 spetto finanziario e perciò, oltre a registri contabili relativi ai beni mobili e immobili dell’ordine, molte testimonianze vertono sull’attività della questua in quanto questa pratica costituiva l’introito primario per il sostentamento degli ospedali e delle case. Da questo mio studio sulle carte antoniane, non certamente esaustivo in rapporto a tutte le dinamiche sottese alla pratica della questua, emergono delle caratteristiche che consentono di delineare diverse tipologie documentarie che hanno come attori i Cerretani: fonti notarili, fonti statutarie e fonti pro- dotte dall’ordine stesso. Le fonti notarili e statutarie sono state riportate da mons. Sensi nei suoi contributi Cerretani e ciarlatani nel secolo XV. Spigolature d’archivio 7 e Dossier sui Cerretani.8 Le fonti notarili recano le testimonianze più disparate: dalle controversie che sfociavano in veri e propri processi giudiziari, alle volontà testamentarie espresse dai Cerretani prima di partire per le zone di raccolta, al subappalto delle questue nelle balie. Le fonti statutarie constano in brani reperiti negli Statuti di Montesanto di Spoleto, altro luogo di origine dei Cerretani, relativi alla questua. Senza dubbio la trattazione di questa materia negli Statuti di Montesanto evidenzia un legame stretto e reciproco tra gli Antoniani e i Cerretani e l’esistenza di un vero e proprio monopolio “territoriale” dell’esazione delle questue che questi ultimi cercavano di sal- vaguardare il più possibile anche ricorrendo a strumenti normativi che potes- sero, in qualche modo, arginare i comportamenti fraudolenti che nuocevano all’“arte” della questua. Le fonti di diretta produzione dell’ordine sono state reperite durante il mio lavoro di analisi del fondo degli Antoniani di Vienne, che si trova, oltre che presso la Pontificia Accademia Ecclesiastica in Roma, anche nella Sezione separata dell’Archivio di Stato di Spoleto. La documentazione romana, come già accennato, è di natura prevalen- temente finanziaria: vi spiccano i mandati per le questue fatti redigere su pergamene di lunghezza ragguardevole nelle quali è trascritta la formula di affidamento dell’appalto con il nome del locatario e la zona nella quale doveva operare.9 Queste pergamene sono di notevole importanza per le no-

Antoniano … Roma, Pontificia Accademia Ecclesiastica (= PAE), Fondo Sant’Antonio, nrr. 40, 41, 60. 7. M. S e n s i, Cerretani e ciarlatani nel secolo XV. Spigolature d’archivio, in I d., Vita di pietà e vita civile di un altopiano tra Umbria e Marche (sec. XI-XVI), Roma 1984, pp. 339-356. 8. M. S e n s i, Dossier sui Cerretani, in I d., Vita di pietà e vita civile (come nota 7) pp. 357-472. 9. La denominazione della balia assegnata per la questua viene ripetuta, per questione di praticità, anche a lato; il tutto con signum e sottoscrizione notarile ad ogni paragrafo. 214 Raffaela Villamena tazioni geografiche e per la suddivisione delle balie di questua, da queste, inoltre, si rinsalda il convincimento che la pratica della questua fosse forte- mente monopolizzata dagli abitanti di Cerreto di Spoleto, Montesanto e Sellano. Il documento che, a mio avviso, è risultato peculiare tra gli altri atti è una pergamena del 1492 che riporta i Capitula et constitutiones questuariorum,10 di cui si fornisce la trascrizione nell’appendice documentaria. Prima di entra- re nel merito di questo scritto, un vero e proprio testo normativo sulle questue e non solo, mi vorrei soffermare, per motivi cronologici, sull’altra testimo- nianza che vorrei presentare in questa occasione. Si tratta di una pergamena del 1315 reperita nel Fondo diplomatico della Sezione spoletina dell’Archi- vio di Stato di Perugia.11 Questo atto è stato rogato a Vienne e ha come autore l’abate generale degli Antoniani, Aymon de Montaigne, figura di grande rilevanza nella storia dell’ordine perché fu alla guida della confraternita-or- dine degli Antoniani dal 1274 al 1316, nel periodo in cui la struttura della casa madre e delle case antoniane fu riformata all’interno e all’esterno grazie alla bolla di Bonifacio VIII del 1297 che sancì l’elevazione da confraternita ad ordine canonicale.12 Nel documento, l’abate Aymon de Montaigne – nel 1315 il superiore di Vienne può già fregiarsi a buon diritto di questo titolo –, in un’assemblea aperta anche ai laici che è descritta con tutti i crismi dell’ufficialità, conferisce incarichi al podestà e ai priori del castello di Cerreto. Le mansioni e le responsabilità che sono loro affidate vanno però al di là del semplice mandato per la raccolta delle elemosine. Si dice, infatti, che oltre a raccogliere vota, legata, helemosinas, oblationes, essi avevano la potestà di chiedere, racco- gliere e ritirare tutti i proventi che derivavano sia dagli ospedali e dalle case antoniane, sia dallo sfruttamento di beni immobili dell’ordine ceduti a terzi. L’abate pertanto riconosce ai Cerretani un ruolo più ampio, non solo ristretto all’ordinaria colletta, ma esteso ad alcune mansioni che rendono questi indi- vidui parte integrante dell’ordine, degli ingranaggi che, grazie alla loro pre- senza capillare sul territorio, dovuta alla raccolta della questua, contribuivano al funzionamento dell’economia interna antoniana. Ruolo di rilevante impor- tanza visto e considerato che quello economico-finanziario era l’aspetto più delicato e complesso da gestire e, a giudicare dalle vicende storiche che ci sono note, anche il settore più debole della struttura dell’ordine antoniano. Non è secondario infatti che la prima crisi finanziaria dell’ordine si ebbe già

10. PAE, Fondo Sant’Antonio, nr. 58. 11. Spoleto, Sezione dell’Archivio di Stato di Perugia, Fondo diplomatico, nr. 112, (v.s. 651). 12. M i s c h l e w s k i, Un ordre hospitalier au moyen âge (come nota 1) pp. 29s., 34s., 39-45. I Cerretani come intermediari degli Antoniani 215 alla fine del ‘200, in concomitanza con l’erezione ad ordine canonicale e con il momento di maggior diffusione degli Antoniani; la prima di una lunga serie di crisi che senz’altro contribuì alle alterne vicende storiche e alla lenta ma inesorabile estinzione dei seguaci del santo abate egiziano.13

