Piano Operativo

Comune di

Documento Preliminare della VAS 2016 ottobre

Piano Operativo

Comune di San Casciano dei Bagni

redazione Q.C. e V. A . S . : ARCH. ROBERTA CICCARELLI

progettazione urbanistica: ARCH. ANTONIO MUGNAI

Documento Preliminare della VAS 2016 ottobre INDICE

Premessa ...... 3 1. Obiettivi del Piano Operativo ...... 6 2. Le componenti ambientali del territorio di San Casciano dei Bagni ...... 11 2.1. Biodiversità ...... 11 2.2. Popolazione ...... 13 2.3. Salute umana ...... 21 2.3.1 Lo stato di salute delle popolazioni residenti nelle aree geotermiche ...... 21 2.3.2 Aggiornamento dei dati di mortalità e ospedalizzazione - maggio 2013 ...... 22 2.3.3 Siti contaminati ...... 28 2.4. Flora e fauna ...... 29 2.4.1 Flora ...... 29 2.4.2 Fauna ...... 32 2.4.3 Zone umide minori ...... 33 2.4.4 Zone di rispetto venatorio (ZRV) ...... 35 2.4.5 Zone di ripopolamento e cattura (ZRC) ...... 36 2.4.6 Aziende Faunistico Venatorie (AFV) ...... 37 2.5. Suolo ...... 38 2.5.1 Caratteri geomorfologici ...... 38 2.5.2 Rischio sismico ...... 43 2.5.3 Attività estrattive ...... 44 2.6. Acqua ...... 47 2.6.1 Qualità delle acque superficiali ...... 47 2.6.2 Qualità delle acque sotterranee ...... 51 2.6.3 Qualità dell'acqua destinata al consumo umano ...... 54 2.7. Aria ...... 54 2.7.1 Qualità dell’aria ...... 55 2.7.2 Inquinamento acustico ...... 61 2.8. Fattori climatici: clima e fitoclima ...... 64 2.9. Beni materiali e patrimonio culturale ...... 66 2.10. Paesaggio ...... 68 3. Infrastrutture e servizi ...... 73 3.1. Sistema della mobilità ...... 73 3.1.1 Infrastrutture esistenti ...... 73 3.1.2 TPL (Trasporto Pubblico Locale) ...... 74 3.1.3 Parcheggi ...... 74 3.1.4 Viabilità di interesse paesaggistico ...... 74 3.1.5 Mobilità sostenibile ...... 78 3.2. Sistema di adduzione e smaltimento delle acque ...... 80 3.3. Sistema di gestione e smaltimento rifiuti ...... 82 3.4. Sistema della distribuzione e produzione di energia ...... 87 3.4.1 Energia elettrica ...... 87 3.4.2 Gas naturale ...... 88 3.5. Fonti energetiche rinnovabili ...... 89 3.5.1 La risorsa eolica ...... 90 3.5.2 La risorsa idroenergetica ...... 93 3.5.3 La risorsa solare ...... 94 3.5.4 La risorsa geotermica ...... 102 3.5.5 Le biomasse ...... 104 4. Criteri per l’impostazione del Rapporto Ambientale ...... 110

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La Giunta Comunale ha dato avvio al procedimento per il Piano Operativo ai sensi dell’art.17 della L.R. 65/14 e di avvio del procedimento di conformazione degli strumenti della pianificazione territoriale ed urbanistica ai sensi degli artt. 20 e 21 della Disciplina di Piano del PIT con valenza di Piano Paesaggistico.

Nel corso degli approfondimenti per la redazione del Piano Operativo sono emerse alcune questioni che appartengono al tema della pianificazione di nuovi impegni di suolo esterni al perimetro del territorio urbanizzato e che pertanto risultano subordinate al parere favorevole della conferenza di co-pianificazione di cui al art.25 della L.R. 65/14. Si tratta in particolare di due interventi in zona agricola, già previsti dalla precedente strumentazione urbanistica del Comune di San Casciano dei Bagni (PS e RU) ed alcuni di questi in parte già attuati e di due nuovi interventi di nuova edificazione, sempre esterna al perimetro del territorio urbanizzato, per piccole strutture turistico ricettive. Inoltre è intento di questa Amministrazione rivedere il perimetro del territorio urbanizzato nella zona di dove alcune parti del tessuto urbano risultano inserite invece in zona agricola. In relazione a ciò si pone pertanto la necessità di integrare il precedente Documento Preliminare della Valutazione Ambientale Strategica.

Premessa

La presente relazione costituisce il Documento Preliminare della Valutazione Ambientale Strategica (di seguito V.A.S.) per il nuovo Piano Operativo (di seguito PO) del Comune di San Casciano dei Bagni (), ai sensi dell’art. 23 della Legge Regionale Toscana 10/2010 e ss.mm.ii., “Norme in materia di valutazione ambientale strategica (VAS), di valutazione di impatto ambientale (VIA) e di valutazione di incidenza” (Bollettino Ufficiale n. 9 del 17.02.2010).

La procedura di V.A.S. ha lo scopo di evidenziare la congruità delle scelte pianificatorie rispetto agli obiettivi di sostenibilità del Piano e le possibili sinergie con altri strumenti di pianificazione sovraordinata e di settore, nonché la partecipazione della collettività, nella forma individuata, alle scelte di governo del territorio. Il processo di valutazione individua le alternative proposte nell’elaborazione del Piano operativo, gli impatti potenziali, nonché le misure di mitigazione e compensazione che devono essere recepite dallo stesso Piano.

La V.A.S. è avviata durante la fase preparatoria del Piano Operativo ed è estesa all’intero percorso decisionale, sino all’adozione e alla successiva approvazione dello stesso. Essa rappresenta l’occasione per integrare nel processo di governo del territorio, sin dall’avvio dell’attività, i seguenti elementi: • aspetti ambientali, costituenti lo scenario di partenza rispetto al quale valutare gli impatti prodotti dalle scelte del PO; • strumenti di valutazione degli scenari evolutivi e degli obiettivi introdotti del PO su cui calibrare il sistema di monitoraggio.

3 In sostanza, la V.A.S. diventa, per il Piano, elemento: - costruttivo; - valutativo; - gestionale; - di monitoraggio.

Quest’ultima funzione di monitoraggio rappresenta uno degli aspetti innovativi introdotti dalla Direttiva 2001/42/CE, finalizzato a controllare e contrastare gli effetti negativi imprevisti derivanti dall’attuazione del piano e adottare misure correttive al processo in atto.

Le fasi procedurali per l’applicazione del processo di V.A.S. possono riassumersi come di seguito: a. svolgimento di una fase preliminare (quella attuale); b. elaborazione del Rapporto Ambientale; c. svolgimento di consultazioni; d. valutazione del Rapporto Ambientale e degli esiti delle consultazioni; e. decisione; f. informazione sulla decisione; g. monitoraggio.

La fase preliminare, di cui alla precedente lettera a. è disciplinata dall’art.23 della L.R. 10/10, “Procedura per la fase preliminare” il quale prevede che “ai fini dello svolgimento della fase preliminare di definizione dei contenuti del rapporto ambientale il proponente predispone un documento preliminare contenente: a) le indicazioni necessarie inerenti lo specifico piano o programma, relativamente ai possibili effetti ambientali significativi della sua attuazione; b) i criteri per l’impostazione del rapporto ambientale”.

Tale documento tiene conto delle norme V.A.S. del D. Lgs. 152/2006, così come aggiornate dal D. Lgs. 4/2008, “Disposizioni correttive ed integrative alle norme in materia ambientale”, e ss.mm.ii., riferite alla Direttiva Comunitaria 2001/42/CE ed ai criteri riferiti dalle Leggi Regionali Toscane 1/2005 e 10/2010.

La presente relazione costituisce pertanto il documento preliminare di cui al citato comma dell’art.23 della LR 10/10 costituendosi come momento preliminare all’effettiva attuazione del processo di valutazione degli impatti potenzialmente derivanti dal Piano.

Tale documento è trasmesso ai soggetti competenti in materia ambientale affinché diano il loro contributo al processo di valutazione preliminare.

Nei paragrafi successivi vengono esposte le informazioni ed i dati al momento disponibili in relazione ai diversi aspetti e componenti ambientali riferibili al territorio comunale di San Casciano dei Bagni ed in relazione alle quali dovranno essere valutati i possibili impatti significativi sull’ambiente delle azioni del Piano.

Gli aspetti presi in esame, in sintonia con quanto disposto dalla LR 10/10 ed in particolare con l’allegato 2 “contenuti del rapporto ambientale” sono:

1. biodiversità 2. popolazione 3. salute umana 4. flora e fauna 5. suolo

4 6. acqua 7. aria 8. fattori climatici 9. beni materiali e patrimonio culturale 10. paesaggio.

5 1. Obiettivi del Piano Operativo Il Comune di San Casciano dei Bagni dispone di un Piano Strutturale elaborato agli inizi degli anni 2000 ed impostato pertanto sulla legge Regionale del 1995. Nonostante questo appare ancora capace di gestire le principali problematiche presenti nel territorio di San Casciano, ma chiaramente, essendo ormai trascorsi oltre dieci anni dalla sua approvazione, necessita di un integrale aggiornamento allo scopo di renderlo conforme al nuovo PTCP 2010 ed alle nuove disposizioni regionali in materia Urbanistica (nuova legge e aggiornamento del PIT con valenza di piano paesaggistico). Allo stesso tempo risulta scaduta ormai da quasi due anni, l’efficacia delle previsioni del Regolamento Urbanistico relativamente alla disciplina delle trasformazioni degli assetti insediativi, infrastrutturali ed edilizi del territorio. Nel luglio del 2013 è stato trasmesso alla Regione Toscana l’avvio del procedimento per la redazione del nuovo Piano Strutturale, ai sensi dell’art.15 della L.R. 01/2005 (vedi deliberazione della Giunta Comunale n. 65 del 02.07.2013) e prodotto documento preliminare di VAS. Entrambi i documenti sono stati pubblicati sul sito del Comune. Alla luce però della attuale situazione legislativa è intenzione del Comune di San Casciano dei Bagni procedere in prima istanza all’elaborazione del nuovo Piano Operativo, ai sensi del comma 2 dell’art. 228 della LR 65/2014 e di contestuali varianti puntuali al Piano Strutturale, nelle more della redazione del Piano Strutturale Intercomunale ai sensi degli artt. 23 e 24 della L.R. 65/2014. Alla luce dell’entrata in vigore del Piano di Indirizzo Territoriale con valenza di Piano Paesaggistico, ai sensi dell’art.20, il Piano Operativo dovrà conformarsi alla disciplina statutaria del PIT, perseguendone gli obiettivi, applicandone gli indirizzi per le politiche e le direttive e rispettandone le prescrizioni e le prescrizioni d'uso, ai sensi dell’art.145 del Codice.

In tale scenario, applicandosi i disposti del comma 2 dell’art. 228 della LR 65/2014, il perimetro del territorio urbanizzato verrà individuato dal Piano Operativo secondo quanto previsto dall’art.224 della suddetta legge regionale. In base a tale disposizione si considerano “territorio urbanizzato le parti non individuate come aree a esclusiva o prevalente funzione agricola nei piani strutturali vigenti al momento dell’entrata in vigore della presente legge (…)”. Il Piano Strutturale di San Casciano dei Bagni stabilisce che le aree produttive agricole “comprendono tutto il territorio comunale, ad esclusione dei Subsistemi insediativi e delle UTOE, come definiti all’art. 5” delle NTA del PS e che queste “sono state suddivise in zone a prevalente ed esclusiva funzione agricola, come rilevabile dalla Tav.U08” del PS: “Emergenze del paesaggio agrario e zonizzazione delle aree a funzione agricola”. In tale tavola sono chiaramente evidenziate sia le aree a prevalente ed esclusiva funzione agricola, sia le zone escluse dalla funzione agricola. Pertanto il nuovo Piano Operativo avrà quale perimetro di riferimento del territorio urbanizzato quello coincidente con le zone escluse dalla funzione agricola di cui alla tav.U08 del vigente Piano Strutturale. Queste in sostanza corrispondono:

Area San Casciano Bagni capoluogo • U.E. 1.1 Il Sassone • U.E. 1.2 L’insediamento storico • U.E. 1.3 La nuova espansione • U.E. 1.4 Le Terme Area • U.E. 2.1. L’insediamento storico • U.E. 2.2. Il Poggio e il Pianetto Area Palazzone

6 • U.E. 3.1 Nucleo di Palazzone • U.E. 3.2 Via Piana

Altre aree • U.E. 4.1 Fighine • U.E. 5.1 Ponte a Rigo Produttivo • U.E. p.1 Ponte a Rigo • U.E. p.2 Armatella La Catena dei Poggi • U.E. t.1 Ranciole • U.E. t.2 Vetrichina I Sodi • U.E. t.3 Crinaccio • U.E. t.4 La Capanna

Alla luce di quanto sopra riportato si ritiene di far coincidere il perimetro del territorio urbanizzato con le sole UTOE riferite ai tre centri urbani di San Casciano, Celle sul Rigo e Palazzone oltre all’area di Ponte a Rigo, sia la parte residenziale che quella produttiva. Fighine sarà individuato come nucleo rurale e quindi esterno al perimetro del territorio urbanizzato, allo stesso modo le UTOE U.E. t.1/2/3/4 riferite ai contesti di Ranciole, Vetrichina, Crinaccio e La Capanna e U.E. p.2 riferita all’area produttiva di Armatella saranno ricomprese nel territorio rurale. Come già anticipato nella premessa è però intenzione di questa Amministrazione rivedere il perimetro del territorio urbanizzato relativamente alle UTOE di Palazzone (U.E. 3.1 e U.E. 3.2) in relazione all’effettiva delimitazione del tessuto urbano limitrofo all’area agricola. L’Amministrazione Comunale ha intenzione di confermare le previsioni di sviluppo dell’attività turistico ricettiva per le U.E. di Vetrichina e Crinaccio previste dal Piano Strutturale, oltre a quelle di Ranciole (previsione già attuata) e La Capanna (in corso di attuazione). Nel dettaglio le previsioni del PS che si intende confermare sono le seguenti: 1. Vetrichina: ampliamento pari ad una Snp di mq.150 articolati su due piani ed una Snp di mq. 75 interrati ad uso rimessa auto. Risultano già attuati 75 mq. di Snp ed il locale interrato; pertanto restano un residuo di 75 mq. di Snp per ampliamenti.

2. Crinaccio: Nuovo Volume per mc. 2.500 di cui mc. 1.300 da realizzarsi in aderenza al fabbricato esistente. Risultano già attuati 1.300 mc realizzati in aderenza al fabbricato esistente e pertanto residuano 1.200 mc da realizzarsi anche con un corpo di fabbrica indipendente. Per tale previsione risulta presentato un progetto che ha avuto parere favorevole sulla richiesta di autorizzazione paesaggistica.

In un’area a nord del centro di San Casciano dei Bagni, lungo la Strada della Montagna, appena sopra l’attuale complesso scolastico, è stato eseguito alcuni anni orsono un intervento di urbanizzazione allo scopo di ospitare (per circa tre anni) alcuni prefabbricati adibiti temporaneamente a scuola, in attesa del completamento dei lavori nel plesso scolastico sopra accennato, allora in corso di realizzazione sul sedime di quello preesistente. L’area, di proprietà privata, è attualmente ancora dotata delle principali opere di urbanizzazione primaria e sono ancora presenti in loco le sottostrutture di fondazione (cordoli e travi rovesce in c.a.) che sostenevano i prefabbricati. In tale area, secondo gli accordi intercorsi tra Amministrazione Comunale e proprietà privata, dovrebbe essere rispristinato lo stato precedente, a cura e spese del Comune. La proprietà privata ha però manifestato l’interesse a realizzare, in tale contesto, una piccola struttura ricettiva (circa 350 mq. di SUL).

7 Oltre alla richiesta illustrata al punto precedente, è pervenuta sul tavolo dell’Amministrazione un’altra richiesta, analoga dal punto di vista della destinazione d’uso e della nuova edificazione, ma in questi caso in un contesto, seppur sempre limitrofo al centro di San Casciano, attualmente a destinazione agricola.

L’Amministrazione sta valutando l’opportunità di rispondere positivamente a questa e ad eventuali ulteriori richieste ed in tal caso saremo in presenza di un nuovo impegno di suolo al di fuori del territorio urbanizzato. Per queste operazioni (revisione perimetro territorio urbanizzato; conferma previsioni sviluppo turistico ricettivo del PS e due nuove proposte sempre in ambito turistico ricettivo) si renderà necessaria la convocazione della conferenza di co-pianificazione ai sensi dell’art.25 che verrà formalmente richiesta alla Regione con successivo specifico e dettagliato atto.

Ad eccezione di quanto sopra riportato, il Piano Operativo non prevedrà interventi di trasformazione fuori dal perimetro del territorio urbanizzato. Esso sarà redatto in coerenza con il vigente Piano Strutturale e pertanto in relazione ai seguenti obiettivi generali:

1. salvaguardia del patrimonio territoriale così come definito dall’art. 3 della LR 65/2014, da compiere in una visione olistica, in quanto intreccio stretto di elementi storici, culturali, produttivi e paesistico ambientali, tutti concorrenti alla formazione di un’immagine identitaria del territorio e della comunità̀ che lo abita, da assumere come elementi fondanti e invarianti rispetto ai quali misurare gli effetti di ogni trasformazione prevista; 2. contenimento del consumo di nuovo suolo e pertanto dell’erosione dei terreni liberi tramite la crescita urbana con modelli estranei rispetto ai contesti urbanizzati storicamente consolidati e della privazione di qualità dei suoli. 3. tutela e valorizzazione della qualità paesaggistica ed architettonica del territorio extraurbano da considerarsi come elemento fondante del territorio; 4. tutela e valorizzazione del paesaggio agrario e delle sue emergenze, attraverso lo sviluppo di un’attività̀ agricola che consenta la costante tutela e manutenzione della qualità del suolo e delle sue tradizionali forme di difesa tutelandolo in particolare dalle espansioni insediative diffuse di tipo urbano; 5. realizzazione di una rete ecologica locale multifunzionale finalizzata alla conservazione della struttura degli ecosistemi presenti nel territorio; 6. mantenimento e rafforzamento dell’identità propria dei nuclei principali esistenti; 7. tutela e valorizzazione del sistema insediativo diffuso attraverso operazioni diversificate di recupero, con particolare riferimento alla conservazione del patrimonio edilizio rurale abbandonato e/o degradato; 8. tutela e valorizzazione del sistema insediativo urbano attraverso operazioni diversificate di recupero finalizzate alla conservazione del valore urbanistico ed architettonico del patrimonio edilizio esistente, in particolare riferito ai centri antichi, agli edifici di valore architettonico ed ambientale ed alle loro relazioni con il territorio aperto; 9. incremento della qualità insediativa con particolare riferimento ai temi della riduzione dei consumi energetici, all’eliminazione delle barriere architettoniche ed all’organizzazione degli spazi aperti collettivi; 10. riqualificazione e miglioramento ambientale delle parti urbane più recenti attraverso operazioni di recupero urbanistico e di ricucitura dei margini già edificati; 11. individuazione di nuove centralità̀ all’interno degli insediamenti urbani principali con l’obiettivo di conferire loro maggiore solidità̀ strutturale e più̀ ampie dotazioni di attrezzature e servizi.

8 12. promozione e sviluppo di attività̀ economiche legate ai caratteri del territorio, alla ricerca di una più forte ed efficiente integrazione tra produzione agricola, trasformazione e commercializzazione dei prodotti e turismo legato all’agricoltura.

In relazione agli obiettivi sopra esposti il Piano Operativo dovrà necessariamente:

a. aggiornarsi ed uniformarsi alle nuove disposizioni regionali e provinciali, in particolare: - uniformare i parametri urbanistici ed edilizi in relazione al Regolamento di Attuazione 64/R e rendere coerenti tra loro Regolamento Edilizio e NTA del Piano Operativo; - aggiornare sia il quadro conoscitivo che il progetto di piano in relazione ai nuovi disposti del Regolamento Regionale 53/R in materia di indagini geologiche; - rendere coerente la disciplina del Piano Operativo con le disposizioni del PTCP 2010 della Provincia di Siena sulla sostenibilità ambientale, sul policentrismo insediativo e le infrastrutture, sulla capacità produttiva ed il paesaggio e coerente con le connesse strategie territoriali; - rendere coerente la disciplina del Piano Operativo con la disciplina di Piano, con gli abachi delle invarianti e con la disciplina dei beni paesaggistici (allegati 3b e 8b) del Piano di Indirizzo Territoriale con valenza di Piano Paesaggistico e tenendo conto degli obiettivi di qualità e delle direttive della scheda d’ambito n.15 Piana d’Arezzo e Val di Chiana. b. individuare specifica normativa per la tutela delle risorse naturali (aria, acqua suolo ed ecosistemi della fauna e della flora). c. revisionare e migliorare il raccordo tra la disciplina delle invarianti strutturali del PS e le norme tecniche attuative del Piano Operativo. d. definire la Disciplina della distribuzione e localizzazione delle funzioni inserendola come parte integrante del Piano Operativo. e. integrare gli strumenti urbanistici comunali con gli studi di Microzonazione Sismica. f. adeguare il Piano Strutturale ai Piani di Assetto Idrogeologico delle Autorità di Bacino competenti sul territorio comunale – A.d.B. dei Fiumi Ombrone e Tevere ed aggiornare la fattibilità geologica, sismica ed idraulica degli interventi urbanistici al nuovo Regolamento di Attuazione 53/R. g. revisionare la disciplina per la gestione degli insediamenti esistenti, in particolare: - individuando una specifica normativa per promuovere la qualità degli insediamenti in riferimento alle tematiche sul contenimento energetico degli edifici, sul contenimento dell’impermeabilizzazione del suolo e del consumo idrico, per il corretto smaltimento delle acque reflue, per la limitazione e compensazione dei fenomeni di inquinamento elettromagnetico e radiazioni e per la verifica del comfort acustico; - ridefinendo la disciplina degli interventi sul patrimonio edilizio esistente; - ridefinendo la disciplina del territorio urbanizzato introducendo la logica dei sistemi insediativi funzionali; - ridefinendo la disciplina del territorio extraurbano in riferimento alle disposizioni sul territorio rurale di cui alla LR 65/2014 (Titolo IV Capo III), compreso le norme per la realizzazione di nuovi edifici e manufatti in zona agricola ed il recupero e l’eventuale riconversione dei manufatti agricoli dismessi. h. aggiornare la disciplina delle trasformazioni degli assetti insediativi infrastrutturali ed edilizi del territorio, con valenza quinquennale, anche in

9 relazione alle dinamiche e vicende urbanistiche che hanno caratterizzato il periodo di valenza del primo Regolamento Urbanistico e della successiva Variante.

In tale fase preliminare, in relazione agli obiettivi sopra esposti, alle previsioni ipotizzabili ed in gran parte coincidenti con quelle già individuate dal Regolamento Urbanistico vigente, non si prevedono effetti ambientali significativi derivanti dall’attuazione del nuovo Piano Operativo. Al successivo capitolo 2 vengono riportate le informazioni ed i dati disponibili al momento relativi alle componenti ambientali del territorio di San Casciano dei Bagni.

10 2. Le componenti ambientali del territorio di San Casciano dei Bagni

2.1. Biodiversità

Per biodiversità si intende l'insieme di tutte le forme viventi geneticamente diverse e degli ecosistemi ad esse correlati. Implica tutta la variabilità biologica di geni, specie, habitat ed ecosistemi; anche le risorse genetiche sono considerate una componente della biodiversità. La perdita di biodiversità costituisce un pericolo per l’ambiente quanto per l’uomo. La conservazione della natura e della biodiversità è la soluzione migliore per garantire lo sviluppo sostenibile del territorio, in quanto quest’ultimo dipende anche dalla comprensione, protezione e conservazione degli innumerevoli ecosistemi interattivi del pianeta. L'esigenza fondamentale per la conservazione della diversità biologica consiste nella salvaguardia in situ degli ecosistemi e degli habitat naturali, col mantenimento e ricostruzione delle popolazioni di specie vitali nei loro ambienti naturali. Lo strumento di tutela e valorizzazione della biodiversità è la costruzione di una Rete Ecologica, strategia di tutela della diversità biologica e del paesaggio basata sul collegamento di aree con rilevante interesse ambientale/paesistico in una rete continua. Gli elementi strutturali di una rete ecologica sono tradizionalmente distinti in “core areas” (ecosistemi dotati di un’elevata naturalità, che costituiscono l’ossatura della rete), “aree cuscinetto” (buffer zones, contigue alle core areas, che svolgono una funzione di protezione con una sorta di effetto filtro), “corridoi ecologici” (porzioni continue e lineari di territorio in grado di svolgere funzioni di collegamento) e “aree puntiformi” (stepping stones, importanti per sostenere specie di passaggio).

Il P.T.C.P. di Siena individua la Rete Ecologica1 come: • sistema di conservazione e collegamento tra habitat di diverse specie animali e vegetali autoctone; • rete gestionale di parchi, aree protette, riserve; • rete di ricomposizione della frammentazione ambientale e paesistica, per la manutenzione, il ripristino e la ricostruzione di componenti, ambiti, elementi dispersi, frammentati, degradati, per lo più aggrediti dalla crescita insediativa; • rete ecologica ecosistemica diffusa, applicata a porzioni vaste e in genere all’intero territorio rurale al quale si affida la capacità di funzionare quale ambito paesistico ambientale.

In sostanza, la rete ecologica si compone di: a) sistema delle aree protette ad elevata naturalità b) l’intero sistema idrografico c) le aree boscate d) le diverse associazioni vegetazionali naturali (arboree, arbustive, garighe, ecc.) e) le formazioni vegetazionali riparie e igrofile del sistema idrografico f) gli elementi vegetazionali a macchia, lineari o isolati che in particolare strutturano il territorio rurale e sono di corredo alla viabilità (siepi, siepi arborate, macchie di bosco, filari alberati, ecc.)

Si veda in dettaglio l’estratto sotto riportato della Tavola “Le Reti Ecologiche” del P.T.C.P..

1 Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Siena, Articolo 10,5,3, La rete ecologica (P.T.C. approvato con D.C.P. n. 124 del 14/12/2011).

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Figura 24 – ESTRATTO TAVOLA ST AMB I_1 “LE RETI ECOLOGICHE” (FONTE: P.T.C.P. SIENA, 2010).

La Tavola indica per il Comune di San Casciano la presenza di una buona rete ecologica data dalla presenza di molte aree boscate e ad elevata naturalità, di aree agricole e di un sistema idrografico principale molto articolato, anche se non ospita nessuna Area protetta. Gli elementi di discontinuità e di frammentazione sono limitati e costituiti dalla S.R. Cassia, dalle aree produttive e dai centri urbani che risultano comunque di piccole dimensioni.

