speciale25anni CASA BETANIA 1993-2018 DIRETTORE RESPONSABILE PAOLO BUSTAFFA

REDAZIONE MARCO BELLAVITIS, ADOLFO BONTURI, MARIA LIVIA BRAUZZI, GIUSEPPE CIONTI, GIUSEPPE E SILVIA DOLFINI, MATILDE DOLFINI, MAURIZIO LORENZONI, STEFANIA MORONI, SERGIO SCIASCIA, RITA SPIZZIRRI, GAETANO VALLINI.

ILLUSTRAZIONI DI LORENZO TERRANERA

GRAFICA WWW.OTTAVIOSOSIO.IT

FINITO DI STAMPARE NEL MESE DI MAGGIO 2018 PRESSO LA TIPOGRAFIA NUOVA ARTI GRAFICHE VIA DELLE SCIENZE, 14 - 02100 RIETI EDITORIALE io invece penso che...

A CHI IN UN LONTANO POMERIGGIO ia di tessere relazioni tra persone e famiglie, romano esprimeva con convinzione la neces- di dire con i fatti le ragioni della speranza, di sità di “dieci, cento, mille Casa Betania” arrivò far nascere domande di senso e nel contem- un’inattesa risposta: “Io invece penso che non po indicare strade per incontrare le risposte. debba esserci neppure una Casa Betania, la Soprattutto per dire, attraverso la concre- città tutta dovrebbe diventare una Casa Be- tezza delle scelte, che nonostante tutto è tania”. possibile costruire i ponti della solidarietà e A rispondere era don Lugi Di Liegro diret- abbattere i muri dell’indifferenza. tore della Caritas della diocesi di Roma, ospi- In queste pagine non c’è chi sale in catte- te e relatore in una tavola rotonda organizza- dra per impartire lezioni: è la vita di ogni gior- ta in occasione di una delle prime Feste di no a prendere la parola per dire che nessuno Casa Betania. può vivere e crescere senza l’altro. Che nes- Alla “provocazione” si rimase in silenzio. suno ritrova sé stesso se non incontra l’altro. Poi, ascoltando le ragioni di quel dire, la men- In queste stesse pagine si scopre che il te e il cuore si aprirono. Si capì che quel pen- non “costruire” altre Casa Betania non signi- siero veniva da un “sogno” abitato dalla pas- fica affatto che Casa Betania debba cessare sione e dall’impegno per la dignità della di esistere ma significa che l’esistenza di Casa persona, in particolare di quella più povera, Betania è come quella del fiume che irriga il piccola, fragile. terreno perché fiorisca il giardino e non pre- Il “sogno” per don Luigi Di Liegro, come valga il deserto. per Casa Betania, non è mai stato il fuggire E così è avvenuto per 25 anni come narra dalla realtà perché ogni momento della loro questo speciale di ditutticolori. storia è stato un immersione nella vita degli Ogni pagina racconta, con il linguaggio ultimi per dare loro la parola, per aprire dia- dei volti, i passaggi dalla fatica alla gioia di loghi tra diversità, per risvegliare coscienze vivere, dalla tristezza del rifiuto al sorriso un po’ assopite, per rendere più attenti ed dell’accoglienza. efficaci il pensare e l’agire in politica. Ogni pagina è una tappa per fare memo- Queste pagine sminuzzano e raccontano ria viva, per cogliere nelle scelte compiute, come quel “sogno” si sia realizzato nei primi nelle prove condivise e nelle mete raggiunte 25 anni di una presenza incarnata nel territorio. quei valori e quegli ideali che le hanno ac- Casa Betania: un luogo e un tempo dove compagnate. Valori e ideali che non si affie- sono cresciute e crescono la volontà e la gio- voliscono con il passare del tempo ma che 3 CASA BETANIA speciale 25 anni 1993

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esigono di essere declinati nella realtà di oggi con la passione e l’intelligenza di ieri. E poi ci sono i volti dei bimbi, delle mamme, dei volontari, dei responsabili, degli amici, dei rappresentanti delle istituzioni, a partire dalla scuola, a rendere piena di colori un’opera tanto umi- le quanto nobile. Casa Betania con gli sguardi di tutti loro ha guardato e guarda il mondo. Ha dato il via a una comunicazione fatta di ascolto e racconto che ha generato speranza, fiducia e responsabilità. E neppure ha avuto paura di denunciare l’indifferenza, il pregiudi- zio, il rifiuto. Le pagine che seguono confermano il pensiero di Casa Beta- nia che da sempre ritiene che l’identità non si protegge riparan- dola dentro una fortezza ma la si rafforza uscendo in campo aperto per tessere relazioni con persone diverse, per pensare e far pensare, per togliere le maschere del perbenismo. Un’avventura da spensierati e da illusi? Questo numero spe- ciale di ditutticolori dice esattamente il contrario. Chi sta nella storia con il realismo dell’amore non è un sogna- tore ma ha un sogno. La differenza è più che evidente. Sono trascorsi 25 anni, la storia di Casa Betania si è mossa e si muove nella consapevolezza che il suo sogno continuerà a rea- lizzarsi e che la cultura dell’accoglienza disegnerà il futuro della città. Paolo Bustaffa 4 BETANIA NASCE BEN PRIMA DEL 1993, ANNO IN CUI TROVA CASA IN VIA DELLE CALASANZIANE N. 12. NASCE NEL CUORE DI UN GRUPPO DI FAMIGLIE SOLIDALI CHE APPARTENGONO ALLA PARROCCHIA DI GESÙ DIVIN MAESTRO, E CHE VIVONO ESPERIENZE DI ACCOGLIENZA E DI PROSSIMITÀ NEL PROPRIO FOCOLARE DOMESTICO. NASCE NEL DESIDERIO APPASSIONATO DELL’ASSOCIAZIONE FAMIGLIA APERTA DI ESSERE SEGNO DI APERTURA E DI SOSTEGNO NELLA REALTÀ TERRITORIALE ROMANA. NASCE NEL GENNAIO DEL 1990 QUANDO SI COSTITUISCE LA COOPERATIVA L’ACCOGLIENZA. NASCE IN UNA PICCOLA STRAORDINARIA ESPERIENZA DI VOLONTARIATO CHE CONSENTE L’APERTURA DI UN PUNTO VERDE, CENTRO ESTIVO SOLIDALE PRESSO L’ISTITUTO VENDRAMINI. NASCE NELLA RACCOLTA DI 2000 FIRME IN POCHI GIORNI PER DIRE CHE IL DESIDERIO DI APRIRE UNA È DI MOLTI. NASCE NELLA DISPONIBILITÀ DI UN TERRENO CHE LE SUORE DI CEMMO METTONO A DISPOSIZIONE PER APRIRE LA CASA, ANCHE SE POI NON POTRÀ AVERE SEGUITO. NASCE INFINE IN QUELLE CHIAVI CONSEGNATE IL 20 OTTOBRE 1992 DALLE SUORE CALASANZIANE DI UN IMMOBILE SITO IN VIA DELLE CALASANZIANE N. 12. ED ECCO È CASA BETANIA.

5 CASA BETANIA speciale 25 anni FAMIGLIA APERTA due

1993 donne al mattino...

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CORREVA L’ANNO 1990 quando due don- nia purtroppo non era più con noi. Mauro ne s’incontravano al mattino nella chiesa di Terranera prese il suo posto e condusse la Gesù Divino Maestro, andavano a prendere Cooperativa per gli anni che seguirono fino al un caffè e poi, pian piano, camminando si 1999. dirigevano al lavoro: una andava al Gemelli, Poi gli incontri con le famiglie della comu- l’altra alla fermata dell’autobus. Passo passo, nità parrocchiale… Grande il desiderio di chiacchierando, i loro discorsi guardavano un sentirci laici impegnati nella Chiesa. Avevamo po’ la realtà e un po’ il sogno. La realtà era molti amici sacerdoti delle parrocchie confi- costituita da un gruppo di famiglie che nel nanti, ci sentivamo espressione di Chiesa. La territorio faceva esperienze di affido e allora presenza di monsignor Cesare Nosiglia, allora si parlava di come sostenersi, di quali erano i Vescovo del nostro settore, ci incoraggiava, e problemi, le relazioni con i servizi. Poi si co- così anche l’affetto ed il sostegno di monsignor minciava a parlare del sogno, che non era Salvatore Boccaccio, persona amica che tanto altro che una casa più grande dove poter ri- ci ha sostenuto. spondere alle tante domande di accoglienza L’associazione Famiglia Aperta, che da che in quel momento sentivamo spingerci anni lavorava per l’affidamento familiare su con urgenza. Roma, aveva un grande ispiratore: don Bruno Era buffo: si arrivava al Gemelli, ma il discor- Bersan. Dormiva in parrocchia ma gradiva la so non era finito e allora si andava alla fermata cena trascorrerla nelle famiglie. È così che dell’autobus e avanti indietro si parlava, si par- l’abbiamo conosciuto. È così che è entrato lava… Ripensando oggi a quei momenti sor- nella nostra casa. Con lui a cena c’era sempre rido e mi viene spontaneo l’accostamento ai qualcosa da raccontare. Il sorriso dei figli più due poveri discepoli che sulla strada di Em- grandi accompagnava questi momenti in cui maus andavano un po’ come noi senza sape- il lontano passato diventava presente. re dove quella strada ci avrebbe portato. Era- Nel ricordo di quegli anni ci sono tanti in- vamo un gruppo sparuto accumunato dal contri in via Pineta Sacchetti 420, molte sera- desiderio di dare qualche risposta in più. te in cui si parlava, si sognava, si cercava, si Gli incontri in Famiglia Aperta erano ricchi prendevano contatti, incontri con comunità di stimoli. Si pensava all’idea di costituirsi come religiose, con la Diocesi, con il Consiglio Pa- cooperativa: la sua nascita è avvenuta nel gen- storale, con la Circoscrizione. Si raccoglievano naio del 1990. Il primo presidente è stato Gian- firme nel territorio per cercare condivisione, 6 ni Caramazza; all’inaugurazione di Casa Beta- si presentava il progetto al Papa in occasione I PRIMI PASSI SU LL A STR ADA VE RSO CASA BETANIA

della visita di Giovanni Paolo II alla comunità incontro e le cose importanti nascono in quel di Gesù Divino Maestro… Si raccoglievano clima. consensi, entusiasmi, qualche perplessità. Con la consegna delle chiavi da parte del- Un grande fermento sfociato nella dispo- le Suore Calasanziane nell’ottobre 1992 parte nibilità delle Suore di Cemmo di farci posizio- il grande entusiasmo. I giovani della parroc- nare un prefabbricato nel dicembre del 1991, chia con don Tonino trascorrono i fine setti- la prima pietra a marzo del 1992… E poi mana a via delle Calasanziane, si cominciano all’improvviso tutto si spegne. La Circoscri- i progetti per la ristrutturazione: pochi, po- zione ci dice che per dei vincoli non è possi- chissimi soldi, ma tanta fantasia, la disponi- bile. bilità di un prete operaio, gli infissi donati È stato quello il momento in cui ci siamo dall’Azione cattolica, la lista di nozze di una chiesti se era quello che veramente il Signore coppia di sposi e poi il contributo della Con- chiedeva alla nostra piccola comunità. Ci ferenza episcopale italiana e di Famiglia siamo fermati. Il silenzio. Lo sconforto. Ciò che Aperta… Ecco la partenza. era stato costruito solo sulle nostre forze Il 13 giugno 1993 Casa Betania apre le sue veniva vanificato. E allora…. Ecco che la porte. Provvidenza si fa vita: la possibilità di un co- Silvia Terranera modato gratuito con le Suore Calasanziane ci consente di partire. Siamo nell’ottobre 1992. Un tempo breve ma anche un tempo lungo. C’è un luogo poi che ricordiamo in tanti con il sorriso: è quello dei monti, a Soraga, sulle Dolomiti, in una casa dove alla sera gli amici di Roma si ritrovavano e anche lì fanta- sticavano. È bello ricordarlo, perché quel luo- go era un luogo di pace, di festa, di gioia, di 7 CASA BETANIA speciale 25 anni GLI INIZI il primo

1993 segno di un grande sogno

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LE IMPRONTE DELLE MANINE caldi e amorevoli non si fermasse alla sua DI BIMBI SU UNA LASTRA famiglia o quelle che già da qualche tempo DI GESSO FRESCO erano impegnate nel dono. Ora c’era bisogno di una casa dove molti altri avrebbero potuto trovare il cuore caldo di una famiglia più gran- NELLA CASA di via Pineta Sacchetti 502, de capace di sostenerli nelle difficoltà che, dove ho abitato per diversi anni, in primavera insieme alle loro mamme, avrebbero incon- vi erano alcuni giorni in cui il giardino, che di trato all’inizio della loro esistenza. Si poteva solito era verde, diventava bianco sia nel prato cominciare installando dei container su un che sugli alberi da frutto. Era incantevole. terreno. Ma cominciava a piovere e Silvia tor- Quando passeggiavo lì, in quei giorni, provavo nò a casa velocemente. un sentimento di grande libertà e piccolezza. Quel sogno però era penetrato come un Entravo in una nuvola avvolgente, luminosa, seme nel mio cuore. Noi avevamo un pez- quasi come quella che accompagnava il cam- zetto di giardino dove forse i container del popolo di Israele nel deserto. avrebbero potuto essere installati. Ne parlai In uno di quei giorni del 1991 dei bambi- a Silvia, dicendole che avrebbe potuto pre- ni impressero le impronte delle loro manine sentare al nostro Consiglio generale una ri- su una lastra di gesso fresco: era il primo se- chiesta in tal senso. Le dissi che a domanda- gno di un grande sogno. Un sogno che si re non si sbaglia. vestiva di bianco come una sposa pronta alle La lettera di Silvia e Giuseppe fu inviata. nozze. Madre Myriam mi convocò dicendomi che il Avevo conosciuto quel sogno alcuni mesi Consiglio era propenso ma era necessario un prima, quando, in un pomeriggio prometten- discernimento comunitario, e poi interpella- te un forte temporale, nell’atrio di casa incon- re un avvocato, sentire gli uffici comunali. trai Silvia. Spesso alcune donne, quando Era l’inizio di dicembre 1991 andai a casa avevano un momento, venivano nella nostra di Silvia verso sera. Ciò che avevo in cuore mi Cappella a pregare. La salutai con curiosità faceva sentire come l’angelo Gabriele: avevo chiedendole: “Cosa hai pregato, Silvia?”. Mi una bella e buona notizia da dare, un Vange- rispose: “Ho un sogno”. E me lo raccontò bre- lo. La gioia di un inizio di cammino era travol- vemente. gente e sconvolgente: qualcosa di nuovo per Desiderava che l’impegno nell’accoglien- la vita. 8 za di bambini che avevano necessità di luoghi Trovai Silvia alla macchina da cucire. Ci abbracciammo, piangemmo e cominciammo Ma a un certo punto del colloquio con a dare gambe al sogno. La sua famiglia venne questo giovane presidente, appena eletto, a pregare e a cenare con la comunità, poi noi qualcuno chiese se ci fossero in zona altre a casa loro. Fu incredibilmente bello e affa- realtà in grado di poter offrire uno spazio scinante. Piccoli passi di incontri e sogni con- adatto, anche solo per l’inizio. Si menzionò la divisi da famiglia e comunità consacrata. scuola materna delle Suore Calasanziane che In seguito ci fu un riscontro positivo e un la Circoscrizione aveva in gestione da alcuni fermento di collaborazione: svariate riunioni anni e che pensava di restituire. Il presidente con i volontari, coinvolgimento della zona, promise che ne avrebbe parlato in Consiglio. delle parrocchie, delle famiglie. Non manca- Uscimmo da quell’ufficio con il cuore rono i dolori delle comunicazioni più ufficia- stretto. Una porta sicura si era chiusa. Se ne li, ultima quella del presidente della Circoscri- sarebbe aperta un’altra? A volte i progetti che zione: in sintesi, caldo apprezzamento, ma devono dare corpo ai sogni non sempre sono niente da fare, perché il terreno aveva un’altra subito quelli giusti. Ma è importante conti- destinazione d’uso. Nel giro di cinque minu- nuare a provare, non desistere. Perché se i ti sembrava che il sogno fosse proprio solo nostri sogni coincidono con i desideri di Dio, un sogno, che tutti ci fossimo sbagliati. prima o poi la porta giusta si trova. E spesso Tutto finito? Come deludere i bambini che quella che si apre è la porta della speranza. avevano impresso le loro impronte sul gesso? Che poi è ciò che voleva essere Casa Betania. Tutti volevano Casa Betania lì, vicino alle Suo- E che è tuttora. re da Cemmo, almeno per iniziare. La prima Sr. Mariacecilia Signorotto pietra era già stata posta dai costruttori veri, dorotea di Cemmo i bambini. Come fare? 9 CASA BETANIA speciale 25 anni ESPERIENZE davvero tutto è 1993 provvidenza

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ALL’APPELLO PER IL PICCOLO ADRIANO RISPONDONO I VOLTI DI CASA BETANIA

ADRIANO, un bellissimo bambino di due anni e mezzo, genitori eritrei: lei giovanissi- ma. Accompagnano da noi il bambino, sono profughi hanno camminato giorni interi nel deserto, con il piccolo: come siano approda- ti in Italia non riusciamo a capirlo. Adriano si adatta presto con noi, mentre i genitori lavorano in una stessa famiglia, poi un’altra e un’altra ancora: lei è nuovamente incinta. Quando nasce il secondo bambino, lei deve essere operata, le si prospetta più di un mese di ospedale e il neonato? La Domenica, dalla nostra cappella dell’Immacolata lanciamo un SOS ai fedeli che vengono ad ascoltare la S. Messa. Pomeriggio di sole, verso le tre e mezza suonano alla porta della nostra Oasi e nel giardino entra un pulmino dal quale scendo- no quattro bambini di diversa età, con i loro genitori che si presentano: Giuseppe e Silvia Dolfini hanno saputo della nostra preoccu- pata richiesta e ci dicono “Al piccolo pensia- 10 mo noi”. Io guardo i quattro bambini piccoli anche gravi handicap, in appositi appartamenti, per loro, di diversa età (tra loro una con evidente toglierli dagli Ospedali. handicap, poi vengo a sapere solo loro ospi- Il giornale “Dituttiicolori”racconta di mo- te) non ho parole ! menti molto belli che si vivono a “Casa Beta- Così, dall’Ospedale Gemelli il piccolo fra- nia”, dove la gioia e la cordialità sono assi por- tello di Adriano viene accudito dalla famiglia tanti del lavoro educativo che tende ad inse- Dolfini, con la quale nasce un’amicizia. rire e reinserire nella società, onesti cittadini. Nel frattempo, dal Comune di Roma che Avvalora e incentiva tutta questa attività, aveva con noi dei locali in affitto per un ples- Gesù presente nell’Eucarestia, primo ospite so di scuola elementare, ci vengono riconse- della casa, dove, dal Tabernacolo, benedice, gnati i locali. ascolta, promuove le buone proposte concre- Sappiamo che Silvia e Giuseppe hanno nel te di tutto il personale e degli ospiti che pos- cuore un ambizioso progetto: dedicarsi a sono trascorrere qualche momento con LUI. bambini bisognosi, allargando la loro famiglia Per questi benedetti 25 anni di intenso e naturale. Anche noi, nella nostra Oasi ospitia- proficuo lavoro, auguri alla famiglia Dolfini, mo tanti bambini bisognosi. Ci accordiamo e ai volontari agli amici sostenitori, agli ospiti cediamo loro in comodato gratuito il com- presenti e passati. plesso confinante con la nostra struttura. A noi, suore Calasanziane, si unisce la no- Stessi ideali, uguale desiderio di vivere stra Beata Madre Fondatrice che sicuramen- poveri tra i poveri, tanta fede e fiducia nella te, dal cielo, benedice e ci sostiene ad inco- Provvidenza che disegna sapientemente il raggiare e a mantenere viva l’idea di dedica- futuro di tante donne immigrate, a volte di- re spazio alla crescita umana e spirituale di sperate, che sono arrivate in Italia sperando ogni persona che la Provvidenza ci fa incon- in un futuro migliore per i loro figli e si ritro- trare. vano sole, spaventate, incapaci, incomprese. Suor Eugilde Filippi Farmar Per quante di loro la famiglia Dolfini è Calasanziana - Maggio 2018 diventata la loro famiglia, una famiglia colo- rata, variegata, che ha saputo creare un rap- porto molto forte nella Parrocchia, nel quar- tiere, con la Diocesi, con i Servizi per cui oggi, a Roma, è conosciuta con molti volontari e per un’assistenza invidiabile a pazienti con 11 CASA BETANIA speciale 25 anni UN VOLTO le mani

1993 sporche di un prete muratore

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IL SUO NOME ERA: Ruffolo Antonino. Le Monte Mario, frequentavano la parrocchia di sue mani di prete muratore e imbianchino San Francesco. La sorella Agnese racconta hanno lavorato sui muri di Casa Betania. 25 che Antonino non disse a nessuno della scel- anni fa. Fu il suo ultimo lavoro. Verso Natale ta che andava maturando. “Non potrò mai sarebbe morto “a stento” di tumore. Aveva dimenticare - ricorda - quella sera di luglio, 55 anni. subito dopo il diploma. Dal giardino chiamò Com’era don Antonino fa capire più delle mia sorella Giulia, chiedendole di scendere lodi convenzionali - che sanno sempre di fin- giù perché doveva parlarle; quando Giulia to e adulatorio – che cos’è Casa Betania e rientrò in casa, scoppiò la bomba: Antonino perché ha attirato un uomo così. Uno cioè aveva detto a lei, chiedendole di dirlo a tutti, che ha seguito davvero la parola di Gesù Cri- che sarebbe entrato nel collegio Capranica sto, con la sua vita e non a parole che sentia- per diventare sacerdote”. mo facili, ipocrite e troppe. Aveva i numeri E fu sacerdote “scomodo”. Illuminanti al per una brillante carriera: bello, di buona fa- riguardo sono le parole, sia pure levigate, di miglia, formato nel Collegio Capranica, che è Cesare Nosiglia, allora vescovo ausiliare di il massimo per i preti della chiesa cattolica. Roma, che lo incontrò per la prima volta nel Com’era Antonino da ragazzo lo racconta 1991. “Mi ha colpito subito il suo tratto bru- la sorella Agnese. “Fino all’età di 15 anni mio sco, non formalistico, schietto e la sua con- fratello è stato disordinato, un po’ svogliato, cretezza nel parlare delle situazioni e dei con molta voglia di giocare, pronto a trasgre- problemi. Ho capito che la sua vita doveva dire, abbastanza burlone. A scuola non an- essere stata difficile e le sue esperienze se- dava a gonfie vele; anzi una volta papà decise gnate da qualche incomprensione da parte di mandarlo da un falegname per lavorare anche dei superiori. (…) Credo che qui stia visto che a scuola aveva fatto fiasco; fu un il grande esempio che ci ha lasciato don An- breve periodo, ma a me faceva un po’ pena tonino: non bisogna solo aiutare i poveri, ma quando tornava a casa con gli occhi rossi per farsi povero con i poveri, ultimo con gli ulti- la segatura e per le sostanze usate per tratta- mi, ‘sporcandosi le mani’ (e lui se le è spor- re il legno; però lui non si lamentava. Già allo- cate sul serio e ogni giorno) per aiutarli a ra gli piaceva ‘fare’; era l’estate dopo la quarta trovare in se stessi la forza e la dignità della elementare”. propria promozione umana e sociale”. Presto il padre morì e i ragazzi dovettero Don Antonino fu prete operaio prima in 12 andare a studiare in collegio. Abitavano a Brasile poi tra gli operai italiani in Germania. UN VOLTO le mani sporche di un prete muratore

DON ANTONINO RUFFOLO E CASA BETANIA

Il Brasile allora era tenuto da una dittatura date a chiedergli un sacerdote per il Gruppo. militare, il che ne faceva uno dei posti davve- ‘Don Antonino ci va bene’, risposero Gemma ro pericolosi per un prete “troppo operaio”. e Olga. ‘Io vi ho avvisati, non venite a lamen- Le autorità religiose del luogo lo fecero par- tarvi con me se lo trovate difficile’, concluse tire in gran fretta quando sentirono imminen- don Tonino. Accidenti se l’abbiamo trovato te la minaccia. difficile! Quanto spesso ci abbiamo litigato! Dopo il periodo in Germania, don Anto- Però lo abbiamo rispettato e gli abbiamo vo- nino tornò a Roma. In quasi tutte le parroc- luto un gran bene. Forse perché abbiamo una chie un prete così spinoso era un problema. gran sete dell’esempio di preti che prendono Lo accolse don Tonino D’Ammando, grandis- il Vangelo sul serio”. E quel racconto termina simo parroco e vero padre per tanti nella con un ultimo saluto a don Antonino. “Addio, chiesa dei Protomartiri in via Gregorio VII. Qui ruvido cocciuto dal sorriso bellissimo che al don Antonino fece microimpresa edile con ‘Beati i poveri’ ci credevi davvero e ci avevi due uomini di quelli che sopravvivono per scommesso la vita: continua a darci una strada. mano”. Lavorò a potenziare il “Centro Accoglien- Ecco un uomo nei muri e nello spirito di za” della parrocchia condotto da Sandra Casa Betania. Bona. “Lo ricordo con riconoscenza profonda a cura di Sergio Sciascia – scrisse Sandra – perché mi ha sempre so- stenuto negli ostacoli che ho incontrato, an- che familiari… Spesso veniva nei locali del Centro per incontrare le persone che vengo- no a chiedere un aiuto, scambiare con loro quattro chiacchiere, offrire un lavoretto”. Infine fu sacerdote nel Gruppo “Fede e Luce”, Movimento composto da comunità dove si incontrano figli con minorazioni men- tali, loro genitori e amici. E così un amico ri- corda l’entrata di don Antonino nella Comu- nità della parrocchia, nel 1984: “‘… E perciò abbiamo don Antonino’, concluse il parroco don Tonino a Gemma e Olga che erano an- 13 1 1991

Il mondo è ancora pervaso da venti di guerra: si iniziano le manovre di terra che porteranno all’inizio dell’invasione dell’Iraq e all’operazione “Desert storm”. L’8 dicembre si sancisce la fine dell’Unione Sovietica: i pre- sidenti di Russia, Ucraina e Bielorussia firmano a Belavezha il trattato che sancisce la dissoluzione dello Stato sovietico e la nascita della Comunità degli Stati Indipendenti. Aung San Suu Kyi vince il premio Nobel per la Pace e utilizza i soldi del premio per costituire un sistema sanitario e di istruzione a favore del popolo birmano. Papa Giovanni Paolo II pubblica l’enciclica Centesimus annus in occasione dei cento anni della Rerum Novarum di Leone XIII. L’8 agosto a Bari sbarca il mercantile “Vlora” carico di 12.000 profughi albanesi: 700 sono rinchiusi nello stadio della Vit- toria, dove per tre giorni divampa la rivolta.

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accadevaanni in quegli

1992

Il 18 marzo i sudafricani bianchi votano a favore di riforme politiche, che conclu- deranno il regime dell’apartheid ponendo le basi per la creazione di un governo multirazziale. L’ 11 dicembre a Sarajevo una carovana di pacifisti, in prevalenza italiani, di cui fa parte anche il vescovo di Molfetta e presidente di Pax Christi don Tonino Bello, entra a Sarajevo interrompendone, di fatto, l’assedio. La Prima Sezione della Corte Suprema di Cassazione pronuncia la sentenza de- finitiva che chiude il maxiprocesso di Palermo con 360 condannati su 474 impu- tati. Le condanne ammontano a 2.665 anni di carcere, 11 miliardi e mezzo di lire di multe e 114 assoluzioni; vengono comminati anche 19 ergastoli ai principali killer e boss mafiosi tra cui Michele Greco, Giuseppe Marchese, Salvatore Riina, Giuseppe Lucchese Miccichè e Bernardo Provenzano, di cui alcuni in contumacia e latitanti durante i processi. Il 17 febbraio a Milano il socialista Mario Chiesa, direttore del Pio Albergo Trivul- zio, viene arrestato dopo aver ricevuto una tangente di 7 milioni di lire. È il primo atto dell’inchiesta “Mani pulite” che segna l’inizio di Tangentopoli. Il 23 maggio si compie la strage di Capaci. Alle ore 17:58, sull’autostrada Palermo - Punta Raisi esplode una carica di tritolo che uccide il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. Il 19 luglio, invece, a Palermo alle ore 16:58 si compie l’altra strage di Mafia. Il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della scorta Emanuela Loi, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina, Agostino Catalano e Vincen- zo Li Muli, rimangono uccisi dall’esplosione di un’autobomba in Via D’Amelio. Il Catechismo della Chiesa Cattolica è promulgato da Giovanni Paolo II con la sua costituzione apostolica Fidei depositum mentre, nello stesso anno, il Magistero riabilita lo scienziato Galileo Galilei, condannato nel 1633.

15 CASA BETANIA speciale 25 anni È IL 1993 QUANDO CASA BETANIA NASCE, IN UNA PICCOLA REALTÀ TERRITORIALE ROMANA, DA UN GRUPPO DI FAMIGLIE SOLIDALI: UNA CASA FAMIGLIA APERTA ALL’ACCOGLIENZA DI

1998 BIMBI SOLI E NUCLEI DI MAMME CON BAMBINI. NASCE SOTTO IL CAPPELLO DELLA COOPERATIVA L’ACCOGLIENZA. I PRIMI ANNI SONO DI ENTUSIASMO, DI 1993 1993 2 PASSIONE. LA FAMIGLIA DI SIVIA E GIUSEPPE DOLFINI ABITA LA CASA.CON UNO SPIRITO DI GRATUITÀ E DI SERVIZIO MOLTE FAMIGLIE E SINGOLI SOSTENGONO NEL QUOTIDIANO LA CASA E SI PRENDONO CURA DEI SUOI OSPITI. È IL TEMPO DELLA COSTRUZIONE DELLA COM U NITÀ , DELLA FORMAZIONE DEI VOLONTARI, DI METTERE IN PRATICA PRINCIPI E VALORI CONDIVISI. VENGONO ACCOLTE LE PRIME MAMME, I PRIMI BIMBI. E VENGONO ACCOMPAGNATI VERSO IL FUTURO. ED È PROPRIO PER COSTRUIRE IL FUTURO, PER RISPONDERE A BISOGNI NUOVI, CHE SI PENSANO E SI REALIZZANO ALTRI SERVIZI: È IL 1996 QUANDO APRE LE SUE PORTE CASA GIULIA, IL PRIMO APPARTAMENTO DEDICATO AI PERCORSI DI SEMIAUTONOMIA DELLE MAMME IN USCITA DALLA CASA FAMIGLIA. NELLO STESSO ANNO PRENDE AVVIO IL LABORATORIO ARTIGIANALE DI SARTORIA DA TUTTI I PAESI.

16 CASA BETANIA siete venuti a rompere la quiete?

LE VOCI DEI NOSTRI FIGLI, DEI BIMBI DELLE MAMME ACCOLTE

13 GIUGNO 1993: inizia la vita di Casa Be- Il silenzio della casa durerà molto poco. tania. Siamo i primi ad entrare. Lasciamo via Presto si riempirà delle voci dei nostri figli, dei della Pineta Sachetti ed entriamo in questa bimbi delle mamme accolte nuova casa. Portiamo con noi ciò che è pos- sibile portare. Il salto è fatto. Ester, Cristina, C’è ancora l’erba nel giardino, gli aghi dei Emanuele, Carlo, Marta, Matilde Silvia e Giu- pini formano un tappeto che ci vorrà molto seppe. Ognuno comincia a prendere i suoi tempo prima di scoprire che sotto sotto c’è spazi anche se molto ridotti. l’asfalto. Guardiamo avanti. Il giorno dell’inaugurazione tanta gente Si fa la lista delle cose che mancano e per far festa e poi quelle parole serie ma pro- piano piano arriva tutto. La generosità è fonde di don Luigi Di Liegro che ancora oggi grande e, sorpresa delle sorprese, tante per- risuonano nella nostra mente: “Provocatoria- sone che bussano per chiedere se possano mente mi auguro che esperienze come quel- aiutare: nascono così i primi volontari. Un la di Casa Betania vengano a cessare non dono grande. perché inutili, si badi bene, ma perché si è sviluppata una cultura dell’accoglienza che La prima mattina, al risveglio, sul davan- muovendosi nella fase della prevenzione, può zale della finestra troviamo un gatto nero che evitare crisi, rotture, incomprensioni e quindi ci osserva con occhi molto curiosi: chi siete? interventi d’emergenza”. Siete venuti a rompere la quiete, il silenzio, i miei nascondigli preferiti… È uno sguardo Silvia e Giuseppe Dolfini indagatore, sta lì per un po’, poi un po’ per- plesso se ne va. 17 CASA BETANIA speciale 25 anni DOPO 25 ANNI I PRIMI VOLONTARI mi ritrovo sulle orme di Jean 1998 a contemplare Vanier

1993 1993 LA VITA DI QUESTI 2 NOSTRI FIGLI ORMAI GIOVANI ADULTI corso di laurea per corrispondenza in Scienza dell’Educazione e contemporaneamente in- segna all’Istituto inglese Mary Mount qui a Roma. G. ha finito il liceo e, a seguito di un grave CI SIAMO CONOSCIUTE 25 anni fa a Casa incidente stradale di cui è stato vittima, si è Betania. Ragazze provenienti dall’Africa e dai appassionato alle Scienze Infermieristiche che Caraibi, con figli da crescere, preoccupate del studia all’Università La Sapienza, trasforman- futuro. La situazione non era rosea, le incogni- do così un evento negativo in una risorsa. te tante, i parenti lontani. Le preoccupazioni ci E. è un poliglotta, conosce ben 5 lingue: facevano compagnia. Avevamo fatto bene a italiano, inglese, francese, tedesco e arabo. venire in Italia? Che prospettive avevamo per Durante il liceo ha frequentato un anno di i nostri figli? Siamo rimaste sempre in contatto, studi nella Svizzera tedesca, poi si è laureato abbiamo condiviso le difficoltà per la crescita in lettere alla Sapienza con specializzazione dei nostri ragazzi, ci siamo incoraggiate a vi- in lingua araba. Ha frequentato un master in cenda. Voglio bene a tutti questi giovani, li Inghilterra che prevedeva soggiorni in Tunisia sento un po’ miei nipoti. Mi ritrovo a contem- e in Yemen dove ha approfondito la lingua plare con un senso di gratitudine e di stupo- araba. Attualmente si trova negli Stati Uniti re la vita di questi nostri figli, ormai giovani per uno stage. adulti che, anche attraverso difficoltà di vario Il fratello M. è il simpaticone della compa- genere, sono diventati seri e responsabili, gnia. Dotato di un forte senso dello humor e tutti impegnati in un percorso di realizzazio- della comicità riesce a far ridere tutti. Ha fre- ne personale e sociale. Intanto sono diventa- quentato il liceo, ha lavorato in un fast-food ti tutti cittadini italiani, ma ognuno ha scelto per mantenersi a una scuola di recitazione una sua strada. Mio figlio frequenta la facoltà qui a Roma e ora si è trasferito a Genova per di Architettura e ha sempre lavorato, anche se frequentare una scuola di recitazione nel te- precariamente, per mantenersi agli studi: pri- atro di quella città. ma in un forno a consegnare il pane a domici- P., il più piccolo del gruppo, ha seguito i lio, poi sfrecciando per la città a recapitare genitori che da Perugia si sono trasferiti in pizze e ora come addetto alla biglietteria e Francia dove hanno trovato migliori possibi- factotum di un teatro del centro storico. Mia lità di lavoro. Lui, per ora, è solo un grande figlia, terminato il liceo in Italia, si è trasferita atleta del basket. presso la zia, a Londra, in cerca di migliori pos- Quanta vita prepotente è scaturita da noi, sibilità e attualmente lavora come cameriera è stata curata e nutrita da tanti e sta ora sca- in un ristorante. vando con forza il suo alveo, decisa a raggiun- S. ha completato la scuola superiore stu- gere un qualche mare! 18 diando in Italia e in Inghilterra, si è iscritto al Cristina Awat I PRIMI VOLONTARI Vanier, il fondatore delle Comunità dell’Arca e, per me, il cofondatore della Comunità di sulle orme Casa Betania. Quanta ricchezza, quanta pro- fondità, quanta esperienza di vita comunita- di Jean ria in quei brani! Ogni nostro incontro inizia- va con la riflessione personale su una di que- ste letture, poi continuava con il confronto Vanier del nostro vissuto con quello di un piccolo gruppo di volontari o, come succedeva spes- ERAVAMO UN GRUPPO so, con uno solo di loro. Quei momenti diven- DI PERSONE MA NON tavano occasioni forti di condivisione e di ANCORA UNA COMUNITÀ conoscenza fraterna durante i quali ci si apri- va all’altro senza timore di essere giudicati, ma con la certezza che l’altro ti avrebbe ac- colto così come eri. Quanta vita è circolata in quegli incontri, quanta linfa vitale che alimentava e faceva NON RICORDO IL GIORNO preciso del crescere Casa Betania! E allora abbiamo sco- mio ingresso in Casa Betania come volontaria, perto la bellezza di essere una comunità dove ma ho ancora vivo il ricordo di come sono i propri doni, per quanto poveri, si univano a stata accolta. Lo sguardo di Silvia e Giuseppe quelli degli altri. E nel momento in cui erano su noi volontari della prima ora era pieno di condivisi e consegnati generosamente diven- affetto e gratitudine e ci trasmetteva l’entu- tavano pane di vita per chi aveva fame di siasmo dell’avventura che stava incomincian- amicizia e di solidarietà. do. Abbiamo iniziato a guardarci con gli occhi Nel 1993 eravamo già un bel gruppo di e il cuore di chi è consapevole delle proprie persone. Ricordo Rosanna, Eugenia, Rachele fragilità, dei propri limiti ma sa anche che è che con la loro esperienza di donne di casa sulle fragilità e sui limiti che si fonda l’unione cercavano di organizzare le stanze: gli arma- vera tra persone che si scoprono parte della di, i letti, come disporre la biancheria, i vesti- stessa umanità. La comunità di Casa Betania tini dei bambini e tutto quello che riguardava allora è diventata il luogo in cui ci siamo senti- la sistemazione di una casa nuova. C’erano ti custoditi, accolti, accettati tutti, noi volonta- anche tanti giovani che collaboravano con la ri come gli ospiti, in una reciprocità e in uno stessa sollecitudine. scambio di doni che imparavamo a restituire a Eravamo un gruppo di persone ma non chi, come le mamme, non sospettava di averne. ancora una comunità. Ci sono voluti tanti e E ancora oggi, dopo 25 anni, condividia- tanti incontri, che si svolgevano di solito il mo il pensiero di Jean Vanier: “Una comunità venerdì sera dalle 21 alle 23 e oltre, per diven- cresce solo quando i suoi membri hanno ac- tare comunità, per maturare non solo atteg- cettato di non fare grandi cose, di non essere giamenti comuni di fronte agli ospiti, ma degli eroi, ma di vivere ogni giorno con una soprattutto per capire in profondità il senso speranza nuova... È in via di crescita quando del nostro servizio. Quante domande ci veni- riconosce che la grandezza dell’umanità è vano poste, a quante domande abbiamo l’accettazione della nostra piccolezza, della dovuto rispondere per guardare con auten- nostra condizione umana, del nostro essere ticità dentro noi stessi, per confrontarci con terra ma rende grazie a Dio di aver messo in gli altri, per metterci in ascolto dell’altro, dei un corpo limitato dei semi di eternità che si suoi bisogni, delle sue esigenze. manifestano attraverso i piccoli gesti quoti- In questo cammino di formazione ci han- diani di amore e di perdono”. no aiutato alcuni brani tratti dai libri di Jean Rita Spizzirri 19 CASA BETANIA speciale 25 anni LA CAPPELLINA una presenza

1998 silenziosa e viva 1993 1993 2 È DA LÌ CHE NACQUE L’IDEA DELLA “DOMENICA DEL SILENZIO”

È SEMPRE COSÌ. Lui c’è. Siamo noi che a volte pensiamo di poter fare a meno della Sua presenza, di saper camminare con le nostre gambe. Nel 1994 abbiamo avuto il dono di poter avere l’Eucarestia in casa. Un dono inaspet- tato. Abbiamo ricavato una piccola parte del ti anni il giovedì sera si è fatta un’ora di Ado- salone, dietro ad una porta a soffietto per razione: si offrivano le fatiche, le gioie; si ri- avere la possibilità di trasformarla veloce- maneva in compagnia dell’Eucarestia per non mente in Cappella. dimenticare il senso del nostro servizio. Questa Presenza silenziosa e discreta ha Con fatica nel tempo ci sono stati momen- fatto bene a tanti di noi. In quella stanza si ti piccoli di interruzione, ma poi siamo torna- sono sempre fatti i primi incontri con quanti ti a cercare quel silenzio, quella contempla- chiedevano un aiuto e sapevamo che Lui c’e- zione di cui sentiamo sempre più la necessità. ra. A volte sentiamo l’inadeguatezza di que- Quante confidenze raccolte, quanti dolo- sta Presenza, ci sentiamo così poveri davanti ri ma anche tante gioie, tante speranze. a Lui. Ma forse il senso di questa Presenza è La Sua presenza ci ha sempre aiutato a proprio lì: non dimenticarci mai che è Lui il rimettere la barca dritta. È a Lui che abbiamo nostro Maestro e che solo a Lui dobbiamo sempre affidato le nostre fatiche, i nostri dub- guardare. bi. Siamo andati per ringraziare, per chiedere, Silvia e Giuseppe Dolfini per farci perdonare, per stare in silenzio. È da lì che nacque l’idea della “domenica del silenzio”. Un modo per aiutare a ritrovare se stessi. In quella giornata la casa si svuotava, i ragazzi andavano in gita e così anche le mamme, e la casa entrava nel silenzio: chi restava era nella preghiera e nella meditazio- ne. Una esperienza che tutti ricordiamo con gioia. 20 E poi? E poi i “giovedì di Betania”. Per tan- perdinciUN RICORDO bacco barile! QUANDO GIUSEPPE, IL PAPÀ DI CASA BETANIA, USCIVA FUORI STRILLANDO…