13. La crisi finanziaria fu un elemento costante nella storia dei canonici di Vienne e certamente la causa più profonda della fine dell’ordine. Anche il momento di maggior grandezza degli Antoniani, connesso all’erezione ad ordine da parte di Bonifacio VIII con la bolla Ad apostolicam dignitatis, documento rogato a Orvieto il 10 giugno 1297, (cfr. G. D i g a r d/M. F a u c o n/A. T h o m a s/R. F a w t i e r [a cura di], Les registres de Boniface VIII, Paris, 1884-1939, nr. 2032), non corrispondeva nella realtà ad una altrettanto prospera situazione finanziaria: essi si trovavano, già dalla metà del XIII secolo, in ristrettezze economiche provo- cate dagli interventi di ristrutturazione e di ampliamento di ospedali e case e dalle spese ordinarie sostenute per l’attività assistenziale (cfr. M i s c h l e w s k i, Un ordre hospitalier au moyen âge [come nota 1] pp. 44-45). Proprio questa situazione pregressa, che aveva già impegnato i vari Maestri Generali in interventi di risanamento, fu la causa, su sollecitazione dello stesso abate, di un provvedimento di Bonifacio VIII, il primo del genere fino ad ora rilevato nell’analisi dei registri della cancelleria pontificia, con cui si autorizzava il superiore di Vienne a chiedere un prestito di 8000 fiorini ai mercanti fiorentini de Abbatibus e Bacharelli (cfr. Les registres de Boniface VIII, cit., nr. 1999). Oltre alle difficoltà finanziarie interne, alla fine del ‘300 il Grande Scisma frammentò gli equilibri dell’ordine perchè prevalsero interessi locali pertinenti a singole precettorie o figure di abati. La conseguenza del sostegno che la casa madre di Vienne dette al papato avignonese fu quella di perdere tutte le entrate finanziarie delle precettorie che erano invece rimaste fedeli al papa di Roma e che erano per la maggior parte afferenti all’area italiana. Infatti molte case italiane si schierarono dalla parte del papa romano con l’intento di accrescere la propria autonomia nei confronti dell’abbazia di Vienne: è il caso, ad esempio, di Ranverso, presso Torino, e di Napoli. Un caso particolare è Firenze la cui precettoria, che faceva capo a tutti gli insediamenti del Centro Italia e ne raccoglieva le entrate per poi inviarle alla casa madre, fu posta sotto la diretta amministrazione finanziaria della Camera Apostolica. Pertanto la ricomposizione del Grande Scisma fu sofferta per la Chiesa e anche per gli Antoniani. Ancora nei primi decenni del XV secolo la necessità più urgente dei canonici era quella finanziaria, tanto che molti abati, per coprire il bisogno impellente di denaro, inviarono questuanti in territori ancora non battuti come ad esempio la Polonia, la Prussia e la Lituania: cfr. M i s c h l e w s k i, Un ordre hospitalier au moyen âge (come nota 1) p. 79. Anche i papi si impegnarono intervenendo in favore degli Antoniani in controversie o conce- dendo loro privilegi di natura finanziaria. Tuttavia la crisi investì anche gli ospedali gestiti dagli Antoniani; la necessità di una riforma interna, finanziaria, ma anche relativa all’organizzazione dell’assistenza, si fece sempre più pressante ma, purtroppo, si ebbe soltanto nel 1478. Il Liber Religionis Sancti Anthonii Viennensis Sacre Refformationis eilLiber statutorum, conservati presso l’Archivio dipartimentale dell’Isère, costituiscono le basi per la riforma che però non ebbe grande effetto o comunque non migliorò la situazione interna dell’ordine. Altre difficoltà nel panorama della Chiesa europea, in primo luogo la Riforma protestante, provocarono una nuova crisi interna per la perdita di gran parte delle precettorie dell’area tedesca. La crisi finanziaria divenne sempre più insostenibile tanto che, coniugata ad una crisi vocazionale, provocò la riduzione in commenda di molte precettorie e la cessione ad ordini affini di molti ospedali di cui Italo Ruffino ha stilato un dettagliato elenco: R u f f i n o, Canonici regolari di Sant’Agostino di Sant’Antonio (come nota 1) II, col. 139. 216 Raffaela Villamena

Sebbene la pergamena di Spoleto trasmetta un incarico di maggiore responsabilità rispetto all’abituale raccolta delle questue, si menziona, al suo interno, la necessità dei Cerretani di presentarsi con abiti modesti, tipici della questua (rauba acataria). Ma la prescrizione più interessante, proprio per comprendere come operasse il controllo dei vertici dell’ordine su questa importante funzione svolta capillarmente sul territorio, è quella relativa al- l’obbligo che gli incaricati della questua fossero muniti di litterae patentes. Questo riferimento alla documentazione necessaria per entrare nelle balie, con il permesso dell’ordinario diocesano, testimonia che nel 1315 erano state recepite le disposizioni del Concilio Lateranense IV del 1215 in cui si pre- scriveva che i collettori di questue non potessero fare il loro ingresso nelle diocesi e nelle chiese nisi apostolicas vel diocesani episcopi literas veras exhibeant;14 documenti che però dovevano essere redatti secundum formam diocesani episcopi.15 L’ordinario diocesano costituiva un riferimento impor- tante anche nel caso in cui l’autorizzazione provenisse dall’autorità apostolica perché svolgeva una ulteriore funzione di controllo sull’attività della questua: tutto questo per evitare che millantatori e uomini di pochi scrupoli approfit- tassero della riverenza che le masse rurali e i ceti più umili nutrivano nei confronti di sant’Antonio.16 La stessa preoccupazione è fonte di ispirazione per l’abate Antonio de Rupemori che nel 1492, a Foligno, emana i Capitula et constitutiones que- stuariorum. Questo documento, conservato, come si è detto, presso la Pontificia Accademia Ecclesiastica di Roma, presenta una duplice peculiarità: contenu- tistica e formale. Desta notevole interesse per lo studio generale della pratica delle questue ma anche per la lingua dello scritto. Lo scrivente infatti, dopo un’introduzione nelle forme prescritte, inserisce il testo dei Capitula et con- stitutiones questuariorum cheegliharedattosub … vulgari sermone…, ut omnes litterati et non litterati ea legere et intelligere possent. Pertanto tutti i capitoli, se ne contano ben trentuno, sono introdotti da un item in grassetto ma trascritti nel volgare del centro Italia del XV secolo.

14. J. A l b e r i g o/P. P. J o a n n o u/C. L e o p a r d i/P. P r o d i (a cura di), Concilio- rum oecumenicorum decreta, Bologna 1962, p. 239, rr. 19-20. 15. Ibid. p. 239, rr. 22-23. 16. Un saggio della esagerata devozione che il popolo nutriva nei confronti di sant’Anto- nio è fornito dalla novellistica trecentesca: dalla decima novella della sesta giornata del Deca- meron di Giovanni Boccaccio, da diverse novelle di Masuccio Salernitano e di Franco Sacchetti: cfr. G. B o c c a c c i o, Decameron, a cura di V. B r a n c a, Firenze 1951-1952; M a s u c- c i o S a l e r n i t a n o, Il Novellino, a cura di G. P e t r o c c h i, Firenze 1957 e F. S a c- c h e t t i, Il Trecentonovelle, a cura di E. F a c c i o l i, Torino 1970. I Cerretani come intermediari degli Antoniani 217

Nella parte in latino il protocollo si apre con la usuale invocatio, in questo caso verbale, seguita dalla inscriptio universale e poi dalla datatio completa anche dell’indicazione del papa e dell’anno di pontificato. Quando si entra nell’analisi relativa al testo vero e proprio, appare evidente la mancanza dell’arenga,malanarratio è lunga ed articolata ed offre alcuni spunti inte- ressanti: innanzi tutto il motivo occasionale che ha portato alla redazione del documento, cioè la necessità dell’abate, precettore di Firenze, di regolamen- tare le questue e, in secondo luogo, l’elencazione delle precettorie del centro Italia.