Le aree boscate rappresentano nella rete ecologica gli ecosistemi dotati di un’elevata naturalità e per questo sono considerate le aree più importanti della rete. Nell’ultimo secolo, il paesaggio agro-forestale toscano è stato interessato da un’estesa crescita della superficie dei boschi, fenomeno principalmente dovuto all’abbandono delle campagne e alla riconquista dei campi e dei pascoli da parte della vegetazione naturale. È opportuno però precisare che, se da un lato la riconquista di territorio da parte della vegetazione naturale comporta un

12 incremento di naturalità, dall’altro il declino delle forme tradizionali dell’agricoltura ha causato una riduzione della diversità e un’omogeneizzazione del paesaggio. Dal confronto svolto dall’Università di Siena2 tra la Carta Storica Forestale (1930) e il Corine Land Cover (2000) della Provincia di Siena, risulta che la superficie boscata presente nel territorio di San Casciano dei Bagni è stata perlopiù conservata ma ha anche subito, in parte, un processo di forestazione, mentre la deforestazione è avvenuta maggiormente in piccole patches nella parte Sud del Comune.

figura 25 – Analisi multitemporale del paesaggio forestale della Provincia di Siena (FONTE: Università di Siena, 2008).

Gli incendi rappresentano gli eventi maggiormente responsabili della distruzione della biodiversità, la cui tutela rappresenta un obiettivo fondante delle politiche ambientali della Provincia di Siena. Dal 2003 al 2010, secondo il Rapporto sullo Stato dell’Ambiente redatto dalla Provincia di Siena, il territorio comunale di S. Casciano percorso da incendi è stato pari allo 0,03%, con due soli incendi nell’arco dei sette anni, percentuale molto bassa rispetto al resto della Provincia di Siena.

2.2. Popolazione

2 Geri F., Giordano M., Nucci A., Rocchini D., Chiarucci A., , Università di Siena, Dipartimento di Scienze Ambientali, 2008.

13 La disponibilità di dati relativi alla popolazione è riferita a quanto disponibile dall’ISTAT ed in particolare all’ultimo censimento avvenuto nel 2011. Sono inoltre reperibili alcuni aggiornamenti direttamente forniti dall’Ufficio anagrafe del Comune stesso. Per una analisi storica dei dati anagrafici ci si è avvalsi del Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana di Emanuele Repetti, della Relazione Generale del Piano Strutturale di S. Casciano dei Bagni del 2003 e, ancora, dai dati storici dell’ISTAT. In relazione all’attuale disponibilità di informazioni e dati sono possibili le considerazioni di seguito esposte.

Emanuele Repetti attestava che nell’anno 1640 il numero delle famiglie nel territorio di San Casciano ammontava a 147 per un totale di popolazione residente pari a 1038 persone; nel 1840 il numero delle famiglie aumentava fino a 161 a fronte invece di una popolazione totale inferiore, pari a 685 abitanti.

Esaminando dettagliatamente i vari censimenti ISTAT della popolazione dal 1971 al 2011, ecco un quadro della situazione attuale per quanto riguarda i Comuni della parte meridionale della Provincia di Siena, fra cui San Casciano dei Bagni:

Comuni Sup. 1971 1981 1991 2001 2011 1971- 1981- 1991- 2001 kmq. v.a. v.a. v.a. v.a. v.a. 1981 1991 2001 2011

v.a. % v.a. % v.a. % v.a. %

Castiglione 141,84 3.573 3.158 2.840 2.508 2.845 - 415 -11,6 - 318 - 10,1 - 332 - 27,5 + 337 +11,8 d’Orcia

Abbadia San 58,92 8.519 7.813 7.243 6.832 6.722 - 706 - 8,3 - 570 - 7,3 -411 -5,7 -110 -1,7 Salvatore

Piancastagnaio 69,70 4.697 4.410 4.401 4.196 4.187 - 287 - 6,1 - 9 - 0,2 -205 -4,7 -9 -0,2

Radicofani 118,46 1.605 1.423 1.032 1.219 1.165 - 182 - 11,3 - 391 - 27,5 +187 +18,1 -54 -4,4

Chianciano 36,52 6.788 7.285 7.445 6.955 7.447 + 497 + 7,3 + 160 + 2,2 -490 -6,6 +492 +7,1 Terme

Chiusi 58,06 8.771 9.244 9.103 8.612 8.838 + 473 + 5,4 - 141 - 1,5 -491 -5,4 +226 +2,6

Sarteano 85,26 3.759 4.282 4.378 4.535 4.905 + 523 + 13,9 + 96 + 2,2 +157 +3,6 +370 +7,5

Cetona 53,19 3.397 3.156 3.028 2.854 2.913 - 241 - 7,1 - 128 - 4,1 - 174 - 5,7 +59 + 2,1

San Casciano 91,86 2.461 2.146 1.977 1.745 1.637 - 315 -12,8 - 169 - 7,9 - 232 - 11,7 - 108 - 6,1 dei Bagni

Tabella 1 - POPOLAZIONE RESIDENTE: valori assoluti; variazioni assolute e percentuali. Raffronto fra i Comuni della parte meridionale della provincia di Siena.

Dalla tabella 1 si evince come la popolazione del Comune di San Casciano dei Bagni stia progressivamente diminuendo dal 1971 ad oggi, anche se più lentamente nell’ultimo decennio

14 (-6,1% dal 2001 al 2011 a fronte del -11,7% del decennio precedente e del -12,8% dal 1971 al 1981). Al 2011, la popolazione residente secondo i dati definitivi del 15° Censimento ISTAT della popolazione3 risulta essere pari a 1.637.

1750 1740 1730 1720 1710 1700 1690 1680 1670 1660 1650 1640 1630 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

Figura 1 - POPOLAZIONE RESIDENTE DAL 2003 AL 2011 NEL COMUNE DI S. CASCIANO DEI BAGNI.

In particolare, il grafico di fig.1 mostra in modo più dettagliato le variazioni di popolazione del Comune di San Casciano dal 2001 al 2011. Nonostante una piccola ripresa dal 2005 al 2006, la popolazione risulta in costante diminuzione raggiungendo il culmine negativo nel 2011.

La Tabella sottostante esprime, invece, la percentuale di popolazione maschile e femminile presente nel territorio comunale dal 1971 ad oggi.

SAN CASCIANO DEI BAGNI

1971 1981 1991 2001 2011

MASCHI FEMMINE MASCHI FEMMINE MASCHI FEMMINE MASCHI FEMMINE MASCHI FEMMINE

v.a. % v.a. % v.a % v.a % v.a % v.a % v.a % v.a. % v.a % v.a. % . . . . .

992 985 859 886 800 837 49,9 50,1 49,8 50,2 50,2 49,8 49,2 50,8 48,9 51,1 1.229 1.232 1.068 1.078

Tabella 2 - POPOLAZIONE RESIDENTE PER SESSO: valori assoluti e percentuali.

Analizzandola si nota come la percentuale della presenza di residenti di sesso femminile sia stata sempre più alta rispetto a quella di sesso maschile (ad eccezione dell’anno 1991). Inoltre

3 Il 9 ottobre 2011 è la data di riferimento del 15° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni, caratterizzato da numerose innovazioni metodologiche e tecniche, progettate per semplificare l’impatto organizzativo sui comuni, valorizzare i dati amministrativi, recuperare tempestività nella diffusione dei dati definitivi, ridurre il carico statistico sulle famiglie (Fonte: ISTAT).

15 si evince che negli ultimi dieci anni la popolazione, diminuita complessivamente del 6,1%, ha subito un calo di 59 abitanti di sesso maschile e di 49 abitanti di sesso femminile. Per quanto riguarda la popolazione straniera residente nel Comune di S. Casciano dei Bagni, essa risulta essere, al 9 Ottobre 2011, pari a 122 abitanti, di cui 46 maschi e 76 femmine, su 1.637 abitanti complessivi.

SAN CASCIANO DEI BAGNI

Popolazione residente straniera Popolazione anno residente totale Popolazione Popolazione % rispetto alla n° abitanti residente straniera residente straniera popolazione totale maschile femminile 4,2% 2003 1745 74 34 40 5,1% 2004 1729 88 36 52 5,2% 2005 1713 89 38 51 5,9% 2006 1725 103 42 61 5,7% 2007 1699 99 42 57 6,8% 2008 1711 117 40 77 7,8% 2009 1707 134 49 85 8,3% 2010 1698 142 55 87 7,4% 2011 1637 122 46 76 Tabella 3 - POPOLAZIONE RESIDENTE STRANIERA TOTALE E PER SESSO.

Nel dettaglio la tabella 3 mostra come i residenti stranieri siano in progressivo e costante aumento dal 2003 al 2010, passando dal 4,2% rispetto alla popolazione totale ad un 8,3% ed a fronte di un calo generale della popolazione residente; da segnalare che nel 2011 si è però registrato un leggero calo di presenze straniere (7,4% rispetto all’8,3% del 2010).

16 1800 1700 1600 1500 1400 1300 1200 Popolazione residente totale 1100 1745 1729 1713 1725 1699 Popolazione1711 1707 1698 1637 residente 1000 italiana 900 Serie3 800 Popolazione residente straniera 700 Serie2 600 500 400 300 200 100 0 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

Figura 2 – POPOLAZIONE RESIDENTE TOTALE, STRANIERA ED ITALIANA A CONFRONTO.

La tabella 4 esprime il numero di abitanti, italiani e stranieri, per classi di età.

SAN CASCIANO DEI BAGNI

Italiani Stranieri Totale Età Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale 0-9 anni 50 35 85 4 6 10 54 41 95 10-19 anni 47 47 94 6 5 11 53 52 105 20-29 anni 76 62 138 7 10 17 83 72 155 30-39 anni 65 81 146 10 21 31 75 102 177 40-49 anni 105 87 192 5 17 22 110 104 214 50-59 anni 116 121 237 6 10 16 122 131 253 60-69 anni 131 108 239 5 4 9 136 112 248 70-79 anni 100 108 208 3 3 6 103 111 214 80-89 anni 55 95 150 ------55 95 150 90-99 anni 8 17 25 ------8 17 25 100 anni e 1 -- 1 ------1 -- 1 più TOTALE 754 761 1515 46 76 122 800 837 1637 Tabella 4 – CLASSI DI ETA’ E NUMERO DI ABITANTI.

Dall’analisi della tabella si evince che i residenti italiani ricadono perlopiù nella fascia di età tra i 60 e i 69 anni (239 abitanti) seguiti da 237 abitanti tra i 50 e i 59 anni. Gli stranieri invece risultano essere più giovani, con 31 abitanti di età compresa tra i 30 ed i 39 anni e nessun abitante con età maggiore agli 80 anni. La cosiddetta “piramide dell’età” mostra dettagliatamente la distribuzione per fasce di età degli abitanti di S. Casciano dei Bagni.

17 100 anni e più

90-99 anni

80-89 anni

70-79 anni

60-69 anni Femmine 50-59 anni Maschi 40-49 anni

30-39 anni

20-29 anni

10-19 anni

0-9 anni

150 100 50 0 50 100 150 Numero abitanti

Figura 3 – PIRAMIDE DELL’ETA’ DELLA POPOLAZIONE TOTALE MASCHILE E FEMMINILE.

Complessivamente la popolazione residente ricade perlopiù tra i 50 ed i 69 anni e gli anziani sono presenti in numero più elevato rispetto ai minorenni. Per quanto riguarda le località di residenza, la tabella sottostante indica per ogni località del territorio comunale il numero di residenti effettivi dal 1971 al 2001.

SAN CASCIANO DEI BAGNI

Località 1971 1981 1991 2001 v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % San Casciano dei Bagni 615 25 648 30,2 600 30,3 584 33,5

Celle sul Rigo 456 18,5 482 22,5 466 23,6 376 21,6

Palazzone 238 9,7 305 14,2 333 16,9 310 17,8 Poggetto

Ponte al Rigo 54 2,2 39 1,8 66 3,3 70 4,0

Fighine 23 0,9 16 0,8 12 0,6 6 0,3

Stabbiano 70 2,8 93 4,3 26 1,3 82 4,7

Sasso 36 1,5 34 1,6 29 1,5 18 1,0

Case sparse 969 39,4 529 24,6 445 22,5 298 17,1

Totale 2.461 100 2.146 100 1.977 100 1.745 100

Tabella 5 - POPOLAZIONE RESIDENTE NEI SINGOLI CENTRI, NUCLEI E CASE SPARSE: valori assoluti e percentuali. Non sono ancora disponibili i dati relativi al 15° Censimento della Popolazione ISTAT 2011.

18 Nel 1971 una cospicua parte della popolazione residente abitava nelle cosiddette case sparse, cioè nel territorio extraurbano (969 persone pari al 39,4%); un’altra consistente parte viveva nel centro urbano di S. Casciano dei Bagni (615 abitanti pari al 25%), seguito da Celle sul Rigo (456, 18,5%) e Palazzone (238, 9,7%). Con il passare degli anni la situazione è nettamente cambiata. Nel 2001 la parte più consistente della popolazione residente si è concentrata nel centro di S. Casciano (584 pari al 33,5%), a Celle sul Rigo (376, pari a 21,6%) e a Palazzone (310 pari al 17,8%), mentre nel territorio rurale risiedono 298 abitanti pari al 17,1% (a fronte dei 969 abitanti di 30 anni prima). Chiaramente dovrà essere attentamente valutata la presenza nel territorio extraurbano di popolazione non residente e legata all’uso delle seconde case.

La Tabella sottostante indica il numero di abitanti residenti in famiglia o in convivenza.

SAN CASCIANO DEI BAGNI 2001 2011

N° POPOLAZI MEDIO POPOLA POPOLAZI N° MEDIO POPOLAZI POPOLA ONE POPOLAZI N° DI ZIONE N° ONE DI ONE ZIONE RESIDENT ONE DI COMPO RESIDEN FAMIG RESIDENT COMPONE RESIDENT RESIDEN E IN RESIDENT FAMIG NENTI TE IN LIE E IN NTI PER E IN TE CONVIVEN E LIE PER CONVIVE FAMIGLIA FAMIGLIA FAMIGLIA ZA FAMIGLI NZA A 1.745 738 1.745 2,3 0 1.649 736 1.649 2,2 0 Tabella 6 – POPOLAZIONE RESIDENTE IN FAMIGLIA/CONVIVENZA, NUMERO DI FAMIGLIE E COMPONENTI PER FAMIGLIA.

Al 2011 risultano 1.649 persone residenti in famiglia per un totale di 736 famiglie con un numero medio di componenti per famiglia pari a 2,2, valore leggermente inferiore al 2001 con 738 famiglie e un numero medio di componenti di 2,3 persone per famiglie. In dieci anni, quindi, il numero di famiglie è rimasto pressoché invariato così come il numero medio di abitanti per famiglia.

La Tabella 7 indica la popolazione attiva e non attiva. Per “attiva” si intende la popolazione in condizione professionale, cioè sia occupati che disoccupati e la popolazione in cerca di prima occupazione. Per “non attiva” si intende il resto della popolazione costituito da casalinghe, studenti, ritirati dal lavoro, popolazione in età inferiore a 14 anni ed altri.

SAN CASCIANO DEI BAGNI 1971 1981 1991 2001 ATTIVA NON ATTIVA NON ATTIVA NON ATTIVA NON ATTIVA ATTIVA ATTIVA ATTIVA 905 1.155 875 1.271 803 1.174 651 1.094 Tabella 7 – POPOLAZIONE RESIDENTE ATTIVA E NON ATTIVA.

Come si evince dalla Tabella solo 651 abitanti risultano classificati come attivi (su un totale di 1741 abitanti).

Nella Tabella sottostante sono specificati in dettaglio i rami delle attività economiche nei quali lavorano i residenti attivi. Il 15° Censimento delle popolazioni ISTAT non offre ancora questi

19 dati, quindi quelli esplicitati nella Tabella fanno riferimento al 2001 (14° Censimento della popolazione ISTAT).

SAN CASCIANO DEI BAGNI Agricoltura, caccia e silvicoltura 115 Pesca, piscicoltura e servizi connessi 2 Estrazione di minerali 8 Attività manufatturiere 98 Produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua 5 Costruzioni 81 Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di 92 autoveicoli, motocicli e di beni personali e per la casa Alberghi e ristoranti 76 Trasporti, magazzinaggio, e comunicazioni 13 Intermediazione monetaria e finanziaria 18 Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, altre 19 attività professionali e imprenditoriali Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale 45 obbligatoria Istruzione 22 Sanità e altri servizi sociali 22 Altri servizi pubblici, sociali e personali 22 Servizi domestici presso famiglie e convivenze 13 Organizzazioni ed organismi extraterritoriali -- TOTALE 651 Tabella 8 – POPOLAZIONE RESIDENTE ATTIVA PER RAMO DI ATTIVITA’ ECONOMICA.

Al 2001 la maggior parte degli occupati lavora nel settore dell’agricoltura, caccia e selvicoltura (115), seguiti dagli occupati nel settore del manufatturiero (98), Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli, motocicli e di beni personali e per la casa (92), Costruzioni (81), alberghi e ristoranti (76).

La Camera di Commercio nel 2010 ha registrato nel territorio comunale 225 imprese così suddivise:

SAN CASCIANO DEI BAGNI Agricoltura, caccia e silvicoltura 91 Pesca, piscicoltura e servizi connessi 0 Estrazione di minerali 0 Attività manufatturiere 11 Produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua 0 Costruzioni 41 Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di 39 autoveicoli, motocicli e di beni personali e per la casa Alberghi e ristoranti 18 Trasporti, magazzinaggio, e comunicazioni 5 Intermediazione monetaria e finanziaria 0 Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, altre 7 attività professionali e imprenditoriali Istruzione - Sanità e altri servizi sociali 1 Altri servizi pubblici, sociali e personali 8 Imprese non classificate 4

20 TOTALE 225 Tabella 9 – IMPRESE REGISTRATE E SEZIONE DI ATTIVITA’ ECONOMICA (FONTE: CAMENRA DI COMMERCIO, 2010).

Confrontando la tabella 8 e la 9 si evince che nell’arco di dieci anni l’attività preminente rimane quella dell’agricoltura/caccia/selvicoltura, seguita dai settori costruzioni, commercio all’ingrosso/dettaglio e manifatturiero.

2.3. Salute umana

L'esposizione alle sostanze nocive presenti nell'aria, nell'acqua, nel suolo o nel cibo è un forte elemento di rischio per la salute umana: secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), infatti, i fattori ambientali sono responsabili del 24% di anni di vita in salute persi, del 23% di tutte le morti premature e del 36% delle morti fra i bambini di 0-14 anni di età (approccio adottato: global burden of disease). (ARS Toscana – Agenzia Regionale di Sanità)

Una delle criticità ambientali maggiormente monitorate e studiate in Toscana è quella relativa alle emissioni naturali o antropiche di origini geotermiche: (acido solfidrico; ammoniaca; arsenico; boro; mercurio; radon).

A tal proposito la fonte principale di reperimento dati risulta il portale gestito dalla ARS Toscana: “geotermia e salute in Toscana”.

2.3.1 Lo stato di salute delle popolazioni residenti nelle aree geotermiche L'Italia è stato il primo paese al mondo a sfruttare la risorsa geotermica per la produzione di energia elettrica: l’impianto di Larderello, in provincia di Pisa, fu costruito nel 1913. Questa attività produttiva si concentra in Toscana dove si trovano 32 centrali, di cui 28 nell'area geotermica cosiddetta “tradizionale”, sviluppata intorno alla zona di Larderello, - Travale e nella Val di Cornia (Area geotermica Nord) e 4 nell'area amiatina senese e grossetana, situata nella parte meridionale della regione (Area geotermica Sud) Aziende insalubri, siti contaminati, rumore e altro ancora rappresentano il terreno di intervento per prevenire impatti negativi delle attività umane sull’ambiente e sulla salute umana, con azioni basate su un approccio fondato sulla conoscenza scientifica e del territorio. (fonte: ARS Toscana: “geotermia e salute in Toscana”).

Nell’area geotermica Sud sono ricompresi 8 Comuni tra i quali anche San Casciano dei Bagni.

Nell’anno 2007 è stato affidato alla Agenzia Regionale di Sanità della Toscana uno studio epidemiologico allo scopo di valutare lo stato di salute delle popolazioni residenti nelle aree geotermiche, i cui risultati sono stati esposti nell’ottobre del 2008.

Nell’ottobre 2012 sono stati esposti alcuni “Approfondimenti dello studio ARS-CNR” pubblicati sul supplemento al numero di settembre-ottobre 2012 di Epidemiologia & Prevenzione. I risultati sono ancora in linea con l'ipotesi che le emissioni geotermiche abbiano un ruolo del tutto marginale o assente negli eccessi delle malattie, ma non consentono di ridurre l'attenzione, la sorveglianza e gli interventi, soprattutto nell'area geotermica amiatina.

Nello stesso periodo sono stati aggiornati i dati epidemiologici del 2008 con conseguente aggiornamento dei dati di mortalità e ospedalizzazione. In tale studio si evidenziano:

21 • maggiori cambiamenti nell’ospedalizzazione rispetto alla mortalità • conferma delle principali criticità già emerse nei maschi dell’Area Sud (tutte le cause, tumore dello stomaco, polmone e fegato, e malattie respiratorie), ma si conferma anche il difetto di tumori e tumore del polmone nei maschi dell’Area Nord • scomparsa di alcuni eccessi (osp. tumori ematolinfopoietici F-Area Nord; m. neurologiche M-Area Sud) e ne compaiono altri (osp. cardiovascolari M e F – Area Sud) • conferma del problema dell’ospedalizzazione per insufficienza renale

E’ stato infine prodotto uno studio sugli stili di vita nelle aree geotermiche dal quale sono emerse le seguenti considerazioni: • Il confronto tra la popolazione residente nei comuni delle due aree geotermiche e quella dell’area non geotermica compresa entro 50 chilometri dall’area geotermica, non rivela differenze rilevanti rispetto alle caratteristiche socio-demografiche e agli stili di vita (fumo, alcol, dieta, attività fisica) • Rispetto all’approvvigionamento di acqua potabile nell’area amiatina si preferisce l’acqua dell’acquedotto rispetto a quella commerciale, scelta dalla maggioranza degli abitanti dell’area geotermica pisana e dei comuni non geotermici; relativamente al gusto nell’area dell’Amiata quasi il 12% dichiara per niente soddisfatto, che scende al 6-7% nelle altre due aree • Dal punto di vista dell’ambiente, la maggioranza assoluta (sempre oltre l’86%) degli abitanti di tutte le aree, geotermiche e non geotermiche, apprezzano l’opportunità di vivere in un territorio sostanzialmente sano. In tutte le aree i problemi ambientali sono attribuiti soprattutto ad attività industriali, al traffico o a discariche e solo poco più del 5% di tutto il campione di chi risiede in aree geotermiche li imputa agli impianti geotermici • La qualità dell’aria respirata è giudicata positivamente da oltre l’80% dei rispondenti in tutte le aree. I più critici per l’odore e la salubrità sono i residenti dei comuni non geotermici, seguiti da quelli dell’Amiata e dell’area pisana • Una quota maggioritaria non sa esprimersi sui possibili effetti degli impianti geotermici sulla salute o ritiene che l’effetto sia trascurabile o nullo. La preoccupazione maggiore è avvertita dai residenti dell’area amiatina, con quasi uno su quattro che pensa che gli impianti geotermici possano avere un effetto decisamente dannoso sulla salute

Nel maggio del 2013 è stato presentato un ulteriore aggiornamento allo studio sulla salute nelle aree geotermiche toscane che ha evidenziato:

• Metodo descrittivo per indizi ha limiti oggettivi • L’area geotermica amiatina ha problemi sanitari maggiori rispetto a quella nord • Le criticità sanitarie dell’Area Sud sono polarizzate principalmente sui maschi • I maschi dell’Area Sud risultano in eccesso di mortalità costantemente dal 1971 • Tipologie di patologie in eccesso (tumore dello stomaco, fegato, pneumoconiosi, polmoniti) • Gli indizi rilevati fanno ipotizzare che le cause delle criticità sanitarie riscontrate nelle aree geotermiche, in particolare in quella amiatina, siano prevalentemente riconducibili a fattori occupazionali, stili di vita, fattori genetici, ad altri fattori ambientali, piuttosto che alle emissioni geotermiche.

2.3.2 Aggiornamento dei dati di mortalità e ospedalizzazione - maggio 2013 Si riporta di seguito la scheda relativa all’aggiornamento dei dati di mortalità e ospedalizzazione - maggio 2013 reperibile sul portale “geotermia e salute” (https://www.ars.toscana.it/it/geotermia-e-salute/area-geotermica-sud.html)

22

L’area geotermica amiatina, denominata Area geotermica Sud, è costituita da 8 comuni: , , , Arcidosso, Castel del Piano, Roccalbegna, Santa Fiora, San Casciano dei Bagni. La popolazione residente nel 2012 è di 26.228 soggetti, in diminuzione del 2% rispetto al 2000, in controtendenza rispetto all’incremento del 4% dei comuni limitrofi e della regione. L’invecchiamento della popolazione di questa area è evidente e documentato dalla rilevante proporzione di ultra65enni, sia nei maschi (24%) che nelle femmine (32%), maggiore del già elevato valore regionale (21% e 26%, rispettivamente).

Mortalità Nel periodo dal 1971 al 2009, i tassi di mortalità generale standardizzati per età (TSM) sono in progressiva diminuzione in entrambi i generi nell’Area geotermica Sud, analogamente a quanto accade per l’Area geotermica Nord, l’Area geotermica Totale e la Regione Toscana (grafici 1 e 2).

23

In entrambi i generi, dal 1971 i TSM dei residenti nell’Area geotermica Sud risultano sempre più elevati di quelli toscani. La tabella dei risultati dell’analisi di mortalità (vedi pagina seguente) riporta per ciascuna della 60 cause esaminate per il periodo 2000-2009, il numero di decessi osservati, quelli attesi in base alla mortalità nei comuni limitrofi, la differenza tra osservati ed attesi, i rapporti standardizzati di mortalità (SMR) ed i relativi intervalli di confidenza al 95%. Nel periodo 2000-2009, nell’Area geotermica Sud si sono verificati 3.961 decessi per tutte le cause, a fronte 3.763 attesi. Si tratta di 198 decessi in più in dieci anni, di cui 178 in più tra i maschi e 20 in più tra le femmine. L’eccesso di mortalità generale è significativo solo nei maschi ed è dell’ordine del 10%. L’eccesso è significativo sia negli ultra65enni, che nei 35-64enni. Al contrario, nelle femmine la mortalità è sostanzialmente in linea con l’atteso (+ 1%). Considerando le singole cause di mortalità, nel periodo 2000-2009, nei maschi è presente un eccesso significativo di decessi per tumori del 17%, equivalente a 99 decessi in più in 10 anni. Tra le sedi tumorali, gli eccessi sono statisticamente significativi per il tumore dello stomaco (+ 42%), del fegato (+ 42%) ed ai limiti della significatività per quello del polmone (+ 12%). Nei maschi, ma non nelle femmine, si rileva un eccesso significativo di decessi per le malattie dell’apparato respiratorio (+ 28%), in particolare per polmoniti e pneumoconiosi, per le malattie infettive, in particolare per la tubercolosi. Tra le femmine, invece, si rileva un eccesso significativo di decessi per le malattie respiratorie acute (+ 40%), tra cui le polmoniti, per quelle dell’apparato digerente (+ 44%), tra cui la cirrosi epatica. In entrambi i generi, si rileva un eccesso di mortalità per traumatismi e sintomi e stati mal definiti. Solo nelle femmine sono da segnalare, invece, difetti significativi di mortalità per malattie dell’apparato circolatorio, in particolare per le malattie ischemiche cardiache e cerebrovascolari. Rispetto all’analisi precedente, riferita al periodo 2000-2006, sia nei maschi che nelle femmine, non si rilevano variazioni nei risultati.

