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Anno IV n. 26 - marzo 2015

Festival Associazionismo Nazionale di Cultura Cinematografica 65° Berlinale Si è parlato dell’Orso città. Che sembra chiusa, limitata, come lo Il Coordinamento d’oro a Jafar Panahi stadio di “Offside”. Dove il respiro drammati- delle Nove per “Taxi” come di un co apre però squarci di una commedia che è premio politico. Può quella della condizione umana. Non deve es- Associazioni ospite essere che nella giuria sere stato un verdetto facile. Anche perché il dell’ Ufficio di presieduta dallo statu- concorso di quest’ultima Berlinale è stato di nitense Darren Aro- un livello decisamente superiore rispetto agli Presidenza della FICC nofsky ci siano state ultimi anni. Di 19 film in competizione, 11 era- anche queste inten- no di buonissimo livello. Tra questi c’è il po- I progetti in comune tra le zioni. Ma il film del ci- tentissimo “El Club” (Gran Premio della giuria) Associazioni ed i risultati Simone Emiliani neasta iraniano arri- segue a pag. 4 vato clandestinamente al festival, che non è ottenuti dal lavoro del potuto essere a Berlino a ricevere il massimo Coordinamento durante riconoscimento ritirato dalla nipote in quanto è ancora agli arresti domiciliari, porta con sé lo scorso anno, sono stati qualcosa di potente e magicamente leggero. i temi condivisi durante il Lui stesso è in scena. Il suo sguardo come una soggettiva simulata. È il conducente del taxi Consiglio di Presidenza della che attraversa le vie di Teheran dove di volta FICC - Federazione Italiana in volta salgono dei passeggeri che rappresen- tano diversi punti di vista della società irania- dei Circoli del Cinema, che si na. È ancora un cinema recluso, chiuso dentro è tenuto sabato 7 febbraio l’abitacolo di un auto ma meno opprimente e claustrofobico del precedente e potente “Clo- all’hotel Artdecò di Roma sed Curtain”, Orso d’argento per la sceneggia- tura proprio a Berlino nel 2013, dove la casa in Candido Coppetelli ed riva al mare con le tende tirate rifletteva lo Angelo Tantaro del Co- stato di reclusione del cineasta. Il cinema di Angela Merkel e Alexīs Tsipras visti da Pierfrancesco ordinamento delle Asso- Panahi cattura umori, suoni, fa respirare la Uva ciazioni, invitati all’ ap- puntamento, hanno Al Cinema ribadito l’importanza di Candido Coppetelli continuare il lavoro nello stile dell’unità che ha ca- Quel soldato è solo un uomo ratterizzato il percorso intrapreso nel tempo. Mar- co Asunis, Presidente della FICC ha sottolineato i Clint Eastwood e il suo tiratore scelto tra l’essere e il dover frutti del lavoro del Coordinamento. La credi- essere bilità del comparto, i contatti con i componen- ti della Commissione Cultura di Camera e Se- Quando c'è di mezzo la “questione Eastwood” di averla circoscritta nato, l’incontro con il Ministro Franceschini, il Clint Eastwood, non si ad approfondimenti interessanti, ad arricchi- ruolo della comunicazione prodotta promosso può stare mai tran- menti stimolanti, a nuovi contributi necessari da Diari di Cineclub, questi alcuni dei conte- quilli in termini di per aggiornare l'evoluzione artistica di Ea- nuti che hanno animato il dibattito. Sulle pro- normalizzazione criti- stwood, le sue scelte tematiche e opzioni stili- spettive, oltre alla battaglia per il ripristino del ca, di equilibrio nell'at- stiche nella fase “senile”. E invece i 'cecchini' finanziamento, è stata ribadita l’importanza teggiamento della cri- nostrani non avevano deposto le armi ma si di creare le condizioni per promuovere, du- tica nei confronti del erano solo concessi una tregua per gli ultimi Alberto Castellano rante il 2015, iniziative in comune. Da un ap- grande regista/attore film che forse hanno attribuito erroneamente puntamento dedicato ai dirigenti dei circoli americano. “American Sniper”, l'ultimo film a una produzione più soft, sentimentale, me- per un aggiornamento sulle buone pratiche di dell'ottantaquattrenne autore, ha ridato fiato lodrammatica di Eastwood o pensavano che il gestione, alla creazione di un marchio distinti- a tromboni vecchi e nuovi, ha rispolverato lo- capolavoro “Gran Torino”, il suo testamento vo per i festival promossi dalle Associazioni, fi- gori schemi analitici, ha riciclato collaudati morale e politico, sancisse la fine definitiva del no ad arrivare alla proposizione di una pubbli- assiomi. Io ed altri esegeti e studiosi italiani cinema più anarchico, provocatorio e destabi- cazione in rete di tutte le riviste promosse del cinema eastwoodiano credevamo forse lizzante. Insomma lo aspettavano al varco. Ma dalle associazioni. L’invito a non inseguire il con i nostri saggi, monografie e analisi criti- nessuno invecchia come Clint, nessuno come presente vivendo comunque il mondo che co-teoriche a partire dagli anni '80 di aver lui considera l'anagrafe un puro dettaglio cambia, assumendo sempre di più la contem- messo un punto fermo, di aver se non chiuso segue a pag. 5 segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente poraneità, per continuare ad offrire un servi- zio culturale all’altezza dei tempi, ribadendo il ruolo centrale della sala come luogo di incon- tro indispensabile per la fruizione delle narra- E’ uscito il n. 541 di Cineforum zioni cinematografiche; con questi auspici si è concluso l’incontro tra i rappresentanti del Co- Retrospettiva New Hollywood, 67 ordinamento con i componenti dell’Ufficio di Percorsi Presidenza della FICC. Nicola Rossello/Les égarés di Andrè Téchiné: Candido Coppetelli la casa nel bosco, 71 Rinaldo Vignati/Francesco Piccolo. Il contri- buto dello sceneggiatore con una lettera di AGPCI. Meeting Francesco Piccolo, 75 internazionale dei Tina Porcelli/Il vento arriva da uno spazio bianco, 86 giovani produttori LE LUNE DEL CINEMA a cura di Nuccio Lo- indipendenti dato, 90 Libri a cura di Roberto Chiesi, 94 Pescara 12/15 marzo. Invitati Info dal lunedì al venerdì - 9.30/13.30 - Tel. 035 361361 - [email protected] anche la rete dei cinecircoli e cineclub L’Agpci, rete di professionisti tra gli imprendi- Redazione e amministrazione: tori del settore dell’audiovisivo nata nel 2007 CINEFORUM riunisce 80 produttori indipendenti impegna- Via Pignolo, 123 - 24121 Bergamo ti nel campo del cinema e della televisione. Tra Tel. +39.035.36.13.61 Fax +39.035.34.12.55 i suoi impegni il IV Meeting Nazionale in pro- e-mail: [email protected] gramma a Pescara, un appuntamento nel qua- SOMMARIO http://rivista.cineforum.it le le imprese presenti nel territorio italiano EDITORIALE Direttore responsabile: possono conoscersi, presentare i progetti in Adriano Piccardi/Uomini e cani, 1 Adriano Piccardi • [email protected] sviluppo, confrontarsi sulle reciproche esigen- Primopiano Adieu au langage Direttore editoriale: Gianluigi Bozza ze, segnalare le difficoltà e i contesti presenti Roberto Chiesi/Godard e il richiamo della fo- Redazione: [email protected] nelle regioni di appartenenza, al fine di gene- resta, 5 Per abbonamenti e spedizioni (dal LUN al VEN – rare nuove sinergie e rafforzare il network Gloria Zerbinati/L’essenziale è invisibile agli 9.30/13.00): [email protected] professionale. Il programma prevede un fitto occhi? No. 8 Comunicazione/stampa: [email protected] avvicendamento di incontri e momenti di con- Sergio Arecco/Il non-A di JLG, 12 fronto: interventi da esponenti del sistema I FILM F.I.C. Federazione Italiana Cineforum bancario, workshop sul sistema degli investi- Chiara Borroni/L’immagine mancante di Ri- Sede operativa e segreteria – Daniela Vincenzi menti privati al cinema e un focus sull’interna- thy Panh, 17 via Pignolo 123 – 24121 Bergamo (BG) zionalizzazione. E’ prevista la partecipazione Anton Giulio Mancino/American Sniper di Tel. 035 361361 – Fax 035 341255 di tutte le Film Commission, per sensibilizzare Clint Eastwood, 20 da lunedì a venerdì (mattina), ore 9.30-13.30 le istituzioni locali sull’importanza e la neces- Giancarlo Mancini/L’amore bugiardo – Gone mercoledì e giovedì (anche pomeriggio), ore 15.00-18.30 sità di realizzare una legge cinema e istituire Girl di David Fincher, 25 [email protected] una film commission funzionante anche nella Chiara Santilli/Mommy di Xavier Dolan, 28 rivista.cineforum-fic.com regione abruzzese. Da sottolineare l’opportu- Luca Malavasi/Magic in the Moonlight di Wo- nità dei produttori d’incontrare i componenti ody Allen, 31 della nuova Commissione Cinema della Dire- Matteo Marelli/Hungry Hearts di Saverio Co- zione Generale del MiBACT durante il quale si stanzo, 34 potranno apprendere i criteri e i parametri di Simone Emiliani/Big Eyes di Tim Burton, 37 valutazione nell’attribuzione dell’interesse Andrea Chimento/Pride di Matthew War- culturale di un’opera. Un altro spazio sarò de- chus, 40 dicato all’incontro tra sala e produzione: un Fabrizio Liberti, Anton Giulio Mancino, Paola momento di confronto tra offerta del prodotto Brunetta, Elisa Baldini, Edoardo Zaccagnini, e mercato che sarà utile per affrontare temi co- Rinaldo Vignati, Tina Porcelli, Andrea Fram- me il prolungamento della stagione cinemato- brosi, Alessandro Lanfranchi/La sapienza - grafica, le opere e il futuro della produzione Tre tocchi - Nick Cave. 20,000 Days on Earth italiana. Non mancherà la presenza di rappre- - Diplomacy. Una notte per salvare Parigi - Un sentanti dell’Associazionismo Nazionale di gatto a Parigi - Perfidia - Melbourne - The Cultura Cinematografica. Infatti per il pome- Imitation Game - Jimmy’s Hall. Una storia riggio del 12 alla sala Flaiano presso l’Aurum – d’amore e libertà - Il ricco, il povero e il mag- La Fabbrica delle Idee è previsto un intervento giordomo - St. Vincent, 43 di Marco Asunis, FICC; Giancarlo Giraud, CGS Torino Film Festival Genova; Angelo Tantaro, FEDIC Roma, Rober- Alberto Morsiani/Concorso, 56 to Roversi, UCCA. per ricordare che dopo la sa- Alessandro Uccelli/Festa Mobile, 59 la cinematografica, la circolazione dell’opera Giampiero Frasca/After Hours, 61 continua nelle migliaia di sale italiane dei ci- Tullio Masoni/Onde. Josephine Decker, 63 necircoli e cineclub. Paolo Vecchi/Giulio Questi, 65 DdC Chiara Zingariello/Nella bocca di Lo squalo. 2 [email protected] La parola ai politici: Corradino Mineo Il racconto dolente della lievità del giornalismo nostrano Una testimonianza sul giornalismo contemporaneo Credo che la stampa la politica estera filo Bush - con le missioni Veltroni si dimette e promette di andare in abbia avuto in Italia italiane in Afganistan e in Iraq-, tollerato Africa. Berlusconi perde sempre più pezzi e una funzione simile a quando impone alla Rai la legge del più forte viene messo in croce, ma non per aver sotto- quello della magistra- -editto bulgaro-, accolto finalmente da -Con valutato la crisi economica e per le stolide pro- tura, un ruolo di sup- findustria -D’Amato si spella le mani- nel messe (nucleare, ponte di Messina, Tav) del plenza nei confronti Gotha del capitalismo nostrano. E il periodo suo programma, no, viene inchiodato ai suoi della politica e delle della comunicazione trionfante. Beninteso, i vizi personali e alla vita dissoluta che condu- istituzioni, da mezzo giornaloni, Repubblica e Corriere, fanno un ce. È più comodo. Mi spiego. Nell’estate del secolo alle prese con po’ fronda, disapprovano le barzellette più 2007 era fallita Lehman Brothers, in autunno una crisi che prima è grossolane, indagano sui difficili rapporti con Obama era stato eletto Presidente. Ci si sareb- Corradino Mineo stata di regime, poi è gli alleati, esortano l’opposizione a crescere e be potuti attendere che nei giornali e alla Rai divenuta organica. Dopotutto Repubblica è farsi europea, e guardano con superiorità il si facessero i conti con gli errori commessi e stata fondata nel 1975, con l’ambizione di es- regime televisivo -editto bulgaro- conside- le sciocchezze dette, che si prendesse atto del sere agorà, luogo del confronto politico e in- rando che quei lottizzati se lo sono pure meri- mondo che stava cambiando, magari che tellettuale e della selezione delle classi diri- tato. Se dovessi dirla con Papa Francesco, la qualche editorialista innamorato cantore del- genti. E la prima Samarcanda provò ad categoria sembra essersi detta in quegli anni la Reaganomics (“arricchitevi, qualcosa dalle ascoltare una società civile dimenticata da chi “a me che importa” ed ha girato la testa. Non vostre tasche finirà ai poveri”), ammettesse di viveva nel “palazzo”. E il Corriere, dal ’92, pri- si pubblica in Italia uno splendido documen- aver sbagliato. Che i sostenitori delle guerre ma direzione Mieli, si è proposto di insegnare tario di Arte sul processo Mondadori? “A me di Bush aprissero gli occhi. Niente di tutto alla classe dirigente e alla politica quali obbli- che importa”. Giuliano Ferrara definisce “una questo. Repubblica vive per mesi sulle famose ghi imponga il far parte dell’Occidente, mascalzonata” un collage di cortometraggi 10 domande a Berlusconi, i giornalisti politici dall’accettazione delle leggi del mercato, a critici sull’11 settembre che così non arriverà raccontano l’impotenza e le risse interne alla un’idea di Europa e di relazioni internaziona- mai in Italia? “A me che importa”. La polizia coalizioni, quelli economici vedono lucette li. Crisi e supplenza hanno prodotto un massacra i partecipanti alla manifestazione che appaiono in fondo ai tunnel, poi scompaio- odio-amore tra politica e giornalismo che ha no global contro il G7 di Genova? Qualche tito- no ma riappariranno. I corsivisti e gli autori avuto varie fasi. Provo a periodizzare. Dal 92 lo poi, “a me che importa”. Persino la vittoria, di filippiche televisive funzionano meglio del- al 98 la stampa italiana gioca la partita della invero risicata, di Prodi alle elezioni del 2001 la pubblicità. Questa lievità del giornalismo si modernizzazione. Sostanziale appoggio a non convince la nostra libera informazione, rompe a fine 2010, con una trasmissione tele- Mani Pulite e alla magistratura anti mafia, ri- che si attende - e a ragione- il crollo di quell’e- visiva di grande successo. “Vieni via con me”. forma della politica - Mario Segni, fautore dei sperienza di governo. Vince la comunicazione Con Saviano e Fazio e i loro amici scienziati, referendum per il maggioritario- apparve ve- aziendale, economica, pubblicitaria e berlu- musicisti, preti e professori, il racconto diven- stito da superman in una celebre copertina sconiana. La libertà di stampa si ritira nell’el- ta dolente. Ora si dice agli italiani che hanno dell’Espresso-, scommessa sull’ex PCI e sulla zeviro, nell’elegante esegesi del dettaglio, nel sprecato troppo, che il paese è corrotto, la sua sua capacità di riunire una sinistra liberale, titolo scandalizzato, presto sopraffatto dai classe dirigente meschina, l’opinione pubbli- appoggio alle guerre dell’Occidente (quella di troppi comunicati e dalle generose ricette neo ca frastornata. È venuto il momento di guar- Bush padre -che però venne osteggiata da liberiste. Quanto al racconto televisivo della dare in faccia il disastro, di accettare sacrifici Giovanni Paolo II e dal Tg3 TeleKabul, poi politica, Il Tg1 passa dal “panino” di Clemente prima impensabili e di cercare un Papa Stra- quella dei Balcani, a cui l’Italia parteciperà Mimun (una dichiarazione di opposizione tra niero. Papa che arriva presto. Senza passare con Presidente del Consiglio, Massimo D’Ale- due di maggioranza), all’impari par condicio per elezioni, tanto la politica è imponente. ma e l’appoggio di Cossiga), si all’Euro e di Riotta (un dichiarante di destra che cerca di Destituendo Berlusconi ma tenendolo sem- all’Europa da costruirsi un passo alla volta. compiacere il leader, uno di sinistra, che si di- pre lì in maggioranza - perchè intanto il ber- Berlusconi viene considerato, a quell’epoca, stingue dal leader di turno). Le interviste, lusconismo aveva contagiato anche molti av- come un intruso che deve appendere il bon queste sconosciute. I leader vanno in televi- versari. Quel Papa veste in loden e si chiama ton prima di entrare nel salotto buono del ca- sione con dietro le spalle i portaborse, sono lì Mario Monti. Parla a lungo, con voce monoto- pitalismo e dell’informazione. Non fa notizia per apparire non per approfondire, e se per na e manda la stampa in visibilio. Piange ac- il conflitto d’interesse che lo muove -D’Alema caso il discorso si fa interessante, ecco il con- canto a lui la ministro Fornero. Che sarà, se promette protezione e appoggio al popolo di duttore che chiama la pubblicità. Dal 2007 piangeranno pure gli esodati! E all’inizio pare Mediaset- ma il suo sottrarsi alle regole del però l’informazione si tira fuori. Dà il là alla che funzioni. Poi no, ma con viva e vibrante confronto, quelle “cassette” - erano ancora nuova fase la pubblicazione del libro di Rizzo preoccupazione bisogna pure andare avanti. cassette- con messaggi videoregistrati che in- e Stella “La Casta”. Nè Franza nè Spagna, ora Nel 2011 un referendum ha chiesto che l’acqua viava alle Tv, la sua pretesa che informazione se magna. Scherzo, sono amico di Stella e di restasse bene comune.Nel 2012 una grande fosse sinonimo di comunicazione, e comuni- Rizzo, ma trovo che il loro lavoro abbia dato il manifestazione di donne aveva gridato: “se cazione un messaggio assai simile a quello via a una fase in cui i miei colleghi giornalisti non ora quando”. Ma cosa contano? Quante pubblicitario. La sinistra sociale, veniva vissu- hanno cominciato a prendersela, con i politi- divisioni hanno i comitati per l’acqua e le don- ta come una malattia esantematica - e quindi ci, a denunciare i misfatti dei parlamentari, ne, e per chi votano? E poi, che importa, tanto giovanile- da cui vaccinarsi. Perciò Curzi ven- evitando, però, di fare un bilancio delle cose non si vota. E quando finalmente si deve vota- ne allontanato dalla direzione del Tg3 per ini- che loro stessi avevano detto e fatto per anni. re, all’inizio del 2013, vince Beppe Grillo, che ziativa dei cosiddetti “professori”, manager, All’inizio tuttavia questo “nuovo corso” sem- aveva inscenato il primo vaffa day al tempo giornalisti, editori scelti dalla politica moder- bra ininfluente. Berlusconi stravince le ele- della pubblicazione della Casta, che era stato nista. Il secondo periodo, 2000 al 2007, è do- zioni del 2008 e Veltroni prende un mare di escluso dalle primarie quando sembrava ci minato dalla figura di Silvio Berlusconi. Visto voti con il suo “partito a vocazione maggiori- fosse un solo partito all’opposizione, che ave- dall’informazione come una malattia neces- taria”. Finalmente il bipartitismo, ma non va scritto a Monti “lei è stato nominato dallo saria, o comunque inevitabile, apprezzato per funziona. La destra litiga, la sinistra pure. segue a pag. successiva 3 n. 26