Figura 1: Carta dei luoghi citati nelle Constitutiones questuariorum

Il testo in volgare ha il carattere di inserto in senso diplomatistico; inizia nuovamente con una invocatio, più articolata della precedente in quanto si nomina anche sant’Antonio, ed entra subito in medias res fornendo due im- portanti indicazioni: l’occasione dell’emanazione delle Constitutiones equal- che informazione in più sulla pratica della questua. L’occasione, come si è prima anticipato, è dovuta al fatto che certi questuari si sono disonestamente portati nelle loro queste usando di grandissime disonestate e altre detestabile 218 Raffaela Villamena abusione… e per cio a refrenatione degli errori passati he per obviare a ongni scandolo e calumpnia per lo tempo a venire, si è resa necessaria una rigida regolamentazione scritta. IlprimoattodelleConstitutiones è l’annullamento di tutti i mandati precedentemente rilasciati ai questuanti fino a quel termine. Infatti gran parte dei capitoli iniziali hanno per oggetto l’aspetto formale della questua. L’abito doveva essere sempre indossato e doveva essere non di stoffa pregiata ma di panno honesto,unmantello neroconiltau, simbolo che richiamava l’icono- grafia relativa a sant’Antonio. Non era possibile svolgere contemporaneamente la cercha per più ordini; nel centro Italia invece molto spesso i questuanti che esigevano offerte per sant’Antonio di Vienne lo facevano anche per altri ordini ospedalieri.17 Inoltre i questuanti non dovevano celebrare offici e impartire sacramenti o benedi- zioni, ma soltanto annunciare alla popolazione lo stato di indigenza in cui versava l’istituzione antoniana e le indulgenze concesse a chi avesse contri- buito alla causa. Moltissimi capitoli del documento si soffermano a dettare regole molto puntuali sugli eventuali sconti sulla somma da percepire per la questua, in caso di guerre o invasioni che in qualche modo compromettessero la riscos- sione dell’importo pattuito in un determinato territorio. La cercha non con- sisteva soltanto in una raccolta di denaro, anzi spesso si trattava di donazioni di beni immobili o oggetti e suppellettili. Ci sono, inoltre, tanti altri precetti che i collettori dovevano rispettare ma l’aspetto che vorrei sottolineare in questa sede è contenuto in uno specifico capitolo che impone un vero e proprio censimento delle possessiones degli Antoniani che veniva eseguito dai Cerretani di pari passo alla cercha delle questue: ciascheduno degli detti conductori e questuari debbiano fare, in le loro queste, inventario de tutte case, terre, vingne, possessione e beni stabili de sancto Antonio quali troveranno in le loro queste he, infine della loro

17. Nel centro Italia i questuanti raccoglievano questue anche per gli ospedali di S. Spirito in Sassia, di S. Maria di Roncisvalle, di S. Bartolomeo di Benevento, di S. Giacomo di Altopascio. Cfr. M. S e n s i, Cerretani a servizio degli ospedali di Santo Spirito, nei notarili di Foligno e Montesanto, Bollettino storico della città di Foligno 6 (1982) pp. 35-73: 39. È bene precisare però che la raccolta delle questue non era un’attività propria soltanto degli ordini ospedalieri, anche i Mendicanti ricorrevano allo strumento della colletta per il proprio sosten- tamento ma con modalità diverse rispetto agli Antoniani. A questo proposito si veda J. C h i f- f o l e a u, Usus pauper? Notes sur les franciscains, la Règle et l’argent en Avignon entre 1360 et 1480, in: Horizons marins, itinéraires spirituels (Ve-XVIIIe siècles). Mélanges offerts à M. Michel Mollat, I, Paris 1987, pp. 135-149 e R. V i l l a m e n a, La prassi della questua presso l’ordine dei canonici regolari di S. Agostino di S. Antonio di Vienne, pubblicato sotto www.mendicantes.net/article.php3?id_article=24. I Cerretani come intermediari degli Antoniani 219 allocatione, debbiano detto inventario reponere e assignare nella mane del prefato monsignore labbate e de suo vicario o commissario. Tale inventario doveva essere consegnato per iscritto e prodotto nelle mani dell’abate di Firenze. La raccolta delle questue sembra quindi essere motivo anche di controllo dei beni appartenenti all’ordine. Questa funzione dei Cerretani si collega a un’altra loro attribuzione, che emerge in modo indiretto da un ulteriore capitolo del documento in esame: da questo si ricava che i questuanti erano anche incaricati di riscuotere il frutto della locazione o dell’uso concesso a terzi delle possessiones.Inmodoindi- retto perché, nello specifico, il capitolo scoraggia i raccoglitori a chiedere uno sconto sulla quota da raccogliere per eventuali beni che non fossero più in possesso degli Antoniani al momento della questua o che fossero stati venduti oinvendita.Item vuole ordina e statuisse el prefato monsignore labbate che alchuno questuario non possa ne debba adimandare alchuno difalchamente de gniuna possessione, case o altri beni immobili quali fossero venduti per il passato ne che se vendessero per lo avenire per luy o per suoy vicari o legittimi procuratori per tale venditione non intende el prefato monsignore labbate ne sua religione essere obbligata a veruna difalchatione in veruna questa ne loco dove tale venditione fossero state fatte o savessero a fare per gli tempi a venire. I questuanti fungono così anche da esattori per conto dell’ordine. Da questo si evince che la quota che il questuante doveva versare all’abate di Firenze o ai suoi vicari era raggiunta non solo grazie alla carità del popolo, ma era calcolata considerando anche il denaro proveniente dallo sfruttamento, da parte di terzi, delle proprietà fondiarie ed immobiliari dei canonici. Questo nuovo elemento, emerso sulla pratica della raccolta di de- naro – non solo elemosina dunque – , rende ancora più peculiare l’attuazione di questa prassi presso gli Antoniani. L’identikit del questuante si arricchisce quindi di nuovi particolari: sa- peva leggere e scrivere, anche se non necessariamente aveva una conoscenza sufficiente della lingua latina, e aveva delle responsabilità che andavano oltre quelle della semplice raccolta di elemosine. Negli ultimi capitoli si ribadisce la totale libertà di offerta da parte dei fedeli e si sottolinea che non sussistevano leggi, scritti o documenti di qual- sivoglia genere – falsamente presentati dai questuanti – che stabilissero la quota da versare; tutto era lasciato alla carità del popolo. Né i questuanti potevano dare in dote a eventuali figlie le somme raccolte. È evidente come questi capitoli si riferissero a dei casi talmente particolari da non potersi interpretare come una casistica astratta, al contrario l’autorità interviene per arginare e modificare una situazione già sussistente. Terminato l’inserto, la pergamena riprende con l’escatocollo in latino; accanto ai precettori già citati nel protocollo, sono nominati i questuanti 220 Raffaela Villamena presenti che non solo assistettero alla lettura dell’atto, ma lo approvarono e eorum sponte… iuraverunt di osservare le costituzioni. A confermare quanto detto precedentemente sulla provenienza dei raccoglitori di questue, su ven- tiquattro questuanti presenti, undici erano provenienti da Cerreto e tredici da Montesanto in Spoletanensi diocesi. Infine la sottoscrizione del notaio è particolare perché è un canonico dell’ordine a rogare il documento, Ludovico Vitali: probabilmente era il canonico-notaio che seguiva l’abate di Sant’Antonio di Firenze nei suoi spostamenti per il centro Italia. Questo è sintomatico di una vasta attività documentaria degli Antoniani. Spesso è accaduto anche per altre famiglie religiose nel medioevo – un esempio sono i Francescani – che, a fronte di una attività documentaria intensa, piuttosto che ricorrere a notai esterni, alcuni religiosi si specializzassero nella pratica notarile.18 L’intervento di un notaio garantisce anche la validità giuridica delle Constitutiones; queste prescrizioni erano infatti il testo di riferimento con cui gli Antoniani avrebbero fatto rivalsa sui questuanti inadempienti. Sia nel documento del 1315 che del 1492, l’autorità scrivente è l’abate ma nel primo caso si tratta dell’abate di Vienne, nel secondo invece dell’abate della precettoria di Firenze. Già nel corso del ‘300 ma, in particolar modo dopo un tentativo di riforma dell’ordine nel 1474, l’insediamento antoniano a Firenze era diventato la precettoria referente per quanto riguardava tutte le case e gli ospedali del centro Italia. L’abate di Firenze aveva sull’Italia centrale la stessa potestà che esercitava l’abate di Vienne su tutte le case antoniane: affidava le balie per la questua, sottoscriveva i mandati per i questuanti, vigilava e inoltre doveva inviare a Vienne i proventi di questa attività. Pertanto la pergamena di Spoleto e quella di Roma, a distanza di poco più di 150 anni l’una dall’altra, sono specchio della creazione di una gerarchia interna che porta l’ordine ad avere diversi “centri” pur senza intaccare il ruolo guida della Maison de l’aumône. Diversi centri, come, ad esempio, Ranverso e Venezia nel nord d’Italia, che si avvalevano costantemente dell’opera dei Cerretani per la riscossione delle elemosine, sebbene geograficamente la Valnerina e i territori dello Spoletino fossero molto distanti. In conclusione, dalle testimonianze presentate, si evince che i Cerretani non solo fungevano da esattori delle questue ma svolgevano all’interno del-