MI CHIAMO JIM. Ho 27 anni. Ho la pelle fuori strillando “Perdinci Bacco Barile!”. Ci nera. Cristina, mia mamma, è nata in Uganda. facemmo su una canzoncina. Anche mio padre è nato in Uganda. Mio padre C’erano regole da rispettare. Noi bambini lasciò mia madre prima che io nascessi. Mia facevamo i furbetti, ci nascondevamo, ne mamma leggeva molto, era bella, ed era pro- combinavamo… Ma i rimproveri non erano fondamente cristiana. Lo è ancora. mai cattivi. Lì mi sentivo a casa e quando Lì, in Uganda, la mia mamma non riusciva mamma veniva a riprendermi non avevo vo- a vivere. Si occupava di due bambini: erano i glia di andare via. figli di sua sorella, rimasti orfani. Li lasciò con Poi la mamma conobbe un giovane ugan- la nonna. E venne in Italia. Era il 1988. dese venuto in Italia per studiare. Lui faceva Appena arrivata trovò lavoro. E una casa tanti lavori, anche la mietitura e la vendem- piccola a Montespaccato. Ero piccolo, ma ri- mia, in Germania. S’innamorarono. Mia madre cordo bene la faccia di mia mamma quando rimase incinta. Mi ha raccontato che era scon- il padrone di casa ci mandò via. Così arrivam- volta. Ma quelli di Casa Betania l’aiutarono. mo a Casa Betania. Alcune volontarie organizzarono il matrimo- Casa Betania aveva delle case vicine, per nio, le cucirono l’abito e le prepararono il ospitare le mamme avviate verso l’autono- bouquet. mia. Noi andammo a casa Giulia, insieme ad Giuseppe accompagnò mia mamma all’al- altre due madri con due bambini. Era l’estate tare. Anni dopo mi disse: “Pensavo di accom- del 1994. pagnare all’altare le mie figlie, invece ho ac- Quasi tutto il giorno stavamo fuori: mia compagnato tua mamma.” mamma al lavoro, io a Casa Betania. Era bello! Così nacque mia sorella: carina che non vi Giocavo con gli altri bambini. Ho in mente dico. Mia mamma e il marito trovarono una Sara, Gabriel, Samson, Maurizio. Siamo stati casa e noi quattro andammo lì. Però pochi a scuola insieme. Con alcuni ci sentiamo an- anni dopo lui lasciò la famiglia. Mia mamma cora. lavorava. Io frequentavo le elementari e l’aiu- Ricordo le feste di Casa Betania. Ricordo tavo come potevo, specie con mia sorella la prima volta che mangiai una rosetta con piccola. un velo di burro e un po’ di zucchero. Ricordo Cinque anni fa mia mamma si ammalò il rubinetto dell’acqua in giardino: ci giocava- gravemente. La signora dove lavorava la li- mo, ci fradiciavamo e scappavamo via quan- cenziò. Quando mia mamma uscì dall’ospe- do Giuseppe, il papà di Casa Betania, usciva dale era indebolita e senza lavoro. Io, per 21 CASA BETANIA speciale 25 anni LABORATORIO DI CUCITO per intrecciare 1998 tante vite colorate 2 1993

fortuna, avevo trovato un lavoro NON ERA NEPPURE UN ANNO che fre- che mi permetteva anche di stu- quentavo Casa Betania quando Silvia, sapen- diare: ero iscritto all’università, do che conoscevo l’arte di unire l’ago con il architettura. Mi alzavo alle 4 del filo, mi chiese di poter realizzare delle tende mattino per portare il pane da un per alcune finestre della casa. Accettai con forno industriale ai negozi e alle piacere l’invito e subito mi misi all’opera. Era comunità. l’estate del 1995 e andammo insieme a sce- Ora mia mamma ha ripreso a gliere le stoffe e tutto l’occorrente. Cominciai lavorare, con molta fatica. Io lavo- con gioia a realizzarle e, tra un punto e l’altro, ro in un teatro, dove faccio di tutto. Silvia mi propose di iniziare a pensare di far Da metà pomeriggio alla notte. La parte del progetto per un laboratorio di cu- mia bellissima sorella è in Inghil- cito per le mamme ospiti della casa. terra con una zia. Il Progetto di Laboratorio artigianale ave- Mia mamma si preoccupa per- va un preciso intento: insegnare alle giovani ché con la tesi vado per le lunghe. mamme ad attaccare un bottone per sé o per Io la tranquillizzo: fra pochi i propri bimbi e poi, pian pianino, permette- mesi mi laureo. So che ce la farò: re loro di imparare qualcosa in più per crear- per me, per lei, per chi ci ha aiuta- si anche una piccola indipendenza economi- to nei periodi più difficili della vita. ca. E così si iniziò a insegnare alle mamme a Sì, ce la farò. fare un orlo, ad attaccare una chiusura lampo, a cura di Sergio Sciascia a effettuare piccole riparazioni, a tagliare le stoffe e, piano piano, a realizzare presine, ac- cappatoi per bimbi, borse, teli-mare, bombo- niere e tante altre simpatiche creazioni. Il tutto nasceva in un ambiente colorato da tante stoffe, da sorrisi e anche da piccole con- divisioni personali. Non sono mancati momenti difficili. Dif- ficile è spiegare come si usa bene un ago o come si fa un orlo; e difficile è anche spesso “imbastire” un sereno ambiente di lavoro. Allo 22 stesso tempo, occorreva attirare e acconten- LABORATORIO DI CUCITO per intrecciare tante vite colorate

UNA POSSIBILITÀ DI RISCATTO SOCIALE PER MOLTE DONNE

Insieme abbiamo condiviso anche diversi spazi. Il laboratorio, in questi 23 anni, non è tare i clienti, nonché fare in modo che noi stato ospitato sempre nello stesso luogo. Si tutti, volontari e mamme, avessimo alta la è iniziato a Casa Giulia, poi a Casa Betania e motivazione per fare bene e sempre meglio. in tanti altri posti sparsi nel territorio. Così In alcuni momenti sembrava proprio che il abbiamo potuto farci conoscere bene. Da Laboratorio non ce la potesse fare. Ma era poco è tornato a Casa Betania. Ora è uno spa- proprio in quei momenti che Silvia ci sprona- zio spesso illuminato dal sole; quel sole che va. Perché lei ci credeva veramente. vedevo brillare negli occhi delle mamme Ora che vedo quanto sia conosciuto ed quando, felici, mi mostravano quanto fossero apprezzato, mi torna in mente un momento diventate brave nel realizzare un lavoro a lun- particolare, nel quale mi sentivo scoraggiata. go studiato insieme. Capitò che andai a trovare in ospedale una Ogni tanto è bello incontrare alcune delle mamme che frequentavano il Labora- mamme che hanno frequentato il laboratorio torio. Mi disse - con le lacrime agli occhi – che e che ricordano felicemente quei periodi. Al- quel Laboratorio rappresentava tanto per lei: cune mi raccontano che il loro lavoro princi- rappresentava, soprattutto, la sua possibilità pale è ora un altro ma che, quando sono a di riscatto sociale. In quel momento ritrovai casa, fanno ancora piccoli lavoretti, come una grande forza in me e mi resi conto di stringere o allargare indumenti per i loro figli, quanto fosse importante per le mamme man- per loro stesse e anche per gli amici. Questo tenere in vita quel progetto. Per le mamme, mi rende contenta e significa che è stato uti- quel “poco”, rappresentava “molto” e non si le andare avanti. poteva più pensare di farne a meno. Così, con forza, occorreva continuare a fare e fare sem- “Io non sapevo niente pre meglio. del suo triste passato. Per tutte le mamme accolte nel laborato- E, nell’intrecciare insieme fili colorati, rio ho provato sentimenti profondi di affetto scoprivo il suo desiderio e condivisione. La condivisione è stata reci- di imparare a fare tante cose proca. Ho avuto la possibilità di ascoltarle e, per poter essere utile alla sua piccola, se lo desideravano, di consigliarle. Loro han- man mano che cresceva”. no rappresentato la possibilità di condividere momenti di importante scambio emotivo. Elena Magistrato 23 CASA BETANIA speciale 25 anni unESPERIENZE gesto 1998 e un sorriso

1993 1993 IL PASSAGGIO sentivo libera di aiutare, di prendermi cura dei piccoli, di preparare un biberon, di fare 2 A CASA BETANIA un bagnetto e di cucinare una minestra per CONSENTIVA A CIASCUNO la cena. DI COSTRU IRE Ricordo con affetto le notti di preghiera LA PROPRIA STORIA nella cappellina, la gioia e le premure dei vo- lontari quando nacque Emanuela. Mi sentivo ancora di più a casa mia. Essendo alla mia ARRIVAMMO A CASA BETANIA nel 1995. prima maternità, Leila, una volontaria amica, Un luogo incontrato per caso e che avrebbe con pazienza e dedizione mi insegnò a fare fatto nascere e crescere una vita che arrivava il bagno alla piccola. Ricordo poi la prepara- dall’Africa. Arrivammo e lì rimanemmo per zione al suo battesimo nella chiesa di Gesù circa 10 mesi. Che esperienza incredibile! Vi- Divin Maestro con i padrini Adolfo e Anna. vere tutti i giorni il pulsare di una famiglia Arrivò il momento di lasciare Casa Betania. allargata, con Silvia e Giuseppe e i loro figli Ma il mio cuore restava lì, in quel luogo che Matilde, Marta, Carlo ed Ester, e con tanti altri segnò l’inizio di una nuova vita per me ed piccoli fratelli, bambini e adolescenti, che fa- Emanuela, con tante sfide da affrontare. Rag- cevano di Casa Betania un giardino fiorito. giungemmo il Brasile e, in compagnia degli Durante la giornata c’era la presenza di amici di Casa Betania e di altri amici italiani, 2g tanti volontari, che arrivavano ciascuno al pro- continuammo la nostra storia. prio turno per irrigare queste piante e questi Emanuela è cresciuta, ha studiato e nel fiori, alcuni dei quali rovinati, con le loro foglie 2017 ha concluso il corso di studi in Pubbli- spezzate, altri con le radici fuori della propria cità e propaganda, lavorando anche nel set- terra, tristi, senza speranze per proseguire. Il tore. Io, a mia volta, ho fatto tutti gli studi regalo di un gesto, di un sorriso, di un abbrac- necessari per raggiungere una maggiore cio affettuoso o di una parola di amore e ri- dignità con un lavoro nel settore dell’educa- spetto era come un balsamo per alleviare le zione. Nel 2015 ho discusso la tesi e nel 2017 pene e dare impulso alla speranza, per pro- sono stata ammessa al dottorato presso la gettare il futuro e pensare che il nostro pas- Università Federale dell’Amazzonia. Ho inizia- saggio a Casa Betania serviva a ciascuno per to le lezioni per conseguire il dottorato nel costruire la sua storia. marzo di quest’anno. Tra poco sarò una ricer- Ricordo come ci riscaldava il cuore l’arrivo catrice. La presenza di Casa Betania nelle nostre di Mauro, il fratello di Silvia, che scherzava con vite è stata costante, con le preghiere, con l’aiuto i piccoli. Di notte, da soli con la famiglia Dol- economico quando avevamo bisogno, e perfi- fini, ci prendevamo cura dei bambini. In par- no per un ritorno in Italia nel 2006. È stata e ticolare mi sentivo stimolata dall’amore e continua ad essere la nostra famiglia allargata. dalla testimonianza di tanti volontari che non Con voi ho imparato come essere madre per lesinavano sforzi per renderci felici. E così ar- davvero. Grazie. rivavo a comprendere che anche io potevo Maria e Emanuela Do Carmo 24 contribuire alla ricostruzione di quelle vite. Mi da Manaus – Amazonas - Brasil UNA VOCE erano circa

le tre di notte

SQUILLA IL TELEFONO POCHE PAROLE E POI IL SILENZIO

ERANO CIRCA LE TRE di notte Abitava un isola sperduta delle Samoa. quando il telefono cominciò a squilla- All’altro capo del mondo e aveva fame. re… Era il 1997. Quando il telefono squilla di notte Sono passati 21 anni. E non abbiamo sono sempre delle emergenze. mai più avuto notizie. Pronto, pronto con chi parlo? Veniva dall’Africa per non si sa bene Da molto molto lontano una voce mi quali strade. dice “Silvia sono…” Era incinta. “Come stai? Che mi dici? Tutto bene?” Non parlava l’italiano, né nessun altra “Silvia non abbiamo da mangiare io ed lingua comprensibile, anche se la com- il mio bambino. Puoi mandarmi qual- prendevamo bene. cosa?” Un giorno a Fiumicino, sulla sabbia, “Sì, certo, dammi il tuo numero così poi trovò le cozze sulla riva, gli scarti vicino posso mandarti qualcosa all’indirizzo al porto, e come se niente fosse, così che mi dici” crude, cominciò a mangiarle con vora- Silenzio… “Allora? Questo numero? A cità. Le ricordavano la sua terra. fatica prendo giù una dozzina di nu- Il piccolo nacque sano. Un bel bambi- meri, li ripeto, me li cambia, li ripeto… no. “ci sentiamo domani” le dico. Poi un giorno volle tornare nel suo Pa- All’indomani provo a chiamare ma il ese. numero è inesistente. Silvia Terranera

25 CASA BETANIA speciale 25 anni ESPERIENZE dalla paura alla 1998 speranza 2 1993

NEL MIO PAESE, in Moldavia, non vivevo come un cane!” Così, dopo il parto, ho chiesto una vita sopportabile. Allora sono venuta in di non vederli: non potevo tenerli. Italia, in cerca di un lavoro che mi desse da Mariangela veniva a trovarmi in ospedale. vivere. Era il 1997. Continuava a dirmi: “Non ti dico prendili, ma Ero sola. Non conoscevo nessuno. Trovai almeno vai a vederli. Ti accompagno io. Solo un’occupazione, ma era poco. Potevo appena a vederli. Nessuno ti obbliga”. pagare per un posto-letto: non una camera, È stata la mia fortuna. Nelle cullette al nido ma un letto per 250.000 lire in una camera sgambettavano, le manine piccolissime. Belli! con altre quattro persone, più due coppie su Dopo averli visti dal vetro, ho chiesto subito un soppalco e l’uso di un bagno per tutti. Era alla caposala se me li portavano in camera. a Torrenova, sulla Casilina. Ma ero sempre sola, senza casa, senza Il mio lavoro era a Palmarola, ci voleva documenti, con quel poco lavoro. Sono ve- un’ora e mezza per arrivarci, e un’ora e mezza nuti gli operatori dei Servizi sociali: hanno per tornare al… posto-letto. Lavoravo in casa parlato con Mariangela, con l’infermiera, con di un uomo malato. Faceva la dialisi. Andavo l’assistente sociale. Alla fine mi hanno consi- da lui per due ore, cinque giorni a settimana. gliato di affidare i miei bambini ai servizi so- Gli davo le medicine e da mangiare, pulivo ciali. Così li hanno portati a Gregorio VII, dove casa e poi me ne andavo. Era un uomo buono. ci sono delle suore che accudiscono bambini Al piano di sotto abitava la sorella, Mariange- in attesa di adozione o di affido. Potevo ve- la. Ho conosciuto anche lei e siamo rimaste derli due volte la settimana. Ma prima dove- affezionate, anche dopo la morte del fratello. vo fare colloqui con una psicologa e un’assi- Amavo un uomo: mi faceva stare meglio. Poi stente sociale. Quando andavo via mi veniva rimasi incinta. Lui allora mi lasciò, perché non sempre da piangere. voleva saperne. Stavo male. Per fortuna Ma- Anche con l’assistente sociale sono stata riangela mi aiutò durante tutta la gravidanza. fortunata; ha compreso la situazione: non è che Allora parlavo poco la lingua e non sapevo non volessi i miei bambini; è che proprio non come funzionavano le cose. Lei mi portò dal sapevo come fare. Dopo vari colloqui mi disse: suo dottore, accompagnandomi alle visite. “Guarda, ci sono le case di accoglienza; sono E lì ho saputo che aspettavo gemelli! strutture per bambini soli e per mamme con Due bambini! Continuavo a pensare: “Che bambini. Se vuoi, ti accompagno a visitare qual- faccio? Ho due ore di lavoro al giorno, senza che struttura, così ti rendi conto”. 26 casa, senza niente, senza documenti! Sola Avevo paura: pensavo agli orfanotrofi nel I MIEI DUE GEMELLI SONO CRESCIUTI BENE, HANNO STUDIATO. OGGI HANNO 18 ANNI…

mio paese. Sono terribili. Lei mi rassicurò: “Ne re a casa; non andare a prendere niente”. Sono visitiamo alcune. Se una ti piace potrai andar- rimasta a Casa Betania altri due mesi. ci, con i bambini”. La prima struttura dove Sono andata avanti. Ora ho un buon lavo- andammo, fu casa Betania. La prima persona ro e una casa. I miei bambini sono cresciuti che ho visto è stata Silvia. Mi disse come è bene, hanno studiato. Oggi hanno 18 anni. Casa Betania, che cosa si fa. Non so spiegare Hanno la ragazza. Quando escono, mi danno che cosa è scattato in me: ho sentito che era un bacetto e allora penso a quando, appena un posto buono. Fatto sta che, appena siamo nati, avevo deciso di non vederli. andate via, ho detto all’assistente sociale: “Vo- Quei due bacetti per me sono la cosa più glio entrare qui, con i bimbi”. I gemelli aveva- bella. no 4 mesi, io 32 anni. a cura di Sergio Sciascia Certo, è stato difficile: la novità, la lingua che non capisci e non ti esprimi bene, accudi- re due bambini; e sempre il pensiero che non potrai stare sempre lì, che prima o poi dovrai uscire… con due bambini piccoli! Sono rimasta un anno e mezzo. Poi ho cominciato il percorso di semi autonomia, in un appartamento diviso con un’altra mamma. Staccarsi da Casa Betania è stato difficile. È come una famiglia. Sentivo Silvia e Giuseppe come miei genitori. Successivamente nel 2002 sono andata in un appartamento con mia sorella, il suo com- pagno e la loro bambina. Il compagno di mia sorella beveva e la picchiava. Urlavano. Una sera fu peggio del solito. I miei bambini pian- gevano spaventati: non volevano che uscissi dalla camera. Il giorno dopo portai i bambini a scuola, poi andai a Casa Betania e raccontai tutto a Silvia. Mi disse subito: “Dopo che hai preso i bambini a scuola, vieni qui; non passa- 27 CASA BETANIA speciale 25 anni LETTERA strade diverse ma comune la 1998 meta ADESSO LA MIA PORTA 1993 1993 2 È SEMPRE APERTA GRAZIE A CASA BETANIA

CARA CASA BETANIA, sione, a confrontarmi, a scoprirmi negli altri, ti ho incontrato venticinque anni fa, avevo a guardare tutto e tutti con attesa e sorpresa. ventidue anni e tanti desideri di condivisione Mi hai dato il privilegio di vivere insieme ma, soprattutto, avevo bisogno di scoprirmi a tantissime persone, di condividere tantissi- e tu mi hai offerto la possibilità. me storie, vite; mi hai concesso il piacere di Tornavo da un’esperienza di volontariato far parte, di appartenere, di accogliere di pro- in Brasile e tu posavi la prima pietra. Ad otto- gettare, di realizzare, di toccare con mano bre ci siamo incontrati, mi hai aperto le tue successi per gli affidi, le adozioni, il ricongiun- porte ed è iniziato il mio viaggio tra biberon, gimento di un nucleo, una nascita, i primi giochi, vestiti di tutte le taglie, incontri forma- passi di un bimbo, di piangere insieme per le tivi, pappe di tutti i tipi, turni per non lasciare sconfitte, le rinunce, le dolorose perdite. Hai la casa scoperta, notti per coccolare sonni formato tanto di ciò che sono oggi, hai dato non tranquilli … valore ai miei valori, voce alla mia voce. Da te ho imparato a cambiare pannolini, Mi hai considerato parte integrante di te a scaldare il latte alla giusta temperatura per accogliendomi ed io ti ho considerato la mia non bruciare, a cucinare per quindici persone seconda famiglia per tanto tempo. E non si di varie età contemporaneamente, a com- può dimenticare una famiglia anche se le prendere i giochi preferiti di ogni bimbo, ad strade si dividono nella crescita. I progetti di inventarli per non annoiarli, a cantare can- comunità sono nel cuore e nel cassetto. zoncine dolci per far addormentare e diver- Adesso sono impegnata nell’accudire due tenti per far ballare, a relazionarmi senza monelli, ma la mia porta è sempre aperta parole, senza occhi, senza barriere, a dividere grazie a te. i vestiti per colore per fare 5 lavatrici una die- Sonia Schettino tro l’altra, a stirare abbastanza bene, a suddi- videre i vestiti per età, a riporli negli armadi, ad etichettare i prodotti nel frigorifero e nel freezer, a fare la spesa per una dispensa lun- ghissima, a controllare le scorte, ad ascoltare progetti, a pensare possibili soluzioni, a ve- dere il lato positivo in tutto, ad ascoltare e basta, a progettare insieme e non da sola, a 28 superare notti insonni, a mettermi in discus- VOLONTARI quando trovi un milanese SI RINCORRE UNA RAGAZZA E CI SI TROVA IN UN’AVVENTURA STRAORDINARIA

QUANDO SENTO i racconti di tanti volon- lui, da buon milanese pragmatico, mi rispose: tari che hanno iniziato la loro esperienza a digli che sei . Pensai che questa Casa Betania, le loro motivazioni, i loro idea- frase, che di solito usiamo al sud, fosse arriva- li e le loro aspirazioni, mi viene sempre da ta anche nella Milano da bere e adesso espor- sorridere. Sorrido perché penso alla spinta tata da Giuseppe in quel di Roma. emotiva che mi portò a varcare il cancello di Il destino ha voluto che più che fare il vo- Casa Betania più di vent’anni fa. Nella mia lontariato diventassi l’utente. Casa Betania ha facoltà di giurisprudenza Paola era la ragazza riempito tanti miei vuoti, tante mie mancanze, più corteggiata. Non è che a me piacesse tan- mi ha assistito durante diverse notti di coliche tissimo, ma mi è sempre piaciuta la sfida tra renali. Da Casa Betania partì una spedizione galli e quindi la dovevo conquistare. Venni a bellissima per una casa dell’Operazione Mato sapere che Paola faceva volontariato in una Grosso in Bolivia nel 2006, con la piccola Ester, casa famiglia per bambini. Dell’ultima frase oggi donna. Casa Betania mi ha regalato l’eb- che ho appena scritto l’unico concetto che brezza di prendere la varicella a 24 anni. Perché mi era chiaro all’epoca era ‘bambini’. Nè sa- sempre il milanese di cui sopra mi disse di non pevo cosa fosse una casa famiglia, tantome- temere di prendere in braccio un bambino con no il volontariato. Fatto sta che decisi di ini- la varicella, anche se gli ripetevo che io non ziare questa esperienza. Mi feci volutamente l’avevo avuto. A Casa Betania ho scoperto la mettere negli stessi turni di Paola. A farla mia vocazione, oggi realizzata, di diventare breve Paola lasciò prima casa Betania e poi avvocato esperto in diritto minorile e familiare. lasciò me. E io rimasi fregato perché mi inna- Tuttora mi sento parte di una casa, mem- morai di altro, e di altri. All’epoca avevo in bro di quella famiglia, da cui ho ricevuto più dotazione un fuoristrada a due posti, con un che essere riuscito a dare. Della mia esperien- cassone coperto dietro. Ricordo che arrivavo za in casa Betania dunque traggo la seguen- alle sette di mattina a Casa Betania ad aiuta- te morale. Primo: diffidare delle belle donne re a svegliare i bambini e a portarli con questo che fanno volontariato, non corteggiarle, fuoristrada all’asilo. In totale spregio di ogni dietro di loro c’è il servizio segreto di casa norma del codice della strada. Il reato ad oggi Betania che vuole fregarti e farti cadere nella è ampiamente prescritto, ma ci tengo a pre- trappola del volontariato. Secondo: quando cisare che era Giuseppe che mi spingeva a trovi un milanese a Roma che ti dice di non violare il codice della strada. Gli chiedevo cosa preoccuparti, in realtà devi preoccuparti. avrei dovuto dire se mi avessero fermato. E Massimiliano Arena 29 CASA BETANIA speciale 25 anni ESPERIENZE un lavoro 1998 che piacemi

1993 1993 UNA MAMMA RUMENA 2 NEL LABORATORIO SOLIDALE “DA TUTTI I PAESI”

SONO ARRIVATA IN ITALIA nel 1998 e Dopo la malattia, Casa Betania mi ha aiu- dopo un anno ho avuto un figlio. Sono anda- tato a trovare lavoro e mi ha dato la possibi- ta via dalla Romania perché non avevo altre lità di inserirmi nel Laboratorio Solidale “Da possibilità, perché avevo anche altri due figli Tutti i Paesi” sotto la guida e le cure di Elena, da mantenere nel mio paese e che ora, grazie una volontaria sarta. Questo lavoro, la sarto- a Dio, sono con me qui a Roma. ria, l’avevo cominciato all’età di 15 anni: in All’inizio è stato molto difficile perché non Romania lavoravo in una fabbrica tessile in trovavo lavoro, non conoscevo la lingua, non cui confezionavo vestiti. Lì ci trattavano sapevo che cosa fare né dove andare. Quan- malissimo; ogni giorno controllavano che non do mio figlio piccolo aveva tre mesi sono ri- nascondessimo niente nelle borse, bottoni o masta sola con lui. Nel 2000 mi sono amma- altri materiali. lata e dopo un periodo in ospedale sono Ora realizzo borse, accessori, prodotti di entrata a Casa Betania, dove ho vissuto per sartoria per la cucina e per il bagno, e faccio due anni. Sono tante le persone che ho co- riparazioni di tutti i generi. Mi dà soddisfazione nosciuto lì, che mi hanno aiutata in diversi lavorare in Laboratorio, perché è un lavoro modi, e a cui sono ancora grata: Anna, Bruna, che mi piace fare da sempre: quando faccio Teresa, Angela, Federica B., Annamaria, Sonia, una cosa, fino a quando non esce precisa, non Rita. la lascio! Mio figlio stava con me e di giorno fre- Mariana Dascalu quentava il nido, che si trovava al primo pia- no della Casa. Gli piaceva giocare lassù, ma la mattina, quando vedeva che altri bambini della Casa uscivano per andare in altri asili esterni, gridava fermo e risoluto: “Nido d’Ape NO! Nido d’Ape NO!”. Da Casa Betania mi sono spostata, in semi- autonomia, in un appartamento in via Cardi- nal Garampi, insieme a un’altra mamma. Poi ho fatto altri due traslochi – in via Pietro Maf- fi e in via Pineta Sacchetti – prima di arrivare all’appartamento dove vivo attualmente, 30 insieme ai miei tre figli. ESPERIENZE PAOLO un lavoro una che mi smorfietta piace indimenticabile

MAI AVREI PENSATO CHE QUEL BIMBO MI AVREBBE CONQUISTATA

NEL 1998 A CASA BETANIA Silvia an- volte si addormentava… Lo tenevo in braccio nuncia l’arrivo di un piccolino lasciato in ospe- e raccontavo anche agli altri le varie indica- dale dalla mamma a causa di una malforma- zioni fornite dai medici per tenerlo, per farlo zione. Per la prima volta sento parlare di mangiare, per lavarlo, gli esercizi sul tappe- “idrocefalo”. Mai avrei pensato che quel pic- tone. colino mi avrebbe conquistato, sarebbe rima- Paolo mi ha insegnato cosa significa cer- sto per sempre nel mio cuore. care nuovi modi per comunicare, per ricono- Al suo arrivo non aveva neanche un nome scersi, che le parole a volte non servono, ma e così tutti insieme una sera, riuniti nel salone, basta un tocco, un abbraccio, sentire una abbiamo deciso senza neanche conoscerlo, canzone insieme… come fa una mamma che ancor prima di ve- Potrei continuare a scrivere, a ricordare dere il suo bambino inizia a pensarlo. Aveva- ogni attimo passato con lui, ma preferisco di mo tutti voglia di iniziare a dare un’identità a no. Non nascondo che ogni volta che penso questo piccolo.Tanti nomi tutti belli, alla fine a lui mi scendono le lacrime. Paolo ci ha la- si sceglie. Si chiamerà Paolo. sciati molto presto, ma il suo ricordo, la sua Il mio primo incontro con Paolo è avvenu- smorfietta penso siano una traccia indelebi- to un pomeriggio. Lui era nel suo lettino, nell’ul- le nella mia vita. E non solo. tima stanza vicino a quella di Silvia e Giuseppe. Alessandra Tosi Ero emozionata e impaurita; la mia preoccupa- zione era: come farò a guardare questo picco- lo che mi descrivono con una testa enorme? Avevo 22 anni ed era la prima volta che entra- vo in relazione con un bimbo “speciale”. Nel momento in cui ho posato lo sguardo su di lui ho visto solo un piccolino in un lettino, con una smorfietta sul viso: era il suo sorriso; e la sua testona per me poi non era così grande. Una faccetta proprio simpatica! Dal quel momento è nata una sintonia. Durante le attese nel traffico per arrivare alla fisioterapia ascoltavo con Paolo gli U2, musi- ca che secondo me apprezzava, anche se a 31 CASA BETANIA speciale 25 anni TESTIMONIANZE un

1998 angelo tra i mica-angeli GLI INCONTRI DELLA VITA VANNO 1993 1993 2 OLTRE IL TEMPO E LO SPAZIO

VI SCRIVO poche righe condivise, in un di una condivisione profonda di intenti, poteva gruppo whazzapp ristrettissimo, in cui siamo regalarci, un’esperienza così arricchente! Avere solo “noi”, Sergio e Franca (miei genitori), Gior- Angelo tra noi è stato meraviglioso. La gioia di gia (mia sorella), i più grandi dei nostri figli e sapere di poter dare una mano ad una famiglia, lui, il fratellino, lo zione dei nipotini, il mitico in difficoltà, prendendosi cura di un bimbo affet- cinesino! tuoso e simpatico, non mi sembrava vero!” Dicono Sergio e Franca, del primo incon- tro con Angelino “Conserviamo gelosamente La storia più bella è aver condiviso con i la locandina di Casa Betania dell’11 giugno 1995 suoi genitori vita, gioie, preoccupazioni nel Senza Frontiere, sopra c’è attaccato un post-it: pieno e a volte difficile rispetto degli uni per “Oggi abbiamo conosciuto Angelo”. gli altri ma per Sergio e Franca, i miei genito- ri, è stato e rimane, il terzo figlio, e fin dalla Per pochi anni, tutta la famiglia ha condi- nascita per i nostri figli è sempre il mitico Zio viso il periodo meraviglioso dell’affidamento, Angelo! poi, il previsto e necessario distacco, per il suo giusto e sano ritorno ai genitori cinesi, Xiao e Personalmente mi sono lasciato trasfor- Su’, che nonostante le grosse iniziali difficoltà mare da questa storia, mi piaceva essere vo- hanno sempre, sempre creduto nella vita, nel lontario, con tanti bambini a Betania, ma lavoro, nella forza della famiglia. averne uno a casa, uscire con lui e la mia ra- Poi poteva, chiudersi questa parentesi, cre- gazza, nel 1998 è significato maturare un scere in autonomia il bambino, il giovane stu- senso di unicità, un desiderio di famiglia, a dente, e così il frugoletto dagli occhi a man- nostra volta, e condividere con lui gli anni dorla che qualche anno prima sulle gambotte della materna, i suoi disegnini dei pannelli cadeva ad ogni passo, sarebbe sparito, ma è lì solari per Casa Betania, che capeggiano sulla che abbiamo capito che quella storia era ap- copertina del vero progetto e sulla mia tesi pena iniziata...ed ora nel 2018 alto e slanciato di laurea…. è significato sapere che i miei corre davvero, e sta per conseguire il Master aridi studi di ingegneria avevano e avrebbe- alla Scuola Superiore di Economia a Parigi. ro continuato ad avere il risvolto politico e sociale, imparato a Casa Betania, e che non “A 23 anni, mai pensavo di avere un nuovo ho mai abbandonato. fratellino” dice Giorgia, allora studentessa e Crescere con un adolescente tra due cul- 32 che ha oggi 6 figli grandicelli... Solo“ la magia ture così diverse, tra Cina e Italia, è significato eravamo molto uniti, ma sicuramente vi do- vrebbero ripagare un sacco di danni che vi ho fatto all’epoca... Gli rispondo io: senza contare quelli che insieme abbiamo fatto a Betania e alle nostre famiglie insieme, fratel- lo mio!!!

Grazie Casa Betania, grazie Xao e Su’, per esservi fidati di noi!!!

Grazie Angelo, che hai condiviso con noi le nostre preoccupazioni e gioie, studi, tec- accettare scelte non condivise e trovare sem- nologie, sogni, difficoltà, nipotini, e idee, una pre il dialogo, superare fasi difficili, accompa- bella realtà una coraggiosa scelta di tutti, che gnarsi reciprocamente in studi che a volte si ci fa crescere ancora ogni giorno! integrano, la sua economia e le mie energie rinnovabili, e crescere a volte insieme i nostri Andrea, Giorgia, Sergio, Franca, figli con uno zio 100% Italiano e 100% Cinese, (ndr. il cui cognome è Micangeli) e Angelo è stata un’apertura al mondo grazie a Casa Betania, con cui ho costruito la parte centra- le dei miei pensieri, sicurezze e sogni. Non ci sono parole per esprimere tutta la mia e la nostra gratitudine a Silvia e Giuseppe, Franca e Mauro, e tutti coloro che con Casa Betania ci hanno dato occasione di vivere, in tre generazioni quest’esperienza, di sfida e apertura.

Dice oggi Angelo: io non ricordo molto, so solo che c’era un bambino di nome Sam, 33 CASA BETANIA speciale 25 anni PENSIERI una 1998 creativa minoranza 2 1993

DOPO ORMAI MOLTI ANNI di presenza dei volontari del servizio civile nelle nostre case, siamo a darvi una notizia: non è vero che i giovani siano “choosy”, come ebbe ad affer- mare in un’infelicissima uscita pubblica un ministro. Non è vero che siano schizzinosi, disimpegnati, disincantati, pigri e sfiduciati. È vero invece che gli spazi di partecipazione, costruiti dalle comunità adulte, si sono via via primi mesi, a far da Virgilio a questi benedet- contratti e resi più asfittici. ti ragazzi! Certo, la dedizione e il “volontaria- È vero che il Paese ha per tutti gli ultimi ven- to” che esprimono hanno qualcosa di danna- ti anni mostrato di avere altro a cui pensare tamente post-ideologico per noi ragazzi che creare luoghi e percorsi di formazione e degli Anni 70 e 80, o forse prima, cresciuti a partecipazione dei giovani. Per non dire oc- pane e Vangelo, o a pane e feste dell’Unità. casioni di lavoro, e le cose sono strettamente Per noi che fare volontariato è stata ed è an- collegate. Ed è vero che quando i suddetti cora un’occasione unica per cambiare il mon- giovani, tra i 18 e i 28 anni, bussano alla nostra do, visto che con la politica nisba, non ci si tira porta hanno tutta l’aria di provenire da qual- fuori un ragno dal buco e ci si rimette anche che altro mondo alieno e di aver bisogno di la faccia. Loro questa velleità manifestamen- un po’ di tempo per acclimatarsi e respirare te non l’hanno; sono più pragmatici, e forse in libertà la nuova aria che tira. Se poi l’am- anche più smagati: sembra che, guarda un bientamento riesce, e di solito riesce, la loro po’, a loro interessi soprattutto far qualcosa presenza nelle case marca sempre il segno di di utile per sé e percepirsi utili alla collettività. una molto apprezzata discontinuità, che si Volontariato nel segno dell’utilità. esprime sotto forma di rigenerazione delle Per dire come cambia la domanda di sen- relazioni interne. so: fino a non più di due decenni fa nessuno Non li troverete certo lì a far da sopram- voleva sentirsi utile al sistema, semmai vole- mobili o tappezzeria. La loro presenza è tra- va essere alternativo, quando non antagoni- sformante, perfino quando perturba l’ordine sta dello stato delle cose presenti. E invece costituito; chiedere a chi nelle case ci vive, e oggi vien fuori che, dopo il tempo della gran- non solo agli operatori che, poveretti, un po’ de slegatura delle relazioni, la domanda gio- 34 di lena ce la devono mettere, soprattutto nei vanile torna ad essere di reciprocità sociale e PENSIERI LA PRESENZA DEI VOLONTARI una DEL SERVIZIO CIVILE creativa NELLE NOSTRE CASE minoranza

stione è il civismo a tutto tondo, cioè il con- trario dell’isolamento e della soluzione indi- viduale ai problemi collettivi, che è al con- tempo la più praticata e la più fallimentare delle strategie applicate dalla nostra società. Loro lo hanno compreso; per quel che vedo, le comunità adulte invece, protagoniste di questo periclitante inizio di millennio sotto il appartenenza comunitaria, cioè di inclusione. segno dell’individualismo globalizzato, pare Sarà che il volontariato del servizio civile, oggi proprio di no. in particolare dopo la Riforma del Servizio Il rischio è perciò che nei prossimi anni, Civile Universale che ha abrogato la parola mentre i ragazzi chiederanno comunità e “volontari” per sostituirla con quella più neu- cooperazione, noi continueremo a straparla- tra di “operatori”, non è mai stato volontaria- re di reddito di cittadinanza. Compiendo il to strictu sensu, ma qualcosa di diverso e più paradosso evangelico: al figlio che chiederà iscritto in una parabola di reciprocità tra sin- un pane, il padre offrirà il solito sasso. golo e comunità statuale, orientata ai compi- Antonio Finazzi Agrò ti fondamentali della Repubblica: solidarietà, uguaglianza sostanziale, pari dignità sociale, partecipazione attiva, relazioni internaziona- li pacifiche, tutela dei beni comuni. La questione tocca la nostra ridotta india- na di volontari del servizio civile, 10 all’anno nelle nostre case, 40.000 nel Paese, cioè una sparuta minoranza attiva, perché riguarda in realtà la condizione giovanile, a sud al centro e al nord. C’è una leva di ventenni la cui domanda autentica è sociale a tutto tondo, e non solo reddituale. Il problema non è dar loro quattro soldi, ma costruire con loro can- tieri di socialità ove sperimentare cittadinan- za ed esercitare i diritti loro sovrani. La que- 35 CASA BETANIA speciale 25 anni EMOZIONI il grande 1998 passaggio IL PICCOLO RAMIZ DA CASA BETANIA 1993 1993 2 ALLA NUOVA FAMIGLIA

È POSSIBILE RACCONTARE un’emozio- accogliere il piccolo lo ricordo molto bene, ne? Non ne sono sicura, ma sicuramente si non fu affatto una bella giornata; era arrivato può raccontare un vissuto che nonostante il il momento della separazione e come tutte tanto tempo trascorso, ti porti ancora nel le separazioni non sono semplici da accetta- cuore! re ed affrontare. Si chiama Ramiz, e da subito tra noi si è In realtà non è stato proprio così, ma solo stretto un legame molto forte. I bambini rie- più tardi ho capito che quel momento era il scono con tanta semplicità e spontaneità a grande passaggio a cui tutti prima o poi giun- fare breccia nel tuo cuore ancor prima che tu gono! te ne possa rendere conto… In questo Ramiz Marina e Mario, divenuti i genitori di Ra- è stato veramente speciale! miz, non mi avevano tolto nulla, anzi, mi han- Per tutti era diventato “palla palla” chie- no fatto un dono meraviglioso, rendendomi deva di giocarci spesso, era la sua grande partecipe dei loro momenti importanti. Ve- attrazione! Una risata contagiosa ed uno derli crescere come famiglia è stata la gioia sguardo tenero a cui si cedeva molto facil- più grande. Sono entrati in punta di piedi mente, un cuore grande e generoso. senza far rumore, accogliendo il loro figlio con Il tempo in Casa Betania è un tempo di tutta la delicatezza di una mamma e un papà. passaggio, che accompagna ogni storia ver- Gli occhioni languidi di Ramiz parlavano so un nuovo cammino, e questo è ben noto da soli e anche lui qui era arrivato a capire a tutti, ma io l’avevo decisamente trascurato. ancor prima che io me ne accorgessi che il Il giorno che arrivò la coppia destinata ad suo progetto si era compiuto, una nuova vita era pronta ad accoglierlo! Marta Dolfini

ANCHE NOI, Mario e Marina, vogliamo rac- contare una grande emozione. Ci comunicarono dal Tribunale per i Mi- norenni che dopo un’attesa di quasi tre anni avremmo avuto un bambino. Ci incontram- mo con la famiglia Dolfini di Casa Betania in un caldo giorno di fine maggio e conoscem- 36 mo un bimbetto dal nome Ramiz e i suoi amichetti e le tante belle persone che c’erano. mammo lungo la strada al primo semaforo Per alcuni giorni si andava a Roma, prende- rosso e Ramiz battendo le mani disse: “brava vamo Ramiz per portarlo con noi, poi la sera mamma, bravo papà”. Il nostro cuore ebbe si ritornava a casa Betania. Una sera Ramiz un tuffo, ci arriva in gola; lo guardammo stu- quando ci vide andare via iniziò a piangere. piti: da pochi giorni l’avevamo conosciuto e Il giorno successivo facemmo la stessa cosa, ancora non avevamo avuto il coraggio di dir- portammo Ramiz con noi per poi riportarlo gli: “noi siamo i tuoi genitori”. Ma a quanto la sera. Quella sera Silvia ci disse: “stasera ve pare Ramiz era stato più bravo di noi, aveva lo portate a casa”. capito tutto. Da quel giorno è nata questa Ramiz quella sera a tavola non ci abban- nuova famiglia che ha cercato di donare tan- donava con lo sguardo; arrivò l’ora di andare to amore a Ramiz, un bambino davvero spe- via. Lui ci prese per mano e non ci lasciò finché ciale! saliti sulla macchina lo sistemammo sul seg- Marina e Mario Pacifici giolino, felici ci avviammo verso casa, ci fer-

37 2 1993 La Democrazia Cristiana, dal dopoguerra inin- terrottamente partito di governo, decide il suo formale scioglimento per dare vita al Par- tito Popolare Italiano. A Palermo è assassinato il parroco del quar- tiere Brancaccio, don Pino Puglisi, sacerdote da sempre impegnato contro la mafia. 1994 Il 1º novembre nasce l’Unione europea con l’entrata in vigo- Il 19 marzo a Casal di Principe viene assassinato in re del Trattato di Maastricht. chiesa don Giuseppe Diana, noto per il suo impe- L’espressione Comunità Eco- gno nella lotta alla camorra. nomica Europea (Cee) viene Nelle elezioni politiche italiane del 27 e 28 marzo sostituita con Comunità Euro- lo schieramento di centrodestra guidato da Silvio pea (CEe). Berlusconi vince le elezioni sconfiggendo il centro- sinistra dei Progressisti e la coalizione di centro del Patto per l’Italia. Il 6 aprile in Ruanda due missili terra-aria abbatto- 1995 no l’aereo con a bordo il presidente Juvenal Hab- yarimana, di etnia hutu, e il presidente del Burun- A Copenaghen nel mese di marzo di, Cyprien Ntaryamira. Subito dopo si scatenano si svolge il Vertice mondiale per lo i massacri per i quali erano state preparate da sviluppo sociale. Fra gli altri prov- tempo le liste. Ha inizio il Genocidio del Ruanda vedimenti, la quota di investimen- che si concluderà a metà luglio dello stesso anno to degli Stati nello sviluppo sociale. e vedrà massacrati da 800.000 a 1.071.000 persone Una quota – che impegna anche appartenenti soprattutto all’etnia tutsi. l’Unione Europea – che viene ab- bassata al solo 20%. Il 4 novembre a Tel Aviv: il premier israeliano Yitzhak Ra- bin, fautore degli accordi di pace con i Palestinesi, viene assassinato da un estremista di destra contrario al pro- 38 cesso di riconciliazione.

accadevaanni in quegli

1996

Il 17 aprile in Brasile uno squadrone del- la morte uccide a freddo 19 lavoratori rurali senza terra (sem terra). Il 19 novembre, prima, storica visita di Fidel Castro in Vaticano ricevuto da 1997 Papa Giovanni Paolo II. Il 5 settembre muore a Calcutta in India, Madre Teresa, al secolo Anjezë Gonxhe Bojaxhiu, fondatrice della Congregazione delle Missionarie della carità. Premio No- bel per la Pace, verrà proclamata santa da papa Francesco il 4 settembre 2016. Il 26 settembre un terremoto colpisce l’Umbria e le Marche causando ingenti 1998 danni alla Basilica di San Francesco ad As- . 21 gennaio: visita apostolica di Papa Il 15 settembre negli Stati Uniti d’America Giovanni Paolo II all’isola di Cuba. È nasce Google. Il motore di ricerca internet la prima grande manifestazione cat- risulterà il sito più visitato al mondo. tolica a Cuba dai tempi della rivolu- zione. È l’inizo di un dialogo che por- terà ad allentare la pressione Usa e internazionale sul governo rivoluzionario di Fidel Castro. Il 2 maggio nasce ufficialmente la moneta unica europea con un comunicato del Consiglio dei Ministri europeo.