segue da pag. precedente segue da pag. 1 spread non dagli italiani”. Di Grillo ci si era del regista cileno di Tony Manero e “No. I scordati. Subito parte la caccia al “cittadino giorni dell’arcobaleno” di Pablo Larraìn, am- portavoce”, che si sottrae alle interviste. Bene, bientato in un altro luogo chiuso nei pressi di ecco la prova del pericolo dell’anti politica,di- una piccola città di mare dove quattro sacer- struttiva come il terrorismo nel 1976, e come doti si trovano lì per rimediare ai peccati del allora servono le larghe intese e la riforma del- proprio passato che però, man mano, tornerà la costituzione. Con Berlusconi. Dura poco, a galla. Se Panahi guarda l’Iran, anche Larraìn perchè Berlusconi viene condannato, come guarda il Cile con l’occhio impietoso. Stavolta avrebbe previsto ogni buon cronista che aves- la dittatura di Pinochet – che è riemersa anche “Taxi” dell’iraniano Jafar Panahi, premiato al Festival di se visto crescere l’insofferenza nei suoi con- Berlino con il prestigioso Orso d’oro fronti dei giudici “conservatori” ancor più che dei giudici “attivisti”. Berlusconi condannato e in Messico dove ha iniziato a girare “Que viva Napolitano contestato. Dall’inchiesta di un Mexico!”. Tra le altre folgorazioni del concor- giornalista anglosassone che lo accusa di esse- so c’è anche “Under Electric Clouds” di Alek- re un Gattopardo. Fine della storia, la supplen- sey German jr., quasi un disperato omaggio al za è finita. Torna la politica con l’informazio- cinema del padre, lunghi piani sequenza che ne, quasi tutta, pronta a cantare le gesta di un scavalcano anche ognuno dei sette capitoli di Principe giovane e vigoroso che riuscirà a sve- cui è composto. Ed è sempre segnato dal pia- gliare l’Italia bella e addormentata. Un princi- no-sequenza il convincente Victoria del tedesco pe che non rispetta le regole, ne crea di nuove. Sebastian Schipper con la macchina a mano che Per esempio non chiama il Direttore e neppu- si muove nervosa nelle strade di Berlino per se- re l’Editore, usa dei cronisti ai quali regala boc- guire il percorso di una ragazza in una folle av- coni prelibati, il punto di vista riservato e pun- ventura iniziata una notte all’uscita di una di- tuale di Palazzo Chigi su tutto, Indiscrezioni, Da sx l’attore Colman Domingo, la regista Ava scoteca. L’unico italiano in gara, “Vergine non interviste - le domande continuano a non DuVernay e il protagonista David Oyelowo durante la giurata”, rappresenta l’esordio nel lungometrag- servire, ma grazie a quelle indiscrezioni un presentazione di “Selma” (foto di Simone Emiliani) gio di Laura Bispuri. Alba Rohrwacher interpre- nuovo ceto di giornalisti sgomita. Ecco i retro- nel bel documentario “El boton de nacar” di ta una donna che cresce sulle montagne albane- scenisti. Basta. Ci sono state e ci sono realtà Patricio Guzman - non è presente ma se ne si, giura di restare vergine, si fa uomo e prende il belle e molto belle nel nostro giornalismo. Tra- sentono gli effetti. Il regista invece lascia nome di Mark. Una doppia identità, una condi- smissioni d’inchiesta, come “Report” e “Presa emergere ancora un cinema di pulsioni, con zione che diventa prigione, mostrata con uno Diretta”. La cronaca del Corriere. L’esperienza un istinto dove si sentono insieme rabbia, stile volutamente dimesso, spento. La stampa del Fatto Quotidiano. Precari che si battono paura, disperazione. Tra gli altri nomi presen- internazionale lo ha apprezzato, la giuria igno- per strada e tengono testa alle minacce di ma- ti nel Palmarés ci sono anche la coppia dei rato. Chi ha ragione? Tra gli eventi di Berlinale fia, spesso pagati meno di un soldo. Il giornale protagonisti di “45 Years” di Andrew Haigh, Special, va ricordato il robusto cinema civile di commentato da Mentana su la 7. Se volete, Charlotte Rampling e Tom Courtenay (pre- “Selma. La strada della libertà” di Ava du Vernay, persino la mia Rainews24, che aveva assunto il mio come miglior attrice e attore), nei panni sulla marcia organizzata nel 1965 da Martin dubbio come metodo e provava a non conside- di una coppia che sta per festeggiare il loro 45° Luther King che porterà i cittadini afroamerica- rare le notizie scontate. Ma un profilo storico anniversario di matrimonio, ma poi un even- ni a ottenere il diritto di voto. Della stessa sezio- serve per avviare un dibattito. E io credo che il to del passato che riemerge all’improvviso mi- ne fa parte anche l’attesa anteprima del fiam- giornalismo in Italia sia stato parte della classe na il loro equilibrio coniugale. Convincono meggiante “Cinderella” di Kenneth Branagh, dirigente, coinvolto dalla crisi e, sia pure in molto di meno i premi per la regia andati, film su commissione Disney sulla celebre fiaba piccola parte, anche causa crisi, del disorienta- ex-aequo, al rumeno “Aferim!” di Radu Jade e dove il regista va oltre un cinema testuale che lo mento, della difficoltà a imparare dal passato. al polacco “Body” di Malgorzata Szumowska aveva a volte intrappolato in passato come nel Servirebbe aprire porte e finestre e discutere mentre, a intermittenza, “Ixcanul” di Jayro caso di alcune riduzioni shakespeariane e che gli della nostra informazione, per informare me- Bustamante risulta più riuscito nelle tracce permette invece di mettere in gioco il proprio ta- glio. documentaristiche piuttosto che in quelle di lento visivo. La trasformazione della carrozza finzione. Alcuni registi attesi sono rimasti a per il ballo mostra l’ideale combinazione tra ef- Corradino Mineo mani vuote. Alcuni immeritatamente come fetti e creatività. E Cate Blanchett, nei panni del- l’immenso Werner Herzog di “Queen of the la matrigna, è superba. Infine Wim Wenders. Desert”, respiro kolossal di un Fitzcarraldo ri- Torna al 3D a distanza di tre anni di Pina con proiettato tra passato e futuro, un cinema pol- “Every Thing Will Be Fine”. James Franco (tra i veroso, di ampi spazi sulle tracce di Lean di protagonisti anche del film di Herzog) è uno “Lawrence d’Arabia” con Nicole Kidman nei scrittore che entra in crisi dopo aver investito un Giornalista e senatore della Repubblica, membro della 7ª panni di Gertrude Bell, la gran dama della po- bambino. Una crisi di coscienza con lo stile di Commissione permanente (Istruzione pubblica, beni cul- litica internazionale britannica nei primi de- una favola, tra Tim Burton e Sam Raimi di “Il turali, ricerca scientifica, spettacolo e sport). Laureato in cenni del ‘900. O forse anche lo stesso Terren- grande e potente Oz”. Wenders non ha paura di filosofia, nel 1971 lavora a il Manifesto. Nel 1978 entra in ce Malick con “Knight of Cups”, un cinema sperimentale e di cercare nuove strade. L’Orso Rai nella redazione della TGR del Piemonte, a Torino, che sembra ormai un sogno ininterrotto dopo d’Oro alla carriera non è l’omaggio a un cineasta come redattore della cronaca. Nel 1987 il direttore Sandro “The Tree of Life” e “To the Wonder”, quasi un già celebrato. Diventa invece il punto di parten- Curzi lo chiama al TG3 nazionale, di cui diventa prima flusso di coscienza soggettivo ed emotivo nel- za di un nuovo, caotico, intrigante percorso do- capo servizio, poi capo redattore politico. Con l’arrivo alla la testa e nel corpo di Christian Bale che viene ve, ora più di prima, il lavoro sullo spazio diven- direzione del TG3 di Andrea Giubilo, Mineo è promosso inghiottito dagli spazi e sfiora, più che vivere, ta fondamentale. vicedirettore della testata; nel 1995 viene nominato corri- tutto il mondo intorno a sé. Non ha controllo spondente RAI a Parigi (dove rimarrà fino al 2003) e suc- invece l’estetismo narcisista, anche se stavolta cessivamente a New York . È stato dal 2006 il direttore più tenuto a freno, di Peter Greenaway in “Ei- della rete televisiva all-news Rainews24 fino al febbraio senstein in Guanajuato” che rivive la vicenda 2013, quando ha intrapreso la carriera politica. umana e artistica di Sergej M. Ejzenstein du- www.corradinomineo.it rante il suo soggiorno all’inizio degli anni ’30 Simone Emiliani 4 [email protected]

segue da pag. 1 e non rinuncia mai a riaprire questioni irri- solte e ferite aperte dell'America con la fre- schezza e la grinta dei giorni migliori, con inalterata lucidità , con il giovanile entusia- smo di far luce sulle zone oscure della Storia. In realtà Clint ha spesso spiazzato anche i suoi stessi fans per tornare sui generi e gli ste- reotipi (il western, il poliziesco, il bellico) ai quali è più legato e che di solito hanno diviso pubblico e critica. E per circa un decennio ha raccontato, per la maggior parte solo da regi- sta, storie, personaggi ed epoche apparente- mente lontani dai suoi amati pistoleri, cow- boys, poliziotti, sergenti di ferro. Film come “Mystic River”, “Million Dollar Baby”, “Chan- geling”, “Invictus”, “Hereafter”, fino agli ulti- mi “J. Edgar” e “Jersey Boys”, hanno riportato “American Sniper” del 2014 diretto da Clint Eastwood, basato sull’omonima autobiografia di Chris Kyle la critica nella zona della normalità, hanno at- conflitti, le contraddizioni. E’ un film patriotti- essere (la propria totale identificazione con il tivato con Eastwood autore un'empatia diver- co nel senso che tutto nasce dal senso fortissi- fucile e il suo mirino di precisione), ma anche sa salvo poi in alcuni casi considerare alcune mo del protagonista, che il regista condivide e tra il soldato che uccide (tra gli altri, donne e opere minori e rilevare che si trattava di un rispetta, di appartenenza alla famiglia, alla co- bambini) e il marito che mentre punta il bersa- Eastwood irriconoscibile. Ora che con “Ame- munità civile e religiosa del posto dove vive, ai glio usa il telefono satellitare per dire alla mo- rican Sniper” sono rispuntati scenari di guer- valori americani, ai quali il padre l’aveva educa- glie che l’ama. È con questo cinema complesso ra, si sono scatenate idiosincrasie e paranoie to e formato, ma è sempre più in conflitto con il e volutamente ambiguo, che si rivolge ad un (“Flags of Our Fathers”e “Lettere da Iwo Jima” sé che lo vorrebbe tener lontano da questa for- pubblico senza pregiudizi, che Eastwood dà sono stati accolti con maggiore disponibilità e ma di dipendenza dal suo uccidere, dal suo es- ancora una volta il meglio di sé, facendo convi- attenzione perché in forma di dittico propone sere sempre più letale. Assistiamo così allo vere il processo di identificazione con quello di con la doppia angolazione uno sguardo più sprofondare di Chris entro se stesso e ci ren- straniamento, l’assurdità della guerra passa in- “corretto” politicamente sulla battaglia di Iwo diamo conto che Clint ci ha portato sulla zona teramente attraverso la complessità degli esse- Jima). E giù le veteroetichette “guerrafonda- oscura dell’America, della nazione che, alla fi- ri umani e delle motivazioni personali che li io” e “fascista” per Clint e il suo film sulla sto- ne, è incapace di domandarsi che guerra è stata spingono a farla. La forza di questo cinema sta ria vera di un cecchino di guerra. E' la classica reazione isterica di molti critici, intellettuali e anche appassionati del cinema eastwoodiano e di certo cinema americano, frutto di una cattiva lettura del film e del personaggio, di inossidabili preconcetti, di semplificazioni ideologiche. Quello che ancora sfugge o non si riesce a capire perché prevale il preconcetto, sono la continuità e l'omogeneità del cinema eastwoodiano, il rigore morale e la coerenza di sguardo che attraversano le storie e i perso- naggi dell'autore qualunque siano i periodi nei quali sono ambientati e i contesti politi- co-culturali nei quali sono collocati, che dietro la secchezza, l'essenzialità, la trasparenza hawksiana dell'ultimo grande autore classico del cinema americano si agitano conflitti in- teriori e dilemmi morali. C'è un sottile ma ro- busto fil rouge che lega gli eroi/antieroi- ea quella che l’ha vista rovinosamente sconfitta in proprio nel raccontare personaggi sia nella stwoodiani, Callaghan e Tom Gunny, Edgar Iraq. Come altri film biografici nei quali il pro- contraddittorietà del loro agire e delle loro scel- Hoover e il protagonista di “Invictus”, il cava- tagonista è soprattutto un pretesto/veicolo per te, sia nelle conseguenze ideologiche che alcu- liere pallido e il cecchino Chris Kyle, sempre in le sue incursioni irregolari e smitizzanti nella ni possono semplicisticamente trarre. bilico sul “punto di rottura”. Lo sniper del titolo Storia, anche in questo caso affronta il perso- Alberto Castellano è Chris Kyle, un texano tutto muscoli, cavalli e naggio di petto. in modo esplicito e diretto, bandiera USA, ma gran tiratore che diventa il portandolo sino in fondo, approfondendolo e Saggista e critico cinematografico napoletano, ha scritto più micidiale cecchino dell’intera storia milita- complicandolo senza mai aver paura che chi per Il Mattino di Napoli e, attualmente, collabora con il re. Ama i rodei e la caccia e sceglie nel 1998, do- non sa vedere ciò che veramente accade sullo settimanale Film TV e il supplemento de Il Manifesto, po gli attentati alle ambasciate Usa in Africa, di schermo possa tacciarlo di conservatorismo o Alias. È autore di numerosi saggi e volumi dedicati al dop- entrare a far parte del corpo speciale dei Navy di retorica. “American Sniper” enuncia con evi- piaggio, al cinema di genere, al varietà e monografie su Seals dove viene notato per la sua eccezionale denza la predilezione di Eastwood a cogliere il Carlo Verdone, Clint Eastwood, Douglas Sirk.Tra i pochi capacità di centrare il bersaglio e, pertanto, in- mito nel quotidiano, a mettere in scena perso- critici del cinema ad occuparsi in maniera sistematica dei viato come cecchino (“sniper”, appunto) in naggi capaci di vivere sino in fondo le proprie problemi legati al doppiaggio, ha curato i volumi “L’attore Iraq, dopo l’11 settembre. E lui accetta per dove- scelte anche a costo dell’annientamento di se dimezzato” per l’ANCCI e il Doppiaggio a cura re, nonostante a casa abbia una giovane moglie stessi. E l'autore punta soprattutto sulla di- dell’A.I.D.A.C. È stato professore a contratto presso l’uni- in attesa di un figlio. Eastwood rovescia dall’in- mensione melodrammatica che in Chris Kyle versità di Salerno e curatore di rassegne cinematografi- terno il modulo dell’autobiografia, ne scanda- nasce dal contrasto tra l’essere (l’umanità di co- che. Ha fatto parte dei selezionatori della “settimana della glia i segmenti, e vi pone delle domande, dei lui che sta dietro all’arma mortale) e il dover critica” alla Mostra di Venezia. 5 n. 26 Martin e Hannah Hannah Arendt e Martin Heidegger, la storia d’amore e la banalità del male Per due soli giorni (e romanzo di Michael Ende), il fantasioso spet- Donatella Di Cesare appena edito da Bollati-Bo- questo la dice già lun- tatore di Alain Bergala mette in moto una “cir- ringhieri. Il sottotitolo del libro è “I quaderni ne- ga sulle pecche del colazione del desiderio” che il film di Margar- ri”, milleduecento pagine riguardanti gli appun- nostro sistema distri- the von Trotta ha lasciato insoddisfatto. ti personali di Heidegger, che partono dal 1931 butivo), il 27 e il 28 Buster Keaton e Bastian riempirebbero que- per arrivare fino al 1969, annotazioni, abbozzi, gennaio, come evento sto “spazio vuoto” cominciando con il ricorda- chiose sulla questione ebraica attraverso i quali unico per il Giorno re che se c’è un filosofo presente in modo matura il discorso complessivo sull’ebraismo. della memoria è uscito massiccio nella cultura italiana questo è pro- Per il filosofo di Messkirch l’ebreo è il pugno di sugli schermi italiani prio Martin Heidegger: una ventina di suoi sabbia che fa inceppare il meccanismo perfetto “Hannah Arendt”, il testi è pubblicata da Adelphi, mentre i “Qua- della storia dell’Essere, è l’elemento di disturbo film di Margarethe derni neri” (i suoi ultimi scritti di cui tanto si che, come tale, va spazzato via. Heidegger lo Enzo Natta von Trotta, interpre- parla) sono in arrivo per i tipi di Bompiani. chiama lo “sradicamento dell’Essere”, una sorta tato da Barbara Sukova, attrice-feticcio della regista tedesca, protagonista di film come “Anni di piombo”, “Rosa Luxemburg”, “L’afri- cana”. Com’era prevedibile, nel raccontare la vita della filosofa tedesca, Margarethe von Trotta privilegia l’episodio della Arendt invia- ta del “New Yorker” in Israele per il processo a carico di Adolf Eichmann, processo da cui prese spunto “La banalità del male”, un libro che andrà incontro a numerose controversie per la sconcertante immagine che restituisce di quel dispensatore di morte: non un mostro, ma uno squallido burocrate, sciatto e medio- cre. Un uomo banale. Niente di più. Nel corso del film alcuni flashback riportano agli anni Tanto interesse e un’attenzione quasi morbo- di confusione esistenziale che provoca crisi e ‘20 e ‘50 in cui si rievoca la relazione fra Han- sa gli derivano dalla sua fama di filosofo male- perdita di identità. E questo per colpa degli nah e Martin Heidegger, il suo maestro (quan- detto, compromesso con il nazismo, sponsor ebrei, che amano distinguersi con il loro cosmo- do lo conobbe, Hannah aveva diciannove an- naturale del suo antisemitismo endemico, del politismo e chiamarsi fuori dalla storia. E infatti ni; Heidegger ne aveva trentasei, era sposato quale si trova già traccia nel 1916 (allora Hei- la caratteristica che contraddistingue l’ebrai- e aveva due figli). La loro vicenda sentimenta- degger aveva ventisette anni) in un lettera in- smo è l’essere diverso dagli altri. A differenza del le finì per il fatto che Heidegger non intende- viata alla fidanzata Elfride: “La giudaizzazione suo maestro Husserl che cercava il significato va lasciare la moglie e temeva di perdere la della nostra cultura e delle nostre università è profondo dell’Essere in dimensioni fuori dal cattedra all’Università di Marburg. Si potreb- spaventosa e ritengo che la razza tedesca do- tempo, eterne e universali, Heidegger lo ha cer- be parlare di banalità del cuore e di una pa- vrebbe trovare sufficienti energie interiori cato in dimensioni temporali, contingenti, fini- rentesi rosa con “sfumature di grigio”. Sebbe- per riemergere”. Stesse parole usate pochi te. La filosofia dell’esistenza è, per lui, legata al ne non fossero più in contatto da anni, lei subì divenire temporale, è limitata ai suoi anni, è uno shock e una forte delusione quando sco- condizionata dalla “caduta nel mondo” che ca- prì che il suo stimato professore, e primo ratterizza l’uomo e rende perciò “banale” l’esi- amore, nel 1933 aveva deciso di aderire al nazi- stenza. Lo stesso concetto di “banalità” che ritro- smo. Nonostante tutto, nel 1950 la Arendt tor- veremo più tardi in Hannah Arendt. Per liberare nò a essergli amica e il rapporto intellettuale l’esistenza dal cancro della banalità (l’ebraismo) fra i due rimase costante fino alla morte di lei, Heidegger ricorre alla metafisica: siccome -l’e nel 1975. Heidegger morì un anno dopo. Sof- breo è un incidente di percorso nella catena di fermiamoci su questi flashback e cerchiamo montaggio dell’esistenza bisogna intervenire di interpretarli secondo la teoria psicoanaliti- con la tecnica, ovvero con il trionfo della macchi- ca che traccia il profilo dello spettatore in ter- na, e con l’organizzazione. In soldoni, con il la- mini di “circolazione del desiderio”. In “Initia- ger e la camera a gas. Nel dopoguerra Heidegger tion à la sémiologie du récit en images” (Ligne Hannah Arendt e Martin Heidegger intorno al 1920 non ha mai parlato del nazismo, anche se in si- Française de l’Enseignement. Parigi, 1977) lenzio ha continuato a coltivarlo nei “Quaderni Alain Bergala si chiede: “Che cosa desidera lo anni più tardi da Hitler nel “Mein Kampf”. neri”, testimoni che lo inchiodano all’ostinazio- spettatore quando va al cinema?” E ancora: Questo tarlo continuerà a divorare Heidegger ne nel cercare le ragioni del nazional-socialismo “Qual è la posizione dello spettatore all’inter- fino a diventare argomento stesso della sua nella filosofia. E qui lo spettatore che ha avviato no del film stesso?”. Domande interdipenden- speculazione filosofica. Per Heidegger l’ebreo la “circolazione del desiderio” potrà cercare di ri- ti che vedono lo spettatore come uno “spazio” è un problema metafisico, l’ebreo è un essere costruire i dialoghi del serrato confronto fra il contemporaneamente “produttivo” (perché “senza mondo, privo di patria e di essenza”. maestro e l’allieva di un tempo cercando le ri- dà vita a una attività onirica) e “vuoto” (perché In altre parole è il nulla. E come tale il suo de- sposte ai “Quaderni neri” nella “Banalità del ma- ogni spettatore può riempire questo spazio stino non è l’annientamento (“vernichtung”), le”. Da una parte un uomo che caparbiamente si dando libero sfogo alla sua fantasia). Come il bensì l’autoannientamento (“selbstver- intestardisce a trovare un misero filo di ragione Buster Keaton di “La palla n. 13”, l’operatore di nichtung”), perché l’ebreo si fa cosciente di che possa sostenere una tesi tanto assurda cabina finito nel film che sta proiettando, o questa nullità e non ha altra scelta. A questo quanto disumana, dall’altra una donna che ha come il Bastian della “Storia infinita” (il - ra punto lo spettatore stimolato nella “circola- svelato come fosse scialbo e insulso il volto gazzino risucchiato fra le pagine della fiaba zione del desiderio” non potrà fare a meno di della malvagità. che sta leggendo e che è il protagonista del confrontarsi con “Heidegger e gli ebrei” di Enzo Natta 6 [email protected] John Keats, un tassinaro curioso e il film di Jane Campion Nella vita privata di Keats, la presenza di Fanny riposano, gli raccontai, personaggi quali John e forse – ce lo auguriamo per la loro pur fugge- Brawne segna Keats e Percy B. Shelley, due grandi voci del vole felicità – l’amante: Frances “Fanny” Braw- il culmine della sua tensione vitale, del proiettarsi secondo romanticismo inglese, molto amici ne. La regista neozelandese dice di essersi illimitatamente della vita... tra loro: il primo morto di tisi in un apparta- appassionata a questa vicenda d’amore e di Julio Cortazar mento posto all’inizio della scalinata di Trini- morte – stilisticamente narrata, tuttavia, non 1. Introduzione. Un tà dei Monti; l’altro affogato nel Tirreno, de- simpatico tassinaro posto dai marosi sulla spiaggia di Viareggio e Una quindicina di an- colà cremato (eppoi, appunto, ritrovatosi se- ni fa o forse più, do- polto accanto all’amico proprio nel cimitero vendomi recare a Ro- del Testaccio). Carlo Emilio Gadda, il più ge- ma, in treno, per un niale romanziere italiano del 900. Antonio incontro di lavoro fis- Gramsci, uno dei più profondi pensatori sato nel pomeriggio, dell’Italia moderna (alla sua tomba, ossia a “Le Stefano Beccastrini partii dal Valdarno di ceneri di Gramsci”, dedicò un dolente poe- buon’ora, per potermi metto Pier Paolo Pasolini). Il fisico atomico permettere al mattino un laico pellegrinaggio Bruno Pontecorvo, allievo di Enrico Fermi, al cimitero acattolico della città. Non vi ero, fuggito in URSS durante la guerra fredda. per vari e contingenti motivi, mai andato e ciò L’attrice Belinda Lee, morta giovane in un in- risultava alfine insopportabile a un cultore di cidente d’auto dopo esser stata brava protago- “turismo tombale” quale da tempo cercavo di nista de “La lunga notte del 43”, 1960, di Flore- essere. Giunto a Stazione Termini, salii su un stano Vancini. L’attore “povero ma bello” John Keats è sepolto dietro la Piramide Cestia, nella taxi e dissi al tassinaro di condurmi in tal luo- Renato Salvatori. Il poeta romano Dario Bel- cosiddetta “parte antica” del Cimitero Acattolico di go. Rimase sconcertato. Non soltanto non sa- lezza. Il poeta californiano Gregory Corso. La Roma, fra Porta San Paolo e il Testaccio. Sulla lapide peva dove fosse ma neppure – pur orgogliosa- giornalista Miriam Mafai. E così via. Tra loro, di Keats (nella foto, quella a sinistra. La lapide accanto mente convinto di conoscere a menadito la il buon tassinaro aveva sentito rammentare è quella dell’amico Joseph Severn) è incisa una lira propria città – che simil luogo, a Roma, esi- soltanto Gramsci, che credeva però sepolto in Greca, con quattro delle sue otto corde rotte. Severn stesse davvero. Cercai di suggerirgli alcuni Sardegna. Tutti gli altri, gli risultavano per- interpretò l’immagine come un modo per mostrare il generici orientamenti - “Si trova nel quartiere fetti sconosciuti. Scelsi, intanto, di spiegargli Genio Classico di Keats, spezzato dalla morte prima chi fosse John Keats – un poeta da me molto della sua maturità. amato anche perchè, come ha scritto Roberto Sulla lapide compare la seguente iscrizione: Mussapi, “ha il passo leopardiano” - e che, Questa Tomba malato di tisi e venuto a Roma nel 1820 per al- contiene tutto ciò che fu Mortale lontanarsi dall’umido clima di Londra, vi morì di un tuttavia dopo pochi mesi, a soli venticinque GIOVANE POETA INGLESE, anni. Sulla lapide venne scritto, per suo desi- Che derio, “Qui giace uno il cui nome è scritto sul suo Letto di Morte, sull’acqua”. Il tassinaro mi ascoltava attento, nell’Amarezza del suo Cuore persino un po’ commosso. Arrivammo troppo verso il Malvagio Potere dei suoi Nemici, presto a destinazione. Mi ringraziò con since- Desiderò ro entusiasmo: “Grazie a lei – disse stringen- che queste Parole venissero incise sulla sua Lapide domi calorosamente la mano - ho imparato “Qui giace Uno l’esistenza di un luogo della mia città che Il cui Nome fu scritto nell’Acqua” ignoravo. Domenica prossima, invece di an- 24 Febbraio 1821 dare nei soliti posti, verrò a visitarlo con mia moglie. Anche a lei piacerà, ne sono certo”. quale cupo melodramma tragico ma quale 2. “Bright Star” (2009) di Jane Campion mesto ed umile pezzo per così dire “da came- La storiella del tassista mi è tornata alla men- ra”, fatto di vicende, ambienti, scenari quoti- te, in questi giorni, poiché ho, quasi contem- diani – leggendo le lettere, espressivamente poraneamente, visto in DVD - l’avevo perso, toccanti, scritte da John a Fanny (quelle di alla sua uscita nelle sale - il bel film su John Fanny a John, egli se l’ è portate per sempre John Keats (Londra, 1795 - Roma, 1821) Keats, “Bright Star”, di Jane Campion, cinea- nella tomba). In italiano, tali lettere sono re- del Testaccio... Nei pressi della Piramide Ce- sta neozelandese, e letto il bel libro, “A passeg- peribili nel volumetto, edito da Archinto, stia...” e così via - ma ero incapace di fornirgli gio con John Keats”, del romanziere argentino “Leggiadra stella. Lettere a Fanny Brawne”: un l’indirizzo preciso. Lo ebbe alfine dalla centra- Julio Cortàzar. Mi soffermo sul film, anche se libro da comprare subito, anche se l’aggettivo le dei taxi – era Via Caio Cestio, 6 - e finalmen- il libro vale la pena di essere letto, nel suo me- inglese “Bright” preferisco tradurlo con “Ful- te partimmo. La cosa, però, l’aveva turbato e raviglioso mescolare, in un intenso tessuto gida” invece che con “Leggiadra”. Il loro fu un persino incuriosito. Mi chiese, strada facen- verbale, le vicende di Keats con quelle dello amore difficile, appassionato ma tormentato do, cosa fosse quel cimitero e perché volessi stesso Cortàzar. John Keats è stato un grande – fin quasi a non lasciare ai due giovani il tem- andarci. Gli spiegai che esso esisteva per de- poeta e fare buoni film sui grandi poeti è po e il luogo in cui viverlo assieme – dall’ostili- creto papale fin dalla fine del 600, per rime- tutt’altro che facile. La Campion, peraltro, tà degli amici di Keats e dalla contrarietà, a diare al fatto che i non cattolici, a Roma cui compie una scelta piuttosto innovativa (forse un’unione della figlia con uno spiantato poeta capitasse di abbandonare la vita nella Città memore anche dell’indimenticabile “Cronaca tisico, della madre di lei. Nelle interviste sul Eterna - e non erano affatto pochi tra pellegri- di Anna Magdalena Bach”, 1967, di Jean Marie suo film, la Campion ha teso a sottolineare co- ni e residenti stabili - non potendo essere Straub e Danièle Huillet), ossia quella di mo- me con esso non volesse fare affatto un Bio- seppelliti in terra consacrata, non si sapeva strare Keats con gli occhi - e la mente ed il pic su John Keats. La vera protagonista – co- dove metterli. Presto fu chiamato, dal popoli- cuore - di colei che, negli ultimi anni di vita me sempre avviene nei film della femminista no, “il cimitero degli artisti e dei poeti”. Vi del poeta ossia dal 1818 al 1821, ne fu la fidanzata segue a pag. successiva 7 n. 26

