Giornale Maggio
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(r.e.) Forse ci siamo. Fissata per il prossimo 13 luglio, l’uscita del nuovo Harry Potter in piena estate promette di man- dare finalmente in archivio le eterne polemiche sulle stagioni “corte” del mercato italiano, allineando il nostro Paese agli standard europei e americani di programmazione. Se ne parla da almeno vent’anni e l’avvento dei multiplex – macchine costose, costruite non certo per sonnecchiare nei mesi di canicola – ha accelerato ulteriormente la necessità di por fine ad un’anomalia tutta italiana, dovuta più alle consuetudini delle conduzioni familiari in uso presso la nostra “industria” che alle effettive controindicazioni dell’estate mediterranea. Prova ne sia che in Spagna la stagione cinematografica non conosce interruzioni. Basterà soltanto un film? No, con tutta evidenza, ma c’è da credere che la scommessa Warner (dis- tributrice in Italia di Harry Potter e l’ordine della Fenice, il nuovo capitolo dell’avventurosa saga del maghetto, ormai cre- sciuto) finirà per trascinare la concorrenza, costringendo l’intera distribuzione a misurarsi con le esigenze di un’offerta competitiva anche sotto il sole di luglio. Ed anche per sale e circuiti si tratterà dunque di rimodellare la propria presen- za sul mercato, riducendo lo spazio solitamente dedicato alle riprese (già falcidiate dal proliferare dei Dvd e del down- loading più o meno legale) a tutto favore delle nuove prime visioni. Un’estate al cinema – il nostro consueto riepilogo della stagione uscente – prenderà conseguentemente il via nei primi giorni di agosto, mentre il cinema all’aperto di San Polo, orfano di ulteriori quarantamila euro per via dei tagli di bilancio, aprirà la sera di venerdì 10 agosto, per poi protrarsi con i film della Mostra sino al 9 settembre. Sarà un’estate di transizione, interlocutoria, intenta ad appurare – nei compor- tamenti del pubblico – l’effettiva efficacia della stagione “lunga”. Anche da noi. Il sorriso devastatore di Pierre Clémenti DI Emmanuelle Ferrari Nato nel 1942, Pierre Clémenti ha preso diventare quell’attore incandescente e ribelle potuto sfruttare lo statuto del “bel” martire, si parte, in trentotto anni di carriera, a più di che tutta una generazione ammirerà nel cine- rivolge alla scrittura, al teatro, al cento film davanti o dietro la macchina da ma di Pasolini, Bertolucci Garrel, Rocha. Un Mediterraneo, alla radio, e vive nella sua fami- presa. Nella sua lunga carriera d’attore radica- oscuro fatto di droga e di prigione a Roma lo glia d’elezione con Artaud, Warhol, Genet e le fu prima un orfano adolescente dalla bel- ferisce a morte. Sostenuto da tutta la sua fami- altri irrecuperabili. Muore velocemente nel lezza insolente che affascinò Visconti, poi un glia di cinema, e riconosciuto innocente trop- 1999, senza compromessi, vestito di bianco, seduttore tanto sadico con Luis Buñuel quan- po tardi, entra in una forma di collera politica innocentemente bello e elegante come il maggio to libertino con Michel Deville; poi un attore e spirituale, che lo porterà a realizzare dei film primo giorno, con il sorriso devastatore e eccentrico, al tempo stesso poeta e canaglia. stupefacenti, vero sfogo di questi anni violen- dolce di un uomo che da solo riassume tutta 2007 Gli anni settanta lo portano naturalmente a ti. Rifiutando le sceneggiature che avrebbero la modernità del cinema. Una minifiera campionaria della mimesi musica/cinema DI Giovanni Morelli A volte esplicitamente espresso, a volte celato e esempio quella giovanile, che tanto esalta nel naggi cinematografici, magari interpretati da resistentemente riparato anche dagli affondi tempo minimo così come altrettanto nel tempo musicisti come nella pellicola in cui Gustav delle analisi più brusche o cattivanti, a volte vel- brucia, divora, espelle, le sue creature (opere Leonhard ‘fa Bach’ nel Bach-Film degli Straub, leitariamente sbandierato, il rapporto di mime- effimere quasi farfalle). In tal senso, parassitan- o Kremer ‘fa Paganini’ nella favola biografica di si fra cinema e musica, e non meno il suo rove- do forme e modi della indicibilità d’esistenza Schumann. I casi in cui un illustre ma scono- scio, il rapporto di mimesi fra musica e cinema, delle opere cinematografiche, intrufolandosi sciuto grande regista come Alexander Hammid è un gran bel campo di azione critica. Lo è stato nelle pieghe dei suoi statuti, la musica che anatomizza filmicamente figure di grandi viven- e lo sarà sempre di più. indossa bene parati da cinema lascia intendere, ti (ora non più) della musica, congelando la Al cinema serve, questo genere di affondi, per a tratti, un pensiero-sentimento che potremmo loro arte musicale in reperti da microscopizza- trascendere il sistema chiuso delle sue assimila- volgarmente immaginare come una sorta di re. I casi in cui il regista si estenua nel tentati- zioni alla narrativa, per ovviare alle giustificazio- bofonchiato: «Attento, cinema, che musica sei e vo irrealizzabile di riuscire ad evocare, come se ni dei suoi artefatti in termini eccessivamente musica resterai» (ossia: attento, che sei mio il cinema fosse