26 Settembre 2021 -

Onorato in aiuto marittimi Saremar

MILANO – Abbiamo una sola parola, e questa è “aiutare i marittimi italiani a trovare imbarco”. Così il gruppo Onorato ha deciso di rispondere alla crisi di Saremar, invitando tutti i marittimi dell’ex società di proprietà della Regione Sardegna, a inviare i loro curricula agli uffici del personale del gruppo Onorato e quindi a Moby, e Toremar.

Ogni singola posizione e qualifica professionale – afferma una nota del gruppo Onorato – sarà valutata, presa in considerazione e messa in diretta relazione con la domanda di figure professionali da parte delle compagnie del gruppo sulle varie rotte da queste esercitate.

“Crediamo sia un nostro dovere civico parlare con i fatti – sottolinea un

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portavoce del gruppo Onorato – e intervenire in questi casi tentando non di innescare polemiche bensì di trovare soluzioni pratiche non certo facili in un momento così complesso, ma certo più percorribili anche a fronte di una disponibilità e flessibilità operativa dei lavoratori marittimi”.

Saremar: da Flotta sarda a fallimento

CAGLIARI – Era il 15 Giugno 2011: la prima nave della Regione Sardegna marchiata con i Quattro Mori e la scritta Saremar affittata con nolo armato, la “Scintu”, salpa dal porto di Civitavecchia per raggiungere Golfo Aranci. Qualche giorno più tardi, il 22 Giugno, un altro traghetto, “Dimonios”, avrebbe assicurato il collegamento tra Vado Ligure e . Nasceva così la Flotta sarda, una sperimentazione, anche legislativa, prima bocciata dalla Commissione europea e oggi affossata definitivamente dal Tribunale dell’Ue che ha confermato l’ipotesi di aiuto di Stato, ribadendo la necessità di recuperare i 10,8 milioni spesi dalla Regione quale contributo all’iniziativa. L’idea della Giunta di allora, guidata dal presidente di centrodestra Ugo Cappellacci, era diventata una realtà come risposta al caro-tariffe praticate dalle compagnie di navigazione accusate di aver messo in piedi un vero e proprio cartello sui prezzi. Questo genera un lungo braccio di ferro tra la Regione e le società finito sul tavolo dell’Antitrust dopo un inutile tentativo di mediazione. Nel frattempo monta la protesta sull’aumento dei biglietti da parte degli imprenditori, soprattutto turistici, e degli emigrati sardi. Il varo della Flotta sarda, in effetti, mette in moto un meccanismo al ribasso sui prezzi da parte delle compagnie marittime concorrenti. Dopo il primo anno, le navi della Saremar riprendono il mare a metà Gennaio 2012 tra e Civitavecchia. Intanto il Consiglio approva la legge che consente alla Regione di diventare armatore a tutti gli effetti. Ma la normativa doveva essere notificata a Bruxelles prima di far ripartire le navi. Nel 2014, in piena campagna elettorale per le regionali, arriva la prima doccia fredda dalla Commissione europea che boccia una parte del sostegno concesso alla Saremar.

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La Regione fa ricorso e ora il tribunale Ue conferma la prima bocciatura rigettando le istanze. Per le casse della Regione non ci sarà, però, nessun aggravio rispetto alla restituzione chiesta con la sentenza di Bruxelles: le risorse sono già in parte state recuperate con la liquidazione della Saremar e la vendita dei traghetti. Con le prime pronunce della Commissione Ue e l’impossibilità all’epoca per la società di restituire quasi 11 milioni di aiuti di Stato, la strada obbligata per la Compagnia Sarda di navigazione resta quella del fallimento. Nell’Aprile 2015 partono le lettere di licenziamento ai 167 lavoratori e nello stesso anno si avviano le procedure fallimentari che portano alla privatizzazione del servizio (ora in capo alla Delcomar dell’armatore maddalenino Franco Del Giudice) e alla vendita dei traghetti.

Fondi regionali per i marittimi Saremar

CAGLIARI – Un fondo di oltre 3,3 milioni per i lavoratori della Saremar, la compagnia che si occupa dei collegamenti con le isole minori. Il problema: la società è in liquidazione e la procedura per il nuovo affidamento è in corso. In mezzo ci sono i dipendenti che chiedono garanzie per il loro posto di lavoro. Ora arriva l’intervento della Giunta regionale sarda con uno stanziamento per il biennio 2016-2017. Tutele per tutti, a partire dai lavoratori del cosiddetto turno generale, ovvero dei precari chiamati a prestazioni temporanee che non dovessero essere impiegati dal nuovo affidatario del servizio. Riguardo ai dipendenti amministrativi, invece, sono previsti meccanismi di riprotezione occupazionale consentiti all’interno delle società in house della Regione. Altri 350mila euro all’anno saranno stanziati per le attività di vigilanza, monitoraggio e controllo – da affidare con procedura di evidenza pubblica – sul servizio di collegamento e per tutta la durata del relativo contratto. Ulteriori strumenti di tutela sono infine previsti dalla delibera per il personale della società di navigazione regionale che, alla data del 31 Marzo prossimo, abbia maturato il minimo dei requisiti utili per il pensionamento e

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per questo non rientrerebbe tra i beneficiari della clausola di salvaguardia. «Tutti gli altri dipendenti – ricorda l’assessore dei Trasporti Massimo Deiana – saranno tutelati dalla clausola sociale inserita nel contratto di servizio, a seguito dell’aggiudicazione del bando di gara inviato il 18 Novembre scorso a Bruxelles per la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea». Il futuro? «Adesso andiamo avanti con la procedura di affidamento del servizio che – assicura l’assessore – sono certo si dimostrerà adeguato e rispondente alle esigenze dell’intera comunità isolana». Grande soddisfazione per i fondi destinati ai marittimi da parte dei due consiglieri regionali sulcitani Luca Pizzuto (Sel) e Pietro Cocco (Pd). «E’ stato scongiurato il rischio – spiegano – che gli errori fatti dalla precedente amministrazione, che hanno portato alla liquidazione di Saremar, ricadessero sui lavoratori. Con questa delibera nessuno rimane a terra, tutti i lavoratori saranno tutelati e nessuno verrà lasciato solo: queste sono le azioni del Centrosinistra di governo che mette al centro della politica la tutela degli ultimi e la salvaguardia del lavoro».

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