Personaggi Ci ha lasciato il famoso giornalista e scrittore E il partigiano Enzo Biagi intervista Reder su Marzabotto

di Antonella Rita Se n’è andato Enzo Biagi, maestro di giornalismo e partigiano di “Giustizia e Libertà”. Ci Roscilli ha lasciato a distanza di cinque anni dal tristemente noto “”, pronunciato il 18 aprile 2002 a Sofia da , che lo accusava di aver fatto «un uso crimi- noso e personale della televisione pubblica», in associazione con il giornalista ed il comico . Tutto per un’intervista a , andata in onda nella sua trasmissione Il fatto, proprio alla vigilia delle elezioni che avrebbero portato il Cavaliere a Palazzo Chigi per la seconda volta. Biagi, col distintivo della sua formazione partigiana sul petto, riposerà nel cimitero di Pianaccio, suo borgo natale in provincia di . Ai funerali, celebrati in una piccola Noi lo ricordiamo chiesa arrampicata sull’Appennino, erano presenti i massimi rappresentanti delle istitu- con uno zioni e della politica, insieme ai direttori dei giornali per i quali Biagi aveva lavorato e a dei suoi tanti scritti molti altri colleghi che hanno voluto rendergli omaggio. Ma soprattutto, per salutarlo un’ultima volta, sono accorsi tanti cittadini e tanti anziani partigiani che al termine della sulle stragi naziste funzione religiosa lo hanno accompagnato intonando con un coro la canzone Bella ciao. Come hanno ricordato l’amico e conterraneo cardinale Ersilio Tonini e l’amico partigiano “Checco” Berti Arnoaldi Veli, «Enzo Biagi ha sempre rivendicato nel suo lavoro e in tutta la sua vita i valori della Resistenza, gli ideali di una scelta compiuta quando aveva 23 an- ni, sostenuta fino all’ultimo istante con coerenza e dignità». Patria indipendente vuole ricordare l’impegno del grande giornalista riproponendo una intervista realizzata da Biagi al maggiore delle SS Walter Reder, condannato per la strage di Marzabotto, e le testimonianze di alcuni superstiti dell’eccidio. Il testo è tratto dai fascicoli 1943-1993 Enzo Biagi, pubblicati dal settimanale “Sette” de Il in occasione dei cinquant’anni dall’inizio della Resistenza. D.D.P.

arzabotto: Comune agricolo della tutto di quattrocento uomini e non cre- provincia di Bologna sulla Porret- do che il piano comprendesse l’impiego Mtana, a fondo valle scorre il fiume di più di mille. C’erano anche dei mon- Reno. La popolazione, millesettecento goli russi. Nessun carro armato. La Flack abitanti, lavora nelle campagne, rotte dai avrebbe sparato per proteggerci, doveva- Civili massacrati dai na- calanchi e dal verde dei boschi, e attorno mo raggiungere le posizioni di partenza zisti a Marzabotto. ci sono monti che si chiamano Sole, Ve- all’imbrunire. L’attacco era previsto al- nere, Salvaro, Santa Bar- l’alba, ore 5, obiettivi Monte Sole e bara, e che raggiungono Monte Caprara. Comunicazioni con ra- anche i mille metri. La dio e portaordini: impossibile l’uso del zona è povera, c’è un telefono per l’asperità del terreno. Gli unico stabilimento, una autisti dovevano portare avanti le muni- cartiera. Una volta da zioni e indietro i feriti. Finito il rapporto queste parti vivevano gli andai a letto e mi addormentai». etruschi e si conservano i Il maggiore Walter Reder arriva sempre resti di una città che for- con la borsa piena di documenti. Contie- se si chiamava Misa, di- ne memorie difensive, lettere di rettifica strutta dall’invasione dei ai giornali, mappe che riproducono la Galli, quattrocento anni zona di Marzabotto, ritagli. È entrato in prima che nascesse Cri- carcere nel 1945, e la sua polemica con sto, e mai più riedificata. la giustizia italiana è durata a lungo. «Dunque, nel pomerig- «Se fosse stato cittadino o ufficiale di que- gio, radunai i coman- sta Repubblica», ha scritto in un rapporto danti di compagnia e il il suo avvocato «e se avesse commesso gli mio aiutante scrisse gli stessi fatti, per effetto delle amnistie e del- ordini. Disponevo in l’indulto sarebbe in libertà da molti anni».