18. A. B a r t o l i L a n g e l i/N. D’ A c u n t o, I documenti degli ordini Mendicanti, in Libro, scrittura, documento della civiltà monastica e conventuale nel basso Medioevo. Atti del convegno della Associazione Italiana dei Paleografi e dei Diplomatisti, Fermo, settembre 1997, Spoleto 1999, pp. 381-415; si veda in particolare la seconda parte di questo contributo redatta da N. D’ A c u n t o, La prassi documentaria degli Ordini mendicanti, ibid., pp. 390- 415. I Cerretani come intermediari degli Antoniani 221 l’ordine un ruolo di supporto amministrativo in relazione con la gestione dei beni degli Antoniani. Mi preme infine sottolineare come queste mansioni non siano state frutto di un processo che ha portato a delegare a laici, nel corso del tempo, la riscossione dei frutti dei beni immobili: già dai primi anni di vita dell’ordine vengono coinvolti terzi, estranei alla vita e alla regola cano- nicale, nelle pratiche amministrative interne. Certamente questo è dovuto ad un fatto di praticità – i Cerretani, per le questue, si spostavano nelle balie e quindi potevano in contemporanea svolgere le due mansioni – ma desta interrogativi nuovi sia sulle reali competenze dei canonici sia sul motivo per cui gli Antoniani affidassero non solo la raccolta delle questue, ma anche il controllo sul loro patrimonio e la riscossione dei proventi a individui dei quali non potevano ignorare la dubbia fama. Appendice

Criteri di edizione: Nell’edizione del documento si è tenuto conto della specificità delle due parti di cui è composto: quella in latino e quella in volgare. Mentre per la parte latina si è proceduto ad una normalizzazione secondo criteri moderni (uso delle maiuscole, punteggiatura), per la parte in volgare si è perseguita la fedeltà al testo mantenendo ad esempio l‘ h etimologica (habiano), le doppie (cosse, sianno), la contemporanea presenza di et e he e non utilizzando gli apostrofi (labbate)nègli accenti (ne, cioe). Nella trascrizione è stato utilizzato il segno […] per indicare le lacune; nelle note testuali sono segnalate le correzioni, le rasure, le ripetizioni, le aggiunte in interlinea e alcuni dettagli relativi ai caratteri estrinseci.

Foligno, 1492, maggio 28 L’abate Antonio Rupemori riunisce il capitolo a Foligno e formula nuove regole riguardanti la raccolta delle questue. Sono presenti i precettori di diverse città del centro Italia e alcuni questuanti di Cerreto di Spoleto e di Montesanto. Roma, Pontificia Accademia Ecclesiastica, Fondo Sant’Antonio, n. 58. Originale in pergame- na, 1080 mm x 328 mm. Verso: 1492. Capitula et constitutiones questuariorum a R. D. de Rupemori abbate Sancti Antonii in capitula generali Florentiae stabilita.