segue da pag. precedente Campion – è la donna. In tal caso, appunto, Fanny Brawne: tanto che il film stesso inizia e finisce mostrando lei, padrona assoluta dello schermo, in due scene entrambe assai belle. La prima, sulla quale scorrono i titoli di testa, la mostra mentre sta cucendo - creare abiti fu la sua grande passione, il suo modo tutto fem- minile di fare poesia – e la seconda mentre, luttuosamente vestita di nero, vaga piangente nel vialetto mille volte percorso con il suo John recitando i “loro” versi: Fulgida stella, co- me tu lo sei/fermo fossi pur io. Però non è neppure, il film, un Biopic su Fanny: anche di lei, infatti, vengono narrati soltanto tre rapidi anni di vita, gli ultimi di Keats e gli unici del loro amore. Il prima e il dopo, per John e per Fanny, cinematograficamente non contano: il film narra (narra? Glorifica, esalta, canta verrebbe da dire) il breve amore inizialmente scontroso e turbolento eppoi sempre più pro- “Bright star”, la fulgida stella di John Keats rompente, timido e appassionato a un tempo, basato su una attentissima ricostruzione storica alla propria morte che avvenne nel 1865, ne parlò nato tra due giovani ancora poco più che ado- e scenografica, formalmente splendido ma non ai figli, cui affidò le lettere keatsiane (la vicenda lescenti. Tre anni in cui tutto è visto con gli nel senso che vada in cerca di una bellezza so- mi pare commovente quanto quella del bellissi- occhi di lei, anche Keats e l’amore che nasce vrapposta ed estranea, per così dire “pittoresca”, mo “I ponti di Madison Country”, 1995, di Clint tra loro, anche la poesia dello stesso Keats. al film stesso - una sorta di zeffirelliano e dun- Eastwood). Essi nel 1872 le resero pubbliche, af- Questo è l’aspetto decisamente geniale del que inutile orpello decorativo alla vicenda narra- fidandole a un editore (non si sa se per amorevo- film della Campion: il suo è un film, più che ta - bensì del tutto stilisticamente ed ideologica- le dedizione alla madre o per interesse commer- sulla poesia di Keats, su quella stessa poesia mente funzionale ad essa: un film sulla bellezza ciale: personalmente, preferisco pensare alla così come viene vissuta, esperienzialmente, – della vita, dell’amore, della poesia - deve essere prima motivazione). La pubblicazione delle let- da Fanny: quando Keats scrive che lui e lei do- necessariamente, anche dolorosamente, anche tere d’amore di Keats, nell’ipocrita Inghilterra vrebbero diventare come farfalle, ella riempie in maniera straziante, bello. Come scrisse lo vittoriana, menò scandalo: rivelava che egli non di vere farfalle la sua stanza! L’essere diventa- stesso Keats: “Bellezza è verità, verità è bellezza”. era stato affatto un poeta virginalmente dedito ta la donna di Keats non la spinge a scrivere a Anche le scene finali, per esempio quella sulla soltanto alla letteratura, ma anche un innamo- sua volta poesie ma a vivere la poesia di en- morte del poeta, sono tutte quante mostrate rato appassionato che, seppur mantenutosi for- trambi trasformandola – da modista, da don- quali soggettivamente vissute da Fanny: a un se – ma auguriamoci di no – forzatamente casto na - in esperienza, in azione. Del resto, quasi certo punto, quand’ella apprende che il suo John con la sua Fanny (ma soltanto a causa della stret- è morto, si vedono per un paio di minuti, in una ta sorveglianza che i familiari di lei – per il suo Piazza di Spagna completamene deserta e livida essere poco più di una ragazzina – e gli amici di nell’alba o nel tramonto, soltanto degli uomini lui – per accudire la sua grave malattia - avevano vestiti di scuro portare il feretro di Keats su un imposto alla coppia). Nel 900 si è finalmente ca- carro funebre che poi parte al galoppo per le vie pito che in quel epistolario era rintracciabile la deserte di Roma, diretto al cimitero. A mio avvi- genesi delle più belle composizioni poetiche ke- so tale scena, sublime, è un flash back: è il fune- atsiane: la “fulgida stella” che lo aveva ispirato rale del suo uomo come lo “vede”, quasi onirica- negli ultimi anni della sua vita era stata proprio mente, Fanny che a Roma non è mai stata ma Frances “Fanny” Brawne. Tornando, prima di che nei mesi in cui il suo uomo ha vissuto, mala- concludere l’articolo, al simpatico tassinaro avi- to, nelle poche stanze di Piazza d Spagna, si sarà do di sapere... Quando ci ripenso, come in questi L’attrice australiana Abbie Cornish (Fanny Brawne) immaginata quella scena mille volte, su stampe giorni, continuo ad augurarmi che la domenica e illustrazioni del luogo. successiva al nostro casuale incontro e alla no- all’inizio del film, ella dice impettita e sicura stra chiacchierata durante il tragitto da Termini di sé a John e al suo amico Brown (una sorta di 3. Dopo la morte di Keats. Conclusioni al cimitero di via Caio Cestio, egli sia andato Ranieri ancor più mediocre e che di Fanny fu La “vedovanza simbolica” di Fanny durò vari an- davvero con la moglie - chissà se altrettanto cu- sempre avversario): “I miei cuciti valgono ar- ni, durante i quali ella praticò, con ferrea disci- riosa di lui - a far visita a quel luogo straordina- tisticamente più dei vostri versi e inoltre a me plina, il culto dell’amato poeta: percorrendo rio, preferendo l’aggirarsi tra le sue silenti tom- danno anche da vivere”. Aveva conosciuto Ke- mille volte il loro vialetto di Hampstead, vesten- be ed eloquenti lapidi all’andare a mangiare il ats in quanto anch’egli, come lei con la pro- do abiti neri da lei stessa disegnati e confeziona- solito gelato sul Gianicolo o il solito piatto di fet- pria famiglia, viveva ad Hampstead, all’epoca ti, conservando gelosamente celate nei confron- tuccine a Genzano. Lo spero vivamente, così co- modesto villaggio rurale sulle colline a nord di ti del prossimo – ma chissà quante volte rilette me spero si siano affezionati a Keats e si siano Londra (oggi quartiere residenziale piena- tra sé e sé - le tante lettere d’amore da lui inviato- recati a vedere anche la sua casa romana di Piaz- mente inglobato nella grande città: mi ci recai le fino all’ultimo giorno di vita. Ma anche i gran- za di Spagna, oggi sede della Fondazione Keats e anni fa, per vedere ove avesse vissuto Keats di amori, pur mai del tutto dimenticati nell’inti- Shelley, quella in cui lavorava il professore, im- nonché per visitare, per turismo tombale ap- mo, a un certo punto cedono il passo alla vita personato da Giorgio Bassani, di “Le ragazze di punto, la tomba di Karl Marx nel vicino cimi- quando uno dei due amanti sopravviva a lungo Piazza di Spagna”, 1952, di Luciano Emmer. Tal- tero sito nel Highgate Park). Il film della all’altro. Abbandonato alfine il lutto, nel 1833 volta certe cose succedono davvero. Campion, il suo ottavo lungometraggio, ri- Fanny sposò tal Louis Lindon e ne ebbe tre figli. sulta coerente con le opere precedenti della ci- Per molto tempo ella continuò a non rivela- neasta neozelandese. E’ il ritratto di una don- re, alla nuova famiglia, il proprio passato e l’ na indipendente e ribelle ad ogni conformismo, indimenticato amore per Keats. Poi, avvicinandosi Stefano Beccastrini 8 [email protected] incontri Orizzonti del Novecento Astrazione - Figurazione L’Arte è Astrazione sperimentazioni della nuova era e delle nuove (Gauguin) tecnologie - dalla fotografia al cinematografo, dagli aeromobili alle automobili, dalla radio al- Astrazione e Figura- la televisione - che la società moderna richiede zione da sempre ap- ed impone. Negli incontri di “ORIZZONTI del partengono alla storia NOVECENTO” sarà dato risalto all’avvento e al dell’uomo nelle sue fenomeno dell’Astrattismo e alle sue varie de- molteplici espressioni clinazioni “apparso o ricomparso” nella sua dell’arte e del pensiero. amplificazione nei primi anni dieci in più parti Dalla preistoria dell’u- Giovanni Papi dell’Europa quasi simultaneamente. I protago- manità, dal Paleolitico nisti vi approdano in forme diverse e in modo con le sue forme naturalistiche al Neolitico in- autonomo e indipendentemente fra loro. Kan- cline all’astrazione con i significati simbolici, dinskj, Mondrian, Klee, Malèvich, sono i mag- continuando poi nella successiva fase storica e giori protagonisti e svilupperanno le loro opere classica con la presa diretta dell’uomo sulla re- e le loro teorie a partire dal secondo decennio altà e capendo ancora come l’astrazione e la fi- influenzando così, insieme alle altre avanguar- gurazione siano state sempre componenti si- die, tutta l’arte del Novecento a cominciare multanee e contemporanee nell’opera d’arte. dall’Informale di Burri e dallo spazialismo di “Realismo e astrazione sono due modi diversi Fontana, dopo il secondo conflitto mondiale, di concepire la forma e la sostanza dell’espres- sione artistica, che si sono sempre manifestati Cicladi [Grecia], Tre figurine, Età del Bronzo, della prevalendo ora l’uno ora l’altro”. (Bianchi Ban- prima età cicladica dinelli). Queste componenti emergono nei vari sua (non totale) liberazione dalla forma appro- linguaggi delle forme nel corso del tempo e ap- da ad una nuova “volontà d’arte” eco anche di partengono a epoche e civiltà diverse: dagli mondi lontani. Impressionanti sono le analo- idoli cicladici, alle pittografie egizie, all’astra- gie formali, per esempio, della produzione pla- zione della pittura di Piero della Francesca, fi- stica di molti scultori dei primi decenni del XX no ad arrivare alle soglie della nostra era mo- derna con la frammentazione di tante varie ricerche. Dopo le esperienze impressioniste ed espressioniste che determinano un mutamen- to profondo nella spazialità dell’arte, le ultime che rincorrono ancora l’idea di un’opera classi- ca in armonia con la natura, la fenomenologia dell’astrazione e la diversificazione della ricer- ca artistica delle Avanguardie Storiche irrom- pono e prendono il sopravvento fin dai primi anni del Novecento non esistendo più nessun

Henri Matisse, La Danza (1910) Minoan figure affresco murale Knossos Crete Grecia