39 CASA BETANIA speciale 25 anni 2004

1999 3

L’ACCOGLIENZA SI ESPRIME IN FORME E LUOGHI NUOVI: NEL 2000 NASCE IL NIDO D’APE, CENTRO DIURNO CHE ACCOGLIE I BIMBI NEL TEMPO IN CUI LE LORO MAMME LAVORANO. TROVA SPAZIO NEL NUOVO PIANO CHE VIENE COSTRUITO NEL GIUBILEO DEL 2000 A CASA BETANIA.NEL 2002, VICINA DI STRADA E DI CUORE A CASA BETANIA, PRENDE VITA UNA NUOVA CASA: È LA CASA DI CHALA E ANDREA, PER DARE RISPOSTE DI ACCOGLIENZA A BIMBI CON DISABILITÀ E SENZA FAMIGLIA. È ANCHE IL TEMPO DI UNA SOLIDARIETÀ CHE SI RADICA E SI ESPRIME NEL TERRITORIO. SI ALLARGA E COINVOLGE ANCHE FUORI DALLE MURA DI CASA BETANIA: NEL 2000 NASCE IL CENTRO DI COLLEGAMENTO, PENSATO PER ACCOGLIERE LE RICHIESTE DI AIUTO DI MAMME IN DIFFICOLTÀ ED ORIENTARE L’ACCOGLIENZA. NEL 2001 PRENDE AVVIO IL PROGETTO DELLE FAMIGLIE IN RETE, PER COSTRUIRE UNA CULTURA DELL’ACCOGLIENZA E RISPONDERE A PICCOLE E GRANDI NECESSITÀ. NEL 2004 UN PICCOLO GRUPPO DI FAMIGLIE INIZIA AD INCONTRARSI, NEL CUORE IL SOGNO DI UNA APERTURA GENEROSA: SONO I NUOVI ORIZZONTI. È IL TEMPO ANCHE DEI CORSI DI SENSIBILIZZAZIONE E DI FORMAZIONE SULL’AFFIDO FAMILIARE E DEL PROGETTO OLTRE L’AFFIDO. 40 PENSIERI il messaggio della tempesta

OGNI NAVIGAZIONE incontra sul mare tempi diversi. Il mare ci porta su onde dolci, a volte un po’ increspate, un po’ movi- mentate, un po’ burrascose e qual- che volta si incontra la tempesta. Casa Betania ha incontrato “la ACCADDE NEL 1999 E LA tempesta” nel 1999. MEMORIA INVITA AD ESSERE È arrivata inaspettata, qualche avvisaglia PRONTI A TENERSI UNITI si era presagita ma nulla lasciava pensare che la barca avrebbe incrociato una tempesta così forte. Restano le cicatrici. Siamo stati presi alla sprovvista: la barca Gli uomini, quelli della barca e quelli delle ha mostrato tutte le sue fragilità. scialuppe si sono rincontrati durante il viag- Ognuno ha cercato di capire che cosa gio della vita. stesse succedendo ma nessuno è riuscito a Hanno tentato di tornare a parlarsi. È sta- placare quel mare, gli animi degli uomini. to molto difficile. La tempesta li ha segnati Dopo i giorni duri abbiamo perso alcuni profondamente. Hanno imparato che la ve- uomini, validi, coraggiosi. Erano quelli con cui rità non appartiene a nessuno, che ognuno la navigazione si era avviata. Abbiamo perso ne ha un pezzettino. il Comandante, siamo rimasti smarriti. L’umiltà ci deve portare a dire che ognuno Abbiamo unito le forze. Ci siamo stretti. non ha fatto tutto quello che forse era possi- Qualcuno ha tirato fuori energie fino ad allo- bile fare. ra impensabili. Resta l’amarezza. Il dolore rimane ma la La responsabilità è stata condivisa e piano gioia di sapere che la barca ha ripreso la na- piano abbiamo ripreso la navigazione. vigazione, che altri marinai sono saliti a bordo La barca portava molte lacerazioni. È sta- deve prendere il sopravvento. to necessario fare tante riparazioni. È necessario fare memoria perché la tem- Gli uomini persi in mare si sono salvati su pesta può sempre tornare e ci deve trovare scialuppe di salvataggio. Erano soli. Bagnati. vigili e pronti a tenere uniti quanti sono sulla Esposti per lungo tempo alle intemperie, con barca per non perdere nessun uomo. tante ferite che il tempo ha poi rimarginato. Silvia Terranera 41 CASA BETANIA speciale 25 anni TEATRO ESPERIENZE quando quel la vita va in 2004 cancello si scena si spalancò

1999 NEL 1999 A CASA BETANIA E poi si prova, si prova, si prova. Si mon- 3 NASCE UNA tano le scene. Si ride, a crepapelle. COMPAGNIA TEATRALE Si coinvolge una splendida insegnante di musica che dirige il coro. Si canta e ci si scopre anche intonati. E poi si balla con ritmo ed entusiasmo su coreografie corali. A dicembre la prima. Si debutta. Il risul- “BASTAPOCOCHECCEVÒ”: un nome, un tato è sorprendente, oltre ogni aspettativa. programma. Un grande successo, coinvolgimento tra- L’idea di costituirla è di un gruppo di volgente e divertimento esagerato. giovanissimi volontari: sono mossi da una Davvero una meravigliosa esperienza grande voglia di mettersi in gioco e di pro- che molti ragazzi, ormai adulti, ricordano vare una nuova esperienza, sono animati ancora con immenso piacere e anche un da grande entusiasmo. po’ di nostalgia. L’occasione è quella di raccogliere fon- Bastapococheccevò! di per sostenere il progetto dei lavori di Trascorrono anni senza spettacoli, so- ampliamento della casa. spesi tra il desiderio e l’impossibilità di an- La scelta ricade sul musical ‘Sister act’. dare in scena. Bastapococheccevò! Poi l’incontro con un testo speciale ‘l’ul- Si lavora sul copione; dopo la giornata timo viaggio di Sindbad’ di Erri De Luca all’università o al lavoro, di notte si trascor- offre l’occasione per ripartire. Il tema è il rono ore a guardare il film play/pause/ viaggio di un gruppo di migranti, con il loro play… rewind che non ho capito… play/ bagaglio di storie e di dolore sino alle por- pause/play per mettere su carta parola te di una Italia chiusa e arroccata che non dopo parola, e quando sono le due, le tre, lascia speranza. e la luna splende, una spaghettata premia Questa volta il soggetto è serio. Molto. il duro lavoro. Il tema è di grande attualità. Purtroppo. Si realizzano le scenografie con carto- Il clima leggero e spiritoso della prima ne, tendaggi, scotch, colla, colori, vernici, esperienza cede il passo ad una realizza- pennelli. Ed ecco prendono forma l’ingi- zione impegnata, seria, necessaria. Poiché nocchiatoio della Chiesa, le slot machine si sa, nella vita si cresce e anche nelle per- del casinò, il camerino degli artisti. formances teatrali. Si preparano i costumi: trenta lenzuola Ma l’entusiasmo e la bellezza del ritro- bianche tinte di nere a realizzare le vesti varsi insieme è la medesima di sempre. delle suore (e poiché si andava a risparmio E lo spettacolo che prende forma è spe- e la tinta costava, l’uso parco del colore ciale, venuto fuori con semplicità e piccoli produsse un grigiastro…) ed eccole stese mezzi, ma con tanta passione, perché… ad asciugare al sole sui fili nel giardino di bastapococheccevò! 42 Casa Betania. Federica Fratoni e Matilde Dolfini ESPERIENZE quel cancello si si spalancò

HO CAPITO CHE NON BISOGNA MAI ARRENDERSI, MAI PERDERE LA SPERANZA

QUANDO SONO venuta in Italia la mia situazione era molto diversa da quella di oggi, trovare un appartamento in affitto per uno straniero era quasi impossibile. Diciotto anni fa ero una giovane ra- gazza di ventiquattro anni, venuta dall’Ucrai- na alla ricerca di una vita migliore. Vivevo in un posto letto in un appartamento in affitto mi hanno aiutato non solo ad avere un tetto di sole due camere e altre quindici persone sopra la testa ma anche a capire che non con me. Quando ho saputo che ero incinta bisogna mai arrendersi, mai perdere la spe- ho cominciato subito a cercare disperatamen- ranza. te un alloggio migliore, sapendo che non Sono molto grata di aver fatto parte della sarei potuta rimanere lì dove avevo abitato vita di Casa Betania. fino ad allora. Il periodo che ho vissuto a Casa Betania è Ho telefonato a tutti gli annunci, ho cer- stato un periodo molto difficile ma anche cato tramite amici, conoscenti, Caritas ed altre bello perché mi ha permesso di conoscere associazioni, ma senza risultato Quando sono delle persone meravigliose con le quali ho uscita dalla stanza dell’assistente sociale, l’ul- stretto una amicizia che dura ancora oggi. timo posto cui potevo rivolgermi, mi manca- Oggi con il passare degli anni posso dire vano solo due settimane al parto. Mi sono che sono una donna felice, ho un lavoro che messa in corridoio, seduta, ed ho cominciato mi permette di stare bene, ho una bella casa, a piangere perché non sapevo cosa fare ed sono la mamma di due fantastici bambini e ero veramente disperata. accanto a me c’è una persona che amo e sono Pregavo Dio di aiutarmi. amata. Una giovane ragazza mi si è avvicinata e Lydmilla Kunakh dopo aver capito la mia situazione mi ha man- dato, senza promettermi niente, in un posto dove la sua amica faceva volontariato, quel posto si chiamava Casa Betania, un paradiso per le mamme che si sono trovate in difficoltà. Sono stata accolta da Silvia, Giuseppe e tutta la squadra di volontari come una figlia, 43 CASA BETANIA speciale 25 anni

2004 CENTRO DI COLLEGAMENTO nelle mani 3 1999 la propria vita

NEL 2000 CASA BETANIA, in accordo con le altre case famiglia che a Roma accoglieva- no nuclei mamma/figlio, si rese disponibile a diventare polo di coordinamento per i nu- clei madre/bambino in difficoltà. Così due giovani operatrici iniziarono a lavorare su turni diurni, per coprire una fascia oraria gior- naliera e a rispondere alle telefonate prove- nienti dai servizi sociali territoriali dei muni- cipi, delle asl, degli ospedali. Spesso telefo- navano le stesse donne fragili, cercando uno spazio di ascolto. Il Centro di Collegamento ha puntato l’at- tenzione sulla delicatezza della fase della valutazione di una segnalazione e la respon- sabilità di un intervento multidisciplinare, collegiale e armonico, con l’intento promuo- vere e facilitare un lavoro di rete tra le case famiglia che accoglievano la stessa tipologia di persone fragili. Si garantiva così uno spazio di ascolto per le donne in difficoltà. Allo stes- so tempo si cercava di diffondere una cultura positiva del lavoro svolto dal servizio sociale, regista di un progetto educativo, e si moni- torava il percorso assistenziale della donna segnalata, tenendo il filo degli interventi at- tivati. L’auspicio era che approdasse a una fase di semiautonomia o autonomia. Il Centro ha realizzato un database in cui sono stati inseriti tutti i dati anagrafici della persona segnalata, il percorso assistenziale 44 della stessa, i dati del segnalante e dei servizi UN PROGETTO E UN PERCORSO CON DONNE E MAMME CONTRO LA SOLITUDINE

attivati, le strutture di accoglienza della rete affrontavano nell’accoglienza di situazioni dove eventualmente veniva accolto il nucleo. complesse e come occasione per definire Per ogni nucleo veniva compilata una scheda delle linee di accoglienza comuni perché ci cartacea, che era poi trascritta nel database. fosse un lavoro progettuale efficace, nel ri- Le problematiche che ricorrevano e che spetto delle differenze peculiari di ogni casa. motivavano la richiesta di ingresso in casa Il Centro ha concluso il suo operato dopo famiglia erano legate a un’estrema solitudine circa 8 anni in seguito ad un problema eco- del nucleo. Spesso la donna era vittima di nomico del Dipartimento, che ha reso impos- maltrattamenti e abbandoni da parte di uo- sibile il rinnovo nel progetto. Ma la gestione mini. Alcune situazioni erano poi legate a di questo servizio ha lasciato Casa Betania più condizioni di salute fragile della donna o a consapevole che il lavoro con nuclei richiede disabilità complesse del figlio. La gravidanza un intervento multidisciplinare armonico e vissuta in solitudine costringeva la donna a che è indispensabile un lavoro di rete fluido interrompere il lavoro e a perdere così la casa. tra i vari servizi operanti intorno e con la don- In alcune occasioni la donna era minorenne. na in difficoltà. Per le due operatrici è stata un’occasione È importante interrompere presto un per- per prendere contatto ed entrare, in alcuni corso di mero assistenzialismo, che è ammis- momenti in modo più profondo, nella dimen- sibile in una prima fase di accoglienza, per sione della fragilità della donna che vive la fare spazio a un tempo di autodeterminazio- genitorialità in solitudine e in condizioni di ne in cui la donna possa assumere la consa- fragilità socio-affettiva tale da inficiare la re- pevolezza, la responsabilità e la partecipazio- lazione con il proprio figlio. Spesso le emo- ne attiva nel proprio progetto di vita, perché zioni vissute sono state di estrema frustrazio- possa riprendere in mano in modo dignitoso ne, ma questa ha anche dato spazio al senso la propria vita sociale e lavorativa, abitare in di vicinanza e al tempo di ascolto che, al di là una casa “propria” e vivere con maggiore se- della risposta concreta, è stato molto apprez- renità e pienezza la relazione affettiva con i zato sia dai servizi che segnalavano che dalle figli. donne in difficoltà. La crescita personale e Marta Lucianelli professionale è stata inevitabile. Ogni momento di verifica periodico con le altre case famiglia, è stato vissuto come un tempo di condivisione delle difficoltà che si 45 CASA BETANIA speciale 25 anni EMOZIONI ESPERIENZE è stata il suo come una 2004 sguardo gravidanza cambia il nostro

1999 L’ ASSOCIAZION E 3 PORTAPERTA, IN 16 ANNI HA ACCOLTO DECINE DI MAMME IN PE RCORSI DI FATICOSA AUTONOMIA È UN POMERIGGIO PIOVOSO di novem- bre del 2000. Arriviamo con un po’ d’emozio- ne in questa strana casa, una villa con un gran L’esperienza di Casa Betania è stata fecon- giardino: vogliamo partecipare alle riunioni da: sono nati figli, amici, solidarietà, acco- sull’adozione. Sono 12 anni che “tentiamo” di glienza e consapevolezza e sempre tutto in diventare mamma e papà ma non ci riuscia- punta di piedi, con rispetto e leggerezza. mo. Vogliamo capire l’adozione e Casa Beta- Due mesi dopo la festa dei 10 anni arrivò nia ha quello che fa per noi: un gruppo di nostro figlio Nicolò. Anche noi eravamo di- genitori adottivi, alcuni in attesa, altri con il ventati mamma e papà e Casa Betania è sta- loro bambino arrivato da qualche tempo. ta un po’ la nostra “gravidanza”. Avevamo Inizia un percorso fantastico di genitorialità scoperto un sacco di cose che ignoravamo e che ci vede accolti da Casa Betania. Silvia ci che hanno reso la nostra genitorialità più accompagna ascoltandoci, consigliandoci, consapevole. rinforzando le nostre fragilità senza giudizi. Casa Betania è un luogo di emozioni; emo- Non molleremo più. Ancora oggi partecipia- zioni contagiose. Ho parlato qualche tempo mo al gruppo di genitorialità insieme ai nostri fa con la prima mamma che abbiamo ospita- fantastici compagni d’avventura; sì, perché to nella casa della nostra Associazione Por- l’adolescenza è un’avventura per tutti i geni- tAperta, nata per seguire i percorsi di semi- tori, ma 18 anni fa eravamo ancora ignari. autonomia di mamme di Casa Betania. La Silvia, Giuseppe, i volontari, gli amici ci incontrai la prima volta, addolorata perché hanno aiutato a trovare la nostra strada. Ri- non riusciva a dare un tetto al suo piccolo cordo la festa dei 10 anni, nel giugno del 2003; bambino; l’essere diventata madre aveva rap- era arrivato il piccolo Marco e ci chiedevamo, presentato per lei l’inizio di un periodo brut- io e mia moglie Chiara, quando toccherà an- tissimo, porte chiuse, niente lavoro, povertà. che a noi? Nel frattempo Silvia e Giuseppe ci Erano finite pure le speranze. Fino a quando proposero un volontariato attivo con le mam- era venuta in contatto con Casa Betania: una me in difficoltà che la casa accoglieva nelle rinascita. Casa Betania è il luogo dove ci si può semi-autonomie e da lì insieme agli amici di prendere cura di se, delle proprie ferite, delle sempre decidemmo di dare vita ad una nostra proprie fragilità che si trasformano in punti Associazione PortAperta, che in questi 16 di forza, in orgoglio ed energia per andare in anni ha accolto decine di mamme in percorsi avanti. 46 di faticosa autonomia. Silvano Fraticelli ESPERIENZE il suo sguardo cambia il nostro

MAU RIZIO: VEDEVO LE SUE LIMITAZIONI E NON VEDEVO LUI

30 MARZO 2000. Mara ed io, nervosi, var- in quanto a “rischio giuridico” perché chi lo chiamo la soglia del Tribunale dei Minori di ha partorito lo ha riconosciuto ma si è poi resa Roma. Dopo circa due anni di attesa, con l’i- irreperibile, hanno deciso di darlo in “collo- doneità nazionale in scadenza. E se scade camento provvisorio” presso una famiglia. devi ricominciare tutto daccapo. Non sappia- Prontamente ci rassicura che a suo giudi- mo se ci proporranno un abbinamento; nor- zio è un “rischio giuridico blando”, che Mau- malmente quando devono scegliere a chi rizio ora “non sta messo bene” né fisicamen- dare in adozione un determinato bambino, te né psicologicamente, ma che è un bambi- dal mare di coppie che hanno dato disponi- no “molto seduttivo”. Però precisa che la bilità all’adozione, restringono il cerchio a 4/5 forte prematurità potrebbe aver determinato coppie potrebbero diventare i genitori idea- delle conseguenze a lungo termine attual- li e più “adatti” alle caratteristiche di “quel” mente non calcolabili. Ci esorta pertanto a bambino. A quel punto, prima di prendere la riflettere bene, anche alla luce della nostra decisione definitiva, le coppie vengono con- disponibilità ad accogliere bambini con ma- vocate contemporaneamente per essere lattie guaribili e non bambini con deficit per- sentite a turno. Ma nella sala d’attesa ci siamo manenti. solo noi, per cui non sappiamo che pensare. Ma è un’esortazione che cade nel vuoto; Finalmente il giudice onorario ci fa entra- la nostra testa ed il nostro cuore sono lette- re nella sua stanza e inizia a parlarci con aria ralmente impazziti e la decisione, dentro di rassicurante e pacata. É un neuropsichiatra noi, è già stata presa: Maurizio sarà nostro infantile e i suoi modi di fare ci mettono a figlio! nostro agio, anche se abbiamo i cuori in tu- Ricordo perfettamente quanto lunghi mi multo. Ci dice subito che ha pensato a noi per erano sembrati i cinque giorni di attesa tra la Maurizio, un bambino di origine ecuadore- telefonata a Silvia, la responsabile di Casa gna di undici mesi, nato prematuro (al sesto Betania, e il primo emozionantissimo incontro mese di gravidanza e 875 grammi di peso), in con Maurizio. Quanto avevo fantasticato con precarie condizioni psicofisiche, che attual- Mara in quei pochi giorni di attesa, quante mente si trova in una casa famiglia di Roma, domande sulla mia reale capacità di essere Casa Betania. Lì, pur essendo seguito molto padre, per di più di un bambino con le gravi bene, praticamente – sono parole del giudi- difficoltà descritte dal giudice, quanta impa- ce – “si sta lasciando andare” e per questo zienza. motivo, pur non essendo ancora “adottabile” Maurizio. Mi torna in mente il primo in- 47 CASA BETANIA speciale 25 anni 2004

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contro con lui, quel fatidico 5 aprile 2000. Io simo, continuava ad avere uno sguardo privo e Mara, emozionati all’inverosimile, quella di gioia (che differenza rispetto a come sarà mattina bussammo in anticipo al cancello di di lì a poco). Ma stava in braccio a me, l’avevo Casa Betania, accolti da Silvia. Ci portò prima tanto desiderato ed era “mio figlio!”. in una stanza e ci fece subito delle domande Non è stato facile rimodulare le proiezio- su di noi, con una voce bassa e calma. Suc- ni immaginifiche sul figlio ideale che avevo cessivamente con lo stesso tono di voce bas- prima di diventare padre con i limiti e le dif- so e pacato iniziò a descriverci Maurizio. Ce ficoltà di Maurizio. Non è stato semplice né ne era abbastanza per tramortirci, e in effet- indolore accettare la sua disabilità. C’è stato ti le preoccupazioni e le ansie erano aumen- un periodo in cui vedevo solo le sue limita- tate. Ma il momento tanto atteso si avvicina- zioni e non vedevo lui. va sempre più. La stanza di Maurizio era Peraltro, anche a causa del carattere ap- l’ultima sulla destra. Entrammo ed eccolo lì, prensivo che ho ereditato dai miei genitori, sdraiato nel suo lettino a pancia in giù. Silvia non gli permettevo di sperimentarsi: mi so- lo prese in braccio tenendogli premurosa la stituivo a lui nelle più elementari azioni quo- testa per sostenerla. Era molto piccolo, con tidiane. Ero anche scoraggiato per gli scarsi degli occhioni scuri un po’ tristi e delle orec- progressi che lui faceva con le terapie della chie che sembravano esageratamente gran- Asl, le quali, anche agli occhi di un profano di rispetto al resto. Il cranio in particolare mi come me, apparivano troppo generiche ed colpì perché appariva deformato da un lato: approssimative. Poi lo abbiamo portato da Silvia ci spiegherà più tardi che è dovuto al specialisti privati molto preparati nel campo lungo periodo allettato in ospedale nella stes- della disprassia, la patologia di cui soffre e sa posizione. che comporta, tra l’altro, una difficoltà nelle Non è facile spiegare cosa provai: un mix attività fini, quali la manualità ed il linguag- di gioia, paura, voglia di abbracciarlo, sensa- gio. zione di inadeguatezza, felicità perché final- I miglioramenti delle competenze di Mau- mente sto diventando padre, ansia e brama rizio con le nuove terapie logopediche priva- di capire se sarò capace di essere padre di te, le riflessioni di natura psicologica nell’am- questo esserino così fragile. Silvia ci invitò a bito degli incontri tra coppie adottive cui prenderlo in braccio, prima Mara, che si squa- partecipavamo a Casa Betania e, forse, una gliò come neve al sole e poi il mio turno: lo crescita e maturazione personale, hanno fat- 48 tirai su sostenendogli il collo… era leggeris- to sì che iniziassimo ad accettare le difficoltà semplici e scarni, Maurizio ti aiuta a to- glierti le maschere ed a essere te stesso, con la sua naturale spontaneità, Maurizio ti rende più passionale e meno apatico, grazie all’entusiasmo in cui mette anche nelle occasioni più semplici e per noi or- dinarie, Maurizio ti induce a riavvicinarti di Maurizio e questo ha avuto riflessi estre- a persone care da cui ti eri allontanato, col mamente positivi anche sul bambino. suo essere amico generoso di tutti, Mau- In particolare, ha fatto sì che iniziassi a rizio mette in discussione le tue convin- vedere lui, Maurizio, per quello che è: un bam- zioni, che spesso sono omologate in que- bino meraviglioso, con una propensione ec- sto mondo globalizzato, guardando le cezionale per le relazioni sociali, una capacità cose dal suo punto di vista primordiale e straordinaria di amare e farsi amare, un can- naturale, Maurizio ti fa apprezzare il valo- dore ed una spontaneità senza uguali, com- re aggiunto della diversità, in questa re- pletamente privo di sovrastrutture fuorvian- altà in cui tutto deve essere come ci viene ti; amore allo stato puro. E ho iniziato ad proposto, Maurizio ti mette davanti alla ascoltarlo nel profondo, a vederlo con altri tua fragilità, in questo universo così com- occhi, ad apprendere da lui quali sono le cose petitivo dove ognuno di noi si sente tal- essenziali della vita, a crescere e maturare volta Maurizio in qualche campo, ma so- grazie a lui e a diventare, spero, una persona prattutto Maurizio, e non è retorica, indi- migliore. rizza il tuo agire verso la cosa che più conta nella vita, più dei soldi, più della carriera, più della salute: l’amore, senza il Chi ha avuto modo di interagire con lui lo quale niente ha senso. può senz’altro testimoniare: Maurizio Paolo, Mara, Maurizio mette allegria, con le sue risate coinvol- e Alejandra del Mar Catapano genti, Maurizio ti insegna ad essere diret- to, perché non conosce malizia né ipocri- sia, Maurizio ti rende più buono, perché alieno alla cattiveria, Maurizio ti porta all’essenzialità, con i suoi modi di essere 49 CASA BETANIA speciale 25 anni DITUTTICOLORI la strada i colori 2004 le pagine 3 1999

“È IL GIORNALE di Casa Betania, una casa nel sentire riconosciuta la propria dignità. tra le case, finestre e porte spalancate al mon- Farsi strada significa essere lieti di acco- do più lontano e a quello più vicino. Una casa gliere e altrettanto lieti di essere accolti in un che, costruita con i mattoni dell’accoglienza cammino che porta verso orizzonti di giusti- e della legalità, non sa stare ferma, non è so- zia, di solidarietà, di convivialità delle diffe- lamente affacciata alla strada. Anzi la strada renze. la attraversa, la interroga, la rinnova…” Farsi strada è bellissimo. È una delle definizioni diditutticolori ripre- Raccontare la vita in tutti i suoi colori si- sa dalla presentazione del giornale in data 14 gnifica accompagnare la storia di ogni per- dicembre 2001. sona, che non è mai una piccola storia, con A distanza di tanti anni sono ancora negli uno sguardo limpido e sereno. occhi le prime riunioni di redazione coordina- Raccontare la vita in tutti i suoi colori ri- te da Mauro Terranera che nell’avventura car- chiede di ascoltare l’altro, di dare all’altro la tacea credeva tantissimo e non mancava oc- parola, di cogliere nell’ascolto dell’altro i bat- casione per suggerire, incoraggiare, sostenere. titi di un cuore che sono percettibili solo nel Farsi strada e raccontare la vita in tutti i silenzio. suoi colori sono state le scelte e che fin dal Raccontare la vita in tutti i suoi colori si- suo inizio esprimono la bellezza e la sfida di gnifica essere pittori dell’anima, consapevoli questo giornale. che c’è anche nella persona più fragile una Farsi strada non significa tanto e solo ave- bellezza che si svela solo di fronte a un mae- re un’alta tiratura , anche se le attuali cinque- stro in umanità. mila copie rispetto alle poche centinaia degli Raccontare la vita in tutti i suoi colori si- inizi sono un risultato importante. gnifica infine scegliere una comunicazione Farsi strada significa essere luogo di cam- che entra nella storia delle persone con tre mino e di incontro, significa avere l’umiltà del passi: la verità, la bellezza e la bontà. viandante in cerca di umanità, significa avere Raccontare la vita in tutti i suoi colori si- nei passi il ritmo della gioia e della responsa- gnifica usare davvero tutti i colori, anche il bilità sapendo che si cammina con gli altri, nero e il grigio. Il male e l’ingiustizia, le umi- verso gli altri. liazioni, le sofferenze entrano nelle pagine del Farsi strada significa condividere la fatica giornale ma non se ne impadroniscono, non di vivere, cercare il senso ultimo della vita che diventano gli oppressori della speranza e 50 lentamente si svela nel passare del tempo e della fiducia. “SCRIVERE POCO E DIRE MOLTO”: QUESTO L’INVITO CHE APRE IL VADE- MECUM DEL 2001

Bimestrale di Casa Betania PER 2 • 9 maggio I COLLABORA2011 - TORI DEL GIORNALE DI CASA BETANIA

1 Bimestrale di Casa Betania 2 • 15 aprile 2013 Le porte 9 maggio 2011 olo ri c 3

1 spalancate Di tu tt i 20 - speciale 3

9 Domenica 1° maggio 2011:

9 1 20 anni il drappo che copre l’arazzo con il ritratto del Beato Giovanni Paolo II scende dopo che Benedetto XVI ha pronunciato la formula di beatificazione e sulla facciata della basilica di san Pietro appare 1 l’immagine del volto sorridente di papa Wojtyla. Torna subito alla mente un suo pensiero colto dal discorso ai vescovi delle Marche e dell’Umbria in occasione della visita “ad limina apostolorum” il 5 dicembre 1981. I santi, aveva detto, “sono delle fotografie riuscite: immagini i cui netti contorni coincidono con le intenzioni divine su di loro. 15 aprile 2013 E proprio qui sta la lezione”. ri Una “fotografia riuscita” ora è in piazza san Pietro: racchiude e

olo comunica il significato più alto e il messaggio più bello di un volto c i

EditorialE tt continua a pag 2 tu Di Come un in L. 27/02/2004 n. 46) - art. 1 comma 2 DCB Roma 2 - Poste Italiane spa Sped. Abb. Postale D.L. 353/2003 (conv. Bimestrale - Anno 12 numero soffio leggero ColoriMaggio11.indd 1 05/05/11 06:51

I venti anni di casa Betania Come un soffio leggero, come una brezza che ha acca- rezzato e ancora oggi accarezza tanti volti segnati dalla fatica, rigati dalle lacrime, illuminati dal sorriso. Così Casa Betania da venti anni. Una storia iniziata con l’incontro tra Silvia e Giuseppe e continuata con gli arrivi di Matilde, Marta, Carlo ed Ester. Un “sogno” di due sposi diventato famiglia e subito famiglia aperta ai piccoli e agli ultimi. Ora in questo affresco, dove tutti i colori si rincorrono come i bambini nel gioco, si vedono innumerevoli volti ed

continua a pag 2 Bimestrale - Anno 14 - numero 2 - Poste Italiane spa - Sped. Abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) - art. 1 comma 2 DCB Roma 2 - Poste Italiane spa Sped. Abb. Postale D.L. 353/2003 (conv. Bimestrale - Anno 14 numero

Colori-Apr13.indd 1 16/04/13 09.08 Raccontare la vita in tutti i suoi colori è pratica la professione giornalistica, anche se bellissimo. questa competenza è presente e creativa C’è un’altra scelta che affiora ripensando nella redazione. alle origini e al percorso di ditutticolori. In questo aspetto si esprime la vocazione È racchiusa nella frase che apre il vademe- di Casa Betania alla narrazione con i protago- cum del 2001: “Scrivere poco e dire molto”. nisti e i linguaggi della vita. Suonò come una sfida troppo grande e Per Casa Betania il racconto non è un par- forse un po’ penalizzante. Presto divenne un larsi addosso, c’è il desiderio e lo scopo di ren- esercizio non tanto per fare buone sintesi di dere sempre più robuste e feconde le relazioni un testo o di un colloquio quanto per coglie- al proprio interno e di crearne di nuove all’e- re in essi una vibrazione, un sussulto, un bat- sterno: per suscitare pensieri diversi da quelli tito, un messaggio… imprigionati dalla paura, dalla diffidenza e dal- Questo esercizio continua e riesce a fare la mediocrità. di ditutticolori un giornale che si legge dalla In queste direzioni ditutticolori muove i prima all’ultima pagina ma anche un giorna- passi con la leggerezza del messaggero che le che a sua volta legge nel cuore del lettore sa quanto sia importante il linguaggio dei e pone con delicatezza e fermezza alcune volti per rendere attraente la notizia che gli è domande. stata affidata. Può sorprendere infine che questo gior- Paolo Bustaffa nale sia in massima parte frutto di chi non 51 CASA BETANIA speciale 25 anni VOLONTARIATO ho portato CB con me in 2004 francia

1999 3 LO SPIRITO DELLA COMUNITÀ MI ACCOMPAGNA OGNI GIORNO NELLA MIA GENITORIALITÀ

IO E UN’ALTRA RAGAZZA francese siamo state le SONO TRASCORSI più di quindici prime due volontarie europee accolte a Casa Be- anni, ma ricordo la scena come fosse tania tra il 2000 e il 2001. Quando torno a Casa oggi! Ero volontaria a casa Betania e Betania e le persone mi chiedono qualcosa al quella sera Silvia mi fermò mentre sta- riguardo, mi piace dire che mi sento una «vec- vo uscendo: voleva parlarmi del suo chietta volontaria»: sono trascorsi già 18 anni... progetto per dare una casa e una fa- Quell’esperienza di volontariato mi ha dato miglia a quei due bimbi, Chala e An- tantissimo e porto Casa Betania nel mio cuore drea, che per la loro disabilità non ogni giorno. È stata un’esperienza che ha rappre- avrebbero mai trovato una famiglia di sentato qualcosa di straordinario. Un’esperienza adozione. “Voi, mi disse, che con la bella, forte, unica. Sono stata molto fortunata ad scuola avete contatti con tanta gente, aver potuto vivere qualcosa di simile nella mia non conoscete una persona di una vita. certa età, che voglia bene ai bambini, Ho vissuto così dei momenti forti con le per- disposta a venire ad abitare con loro? sone che allora erano accolte nella casa, con i Mi fermai interdetta. Per me fu un bimbi, le mamme, «immersa» nella famiglia di colpo di fulmine, come un innamora- Silvia e Giuseppe e nella comunità. mento improvviso. Ho portato un po’ (tanto?!) di Casa Betania Dissi:” Ma, Silvia, stai pensando a con me in Francia. Lo spirito della comunità mi me?” “No, ti assicuro, ma perché, te la accompagna ogni giorno nella mia genitorialità, sentiresti?”. nella mia famiglia, nei miei impegni associativi e Ero sconvolta. Mi venivano in men- anche nel mio lavoro. te le parole del mio fondatore (Nicola Silvia, Giuseppe, la loro famiglia, i tutor e gli Barrè - Suore del Bambino Gesù) “chi altri volontari si sono fidati di me, mi hanno aiu- riceve un bambino povero e abbando- tata a crescere, giorno dopo giorno, con le fatiche, nato, riceve doppiamente Gesù Cristo”. le domande, le tristezze, la gioia condivisa. Vorrei Che il Signore mi aspetti qui? Presi con queste parole ringraziare tanto le persone qualche giorno di riflessione e di pre- che mi hanno aiutata a crescere a Casa Betania ghiera, poi chiesi il permesso ai supe- durante quei mesi, e anche dopo, ogni volta che riori e infine nel settembre del 2002, sono tornata. Torno sempre lì con tanta gioia, eccomi qui a iniziare casa Chala con con tanta tranquillità e il piacere di ritrovarvi. Mariana, la piccola Diana e i due bimbi. 52 Isabelle Guiu È l’inizio di una storia bella, di una CASA CHALA E ANDREA fu un colpodi fulmine

“COME FAI A VIVERE CON BAMBINI CHE NON CAPISCONO, NON PARLANO?”

famiglia tutta speciale, con tante persone neanche più! Questi bimbi, anche senza par- intorno che ci sostengono, ci aiutano, e di due lare, hanno un loro modo di esprimersi e di bimbi che crescono sereni pur nella loro di- comunicare che l’amore interpreta facilmen- sabilità, poi di altri bimbi che si aggiungono te. Un sorriso, un broncio, qualche lacrimet- a poco a poco, di altre case che nascono a ta o un pianto disperato, un braccio teso a formare una famiglia più grande e serena, indicare un oggetto dicono tante cose; i loro arricchita negli anni da un serie di giovani sorrisi di soddisfazione ci rispondono poi che operatori, pieni di vita e di iniziativa. Non che abbiamo indovinato e li abbiamo resi con- manchino le difficoltà, anzi: fatiche, malattie, tenti…magari alle volte anche solo con un delusioni, piccole lotte e incomprensioni bacetto o una coccola! come dappertutto, in tutte le famiglie e in Così gli anni sono trascorsi serenamente ogni vita. Poi la morte di Miriam, dopo tanta quasi senza che me ne accorgessi, tredici per sofferenza e tanta fatica di tutti, anche se, la precisione. Nel 2015 ho dovuto lasciare nella fede, sappiamo che la bimba è oggi una casa Chala, ma per due anni ho continuato stella in cielo e che vive sempre con noi. Ma ad andarci almeno due volte in settimana. abbiamo anche tante soddisfazioni: vedere i Poi nel 2017 il trasferimento a Bergamo: ma ragazzi crescere, migliorare in salute al di là ho l’impressione che l’esperienza non sia fi- delle aspettative, raggiungere alcuni traguar- nita, perché mi sembra che un’esperienza di, affrontare la vita della scuola entrando in d’amore non abbia limiti né di tempo né di rapporto con insegnanti e compagni, cimen- distanza! tarsi in attività che per loro sembravano proi- Suor Paola Romanelli bite. Poi, per noi e per loro, le tante piccole gio- ie quotidiane: le feste di compleanno, le gite al parco o al lago, tante domeniche trascorse in casa di famiglie amiche, i soggiorni al mare da Angela, poi visite di amici, qualche regali- no. A volte amici o parenti mi chiedevano: “Ma come fai a vivere con bambini che non capiscono, non parlano?” Sinceramente, dopo poco tempo, io non me ne accorgevo 53 CASA BETANIA speciale 25 anni

FAMIGLIE IN RETE

2004 i

1999 traguardi 3 e le ripartenze

ERA IL 2 FEBBRAIO DEL 2002. Silvia e casa, fino al farsi carico di un nucleo mamma- Giuseppe ci avevano chiesto di partecipare a bambino in uscita dalla casa, assicurando loro un incontro e, come sempre succede quando quella vicinanza familiare di cui avevano bi- ci chiamano, un misto di gioia, timore e curio- sogno; dall’altra gli incontri di approfondi- sità ci prese. La sala del primo piano era piena mento. e i visi quasi tutti conosciuti. La riunione iniziò Mentre la prima gamba era determinata con la distribuzione di un libriccino di don dalle necessità del momento, la seconda era Tonino Bello,“Con viscere di misericordia”, ri- tutta da inventare. Ci trovammo così un grup- flessioni sulla parabola del buon Samaritano. petto di persone a pensare e organizzare vari Uno degli scritti di don Tonino che preferisco. incontri (3 o 4 l’anno) sui temi che più ci sem- Ricordo che pensai: “Cominciamo bene!” bravano interessanti, urgenti o stimolanti. I Silvia ci chiese di pensare e raccontare primi anni gli incontri si svolgevano nel salo- un’occasione in cui ci eravamo sentiti partico- ne al primo piano dove tutto era iniziato e larmente accolti. Buona parte dell’incontro se ricordo gente seduta anche per terra ad ascol- ne andò così, nell’ascolto di vari ed emozio- tare il relatore di turno e la testimonianza nanti racconti dei presenti. Poi arrivò il sogno, proposta. Poi ci trasferimmo nel tendone, nel la proposta: creare un contatto permanente frattempo sorto nel giardino, più capiente e tra le famiglie che in maniera autonoma fre- comodo. quentavano Casa Betania. Insomma si tratta- Impossibile raccontare tutte le esperienze va di creare una “rete” tra famiglie, per tener- meravigliose, gli incontri, le cose fatte e quel- ci in contatto tra noi. Un sistema veloce per le sognate. Ogni incontro era una ricarica, veicolare richieste di aiuto e, intuizione genia- ogni gesto di volontariato una crescita per- le, un luogo di confronto e approfondimento sonale. Sotto la guida di Marco, che fin dall’i- sui temi della famiglia e della genitorialità nizio è stato ed è il vero deus ex machina di soprattutto, ma anche della fede e dell’attua- ogni situazione, Famiglie in Rete si trasforma- lità. va sempre di più in “Famiglia e basta”: una La cosa mi piacque da subito. Da subito unica grande famiglia. “Famiglie in rete” si mosse su queste due gam- Nel corso degli anni ci sono stati, come è be: da una parte l’aiuto che si concretizzava naturale, alti e bassi. Momenti esaltanti per in piccoli servizi quali la partecipazione al successo di partecipanti e qualità degli incon- trasloco di una mamma, oppure all’affianca- tri, e momenti di delusione, amarezza, fatica. 54 mento nei compiti di un piccolo ospite della Incontri preparati con cura, su temi che ci I PICCOLI SERVIZI, GLI INCONTRI DI APPROFONDIMEN- TO E IL PROGETTO “DA 02 A 2.0”.

mo che il progetto, nel frattempo divenuto “Famiglie e Singoli in Rete”, era ormai maturo per uscire di casa e rivolgersi a una platea più ampia. Non per smania di crescita, ma in spi- rito di servizio a una comunità più vasta. Ren- dendo disponibile su scala più grande, di appassionavano, in cui eravamo in dieci a quartiere ed oltre, le nostre esperienze. Iniziò guardarci in faccia e un po’ a vergognarci con così questo nuovo progetto che ci vede im- l’oratore per averlo scomodato. Il momento pegnati congiuntamente con le comunità più difficile arrivò alla fine del 2012. Le diffi- parrocchiali a noi più vicine: San Lino, la par- coltà organizzative, legate anche al partico- rocchia di Casa Betania, San Fulgenzio e San lare momento storico che la casa stava viven- Pio X alla Balduina, San Luigi Grignon De do e la drastica diminuzione di risorse econo- Monfort a Torrevecchia, San Leone Magno, miche, si palesarono tutte insieme e presen- Sant’Ambrogio e S. Pio V all’Aurelio; e chiun- tarono il conto. C’era il reale rischio di chiude- que altro vorrà in futuro. Il desiderio che tut- re lì quest’esperienza. Un peccato, anche ti abbiamo nel cuore é quello di riuscire a perché, nel frattempo, la qualità del progetto coinvolgere di più i giovani, organizzando era cresciuta tantissimo. La gamba operativa incontri ad hoc, per renderli più partecipi e si era, mi si passi il temine, “specializzata” e, aiutarli a crescere sapendosi districare nella anche se erano diminuite le forze su cui con- giungla di stimoli che la società offre loro, non tare, la sincronizzazione dei meccanismi e sempre in buona fede. l’apporto, che definirei professionistico, di Come recita il leitmotiv del programma alcuni amici davano ottimi risultati. Inoltre di quest’anno, in concomitanza con i 25 anni Famiglie in Rete da proposta si era trasforma- di Casa Betania, sperimentiamo, insieme alla ta in veicolo di nuove proposte: gruppi sulla gioia dei traguardi raggiunti, “l’infinita pa- genitorialità che si sviluppavano a latere, for- zienza di ri-partire”. Siamo coscienti di essere mazione di gruppi d’acquisto solidale, mentre “un servo in-utile” perché i primi beneficiari cresceva l’unione fra noi. del nostro fare siamo senz’altro noi. Dovemmo guardarci negli occhi. Perso- Alla fine di quel primo incontro del 2 feb- nalmente sentii tutta la responsabilità di non braio 2002 mi avvicinai a Silvia e le chiesi: far morire un progetto che, come disse Mar- “Silvia, ma tu credi alla cabala?”. Lei mi guardò co, nel deserto delle occasioni offerte dalla sorpresa. “Sai – continuai sorridendo – oggi società, avrebbe dovuto essere protetto dal è il 02/02/02”. Non me l’ha mai detto, ma sono WWF. E, come me, lo sentirono anche altri sicuro che dentro di sé avrà pensato:”Mio Dio, amici. Fu dura, ma con l’aiuto di Dio, che non questo è tutto scemo!” Ma oggi possiamo dire ci è mai mancato, superammo anche quel che siamo tutti protesi verso un nuovo pro- momento. getto: da 02 a 2.0. L’ultima (per ora) svolta, tre anni fa. Capim- Carlo Stella 55 CASA BETANIA speciale 25 anni CASA CHALA E ANDREA voglia di

2004 vivere e magico sorriso 1999 3 ERA NATO CON UNA SINDROME RARA, ORA FREQUENTA IL LICEO