24 Geotermia e salute in Toscana

Analisi di mortalità: osservati (OSS), attesi (ATT), differenza tra osservati e attesi (OSS-ATT), rapporti di mortalità standardizzati per età (SMR) e intervalli di confidenza inferiori e superiori al 95% (IC95%). Anni 2000-2009. Sono evidenziati in rosso gli eccessi significativi, in verde i difetti significativi.

Area geotermica Sud Maschi Femmine Patologia ICD-9 OSS ATT OSS-ATT SMR % IC95% OSS ATT OSS-ATT SMR % IC95% Tutte le cause 0-999 1970 1791,7 178,3 110,0 105,1-114,9 1991 1971,0 20,0 101,0 96,6-105,6 Malattie infettive e parassitarie 001-139 18 8,4 9,6 213,1 126,2-336,8 9 9,1 -0,1 99,0 45,2-188,0 Tubercolosi 010-018 6 1,1 4,9 543,0 198,3-1182,0 <3 - - - - Epatite virale 070 <3 - - - - 0 - - - - Tutti i tumori 140-239 696 597,0 99,0 116,6 108,1-125,6 449 448,4 0,6 100,1 91,1-109,8 Tumori delle labbra, della cavità orale, della faringe 140-149 14 10,5 3,5 133,8 73,1-224,5 3 4,6 -1,6 65,2 13,1-190,5 Tumori dell’esofago 150 11 8,3 2,7 132,9 66,2-237,8 5 2,9 2,1 169,7 54,7-395,9 Tumori dello stomaco 151 76 53,4 22,6 142,4 112,2-178,3 49 41,0 8,0 119,6 88,5-158,1 Tumori del colon 153 49 49,7 -0,7 98,5 72,9-130,3 34 45,0 -11,0 75,6 52,3-105,6 Tumori del retto 154 23 16,4 6,6 140,5 89,1-210,9 12 13,9 -1,9 86,6 44,7-151,3 Tumori del fegato, della colecisti e dei dotti biliari 155-156 55 37,8 17,2 145,4 109,5-189,3 30 30,3 -0,3 99,1 66,9-141,5 Tumori del pancreas 157 30 28,2 1,8 106,5 71,8-152,0 30 30,6 -0,6 98,1 66,2-140,1 Tumori della laringe 161 10 9,0 1,0 110,9 53,1-203,9 <3 - - - - Tumori della trachea, dei bronchi e del polmone 162 168 149,9 18,1 112,1 95,8-130,4 40 35,9 4,1 111,3 79,5-151,6 Tumori della pleura 163 3 3,9 -0,9 76,9 15,5-224,6 0 - - - - Tumori del connettivo e di altri tessuti molli 171 <3 - - - - 4 1,9 2,1 207,8 55,9-532,0 Melanoma della cute 172 3 5,7 -2,7 52,4 10,5-153,0 5 5,2 -0,2 95,5 30,8-222,8 Tumori della mammella 174-175 3 0,7 2,3 450,0 90,5-1314,7 53 60,7 -7,7 87,3 65,4-114,2 Tumori dell’utero 179-180,182 0 - - - - 14 17,7 -3,7 79,3 43,3-133,0 Tumori dell’ovaio e di altri annessi uterini 183 0 - - - - 23 22,1 0,9 104,0 65,9-156,1 Tumori della prostata 185 63 53,2 9,8 118,4 91,0-151,5 0 - - - - Tumori del testicolo 186 <3 - - - - 0 - - - - Tumori della vescica 188 38 29,8 8,2 127,7 90,4-175,3 10 8,4 1,6 118,6 56,8-218,2 Tumori del rene e di altri non specificati organi urinari 189 18 16,3 1,7 110,3 65,3-174,3 12 10,3 1,7 116,5 60,1-203,5 Tumori del sistema nervoso 191-192, 225, 239.6 17 16,4 0,6 103,8 60,5-166,3 21 15,7 5,3 133,6 82,7-204,2 Tumori del tessuto linfoematopoietico 200-208 37 45,3 -8,3 81,7 57,5-112,6 40 42,6 -2,6 93,9 67,1-127,9 Linfomi non Hodgkin 200, 202 13 15,4 -2,4 84,4 44,9-144,4 14 14,7 -0,7 95,5 52,2-160,2 Malattia di Hodgkin 201 0 - - - - 0 - - - - Mieloma multiplo e neoplasie immunoproliferative 203 10 9,8 0,2 101,6 48,7-186,9 11 10,2 0,8 107,8 53,7-192,9 Leucemie 204-208 14 19,3 -5,3 72,4 39,6-121,5 15 16,6 -1,6 90,2 50,5-148,8 Leucemia linfoide (acuta e cronica) 204 <3 - - - - 8 5,3 2,7 149,8 64,5-295,2 Leucemia mieloide (acuta e cronica) 205 7 7,9 -0,9 88,7 35,5-182,7 3 7,5 -4,5 39,8 8,0-116,4 Diabete mellito 250 38 40,0 -2,0 95,0 67,2-130,4 58 62,0 -4,0 93,6 71,0-120,9 Demenze 290,331.0-331.2 30 40,2 -10,2 74,7 50,4-106,6 82 92,3 -10,3 88,8 70,6-110,2 Malattie del sistema nervoso e degli organi di senso 320-389 52 51,4 0,6 101,2 75,6-132,7 68 73,4 -5,4 92,6 71,9-117,4 Morbo di Parkinson 332 19 14,4 4,6 132,3 79,6-206,7 12 15,2 -3,2 79,0 40,8-138,1 Malattie del motoneurone 335.2 6 4,5 1,5 132,1 48,2-287,6 4 4,2 -0,2 96,0 25,8-245,8 Sclerosi multipla 340 0 - - - - <3 - - - - Epilessie 345 <3 - - - - 0 - - - - Neuropatie tossiche e infiammatorie non specificate 357.9 0 - - - - 0 - - - - Malattie del sistema circolatorio 390-459 665 687,4 -22,4 96,7 89,5-104,4 856 954,8 -98,8 89,7 83,7-95,9 Malattia ipertensiva 401-405 27 29,8 -2,8 90,7 59,7-131,9 70 60,6 9,4 115,6 90,1-146,0 Malattie ischemiche del cuore 410-414 205 233,2 -28,2 87,9 76,3-100,8 180 235,7 -55,7 76,4 65,6-88,4 Infarto miocardico acuto della parete enterolaterale 410 91 102,5 -11,5 88,8 71,5-109,0 78 90,5 -12,5 86,2 68,2-107,6 Disturbi circolatori dell’encefalo 430-438 183 197,3 -14,3 92,7 79,8-107,2 254 314,8 -60,8 80,7 71,1-91,2 Malattie dell’apparato respiratorio 460-519 186 145,1 40,9 128,1 110,4-147,9 115 104,0 11,0 110,5 91,3-132,7 Malattie respiratorie acute 460-466,480-487 46 34,6 11,4 132,8 97,2-177,1 56 40,1 15,9 139,7 105,5-181,5 Polmonite 480-486 41 31,4 9,6 130,5 93,7-177,1 42 33,6 8,4 125,1 90,2-169,1 Malattie polmonari croniche ostruttive 490-496 67 70,7 -3,7 94,8 73,5-120,4 35 41,2 -6,2 84,9 59,1-118,1 Broncopneumopatie croniche ostruttive 490-492, 494, 496 66 69,1 -3,1 95,5 73,9-121,5 32 37,7 -5,7 84,8 58,0-119,7 Asma 493 <3 - - - - 3 3,5 -0,5 86,4 17,4-252,5 Pneumoconiosi 500-505 46 14,7 31,3 313,2 229,3-417,8 <3 - - - - Malattie dell’apparato digerente 520-579 80 68,7 11,3 116,5 92,3-144,9 111 77,1 33,9 144,0 118,5-173,5 Malattia epatica cronica e cirrosi 571 33 25,8 7,2 127,9 88,1-179,7 31 20,8 10,2 148,8 101,1-211,3 Malattie del sistema genitourinario 580-629 28 30,4 -2,4 92,0 61,1-133,0 37 35,1 1,9 105,5 74,2-145,4 Nefrosi 581-583 <3 - - - - 0 - - - - Insufficienza renale acuta e cronica 584-585 21 17,6 3,4 119,5 73,9-182,7 22 20,7 1,3 106,3 66,6-161,0 Malformazioni congenite 740-759 4 2,2 1,8 178,7 48,1-457,4 5 2,5 2,5 198,8 64,1-463,8 Sintomi, segni e stati morbosi mal definiti 780 31 19,2 11,8 161,7 109,9-229,6 93 43,3 49,7 214,7 173,3-263,1 Traumatismi e avvelenamenti 800 110 85,2 24,8 129,1 106,1-155,6 76 56,9 19,1 133,6 105,2-167,2

25 Ospedalizzazione per primo ricovero La tabella (vedi pagina seguente) con i risultati dell’analisi di primo ricovero riporta per ciascuna della 60 cause esaminate per il periodo 2007-2009, i casi osservati di ospedalizzazione per primo ricovero, quelli attesi in base all’ospedalizzazione dei residenti nei comuni limitrofi, la differenza tra osservati ed attesi, i rapporti standardizzati di ospedalizzazione (SHR) ed i relativi intervalli di confidenza al 95%. I risultati delle analisi sui ricoverati nel triennio 2007-2009 mostrano un eccesso di ospedalizzazione generale sia nei maschi che nelle femmine. Nei maschi si conferma buona parte delle criticità emerse dall’analisi di mortalità. Solo nei maschi, infatti, si rilevano eccessi significativi di ricoverati per tumori, tra cui per quello dello stomaco e del fegato, cui si aggiunge anche un eccesso per il tumore del colon. Sempre nei maschi si confermano gli eccessi di ricoverati per le malattie respiratorie acute, in particolare polmonite, e per quelle croniche, come le broncopneumopatie cronico-ostruttive. Rispetto alla mortalità, nei maschi compaiono eccessi anche per le malattie dell’apparato circolatorio, tra cui la malattia ipertensiva, dell’apparato genitourinario e digerente, tra cui, in particolare, la cirrosi epatica. Nelle femmine si evidenziano eccessi di ricoverati per le malattie croniche dell’apparato respiratorio e si confermano quelli rilevati nella mortalità relativi all’apparato digerente. Compaiono inoltre eccessi di ricoverati per demenze e tumori, tra cui quello del pancreas e del sistema nervoso. Rispetto all’analisi precedente, riferita al periodo 2004-2006, nei maschi si rilevano alcuni eccessi significativi in più, tra cui quelli per tumori, in particolare quello del colon, per malattie cardiovascolari e dell’apparato digerente, mentre scompaiono gli eccessi per demenze e malattia di Parkinson. Tra le femmine, compaiono nuovi eccessi di ospedalizzazione per tumore, in particolare per quello del pancreas, per malattie dell’apparato digerente e per demenze. Sempre tra le femmine, scompaiono invece gli eccessi di ospedalizzazione per tumore dello stomaco e dell’esofago, e i difetti di ospedalizzazione per malattie infettive e del sistema cardiocircolatorio.

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Geotermia e salute in Toscana

Analisi di primo ricovero: osservati (OSS), attesi (ATT), differenza tra osservati e attesi (OSS-ATT), rapporti di primo ricovero standardizzati per età (SHR) e intervalli di confidenza inferiori e superiori al 95% (IC95%). Anni 2007-2009. Sono evidenziati in rosso gli eccessi significativi, in verde i difetti significativi.

Area geotermica Sud Maschi Femmine Patologia ICD-9 OSS ATT OSS-ATT SHR % IC95% OSS ATT OSS-ATT SHR % IC95% Tutte le cause 0-999 1480 1352,8 127,2 109,4 103,9-115,1 1739 1637,6 101,4 106,2 101,3-111,3 Malattie infettive e parassitarie 001-139 76 80,1 -4,1 94,9 74,8-118,8 80 69,9 10,1 114,4 90,7-142,4 Tubercolosi 010-018 4 3,2 0,8 123,6 33,3-316,4 3 2,8 0,2 106,1 21,3-310,1 Epatite virale 070 14 11,9 2,1 117,7 64,3-197,6 6 7,1 -1,1 84,9 31,0-184,8 Tutti i tumori 140-239 407 362,1 44,9 112,4 101,7-123,9 448 399,8 48,2 112,1 101,9-122,9 Tumori delle labbra, della cavità orale, della faringe 140-149 12 8,0 4,0 150,5 77,7-262,9 <3 - - - - Tumori dell’esofago 150 <3 - - - - 0 - - - - Tumori dello stomaco 151 28 18,2 9,8 154,1 102,4-222,7 18 13,6 4,4 132,7 78,6-209,7 Tumori del colon 153 47 34,5 12,5 136,4 100,2-181,4 32 29,3 2,7 109,2 74,7-154,2 Tumori del retto 154 27 20,9 6,1 129,2 85,1-188,0 13 14,3 -1,3 90,8 48,3-155,4 Tumori del fegato, della colecisti e dei dotti biliari 155-156 27 15,3 11,7 176,6 116,3-256,9 15 9,5 5,5 158,5 88,6-261,4 Tumori del pancreas 157 13 9,1 3,9 142,2 75,6-243,1 17 9,6 7,4 177,9 103,6-284,9 Tumori della laringe 161 5 7,1 -2,1 70,4 22,7-164,3 <3 - - - - Tumori della trachea, dei bronchi e del polmone 162 50 39,2 10,8 127,7 94,7-168,3 21 13,7 7,3 153,2 94,8-234,2 Tumori della pleura 163 3 1,5 1,5 201,6 40,5-588,9 <3 - - - - Tumori del connettivo e di altri tessuti molli 171 <3 - - - - 3 1,8 1,2 166,3 33,4-485,8 Melanoma della cute 172 7 5,5 1,5 127,7 51,2-263,2 <3 - - - - Tumori della mammella 174-175 0 - - - - 77 74,6 2,4 103,3 81,5-129,1 Tumori dell’utero 179-180,182 0 - - - - 11 14,2 -3,2 77,5 38,6-138,7 Tumori dell’ovaio e di altri annessi uterini 183 0 - - - - 7 9,3 -2,3 75,3 30,2-155,2 Tumori della prostata 185 48 46,1 1,9 104,1 76,7-138,0 0 - - - - Tumori del testicolo 186 <3 - - - - 0 - - - - Tumori della vescica 188 30 41,0 -11,0 73,2 49,4-104,5 16 12,0 4,0 133,6 76,3-217,0 Tumori del rene e di altri non specificati organi urinari 189 12 17,8 -5,8 67,5 34,8-117,9 14 8,8 5,2 159,5 87,1-267,7 Tumori del sistema nervoso 191-192, 225, 239.6 12 10,3 1,7 116,0 59,9-202,6 21 11,8 9,2 178,3 110,3-272,6 Tumori del tessuto linfoematopoietico 200-208 20 24,2 -4,2 82,5 50,4-127,4 22 21,0 1,0 104,5 65,5-158,3 Linfomi non Hodgkin 200, 202 10 11,1 -1,1 90,1 43,1-165,7 9 9,5 -0,5 94,8 43,2-179,9 Malattia di Hodgkin 201 3 1,7 1,3 174,8 35,1-510,8 0 - - - - Mieloma multiplo e neoplasie immunoproliferative 203 5 5,3 -0,3 93,9 30,3-219,1 4 4,4 -0,4 91,4 24,6-233,9 Leucemie 204-208 3 8,0 -5,0 37,4 7,5-109,3 10 6,5 3,5 154,5 73,9-284,1 Leucemia linfoide (acuta e cronica) 204 <3 - - - - 3 2,3 0,7 128,1 25,8-374,2 Leucemia mieloide (acuta e cronica) 205 <3 - - - - 6 4,0 2,0 150,3 54,9-327,1 Diabete mellito 250 25 18,3 6,7 136,8 88,5-201,9 24 17,2 6,8 139,5 89,4-207,6 Demenze 290,331.0-331.2 15 10,4 4,6 143,7 80,4-237,0 25 14,8 10,2 168,6 109,1-248,9 Malattie del sistema nervoso e degli organi di senso 320-389 142 164,4 -22,4 86,4 72,7-101,8 176 180,6 -4,6 97,5 83,6-113,0 Morbo di Parkinson 332 8 4,8 3,2 165,1 71,1-325,4 <3 - - - - Malattie del motoneurone 335.2 <3 - - - - 0 - - - - Sclerosi multipla 340 <3 - - - - 4 5,6 -1,6 71,8 19,3-183,9 Epilessie 345 14 14,1 -0,1 99,3 54,3-166,7 10 13,3 -3,3 75,1 35,9-138,1 Neuropatie tossiche e infiammatorie non specificate 357.9 0 - - - - 0 - - - - Malattie del sistema circolatorio 390-459 591 519,1 71,9 113,8 104,9-123,4 535 501,3 33,7 106,7 97,9-116,2 Malattia ipertensiva 401-405 44 19,6 24,4 224,0 162,7-300,7 25 24,2 0,8 103,2 66,8-152,4 Malattie ischemiche del cuore 410-414 181 164,6 16,4 110,0 94,5-127,2 94 106,1 -12,1 88,6 71,6-108,4 Infarto miocardico acuto della parete enterolaterale 410 101 97,3 3,7 103,8 84,6-126,1 64 70,3 -6,3 91,1 70,1-116,3 Disturbi circolatori dell’encefalo 430-438 188 174,4 13,6 107,8 92,9-124,4 216 197,9 18,1 109,2 95,1-124,7 Malattie dell’apparato respiratorio 460-519 366 337,1 28,9 108,6 97,7-120,3 291 280,1 10,9 103,9 92,3-116,5 Malattie respiratorie acute 460-466,480-487 143 114,0 29,0 125,4 105,7-147,7 101 91,1 9,9 110,8 90,3-134,7 Polmonite 480-486 126 91,6 34,4 137,6 114,6-163,9 84 69,0 15,0 121,8 97,2-150,8 Malattie polmonari croniche ostruttive 490-496 73 37,8 35,2 193,2 151,4-242,9 61 30,7 30,3 199,0 152,2-255,6 Broncopneumopatie croniche ostruttive 490-492, 494, 496 67 32,2 34,8 208,3 161,4-264,5 54 25,5 28,5 211,7 159,0-276,2 Asma 493 6 6,0 0,0 100,7 36,8-219,1 8 5,9 2,1 136,2 58,7-268,4 Pneumoconiosi 500-505 <3 - - - - 0 - - - - Malattie dell’apparato digerente 520-579 531 475,9 55,1 111,6 102,3-121,5 422 376,8 45,2 112,0 101,6-123,2 Malattia epatica cronica e cirrosi 571 37 21,1 15,9 175,0 123,2-241,2 17 15,5 1,5 109,5 63,7-175,3 Malattie del sistema genitourinario 580-629 282 245,8 36,2 114,7 101,7-128,9 313 336,0 -23,0 93,2 83,1-104,1 Nefrosi 581-583 3 4,7 -1,7 63,8 12,8-186,3 5 3,1 1,9 159,9 51,5-373,1 Insufficienza renale acuta e cronica 584-585 59 47,2 11,8 125,1 95,2-161,3 53 42,4 10,6 124,9 93,6-163,4 Malformazioni congenite 740-759 42 47,6 -5,6 88,3 63,6-119,3 31 35,0 -4,0 88,6 60,2-125,7 Sintomi, segni e stati morbosi mal definiti 780 166 160,3 5,7 103,5 88,4-120,5 176 160,8 15,2 109,5 93,9-126,9 Traumatismi e avvelenamenti 800 369 342,1 26,9 107,9 97,1-119,4 362 352,3 9,7 102,8 92,4-113,9

27 Commento dei dati Rispetto ai dati delle precedenti pubblicazioni (Primo Rapporto ARS-CNR del 2010; Supplemento Epidemiologia & Prevenzione del 2012), l’aggiornamento delle analisi con ulteriori tre anni di osservazioni, sia per la mortalità che per l’ospedalizzazione, conferma le criticità degli indicatori di salute rilevati nell’Area geotermica Sud rispetto alla popolazione residente nei comuni limitrofi. Rispetto alla precedente analisi, l’eccesso di mortalità generale evidente nei soli maschi, è ancora presente, anche se in leggera flessione (da + 13% del periodo 2000-2006 a + 10% del 2000-2009). Lo stesso è vero per l’eccesso di mortalità per tumori, tra le cui singole sedi, rispetto alle precedenti analisi, si confermano, sempre nei soli maschi, gli eccessi di mortalità per tumore dello stomaco, del fegato e, sebbene in misura minore, del polmone. Tra le malattie respiratorie, l’eccesso di mortalità rilevato nei maschi, continua ad essere sostenuto soprattutto da quello per pneumoconiosi e polmonite. Rispetto alle prime analisi, nelle femmine si confermano gli eccessi di mortalità per malattie respiratorie acute, prevalentemente polmonite, e malattie dell’apparato digerente, in particolare per cirrosi epatica. Tra le altre cause di mortalità, si confermano gli eccessi per le malattie infettive e la tubercolosi nei maschi e per traumi e sintomi mal definiti in entrambi i generi. I risultati delle analisi sui ricoverati confermano gran parte delle criticità emerse dall’analisi precedente, con pochi miglioramenti e qualche peggioramento in più, condizionati anche dalle basse numerosità degli eventi in studio. Inoltre, nei confronti geografici, gli eccessi di ospedalizzazione possono essere espressione di maggiore frequenza di malattie, ma anche di un uso maggiore dell’ospedale in aree con servizi sanitari extraospedalieri meno accessibili.

Alcuni risultati sono più significativi: l’eccesso di mortalità generale nei maschi, ma non nelle femmine, l’eccesso di mortalità costantemente presente fin dagli anni ’70 ed antecedente allo sviluppo dell’attività geotermica, le criticità sanitarie polarizzate sui maschi, la tipologia di buona parte delle patologie in eccesso (tumore dello stomaco, del fegato e del colon, pneumoconiosi, polmoniti, malattie dell’apparato digerente). Questo supporta l’ipotesi che i determinanti delle debolezze riscontrate nel profilo di salute dell’Area geotermica Sud, non siano tanto da ricercare nell’esposizione ambientale alle emissioni geotermiche, quanto ad un mix di fattori che includono aspetti occupazionali, stili di vita individuali, determinanti familiari e genetici, altre esposizioni ambientali ed elementi al momento non noti.

2.3.3 Siti contaminati

Con il termine “sito contaminato” ci si riferisce a tutte quelle aree nelle quali, in seguito ad attività umane svolte o in corso, è stata accertata un'alterazione delle caratteristiche qualitative dei terreni, delle acque superficiali e sotterranee, le cui concentrazioni superano quelle imposte dalla normativa4. La legislazione relativa ai siti contaminati è in fase di modifica: il D.M. 471/99 “Regolamento recante criteri, procedure e modalità per la messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati”, è stato sostituito dal Titolo V “Bonifica di siti contaminati” della Parte Quarta del D. Lgs. 152/06. Dalla lettura combinata della normativa nazionale e regionale, discende la necessità di distinguere la bonifica dei: - siti inquinati inseriti nei piani regionale e provinciali; - siti da bonificare secondo le prescrizioni della normativa vigente (D.M. 471/99 e D. Lgs. 152/06); - siti presenti sul territorio regionale classificati come siti di interesse nazionale (S.I.N.). La bonifica dei siti inquinati è il complesso di attività che si rendono necessarie a seguito di un evento che è causa di potenziale o accertata contaminazione. Tali attività sono finalizzate

4 Definizione data dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (I.S.P.R.A.).

28 all'eliminazione delle sorgenti dell'inquinamento e/o alla riduzione delle concentrazioni di sostanze inquinanti, in armonia con i principi e le norme comunitarie, con particolare riferimento al principio "chi inquina paga".

Nel Comune di San Casciano dei Bagni non vi sono S.I.N.; vi si trovano invece 2 siti interessati da procedimenti di bonifica:

- Distributore API in loc. Celle sul Rigo - Vassepi in loc. le Ripe

Codice Attivo regional Struttur Motivo Regime SI Denominazio Indirizz o e a inseriment normativ Fase N ne o chius condivis ARPAT o o o o Distributore Loc. 152/06 API PV n. D.M. BONIFICA / Dip. Celle (Attivato SI177 No 40688 Loc. 471/99 Attivo MISP / MISO Siena sul ANTE Celle sul Art.75 IN CORSO Rigo 152) Rigo D. Lgs. Dip. Vassepi - Le 152/06 ATTIVAZION SI190 No -- Attivo 152/06 Siena Ripe Art.244 E ITER c.16 Tabella 18 – Sistema Informativo Siti Bonificati da procedimento di BONifica - SISBON (FONTE: ARPAT).

2.4. Flora e fauna

La flora di un territorio costituisce l’insieme delle specie vegetali presenti sul territorio stesso. Lo studio della flora è preliminare e complementare allo studio della vegetazione. La fauna è costituita dall'insieme di specie e di popolazioni animali, vertebrati ed invertebrati, residenti in un dato territorio, stanziali o di transito abituale, ed inserite nei suoi ecosistemi.

2.4.1 Flora

5 D. M. n.471 del 25/10/99, “Regolamento recante criteri, procedure e modalità per la messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati, ai sensi dell'articolo 17 del D. Lgs. n. 22/97 e successive modificazioni e integrazioni”. (G.U. n.293/99): Art 7: superamento dei valori di concentrazione limite accettabili. 6 D. Lgs. 152/06, “Norme in materia ambientale” (G.U. n. 88 del 14 aprile 2006), aggiornato al terzo correttivo D. Lgs. 128/10. Art. 244, comma 1: le pubbliche amministrazioni che nell'esercizio delle proprie funzioni individuano siti nei quali accertino che i livelli di contaminazione sono superiori ai valori di concentrazione soglia di contaminazione, ne danno comunicazione alla regione, alla provincia e al comune competenti.

29 Nel P.T.C.P della Provincia di Siena la descrizione del paesaggio vegetale attuale è effettuata attraverso la redazione della Carta delle tipologie vegetazionali (Tavola “QC 2000 C_01: TIPOLOGIE VEGETAZIONALI”).

Sono state individuate: - Aree boscate: • Boschi di cerro: cenosi arboree pure o a prevalenza di cerro (Quercus cerris) e roverella (Q. pubescens), • Formazioni arboree riparie: cenosi formate prevalentemente da salici (Salix sp. pl.) e pioppi (Populus sp. pl.), solo sui tratti fluviali più stabili e con portata perenne è presente l'ontano nero (Alnus glutinosa).