1492 a. In nomine Domini amen. Universis et singulis presens publicum instru- mentum inspecturis et audituris pateat evidenter et sit notum anno incarnationis Domini millesimo quadringentesimo nonagesimo secundo inditione decima die vero lune vigesimaoctava mensis maii pontificatus sanctissimi in Christo patris et domini nostri domini Innocentii divina providentia pape octavi anno octavo. In mei notarii publici testiumque infrascriptorum ad hec specialiter vocatorum et rogatorum pre- sentia, reverendus in Christo pater et dominus dominus de Rupemori abbas incliti monasterii Sancti Antonii de Sancto Antonio nullo medio ad Romanam

a. 1492 al centro della carta di mano non coeva I Cerretani come intermediari degli Antoniani 223

Ecclesiam pertinentis ordinis Sancti Augustini Viennensis diocesis, de cuius mona- sterii Sancti Antonii mensa abbatiali existit domus et preceptoria Sancti Antonii Florentini [...]b, celebrata per eum missa de Spiritu Sancto in ecclesia preceptorie Sancti Antonii Fulginei de mane hora tertia de ipsa ecclesia processionaliterc cum certis preceptor[...] d et dicte sue preceptorie subditis infranominatis accessit ad aulam domus ipsius preceptorie Sancti Antonii Fulginei presentibus et cum [...]e associantibus pluribus dominis presbiteris secularibus et honestis viris questuariis questuarum prefato monasterio Sancti Antonii de Viena et abbatie eiusdem mona- sterii ac dicte preceptorie Florentie pertinentium. Et facta prius […]f oratione con- sueta, ipse dominus abbas intendens circa capitulum ordinatum per eum fieri et publicatum in dicta domo preceptorie Sancti Antonii Fulginei nuper celebrare, pro- clamari fecit per me notarium infrascriptum omnes preceptores subditos eidem preceptorie Florentie qui in eodem capitulo comparere debebant. Et facta [...] fratrum proclamatione ibidem illic comparuerunt personaliter preceptores qui secuntur: vi- delicet frater Laurentius Gordini preceptor prefate preceptorie Fulginei, Iohannes Giliberti preceptor Valterre, Iohannes Antonii de Provamis preceptor Viterbi, Petrus Carterii preceptor de Montesancto, Iacobus Visconte preceptor Florenzole, Claudius Iaqueri preceptor Rupetransonis, Benedictus Rasseti preceptor Montisfloris, Iohan- nes de Cussano preceptor de Marchatello et Claudius de Sancto Germano preceptor de Macherata. In quorum presentia et aliorum assistentium prefatus dominus abbas legere fecit per me notarium infrascripta statuta religionis Sancti Antonii in parte in qua erant legenda. Alii vero preceptores qui in presenti capitulo comparere debebant et non comparuerunt, per ipsum dominum Antonium abbatem fuerunt reputati con- tumaces videlicet preceptor Perusii, preceptor Fabriani, preceptor Reatini, preceptor Macerate, preceptor Veruchi, preceptor Piperni, preceptor de Pesso, preceptor Mon- tisboldi, preceptor Urbini, preceptor Pisarum, preceptor Fevigiani, preceptor Mon- tisiohannis et preceptor Tolentini. Et deinde dictus reverendus dominus abbas sciens questores dictarum questarum fere omne ad dictum capitulum accessisse et cum eum iam presentes esse, et cupiens universas questas dicte domus et preceptorie sue Florentie sub talibus pactis, constitutionibus et capitulis reformare, quod devotio et honestas protinus non tantum conserventur, verum etiam augeantur et increscant habita prius deliberatione matura, omni modo via et forma quibus magis et melius potuit, statuit, composuit et ordinavit omnia et singula infrascripta capitula, consti- tutiones et ordinamenta cum quibus et sub quibus decrevit omnes locationes et affictamenta dictarum questarum fieri et quod ex pacto in cunctis locationibus ipsarum questarum omnes questores illas et illa nunc et in futurum observare pro- mictant. Que capitula et constitutiones et ordinamenta mandato dicti domini abbatis et in eius presentia ac dictorum questuariorum in publico et generali capitulo, au- dientibus et intelligentibus preceptoribus predictis et ipsis questoribus per me nota- rium infrascriptum et supranominatum fratrem Iohannem de Cussano preceptorem de Marchatello vulgari sermone lecta et publicata fuerunt de verbo ad verbum ita et b. in questa parte la pergamena risulta consunta c. in questa parte la pergamena risulta consunta d. la pergamena presenta una rasura e. la pergamena presenta una rasura f. in questa parte la pergamena risulta consunta 224 Raffaela Villamena taliter quod ab omnibus audiri potuerunt. Et deinde durante dicto Capitulo affixa steterunt in dicta domo in loco deputato pro dicto capitulo ita et taliter quod ab omnibus questoribus cothidie videri et legi potuerunt subdicto vulgari sermone de grossa littera, ut omnes litterati et non litterati ea legere et intelligere possint pro eorum libito voluntatis g. Que capitula, constitutiones et statuta sub dicto vulgari sermone sunt ista. In nomine Sancte et Individue Trinitatis Patris et Filii et Spiritus Sancti glorioseque matris Virginis Marie ac gloriosi confessoris dicti Sancti Antonii Viennensis totiusque celestis Curie Paradisi Amen. Per che per il tempo passato certi questuari si sono disonestamente portati ne le loro queste usando di grandissime disonestate e altre detestabile abusione per le quale la religione de Sancto Antonio he stata molto calumpniata diffamata he calump[...] h per le quale cosse il reverendo in Christo Padre et Signore monsignore labbate di Sancto Antonio moderno e suoy predecessori anno ricenuto grande reprehensione he querelle tanto in corte di Roma dal Sanctissimo nostro sancto padre il papa he da il Sacro Collegio degli Cardinali chome in altri luoghi da diversi signori he altre spetiale persone. E per cio a refre- natione degli errori passati he per obviare a ongni scandolo e calumpnia per lo tempo a venire lo prenominato monsignore labbate volendo il presente capitolo se faza nella citta di Foglino e quello seguire e finire a honore di Dio e di Sancto Antonio fa ordini he statuisse gli presenti he infrascripti capitoli ordina he statuti he costitutioni cogli questuari predetti cogli quali e sotto gli qualii intende he vuole tutte le queste pertinente e spectante alla Badia di Sancto Antonio di Vienna concedere e allogare e non altrimenti ordinando gli detti capitoli, statuti he Constitutione inviolatamente observare per essi e loro condutori e questuari le dette queste de qui avanti alla pena che se declarera he imponerasi negli contracti quasopra dicto si faranno. Et primo el prefato monsignore labbate revoca ongni e qualunche mandato vicariato o possanza fosse stata datta o conceduta a frate Gulielmo Battonati comandatore di Norges o ad altri vicari o procuratori, comissari o mandati fossero stati per tutto il tempo passato per insino a questo di presente e quanto in loro vicariati o comissione si potesse contenere. E anchora revoca ongni e qualunche mandato vicariato e possanza com- missione o licenza avesse datto ne ditto ne fatto el predetto frate Gulielmo Battonati a qualunche persona o questore o a chi tenesse queste pertinente al prefato monsi- gnore labbate sia revocato annullato e casso. Item ordina e vuole el prefato monsi- gnore labbate che tutti gli suoy questuari passati