NON SI PUÒ PARLARE delle Piccole Case brizio alle elementari; la terapista Annie, che senza parlare di Andrea che, insieme a Chala, è riuscita a fargli muovere quelle gambette ne è stato, per così dire, il fondatore. È per loro così rigide. due infatti che nel 2002 Silvia concepì una E così, a poco a poco, con la sua tenacia realtà che fosse per loro una famiglia. Andrea ha incominciato a percorrere in gi- Andrea, di origine umbra, era a Casa Be- nocchio - ma, se aiutato, anche in piedi - i tania da quasi due anni: un bel bambolotto corridoi di casa; a superare alcuni scalini; a biondo, ma con un sacco di problemi di salu- passare gli inverni senza febbre; ad articolare te. Era nato con una sindrome rara, detta “De le manine irrigidite per occuparle sempre con George”: aveva gambette e piedini storti, un qualche giochino; e soprattutto a conquista- grave danno cerebrale, deglutiva con difficol- re col suo sorriso tanta simpatia. Per tanti tà e in inverno passava da una febbre all’altra anni ha trascorso la domenica a casa di Ste- senza interruzione. Noi però, Mariana ed io, fano e Adele, coccolato quasi più dei loro figli, con l’aiuto prezioso di Francesca e Manuela, e durante la settimana ha frequentato assi- animate da grande entusiasmo, accogliemmo duamente la scuola. i due bimbi con tanta gioia, cercando in ogni E ora che è un giovanottone, è “ l’uomo” modo di creare per loro un’atmosfera calda di Casa Chala: frequenta il liceo, dove impa- di affetto. reggiabili insegnanti lo tengono occupato Andrea, nonostante i suoi guai, aveva due tutta la mattina; nel tempo libero, sia pure in doni che l’hanno aiutato a superare tanti dei carrozzella, si gode le sue passeggiate, i bagni suoi limiti: una gran voglia di vivere e un sor- in piscina e al mare, e a casa i pranzetti pre- riso così magico che attirava in tutti simpatia parati per lui con amore dagli operatori. E e tenerezza! Quando, dopo un primo inver- magari anche un po’ di coccole. no, ha iniziato ad andare a scuola, le maestre, Da lontano veglia ancora su di lui nonna sia al nido che nelle due materne che ha fre- Paola, che non lo dimentica di certo e conti- quentato in seguito, lo adoravano e lo circon- nua a nutrire per lui una tenerezza tutta par- davano di tante premure. In tutti i suoi anni ticolare. di crescita ha avuto intorno alcune figure che Suor Paola Romanelli l’hanno aiutato con impegno e competenza eccezionali a migliorare la sua situazione: la dottoressa Badaloni, sempre pronta a inter- 56 venire; la maestra Gianna e l’impagabile Fa- CASA CHALA E ANDREA un

mondo ze; tanto diverse ma molto unite. La mia forza, oltre che nei bambini, l’ho trovata in questo da scoprire gruppo di lavoro con il quale giorno dopo giorno ho condiviso le fatiche. Ci confrontava- HO DOVUTO RICOMINCIARE mo per cercare di capire come svolgere al AZZERANDO meglio i nostri compiti quotidiani. Ci è stato di I MIEI PREGIUDIZI grande aiuto il dottor Paolo Mariotti. SULLA DISABILITÀ Per me è stato uno sprone ad andare avanti e continuare a chiedermi cosa potes- si fare per aiutare un bambino disabile a di- ventare autonomo nelle piccole cose, ad NELLA MEMORIA i ricordi scorrono come avere una vita il più possibile come quella un film. Sono arrivata a Casa Betania nel 2000 degli altri bambini. Sembra facile, ma ognu- e nel 2002 iniziava il progetto Casa Chala e no di noi ha una sua personalità, un suo modo Andrea. Ricordo tanti volti che mi incorag- di agire e di porsi, e a volte, se non ci si con- giavano, aiutandomi a vincere le mie paure; fronta, la rigidità può diventare un ostacolo. quelli degli stessi bambini, dei quali pian pia- Non sempre è semplice arrivare a un con- no ho imparato a prendermi cura. Ciò che fronto sincero, ma farlo aiuta ad affrontare all’inizio credevo la mia debolezza, è diven- meglio i problemi. Quello che io non riesco a tato un punto di forza. Molte volte quello che fare, può farlo un’altra persona. non conosciamo ci spaventa. Viviamo un Così abbiamo imparato soprattutto a la- periodo storico ricco di opportunità e dob- sciare lo spazio al bambino, a far emergere le biamo essere aperti a quelle occasioni e a sue energie, le sue emozioni, anche le sue quei momenti che ci fanno crescere e arric- paure, aiutandolo così a vivere una vita diver- chiscono la nostra anima e la nostra mente. sa, migliore, facendo in modo che possa go- Non esistono risposte vere se non ci sono dersi una bella giornata estiva, la gioia di una domande vere. Solo quando ci chiediamo canzone, l’ascolto di una melodia... Il nostro cosa stiamo facendo e cosa possiamo diven- modo di lavorare è basato sulla relazione; una tare, il nostro essere viene fuori e facciamo relaziona che si rafforza con il tempo. cose che non pensavamo di poter fare. Dopo Chala e Andrea sono arrivati altri Per me la disabilità era un mondo da sco- bambini. Ognuno di loro mi ha regalato il suo prire. Era la prima volta che potevo vivere a sorriso e la sua energia, la sua voglia di vivere. contatto diretto con bambini diversamente Lo considero un dono che posso condividere. abili. Ho dovuto ricominciare azzerando i miei Anche il gruppo di lavoro è cresciuto, con tan- pregiudizi. In questo cammino ho trovato per- ti volti nuovi. Vorrei concludere con una frase sone che sono state importanti per poter con- che mi piace molto: bisogna costruire cultura tinuare con lo studio, che mi hanno aiutato a e per fare cultura occorrono tanta pazienza conoscere nuove culture, nuovi amici; persone e amore. Sono convinta che insieme possia- che sicuramente rimangono punti di riferi- mo costruire cultura per poter essere voce di mento in questo percorso di conoscenza un mondo ancora sconosciuto. teorico e pratico. È stato con questo gruppo Mariana Quinde un po’ “anomalo” che abbiamo iniziato: una mamma con la figlia, una suora e due ragaz- 57 CASA BETANIA speciale 25 anni CASA CHALA E ANDREA porta e cuore sempre 2004 aperti 3 1999

CASA CHALA VIENE APERTA nel settem- venire, accogliendolo a casa la domenica a bre 2002 e vanno ad abitarvi Sr Paola, Maria- trascorrere del tempo con i loro figli. na con la sua bimba Diana, e i piccoli ospiti Nel 2004 cresce il numero degli ospiti del- Chala e Andrea, che hanno dato il loro nome la casa con l’accoglienza della piccola Miriam. alla casa. Viene inaugurata il 2 ottobre, festa L’inserimento si rivela faticoso per la bimba, degli Angeli custodi. Ci aiutano fin dall’inizio abituata alla presenza della mamma che non Francesca e Manuela, che nell’anno prece- la può più tenere con se’, generando in M. dente avevano fatto tirocinio a casa Betania crisi di pianto interminabili di giorno e di not- e tutte insieme ci lanciamo nella nuova im- te. La bambina che ha problemi conseguen- 3o presa con grande entusiasmo. I bambini sono ti alle difficoltà del parto avvenuto in un pic- iscritti a scuola: Chala frequenta le elementa- colo ospedale la notte di Natale, inizia comun- ri e Andrea il nido, che frequenta poco per la que a frequentare l’asilo nido. sua salute cagionevole. Nei primi tempi An- Per le tante difficoltà che naturalmente si drea viene sottoposto ad un intervento alle incontravano nella gestione di questa… ori- gambe, che si spera migliorativo delle sue ginale famiglia, fin dal secondo anno siamo condizioni, ma il cui esito è al di sotto delle state enormemente aiutate e sostenute dagli nostre aspettative. Fin dall’inizio i bimbi fre- incontri di supervisione del dott. Mariotti che, quentano anche il don Gnocchi per la fisiote- con la sua pazienza eroica e con la sua com- rapia: con il tempo Andrea riuscirà ad articola- petenza, ha continuato a seguirci in tutti que- re meglio le gambe, Chala imparerà a mangia- sti anni. re da solo e a fare a meno del pannolino. Nel frattempo i ragazzi crescono e dopo La presenza di volontari è sempre stata alcuni anni cambiano ordine di scuola: Chala per noi preziosa: nei primi anni abbiamo ri- inizia a frequentare le medie e Andrea le ele- cevuto aiuto da parte di Stefania ed Emanue- mentari, dove lo aiutano e stimolano molto, la, che diventeranno poi operatrici della co- soprattutto il suo AEC Fabrizio. Nel 2006 il operativa, e del nostro amico Andrea Mican- gruppo dei bambini cresce ancora con l’ingres- geli, che si prende molto a cuore Chala e ci so di Chiara, una bimba di 10 anni. Sebbene presenta la sua amica Alessandra che negli sia una bimba con limitate capacità intellettive anni continuerà ad accogliere Chala nella sua e che non parla, non presenta patologie gravi famiglia quasi tutte le domeniche. Andrea, come gli altri nostri piccoli ospiti. È in grado di invece, a cinque anni conosce Adele e Stefa- camminare e anzi le piace molto muoversi, è 58 no Rosa che lo hanno seguito negli anni a simpatica, socievole e allegra. Chala e Chiara gato che permette, però, a noi operatori, di UNA STORIA conoscerlo meglio nelle sue esigenze. CHE INIZIÒ A giugno 2016 Chala supera l’esame di maturità ed inizia un’esperienza presso un IL 2 OTTOBRE centro diurno, il CEM. A settembre, invece, 2002 Andrea inizia la scuola superiore che frequen- ta tutt’ora. È al secondo anno, si trova bene ed è impegnato in tante attività come il labo- ratorio di pittura o la coltivazione in serra. Per noi sorprendente è anche la sua partecipa- zione al progetto di educazione fisica al Bow- ling, dove più di una volta ha fatto strike: un campione! Il futuro di Chala inizia a delinearsi meglio: nel Maggio 2017 Chala compie 21 anni e nell’estate inizia la frequentazione di una casa sono in grado di effettuare attività come atle- famiglia per disabili adulti che da settembre tica, piscina e pet-terapy con cani ed asini. è diventata la sua nuova dimora. Chala per Chiara frequenta anche il CPA (centro per au- noi rimane una persona di famiglia e Casa tonomia) e Chala fa terapia occupazionale per Chala rimane la “sua” casa. Noi operatori riu- migliorare le sue autonomie. Nel frattempo sciamo con regolarità a trascorrere del tempo Miriam inizia ad avere problemi di salute più con lui, permettendoci di viziarlo, stavolta seri, e quel sorriso che la contraddistingue ap- accantonando il nostro ruolo “istituzionale”. pare sempre di meno. Diventa davvero molto Casa Chala rimane con 4 bimbi/ragazzi: magra e nell’autunno 2011 inizia ad alimentar- Giorgio, principino di casa, è davvero bravo. si tramite PEG. Porta gli occhialetti e la valvola fonatoria dan- Nell’anno 2012 Casa Chala fa posto ad una do il massimo e sfruttando al meglio le sue tenera ragazzina cinese di nome Lina. potenzialità. Da tempo si pensa che Chiara abbia biso- Andrea oltre alle attività scolastiche va in gno di un ambiente più stimolante per lei e piscina, si diverte moltissimo, sorride e sorri- così, nel settembre dello stesso anno, Chiara de e si gode la libertà nell’acqua. si trasferisce a “Casa sull’albero”. Simona ha qualche problema di salute sia Casa Chala si predispone ad una nuova ac- a livello cardiaco che respiratorio, ma conti- coglienza, il posto di Chiara non può rimanere nua a fare bei sorrisi e ad illuminare con i suoi vuoto: nell’estate 2013 andiamo a prendere occhioni le sue e le nostre giornate. Simona presso un ospedale del Nord, dove è Lina ha compiuto 18 anni. Le abbiamo rimasta dalla nascita fino ai 3 anni di età. organizzato una festa a tema cinese con dra- Il 2014 è un anno importante: Chala com- goni, lanterne ed involtini primavera. Una pie 18 anni e ci preoccupiamo del suo futuro. festa semplice e sobria davvero adatta alla Nello stesso tempo Miriam deve affrontare nostra ragazza tanto “silenziosa”, sempre in una delicata operazione alla colonna verte- movimento e con uno sguardo enigmatico brale, che purtroppo la porta a lasciarci pre- che, per chi lo sa cogliere, ti penetra dentro. maturamente a Luglio. Non sappiamo che È tempo di attesa… con la porta ed il cuo- qualche giorno dopo, ad Agosto dello stesso re aperto ci prepariamo ad accogliere un altro anno, nascerà un bimbo di nome Giorgio e piccolo che sicuramente diventerà una gran- che arriverà da noi a Gennaio 2015. Non sono de stella della nostra Casa Chala. mancate per lui alcune complicanze che lo Suor Paola Romanelli costringono ad un ulteriore ricovero prolun- e Valentina Valentino 59 CASA BETANIA speciale 25 anni TESTIMONIANZE tesi di 2004 laurea su casa betania UN’ESPERIENZA MI HA ANCHE 1999 PERMESSO DI CAPIRE 3 COSA VOLESSI FARE NELLA VITA

AVEVO 20 ANNI, venivo da un piccolo pa- cor di più. Sono stati mesi alla scoperta di me ese in provincia di Modena e avevo il deside- stessa, delle risorse che avevo, della voglia di rio di fare servizio civile lontano da casa per fare e del mettermi a servizio, vivendo la gio- “tagliare il cordone ombelicale”. Non avrei ia della condivisone. mai potuto immaginare quanto ricchi sareb- Con i volontari che vivevano la casa in bero stati quei 12 mesi (e più)! quel periodo sono nate bellissime amicizie e, Sono arrivata a Casa Betania alcuni giorni nonostante siano passati tanti anni e io sia dopo i festeggiamenti dei 10 anni dall’aper- tornata a vivere a Modena, quando li rivedo tura e dopo pochi giorni siamo partiti per le mi sembrano passati solo pochi mesi. Sono 3p vacanze al mare. Mi sentivo molto spaesata grata ad ognuno di loro e li porto nel cuore. e non all’altezza della situazione, ma l’acco- Questa esperienza mi ha anche permesso glienza dei volontari e della famiglia Dolfini di capire cosa volessi fare nella vita: lavorare mi hanno aiutata a prendere fiducia in me con i bambini. E così sono andata a Bologna, stessa. Anche le mamme che erano accolte e mi sono iscritta all’Università e mi sono lau- i bambini ospiti, con la loro presenza, mi han- reata a pieni voti. Ho dedicato la tesi a Casa no aiutata a sentirmi sempre più a mio agio Betania e a tutte le mamme incontrate perchè in quella nuova avventura ed esperienza di mi hanno permesso di aprire gli occhi e di vita. Man mano che passavano i mesi, osser- vedere che non esiste “il metodo di cura mi- vando le persone intorno a me e mettendo- gliore”, ma ne esistono differenti e ognuno mi in gioco, senza nemmeno accorgermene, prezioso per le proprie peculiarità. sono cresciuta e maturata. È un’opportunità che consiglio a qualsia- Grazie alla convivenza con quei bimbi e si persona, di qualsiasi età, che abbia il desi- quelle mamme mi sono permessa di vivere il derio di donarsi e arricchirsi nell’animo. Sarò dolore del lutto di mia mamma avvenuto 6 davvero sempre grata a questa esperienza anni prima. Per dolore mi ero chiusa e non che mi ha cambiata. avevo più pianto da allora. Casa Betania è Ada Ottonelli stata l’esperienza che mi ha permesso di aiu- tare e aiutarmi. Sono consapevolezze che ho acquisito nel tempo e chiacchierando con Silvia, poche settimane fa, si diceva proprio questo: chi 60 arriva a Casa Betania porta tanto e riceve an- ADOZIONE sorpresi da due

ENTRAMBI CI gemelli DIVORANO LA VITA, COME FA OGNI FIGLIO CON I PROPRI GENITORI

UN GIORNO di novembre – era il 2004 – gnosi di Elisa avrà comprensibilmente spa- arriva a Casa Betania una bambina “speciale” ventato molte coppie. Ma per chi la conosce di 7 mesi. Ha una tetraparesi spastica, è stata è tutta un’altra storia. Incroci il suo sguardo e ricoverata a lungo all’ospedale pediatrico ne resti affascinato. Senza pensarci troppo, Bambino Gesù perché, dopo alcune crisi con- come se fosse la decisione più naturale, Bru- vulsive, i responsabili della casa famiglia dove no ed io ci proponiamo come genitori adot- viveva non si sono sentiti in grado di riacco- tivi, anche se non era esattamente nei nostri glierla. Sono pressappoco queste le notizie programmi diventare famiglia. Comincia così che vengono lette durante la riunione di ag- la nostra vita a quattro. È estate quando, dopo giornamento. un lungo periodo di frequentazione, i gemel- Neanche a Casa Betania siamo ancora lini sono finalmente con noi ed ogni mattina, molto esperti, anche se già è stata aperta Casa nei loro lettini da campo, ci aspettano già Chala. A Elisa si avvicinano in pochi. In pochi svegli e sorridenti, pronti per coccole, mare, le danno da mangiare, in pochi l’accompa- favole, giochi e qualche capriccio. gnano a letto la sera. Silvia la osserva, la coc- Oggi Elisa e Fabrizio hanno 14 anni. Lui è cola, spesso la tiene in braccio. risoluto e indipendente come allora; un po’ Elisa è una bambina bellissima, con grandi permaloso e ribelle, ma capace di tornare sui occhi verdi, capelli biondi, una carnagione ro- suoi passi quando comprende di aver sbaglia- sea. Dorme poco la notte ed è, per molti aspet- to. Lei ancora oggi un po’ principessa, molto ti, un mistero. Finalmente comincia a fidarsi un intelligente, ironica e, a volte, un po’ chiusa. po’di più e spesso scoppia a ridere quando Continua a divertirsi molto per la goffaggine guarda gli altri bambini giocare, cadere, litiga- delle persone e a ignorare quelli che non le re. Ha un gemello, che ancora vive in casa fa- vanno a genio. Di tanto in tanto, a ragione, si miglia. Silvia e Giuseppe chiedono il ricongiun- fa pensierosa e le scappa qualche lacrima. gimento e, dopo qualche mese arriva anche Entrambi ci divorano la vita, come fa ogni Fabrizio: un tipetto molto risoluto, indipenden- figlio con i propri genitori. Ci aveva detto pro- te e selettivo. Lui sceglie con chi stare e distin- prio così Silvia prima di affidarceli. Ma, se ci gue tra chi gli piace e chi no. fermiamo a ripensare agli anni trascorsi con loro, A questo punto bisogna trovare una fa- è impossibile non amare quest’esistenza sman- miglia per i due piccoli. Non è facile. Il tempo giucchiata, questo tempo che non ci dà tregua, passa e nessuno si fa avanti. Il rischio è che questa genitorialità a sorpresa e imperfetta. vengano nuovamente divisi. Leggere la dia- Livia Giolito 61 CASA BETANIA speciale 25 anni ESPERIENZE un desiderio di 2004 fraternità 3 1999

NEL 2004 CASA BETANIA organizzò un percorso di approfondimento sull’affida- mento familiare, coinvolgendo nell’ iniziati- va l’Associazione Progetto Famiglia onlus che aveva già organizzato un evento di que- sto tipo, con esperti. Casa Betania ha sempre creduto nell’istituto dell’affido, come un va- lore, riconoscendo da sempre la famiglia come una risorsa sociale e di prossimità. Que- 3q sto pensiero è radicato nelle origini, nelle fondamenta di Casa Betania perchè i fonda- tori, prima di essere responsabili della casa famiglia, sono stati famiglia affidataria quan- do ancora l’affido faceva riferimento a una testimonianze esterne, privilegiando il taglio normativa appena nata e i servizi sociali la- esperienziale anche nella docenza. sciavano molto spazio all’iniziativa personale L’Associazione Casa Betania si è sempre di vicinanza e prossimità. impegnata per la formazione, l’assistenza ed Il master si configurava come formazione il sostegno a famiglie affidatarie. Ancora pri- di secondo livello destinata a famiglie e ope- ma della costituzione dell’Associazione, nel ratori che già conoscevano l’istituto dell’affi- 2001, tali attività venivano svolte dai respon- do e desideravano approfondirne alcuni sabili della Casa. Per l’attività svolta per la aspetti. Gli obiettivi erano: approfondire con promozione dell’affidamento familiare, l’As- l’aiuto di esperti i punti nodali dell’istituto sociazione Casa Betania è iscritta dal 2003, a dell’affido; aprire un confronto tra realtà di- mezzo del soggetto giuridico che la rappre- verse tra pubblico e privato sociale e famiglie; senta, nell’Albo delle organizzazioni non lu- stimolare la nascita di progettualità future; crative di utilità sociale per l’Affido familiare sollecitare le famiglie interessate a prosegui- del Comune di Roma. re nel percorso di maturazione e crescita per- Un tempo la collaborazione stretta tra il sonale e di coppia; promuovere il sostegno e pubblico e il privato sociale era molto più l’accompagnamento di situazioni di affido. Il stretta e condivisa, anche se non mancavano programma prevedeva dei momenti di do- mai elementi nodali su cui si animavano con- 62 cenza e altri in piccoli gruppi, con l’aiuto di fronti, ma c’era un sentire comune sul valore ESPERIENZE L’ISTITUTO DELL’AFFIDO, COME UN VALORE un desiderio E LA FAMIGLIA COME di UNA RISORSA SOCIALE fraternità E DI PROSSIMITÀ

fido: si dice che va ripensata la rete, in modo da fare interventi precoci, anche con l’invito a utilizzare di più forme come l’affidamento diurno o di solidarietà interfamiliare. Si riba- disce con forza che il progetto di affido deve essere un pezzo di un progetto quadro, che prende in considerazione l’intera famiglia. Il bambino ha trovato finalmente la sua giusta collocazione nel progetto di affido: è il primo attore citato. Questo è un elemento culturale innovativo. Un tale documento è il tentativo di raccogliere le buone prassi che sono state realizzate sui diversi territori italia- di questo istituto e si organizzavano tavoli di ni per riproporle a livello nazionale. Il Mini- lavoro su cui poi alla fine ci si intendeva e si stero ha lavorato, insieme al Tavolo Naziona- maturavano progetti cogestiti sia nell’ambito le Affido, a un “sussidiario per gli operatori”. della sensibilizzazione che nell’ambito forma- Su Roma la gestione è affidata alla libera tivo e di accompagnamento di risorse. iniziativa municipale di chi già aveva avviato Poi capitò un evento che rimise in discus- un lavoro di concerto, pur tuttavia la cultura sione gli equilibri che si erano raggiunti su dell’affidamento è molto sopita in questo Roma tra pubblico e privato sociale. L’evento tempo nella nostra città. Fortunatamente la coincise con la crisi economica nazionale che cultura della prossimità, del buon vicinato, costrinse l’amministrazione capitolina a ta- delle famiglie che si uniscono per condivide- gliare drasticamente sui progetti sociali e fu re l’accoglienza del povero è presente su penalizzato l’affidamento familiare su cui, Roma e questo rimane l’aspetto sostanziale evidentemente, non era mai stato fatto un che testimonia un desiderio umano di frater- profondo investimento. nità. Nel 2012 il Tavolo Nazionale Affido ha pro- Marta Lucianelli dotto un lavoro di rilievo, primo in Italia - le “Linee di indirizzo per l’affidamento familiare” - che pone l’accento sul ruolo delle associa- zioni e sottolinea la valenza preventiva dell’af- 63 CASA BETANIA speciale 25 anni ADOZIONE il L’ESSERE SPECIALE mattoncino DI NOSTRO FIGLIO 2004 e il CI HA INSEGNATO A ESSERE PIÙ “FAMIGLIA” 3 1999 muro

LE EMOZIONI CHE SI VIVONO nel momento Da piccolino D. era un bambino buonissi- dell’incontro con il proprio figlio adottivo mo, sorridente, ma anche molto tenace. Il sono fra le più intense che abbiamo mai pro- nostro primo atteggiamento verso di lui è vato. Grazie a Dio, queste emozioni le abbia- stato molto protettivo, nel tentativo involon- mo provate tre volte. Almeno fino ad ades- tario quanto inutile di “restituirgli” tutto ciò so… che di bello non aveva vissuto. Ci chiedevamo Dopo periodi decisamente lunghi, fatti di spesso se fossimo all’altezza della situazione, incontri, visite, decreti, silenzi e attese, vissu- se stessimo facendo del nostro meglio come ti con tante e diverse ansie, arriva così all’im- genitori. Ancora oggi ce lo chiediamo. 3s provviso la notizia dell’incontro con il proprio L’esperienza genitoriale con D. è molto figlio. Ogni volta è una notizia che ti lascia intensa. Resa ancora più profonda e speciale senza parole e senza fiato al telefono. dalle sue difficoltà, dal fatto di doverle affron- Il nostro primo figlio lo abbiamo incontra- tare tutti insieme ogni giorno, dalle sconfitte to a Casa Betania. Roberto e io ancora rivivia- e dai successi sempre e comunque ripagati mo la stessa folla di sensazioni di quando dai suoi bellissimi sorrisi, dalla sua ironia e dal abbiamo visto i suoi occhioni verdi su un suo coraggio. Questo suo esser speciale ci ha triciclo che sembrava enorme, due gambette insegnato a essere più “famiglia”, ci ha reso che camminavano solo se gli prendevi la ma- più uniti e ha messo in secondo piano le pro- nina, e un abbraccio che gli ha fatto conqui- blematiche relative al fatto di essere genitori stare il nomignolo di “Spiaccicone”. e figli adottivi. Non vedevamo l’ora di tornare a casa con Lui stesso da sempre racconta che la sua lui, ma Silvia ci comunicò che sarebbero pas- vita è cominciata a Casa Betania. Lo racconta sati giorni prima di quel momento. Lì per lì, con fierezza, senza esitazioni. Anche noi Casa non abbiamo capito e neanche condiviso Betania la consideriamo un po’ casa nostra. quella scelta. Dopo tanta attesa ci sembrava Un luogo dell’accoglienza, della sicurezza; un un’ulteriore sofferenza. Solo successivamen- luogo dove poter comunque tornare; un luo- te, con il passare del tempo e alla luce di altre go di famiglia. due adozioni, questa volta internazionali, Come famiglia, siamo in continua evolu- abbiamo pienamente compreso che in quei zione con il compito sfidante di trasformare primi giorni nascono la reciproca conoscenza, le fragilità del vissuto dell’abbandono dei la fiducia e il primo seme di esperienza geni- nostri figli in mattoncini per la costruzione 64 toriale “accompagnata”. della loro personalità, nel tentativo di cercare L’ESSERE SPECIALE DI NOSTRO FIGLIO CI HA INSEGNATO A ESSERE PIÙ “FAMIGLIA”

di renderli adulti “felici”. È un compito grande, quotidiano, minacciato costantemente dal mondo scolastico, dagli altri adulti, dalle no- tizie distorte che quando meno te lo aspetti trapelano da un cartone animato, da una fiction per la famiglia. Una lotta giornaliera: tu cerchi di mettere a posto faticosamente un mattoncino e la sera il muro è crollato. Ma a parte la rabbia del momento, questo essere disposti a mettersi continuamente in gioco ci ha fatto incontrare davvero il nostri figli; ci ha fatto andare oltre i bambini del no- stro immaginario. Alcuni mesi fa nostra figlia, che non aveva ancora compiuto 8 anni, dopo una discussione con il fratello mi ha detto: “Mamma, voi avete delle aspettative troppo grandi per noi”. Queste poche parole da “adulta saggia” sono state una doccia fredda e ogni volta che c’è un contrattempo ce le ripetiamo. Marilena e Roberto Ferrara

65 1999 2001

In Jugoslavia iniziano i bombardamenti da par- La Corte Suprema statunitense dichiara George W. te delle forze Nato (operazione Allied Force) Bush vincitore delle elezioni presidenziali del 2000. contro la Jugoslavia per porre fine alla repres- Il Governo italiano raggiunge alcuni accordi per sione della maggioranza albanese in Kosovo cancellare il debito estero di 22 paesi poveri, impe- voluta dal presidente serbo Slobodan Milošević. gnando 4.000 miliardi dei 9-12.000 previsti per Anche l’Italia parteciperà all’azione di guerra. questo scopo. Il Mozambico è il paese che benefi- La notte del 24 dicembre Papa Giovanni Paolo cerà maggiormente della cancellazione del debito. II apre la Porta Santa dando inizio al Giubileo Il 6 maggio a Damasco Giovanni Paolo II, in visita del 2000. in Siria, entra e si ferma in preghiera nella moschea omayyade. È il primo papa nella storia a varca- 2000 re la soglia di un luogo di culto musulmano. Il 20 luglio si apre a Genova il G8 fortemente Israele e Autorità Nazionale Palestinese torna- contestato dai movimenti no-global e da varie no ad incontrarsi, dall’11 al 24 luglio in un ver- realtà della società civile e dove, tra l’altro, tice a Camp David negli USA. Sono presenti il sono in agenda iniziative per la riduzione del premier Ehud Barak e il leader palestinese Yas- debito dei paesi più poveri e la lotta contro ser Arafat. Nonostante gli sforzi della Casa l’AIDS. Nei violenti scontri del 22 luglio un ma- Bianca non si raggiungerà ad un accordo sulla nifestante di 23 anni Carlo Giuliani viene ucciso pace in Medio Oriente. da un carabiniere. Dal 15 al 20 agosto si celebra a Roma la Giorna- L’11 settembre negli Stati Uniti quattro gruppi di ta Mondiale della Gioventù, in occasione del terroristi islamici, coordinati tra loro, dirottano Grande Giubileo del 2000. Nel campus univer- aerei di linea e si dirigono verso quattro obiet- sitario di Tor Vergata si radunano oltre 2 milio- tivi, colpendone tre: il Pentagono a Washington ni di giovani provenienti da tutto il mondo. ed entrambe le Torri Gemelle di New York; men- Il 6 settembre si tiene al Palazzo di vetro dell’O- tre il quarto aeroplano cade in Pennsylvania. nu il “Millennium Summit”, il più grande incon- Muoiono circa 3.000 persone e più di 6.000 ri- tro fra capi di stato e di governo (oltre 150) mai mangono ferite. realizzato. All’ordine del giorno la ricerca di Gli Stati Uniti iniziano il 7 ottobre un attacco nuove strategie per le missioni di pace e per la in Afghanistan come risposta all’attentato alle lotta alla povertà e alle malattie. Torri Gemelle. L’operazione militare, affiancata dalla Gran Bretagna, viene denominata “Liber- 66 tà duratura” (Operation Enduring Freedom). Missili cruise vengono lanciati su Kabul, Kanda- har e Jalalabad.

accadevaanni in quegli 2002

Il 1º gennaio nei 12 paesi che fanno parte dell’Unione economica e monetaria entrano legalmente in circo- lazione monete e banconote in Euro dopo un breve 3 periodo di doppia circolazione dell’Euro e delle vecchie valute 2003 nazionali. Il 7 marzo si contano oltre 50 mor- Il 15 febbraio si tengono manifestazioni per la pace ti in un naufragio di una nave di in diverse capitali e città del mondo. migranti al largo di Lampedusa. È Iraq: malgrado gli ispettori dell’Onu agli inizi di l’inizio dell’ecatombe nel Mar Me- gennaio non hanno trovato prove che il regime di diterraneo per quanti tentano di Baghdad possieda armi di distruzione di massa, raggiungere le coste dell’Europa. come riferisce il capo degli ispettori Hans Blix nel- Manifestazione nazionale della la sua relazione al Palazzo di Vetro, il 20 marzo alle Cgil a Roma il 23 marzo contro le 3:55 del mattino cominciano i bombardamenti su modifiche del governo all’articolo Baghdad e sul resto del paese, le forze statuniten- 18 dello Statuto dei lavoratori: si si e britanniche entrano in Iraq dal Kuwait dando stima che la partecipazione sfiori così inizio alla Seconda guerra del Golfo. Il 1 maggio quota tre milioni di persone. il presidente statunitense George W. Bush dichia- Nel mese di luglio il Senato italiano rerà che i combattimenti in Iraq sono finiti e che approva la legge Bossi-Fini sull’im- la coalizione ha vinto. Fra le forze che interverran- migrazione. no nella missione di pace, parteciperà anche l’Ita- lia con più di 3.000 uomini. 2004

Il 20 marzo in Italia viene celebrata la seconda giornata mondiale contro la guerra; milioni di persone scendono in piazza in tutto il mon- do, centinaia di migliaia a Roma. Il 1º settembre a Beslan un commando di terroristi ceceni pren- de in ostaggio un’intera scuola, nella regione dell’Ossezia del Nord. L’assedio si concluderà 2 giorni più tardi, con 330 morti (186 dei quali studenti). 67 CASA BETANIA speciale 25 anni 2009

2005 4

SONO TRASCORSI DIECI ANNI DALL’INIZIO DELLA STORIA DI CASA BETANIA. LA COMUNITÀ SI RITROVA PER RISCOPRIRE E SCEGLIERE DI NUOVO I VALORI FONDANTI DELLA FAMILIARITÀ. NEL 2008 SILVIA E GIUSEPPE SALGONO DI UN PIANO, LASCIANO LA QUOTIDIANITÀ DELLA CASA MANTENENDO UNA PROSSIMITÀ E UNA VICINANZA AGLI OSPITI E ALL’ÉQUIPE EDUCATIVA. NEL 2009 UNA NUOVA FAMIGLIA VIVE UN’ESPERIENZA DI RESIDENZIALITÀ IN CASA BETANIA, CONDIVIDENDO UN TEMPO INTENSO E PREZIOSO. SULLA SCIA DELLA PRIMA ESPERIENZA FELICE, NEL 2006 NASCE LA SECONDA CASA PER BAMBINI CON DISABILITÀ: LA CASA DI JESSICA E MAURO. NEL MEDESIMO ANNO NASCE ANCHE IL PROGETTO TERRA, ESPERIENZA DI LAVORO AGRICOLO.

68 ESPERIENZE mamme due e due case

SONO PASSATI DIVERSI ANNI E LA PICCOLA FRANCY FRANCY RACCONTA ANCORA LA SUA STORIA

FRANCY FRANCY, così la chiamavano tut- delle sue due case, la nostra e Casa Betania, ti a Casa Betania, è arrivata nella nostra fami- dei suoi fratelli, i nostri figli e quel fratello che glia durante il mese di giugno di 13 anni fa. poco frequentava, con cui non aveva mai Era piccola piccola, non parlava, non cammi- vissuto, ma che tutti avevano nel cuore pen- nava e da sempre l’avevamo vista immobiliz- sando a lei. zata nei suoi gessetti alle gambe. Una buffa Ancor oggi, dopo tanti anni, la famiglia di moretta dal visetto caparbio, grandi occhio- Francesca e di suo fratello, con tutte le sue ni scuri con lunghissime ciglia che donavano vicissitudini è vicina a Casa Betania. Francy sorrisi, ma che con molta facilità si inondava- Francy è sempre con noi e noi con Casa Be- no di lacrime grandi come il mare. tania. Ho sempre pensato che Francy, insieme Era arrivata a Betania piccolissima diretta- alla sua famiglia, sia stato un dono grande, mente dal Policlinico Gemelli. Il suo sguardo alcune volte molto faticoso da portare, il cui e le sue fattezze erano a tutti familiari perché valore va però oltre ogni descrizione soprat- ricordavano incredibilmente quelle di suo tutto alla luce di come si è dipanata la storia fratello, anch’egli accolto qualche anno prima della nostra famiglia. di lei. Maurizio e io non eravamo ancora arri- Il filo che ha condotto Francy da Betania vati a Betania, ma le vicende di questa fami- a casa nostra, le “sue due case” come lei ha glia e la storia di questo bambino la conosce- sempre pensato, le ha consentito di poter vamo bene. Era il racconto di un aiuto com- tenere uniti con armonia e serenità tutti i pez- plesso, di una famiglia saldamente ancorata zi della sua complessa vita: le due famiglie, la alla propria cultura, molto diversa dalla no- sua disabilità, i suoi fratelli e tutte le sue emo- stra. Era la storia di un’accoglienza che all’in- zioni. Ancor oggi quella caparbietà e deter- terno della comunità di Casa Betania aveva minatezza, quell’entusiasmo e voglia di vive- messo in moto tante emozioni e tanti con- re come quei lacrimoni che ancora oggi arri- fronti. vano quando il cielo si fa grigio, raccontano Sono passati diversi anni e per molto tem- la storia di due fratelli, le cui vicende ci hanno po la piccola Francy Francy ha raccontato a emozionato e ancora ci emozionano. tutti con orgoglio delle sue due mamme, Federica Polcaro 69 CASA BETANIA speciale 25 anni PICCOLA CASA la stanza 2009 celeste con due culle UNA STORIA CHE STA NEI VOLTI

2005 DELLE PERSONE ACCOLTE 4 E NEI TANTI GIORNI CONDIVISI

CHIUDO GLI OCCHI: è il 2006. Piccola Casa Gli inizi sono stati “festa”. Questa la sen- ha da poco aperto le sue porte. C’è una stan- sazione che ci accompagnava: allegria, gioia, za celeste con due culle. Le altre stanze non spensieratezza, leggerezza - che non è super- sono ancora completamente arredate, i muri ficialità - nel vivere la disabilità dei nostri bam- belli e colorati profumano ancora di vernice bini. Tanta emozione e stupore nel vedere fresca. quei piccoli scriccioli affidati alle nostre mani Li apro: sono in turno; è notte. Le pareti e nelle nostre vite. Trascorrevamo tanto tem- raccontano i volti dei dieci bambini accolti in po con loro e raramente seguivamo una tur- questi anni. Le stanze sono piene di armadi nazione che non fosse solo quella che il cuo- e qualche soppalco. La stanza non è più ce- re ci indicava. Per noi che provenivamo tutte leste e le culle hanno lasciato spazio a dei dal mondo del volontariato non è stato sem- letti da grandi per lo più di quelli elettrici re- plice e a volte doloroso passare a una nuova golabili. visuale lavorativa mantenendo vivi i valori Per ripercorrere la storia del viaggio di con i quali eravamo cresciuti all’interno di Piccola Casa ho deciso di farmi aiutare. Mi Betania. sembrava poco utilizzare solo i miei ricordi e I primi anni sono stati un meraviglioso la mia voce. Allora ho chiesto a Stefania ed equilibrio. In casa vivevamo una “ festa” ma Erika di accompagnarmi. con il territorio iniziavamo a realizzare quan- Stefania c’era all’inizio, ha investito tempo to i nostri piccoli fossero complessi da gestire. e cuore nel far nascere e crescere la casa. Eri- Quanto fosse complesso mettere in rete tut- ka è con noi da un paio d’anni, sta investendo te le persone che in diverso modo si occupa- tempo e cuore per accompagnare i nostri vano di loro. Quanto spesso la loro presenza ragazzi oggi. spaventava. Piccola Casa, all’anagrafe”La Casa di Jes- Il nostro viaggio nei ricordi ci porta al no- sica e Mauro”, nasce dall’incontro con due stro primo lutto, alla nostra non capacità di bambini ricoverati da troppo tempo in ospe- razionalizzare quello che era successo e allo dale. Jessica è stata la nostra prima bambina tsunami di emozioni che stavamo vivendo. con la peg. Mi piace pensare che sia stata Casa Da lì tutto è un po cambiato:l’incontro-scon- Betania tutta ad affidare i piccoli Jessica e tro con la realtà di Casa del Sole, l’unione di Mauro all’equipe di allora che dava vita, emo- due gruppi feriti, l’apertura all’esterno con zionata, alla seconda casa per bambini disabili l’ingresso di nuovi ospiti, l’arrivo di persona- 70 soli della nostra cooperativa. le non proveniente dall’interno. Abbiamo Lavoriamo tutti i giorni con chi arriva come educatore nelle nostre case per coin- volgerlo nell’idea portante che non è mai cambiata: noi siamo casa per gli ospiti che ci sono affidati. Abbiamo iniziato a vivere la necessità lavorativa di spostarsi da una casa all’altra come ricchezza,per gli ospiti e per il personale, e a comprendere come il movi- mento crei un’intensificarsi della rete intorno incontrato tanti operatori, qualcuno è stato ai nostri piccoli. Viviamo il territorio con più con noi poco tempo, altri un po’ di più. Ab- naturalezza e conosciamo bene i nostri di- biamo sperimentato, e oggi lo viviamo con ritti. serenità, la possibilità che tutti potessero avere più conoscenza e ci fosse una delega Oggi quella stanza celeste del 2006 è la maggiore a tutti. camera di Mirko ed Ellenia. Mauro, che è il più Oggi la nostra realtà è decisamente più anziano della casa, ne ha cambiate nel tempo. strutturata e complessa. Abbiamo accolto Oggi dorme con Marco ed Elisabetta, la ca- bambini con patologie sempre più gravi. mera è di colore verde acqua. Prima quella L’apporto di ognuno è prezioso perché coin- stanza era un salone giallo. Abbiamo saluta- volge la persona in tutte le sue sfere più pro- to Angelino, che ora è accolto a Casa sull’al- fonde. Oggi siamo più teste nel pensare al bero. Ci ricordiamo le espressioni buffe di progetto educativo del bambino. A volte ci Ihab e l’azzurro degli occhi di Jessica. La de- scontriamo e lavoriamo ogni giorno affinché licatezza di Janes e il respiro “sporco“ di Jo- sia sempre uno scontro costruttivo e non de- seph. molitivo. Abbiamo più strumenti per affron- Per quante parole si possano usare la sto- tare il dialogo con l’altro in un’ottica di reale ria di Piccola Casa sta tutta lì, nei volti delle ascolto. persone che abbiamo avuto l’onore di cono- Condividiamo con più empatia i nostri scere e nei tanti giorni condivisi insieme. stati d’animo. A volte, anzi spesso, facciamo Flavia Calandriello fatica a chiudere la porta della casa dietro di con Erika Garritano e Stefania Moroni noi e continuiamo a pensare a quello che suc- cede li dentro. Ma siamo capaci di chiuderla. 71 CASA BETANIA speciale 25 anni PROGETTO TERRA la pazienza del 2009 contadino

2005 L’ESPERIENZA 4 CON DON LUCA SI È CONCLUSA A CAUSA DELLA CRISI ECONOMICA

CASA BETANIA AVEVA in cuore un Pro- a molti di misurarsi in un impegno, di speri- getto. Forse ancora un sogno, un’idea. mentarsi in una attività lavorativa, di vedere La Comunità Terziaria dei Cappuccini i frutti del proprio lavoro. dell’Addolorata con Padre Gaetano aveva la Gli uomini e le donne hanno condiviso il Terra. E generosità, fiducia e voglia di metter- proprio lavoro con Don Luca, operaio solerte si in gioco. e silenzioso. Dall’incontro fortunato è nato il Progetto Quando la produzione è divenuta fioren- Terra. Era il 2006. te è nato un piccolo gruppo di acquisto che Si è avviata una coltivazione di ortaggi, di per alcuni anni, una o due volte alla settima- tipo biologico, su due ettari di terreno. na, ha gustato i prodotti della terra, sostenen- Lavoravano i campi giovani donne e uo- done in questo modo le attività. mini che provenivano da situazioni di fragili- Oggi il Progetto Terra non è più attivo. La tà e difficoltà. crisi economica ha impedito la prosecuzione L’esperienza lavorativa è stata straordi- dello stesso. naria. Resta il ricordo di una esperienza impor- La terra chiede un lavoro faticoso, stanca tante per chi vi ha lavorato e per chi lo ha so- le membra, piega la schiena; fa alzare assai stenuto e la nostalgia del sapore del pan di presto al mattino e concede riposo solo nel zucchero che non ho mai più trovato altrove. primo pomeriggio; il sole e la pioggia appa- Matilde Dolfini iono noncuranti dei corpi sui campi che si scottano e inzuppano. La terra richiede pazienza, attesa, cura quotidiana meticolosa e attenta. Ma insegna anche che non tutto dipende dalla mano dell’uomo. Una grandinata, un caldo improv- viso, una invasione di bruchi o parassiti ri- schiano di vanificare il lavoro di diversi mesi. Eppure, allo stesso tempo, la terra dona in modo straordinario e generoso i suoi frut- ti. Incanta nella sua crescita vitale, sorprende nel gusto e ripaga delle fatiche. 72 La terra in questo progetto ha consentito TESTIMONIANZA dono di Dio è il suo nome LA STORIA DI ESE RACCONTATA DALLA MAMMA E DA UNA VOLONTARIA