- Zone boscate di impianto antropico: • Impianti di conifere: popolamenti artificiali costituiti pino nero (P. nigra) e cipressi americani (Cupressus arizonica, C. glabra) diffusi ovunque.

- Zone caratterizzate da vegetazione arbustiva e/o erbacea: • Suolo eroso, praterie e arbusteti in aree calanchive: tipologia tipica delle argille plioceniche, nella quale si alternano superfici nude, con prati e arbusteti, soggette a pascolamento più o meno occasionale. • Incolti e pascoli a determinismo antropico piu' o meno arbustati: normalmente oggetto di pascolamento.

- Territori agricoli: • Seminativi: coltivazioni prevalentemente annuali, sia in aree irrigue che non; sono incluse le colture orticole e i prati soggetti a rinnovo poliannuale. • Seminativi arborati: colture annuali o temporanee associate a colture agricole legnose.

30

figura 26 – ESTRATTO TAVOLA “QC 2000 C_01: TIPOLOGIE VEGETAZIONALI” (Fonte: P.T.C.P. Provincia di Siena, 2010)

La Serie Vegetazionale raccoglie i diversi stadi di sviluppo della vegetazione (sia naturali che di origine antropica) che portano al medesimo stadio finale (quest’ultimo è sempre costituito, nel territorio provinciale di Siena, da una tipologia forestale).

L’intero territorio di San Casciano dei Bagni è caratterizzato perlopiù dalla serie termo-basofila dei boschi di roverella e cerro (Lonicero-Quercion), formata dai seguenti stadi7: 1. Querceti decidui termofili con piano arboreo costituito da roverella, con cerro, sorbo domestico (Sorbus domestica), orniello, carpino nero (Ostrya carpinifolia) e leccio; sottobosco formato da ginestra a foglie sessili (Cytisus sessilifolius), ginestra odorosa (Spartium junceum), ginepro comune (Juniperus communis), sanguinello (Cornus

7 PROVINCIA DI SIENA, PTCP 2000, Unità ambientali e serie di vegetazione, a cura di C. Blasi, V. De Dominicis; A. Chiarucci, A. Gabellini, D. Morrocchi.

31 sanguinea), prugnolo (Prunus spinosa); strato erbaceo dominato generalmente da paleo (Brachypodium rupestre), con Buglossoides purpurocaerulea, specie termofile della lecceta e altre di ambiente prativo (Teucrium camaedrys, Helianthemium nummularium, Bromus erectus). 2. Arbusteti a ginestra odorosa e pruno, con ginestra a foglie sessili, ginepro comune, prugnolo e agazzino; praterie a forasacco (Bromus erectus), con paleo (Brachypodium rupestre), trifogli (Trifolium sp. pl.), lupinella (Onobrichys vicifolia); praterie a paleo e sulla (Hedysarum coronarium), su argille plioceniche; garighe su calcare; formazioni pioniere ad Artemisia cretacea, con Parapholis incurva e P. strigosa, nella forme di erosione delle argille (calanchi e biancane); garighe a Santolina etrusca con Satureja montana limitatate alle alluvioni grossolane di Orcia, Formone e Paglia.. 3. Boschi artificiali di conifere prevalentemente costituti da cipresso comune (Cupressus sempervirens), pino domestico (Pinus pinea), pino nero (Pinus nigra) e cipressi americani (C. glabra, C. arizonica). 4. Seminativi e coltivazioni legnose agricole prevalentemente costituite da vigneti e oliveti.

Complessivamente, questa serie mostra un Indice di Qualità Ambientale8 (IQA) medio - alto, valore che esprime complessivamente l’importanza di una tipologia vegetazionale nel contesto provinciale.

Rispetto agli ecosistemi vegetazionali, il P.T.C.P. persegue i seguenti obiettivi: - assicurare la conservazione delle capacità di funzionamento delle comunità e dei sistemi di comunità, assumendola come riferimento essenziale per la progettazione degli interventi sul territorio; - garantire la presenza di un mosaico di elementi diversi come pattern essenziale per la conservazione della biodiversità animale e vegetale a livello di specie, di habitat, di serie di vegetazione e di paesaggio; - garantire la presenza di stadi essenziali (orlo, mantello e cespuglieto) per conservare la capacità di evoluzione dinamica9.

2.4.2 Fauna

Il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Siena dedica un intero articolo alla gestione faunistico venatoria (art. 10.5.4 della Disciplina del PTC vigente):

10.5.4 Gestione faunistica e venatoria 1. La fauna selvatica omeoterma presente sul territorio provinciale è conservata nell’interesse dell’intera comunità quale risorsa naturale esauribile. Tale conservazione è tuttavia perseguita, per quanto possibile, nel rispetto delle esigenze di tutela delle produzioni agricole presenti sul territorio, sviluppando al massimo la prevenzione dei danni alle stesse.

8 Dato dalla somma di tre parametri: Vicinanza alla vegetazione naturale potenziale VNP (indica la vicinanza, in termini evolutivi, che le tipologie vegetazionali attuali presentano con la vegetazione ipotizzabile quale testa di serie, in assenza di disturbo antropico), Ricchezza floristica RF (esprime il numero di specie diverse che normalmente si riscontrano nelle tipologie vegetazionali attuali), Importanza fitogeografica IF (indica il valore fitogeografico, in termini di rarità, endemicità, prossimità al limite di distribuzione ecc., sia delle specie che vivono nelle tipologie vegetazionali attuali che delle tipologie stesse). 9 P.T.C. Provincia di Siena 2010, art. 10.5 “Biodiversità”, comma 10.

32 2. La gestione della fauna selvatica presente sul territorio provinciale è attuata mediante la concertazione delle diverse esigenze e la composizione dei diversi interessi: agricoli, ambientalisti e venatori. 3. L’Amministrazione Provinciale esercita la sua funzione di programmazione delle risorse faunistiche con il Piano faunistico venatorio provinciale; perseguendo tramite esso l’obiettivo fondamentale del riequilibrio sul territorio delle diverse presenze faunistiche ed in particolare il contenimento conservativo degli ungulati ed il potenziamento qualitativo e quantitativo della piccola fauna selvatica. 4. La gestione sociale della caccia è tutelata, incentivata, educata e responsabilizzata. La gestione venatoria privata continua ad essere parte integrante e sostanziale di una gestione conservativa delle popolazioni selvatiche, anche tramite la costante collaborazione tra il pubblico e tutti i soggetti interessati. 5. La conservazione della fauna selvatica è perseguita anche attraverso la realizzazione di una vasta azione di crescita culturale volta alla formazione della moderna figura del cacciatore - gestore.

2.4.3 Zone umide minori

Le zone umide svolgono un ruolo importante per gli uccelli, sia come luogo di svernamento che come riposo (roost), nidificazione e alimentazione, ma negli ultimi secoli sono andate incontro ad una progressiva scomparsa a seguito di ripetute bonifiche, che si stima abbiano eliminato in tutta la Regione Toscana oltre 160.000 ettari di questi ambienti.

Le zone umide esterne ad aree protette e SIR, definibili come “zone umide minori”, in Provincia di Siena sono 34, di cui 2 ricadenti all’interno del territorio comunale di San Casciano dei Bagni. Dall’analisi dei dati dei censimenti, risulta che molte di esse hanno una frequentazione regolare da parte degli uccelli acquatici, talune anche con numeri ragguardevoli.

Il Lago della Maddalena, zona umida minore sita nel territorio comunale di San Casciano dei Bagni, vicino al confine con il Comune di Radicofani, si distingue dalle altre per la sua importanza faunistica in termini di dimensione e idoneità dell’habitat, di presenza di specie di particolare interesse conservazionistico e di numeri ospitati; al suo interno, infatti, sono state segnalate le seguenti specie di interesse comunitario (Direttiva uccelli) e di attenzione nazionale ed internazionale (L.R. 56/2000 e/o liste di attenzione del database regionale Re.Na.To.): • Specie nidificanti: Garzaia di airone guardabuoi, garzetta e nitticora (media 1998-2010: circa 50 nidi); • Specie svernanti in Allegato I Direttiva Uccelli e/o All. A L.R. 56/00: Airone bianco maggiore; • Altre specie di interesse conservazionistico: Alzavola, Mestolone, Moriglione, Moretta, Pavoncella; • Consistenza del popolamento complessivo di acquatici (media 2008-2012): 286

In particolare, questa zona umida è stata riconosciuta come “Area di Rilevanza Faunistica” per gli alti valori faunistici mostrati, considerata anche importante punto di sosta per i migratori. La Val di Chiana inoltre costituisce un importante corridoio di collegamento nord-sud per le rotte migratorie, principalmente in corrispondenza del sistema delle zone umide, tra la valle del Tevere e il Valdarno (Pezzo, 2010).

33 figura 27 – ZONE UMIDE E AREE PROTETTE (FONTE: PIANO FAUNISTICO VENATORIO, PROVINCIA DI SIENA)

34 2.4.4 Zone di rispetto venatorio (ZRV)

Questi Istituti faunistico venatori rappresentano aree di rispetto, all’interno degli Ambiti Territoriali di Caccia, finalizzate ad incrementare le presenze faunistiche della piccola fauna stanziale di interesse venatorio sul territorio.

Nel territorio di San Casciano dei Bagni ve ne sono 2: • ZRV Palazzone (46), di 317 ha; • ZRV Armatello (40), di 544 ha.

figura 28 – ZRC, 2005 (FONTE: PIANO FAUNISTICO VENATORIO, PROVINCIA DI SIENA)

35

2.4.5 Zone di ripopolamento e cattura (ZRC)

Le Zone di Ripopolamento e Cattura rappresentano degli istituti di primaria importanza nella gestione faunistica della provincia di Siena, gestite dalla seconda metà degli anni ’90, in forma convenzionale, dagli ATC. Questi istituti sono deputati “alla riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale e alla cattura della stessa per l’immissione sul territorio”. In altre parole le ZRC servono soprattutto ad incrementare la consistenza delle popolazioni naturali di alcune specie di interesse gestionale, con produzione di esemplari adatti al ripopolamento (sia attraverso la cattura e il rilascio in nuove aree, sia attraverso l’irradiamento spontaneo derivante dalla dispersione).

Nel territorio di San Casciano dei Bagni vi è la ZRC “La Novella” (30), con una superficie di 1.053 ettari.

figura 29 – ZRC, 2005 (FONTE: PIANO FAUNISTICO VENATORIO, PROVINCIA DI SIENA)

Al suo interno, la densità della Lepre dal 1999 al 2003 era risultata sempre superiore a 11 capi/100 ha, con una media del quinquennio di 12,9 capi/100 ha, ma nel 2004 i censimenti hanno evidenziato un marcato declino (6,1 lepri/100 ha); la densità del Fagiano, seppur con ampie fluttuazioni annuali, si mantiene su un valore medio del quinquennio000-2004 di 27,7 capi/100 ha.10.

10 PROVINCIA DI SIENA, Piano Faunistico Venatorio 2006 – 2010, Parte 2.

36 2.4.6 Aziende Faunistico Venatorie (AFV)

Le finalità naturalistiche e faunistiche delle Aziende Faunistico Venatorie in provincia di Siena sono da sempre perseguite attraverso un corretto programma di gestione faunistico –venatorio che prevede un’oculata pianificazione del prelievo, dimensionato alle reali possibilità della popolazione, scarse immissioni di fagiani allevati in cattività e precisi programmi di miglioramento ambientale. Le AFV rappresentano, insieme alle Zone di Ripopolamento e Cattura, le strutture all’interno dei quali è presente buona parte del patrimonio provinciale di piccola selvaggina stanziale. La lepre costituisce la specie di indirizzo della totalità delle Aziende faunistiche11.

figura 30 – AFV, 2005 (FONTE: PIANO FAUNISTICO VENATORIO, PROVINCIA DI SIENA)

A San Casciano dei Bagni vi è una sola AFV denominata “Il Castello” (48) con una superficie pari a 484 ha. L’AFV è stata istituita nel 1998 e già il primo censimento di controllo, eseguito nel 2001, evidenziò una situazione difficile per la Lepre che si è protratta fino al 2004, quando la densità della specie ha superato il parametro minimo di densità stabilito all’art. 39 della Del.C.R. 12 Luglio 1994 n° 292.

11 PROVINCIA DI SIENA, Piano Faunistico Venatorio 2006 – 2010, Parte 2.

37 2.5. Suolo

Secondo la Carta Europea del Suolo, varata dal Consiglio d’Europa a Strasburgo nel 1972 “il suolo è uno dei beni più preziosi dell’umanità”. Essendo una risorsa limitata il suolo è un elemento essenziale degli ecosistemi ed una sua qualsiasi alterazione può ripercuotersi non solo sulla sua capacità produttiva, ma anche sulla qualità dell’acqua, sui prodotti agricoli, sugli animali, sulla salute umana e via dicendo.

2.5.1 Caratteri geomorfologici

Operando una distinzione sulla base della entità e della tipologia del rilievo, si possono individuare tre principali paesaggi12:

• Il paesaggio collinare dominato da forme di rilievo più dolci e quote comprese generalmente fra i 250 e i 500 metri impostato sui terreni argillosi, sabbiosi e conglomeratici pliocenici dei bacini di Radicofani e della Val di Chiana. Dove la componente argillosa è prevalente, il paesaggio assume i tipici lineamenti delle ‘crete senesi’, un insieme di colline a declivi moderati e regolari, sprovviste di vegetazione arborea e vocate ormai tradizionalmente all’agricoltura. Questi caratteri morfologici si riscontrano soprattutto nei terreni pliocenici del bacino di Radicofani, che si estendono ad Est fino alle pendici della dorsale del M.te ; qui tuttavia i rilievi assumono un’energia atipica per il tipo di substrato geologico: divengono allora frequenti i fenomeni franosi e le forme di erosione e dilavamento che rimodellano la forma dei versanti ed evolvono sovente in fenomeni di denudazione di tipo calanchivo: in corrispondenza di questi processi, i versanti acquistano spesso acclività elevate che possono superare i 40 gradi. Anche i corsi d’acqua sono sede di fenomeni di erosione e approfondimento e creano talvolta valli molto incise.

• I depositi neogenici argillosi del bacino della Val di Chiana, che caratterizzano la parte orientale del comune di San Casciano dei bagni, dando luogo a morfologie collinari regolari e dolci, generalmente poste a quote inferiori con valli non troppo incise, caratteristica questa indotta dalla presenza di frazioni subordinate di sabbia e limo nei terreni argillosi. La presenza ormai storica di attività agricole estese quasi ovunque sui terreni pliocenici ha modificato profondamente la morfologia del paesaggio. In presenza della chiusura dei bacini neogenici i paesaggi collinari si raccordano con quelli a carattere da tendenzialmente montuoso a decisamente montuoso, che si impostano sui nuclei mesozoici di facies toscana e sulle formazioni calcareo-marnose e argillitiche dei flysch di Santa Fiora. Al contatto con le formazioni carbonatiche della falda toscana il paesaggio assume caratteri decisamente montuosi e le quote salgono rapidamente fino alla vetta del M.te Cetona (1148 metri). La morfologia è fortemente influenzata dal carattere carbonatico del Massiccio: l’idrografia è poco sviluppata, e sono presenti forme di dissoluzione tipiche di ambiente carsico. • Le morfologie tendenzialmente montuose caratteristiche invece dei terreni in facies ligure, affioranti più a Sud. Il substrato esercita qui un forte controllo sulle forme di rilievo: rispetto al crinale della dorsale, le valli che si impostano sul fianco orientale si allungano verso NE con acclività moderata, mentre sul fianco sud occidentale la

12 Si riportano in questo paragrafo i risultati ottenuti dalla Relazione Geologico – Tecnica svolta per il vigente Piano Strutturale di San Casciano dei Bagni nel 2003

38 giacitura a reggipoggio delle bancate carbonatiche crea rilievi scoscesi e valli più brevi ed acclivi. Il profilo vallivo è generalmente a V.

Lungo i corsi d’acqua dei torrenti Rigo e Paglia infine, sui terreni pianeggianti dei depositi alluvionali, si sviluppano valli più o meno ampie dove i fiumi e i torrenti assumono andamento meandriforme. Queste pianure, spesso soggette ad eventi di piena, sono sottoposte ad una evoluzione continua, imposta dalla estrema mobilità del reticolo idrografico all’interno dei depositi alluvionali recenti. Spesso il letto dei torrenti è bordato da estesi terrazzi, dove si sviluppano colture agricole.

Forme di versante dovute alla gravità Uno dei fattori principali del modellamento del paesaggio nell’area in esame è la gravità. La quasi totalità dei movimenti franosi attivi si localizzano sui terreni Pliocenici sabbiosi e/o argillosi ed in particolare nel bacino di Radicofani. Una causa generale è probabilmente da rintracciarsi nella concomitanza di due fattori: le caratteristiche litotecniche scadenti dei sedimenti marini Pliocenici, che possono ulteriormente peggiorarsi quando la parte di regolite viene a trovarsi in condizioni di saturazione, e le forti pendenze a cui essi si trovano. Infatti, si registrano pendenze acclivi, in genere comprese fra i 10 e i 15 gradi; localmente, lungo le valli e in presenza di fenomeni erosivi accentuati quali i calanchi, si possono inoltre raggiungere pendenze ancor più elevate fino ai 45 gradi. Una situazione analoga può osservarsi anche per i depositi di argille e sabbie del bacino della Val di Chiana, che sebbene si trovino a quote inferiori rispetto ai precedenti, mostrano un passaggio graduale da pendenze proprie della morfologia collinare a declivi accentuati, sui quali si localizzano dissesti gravitativi di dimensioni e caratteristiche importanti. La classificazione dei movimenti franosi come presentata nella banca dati geomorfologica è stata ripresa da quella proposta da VARNES e si basa sul tipo di geometria del corpo di frana e sulla tipologia dei depositi interessati dal movimento.

Le frane per scorrimento rotazionale si impostano prevalentemente su materiali dal comportamento litoide, ma non solo, ed il movimento avviene lungo una superficie di neoformazione. Corrispondono a questa tipologia i movimenti franosi prossimi al paese di Celle sul Rigo. Tale dissesto, che interessa quasi tutto il versante ad Est del centro storico di Celle sul Rigo, si imposta sui depositi argillosi e sabbiosi del bacino di Radicofani: sono ben visibili la nicchia di distacco della frana, collocata alla testa della lente sabbiosa su cui sorge l’agglomerato urbano, e la contropendenza sottostante. Alcune porzioni del materiale di accumulo sono attualmente riattivate da movimenti secondari. La forte acclività dei versanti che circondano Celle sul Rigo è in ogni caso un elemento di forte instabilità, come denunciano i movimenti franosi, e le numerose fratture, scarpate e gradini di frana cartografati anche sui pendii che guardano verso il torrente Rigo. Sono state riferite a movimenti gravitativi anche numerose morfologie tipiche dei terreni in facies ligure e subordinatamente Toscana. Si tratta presumibilmente di scivolamenti inattivi o di vere e proprie paleofrane, talvolta molto estese, innescatesi in condizioni climatiche diverse da quelle odierne e che vanno ad interessare lo strato superficiale di regolite e roccia alterata.

Di minore importanza areale sono le frane di crollo, che come già detto si verificano in corrispondenza dei versanti più ripidi. Anche in questo caso sono state riconosciute delle forme relitte lungo la scarpata di faglia osservabile sul versante Ovest del M.te Cetona.

Le frane per colamento sono ubicate prevalentemente nei bacini neogenici. La maggiore concentrazione è riscontrabile comunque in corrispondenza delle argille del bacino di Radicofani dove questi movimenti gravitativi trovano la loro origine dalla forte acclività dei versanti, decisamente atipica per i terreni argillosi che formano il substrato. I colamenti si caratterizzano per il lento movimento, che dà luogo a corpi di frana generalmente di piccole

39 dimensioni, identificabili in base a dossi, avvallamenti e contropendenze. La nicchia di distacco non è sempre individuabile perché frequentemente la corona di distacco viene rimodellata sia ad opera delle acque di scorrimento superficiale che delle attività agricole.

I soliflussi infine si identificano come movimenti di massa generalizzati agenti sul versante. Di norma interessano solo la parte più superficiale del substrato allorché la regolite si satura in condizioni di precipitazioni meteoriche prolungate. I soliflussi sono fenomeni gravitativi tipici dei versanti argillosi e si possono verificare anche su pendii con pochi gradi di acclività, dove producono leggere ondulazioni e lobature. Spesso l’aratura dei versanti nasconde per brevi periodi queste forme che tuttavia, come nel caso dei colamenti, si riattivano durante le stagioni più piovose.

Esistono infine depositi più o meno consistenti di sedimenti eluvio-colluviali Olocenici, già descritti, che si sono deposti a causa dell’azione concomitante del ruscellamento e della gravità lungo versanti a debole pendenza. Sono presenti anche depositi detritici di versante, che arrivano a coprire anche estese porzioni dei pendii, mentre più frequentemente ricoprono i fondovalle delle valli e delle vallecole laterali, o si formano ai piedi dei versanti più ripidi.

Forme fluviali e di versante dovute al dilavamento Assieme ai fenomeni gravitativi, i fenomeni erosivi e deposizionali legati al ciclo delle acque costituiscono spesso un elemento centrale nella morfogenesi dei terreni Pliocenici del bacino di Radicofani e della Val di Chiana. I corsi d’acqua principali che scorrono nel comune di San Casciano dei Bagni sono il torrente Paglia (che ne costituisce il confine a Sud e a Sud Ovest) e i suoi affluenti Rigo ed Elvella. Il loro corso si imposta su valli ampie e poco acclivi, sul cui fondo si sono depositati sedimenti alluvionali antichi e recenti distinguibili in vari ordini in funzione della loro età e dei cicli di sedimentazione. Al bordo dei terrazzi fluviali si osservano scarpatelle e orli che si elevano di alcuni metri. Sui sedimenti alluvionali deposti dal Torrente Paglia sono state individuate tracce di antichi alvei fluviali abbandonati talvolta a canali intrecciati. La morfologia di questi corsi è generalmente di tipo meandriforme, e spesso il letto fluviale attraversa la valle trasversalmente da un lato all’altro. Forme di erosione laterale, esercitate dai meandri sui versanti acclivi che delimitano le piane alluvionali, sono stati cartografati lungo il corso dei torrenti Paglia e Rigo. Tali morfologie erosive sono abbastanza comuni ed associate a fenomeni di scalzamento al piede e movimenti gravitativi lungo i pendii interessati. Il reticolo fluviale secondario è costituito da corsi d’acqua a carattere torrentizio, fortemente influenzato dai contrasti stagionali di piovosità. Sui terreni argillosi del bacino di Radicofani, la bassissima permeabilità del substrato contribuisce senz’altro alla presenza di un fitto reticolo di drenaggio secondario, di tipo angolare, che si imposta sui versanti collinari scavandoli secondo forme erosive incise. Le vallecole hanno quasi sempre marcato profilo a V, e mostrano segni di erosione attiva ed approfondimento: l’erosione delle acque, una volte incanalate, scalza le sponde ed elabora le scarpate d’erosione fluvio torrentizia che bordano generalmente il reticolo fluviale secondario. Di diverso comportamento sono invece i depositi neogenici argilloso-sabbiosi e più francamente sabbiosi che affiorano ad Est della dorsale del M.te Cetona. La maggiore permeabilità favorisce l’infiltrazione delle acque, di conseguenza le valli si presentano meno incise ed il reticolo idrico secondario diviene meno pervasivo allontanandosi dai terreni in facies ligure che formano i rilievi attorno a Fighine. Le vallecole modificano quindi la loro forma, in conseguenza della perdita dell’energia di rilievo e le forme più incise, dal profilo a V lasciano verso Est posto a vallecole con profilo ad U o a fondo piatto, nel caso in cui siano riempite al fondo da depositi eluvio-colluviali generati dal disfacimento dei terreni sabbiosi.

40 Sui terreni di facies ligure, affioranti più a Sud lungo la dorsale, il reticolo idrografico subisce un certo controllo strutturale e tende ad incidere, anche profondamente, le alternanze di argilliti e banchi calcarei. Numerose forme di erosione prodotte dal dilavamento delle acque meteoriche sono state riconosciute sul territorio. Se questi effetti possono essere considerati marginali o estremamente localizzati sulle formazioni litoidi più resistenti, essi ricoprono importanza ben maggiore quando si impostano sui terreni argilloso-sabbiosi dei bacini neogenici. L’erosione idrica è stata distinta in erosione laminare, o areale ed erosione concentrata in rivoli o in solchi. L’erosione laminare si realizza con energia diversa a seconda dell’acclività dei versanti e si osserva su pendii privi quasi o del tutto di copertura vegetale ed è particolarmente attiva sui terreni agricoli e le coltivazioni. Le acque piovane, che non si infiltrano nel terreno, scorrono sul pendio in modo diffuso, asportando nel loro moto verso valle le particelle di suolo più superficiali. Generalmente i processi di ruscellamento laminare evolvono verso una concentrazione in rivoli, facilitata dall’aumento dell’energia dell’acqua e della disomogeneità dei pendii. La maggiore acclività e la forma concava dei versanti sembrano essere fattori determinanti nella formazione di flussi idrici concentrati in piccoli rivoli, con la conseguente asportazione di parte del suolo in solchi più o meno profondi. I fenomeni erosivi di tipo laminare o concentrato sono più facilmente osservabili dopo eventi piovosi notevoli per durata o intensità, mentre la lavorazione agricola del territorio, molto diffusa sui terreni argillosi e sabbiosi, tende a mascherarne gli effetti. Tipiche evoluzioni dell’erosione concentrata in rivoli sono le forme calanchive, che caratterizzano la morfologia dei depositi neogenici del bacino di Radicofani. I calanchi si impostano sul substrato argilloso, in pendii piuttosto acclivi, dove già sono attivi fenomeni di erosione in rivoli e solchi di cui ne sono l’evoluzione estrema. Questi appaiono in forma di ripide vallecole separate da creste, con versanti dirupati e privi di vegetazione. In genere i calanchi sono sempre associati a fenomeni di franamento che si attivano sui pendii delle vallecole. La presenza di intercalazioni o livelli sabbiosi che coprono i depositi argillosi concorrono a mantenere attivi i fenomeni di erosione e franamento che interessano i calanchi e ad aumentare l’acclività e la profondità delle incisioni. Localmente sono state osservate forme calanchive innescate dallo scalzamento al piede esercitato da anse fluviali sui versanti circostanti la piana alluvionale.

Forme carsiche Data la composizione prevalentemente calcarea delle formazioni di facies toscana, alcuni tratti tipici del territorio carsico sono osservabili sui versanti del M.te Cetona. In particolare, sulle formazioni dei Calcari a Raethavicula Contorta, dei Calcari Massicci e dei Calcari Selciferi presso il Podere Trascioni sono state osservate delle depressioni interpretate come doline di dissoluzione, collegate probabilmente a locali fratture o al contatto fra dette litologie.