10 l patria indipendente l 25 novembre 2007 vedere quello che stava ottobre. Il paese era intatto. Arri- accadendo, è tornato con vai a Cerpiano, un villaggio, il 5 la spallina di una divisa, mattina. Ho visto che la chiesa e le c’era sopra una stella ros- case di Casaglia erano bruciate, sa; l’abbiamo mostrata a c’era un grande silenzio. Nessuno un partigiano che l’ha ri- mi ha detto niente. Durante la conosciuta: “È del Lu- giornata sono arrivati gli Alleati po”, per questo si è detto che hanno localizzato il mio co- che il comandante della mando, perché si vedevano le an- brigata ribelle era caduto tenne degli apparecchi riceventi. sul campo». Hanno cominciato a sparare e sia- mo andati tutti in cantina, anche i Nella prima pagina de Il civili, abbiamo bevuto, io stavo Resto del Carlino del 29 dormendo, un amico è venuto a settembre 1944 si leg- svegliarmi, mi ha detto: “C’è una gono questi titoli: “Nel- ragazza, io ci sono stato”, ma io l’annuale del patto tri- non l’ho violentata, io ero ubriaco, partito”; “Un messaggio avevo sonno, non ho fatto nulla, del Duce agli italiani e ai ho in mente solo donne di mezza popoli alleati”; “Ulterio- età, c’era anche una bambina, non ri danni a Londra provo- ricordo più». cati dalle V1”; “Il pas- saggio dall’Olanda al Dichiarazione di Walter Reder fat- Reno sbarrato alle forze ta durante un interrogatorio: «Il di Montgomery”; “Pres- comando del mio battaglione pre- Reder scortato dai Carabinieri durante un sopralluogo. sione contenuta sull’A- se alloggio in due case d’abitazio- driatico e sull’Appenni- ne: in quella da me occupata tro- «Quelli che diedero gli ordini – no”; “Forte disoccupazione in vammo alcune donne e due o tre spiega Reder – il maresciallo Kes- Finlandia come primo risultato uomini. Ce n’era una ferita a una selring, il comandante della 16a della capitolazione”. In cronaca, gamba che poche ore dopo il no- divisione granatieri “Reichsführer niente di particolare: aumentano stro arrivo si allontanò. Delle tre SS”, generale Max Simon, con- le tariffe postali, distribuzione di rimaste, due erano piuttosto an- dannati a morte, furono poi gra- cento grammi di burro, al cinema ziane e una giovane. Ci facemmo ziati». Manzoni si proietta il film Impu- preparare i cibi e servire a tavola. tato, alzatevi, con Macario. Nego nel modo più reciso di esser- –Vuole che parliamo di quel Unica nota drammatica: “Sette mi congiunto con una di loro, o di giorno? colpi ladreschi”, un orologio d’o- avere comunque usato verso le «Era il 29 settembre 1944, un ve- ro, una bicicletta, delle bottiglie di stesse o verso altre violenza o mi- nerdì, e tutto cominciò verso le 6. cognac, una macchina per scrivere. nacce». Confronto fra la ragazza e Albeggiava, il tempo era brutto, e Il più danneggiato è un droghiere il maggiore delle SS Walter Reder. ogni cosa è grigia nel mio ricordo. di via S. Isaia che ci rimette qua- «Si ricorda che la mattina del se- Scattò l’attacco, ma la radio non rantacinque chili di zucchero, due condo giorno, verso l’alba, lei ven- funzionava sempre per colpa dei fiaschi d’olio e duecento burroni. Non era facile mantenere saponette. i contatti. Verso le 10, al mio co- mando arrivarono Simon e il mag- –E poi, signor Reder? giore Loos; nel settore assegnato- Cosa accadde il gior- mi le truppe incontravano la più no dopo? forte resistenza. Si vedevano i pri- «C’era da ripulire il ter- mi fuochi. Loos era con un inter- reno da sparuti gruppi di prete, iniziò l’interrogatorio dei sbandati, ma al mattino prigionieri concentrati a Sasso ricevetti l’ordine di riti- Marconi, i miei ne avevano cattu- rare subito i reparti e di rato una decina. A mezzogiorno il trasferirmi a Lagaro, per- generale se n’è andato. La lotta era ché durante la notte gli dura. Ci siamo trovati contro an- americani avevano fatto che dei russi in divisa tedesca, non irruzione, dovevo con- ho mai saputo dove sono andati a trattaccare e ristabilire la finire. Ho avuto ventiquattro mor- linea. Quando fu buio ci ti, fra i quali un certo tenente Kö- muovemmo e li ricac- nig, e una quarantina di feriti. Nel ciammo indietro. Ho pomeriggio ho mandato il mio aiu- messo piede a Marzabot- tante in seconda sulle colline, per to soltanto la sera del 4 Reder davanti ai giudici: sarà condannato all’ergastolo.