ESE, IL NOSTRO UNICO BAMBINO, era Non sparirono. Così per il nostro bambino nato nel 2002. A febbraio 2007 incominciò a finì la speranza. Tornammo a Casa Betania. star male: febbre alta, diarrea. Lo portammo Era il giugno 2009. all’ospedale di Anzio (allora abitavamo nella vicina Nettuno). Dopo alcuni esami lo dimi- RACCONTA UNA VOLONTARIA sero dicendo che era un po’ anemico. DI CASA BETANIA Dopo due settimane stava di nuovo male, Si notava subito quel bambino: lungo, molto male. In ospedale videro che aveva magro, la mascherina bianca sul visetto nero: un’emorragia cerebrale. Fu portato al “Ge- provava a correre con gli altri bambini, ma era melli”. Gli tolsero il sangue dalla testa e tro- molto più lento. varono la sua malattia: leucemia grave. La sua mamma era silenziosa. Ogni mese Il mio bambino non parlava, non vedeva. tornavano per una settimana al “Gemelli”. Poi Restò un mese in terapia intensiva, poi lo tra- andarono a Genova, per un trapianto. Quando sferirono nel reparto di oncologia. Faceva Ese, col papà e la mamma, tornò a Casa Beta- chemioterapia e radioterapia. Io stavo sempre nia, sapemmo che non era stato possibile e con lui. Un’infermiera notò che avevo sempre che per il bambino non c’era nulla da fare. lo stesso vestito: non volevo lasciare Ese per Pochi giorni dopo, una sera, morì. Da fuo- andare a Nettuno a cambiarmi. Ci trovarono ri, nel giardino, sentivamo la disperazione posto in un alloggio per genitori che hanno gridata della mamma. Il funerale fu in giardi- bambini in oncologia. no, un pomeriggio luminoso di sole. Eravamo Tra i periodi di terapia, Ese doveva lascia- tanti con il papà, la mamma e il pastore pro- re l’ospedale. Così ci accolsero a Casa Betania. testante. La piccola bara di Ese fu portata nel Era il giugno 2007. Lì mi sentivo a casa, come cimitero Laurentino, con le sue colline verdi, con i miei. Ese era contento: stava bene, cor- sotto un cielo alto e ventoso. Fu portata alla reva, giocava con gli altri bambini. Ma dopo “collina dei bambini”, dove su quasi tutti i pic- un mese, ogni volta, la malattia lo riprendeva coli tumuli ci sono dei giocattoli, che con il e il bambino doveva sottoporsi a un altro ci- tempo stingono. clo di terapia. Finché ci dissero che l’unica Per Ese avevamo fatto incidere una lapide, speranza era un trapianto di cellule. così avevo saputo il suo vero nome: Esenosa- Andammo al “Gaslini” di Genova per il rumen. Qualche giorno dopo chiesi alla mam- trapianto: avevano trovato un bambino, nato ma se il nome aveva un significato. Mi rispo- da poco, compatibile, ed Ese doveva ricevere se: significa “dono di Dio”. cellule del suo cordone ombelicale. Ma, per La mamma e il papà di Ese vengono spes- fare il trapianto, tutte le cellule malate di Ese so a Casa Betania. Incontrandoli, ogni volta dovevano sparire a forza di chemio e radio sento un leggero sussulto di affetto. terapia. a cura di Sergio Sciascia 73 CASA BETANIA speciale 25 anni TESTIMONIANZA la mia bimba

2009 volò nel

nido A CASA BETANIA ANCHE I BAMBINI 2005 4 STRANIERI SENZA PE RM ESSO DI SOGGIORNO

VENGO DA MOLTO LONTANO. E non si l’italiano. Così presto potei rispondere a quel- tratta solo di chilometri – sono dodicimila la sorella. Lei si arrabbiava: “Ma perché la di- quelli che separano la costa Sudamericana fendi? Non è mica tua sorella”. del Pacifico a Roma – ma di modo di vivere. Parlavo molto con la malata, e lei era Voglio parlarne perché fa capire la meraviglia meno triste, spesso mi sorrideva. Il mio amico di come mi sento oggi. veniva a prendermi il sabato sera e mi riac- All’origine di questa storia avevo tutto. compagnava la domenica sera. Un mese sal- Tutto quanto a beni materiali. Ero dirigente tai il ciclo. Anche il mese dopo. Ero incinta. in una grande azienda di cosmetici: avevo Finirà come le altre volte, pensai. Invece macchina, vestiti, tre domestici, dieci cani. passavano i mesi e tutto andava bene. Intan- Viaggiavo molto per lavoro. Ero sposata, ma to avevo lasciato il padre del bambino: sua non riuscivamo ad avere figli. Quattro volte madre non voleva che sposasse una con la ero rimasta incinta e ogni volta avevo abor- pelle olivastra. tito. La quarta volta ero al quinto mese e ho Continuavo a lavorare: la pancia non si visto il mio bambino “spento”. vedeva. Verso il sesto mese andai dal dottore. Avevo 29 anni. Quattro anni dopo mio “Incosciente! – mi disse – che aspettavi a far- marito se ne andò per una più giovane. ti visitare?”. Mi fece l’ecografia: era una bam- Poi conobbi un italiano che lavorava bina e stava bene. Mi inginocchiai e dissi: all’ambasciata. Non stavo bene e decisi di ”Grazie, Dio”. Mi guardò esterrefatto e mi prendere un prolungato periodo di ferie: non disse: “Signora, è la prima volta che mi capita le avevo prese quasi mai. Poco dopo lui tornò che una donna senza famiglia sia felice per a Roma e io lo seguii. un bambino”. A Roma cercai un lavoro. Frequentavo una Stavo bene. Continuai a lavorare dalla si- chiesa dove si insegnava l’italiano. Un giorno gnora. Verso la fine del tempo annunciai: il prete mi disse: “C’è una signora malata gra- “Devo partire. Presto nascerà mia figlia”. La ve di Alzeimer. Tu capisci la lingua, sei forte: sorella non voleva crederci: non si era accor- prova a lavorare da lei.” ta di nulla. Lasciai la mia stanza e andai da questa Nacque mia figlia, Elisa. Era bella, con un signora. Lì viveva anche la sorella, che la tor- ciuffetto biondo. Pochi giorni dopo, arrivò la mentava. Le diceva: “Ma che vivi a fare! Ma telefonata: “All’ospedale hanno detto che stai perché il Signore non ti prende?”. Avevo due per uscire. Vieni a casa. Ti aspettiamo”. 74 ore al giorno libere e le passavo a studiare Rimasi altri 5 mesi. Il figlio della signora malata e la moglie non avevano figli e mi ave- Alla fine mi rivolsi a Casa Betania. C’era vano proposto di adottare la mia bambina. una stanza in un appartamento con altre due Ha bisogno di stabilità, anche economica mamme. Avrei dovuto pagare 350 euro – dicevano – tu non ce la fai a tenerla. Io ri- Mi chiesero: “Hai un lavoro?”. “No, ma lo sposi di non pensarci neppure. trovo”. Facemmo un piano: per i primi mesi Per farmi pressione dicevano che non po- avrei pagato 200 euro. Ero felice: avevo una tevo più uscire le due ore al giorno, per il casa con altre due mamme. tempo che passavo ad accudire la bambina. Andavo davanti al “Cristo Re” o al “Gemel- E, alla fine, mi mandarono via. li” e chiedevo a tutti se serviva un servizio per Mi trovai per strada con la bambina in i malati. Ne trovai alcuni, ma le malattie se li braccio e un saccone di plastica nera con le portavano via presto. mie cose. Un giorno Silvia mi chiamò da Casa Beta- A Tor Bella Monaca c’è una casa dove le nia e mi disse: c’è una signora con due fratel- suore di Madre Teresa ospitano per tre mesi li anziani: serve un aiuto per due settimane. mamme con bambini. Ci andai. Ma non mi ci Dissi subito Sì. Le due settimane sono diven- trovai bene. Uscivo tutti i giorni a cercare la- tate 11 anni. Uno dei tre è morto, ma lavoro voro e un’abitazione. Stavo finendo i soldi ancora lì. della liquidazione. Ora abbiamo un appartamento tutto per Un’amica mi disse che a Casa Betania noi. Il mio lavoro è assistere anziani. Ho mol- c’era un nido che accoglieva i bambini di to lavoro. Mi accorgo che quando sono con stranieri senza permesso di soggiorno. Ci loro il loro umore migliora. Uno mi ha rega- andai e presero al nido la mia bambina. Era lato la macchina che lui non guida più. una gran cosa. La mattina mi alzavo alle 5, Elisa frequenta la scuola media, e va mol- attraversavo Roma, lasciavo Elisa al nido e to bene. Le ho raccontato tutto. andavo in giro a cercare lavoro e una stanza, Spesso la guardo e mi sento felice. ma quando dicevo che avevo un bambino, a cura di Sergio Sciascia tutti rispondevano di no. 75 CASA BETANIA speciale 25 anni JESSICA l’amore più 2009 grande è lasciar andare 4 2005

LA PICCOLA JESSICA è arrivata a Natale. per i progressi che Jessica conseguiva e di Come un dono. Ma noi ancora non sapeva- soddisfazioni per ogni sorriso che ci regalava, mo quanto fosse grande. Anzi, appena giun- per aver imparato ad affidarsi, ad ognuno dei ta a Casa Betania, con i suoi occhi sempre nostri abbracci, tutti amorevoli seppure così chiusi, quel respiro così affannoso e quel diversi, riconoscendo il tocco di ciascuna, ap- pianto ininterrotto, ci faceva persino paura. prezzando e manifestando, ogni volta, il pia- Solo Silvia e Giuseppe, all’inizio, riuscivano cere di stringersi a noi. a starle accanto, accarezzando lei e, insieme, Tanti, non conoscendola, ci hanno chiesto: i nostri timori. “Ma che fa Jessica?” La prima risposta era Dopo solo due mesi ci incontravamo in- “nulla”: lei non parlava, non camminava, non torno a un tavolo per parlare di un nuovo poteva muoversi, nè girarsi, non mangiava progetto e a sceglierne il nome...”la casa di neppure con la bocca. Jessica”: una piccola casa dove poter acco- Però, in qualche modo, noi parlavamo con gliere dei bimbi speciali, a cui dare il calore, lei, camminavamo insieme a lei, la facevamo la stabilità, le cure e la dignità di una relazio- saltare sulle gambe cosicchè ridesse forte e ne che fosse “come una famiglia”. mangiavamo con lei in modo speciale: con E mentre noi ci preparavamo all’idea di un tubicino che era un po’ come un cordone poterci “allontanare un pò” da Casa Betania, ombelicale, qualcosa che ci univa sempre di Jessica cominciava ad abituarsi a stare con più con il passare dei giorni, impossibile da noi. Quella prima estate ci aveva regalato il tagliare. Noi provavamo a pensare per lei, a colore dei suoi grandi occhi azzurri, aprendo- immaginare per lei, a lottare insieme a lei, ad li a un mondo in cui, forse, cominciava a sen- essere la sua memoria. tirsi meno a disagio. Con l’arrivo dell’autunno, Quello “sporcarsi le mani” ogni giorno, la Piccola casa apriva le sue porte a questa ogni giorno ci ripuliva l’animo, dando un sen- nuova avventura. Silvia ci incoraggiava dicen- so via via più profondo alle nostre piccole doci: “Stiamo iniziando un cammino insieme, esistenze. Dire che ci siamo “abbassate al suo non sappiamo ancora dove stiamo andando livello” è paradossale, perché il livello di co- e cosa faremo, ma la vita del nostro incontro municazione, di interazione e di percezione è l’amore per gli altri”. dell’altro si è innalzato e affinato proprio gra- Da quel momento è stato un susseguirsi zie a lei. Grazie a lei è stato possibile pensare di emozioni, di paure, di fatiche, di frustrazio- a cose che hanno reso le nostre vite più belle: 76 ni, ma anche di grandi gioie, di entusiasmo a una casa per bambini speciali e, per loro, ABBIAMO AVUTO L A FORTU NA DI VIVERTI ACCANTO E VEDERTI CRESCERE, ORA TI POSSIAMO SALUTARE una scuola possibile insieme ad altri bambini, un esercizio costante che potesse allentare le tensioni dei loro piccoli corpi contratti e aprir- li un po’ di più al mondo. Grazie a lei, abbiamo incontrato e accolto Mauro, Angelino e Ellenia nella stessa casa, ancora una volta “come una famiglia”. E ora, “come una famiglia”, ci stringiamo tra noi e, in questo tempo che ci ha colto così di sor- presa e fatto ritrovare unite, fragili e forti in uno stesso abbraccio di timori e speranze, ti lasciamo andare. In pace. Con quella stessa pace con cui, in questi anni, abbiamo avuto la fortuna di viverti accanto e vederti cresce- re, ora ti possiamo salutare. Noi ti abbiamo accompagnato per un tratto di strada che ora ci appare breve, per- chè avremmo voluto che il nostro amore fosse stato capace di tenerti insieme a noi per un tempo lunghissimo. Ma se ci pensiamo bene sappiamo per certo che quello che ci hai regalato, Jessi, è stato un tempo ricco e prezioso. E del dono che sei stata per noi fa- remo tesoro. Perche oggi crediamo che l’a- more più grande non sia quello che sa trat- tenere ma quello che ha imparato a lasciar andare. Noi siamo state molto felici accanto a te. E ora che ti stiamo salutando, ricordan- doci dei tuoi molti sorrisi, pensiamo che in questa tua vita, seppure piccola e speciale, lo sia stata anche tu. Le ragazze della Piccola Casa 77 CASA BETANIA speciale 25 anni TESTIMONIANZE alla scuola

2009 di lorena

2005 UNA MAMMA RUMENA CON LE DUE FIGLIE 4 NELLA PICCOLA CASA

SE PENSO AI VOLTI dei bimbi, delle mamme, dei volontari, degli operatori incon- trati in questi anni, quello di Lorena non è il primo che mi viene in mente, ma, ferman- domi a ricordare quell’esperienza unica, sono stata travolta da un insieme di emozio- ni che non pensavo fossero ancora così vive dentro di me. Tutto è cominciato durante una delle riu- nioni in cui in tanti eravamo seduti vicini vi- cini nel salone dell’ex nido, ora casa Marta e Maria. Dev’essere stato un momento proprio significativo per me, perché ricordo dove ero seduta e chi avevo vicino e soprattutto ricor- do Silvia di fronte a me, vicino alla finestra, che raccontava di un incontro con una donna, Lorena, e le sue due figlie, Chiara di sei anni e Giulia di uno, quest’ultima con disabilità. Purtroppo a Casa Betania in quel momento non c’era posto per accoglierla. Silvia ci raccontava di Giulia: mangiava con la peg come Jessica, si muoveva proprio come Jessica. Io, che Jessica la vivevo ogni giorno come un gioiello prezioso, e che spesso avevo l’abitudine di parlare con la pancia prima di riflettere con la testa, pen- savo: che problema c’è, può venire a stare a “Piccola casa”. Ma la proposta era grossa, riguardava un gruppo di lavoro e non solo me. Poi incrociai gli sguardi di Lucia ed Ema- nuela; annuimmo con la testa e la decisione 78 era presa: la “Piccola casa” si sarebbe stretta un po’ per fare spazio al nucleo. Io chiudevo la fila e scendevo le scale con in Al momento dell’ingresso, ricordo che era mano una candela messa dentro una brocca il 7 marzo, Lorena ci annuncia la lieta novella: , ritrovandomi davanti la faccia di un condo- aspetta un altro bimbo. Noi, piuttosto basi- mino a dir poco stupito. Che bella festa ri- te... ma via, si procede in questa nuova for- cordo che fu! mazione. E così, coi 4 bimbi di “Piccola casa” Mi ha insegnato tanto Lorena: a non giu- tutti in una stanza e l’altra sistemata per Lo- dicare, ad essere aperti al prossimo e a met- rena e le bimbe, parte questa avventura, fat- tersi in ascolto in silenzio, ad accettare le ta di condivisioni serali, di grosse risate per le differenze senza dover modificare le persone parole storpiate di Lorena – ancora oggi nella modalità che noi crediamo migliore, ad spesso dico “che governia” al posto di “che affiancarsi e non elargire aiuto dall’altro. vergogna” –, di odore di sarmale (piatto tipi- Spesso la accompagnavo a fare le visite co rumeno) e pesce fritto pescato nel Tevere, per la nuova gravidanza al Fatebenefratelli, che buttavamo di nascosto. sull’Isola Tiberina, e ogni volta mi portava a Ricordo la sera in cui Lorena mi racconta vedere la fontana con le tartarughe che le della sua famiglia, della sua vita in Romania, piaceva tantissimo. Ogni volta che qualcuno e alla mia domanda se le mancasse casa, la mi dice che è andato presso quell’ospedale sua risposta: “La casa è dove è il tuo cuore, chiedo: hai visto la fontana con le tartaru- dove è la tua famiglia”. Non la ricordo mai ghe? E mi si apre sul volto lo stesso sorriso lamentarsi per la sorte di Giulia, ma scherza- da bambina che appariva sul suo quando la re tanto e spesso con la piccola e parlarle in guardava. modo tenero. È stata la prima volta, la prima Stefania Moroni di molte successive, in cui ho pensato con una punta di dispiacere all’assenza di una mamma per i nostri piccoli speciali. Un momento indelebile nella mia mente è il battesimo di Giulia: tutta la famiglia e gli amici di Lorena - che viveva in un campo rom - che ci raggiungono a “Piccola casa”; da lì, dopo un rito in camera, ci dirigiamo, scendendo le scale tutti in fila, alla chiesa dove si sarebbe celebrato il rito ortodosso. 79 CASA BETANIA speciale 25 anni UNA VOLONTARIA chi 2009 busserà alla porta? 4 2005

MI VIENE CHIESTO di scrivere della mia so di crescere!); ho avuto modo di toccare con esperienza a Casa Betania… ma come fare a mano la paura e la solitudine di alcune mam- racchiudere tanti doni, tanti incontri e tanta me e di capire che l’unico atteggiamento ricchezza ricevuti, in poche righe? possibile in certi casi è il silenzio; ho imparato Proviamo a fare un po’ d’ordine… sono a conoscere e ad accettare i limiti del proprio entrata in questa casa speciale quasi per caso intervento e che non sempre si può arrivare (anche se sono convinta che nulla sia “per dove si vorrebbe; mi è stato insegnato a par- caso”): da una parte una sana inquietudine lare di bambini e di mamme piuttosto che di che tanti anni fa ha acceso in me il desiderio minori non accompagnati o ragazze madri.. di fare servizio dall’altra l’ascolto casuale del a non perdere di vista l’identità di una perso- racconto di una ragazza che parlava di questa na per farne una categoria; ho sperimentato casa famiglia. Sono entrata a Casa Betania quanto sia bello aiutare una persona ad aprir- come volontaria, poi come servizio civile e, si e a fidarsi di chi ha vicino; ho imparato a infine, anche se per un breve periodo, come non provare compassione per un bimbo che dipendente. Poi la mia famiglia e le mie cin- l’unico modo che ha di muoversi è strisciare, que figlie hanno richiesto le mie risorse altro- a non farsi prendere dall’istinto di aiutarlo ve! sostituendosi a lui, ma ad incoraggiarlo per Sono entrata pensando appunto di svol- farcela da solo così come le sue possibilità gli gere un servizio, di dare qualcosa, ma non ho permettono; ho imparato ad accettare che impiegato molto a capire che era molto più con le mamme e con i bimbi che entrano in quello che ricevevo di quello che davo. Que- casa famiglia ti è dato di fare “solo” un pez- sta è stata una delle prime cose che ho impa- zetto di strada e a riconoscere, soprattutto al rato. In quegli anni, infatti, quello che ho ri- momento del distacco, che è stato un dono; cevuto è stato tanto, tantissimo. Ho imparato ho imparato quanto sia bello e contagioso ad accogliere senza fare troppe domande; ho l’entusiasmo delle persone nell’organizzare imparato a rispettare i tempi di chi avevo di un evento finalizzato a qualcosa di buono. fronte e ad entrare in punta di piedi; ho spe- Tanti i momenti vissuti che mi sono rima- rimentato cosa vuol dire convivere con la sti nel cuore… le lunghe notti a Casa Betania, frustrazione di dover accettare decisioni pre- quando piano piano il silenzio scende sulla se dall’alto che non condividi (parlo dei giu- casa e i rapporti con i piccoli si fanno più in- dici.. non di Silvia, con cui ho altresì avuto timi e profondi; gli abbracci con una bimba 80 delle discussioni che però mi hanno permes- che è rimasta nel mio cuore che quando è SOLO CONDIVIDENDO LE PROPRIE VITE CON GLI ALTRI LE RISORSE SI MOLTIPLICANO

entrata era completamente chiusa in se stes- sono portata via… un’intuizione che piano sa, non si lasciava sfiorare e non rivolgeva lo piano è cresciuta dentro di me… l’intuizione sguardo… piano piano, giorno dopo giorno che solo condividendo le proprie vite con gli è sbocciata e lentamente mi ha regalato la altri, le risorse si moltiplicano e che solo unen- sua fiducia e i suoi sorrisi! Lo sguardo elo- do le forze si possono realizzare grandi cose… quente di un bimbo sulla sedia a rotelle che ed è così che è nata l’idea in me di una comu- dopo mille tentativi è riuscito a fare un gra- nità di famiglie. Ed oggi, io con mio marito e dino per i più insignificante; gli occhi felici di le nostre figlie viviamo con altre tre famiglie alcuni bimbi che, dopo tanti dolori, sono an- in una casa dataci in comodato d’uso dalle dati via con la propria famiglia; infiniti sono i suore missionarie di Nostra Signora degli gesti, gli sguardi e i silenzi che mi porto den- Apostoli, dove facciamo nel nostro piccolo tro… accoglienza, nelle sue varie forme, di persone Tutto questo e molto di più mi ha arricchi- o famiglie che si trovano in un momento dif- to e formato come donna e come madre. E il ficile. legame con Casa Betania, nonostante la for- Non sappiamo esattamente il Signore zata lontananza, non si è mai rotto dentro di dove ci porterà e cosa vorrà fare con noi… me. Non posso più starci come vorrei, ma ma di certo sappiamo che una vita vissuta quando posso mi riaffaccio…quando c’è stato insieme è sempre una ricchezza e, come mi da preparare qualche pranzo per gli immigra- ha insegnato Silvia ultimamente, non sappia- ti con Rita e altre volontarie (mi sono presen- mo chi busserà alla nostra porta, ma sappia- tata con un pancione all’ottavo mese!), agli mo chi avrà mandato quella persona… e che incontri, alle feste, a Natale o a Pasqua…insom- certamente sarà per noi un dono. ma ho sempre cercato di non tagliare qual Questa comunità è per me uno dei tanti cordone che mi fa sentire parte di Betania . frutti di casa Betania. Dopo tanti anni, una cosa più di tutte mi Anna Potitò 81 CASA BETANIA speciale 25 anni CASA DEL SOLE il tepore

2009 nell’ anima

2005 ERAVAMO LÌ ANCHE PER ACCOMPAGNARE 4 I DUE BIMBI AL MISTERO PIÙ GRANDE

C’È STATO un arco di tempo, piccolo e in- tensissimo, in cui una stanza del primo piano di Casa Betania è diventata un nido. Un pic- colo spazio protetto e tenuto stretto da tutto il resto della comunità. Ci si affacciava alla porta, ci si ponevano domande, si stava tan- to in silenzio, ci si abbracciava, si rideva e si discuteva. Tutto intorno a un piccolo lettino in cui, con tanta paura e mille accortezze, avevamo adagiato Marco, portandolo via dalla terapia intensiva nella quale era stato dalla nascita e dalla quale non usciva perché non aveva una famiglia. Potevamo essere noi la sua? Che senso aveva portarlo a casa quando l’aspettativa di vita era di neanche un anno? Era la prima tra- cheotomia che vedevamo e non ci sembrava possibile che avremmo potuto gestirla a casa. Che senso aveva quel corpicino così fermo e così infinitamente tenero? Siamo andati a conoscerlo per un mese, tutti i giorni, e poi puntualmente ci sentivamo per telefono. Marco ci faceva parlare. Lui in silenzio e fermo, noi piene di parole e tante cose da fare e da imparare. L’aspirazione, l’u- so dell’ambu, il ventilatore, il saturimetro. Tutto nuovo ma, come ci dicevano, tutto si può imparare. I genitori lo fanno. Piano piano i pensieri si sono schiariti e le emozioni sempre più pulite. Eravamo pronte a portare a casa il nostro imperatore , così lo 82 chiamavamo. I medici avevano deciso di ria- nimarlo e mantenerlo in vita con tracheo e chiaiolo, la pediatra che con parole semplici peg e noi avevamo deciso di dargli un conte- ci ha spiegato patologie complesse riuscendo sto di casa, anche se per pochi mesi. a farci vedere sempre prima il bimbo rispetto Abbiamo preparato una stanza arancione alla sua malattia, con il tempo siamo riuscite piena di sole (da qui il nome della casa) per a sentire il tepore nell’anima quando abbia- poter allontanare il più possibile il ricordo dei mo compreso, non solo con la mente, che neon della terapia intensiva. Presto è arrivato eravamo lì anche per accompagnare i due un piccolo compagno, Joseph, il nostro “prin- bimbi al mistero più grande. cipe ranocchio”, e la sua colorata famiglia che I ricordi sono tantissimi e tutti stampati puntualissima lo veniva a trovare, così come nel cuore. Ci hanno portato a lavorare in altri gli era stato consentito. progetti, ma arricchite da quell’arco di tempo I macchinari, che ci sembravano così dif- così pieno e speciale. ficili, sono entrati a far parte dell’arredamen- Oggi Joseph non abita più questa terra to mischiati ai giocattoli e ai carillon: l’ambu con il suo corpino affaticato, mentre Marco è diventato “il ciuccio di Marco”, perché lo tra qualche mese compirà 11 anni. Vive tran- usavamo se piangeva, e la tracheotomia il quillo a Piccola Casa e continua ad essere suo “fiocchetto”, così come lo aveva definito l’indiscutibile imperatore di tutta la comu- una bimba di casa vedendolo in giardino. nità. È stato bellissimo stringersi tra colleghe Francesca Curcuruto, e, accompagnate dal dottor Paolo Mariotti, Flavia Calandriello, Livia Giolito, riuscire piano piano, riunione dopo riunione, Valentina Mezzasalma, a creare un gruppo di lavoro in cui il pensiero Simona Persampieri che la morte potesse affacciarsi in quella stan- e Silvia Pantellaro za in qualsiasi momento non schiacciasse la serenità quotidiana. Grazie all’aiuto della su- pervisione e al confronto con Marina Mac- 83 CASA BETANIA speciale 25 anni ESPERIENZE quella 2009 scintilla rimane accesa 4 2005

ABBIAMO INCONTRATO Casa B. nel 2000, fatica e il dolore nell’incontro con tante situa- quando una nostra amica ci ha presentato zioni di bisogno cui stavamo accanto. Silvia e mostrato cosa era Casa B.; da quel Purtroppo ci siamo accorti ben presto che primo incontro è nata un’amicizia ed una con- la casa non era pronta ad accogliere la novità, divisione di valori che negli anni è divenuta cioè noi ed anzi una nutrita pattuglia di per- via via più forte e coinvolgente. E questo ci sone operanti nella casa si è dimostrata osti- ha portati ad accogliere in casa nostra un as- le nei nostri confronti, così abbiamo comin- sortimento vivo e vivace di bambini, adulti e ciato a perdere i pezzi; le persone che dove- mamme con bambino; ognuno con la propria vamo seguire, a dicembre sono diventate storia, la propria fatica ma soprattutto una oltre 20 (più i nostri quattro figli ) numero che grande voglia e speranza di una vita migliore. rendeva impossibile una relazione significa- Gli anni sono passati veloci e quando Sil- tiva tra persone, così abbiamo cominciato a via e Giuseppe sono saliti al 1° piano della perderci i nostri figli; le attività richieste a me casa, lasciando vuoto lo spazio della famiglia e Francesca tendevano sempre a separarci, residente, io e Francesca abbiamo comincia- così abbiamo cominciato a perderci noi due to a domandarci se - in qualche modo – po- come coppia, durante le verifiche, quando tevamo fare un passo in più come famiglia avanzavamo proposte e/o richieste di cam- accogliente: dopo 16 anni di accoglienza in biamento ci veniva spesso risposto che ci casa nostra, chissà, forse, potevamo diventa- voleva tempo, molto tempo. Ma io e la mia re la famiglia residente in una casa famiglia famiglia non avevamo tutto quel tempo, non (a C.B.). potevamo aspettare e reggere così a lungo Quando timidamente lo dicemmo, Silvia senza cambiamenti significativi. fu entusiasta ed iniziò così un anno di prepa- Come dice qualcuno, “la casa ti divora” e razione che ci portò a settembre 2009 ad a noi ci stava proprio divorando. Finché a entrare nella casa: io, Francesca ed i nostri 4 marzo 2010 (dopo 7 mesi che stavamo lì) ci figli. Abbiamo, così, allargato la nostra geni- siamo fatti una domanda: ”Ci hanno detto di torialità agli ospiti della casa, ben felici di venire a C.B. perché gli piaceva come faceva- avere anche loro una relazione speciale con mo famiglia, una volta arrivati il nostro mo- un adulto che si prendeva cura di loro a tem- dello non andava più bene, bisognava fare po pieno. come si era sempre fatto a C.B. (così ci rispon- Sono stati mesi indimenticabili, intensi e devano in molte occasioni) ma allora che ci 84 pieni di vita, di gioia e di pazienza, pur con la stiamo a fare qui?” UN PROGETTO SI È FERMATO IL CAMMINO È CONTINUATO

E abbiamo deciso di andarcene, non ce la facevamo più! Siamo rimasti fino a giugno, per mante- nere l’impegno preso, poi ho raccolto i cocci della mia famiglia e li ho riportati a casa, nel- la nostra vecchia casa. Bilancio! È stata una esperienza fortissi- ma, piena di vita, che ci ha segnato; nono- stante le tante fatiche e amarezze ancora oggi crediamo che C.B sia una bella realtà e svolga un servizio prezioso a tante persone; molti sono quelli che si impegnano nel continuare quella intuizione e quella scintilla scoccata nel cuore di Silvia e Giuseppe tanti anni fa. Da parte nostra ringraziamo quanti ci han- no accolto e ci vogliono bene. Lo rifarei ? Giacomo Caruso

85 CASA BETANIA speciale 25 anni 2009 CASA MARTA E MARIA il nostro 4 2005 “spelacchio”

LA CASA DI MARTA E MARIA nacque ufficialmente nel 2009. Il suo nome altro non è che un bel gioco di parole che trasformava Casa Betania nella casa di chi ci viveva, ossia Lazzaro e le sue sorelle Marta e Maria. Il sen- so di questa trasformazione, o meglio, di questa distinzione tra le due case divenne necessaria quando la legge modificò i criteri di accoglienza dei nuclei mamma/bambino un gruppo di volontarie, le più anziane, le più che non potevano più coesistere insieme ai esperte; quelle che conoscevano la storia del- bambini che venivano accolti da soli. Quindi la nostra realtà, quelle che insieme alla fami- la Casa di Marta e Maria si generò fisicamen- glia di Silvia e Giuseppe ne avevano fatto te da Casa Betania, che i nuclei li aveva pro- parte sin dalla nascita. fondamente al suo interno sin dalle sue ori- Tutte si armarono di coraggio e andarono gini. “in prigione” al piano di sopra e in effetti così Il processo di differenziazione tra le due era vissuto il tempo passato nella casa delle realtà è stato lungo e a tratti faticoso perché mamme. Questo perché comunque le mam- da sempre si era stati insieme, si era cammi- me pranzavano e cenavano a Casa Betania. nato al fianco e soprattutto si era profonda- Quella del piano di sopra non era la cucina di mente convinti che la coesistenza tra le mam- una vera casa: mancavano gli arredi e gli stru- me e i loro figli e bambini soli avesse un ef- menti che servono per cucinare; gli spazi non fetto benefico, consolatorio, ripartivo e ripa- erano ben organizzati; la si usava solo per ratorio per tutti. Vedere quindi le mamme scaldare il latte la mattina, preparare le pappe passare al piano superiore dapprima sembra- ai piccoli o fare una camomilla se arrivavano va non avere senso, ci dava l’immagine di un brutti pensieri di notte o si aveva un mal di lavoro fatto male, non compiuto fino in fon- pancia. La sensazione era che solo a Betania do. È servito molto tempo perché questa si poteva far casa, famiglia; solo lì si stava separazione voluta “dalla legge” prendesse bene. corpo, recuperasse senso, si tramutasse in un C’è voluto tanto tempo, tante riunioni, modo di lavorare nuovo, ricco, strutturato. confronti e scontri prima che anche con le Dapprima il compito di traghettare la casa mamme si imparasse a lavorare in modo au- 86 al piano di sopra fu affidato nel quotidiano a tonomo, organico, libero, sicuri che non si LENTAMENTE È NATA L’ EQU IPE DI “CASA MAMME” CON UNA SUA COORDINATRICE

remo Casa Betania se un piccolo albero lo facciamo anche sopra?. No, ci dicemmo. E così anche al primo piano comparve il “nostro Spelacchio”: già, perché lo comprammo cer- cando di spendere poco, sempre con una buona dose di senso di colpa. Sono passati quasi dieci anni da quando le mamme sono “salite” al primo piano e nel- stava rinnegando il progetto iniziale, il pro- le quattro stanze a loro destinate sono già getto di accoglienza. tanti i nuclei che si sono avvicendati, andan- Lentamente è nata l’equipe di casa mam- do ad arricchire l’elenco di tutti i volti di mam- me con una sua coordinatrice, è arrivata la me e bambini accolti da quando Casa Betania prima operatrice a cui se ne sono aggiunte aprì per la prima volta la porta ad una mam- altre due e il gruppo si è arricchito di un bel ma. Credo che da sempre il mettersi al fianco numero di volontarie esperte nel servizio e di una donna in difficoltà avvenga nel mede- giovani di esperienza, ma tutte con la voglia simo modo: farsi prossimi senza prevaricare, di mettersi al fianco delle mamme in modo ascoltare senza pregiudizi, indirizzare senza autentico e responsabile. L’equipe si è dotata costringere, lasciare andare al momento giu- di strumenti quali la formazione permanente, sto. E in questa relazione a più voci - in cui va la supervisione e soprattutto la casa ha ini- ascoltato il canto della donna, ma anche di ziato a trasformarsi e a definirsi. ogni suo figlio - da sempre è avvenuto che si La cucina si è arricchita di stoviglie, abbia- partisse da un “piano” per arrivare a momen- mo creato la dispensa e un piccolo spazio ti di forte intensità, per poi poter accogliere guardaroba; le stanze delle mamme sono il momento finale in cui la musica cessa la- state personalizzate e gli si è dato un nome. sciando spazio a ricordi di un’intensa emo- Ricordo ancora la precisa riunione in cui con zione vissuta tutti insieme. “guizzo geniale” decidemmo che il Natale Federica Polcaro non poteva dirsi tale se Babbo Natale non fosse passato a lasciare i regali per bimbi e mamme: ma non avevamo mai fatto un albe- ro al primo piano! Sì, perché l’albero per an- tonomasia era quello di sotto. E allora: tradi- 87 CASA BETANIA speciale 25 UNA VOLONTARIA anni là dove soffia

2009 il vento

SU OGNUNO DI NOI C’È UN Mi avevano suggerito di fare esperienza, PROGETTO BELLISSIMO PER di cominciare a condividere il quotidiano e di

2005 IL QUALE VALE non avere fretta nel decidere che fare. 4 LA PENA GIOCARSI LA VITA Dei due anni passati a vivere in casa cu- stodisco ogni volto incontrato, gli abbracci, i sorrisi, i moccioli, i pannolini, le lacrime, le risate, i bambini, le mamme, i volontari, e tan- “QUANDO VUOI la tua stanza è pronta”. te domande. Sì, perché cercavo risposte e Inizia così il mio viaggio a Casa Betania. invece piano piano crescevano in me nuovi È un soleggiato pomeriggio di inizio ot- interrogativi e nuovi orizzonti. Quando parlo tobre e Silvia seduta sulla panchina davanti di Casa Betania ancora mi si scalda il cuore e all’ingresso, mi chiede come stia andando il mi si illumina il sorriso, per me è stata una mio servizio. Il colloquio finisce, e mi trasferi- casa in tutti i significati, un tempo prezioso sco a vivere per un po’ a Casa Betania. Mi ri- per riuscire a conoscermi meglio, per impa- cordo i dettagli perché gli incontri importan- rare ad amare e ad essere amati. ti hanno bisogno di essere fissati come una Non sapevo dove mi avrebbe portato fotografia che scalda il cuore e segna i ricordi. continuare a camminare, ma conoscevo Chi Avevo sentito parlare di questa casa fami- per mano mi aveva condotto lì e che con pa- glia da un’amica che mi aveva invitato a dare zienza seguiva i miei passi. Nel frattempo ho una mano a pulire una casa a Marina di Cerve- iniziato a lavorare, ho lasciato Casa Betania e teri, dove degli ospiti di una casa famiglia mi sono trasferita, mi sono sposata, sono di- 4n avrebbero passato le vacanze. Da quel primo ventata mamma. assaggio avevo chiesto di poter iniziare un Dopo quasi 11 anni da quel pomeriggio servizio gratuito in casa. Era un mese che ogni la mia strada, ha trovato un’altra casa, altri giorno partivo da casa mia per imparare a sta- volti, altri cuori. re a Betania con la delicatezza necessaria e lo Con la mia famiglia (Alessandro, Tomma- stupore di stare iniziando un cammino nuovo. so e Giovanni) da circa quattro anni, siamo Sapete quando avete un sogno e poi piano famiglia di una casa famiglia di adolescenti. piano cominciate a costruirlo con tenacia ed Facciamo il nostro piccolo servizio in punta entusiasmo? Ecco così ho incrociato Betania di piedi, facendoci vicini ai ragazzi, agli edu- sulla mia strada. catori e ai volontari con il gusto di condivide- Ho passato quasi due anni intensi e pieni re il nostro essere famiglia. di amore. Mi sono sentita accolta così com’ero, Su ognuno di noi c’è un progetto bellissi- nel mio desiderio di scoprire il disegno di Dio mo per il quale vale la pena giocarsi la vita, in per la mia vita. Succede spesso che prima di questo progetto la comunità di casa Betania capire “chi sei “cerchi in qualche modo di sco- è stata fondamentale, unica. prire “per chi sei” e “di chi sei” e che cosa puoi Non credo sia l’ultima tappa, bisognerà fare di piccolo per gli altri. Sembra un proble- continuare a camminare e ad ascoltare dove ma di preposizioni ma in realtà per me è stato soffia il vento, ma per ora ci trovate lì. Grazie fondamentale. Volevo “fare una casa famiglia”. a Silvia e a Giuseppe, a tutti tutti perché ognu- Pensandoci oggi, sorrido all’ingenuità del pen- no a suo modo è importante. 88 siero, ma il desiderio era profondo e sincero. Isabella Nori È STATA LA FRASE CHE TESTIMONIANZE SUSSURRAVO ALLE ORECCHIE DI TERESA DURANTE vai avanti, io LA SUA MALATTIA vengo dopo bambini schiamazzanti in tunica bianca po- tremmo vedere e sentire Lui a Nazaret; poi il Giordano, Tiberiade, le beatitudini, Tabgha, Qumran, Betlemme, Gerusalemme, il Santo Sepolcro, Betania... Al ritorno, sollecitato da Teresa, scrissi un pensiero su quel viaggio, dicendo che avevo incontrato tante pietre. Ovunque avevo visto pietre e resti di edifici risalenti al tempo di TORNATO A CASA, la sera, dopo una soli- Cristo. Mi venne in mente Cafarnao e allora ta giornata di lavoro, trovai ad attendermi pensai alla durezza, come appunto pietra, dei Teresa che con un sorriso mi disse: “Casa Be- cuori di allora e del mio cuore. A questo pro- tania va in Terra Santa. Andiamo?”. Ci abbia- posito ricordo, il penultimo giorno, la visita al mo pensato un po’ – dovevamo lasciare le Tabor. Arrivammo con il pulman nel piazzale figlie sole – e dopo aver chiesto loro, abbiamo da dove partono poi i mezzi più piccoli che deciso: sì, partiamo. In occasione del venti- portano su, al monte. Provammo a salire su cinquesimo di matrimonio, dieci anni prima, uno di questi ma c’era posto soltanto per eravamo già andati in quella terra benedetta. un’altra persona. Dissi a Teresa: “Vai tu”. Lei Alla luce di quell’esperienza, un po’ turistica, rispose: “No, vai avanti, io vengo dopo”. davamo per certo che con questo gruppo Quel posto mi ha sempre coinvolto emo- sarebbe stato diverso. tivamente. Celebrammo la Santa Messa in una Mi vengono in mente tanti fotogrammi. sorta di piccolo anfiteatro molto raccolto. Rin- La partenza in una mattinata un po’ freddina graziammo il Signore per tutto quello che ci di aprile e l’arrivo con una temperatura deci- aveva donato in quei giorni: la nascita di nuo- samente diversa. Poi nei giorni successivi le ve amicizie e il consolidamento di altre, i mo- difficoltà, incontrate ogni giorno, per il pas- menti di raccoglimento e di preghiera. Ricordo saggio del “muro”, insieme agli uomini e alle ancora l’invito del sacerdote che ci accompa- famiglie con bambini che attraversavano il gnava affinchè il vissuto di quei giorni servisse confine, probabilmente per lavoro, in una a renderci meno duri, meno pietre, nei con- sorta di girone dantesco con inferriate in un fronti del prossimo. Dal Tabor vado via sempre sottosuolo buio e tetro. Il frate, un po’ logor- con tristezza. Anche Pietro, Giovanni e Gia- roico, che ci faceva da guida; il nugolo di bam- como, sicuramente non erano contenti men- bini che circondandomi chiedevano qualsia- tre scendevano da quel luogo. Pietro aveva si cosa, dal danaro al cibo; la bambina che con detto chiaramente che voleva fermarsi lì. Mi simpatia mi si era aggrappata al borsello rifi- rendo conto però che il percorso della mia landomi un portachiavi con un cammello che vita deve continuare. A distanza di anni la con me tornò – il cammello – 4 anni dopo risposta di Teresa – vai avanti, io vengo dopo nel mio terzo viaggio in Terra Santa. – è stata la frase che le sussurravo alle orec- Poi le visite ai luoghi che ancora parlano chie durante la sua malattia. E io sono qui, che di Cristo: chiudendo gli occhi e abbandonan- aspetto, per risalire sul Tabor. dosi si potrebbe quasi sentire la sua voce. Nei Eugenio Rossetti 89

accadeva in quegli anni 2005

Il 16 febbraio entra in vigore il Protocollo di Kyoto sull’emissione di gas tossici; vi aderiscono 141 Paesi, esclusi gli Usa. Dopo due giorni di agonia, il 2 aprile muore papa Giovanni Paolo II. Dopo sei giorni si celebrano i funerali del pontefice polacco davanti a quasi tutti i capi di Stato del mondo e ad una folla di 600.000 fedeli presenti in piazza San Pietro. Circa un milione sono i fedeli presenti a Roma per le esequie, giunti da ogni parte del pianeta. Nei giorni pre- cedenti fra i 3 e i 5 milioni di persone sono giunti a Roma per rendere omaggio alla salma del Pontefice. La cerimonia esequiale è presieduta dal cardinale tedesco Joseph Ratzinger. Il19 aprile, dopo un breve Conclave, viene eletto papa il Prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede Joseph Ratzinger. Il nome che sceglierà è Benedetto XVI. Il 24 aprile, in piazza 2006 San Pietro, si svolge la messa di insediamento e Il 25 gennaio viene pubblicata la prima Enciclica di Papa Bene- di inaugurazione del pon- detto XVI dal titolo Deus caritas est (“Dio è amore”). tificato. Il 17 maggio viene varato il Governo Prodi II, composto da 2 vi- Il 16 agosto nel centro in- cepremier, 25 ministri, 7 viceministri e 63 sottosegretari. Due terreligioso di Taizé in giorni dopo l’esecutivo ottiene la fiducia al Senato della Repub- Francia viene assassinato blica. da uno squilibrato, Frère Imperversano le polemiche del mondo musulmano al discorso Roger, fondatore e prio- pronunciato da papa Benedetto XVI all’Università di Ratisbona, re della stessa realtà reli- tappa del suo Viaggio Apostolico in Germania; anche gli Stati giosa punto di riferimen- annoverati fra i cosiddetti Stati islamici moderati pretendono to giovanile da tutto il chiarimenti e scuse formali dal Pontefice. La televisione araba mondo. Al Jazeera diffonde insistentemente le immagini delle prime improvvisate proteste di piazza negli Stati islamici. Il 6 dicembre le Nazioni Unite approvano l’inizio dei lavori per la creazione di una legge internazionale riguardante il mercato delle armi, anche su pressione di Amnesty International. Nel 90 voto vi sono stati 24 astenuti e il voto contrario degli Usa. 2007 4 17 febbraio: a Vicenza sfilano 300.000 persone per manifestare la loro contrarietà verso la decisione del governo inerente all’allargamento di una base Nato al posto dell’Aeroporto Dal Molin. 21 febbraio: dopo una bocciatura al Senato in materia di politica estera, 2008 il presidente del Consiglio italiano Romano Prodi rassegna le sue dimis- L’8 gennaio per l’aggravarsi della crisi dei rifiuti in Cam- sioni al Quirinale. pania e dei disordini scoppiati come conseguenza, il go- 8 settembre: in molte piazze italiane verno nomina Gianni De Gennaro come commissario li- si tiene il primo V-Day, l’iniziativa po- quidatore e decide l’invio dell’Esercito Italiano nella re- litica promossa da Beppe Grillo, due gione. anni prima della fondazione del Mo- 15 gennaio: dopo forti opposizioni da parte di 67 docenti vimento 5 Stelle. e di una parte degli studenti, papa Benedetto XVI rinun- Migliaia di studenti scendono in piaz- cia a partecipare all’inaugurazione dell’anno accademico za per manifestare contro la riforma all’università di Roma La Sapienza. Fioroni e per chiedere più risorse alla Silvio Berlusconi il 7 maggio accetta l’incarico e presenta scuola. di governo: il giorno dopo giura nelle mani del Presidente della Repubblica Italiana. Il 18 settembre a Castel Volturno sei immigrati africani e 2009 un italiano vengono trucidati per mano della camorra. L’episodio causa una rivolta di immigrati nel paese. A marzo nuova tragedia nel Mar Mediterraneo: dispersi 200 immigrati provenienti dalla Libia e diretti in Italia. Il 6 aprile una scossa di terremoto di magnitudo 6,3 fa trema- re la Provincia dell’Aquila alle 3:32 causando 309 vittime, 1.500 feriti, 65.000 sfollati e il crollo di molti edifici. Dall’8 al 15 maggio viaggio apostolico di Papa Benedetto XVI in Terra Santa. 91 CASA BETANIA speciale 25 anni 2015