Forme antropiche Le forme antropiche più evidenti sono le cave, di travertino, ed argille, la cui presenza è possibile rintracciare anche dopo il loro abbandono. Sulla cartografia geomorfologica sono stati distinti gli sbancamenti, i fronti di escavazione, le discariche e le aree di accumulo dei materiali di risulta. Altra tipologia di forme antropiche sono gli interventi idraulici quali argini artificiali lungo il corso dei principali torrenti o terrapieni e dighe in terra. Importanza è stata data anche ai terrazzamenti dei versanti, per il ruolo che queste opere hanno nella stabilizzazione dei pendii soggetti a colture.

41

figura 4 – ESTRATTO TAVOLA “G_O3_GEOMORFO_1: CARTA GEOMORFOLOGICA” (Fonte: Piano strutturale del Comune di San Casciano dei Bagni, 2003) Anche dalle analisi geomorfologiche svolte nel Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Siena, ed in particolare grazie alla Carta della stabilità dei versanti, si evince come il territorio comunale di San Casciano risulti essere classificato con un grado di instabilità medio – forte e caratterizzato da numerose aree soggette ad eventi franosi.

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figura 5 – ESTRATTO TAVOLA “QC IG_3: CARTA DELLA STABILITA’ DEI VERSANTI” (Fonte: P.T.C.P. Provincia di Siena, 2010)

2.5.2 Rischio sismico

Tutti i 287 comuni della Toscana sono classificati sismici con l’approvazione della Deliberazione di G.R. n. 431 del 19.06.2006 integrata dalla Deliberazione di G.R. n. 841 del 2007. Queste norme hanno recepito l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3519 del 28.04.2006 con un provvedimento di urgenza a seguito del terremoto dell’ottobre 2002 in Molise. I livelli di classificazione sono in ordine decrescente di importanza, dal maggiore (zona 2) al minore (zona 3S, 3 e 4): San Casciano dei Bagni ricade in classe 2.

43 figura 6 – CLASSIFICAZIONE COMUNI DELLA REGIONE TOSCANA (FONTE: RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE 2010, AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI SIENA)

2.5.3 Attività estrattive

Fin dall’antichità le attività estrattive hanno rivestito un ruolo di primaria importanza all'interno del panorama economico regionale. Il Piano delle Attività Estrattive e Recupero Provinciale (PAERP), come definito dall’articolo 7 della Legge Regionale n.78 del 1998, è “l’atto della pianificazione settoriale attraverso il quale la Provincia attua gli indirizzi e le prescrizioni dei due settori del Piano Regionale delle Attività estrattive, di recupero delle aree escavate e di riutilizzo dei residui recuperabili (PRAE)”. La Provincia di Siena ha approvato il Piano delle attività estrattive e recupero provinciale con delibera del Consiglio Provinciale n.123 del 18 novembre 2010 ed è divenuto giuridicamente efficace il 2 febbraio 2011, data di pubblicazione dell’avviso di approvazione nel Bollettino Ufficiale della Regione Toscana. I settori d'interesse di cui si occupa sono:

44 • i materiali per usi industriali, per costruzioni e opere civili (Settore I); • i materiali ornamentali (Settore II).

Le cave presenti nel Comune di San Casciano dei Bagni sono quattro.

figura 7 – ESTRATTO DELLA “CARTA RIEPILOGATIVA DELLE PRESCRIZIONI LOCALIZZATIVE, DELLE AREE SUSCETTIBILI DI RECUPERO AMBIENTALE E DELLE CAVE STORICHE” (FONTE: P.A.E.R, AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI SIENA, 2010)

45 La Tabella sottostante mostra le caratteristiche principali di ogni cava.

Materiale Stato attuale Sup. Giac. Sup. Cava codice cava Settore prevalente (giugno 2010) (Ha) (Ha) 927 I 4 - La Sabbie e I Cava attiva 42,11 19,35 Fornace argille 927 III 15 A - Sabbie e I Nuova 26,51 4,38 Le Ripe argille 927 IV 0 - Sabbie e I Nuova 76,44 9,72 Ponte a Rigo ghiaie OR 927 V 2 - Il II Travertino rosa Cava attiva 12,36 12,36 Sassone Tabella 10 – Cave presenti nel comune di S. Casciano dei Bagni (FONTE: P.A.E.R., RELAZIONE GENERALE, AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI SIENA, 2010)

Nella colonna “Stato attuale” viene indicato se nel lasso temporale tra il 2004 e giugno 2010 la cava è “Cava attiva”, ossia se risulta autorizzata o in fase di rinnovo autorizzativo (oppure “Non attiva” e cioè mai autorizzata); l’indicazione “Nuova” indica che la cava non era prevista dalla pianificazione regionale PRAE.

Per maggiori dettagli e informazioni quali: • ubicazione; • interferenze con vincoli imposti da norme nazionali, regionali e PAI; • interferenze con emergenze individuate dal P.T.C. della provincia di Siena; • indirizzi per il recupero della previsione di Piano da parte del Comune; • indirizzi specifici per la coltivazione della cava; • indirizzi specifici per il recupero ambientale dell’area; si rimanda al Piano delle Attività Estrattive e Recupero Provinciale (PAERP) della Provincia di Siena, “CARTOGRAFIE – PRESCRIZIONI LOCALIZZATIVE”, di cui sono sotto riportati alcuni estratti per identificare meglio la localizzazione delle quattro cave.

figure 8 e 9 – ESTRATTO “CARTOGRAFIE PRESCRIZIONI LOCALIZZATIVE”, LA FORNACE E LE RIPE (FONTE: P.A.E.R, AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI SIENA, 2010)

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figure 9 e 10 – ESTRATTI “CARTOGRAFIE PRESCRIZIONI LOCALIZZATIVE”, PONTE A RIGO, IL SASSONE (FONTE: P.A.E.R, AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI SIENA, 2010)

2.6. Acqua

L’acqua è una risorsa rinnovabile alla base di tutte le forme di vita. Presente in natura in grande quantità, sia in forma liquida (mari, fiumi e laghi coprono circa il 73% della superficie terrestre), sia solida (nelle calotte polari, nei ghiacciai, nei nevai), sia allo stato di vapore in atmosfera. L’acqua è indispensabile al genere umano nei suoi molteplici utilizzi: civili, agricoli, industriali.

2.6.1 Qualità delle acque superficiali

L’intero territorio comunale di San Casciano dei Bagni è ricompreso all’interno del Bacino idrografico13 del Fiume Tevere.

figura 11 - BACINI IDROGRAFICI (FONTE: PROVINCIA DI SIENA, 2010)

13 Per bacino idrografico si intende quella porzione di territorio il cui deflusso idrico superficiale viene convogliato verso una fissata sezione di un corso d'acqua. Il bacino idrografico rimane distinto dal bacino idrogeologico che raccoglie le acque nel sottosuolo e può essere anche molto diverso per forma e dimensioni.

47 In particolare, San Casciano dei Bagni è ricompreso all’interno del sottobacino del Torrente Paglia.

figura 12 - SOTTOBACINO IDROGRAFICO DEL TORRENTE PAGLIA.

Per il Bacino idrografico del Tevere sono stati sotto riportati i risultati degli indici di qualità biologica sui punti di monitoraggio forniti dal “Monitoraggio delle acque” svolto da ARPAT nel 2011.

Lo stato di qualità ambientale delle acque del bacino è stato analizzato mediante i seguenti indici: • LIM = Livello di Inquinamento da Macrodescrittori; • IBE = Indice Biotico Esteso; • SECA = Stato Ecologico dei Corsi d’Acqua; • SACA = Stato Ambientale dei Corsi d’Acqua.

Il LIM esprime lo stato di qualità globale delle acque, principalmente dal punto di vista chimico e si ottiene sommando i punteggi derivanti dal calcolo del 75° percentile dei sette parametri, cosiddetti macrodescrittori (Tab. 7, Allegato 1 al D. Lgs. 152/99), analizzati con frequenza mensile. I macrodescrittori sono parametri rappresentativi delle condizioni generali del corso d'acqua (livello di ossigeno disciolto), del grado di inquinamento di origine organica (misurato attraverso le concentrazioni di COD e BOD5) e dello stato trofico (nitrati e fosforo totale). Per quanto riguarda l'inquinamento di tipo microbiologico l'unico indicatore utilizzato per il calcolo del LIM è E.coli.

L’IBE rappresenta lo stato di qualità biologica: si basa sull’analisi delle comunità di macroinvertebrati. L'indice viene calcolato secondo le metodologie previste nel "Manuale di applicazione dell’Indice Biotico Esteso: i macroinvertebrati nel controllo della qualità degli ambienti di acqua corrente” – Provincia Autonoma di Trento e Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente, 1997, a cura del Prof. P. F. Ghetti.

Da una valutazione incrociata dei risultati ottenuti con l’indice LIM e con l'IBE, e considerando il peggiore dei due, si ottiene la classe dello Stato Ecologico per i Corsi d'Acqua (SECA),

48 considerato come espressione della complessità degli ecosistemi acquatici, della loro natura chimica e fisica, nonché delle caratteristiche idrologiche. L'attribuzione della classe di qualità ecologica avviene secondo quanto indicato in Tabella 8 dell'Allegato 1 al D. Lgs. 152/99.

Il passo finale della procedura di classificazione è la determinazione dello stato ambientale (SACA) che si ottiene dall’incrocio dello stato ecologico coi risultati dell’analisi dei parametri rappresentativi dello stato chimico (Tab. 1 dell’Allegato 1 al D. Lgs. 152/99). Si tratta di varie famiglie di sostanze inquinanti, sia inorganiche (metalli pesanti) che organiche (pesticidi, IPA, ecc.). La presenza di tali sostanze nelle acque in concentrazioni oltre la soglia prevista per ciascun composto determina nell'elaborazione dell'indice di stato ambientale, salvo lo stato pessimo, il passaggio in scadente.

figura 13 - Metodologia di classificazione per le acque superficiali interne (Fonte: Regione Toscana, Piano di tutela delle acque)

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Tabella 11 - Indici utilizzati per la valutazione dello stato qualitativo dei corsi d'acqua e relative classi di qualità determinate dai punteggi, ai sensi del D. Lgs. 152/99 (Allegato 1).

Secondo i dati ARPAT sul Monitoraggio delle acque superficiali svolto nel 2011, il Fiume Paglia ha registrato un sufficiente livello di Stato ecologico, anche se non ha raggiunto l’obiettivo “buono” imposto dalla Direttiva Europea per il 2015. Lo Stato chimico non è invece previsto per questo corso d’acqua.

Bacino Corso Codice Stato ecologico 2011 Stato chimico criticità 2011 criticità Tevere Paglia MAS-551 Macroinvertebrati Analisi non prevista Tabella 12 – PAGLIA, Stato ecologico (FONTE: ARPAT, ANNUARIO DATI 2012)

Dal Piano di Tutela delle Acque redatto dalla Regione Toscana si evince che il corpo idrico Rigo al 2003 ha rilevato un sufficiente livello di SECA e SACA, nonostante le pressioni antropiche derivate dall’agricoltura. L’obiettivo è di raggiungere lo stato “buono” nel 2015.

50

Tabella 13 - Stato di qualità ambientale (FONTE: PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE, REGIONE TOSCANA)

2.6.2 Qualità delle acque sotterranee

Solo una parte del sistema del Monte Amiata è compreso nel bacino del Fiume Tevere, attraverso il sottobacino del Fiume Paglia. La struttura è assimilabile ad un cono costituito dalle vulcaniti del Monte Amiata e circondato da litotipi argillosi, infatti lo schema idrogeologico è caratterizzato da un flusso centripeto che dalla zona centrale alimenta i gruppi di sorgenti allineati alla base del cono vulcanico. Dalle stime eseguite risulta che le sorgenti del Monte Amiata hanno una portata pari a circa 1,45 m3/s.

Gli indici utilizzati per la valutazione dello stato di qualità delle acque dei corpi idrici significativi sotterranei sono: • SquAS = Stato Quantitativo delle Acque Sotterranee; • SCAS = Stato Chimico delle Acque Sotterranee; • SAAS = Stato Ambientale delle Acque Sotterranee.

Lo stato quantitativo SquAS costituisce per i corpi idrici sotterranei un parametro necessario ai fini della valutazione del loro stato ambientale ed è definito dal D. Lgs. 152/99, sulla base

51 delle alterazioni delle condizioni di equilibrio connesse con la velocità naturale di ravvenamento dell’acquifero. In particolare, lo stato quantitativo può essere ricondotto a quattro classi come riportato nella tabella seguente:

Tabella 14 – SquAS, rif. D. Lgs. 152/99, all. 1. (FONTE: PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE, REGIONE TOSCANA)

Relativamente allo stato chimico SCAS, il D. Lgs. 152/99 pone di utilizzare ai fini della classificazione il valore medio rilevato per ogni parametro di base o addizionale nel periodo di riferimento (l’arco di tempo di un anno in cui sono state eseguite le campagne nel periodo morbida e nel periodo di magra). Lo stato chimico valutato con i macrodescrittori è determinato dal parametro che ricade nella classe per cui è previsto il limite in concentrazione più alto (classe peggiore); nel caso di superamento del limite per uno qualsiasi dei parametri addizionali viene attribuita, indipendentemente dall’esito derivante dai parametri macrodescrittori, la classe IV o la classe 0 relativa allo stato naturale particolare. Le classi dello stato chimico sono riportate nella tabella seguente.

Tabella 15 – SCAS, rif. D. Lgs. 152/99, all. 1. (FONTE: PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE, REGIONE TOSCANA)

Lo stato ambientale dei corpi idrici sotterranei SAAS si ottiene incrociando il risultato chimico con quello quantitativo. Mentre lo stato chimico può essere determinato sia per acquifero che per singolo pozzo monitorato, lo stato ambientale è invece definito per acquifero (paragrafo 4.4.3 dell'Allegato 1 al D. Lgs. 152/99) e non per singolo pozzo.

52

figura 14 – Procedura di definizione SAAS (FONTE: PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE, REGIONE TOSCANA)

In merito alle caratteristiche delle acque sotterranee ricomprese nel territorio di San Casciano dei Bagni, lo stato quantitativo SquAS al 2008/2009 risulta essere buono, con moderate condizioni di disequilibrio del bilancio idrico e con un impatto antropico ridotto che non comporta condizioni di sovrasfruttamento eccessive, consentendo un uso della risorsa sostenibile sul lungo periodo. Per quanto riguarda invece lo stato chimico SCAS, l’impatto antropico risulta essere significativo anche se le caratteristiche idro-chimiche sono generalmente buone, ma con alcuni segnali di compromissione.

53

Tabella 16 – SquAS e SCAS (FONTE: ARPAT, RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE 2010)

Complessivamente quindi anche lo stato ambientale SAAS, dato dalla sovrapposizione delle classi chimiche e quantitative, risulta essere sufficiente.

2.6.3 Qualità dell'acqua destinata al consumo umano

L’acqua destinata al consumo umano è distribuita e controllata dall'Acquedotto del Fiora S.p.A. I valori nella Tabella sottostante, riscontrati nel corso dei campionamenti anno 2011 svolti dall'Acquedotto del Fiora S.p.A., rappresentano le medie dei valori analitici dei diversi parametri previsti con le frequenze di cui al D. Lgs. 31/01 presso il punto di prelievo Piazza Matteotti corrispondente al punto idraulicamente più significativo della rete di distribuzione del Comune di San Casciano dei Bagni. Come si nota dalla Tabella sottostante, i valori risultano tutti nella norma.

Tabella 17 – CAMPIONAMENTO 2011 (FONTE: Acquedotto del Fiora S.p.A.)

2.7. Aria

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Nel Comune di San Casciano dei Bagni non sono presenti stazioni di rilevamento per l’analisi della qualità dell’aria né sono stati compiuti studi specifici in materia; gli unici dati disponibili sono pertanto quelli raccolti dall’ARPAT nella “Relazione annuale sullo stato della qualità dell’aria nella Regione Toscana, Anno 2011” e dalla Regione Toscana nell’IRSE, “Inventario regionale delle sorgenti di emissione in aria ambiente” (aggiornato all’anno 2003). L’ARPAT, dal 01/01/2011, monitora la qualità dell'aria attraverso la nuova rete regionale di rilevamento, che va a sostituirsi alle preesistenti reti provinciali. L'intero sistema è improntato ai dettami legislativi contenuti nella Direttiva 2008/50/CE, nel D.Lgs. 155/2010, nella L.R. 9/2010 e nella DGRT 1025/2010 e mira a garantire una valutazione ed una gestione della qualità dell’aria su base regionale. Uno dei vantaggi introdotti dal nuovo sistema consiste nella ripartizione del territorio in zone omogenee dal punto di vista delle fonti di inquinamento, delle caratteristiche orografiche e meteo-climatiche e del grado di urbanizzazione. L’IRSE, invece, fornisce un inquadramento generale, a scala regionale, attraverso una raccolta coerente di dati relativi alle emissioni delle principali sostanze inquinanti nell’aria, analizzate in termini quantitativi, di origine (settori ed attività che le producono), di tipologia (puntuali o industriali, diffuse e lineari) e di localizzazione. Le sorgenti di emissione sono suddivise in tre categorie: puntuali, lineari (le principali vie di comunicazione) e diffuse (piccole industrie, impianti di riscaldamento, ecc.); le quantità di inquinanti sono valutate attraverso misurazioni dirette (soprattutto nel caso di sorgenti puntuali come può essere un impianto industriale) oppure attraverso una stima, come nel caso di sorgenti diffuse (piccole industrie, impianti di riscaldamento, ecc.) o lineari (autostrade, porti, aeroporti, ecc.).

2.7.1 Qualità dell’aria

L’IRSE, nell’“Inventario regionale delle sorgenti di emissione in aria ambiente”, aggiornato all’anno 2003, riporta i seguenti dati: CO: il monossido di carbonio è un gas incolore ed inodore che si forma dalla combustione incompleta degli idrocarburi presenti in carburanti e combustibili. Il Comune di San Casciano dei Bagni presenta un livello di monossido di carbonio compreso tra 55 e 261 mg. e rientra nella fascia dei Comuni che presentano un minor livello di inquinamento, come è possibile verificare nella carta sottostante immagine.

figura 15 - Emissioni comunali Monossido di Carbonio - Anno 2003. (Fonte: REGIONE TOSCANA, IRSE)

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• COV: la categoria dei composti organici volatili (COV) include una serie di sostanze (tutte contenenti carbonio, da cui il termine “organico”) in miscele complesse che evaporano con facilità già a temperature ambiente. Se ne conoscono oltre 300, e i più noti sono gli idrocarburi alifatici, i terpeni, gli idrocarburi aromatici, (benzene e derivati, toluene, o-xilene, stirene), gli idrocarburi clorinati (cloroformio, diclorometano, clorobenzeni), gli alcoli (etanolo, propanolo, butanolo e derivati), gli esteri, i chetoni e le aldeidi (formaldeide).

Il Comune di S. Casciano presenta un livello di Composti Organici Volatili compreso tra 23 – 152 ed anche in questo caso rientra nella fascia dei Comuni che presentano il minor livello di inquinamento (vedi immagine 22).

figura 16 - Emissioni comunali composti organici volatili - Anno 2003. (Fonte: REGIONE TOSCANA, IRSE)

56 • NH3: livello di ammoniaca In questo caso il Comune di San Casciano dei Bagni presenta un livello di Ammoniaca compreso tra 41 e 392 e quindi rientra nella fascia di produzione medio – alta (vedi immagine 23). Si presuppone che i principali responsabili di tale inquinamento potrebbero essere le attività agricole e di allevamento.

figura 17 - Emissioni comunali composti di Ammoniaca - Anno 2003. (Fonte: REGIONE TOSCANA, IRSE)

57 • NOx: la sigla (NOx) identifica in modo collettivo gli ossidi di azoto che si producono come sottoprodotti durante una combustione che avvenga utilizzando aria. La quantità e la qualità della miscela di NOx dipende dalla sostanza combusta e dalle condizioni in cui la combustione avviene.

Il Comune di S. Casciano dei Bagni presenta un livello di ossidi di azoto compreso tra i valori di 45 – 122. Questo significa che per le emissioni associate agli ossidi di azoto si registra un livello di produzione maggiore del limite annuo (30 μg/m3) ma comunque di livello medio – basso (vedi immagine 24).

figura 18 - Emissioni comunali ossidi di azoto (t) - Anno 2003. (Fonte: REGIONE TOSCANA, IRSE)

58 • PM10: le polveri fini, denominate PM10 (diametro inferiore a 10 µm), sono delle particelle inquinanti presenti nell'aria che respiriamo. Queste piccole particelle possono essere di natura organica o inorganica e presentarsi allo stato solido o liquido. Le particelle sono capaci di adsorbire sulla loro superficie diverse sostanze con proprietà tossiche quali solfati, nitrati, metalli e composti volatili. Le fonti principali di polveri fini sono molteplici: incendi boschivi, polveri, terra e sale marino alzati dal vento, pollini e spore, erosione di rocce, traffico veicolare, uso di combustibili solidi per il riscaldamento domestico (carbone, legna e gasolio), residui dell'usura del manto stradale, dei freni e delle gomme delle vetture, attività industriale e via dicendo.

Il Comune di San Casciano dei Bagni presenta un livello di PM10 primario compreso tra 17 – 33. In tale caso il limite annuo non è stato superato (40 μg/m³) e quindi i valori nel Comune sono ottimi anche se, rispetto ai dati della Toscana, risultano nella fascia medio-bassa.

figura 19 - Emissioni comunali PM10 primario (t) - Anno 2003. (Fonte: REGIONE TOSCANA, IRSE)

• SOx: il biossido di zolfo è un gas incolore, dall'odore pungente e irritante. Esso si forma nel processo di combustione per ossidazione dello zolfo presente nei combustibili solidi e liquidi (carbone, olio combustibile, gasolio). Le fonti di emissione principali sono legate alla produzione di energia, agli impianti termici, ai processi industriali e al traffico. L'SO2 è il principale responsabile delle "piogge acide", in quanto tende a trasformarsi in anidride solforica e, in presenza di umidità, in acido solforico. È un gas irritante per gli occhi e per il tratto superiore delle vie respiratorie, a basse concentrazioni, mentre a concentrazioni superiori può dar luogo a irritazioni delle mucose nasali, bronchiti e malattie polmonari.

Il Comune di S. Casciano dei Bagni presenta un livello di ossido di zolfo compreso tra 3 - 8. I valori di SOx riscontrati rientrano nei limiti accettabili pur rientrando nella fascia dei Comuni che presentano un livello medio-basso.

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figura 20 - Emissioni comunali ossidi di zolfo (t) - Anno 2003. (Fonte: REGIONE TOSCANA, IRSE)

L’altro studio preso in considerazione, come precedentemente detto, è quello svolto dall’ARPAT (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Regione Toscana). L’ARPAT, per redigere lo studio riportato nella “Relazione annuale sullo stato della qualità dell’aria nella Regione Toscana, Anno 2011”, ha suddiviso il territori regionale in sei Zone; S. Casciano dei Bagni ricade nella Zona collinare montana, insieme ad altri 159 Comuni. Per questa zona vi sono solo quattro punti di rilevamento degli inquinanti, di cui nessuno ricade all’interno del territorio comunale.

Dall’analisi dei dati relativi alle emissioni diffuse l’area nella quale rientra il Comune di S. Casciano dei Bagni, nel 2011, risulta priva di particolari e significative criticità.

In particolare: • PM10: è stato rispettato in tutte le zone il valore limite dell’indicatore relativo alla media annuale (limite di 40 μg/m3); • PM2,5: le serie ottenute dai dati relativi al primi due anni di monitoraggio del PM2,5 su scala regionale indicano che il valore limite imposto dal D.Lgs. 155/2010 sulla media annuale viene generalmente rispettato in tutto il territorio regionale;

• NO2: per il primo anno si riscontra il rispetto del limite di 18 superamenti per la massima media oraria di 200 μg/m3 in tutte le stazioni di rete regionale, comprese quelle di tipo traffico. Tutte le stazioni di tipo traffico attive nel corso del 2011 hanno comunque registrato il non rispetto dell’indicatore relativo alla media annuale (limite di 40 μg/m3) confermando la criticità di questo inquinante nelle stazioni di traffico; • CO: Il monossido di carbonio non rappresenta un problema per la qualità dell’aria in Toscana, si continua infatti cautelativamente a rilevarne le concentrazioni solo in alcuni siti da traffico, dove comunque gli indicatori evidenziano che le soglie sono ampiamente rispettate;

• SO2: il biossido di zolfo non rappresenta un problema per la qualità dell’aria in Toscana, si continua infatti cautelativamente a rilevarne le concentrazioni solo in alcuni siti dove gli indicatori comunque evidenziano che le soglie sono ampiamente rispettate;

60 • O3: (Ozono) si conferma la criticità già evidenziata negli anni nei confronti del valore obiettivo per la protezione della salute umana - massimo 25 superamenti del valore di 120 μg/m3 relativo alla massima giornaliera su 8 ore, calcolata come media degli ultimi tre anni – che non viene rispettato in più del 50% delle stazioni; • Benzene e Benzo(a)pirene: la rete regionale di monitoraggio per questi inquinanti, prevista dalla DGRT1025/2010, non è stata attiva nel 2011. Occorre infatti preliminarmente acquisire la strumentazione idonea ad effettuare il monitoraggio di questi inquinanti, in accordo alle norme tecniche applicabili.

Anche i dati relativi alla zona Zona collinare montana rilevati da A.R.P.A.T. in data 22/01/2013 mostrano valori di PM10, PM2.5 e NO2 perfettamente nella norma.

2.7.2 Inquinamento acustico

Il rumore è un agente nocivo sia per la sua capacità di peggiorare la fruibilità dell’ambiente e la qualità della vita, sia come specifico fattore di rischio per una notevole varietà di patologie e disfunzioni. Per il monitoraggio del livello di rumore nel territorio provinciale, la Provincia di Siena ha stipulato con ARPAT una convenzione finalizzata al monitoraggio dei superamenti della normativa grazie ad apposite campagne di misura sul rumore condotte su tutta la rete viaria provinciale. In base alla Legge Quadro n.447/95 in materia di rumore, è affidato alle competenze dei Comuni il compito di suddividere in aree omogenee il territorio con la redazione ed approvazione dei Piani Comunali di Classificazione Acustica (PCCA). San Casciano dei Bagni è tra i Comuni con PCCA approvato (D.C.C. n. 20 del 30 Marzo 2005 BURT n. 17 del 27 Aprile 2005).

La classificazione del PCCA è suddivisa in sei classi: • Classe I – Aree particolarmente protette: aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione (aree ospedaliere, scolastiche, destinate al riposo ed allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse urbanistico, parchi pubblici, ecc.), • Classe II- Aree destinate ad uso prevalentemente residenziale: aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità di popolazione, con limitata presenza di attività commerciali ed assenza di attività industriali ed artigianali, • Classe III – Aree di tipo misto: aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di attività commerciali, uffici, con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici, • Classe IV- Aree di intensa attività umana: aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali e uffici, con presenza di attività artigianali; le aree in prossimità di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie; le aree portuali; le aree con limitata presenza di piccole industrie. • Classe V – Aree prevalentemente industriali: aree interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni, • Classe VI – Aree esclusivamente industriali: aree esclusivamente interessate da attività industriali e prive di insediamenti abitativi.