un tavolino a tre gambe, una contenutistici: trame, intrighi, peripezie, cata- figlio, che dipendi in tutto e per tutto da me, figura mitica di musicista criminale e avanguar- strofi, psicologismi, sociologismi, allegorie. anche quand’eri muto, che arte della manipola- dista del Rinascimento (come accade a Herzog Sempre al cinema serve, laddove si scoprono in zione del tempo sei, come me, e che se non stai che viaggia fra Napoli e derelitti anfratti Lucani atto nel testo cinematografico delle analogie ai patti, un giorno o l’altro ti frego e mi ripren- alla ricerca del principe Gesualdo). I casi in cui con i processi che sovrintendono o sottostanno do il pubblico tuo…). la problematica della lotta mimetica all’ultimo al lavorio grammaticale, sintattico e retorico Musica e cinema stanno giocando dunque le sangue fra regia soggetto e musica oggetto dell’opera musicale, per innestarsi in una tradi- loro parti in questa commedia (o tragedia che (Godard/Rolling Stones) giunge al limite di clo- zione di formalizzazioni e di fruttificazioni lin- sia, o tragicommedia) di un rispecchiamento nare l’opera, il titolo stesso, in due unità guistiche che non hanno dietro le spalle soltan- mimetico essenzialmente sospeso, ovvero sopravviventi: il film dei musicisti (e dei loro to quei pochi cento anni che conta la sua (del segreto, abbastanza dormiente. Con la ‘minifie- produttori) e il film del regista che la vince nella cinema) breve vita. (Un’infanzia se la rapportia- ra’ in programma alla Pasinetti, con questa ‘ras- formula del “solo questa è l’opera dell’autore”, mo a quella millenaria della musica universale). segna’ dal titolo Stentoree mimesi, si è voluto ri-appropriandosi del ‘suo’ finale e della ‘sua’ Alla cultura musicale farsi chiamare in causa, in un po’ sgombrare il campo (lasciando al futuro fonica e del ‘suo’ sonoro. una prospettiva d’attenzione, dalla scoperta di gli esiti della partita maggiore) della problema- L’ultimo caso proposto, quello del quasi-autori- un processo creativo condiviso con il cinema fa tica proposta, da alcuni differenziati casi di tratto di Harry Partch, è la testimonianza della il buon gioco sia della attenuazione del divario mimesi tutt’altro che dormiente o segreta. ricerca di un musicista che esperisce un’arte di imposto ai rapporti di recezione fra prodotti di Piuttosto una mimesi plateale. L’abbiamo defi- tradizione corta (più corta di quella del cine- un’avanguardia che ha fatto il passo più lungo nita ‘stentorea’. ma): una musica scritta per strumenti di sua della gamba, perdendo di vista, quando si guar- Sono i casi di quei film in cui il rapporto cine- personale invenzione (deprivati di ogni legame da dietro, gli ascoltatori passivi, il pubblico o il ma/musica diventa tematico, oggetto di descri- col passato nel modo più radicale). Come si popolo, e, dall’altra parte, i prodotti di una fan- zione oggettiva o mitica o favolosa o imperti- suol dire: buona visione. tasmatica ri-oralizzazione della musica, per nente. I casi in cui i musicisti diventano perso- Anno XXI, n. 5 maggio 2007 Autorizzazione Tribunale di Venezia n. 1070 R.S. del 5/11/1991 Nel mondo del blues DIRETTORE RESPONSABILE Roberto Ellero DI Claudio Donà Mensile edito dal Comune di Venezia Delle molte iniziative con cui l’America ha Americhe. Il secondo film della serie, The Soul invece la grande stagione del rock inglese, che Ufficio Attività Cinematografiche festeggiato nel 2003 l’Anno del Blues, la più of a Man, è stato realizzato da Wim Wenders, proprio dal blues neroamericano ha tratto linfa REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE importante è stata probabilmente quella che ha che ha scelto di affrontare la tensione dramma- vitale. Per parlare del British Blues degli anni 60 Palazzo Mocenigo, San Stae 1991 avuto per artefice, sia come regista che come tica, sempre esistente nel blues, tra il sacro ed il sono stati intervistati alcuni dei suoi protagoni- 30125 Venezia produttore esecutivo, Martin Scorsese. Il suo profano, esplorando la musica e la vita di tre sti, da Eric Clapton a Van Morrison, da Stevie tel. 0415241320, fax 0415241342 From Mali to Mississippi è infatti il primo di grandi artisti quali Skip James, Blind Willie Winwood ai Rolling Stones. http://www.comune.venezia.it/cinema/ sette documentari, riuniti con il semplice titolo Johnson e J.B. Lenoir. In Piano Blues un ispira- C’è chi ha definito Godfathers and Sons una [email protected] di The Blues, alla cui realizzazione hanno con- to Clint Eastwood torna a raccontare, quindici sorta di Blues Brothers degli anni 2000. Qui il tribuito altri sei registi, ognuno dei quali ha anni dopo Bird, il mondo della musica che regista Marc Levin affianca al figlio del fondatore DIRETTORE Roberto Ellero esplorato secondo la propria sensibilità diversi ama, attraverso un vero e proprio tesoro di fil- della leggendaria Chess Records un giovane cele- REDAZIONE Norma Dalla Chiara (capo), aspetti del blues, riuscendo anche a dar voce ad mati storici e l’intervento diretto di alcuni mae- bre rapper, del gruppo dei Public Enemy, con lo Noemi Battistuzzo alcuni dei suoi vecchi e giovani protagonisti.