2010 5

LA COMUNITÀ È TOCCATA EPPURE, ANCHE IN QUESTO PROFONDAMENTE TEMPO, NON MANCANO SEGNI DI DALL’ESPERIENZA DELLA MORTE SPERANZA. E DELLA PERDITA DI ALCUNI NEL 2012 NASCE LA CASA BIMBI, DI ALCUNI AMICI. SULL’ALBERO, TERZA DELLE CASE SPERIMENTA IL SENSO FAMIGLIA CHE OSPITANO BAMBINI STRUGGENTE DELLA NOSTALGIA E CON DISABILITÀ. DELLA MANCANZA, SI PONE NEL 2013 UNA NUOVA FAMIGLIA, DEGLI INTERROGATIVI. ARNALDO E JUSTINA IOSSA È ANCHE IL TEMPO DELLA CRISI CON I LORO QUATTRO FIGLI, ECONOMICA. SI AVVERTE IN ENTRA A CASA BETANIA, ITALIA, A ROMA, IN OGNI A COSTITUIRE UN CUORE SETTORE PRODUTTIVO, IN OGNI PULSANTE E ACCOGLIENTE. LUOGO. E ANCHE A CASA LA PARROCCHIA DI SAN BETANIA. NELLA COOPERATIVA FULGENZIO METTE A PER UN LUNGO TEMPO, DISPOSIZIONI I PROPRI AMBIENTI VOLONTARIAMENTE, TUTTI GLI PER CONSENTIRE LA OPERATORI PERCEPISCONO UNO PROSECUZIONE DELL’ATTIVITÀ STIPENDIO RIDOTTO, UNA DEL NIDO D’APE. SOLIDARIETÀ CHE CONSENTE DI SI AVVIA IL PROGETTO ANDARE AVANTI PER UN PO’. MA DI CALCIO BALILLA, NON BASTA. UN’OCCASIONE PER INTEGRARE È IL TEMPO DOLOROSO DELLA LE DIVERSE ABILITÀ, CHIUSURA DI ALCUNI SERVIZI E ATTRAVERSO IL GIOCO. DEL RIDIMENSIONAMENTO DI E NASCE IL GRUPPO DI ACQUISTO 92 ALTRI. SOLIDALE ‘GAS GAS’. LOURDES illuminati dai flambeaux

I NOSTRI BIMBI teo, per cinque giorni avemmo un tempo SUL TRENO BIANCO splendido: sole, prati verdi, montagne splen- DELL’UNITALSI denti di luce, per cui i bimbi poterono goder- sela in pieno. Ma non era solo questione di meteo: tut- to nella città ruotava intorno alla grotta, ma era studiato perché malati e disabili fossero e si sentissero a loro agio: le iniziative, gli ora- ri, il personale, le attrezzature. Si vedevano IL VIAGGIO A LOURDES con i nostri bim- malati e invalidi di tutte le età sorridenti sulle bi rimane nella mia memoria all’insegna del- loro lettighe, sicuri di trovare sempre aiuto in lo stupore! tutte le loro necessità, perché il personale era Dall’Unitalsi ci era stato offerto di unirci lì per soddisfare ogni loro richiesta… una con i nostri bimbi disabili ai piccoli malati meraviglia! I nostri bimbi poterono parteci- dell’Oncologia pediatrica del Gemelli per un pare a tutto, persino all’immersione nella pellegrinaggio col treno bianco nell’aprile del vasca d’acqua del Gave. E l’ultima sera fummo 2010. La decisione di partecipare per noi era salutati da quella splendida processione di stata molto tormentata: il clima delle case era centinaia di lettighe illuminate dai “flambe- un po’ depresso per la morte di una bimba aux”: uno spettacolo di fede che non si può molto cara, Jessica, la lunghezza del viaggio dimenticare! in treno, il meteo che annunciava freddo e Nel viaggio di ritorno in treno, il prete che pioggia, il timore che i bimbi si ammalasse- accompagnava il pellegrinaggio celebrò la ro… tutti motivi che ci lasciavano perplessi. Messa per Jessica, che ci aveva lasciato esat- Poi alla fine si decise di correre il rischio! tamente un mese prima: era un caso, ma Il treno si rivelò una meraviglia di organiz- questa circostanza ce la fece sentire presente zazione: il vagone dei bimbi ben attrezzato, con noi insieme agli altri nostri bimbi! il personale dell’Unitalsi gentilissimo ed effi- Suor Paola Romanelli ciente, i pasti buoni e caldi. A Lourdes la si- stemazione era ottima: l’edificio che ospitava bimbi e operatori era moderno e funzionale, pieno di luce, carrozzine e accompagnatori a disposizione. A dispetto delle previsioni me- 93 CASA BETANIA speciale 25 anni ESPERIENZE è un 2015 dono incredibile

2010 VIVERE IN UN POSTO COME CASA BETANIA 5 PERMETTE DI VEDERE LA BELLEZZA

ENTUSIASMO: incontenibile spinta ad agi- pensato che questi germogli dovessero as- re dando tutto sé stesso; condizione dello solutamente essere custoditi e coltivati deci- spirito sotto l’urgenza esaltante della divinità. dendo di cominciare un percorso con loro, di Passare molto tempo in un posto come vederci per condividere il vissuto del servizio, casa Betania è un dono incredibile, la possi- le aspettative, le paure. Per riflettere su dei bilità di prendersi cura dei piccoli che abitano temi importanti sia per noi che per gli ospiti la casa per un po’ di tempo è una delle occa- di Betania. È stato bello rendersi conto che sioni più nitide per essere felici. L’entusiasmo dei ragazzi cosi giovani vogliano vivere un’e- con cui si inizia questa avventura è grande e sperienza di volontariato così impegnativa, ti trascina, ti permette di vedere tutta la bel- stupisce accorgersi di quanta sensibilità e lezza che ti circonda e che ti riempie. dolcezza e impegno possano mettere in quel- Con il passare del tempo e il sopraggiun- lo che fanno, ma la cosa che veramente in- gere di difficoltà e della stanchezza, l’entusia- canta è il loro sguardo. Durante le nostre riu- smo diminuisce e lascia il posto ad altri sen- nioni quando raccontavano cosa accadeva in timenti e pensieri, questo percorso di cresci- casa, le loro esperienze con i bimbi i loro ta può portarti a scordare quel primo entu- occhi si illuminavano e i racconti sempre fini- siasmo, a mettere da parte quelle prime vano con una forte emozione, delle volte emozioni. espressa con un sorriso, altre volte con qual- Poi accade che si partecipi a degli incontri che lacrima. Ma lo sguardo, lo sguardo era di verifica dei nuovi volontari ed incontri del- illuminato, esprimeva gioia, una gioia che le ragazze molto giovani di età che ti riporta- scaturiva da una continua meraviglia, dalla no a quei ricordi, alla bellezza di quello che loro disponibilità a meravigliarsi e buttarsi c’è stato, al desiderio di vederlo perpetuarsi nella relazione con i ragazzi. anche se tu ormai giovane donna e giovane Quante volte si sente che i giovani man- uomo ne sei fuori. In questo percorso di con- cano di sogni, che vivono solo sui social, nien- sapevolezza capisci che il tuo esserci si può te di più sbagliato, abbiamo parlato di giusti- modificare che bisogna prendersi cura non zia, di equità, della fatica delle pazienze. Quei solo dei bambini ma anche di ragazzi che germogli hanno dato linfa anche a noi, per- hanno deciso di compiere lo stesso primo mettendo al nostro servizio di essere miglio- passo che hai compiuto anni prima e che ora re, più ricco. dai per scontato. La parola entusiasmo ha origine greca e 94 E così noi due insieme a Justina abbiamo letteralmente si potrebbe tradurre con “por- tare Dio in sé” ed è proprio questo che hanno fatto questi piccoli volontari, hanno portato Dio ogni volta che hanno teso la mano ad un bimbo e lo hanno preso in braccio, ogni vol- ta che hanno scambiato uno sguardo con uno dei ragazzi per fargli capire che loro c’erano e c’erano per lui, ogni volta che hanno sorriso perché hanno testimoniato il loro entusia- smo. Personalmente siamo grati a questi ra- gazzi, che con spontaneità e con fiducia ci ricordano quanto può essere semplice vivere Betania, quanta gioia ci può essere nelle pic- cole cose e cosa più importante, testimonia- no quanto è bello avere un po’ di entusiasmo. Francesco Riccio e Stefania Moroni

95 CASA BETANIA speciale 25 anni UN VOLTO una voce 2015 libera in mezzo a noi 5 2010

VITTORIO È STATO tra noi un volontario umori, ad ascoltarne lamentele e desideri; era “speciale”, una figura dotata di una spiccata capace di consolare, educare, rafforzare. personalità, così ricca di doti e di fascino da Dotato di grande senso critico, esprimeva rimanere nel cuore di tutti. Lo chiamavamo il suo pensiero con forza e originalità, in ma- “Rambo” per la sua esuberanza, per la pratica niera diretta e trasparente, senza peli sulla sportiva, per l’abbigliamento sempre legge- lingua anche nelle riunioni dedicate all’appro- ro. Forte e gentile a un tempo, con una sola fondimento del vissuto della Casa. Una voce debolezza, neppure troppo celata: quella per libera, indipendente, fuori dal coro. Dotato di il gentil sesso. Un vero e proprio gentiluomo grande energia, infaticabile, attento, mai ba- d’altri tempi, dotato di grande senso dell’u- nale, si interessava ai problemi anche più morismo e pieno di attenzioni affettuose dolorosi delle persone conversando con voce verso tutti: bambini, mamme, volontari, ope- calda, pacata, autorevole, consolando e ras- ratori. Un animo delicato, ricco di sentimenti serenando. profondi. Generoso, ammaliatore e buongustaio: i Cultore di spiritualità orientali ed esotiche, suoi cornetti caldi e le tranches di pizza alla confidava che nei vari processi di reincarna- mortadella o ai pomodorini piccanti che di- zione aveva acquisito il karma di un antico stribuiva al suo arrivo a Casa Betania e perfi- cavaliere. Fantasticava anche che Casa Beta- no alle fisioterapiste del Don Gnocchi contri- nia fosse costruita sul sito di un antico cimi- buivano a suscitare la benevolenza di tutti e tero Maya dal quale attingeva tutta l’energia la cordialità nei rapporti. che riusciva a diffondere nel territorio. Interventista spregiudicato: molti ricorda- Il suo bagaglio culturale, fatto di tante no che al passaggio di un’ambulanza o negli discipline e di tante passioni (era un ingegne- ingorghi agli incroci stradali scendeva dal re-geologo progettista di importanti opere pulmino, si metteva a dirigere il traffico come stradali, amante delle arti, della letteratura), un vigile per sbrogliare la matassa, poi risali- gli permetteva di inserire grande qualità nel- va a bordo con un sorriso smagliante a mis- le relazioni, che riusciva a osservare in pro- sione compiuta. fondità quasi con un approccio scientifico, Divulgatore e istrione, memorabile la sua cogliendone le caratteristiche più intime ed performance di menestrello cantastorie - di essenziali. Accompagnando i bimbi a scuola sua produzione - alla cena medioevale. A Fre- con il pulmino riusciva a entrare con loro in gene, durante le vacanze estive si faceva la 96 un dialogo non superficiale, a registrarne gli doccia con il tubo dell’acqua nel giardino ADOZIONE sorpresi da due

VITTORIO, gemelli CHIAMATO “ R AM BO”, UN VOLONTARIO “SPECIALE”

della casa per sveltire le operazioni e prima un caro ricordo: “Un saluto affettuoso assai a di andare a dormire recitava a tutti le favole Federica sempre bellissima nella segreteria e classiche nel testo originale o commentava a Tiziana, inguaribilmente ortolana nell’ani- libri, film, notizie scientifiche. ma! Vittorio”. Una tale forza della natura è stata imbri- Anche noi ti salutiamo Vittorio. Ci manchi gliata da una terribile emorragia cerebrale tanto. che lo ha costretto per più di due anni im- Federica Fratoni, Tiziana Furlan, mobile su una carrozzella, apparentemente Antonella Vecci, Stefania Moroni privo di coscienza. Alcuni di noi insieme a e Adolfo Bonturi tanti suoi amici e parenti gli sono stati accan- to in questo periodo accudendolo, facendo- gli ascoltare la sua musica preferita o leggen- dogli gli articoli dei giornali, ostinatamente, quasi a esercitare un pressing prepotente verso il Padreterno o la natura, per provocare in qualche modo una resurrezione fisica che però non è avvenuta. Peccato di superbia o follia d’amore? Chissà, ognuno reagisce come può. In una mattina d’estate del 2008 Vittorio lasciò questo simpatico biglietto di saluto alle ragazze della segreteria che si occupavano anche della distribuzione di ortaggi di nostra produzione e che ancora lo conservano come 97 CASA BETANIA speciale 25 anni TESTIMONIANZE i miei LA “PAZZA IDEA” DI ADOTTARE DUE 2015 pensieri RAGAZZE E DIVENTARE non sono i vostri IL LORO FUTURO 5 2010 “PERCHÉ I MIEI PENSIERI non sono i po di attesa mentre il nostro presente era vostri pensieri, le mie vie non sono le vostre vie”. fatto di una vita soddisfacente, coinvolgente, Talvolta mi viene in mente questo passo del li- pienamente famiglia anche se senza la gioia bro di Isaia quando penso alla nostra famiglia. dei figli. Ma siccome quando cerchi il vento, Siamo una famiglia composta da 4 persone, tre poi devi pure provare a lasciarti portare dove femmine e un poveretto! Per raccontarla, non ti spinge, un bel giorno il vento ci ha portati immagino una linea retta – la nostra non è una da loro. storia lineare – ma una serie di segmenti a zig- Questa parte della storia non riesco a spie- zag, uno slalom; non per evitare ostacoli, piut- garla bene. È come quando decidi di sposar- tosto alla ricerca del vento. ti: un bel giorno la testa dice sì e scopre che Sì, questi 11 anni di matrimonio assomi- il cuore era già pronto da tempo; aspettava gliano un pochino a una regata, con il velista solo che la testa si svegliasse. Così è successo che indirizza la barca alla ricerca del vento, con loro: quando la testa ha detto sì, ha co- per metterla nella giusta direzione; quando minciato a pensare tante cose e nel frattem- ci riesce, la vela si gonfia e la barca fila. Ma in po ha scoperto che il cuore le portava già mare, come nella vita, il vento gira, cambia dentro di sé, le accompagnava già con amo- direzione, si affievolisce e poi rinforza, e allo- re e affetto, in silenzio, da lontano, in attesa ra un buon velista si rimette a fiutarlo, cercan- che la testa si svegliasse. do di coglierlo per far rigonfiare la vela. Ecco Di fronte alla nostra disponibilità a diven- credo che la nostra famiglia sia un po’ così, tare il loro futuro - e loro il nostro -, chi era alla ricerca del vento che gonfia le vele e fa- deputato a valutare la nostra disponibilità si vorisce l’andare. E quando il percorso è uno è preso del tempo per capire se questa strada slalom, se sei un bravo timoniere, fai diven- fosse un bene per le ragazze. Nel tempo tare le virate un ritmo da danzare e così la dell’attesa, tra alti e bassi - normali salti di famiglia balla. vento - tante persone a noi vicine ci rimanda- Le nostre figlie ci hanno raggiunto da vano stupore per la nostra “pazza idea”, un poco tempo, portando la loro storia e i loro po’ fuori dagli schemi, anche quelli previsti bagagli. Sono arrivate portate dal loro refolo per l’adozione. Ma in realtà questa disponibi- di vento e adesso, insieme, solchiamo mari lità non era altro che una semplice conferma che non conosciamo, seguendo rotte e scru- della nostra fiducia nel vento, ad affidarci ad tando orizzonti nuovi. Le abbiamo incontra- un Pensiero non nostro perché, in fondo, “il te diversi anni fa, con tempi e modi diversi, vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma loro percorrevano il loro cammino, noi il no- non di dove viene e dove va” (Gv 3,8). stro. Strade che però si sono incrociate co- Luca Mesa stantemente in questi anni, direi quotidiana- mente. 98 Il loro futuro era incerto, vivevano un tem- INCONTRI una sorpresa per noi e per loro I BAMBINI DI CASA BETANIA A SCUOLA E CASA BETANIA AI BAMBINI DELLA SCUOLA cesso di esporre i prodotti realizzati dalle mamme del Laboratorio. Con quanta serietà i più piccoli, con gli spicci stretti nel pugno, si sono impegnati nello scegliere i regalini da fare ai genitori: mai acquisto è stato più con- TUTTI I GIORNI portiamo i bambini di Casa sapevole e solidale! Betania a scuola. Ma qualche volta è capitato Ogni incontro fatto in classe è sempre un anche di portare “Casa Betania” ai bambini dono inaspettato, una sorpresa sia per la clas- della scuola. se, sia per chi va a parlare. I bambini, si sa, Le forme di collaborazione con gli istituti sanno essere tanto teneri e ingenui nelle loro del territorio, e non solo, sono state tante in domande, quanto incredibilmente profondi, questi 25 anni. Abbiamo avuto modo di incon- ficcanti, disarmanti. “Ma i bambini di Casa trare i bambini della Forte Braschi, della Sisto Betania ci vanno in vacanza? Come fate a par- IV, di Gesù Divino Maestro, della Scuola di via lare con quelli che non sentono e non parla- Taggia, della Lambruschini, della Papa Wojtyła, no? Che succede se non li adotta nessuno?” ma anche le scuole di Sacrofano e quelle del E le nostre risposte, tutt’altro che esaustive, XIII Municipio, nonché diverse scuole interna- non fanno che aumentare la loro curiosità, il zionali. Abbiamo spiegato cosa “è” Casa Beta- loro stupore, la loro voglia di capire e di con- nia, chi sono i bambini che ci vivono e perché; tribuire. abbiamo parlato di affido, di disabilità, di mi- Quello che facciamo in un’oretta scarsa è grazioni, di commercio equo, di solidarietà, e seminare un piccolissimo seme, che chissà poi di tutto ciò che ruota attorno al “nostro” mon- in quanti modi diversi potrà germogliare! Ci do, per farlo sentire anche un po’ “loro”. conforta in queste circostanze sapere che In diverse occasioni i bambini stessi non esistono degli insegnanti che, una volta fini- sono rimasti solo a sentire: hanno elaborato to l’incontro, hanno saputo riprendere le temi, disegni, realizzato lavoretti, ma si sono suggestioni emerse, farle rielaborare ai bam- poi anche rimboccati le maniche per Casa bini e lavorarci sopra. Ne abbiamo incontrati Betania. Alla Scuola Germanica, per esempio, tanti: docenti che si prendono cura di questo hanno corso una maratona di beneficenza “giardino” meraviglioso di potenzialità, che donandoci poi il ricavato; all’Istituto Villa Fla- nelle loro classi si impegnano a trasmettere minia, qualche anno fa, i bambini hanno ven- valori oltre che nozioni. duto tantissimi biglietti per una riffa di Pa- Un grazie di cuore, quindi, a tutti i maestri squa, con un mega uovo di cioccolato in e le maestre ”illuminati” con cui abbiamo palio, per aiutarci a comprare un nuovo pul- avuto modo di collaborare! mino per i nostri bimbi. Maria Livia Brauzzi Nel periodo di Natale o di Pasqua diverse scuole, di quartiere o straniere, ci hanno con- 99 CASA BETANIA speciale 25 anni ADOZIONE voi ce l’avete una 2015 cameretta?

2010 SENTO ANCORA SALIRE LE LACRIME 5 AL RICORDO DI QUELLA BAMBOLINA BIONDA

QUALCOSA NON MI TORNAVA: possibi- ricordo la presidente del Tribunale che dopo le che fosse così difficile restare incinta? Ep- averci “presentato” la bambina – che gioia é pure io e Massimo eravamo fidanzati da anni femmina - ci guardò e ci disse: “Bene, la vole- e sposati da tre; insomma di occasioni sia per te conoscere presto vero?” Allungò la mano sbagliarsi che per provarci con le migliori in- sul telefono e di fronte a noi compose un tenzioni ce n’erano state! E allora perché non numero: quello di Casa Betania, dove viveva succedeva niente? Sei mesi dopo e con una la nostra bimba che ci stava aspettando. “Sì, cartella delle analisi che si andava via via gon- certo che la vogliono conoscere”. “Sì, certo, fiando di tristezza, arrivò una diagnosi. L’idea presto”, “ E sì, va bene, vengono domani mat- che la nostra futura genitorialità dipendesse tina”. da delle minuscole parti del mio corpo non Il giorno dopo eravamo lì, a Casa Betania, ci piaceva, no. Non rendeva giustizia al nostro con la responsabile Silvia che ci accoglieva desiderio di avere un bambino. Quindi ci calorosamente, ci abbracciava e ci spiegava venne spontaneo pensare all’adozione e da cosa fare: tante parole, tante raccomandazio- lì ci ritornò anche tanto buon umore. ni e i nostri cuori e i nostri occhi che la cerca- Presentammo la domanda l’8 dicembre vano. Il primo sguardo fu, inutile dirlo, una del 2011 e il decreto arrivò all’inizio di genna- sensazione indescrivibile. Se chiudo gli occhi io 2012. Poche settimane dopo giunse la chia- sento ancora salire le lacrime al ricordo di mata dal Tribunale dei Minori di Roma: ado- quella bambolina bionda nel suo cappottino zione nazionale. rosa che mi passa accanto mentre esce in “E ora?”: questo ci venne in mente nella giardino a giocare con gli altri bimbi. Nei pri- gioia della notizia e nell’ansia di una vita di- mi momenti insieme cerchi di rapire un pas- versa che stava per cominciare. “E ora?” L’im- sato che non conosci e di trasmettere incon- pressione che abbiamo avuto, almeno per la sapevolmente il messaggio dell’inizio di una nostra esperienza, è che nell’adozione nazio- nuova vita. Tutti a Casa Betania ci aiutarono nale, dopo l’attesa (breve nel nostro caso), a conoscerla: ognuno ci portava un pezzetto accade tutto in fretta; tanto in fretta che non di lei e del suo passato con una foto o un rac- hai tempo di pensare, ma devi subito passa- conto. re all’azione: bello e travolgente! “Voi ce l’avete una cameretta pronta, L’attesa “verso il bambino” fu tutta estre- vero?” ci chiese Silvia quando ci anticipò che mamente compressa: dalla chiamata dal tri- dal sabato successivo, dopo alcune settimane 100 bunale al primo sguardo passò un giorno. Mi dal primo incontro, avremmo potuto iniziare ad accogliere in casa la nostra bambina e far- porto con loro soprattutto nei primi mesi. Poi la dormire con noi, anche se ancora saltuaria- però ci venne spontaneo chiuderci per un mente. In effetti non avevamo pronto nulla, periodo nel nostro nuovo nucleo familiare, ma spinti dalla forza propulsiva della notizia compattarci. Si abituò gradualmente alla sua e del momento, in 12 ore (benedetta IKEA) nuova cameretta, alla sua nuova casa, ai suoi avevamo una bellissima cameretta da mo- nuovi genitori e ai tutti gli altri parenti. strarle. Adesso frequentiamo la casa famiglia per Il vero ingresso in famiglia fu qualche set- le feste di Natale e per la festa della primave- timana dopo, quando, complice l’arrivo di una ra; è felice di tornare lì a giocare, soprattutto fortunatissima varicella, ci acconsentirono a di rivedere gli educatori che per lei furono tenere definitivamente la bimba, tagliando il così importanti. Adesso però sa con certezza cordone ombelicale da Casa Betania. Quello che siamo noi mamma e papà e che, finita la fu l’inizio della vera quotidianità, i primi “an- festa, si torna a casa, la sua casa. Per i primi 3 data e ritorno” da scuola, i primi contatti con anni che è stata con noi non ci ha chiesto gran- i componenti allargati delle nostre famiglie ché del suo passato: riguardava le foto di Casa di origine, le prime vacanze e mini-vacanze. Betania e noi le rispiegavamo sempre la stessa La prima volta che ti senti chiamare “mamma” storia. Ne era molto rassicurata. Ora che di anni o “papà”. ne ha 9 sa raccontare, solo ad alcune persone La nostra bambina aveva 3 anni e 5 mesi “selezionatissime” , che lei non viene dalla mia e c’era da pensare alla scuola, alla sua situa- pancia ma dal mio cuore. Questa spiegazione zione medica, alla situazione legale perché per ora la soddisfa molto. Ma sappiamo che più noi accettammo di correre il rischio giuridico. avanti verranno i “perché”, quelli seri. Ma siamo Per noi quei mesi furono molto intensi. A vol- certi che non saremo soli ad affrontarli. te ci capitava di sentirci sopraffatti dalle cose Sara Cecchetti e Massimo La Rana da fare: ci sembrava tutto urgente e tutto importante. Da Casa Betania ci insegnarono a fare le cose con calma: tutto si sarebbe ag- giustato a tempo debito. La nostra bimba era già grandicella, se così vogliamo dire, aveva vissuto più di due anni a Casa Betania e di ricordi già un po’ ne aveva. Noi facemmo in modo di mantenere un rap- 101 CASA BETANIA speciale 25 anni CASA SULL’ALBERO un intreccio di 2015 sogni e di sorrisi

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UN’INTERVISTA? Che cosa strana! Sorride Ehi Emi, ricordi che dobbiamo scrivere un Oussama, mentre mi guarda con un’aria un articolo su Casa Albero per il giornalino? Ah sì, po’ perplessa. cosa scriviamo? Non lo so, per te cosa è Casa Come definiresti Casa sull’Albero? Dopo un sull’Albero? Casa sull’albero… è una casa! E lungo silenzio, con un filo di voce, finalmente perché è una casa? Perché c’è la mia stanza, il risponde: È la casa di Oussama. Solo di Oussa- mio letto, i miei vestiti, tutte le mie cose. Possia- ma? No, anche di Emiliano, di Roxana, di Ange- mo raccontare cosa fai quando sei a casa? lino, di Kelly e di tutti gli altri! ripete più volte, Gioco con la Play, sento musica e mando mes- deciso. E ti piace? Sì, mi piace più della casa in saggi con il cellulare, a volte cucino. Ho impara- cui stavo prima! Cosa ti piace, in particolare? Mi to a fare il sugo e la pasta! Con gli altri ragazzi piace la TV, lo spazio del frullatore e il comodino vai d’accordo? Che fate insieme? A volte mi dove ci sono le mie cose, il lavello dove si lavano fanno arrabbiare, a volte mi fanno ridere. Nel i piatti, perché a me piace guardare quando si pomeriggio giochiamo insieme con i giochi da lavano i piatti. E mi piace quando si stendono i tavolo e a Uno. Cosi va bene? Si, così va benis- panni! Quindi ami anche il giardino? Mi piace simo! molto quando Maurizio taglia l’erba, grida di- Roxy va bene per te se prendiamo il co- vertito. E con i tuoi amici come ti trovi? Bene, municatore e ti facciamo qualche domanda soprattutto con Emiliano. Anche con Roxana su questa casa “si o no”? Si! Cos’è per te Casa parlo molto. C’è qualcosa della tua casa che Albero? È una casa come tutte le altre, so che i non ti va a genio? Vorrei poter mangiare tutta miei compagni di classe vivono in modo diffe- la cioccolata che voglio, risponde mentre fissa rente e penso di essere fortunata a vivere in speranzoso il mobile con le uova di Pasqua questa casa. Casa albero è la mia casa! Ti piace ancora da aprire. Ne posso avere un pezzetto vivere con altri ragazzi? Sì, anche se ogni tanto ora? c’è troppa confusione e avrei bisogno di stare Delle altre case cosa pensi? Sono molto un po’ per conto mio! Infatti condivido la mia contento che ci sono Piccola Casa e Casa Chala. stanza con Kelly ed io vorrei tanto una stanza Vorrei andare più spesso su. Cosa hai pensato tutta per me ...e la vorrei arancione e gialla! Ti la prima volta che sei entrato a Casa sull’Al- piace la tua casa? La mia casa mi piace molto bero? Ho pensato che ci volevo rimanere. E ora anche se cambierei i colori delle pareti. Cosa ti ho anche un tablet, conclude soddisfatto man- piace fare quando sei a casa? Giocare con i dandomi un bacio. Grazie dell’intervista, Osi. giochi da tavola insieme ai miei amici! Quando 102 E buona notte! penso alla mia casa mi sento felice! Grazie Roxy! A CINQUE ANNI DA QUANDO I NOSTRI CINQUE BAMBINI VARCARONO QUELLA SOGLIA

Il primo ricordo che ho della “Casa sull’Al- rami, Casa Betania da dove arrivavano Emi- bero” è sicuramente quello di un luogo in liano, Oussama e Roxana; Casa Chala e Picco- “costruzione”, prima di tutto nei cuori di tut- la Casa da dove provenivano Kelly ed Ange- ti noi che abbiamo sognato e desiderato per lino. Ciascuna casa ha donato un “pezzo di Oussama, Emiliano, Roxana, Angelino e Kelly sé”, nella consapevolezza che potevamo e un luogo sicuro dove sentirsi a casa, nella dovevamo dare risposte migliori. La Casa certezza di crescere sapendo di essere amati. sull’Albero ci parve un bel nome, ricco di si- Ricordo la casa spoglia, la polvere, i lavori gnificato. in corso e la lunga lista di tutto ciò che sareb- Sono trascorsi più di cinque anni da quan- be servito per arredarla. Ricordo tantissime do i nostri cinque bambini ormai ragazzi var- persone che si sono adoperate per renderla carono la soglia di Casa sull’Albero. Oggi vivo- una casa bella e accogliente, la prima volta no la loro quotidianità fianco a fianco, condi- che insieme ai ragazzi siamo andati a visitar- videndo ogni piccola esperienza, ogni mo- la, fantasticando su come sarebbe stata una mento di felicità e di dolore come in una vera volta finita. L’emozione e l’eccitazione della famiglia. Nella loro “unicità”, spesso con un po’ prima notte ma anche il timore di una nuova più di fatica degli altri, frequentano la scuola avventura che inizia. e conoscono nuovi amici, vivono esperienze “Come la chiamiamo questa nostra nuo- importanti e crescono scontrandosi con i loro va casa?!” ci chiedevamo noi adulti insieme limiti. Ma svolgono anche tante attività ludi- ai ragazzi. Il nome non è arrivato subito, pro- che, sportive e riabilitative. prio come un libro che prima del titolo ha Alcuni hanno sperimentato l’atletica, l’ip- bisogno di essere scritto, così è stato per noi. poterapia, altri frequentano corsi di nuoto, si Certamente è questa una casa che fonda le destreggiano bene nel calcio e se la cavano sue radici nell’affetto della nostra comunità egregiamente in ricercati corsi di oreficeria e proprio come un grande e robusto albero rivolti a chi può sfruttare al meglio l’abilità ma- che cresce e germoglia ha portato frutto sui nuale. Hanno sperimentato varie terapie ria- 103 CASA BETANIA speciale 25 anni NIDO D’APE il nuovo 2015 neimondo loro occhi

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bilitative, dalla musicoterapia all’ortoterapia al HO CONOSCIUTO il Nido d’ape a marzo del corso di vela. 2012, quando Silvia è venuta in parrocchia a Il nostro primo compito nella casa, come San Fulgenzio per parlare di tutte le realtà che in ogni famiglia è quello di accompagnare i ruotano intorno a Casa Betania e in partico- ragazzi verso il loro futuro da adulti, ciascuno lare del nido, che stava vivendo un momento a suo modo. Aiutarli a crescere, a scontrarsi difficile, a causa dei molti tagli che non con- con sconfitte e delusioni e allo stesso tempo sentivano più di sostenere il costo del perso- ad apprezzare le loro tante qualità per le qua- nale, al punto da far temere la chiusura di li vale la pena non arrendersi mai, facilitarli questa bella struttura. Ho cominciato a fre- nell’inclusione sociale e lavorare per raggiun- quentare il nido, dedicando un giorno della gere piccole e grandi autonomie. settimana all’accudimento dei bambini. Una C’è tra loro chi sta imparando a esprimer- bella esperienza non solo per i giochi con i si attraverso lo sguardo, chi allena l’abilità piccoli, ma anche per le chiacchierate con le motoria, chi quella psico-fisica, per meglio mamme, sempre trafelate e di corsa la mat- esprimere sè stessi e per diventare adulti ac- tina, finalmente approdate in un posto tran- colti in questo mondo nel modo migliore. Il quillo il pomeriggio, quando tornavano a ri- confronto con questa società, che spesso non prendere i piccoli e si fermavano per com- è preparata ad accogliere appieno la disabi- mentare la giornata. lità, rende la strada lenta, angusta e pregna Ho raccontato la mia esperienza in parrocchia di frustrazione, ma la gioia è doppia quando e altre volontarie hanno accolto la proposta finalmente festeggiamo una conquista. Si di dedicare un giorno alla settimana al nido, affrontano quotidianamente sfide sociali e avvicendandoci, e così il nido ha continuato sfide concrete di disagio urbanistico, insieme, la sua attività. Poi c’è stato il problema dei senza mai perdersi d’animo. locali, perché le suore in via della Pineta Sac- È un insolito e faticoso cammino quello chetti non potevano più ospitare il nido. For- degli “alberelli”, che non si lasciano però mai tunatamente don Paolo e la comunità di San sfuggire la voglia e la volontà di crescere, cu- Fulgenzio hanno messo a disposizione i lo- riosare, scoprire e sorridere alla vita con gioia. cali della parrocchia. È cominciata una nuova fase, i lavori di sistemazione e finalmente il Agnese Polcaro, Luisa Scali, Livia Giolito, nido è ripartito, con nuovo entusiasmo e an- Francesco Riccio e Francesca Urbani che nuove volontarie. 104 con Oussama, Emiliano e Roxi Ora passo meno tempo al nido, ma appena NIDO D’APE mondoil nuovo nei loro occhi I GIOCHI CON I PICCOLI, MA ANCHE LE CHIACCHIE- RATE CON LE MAMME, SEMPRE TRAFELATE

posso mi affaccio, e cerco di sostenerlo anche zione positiva e si sperimentano laboratori trovando altre persone sensibili che vogliano coinvolgendo anche i genitori. contribuire a sostenere le spese. Chissà che questi piccoli riescano a cam- È bello raccontare i momenti di incontro e minare in un mondo più sereno e più consa- condivisione, la fiducia delle mamme che ci pevole, dovunque si troveranno a proseguire affidano i loro bambini, la voglia di scoprire il cammino, portando nel cuore tutte le risa- e conoscere dei piccoli con tradizioni diverse te i giochi le filastrocche e l’affetto che avrà e storie diverse, talvolta già così difficili. comunque contribuito a fare di loro – e di noi È bello ritrovarsi con le volontarie di sempre che li abbiamo accompagnati per un tratto e con le nuove leve, mamme, nonne, giovani di strada – persone di un mondo migliore. donne sempre attente ai bisogni di bambini Ed è proprio questo scambio gratuito e diversi, di ogni parte del mondo, ma tutti con giocoso che arricchisce anche noi e di cui io tanta voglia di allegria e di coccole. sono felice e riconoscente. Da qualche mese è arrivato un nonno: c’era Francesca Smargiasse bisogno anche di una figura maschile di rife- rimento. E su tutto e tutti la presenza attenta di Mihaela: amica, mamma, educatrice: un riferimento per grandi e piccoli. Le iniziative sono tante, c’è sempre qualcosa da proporre per essere sempre più vicini ai bisogni dei bambini e delle loro famiglie – la salute, l’ali- mentazione, le relazioni affettive – e per co- noscere meglio le loro abitudini, in uno scam- bio che diventa reciproca conoscenza fra la famiglia e le volontarie. Sabrina riesce a pro- porre e motivare tutti. In questi giorni al nido si parla di educa- 105 CASA BETANIA speciale 25 anni PRESENZE siamo 2015 di meno ma ... non meno IL RAPPORTO TRA

2010 FIGURA MASCHILE 5 E FIGURA FEMMINILE É DI 1 A 5

ACCORGERSI DI AVERE delle affinità per ma chi di questa minoranza aveva, e ha, nel determinati ruoli mette l’uomo nella condi- cuore una buona dose di gratuità e altruismo, zione di rivedere completamente la propria ha potuto trovare tanta accoglienza e coin- tipologia di vita. volgente partecipazione al lavoro. L’uomo, in questo caso, é inteso come la É vero, siamo in minoranza rispetto alle don- parte maschile nella relazione con le persone ne, ma la cena di soli uomini siamo riusciti a e, nella fattispecie, con i bambini, bambini farla solo noi! speciali, come li chiamiamo noi, con condi- Grazie a tutte quelle donne che hanno in zioni di salute non proprio delle migliori. serbo la capacità di mettere l’uomo nella con- Entrando in Casa Betania, mi sono accorto dizione di sentirsi parte integrante per la re- di avere capacità che non pensavo di posse- alizzazione di progetti così grandiosi. dere, e poi guardando altre figure maschili ho Maurizio Lorenzoni iniziato seriamente a vedermi e sentirmi nel posto giusto, al momento giusto. Con il passare degli anni, e quindi acqui- sendo esperienza, ho capito quanto impor- tante fosse la nostra presenza nella Casa, anche se il grande lavoro svolto é sicuramen- te da attribuire alla parte femminile. Così mi sono chiesto: chi sono e cosa fanno gli altri uomini in questo contesto? Senza ombra di dubbio l’uomo é quella figu- ra carica di pazienza, con la testa colma di tempo per relazionarsi con i bambini, ma anche quella sempre e comunque pronta a rispondere alle richieste di chi governa la Casa, vivendo quel tratto di vita con il sorriso e la certezza di sentirsi ogni giorno più forte, consapevole di ricevere una serenità che non sempre è scontata. Nella realtà di Casa Betania il rapporto tra 106 figura maschile e figura femminile é di 1 a 5 LA CASA DI MARTA E MARIA una scia d’allegria UNA MAMMA CON UN TRIO DI BAMBINI SVEGLI E AFFETTUOSI

C’ERANO UNA VOLTA un trio di bimbi bello, perché canta molto bene. La più picco- svegli e affettuosi, una mamma un po’ arrab- la ha imparato a camminare ed è sempre biata, ma decisa a non lasciare i suoi piccoli. sorridente, la più sveglia di tutti, ovviamente. Sono arrivati in Casa di Marta e Maria. Erano La mamma si è sperimentata insieme con malandati, trascurati, ma anche un poco fra- noi in qualche tentativo di lavoro. Ha impa- stornati. Niente scuola, neanche per la bimba rato a vivere dentro quattro mura, a usare per in età dell’obbligo; poca cura di sé per la bene la lavatrice, a stirare e tenere tutto in mamma e anche dei bimbi, sospettosi tutti piega, ad accompagnare i bambini a scuola, con noi e con i servizi. Non abituati a vivere a delegare per lo studio, a tenere testa a tut- in una casa, a loro non piaceva lavarsi, cam- te le difficoltà dei bimbi in crescita. Si è rive- biarsi d’abito; anche scrivere e leggere era un lata un donna saggia, che conosce la vita; sa bel problema. Anche se di origine rom, tutti leggere nelle persone, non ha paura di met- italianissimi. tersi in gioco. Cercare una casa è stata un Abbiamo però scoperto insieme che sfida e non più un rifiuto. amiamo tutti il valore della famiglia come La famiglia idealizzata è stata recuperata, risorsa. La grande comunità di Casa Betania dove possibile. Non hanno avuto paura di si adattava benissimo al grande cerchio so- separarsi da noi, cambiare città, ma con un ciale cui erano abituati. I rapporti umani sen- obiettivo più alto, con dei sogni, sempre con za mezzi termini: amore o odio, con le altre grande dignità. Ed è bastato un anno solo: un mamme, con gli operatori e con i volontari. vero miracolo. Una meteora passata nella Abbiamo visto la figlia più grande appas- nostra casa che ha lasciato una scia di allegria. sionarsi allo studio, imparare il gusto di ve- Laura Tomassini stirsi bene e la fatica di fare buone amicizie. Il secondo figlio ha imparato a essere meno timido e ha lasciato andare il passeggino. Se potesse partecipare a un coro sarebbe così 107 CASA BETANIA speciale 25 anni PRESENZE sono inciampata in questa 2015

gioia entrata da poco e facevo le riprese da scuola sul pullman con Romolo e un’altra volontaria

