Speciale25anni CASA BETANIA 1993-2018 DIRETTORE RESPONSABILE PAOLO BUSTAFFA
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speciale25anni CASA BETANIA 1993-2018 DIRETTORE RESPONSABILE PAOLO BUSTAFFA REDAZIONE MARCO BELLAVITIS, ADOLFO BONTURI, MARIA LIVIA BRAUZZI, GIUSEPPE CIONTI, GIUSEPPE E SILVIA DOLFINI, MATILDE DOLFINI, MAURIZIO LORENZONI, STEFANIA MORONI, SERGIO SCIASCIA, RITA SPIZZIRRI, GAETANO VALLINI. ILLUSTRAZIONI DI LORENZO TERRANERA GRAFICA WWW.OTTAVIOSOSIO.IT FINITO DI STAMPARE NEL MESE DI MAGGIO 2018 PRESSO LA TIPOGRAFIA NUOVA ARTI GRAFICHE VIA DELLE SCIENZE, 14 - 02100 RIETI EDITORIALE io invece penso che... A CHI IN UN LONTANO POMERIGGIO ia di tessere relazioni tra persone e famiglie, romano esprimeva con convinzione la neces- di dire con i fatti le ragioni della speranza, di sità di “dieci, cento, mille Casa Betania” arrivò far nascere domande di senso e nel contem- un’inattesa risposta: “Io invece penso che non po indicare strade per incontrare le risposte. debba esserci neppure una Casa Betania, la Soprattutto per dire, attraverso la concre- città tutta dovrebbe diventare una Casa Be- tezza delle scelte, che nonostante tutto è tania”. possibile costruire i ponti della solidarietà e A rispondere era don Lugi Di Liegro diret- abbattere i muri dell’indifferenza. tore della Caritas della diocesi di Roma, ospi- In queste pagine non c’è chi sale in catte- te e relatore in una tavola rotonda organizza- dra per impartire lezioni: è la vita di ogni gior- ta in occasione di una delle prime Feste di no a prendere la parola per dire che nessuno Casa Betania. può vivere e crescere senza l’altro. Che nes- Alla “provocazione” si rimase in silenzio. suno ritrova sé stesso se non incontra l’altro. Poi, ascoltando le ragioni di quel dire, la men- In queste stesse pagine si scopre che il te e il cuore si aprirono. Si capì che quel pen- non “costruire” altre Casa Betania non signi- siero veniva da un “sogno” abitato dalla pas- fica affatto che Casa Betania debba cessare sione e dall’impegno per la dignità della di esistere ma significa che l’esistenza di Casa persona, in particolare di quella più povera, Betania è come quella del fiume che irriga il piccola, fragile. terreno perché fiorisca il giardino e non pre- Il “sogno” per don Luigi Di Liegro, come valga il deserto. per Casa Betania, non è mai stato il fuggire E così è avvenuto per 25 anni come narra dalla realtà perché ogni momento della loro questo speciale di ditutticolori. storia è stato un immersione nella vita degli Ogni pagina racconta, con il linguaggio ultimi per dare loro la parola, per aprire dia- dei volti, i passaggi dalla fatica alla gioia di loghi tra diversità, per risvegliare coscienze vivere, dalla tristezza del rifiuto al sorriso un po’ assopite, per rendere più attenti ed dell’accoglienza. efficaci il pensare e l’agire in politica. Ogni pagina è una tappa per fare memo- Queste pagine sminuzzano e raccontano ria viva, per cogliere nelle scelte compiute, come quel “sogno” si sia realizzato nei primi nelle prove condivise e nelle mete raggiunte 25 anni di una presenza incarnata nel territorio. quei valori e quegli ideali che le hanno ac- Casa Betania: un luogo e un tempo dove compagnate. Valori e ideali che non si affie- sono cresciute