secolo con la esemplificazione ed essenzialità fino ad arrivare e trovarne le tracce in tutta la di rappresentazioni prodotte nell’età del neoli- produzione contemporanea. In particolare in tico fino all’età micenea: l’influenza dell’essen- Italia, fra le tante e numerosissime pubblica- zialità del primordiale (non del primitivo) nella zioni di merito, non possiamo non considerare scultura del Novecento è ancora da analizzare due opere fondamentali per la comprensione e inserire nella storia dell’Arte del Novecento. di questo fenomeno: una dei primi anni trenta L’idea dell’astrazione velata o dichiarata entra, il libro “Kn” di Carlo Belli, considerato “Il Van- con l’implosione (o l’esplosione) delle Avan- gelo dell’Arte Astratta” e l’altra degli anni cin- guardie, nella ricerca estetica dei maggiori mo- quanta il testo illuminante di Bianchi Bandinel- vimenti del Novecento come il Cubismo, Futu- li: Organicità e Astrazione. Secondo Gauguin rismo, la Metafica, il Dadaismo, Surrealismo, l’arte è astrazione e siamo d’accordo e natural- Costruttivismo. Tutti questi movimenti hanno mente ricordiamo anche che in tutto il mondo in seno sperimentazioni che si allontanano classico e in tutte le più importanti civiltà, l’uo- dalla formazione classica della tradizione figu- mo è figura e misura di tutte le cose. La “divina rativa già condotta scientificamente e avviata proporzione” discende dalle proporzioni del “Testa che osserva” (1928) di Alberto Giacometti contemporaneamente sia dagli Impressionisti corpo umano che si riflette e si specchia in ogni che dai Macchiaioli. Picasso, Braque, Boccioni, tipo di costruzione estetica, dai templi greci al- tipo di valore assoluto. Con il concetto di relati- Balla, De Chirico, Duchamp, Breton, Dalì, alcu- la pittura di Piero della Francesca ai sacchi di vismo storico dove non esiste più nessuna veri- ni fra i maggiori esponenti delle nuove filosofie Burri, per questo siamo convinti anche che tà certa, la figurazione si trasforma in stilemi e estetiche, hanno presente che la “figura” nell’e- l’uomo è astrazione. schemi concettuali - da quello geometrico a poca moderna deve essere assolutamente rein- quello simbolico a quello aerodinamico - e la ventata e deve stare al passo con tutte quelle Giovanni Papi 9 n. 26 Fare film affidandosi alla musica Creare un film consiste nell’imbastire una lunga partitura musicale. L’incontro con Rumiz e la passione per ”i dimenticati”. Intervista ad Alessandro Scillitani Alessandro, sono molto fe- utile, così come l’inevitabile mania di collezio- lice di fare due chiacchiere nare cinema in casa. Ma sono convinto che la con un amico di lunga da- visione dei cortometraggi da selezionare per ta, cresciuto nei cineclub, il festival sia stata importantissima. Anche creatore e animatore di perché, oltre alla possibilità di analizzare i va- rassegne cinematografiche ri stili e linguaggi di opere provenienti da nelle quali entrambi ab- ogni parte del mondo, la cosa che è stimolante biamo imparato ad amare è anche vedere gli errori di montaggio, o di ogni aspetto della Settima sceneggiatura. Aprire lo sguardo al pensiero Arte, anche se tu hai fatto di come si sarebbe potuto risolvere diversa- Giulia Zoppi un passo ulteriore e sei di- mente un determinato nodo della storia e del ventato un autore e uno racconto. Alessandro Scillitani in un selfie durante le riprese stimato documentarista che lavora da anni e con Hai realizzato molti cortometraggi prima di appro- ottimi risultati…Partiamo dagli inizi: come ti sei molto importante che ha segnato l’inizio di un so- avvicinato al cinema? Con quali film hai comincia- dalizio che è ancora vivo e forte. Sto parlando dello to a formare il tuo gusto e quali ti hanno maggior- scrittore/giornalista Paolo Rumiz, insieme al quale mente influenzato? hai lavorato alla realizzazione di documentari, a La passione per il cinema è iniziata tanti anni partire da “Le dimore del vento” (2011), il lavoro che fa. Certo i film che mi hanno colpito di più so- segue “Case abbandonate”, l’ultima tua opera in so- no tutti quelli di Kubrick e poi Tim Burton, litaria, datata 2010. Terry Gilliam, “C’era una volta in America” di “Case abbandonate” rappresentava un’evolu- Sergio Leone e “Blade Runner” di Ridley Scott. zione del percorso intrapreso con “Le vie Il tuo curriculum nell’ambìto dello spettacolo ti ve- dell’acqua”. Sono sempre stato affascinato dai de come organizzatore di festival, montatore, video- “Paolo Rumiz racconta la Grande Guerra”, scattata luoghi abbandonati. Da ragazzo mi piaceva maker, autore, documentarista e anche cantante. nelle fiandre, nel luogo della famosa Tregua di Natale andare a visitare questi posti, un po’ per pren- Immagino che ogni singola attività sia legata e che del 1914 (foto di Alessandro Scillitani) dere paura, ma poi in realtà ero preso dalla cu- ognuna sia al servizio delle altre. dare al documentario? riosità di sapere la storia, il motivo per cui Il mio primo amore è stato quello per la musi- Certo, un’altra importantissima palestra per quel sito era stato abbandonato. Insieme a ca. Sicuramente tutto è partito da lì. Ai tempi me sono stati i cortometraggi che ho realizza- Mirella Gazzotti ho girato tutta l’Italia, racco- dell’università frequentavo corsi di canto e mi to. Da ragazzino mi divertivo con gli amici a gliendo testimonianze preziose, come quelle esibivo nei pub. La musica è rimasta la chiave, fare corti, li giravamo in un pomeriggio, sen- di Pupi Avati, Vito Teti, Antonella Tarpino, il perno attorno a cui si muovono tutte le mie za avere né trama né sceneggiatura, semplice- Tonino Guerra. Proprio nel corso delle ripre- creazioni. Credo che ogni cosa, anche il silen- mente passavamo il tempo libero con una te- se, molti dei testimoni mi hanno indicato Pa- zio, abbia un ritmo da seguire. E così io per re- lecamera in mano a scherzare, a fare olo Rumiz come persona preziosa, da intervi- alizzare i miei film, mi affido alla musica, ai esperimenti. Poi via via, il gioco è cresciuto, stare. Così l’ho incontrato e lui, anziché suoi tempi, mi metto in ascolto delle pause e ho cominciato a vincere qualche piccolo festi- rilasciarmi un’intervista, ha deciso di partire delle parole. Spesso compongo io stesso la co- val con cortometraggi realizzati un po’ me- in viaggio insieme. lonna sonora delle mie opere. Mentre sto fil- glio, sebbene sempre con pochi mezzi. Poi ho mando una scena mi arriva l’ispirazione per conosciuto una realtà di Reggio Emilia “il Te- un brano musicale, che poi perfeziono in stu- atro dei Quartieri”, che si occupava di raccon- dio di registrazione. Ecco, fare un film consi- tare storie e persone del territorio emiliano. ste nell’imbastire una lunga partitura musica- Da lì ho cominciato a interessarmi a tenere le. memoria filmata di quei racconti. Vorrei che percorressimo insieme le tappe delle tue opere a partire da “Le vie dell’acqua”, un documen- tario del 2009. Come nacque l’idea? A cosa e a chi senti di esserti ispirato? “Le vie dell’acqua” proviene dall’esperienza “Il risveglio del fiume segreto”, sul Po vicino a Valenza del “Teatro dei Quartieri” che ho appena cita- (foto di Alessandro Scillitani) to. Un amico comune, Nicola Cassone, storico del paesaggio, venne a parlarci di un progetto La vostra collaborazione ha dato dei frutti molto interes- che aveva in mente da tempo sul cattivo uso santi tanto da creare un’estetica piuttosto riconoscibile dell’acqua che facciamo oggi. Da un progetto che ripercorre la memoria del nostro Paese, ne ripesca territoriale, centrato prevalentemente su volti, luoghi, ambienti e tradizioni perdute e conservate. “Case abbandonate” (foto di Alessandro Scillitani) Reggio Emilia, il film si è poi trasformato in Potresti disegnare l’itinerario storico/culturale al quale Cosa ti ha spinto ad abbandonare, in parte, il ruolo un viaggio tra mugnai, pescatori, custodi vi siete ispirati e quali sono gli approdi ai quali vorreste di spettatore e a diventare filmmaker? Immagino dell’acqua, che partendo da fiumi e torrenti è arrivare? che la visione di molto cinema ti sia stata di grande sfociato nel mare. Succede spesso così, anche Credo che l’aspetto che più lega la scrittura di Ru- aiuto nella tua formazione personale… nei film che realizzo oggi. Per me fare un film miz e il mio modo di fare cinema sia l’interesse co- Trovo che il fatto di organizzare da tanti anni è un viaggio, si sa la partenza, ma l’approdo è mune per i “dimenticati”, per quelle persone che ti un festival di cortometraggi mi abbia aiutato segnato dagli incontri, dalle storie che si rac- capita di incontrare quando imbocchi le strade se- moltissimo a formare il mio sguardo. Anche colgono percorrendo i sentieri meno battuti. condarie. È da questi incontri che nascono andare al cinema, indubbiamente, mi è stato Ad un certo punto del percorso hai fatto un incontro segue a pag. successiva 10 [email protected] segue da pag. precedente Al cinema racconti straordinari in grado di stupire noi che stiamo ascoltando e, di conseguenza, an- che chi vedrà i film. Sì, è una raccolta di memo- Ken Loach – regista di amore e libertà rie spesso ignorate, di voci fuori dal coro, di custodi di conoscenze perdute. Un congedo deve avere C’è un filo conduttore che lega la tua filmografia: la significato, deve -con ricerca della bellezza naturalistica e della realtà, la densare nell’opera di volontà di lavorare ad un’operazione di conservazio- commiato tutto il pen- ne, intesa come difesa del patrimonio storico cultu- siero del congedante. Il rale che rimanda anche a degli intenti pedagogici e saluto di Ken Loach con non solo documentaristici. Concordi? “Jimmy’s Hall – Una sto- Non so se si possa usare la parola “pedagogi- ria di amore e libertà” (Regno Unito, Francia, Michela Manente Irlanda, 2014) ritorna ai temi tanto amati dal quasi ottuagenario regista britannico: la lotta di classe per la libertà (come in “Bread and Ro- ses”, 2000) inserita in un contesto storico pre- ciso (l’Irlanda de “Il vento che accarezza l’er- Ken Loach, regista britannico, figlio di operai, ha ba”, 2006) trattando di figure di rilievo dedicato tutta la sua opera cinematografica alla realmente esistiti (“The spirit of ’45”, 2013). descrizione delle condizioni di vita della classe operaia. Jimmy Gralton (l’irlandese Barry Ward) è un Politicamente impegnato, sostenitore dell’ideologia attivista sociale della contea di Leitrim, fuggi- socialista, ha fatto parte della corrente artistica inglese “Mar Piccolo” scattata nei canali di Venezia (foto di to a New York prima della guerra civile irlan- del Free cinema Alessandro Scillitani dese. Al suo ritorno, dieci anni dopo, i conta- co”. Vedi, ad esempio quando siamo andati sul dini devono affrontare la grande depressione il mondo in buoni e cattivi, sbiadiscono alla Po per realizzare il film “Il risveglio del fiume che da Wall Strett di riflesso ha raggiunto il sua luce, fatta eccezione per l’arcigno reverendo segreto”, Paolo ha voluto evitare a tutti i costi vecchio continente. Ritrova i vecchi amici e Sheridan (Jim Norton). La separazione mani- le “lezioni” di chi, vivendo sul fiume, si rende anche il giovanile ma non estinto amore ma chea tra l’“ancien regime” retrogrado e il nuo- conto di come lo abbiamo rovinato inquinan- anche i nemici di una volta. I giovani lo implo- vo che avanza ben si evidenzia in una delle dolo e non rispettandolo. Alla fine, abbiamo rano di riaprire la Pearse-Connolly Hall, quel frasi clou del reverendo: “O con Dio o con preso la barca e abbiamo percorso il fiume. luogo di ritrovo dove poter godere di un po’ di Gralton”, tuonava in uno dei suoi sermoni in Punto e basta. E aveva ragione lui. Credo che socialità a riposo dalla dura vita agreste. Jim- chiesa. Gralton appare l’eroe senza macchia, my non si fa implorare e ritorna ad essere quel la vittima senza colpa del sistema; il reveren- leader, quel capo popolare e socialista, traboc- do è il faccendiere ancorato al passato senza cante di filosofia e proposte ma che non scen- ripensamenti ma che alla fine riconosce in de a compromessi con le pressioni del potere Jimmy la coerenza e il coraggio. Un filone non civile e religioso. Nella Hall si fanno lezioni di secondario che percorre la pellicola è dunque poesia, di musica e di box, così come si balla e il tema del peso esercitato dalla chiesa cattoli- ci si diverte. Ed ecco che la lotta dei giovani e ca irlandese (su questo tema si sono cimentati meno giovani di non farsi intimorire tenendo vari registi, su tutti Stephen Frears con “Philo- aperta e vitale la loro “stanza” diventa una lot- mena”o Peter Mullan con “Magdalene”). Il “L’Albero tra le Trincee” scattata in una trincea del ta per la libertà di pensiero, perché i timori film con i suoi 109 minuti ha convinto il pub- Kolovrat (foto di Alessandro Scillitani) delle autorità politiche e religiose non riguar- blico e la critica all’ultimo festival di Cannes dano le musiche ma le idee che circolano e si dove gareggiava in concorso (il dodicesimo per lanciare un segnale di bellezza e di atten- diffondono tra la gente che qui si ritrova. Così, film di Loach presentato alla croisette). Scritto zione per il paesaggio, si debba mostrare quel- da Paul Laverty, suo collaboratore fidato, che lo che ancora c’è di bello e di incontaminato. ha tratto la sceneggiatura da un’opera teatrale Non so quanto serva, appunto, una “lezione”, di Donal O’Kelly, il film si ispira dunque a una piuttosto l’obiettivo è quello di mostrare un storia vera ed è stato girato proprio a Leitrim, mondo che molti credono perduto e mostrar- dove la hall di Jimmy non c’è più ma perman- lo, per appassionare chi guarda. Ecco, è la pas- gono i segni della lotta proletaria. Tra gli ag- sione, che a mio avviso può spingere le perso- ganci al presente, oltre agli attacchi dei poteri ne a prendersi cura del territorio. forti nei confronti dei lavoratori, troviamo il Dopo il cofanetto realizzato per il quotidiano “La re- riferimento alla crisi economica e un’atten- pubblica” dedicato a Giacomo Leopardi, quali sono i zione particolare a quei soggetti che si danno tuoi progetti futuri? da fare per aiutare i più deboli e bisognosi. Sia Sto preparando uno spettacolo multimediale, gli appassionati di musica jazz o folk irlande- “Jimmy’s Hall - Una storia d’amore e libertà” (2014) di “Dalla parte sbagliata”, una raccolta di storie dei se (arrangiate da George Fenton) che gli Ken Loach vari personaggi raccontati nei miei film, con vi- amanti dei verdi paesaggi irlandesi non ri- sual e musica dal vivo eseguita dalla mia band, i dieci anni dopo dal suo ritorno in patria, Jim- marranno delusi dal richiamo alla libertà “Faberscik”. Debutteremo il 20 marzo al “Teatro my viene espulso dal suo Paese con l’accusa di dell’ultimo Loach. De André” di Casalgrande (RE). Ho anche in pro- essere un “immigrato clandestino” e senza su- getto un film che raccoglie lunatici, personaggi bire un regolare processo. Su tutti i personag- strani e bizzarri. Poi fervono i preparativi per il gi si staglia con predominanza quello di Jim- prossimo viaggio insieme a Paolo Rumiz, ma è my, irriverente e astuto, granitico e sincero. ancora presto per rivelare di più! Perfino affascinante, soprattutto nelle scene Giulia Zoppi di ballo. I personaggi di contorno, che dividono Michela Manente 11 n. 26 Nella trasformazione del nomos il perenne evadere Esempi nella cinematografia sperimentale A un anno dal cente- forme d’arte, i sensi, la personalità sensibile a nario del Manifesto fenomeni percettibili e la facoltà di percepirli dedicato alla cinema- (echi consciamente dimenticati e inconscia- tografia Futurista non mente detenuti). Si trattava di una ribellione sfugge l’ angolatura ispirata da una Gestalt atta a unire percezione particolare di concepi- e psico-logos con fenomeni fonici, e (in ambi- re il cinema. Evoluzio- to filmografico) sensili. Intelaiatura e trama ne (per molti aspetti) di condizioni situazionali in immagini scom- della fotografia, non poste e in prospettiva circuitaria, per cui non sempre considerata era più (la degenerazione consisteva in que- nell’artisticità promet- sto) l’uomo a decidere movimenti e tempi, ma Carmen De Stasio tente. Una promessa, erano gli oggetti a evadere dalla sottomissio- “Emak Bakia” (1926), Man Ray invece, quella del cinematografo, tra le vorti- ne. Così la telecamera diveniva complice della cosità, i silenzi pieni delle inquadrature e l’a- fuga degli oggetti e riposizionava le dimen- polifonicromica plesiobiotica (vivente affine), bilità trasformativa della stessa percezione vi- sioni fuori dal labirinto percettivo in una geo- realizzata per immagini liminali (Warburg ri- siva, assunta come immaginazione reale. metrica neo-simmetria. (…) non è la società teneva vere le cose che non si vedono). Rico- Nella trasformazione del nomos, l’immagina- che è costruita per la tecnica e per l’economia, noscibile è così il timbro degli evasi del Dada, zione reale consente di considerare le cose ri- ma sono queste ultime che sono costruite per agenti là dove nessun significato semantico spetto a una personificazione soggetta a fun- la società, la quale, a sua volta, è fatta per l’uo- sembra attribuibile all’intitolazione. Dalla lo- zionalità discreditante. Tale immaginazione mo. 2 All’extra-ordinaria costruzione fa eco un gica che nega la linearità soggetto+predica- riconosce le cose come elementi complessi di ordine diversamente generativo. Il movimen- to+complemento, essi investono il luogo e la una visualizzazione dinamica, così come rea- to, che nei film d’avanguardia realizza una maniera di espressione, le movenze e mai l’or- lizzata nella cinematografia sperimentale. cronologia in dissoluzione, corrisponde al va- dine semantico. Una visone che si accorda Nel contesto molteplice (intreccio tra sistema riabilismo situazionale. Una testimonianza 3è con Cacciari quando puntualizza come non le steganografico e cineramografia: impatto nuove muse della fotografia e del cinema fos- convergente per via di più telecamere sinto- sero responsabili della rottura estetica, ma, nizzate) le complicazioni disorientano la vi- anzi, avessero posto in essere il divenire sta, sostituendo una fantasia logica all’esaspe- dell’arte (Hegel). In quanto potere-in-poten- rante visione per l’abitudine a vedere secondo za, si potrebbe asserire che l’arte cinemato- motivazioni statistiche. Nel costruirsi indivi- grafica sperimentale si trasformi per stegano- duo-storia, la fantasia logica trasla in linguag- grafia applicata: scompiglio tecnologico-creativo gio vivo, stravolge il volume ottico e relativiz- all’accusa d’incapacità di rappresentarsi e rap- za le creazioni in un corpo singolarmente e presentare idee. complessivamente articolato. Riferimento di quanto è in “Vormittagsspuk”.1 Nel film sono Carmen De Stasio le cose a dettare l’indice situazionale. Lo stra-

“Le retour à la maison” (1923) di Man Ray Interessi: (Post)Futurismo, linguaggi sperimentali. Rela- tore su processi culturali contemporanei. Autrice di prefa- “Le retour à la maison” . Nel film l’incessante zioni, redazionali, saggi d’arte e filosofico-letterari (italia- spostamento ha valore di accadimento visi- no, inglese) per riviste e antologie cartacee e on-line in vo-psichico, in una simultaneità che interagi- Italia e all’estero. Un romanzo “Oltre la nausea” e raccon- sce con la ricerca d’innocenza nell’arte (Sartre ti. Della scrivente la Fondazione Apolloni-Fabra (PA) ha parlava di ostinazione degli artisti a cercare pubblicato “Estetica Generativa” e “Come raccontare la l’innocenza nella pittura) e stabilisce l’inca- magia delle Parole” (racconti). Voce fuori campo per “L’a- stro tra memoria e mimesi nella visione di eroporto fantasma”. Regia di Giuseppe Ferrara. È autrice pensiero agente nella parola segnaletica par- di sceneggiature. lante. Cioè: si ricompone la frattura tra perce- “Vormittagsspuk” (Fantasmi del mattino) di Hans zioni, fenomeni e facoltà in una moltiplicabilità 4 Richter, 1928. Germania di combinazioni mentali. Con “Emak-Bakia” Man Ray costruisce una cinepoesia antesi- volgimento della sequenzialità teatrale, vista gnana della video arte. Qui lo spazio affida alle come suggerimento alla destabilizzazione, luci militanti il compito di rendere, nella ripe- comportò la messa al bando da parte del regi- tizione oftalmica, la cinetica dell’oggetto per me nazista in quanto arte degenerata. L’inte- giungere all’esistenza dell’oggetto stesso. Una sa storpiatura degenerata era, invece, ricom- lusinga intellettiva che Duchamp avrebbe tra- posizione architettonica di realtà co-agente in dotto nel protagonismo artistico di un proget- uno stimmung (plurimo accordo musical-vo- to industriale a consumo di massa. Quel che calico su una stessa nota) rinnovato tra le avviene nel cinema trova riscontro in tutte le arti: una preterizione dall’architettura 1 Vormittagsspuk (Fantasmi prima di colazione) di Hans Richter, 1927, in «Il cinema delle avanguardie, 1923 – 2 Habermas e Appel, G. Fornero, S. Tassinari, «Le filoso- 1930», Ermitage Cinema, distr. Medusa Film S.p.A., Co- fie del Novecento», Mondadori, Milano, 2002, p. 1233 logno M.se, 2010 3 Le retour à la maison, 1923, Man Ray, op. cit 4 Emak-Bakia, 1923, op. cit Salvador Dalí e Man Ray a Parigi nel 1934 12 [email protected] La Cultura salvera’ il mondo La Cultura e la Settima Arte Umberto Eco ha scrit- ambo le parti molti sono quelli che gettano to : “Chi non legge, a 70 benzina sul fuoco. La ricetta a medio e lungo anni avrà vissuto una termine che propongo io è una sola : la cultu- sola vita: la propria! ra. É la ricetta europea. Dopo esserci sgozzati Chi legge avrà vissuto ad ogni piè sospinto per oltre duemila anni, 5000 anni: c’era quan- dopo aver contato milioni di morti nelle due do Caino uccise Abele, guerre mondiali, abbiamo prodotto una cul- quando Renzo sposò tura che ci ha consentito di creare la Comuni- Lucia, quando Leopar- tà Europea, poi Unione. Unico strumento che di ammirava l’infinito, si è dimostrato efficace per garantire la pace tra i paesi membri per più generazioni. Si po- Catello Masullo perché la lettura è una immortalità all’indie- trebbe obiettare : ma come fai a proporre cul- tro”. E’ altrettanto vero per ogni forma di let- tura a bande di bestie assetate di sangue (non teratura e di arte. Anche quella per immagini solo occidentale), alcune delle quali, come in movimento. Il Cinema, la Settima Arte, co- “Boko Haram” si sono chiamate così perché me lo definì, per la prima volta, il critico Ric- in lingua hausa letteralmente significa «l’edu- ciotto Canudo nel 1921, quando pubblicò il cazione occidentale è peccato»? Si potrebbe manifesto “La nascita della settima arte”. La cominciare nel dirottare una piccola parte de- gli ingenti investimenti in armamenti del nascita del cinema viene fatta per solito coin- Georges Méliès: l’illusionista cineasta francese. mondo occidentale, diciamo il 5%, ad es., nel cidere con la prima proiezione pubblica a pa- E’ riconosciuto come il secondo padre del cinema creare un potente network, simile ad Al Jazee- gamento, organizzata dai fratelli Lumière a (dopo i fratelli Lumière), per l’introduzione e la ra. In lingua araba, ma anche farsi, indi, uigu- Parigi, nel Salon indien du Grand Café, al n° sperimentazione di numerose novità tecniche e ro, hausa, ecc. Con i migliori giornalisti di 14 del Boulevard des Capucines, il 28 dicem- narrative. A lui è attribuita l’invenzione del cinema queste etnie. Dotati di eccellente reputazione bre 1895, alla quale parteciparono soltanto 33 fantastico e fantascientifico (che filma mondi “diversi e credibilità presso le proprie genti. Che pro- spettatori (tra i quali due giornalisti). Para- dalla realtà”) e di numerose tecniche cinematografiche, duca una informazione corretta, seria, equili- dossalmente, quelli che sono considerati i in particolare del montaggio, la caratteristica più brata e non faziosa. Che sia in grado, autore- “padri” della settima arte, non credevano nel peculiare del nascente linguaggio cinematografico suo sviluppo futuro. Quando, infatti, Georges volmente, di smentire, indirettamente (ma Méliès, famoso illusionista, offrì loro una ci- anche direttamente), le notizie date in modo allora non c’è più bisogno di combatterlo. In- fra astronomica per acquistare il brevetto con vestire in cultura e conoscenza è molto più i diritti di sfruttamento del “Cinématog- conveniente che investire in armi. Certo ci raphe”, Antoine Lumière rifiutò bonariamen- vorranno forse generazioni per avere i risulta- te dicendogli: «Giovanotto, io non vi voglio ro- ti. Ma non ci abbiamo messo anche noi decen- vinare, questo apparecchio ha valore soltanto ni e decenni prima di fare l’Unione e di conse- scientifico, non avrà futuro nel mondo dello guire la Pace Europea? Il progetto sarebbe spettacolo». Fu invece Méliès ad intuire le certamente boicottato da tutti quelli che han- enormi possibilità del nuovo mezzo espressi- no interesse a che il mondo sia pieno di tribo- vo. Come testimoniato da uno dei più alti e ri- lazioni. In testa i produttori di armi ed i for- usciti omaggi agli albori del cinema, “Hugo nitori di servizi di security. Ma, per noi , Cabret”, di Martin Scorsese, il quale fa pro- poveri mortali, quale è l’interesse prioritario nunciare al personaggio immaginario di uno se non la pace e la sicurezza personale? Solo storico del cinema, interpretato da Michael una ampia e massiccia diffusione di cultura ci Stuhlbarg, la seguente frase : “Il cineasta Ge- potrà salvare. La violenza, invece, porta sem- orges Méliès è stato uno dei primi a capire che pre, immancabilmente, altra violenza. La cul- il cinema era capace di catturare i sogni!”. Il tura e l’arte cinematografica salveranno il cinema è , infatti, la forma di arte più imme- mondo. diata ed efficace. Ed anche la più universale. Catello Masullo Come diceva Pasolini : “il cinema parla anche Ben Kingsley è Georges Méliès in “Hugo Cabret” a chi non sa leggere e scrivere, e non solo alla (2011) un film in 3D diretto da Martin Scorsese Giornalista, critico cinematografico, membro della Quin- mente, ma anche al cuore”. La strage della re- ta Commissione di Revisione Cinematografica della Dire- dazione parigina di Charlie Hebdo ci ha con- distorto da Al Jazeera & C. E, che, anche e so- zione Generale per il Cinema del Ministero per i Beni e le fermato che la contrapposizione tra l’integra- prattutto, attraverso la produzione di opere Attività Culturali, in qualità di esperto di Cinema, Diret- lismo islamico ed il nostro mondo costituisce d’arte cinematografica, possa favorire la reci- tore Responsabile e redattore della sezione cinema del pe- una delle più pericolose cause di un possibile proca conoscenza di diversi popoli e razze. Il riodico telematico www.ilpareredellingegnere.it. innesco di un nuovo conflitto globale. Da diverso, se lo conosci, non ti fa più paura. Ed

Qui si parla di noi “Diari di Cineclub: la settima arte come contaminazione” un bellissimo articolo di Stefano Macera inserito sul sito “Il Pane e le Rose” nella rubrica “Culture contro”: http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o45960:e1 13 n. 26