patria indipendente l 25 novembre 2007 l 11 ne nella camera dove ero stata co- – Dov’era, signor Reder, alla fi- stato per due anni a Wolfsberg, un stretta a recarmi da un ufficiale di ne della guerra? campo inglese, e c’erano anche corporatura robusta, di colorito «Ero in Stiria, in un ospedale. Pre- Kesselring, Simon, Mackensen, bruno e dai capelli neri, e dopo si la divisa e la pistola e uscii, per- Mältzer, e ho avuto tante occasio- che lui uscì, lei si coricò sul letto ché volevo andare prigioniero con ni per fuggire, ma eccomi qui. Ho dove io mi trovavo e tentò ripetu- i miei uomini. Ma tutto era ormai saputo che i morti di Marzabotto tamente di unirsi con me tenendo- finito». erano in gran parte civili quando mi stretta e cercando di vincere la ero nel campo di concentramento mia resistenza? Che di fronte alla – Quando seppe che i fatti di americano, da un maresciallo. I ca- mia opposizione, mentre non ri- Marzabotto le avrebbero pro- duti del mio settore erano 270- uscì a violentarmi, mi obbligò a curato dei guai? 300; non sono io il comandante compiere certi atti? Che rimase al «Subito, fin dall’ottobre del 1944. dell’operazione, anche quelli di mio fianco diverse ore, durante le Ascoltai Radio Bari che diceva che Pioppe di Salvaro vengono adde- quali ogni tanto si addormentò?». ero un criminale di guerra. Mi bitati a me, dalla Toscana, da San- «Non ricordo affatto quanto lei hanno preso nel settembre del t’Anna in su una sola traccia di do- dice. Però, in coscienza, non posso 1945, e l’ufficiale americano che lore, dicono, e per colpire, me, per neppure escluderlo, dato che la se- mi ha avuto in consegna mi ha da- ferire “il mostro”. ra precedente io, più degli altri uf- to il permesso di raggiungere una Stellacci, l’accusatore del processo, ficiali, avevo bevuto molto vino e Gasthaus dov’erano i miei genitori detestava le SS, disprezzava tutto molti liquori, fino a ubriacarmi». perché potessi salutarli. Poi sono quello che è tedesco. Dopo la sen-

Il messaggio letto ai telespettatori “Signor Berlusconi non tocca a lei licenziarmi dalla Rai”

«Cari telespettatori, questa potrebbe essere l’ultima puntata de Il Fatto. Dopo 814 trasmissioni non è il caso di commemorarci. Eventualmente è meglio es- sere cacciati per aver detto qualche verità che restare a prezzo di certi patteg- giamenti. Signor Presidente Berlusconi non tocca a lei licenziarmi. Penso che qualcuno mi accuserà di un uso personale del mio programma che, del resto, faccio da anni, ma per raccontare una storia che va al di là della mia trascura- bile persona e che coinvolge un problema fondamentale: quello della libertà di espressione. Non è un gran giorno per l’Italia: per quello che succede in casa e per quello che si dice fuori. A Milano, lo sapete, un piccolo aereo da turismo è andato a sbattere contro il Pirellone, orgoglio dell’architettura italiana e uno dei Biagi nello studio di Rotocalco Televisivo, simboli della città. E il pensiero corre subito alle Torri di New York. Disgrazia. sua trasmissione di rientro alla RAI. Ma c’è, anche, chi all’estero parla di crimine. Da Sofia il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, non trova di meglio che segnalare tre biechi individui, in ordine alfabetico: Biagi, Luttazzi, Santoro, che, cito tra virgolette: “Hanno fatto un uso bieco della televisione pubblica – pagata con i soldi di tutti – criminoso. Credo che sia preciso dovere della nuova dirigenza Rai di non permettere più che questo avvenga”. Chiuse virgolette. Quale sarebbe il reato? Stupro, assassinio, rapina, furto, incitamento alla delinquenza, falso e diffamazione? Denunci. Poi il Presidente Berlusconi, siccome non prevede nei tre biechi personaggi pentimento o redenzione, pur non avendo niente di personale, lascerebbe intendere, se interpretiamo bene, che dovrebbero togliere il disturbo. Signor Presidente Berlusconi, dia disposizione di procedere, perché la mia età e il senso di rispetto che ho per me stes- so mi vietano di adeguarmi ai suoi desideri. Sono ancora convinto che in questa nostra Repubblica ci sia spazio per la libertà di stampa. Ci sia perfino in questa azienda che, essendo proprio di tutti, come lei dice, vorrà sentire tutte le opi- nioni. Perché questo, signor Presidente, è il principio della democrazia. Sta scritto, dia una occhiata, nella Costituzione. In America, ne avrà sentito parlare, Richard Nixon dovette lasciare la Casa Bianca per una operazione chiamata Water- gate, condotta da giovani cronisti alle dipendenze di quel grande e libero editore che era la signora Katharine Graham, proprietaria del Washington Post. Questa, tra l’altro, viene presentata come la tv di Stato, anche se qualcuno tende a farla di Governo, ma è il pubblico che giudica. Nove volte su dieci, controllare, Il Fatto è la trasmissione più vista della Rai. Lavoro qui dal 1961 e sono affezionato a questa azienda. Ed è la prima volta che un Presidente del Consiglio decide il palinsesto, cioè i programmi, e chiede che due giornalisti, Biagi e Santoro, dovrebbero entrare nella categoria dei disoccupati. L’idea poi di cacciare il comico Luttazzi è più da impresario, quale lei è del resto, che da statista».