61 Di seguito è riportata la mappa del PCCA in cui sono evidenziate le varie classi all’interno del territorio comunale.

Figura 33 – CLASSIFICAZIONE ACUSTICA COMUNALE (FONTE: P.C.C.A. S. CASCIANO DEI BAGNI)

Sono state classificate in CLASSE II le seguenti zone: • Località “Fighine”, che, oltre ad essere assenti attività artigianali e industriali e strade a traffico elevato, rappresenta un bene di interesse architettonico e naturalistico; • il parco delle acque termali in prossimità di San Casciano dei Bagni capoluogo; • vasta area boscata presente nella zona nord del Comune; • la zona dove insiste lo Stabilimento Termale nei pressi del Capoluogo;

Sono stati inseriti in CLASSE III: • il centro urbano di San Casciano dei Bagni per la presenza sia del centro storico, sia di una zona a traffico limitato, comprese le aree dove sono presenti attività artigianali ed anche un’alta densità di popolazione; • il centro urbano di Celle sul Rigo per la ridotta presenza di attività artigianali, per la bassa densità di popolazione e per il ridotto traffico esistente. • per la contiguità tra classi di zonizzazione acustica è stata delimitata un fascia di transizione in classe III per l’area estrattiva nelle vicinanze dell’insediamento produttivo in Loc. Armatelo; • buona parte del territorio comunale extraurbano, in quanto caratterizzato da attività agricola e presenza di attività commerciali sparse; • parzialmente inserito in classe III la frazione di Palazzone e Ponte a Rigo.

E’ stata prevista la CLASSE IV per: • le zone artigianali di San Casciano (“Armatello”) e della frazione di Palazzone e Celle sul Rigo, • due allevamenti di bovini situati in prossimità della frazione Ponte a Rigo, • la fascia di 100 mt lungo la S.R. n° 2 Cassia,

62 • le fasce di interposizione in classe IV inserite per le due cave in prossimità del capoluogo e della Frazione di Ponte a Rigo, • l’area in cui è situato l’allevamento di volatili a Celle sul Rigo, • due zone estrattive in prossimità del Torrente Paglia • la zona nella frazione di Palazzone caratterizzata dalla presenza di cantine.

Le zone a cui è stata attribuita la CLASSE V sono: • l’area estrattiva (cava di travertino “il Sassone”) di San Casciano dei Bagni; • l’area estrattiva nelle vicinanze dell’insediamento produttivo Armatello; • l’area estrattiva (cava di argilla “Fornace”) lungo la S.R. n° 2 Cassia.

Nel territorio comunale non vi sono centraline fisse per il controllo del rumore.

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2.8. Fattori climatici: clima e fitoclima

Il clima riscontrato a San Casciano dei Bagni rientra nel quadro climatico generale della Regione Tirrenica ed è quindi di tipo Mediterraneo, caratterizzato da estati calde e secche e da inverni umidi e miti.

In tutto l’arco dell’anno, le temperature riscontrate nel territorio comunale risultano essere più basse rispetto a quelle del resto della Provincia di Siena, ad eccezione degli altri Comuni situati a Sud della Provincia. Si veda l’estratto sottostante della Tavola QC IG_5 “Carta della Temperatura media annua e mensile” del P.T.C.P. di Siena.

figura 31 – ESTRATTO TAVOLA QC IG_5 “CARTA DELLA TEMPERATURA MEDIA ANNUA E MENSILE (Fonte: P.T.C.P. Provincia di Siena, 2010)

Il Fitoclima deriva da un'elaborazione dei dati climatici grezzi (temperatura e precipitazioni) secondo degli indici appositamente studiati da Rivas-Martinez (1995) e da Blasi (1996), per interpretare la risposta della vegetazione naturale ai fattori climatici. La vegetazione naturale costituisce un elemento fondamentale di lettura e interpretazione del paesaggio e pertanto

64 l’utilizzo di una carta fitoclimatica, al posto di una carta climatica pura, permette di interpretare al meglio le discontinuità o i gradienti rilevabili nella vegetazione naturale14.

figura 32 – ESTRATTO TAVOLA “QC 2000 C_02: FITOCLIMA” (Fonte: P.T.C.P. Provincia di Siena, 2010)

14 PROVINCIA DI SIENA, PTCP 2000, Unità ambientali e serie di vegetazione, a cura di C. Blasi, V. De Dominicis; A. Chiarucci, A. Gabellini, D. Morrocchi.

65 Il territorio comunale di San Casciano dei Bagni risulta ricompreso in una Regione Temperata, 15 con termotipo in parte Eucollinare inferiore (230 < I(t) < 300) e Eucollinare superiore (160 < 16 I(t) < 230) e ombrotipo Umido inferiore (900 < P < 1150 mm).

2.9. Beni materiali e patrimonio culturale

Come già precedentemente accennato, lungo le linee di crinale si ritrovano i principali centri abitati di impianto storico, quasi tutti legati fisicamente e visivamente al percorso della Via Francigena, la prima importante matrice antropica di questo paesaggio. Infatti, perlopiù tra l’XI e il XIV secolo, intorno ad essa nascono strutture fortificate, spedali, ospizi e piccoli borghi dai quali, a loro volta, si diffonde il popolamento sparso legato soprattutto all’attività pastorale. Il reticolo insediativo presente nel territorio comunale appare dunque largo, tenuto insieme da una rete viaria principale appoggiata soprattutto sui crinali, da strade secondarie anche non asfaltate, vicinali e campestri.

I centri urbani principali del Comune di San Casciano dei Bagni sono: • San Casciano dei Bagni; il capoluogo che con il suo centro antico si pone intorno alla sommità del colle dove è posto e la Collegiata ne segna il vertice con il proprio campanile. Delle mura sono conservati alcuni resti nella parte est, mentre le altre sono inglobate negli edifici o addirittura scomparse. • Celle sul Rigo: Celle faceva parte dei possedimenti dei Visconti di Campiglia, ma non rimase sotto il controllo dell’antica famiglia feudale, bensì già dalla fine del XIV secolo entrò a far parte dei possedimenti della famiglia senese dei Salimbeni e si trovò più volte in aperte ostilità con Siena. Il 14 marzo del 1418 Celle entrò definitivamente a far parte della Repubblica Senese e si mantenne fedele a Siena fino al 5 agosto 1559. Ad impreziosire la storia di Celle fu senz’altro il soggiorno del poeta Giosuè Carducci (dal 1851 al 1855 circa) che qui seguì il padre Michele nella sua professione di Medico. • Palazzone: deve forse la sua nascita al fatto di trovarsi su uno dei percorsi secondari della Cassia Romana nel suo tratto , divenendo una sorta di propagazione commerciale del sovrastante castello di Fighine. Probabilmente Palazzone era inizialmente una stazione di posta, poi divenne luogo di mercato nei primi anni del XVI secolo.

La presenza di case sparse e poderi è minore rispetto ad altri contesti della Provincia senese; essendo tra loro molto distanziati, si articolano sulla tipica e storica rete dell’appoderamento rado, poggiante in genere sulla parte sommitale delle colline. La lunga storia di San Casciano, derivata dal passaggio della Via Francigena e dallo sfruttamento delle sorgenti termali sin dai tempi antichi, giustifica la presenza di un ricco patrimonio culturale dato soprattutto da beni storico – architettonici e aggregati intesi come centri minori e nuclei del sistema insediativo provinciale.

15 L’indice di termicità, o termotipo, è stato calcolato con i dati grezzi di temperatura delle stazioni di , Siena, Cotorniano, Monte Oliveto Maggiore, , Abbadia S.Salvatore, Piancastagnaio,

Castel del Piano, e Cortona, applicando la seguente formula: I(t) = (T + M + m) * 10, dove T = temperatura media annua, M = media delle temperature massime del mese più freddo, m = media delle temperature minime del mese più freddo (PROVINCIA DI SIENA, PTCP 2000, Unità ambientali e serie di vegetazione, a cura di C. Blasi, V. De Dominicis; A. Chiarucci, A. Gabellini, D. Morrocchi). 16 L’ombrotipo definisce il tipo di regime idrico di un’area e si basa sulla distribuzione delle precipitazioni medie annuali (PROVINCIA DI SIENA, PTCP 2000, Unità ambientali e serie di vegetazione, a cura di C. Blasi, V. De Dominicis; A. Chiarucci, A. Gabellini, D. Morrocchi).

66 Le pertinenze dei beni storico-architettonici corrispondono alla porzione di territorio intimamente legata al bene medesimo da relazioni percettive, funzionali, storiche o figurative e sono considerate dal P.T.C.P. quali aree di rilevante importanza paesaggistica. Le aree di pertinenza degli aggregati, insieme alle aree di pertinenza dei beni storici e architettonici, costituiscono quindi i capisaldi di una rete paesaggistica di interesse provinciale. Di primaria importanza risulta il mantenimento della continuità del ruolo e della identità culturale connessi all’equilibrio delle funzioni, residenziali, commerciali e terziarie, alla fruibilità degli spazi pubblici, alla permanenza delle funzioni civili e culturali, alla tutela dell’immagine architettonica e urbana legata alla conservazione degli edifici di antica formazione. Inoltre, numerosi sono i resti archeologici riscontrabili nel territorio di San Casciano e gli immobili soggetti a vincolo architettonico, nonché le testimonianze del paesaggio agrario, anch’esso facente parte del grande patrimonio culturale collettivo.

figura 23 – ESTRATTO TAVOLA “QC POLI II.5: STRUTTURE INSEDIATIVE STORICHE, AGGREGATI - B.S.A. - PERTINENZE” (FONTE: P.T.C.P. Provincia di Siena, 2010)

In merito ai beni materiali ed al patrimonio culturale, il P.T.C.P. stabilisce, quale componente obbligatoria dei piani, la tutela degli edifici e dei manufatti di valore, considerati nel loro contesto territoriale e ambientale, che definisce il rapporto tra edifici, complessi, manufatti e loro pertinenze, ambiti della visibilità e della percezione, ambiti della omogeneità di evoluzione storica. I centri storici sono intesi come patrimonio culturale collettivo17.

17 P.T.C.P. Siena 2010, art. 13.9 ,Beni storico architettonici e patrimonio culturale.

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2.10. Paesaggio

“Il paesaggio è il risultato di processi storici fra strutture sociali e risorse del territorio, la cui qualità è legata alla possibilità di riconoscere questi processi nelle forme degli insediamenti e del paesaggio agrario e naturale. Esso è inteso anche come bene diffuso della collettività contemporanea e futura in tutto il territorio, costituito non solo da singole componenti di natura eccezionale ma da relazioni, anche ordinarie, che nel loro insieme esprimono il continuo rapporto uomo – natura” (tratto da relazione P.T.C.P. della Provincia di Siena).

Il territorio di San Casciano dei Bagni si presenta come un sistema di valli aperte e poco profonde, di natura argillosa, con andamento ondulato e un susseguirsi di poggi di varia grandezza e altezza. Il paesaggio dominato da seminativi, pascoli e da molti fenomeni di erosione e franosi, si diversifica da quello caratteristico amiatino, perlopiù boscoso e verde. Nonostante ci sia un consistente utilizzo agricolo in tutto il territorio comunale, permangono in quantità le formazioni erosive (balze, biancane e calanchi); esse, però, non devono essere lette come un elemento di degrado del territorio, bensì come una risorsa da tutelare, un elemento strutturale del territorio che lo arricchisce e lo diversifica da tutti gli altri.

Lungo le linee di crinale si ritrovano i principali centri abitati di impianto storico, quasi tutti legati fisicamente e visivamente al percorso della Via Francigena; grande rilievo assume tutto il sistema della viabilità per la lettura, scoperta, conoscenza e fruizione del paesaggio. Infatti, è proprio la Via Francigena la prima importante matrice antropica di questo paesaggio: perlopiù tra l’XI e il XIV secolo, intorno ad essa nascono strutture fortificate, spedali, ospizi e piccoli borghi dai quali, a loro volta, si diffonde il popolamento sparso legato soprattutto all’attività pastorale. Nel XV secolo viene introdotta l’attività agricola e l’appoderamento, che però si presenta in questo territorio molto rarefatto rispetto ai Comuni limitrofi. Questo perché San Casciano si trova al confine dei territori di Siena e , ovvero tra una regione che vede l’appoderamento, seppure rado, come principale modalità di conduzione agricola e l’altra, invece, dominata dal latifondo. L’attività agricola legata alla pastorizia permane fino alla metà del Novecento, anni in cui la crisi della mezzadria qui comporta la supremazia dell’attività pastorale e l’introduzione di coltivazioni cerealicole (grano, orzo, mais, girasole, ecc...) che via via modificano crete e calanchi in poggi dolci e ondulati, mentre la vegetazione naturale (macchie boscate e vegetazione ripariale) viene ridotta e concentrata perlopiù in qualche impluvio. Attualmente il paesaggio agrario è costituito da un mosaico dominato dalle colture estensive, dai seminativi e prati-pascolo, inframezzati dalla vegetazione riparia e da macchie boscate. La vegetazione naturale difatti si concentra lungo i corsi d’acqua principali, negli impluvi oltre che sulle balze e sui calanchi quando questa non è distrutta dall’uso dei diserbanti. Alla nudità dei seminativi e dei prati-pascolo, sono presenti in contrasto i campi coltivati, in prevalenza oliveti e vigneti. Si veda nell’estratto sottostante la struttura del paesaggio così come individuata dal vigente P.T.C.P.

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figura 21 – ESTRATTO TAVOLA “ST PAES IV.3_g: LA STRUTTURA DEL PAESAGGIO (FONTE: P.T.C.P. Provincia di Siena, 2010)

69 Le emergenze del paesaggio agrario corrispondono a quei caratteri strutturali che conferiscono riconoscibilità, identità, unicità e originalità ai luoghi a cui appartengono e, come tali, riconosciute come Invarianti Strutturali del territorio. Le emergenze del paesaggio agrario del Comune di S. Casciano sono rappresentate nell’estratto della Tavola del P.T.C.P. sotto riportata:

figura 22 – ESTRATTO TAVOLA “QC 2000 E.03: EMERGENZE DEL PAESAGGIO AGRARIO” (FONTE: P.T.C.P. Provincia di Siena, 2010)

Per la loro tutela il P.T.C.P. prevede il mantenimento e, ove possibile, l’innalzamento dell’efficacia ecologica, della qualità estetico - visuale e dei riferimenti storico-culturali.

70 Il P.T.C.P. individua, per l’Unità di paesaggio che ricomprende anche il territorio di S. Casciano dei Bagni, alcune criticità, tra cui in particolare: • la tendenza alla riduzione della presenza delle forme di erosione (calanchi, biancane e balze) e della vegetazione naturale ad esse legata, con conseguente impoverimento, nonché banalizzazione e semplificazione dei caratteri del paesaggio agrario; • la semplificazione diffusa del mosaico paesaggistico; • interventi sul patrimonio edilizio rurale, anche con cambio di destinazione d’uso, con relativi trasformazioni degli spazi aperti di pertinenza. • espansione dei centri urbani ed industriali e pressione insediativa diffusa.

Nonostante questo, il paesaggio di San Casciano presenta un buon livello di integrità, ovvero è riconoscibile e leggibile ed è ancora funzionante la sua matrice storica, naturale ed antropica, che lo identifica quale prodotto originale dell’interazione uomo-natura nel tempo. Conservare e valorizzare gli assetti paesaggistici e ambientali, le risorse ecologiche e naturali, storico-culturali, percettive - visive, risultano azioni preminenti per il mantenimento del paesaggio quale patrimonio della collettività.

Il Piano di Indirizzo Territoriale della Regione Toscana inserisce il Territorio del Comune di San Casciano dei Bagni all’interno dell’ambito di paesaggio n.15 della piana di Arezzo e Val di Chiana.

L’ambito, strutturato sulla Val di Chiana e sul territorio della bonifica leopoldina (straordinario sistema di organizzazione idraulica, agricola e insediativa ancora oggi leggibile), è circondato - a ovest, da una compagine collinare con vigneti e oliveti, all’estremo sud, dalla catena Rapolano- (condivisa con l’ambito della Val d’Orcia), caratterizzata dalla predominanza del manto forestale (querceti di roverella, cerrete, latifoglie, castagneti), a est, dai ripidi rilievi montani dell’Alpe di Poti, con un breve tratto di collina dove prevalgono oliveti con sistemazioni a traverso (spesso terrazzate) di grande importanza paesaggistica e scenica. A nord, la piana d’Arezzo è collegata alla Val di Chiana dal si- stema insediativo e dalla rete idraulica centrata sull’asse del Canale Maestro. Al denso reticolo idrografico della Valdichiana è associata la presenza di numerose aree umide, naturali e artificiali, alcune delle quali di elevato interesse conservazionistico e paesaggistico (Lago di Montepulciano, Lago di Chiusi). Il sistema insediativo è organizzato attorno ad una rete radiocentrica che fa capo ad Arezzo (nodo strategico del sistema di comunicazioni stradali, ferroviarie e fluviali), mentre lungo la Val di Chiana è strutturato su tre direttri- ci in direzione nord-sud: due pedecollinari, “geologicamente” favorevoli agli insediamenti e all’agricoltura (in particolare, alle colture arboree e permanenti) e una di fondovalle, parallela al Canale Maestro. I processi di espansione da una parte, le dinamiche di abbandono dei suoli agricoli (soprattutto nelle aree a maggiore pendenza o terrazzate) dall’altra, tendono a mettere in crisi il rapporto strutturale e di lunga durata fra i centri abitati e il loro intorno rurale.

Tra i valori individuati dal PIT, per quanto concerne San Casciano dei Bagni, spiccano: le numerosi sorgenti termali esistenti, citate assieme alle sorgenti di Acqua Santa e di Sillene a ed alla sorgente delle Canalette a ; i boschi ripariali e palustri situati nelle anse del Lago di San Casciano; i mosaici di elevato interesse naturalistico costituiti dagli arbusteti di ricolonizzazione di ex pascoli localizzati nelle colline plioceniche tra San Casciano dei Bagni e Celle sul Rigo; le biancane e i calanchi presenti tra San Casciano e il torrente Rigo; il sistema di pascoli e seminativi. Nell’ambito del sistema insediativo, all’interno dei corridoi infrastrutturali della Val di Chiana, costituito dai centri pedecollinari allineati secondo la direttrice stradale e ferroviaria di fondovalle, è individuata, tra le altre, la SP 321 del Polacco che attraversa il territorio di San Casciano dei Bagni per poi innestarsi nella SR 2 Cassia. Tra le criticità rilevate nell’ambito, in relazione alle dinamiche del sistema insediativo, viene sottolineata la compromissione dei caratteri paesistici dei centri collinari: “negli insediamenti

71 collinari le espansioni che si sviluppano intorno ai centri maggiori e alle frazioni hanno spesso dimensioni che prevalgono rispetto ai nuclei storici, con fenomeni di dispersione urbana che frammentano il sistema ambientale e rendono i centri privi di riconoscibilità nonché di identità e di qualità urbana e paesistica.” Anche a San Casciano dei Bagni e Celle sul Rigo si riscontra pertanto il fenomeno della nuova urbanizzazione che crea un consistente aggregato che si contrappone al nucleo antico ad elevato valore e fragilità paesistici.

Tra gli elementi di particolare pregio da salvaguardare e tutelare sono individuate: le strutture termali di origine storica da valorizzare e recuperare, garantendo per esse azioni volte alla stabilità di tali risorse geotermali; i paesaggi agro-pastorali, le biancane, i calanchi, le balze e le altre emergenze geomorfologiche, da preservare per il loro significativo valore identitario, paesistico e naturalistico. Tra gli orientamenti si cita quello di contenere le attività di rimodellamento morfologico o di trasformazione delle emergenze geomorfologiche di significativo valore identitario.

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3. Infrastrutture e servizi

3.1. Sistema della mobilità

In merito alla mobilità all’interno del territorio comunale sono stati trattati i seguenti argomenti: • le infrastrutture esistenti • il TPL • i parcheggi • la viabilità di interesse paesaggistico • la mobilità sostenibile

3.1.1 Infrastrutture esistenti Il territorio comunale di San Casciano dei Bagni è attraversato da una sola Strada Regionale, ovvero dalla S.R. Via Cassia, n.2 e da sei Strade Provinciali (S.P. del Polacco n. 321, S.P. del Monte Amiata n.18, S.P. della Valle del Rigo, n. 54, S.P. di , n. 41, S.P. della Montagna di Cetona, n. 89, S.P. di San Casciano dei Bagni, n. 82).

figura 34 – SAN CASCIANO DEI BAGNI: COLLEGAMENTI STRADALI. La viabilità principale si trova a valle o sui crinali e collega i centri urbani principali di Piancastagnaio, Abbadia S.Salvatore, Radicofani e Cetona, proseguendo poi per Chiusi e per il resto della Provincia di Siena. La rilevanza storica di queste strade risulta essere molto importante in quanto i principali centri abitati del Comune di S. Casciano dei Bagni sono sorti proprio in prossimità degli incroci tra la viabilità principale.

73 Non vi sono stazioni per il rilevamento del traffico all’interno del territorio comunale quindi non sono attualmente disponibili questo tipo di dati, anche se il P.T.C.P. individua la S.R. Cassia come inadeguata rispetto ai livelli di traffico esistenti e inserisce tutto il territorio di San Casciano dei Bagni all’interno di un “ambito con rete interna insufficiente o solo da ammodernizzare”18. L’aeroporto di Firenze dista 158 km, quello di Roma 183 km.

3.1.2 TPL (Trasporto Pubblico Locale) San Casciano dei Bagni risulta essere mal collegata al capoluogo di Provincia e agli altri centri urbani principali limitrofi. Il Trasporto Pubblico Locale su gomma collega infatti San Casciano solo a Chiusi e Cetona. Il servizio è svolto da Siena Mobilità e vi sono solo due linee, una di andata e una di ritorno: • Linea F_T10/A: Chiusi – - Cetona - Celle – Ponte al Rigo • Linea F_T10/R: Ponte al Rigo - Celle – Cetona – Chiusi Scalo – Chiusi Gli orari delle due corse, inoltre, sono concentrati perlopiù la mattina e nel tardo pomeriggio. Le fermate all’interno del Comune sono quattro, ma non tutte le corse vi si fermano. Il Trasporto Pubblico Locale su ferro è inesistente e la stazione ferroviaria più vicina è quella di Chiusi, a circa 25 km di distanza, che offre anche il servizio di biglietteria.

3.1.3 Parcheggi Nel Comune di San Casciano dei Bagni sono presenti 5 parcheggi pubblici scoperti, di cui 4 localizzati nel centro urbano di San Casciano dei Bagni e uno collocato a Ponte a Rigo. La tavola sottostante, estratta dal P.T.C.P. localizza tali parcheggi.

Figura 35 – ESTRATTO TAVOLA “QC POLI II.3: RETE INFRASTRUTTURALE SERVIZI E ATTREZZATURE” (FONTE: P.T.C.P. Provincia di Siena, 2010

3.1.4 Viabilità di interesse paesaggistico

18 Per maggiori dettagli si veda la Tavola dello Statuto del P.T.C. della Provincia di Siena ST POLI II_3 “La mobilità e l’accessibilità: dinamiche il atto”.

74 I “tracciati di interesse paesistico” sono tratti viari per i quali le analisi del paesaggio del hanno rilevato livelli elevati di armonia ed equilibrio con il contesto circostante. In particolare, questi tracciati permettono una fruizione e una promozione originale del paesaggio senese, orientando comportamenti rispettosi dei suoi valori. Secondo l’articolo 13.16 “Tracciati di interesse paesistico”del P.T.C.P, i tracciati di interesse paesistico diventano pertanto riferimento per la realizzazione di aree di sosta atte a consentire la fruizione dei paesaggi circostanti e per la realizzazione di sentieri pedonali e ciclabili che, diramandosi dai tracciati stessi, consentono la fruizione di beni archeologici, architettonici, storici, ambientali.

Si veda l’immagine sottostante in cui vi sono riportati i tracciati di interesse paesistico presenti nel territorio comunale di San Casciano dei Bagni.

Figura 36 – ESTRATTO TAVOLA “QC PROD III.7: ATTREZZATURE TURISTICHE E DOTAZIONI ATTUALI” (FONTE: P.T.C.P. Provincia di Siena, 2010)

La Via Francigena è uno degli itinerari documentato più anticamente tra quelli romei che, da vari parti d’Europa e d’Italia, giungevano alla capitale della cristianità. Nel 1994 il Consiglio d'Europa ha riconosciuto alla Via Francigena la dignità di Itinerario Culturale Europeo, al pari del Cammino di Santiago.

75 La sua origine risale all'età longobarda quando, nel sec. VI stabilirono il proprio dominio sull'Italia settentrionale e centro‐meridionale e si trovarono costretti a cercare un percorso sicuro per raggiungere i propri ducati al di là dell'Appennino. Diedero così impulso al percorso di Monte Bardone, corrispondente grosso modo all'attuale passo della Cisa, attraverso cui raggiungere l'antico scalo marittimo alla foce del Magra e la Tuscia. Quando ai Longobardi subentrarono i Franchi, il percorso venne ampliato e consolidato in direzione della Francia (da cui il nome di Francigena, attestato per la prima volta in documenti di questo periodo) e in direzione di Roma e del papato, che in Carlo Magno e nei Franchi aveva trovato preziosi alleati. Probabilmente fu allora che prese deciso impulso anche il pellegrinaggio verso i luoghi sacri della Città Eterna.

Il percorso ufficiale è articolato in settantanove tappe e da Canterbury, attraversando la Francia e la Svizzera, entra in Italia per giungere a Roma. Ha una lunghezza di 1800 Km e, nel tratto italiano, attraversa sette regioni (Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Liguria, Toscana, ) e centoquaranta Comuni.

Nel tratto toscano ufficiale, il tracciato entra in Provincia di Siena all’altezza di e prosegue verso , Siena e la Val d'Arbia. Successivamente giunge a , , e San Quirico d'Orcia. Percorsi altri chilometri, incontra il bivio per Radicofani, da cui scende nella valle del torrente Rigo, attraversando il territorio comunale di San Casciano dei Bagni nella frazione di Ponte a Rigo; dopo pochi chilometri entra nel Lazio.

Figura 37 – Via Francigena: percorso ufficiale (FONTE: PROV. DI SIENA)

È importante precisare che, nonostante il percorso ufficiale sia uno, sin dalla sua origine non si trattava di una strada, ma di un insieme di percorsi usati in tempi diversi e forse con funzione diversa a seconda dei tipi di traffico e delle vicende politiche, topografiche e climatiche delle varie zone.