L’ostenteria Crowdfunding per il cinema (3. Parte. Che cos’è il crowdfunding ?) * Nel 1886 venne inau- all’ecosistema artificiale che nel 1886 (ma ne- gurata a New York la anche nel 1986) non esisteva. Il crowdfunding Statua della Libertà. Il è uno strumento che utilizza esaltandole le ca- monumento fu rega- ratteristiche del Web: interattività; democra- lato dalla Francia agli tizzazione degli strumenti; disintermediazio- Stati Uniti, come se- ne; semplicità; globalità; utenza produttrice gno dell’amicizia tra i di contenuti; efficacia; partecipazione sociale. due popoli e per com- Una caratteristica tutt’altro che negativa del memorare la dichiara- crowdfunding è la sua rischiosità. Si investe e Ugo Baistrocchi zione di indipendenza si finanzia (per ora) praticamente senza ga- del 1776. La statua, tra- ranzie e sulla base della fiducia per un proget- sportata per nave nel 1883, non aveva però un to e della passione per un’idea. Favorendo una basamento. Per edificarlo il New York Times imprenditorialità di massa il crowdfunding promosse una sottoscrizione pubblica che in educa dall’inizio a quello che è uno dei princi- raccolto fino alla fine del 2013 100 milioni di pochi mesi permise di raccogliere la somma pi di base dell’impresa: il rischio. Principio dollari e promosso 44 mila progetti (non tutti necessaria. Questo è un esempio di crowdfun- che molti imprenditori (specialmente quelli finanziati). Sia chi presenta progetti (creator) ding. Il crowdfunding, letteralmente finan- cinematografici in Italia) sembrano non aver che chi vuole solo finanziare (baker letteral- ziamento (funding) da parte di una moltitudi- mai accettato. Il crowdfunding, in concreto, mente fornaio) si deve registrare gratuita- ne di persone (crowd = folla), è una forma di si attua attraverso l’uso di piattaforme on line mente. Chi presenta un progetto può sceglie- finanziamento dal basso mediante la quale che propongono i progetti e raccolgono i fi- re il modello “tutto o niente” (all or nothing) persone singole o associate contribuiscono nanziamenti tramite Paypal o altri sistemi per cui nell’arco di un periodo (in genere 60 economicamente alla realizzazione di proget- equivalenti. In pochi anni si sono venute a re- giorni) deve riuscire a raccogliere la somma ti di varia natura attraverso il Web. Il termine alizzare quattro tipologie di crowdfunding: 1. obiettivo che ha fissato autonomamente per è stato coniato nel 2006 da Michael Sullivan in Basate sul premio (reward based); 2. Basate su realizzare il progetto. Se non la raggiunge occasione del lancio di Fundavlog, tentativo partecipazioni azionarie (equity based); 3. Ba- non prende niente e le somme vengono resti- fallito di creare un incubatore per progetti le- sate sui* prestiti (lending based); 4. Basate sul tuite ai baker. L’altro modello di raccolta è gati a videoblog. In realtà il crowdfundinf è dono (donation based). La prima tipologia è “prendo tutto” (take it all), cioè mi prendo tut- una rivoluzione, solo all’inizio, che porterà al- quella, per ora, più diffusa in ambito creativo. to quello che raccolgo entro il termine prefis- la modifica sostanziale dei sistemi economici La seconda richiede una regolamentazione sato. Kickstarter, Eppela e Produzioni dal bas- tradizionali e in particolare alle modalità di giuridica e, in Italia, esiste dal 2013, ma solo so consentono di utilizzare solo il sistema costituzione dei capitali delle imprese. Come per le start-up tecnologiche, e ha scarsa diffu- “tutto o niente” mentre Indiegogo è flessibile si è visto sottoscrizioni popolari dal basso so- sione, mentre negli Stati Uniti ha avuto un e consente ai creator di scegliere tra i due mo- no sempre esistite ma non c’erano nè Internet boom grazie al vero Jobs Act, quello di Obama, delli quello che preferiscono. È ovvio che “tut- nè il Web. Il crowdfunding, però, non è una che ha rimosso molti ostacoli burocratici che to o niente” è più rischioso ma il creator dimo- colletta+Internet+Web ma qualcosa di più. impedivano il finanziamento delle imprese. stra di credere nel progetto, mentre con Internet e il Web hanno messo a disposizione Nel Regno Unito Crowdcube è la piattaforma “prendo tutto” sembra lui stesso non crederci. degli esseri umani un ecosistema artificiale che dal 2011 raccoglie milioni di sterline e sta Per Kickstarter i creator possono essere, per dove le informazioni si possono trasferire democratizzando l’azionariato. La terza cate- ora, solo americani o inglesi e i baker globali senza (quasi) limiti di tempo e di spazio. Idee, goria permette di prestare o ricevere prestiti mentre Indiegogo è aperta a tutti indistinta- progetti, e”visioni” ma anche prodotti (foto, con o senza interessi. Infine l’ultima categoria mente. Il crowdfunding è una opportunità film, musica, libri, software) sono informa- è quanto di più vicino al sistema della colletta ma non è una passeggiata. Il caso di Amanda zioni ma anche il denaro per finanziare i pro- benefica, in quanto quello che conta non è la Fucking Palmer, la cantante punk rock, tra dotti e per acquistarli è un’informazione. ricompensa o il premio ma la causa per cui sto l’altro moglie di Neil Gaiman, che con Kick- Questo ecosistema virtuale può (non deve ne- donando. Le quattro tipologie dimostrano starter nel 2012 (in 60 giorni) ha raccolto 1,2 cessariamente) modificare l’ecosistema reale ampiamente la tendenza espansiva del crow- milioni di dollari, avendo come obiettivo incrementandone il tasso di cambiamento e dfunding a sostituirsi ad ogni sistema di fi- 100.000 dollari, o quello di Rob Rhinehart, consentendo l’interscambio dei ruoli tra con- nanziamento. Il crowdfunding basato sui l’informatico che su CrowdTilt (piattaforma sumatore, produttore-imprenditore-autore, premi o ricompense è quello che allo stato at- solo per USA) ha raccolto $ 3,5 milioni in 9 me- finanziatore e prodotto (quanti di quelli che tuale funziona meglio perché non ha grossi si (l’obiettivo erano $ 100mila) per produrre usano Facebook ma anche Google o Amazon ostacoli giuridici (equity e lending devono ve- Soylent (una bevanda completa che consente sono consapevoli di essere loro stessi il pro- dersela con la Consob e con la Banca d’Italia): di vivere spendendo 50 dollari al mese) sono dotto?). Il crowdfunding non è soltanto un al- è uno scambio tra adulti consenzienti basato casi da studiare e, per ora, delle eccezioni non ternativa al finanziamento che, tendenzial- sulla fiducia reciproca. È il sistema usato dal la regola. In Italia e per il cinema il crowdfun- mente, potrebbe sostituire tutti sistemi di film “Io sto con la sposa”. Le principali piatta- ding è una alternativa che deve essere protet- raccolta del risparmio e di finanziamento forme online reward-based per progetti crea- ta, coltivata e sostenuta. È quello di cui ci oc- (fondi propri, fondi privati, banche, fondi tivi sono le americane Indiegogo di San Fran- cuperemo adesso. pubblici), in quanto più efficiente, ma può co- cisco (2008) e Kickstarter di New York(2009). stituire una potenziale alternativa agli autori, In Italia le imprese leader sono Eppela (2011) e Ugo Baistrocchi agli imprenditori in quanto tutti possono pas- Produzioni dal basso che ha iniziato l’attività * sare dal ruolo di consumatore passivo a quello addirittura dal 2005. Kickstarter ha raccolto La 1. parte “Il crowdfundin realizzato” è stato pubblicato a di imprenditore attivo. Il crowdfunding è in- fino a febbraio 2015 $ 1,5 miliardi di dollari e pag. 14 del n. 23 somma un’opportunità per chi ha idee e vuole finanziato con successo quasi 80mila progetti La 2. parte “ Un caso italiano: Io sto con la sposa a provare a farle vivere nel mondo reale grazie creativi. Indiegogo (piu avara di dati) ha pag. 25 del n. 24 14 [email protected] Film Commission Maurizio Sciarra è il nuovo presidente dell’Apulia Film Commission Su proposta della Regione Puglia, rappresen- tata dall’Assessore Silvia Godelli, l’Assemblea dei Soci della Apulia Film Commission, chia- mata a rinnovare il Consiglio di amministra- zione, ha eletto all’unanimità presidente il re- gista barese Maurizio Sciarra. Sono stati eletti consiglieri di amministrazione Simonetta Dello Monaco, Giandomenico Vaccari e Chia- ra Coppola, su indicazione dei diversi Enti so- ci. Per il plenum del Cda, che inizia comunque subito la sua attività, occorrerà attendere la designazione del rappresentante dell’Area Metropolitana di Bari. Sciarra subentra alla presidente uscente Antonella Gaeta, che torna alla sua attività di sceneggiatrice e giornalista cinematografica. Il Presidente della Regione Nichi Vendola esprime “apprezzamento per l’elezione di Sciarra, autorevole esponente del ancora di più il Cinema e che ringrazio per Il Messaggio ai Soci di 100autori di Maurizio mondo del cinema, che ha voluto accogliere la tutti i giorni pieni di idee, nuove invenzioni, Sciarra: proposta di presiedere AFC, una delle più im- entusiasmanti risultati. Un grande ringrazia- portanti Film Commission del nostro Paese”, mento va, al contempo, al cda con il quale so- e rivolge “uno speciale ringraziamento ad An- no stati realizzati importanti traguardi, ai tonella Gaeta per il grande lavoro svolto e per consiglieri Enrico Ciccarelli, Gianni Refolo e Giandomenico Vaccari e, in particolare, al vi- ce presidente Gigi De Luca che ha partecipato al processo di fondazione e sviluppo dell’Apu- lia Film Commission lungo otto anni di ap- Carissimi, passionata presenza. Afc continuerà a cresce- da dieci giorni mi hanno affidato un incarico re grazie a Maurizio Sciarra che, sono certa, vi importante e molto oneroso: sono stato nomi- si dedicherà con tutto l’entusiasmo e l’energia nato presidente della Apulia Film Commis- che merita”. sion, una delle più importanti e attive del no- stro territorio. Come è sempre stato nostro costume, oltre che per rispettare le norme del Chi è Maurizio Sciarra nostro statuto, lascerò l’incarico di coordina- tore di 100autori alla prossima assemblea. Ma già da oggi passerò la maggior parte delle atti- Regista e sceneggiatore, nato a Bari nel 1955.Il pri- vità, soprattutto quelle che implicano esposi- mo film, 1997, “La Stanza dello Scirocco”, con Gian- zione esterna, verso le istituzioni e le altre as- carlo Giannini e Tiziana Lodato, vince il festival di sociazioni, ad un “comitato di reggenza”. Per Annecy e altri prestigiosi premi internazionali. Del me è un periodo di grandi cambiamenti e di 2001 “Alla rivoluzione sulla due cavalli”, con Adria- qualche bilancio. I più “pubblici” li rimando no Giannini, Gwaenelle Simon, Andoni Gracia, all’assemblea, all’elenco di ciò che abbiamo Francisco Rabal, che vince il Pardo d’oro al Festival fatto e non fatto, delle sfide vinte, di quelle an- Maurizio Sciarra di Locarno, e il Pardo di bronzo per l’interpretazione cora in corso. Ma voglio dirvi di quanto questo lo spirito innovativo e di ricerca che ha porta- maschile ad Andoni Gracia. Del 2006 il film “Qua- periodo sia stato importante per me. Ho sen- to la Film Commission ad essere riconosciuta le Amore” tratto da “La Sonata a Kreutzer” di L. tito da subito la grande responsabilità di con- come eccellenza italiana ed europea”. Vendola Tolstoj, con Giorgio Pasotti e Vanessa Incontrada, tinuare sulla strada tracciata dal vecchio di- ricorda che “negli ultimi tre anni sono state anch’esso invitato in numerosi festival internazio- rettivo, di seguire le tracce di Rulli, Purgatori realizzate sul territorio pugliese duecento nali. Realizza anche documentari, tra cui “Chi ruba e Lusuardi, di consolidare, se possibile, le con- opere audiovisive e notevole impulso è stato donne”, su “I cantori di Carpino”, con Eugenio Ben- quiste strappate in quella gestione. Non è sta- impresso alla diffusione della cultura cinema- nato, “Coppi e la Dama bianca. Frammenti di un to facile, ma ci abbiamo provato. Alcuni risul- tografica grazie al lavoro di programmazione amore controcorrente”, “In viaggio con i pupi”, sul tati ci sono stati, la situazione è a tutt’oggi in svolto dai Cineporti, all’attività di coinvolgi- puparo siciliano Mimmo Cuticchio, “Chi è di scena. grande movimento e la presenza dei 100auto- mento dei cittadini con la riapertura della Me- Il Teatro Petruzzelli torna a vivere”, presente al Bari ri si è confermata punto di riferimento non diateca Regionale e al ruolo culturale di gran- International Film Festival. Attualmente ha in pre- solo per gli autori, tutti, di nuovo seduti intor- dissimo rilievo ricoperto dal Bifest e dagli parazione il film “Everlasting Moments” con lo sce- no allo stesso tavolo, ma anche per le istituzio- altri Festival di cinema che si svolgono nel ter- neggiatore cinese Ni Zhen (Lanterne Rosse) prodot- ni. Io ho consolidato rapporti di amicizia, col- ritorio regionale”. Nel salutare la Fondazione, to da Sil Metropole di Honk Kong e Urania Pictures. laborazione, confronto, complicità con tutti i Antonella Gaeta dichiara: “In Puglia la parola Membro del comitato esecutivo di FERA, socio fon- membri del direttivo, primo fra tutti France- cinema esiste, ha un senso e ha una sostanza. datore di “Giornate degli Autori” di Venezia. Coor- sco, Presidente presente, attento, ironico, ap- E’ stato un privilegio far parte di un processo dinatore 100autori da cui si è dimesso per la nomina passionato. Mario Balsamo e il gruppo del do- in continua crescita, aiutare a determinarlo, nel febbraio 2015 a presidente dell’ Apulia Film cumentario e tutti gli altri. Ho trovato, accompagnarlo. E tutto questo avendo al fian- Commission. conferma importante, l’appoggio, la combatti- co un gruppo di lavoro di non comune valore va presenza, intelligente e pronta, di Concetta, che è riuscito, se possibile, a farmi amare segue a pag. successiva 15 n. 26

segue da pag. precedente I dimenticati sulle cui spalle grava il grande peso della ge- stione quotidiana. Ho cercato e a volte trovato il contatto con molti di voi, anche al di fuori Armando Falconi degli appuntamenti istituzionali, a cui, come sempre accade in tutto il mondo associativo, non sempre siamo stati numerosi. Ho trovato Quando, verso il 1935, dal barbiere, e alla graziosa ragazza incaricata la generosa partecipazione di registi e autori David O. Selznick - il di farle la manicure chiedeva galante: - Dica, nei momenti più caldi, quando la nostra voce geniale il produttore di quanti anni mi dà? - Imbarazzata, temendo di doveva essere forte e autorevole. Vorrei rin- tanti film che hanno offenderlo, lei rispondeva: - Mah, non saprei… graziare tutti dell’esperienza che mi avete aiu- fatto la storia del cine- - Ecco, brava - commentava lui soddisfatto. Era tato a vivere. Fa impressione, oggi, vedere co- ma, il più celebre dei nato un personaggio indelebile del nostro cine- me quel principio per cui ci siamo battuti e quali resta «Via col ma, antesignano delle maschere della ‘comme- continuiamo a batterci, è più reale: gli autori vento» - venne una pri- dia all’italiana’ e vocatamente più nobile. Sulla possono e devono essere non solo voce critica, ma volta in Italia, gli fu scia di questo film, Falconi interpretò altre pel- ma possono, ne sono in grado, dirigere le isti- Virgilio Zanolla chiesto cosa pensasse licole di successo come «Patatrac» di Gennaro tuzioni del nostro mondo. La presidenza del del nostro cinema. Sel- Righelli e «L’ultima avventura» di Mario Came- CSC, con il prestigio e la competenza di Stefa- znick rispose pronto: - Il cinema italiano? È Ar- rini (entrambi ’32), «Re burlone» di Enrico no, assessorati, commissioni... A adesso la mando Falconi. - La battuta parve a qualcuno Guazzoni (’35, tratto da una commedia del fi- conduzione di una Film Commission. Noi ci fortemente diminutiva nei confronti di una ci- glio, Dino Falconi), «Joe il Rosso» (’36), «È tor- siamo, abbiamo le idee, e vogliamo trasfor- nematografia che, dopo i fasti degli anni Dieci, nato carnevale» di Raffaele Matarazzo (’37); marle in un modo nuovo di fare cinema. Con- si sforzava faticosamente di tornare in auge; ed altri ancora. Dei film cui prese parte durante tinuerò a seguire 100autori, è una malattia da ma Selznick ammirava moltissimo Falconi, allo- la guerra, si segnalano, tutti del ’41: «L’elisir cui non si guarisce. Ma giunge oggi il momen- ra sulla cresta dell’onda come eccezionale ‘bril- to di un rinnovato impegno per quelli che fino lante’ in tante commedie, né bisogna scordare ad oggi erano in panchina. E’ la nostra forza, che all’epoca quest’ultimo lavorava nel cinema ricambio, rinnovamento, per continuare ad già da vent’anni e calcava i palcoscenici da ol- essere professionisti della politica dell’audio- tre mezzo secolo. Nato a Roma da una famiglia visivo. Abbiamo tanto da fare, e lo sappiamo d’attori il 10 luglio 1871, aveva abbracciato la fare. Grazie a tutti, ancora carriera teatrale solo ventitreenne, segnalan- Maurizio Sciarra dosi subito per le doti interpretative: nel ’97 entrò come primo attor giovane nella compa- gnia di Flaviò Andò e della bella Tina Di Loren- zo, che era sua cugina; della quale l’anno dopo, durante una tournée a Budapest, difese l’onore in un duello alla pistola contro un giornalista ungherese che l’aveva offesa. Nel 1901 sposò la cugina, che l’anno dopo lo rese padre del fi- glio Dino; con lei allestì una fortunata compa- gnia teatrale, e per vent’anni mieté successi in Italia, Europa e Sudamerica. Nel ’15 ebbe un primo contatto col cinema a fianco della mo- glie, in due pellicole dirette da Eleuterio Ridolfi, “Alla rivoluzione sulla due cavalli” di Maurizio Sciarra «La mamma bella» e «La scintilla». Nel ’20 la Di (2001) Lorenzo si ritirò dalle scene, e Falconi continuò la carriera teatrale con primattrici come Olga Il neo Presidente dell’ApuliaFilmCommission Vittoria Gentili, Paola Borboni ed Evi Maltaglia- raggiunto da Diari di Cineclub per l’espressio- ti, nel ’37-38 mettendo il nome in ditta con Ni- d’amore» di Amleto Palermi, dove fu un sapido ne dei migliori auguri di buon lavoro, ha di- no Besozzi e Sarah Ferrati: fu quella la sua ulti- dottor Dulcamara, «I promessi sposi» di Came- chiarato: “Assumo questo incarico con emo- ma stagione di palcoscenico, perché il cinema, rini, in cui vestì i panni di Don Abbondio, e so- zione e orgoglio di poter tornare in Puglia per che l’aveva ripreso e ‘catturato’ con l’avvento prattutto «Se non son matti non li vogliamo» di occuparmi di un settore, il cinema, che solo del sonoro, ne assorbiva ormai le energie e la Esodo Pratelli, tratto dall’omonima commedia pochi anni fa qui non era di casa. Mi trovo in carriera. Nel ’30, infatti, appena cinquantotten- in vernacolo veneto di Gino Rocca: qui, nei pan- un gruppo di lavoro giovane, motivato, e con ne era morta Tina Di Lorenzo; e col cuore stra- ni di Piero Scavezza, accanto ad altri due ‘mo- competenze eccezionali. Progetteremo insie- ziato, Falconi finì per lasciarsi attrarre dal mon- stri sacri’ quali Ruggero Ruggeri ed Antonio me le nuove sfide che la Puglia vorrà affronta- do della celluloide, che oltrettutto, rispetto alla Gandusio, egli sfoggiò tutto il suo magistero re, per consolidare un tessuto produttivo im- prosa era enormemente più remunerativo. Il d’attore. Intanto, nell’agosto del ’42 Falconi portantissimo per il cinema e l’audiovisivo, e suo nuovo esordio davanti alla macchina da era convolato a nuove nozze, con l’attrice Eli- magari per affrontare terreni nuovi e ancora presa avvenne in «Rubacuori» di Guido Brigno- sabetta Svoboda. Ma l’anno seguente, prima poco esplorati. Il digitale richiede nuove idee e ne (’31), accanto a Grazia Del Rio, Ilka Bender una caduta negli studi della Cines, poi gli effet- sono certo che saremo all’altezza, e continue- e Tina Lattanzi, ed ebbe esito trionfale: occhi ti d’un bombardamento aereo occorso il 19 lu- remo ad essere importante risorsa per lo svi- azzurri sormontati da cespugliosi sopraccigli, glio mentre recitava la parte del marchese di luppo della Puglia tutta”. sguardo vispo e bonario, bocca larga dell’uo- Forlimpopoli nel film «La locandiera» di Luigi mo generoso, voce pastosa e simpatica, Falco- Chiarini, lo lasciarono prostrato; poco dopo, Felicitazioni Maurizio e ancora buon lavoro e ni incarnò subito il tipo dell’attempato ganime- aggredito dal morbo di Parkinson, si ritirò con grandi successi personali e per la Puglia. de, sempre pronto a mettersi in gioco con la consorte a Godiasco, presso Pavia. Morì nel giovani e belle ragazze, salvo poi cedere di suo appartamento di Milano il 10 settembre buon grado davanti a rivali più giovani; nella 1954. Diari di Cineclub scena d’un film, ad esempio, il nostro sedeva Virgilio Zanolla 16 [email protected] Di occhio e di penna Registi La Toscana in sceneggiatura Un attimo sospesi… A proposito di sceneg- con registi come Vittorio De Sica, Sergio Leo- tra un biglietto giatori toscani, iniziamo ne, Mauro Bolognini, Pietro Germi, Carlo Ver- omaggio per il ricordando la frase: “Che done, firmando alcune delle sceneggiature fra gente questo basso ceto, le più note e apprezzate (“Speriamo che sia cinema e un sacco dico io, vero che gente!” , femmina”; “Cari fottutissimi amici”; “Amici con cui la “macellara di miei”, “Come tutto ebbe inizio”; “Bagnoma- d’ossa lusso” Alvara Girelli Bu- ria”, nominandone alcuni). Sceneggiatori no- Incontro con Peter Marcias calossi (la Sora Alvara, strani di più recente generazione spesso par- con la voce dell’attrice tono da esperienze di cabaret o da un vivaio Lucia Bruni Wanda Pasquini) con- teatrale come Ugo Chiti e Alessandro Benve- Peter è un talentuoso cludeva uno dei tanti nuti che in coppia firmano, fra gli altri, il plu- regista d’immagini in spassosi sketch radiofonici ideati dal trio D’O- rireplicato negli anni, “Benvenuti in casa Go- movimento. Nato tren- nofrio, Nelli, Stiatti, autori di sceneggiature ri”, “Zitti e mosca”, “Belle al bar”, “Caino e tasette anni fa nel Giu- per “Il grillo canterino” (titolo d’esordio, “Il cu- Caino”, per citarne qualcuno; Francesco Nuti dicato d’Arborea, gio- polone”). La rubrica era il supplemento dome- (“Madonna che silenzio c’è stasera”, “Io Chiara vanissimo si è trasferito nicale al Gazzettino toscano, ideata e diretta e lo Scuro”, “Son contento”); Leonardo Pierac- con la famiglia in quel- dal regista Umberto Benedetto, che dal 1953 al cioni (“I laureati”, “Il ciclone”, “Il principe e il lo di Cagliari. Seduti 1970 andò in onda alle 14 e che come successo, pirata”, “Il mio West”, sempre per nominarne uno di fronte all’altro ini- fu paragonato, nel campo della radio, a quello alcuni); Massimo Ceccherini (“Lucignolo”, ziamo la nostra chiac- che stava accadendo per “Lascia o raddoppia?” “Faccia di Picasso”, “La mia vita a stelle e stri- Alessandro Macis chierata, parlando del in tv. Era un modo scanzonato e divertente sce”), e ancora Neri Parenti, specializzato nei più e del meno, come si per mettere in piazza i problemi della città, “cinepanettoni”, Paolo Virzì con i suoi lungo- fa tra amici che non si vedono da qualche tem- prendere in giro l’amministrazione comunale metraggi, Giovanni Veronesi, che ha collabo- po. Poi attraverso un gioco di flashback legati e non solo quella, “prendersi” in giro: costume rato con Nuti, Pieraccioni, Ceccherini, alla dal filo della memoria, cerco di sollecitarlo a tutto fiorentino per affrontare qualsiasi diffi- stesura delle sceneggiature di film già citati. scavare nei suoi ricordi di giovane cineasta. coltà. Dal Palazzo delle Cento Finestre, di Tutti si impongono alla ribalta per il loro spi- «Può sembrare banale, ma il fatto di provenire fronte alla chiesa di Santa Maria Maggiore, rito arguto e la sottile ironia dei testi ma an- da una famiglia di commercianti mi ha aiutato nel cuore di Firenze, dove la Rai ebbe sede dal che per la partecipazione attiva alle proprie molto a liberare la mia creatività. Sin da picco- 1944 al 1967, attori e attrici nostrani, da veri ca- sceneggiature in qualità di attori e registi. Au- lo sono stato abituato ad ascoltare le storie del- stigatori della morale sociale, sportiva e politi- tentici “pilastri” della sceneggiatura e regia to- la gente che andava nel negozio di mio padre. ca dell’epoca, davano voce a scenette condite Da dietro il banco la mia mente registrava sto- con humor sottile, che divennero un vero e rie di duro lavoro, di magri bilanci, di dolore; proprio riferimento di vita quotidiana. “Gano storie assurde, di ordinaria follia. Un mondo i’dduro di San Frediano”, dongiovanni del Di- che poi, una volta acquistata consapevolezza, laddarno (il quartiere più popolare di Firenze) ho trovato molto cinematografico. Il cinema e tifoso viola, che commentava le partite e ce che faccio attinge molto dalla realtà; le mie l’aveva soprattutto con la Juve; “la panchina sceneggiature nascono sempre da situazioni dei sogni”, un soave dialogo fra innamorati che mi stupiscono, raccolte a piene mani dal che finiva in feroce litigio andando a intrec- nostro vivere quotidiano. Ricordo il bar accan- ciarsi con problematiche cittadine; “Iris e Am- to alla macelleria di mio padre, a Pirri, fre- neris”, due gentili signore che ragionando del quentato da personaggi felliniani e gestito da più e del meno si nascondevano fra il pigia-pi- un’anziana signora che si chiamava Zenaide. gia degli autobus di linea per non pagare il bi- Io inventavo delle storie che giravo con gli oc- glietto, nonostante i pesanti richiami del fat- chi e con la mente, perché il cinema era già una torino; e così via. Ed è proprio la Rai fiorentina mia grande passione. Uno dei clienti di mio degli anni Cinquanta, con i registi Umberto E’ stata Firenze al cinema Portico ad ospitare, padre, signor Salvatore, lavorava come ma- Benedetto, Silvio Gigli, Franco Rossi, Jacopo l’anteprima di “Maraviglioso Boccaccio”, il nuovo film schera al cinema Olimpia di Cagliari. Aveva Treves, a rilanciare il radiodramma, comme- di Paolo e Vittorio Taviani, alla presenza dei registi e una tenuta dove allevava dei cani e chiedeva a die “sceneggiate” con esclusiva destinazione di una delle protagoniste, Jasmine Trinca, un evento mio padre di conservargli le ossa. Ogni sabato radiofonica dando il battesimo della recitazio- organizzato da Quelli della Compagnia FST mattina, di buon’ora, io le infilavo nelle buste e ne a giovanissimi debuttanti di allora come gliele portavo, lui, in cambio, mi regalava due Franco Zeffirelli, Alfredo Bianchini, Giorgio scana, che però si discosta dal contesto ironi- biglietti per entrare al cinema. Con un supple- Albertazzi, Bianca Toccafondi, Renzo Monta- co e scanzonato consueto per affermarsi nello mento d’ossa, quando c’erano film che mi inte- gnani, Ottavio Fanfani, Franco Enriquez e al- storico-sociale, sono Paolo e Vittorio Taviani, i ressavano, telefonava al collega dell’Ariston e tri. Non è difficile immaginare che in questo fratelli ultraottantenni che in coppia hanno riuscivo ad entrare gratis anche lì.» E mentre clima di effervescente inventiva prendano vi- dato vita a una serie di film fra quelli di mag- parla riaffiorano nella mia mente frammenti ta tanti nostri sceneggiatori, come Leonardo giore successo. Da “Un uomo da bruciare” del di immagini di “Nuovo cinema Paradiso” di Benvenuti, Leo (Firenze, 1923- Roma, 2000), 1962, diretto assieme al regista Valentino Or- Giuseppe Tornatore, dove un adolescente si autore della saga di “Fantozzi” e della trilogia sini, fino al recentissimo (nelle sale dal 26 feb- innamora del cinema facendo da assistente ad “Amici miei” assieme a Piero De Bernardi braio) “Meraviglioso Boccaccio”, le loro sce- un anziano proiezionista di una saletta par- (Prato, 1926 - Milano, 2010), una delle coppie neggiature firmano una Toscana diversa, rocchiale. Adolescente che da grande, abban- di maggior successo della commedia all’italia- sempre bella, affascinante, suggestiva ma che donata la Sicilia, si trasferisce a Roma e di- na, iniziata proprio da un autore di adozione invita a soffermarsi sui percorsi più crudi e venta regista. Collego questa associazione di toscana (Mario Monicelli) con il film “I soliti ineluttabili della vita. idee al percorso artistico di Peter Marcias, ignoti”. Benvenuti e De Bernardi hanno lavorato Lucia Bruni segue a pag. successiva 17 n. 26