2010 NON IMMAGINAVO CHE – Elisa, dovendo scegliere da chi farsi accom- pagnare in palestra, disse “la bionda”. Ero io! 5 DIETRO A OGNI STORIA E molto orgogliosamente ero scesa con lei DIFFICILE CI FOSSE dal pulmino. Cominciavo ad avere un mio L A CAPACITÀ ruolo all’interno di questo mondo particolare DI SORRIDERE e speciale dove, con mio stupore, la serenità e la gioia erano sempre presenti e si poteva- no toccare con mano. TUTTO NACQUE ad aprile del 2014 quando, Non immaginavo proprio che dietro a spinta da un’amica a realizzare il desiderio di ogni storia difficile ci fosse ancora la capacità mettermi in gioco, sono “inciampata” in que- di sorridere, scherzare, gioire e avere fiducia sta realtà. Come molte volte ho sentito dire nel prossimo. È un grande insegnamento in questo periodo, avvertivo il bisogno di quello che i ragazzi ci sanno dare ogni giorno. dare, a chi era meno fortunato di me, un po’ Da ogni brutta esperienza può sempre na- del mio tempo e della mia “ricchezza”. E, come scere qualcosa di completamente diverso. molte altre volte ho sentito dire, è stato mol- Non bisogna mai smettere di crederci. to più quello che ho ricevuto di quello che ho Un’altra cosa molto bella che mi è rimasta dato. nel cuore e che vorrei condividere è quando, Era la prima volta che entravo in una casa una sera, sono stata a cena nella casa con famiglia e in realtà mi è subito sembrata più mio marito e i nostri due figli adolescenti i una famiglia casa. C’era davvero un forte sen- quali, una volta usciti da lì, mi hanno ringra- so di famiglia, di unione e di partecipazione ziato per la bella serata che gli avevo fatto corale a tutto ciò di cui una casa ha sempre vivere. E pensare che credevo di doverli rin- bisogno. E in questi quattro anni - ormai tutti graziare io! sanno che il mercoledì pomeriggio non ci E quanta emozione quando ho vissuto la sono per nessuno perché vado a Casa Betania prima adozione di un nostro bimbo, vedere - ho visto passare tanti ragazzi; li ho visti cre- la gioia dei nuovi genitori e la felicità del nuo- scere, aprirsi agli altri, superando sempre vo figlio, in questo rapporto di esclusività che quell’inevitabile diffidenza iniziale nei con- tanto avevamo atteso. fronti delle persone che si alternano nell’arco Ecco, in estrema sintesi, quello che per me della settimana. Inizialmente chiedevo se non è Casa Betania. Ho trovato tanti amici, tanta fosse destabilizzante questo variare di volon- solidarietà e voglia di costruire insieme qual- tari con cui i ragazzi si relazionavano ogni cosa di duraturo, così come il piacere di stare giorno. Ma oggi posso certamente dire che, insieme e il sapere di poter contare sempre con ognuno di noi, hanno un rapporto diver- su qualcuno. so, prendono e danno cose diverse, come in Francesca Porro ogni relazione è giusto che sia. Sono altri i punti fermi che hanno e che sono sempre presenti. 108 Ricordo ancora con gioia quando – ero CASA BETANIA il mosaico dell’albero SEMBRA ANCORA PIÙ BELLO della sorte avevano fatto sbucare rovi e radi- SE PER GUARDARLO ci. E qui pian piano cresceva tra mille paure, MI ALLONTANO UN PO’ ma tanto entusiasmo, scaldata dal cuore del- la famiglia che vi abitava e dei tanti volonta- ri che vi donavano il proprio tempo. In questi venti anni di storia il tronco di questa casa è cresciuto, si è ispessito e in al- cuni punti sono comparsi nodi e spaccature. Ma, come per tutti gli esseri viventi, le imper- fezioni sono il segno dell’unicità e testimo- “TIENI UN ALBERO verde nel tuo cuore e niano saggezza e maturità. forse arriverà un uccellino canterino”. È il pro- Unendo la terra al cielo, l’albero si radica verbio cinese che mi tornava in mente men- sia verso il basso che verso l’alto, affondando tre insieme a Gloria e Laura attaccavamo con come radici i suoi rami e le sue foglie tra l’aria pazienza le piccole tessere del nostro mosai- e le nuvole. E questo è il nostro oggi: una co. Come poter rappresentare simbolicamen- chioma assai grande in cui convivono vicini te la realtà di Casa Betania per il suo ventesi- tanti progetti. Tutti si nutrono dal tronco, ma mo compleanno? Dovevamo farci venire in a loro volta restituiscono tramite la luce del mente un’immagine che potesse esprimere sole sostanza e linfa in un continuo gioco di l’essenza di questa casa senza tralasciare le scambio che si spera non si interrompa mai. origini, la storia e quindi la crescita e lo svi- E ogni incontro arricchisce il sistema, renden- luppo del progetto, l’oggi e perché no anche do questa grande chioma/famiglia assai fitta: la speranza per un lungo futuro. ci sono tutti i bambini e le mamme, ci sono i Ecco fatto il nostro albero! Infatti le risonan- tanti volontari singoli e famiglie che scelgono ze che questa immagine suscita, ruotano at- di dar valore al proprio tempo, ci sono gli ope- torno alla sua caratteristica di essere il “tramite” ratori che spendono competenze e professio- tra la terra e il cielo, connessi in un continuo nalità per un servizio che non avrebbe prezzo scambio, ma anche l’immagine di un percorso se fosse calcolato in termini di moneta. e processo di crescita e di evoluzione. Penso che ogni persona che entra per un Casa Betania conserva ancora forte la me- tratto lungo o breve a Casa Betania, sia essa moria della sua origine, affidata al sogno di volontario, operatore o ospite, è al centro del un gruppo di famiglie che insieme capirono cuore dell’albero, perché si fa carico di un che poteva esistere la possibilità di creare una piccolo pezzo dell’intricato lavoro di crescita. casa dove tanti avrebbero trovato riparo. Questo è quello che oggi appare il grande Questo si sarebbe potuto fare sensibilizzando mosaico di Casa Betania che sembra ancora il “territorio/terra” e cercando una casa con più bello se per guardarlo mi allontano un po’, mura/tronco solide ma vive, proprio nel mez- perché proprio così le centinaia di tesserine zo di un quartiere romano, dove di terra in colorate che lo compongono si fondono insie- realtà ne vediamo veramente poca. E così me tra mille sfumature. E sono sicura che da l’albero di Betania metteva le sue fondamen- qualche parte in mezzo alle foglie si è posato ta in una casa abbandonata dove, al posto un uccellino che non smette mai di cantare. dei pavimenti, l’incuria del tempo e l’ironia Federica Polcaro 109 CASA BETANIA speciale 25 anni CASA BETANIA un 2015 sogno quella particolare dinamicità che la caratte- a occhi rizza e che ci spaventava; sicuramente per la aperti paura di doverci confrontare con l’eredità di

2010 Silvia e Giuseppe. Poi tutto è accaduto in ma- 5 LA BELLEZZA niera così naturale che a un certo punto ci è DI SENTIRCI TUTTI sembrato che fosse quasi già misteriosamen- te previsto. COMPLETAMENTE Così, dopo un lungo percorso di discerni- COINVOLTI mento comunitario iniziato a Gennaio 2013, nel clima gioioso della festa dei vent’anni, il 6 agosto abbiamo fatto il grande passo, tra- UN SABATO MATTINA di circa sei anni fa sferendoci a Casa Betania. Pochi mesi dopo, mi trovavo all’ospedale Cristo Re in attesa di nonostante qualche raro momento di diso- un prelievo. Dalla finestra che affaccia sul rientamento, avevamo già l’inaspettata sen- giardino di Casa Betania riconobbi la voce di sazione di esserci da sempre. Carolina, nostra primogenita, che, come altri Oggi, a distanza di cinque anni, molte sabati, era là con i bambini. Improvvisamen- cose hanno conservato la freschezza di allora te mi venne spontaneo immaginare noi, la con una familiarità sempre maggiore: il pro- nostra famiglia, lì dentro: chissà come sareb- fumo del caffè che inaugura la giornata, an- be stato abitare a Casa Betania! Sembrava che quando la notte è stata burrascosa; il ri- solo un sogno ad occhi aperti. Poco tempo sveglio tipicamente faticoso dei ragazzi; il rito dopo Silvia propose ad alcuni membri della della preparazione della colazione, con tutte comunità un percorso di riflessione e con- le tazze (sempre più numerose) schierate in fronto sul testo di Olivero “Per una Chiesa fila; la breve ma sempre molto fraterna con- scalza”: fu la goccia che avrebbe fatto traboc- versazione citofonica con Maurizio che viene care il vaso. a prendere il pulmino; la preghiera con gran- Conoscevamo e frequentavamo Casa Be- di e piccoli condita dal dolce suono della chi- tania da molti anni, nel corso dei quali aveva- tarra; i saluti della partenza verso la scuola; il mo vissuto tanti momenti intensi di condivi- sorriso di educatori e volontari che fin dal sione familiare, in particolare insieme agli mattino ci regalano le loro energie; le riunio- amici del gruppo “Orizzonti nuovi”. Ma, a ni, a volte interminabili, ma ricche di stimoli differenza di altri, non avevamo mai avuto la e di doni condivisi; il pranzo talvolta un po’ possibilità di vivere dentro la casa, di “abitar- convulso ma sempre occasione di incontro la”, sperimentandone l’intimità quotidiana. quotidiano con le mamme di casa Marta e Fin dall’inizio della nostra avventura familiare Maria e altri volti amichevoli; il saluto degli ci siamo messi alla ricerca di una realtà che ci operatori delle case che passano in genere permettesse di porci come famiglia a servizio frettolosi, a volte affaticati eppure carichi di dei più deboli in una dimensione comunitaria; entusiasmo; la “caciara” pomeridiana dei bim- ricerca che ci ha condotto a vivere l’esperien- bi che si ritrovano a giocare insieme; i vialet- za dell’affido e altri tipi di accoglienza. E seb- ti da spazzare, l’immondizia (sempre abbon- bene continuassimo a sentire l’esigenza di dante) da buttare; le cose da riparare; le mon- fare un passo in più, non ci era mai venuto in tagne di panni da lavare, stirare, sistemare; la 110 mente di poter stare a Casa Betania. Forse per cucina, magico luogo in cui insieme al cibo si prepara, come in un grande amorevole pen- pre con grande intensità, commozione, gioia, tolone, la minestra dell’amicizia e della frater- fatica. Le parole sono insufficienti per descri- nità; il clima intimo della cena in cui finalmen- vere cosa si prova nell’incontrare una coppia te la casa si fa piccolo focolare che riscalda i inviata dal Tribunale per i Minorenni, cono- cuori ed illumina i volti, per poi incamminar- scere i loro volti, accogliere i loro sorrisi, rac- si insieme verso il riposo della notte, prece- contargli di quella bambina o di quel bambi- duto dalle ultime faccende domestiche a cui no che diventerà loro figlia o figlio, quel bam- ormai partecipano tutti con entusiasmo ed bino che hanno a lungo desiderato, portato allegria. E poi le innumerevoli feste, gli in- nel cuore, mentre noi lo portavamo nel no- contri con i gruppi a cui raccontare la nostra stro, ce ne prendevamo cura come fosse figlio esperienza, le gite, le vacanze; i colloqui sco- nostro, accompagnandolo giorno dopo gior- lastici, gli incontri di rete, le visite mediche, no proprio verso quel momento. Oppure la le corse notturne al pronto soccorso. Insom- luce che brilla nello sguardo del piccolo che ma, la vita quotidiana di una famiglia alquan- vuole comunicarti la gioia di stare con i nuo- to “speciale”! vi genitori, ma allo stesso tempo sente il bi- Insieme ai nostri quattro figli abbiamo sogno di dirti ancora che “ti vuole tanto bene” gustato fin dall’inizio con grande gioia e stu- e si aspetta che anche tu gliene voglia. pore la bellezza di sentirci completamente Ogni volta è come sostenere un esame coinvolti, come famiglia, in un’esperienza di sull’applicazione concreta, vissuta, della fa- servizio, nella quale ciascuno partecipa a suo mosa poesia di Gibran sui figli. Ogni volta si modo ma con una coscienza comune. Era tratta di riscoprire cosa vuol dire autentica- quello che avevamo sempre sognato e ci mente “essere e fare i genitori”. Questo non sembrava stupendo! Oggi, sebbene il tempo è affatto facile quando ci si sente condizio- trascorso in casa sia diminuito, il loro ruolo nati da altre figure, non tanto quelle interne rispetto ai ragazzi ospiti continua a essere all’équipe e alla casa, rispetto a cui crediamo molto prezioso: quello di fratelli maggiori a di aver ormai raggiunto un equilibrio basato cui tutti, di qualsiasi età, guardano con am- sul riconoscimento e rispetto reciproco; mirazione e fiducia. A dimostrazione del fat- quanto quelle più istituzionali - tutori, assi- to che, malgrado la diffusione di orientamen- stenti sociali, giudici - che talvolta esercitano ti diversi, la famiglia resta il luogo insostitui- la loro responsabilità decisionale senza tene- bile nel quale ciascuno trova il suo posto re conto sufficientemente dei legami che i nella comunità e nel mondo; e le motivazioni, bambini instaurano con noi, fino in alcuni casi le energie, i significati necessari a continuare ad ignorarci, il che significa ignorare loro. la propria strada verso la realizzazione del Ma anche questi fattori ci aiutano a ripren- proprio progetto di vita. dere coscienza del nostro compito e condi- In questi anni anche la configurazione videre questo servizio con tante sorelle e della casa è cambiata notevolmente, soprat- fratelli con cui camminiamo insieme e da cui tutto per l’arrivo di ragazzi sempre più gran- ci sentiamo accompagnati, sostenuti, abbrac- di. Abbiamo vissuto l’esperienza di tante ciati: è il dono della comunità, di questa co- nuove accoglienze, ma in particolare quella munità di Casa Betania e siamo profonda- ancora più speciale del “lasciar andare”. Non mente grati per la possibilità di partecipare ci si fa mai l’abitudine e ogni volta si speri- alla sua straordinaria storia. menta qualcosa di diverso, di nuovo, ma sem- Arnaldo Iossa 111 CASA BETANIA speciale 25 anni

NIDO2015 D’APE

avendo spiegato il disagio della loro condi- ha zione familiare. Siamo noi del nido che proponiamo loro

imparato2010 a di anticipare l’inserimento: Dilan è un bambi- 5 no sveglio, ci dispiace che non possa mette- re a frutto le sue potenzialità e poi intravve- volare diamo difficoltà nell’inserimento, dato che Dilan è cresciuto con la mamma che si è oc- cupata di lui giorno e notte e il nido lo spa- venterebbe con tutti i nuovi chiassosi ami- chetti. LA STORIA DI DILAN CHE NON I primi giorni sono difficili sia per Dilan che AVEVA SPAZIO PER GATTONARE per la mamma. La separazione, se anche per poche ore, fa male ad entrambi. Dilan piange e non vuole mangiare. Presto, però, con l’a- iuto dell’operatrice e delle volontarie, Dilan IL PICCOLO DILAN è arrivato al Nido d’A- comincia a familiarizzare con l’ambiente e ad pe negli ultimi mesi dell’anno scolastico 2015- acquisire fiducia. 16. Abbiamo deciso di accoglierlo nonostan- I giochi e gli altri bambini lo incuriosisco- te non avesse compiuto i 18 mesi, età limite no; inizia a voler camminare dietro la palla. Le per l’ammissione al nostro nido. Dilan aveva volontarie si alternano nel sorreggerlo per infatti 15 mesi e non camminava ancora. Tra- guidare i suoi primi passi… e in meno di un scorreva le sue giornate in casa, con la mam- mese recupera le sue abilità e cammina spe- ma che lo accudiva, prevalentemente seduto dito!! in passeggino o sul suo lettino. L’appartamen- La sua mamma è riuscita a frequentare un to , un monolocale, non gli consentiva di gat- corso di italiano. Nel suo Paese si è laureata, tonare o di tentare i primi passi da solo data ora si sta impegnando perché il suo titolo di l’esiguità degli spazi. studio venga riconosciuto e nel frattempo Il papà ha studiato in Italia ed è l’unico che accetta piccoli lavori di collaborazione dome- lavora in casa. La moglie è arrivata da poco stica. dal Bangladesh e non parla per niente la no- Dilan, alla ripresa del nuovo anno scola- stra lingua. Si è sempre occupata del loro stico, sembra un altro bambino rispetto a unico figlio, ma ha necessità di lavorare per quello che abbiamo conosciuto: ha abban- contribuire al sostentamento della famiglia. donato la sua diffidenza iniziale ed entra al È molto difficile per lei iniziare il suo percorso nido sorridente e desideroso di ritrovare i suoi di integrazione nel nuovo tessuto sociale: piccoli amici di gioco! dovrebbe riuscire a frequentare un corso di La buona volontà della mamma e i suoi italiano con la speranza di trovare poi una sacrifici personali per integrarsi vengono ri- occupazione. compensati: viene scelta per un tirocinio I genitori ci chiedono di iscrivere Dilan per presso uno studio professionale e, ritenuta l’anno scolastico 2016-17; sanno di essere in capace, confermata al termine di questa ritardo per l’anno scolastico in corso e, molto esperienza. 112 dignitosamente, non chiedono eccezioni pur Sabrina Nacca ESPERIENZE condimentoil del buon umore LE “CUOCHE ALLO SBARAGLIO” E IL PROFUMO DELLA CUCINA

Sono un gruppo di donne generose che si sono trovare serenità basta condividere e fare qual- messe in gioco per rispondere ad un bisogno di cosa insieme.” solidarietà:cucinare una volta alla settimana Bruna Fabrizi e Anna Tedeschi ieri per i profughi di via Cupa e di Via del Fran- toio oggi per gli ospiti di una casa di accoglien- za gestita dalle Suore di Madre Teresa. Nella RACCONTARE le emozioni, testimoniare la cucina da campo di Casa Betania fanno mira- solidarietà, i valori, l’abnegazione, la pazienza, coli con le loro mani e il loro cuore e spandono, la competenza e l’entusiasmo con cui tutti oltre ai profumi delle buone pietanze, anche il partecipano, animati da autentica semplicità profumo dell’amicizia e della condivisione su- per portare avanti da 25 anni la realtà di Casa perando ostacoli e fatiche. Ecco le testimonian- Betania, richiederebbe pagine e pagine di ze di alcune di loro. racconti. E poi ci sono altri più adatti a parlar- ne rispetto a noi che ci siamo avvicinate ad essa da poco. “…25 ANNI sono passati da quella prima Osservando la vita che vi si svolge, come volta che abbiamo incontrato Casa Betania. quotidianamente si affrontano le difficoltà Tante cose sono successe belle e meno belle per portare avanti “figli” e situazioni familiari ma tutte hanno dato una svolta alla nostra in genere, ci viene da pensare: siamo state vita. fortunate, seppure con il nostro piccolo “ap- Ora chi siamo? Siamo noi del gruppo cuo- porto culinario”, a farne parte. Solo certe re- che! Per noi con le mani in pasta è un mo- altà come Casa Betania, riescono a dare il mento di vera soddisfazione, non pensava- senso vero della vita, della comunità, dell’ap- mo!!! Facciamo gruppo e ci sentiamo gratifi- partenenza. cate perché il nostro impegno porta sorrisi, Vorremmo aggiungere qualcosa sul senso ravviva eventi festaioli. Ci sentiamo fautrici di del cucinare, oggi per i senzatetto del Celio, momenti particolari, ma la grande scoperta ieri per i profughi. Apprezziamo molto la sen- è che tra noi c’è voglia di dare sempre il me- sazione di utilità che proviamo, cucinando glio, voglia di stare insieme e di condividere per chi è in difficoltà! Ma anche, dobbiamo tutto quello che Betania ci ha insegnato. Nel- dire che, in fondo in fondo, apprezziamo an- le nostre case siamo normali casalinghe, qui che la “scomodità” della cucina, e delle attrez- un tantino di più. Rallegriamo la tavola a chi zature che, forse proprio per questo, ci fanno non può sedersi a tavola con noi. In fondo per mettere in campo risorse fuori da schemi 113 CASA BETANIA speciale 25 anni 2015

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“casalinghi”e tradizionali, quasi come se ogni volta cucinare fosse un po’ un’avventura! W le cuoche di Casa Betania, W Casa Be- tania e chi la creò! Anna Razzano e Tiziana Gloria

ECCOCI il mercoledì a casa Betania: mesto- li, coltelli, taglieri, pentoloni, padelle e schiac- ciapatate e poi… cipolle, carote, sedano, aglio, olio e... vai col soffritto!!! E tutti quelli che passano esclamano: “che profumino!” Come non essere coinvolte piacevolmen- te quando a tutto questo si uniscono chiac- chiere risate e battute, quindi troppo bello essere una “cuoca allo sbaraglio”! Sono passati tre anni da quando abbiamo iniziato il progetto Celio e molte di noi si co- noscevano appena ma in breve tempo siamo passate da un semplice saluto cordiale, ad un abbraccio, una confidenza e ci siamo ritrova- te amiche nel modo più naturale possibile condividendo la passione per la cucina. Ed ora eccoci qui ad impastare polpetto- ni, a rompere uova e grattare formaggio in- somma a preparare insieme quegli appetito- si pranzetti che speriamo facciano leccare i baffi ai nostri cari ospiti e chissà se, gustando le pietanze, possano assaporare un pizzico di quel buon umore con il quale le abbiamo condite! 114 Susi Mattei VOLTI un bel salto con giravolta

MARIA NONOSTANTE TANTE FERITE, AVEVA UNA GRANDE FORZA INTERIORE

UNA DELLE PRIME immagini di Maria che Intanto Maria non si era certo arresa: non ricordo è legata a un pomeriggio trascorso a si è mai arresa! Ha lottato con grande deter- Villa Ada con bimbi e mamme. Alla vista di minazione per potersi ricongiungere con il un attrezzo ginnico lei prende la rincorsa, suo amato Mariuccio. Con umiltà e impegno salta, si appende e svolazza con grande agi- si è lasciata aiutare a ritrovare equilibrio e au- lità tra le sbarre. Sorride con soddisfazione, tostima e pian piano ha raggiunto quell’obiet- accarezzata dagli sguardi ammirati dei pre- tivo che appariva così lontano e quasi impos- senti. Ma quella più impressa nella mia me- sibile. Accompagnarli entrambi in questo moria è il suo pianto, disperato e struggente, percorso è stato commovente e bellissimo. il giorno in cui le fu comunicato il decreto del Spesso tornano a Betania per salutarci e Tribunale dei minori che disponeva il suo al- stare un po’ con noi. Lui felice di poter anco- lontanamento dalla casa e la separazione da ra scorrazzare in giardino. Lei sempre sorri- Marion: un dolore indescrivibile che ti pene- dente e grata per l’aiuto ricevuto. Quella bre- tra fino alle ossa! Eppure riuscì a restare di- ve esibizione a Villa Ada aveva mostrato già screta e dignitosa, lasciandosi consolare da il volto più bello e più vero di una ragazza che, Silvia e da Justina; e partì senza rancore, aven- nonostante tante ferite e fragilità, aveva den- do ancora la forza di ringraziare. tro di sé tutta la forza e la fierezza necessarie Marion, rimasto solo, si affidò gradual- per affermare il suo essere donna e madre. mente a noi. Intelligente, ironico, sicuramen- Arnaldo Iossa te vivace, molto vivace, croce e delizia delle maestre che erano tanto affascinate quanto talvolta intimorite dal suo imprevedibile di- namismo. I primi tempi raccontava che la sua mamma era stata divorata da una balena, sebbene noi tentassimo di spiegargli il moti- vo della sua improvvisa scomparsa dalla sua vita. La sera come ninna nanna gli cantavo una dolce “ave Maria” proponendogliela come saluto a “mamma Maria”, che per lui assumeva ovviamente un significato specia- le. E spesso, soprattutto alla fine della doccia, mi chiedeva se io fossi il suo papà. 115

accadevaanni in quegli 52010 Dagli Stati Uniti arriva la notizia che un gruppo di scienziati guidati da Craig Venter avrebbe creato la prima forma di vita sintetica. Il 23 febbraio degli ignoti versano milioni di litri di idrocarburi nel fiume Lambro causando un disastro ambientale che ha coinvolto la valle del fiume stesso e del Po, in Lombardia ed Emilia-Romagna. 2011

A gennaio un attentato terroristico uccide 21 persone da- vanti alla Chiesa dei Santi ad Alessandria d’Egitto, poco dopo la messa di Mezzanotte. L’attentato ha gravi conse- guenze, perché fa esplodere la rabbia dei cristiani, che si scontrano con i musulmani nelle vie adiacenti alla chiesa. Manifestazione mondiale degli Indignados il 15 ottobre a Roma. Violenti scontri nel centro della capitale provocati da frange estreme dei manifestanti con un bilancio di 70 feriti. A novembre Silvio Berlusconi rasse- 2012 gna le proprie dimissioni da Presiden- te del Consiglio dei ministri. Gli suc- cederà il 16 novembre Mario Monti Secondo l’Onu, in Siria in pochi giorni la guerra ha alla guida di un esecutivo di soli tec- già provocato oltre 8.000 morti, per l’opposizione nici. siriana siamo ad oltre 9.000. Nello stesso mese disertori dell’eser- L’11 ottobre Papa Benedetto XVI, in conformità con cito siriano attaccano la sede del Par- la Lettera “Porta fidei”, dichiara aperto l’Anno del- tito Bath nella provincia di Idlib, dan- la Fede, a 50 anni esatti dall’inizio del Concilio Vati- do così inizio alla guerra civile in Siria. cano II: nell’occasione apre un’assemblea del sinodo dei vescovi sul tema “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana” (in Europa). Il 21 dicembre il Presidente del Consiglio, Mario Mon- ti, rassegna le dimissioni nelle mani del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. 116 2013

Il 28 febbraio Papa Benedetto XVI, con un breve discorso in latino, comuni- ca alla Chiesa e al mondo la sua abdicazione dall’alto magistero di Romano Pontefice. Ha inizio la sede apostolica vacante. Si apre il Conclave per l’ele- zione del successore di Papa Benedetto XVI. Il 13 marzo si chiude con l’ele- zione del cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, che 2014 assume il nome di Francesco. Il 28 aprile in Italia Enrico Letta assume l’inca- Il 14 febbraio il Presidente del Consiglio italiano, rico di Presidente del Consiglio dei Ministri. Enrico Letta, rassegna le dimissioni, il 22 febbraio Il 3 ottobre verrà ricordato come il giorno Matteo Renzi assume l’incarico di Premier. del Naufragio di Lampedusa: un barcone Il 14 aprile a Maiduguri, in Nigeria, un commando proveniente dalla Libia si incendia provo- armato di Boko Haram rapisce 276 studentesse cando più di 300 morti. In Italia viene pro- prevalentemente di religione cristiana. clamato il lutto nazionale il 12 ottobre. Il 27 aprile in Piazza San Pietro vengono canoniz- Sempre in ottobre in Niger vengono trova- zati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. ti nel deserto del Sahara 35 corpi di migran- Iraq: il 29 giugno viene fondato il Califfato della ti morti di sete. Siria e del Levante, con Califfo Abu Bakr al-Bagh- dadi. Il 17 dicembre il Presidente degli Stati Uniti 2015 Barack Obama e quello cubano Raul Castro annun- ciano l’intenzione di porre fine all’embargo contro Il 10 gennaio una bambina di 10 Cuba degli Usa dopo 55 anni; decisivo si rivela l’in- anni viene imbottita di esplosivo tervento di Papa Francesco. dai fondamentalisti di Boko Haram e fatta esplodere nel mercato di Maiduguri, in Nigeria, causando 20 morti e 18 feriti. Il giorno successivo due bambine di poco più di 10 anni si fanno esplodere in un mercato di Potiskum, sempre in Nigeria, causando 3 morti e 43 feriti. Il 18 gennaio Papa Francesco celebra una storica messa a Manila davanti a oltre sei milioni di fedeli durante il viaggio apostolico nel Sud-est asiatico. Il 18 aprile naufragio nel canale di Sicilia di una imbarcazione carica di 887 mi- granti al largo delle coste libiche, impattato incidentalmente con la nave King Jacob. Oltre 800 i morti, il numero più alto di vittime mai registrato. Apertura l’8 dicembre del Giubileo straordinario indetto da Papa Francesco e dedicato alla Misericordia. Viene varata la riforma del diritto del lavoro, denominata Jobs Act. 117 Il 18 giugno viene pubblicata la seconda enciclica di papa Francesco Laudato si’. CASA BETANIA speciale 25 anni

SONO ANNI CARATTERIZZATI DALL’ATTENZIONE SPECIALE AL MONDO DELLA DISABILITÀ,

2018 DALLA TENSIONE AL RICONOSCIMENTO DEI DIRITTI DEI BAMBINI ACCOLTI IN CASA FAMIGLIA. VIENE REALIZZATO 2016 6 E PUBBLICATO ‘ANZITUTTO BAMBINI’ CUI FA SEGUITO UN IMPORTANTE CONVEGNO. NASCE ANCHE IL PROGETTO MANI TESE, VOLTO A SOSTENERE LE FAMIGLIE CON BIMBI CON DISABILITÀ. SONO GLI ANNI ANCHE DELL’ESPERIENZA DI ACCOGLIENZA DEI MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI E DELLA COSTRUZIONE DI PERCORSI DI SEMIAUTONOMIA E DI AVVIAMENTO AL LAVORO PER LE GIOVANI MAMME.

118 PENSIERI una vita fa noi c’eravamo

IL TEMPO CHE PASSA CAMBIA LE COSE, LE RINNOVA: CON LA STESSA FORZA, LO STESSO IMPEGNO, E poi la partenza vera e propria: la casa LO STESSO SOGNO con un solo piano, i primi ingressi di mamme e bimbi, le riunioni dei primi volontari, le pri- me difficoltà, gli aggiustamenti di tiro nell’or- ganizzazione e nella gestione. Noi c’eravamo e siamo cresciuti con Beta- nia. Per te era anche “casa”. Per me era anche il posto dove venire a prenderti e riportarti la sera (non tardi, come da consegne della – Amore, quest’anno sono 25. señora Silvia). Era soprattutto il posto del – (Terrore) 25 che cosa? mio venerdì notte con i pupi: Sam, Ramiz, – Anni, amore. Michael(ino), Valerio, Paolo… Gli scontri not- – (Gocciolina di sudore) Di cosa? turni in cucina con Michela per riscaldare i – Te ne sei dimenticato?! biberon, le lotte con i bimbi sul tappetone. – (Panico che aumenta… Rapido calcolo e Una vita fa. Il tempo che passa, che cambia poi sospiro di sollievo soddisfatto) le cose, che le rinnova: nuovi volti, nuove – Tesoro, quest’anno ne facciamo 17 di ma- mani, nuovi occhi, però la stessa forza, lo stes- trimonio e 26 di fidanzamento, non 25… so impegno, lo stesso sogno. – Allora sei proprio rinco… senza speranza. Sono arrivati Martina, Matteo, Francesco. – (Panico crescente. Poi un lampo! Ricordi È arrivato Thomas, dono di Betania. Vivono di una vita fa) Hai ragione sono 25… Noi Betania da quando sono nati, per loro c’è c’eravamo dall’inizio. sempre stata; è una cosa normale, è “casa”, ed è bello che sia così. L’inizio è stato tanto tempo fa. Come l’ini- Una vita fa noi c’eravamo. E il sogno con- zio delle favole per bambini. E noi lo eravamo, tinua. più o meno. Una combriccola di liceali idea- Marco Anile listi che dedicarono una giornata della loro impegnatissima vita di adolescenti per libe- rare il giardino dell’allora asilo, sentendosi parte di un progetto ancora più idealista e sognatore di persone come ce ne sono poche al mondo. 119 CASA BETANIA speciale 25 anni FAMIGLIE IN RETE i mille

2018 sguardi della solidarietà 2016 UN PROGETTO CHE 6 NON PUNTA AI NUMERI, MA AL VALORE DI CHI DESIDERA DONARE UN PO’ DI TEMPO

“C’è tanto bisogno di testimoniare il valore attiva, affiancandosi ad alcune persone in della gratuità: i poveri non possono diventa- difficoltà. Si organizzano ogni anno due mo- re un’occasione di guadagno! Le povertà oggi menti di sensibilizzazione presso la segreteria cambiano volto – ci sono le nuove povertà! di Casa Betania. Oggi le persone coinvolte – ed anche alcuni tra i poveri maturano aspet- sono una dozzina, che a vario titolo accom- tative diverse: aspirano ad essere protagoni- pagnano alcuni nuclei mamma/bambino in sti, si organizzano, e soprattutto praticano autonomia e in semiautonomia. quella solidarietà che esiste tra quanti soffro- Qualcuno segue i figli, ormai ragazzi che no, tra gli ultimi. Voi siete chiamati a cogliere frequentano le scuole medie e superiori, nel- questi segni dei tempi e a diventare uno stru- le materie in cui fanno più fatica, qualcun altro mento al servizio del protagonismo dei po- interviene in caso di manutenzione negli ap- veri. Solidarietà con i poveri è pensare e agire partamenti dove vivono; c’è poi chi accompa- in termini di comunità, di priorità della vita di gna una mamma alle visite mediche o si oc- tutti sull’appropriazione dei beni da parte di cupa di riprendere da scuola il figlio di una alcuni. È anche lottare contro le cause strut- donna che lavora fino al tardo pomeriggio e turali della povertà: la disuguaglianza, la man- chi, invece, condivide il pasto domenicale in canza di un lavoro e di una casa, la negazione amicizia. Insomma, questo è un servizio che dei diritti sociali e lavorativi. La solidarietà è può coinvolgere un solo membro della fami- un modo di fare la storia con i poveri, rifug- glia solidale per alcuni aspetti, oppure tutta gendo da presunte opere altruistiche che ri- la famiglia, se si vuole approfondire la relazio- ducono l’altro alla passività.” ne di amicizia con il nucleo fragile. È un’op- (Dal Discorso di Papa Francesco alla Fede- portunità di vicinanza, dove casa Betania si fa razione Organismi cristiani di volontariato, un po’ da garante per le persone coinvolte – FOCSIV, 4 dicembre 2014) chi dona il proprio tempo e chi necessita di un’amicizia – e facilita un po’ l’incontro. IN SENO al progetto di Famiglie in Rete, na- Questa è un’occasione per ringraziare sce nel 2016 “Famiglie e Singoli solidali” con quanti già si donano con generosità e con il mandato di accompagnare le persone e le gioia: Saverio, Anna, Annamaria, Luciana, famiglie che, facenti parte del percorso di Claudio e Antonella, Raffaella, Marinella, Aldo, Famiglie in Rete – che cura maggiormente Lucia, Beatrice, Giovanni e Marina, Cristiana, l’aspetto riflessivo, di confronto e ascolto – Carla … Grazie! 120 fossero state interessate a diventare parte Marta Lucianelli TESTIMONIANZE tra tanto nero un punto di

centri così: in Albania non ci sono. luce Dopo nata la mia bambina tornai nella casa-famiglia, in carico ai Servizi Sociali. PENSAVO DI Avevo paura di uscire. Chiesi al tribunale NON FARCELA. di essere trasferita a Roma, dove avevo un POI, GRAZIE A DIO, fratello e una sorella. Lui non voleva che mi trasferissi. Non gli fregava niente della bam- A CASA BETANIA bina: la usava per farmi male. E A QUALCHE Non potevo andare da mia sorella, perché PICCOLO AIUTO... avevo bisogno della residenza per tenere con me la bambina, per l’assistenza sanitaria, per SONO ALBANESE. Sono laureata in Econo- tutto, ma lei non aveva i metri quadri. mia e Commercio. Ho lavorato per 17 anni a A Roma avevo un’amica italiana che co- Tirana in un ufficio finanziario. nosceva Silvia e Giuseppe di Casa Betania. Ha Ho conosciuto un italiano. Ci siamo spo- parlato con loro; poi è stato fatto un proget- sati. L’ho seguito in Italia, in una città del Nord. to con i Servizi Sociali e sono entrata in Casa Aveva una ditta: ci ho lavorato come com- Betania. Non è facile vivere in una casa-fami- mercialista. Cinque mesi dopo il matrimonio glia, perché non è casa tua e devi obbedire ero incinta! Non me lo aspettavo perché ave- alle regole che hanno. Per fortuna a Casa vo già 42 anni. La mattina che ho avuto il ri- Betania mi sono trovata benissimo con tutti, sultato del test, lui era con me. Pareva con- personale e volontari. Sono rimasta tre mesi, tento. È andato al lavoro: quando è tornato a poi sono andata in un appartamento gestito pranzo, era cambiato. Mi ha detto che dove- da Casa Betania, prima con una mamma che vo abortire. Dapprima ho pensato che scher- aveva due figli, poi con due mamme ognuna zasse. Non era così. con un bambino. Tutto sommato ci sono sta- Quel giorno cambiò la mia vita. ta bene. Incominciò a trattarmi male. Io non pote- Ora vivo in una piccola casa. Sono con la vo abortire alla mia prima gravidanza. Passa- mia bambina che ha tre anni e tre mesi: è al- rono le settimane: lui mi trattava sempre legra e molto socievole, forse per l’esperien- peggio, mi picchiava. Voleva farmi abortire za con tante persone e con la scuola materna. con la forza. Non mi dava un soldo per fare Ho un lavoro parziale in uno studio odonto- la spesa. Il frigorifero era vuoto. Mi diceva: iatrico e faccio un po’ di pulizie in nero. Pago “Vai a fare la prostituta come tutte le stranie- l’affitto in nero. Il padre della bambina do- re!”. Una volta mi sono sentita male; mi ha vrebbe dare qualcosa, ma si è messo in nero detto “Arrangiati, chiama il 118”. e non dà nulla. Ho resistito due mesi e mezzo, perché non Pensavo di non farcela ad andare avanti. volevo distruggere la famiglia, per dargli la Poi, grazie a Dio, a Casa Betania e a qualche possibilità di cambiare. Alla fine ho fatto de- piccolo aiuto che ogni tanto riesce a darmi la nuncia. Mi hanno presa in casa i carabinieri e famiglia, sono riuscita a vivere con la mia bam- ho trovato rifugio in un centro antiviolenza. bina. La guardo e penso a come poteva finire. Al settimo mese di gravidanza sono en- Fra tanto “nero economico” è il punto di trata in una casa-famiglia. luce che illumina questi miei anni! Io non sapevo nemmeno che esistessero a cura di Sergio Sciascia 121 CASA BETANIA speciale 25 anni ESPERIENZE molti

2018 nodi si sono sciolti 6 2016

NON CI ERA MAI capitato di conoscere un ragazzo con l’aiuto del mediatore culturale, chiamato a decodificare e rendere possibile un dialogo altrimenti irrealizzabile. All’inizio un po’ imbarazzante, poi quasi naturale. È accaduto con ciascuno di loro, i tre minori stranieri non accompagnati che finora abbia- NON CI ERA mo avuto la possibilità di accogliere dopo aver manifestato la nostra disponibilità. Un MAI CAPITATO DI CONO- salto nel buio, un’esperienza totalmente nuo- SCERE UN RAGAZZO va cominciata con grande emozione e qual- CON L’AIUTO DEL che timore, e svelatasi presto una grande MEDIATORE CULTURALE opportunità di crescita, di straordinario arric- chimento. La storia di questi ragazzi, quel viaggio tremendo denso di esperienze terribili, fanno rabbrividire. Nei loro occhi ne sono rimaste tracce indelebili. Ma accanto a esse sconcer- gli scarpini e altri accessori, brillavano loro gli ta la serenità, la dolcezza, la disponibilità, la occhi. Una delle cose più sorprendenti è sta- speranza con cui affrontano il loro cammino ta forse la serietà e puntualità con cui hanno attuale. frequentato la scuola, dove inizialmente non Considerando la loro età, stupisce come capivano quasi nulla e non conoscevano nes- siano capaci di adattarsi, come riescano ad suno. E con la stessa serietà Filmon ha conti- accontentarsi di quello che c’è senza mai la- nuato il suo percorso anche dopo la partenza mentarsi; ma anche quanto e come siano di Ridwan, attendendo pazientemente il suo attenti ai bisogni di chi sta loro accanto e si momento, ma sempre con impegno. Nono- rendano disponibili a collaborare, quanto stante il suo carattere un po’ schivo ha poi siano capaci di sdrammatizzare, di ridimen- mostrato una grande carica umana, e tanta sionare i problemi. tenerezza verso i più piccoli. Ridwan e Filmon, emtrambi eritrei, sono E che dire di Kirolos, quasi subito battez- arrivati quasi insieme. Entrambi appassionati zato “Ciro” da un simpatico professore napo- 122 di calcio. Quando siamo andati a comprare letano che forse, più che da motivi etimolo- ECOLOGIA la plastica nel sacco DA QUALCHE ANNO CON L’ASSOCIAZIONE PER PAR- LARE LA RACCOLTA DI TAPPI E BOTTIGLIE

gici, è stato ispirato dai suoi occhietti da au- PROPRIO IN QUEST’ANNO, in cui hanno tentico “scugnizzo”. Commovente ammirare dedicato giorni alla grande raccolta della pla- la destrezza e l’abilità nell’andare a cavallo, stica sul nostro pianeta e alla pulitura di certi durante il corso di equitazione reso possibile mari, strangolati da milioni di bottiglie e di da un progetto del Comune; o l’umiltà e la tappi, noi ci sentiamo un po’ soddisfatti per fierezza con cui ha raccontato la sua storia, aver contribuito nel 2017 alla raccolta di ven- prima ai suoi compagni di classe, poi ai pas- ti tonnellate di plastica, che non sono poi così santi che spontaneamente hanno partecipa- tante, ma per un gruppo poco quotato come to ad un’iniziativa di quartiere sul tema dell’in- il nostro è un gran bel traguardo. tegrazione. Appunto si parlava di chili e di raccolte e La relazione tra loro tre e con gli altri ra- di quanto ognuno di noi, anche il più ecolo- gazzi non è stata sempre facile, ma nel clima gico, produca scorie ogni santo giorno, allora familiare della casa i nodi si sono sciolti e i tutti quei sacchetti che andiamo a raccoglie- cuori si sono disposti a vivere un’esperienza re sono poi i risultati benefici per il globo fondamentale. Quella che lo sguardo sorri- intero. dente e affettuoso di Filmon nelle videochia- L’Associazione Per Parlare, in collaborazio- mate dall’Inghilterra, dove si trova da ormai ne con Casa Betania, ormai da qualche anno, circa sei mesi, esprime in modo eloquente: rilancia la sfida anche per l’anno in corso! semplicemente, al di là del tempo e dello Chissà magari un giorno potremo prendere spazio, “sentirsi fratelli”. l’abitudine di separare ogni tipo di plastica, e Arnaldo Iossa consegnarla a tutti quei piccoli gruppi, come il nostro, dove poi, dopo una serie di stoccag- gi la portano alle ditte di lavorazione. Non ti fermare, chiedi, informati e sarà molto più semplice di quanto pensi. Associazione Per Parlare

123 CASA BETANIA speciale 25 anni COMUNICAZIONE Il racconto e 2018 l’invito 6 2016

COME MOLTI avranno notato, L’Accoglien- vengano, dai più remoti distretti dello spirito, za è sulle piste della “comunicazione multi- parole e immagini e gesti, velati come nel canale” da diverso tempo. Alla tradizionale sogno e come in sogno” (Paul Celan). Perché posta elettronica, e a questa rivista, siamo sì, esiste al tempo dei social un inquinamen- andati aggiungendo newsletter elettroniche, to da parole e immagini senza fondamento, lettere cartacee, un sito web rinnovato ormai di cui forse un giorno saremo tutti chiamati qualche anno fa – anzi due, se ci aggiungiamo a rispondere: “Ma io vi dico che di ogni paro- anche quello del Laboratorio Da Tutti i Paesi la infondata gli uomini renderanno conto nel –, una “fanpage” Facebook, un canale You- giorno del giudizio” (Matteo 12,36). tube. Nulla che non possa essere migliorato, Perciò al ricorrere dei 25 anni è soprattut- anche dal punto di vista della sistematicità, to la manutenzione e la celebrazione delle della periodicità e della coerenza. Ma la sen- parole istitutrici di questo percorso il compi- sazione che tutti ci portiamo, come “utenti” to che ci siamo dati, e speriamo di potervene della comunicazione prima che come suoi presto offrire i frutti... multimediali. Uno per attori, è che si tratti molto più di occuparsi di ogni parola che merita di essere riassaporata qualità che di quantità. e rammemorata. E non sono molte. In un tempo larvato da migliaia di parole, Abbiamo in realtà la responsabilità del forse troppe, da interazioni virtuali continue racconto, e quella dell’invito. È per questo che che sfarinano il quotidiano rendendo ciascu- comunichiamo. Credo che il senso del nostro no di noi, come scriveva T. S. Eliot, distracted comunicare si iscriva in queste due coordina- from distraction by distraction (distratto dal- te: il racconto e l’invito. Anzitutto il racconto, la distrazione per distrazione), e di comuni- perché siamo viaggiatori in plaghe remote, e cazione un tanto al chilo, complici algoritmi il nostro è un racconto di viaggio come fu di varia natura e ispirazione che di autentica- quello di in un insospettabile mente umano conservano poco, forse la que- mondo nuovo. C’è qualcosa, in ciò che giorno stione è custodire e allevare tra noi un “talen- per giorno vediamo alla periferia del nostro to poetico”. Un qualcosa che dal di dentro di universo, di così bello invitante e singolare una vicenda collettiva e comunitaria trascor- che merita di essere raccontato. E ci sforziamo sa ai bordi del mondo, nelle sue periferie di farlo in ogni modo per parole e immagini. esistenziali come direbbe Papa Francesco, Quindi l’invito: la nostra esperienza non sappia distillare quelle poche parole creative ha nulla di elitario; è anzi un convivio, un ban- 124 meritevoli di risuonare ed essere udite: “Ben chetto per una moltitudine che deve essere ACCOGLIENZA 2.0: NUOVI PERCORSI raggiunta e raccolta per la festa, e resa popo- NEL TEMPO lo. Occorrono dunque banditori esperti di paesi e città, che corrano per tutti i vicoli e i crocicchi delle strade ad annunciare la fine e il nuovo inizio di un mondo completamente diverso: «La fine delle crudeltà, delle pazzie, della stupidità, dell’abietto, desiderare l’alle- gria, la luce, la tenerezza, avere così fame, così sete, di un mondo diverso e di essere diverso» (Maurice Bellet). Che riusciamo sempre a essere all’altezza di questa acutissima frequenza comunicativa non lo credo; certo ci anima il desiderio di esserlo. E allora “dagli” di post su Facebook, di articoli da scrivere e foto da scattare, di grafica e disegni, di pennelli e colori, di video- camera e microfono. Tutto è buono, tutto concorre ad allargare il perimetro della festa, ché non uno dei nostri progetti sta in piedi da solo, senza il concorso, la responsabilità e il dono d’altri; e forse la ferita non si cancella, ma ci si può far crescere comunità intorno, come un tessuto cicatriziale che ce la rende in qualche modo cara, quanto una ruga. Se- guiteli perciò con pazienza e affetto questi nostri canali, che popoliamo di impegni di lacrime e sorrisi, e cercateci la vita dentro. Se non ce la trovate, chiedetecene conto: avete diritto all’invito, avete diritto al racconto. Antonio Finazzi Agrò 125 CASA BETANIA speciale 25 anni PROGETTO AUGEO vita e lavoro ecco la 2018 dignità PER L’INCLUSIONE LAVORATIVA DELLE MAM- 2016 6 ME SOLE CON FIGLI MINORI A CARICO