12 l patria indipendente l 25 novembre 2007 nati a Montorio, dove noi erava- mo stati accantonati per tre o quattro giorni. Il comandante del- la 1a compagnia Obersturmführer Segebrecht ci indirizzò allora alcu- ne parole dicendoci che stavamo per entrare in azione contro i par- tigiani e che avevamo l’ordine di fare rappresaglie sparando indiscri- minatamente su tutte le persone nelle vicinanze, qualora fossimo stati fatti segno a fuoco mentre eravamo in marcia. Aggiunse che queste disposizioni erano giunte dal comandante maggiore Reder. Furono distribuite le munizioni e poi ci mettemmo in marcia verso le ore sei del 29 settembre. La 1a compagnia attaccò due case colo- niche senza incontrare alcuna resi- stenza e tirò fuori gli inquilini: cir- ca trenta civili in tutto, due dei quali erano vecchi, gli altri donne Marzabotto 1945: le salme delle vittime della strage vengono portate verso la chiesa. e bambini. Questi civili furono allineati di fronte a un muro e tenza è venuto in carcere. “Lei mi – Non le pesa sentire associato mitragliati da un soldato di cui odia?”, mi ha chiesto. “Io no, io il suo nome a quello di Mar- non ricordo il nome, su ordine non odio nessuno”. Ma non dove- zabotto? dell’Obersturmführer Segebrecht. va dire: questo assassino, queste «Non sono mai stato mani che grondano di sangue. là nei giorni dal 29 al Nessuno è colpevole, in Inghilter- 1° ottobre. Marza- ra, in America, fino alla sentenza. botto non ha niente Mi spiego: per me non si trattava a che vedere con di una rappresaglia, ma di un’ope- Lidice o con Ora- razione militare. E poi, di quale dour, non è una rap- giustizia si parla? Kesselring fu li- presaglia, ripeto, ma bero dal 1952, Simon dal 1954, e un’operazione mili- sono i miei superiori. Stellacci tare, quante volte chiese la condanna a morte perché devo dirlo, nella qua- ci sarebbero stati dei bruciati vivi le si mescola anche la coi lanciafiamme, ma non era ve- popolazione civile, ro, allora ha dovuto ripiegare sul- armata e no. Dico: l’ergastolo, ma la sua domanda non sono mai stato non mi fece impressione». nel paese, nella loca- lità chiamata Marza- – Che cosa spera, signor Reder? botto, formata da ca- «Spero di tornare fuori, in Austria. se, da strade, da una Gli amici, i parenti mi hanno pro- chiesa». posto tante cose. Forse mi dedi- *** cherò al commercio». Testimonianza del soldato Julien Le- –Lei prega mai? goll: «La notte dal «Resti tra noi: io prego ogni sera 28 al 29 settembre per mia madre». 1944, la 1a compa- gnia del 16° batta- – Io penso che se la liberano lei glione della 16a divi- diventerà un mito per certa sione SS Reichsfüh- gente, il simbolo di qualcosa rer, assieme al ploto- che è bene dimenticare. ne mitraglieri di fan- «No, lo so, capisco, ma io non mi teria al quale appar- presto». tenevo, furono radu- La notissima chiesa di Marzabotto.