segue da pag- precedente primi corti mi hanno fatto capire che la mia che intanto continua a frugare tra i suoi ricor- strada era segnata. Sono andato a Roma e ap- di. «Ero un privilegiato. Spettatore onnivoro pena arrivato ho iniziato a lavorare come assi- vedevo un po’ di tutto: dai film commerciali a stente con una casa di produzione che mi da- quelli d’autore. Poi ho iniziato a seguire le ras- va qualche soldo per pagare l’affitto. Mi sono segne proposte dalla Cineteca Sarda e dalle iscritto alla Scuola Europea di cinematografia associazioni culturali, tra queste L’Alambicco diretta da Marco Muller, poi ho seguito i corsi e la Macchina Cinema di cui sei l’animatore di Marco Bellocchio. Nel frattempo ho conti- insieme a Patrizia Masala. Ricordo quando nuato a girare dei corti. Nel 2001 sono rientra- avete portato a Cagliari Sergio Citti, a cui ave- to in Sardegna e ho fatto l’assistente di Enrico Pau in “Pesi leggeri”. Queste esperienze mi hanno dato sicurezza e forza, permettendomi Peter Marcias di girare nel 2008 il mio primo lungometrag- Piera”, dedicato a Piera Degli Esposti. Poi gio, “Un attimo sospesi”, dove volevo fare l’e- l’incontenibile voglia di tornare a Cagliari e sperienza della pellicola.» Regista eclettico, ambientarci un film. «”I bambini della sua vi- Marcias ha spaziato tra i diversi generi cine- ta” è stato un film difficilissimo per colpa di matografici, affidandosi al suo istinto di nar- ratore di storie. «Un altro mio grande amore è il documentario. Nel 2005 andai ad un conve- gno, dove tra i relatori c’era il professor Anto- nio Romagnino. Rimasi affascinato mentre parlava di Alexis de Tocqueville e della città di Fotogramma dal film “Liliana Cavani, una donna nel Cagliari. Presi coraggio e gli chiesi se potevo cinema” regia di Peter Marcias. Da sx Alessandro andare a trovarlo a casa sua. Mi sono ritrovato Macis, Liliana Cavani, Patrizia Masala in una casa che trasudava sapere da tutti i po- te dedicato una retrospettiva e un bel volume ri. C’erano libri nel bagno, c’erano libri dap- sul suo cinema. Ho nel cuore l’autografo che pertutto. Era una casa dove non c’era uno spa- mi ha fatto e che conservo gelosamente a casa. zio dove non ci fossero libri. A bruciapelo gli Maestri come Francesco Rosi, Federico Felli- dissi che volevo girare un documentario su di Francesca Neri e Giancarlo Catenacci sul set del film ni, Mario Monicelli e l’australiano Peter Weir, “La nostra quarantena” (foto di Emanuela Scarpa) mi hanno profondamente segnato. Ho inizia- to a girare film quasi per scherzo. Giravo vi- un finto produttore che mi ha creato molti deo matrimoniali molto particolari, dove in- problemi. Problemi di natura economica. vece di fare le riprese classiche sugli sposi, Nessuno è stato pagato, io ci ho rimesso dei riprendevo le cose più assurde. Nel matrimo- soldi, ma il film sono riuscito a terminarlo e nio di una zia ho fatto le riprese intervistando farlo uscire nelle sale. Non mi sono arreso e ho tutti gli uomini con i baffi. Ma il mio vero continuato con passione il mio lavoro. Con esordio è avvenuto grazie all’oratorio che c’è “Dimmi che destino avrò” ho voluto affronta- vicino a casa mia, quello di san Giuseppe. C’e- re tematiche legate all’integrazione e alla ra un parroco, don Tarcisio, che era molto ap- comprensione delle culture “altre”, coadiuva- passionato di cinema. Io avevo vent’anni e to in fase di scrittura da Gianni Loi.» Conclu- tanta voglia di raccontare storie con la mac- Peter Marcias e Giulia Bellu sul set di “Io sono Alice” (foto di Mariano Bellu) diamo il nostro incontro con un accenno al china da presa. Mi dava i soldi per affrontare suo ultimo lavoro. «Ho finito di girare e di lui. E’ nato così il film che ho voluto dedicargli, le spese vive, organizzavo la mia piccola trou- montare il mio ultimo film. Si intitola “La no- che ha per titolo “Antonio Romagnino”». Re- pe, scrivevo la storia e iniziavo a girare. Sono stra quarantena” e parte da un episodio di gista militante e di grande sensibilità, da sem- finito in una trasmissione su Sat 2000 diretta cronaca accaduto in Sardegna. Una nave por- da Pupi Avati che si intitolava “Cine parroc- tacontainer, con a bordo quindici marinai chia”, dove arrivavano i video delle parrocchie marocchini, è rimasta bloccata nel porto di di tutta Italia, le mandavano in onda e il pub- Cagliari per nove-dieci mesi. Sono salito a blico votava da casa. Ho iniziato a girare con bordo, ho parlato con i ragazzi e mi è venuta una telecamera che mi aveva prestato mio zio una voglia impellente di raccontarvi questa con supporto VHS. Una telecamera enorme, storia. Sono riuscito a coinvolgere nel proget- scomoda, ma faceva la sua figura perché to Francesca Neri che ha un ruolo importante: nell’immaginario della gente più era grande la è un’insegnante romana della Sapienza che telecamera più era bravo il regista. Questi invia a Cagliari un suo studente per capire Fotogramma tratto da “Ma la Spagna non era quello che sta accadendo.» Il film è prodotto Cattolica?” dall’indipendente Capetown e distribuito da Cinecittà Luce. Con buona probabilità lo ve- pre schierato in difesa dei diritti civili, nel dremo nelle sale in primavera. Nel frattempo, 2007 ha voluto raccontare con la docu-fiction sicuramente, Peter sta lavorando a qualche “Ma la Spagna non era Cattolica?”, nata da nuovo progetto. Quando gliel’ho chiesto mi ha un’idea di Marco Porru, gli anni in cui Zapate- guardato, ha sorriso sornione, si è congedato ro in Spagna, scontrandosi con la chiesa spa- con una stretta di mano dicendomi:«Ci vedia- gnola, promulgava delle leggi in favore delle mo presto». unioni omosessuali. Di taglio documentari- stico gli intensi ritratti di due grandi donne Piera Degli Esposti e Peter Marcias sul set del del cinema italiano: “Liliana Cavani una don- documentario “Tutte le storie di Piera” (foto di Marco na nel cinema”, ideato e scritto da Alessandro Desogus) Macis e da Patrizia Masala e “Tutte le storie di Alessandro Macis 18 [email protected] Messina. Mostra e Convegno di studi Beniamino Joppolo ed Enrico Fulchignoni Intellettuali, scrittori, saggisti, ma anche uomini di cinema Ancora oggi conosciuti cinematografico Jean Gruault, venne affidata etno-antropologico, tra cui, in collaborazione ed apprezzati in Fran- a Jean-Luc Godard, con il quale – come è stato con Jean Rouch, uno sulle popolazioni del Ma- cia, (quasi) dimentica- ricordato dal figlio Giovanni - Beniamino Jop- li (della durata di venti ore). Due grandi intel- ti in Italia, nonostante polo ebbe modo di discutere in varie occasioni lettuali, dunque, Joppolo e Fulchignoni, a cui la mole ed il livello e in diversi incontri: ne viene fuori, nel 1963, qualitativo della loro “Les carabiniers”, favola amara, apologo con- produzione letteraria, tro il potere e la guerra, in cui domina la tecni- Beniamino Joppolo ed ca dello “straniamento”, dello “spaesamento”, Enrico Fulchignoni, dello sfaldamento spazio-temporale, oltre che Nino Genovese entrambi messinesi (il il grottesco e il surreale, elementi tipici della primo della provincia, filmografia di Godard, ma anche dei romanzi di Patti; il secondo di Messina città), entram- e del teatro di Beniamino Joppolo, che il film bi autori teatrali, romanzieri, saggisti, colla- rispecchia in buona misura. Invece, Enrico boratori di quotidiani e riviste specialistiche, Fulchignoni fu un uomo di cinema professio- iniziarono la loro attività e vissero in un perio- nalmente impegnato, e tale interesse, che si do estremamente difficile e tormentato della sviluppò in varie direzioni ed ebbe diverse ra- storia d’Italia, come quello del Fascismo. In ef- mificazioni, lo coinvolse in toto, in tutto l’arco fetti, Beniamino Joppolo fu un convinto anti- della sua esistenza. La sua fama è dovuta so- fascista, che pagò con il confino la coerenza prattutto alla traduzione e alla messa in scena delle sue idee, mentre Enrico Fulchignoni, al nel 1940, in prima italiana, di “Piccola città” di contrario, fu un fedele sostenitore del Fasci- Thornton Wilder, a Roma e poi a Milano, dove smo; ma ciò non impedì ai due di essere ami- ebbe un grande successo. Ma, già l’anno suc- ci, di frequentarsi (quando entrambi vivevano cessivo, nel 1941, dirige, con Fernando Cer- chio, il documentario “Ragazze sotto la ten- Enrico Fulchignoni da” e nel 1942, da solo, il film “I due Foscari”, sceneggiato insieme con un giovane Miche- la Biblioteca Regionale Universitaria “G. Lon- langelo Antonioni; partecipa alle sceneggia- go” di Messina - di concerto con la Casa edi- ture di “Anni difficili” (1948) di Luigi Zampa, e trice “Pungitopo” di Patti, con il patrocinio di “L’ebreo errante” (1949) di Goffredo Ales- dell’Università degli Studi di Messina e le sandrini; insegna Recitazione al Centro Spe- rimentale di Cinematografia; collabora a rivi- ste specialistiche come “Cinema” e “Bianco e Nero”; scrive importanti libri di cinema e di analisi dei mass-media (tra cui “La moderna civiltà dell’immagine” e “L’immagine nell’era cosmica”); è docente alla Sapienza di Roma e alla Sorbona di Parigi; dal 1949 assume a Pari- gi la direzione della “Film Section” dell’Unesco e, successivamente, diventa presidente del “Consiglio Internazionale del Cinema e della Televisione”, oltre ad assumere un ruolo de- terminante all’interno della “Mostra d’Arte Ci- Beniamino Joppolo nematografica” di Venezia. Avendo una for- “I due Foscari” è un film del 1942, diretto dal regista mazione scientifica (si era laureato in Enrico Fulchignoni a Parigi, più che a Messina) e di scrivere insie- Medicina, a Messina), studia e sperimenta gli sponsorizzazioni della Fondazione “Boni- me alcune opere teatrali: cosa che può avveni- effetti che le immagini hanno sulla psiche e no-Pulejo” e della Banca di Credito Peloritano re quando sulle posizioni ideologiche e le pre- l’emotività degli spettatori; dirige moltissimi – ha dedicato una Mostra di libri, giornali e ferenze politiche hanno la prevalenza la stima documentari di carattere artistico, pedagogi- materiali vari che ne ripercorrono criticamen- e il rispetto reciproci. Nell’ambito della loro co e psicologico e – soprattutto – di carattere te le figure (a cura di Maria Teresa Rodriquez) variegata e poliedrica attività artistica, Joppo- e un Convegno internazionale di due giorni lo e Fulchignoni si occuparono anche di cine- (4-5 febbraio 2015), cui hanno partecipato – ma, sia pure in maniera diversa. L’interesse di oltre allo scrivente – Sergio Todesco (Diretto- Joppolo nei confronti del cinema si comincia re della Biblioteca), Katia Trifirò, Giovanni a manifestare quando Roberto Rossellini (con Joppolo (figlio di Beniamino), Sergio Palum- cui lo scrittore pattese aveva collaborato per il bo, Luigi M. Lombardi Satriani, Vincenzo Bo- film “Vanina Vanini”) pensa ad un adattamen- naventura, Gianni Giuffrè, Santi Racchiusa, to cinematografico della sua pièce teatrale “I Stephane Resche, Giuseppe Campione e Fran- carabinieri”, che lui stesso aveva messo in sce- cesco Mercadante, con proiezione del film na (unica sua regia teatrale) nel 1962, al “Festi- “Les carabiniers” di J. L. Godard e del docu- val dei Due Mondi” di Spoleto, con scenogra- mentario “Sutatenza” di E. Fulchignoni. fie di Renato Guttuso e con interpreti Pupella Maggio, Turi Ferro e Gastone Moschin. Que- “Les Carabiniers” è un film del 1963 diretto da Jean- sta sua sceneggiatura, scritta con il critico Luc Godard Nino Genovese 19 n. 26

YouTube Party #6 Teatro DubWars First Strike Divinas palabras Visualizzazioni - La patetica cifra di 748190 spettatori (link) Al Piccolo Teatro Studio Melato di Milano Dal La trama - In quindici un contesto in cui ogni cosa accade contem- 25 Marzo al 30 Aprile la minuti, ascoltiamo la poraneamente e segue, semmai, un percorso fusione di dieci brani di tipo associativo, tuttavia mitico più che oni- tragicommedia di Ramón dubstep prodotti dagli rico. Non assistiamo più ad una temporalità del Valle in un allestimento artisti più rappresen- sottomessa alla causa-effetto, ma a una di tipo tativi del genere. Alla sincronico. Terzo elemento d’interesse è il suo diretto da Damiano musica, si accompa- essere un’opera non adatta agli esseri umani: Michieletto gna un montaggio di si tratta di un’esperienza transumana, più af- Massimo Spiga cinquantamila clip vi- fine all’infinito setacciare la rete dei crawler di deo tratti da quasi un Google che ai cinque sensi dei corpi di carne. migliaio di blockbuster hollywoodiani, con Questo effetto è molto enfatizzato dalla musi- L’irresistibile ascesa di una netta preferenza per le sequenze d’azione ca, che in alcuni tratti degenera ad ipercineti- Damiano Michieletto, più sfrenate e gli effetti speciali più dirom- co trivellare di trapani da dentista, più che il regista veneziano penti. Quasi nessuno di questi spezzoni dura stendersi sulle corde dei violini così apprezza- nemmeno quaranten- più di una frazione di secondo: è un flusso ca- ne che in pochi anni si pace di scatenare crisi epilettiche negli spetta- è venuto affermando tori più sensibili. L’autore, Josh Prescott, è in in Europa con i suoi questo modo riuscito ad assemblare un affre- allestimenti lirici co- sco dell’immaginario pop occidentale la cui me uno dei più talen- portata è colossale; forse un monumento alla tuosi metteur en scène follia, ma di certo un monumento. Giuseppe Barbanti della sua generazione, prosegue guardando L’esegesi - Nonostante il suo scarso pubblico lo oltre il melodramma. Dell’ultimo allestimento ponga al di fuori del campo d’azione di questa da lui diretto, « Il viaggio a Reims » di Rossini , rubrica, ho voluto comunque includere l’opera andato in scena a gennaio a Amsterdam, è sta- di Josh Prescott per il suo alto valore simboli- to fra l’altro scritto «Raramente nella regia di co. Nel suo saggio “Per l’alto mare aperto”, Eu- Un fotogramma di “DubWars First Strike” un’opera le singole parti sono state legate le genio Scalfari dichiara per sempre chiusa l’era une alle altre in maniera così ingegnosa”. Sino della modernità con la sua generazione - e for- ti dai modernisti: nella sua formulazione più ad ora, anche se un po’ sottotraccia rispetto a se proprio con la sua personale vita. In quelle estrema, la dubstep è musica fatta da macchi- clamori e polemiche che hanno accompagnato pagine, ci illustra come quel periodo di stupe- ne, con macchine e per macchine. In questo la sua affermazione in campo lirico, Michielet- facente progresso sia iniziato nel ‘700 e sia senso, DubWars ci intima come l’arte del fu- to aveva diretto anche allestimenti di prosa. In stato connotato da valori quali la razionalità e turo potrebbe risultare per noi incomprensi- questa stagione si è da poco conclusa la secon- la prevalenza dei “typehead” (prendiamo a bile, perché la struttura cerebrale dei suoi fru- da tournée sui palcoscenici italiani della sua prestito il termine di McLuhan per riferirci a itori sarà diversa dalla nostra. I tre elementi lettura de “L’ispettore generale” di Gogol. Dal persone formatesi sul medium libro). Mesto, sottolineati (pop come religione, logica e tem- melodramma al teatro di prosa con che spirito Scalfari annuncia come tutto ciò sia ormai poralità non sequenziale, pulsione transuma- e con quali intenzioni? ”Il mio rapporto con il stato spazzato via, per colpa della “nuova bar- nista) farebbero di certo arricciare il naso a teatro di prosa è stato sin qui caratterizzato barie”. Questo trombonesco canto del cigno Scalfari, ma si pongono come interessante dall’allestimento di commedie, testi magari in diventa presto un duetto: Giovanni Sartori, spunto per il nuovo pensiero della nuova bar- qualche misura anche impegnativi , ma in cui con “Homo Videns”, identifica la suddetta barie; in hoc signo vinces, miei amici transu- si ride spesso. Il mio prossimo spettacolo, che barbarie montante con la generazione dotata mani. sto provando a Milano, segna una svolta. Si di un’intelligenza soprattutto visiva, formata- tratta, infatti, di “Divinas palabras”, uno dei si con la televisione e i suoi derivati. Ebbene, Il pubblico - Oltre alle caterve di complimenti testi più discussi del drammaturgo spagnolo “DubWars First Strike” potrebbe, idealmente, all’autore, molti spettatori insistono sulle pro- Ramón María del Valle-Inclán. Vi si racconta essere il vessillo di questo tipo d’intelligenza prietà sensoriali transumane del video («Mi la storia di una comunità di “ultimi”, creature emergente. A tutta prima, il flusso furioso ha fuso il cervello», «Mal di testa», «Non ho più disperate, straccioni, ladri, prostitute, emargi- d’immagini di questo video è a malapena le orecchie», «Intenso!» et similia). Una man- nati, che vivono alle porte di una città, in un’e- comprensibile: nel giro di un solo battito di ci- ciata di spettatori colgono appieno la portata poca e in un tempo non definiti, lottando gli glia, donne che sventolano katane e alieni e pi- sinestetica del montaggio ed affermano: uni con gli altri per la sopravvivenza”. Quali le rati si sostituiscono a palazzi dilaniati ed «Questa è la Forma del Suono». Già, noi non ragioni di questa scelta?”Il testo in Spagna è astronavi sgretolate e FUOCO CHE PRENDE vogliamo più essere umani. Vogliamo vedere ormai un classico e viene allestito con una cer- FUOCO. Tutto è estremamente in your face, la forma del suono, sentire i raggi sul- ta continuità. Direi che, di fronte alla tensione una tamarra eruzione di potenza. Ma è l’in- la nostra pelle ed essere liberi di concettualiz- più che palpabile in cui siamo immersi nella trecciarsi di suono e immagini a dare la vera zare idee complesse al di là dei limiti del lin- nostra società a seguito del diffuso ricorso ai cifra artistica del video: prima di tutto, l’abili- guaggio. Eppure, siamo intrappolati in questi più diversi generi di violenza, ho avvertito l’e- tà di Josh Prescott è tale da produrre una iden- assurdi corpi di carne, scissi da un vasto uni- sigenza di guardare oltre il nostro spesso sco- tificazione sinestetica tra movimento cinetico verso di possibili esperienze e conoscenze. raggiante quotidiano, nella prospettiva di una e musica. In secondo luogo, l’opera offre un’e- Non per molto ancora. dimensione spirituale” E’ stato attratto dai sperienza che rifugge il pensiero sequenziale contenuti? “Certo parlare di “recupero” delle e lineare tipico dei typehead: al contrario, mostra Massimo Spiga segue a pag. successiva 20 [email protected]