gli restituischano e pongano in sue proprie mani ongni vecchio mandato per lo prefato monsignore labbate ho per suoy predecessori o per suoy vicari per gli tempi passati concesso inhibendo a ciascheduno che non debbano piu per lavenire quelli usare ne fare usare per altrui ma che ciascheduno ripligli mandato nuovo nella forma consueta. Item che le concessione he allogatione delle dette queste quale se faranno per gli vicari dello prefato monsi- gnore labbate in questo capitulo o altre parte se intende essere ad usanza di bona questa nella forma usata per lo passato cioe che esso monsignore labbate sia tenuto affare bone le soe queste de guerra generale de forza de signore e de comunita he g. voliitatis nel testo h. la pergamena presenta una macchia i. segue i cassata dallo scrivente I Cerretani come intermediari degli Antoniani 225 per questa casone sia tenuto a fare a suoy questuari ragionevole diffalchatione e non per altro rispecto o modo o via qualunche se sia. Item vuole he ordina el prefato mon- signore labbate che tutti e conductori e questuari predetti o loro substituti quali anderanno per le queste portino honesto abito di panno honesto cioe mantello nero col sengno della potentia nel pecto al modo consueto e che non debbano lassare el detto habito per la questa loro ne per una giornata apresso gli confini e limitte di dette lor queste e che tali questori averrummodo se debbano fare adimandare o farli nominare fratri del detto ordine ma se debbano fare adimandare confratri o vero mandati o procuratori del prefato ordine. Item vuole he ordina el prefato monsignore labbate che ongni qualunche persona che avesse avuto questa alchunaj per alchuno altro sancto non possa avere questa dal prefato monsignore labbati in quella parte dove per altro sancto avesse cerchato ne apresso a quella a tre giornate ordinando che gniuno degli detti questuari o conductore possa ne debba nella sua questa quale avesse dal dettok monsignore labbate o suo vicario possa portare altro habito che di sancto Antonio ne per altro sancto possa questare apresso a detta questa per tre giornate chome e detto di sopra. Item che niuno questore possa ne debba dire ne fare dire dessere prete o vero sacerdote o in ordini sacri se veramente non fosse ne anchor possano ne debbano pigliare ne fare pigliare dinari per dire messe ne dare absolutione alchuna ne udire confessione ne absolvere voti alchuni pertinente he spectante al prefato abbate o sua religione ne anchora possino celebrare o fare matrimoni ne in quelli inpazarsi ne anchora alli mancho absolvere per qualunche casone si sia ne anchora altre abusione fare ne sanctionare. E contrafacendo a a l questo ordine statuto et decreto quelli tali questuari o mandatari siano ipso facto privati di dette loro queste et may per lo avenire possano avere queste in detta religione. Item che gniuno questore possa ne debba usare incantamenti ne indovinamenti ne sortilegi ne altre false suggestione ne deceptione ne arte illicite contro la fede e di sancta Romana chiesa prohibite e reprobate. Item che gniuno de gli detti questuari e conductori debbano ne possano imponere messe calici ne croce ne confessione udire ma sola- mente habiano a intimare lo stato ella indigentia del monasterio e degli poveri di Sancto Antonio he annuntiare he predicare le indulgentie concedute per li Romani pontifici alli benefactori della religione di Sancto Antonio sopradetto e di cio che adimandano o ricevano cioe gli voti legati oblatione e altri subfidi facti a honore e nome di sancto Antonio volontariamente per le bone gente e devote persone e ancora debbiano predicare e declarare la confraternitade del detto rodine di Sancto Antonio. Item che gniuno degli detti condutori o questuari possa ne debba absolvere del voto dandare a Sancto Antonio di Vienna ne retrahere o impedire alchuna persona che tal voto o volunta avesse di fare tale viagio sotto la pena di perdere sue cerche e di quella pena sopradetta della abusione. Item che gniuno de gli predetti questori debbano ne possano vendere o impegniare o alienare ne permutare alchuni beni immobilem della religione di Sancto Antonio in qualunche modo si sia. Item vuole e ordina ut supra ad similitudine degli altri capituli antiqui che tutti voti, legati, testamenti, donationi j. lacerazione della pergamena k. segue o cassata dallo scrivente l.ain interlinea m. segue i cassata dallo scrivente 226 Raffaela Villamena o altre oblatione ascendente oltre alla summa de venti firini doro de camera fatti e datti per qualunche modo he forma in nomine he reverentia di sancto Antonio sienno e pertengano al detto monsignore labbate e suo monosterio et non se intendino compresi in le allogatione del presente capitulo infra la quantita de detti venti firini sienno interamente de detti questuari et conductori excepto calici, cruce, paramenti sacerdotali e libri quale cosse se intendino essere del detto monsignore labbate e sua religione non obstante le allocatione predette. Item che tutti conductori e questuari predetti debbiano pagare gli loro pagamenti in gli termini he loghi debiti secondo gli pacti e conventione se conterranno nigli loro contracti e quando non pagassero sia licito al detto monsignore labbate o suo procuratore o vicario mandare a detti questuari per ricevere gli pagamenti e gli detti questuari cioe ognuno di loro i quali non avessero pagato sianno tenuti ciaschuno per chi avesse colpa di retardare e non provedere al commissario o messo di monsignore labbate o di suo vicario sianno tenuti [...]n ogni di predetto [...]o messo sara retardato da poy il termine debito non essere expedito. Item vuole he ordina el prefato monsignore labbate non essere tenuto ne obligato agli detti questuari e conductori fare difalchatione ne sconto alchuno per scroccho o per danno luno questuario facesse a laltro ne per gente darme stessero o sogiornassero o passassero p per gli payesi quali fossero armati ne anchora per casone de Case hospitali Capelle o fraternitade o Capella di sancto Antonio per nessuno modo ne finalmente per altre casone o ragioni che per le sopardette del secondo capitulo. Item occhorendo Caso licito per lo qualeq diffalchatione lecita della [...]r el detto monsignore labbate o suoy vicari cioe per ghuerre generale se debba ellegere uno homo discreto o piu per sua parte e il questuario al quale la diffalchatione se avesse affare debbia elegere similmente una o piu persone per la sua parte. Quali e- lecti habiano arbitrio e possano differire e limitare la diffalchatione quale se avesse affare he alloro determinatore per luna partes e per laltra se debba stare di veramente che quando quello t asseresse essere perduto se raquistasse el questuario sia tenuto a vista extimatione de fare lo debito aldetto monsignore labbate o suo vicario. Item che tutte le lettre necessarie de veschovi e signiori e prelatti eclesiastici e degli signori temporali e comunitade e homini spetiali se debbiano impetrare alle spese de detti conductori e questuari. Item in caso de impedimento che avenesse adetti questuari e conductori che non potessero intrare ne loro queste ne quelle fare per le