L’immagine sottostante mostra il Percorso ufficiale della Via Francigena e le sue diverse varianti nel Tratto 15 “Radicofani - (Viterbo)”, passante anche per il territorio comunale di San Casciano dei Bagni.

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Figura 38 – I PERCORSI DELLA VIA FRANCIGENA, Tappa 15: Radicofani - Acquapendente (FONTE: Provincia di Siena)

77 Il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Siena individua tra le Invarianti Strutturali19 del territorio provinciale senese anche la viabilità storica, fra cui in particolare i tracciati della Via Francigena. Essa, inoltre, è considerata nel P.T.C.P. come uno specifico itinerario turistico - culturale20 per il quale è ritenuto importante valorizzare le sistemazioni paesaggistiche lungo strada oltre al tracciato in sé (art. 13.17, c. 5).

3.1.5 Mobilità sostenibile

“Mobilità sostenibile” significa modalità di spostamento in grado di diminuire gli impatti ambientali sociali ed economici generati dai veicoli privati, come ad esempio l'inquinamento atmosferico, l'inquinamento acustico, la congestione stradale, l'incidentalità, il degrado urbano e il consumo di territorio. Per mobilità sostenibile si intende quindi spostamenti a piedi, in bicicletta (bici privata o bike sharing), a cavallo, con i mezzi di trasporto pubblico o con quelli privati condivisi (ad esempio il car-sharing).

Nella Proposta di Piano Regionale Integrato delle Infrastrutture e della Mobilità (PRIIM) della Regione Toscana, viene definita la classificazione della rete di interesse regionale per la mobilità ciclabile. Tale rete sarà costituita dalle principali arterie in corso di definizione sulla base dei tracciati esistenti e della funzionalità dei collegamenti. La classificazione della Rete regionale, ai sensi dell’art.3 della L.R. 27/2012, “Interventi per favorire lo sviluppo della mobilità ciclistica”, è definita dalla Ciclopista Arno, dal Sentiero della Bonifica, dalla Ciclopista Tirrenica, dall’Itinerario ciclabile Grosseto-Siena-Arezzo e dal Tracciato ciclabile della Via Francigena (in corso di definizione e passante dal Comune di S. Casciano dei Bagni).

19 Ai sensi dall’art 5 della LR 1/2005, le invarianti strutturali, comprese nello Statuto, sono elementi cardine dell’identità dei luoghi e, secondo la definizione data dall’art 4 della medesima Legge, esse sono le risorse, i beni, le regole relative all’uso individuati nello Statuto, nonché i livelli di qualità e le relative prestazioni minime da sottoporre a tutela al fine di garantire lo sviluppo sostenibile del territorio. 20 P.T.C.P. Siena, Art. 13.17, Itinerari turistico - culturali. 1. Gli Itinerari turistico - culturali sono percorsi che si snodano nel paesaggio, costituiti da tappe, o nodi, e caratterizzati da uno o più temi culturali (strada multiculturale) che conferiscono senso al percorso stesso. L’itinerario si presenta fortemente ancorato ad un territorio di riferimento più o meno vasto grazie alla presenza di testimonianze storico culturali (chiese, pievi, borghi, spedali, come per la Via Francigena, oltre parchi e giardini storici, musei oppure aziende agricole, e altre strutture ricettive culturali, per i percorsi enogastronomici). 2. Tramite la tutela e la valorizzazione degli itinerari storico-culturali si valorizza il contesto paesaggistico, sono messe a sistema le risorse storico-culturali e naturalistiche presenti, si rafforza il concetto di identità locale e si aumenta il senso del luogo, si dà impulso all’economia locale attraverso la promozione turistica dei luoghi. 3. E’ consentita l’apposizione di segnaletica riguardante il percorso e i luoghi ad esso connessi, opportunamente regolamentata nella forma, dimensione, materiali e colori, oltre a quella necessaria per la sicurezza e la circolazione stradale. 4. Gli itinerari turistico - culturali possono essere promossi e concepiti insieme al sistema di greenways, che a loro volta, come gli itinerari storico-culturali, sono sistemi lineari di spazi verdi strutturati secondo percorsi costituiti da nodi – risorse naturali e culturali del paesaggio – connessi tra loro grazie al recupero di infrastrutture dismesse come tracciati viari, ferroviari, canali e corsi d’acqua in genere. 5. Specifici itinerari turistico - culturali sono la Via Francigena, per la quale si richiama il progetto regionale ad essa relativo; le Vie del vino e dei sapori, per le quali è importante valorizzare le sistemazioni paesaggistiche lungo strada oltre al tracciato in sé.

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Figura 39 – MOBILITA’ CICLABILE. (FONTE: PRIIM, Regione Toscana)

La Provincia di Siena, inoltre, da tempo sta lavorando sulla promozione di una cultura della mobilità rispettosa dell’ambiente e delle persone, nonché sulla mobilità dolce come forma di tutela del patrimonio paesaggistico ed ambientale e come opportunità di attrazione delle Terre di Siena attraverso il cicloturismo. In particolare, proprio per l’importanza che la Via Francigena ricopre nel territorio provinciale, la Provincia di Siena sta attuando una serie di interventi lungo questo tracciato per mettere in sicurezza, sia per il pedone che per il ciclista, tratti di strade a intenso traffico o con alto grado di pericolosità, interessanti in particolare la Strada Regionale Cassia e altre Strade Provinciali. In primis, la Provincia ha approvato il “Programma di valorizzazione dei percorsi della Via Francigena in Provincia di Siena. Approvazione dei “Percorsi della Via Francigena in Provincia di Siena” e delle linee di indirizzo per l’attuazione del programma”21.

21 Approvato con D.C.P. n.65 del 20/07/2010 .

79 Inoltre, la Provincia ha approvato il “Masterplan della Mobilità Dolce”22, un progetto strategico generale a lungo termine volto allo sviluppo e valorizzazione della fruizione cicloturistica e ciclabile, puntando, tra i vari obiettivi, alla creazione di una rete provinciale di percorsi ciclo- turistici, fra i quali vi è anche la Via Francigena, alla loro tutela e alla loro valorizzazione23.

3.2. Sistema di adduzione e smaltimento delle acque

Il territorio del Comune di San Casciano dei Bagni fa parte dell’Ambito Territoriale Ottimale n. 6 “Ombrone”, delimitato dalla L.R. della Regione Toscana del 21 luglio 1995, n. 81 “Norme di attuazione della legge 5 gennaio 1994 n.36”.

L’Acquedotto del Fiora S.p.A è il gestore unico dell’ATO 6 “Ombrone” dal 2002 e si occupa dell’insieme dei servizi di captazione, adduzione e distribuzione di acqua ad usi civili, di fognatura e di depurazione delle acque reflue.

Le linee guida previste nel Piano d’Ambito sono: 1. riduzione progressiva delle perdite in rete; 2. integrazione delle fonti di approvvigionamento ed incremento progressivo correlato alla richiesta; 3. dismissione delle attuali fonti di bassa qualità, con messa a riposo degli acquiferi interessati; 4. contenimento dei costi di gestione; 5. implementazione della esistente rete di telecontrollo che permetta un decremento dei costi gestionali ed interventi di riparazione immediati; 6. ottimizzazione e interconnessione tra reti comunali; 7. estensione progressiva del servizio acquedotto e fognatura a tutta la popolazione ragionevolmente raggiungibile; 8. ripristino-integrazione di tutti gli scaricatori di piena delle reti fognarie miste; 9. centralizzazione negli impianti di depurazione più grandi del trattamento fanghi di depurazione, con costruzione di processi ad essiccazione per facilitarne il riuso in agricoltura e possibilità di trattamento del percolato da discarica; 10. adeguamento degli attuali impianti di depurazione ed estensione del servizio sulla base delle previsioni contenute nel Piano Stralcio della depurazione approvato dalla Giunta Regionale Toscana.

Nel ventennio 2011-2026 sono stati ipotizzati dall’A.T.O. 6 i seguenti interventi nel territorio del Comune di San Casciano dei Bagni: • Acquedotto di collegamento serbatoio Murate - serbatoio Piazze (condutture); • Potenziamento potabilizzatore Elvella (impianto di depurazione).

22 Approvato con D.G.P. n°215 del 04/09/2012. 23 In particolare mira alla realizzazione di segnaletica adeguata al ciclo-turista, al coinvolgimento dei Comuni e delle Associazioni per la manutenzione e tutela dei percorsi e per la valorizzazione integrata con il patrimonio territoriale, al coinvolgimento degli attori locali (strutture turistico - ricettive e attività legate alla bicicletta), alla redazione di linee guida per la tutela delle strade bianche, al coinvolgimento degli operatori economici locali (strutture ricettive alberghiere ed extra - alberghiere, aziende termali, attività commerciali, artigianali e di servizi) per lo sviluppo di un’offerta organizzata dedicata al cicloturista, all’attivazione di progetti per dotare le strutture ricettive aderenti al circuito di parchi biciclette, a sconti immediati e servizi dedicati sia agli abitanti che ai turisti delle Terre di Siena.

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Figura 40 - Sistema acquedottistico della Provincia di Siena con evidenziato il Comune di San Casciano dei Bagni. (FONTE: PROVINCIA DI SIENA, PROGETTO S P I n - E c o24, 2006)

I dati riportati nella Tabella sottostante relativi ai consumi sono stati forniti direttamente dall’Ente Gestore e sono riferiti esclusivamente al comparto civile in quanto per i comparti produttivo, irriguo e zootecnico non si dispone di nessuna stima attendibile.

24 PROVINCIA DI SIENA, PROGETTO S P I n - E c o, Studio di sostenibilità della provincia di Siena attraverso indicatori ecodinamici, Volume 2 “Circondario Val di Chiana”, Università degli Studi di Siena, Dipartimento di Scienze e Tecnologie chimiche e dei Biosistemi, 2006)

81 Tabella 19 – CONSUMI IDRICI ANNUALI, PRO CAPITE E PERDITE, ANNO 1999. (FONTE: PROVINCIA DI SIENA, PROGETTO S P I n - E c o25, 2006)

3.3. Sistema di gestione e smaltimento rifiuti

Costituita ai sensi della Legge Regionale Toscana 69/2011, a decorrere dal 01/01/2012 l’Autorità “ATO Toscana Sud” svolge le funzioni di programmazione, organizzazione e controllo sull’attività del servizio di gestione dei rifiuti urbani per le Province di Siena, Arezzo e Grosseto. ll bacino dell'ATO Toscana Sud è un territorio particolare, che copre la metà della superficie di tutta la Toscana, molto eterogeneo ed in cui la gestione sostenibile dei rifiuti riveste un ruolo strategico ai fini della salvaguardia e della tutela del territorio.

Il soggetto gestore dei servizi di raccolta dei Rifiuti Urbani fino al 2012 è stato Sienambiente. A fine anno (2012), però, l'ATO Toscana Sud ha notificato l'aggiudicazione della gara nel settore dei rifiuti al raggruppamento Progetto6, dal quale è nata la nuova azienda che gestirà la raccolta rifiuti dei Comuni ricompresi in questo Ambito, denominata “Servizi Ecologici Integrati Toscana” (S.E.I.), composta a sua volta da un gruppo di aziende operanti nel territorio toscano in materia di rifiuti, tra cui anche la stessa Sienambiente.

Secondo i dati pubblicati nel Rapporto sullo Stato dell’Ambiente redatto dall’Amministrazione Provinciale di Siena nel 2010, San Casciano dei Bagni, nonostante il lieve decremento della popolazione, ha avuto dal 2000 al 2009 un incremento del 19,6% di produzione dei rifiuti, percentuale comunque molto bassa rispetto al trend registrato dal resto della Provincia.

Figura 41 – PRODUZIONE RIFIUTI PER COMUNE (FONTE: RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE 2010, AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI SIENA)

25 PROVINCIA DI SIENA, PROGETTO S P I n - E c o, Studio di sostenibilità della provincia di Siena attraverso indicatori ecodinamici, Volume 2 “Circondario Val di Chiana”, Università degli Studi di Siena, Dipartimento di Scienze e Tecnologie chimiche e dei Biosistemi, 2006)

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L’assimilazione di rifiuti speciali ad urbani, regolamentata a livello comunale, può contribuire in maniera decisiva a realizzare i forti divari osservati. Specialmente nei piccoli Comuni l’assimilazione di nuove attività produttive può determinare aumenti tali da spiegare i valori estremi registrati negli incrementi percentuali di alcune realtà comunali.

Concentrando l’attenzione sulla produzione procapite di rifiuti per Comune (Kg/abitanti all’anno), il Comune più virtuoso risulta essere quello di , mentre San Casciano dei Bagni si colloca al 26° posto (709 kg/anno) con una produzione maggiore anche rispetto a quella media provinciale.

Figura 42 – PRODUZIONE RIFIUTI PROCAPITE PER COMUNE (FONTE: RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE 2010, AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI SIENA)

In merito alla raccolta differenziata (R.D.), sono solo dieci i Comuni che nel 2009 hanno superato l’obiettivo del 45% di raccolta differenziata fissato per l’anno 2008 dal D. Lsg. 152/06; tutti gli altri, tra cui San Casciano dei Bagni, sono stati costretti a pagare un sovraprezzo del 20% per conferire i propri rifiuti in discarica (la cosiddetta ”Ecotassa” regionale). In particolare, San Casciano dei Bagni nel 2009 risulta essere tra i Comuni con più bassa produzione di raccolta differenziata, producendo infatti solo il 27,7% di differenziata sui rifiuti totali.

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Figura 43 – PRODUZIONE R.D. PER COMUNE (FONTE: RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE 2010, AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI SIENA)

L’estrema variabilità dei risultati ottenuti dai diversi Comuni è comunque legata alla complessità di fattori che determinano la performance di raccolta differenziata. In primo luogo, si devono considerare le diverse realtà territoriali caratterizzate da livelli socio-culturali difformi, diversa età media della popolazione, diverso grado di urbanizzazione e dispersione demografica. Inoltre, anche per realtà simili possono essere adottate modalità di raccolta differenziata diverse secondo le esigenze delle singole Amministrazioni comunali.

Nonostante il Comune di San Casciano dei Bagni non sia tra quelli più eccellenti in merito alla R.D., si differenzia dagli altri per la raccolta dell’organico domestico (nonostante non risulti essere presente la raccolta Porta a Porta come ad esempio a Colle Val d’Elsa, unico Comune che supera, seppur di poco, i valori di San Casciano dei Bagni). Si veda il grafico della pagina successiva.

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Figura 44 – PRODUZIONE R.D. ORGANICO (FONTE: RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE 2010, AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI SIENA).

È importante specificare che un grande apporto alla R.D. è garantito dalla presenza sul territorio comunale di una o più Stazioni Ecologiche utilizzate dai cittadini per il conferimento di alcune tipologie di rifiuti oggetto di raccolta differenziata (carta e cartone, rifiuti ingombranti in genere, legno, ferro, vetro, imballaggi e via dicendo). Nel 2010, sul territorio provinciale risultano attive stazioni ecologiche in ben 28 comuni su 36 e, laddove l’impiego di tali strutture si è diffuso nella cittadinanza, si sono riscontrati importanti contributi in termini di quantitativi di R.D..

85 Nel territorio comunale di S. Casciano non vi sono Impianti di Smaltimento Rifiuti.

Gli Impianti di Gestione Rifiuti nel Comune di San Casciano dei Bagni sono quattro, di cui due stazioni ecologiche:

Ragione sociale Indirizzo Categoria Rifiuti

Fanghi derivanti da acque reflue industriali, scorie di reazioni STRADA RECUPERO SILT S.A.S. chimiche, rifiuti alcalini, fanghi STATALE (RECUPERO DI CATANI biodegradabili da trattamento di altre CASSIA, km PROC. ROBERTO E C. acque residue, residui di 148,2 ORDINARIA) combustione, rifiuti metallici ferrosi, ecc.

Rifiuti di carta e cartone, plastica,

vetro, legno, rifiuti domestici,

apparecchiature elettriche ed COMUNE LOCALITA’ elettroniche fuori uso, rifiuti metallici DI CELLE STAZIONE misti, ferrosi e non ferrosi, residui SAN CASCIANO SUL RIGO ECOLOGICA vegetali, materiali misti e DEI BAGNI indifferenziati.

RECUPERO (RECUPERO Rifiuti della costruzione e della FAGIOLARI DEL SASSONE PROC. demolizione (cemento, mattoni, S.R.L. SNC, 53040 SEMPLIFICATA) gesso).

Rifiuti chimici, di carta e cartone, plastica, legno, vetro, domestici, metallici, ferrosi e non ferrosi, materiali misti e indifferenziati, COMUNE Batterie e accumulatori, Rifiuti della DI LOCALITA’ STAZIONE costruzione e della demolizione, SAN CASCIANO CAPOLUOGO ECOLOGICA Rifiuti della preparazione di alimenti DEI BAGNI e di prodotti alimentari di origine animale, Apparecchiature elettriche ed elettroniche fuori uso, Oli usati, Residui vegetali.

Tabella 20 – IMPIANTI DI GESTIONE RIFIUTI. (Fonte SIRA, ARPAT TOSCANA)

Risulta inoltre in fase di realizzazione e ultimazione una ulteriore Stazione Ecologica a supporto anche del Comune di Cetona26.

In merito alla produzione dei Rifiuti Speciali, San Casciano dei Bagni ha visto un leggero incremento di quelli Pericolosi passando da 4 tonnellate nel 2000 a 6 nel 2008, mentre aumentano vertiginosamente quelli Non Pericolosi; da 1 tonnellata nel 2000 a ben 116 otto anni dopo.

26 APEA SIENA, Rapporto Rifiuti 2011, Osservatorio provinciale dei rifiuti, Amministrazione Provinciale di Siena.

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Tabella 21 – PRODUZIONE RIFIUTI SPECIALI (FONTE: RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE 2010, AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI SIENA).

3.4. Sistema della distribuzione e produzione di energia

La Provincia di Siena ha approvato con D.C.P. n.146 del 20/12/2012 il nuovo Piano Energetico Provinciale (P.E.P.). I dati forniti in questo capitolo sono stati estrapolati dal suddetto Piano.

3.4.1 Energia elettrica

Nella tabella seguente si riportano i consumi elettrici annui per il Comune di San Casciano dei Bagni nel periodo 2007-2009, sia in valore totale che riferito alle quattro ripartizioni di base: 1. Agricoltura 2. Consumi domestici 3. Industria 4. Terziario (commercio, uffici, servizi).

Settore 2005 2006 2007

87 merceologico Energia Energia Energia attiva Numero Numero Numero attiva attiva [kWh] clienti clienti clienti [kWh] [kWh]

Agricoltura 516.797 59 473.663 59 335.922 58 Domestico 2.436.944 1.165 2.343.140 1.160 2.409.764 1.153 Industria 2.598.771 41 3.503.075 41 4.916.890 42 Terziario 4.062.948 208 4.151.785 216 4.604.046 217 Totale 9.615.460 1.472 10.471.663 1.476 12.266.622 1.471 Tabella 22 – CONSUMI DI ENERGIA ELETTRICA ANNUI COMUNALI, dati ENEL Distribuzione S.p.A (FONTE: PEP 2010 - 2020, AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI SIENA).

Il settore che comporta un maggior consumo di energia al 2007 risulta quello industriale. Rispetto al resto dei Comuni della Provincia di Siena, i consumi di S. Casciano sono più bassi, risultato dovuto anche al numero limitato di abitanti.

Figura 45 – CONSUMI TOTALI DI ENERGIA ELETTRICA NEL 2007, dati ENEL Distribuzione S.p.A (FONTE: PEP 2010 - 2020, AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI SIENA).

3.4.2 Gas naturale

La disomogeneità dei dati raccolti non permette di effettuare un confronto tra i settori di consumo del gas in Provincia di Siena, per questo motivo i dati presentati nella Tabella sottostante rappresentano il consumo totale di gas senza distinguere nelle categorie industriale, termoelettrico e rete di distribuzione.

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SAN CASCIANO DEI BAGNI 2007 2008 2009 2010 2.181.465 1.894.848 1.109.456 1.694.612 Tabella 22 – CONSUMI DI GAS NATURALE ANNUI, dati ESTRA S.p.A (FONTE: PEP 2010 - 2020, AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI SIENA).

Dall’analisi svolta, si denota un calo di consumo di gas naturale dal 2007 al 2010.

Rispetto ai consumi degli altri Comuni della Provincia di Siena, quelli di S. Casciano dei Bagni sono tra i più bassi, risultato dovuto anche al numero limitato di abitanti (nei comuni di , , Radicondoli non vi è distribuzione del gas naturale; mentre non sono disponibili i consumi dei Comuni di e , nei quali il servizio di distribuzione è gestito da Toscana Energia S.p.A.).

Figura 46 – CONSUMI TOTALI DI GAS NATURALE NEL 2010, dati ESTRA S.p.A (FONTE: PEP 2010 - 2020, AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI SIENA).

Purtroppo non sono presenti i dati riguardanti il consumo di gasolio e GPL a livello comunale.

3.5. Fonti energetiche rinnovabili

Per “energie rinnovabili” si intendono le forme di energia prodotte da fonti di energia che, per loro caratteristica intrinseca, si rigenerano almeno alla stessa velocità con cui vengono consumate o non sono esauribili nella scala dei tempi umani e il cui utilizzo non pregiudica le

89 risorse naturali per le generazioni future. Sono dunque forme di energia alternative alle tradizionali fonti fossili e molte di esse hanno anche la peculiarità di essere energie pulite, ovvero di non immettere in atmosfera sostanze nocive e climalteranti. Verranno successivamente trattate le seguenti risorse: • eolica, • solare, • idroenergetica, • geotermica • biomasse.

3.5.1 La risorsa eolica27

Le continue innovazioni tecnologiche e l’obbligo di una modifica degli scenari energetici a medio e lungo termine, a favore della progressiva sostituzione delle fonti energetiche tradizionali con le risorse rinnovabili, nell’ultimo periodo hanno dato forte impulso alle possibilità di sviluppo dell’energia eolica. In Provincia di Siena, sono state effettuati alcuni studi di caratterizzazione anemologica attraverso l'installazione di otto stazioni anemometriche (sei di altezza pari a 30 m e due pari a 40 m) che hanno acquisito i dati del vento per un periodo di almeno un anno. Una di esse era stata ubicata anche nel Comune di S. Casciano dei Bagni, in Località Podernuovo, nel periodo Novembre 2003 – Aprile 2005. I dati delle stazioni sono stati utilizzati per ricavare l'andamento temporale dei parametri di interesse velocità e direzione del vento alle quote di misura e per valutare la "potenzialità eolica" dei siti.

Figura 47 – RISULTATI PRINCIPALI STAZIONI DI MISURA DEL VENTO E ROSA DEI VENTI A 30 M DELLA STAZIONE DI PODERNUOVO A S. CASCIANO DEI BAGNI (FONTE: PEP 2010 - 2020, PROVINCIA DI SIENA).

Allo stato attuale, in Provincia di Siena non risultano installati impianti eolici. Grazie alla stesura del nuovo P.E.P., è stata svolta una analisi per la definizione delle aree all’interno della Provincia di Siena definite “a vocazione eolica”, ovvero tutte quelle aree che, in termini di anemologia28, di accessibilità, di presenza di infrastrutture e di assenza di vincoli

27 PROVINCIA DI SIENA, Relazione finale, Energia da fonte eolica, P.E.P. 2010 – 2020. 28 Condizioni anemologiche del sito: intensità del vento, distribuzione in frequenza della velocità del vento per settori di direzione, parametri di Weibull, rosa dei venti.

90 di qualsiasi tipo, presentano le opportune caratteristiche per il potenziale sfruttamento per la produzione di energia da fonte eolica di qualsiasi taglia.

Le aree potenzialmente utilizzabili per la realizzazione di impianti eolici sono state così suddivise: • aree con velocità media del vento a 60 m di quota superiore a 6 m/s (impianti eolici di media e grande taglia); • aree con velocità media del vento a 30 m di quota superiore a 5,5 m/s (impianti eolici di piccola taglia o mini-eolici, comunque di potenza inferiore a 60 kWp); • aree con velocità media del vento a 10 m di quota superiore a 5 m/s (impianti eolici di piccolissima taglia o micro-eolici).

Per quanto riguarda gli impianti di media e grande taglia (di potenza complessiva superiore ai 60 kWp), dalle aree potenziali perimetrale sono state eliminate tutte quelle considerate non idonee dalle Linee Guida nazionali, in fase di recepimento da parte della Regione Toscana, tutte quelle con eccessiva pendenza, con copertura ad alto fusto, con eccessiva distanza dalle strade e da elettrodotti (che comporterebbe un intervento infrastrutturale eccessivo) ed a distanza inferiore a 200 m da agglomerati urbani (non sono state considerate le case sparse che dovranno essere valutate caso per caso). La mappa sotto rappresentata rappresenta, quindi, le aree entro le quali sono verificate tutte le condizioni anemologiche, di fattibilità tecnica ed economica e di compatibilità con i vincoli:

Figura 48 – ESTRATTO CARTOGRAFIA “AREE POTENZIALI A VOCAZIONE EOLICA PER IMPIANTI DI MEDIA E GRANDE TAGLIA” (FONTE: PEP 2010 - 2020, PROVINCIA DI SIENA).

Per quanto riguarda gli impianti di taglia inferiore ai 60 kWp, dalle aree potenziali perimetrale sono state eliminate tutte quelle localizzate in aree le cui caratteristiche impediscono la fattibilità sia tecnica che economica: eccessiva pendenza, copertura ad altofusto, eccessiva distanza dalle strade e da linee di media e bassa tensione. La mappa sotto rappresentata rappresenta, quindi, le aree entro le quali sono verificate tutte le condizioni anemologiche, di fattibilità tecnica ed economica e di compatibilità con i vincoli:

91

Figura 49 – ESTRATTO CARTOGRAFIA “AREE POTENZIALI A VOCAZIONE EOLICA PER IMPIANTI DI PICCOLA TAGLIA” (FONTE: PEP 2010 - 2020, PROVINCIA DI SIENA).

Nel caso, invece, degli impianti mini e micro-eolici, sono state eliminate anche le aree ad eccessiva distanza da agglomerati urbani, aree industriali, case sparse o altre strutture, anche non connesse alla rete di distribuzione, che costituiscono l'applicazione tipica di questa tipologia di impianti e, comunque, non ubicate in zone vincolate o in presenza di immobili tutelati. La mappa sotto rappresentata rappresenta, quindi, le aree entro le quali sono verificate tutte le condizioni anemologiche, di fattibilità tecnica ed economica e di compatibilità con i vincoli:

Figura 50 – ESTRATTO CARTOGRAFIA “AREE POTENZIALI A VOCAZIONE EOLICA PER IMPIANTI DI PICCOLISSIMA TAGLIA” (FONTE: PEP 2010 - 2020, PROVINCIA DI SIENA).