segue da pag. precedente Al cinema “divine parole” nell’Occidente secolarizzato in cui la religione è venuta via via perdendo negli ultimi decenni la sua capacità di rappresentare Birdman un punto di riferimento come universo di valori per gran parte della popolazione non è facile. Un lungo piano sequenza su di un uomo che crede di poter Quando poi la cronaca ci parla sempre più spesso volare e riuscire a spostare gli oggetti con il pensiero di una religione usata come strumento per veico- Vietato cercare un sen- torna incomprensibile, inutile, inadeguata. lare violenza diventa difficile. La scrittura strin- so. Iniziare semmai Michael Keaton cerca di far andare comunque gata, essenziale, quasi a scolpire le parole di del guardando il film sen- avanti la sua commedia. E non potrebbe sem- Valle- Inclan, ci conduce nei meandri di una pa- za pretesa di avere una brare più vero. È il primo del quale si percepi- rabola moderna, un racconto disperato e ance- trama e uno sviluppo, sce l’ego esasperato, mangiato da una carriera strale, quasi epico, stagliato in una atmosfera ne- tantomeno è concesso monotematica, quella dell’attore commerciale ra e violenta.”Quali potenzialità ha visto in” immaginare di avere con un passato da rinnegare, un incubo ricor- Divinas palabras” ? “Mi è parso il testo più adatto una fine: irresponsabi- rente che si palesa -realmente- con la voce del per farci comprendere che la nostra vita non può Virginia Saba le. Succede che “Bird- supereroe. E il passato sta stretto anche a Sam esaurirsi in una serie di attività materiali, che c’è man” fila via su un pia- per tutti l’esigenza di recuperare, spesso molto no sequenza unico, proprio come quando si faticosamente, un dialogo con la propria co- vive il presente, senza il finto montaggio cine- scienza. Mi ha convinto soprattutto il finale matografico. La camera non si stacca mai dal- aperto di una vicenda intrisa di sangue, domina- la scena, gli attori recitano ininterrottamente, ta dal fango della strada in cui gran parte dell’a- e ovviamente la vicenda davanti ai propri oc- zione si svolge, fino alla lapidazione finale, paral- chi scorre via come un tutt’uno. Una scena che lelo biblico in cui il Cristo ferma il tempo per si sviluppa dentro la scena. Quella quindi di l’appunto con le parole divine “Chi è senza pecca- Riggan Thomson, ovvero Michael Keaton, un to, scagli la prima pietra”. Una scintilla finale che supereroe-uccello da sagra, celebre simbolo dà luogo ad una per quanto piccola catarsi ”Qua- del regresso dei gusti del pubblico, intento a le il ruolo della Chiesa nel testo? “C’è la struttura, rappresentare un racconto di Raymond Car- “Birdman” (2014) di Alejandro González Iñárritu con l’istituzione ma la spiritualità le è del tutto estra- ver in teatro, “Di cosa parliamo quando parlia- Michael Keaton, Edward Norton, Emma Stone nea. Si afferma per altre vie, attraverso le vicende mo d’amore”. L’obiettivo di questo tormentato protagonista è alla fine essere apprezzato più (Emma Stone), sua figlia ribelle cresciuta sen- come attore che come famoso volatile dai su- za un padre accanto, pronta a muoversi fret- perpoteri per riscattare la sua dignità a Broa- tolosa in quella scena sviluppata tra corridoi, dway, visto che proprio Carver, racconta fiero porte, palco e camerini, spazi dove tutto scor- e commosso Riggan, gli scrisse una dedica. re ma sembra sempre restare uguale. Insom- «Era a una recita scolastica. È stato grazie a lui ma, la finzione sul palco non esiste, tutto è re- che ho deciso di fare l’attore». Una dedica su ale, e proprio per questo motivo, alla fine, la un tovagliolo di carta. «È il tovagliolo di un commedia di Thomson sarà apprezzata dalla Il geniale regista lirico della scena di oggi: Damiano bar, era ubriaco fradicio», gli fa notare Edward critica neworkese. Reale come non si vedeva Michieletto Northon nella parte del protagonista intratta- da tempo, vero sangue, vero fuoco. Dopo le va- bile della commedia, ma anche il più autenti- rie imprevedibili e disastrose prove con pub- dei derelitti che ne sono protagonisti”. La scelta co nella vita quanto nel palco. A proposito. blico, la missione dello spettacolo si rivelerà di questo testo, quasi inedito per l’Italia, confer- Vietato concentrarsi troppo sulle parole e dia- compiuta. Tanto da salvare Riggan dal falli- ma, dopo i suoi interventi per la attualizzazione loghi, molte non hanno una ragione d’essere, mento della sua esistenza. Il pennuto che era di ambientazione e vicende dei melodrammi da ma sono masticate in un presente dinamico in lui è andato via per sempre, il suo successo lei messi in scena, la sua attenzione per la dram- che fa trapelare in modo evidente la psicologia non è più legato alla follia della massa che alla maturgia. C’è qualche novità per la messa in sce- attraverso gli occhi, i silenzi, gesti frettolosi. fine regala glorie similari nei social network na da parte sua di libretto e musica, opera di au- Realismo cinematografico, una via che il regi- dove ognuno può avere il suo momento di fe- tori contemporanei, pensate in funzione di un sta messicano Alejandro Gonzalez Inarritu ha licità senza troppi sforzi. Insomma, esiste una nuovo allestimento? “E’ in corso di definizione il preso più o meno irresponsabilmente. Fatto- forte critica nei confronti del degrado cultura- progetto del Gran Teatro La Fenice che mi por- stà che alla fine dei conti il suo film, candidato le del mondo presente, mentre va in scena terà nel 2016 a dirigere “Acqua granda” dal sog- a nove oscar, ne vince quattro. Sarà per il cast Carver. Il film si chiude con un raro sorriso di getto di Roberto Bianchin ispirato all’alluvione stellare e gli occhi di Emma Stone, figlia ribel- Emma Stone con lo sguardo rivolto al padre, che colpì Venezia e l’Italia nel 1966. Il libretto sarà le di Keaton, che come un angelo all’ultimo che forse è tornato a volare da supereroe, o di Luigi Cerantola, le musiche di Filippo Peroc- piano di un grattacielo sulla quarantaquattre- forse è morto, o chissà. Chissà se per esempio co”. La squadra che affianca il regista veneziano sima strada di New York, pronto a spiccare il era totalmente folle o possedeva realmente per “Divinas palabras” è formata dallo scenogra- volo dopo un’esistenza infelice, sputa sulla te- poteri da supereroe. Allo spettatore viene con- fo Paolo Fantin, dalla costumista Carla Teti, dal sta di un passante e sbarra le palpebre con cessa massima libertà di interpretazione, nel- light designer Alessandro Carletti. In scena ben spalle incurvate da anni di droga e disintossi- la fine come in tutto il film che va avanti preci- sedici, fra attori e attrici: Angelo De Maco, Alfon- cazione in corso. Immagine ricca di contro- pitosamente. Ognuno si farà la sua idea su so De Vreese, Federica Di Martino, Gabriele Fal- senso, mentre si parla di amore, vita, felicità situazioni e personaggi, sulla psicologia. E setta, Marco Foschi, Federica Gelosa, Lucia Ma- con Mike Shiner-Northon. Sam lo bacia, las- così sia. Per il resto vuoti di ragionamento so- rinsalta, Benedetto Patruno, Francesca Puglisi, sù. Perché va così. Ma di cosa si stia parlando no riempiti dalla grandezza degli attori scelti Marco Risiglione, Bruna Rossi, Fausto Russo quando si parla d’amore non si sa. Si sa ancora da Inarritu. Che ha fatto di questo film un pal- Alesi, Cinzia Spanò, Nicola Stravalaci, Petra Va- di controsenso, ovvero la incapacità erettiva coscenico teatrale della vita, fino in fondo. lentini, Sara Zoia. Lo spettacolo è in cartellone al di Northon nella realtà che gli nega ogni rap- Piccolo Teatro Studio Melato di Milano dal 25 porto con una donna, esorcizzata sul palco marzo al 30 aprile. Giuseppe Barbanti dove tutto passa e la sua potenza sessuale Virginia Saba 21 n. 26

Festival X. Sardinia Film Festival International Short Film Award. Sassari - Quadrilatero Università 22/27 giugno. Termine scaduto per iscriversi al concorso . Buona la raccolta. 60 nazioni presenti. Eccezionale accoglienza all’Università di Tallinn della rappresentanza del SardiniaFF. Intanto si definisce il programma del festival Sono 900 i film iscritti spot del regista oristanese Paolo Zucca, com- se- in concorso alla deci- missionato dalla Regione Sardegna: un’ani- ma edizione del Sardi- mazione accattivante che strizza l’occhio a nia Film Festival. An- nuovi possibili turisti. «Il viaggio a Tallinn è che quest’anno, la stato un primo passo di un cammino educati- manifestazione orga- vo e intellettuale attento alla promozione del- nizzata dal Cineclub le diverse espressioni culturali. Il nostro è un Sassari si riconferma progetto ambizioso e crescerà entrando in una vetrina importan- contatto con altri festival europei», spiega con Grazia Brundu te per filmmaker di entusiasmo il presidente Tantaro, di ritorno tutto il mondo, che dalla trasferta. E il direttore Dessì aggiunge: hanno risposto in massa all’appello da una «il Sardinia riscuote l’interesse di filmmaker sessantina di nazioni. C’è, naturalmente, una provenienti da tutto il mondo, che ci inviano i forte rappresentanza dell’Europa, ma non loro film in concorso. Adesso vogliamo inizia- I Patrocini del Sardinia Film Festival mancano paesi più “esotici”, come Nepal, El re ad esportare il festival anche in prima per- Salvador, Azerbaijan, Colombia, Messico, sona». È stato proprio grazie ai contatti tenuti Egitto, Armenia, Emirati Arabi. Tutti i lavori nel tempo con un giovane filmmaker, Giam- sono, comunque, prime visioni per quanto ri- pietro Balia, vincitore della sezione Vetrina guarda la Sardegna. Non sarà facile, quindi, Sardegna del Sardinia Film Festival 2012, che in tanta abbondanza, decidere quali proietta- si è concretizzata la trasferta in Estonia. Ba- re durante la decima edizione, che si svolgerà lia, laureato in Scienze e tecnologie della co- a Sassari dal 22 al 27 giugno, con i patrocini municazione alla Iulm di Milano, ha infatti dell’Unesco, dell’Expo, della Presidenza del frequentato un master in regia proprio alla Consiglio dei Ministri e del Mibact. Intanto, Baltic Film and Media School e vive attual- mentre fervono le preselezioni partite alla mente a Tallinn. Infine il giorno 27 dall’Uni- scadenza del bando (15 febbraio), il Sardinia versità di Tallinn, Carlo Dessì, Angelo Tantaro ha iniziato un tour europeo che si è aperto il 26 febbraio nella Baltic Film and Media Scho- ol di Tallinn, in Estonia. Qui, il direttore arti- stico Carlo Dessì e il presidente Angelo Tanta- ro, come ambasciatori del Sardinia, hanno presentato sette cortometraggi in concorso nell’edizione 2014. Tre lavori sardi: “Beep” di Antonello Murgia; “Cogas” di Michela Aned- da; “Come foglie” di Theo Putzu (ndr: quest’o- pera lo scorso anno vince il premio Diari di Cineclub proprio al SFF). E quattro interna- zionali: “37°4S” di Valerio Adriano (Italia); “Measure of a man “ di Ruth Meehan (Irlan- da); “A musical lifetime” di Erwan Le Gal

www.edinburghshortfilmfestival.com/ prossima tappa del SardiniaFF: Edimburgo

e Giampietro Balia si sono messi in comuni- cazione via Skype con le Giornate Europee del Cinema e dell’Audiovisivo a Cagliari, organiz- zate dalla Fondazione Sardegna Film Com- mission e realizzate in collaborazione con il MIBACT e con l’ Associazione F.E.R.T. - Fil- ming with a European Regard in Turin. Dessì La Baltic Film and Media School è una scuola di ha spiegato gli obiettivi della missione trovan- cinema, media e televisione fondata nel 2005 come do consenso da parte della Direttrice Nevina college dell’Università di Tallinn, uno dei più grandi Satta che ha ringraziato per il collegamento. istituti universitari dell’Estonia Dopo l’Estonia, il Sardinia Film Festival prose- guirà il suo tour in Europa. La prossima meta, (Francia); “Ameisenpakt” di Benjamin Mar- racconta Carlo Dessì, «è Edimburgo, a novembre, tins (Germania). Ha aperto la selezione uno segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente per l’Edinburgh Short Film Festival. E poi sono in fase di chiusura una serie di partenariati Cronache da Tallinn con l’Irlanda, la Norvegia, il Portogallo e la Grecia. Vogliamo scambiare cortometraggi ed Prima tappa del Sardinia Film Festival Tour esperienze con realtà lontane dalla nostra. La Un insolito inverno spettatori non sono stati delusi: sette fantasti- cosa che ci incuriosisce di più è mettere a con- particolarmente mite ci cortometraggi hanno emozionato, fatto ri- fronto differenti approcci al cinema, che si ri- riscalda le sponde del dere e stupito un pubblico diversificato sia dal specchiano nelle scelte fatte dai selezionatori mar Baltico e regala punto di vista anagrafico che culturale. La dei diversi festival». Oltre ai viaggi, gli orga- agli abitanti di Tal- proiezione si e aperta con la laboriosa anima- nizzatori del Sardinia hanno in agenda inte- linn, Estonia, una fan- zione di Anedda Michela dal titolo “Cogas” per ressanti appuntamenti, che saranno segnalati tastica cornice all’in- poi proseguire con il simpatico “Beep” di Mur- di volta in volta nel sito del festival (www.sar- terno della quale il 26 gia Antonello e la seconda animazione della diniafilmfestival.it), rinnovato graficamente Febbraio si è svolta la serata “Come Foglie..”. firmata da Putzu Theo. Giampietro Balia prima tappa del Sardi- Si è passati poi ad autori stranieri con l’emoti- nia Film Festival Tour vo “Ameisenpakt” di Martins Benjamin, “A accolta con grande successo di pubblico nella Musical Lifetime” di Le Gal Erwan che ha in- sala cinematografica della Baltic Film and Me- cantato con le melodiose note del suo corto dia School. All’evento, patrocinato dall’Amba- d’animazione e “Measure of a Man” di Me- sciata d’Italia in Tallinn, erano presenti anche ehan Ruth. A conclusione della serata è stato il Presidente del Sardinia Film Festival Angelo proiettato il pluripremiato “37°4 S” di Valerio Tantaro, il Direttore Artistico Carlo Dessì e Adriano che ha portato i presenti in un viag- Sua Eccellenza l’Ambasciatore d’Italia in Tal- gio fino all’isola di Tristan da Cunha nel bel Un momento della comunicazione con la Fondazione Sardegna Film Commission. In sala si nota Nevina Satta, sullo schermo da sx Carlo Dessì, Angelo Tantaro e Giampietro Balia dalla web designer Roberta Causin. Il primo, ad aprile, è la proiezione a Sassari, Cagliari, Nuoro e Oristano del documentario “Janas”- storie di donne, telai e tesori, realizzato da Giulia Boldrini, Giulio Filippo Giunti e Stefa- no Massari, che racconta l’arte e la vita dell’ar- tigiana sarda Stefania Bandinu. Altra data da non perdere è il 21 giugno, giorno del solstizio d’estate, quando il Sardinia Film Festival e l’Orchestra Jazz della Sardegna festeggeranno insieme, rispettivamente, i dieci e i venticin- que anni, con un cine-concerto intitolato Jazz a Cinecittà, su progetto originale del composi- tore, arrangiatore e direttore d’orchestra Mar- co Tiso. Nella splendida cornice del Parco di Monserrato, il pubblico potrà assistere alla rie- laborazione di celebri brani tratti da colonne sonore di film come “I soliti ignoti”, “Urlatori alla sbarra”, “La vita agra”, “Un italiano in Tallinn – Estonia. SardiniaFilmFestival in tour 2015. Sede della Baltic Film and Media School, sala cinematografica. America”, “Fumo di Londra”, “Il Sorpasso”, 26 febbraio. Da sx Carlo Dessì (direttore artistico del SFF); S.E. Marco Clemente (ambasciatore d’Italia in Tallinn); “Sette uomini d’oro” Angelo Tantaro (presidente SFF); in alto da sx Peter Murd Maa (responsabile eventi della Bfm); Giampietro Balia Grazia Brundu (regista); (foto di Enrico Rodriguez Barone) linn Marco Clemente. Allo spegnersi delle luci, mezzo dell’Oceano Atlantico. Questi sono solo *SardiniaFilmFestival è una manifestazione culturale di in sala e calato il silenzio nel quale gli amanti alcuni dei cortometraggi che hanno parteci- eccellenza ed è supportata da Diari di Cineclub che se- del cinema s’immergono per perdersi poi nel- pato in concorso alla nona edizione del Sardi- guirà tutto il percorso le storie, nei personaggi e nelle emozioni tra- nia Film Festival che, con questo evento, riba- sportate da un raggio di luce che attraversa il disce ulteriormente la sua indole internazionale buio della sala e riempie un telone altrimenti ed intensifica i rapporti con i festival e le scuo- solamente bianco. E anche stavolta i numerosi le cinematografiche straniere. La Baltic Film and Media School di Tallinn, rappresentata al- la proiezione dal Responsabile Eventi Peter Murd Maa, e infatti l’unica scuola internazio- nale di cinema dei Paesi nordici e accoglie ol- tre 400 studenti di cui circa 90 provenienti da 30 Paesi sparsi per tutto il mondo. Il sistema di studio di questo istituto si basa sul princi- Sella&Mosca fra le più importanti aziende vinicole pio “facendo s’impara”, perciò agli studenti, della Sardegna, famose in tutto il mondo per i suoi vini durante il percorso accademico, viene richie- prestigiosi, sarà anche quest’anno partner del Sardinia sto di realizzare cortometraggi, documenta- Film Festival che festeggerà la X Edizione degustando Da sx Giampietro Balia e Peter Murd Maa mentre ri, animazioni, serie tv e servizi giornalistici i migliori vini sardi presentano l’incontro (foto di Enrico Rodriguez Barone) segue a pag. 25 23 n. 26

INASA Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte

Scuola d’Arte e dei Mestieri Nicola Zabaglia ORIZZONTI del NOVECENTO Dialogo fra le arti Ciclo di incontri dedicati alle arti del XX secolo 2015

a cura di Roberto Cumbo, Laura Mocci, Giovanni Papi con la collaborazione di Monica Cosimi FIGURAZIONE ASTRAZIONE Giovedì 26 febbraio 2015, ore 16,30 Figurazione - Astrazione nell’Arte del Novecento Incontro di apertura con VITTORIO SGARBI

Venerdì 27 marzo, ore 16,30 Avventure della complessità nell’architettura moderna Relatore LUCA ZEVI Incontro con MASSIMO CATALANI Attrazione e figurazione: punti di vista

Venerdì 24 aprile, ore 16,30 F. Bacon e M. Rothko: il filo teso tra figurazione e sensazione Relatore MARCO TONELLI Conversazione con GIUSEPPE APPELLA “Forma 1” e i poeti