Cagioni sopradette detti questuari o conductori sianno tenuti notificarlo infra duo mese e megio al prefato monsignore labbate o suo vicario o Comissario acio se possa provedere he altrimente gniuna diffalchatione debbiano avere. Item che gli detti conductori e questuari debbiano ciascheduno di loro infine dele loro conductioni lassare le loro queste ciascheduno la sua piantata e ben disposta e in bona divotione. Item che ciascheduno degli detti conductori e questuari debbiano fare in le loro queste inventario de tutte case terre vingne possessione e beni stabili de sancto Antonio quali troveranno in le loro queste he infine della loro allocatione debbiano n. in questa parte la pergamena risulta consunta o. in questa parte la pergamena risulta consunta p. giuntura di due pergamene q. segue o cassata dallo scrivente r. la pergamena presenta una rasura s. a margine H di mano successiva t. segue rasura con una linea I Cerretani come intermediari degli Antoniani 227 detto inventario reponere e assignare nella mane del prefato monsignore labbate e de suo vicario o commissario E quelli che retornaranno al presente nelle loro cerche debbiano dare perscritto tutte quelle possesioni case terre quale sonno messe loro cerche predette. Item che nessuno questuario possa avere il mandato novo se prima non re presenta il mandato vecchio Etiamque che dia perscritto tutte le terre e castelle delle sue cerche e tutti gli veschoadi done si destende la sua cercha e etiamque tutti gli testamenti legati che sapesse essere stati fatti a lordine di sancto Antonio nelle sue cerche. Item vuole el prefato monsignore punire e condepnare per infino alla summa di cento ducatti larghi ciascheduno degli detti questuari o conductori quali cerchassero la cercha luno de laltro e vole poterlo privare di fatto della cercha sua propria e quelle concedere e dare a chi gli parera sanza dare notitia al detto scrocha- tore non obstante ongni legge municipali o decretti che impreiuditio della liberta della Religione in qualunche loco fosse stata fatta per lo passato o si facesse per lo avenire. Item che si per negligentia de detti conductori o questuari quali non andas- sero a cerchare le loro queste nel tempo debito ne occhoresse dannou o interesse in esse queste di tale danno o interesse quale v occhoresse ne potesse occhorere da poy il detto tempo che detta questa se debbe fare o essere fatta lo detto monsignore labbate non sia tenuto affare alchuna diffalchatione ne sconto alchuno non se possa per tali questuari adimandare. Item che alchuno questore non possa ne debba nelle sue dette queste cerchare o veramente adimandare se non una volta lanno a tempi debiti usitati e consueti secondo lusanza e consuetudine della detta questa. Item el prefato mon- signore labbate non sia tenuto ne obligato agnuno de suoy questuari fare difalcha- tione per guerra che fosse stata di qui indrietro ne per castello o vero payese guasti per ghuerra o per fuocho o per altra casone. Item se in le queste de detti questori e conductori fossero alchune castelle o ville le quali fossero state occupate a detti questori per forza de signoria non obstante la declaratione del secondo capitulo e no obstante che per lo passato ne sia stata facta declaratione da qua in avanti non vole lo detto monsignore labbate a veruno essere obligato. Item vuole e statuisse el prefato monsignore labbate che ciascheduno questuario o conductore delle queste di sancto Antonio non possa ne debba dare ne allogare ne fare cerchare ad altre persone le queste a luy concedute per lo sopradetto monsignore labbate o vero suoy vicari excepto che per quelli gli quali sono nominatamente nel mandato o vero procura sanza licenza del detto monsignore labbate o de suoy vicari salvo non fossero infermi di tale infermitade che giustamente avessero di essere excusati. Et chi facesse il contrario perda di fatto la sua questa e commissione he il predetto monsignore labbate o suo vicario possano dare e allogare a chi pareva loro dette queste di fatto sanza dare alchuna notitia a chi contrafacesse questo statuto decreto e ordinatione. Item che per obsidione o altra guerra della terra di Cereto o de Monte sancto o dongnialtro loco ove gli detti questuari o conductori habitano o habitassero al presente a tempo futuro el prefato monsignore labbate o altri per Luy non sia tenuto fare alchuna defalchatione ne sconto. Item similmente che monsignore labbate per se ne per altri per Luy non sia tenuto fare alchuna defalchatione per represaglie o per altra prohi- u. danno aggiunto in interlinea v. segue i cassata dallo scrivente 228 Raffaela Villamena bitione quale fusse stata facta per debito o per altra colpa degli omini de Cereto o vero de Monte sancto o de altro luocho dove gli sopradetti questori o conductori habiteranno. Item vuole statuisse e ordina el prefato monsignore labbate che qualunche conductore e questuario de qualunche luogo o di qualunche grado stato e conditione si sia per veruntempo se trovasse obtenere ne dovere obtenere ne anchorque impetrare dal papa patriarchi archiepiscopi episcopi ne altri prelati ecclesiastici. O vero re, du- ci, baroni e qualunque altri signori temporali e comunita licentie o vero licentia brevi bolle lettere o altri contracti a termine e da dette persone volunta de fare ne per altrui fare fare a petitione e nome e volunta de qualunche luogo chiesa hospedale case persona o vero persone privato spetiale o vero generale de qualunche grado stato e conditione si sia tanto ecclesiastico quanto seculare queste comissione luogo chiesa hospedale casa e viagi del predetto sancto Antonio o cerchassse a peticione altre che del detto monsignore labbate o de sua religione nel nome de sancto Antonio sopra- detto inperiudicio e contro la religione sia ipso facto sanza altra monitione privato o vero privati in perpetuo dongni aquesta loco e comissione casa chiesa hospedale e viagi officii e benefici obtenuti ed avere obtinere e questo alla pena de perpetua privatione delle sopradette cosse e alla pena di ducento ducatti doro quali se appli- cano la metta alla Camera apostolica e laltra metta al detto monsignore labbate ovvero di sua religione secondo parera alla volunta del detto monsignore labbate. Item vole el prefato monsignore labbate che se alchuna legge municipale o statuti o altre ordinatione e lettre missive di qualunche grado o conditione potessero essere fatte ne ordinate a Cereto o a Montesanto o quivi essere mandate o in gniuno altro luocho dove habiti o habitasse al presente ne per tempi futuri alchuno o vero alchuni questuari quale fussero indanno o pro iuditio del prefato monsignore labbate e nelle quale leggi e decreti statuti o lettere se contenesse che nessuno questuario o altri per lui non potessero pigliare adimandare proferire o fare proferire a queste pertinente al prefato monsignore labbate benche fossero state per e tempi passati o fossero al presente dalchuna persona. vuole el prefato monsignore che dette leggie statuti decreti o lettere missive sianno cassew anullate e degniuno valore cum cio sia cossa chelle sonno ingrandissimo preiuditio e danno del prefato monsignore