e crescono la volontà e la gio- voliscono con il passare del tempo ma che 3 CASA BETANIA speciale 25 anni 1993 PRIMA DEL 1 esigono di essere declinati nella realtà di oggi con la passione e l’intelligenza di ieri. E poi ci sono i volti dei bimbi, delle mamme, dei volontari, dei responsabili, degli amici, dei rappresentanti delle istituzioni, a partire dalla scuola, a rendere piena di colori un’opera tanto umi- le quanto nobile. Casa Betania con gli sguardi di tutti loro ha guardato e guarda il mondo. Ha dato il via a una comunicazione fatta di ascolto e racconto che ha generato speranza, fiducia e responsabilità. E neppure ha avuto paura di denunciare l’indifferenza, il pregiudi- zio, il rifiuto. Le pagine che seguono confermano il pensiero di Casa Beta- nia che da sempre ritiene che l’identità non si protegge riparan- dola dentro una fortezza ma la si rafforza uscendo in campo aperto per tessere relazioni con persone diverse, per pensare e far pensare, per togliere le maschere del perbenismo. Un’avventura da spensierati e da illusi? Questo numero spe- ciale di ditutticolori dice esattamente il contrario. Chi sta nella storia con il realismo dell’amore non è un sogna- tore ma ha un sogno. La differenza è più che evidente. Sono trascorsi 25 anni, la storia di Casa Betania si è mossa e si muove nella consapevolezza che il suo sogno continuerà a rea- lizzarsi e che la cultura dell’accoglienza disegnerà il futuro della città. Paolo Bustaffa 4 BETANIA NASCE BEN PRIMA DEL 1993, ANNO IN CUI TROVA CASA IN VIA DELLE CALASANZIANE N. 12. NASCE NEL CUORE DI UN GRUPPO DI FAMIGLIE SOLIDALI CHE APPARTENGONO ALLA PARROCCHIA DI GESÙ DIVIN MAESTRO, E CHE VIVONO ESPERIENZE DI ACCOGLIENZA E DI PROSSIMITÀ NEL PROPRIO FOCOLARE DOMESTICO. NASCE NEL DESIDERIO APPASSIONATO DELL’ASSOCIAZIONE FAMIGLIA APERTA DI ESSERE SEGNO DI APERTURA E DI SOSTEGNO NELLA REALTÀ TERRITORIALE ROMANA. NASCE NEL GENNAIO DEL 1990 QUANDO SI COSTITUISCE LA COOPERATIVA L’ACCOGLIENZA. NASCE IN UNA PICCOLA STRAORDINARIA ESPERIENZA DI VOLONTARIATO CHE CONSENTE L’APERTURA DI UN PUNTO VERDE, CENTRO ESTIVO SOLIDALE PRESSO L’ISTITUTO VENDRAMINI. NASCE NELLA RACCOLTA DI 2000 FIRME IN POCHI GIORNI PER DIRE CHE IL DESIDERIO DI APRIRE UNA CASA FAMIGLIA È DI MOLTI. NASCE NELLA DISPONIBILITÀ DI UN TERRENO CHE LE SUORE DI CEMMO METTONO A DISPOSIZIONE PER APRIRE LA CASA, ANCHE SE POI NON POTRÀ AVERE SEGUITO. NASCE INFINE IN QUELLE CHIAVI CONSEGNATE IL 20 OTTOBRE 1992 DALLE SUORE CALASANZIANE DI UN IMMOBILE SITO IN VIA DELLE CALASANZIANE N. 12. ED ECCO È CASA BETANIA. 5 CASA BETANIA speciale 25 anni FAMIGLIA APERTA due 1993 donne al mattino... 1 PRIMA DEL CORREVA L’ANNO 1990 quando due don- nia purtroppo non era più con noi. Mauro ne s’incontravano al mattino nella chiesa di Terranera prese il suo posto e condusse la Gesù Divino Maestro, andavano a prendere Cooperativa per gli anni che seguirono fino al un caffè e poi, pian piano, camminando si 1999. dirigevano al lavoro: una andava al Gemelli, Poi gli incontri con le famiglie della comu- l’altra alla fermata dell’autobus. Passo passo, nità parrocchiale… Grande il desiderio di chiacchierando, i loro discorsi guardavano un sentirci laici impegnati nella Chiesa. Avevamo po’ la realtà e un po’ il sogno. La realtà era molti