patria indipendente l 25 novembre 2007 l 13 I cadaveri vennero lasciati dove appena in tempo a dire così che erano caduti, gli edifici dati alle cominciarono a buttare dentro fiamme. Distavo circa quindici delle bombe e a sentirsi gli urli metri da Segebrecht quando l’udii della gente che voleva, provava a dare l’ordine: “Fucilarli tutti subi- scappare, ma dove?, perché non to”. Dopo una marcia di circa potevamo uscire da nessuna porta. mezz’ora vedemmo tre donne e Di quarantanove persone ci siamo tre o quattro bambini che scappa- salvate in tre, di sedici bambini ne vano via di fronte a noi. Non ap- sono morti quattordici e quelli che pena essi furono individuati, il sot- erano rimasti vivi non facevano al- tufficiale incaricato del plotone tro che urlare». mitraglieri Unterscharführer Wolf Testimonianza di Laura Musolesi, diede l’ordine di sparare su di lo- sorella del Lupo, raccolta da Rena- ro. Due militari di cui non posso to Giorgi: «Il 29 settembre 1944 ricordare i nomi corsero al loro in- l’Ornella venne da me dicendo che seguimento e li vidi sparare su di i tedeschi avevano incendiato di- Il partigiano Mario Musolesi “Lupo”. essi da una distanza di dieci-venti verse case. Non ci credevo. Feci metri. Alle 9.30 circa giungemmo una corsa su un’altura e i miei oc- a una casa colonica solitaria, fuori chi non videro altro che case e fie- l’imbocco del rifugio, colpì una dalla quale vidi due donne e tre o nili in fiamme. Tutto a un tratto donna a un braccio. Poi ne giunse- quattro bambini. Senza alcun or- sentii dei colpi e dei lamenti. Scap- ro altri, il comandante della squa- dine, un militare della prima com- pai per avvertire quelli della casa dra dette ordine di prenderci fuo- pagnia, che io non conosco, corse dove abitavo di mettersi in salvo ri, ci misero in gruppo di fianco al avanti e, dopo aver piazzato la sua con la roba e il bestiame. Anch’io rifugio, ci portarono via tutto. Ci mitragliatrice a terra, aprì il fuoco cercavo di portare via qualche co- chidevano se avevamo dell’oro, e li uccise. I cadaveri vennero la- sa. Ma vidi i tedeschi a poca di- strappavano la fede a quelle che sciati lì e la casa bruciata. Ritor- stanza. Allora corsi per nasconder- l’avevano, gli orologi da polso, nammo sui nostri passi, ci arrampi- mi, con Bruno che avevo con me. frugavano nelle borsette, fracassa- cammo su un’altra collina e, verso La signora Fanti mi mandò dietro vano le valigie, distruggevano tut- le ore 15, ci imbattemmo in un sua figlia pregandomi di rimanere, to quello che non avrebbero potu- piccolo gruppo di quattro civili tornai indietro e con altre donne e to portare con sé, si contendevano (un vecchio di circa settant’anni, bimbi andammo in un rifugio. i fiammiferi e le sigarette. una donna, una ragazza e un ra- Eravamo in diciotto. Intanto noi avevamo la mitraglia gazzo dell’età di quattordici-quin- Il primo nazista che spuntò dalla puntata contro da circa mezz’ora, dici anni). Due militari del plotone cantonata della casa sparò contro già pronto il nastro delle cartucce, mitraglieri di fanteria, uno dei in attesa di essere massacrati. quali era lo Sturmmann Piel- Un tenente delle SS girava ter, avanzarono senza alcun avanti e indietro impaziente, ordine e spararono col fucile a poi si avvicinò alla mitraglia. una distanza di quaranta-cin- C’era un italiano, un milite quanta metri. Furono lasciati delle Brigate Nere, e il tenen- dove erano caduti. te gli parlò in tedesco. Io Giunti di fronte a un villaggio guardavo da tutte le parti do- aprimmo un violento fuoco ve potevo scappare, ma i miei contro le case. Udimmo le occhi non vedevano che nazi- grida di una donna spaventa- sti armati. Mi sentivo la morte ta. Il sottufficiale comandante a vicino e una gran sete. Il tede- la 3 sezione, Rottenführer sco ci fece cenno che stessimo Knappe, si fece sotto una fi- più uniti, quello delle Brigate nestra e senza guardare den- Nere era proprio contro la mi- tro vi gettò una granata a ma- traglia. Dissi alla signora Fan- no. Quattro di noi entrarono ti: “Ci ammazzano come ca- nell’edificio e vi trovarono ni!”. Le vidi la morte in volto, una vecchia morta». era colore della terra. Non ca- Questa è la testimonianza pivo più nulla. Solo sentivo della maestra d’asilo Anto- dei bambini piangere e grida- nietta Benni: «A un certo re: “Non abbiamo fatto nulla, momento la porta si aprì, io non vogliamo morire”, e si vidi che i tedeschi avevano le aggrappavano alla giacca del bombe a mano, allora dissi: tenente che li respingeva. An- “Dite l’atto di dolore, qui ci che le donne gridavano e pre- ammazzano tutti”. Ma feci La maestra d’asilo Antonietta Benni. gavano di non ucciderle.