labbate. He vuole statuisse e ordina che dichi avanti ongni persona possax pighare conducere proferire e fare proferire quello piu gli paresse [...] y quelle liberamente alzare a quella summa e quantitade gli paresse he vuole che tali persone non caschino ne possano cadere in alchuno danno ne pena pecuniale o di quale conditione potessero essere ne contenesse in alchune leggi e decreti o statuti fatti per detti questuari o per lettre alchune fatte ne mandate per alchuno signore temporale o spirituale. Ma che cia- scheduna persona possa allocare offerte chome a luy parera a ogni questa non riguardanno che dette queste fossero state ne fossere al presente dalchuno tenute ne allogate per gli tempi passati he vuole el prefato monsignore labbate che dette leggi e statuti ordinatione o lettre sianno revocate et di gniuno valore chome se may non fossero state fatte ne ordinate. Item vuole el prefato monsignore labbate che se w. segue o cassata dallo scrivente x. possa in interlinea y. la pergamena presenta una rasura I Cerretani come intermediari degli Antoniani 229 alchuno questore che avesse questa o parte de questa non possa detta questa o parte lassare dare ne consignare nominatamente o secretamente a lor figliole per dota ne in nome di dota sotto pena dessere privato di detta questa e dongni prestanza avesse fatto e alla pena di non may potere avere questa o parte di questa in detta religione et foto la pena di ducatti ducento doro larghi quali siano ipso facto applicati cioe la metta al signore temporale sotto il quale stesse o habitasse quello tale che controfa- cesse al detto statuto decreto e ordinatione laltra metade sia applicata allopera e fabrica del prefato monostero di Santo Antonio di Viena. Item vuole ordina e statuisse el prefato monsignore labbate che alchuno questuario non possa ne debba adiman- dare alchuno difalchamente degniuna possessione case o altri beni immobili quali fossero venduti per il passato ne che se vendessero per lo avenire per luy o per suoy vicari o legittimi procuratori per tale venditione non intende el prefato monsignore labbate ne sua religione essere obbligata a veruna difalchatione in veruna questa ne loco dove tale venditione fossero state fatte o savessero a fare per gli tempi a venire. Item statuisse e ordina al prefato monsignore labbate che per lo avenire non sia alchuno religioso ne questore che olsa ne presuma pigliare torre per alchuno modo ne via alchune bestie picchole o minute o grosse o dalchuna rasone che sieno quale bestie pertenessero o potessono pertenere ad alchuno religioso comandatore o que- store benche dette bestie fossero portate datte o consegniate in alchuna preceptoria oratorio Cappella overo spedale di Santo Antonio o vero che dette bestie fossero per passagio duno loco ad altro Reservato in questo Capitulo statuto o decreto la Co- manderia o vero preceptoria di Firenze quale non se intenda esserez sottoposta in questo capitulo ordine statuto e decreto ma possa ongni bestiame debba e sia licito a chi quella governera in nome del prefato monsignore labbate possa pigliare ongni bestiame grosso o minuto e ongni altre limosine quale fossero portate e mandate in detta preceptoria cioe di Santo Antonio di Firenze e questo atteso alle grave he in supportabile spese occhoreno in sua lanno alla stessa preceptoria da diverse persone e da diversi loghi Ma vuole el prefato monsignore labbate che ongnialtra persona religiosa o questuario non presuma ne ardischa pigliare alchuna cossa sopradetta che appartenesse luna alaltra benche dette bestie non stessero in altri luoghi choma acchadde in marema E questo sotto alla pena di diece ducatti doro per ongni volta che alchuno religioso o comandante in questo errore chadesse. E se alcuno questore fosse che per lo avenire controfacesse a questo statuto ordine et voluntade del prefato monsignore labbate sintenda essere caduto ipsofatto in pena di venticinque ducatti doro quali sieno ipsofacto applicati al prefato monsignore labbate quando tale errore o manchamente se trovera sera datto fede a chi tal manchamento reportera avendone fede inscritto da doa o tre persone dengnie di fede o vero da persona publica cum fede publica. Quibus quidem capitulis, constitutionibus et ordinamentis preinsertis ut prefertur lectis et publicatis dicti questores videlicet fratres Laurentius Gordini preceptor Fulginei, Iohannes Giliberti preceptor Valterre, Iohannes de Pro- vanis preceptor Viterbiensis, Laurentius de Solerio preceptor Montisboldi. Iohannes de Cussano preceptor de Marchatello, Petrus Carteri preceptor de Montesanto, Iaco- z. i cassata dallo scrivente 230 Raffaela Villamena bus Visconte preceptor Florenzole supranominati. [...] Jacobus Benedicti Mathei de Cereto, Zuctius Iohannis Zuccii de Montesancto, Petrus Iacobi de Pontano, Gentilis Baptiste et Georgius Baptiste de Montesancto, Andreas Petri Telli de Burgo Santi Bassi, Guccius Antonii de Guccio, Iohannes Colay, Benedictus de Antonio et Fran- ciscus de Iacobo de Antonio de Cereto, Zuccius Zuccii de Montesancto, Marcus Benedicti et Petrus Ginonis Gentilis et Nolfus de Anyano de Cereto et Pontanus Benedicti de Cereto, Fabricius Cesaris, Antonius Francisci, Franciscus de Iohanni, Ludovicus Panelli, Attavianus Baptiste, Marinus Baptiste et Dominicus Marini Bap- tiste de Montesancto ac Theodorus Bartholi de Strata de Cereto Spoletanensis dio- cesis ibidem [...] unum post alium huismodi capitula, constitutiones et ordinamenta bene intellexisse dixerunt ac ratas et gratas, rataque et grata habuerunt illasque et illa sponte acceptaverunt et illis consentierunt promiseruntque et ad sancta Dei evangelia scripturis sacrosanctis per eos et quoslibet eorum sponte tactis, iuraverunt ipsis capitulis, constitutionibus et ordinamentis et contentis in eis nullomodo contra- venire sed ea in omnibus et per omnia prout in eisdem capitulis continetur observare. Acta publicata et facta fuerunt omnia et singula premissa in ecclesia et domo pre- ceptorie predicte Santi Antonii Fulginei sub anno inditione dieaa mense et pontificatu quibus supra. Presentibus ibidem venerabilibus viris dominis Francisco Toselli pre- ceptore generali domus Sancti Antonii Sancte Crucis Viennensis diocesis, nobili Iohanne de Aquanigra, Iohanne Fabri curato [...]Valelilliarum, Andrea Rineti clerico Anitiensis diocesis, Iohanne de Iousello presbitero Bisuntinensis diocesis, Antonio Gortini clerico Lugdunensis diocesis et pluribus aliis testibus ad premissa vocatis spetialiter atque rogatis. (ST) Et me Ludovico Vitalis presbitero canonico monasterii Sancti Antonii Viennen- sis diocesis notario auctoritate apostolica publico qui in premissis omnibus et singulis dum sicut premittitur agerentur publicarentur dicerentur et fierent unam cum preno- tatis testibus presens fui eaque sic fieri vidi et audivi et in notam sumpsi ex qua hoc publicum instrumentum manu aliena, me aliis occupato negotiis, fideliter scriptum extraxi et in hanc formam publicam redegi, signoque meo consueto quo in publicis fungor instrumentis signavi in fidem omnium et singulorum premissorum requisitus et rogatus.

aa. segue i cassata dallo scrivente