ANNO 2017: nasce e prende avvio Il pro- un processo di ricaduta nel sistema assisten- getto Augeo, progetto per l’inclusione lavo- ziale, e di perdita di stima verso sé stesse. rativa delle mamme sole con figli minori a La Fondazione Generas di Milano si è resa carico inserite in casa famiglia, centri d’acco- particolarmente sensibile a questa tematica glienza, semi-autonomia. e ha deciso di sostenere economicamente il Il progetto nasce dopo l’esperienza ma- costo del lavoro del personale coinvolto nel turata affianco alle donne accolte presso la progetto e la copertura dei tirocini lavorativi casa famiglia Betania e successivamente Mar- delle donne coinvolte. Inoltre la Fondazione ta e Maria e raccogliendo le esperienze delle ha partecipato attivamente durante tutte le altre case famiglia della rete Mamma/bambi- fasi del progetto, con spunti di riflessione e no di Roma e del Lazio. confronto. Si inizia così a pubblicizzare il pro- Ci si rende conto che le donne sono in getto nei vari municipi, nella rete madre bam- difficoltà nella ricerca lavoro perché carenti bino e si inizia la costituzione del primo grup- di reti amicali e di reti di vicinanza, che sup- po attraverso la raccolta delle candidature. portino e aiutino la mamma ad orientarsi tra Convocazione delle candidate ad incontri le opportunità del mercato del lavoro, a iden- di presentazione del progetto per un totale tificare un profilo professionale accessibile. di 30 donne contattate nel 2017 di cui poi ne Le reti di prossimità e le reti relazionali sono state seguite 12 nel percorso di orien- sono, almeno in Italia, il principale canale at- tamento e di tirocinio. traverso cui le persone ricercano e ottengono Con la partnership di Fondazione Adecco un lavoro prima ancora che prive di una for- per le pari opportunità hanno partecipato mazione specifica e di esperienze professio- all’aula di orientamento al lavoro e al tirocinio nali. lavorativo, le altre donne hanno usufruito Alle nostre mamme capita anzi che pur dello sportello d’orientamento presso casa avendo una buona formazione e titoli ade- Betania. guati, non riescano comunque a trovare un I risultati ottenuti sono stati l’attivazione: buon lavoro, perché prive di relazioni e con- 2 donne concluso il tirocinio hanno avuto tatti col proprio contesto. Raggiungere un un contratto regolare presso mense azienda- lavoro ed ottenere un reddito è una tappa li mansione addetta mensa. fondamentale del percorso di fuoriuscita dai 1 donna con il tirocinio ha ampliato le sue circuiti di accoglienza, Senza reddito non pos- esperienze lavorative, incrementato la ricerca 126 sono acquisire un alloggio, e questo genera lavoro che l’ha portata a trovare un posto con e determinazione ad andare AVANTI E MI- GLIORARE la loro vita. Descrivere Augeo è difficile o meglio se dobbiamo raccontarvi nel dettaglio le fasi del progetto e i risultati ottenuti è semplice ma dietro i numeri e la metodologia si sono in- trecciate emozioni, volti, storie, pianti, grandi risate e tant’altro, ogni donna che abbiamo incontrato è stata per noi una rivelazione in termini di ricchezza, non abbiamo solo noi dato qualcosa a loro ma loro hanno insegna- regolare contratto presso un ostello come to a noi come starle vicino e hanno dato sen- addetta alle pulizie e con questa opportuni- so a cosa significa accompagnare e sostener- tà è riuscita ad uscire dalla casa famiglia dove le nel processo di autoconsapevolezza e sti- era ospite da diversi anni e prendersi una casa ma delle loro potenzialità. per lei e il figlio. Tante storie per ognuna non basterebbe- Le altre donne sono quasi tutte rientrate ro pagine e pagine per rendere loro il valore nel mondo del lavoro hanno aumentato la che meritano. Possiamo però condividere con loro fiducia e stima nei confronti delle loro voi alcuni momenti che fanno intuire cosa competenze e conoscenze. Altre hanno par- Augeo rappresenta per loro. tecipato ad un corso di formazione nell’am- Augeo non è solo l’aula d’orientamento, i bito della ristorazione. colloqui, il tirocinio…è una condivisione tra Da questa esperienza l’équipe di Augeo donne che cercano di riprendere possesso e la fondazione Generas si sono attivati per della loro vita non solo lavorativa ma anche proseguire il progetto anche nel 2018-2019. relazionale. Con l’ambizione di orientare più donne Creano gruppo si consigliano e ci fanno verso l’inclusione lavorativa attraverso lo stru- partecipi anche a noi dei loro vissuti e aspet- mento del tirocinio che rappresenta un’occa- ti quotidiani della loro vita. Chi manda annun- sione per presentarsi in contesti diversi da ci di lavoro per le altre, chi chiede consigli quelli conosciuti. arrivando a sostenere cosi sull’abbigliamento per un colloquio con pos- 20 donne nel percorso che prevede la stessa sibile datore di lavoro. Chi ironizza su aspetti metodologia sperimentata nell’anno prece- caratteriali che gli appartengono e che diven- dente, ma replicata in due semestri. tano fonte di allegria nel gruppo. Altra novità l’ingresso nell’équipe di Fran- Ogni occasione formativa tipo aula di cesca che ha portato nuove energie e com- economia domestica e di informatica diven- petenze. L’aula d’orientamento quest’anno è tano luoghi non solo formativi ma di aggre- stata realizzata presso di noi con l’aiuto di una gazione e appartenenza. psicologa orientatrice del lavoro con cui ab- Crediamo che questi sono i veri risultati biamo condiviso e realizzato i profili di svilup- del progetto, certo non nascondiamo anche po personalizzato di ogni donna. il piacere di verificare anche con i numeri a In tutto abbiamo seguito in questi mesi quante donne riusciamo con il loro meriti ad 11 donne tutte diverse tra loro, con storie a inserirsi nel mercato del lavoro. volte molto difficili ma con una grande forza Alessandra Tosi e Francesca Buonasorte 127 CASA BETANIA speciale 25 anni ESPERIENZE hai un sogno? inizia 2018 a saltare 6 2016

IL MIO SOGNO per questa realtà è quello Tutti questi semi sono diventati germogli di riuscire a mantenere sempre un spirito di grazie alla capacità organizzativa della coo- servizio da parte di tutte le persone che sono perativa l’Accoglienza onlus che a partire impegnate nelle diverse attività in risposta ai dagli anni 2000 ha iniziato a dare una veste bisogni delle persone che incontriamo. di progetto prima e di servizio stabile poi alle bellissime intuizioni di Casa Betania. Questo “È impossibile … Sarebbe come se mi di- indubbiamente il primo compito della Coo- cessi che il tuo sogno è quello di saltare con- perativa e i soci fondatori ci avevano visto tinuamente a corda per 1 settimana di fila lungo! La necessità di un contenitore giuridi- senza fermarti mai …” co nella forma dell’impresa sociale che po- Inizia a saltare … e vedrai che è impossi- tesse dare strumenti organizzativi per rende- bile. re solidi i servizi che man mano nascevano e Con questa conversazione con un amico continuano a nascere. Negli anni l’articola- nel giardino di Casa Betania iniziava il mio zione e la complessità delle attività ha pre- primo mandato di presidente della Coopera- supposto una sempre maggiore capacità di tiva l’Accoglienza onlus nel 2008. Subentravo gestione: selezione del personale, assunzioni, in quell’anno a Sabrina, che aveva egregia- controllo di gestione, e al tempo stesso piani mente tenuto il testimone per 9 lunghi anni. di formazione, colloqui individuali, interlocu- L’Accoglienza onlus era nata nel 1990 per zione con le istituzioni pubbliche, cura della sostenere gli sforzi di apertura di Casa Beta- relazione con i donatori individuali, con le nia. Per i 6 primi anni di vita operativa (1993- aziende, partecipazione a bandi pubblici e 1999) la Cooperativa ha di fatto funzionato richiesta di contributi a Fondazioni di eroga- come un’associazione di volontariato: erano zione private. La Cooperativa è uno degli gli anni del fiorire di Casa Betania, del suo strumenti indispensabili se si vuole dare ri- impegno per l’animazione del territorio, le sposte durature nel tempo e garantire la so- parrocchie, i tanti gruppi che venivano a co- stenibilità di attività e servizi. Per farlo occor- noscerla. Erano anche gli anni in cui si mette- re professionalità, suddivisione dei compiti e vano i semi per quello che sarebbe nato crescita della responsabilità condivisa. Un dopo. L’accoglienza delle mamme con i pro- lungo percorso in questi 25 anni ha portato pri figli portava con se la necessità di lavora- al quadro attuale di un base sociale di 51 soci re a progetti che rendessero possibile l’uscita di cui 38 soci lavoratori, 7 soci ordinari ex la- 128 dalla casa famiglia e l’integrazione. voratori, 6 soci volontari. IL MIO PRIMO MANDATO DI PRESIDENTE DELLA COOPERATIVA L’ACCOGLIENZA ONLUS ...DOPO SABRINA

A proposito di volontariato e al sogno di inizio mandato… Uno dei compiti della coo- perativa è senza alcun dubbio quello di man- tenere un giusto equilibrio nell’apporto di persone che svolgono un servizio retribuito e di persone che svolgono un servizio volon- tario. La nostra realtà è nata grazie al volon- tariato e per tanti anni si è sostenuta grazie ai volontari. L’apertura di servizi come le case famiglia con disabilità ha comportato l’esi- genza di assumere personale dedicato a que- sto tipo di attività. Oggi la cooperativa, oltre ai 38 soci lavoratori, conta sull’apporto di 14 dipendenti: 52 persone che svolgono un ser- vizio retribuito. Ma continua l’impegno per stimolare e curare il volontariato: tanti gli in- contri organizzati sul territorio per sensibiliz- zare e raccogliere disponibilità. Tantissimi i volontari che ogni anno donano tempo ed energie. Oggi sono oltre 120 i volontari che ogni settimana svolgono attività nelle nostre case famiglia, dal nido d’ape al laboratorio, nelle attività di sensibilizzazione attraverso gli incontri delle Famiglie in Rete e il periodi- co “di tutti i colori“ di cui la cooperativa è editore. Poi ci sono i 10 volontari e le volon- tarie del servizio civile, le tirocinanti, il gruppo delle cuciniere, chi cura il giardino e i servizi vari del martedì mattina. Insomma un bellis- simo gruppo di persone che continuano a donare ed insieme alle quali è necessario fare un percorso di crescita attraverso incontri di 129 CASA BETANIA speciale 25 anni 2018

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formazione mensili e riunioni di coordina- biettivo che sta dietro a queste scelte è quel- mento. Non si può dimenticare il supervisore lo di far crescere la responsabilità di tutti, che con amore e generosità cura l’accompa- perché una realtà complessa come quella che gnamento delle 5 equipe delle case famiglia. è diventata oggi l’accoglienza onlus può es- Le riunioni sono una dimensione che ca- sere portata avanti solo da una comunità più ratterizza la nostra realtà. Ogni settimana se allargata. ne svolgono decine: riunioni di organizzazio- Cooperativa e Comunità: questa è un’altra ne del volontariato, di supervisione degli sfida che l’Accoglienza onlus si trova dinanzi, operatori delle case famiglia, di preparazione ovvero essere impresa sociale da un lato e del pranzo settimanale per i poveri del terri- dall’altra aggregatore di comunità, capace di torio, delle referenti delle case famiglia per stimolare il territorio e le comunità parroc- predisporre le relazioni per il Tribunale per i chiali attraverso gli incontri che organizza, e minorenni ed i servizi sociali, con l’esperto di offrire ai propri dipendenti e volontari oc- della comunicazione e del sito internet, del casioni per essere comunità attraverso gli gruppo fundraising, di chi si occupa di pro- incontri di formazione e di preghiera che gettazione sociale, del consiglio di ammini- caratterizzano il calendario annuale. E inoltre strazione che cura il coordinamento delle saper essere vicino a ciascun membro della varie attività. comunità nell’incontro personale quotidiano: Il consiglio di amministrazione stesso e le questa la sfida più difficile su cui dobbiamo modalità di coordinamento sono espressione crescere. della crescita che ha caratterizzato la storia È vero, come mi diceva quel mio amico: della cooperativa. Fino al 2012 è stato com- non è facile ma saltando si impara e si conti- posto da 3 consiglieri: si è poi posta l’esigen- nua a sognare. za di allargare il cerchio della responsabilità Marco Bellavitis ed i consiglieri sono divenuti 5. Nel 2005 è stato stabilito che il ruolo del presidente rap- presentante legale dovesse essere turnante e non potesse essere riconfermato per più di 3 mandati consecutivi. È stato deciso di introdurre nelle case fa- miglia con disabilità la figura del referente 130 interno, anch’esso turnante ogni 2 anni. L’o- ESPERIENZE un lavoro per le mamme

MENEOCCUPO: renza delle competenze, progettazione UN PROGETTO personalizzata PER L’INCLUSIONE - Orientamento formativo DI MAMME - Percorso individuale di inclusione e parte- cipazione sociale (uso del tempo libero, CON FIGLI MINORI autoformazione, sviluppo di competenze sociali attraverso lo sport, lo svago, la par- tecipazione sociale attiva) QUEST’ANNO L’Accoglienza in collabora- - Sviluppo di network relazionale zione con la Nuova Arca, ha avviato il proget- - Formazione nel campo dell’educazione al to #Meneoccupo, (finanziato dalla Regione lavoro, delle competenze civiche e sociali, Lazio con i fondi POR 2014-2020), orientato a delle competenze digitali, del diritto e di- favorire l’inclusione attiva di un target di 14 sciplina del lavoro giovani donne in età tra i 19 e i 29 anni, resi- - Consulenza familiare denti nel Lazio, in situazione di inoccupazio- - Counselling individuale e in gruppo ne con livelli formativi medio bassi, con figli - Laboratori di inclusione sociale e lavorativa minori a carico, prive di partner. in artigianato e agricoltura. Il progetto ha una durata complessiva di 12 mesi, è partito il 15 febbraio 2018 e termi- MeNeOccupo ha come obiettivo aiutare le nerà il 15 febbraio 2019. mamme nel ricostruire la propria occupabi- I primi due mesi sono stati dedicati alla lità, verso l’inserimento formativo lavorativo. presentazione alle case famiglia romane e ai Il 16 aprile abbiamo avuto il piacere di in- servizi sociali territoriali per invio potenziali contrarle tutte ed iniziare questo viaggio in- beneficiarie. Sono state raccolte 29 schede di sieme, hanno accettato l’imprevisto, di non donne interessate e ne sono state seleziona- sapere di preciso dove e cosa porterà il pro- te 7 per L’Accoglienza e altrettante 7 per la getto per loro, ma hanno deciso di rimanere nuova Arca. di arrivare da qualche parte, non sappiamo ancora dove ci porterà pur avendo chiaro le Le attività rivolte alle donne per comples- azioni e i metodi, dobbiamo andare e non sive 600 ore individuali e in gruppo del pro- fermarci ognuna con le sue aspettative e mo- getto sono le seguenti: tivazioni. - Orientamento, bilancio e messa in traspa- Alessandra Tosi e Francesca Buonasorte 131 CASA BETANIA speciale 25 anni PENSIERI aria frizzante e piena di 2018 idee 6 2016

SPESSO LE COMUNITÀ, sia laiche che re- ligiose, tendono a chiudersi in se stesse, a diventare autoreferenziali e omologanti. A un tratto, tutti si comportano similmente; usano le stesse parole, le stesse espressioni; fanno proprio, più o meno passivamente, il modo di pensare di chi le ha fondate. E non è raro che chi si avvicini, qualora non si adegui im- mediatamente alle regole di quel tacito co- dice, venga messo alla porta o lasciato sul li- mite, in attesa che si allontani spontaneamen- te. Così si parla di accogliere i diversi soppri- mendo però le diversità interne. Da fuori si ha l’impressione di trovarsi di fronte a un’enorme palla di pongo, uniforme, compatta, impenetrabile. È impossibile en- trare a farne parte a meno che si sia disposti a rinunciare a qualche pezzo della propria unicità. Casa Betania non è perfetta, ma è stata sempre la casa per chiunque avesse voglia di fare famiglia con e per dei bambini senza ge- nitori, donne sole con i loro piccoli, minori con disabilità. Sbirciare nel passato della no- stra comunità è sfogliare un album pieno delle foto dei volti più diversi; è ripensare ai mille progetti nati sull’onda dei bisogni del territorio più che sulla sicurezza delle proprie forze. Qui ci è stato insegnato a camminare come funamboli, sospesi nel vuoto, senza 132 troppa paura di cadere e con la speranza un CI È STATO INSEGNATO A CAMMINARE COME FUNAMBOLI E CON UNA SPERANZA UN PO’ PAZZA

le fare ancora tanti incontri significativi: Lui- gino Bruni, padre Zanotelli, don Ciotti, Erri De Luca, Mario Paolini, Ignazio Punzi, Elena Dil- li… Ciascuno ha portato qualche molecola di ossigeno, qualche spunto per confrontarci ancora tra di noi. Lo sguardo è sempre vigile anche verso ciò che accade fuori, agli eventi organizzati da chi sta facendo un cammino simile al nostro, ai convegni in giro per l’Italia. Certo è faticoso e, di tanto in tanto, c’è la tentazione di socchiudere le imposte e rima- po’ pazza che ci sia sempre qualcuno pronto nere accoccolati e tranquilli al calduccio. Ma ad aiutarci all’altro capo del filo. fortunatamente c’è sempre qualcuno che A Casa Betania l’aria è frizzante e piena di spalanca i battenti e torna il fresco un po’ fa- idee, sogni, follie, proprio perché la porta è stidioso, ma vivificante, che, solo, consente sempre aperta per coloro che bussano, come di tenere aperte le orecchie e le menti, e vi- per coloro che hanno bisogno di fare altre vere in profondità quella che don Tonino esperienze. E non ci si sente mai arrivati, anzi, Bello chiamava “convivialità delle differenze”. è sempre come se mancasse qualcosa. Livia Giolito Questa sensazione di incompletezza, a volte dolorosa, dà lo sprone a ricercare. Cosa? Innanzitutto la condivisione. Per questo, nel tempo, si sono moltiplicate le riunioni: con i volontari, con i soci, con le Famiglie in Rete. E, nei gruppi di lavoro, quelle di equipe, di supervisione. A volte ci sembra che gli appun- tamenti siano tanti, troppi. Eppure sono stru- menti indispensabili per tenere aperte fine- stre e porte ed evitare che l’aria diventi asfit- tica. Grande rilievo viene attribuito anche alla formazione, grazie alla quale è stato possibi- 133 CASA BETANIA speciale 25 anni A MANI TESE mettersi accanto e 2018 camminare 6 2016 insieme

“CIAO, SONO R., ho avuto informazione si insieme sono una goccia nel mare della loro del vostro progetto dall’assistente sociale. Ho vita e per questo speriamo e cerchiamo inol- un piccolo che sta per mettere la tracheo, ho tre di creare una rete attorno alla famiglia, molta paura... Ma pensi davvero che potrò perché ci si senta meno soli. Perché tendendo imparare?”. “Certo, tutto si impara, nessuno una mano si possa trovare la mano di un altro, meglio di una mamma conosce il suo picco- che a volte si dovrà tirare e altre ci tirerà. (Ste- lo”. Questa è la telefonata, delle diverse rice- fania Moroni) vute nell’ambito del progetto, che più di altre dà una risposta al perché mi sono dedicata Non è retorico definire “A Mani Tese” al progetto “A Mani Tese”. Perché mi fa ricor- come un sogno più che come un progetto. dare i nostri inizi con i bambini che arrivavano Perché proprio come un sogno ha confini alle “piccole case” con situazioni psicofisiche labili: si trasforma; i colori a tratti sono accesi, sempre più fragili e la paura di “non saper a tratti più sbiaditi; di tanto in tanto è incom- fare”, ma anche lo sprone, la frase che ogni prensibile, irrazionale, pieno di colpi di scena. giorno ci ripetiamo: se avessero una mamma E, come dopo un risveglio improvviso, rima- lo farebbe lei. ni frastornata e presa da quelle sensazioni In questi anni abbiamo imparato tanto ed forti che non sai ridire. era giunto il momento di mettere a disposi- Tanti sono stati i bambini speciali che ab- zione questo sapere esperienziale a chi ne biamo incontrato. Con gli anni abbiamo im- avrebbe potuto beneficiare. “A Mani Tese” per parato ad accogliere le loro difficoltà, a con- me è tutto questo: è un mettersi accanto e solarli quando soffrivano, ad amarli in quan- percorrere un tratto di strada assieme, e du- to portatori inconsapevoli dei misteri più rante questo percorso contaminarsi; noi of- grandi. Abbiamo persino accompagnato al- friamo nel nostro piccolo tutte le cose che in cuni di loro negli ultimi giorni, tenendoli per questi anni i nostri ragazzi ed il nostro stare mano. E di questi piccoli sentiamo ancora una e fare con e per loro ci hanno insegnato. E nostalgia struggente. tutto ciò mentre i genitori con cui veniamo a L’aiuto concreto, che puoi offrire, è solo contatto ci donano la loro fiducia, le loro pau- un dettaglio. Nell’impattare con il dolore di re, ma anche la forza e il desiderio di mante- un genitore non puoi che sentirti piccola ed nere una normalità interrotta dalla nascita di inadeguata. Non c’è fasciatura che tenga per un piccolo con disabilità. le ferite che squarciano una famiglia quando 134 Sappiamo che questi cinque mesi trascor- nasce un bambino malato. A fiotti sgorgano I BAMBINI ARRIVAVANO ALLE “PICCOLE CASE” CON SITUAZIONI PSICOFISICHE COMPLESSE

quei sentimenti contrastanti: la rabbia e la che abbiamo conosciuto in questo tempo. tenerezza, gli irragionevoli sensi di colpa e Sono mani spesso tremanti e agitate. Si muo- l’ansia di rimediare con mille cure e terapie ai vono velocemente mentre la voce racconta. limiti del loro piccolo, la preoccupazione per Asciugano le lacrime. Accarezzano il figlio che il futuro e la speranza di un recupero miraco- sta accanto. Cercano conforto nel proprio loso, il bisogno di aiuto e la tendenza a chiu- compagno. Sono chiuse, con i pugni stretti. dersi in un’autarchia impossibile. Solo ad Hanno le pellicine mangiucchiate e sono ros- ascoltare le loro parole, ti rendi conto di quan- se rosse. Altre mani sono impegnate, sbuc- to sia irrimediabilmente lontano il loro pia- ciano la frutta, imboccano la bambina, siste- neta da quello di tutti gli altri genitori. Basta mano i giochi in disordine. Sono mani che andare al parco per immaginare quanto pos- non si fermano mai. sa essere amaro vedere gli altri bambini cor- Le mani di tutte le mamme sono sempre rere, arrampicarsi, andare in bici, mentre il tuo attive, ma le loro di più. Sono mani a cui la fa ore ed ore di terapia solo per imparare a vita ha chiesto di imparare a fare cose che ad stare seduto; sentirli urlare, cantare, fare mil- altre non ha chiesto. Le usano per aspirare, le domande, mentre il tuo, a stento, ti guarda somministrare terapie, sfogliare pagine inter- negli occhi. minabili di fogli medici. Mani che la notte non Così ti ritrovi ad offrire un cerotto a chi ha riposano e portano avanti le faccende di casa, un’emorragia. E ti rendi conto che ciò che perché di giorno hanno altro da fare. vedevi prima non era l’orizzonte. Non a caso Mi auguro che nel poco tempo che stare- un grande pensatore scrisse che “ogni uomo mo insieme le nostre mani, decisamente confonde i limiti del suo campo visivo con i meno impegnate, possano essere sollievo, confini del mondo”. (Livia Giolito) speranza e possibilità. (Flavia Calandrello)

Le mani: ecco cosa mi porto. Le mani del- Ciò che mi ronzava per la testa all’inizio le mamme, anche dei papà, di tutti i bambini era la consapevolezza che parecchie volte le 135 CASA BETANIA speciale 25 anni 2018

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storie di disabilità, quando colpiscono un fi- Incontrare la loro storia e affiancare le loro glio, restano chiuse dentro la famiglia oppres- giornate, anche se per alcune ore durante la sa da una indicibile sofferenza e talvolta da settimana, è diventata una esperienza molto sentimenti di colpa e vergogna: sono storie intensa e ricca. Vedere la loro forza e il loro private, che rischiano di non evolvere se man- coraggio nell’affrontare le difficoltà delle quo- ca loro l’ossigeno che viene dallo scambio tidianità è qualcosa che mi interroga sempre sociale, dall’avere luoghi e momenti in cui sullo spirito del progetto “A Mani Tese”: un rielaborare il trauma. Sono storie interrotte. sostegno per non lasciare da sole famiglie che “Il tempo si è fermato”, raccontano spesso i vivono l’esperienza di figli con disabilità. Le genitori. La diagnosi devasta infatti il senso ore in cui mi sono messo a servizio del picco- del tempo e della storia, creando una spac- lo L. e della sua mamma sono vissute con così catura tra il prima e il dopo. tanta gratitudine da parte della famiglia, che Vi era però in me il senso dell’incertezza, mi sembrano il segno concreto della validità ma anche il desiderio di arricchirmi della sto- di questo progetto. (Enrico Thomas Scotto) ria in cui mi andavo a inserire: starci dentro senza pretese, senza incombenze, senza mandato, ma con la volontà di mettermi in gioco per ascoltare, per dare aiuto, mi ha fat- to scoprire nei genitori competenze, cono- scenze, saperi esperti, aree di resilienza e un ricco, sofferto ma prezioso bagaglio esperien- ziale che non immaginavo possibile sotto il peso del dolore. Ogni volta che torno a casa dopo un in- contro mi accorgo che c’è sempre un motivo per riflettere e questo “esercizio” mi fa cre- scere e umanamente e professionalmente. (Patrizia Rocca)

“Il piccolo L. e la sua mamma vivono in una casetta immersa nel verde. Lontana dal 136 traffico della città e nella quiete della natura. PENSIERI domanda la

che torna ABBIAMO FATTO sempre TUTTO QUELLO CHE SI POTEVA FARE? ABBIAMO CAPITO LE COSE CHE ANDAVANO CAPITE?

NELLA STORIA di Casa Betania ci sono sta- e l’abbiamo attraversata tutta. Ora la figlia è te delle separazioni: donne entrate con i loro stata accolta da una coppia e sta formando figli ma che sono andate via senza di loro. con loro una nuova famiglia. Una pianticella Ognuna di queste separazioni ha lasciato un che cerca una nuova primavera. La mamma segno profondo nella nostra memoria, ma non sappiamo cosa faccia, ma il suo ricordo soprattutto nei nostri cuori. Sono state tutte rimarrà sempre con noi. storie di grande amore, di passione, di soffe- La seconda mamma è andata via più ve- renza e di sacrificio per tutti quelli che ne loce di come è arrivata. Non abbiamo capito sono stati coinvolti. perché; forse non vogliamo capire. Dove sia Negli ultimi anni in Casa Marta e Maria non si sa: un giorno ha smesso di dare sue abbiamo accompagnato alcune di queste notizie, di chiedere del suo piccolo; ha smes- storie di estrema sofferenza, come può esser- so di dirci quanto lo amava e quanto deside- lo quella di una madre costretta a separarsi rava il suo bene. Non abbiamo compreso, ma dal proprio figlio. Lo scorso anno due bimbi abbiamo pianto per lei. sono entrati con le rispettive mamme natu- La domanda è stata per molto tempo la rali a distanza di poco tempo. Due piccoli, due medesima: Abbiamo fatto tutto quello che si mamme, due paesi di origine diversi, due poteva fare? Abbiamo capito le cose che an- storie familiari uniche. Per ognuna di esse ci davano capite? Ci siamo dette mille volte che siamo appassionate e interrogate, e per en- il nostro compito non è trovare soluzioni al trambe abbiamo accolto il loro mondo di posto delle nostre mamme, ma sostenerle debolezze e di forze. Nelle energie delle loro affinché le risorse si generino in loro e si ali- vite abbiamo cercato il buono, il positivo, il mentino dall’interno, facendo scaturire solu- costruttivo, la parte che funzionasse meglio, zioni possibili, concrete. quella cioè che potesse dare energia e un Ora siamo qui e dal piano di sopra in cui progetto di maternità funzionale e sano. Ci si trova casa mamme, guardiamo silenziose abbiamo provato, nel nostro modo. Ci hanno giù nel giardino di Casa Betania, il piccolo provato, nel loro modo. grande ometto che aspetta di rinascere nuo- Per la prima, qualcosa già da principio non vamente. A breve una famiglia troverà la sua poteva funzionare. La ferita era troppo gran- pienezza e sarà sempre grata a colei che ha de. Il progetto forse troppo ambizioso. Ma ci donato la vita a questo figlio. abbiamo comunque messo impegno. La se- Laura Tomassini e Federica Polcaro parazione è stata forzata. La ferita si è aperta 137

accadeva in quegli

2016 6 Il 3 febbraio viene scoperto in Egitto l’omicidio di Giulio Regeni, ricercatore italiano rapito il precedente 25 genna- io. In Italia il 20 maggio viene approvata la legge Cirinnà per le unioni civili dello stesso sesso. A dicembre il presidente del Consiglio Matteo Renzi ras- segna le dimissioni nelle mani del presidente della Repub- blica Sergio Mattarella in 2017 seguito alla sconfitta nel referendum del 4 dicem- Una serie di scosse di terremoto di magni- bre. tudo dal 4.0 al 5.5 colpisce l’Abruzzo e il Lazio. Il 20 gennaio si insedia il nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Attacco terroristico a Barcellona il 17 ago- sto sulla via principale della città, la Rambla. Un furgoncino investe passanti e turisti provocando in totale 16 morti. Il 6 novembre la collisione tra una nave del- la Guardia costiera libica e una nave di una delle Ong che presta soccorso ai migranti nel Mediterraneo causa la morte di 50 per- sone.

138

6 accadevaanni in quegli

2018

A marzo il Consiglio dei Ministri approva due decreti legislativi che, ai sensi della leg- ge delega sulla riforma del Terzo settore (legge 6 giugno 2016, n.106), introducono norme integrative e correttive del decreto legislativo sulla revisione della disciplina in materia di impresa sociale e del Codice del Terzo settore. Il 4 marzo alle elezioni legislative il Partito democratico subisce una pesantissima sconfitta. Il Movimento 5 stelle diventa il primo partito; nel centrodestra la Lega sca- valca Forza Italia. Nessuno però ha i nume- ri per formare il governo da solo...

139 CASA BETANIA speciale 25 anni PAROLE SCRITTE BIANCA E NERO Bianca si affaccia alla vita, anche Nero si af- faccia alla vita e cercano subito di entrare in pub comunicazione con tutto ciò che li circonda. Un racconto illustrato, delicato e poetico, che suscita stupore e meraviglia, che invita a blica riflettere sul tema della comunicazione, dell’incontro, sulla felicità e sull’amore. Pub- zioni blicato nel 1995 CASA BETANIA – QUADERNO N. 5 Camminando si apre cammino CASA BETANIA Il racconto di una casa tra le case, deside- Un segno, una testimonianza ed un impegno rosa di relazioni serene e costanti ed altrettant verso la famiglia. impegnata a far nascere domande in chi la Nel dare avvio ufficiale al progetto di Casa incontra. Pubblicato nel 1996 Betania un piccolo libro che ne racconta la storia, il progetto, l’esperienza e la prospet- UN PICCOLO TUTTO – QUADERNO N. 6 tiva. Pubblicato nel 1993 Per onorare la vita che nasce tra mille difficol- tà e si esprime in mille colori. CASA BETANIA – QUADERNO N. 2 Casa Betania si siede e ascolta. Poesie, in- ‘Fondata sull’amore e aperta al dono della terviste, testimonianze delle mamme e dei vita, la famiglia porta con sé il futuro stesso bimbi accolti a Casa Betania. Pubblicato nel della società. I bambini sono il futuro già pre- 1998 sente in mezzo a noi’. Il libro racconta il primo anno di storia di UN TRATTO DI STRADA PERCORSO Casa Betania, un sogno che diviene realtà, INSIEME – QUADERNO N. 7 casa, segno nel territorio. Pubblicato nel 1994 Dedicato a tutte le mamme che hanno intrec- ciato la loro storia con quella di Casa Betania CASA BETANIA – QUADERNO N. 3 Un libro per incontrare donne e madri, Un casa tra le case. Con tutte le caratteristiche provenienti da tutti i continenti, per toccare di una casa, semplice, accogliente, uguale alle con mano la loro forza, per comprendere cosa altre. vuol dire avere voglia di vivere, cosa vuol dire Nel racconto di un anno i volti delle per- sentirsi fragili, per conoscere la loro caparbie- sone che hanno vissuto nella casa; lo spirito tà, la mitezza, la sfida, l’orgoglio, la dignità, il di accoglienza e il valore di una scelta. Pub- senso di appartenenza alla propria terra. Pub- blicato nel 1995 blicato nel 2003

RACCONTO DI NATALE ALLA SCOPERTA DELLA GENITORIALITÀ Perché nessun bimbo rimanga troppo a lun- – DIARIO DI UN VIAGGIO go inutilmente in ospedale. Il libro narra l’esperienza di u gruppo di fami- Una storia semplice. Quella di Cristina, glie adottive che ha deciso di avventurarsi lasciata dalla sua mamma in ospedale, che lì alla scoperta dell’universo della genitorialità. rimane per otto mesi perché non si trovava Un diario di viaggio che ha l’unico scopo di una famiglia disponibile ad accoglierla. Poi la raccontare ad altri viaggiatori la storia di un tenerezza di un incontro speciale, il calore di cammino a testimonianza del fatto che inter- una famiglia, la meraviglia di un quotidiano rogarsi, disporsi, chiedere e confrontarsi aiu- condiviso. Pubblicato nel 1995 ta a rendere più agevole il cammino. Pubbli- 140 cato nel 2003 TENENDOCI PER MANO – QUADERNO N. 8 I volontari di Casa Betania rappresentano una risorsa importante, operando gratuitamente e liberamente, costituiscono una fonte di cre- atività e di energia quasi inesaurabile, testi- moniano concretamente spirito di collabora- zione e di accoglienza. Pubblicato nel 2003

DOVE IL CUORE SI DISTENDE. RIFLESSIONI SUL VOLONTARIATO – QUADERNO N. 9 Una testimonianza viva, esplicita, efficace e leale di alcuni volontari che diviene raccolta di riflessioni sul significato profondo del servizio, sulle motivazioni, i desideri, le aspettative che portano ciascuna persona a decidere di vivere questa esperienza. Pubblicato nel 2008

RADICI IN CERCA DI TERRA È un progetto editoriale che si è tradotto nel 2010 nella pubblicazione di un libro ‘Radici in cerca di terra’, dell’omonima mostra e nel 2013 nella realizzazione di un cortometraggio. Le pagine del libro in cui sono contenuti i racconti di viaggio di venticinque donne sono illustrate da 25 tavole dipinte da Loren- zo Terranera. Il progetto oltre che strumento di conoscenza, vuole essere prima di tutto un omaggio al coraggio ed alla speranza di tan- te donne migranti. Pubblicato nel 2010

C’ERA UN VOLTA CASA BETANIA Casa Betania è molto più di una casa. È un grande libro aperto sulle vite di tantissime persone che hanno bussato ad una porta in un momento di difficoltà, e vi hanno trovato ospitalità, conforto, e qualcosa di più. È un manifesto vivente sui diritti dei bambini che fra queste mura sono amati e protetti. È un romanzo che racchiude straordinarie testimo- nianze di coraggio, di donne venute da lon- tano con un bagaglio di ferite aperte e di speranze per il domani. Pubblicato nel 2013

ANZITUTTO BAMBINI Un libro che parla di bambini con disabilità e in stato di abbandono. Invita ad analizzare il feno- meno e a riflettere su che fare; si propongono delle strade ma cercando il confronto, rimar- cando il work in progress. Pubblicato nel 2016 141 CASA BETANIA speciale 25 anni io invece penso che... 3 som 1. PRIMA DEL 1993 ma due donne al mattino... 6 il primo segno di un grande sogno 8 davvero tutto è provvidenza 10 ori le mani sporche di un prete muratore 13 accadeva in quegli anni 15

2. 1993-1998

siete venuti a rompere la quiete? 17 mi ritrovo a contemplare 18 sulle orme di Jean Vanier 19 una presenza silenziosa e viva 20 perdinci bacco barile! 21 per intrecciare tante vite colorate 22 un gesto e un sorriso 24 erano circa le tre di notte 25 dalla paura alla speranza 26 strade diverse ma comune la meta 28 quando trovi un milanese 29 un lavoro che mi piace 30 una smorfietta indimenticabile 31 un angelo tra i mica-angeli 32 una creativa minoranza 34 il grande passaggio 36 accadeva in quegli anni 38

142 3. 1999-2004 5. 2010-2015 il messaggio della tempesta 41 illuminati dai flambeaux 93 quando la vita va in scena 42 è un dono incredibile 94 quel cancello si spalancò 43 una voce libera in mezzo a noi 96 nelle mani la propria vita 44 i miei pensieri non sono i vostri 98 è stata come una gravidanza 46 una sorpresa per noi e per loro 99 il suo sguardo cambia il nostro 47 voi ce l’avete una cameretta? 100 la strada i colori le pagine 50 un intreccio di sogni e di sorrisi 102 ho portato CB con me in Francia 52 il nuovo mondo nei loro occhi 104 fu un colpo di fulmine 53 siamo di meno ma ... non meno 106 i traguardi e le ripartenze 54 una scia d’allegria 107 voglia di vivere e magico sorriso 56 sono inciampata in questa gioia 108 un mondo da scoprire 57 il mosaico dell’albero 109 porta e cuore sempre aperti 58 un sogno a occhi aperti 110 tesi di laurea su casa betania 60 ha imparato a volare 112 sorpresi da due gemelli 61 il condimento del buon umore 113 un desiderio di fraternità 62 un bel salto con giravolta 115 il mattoncino e il muro 64 accadeva in quegli anni 116 accadeva in quegli anni 67

6.2016-2018 4.2005-2009 una vita fa noi c’eravamo 119 due mamme e due case 69 i mille sguardi della solidarietà 120 la stanza celeste con due culle 70 tra tanto nero un punto di luce 121 la pazienza del contadino 72 molti nodi si sono sciolti 122 dono di Dio è il suo nome 73 la plastica nel sacco 123 la mia bimba volò nel nido 74 Il racconto e l’invito 124 l’amore più grande è lasciar andare 76 vita e lavoro ecco la dignità 126 alla scuola di lorena 78 hai un sogno? inizia a saltare 128 chi busserà alla porta? 80 un lavoro per le mamme 131 il tepore nell’anima 82 aria frizzante e piena di idee 132 quella scintilla rimane accesa 84 mettersi accanto e camminare insieme 134 il nostro “spelacchio” 86 la domanda che torna sempre 137 là dove soffia il vento 88 accadeva in quegli anni 138 vai avanti, io vengo dopo 89 accadeva in quegli anni 90 pubblicazioni 140

143 L’ACCOGLIENZA ONLUS È L’ENTE CHE CURA L’ORGANIZZAZIONE DI CASA BETANIA E DI TANTE ALTRE ATTIVITÀ NATE IN QUESTI 25 ANNI. L’ESPERIENZA È NATA NEL SOLCO DI UN GRUPPO DI FAMIGLIE E GRA- ZIE ALLA DISPONIBILITÀ DI SILVIA E GIUSEPPE DOLFINI CHE NEL 1993 FECERO LA SCELTA DI VIVERE FRATERNAMENTE CON LE MAM- ME E I LORO BIMBI, ALL’INTERNO DELLA NOSTRA PRIMA CASA FA- MIGLIA CASA BETANIA. ANCHE OGGI, NEL PORTARE AVANTI LE NOSTRE ATTIVITÀ, CI IMPE- GNIAMO PER TESTIMONIARE LA MATERNITÀ E LA PATERNITÀ, L’AF- FIDABILITÀ E LA TENEREZZA ALLE PERSONE PIÙ FRAGILI E FERITE DELLA NOSTRA SOCIETÀ: LE DONNE SOLE, I LORO FIGLI, I BAMBINI IN STATO DI ABBANDONO E CON GRAVI DISABILITÀ. CERCHIAMO DI FARLO E DI VIVERLO OGNI GIORNO NELLE NOSTRE CASE FAMIGLIA E NELLE ALTRE ATTIVITÀ E PROGETTI CHE SVOLGIAMO GRAZIE AL SERVIZIO DEI VOLONTARI, LE FAMIGLIE AMICHE, I NOSTRI SOCI, GLI OPERATORI E TUTTI COLORO CHE DESIDERANO ESSERE CON NOI, IN CAMMINO VERSO UNA COMUNITÀ FRATERNA.

L’Accoglienza onlus ha dato vita negli anni a vari progetti di cui cura l’organizzazione: - Casa Betania è una casa famiglia che grazie alla presenza di una famiglia residente, educatori e volontari accoglie sei bambini e ragazzi; - Casa Marta e Maria è una casa famiglia che ospita quattro mamme gestanti o con bambino; - Altre tre piccole case famiglia (Casa Chala e Andrea, Casa Jessica e Mauro, Casa sull’Albero) ospitano bambini e ragaz- zi con disabilità complessa che non vivono con i propri ge- nitori per abbandono alla nascita o per allontanamento tem- poraneo o definitivo disposto dal Tribunale per i minorenni; - Diverse progettualità legate alla promozione dell’affidamen- to familiare; - Progetti di impresa sociale per l’inserimento lavorativo del- le donne; - Servizi di sostegno alla genitorialità per donne in situazio- ne di indigenza e svantaggio sociale (centro diurno “Il nido d’ape”); - progetto di inclusione sociale attraverso il laboratorio Da Tutti i Paesi che cura la promozione del commercio equo e solidale; - Pubblicazione della rivista periodica denominata “Ditutti colori”.

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