Manipolati I Test Antidoping»

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Manipolati I Test Antidoping» 18 dicembre 2012 Il Resto del Carlino «Manipolati i test antidoping» «NO SMOKING GUN»: nessuna pistola fumante. Seduto nel salotto della propria casa di via Pomposa, Michele Ferrari risponde con una metafora da... cowboy all’inviato di Al Jazeera. Al centro dell’inchiesta del pm padovano Benedetto Roberti, e nel mirino dell’Usada assieme a Lance Armstrong, Ferrari risponde alle domande di un incalzante Lee Wellings, in parte in inglese e in parte in italiano. Rigettando, come ha fatto in due recenti ampie interviste al Resto del Carlino , l’accusa di aver mai «prescritto, suggerito o favorito l’uso del doping ad atleti professionisti». Sono centinaia, afferma Ferrari, «i ciclisti cho seguito in trent’anni di carriera medica: solo pochissimi mi accusano direttamente, ognuno forse per ragioni personali e specifiche che presto potranno essere accertate». L’INTERESSE del reporter di Al Jazeera (lo special, intitolato Pedaling a lie?, pedalando sulle menzogne , è andato in onda venerdì alle 21), è ovviamente focalizzato soprattutto sulla vicenda di Lance Armstrong, cui l’Unione Ciclistica Internazionale ha recentemente cancellato le vittorie nei sette Tour de France; anche a seguito delle relazioni professionali con Michele Ferrari. Che ribadisce come «non ci sia stato un solo test antidoping che abbia dato esito positivo». La smoking gun , la pistola fumante dell’esito di un controllo, «non esiste nei suoi confronti e neppure nei miei», afferma il medico ferrarese; che parla espressamente di «cospirazione», da parte dell’influente commissione antidoping statunitense. «I fatti per quanto riguarda Armstrong sono molto chiari — dice fissando la telecamera —: o lui è clean , pulito, ed io credo che sia pulito; oppure i test sono stati fatti male o addirittura manipolati...».Nell’intervista, che dura quasi sette minuti, non si parla delle circostanze dell’inchiesta di Padova (nel quale oltre a Ferrari sono coinvolti anche alcuni ciclisti amatori della nostra città), affidata al pm Benedetto Roberti. Che non parla con il medico sportivo né con il suo avvocato Dario Bolognesi, ma piuttosto con la rivista specializzata Cycling Pro (la stessa che ad ottobre aveva diffuso su Internet un libro-choc su Ferrari): «Stiamo chiudendo le indagini preliminari — afferma il magistrato —, su Ferrari c’è una montagna di materiale, è un’indagine cui tengo molto». Perché non ha mai interrogato il medico ferrarese? «Se ci teneva tanto — taglia corto il pm —, poteva presentare una memoria tramite il suo avvocato». Nel frattempo un altro ciclista professionista (l’ex campione d’Italia Giovanni Visconti) è stato squalificato per tre mesi dal Tribunale Nazionale Antidoping con l’accusa di aver «frequentato» Michele Ferrari. Sull’ultimo numero di Cycling Pro parla anche Leonardo Bertagnolli, l’ex ciclista che ha reso una confessione choc al magistrato padovano, riferendo i propri rapporti con Michele Ferrari incentrati sull’uso di Epo. «E’ il più bravo. (...) Ha esperienza, conoscenza. E’ uno curioso. Non è il diavolo. E’ un buon uomo, tutto sommato. E’ molto semplice e la sua intelligenza è scendere al tuo livello, essere a misura d’uomo, anzi di corridore. Dopo che hai conosciuto Ferrari, tutto il resto è zero». Il Resto del Carlino «Conconi sperimentava l’Epo su se stesso» L’ex rettore: «Che nausea» «I ‘MIRACOLI’ dell’Epo e del professor Conconi». Questo il titolo del capitolo choc del libro di Sandro Donati (ex allenatore federale) che torna sulle vicende della ‘scuola ferrarese’ di sport, e in particolare sul suo attore principale. Francesco Conconi: descritto da Donati come «dedito all’utilizzo sistematico di Epo su se stesso, per migliorare le proprie performance ciclistiche». Nel libro Lo sport del doping (Edizioni Gruppo Abele), il capitolo su quanto avvenuto a Ferrara tra la fine degli anni ’80 ed il 1997 è amplissimo: quaranta pagine di atti processuali, riletture di avvenimenti, giudizi tonanti. Conconi è esplicitamente accostato al diavolo, e Donati cita a più riprese «le lettere che spediva a case farmaceutiche straniere per ottenere grandi quantità di Epo con cui attuare sperimentazioni sui suoi ‘topini’». Per Donati in realtà l’ex rettore provava di persona l’eritropoietina («a 56 anni scalava lo Stelvio con prestazioni da professionista grazie a valori di ematocrito vicini al 60%»), e il ricorso al doping era sistematico per assistere, assieme al proprio staff, campioni di primo livello. Da Francesco Moser a Manuela Di Centa, di cui Donati rievoca il ‘misterioso’ ricovero a Ferrara, e l’intervento cui l’ex olimpionica fu sottoposta al Sant’Anna. Oltre alla figura professionale e personale di Conconi, Donati prova a smontare anche la validità del test che porta il suo nome (universalmente riconosciuto come un metodo di valutazione degli atleti): «Un mezzo bluff...», scrive l’ex allenatore della nazionale di atletica. La replica di Conconi è lapidaria: «Me ne guardo bene dal leggere quanto torna a scrivere Donati. Querelarlo? Non lo considero neppure». I fatti riportati nel libro? «Sono relativi ad eventi al centro di un processo nel