14 l patria indipendente l 25 novembre 2007 Un labaro e tante foto a ricordo del massacro di Marzabotto.

Questo durò un poco, era stra- salita: una fucilata mi prese al brac- mosso. In settembre, una donna ziante. Mi accorsi che anch’io gri- cio destro, ma continuai a correre mi ha denunciato a un gendarme davo forte: “Non voglio morire!”. e mi fermai dietro a un albero che mi ha detto: “Voi siete nella li- Staccai dalla sottoveste una “bene- grosso, per vedere da che parte mi sta”. Come sa, venni interrogato dizione” che avevo avuto sempre sparavano. Ma quando mi staccai da un ufficiale del Cic ed ebbi al- con me, mi feci il segno della cro- dall’albero, una pallottola di mi- cuni giorni di permesso sulla paro- ce dicendo: “Cristo salvami, ho traglia mi colpì alla spalla e al brac- la per sistemare le mie faccende una bambina che ha bisogno di cio sinistro. Caddi in ginocchio, personali. Dopo una settimana mi me”. Allora il tenente fece segno sentivo il sangue correre per il cor- presentai in carrozzella. Erano con di abbassare la mitraglia, e disse: po senza alcun male, e non avevo me Bertha e i miei genitori, e il ca- “Nicht kaputt!”. Il milite lo guar- più forza nelle braccia». pitano mi disse: “Ero certo che lei sarebbe tornato”». dò come per chiedergli se dovesse *** sparare o no. Lui fece l’occhietto, –Signor Reder, nessuno dei – Che cosa le manca di più? e mi bastò per capire tutto. La mi- suoi aiutanti le ha mai parlato traglia cominciò a sparare, la prima «I miei cari, il loro affetto di ogni di quei caduti, di quella gen- pallottola fu la mia, mi passò tra le giorno. Li vedo solo quando pos- gambe. Vidi Burzi abbattersi, Bru- te, contadini, vecchi, preti, sono venire. Ma la corrispondenza no pure. Lasciai il gruppo corren- ragazzi? per me è come un colloquio». do come una pazza, mi buttai in «Per soldati che fanno da quattro Reder toglie dalla borsa un ritaglio mezzo a un groviglio di spini e di anni la guerra i morti sono natura- di giornale: «Conosce questo arti- more. Un tedesco mi vide, accen- li. Li ho visti anche in Russia. Mol- colo?». nò a un altro dove ero nascosta, ti camerati che andavano in licenza «L’ho scritto io». questi mi trovò subito, io lo pregai dicevano: “Non ho trovato più la «Lei pensa ancora che io sia un di lasciarmi stare, ma lui stizzito mia casa, ho visto dei cadaveri nel- volgare assassino?». mi rispose in tedesco e io capivo le strade, non ho più notizie dei «Io credo anche alla responsabilità che voleva dirmi che, se erano miei amici”, non sapevano che co- di chi permette che altri uccidano, morti gli altri, dovevo morire an- sa fare e qualcuno tornava prima. come fu ucciso a Marzabotto. Io ch’io. Però non gli riusciva di met- Questa è la guerra e questi sono i non credo che lei possa sparare tere in canna la pallottola. Appena suoi brutti frutti». freddamente su donne e bambini. poté mi sparò alla testa, ma non Ma non sono il suo giudice. Nella mi colpì benché fossi molto vicina: – Quando finì per lei? lettera indirizzata al sindaco di io mi alzai lasciando la mia roba, «Il 5 maggio 1945, a Graz, e in Marzabotto per chiedere perdono corsi via alla disperata: tutti mi modo onorevole. Io sapevo che lei parla di “rimorsi sempre più sparavano dietro. Feci una piccola ero ricercato, ma non mi sono mai pungenti”. A me basta».

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