92 3.5.2 La risorsa idroenergetica29

L’energia idraulica è una delle fonti energetiche tradizionali più diffuse e sfruttate, oltre ad essere stata storicamente la prima fonte di tipo rinnovabile utilizzata sistematicamente dall’uomo per la produzione di energia elettrica. La possibilità di costruire impianti idroelettrici di piccola e media taglia è condizionata dalla convenienza economica e dipende da condizioni morfologiche e climatiche dell’area di studio.

La Provincia di Siena è caratterizzata da un utilizzo limitato della risorsa idroelettrica

Nel PEP 2010 – 2020, le potenzialità del territorio alla produzione di energia elettrica da fonte idraulica sono state stimate a partire dalle caratteristiche geomorfologiche, litologiche, pedologiche, pluviometriche e di uso del suolo del territorio e dalle caratteristiche dei corsi d’acqua presenti. Con i metodi propri dell’idrologia e dell’idraulica sono state calcolate le portate derivabili ed il potenziale idroelettrico, tenendo ben presenti le limitazioni imposte per la salvaguardia dell’ambiente.

Una stazione per l’analisi della potenzialità del territorio alla produzione di energia elettrica da fonte idraulica è stata ubicata anche nel Comune di San Casciano dei Bagni.

Figura 51 – BACINI ANALIZZATI E UBICAZIONE SPAZIALE DELLE STAZIONI ANALIZZATE (FONTE: PEP 2010 - 2020, PROVINCIA DI SIENA).

L’analisi idroenergetica su base annua ha evidenziato una capacità di produzione idroenergetica lorda per i bacini della Provincia di Siena ed i sottobacini afferenti indicata in circa 43 GWh annui.

29 PROVINCIA DI SIENA, Relazione finale, Energia da fonte idraulica,, P.E.P. 2010 – 2020.

93 Per mancanza dei dati di dettaglio necessari, tutti i valori stimati non tengono in considerazione che parte delle risorse idropotabili sono già state sfruttate.

Il territorio del Comune di San Casciano dei Bagni risulta avere una buona potenzialità della risorsa idrogenetica.

È importante comunque sottolineare che il presente studio fornisce solo un’indicazione, sia qualitativa che quantitativa, delle potenzialità della risorsa idroenergetica nel territorio della Provincia di Siena e pertanto può essere alla base di una eventuale successiva fase di definizione puntuale dei siti di maggiore convenienza per la produzione di energia idroelettrica, non oggetto di questo lavoro svolto nel P.E.P., il quale non può prescindere da una conoscenza specifica e di dettaglio delle caratteristiche dei singoli corsi d’acqua presenti sul territorio.

Figura 52 – DISTRIBUZIONE DELLA PRODUZIONE IDROGENETICA POTENZIALE (FONTE: PEP 2010 - 2020, PROVINCIA DI SIENA).

3.5.3 La risorsa solare30

L'energia solare è la fonte primaria di energia per eccellenza.

30 PROVINCIA DI SIENA, Relazione finale, Lo sviluppo della risorsa solare, P.E.P. 2010 – 2020.

94 Circa 40.000 TW di energia solare incidente al suolo sotto forma di luce e calore potrebbero essere sfruttati in diversi modi: per la produzione di energia termica attraverso collettori solari (acqua calda e come integrazione agli impianti di riscaldamento), per processi chimici e produzione di elettricità attraverso sistemi di concentrazione e per la produzione diretta di elettricità mediante pannelli fotovoltaici.

La stima della produzione energetica da solare fotovoltaico in Provincia di Siena è stata condotta a partire da ATLASOLE, l'atlante degli impianti fotovoltaici ammessi all’incentivazione in Italia (in base ai D.M. 28/07/2005, D.M. 06/02/06 e D.M. 19/02/07).

Tabella 23 – IMPIANTI FOTOVOLTAICI IN ESERCIZIO, AGGREGATI PER COMUNI, DATI ATLASOLE – GSE S.P.A. (FONTE: PEP 2010 - 2020, PROVINCIA DI SIENA).

A S. Casciano dei Bagni risultano al 20/09/2011 otto impianti fotovoltaici, di cui sette con potenza inferiore a 20kW e uno con potenza tra 20 e 50 kW, con una potenza totale pari a 91,3 kW. Con otto impianti attivi, è uno dei Comuni della Provincia di Siena con il numero di impianti installati più basso.

95

Figure 53 e 54– IMPIANTI FOTOVOLTAICI IN ESERCIZIO AL 20/09/11, E POTENZA INSTALLATA (KW), DATI ATLASOLE – GSE S.P.A. (FONTE: PEP 2010 - 2020, PROVINCIA DI SIENA).

96 Nel P.E.P. sono state stimate le potenzialità di produzione di energia da fonte solare sia esclusivamente elettrica, per impianti anche di grandi dimensioni installati sul terreno, sia elettrica e/o termica per impianti installati a servizio di edifici, tenendo conto di tutti i vincoli sovraordinati e di tutte le situazioni svantaggiose per l’installazione di tali impianti. Per questa analisi, sono state considerate le aree aperte idonee alla realizzazione di impianti fotovoltaici a terra e sono state georiferite anche le superfici coperte potenzialmente utili alla installazione di impianti solari termici e/o fotovoltaici.

Figura 55 – IMPIANTI SUPERFICI APERTE POTENZIALMENTE UTILIZZABILI AL NETTO DEI VINCOLI PER IMPIANTI DI CLASSE 1 (FONTE: PEP 2010 - 2020, PROVINCIA DI SIENA).

SAN CASCIANO DEI BAGNI Aree Seminativ Prati Sistemi Aree Brughiere Aree con Totale estrattiv i in aree stabili colturali e prevalentemen e vegetazio e irrigue (foraggere particellar te occupate da cespuglie ne rada permanent i colture agrarie ti i) complessi con presenza di spazi naturali importanti 18,46 352,96 323,59 0,63 46,75 517,87 51,43 1.311,6 9 Tabella 24 – SUPERFICI APERTE [HA] POTENZIALMENTE UTILIZZABILI A S. CASCIANO DEI BAGNI PER IMPIANTI DI CLASSE 1 (FONTE: PEP 2010 - 2020, PROVINCIA DI SIENA).

97 A San Casciano dei Bagni le superfici aperte per gli impianti di classe 1 ammontano ad un totale di 1.311,7 ettari e sono composte perlopiù da brughiere, seminativi e prati stabili.

Figura 56 – IMPIANTI SUPERFICI APERTE POTENZIALMENTE UTILIZZABILI AL NETTO DEI VINCOLI PER IMPIANTI DI CLASSE 2 E 3 (FONTE: PEP 2010 - 2020, PROVINCIA DI SIENA).

SAN CASCIANO DEI BAGNI Aree Seminativ Prati Sistemi Aree Brughiere e Totale estrattiv i in aree stabili colturali e prevalentemente cespuglieti e irrigue (foraggere particellari occupate da colture permanent complessi agrarie con i) presenza di spazi naturali importanti 1,1 57,3 160,9 0,4 3,9 41,9 275,5 Tabella 25 – SUPERFICI APERTE [HA] POTENZIALMENTE UTILIZZABILI A S. CASCIANO DEI BAGNI PER IMPIANTI DI CLASSE 2 E 3 (FONTE: PEP 2010 - 2020, PROVINCIA DI SIENA).

Le superfici aperte nel territorio comunale per gli impianti di classe 2 e 3 ammontano ad un totale di 275,5 ettari e sono composte perlopiù da prati stabili, seminativi e brughiere.

98 Per gli impianti fotovoltaici di potenza compresa nell'intervallo 20-200 kW, nell'eccezione prevista all'Allegato A31 della L.R. 11/2011 per le aree agricole, sarebbero disponibili ulteriori ettari in aree vincolate.

Figura 57 – SUPERFICI AGRICOLE IN AREE VINCOLATE UTILIZZABILI PER IMPIANTI DI CLASSE 2 SE REALIZZABILI NELL'ECCEZIONE PREVISTA ALLA L.R. 11/2011 (FONTE: PEP 2010 - 2020, PROVINCIA DI SIENA).

In merito alle superfici coperte, dal totale della superficie utile sono state eliminate tutte le superfici edificate coperte appartenenti a: • elementi storico architettonici; • aree e beni immobili di notevole interesse culturale come individuato ai sensi degli ex artt. 10 e 11 del D.Lgs. 42/2004; • aree e immobili vincolati ex art.136 lett. b) e c) del D.Lgs. 42/2004; • emergenze culturali e zone contigue a parchi archeologici e culturali; • vincoli monumentali ed archeologici.

31 La L.R. 11/2011, pubblicata sul BURT n.12 del 23/03/2011, detta le disposizioni in materia di “installazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili” ed individua i siti non idonei all’installazione degli impianti (art. 4), così come elencati nell’Allegato A (Siti Unesco, aree DOP ed IGP, aree vincolate per decreto, ecc.).

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Si evidenzia che il vincolo costituito da aree e immobili vincolati ex art.136 lett. b) e c) del D.Lgs. 42/2004 non è stato considerato per gli edifici industriali, commerciali, capannoni, per i complessi ospedalieri, per i complessi sportivi e per i campeggi. Non è stato possibile adottare la stessa soluzione per i complessi scolastici.

Nelle figura sottostante sono illustrati i risultati ottenuti.

Figura 58 – SUPERFICI EDIFICATE COPERTE IN AREE NON VINCOLATE (FONTE: PEP 2010 - 2020, PROVINCIA DI SIENA).

In dettaglio, nell’analisi svolta nel P.E.P. è stata formulata una prima ipotesi operativa che prevede l’eventuale utilizzo solo delle superfici coperte delle strutture classificate come Civile, sociale, amministrativo, Industriale, commerciale, capannone, Area in trasformazione (cantieri, edifici in costruzione e relative aree di pertinenza, ecc.), Tettoia, pensilina, lucernario, Serra stabile, Capannone vivaistico, Stalla, fienile, allevamento, Complesso ospedaliero, Complesso sportivo, Complesso cimiteriale e Campeggi. Per ognuna di queste tipologie, sono state formulate delle ulteriori ipotesi di riduzione delle superfici disponibili che tenessero conto dell'età di costruzione, della presenza di edifici per i quali, ad esempio per la tipologia costruttiva, per la localizzazione per la presenza di ombreggiature, per l’orientamento non ottimale o per altre condizioni, l’installazione dei pannelli non sarebbe possibile e/o conveniente dal punto di vista tecnico, economico ed amministrativo: • Edificio civile, sociale, amministrativo - superficie potenziale pari al 10% del totale; • Industriale, commerciale, capannone - superficie potenziale pari al 25% del totale;

100 • Area in trasformazione (cantieri, edifici in costruzione e relative aree di pertinenza, ecc.) - superficie potenziale pari al 5% del totale; • Tettoia, pensilina, lucernario - superficie potenziale pari al 5% del totale; • Serra stabile - superficie potenziale pari al 5% del totale; • Capannone vivaistico - superficie potenziale pari al 5% del totale; • Stalla, fienile, allevamento - superficie potenziale pari al 25% del totale; • Complesso ospedaliero - superficie potenziale pari al 25% del totale; • Complesso sportivo - superficie potenziale pari al 25% del totale; • Complesso cimiteriale - superficie potenziale pari al 10% del totale; • Campeggi - superficie potenziale pari al 25% del totale.

Nella tabella successiva sono riportate le superfici coperte (m2) non vincolate e potenzialmente utilizzabili per l’installazione di impianti solari fotovoltaici e termici nel Comune di San Casciano dei Bagni:

SAN CASCIANO DEI BAGNI Industriale, Tettoia, Civile, sociale, Area in Stalla, fienile, Compl. commerciale, pensilina, totale amministrativo trasf. allevamento sportivo capannone lucernario 4.958 3.129 3.856 119 5.443 194 17.698 Tabella 26 – SUPERFICI COPERTE NON VINCOLATE [M2] E POTENZIALMENTE UTILIZZABILI NEL COMUNE DI SAN CASCIANO DEI BAGNI (FONTE: PEP 2010 - 2020, PROVINCIA DI SIENA).

Di questi, nella tabella successiva sono riportati i risultati ottenuti in termini di superfici potenzialmente utilizzabili rispettivamente per impianti solari fotovoltaici o termici:

SAN CASCIANO DEI BAGNI Tettoia, Stalla, Civile, sociale, Industriale, Area Compl. pensilina, fienile, amministrativ commerciale in sportiv totale lucernari allevament o , capannone trasf. o o o IMPIANTI 2.89 14.52 FOTOVOLTAIC 3.719 2.816 107 4.898 97 2 9 I IMPIANTI 1.239 313 964 12 544 97 3.169 TERMICI Tabella 27 – SUPERFICI COPERTE NON VINCOLATE [M2] E POTENZIALMENTE UTILIZZABILI NEL COMUNE DI SAN CASCIANO DEI BAGNI PER IMPIANTI FOTOVOLTAICI O TERMICI (FONTE: PEP 2010 - 2020, PROVINCIA DI SIENA).

La produzione di energia elettrica teorica massima netta fotovoltaica, misurata in kWh/anno, per il Comune di San Casciano dei Bagni sarebbe così suddivisa32:

SAN CASCIANO DEI BAGNI Industriale, Tettoia, Civile, sociale, Area in Stalla, fienile, Compl. commerciale, pensilina, TOTALE amministrativo trasf. allevamento sportivo capannone lucernario 365.603 275.907 284.380 10.522 481.637 9.526 1.428.574 Tabella 28 – PRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA TEORICA MASSIMA NETTA [KWH/ANNO] FOTOVOLTAICA (FONTE: PEP 2010 - 2020, PROVINCIA DI SIENA).

32 È necessario evidenziare che i valori ottenuti in termini di producibilità sono ottenuti in base ad ipotesi operative che tengono conto di fattori limitanti per lo sviluppo della risorsa fotovoltaica ma che, allo stesso tempo, sono assolutamente teorici considerato che i fattori di conversione considerano condizioni ottimali di installazione e che, oltre ai fattori di cui sopra, sono legati all'iniziativa privata e che le potenze installabili per autoproduzione dipendono dai fabbisogni energetici reali che variano da caso a caso (P.E.P. 2010 – 2020).

101

Infine, ai fini della valutazione del potenziale del solare termico in Provincia di Siena, è stata calcolata l'energia termica producibile a partire dai dati di radiazione solare al suolo, dalle superfici potenzialmente utili e considerando i rendimenti degli impianti33.

Figura 59 – PRODUZIONE DI ENERGIA SOLARE TERMICA TEORICA NETTA [TJ/ANNO] PER I COMUNI DELLA PROVINCIA DI SIENA (FONTE: PEP 2010 - 2020, PROVINCIA DI SIENA).

San Casciano dei Bagni ha registrato una produzione di energia solare termica teorica massima netta di 8.414.948 MJ/anno, produzione molto bassa rispetto a quella stimata per gli altri Comuni della Provincia di Siena.

3.5.4 La risorsa geotermica34

L'energia geotermica è l'energia generata per mezzo di fonti geologiche di calore e si basa sui principi della geotermia, ovvero sullo sfruttamento del calore naturale della Terra che può, o potrebbe essere, estratto dal sottosuolo.

Una delle più interessanti applicazioni della geotermia è l’utilizzo della geotermia “a bassa e media entalpia”, associata a sonde geotermiche e pompe di calore per il riscaldamento di

33 Anche in questo caso, è necessario evidenziare che i valori di producibilità sono ottenuti in base ad ipotesi operative che tengono conto di fattori limitanti per lo sviluppo della risorsa solare termica ma che, allo stesso tempo, sono assolutamente teorici considerato che i fattori di conversione considerano condizioni ottimali di installazione e che, oltre ai fattori di cui sopra, sono legati, ancor più che per il fotovoltaico, all'iniziativa privata. (P.E.P. 2010 – 2020) 34 PROVINCIA DI SIENA, Relazione finale, Lo sviluppo della geotermia a bassa e media entalpia, P.E.P. 2010 – 2020.

102 edifici e per la produzione di acqua calda sanitaria. È possibile, infatti, utilizzare il sottosuolo come sorgente di calore: oltre i 20 m circa di profondità la temperatura non risente delle condizioni atmosferiche superficiali. Inoltre, è possibile prevedere l’uso di questi sistemi per la cogenerazione distribuita, cioè la produzione sia di energia termica che elettrica. In termini di distribuzione della risorsa sotterranea a media e bassa temperatura, la Provincia di Siena si trova in condizioni molto favorevoli. Complessivamente, in Provincia di Siena sono presenti 39 sorgenti, manifestazioni termali o pozzi superficiali, e circa 50 pozzi. La conoscenza della localizzazione e delle caratteristiche dei pozzi è finalizzata ad individuare le aree maggiormente vocate. Nel territorio del Comune di San Casciano dei Bagni vi sono dodici sorgenti:

Potenza Portata Comune Denominazione T° termica [kg/h] [kWt] Acqua della Gora 42 8.000 298 Bagno Bossolo 38 4.300 140 SAN Bagno Fraticelli 38 6.400 208 CASCIANO Bagno Grande 41 - - DEI Doccia della Testa 41 255.000 9.192 BAGNI Fosso Grossano 40 111.000 3.872 Fosso Moro 26 - - Montesano 36 1.800 54 Piscina 41 9.000 324 Podere Felsina 41 12.600 454 Podere Piscina 41 5.400 195 S. Lucia Nuova 42 1.000 37

Tabella 29 – SORGENTI (FONTE: PEP 2010 - 2020, PROVINCIA DI SIENA).

Figura 60 – SISTEMI GEOTERMICI IN PROVINCIA DI SIENA (FONTE: PEP 2010 - 2020, PROVINCIA DI SIENA).

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Nella figura successiva, sulla base dei dati a disposizione e delle stime effettuate, sono evidenziate le aree a "vocazione" geotermica, nelle quali cioè sono presenti le caratteristiche tali da rendere interessanti gli usi dei sistemi a media e bassa entalpia.

Figura 61 – AREE A VOCAZIONE GEOTERMICA IN PROVINCIA DI SIENA (FONTE: PEP 2010 - 2020, PROVINCIA DI SIENA).

Dall’estratto si evince che il territorio comunale di San Casciano dei Bagni è dotato di caratteristiche che consentano l’uso di questi tipi di sistemi.

3.5.5 Le biomasse35

Con il termine “biomasse” viene indicata la materia organica prevalentemente vegetale, sia spontanea che coltivata dall’uomo, terrestre e marina, prodotta per effetto del processo di fotosintesi clorofilliana con l’apporto dell’energia della radiazione solare, di acqua e di svariate sostanze nutritive. Le biomasse vengono prese in considerazione come sostituti dei combustibili fossili, perché sono considerate combustibili caratterizzati dall’avere il ciclo della CO2 chiuso. Le biomasse possono suddividersi in quattro categorie: • residui forestali e dell’industria del legno: derivano dagli interventi di taglio e manutenzione del bosco, dalle lavorazioni delle segherie, dalla trasformazione del prodotto legno; • sottoprodotti agricoli: sono paglie, stocchi, sarmenti di vite, ramaglie di potatura etc;

35 PROVINCIA DI SIENA, Relazione finale, Energia elettrica e termica dalle biomasse, P.E.P. 2010 – 2020.

104 • residui agroindustriali: sono costituiti da sanse, vinacce, noccioli, lolla di riso provenienti dall’industria alimentare (riserie, distillerie, oleifici) e rappresentano la fonte di biomassa maggiormente disponibile per scopi energetici; • colture energetiche: sono finalizzate alla produzione di biomasse (sia erbacee che legnose) per lo sfruttamento diretto (combustione) o per la produzione di biocombustibili.

Nel Comune di San Casciano dei Bagni non vi sono impianti a biomasse attivi, autorizzati o con iter autorizzativo in corso.

Una valutazione delle potenzialità energetiche delle biomasse nel territorio comunale ha fornito i seguenti risultati:

• biomasse di origine forestale ed agricola: dal punto di vista della valorizzazione energetica, la principale destinazione di queste tipologie di biomassa è la combustione diretta con la produzione di calore ed energia elettrica. In alternativa l’energia in esse contenuta può essere sfruttata attraverso processi termochimici come la gassificazione o la pirolisi.

Disponibilità legna da ardere: 2.055,01 t/anno Contenuto energetico legna: 25.112 GJ/anno Residui: 659,89 t/anno Contenuto energetico residui: 8.064 GJ/anno

Disponibilità biomasse erbacee: 1550,25 t ss/anno Contenuto energetico: 26.284,49 GJ/anno Residui vite: 126,59 t ss/anno Contenuto energetico residui vite: 2.278,71 GJ/anno Residui olivo: 232,26 t ss/anno Contenuto energetico residui olivo: 4.227,05 GJ/anno

105 Figure 62 e 63 – DISPONIBILITÀ DI LEGNA DA ARDERE [T/ANNO] E ENERGIA POTENZIALMENTE PRODUCIBILE [GJ/ANNO] PER COMUNE (FONTE: PEP 2010 - 2020, PROVINCIA DI SIENA).

Figure 64 e 65 – BIOMASSE ERBACEE POTENZIALMENTE DISPONIBILI PER COMUNE [T SS/ANNO] ED ENERGIA POTENZIALMENTE PRODUCIBILE DAI RESIDUI AGRICOLI PER TIPOLOGIA DI COLTURA [GJ/ANNO] PER COMUNE (FONTE: PEP 2010 - 2020, PROVINCIA DI SIENA).

• biomasse di interesse per la produzione di biogas: sono prevalentemente quelle di scarto originate dai settori Zootecnico (deiezioni solide e liquide degli allevamenti), Agroindustriale (scarti della lavorazione e trasformazione dei prodotti agricoli) e Produzione agricola (residui colturali dal settore ortofrutticolo, dei seminativi, colture dedicate).

L’Energia potenziale producibile nel Comune da reflui zootecnici risulta essere molto elevata rispetto al resto della Provincia; risultato ottenibile per il gran numero di allevamenti presenti nel territorio.

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Figura 66 – ENERGIA POTENZIALE PRODUCIBILE DA REFLUI ZOOTECNICI [GJ/ANNO] PER COMUNE (FONTE: PEP 2010 - 2020, PROVINCIA DI SIENA).

Anche per l’Energia potenziale producibile da residui colture orticole si registra un valore medio – alto rispetto al resto della Provincia.

Figura 67 – ENERGIA POTENZIALE PRODUCIBILE DA RESIDUI COLTURE ORTICOLE [GJ/ANNO] PER COMUNE (FONTE: PEP 2010 - 2020, PROVINCIA DI SIENA).

I risultati ottenuti in merito all’Energia potenziale producibile dai reflui dell’industria agroalimentare sono invece più bassi rispetto agli altri Comuni senesi.

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Figura 68 – ENERGIA POTENZIALE PRODUCIBILE DA REFLUI DELL’INDUSTRIA AGROALIMENTARE [GJ/ANNO] PER COMUNE (FONTE: PEP 2010 - 2020, PROVINCIA DI SIENA).

La trasformazione del biogas in energia utilizzabile può avvenire per combustione diretta in caldaia con la produzione di sola energia termica, per combustione in motori azionanti gruppi elettrogeni per la produzione di energia elettrica, per combustione in cogeneratori per la produzione di energia elettrica e termica (con 1 m3 di biogas è possibile produrre mediamente 1,8-2 kWh di energia elettrica e 2-3 kWh di energia termica). Il biogas purificato a metano al 95-98% può anche essere usato per l’autotrazione o immesso nella rete di distribuzione.

In base ai dati riportati sugli impianti e sulla disponibilità della biomassa, nel P.E.P. sono stati ipotizzati degli scenari di sviluppo in termini di potenza installabile per quanto riguarda le biomasse legnose di origine forestale, dal momento che la risorsa boschiva può essere considerata relativamente più stabile e meno influenzata dalle condizioni del mercato rispetto alle colture agrarie e alle altre tipologie di residui. Il modello al quale è stato fatto riferimento è quello dei piccoli/medi impianti di cogenerazione con reti di teleriscaldamento al servizio di strutture di pubblica utilità e/o di borghi e comunità rurali anche non servite dalle rete di metanizzazione, in cui la potenza dell’impianto è dimensionata in primis dall’utilizzo termico.

Si veda le immagini sotto riportate che illustrano i risultati ottenuti.

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Figure 69 e 70 – POTENZE ELETTRICHE E TERMICHE INSTALLABILI CON IMPIANTI DI COGENERAZIONE DI PICCOLA TAGLIA ALIMENTATI CON I SOLI RESIDUI FORESTALI DISTRIBUITI PER COMUNE NELLO SCENARIO 1 E SCENARIO 2 PER COMUNE (FONTE: PEP 2010 - 2020, PROVINCIA DI SIENA).

109 4. Criteri per l’impostazione del Rapporto Ambientale

Secondo la L.R. Toscana 10/2010 e s.m.i. , il Rapporto Ambientale, in particolare:

a) individua, descrive e valuta gli impatti significativi sull’ambiente, sul patrimonio culturale e paesaggistico (58) e sulla salute derivanti dall’attuazione del piano o del programma; b) individua, descrive e valuta le ragionevoli alternative, alla luce degli obiettivi e dell’ambito territoriale del piano o del programma, tenendo conto di quanto emerso dalla consultazione di cui all’articolo 23; c) concorre alla definizione degli obiettivi e delle strategie del piano o del programma; d) indica i criteri di compatibilità ambientale, le misure previste per impedire, ridurre e compensare gli eventuali impatti negativi sull’ambiente, gli indicatori ambientali di riferimento e le modalità per il monitoraggio; e) dà atto della consultazioni previste d all’articolo 23 della LR 10/10 ed evidenzia come sono stati presi in considerazione i contributi pervenuti.

In sintesi, secondo l’Allegato 2 della Legge sopra citata, il Rapporto Ambientale si articolerà in capitoli che tratteranno i seguenti temi:

• la descrizione dei contenuti e degli obiettivi principali del Piano Strutturale; (lettera a) • la descrizione dello stato attuale dell’ambiente e della sua probabile evoluzione senza l’attuazione del Piano Strutturale; (lettera b) • la descrizione del contesto ambientale di riferimento con particolare attenzione alle risorse ambientali ed alle caratteristiche ambientali, culturali e paesaggistiche delle aree interessate da interventi previsti dal Regolamento Urbanistico; (lettera c) • la verifica di coerenza con altri piani e programmi pertinenti quali P.I.T. e P.T.C.P. e con gli obiettivi ambientali stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati membri; (lettera a – e ) • l’individuazione dei possibili effetti ambientali che le azioni del Piano Strutturale possono provocare con riferimento al contesto ambientale rilevato (lettera d – f); • l’individuazione delle misure previste per impedire, ridurre e compensare gli eventuali impatti negativi (lettera g); • la sintesi delle ragioni della scelta e delle alternative individuate (lettera h); • la definizione di un sistema di monitoraggio e controllo degli impatti ambientali significativi con l’individuazione degli indicatori necessari alla valutazione degli impatti, la definizione della periodicità di rilevamento e le eventuali misure correttive da adottare (lettera i); • sintesi non tecnica, che illustra con linguaggio non specialistico i contenuti del piano o programma e del rapporto ambientale, per facilitare l'informazione e la partecipazione del pubblico (lettera j).

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