quale io ed i miei collaboratori fummo assolti — dice Conconi —; vent’anni dopo la storia continua, Donati e chi in tutto questo periodo ha fatto lega con lui per sostenere le sue verità continua a tirarmi in ballo, forse perché così riesce a vendere di più». Conconi non leggerà il libro: «Anzi, me ne terrò ben lontano, solo al pensiero mi nauseo — chiude l’ex rettore —; ne ho già passate troppe per questa vicenda, ma a chi invece vuol prestarvi attenzione suggerisco di guardare non solo a cosa accadeva nella ‘scuola ferrarese’ ma anche in certi... terzetti composti da allenatori, giornalisti, magistrati». Il Resto del Carlino Mercatino all’ospedale LE OPERE realizzate dagli ospiti del centro diurno il Maccacaro di Ferrara sono da ieri esposte in una mostra-mercato all’ospedale Mazzolani Vandini di Argenta. Si tratta di originalissimi manufatti che possono essere regalati in occasione delle festività natalizie. L’iniziativa, benefica, rientra nelle attività terapeutiche, riabilitative e di integrazione dei pazienti del Dipartimento Salute Mentale dell’Azienda Usl di Ferrara. La Nuova Ferrara Ferrara Day Surgery: è il giorno della verità Domani il caso della clinica privata finisce davanti al Tar di Bologna I legali sperano che venga accolto il ricorso contro l’interdittiva CONTROLLI DEI MILITARI SULLE STRADE Denunce per guide in stato di ebbrezza e senza patente Un uomo di 38 anni denunciato per guida senza patente, un altro 38enne finito nei guai per guida in stato di ebbrezza e infine un 23enne denunciato per false attestazioni. E’ il bilancio dei servizi di controllo su strada condotti dai carabinieri del Norm della Compagnia di Ferrara per contrastare i fenomeni di guida pericolosa e sotto l’effetto di alcol o stupefacenti. Il 38enne B.W. è stato sorpreso a guidare senza la patente, che risultava già revocata dalla Prefettura. M.M., anche lui di 38 anni invece, era rimasto coinvolto in un incidente stradale senza feriti. A seguito degli accertamenti, è risultato che il conducente aveva un tasso alcolemico superiore al limite consentito per mettersi al volante, ed è stato denunciato per guida in stato di ebbrezza. Infine S.S. di 23 anni, dovrà rispondere di false attestazioni. Qualche giorno fa era stato a sua volta sorpreso dai carabinieri mentre guidava in stato di ebbrezza, ma in quell’occasione aveva fornito false generalità sulla propria residenza. Dopo le opportune verifiche i militari lo hanno scoperto ed è scattata la denuncia. di Daniele Predieri Se non è il giorno della verità, poco ci manca. Domani i giudici del Tribunale amministrativo regionale, il Tar di Bologna, sono chiamati a pronunciarsi sul ricorso presentato dai legali della clinica privata Ferrara Day Surgery, che è stata oggetto il mese scorso della interdittiva antimafia emessa dalla prefettura nei confronti dei suoi titolari, Giovanni Gligora e la moglie Maria Antonietta Scriva. I legali della clinica privata, che chiedono di non comparire, hanno già depositato una mole copiosa di documenti e anche ieri mattina hanno fatto avere alle cancellerie del Tar le ultime memorie a sostegno della tesi che il provvedimento adottato è sproporzionato e che non vi era assolutamente la necessità giudiziaria di bloccare una attività così accreditata con la clinica Ferrara Day Surgery. Una argomentazione che si fa forte della decisione emessa nelle settimane scorse, ai primi di dicembre, dal Tar della Calabria che ha accolto la richiesta di sospensiva presentata dai legali della società che fa capo a Gligora e che gestisce anche in Calabria altre strutture sanitarie importanti. Da quanto si apprende, i giudici amministrativi del Tar della Calabria hanno valutato che non erano sufficienti gli elementi portati a sostegno della tesi della prefettura di Reggio Calabria in merito a possibili o presunti coinvolgimenti criminali dei titolari, Gligora e la moglie. Tutto ruota come si ricorda attorno a rapporti o parentele strette riconducibili ad esponenti di cosche e famiglie della ’ndrangheta calabrese. Ma in questo caso, ad esempio, si tratterebbe di rapporti e contatti risalenti al 2005 e oltre, elementi che non avrebbero avuto valore probatorio per sostenere la tesi dell’infiltrazioni di organizzazioni criminali mafiose nelle società dei Gligora. Questo per quanto riguarda la situazione calabrese e dunque, anche per il caso Ferrarese, vi è buon motivo per sperare nell’accoglimento della sospensiva da parte del Tar di Bologna. Perchè, ricordiamo, la stessa prefettura di Ferrara aveva adottato il provvedimento sulla base di quello «gemello» preso dalla prefettura di Reggio Calabria. Nella interdittiva ferrarese vi era, più o meno, la stessa elencazione di rapporti – passati - e delle parentele con esponenti della ’ndrangheta. Ma nessun elemento nuovo che potesse supportare una possibile infiltrazione di organizzazioni mafiose a Ferrara, nell’ambito dell’attività di clinica privata. Clinica che continua a lavorare e che aveva visto i dipendenti mobilitati per difendere il proprio posto di lavoro, con una protesta davanti alla prefettura, visto il blocco delle convenzioni pubbliche conseguente alla interdittiva antimafia.
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