amici sacerdoti delle parrocchie confi- costituita da un gruppo di famiglie che nel nanti, ci sentivamo espressione di Chiesa. La territorio faceva esperienze di affido e allora presenza di monsignor Cesare Nosiglia, allora si parlava di come sostenersi, di quali erano i Vescovo del nostro settore, ci incoraggiava, e problemi, le relazioni con i servizi. Poi si co- così anche l’affetto ed il sostegno di monsignor minciava a parlare del sogno, che non era Salvatore Boccaccio, persona amica che tanto altro che una casa più grande dove poter ri- ci ha sostenuto. spondere alle tante domande di accoglienza L’associazione Famiglia Aperta, che da che in quel momento sentivamo spingerci anni lavorava per l’affidamento familiare su con urgenza. Roma, aveva un grande ispiratore: don Bruno Era buffo: si arrivava al Gemelli, ma il discor- Bersan. Dormiva in parrocchia ma gradiva la so non era finito e allora si andava alla fermata cena trascorrerla nelle famiglie. È così che dell’autobus e avanti indietro si parlava, si par- l’abbiamo conosciuto. È così che è entrato lava… Ripensando oggi a quei momenti sor- nella nostra casa. Con lui a cena c’era sempre rido e mi viene spontaneo l’accostamento ai qualcosa da raccontare. Il sorriso dei figli più due poveri discepoli che sulla strada di Em- grandi accompagnava questi momenti in cui maus andavano un po’ come noi senza sape- il lontano passato diventava presente. re dove quella strada ci avrebbe portato. Era- Nel ricordo di quegli anni ci sono tanti in- vamo un gruppo sparuto accumunato dal contri in via Pineta Sacchetti 420, molte sera- desiderio di dare qualche risposta in più. te in cui si parlava, si sognava, si cercava, si Gli incontri in Famiglia Aperta erano ricchi prendevano contatti, incontri con comunità di stimoli. Si pensava all’idea di costituirsi come religiose, con la Diocesi, con il Consiglio Pa- cooperativa: la sua nascita è avvenuta nel gen- storale, con la Circoscrizione. Si raccoglievano naio del 1990. Il primo presidente è stato Gian- firme nel territorio per cercare condivisione, 6 ni Caramazza; all’inaugurazione di Casa Beta- si presentava il progetto al Papa in occasione I PRIMI PASSI SU LL A STR ADA VE RSO CASA BETANIA della visita di Giovanni Paolo II alla comunità incontro e le cose importanti nascono in quel di Gesù Divino Maestro… Si raccoglievano clima. consensi, entusiasmi, qualche perplessità. Con la consegna delle chiavi da parte del- Un grande fermento sfociato nella dispo- le Suore Calasanziane nell’ottobre 1992 parte nibilità delle Suore di Cemmo di farci posizio- il grande entusiasmo. I giovani della parroc- nare un prefabbricato nel dicembre del 1991, chia con don Tonino trascorrono i fine setti- la prima pietra a marzo del 1992… E poi mana a via delle Calasanziane, si cominciano all’improvviso tutto si spegne. La Circoscri- i progetti per la ristrutturazione: pochi, po- zione ci dice che per dei vincoli non è possi- chissimi soldi, ma tanta fantasia, la disponi- bile. bilità di un prete operaio, gli infissi donati È stato quello il momento in cui ci siamo dall’Azione cattolica, la lista di nozze di una chiesti se era quello che veramente il Signore coppia di sposi e poi il contributo della Con- chiedeva alla nostra piccola comunità.