Venerdì 15 maggio, ore 16,30 La favola di Amore e Psiche. Canova sulla soglia del contemporaneo Relatore MICHELE RAK Comunicazione GIOVANNI PAPI L’essenzialità primordiale nell’Arte del Novecento

grafica: allievi della scuola nicola zabaglia Venerdì 29 maggio, ore 16,30 Carlo Belli: “Kn”. Il vangelo dell’arte astratta Relatore CARLO FABRIZIO CARLI Incontro con FABRIZIO CRISAFULLI Teatro dei luoghi. Il luogo come matrice di creazione

Giugno 2015 MOSTRA - CONCORSO “Sculture monumentali e disegno ambientale - Bozzetti” sede degli incontri: INASA Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte, Piazza San Marco 49 Roma Ingresso libero fino ad esaurimento posti

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segue da pag. 23 Cinema e letteratura in giallo ricoprendo ogni volta ruoli differenti in ma- niera tale da trovare la propria strada e perse- Pieta’ per i giusti (1951) di William Wyler guire la specializzazione professionale che re- Tratto da un dramma nevrotico che vuole fare giustizia ma nella ma- putano piu interessante. Questo viene reso teatrale di Sidney Kin- niera sbagliata divenendo un persecutore. Con possibile anche grazie alle strutture e attrezza- gsey e sceneggiato da lui una intensa Eleonor Parker, la giovane Lee ture che la scuola mette a disposizione degli Philipp Yordan e Ro- Grant, che conobbe un buon successo persona- studenti. Per i loro progetti, infatti, possono bert Wyler “Detective le, e uno stuolo di ottimi caratteristi.Wyler gira disporre di telecamere, luci professionali, dol- Story” (Pietà per i Giu- tutto il film all’interno di una stazione di poli- ly, attrezzature audio, teatri di posa, falegna- sti) è la storia di una zia, ma la sua mano forte e la capacità degli at- meria, sale di montaggio audio/video e l’assi- giornata d’agosto in un tori rendono questo film, che più anticinema- stenza e consulenza di professori altamente ufficio di polizia di tografico non potrebbe essere,veramente di qualificati. Parallelamente ai progetti pratici, Giuseppe Previti New York. Jim McLeod notevole livello.Il regista riesce a superare le in- gli studenti seguono un percorso didattico for- è un ispettore di polizia integerrimo e intransi- sidie del teatro filmato costruendo un film ric- gente, lavora con ritmi e modi di fare più che co di tante storie, grandi e minime, tanti dilem- nevrotici, non accetta compromessi,è molto ri- mi sulla realtà dei singoli atti, meritevoli di gido anche quando si occupa di reati minori. perdono o da colpire senza pietà. McLeod im- Nell’indagare su un medico radiato dall’albo personifica la rigidità morale assoluta, poco in- per aver praticato aborti clandestini viene a cline al perdono o a dare una seconda chance. galla una vecchia storia in cui era stata implica- Questo perché non si perdona l’essere stato fi- ta sua moglie Mary. Quest’amara verità è per glio di un criminale, sentendo allora il bisogno lui l’inizio della fine.Un film grandioso che ren- de giustizia anche alla piéce teatrale da cui è tratto.Un film dove l’eccellente regia di William Wyler miscela alla perfezione il lato umano, quello poliziesco e anche quello sociale.Tanti, complicati ma anche profondamente umani i vari casi che si presentano in questo distretto di polizia newyorkese. Figlio di un uomo mal- vagio che per tutta la vita ha reso un inferno la vita della moglie sino a farla morire, l’ispettore di polizia Jim McLeod nutre un odio implacabi- le verso chi commette il male e lo rende assolu- tamente implacabile nei loro confronti. Gli ca- pita il caso del dottor Schneider un medico che Kirk Douglas e Eleanor Parker insieme in Pietà per i pratica gli aborti clandestini causando anche la giusti (Detective Story) del 1951 di William Wyler Da sx Angelo Tantaro e Carlo Dessì davanti all’ingresso morte di alcune pazienti. McLeod viene accu- della Baltic Film and Media School di Tallinn sato di accanirsi contro di lui per vendetta per- di riabilitarsi moralmente e non perdonando ché in gioventù, prima di sposarlo, sua moglie gli altri. Ma quando viene colpito nel suo affet- mativo tenuto da docenti che sono registi, sce- Mary era ricorsa al dottor Schneider. Ma Jim to più caro, la moglie, la vicenda assume toni da neggiatori, produttori e distributori ancora ignorava questi fatti.McLeod rompe con la mo- tragedia con una serie di dialoghi veramente oggi attivi nel panorama cinematografico glie ma comincia ad avere dei dubbi sul proprio strazianti. La sua corazza fatta di insensibilità estone. La transizione scuola-lavoro viene age- codice di rigore morale. Presentato a Cannes si sgretola e lui reagisce, certamente come sa, volata non solo dalla possibilita di potersi co- nel 1951, considerato tra i migliori dieci film sempre in maniera estrema, ma importante è struire un vero e proprio portfolio di opere dell’anno,questa pellicola, oggi un po’ dimenti- che abbia imparato la lezione. Oggi forse certi proprie ma anche da un curriculum ricco di in- cata, fu salutata da un gran successo. Wyler ha drammi morali fanno ridere ma a quel tempo il ternship presso le piu grandi compagnie di diretto con grande rispetto l’adattamento di film è stato assolutamente sconvolgente, con produzione estoni che sono sempre alla ricer- qusta piéce teatrale non facendo mai venire quei tragici colloqui tra marito e moglie, ma or- ca di nuovi talenti e di giovani volenterosi da meno il “canone unità di spazio e di tempo” ti- mai tra loro si è creato un muro. Il lavoto tea- inserire nelle produzioni sia di spot pubblici- pico del mezzo teatrale. In questo è stato aiuta- trale da cui è tratto il film ebbe grande successo tari che di lungometraggi. Non e raro, infatti, to da un superbo cast ben calibrato anche nei di critica e di pubblico, fu premiato nel 1949 con che studenti della Baltic Film and Media Scho- ruoli marginali. Ma la forza del film è di affron- l’ “Edgar Allan Poe Award”. E’ stato, proprio ol riescano a lavorare ad un lungometraggio tare senza remore dei temi scottanti per l’etica grazie alla trasposizione cinematografica un prima di aver compiuto i 30 anni. Si tratta morale hollywoodiana di quell’epoca. McLeod prototipo dei film e delle fiction televisive sulla dunque di un sistema estremamente efficien- vede sgretolarsi il suo mondo, pur amandosi polizia e i poliziotti. Kingsey aveva difeso in te e la tappa di Tallinn del Sardinia Film Festi- ancora ormai per lui e sua moglie una vita in questo testo l’importanza dell’equità di giudi- val Tour ci ricorda quanto sia importante inve- comune è impossibile, e allora lui cercherà il ri- zio e del giusto processo, principi basilari di stire su strutture per la formazione ed il scatto immolandosi per salvare gli altri agenti. una moderna democrazia come pure la salva- sostegno dei cineasti del domani. Ma prima di morire manifesterà il suo penti- guardia dei diritti dell’imputato. E in questo Giampietro Balia mento per la sua eccessiva severità e intransi- contesto grande importanza riveste il ruolo Regista sardo che vive e lavora a Tallinn, Estonia, dove sta genza. William Wyler aveva già lavorato su te- della polizia, in quanto il drammaturgo temeva sviluppando il suo primo lungometraggio sti di origine teatrale (“Strada sbarrata”, “Ore una polizia corrotta o totalitaria. Temi princi- Per chiunque voglia avere approfondimenti sui cor- disperate”), per l’adattamento di “Detective pali restano il perdono, la compassione, la de- si della Baltic Film and Media School, scuola di ci- Story” si era parlato di Dashell Hammet ma poi mocrazia, la giustizia, la repulsa per la “giusti- nema, media e televisione, college dell’Università di furono scelti il fratello del regista, Robert, e zia fai da te”, la brutalità dei poliziotti. Tutti Tallinn pùò scrivere a [email protected]. Philipp Yordam un nome che ricorre spesso in grandi temi che William Wyler riprende nel Sarà nostra cura fornirvi le info ed eventualmente un periodo in cui vari scrittori erano persegui- film e di questo occorre dargliene atto. mettervi in contatto. tati dal maccartismo. Kirk Douglas è il poliziotto Giuseppe Previti

25 n. 26 Un silenzioso genocidio culturale La cultura romanì (dei nazionale. Menzogne gruppi Rom, Sinti, Ka- su menzogne e dividi le, Manouche e Roma- et impera. Solo perse- nichals) che in sei se- cuzioni, segregazione coli di storia europea è e discriminazione per riuscita a sopravvivere sei secoli ininterrot- a ogni sorta di repres- tamente. Oggi si paga sione e di folle perse- il conto e la cultura ro- cuzione di re, sovrani, manì rischia di scom- principi, papi, impe- parire proprio sotto ratori e perfino alla una Repubblica De- Alexian Santino Spinelli dittatura e allo stermi- mocratica ma che nio nazifascista, sta morendo sotto la moder- non ha minimamen- na democrazia. Un genocidio culturale silen- te cambiato l’atteg- zioso ma sistematico. Non una sola politica in giamento ostile e re- tutta Europa a reale sostegno della cultura ro- pressivo delle politiche manì, in Italia non un solo euro istituzionale dei governi autoritari destinato alla valorizzazione e alla diffusione o assolutistici dei se- della cultura romanì. Esistono solo iniziative coli passati nei con- private o isolate che arrestano momentanea- fronti dei Rom. Questa mente un genocidio culturale all’orizzonte. La riflessione è essen- letteratura romanì non arriva nel circuito li- ziale per comprende- brario e nel sistema industriale, la pittura e la re quanto lavoro c’è da scultura romanì non arrivano nelle grandi fare per andare in di- gallerie artistiche, i film e i documentari dei rezione opposta e con- Rom non arrivano nei circuiti televisivi e cine- traria. A dimostrazio- matografici nazionali, la musica romanì è ne che non è questione sempre di nicchia, la lingua romanì non si in- di partito o coalizioni segna nelle scuole pubbliche e gli stessi bam- politiche vi porto ad bini Rom non la parlano più in famiglia perden- esempio il caso dell’ do quotidianamente un numero importante di associazione culturale vocaboli che rimpiazzano con i termini che “Thèm Romanò”* na- ascoltano in televisione. I grandi eventi depu- ta nel 1989, la prima tati alla valorizzazione e alla diffusione di vera associazione di Édouard Manet “Gitana con sigaretta” 1862, New Jersey, collezione privata questo enorme patrimonio in Italia non esi- Rom e Sinti italiani, stono. Non una sola biblioteca nazionale ro- con vocazione prettamente culturale e non davvero di “sinistra” in quanto si trattava di manì, ne un’editoria romanì rilevante, non politica o sociale. Per ben 21 edizioni ha orga- veicoli di integrazione e di interculturalità. una sola casa discografica romanì, non una nizzato un grande festival di musica romani Risultato: i fascisti di sinistra mediocri e ottu- sola compagnia teatrale romanì, non un solo prima ed interculturale poi con selezionati si sono i peggiori per i Rom e Sinti e il festival museo destinato ai Rom e Sinti, non una sola gruppi musicali e personaggi famosi. Al festi- con il concorso spostati a Pescara in condi- rivista nazionale, nè un programma radiofo- val si abbina un Concorso Artistico Interna- zioni di sopravvivenza. A livello nazionale la nico o televisivo nazionale. Nulla di nulla do- zionale “Amico Rom” a cui si può partecipare situazione è ancora peggio e l’impoverimento po sei secoli di presenza in Italia. Nessun so- con ogni opera artistica riguardante il mondo della lingua, della cultura e dell’arte romanì è stegno agli artisti Rom e Sinti che pur ci sono: romanò e aperto a tutti senza distinzione di evidente. Tutti coloro che si occupano dei pittori, scultori, cineasti, attori e attrici, scrit- Rom (o dei loro interessi sui Rom) fanno finta tori e scrittrici, poeti e poetesse, danzatrici, di non vedere. Le leggi razziali sono state musicisti e quant’altro. Aiuti e sostegno? Pra- abrogate nella legislazione ma non nella men- ticamente nulla. Come può una cultura così te e nel cuore di tanti italiani. invisibile riuscire a sopravvivere quando mi- Alexian Santino Spinelli lioni di euro sono sperperati in nome e per Due lauree in Lingue e Letterature Straniere e in Musicolo- conto di Rom e Sinti per creare assistenziali- gia, fondatore e presidente dell’associazione culturale Thèm smo becero e campi nomadi segreganti che Romanò (mondo romanò). Nel 2001 viene eletto, quale unico degradono quotidianamente la cultura ro- rappresentante per l’Italia, al Parlamento della Internatio- manì stessa? Come è possibile che nonostante nal Romanì Union (IRU), organizzazione non governativa Mafia Capitale abbia mostrato chiaramente Ragazze rom che danzano con sede a Praga, attiva nel campo dei diritti dei popoli rom. gli interessi e gli intrallazzi di stampo crimi- Docente di Lingua e Cultura Romanì in diverse Università, nale sulla pelle di Rom inermi che non sono etnia e in cinque lingue diverse. Migliaia di la- dal 2008 insegna presso l’Università degli studi di Chieti. È nomadi per cultura e che non hanno bisogno vori per un patrimonio culturale inestimabile. presidente nazionale della federazione FederArteRom. Com- dei campi nomadi degradanti nulla sia cam- Il festival e il concorso sono sempre stati fi- positore ed esecutore delle sue musiche, nel 2012 ha cantato il biato? Un’ immenso patrimonio culturale è nanziati da un’amministrazione di centro - Murdevele (Padre Nostro - in lingua romanì) per Papa Bene- stato fatto diventare un gigantesco e mediati- destra. In due anni l’ultima amministrazione detto XVI a Bresso (Milano) in occasione della Giornata co problema sociale. I finanziamenti ci sono di centro - sinistra di Lanciano ha distrutto Mondiale della Famiglia, nel 2014 ha eseguito tre sue compo- (e se ci sono) solo per segregare e discrimina- tutto non finanziando gli eventi (5 mila euro- sizioni per Papa Francesco sul sagrato della Basilica di San re Rom e Sinti? Ecco il polpettone avvelenato ultimo finanziamento solo 3.000 euro -a Pietro a Roma. La sua poesia “Auschwitz” orna a Berlino, da far ingoiare all’opinione pubblica sempre fronte di eventi di reale spessore artistico con nei pressi del Parlamento, il monumento dedicato alla me- più ignara e disinformata nei confronti dei un valore commerciale di circa 50.000 euro) moria dello sterminio di Sinti e Rom durante il nazismo, Rom nonostante secoli di presenza sul territorio che erano da considerarsi gli unici eventi inaugurato nel 2012 alla presenza di Angela Merkel. 26 [email protected] HITCH e “Gli uccelli”: lezioni di terrore Agosto 1961, Santa a nord di Capitola, la cittadina degli uccelli e delle cose, di quello che ci illudiamo di con- Cruz, costa assolata “impazziti”. Una scelta che può a ben ragione trollare, di quello che ci può sfuggire di mano, della California. Hi- apparire tutt’altro che “casuale”. Già dal 1958 di come l’essere più innocuo e familiare -un tch, “The Master of Bodega Bay è infatti il palcoscenico “naziona- uccello- possa trasformarsi in un flagello bi- Suspense”, è nella sua le” del forte attivismo dei suoi abitanti contro blico: le cose non sono mai come appaiono; bella villa e si gode fi- il tentativo della potente Pacific Gas & Electric ognuna di esse può essere fatale. Per certo il nalmente il meritato di edificare lì una centrale atomica, capostipi- “nucleare”, ma anche i “teneri” animali, gli riposo, fatto soprat- te del nucleare civile negli Stati Uniti. La radi- animali di cui ci fidiamo, che vivono con noi. tutto di assoluta pigri- cale lotta di Bodega Bay, passata alla storia co- Nel finale del film Mitch (Rod Taylor) -corteg- Enzo Lavagnini zia. Nel mentre, “Psycho” me “The Battle of continua ad essere un Bodega Bay”, ebbe ad- successo al botteghino e la serie dei suoi tele- dosso gli occhi di tutto film è altrettanto fortunata. Una strana noti- il paese e rappresentò zia appare sul giornale locale: gli abitanti della la vera e propria nasci- vicina marina di Capitola si sono svegliati di ta del movimento an- soprassalto, spaventati a morte perché delle ti-nucleare america- berte fuligginose, un uccello affatto aggressi- no. Si concluse nel vo, assieme ad altre innocue specie, hanno at- 1964, con l’abbandono taccato con furia le loro case, finendo con lo del progetto da parte sbattere violentemente sui tetti e così cadere dell’impresa: il tenta- esanimi nelle strade. Il fatto è davvero singo- tivo di costruire una lare, colpisce l’opinione pubblica. Nessuno sa centrale atomica in darne spiegazione. Per qualche giorno non si una zona incontami- parla d’altro. Si scopre che la follia degli uccel- nata, ed oltretutto al- “Gli uccelli” è un film del 1963 diretto da Alfred Hitchcock. Fu presentato fuori li è stata causata dall’avvelenamento di una tamente sismica, fu concorso al 16º Festival di Cannes ed è considerato uno dei capolavori di Hitchcock tossina prodotta dalle alghe rosse. Alfred Hi- bloccato e abbandona- tchcock capisce in fretta come da lì al terrore il to. Contò qualcosa per passo sia davvero breve. Si frega così le mani: Hitch, nella scelta delle sue location, il fatto giatore di Melanie, ora ripagato- decide che ha già acquistato i diritti di una certa novella che Bodega Bay fosse il luogo dove stava na- devono andarsene da quel posto. La radio dice di Daphne du Maurier. La novella è appunto scendo il movimento anti-nucleare america- che Bodega Bay è al centro di questo misterio- “Gli Uccelli”. Le riprese de “Gli Uccelli” inizia- no? Era quella la “sottolineatura” che cercava so impazzimento degli uccelli. Fuori, mentre rono il 5 marzo 1962 per concludersi il 10 lu- per il suo racconto? Erano quelle le sue inten- la macchina si allontana, con a bordo i perso- glio dello stesso anno. Subito dopo (ottobre zioni? Pista falsa! Hithcock sceglie Bodega naggi centrali del film, appare un mondo del 1962) fece la sua comparsa sulla scena politica Bay, e non un luogo immaginario, non il pae- tutto inospitale, presidiato e dominato dagli internazionale la “Crisi cubana” : climax in un sino della Cornovaglia in cui la Du Maurier uccelli, di tutte le specie, insieme: sembrano paio di giorni di vera angoscia nei quali si te- colloca la storia, ma sembra davvero piuttosto momentaneamente sazi. Ora sono un popolo, mette una terza guerra mondiale, fatta stavol- indifferente proprio al luogo; è molto più inte- unito da un disegno collettivo; da un progetto ta con l’uso delle armi nucleari. Parallelamen- ressato a mantenere il suo “brand” che al re- che non può essere che nefasto: spargere ter- te si sviluppò nell’opinione pubblica mondiale sto: il re del brivido, dissemina qua e là -come rore. Per poter tornare a vivere, pensa Mitch, un’ondata di protesta per mettere al bando fa coi suoi “cammei”- indizi, tracce, vere e fal- bisogna tentare di uscire da quella zona, infe- proprio il nucleare, sia quello per uso militare se, affastella paure di diverso tipo, citazioni, stata come dal fallout della bomba, dalle ra- sia quello per uso civile: i governi facevano rimandi, cose che magari per lui sono acces- diazioni che ha provocato. Rigenerarsi. Mitch test nucleari, minacciavano con armi nuclea- sorie, ma che danno un surplus di significato; guida lentamente attraverso il cortile e prose- ri, le popolazioni terrorizzate, sempre più per questo Hitch nel film non spiega il motivo gue sulla strada. L’auto prende lungo la strada spesso, facevano invece affollatissime marce dell’impazzimento degli uccelli, lasciando vo- costiera in direzione San Francisco. Gli uccel- anti-atomo. “Gli Uccelli” uscì in America nella lutamente aperta ogni ipotesi, anche quella li non attaccano di nuovo. Oppure, non attac- primavera del 1963. Per questa collocazione nucleare, con la quale gli piace perfino stuzzi- cano ancora. In molti hanno fatto notare che “storica”, in tanti si sono spinti a parlare de care: in questo, ad esempio, come ignorare non appare infatti la fatidica scritta “The End” “Gli Uccelli” come di una metafora sulle radia- (terzo indizio) che la casa della famiglia di Mi- alla fine del film: la minaccia non è svanita -af zioni nucleari. Non mancano certo elementi tch, il protagonista del film, sia situata - pro fatto, anzi può tornare. All’inizio de “Gli uccel- per convenirne; lo stesso Hitchcock aveva già prio a Bodega Head, esattamente il promon- li” Melanie (Tippi Hedren), flessuosa, elegan- realizzato “Notorius” (1946), primo film ad oc- torio della baia dove la Pacific Gas & Electric tissima, mentre entra dentro ad un Pet Shop, cuparsi di nucleare dopo Hiroshima e Naga- ha già scavato una buca profonda come un pa- incrocia Hitch che sta uscendo con i suoi due saki, senza contare le apocalittiche scene di lazzo di dieci piani, una buca che avrebbe do- placidi ed innocui fox-terrier bianchi al guin- alcuni passaggi de “Gli Uccelli”, che rimanda- vuto ospitare il reattore della centrale nuclea- zaglio. Non cani “di scena”, proprio i “suoi” ca- no a bombardamenti, ad attacchi aerei, o i re? Ma nonostante tutte queste (fuorvianti) ni. Si racconta che Hitch fosse davvero molto dialoghi piuttosto espliciti a riguardo: il pre- evidenze, queste (inutili) “prove”, “Gli uccelli” affezionato a questi due fox-terrier. Li tratta- dicatore che declama brani di Ezechiele sulla non è affatto un film metaforico sull’atomica e va con grande attenzione, sceglieva personal- punizione divina dei peccati dell’uomo. Tutto sulle sue inevitabili conseguenze, piuttosto mente per loro, dal macellaio, i migliori pezzi collimerebbe, tranne il fatto -davvero non in- un film che contiene “solo” alcune disarmanti, di carne. Voleva, a scanso di tentazioni, tener- differente- che Hitch si sottrae decisamente, e non “politiche” constatazioni sulla fragilità li sereni e satolli... la paura si sa, è dentro di sempre, rispetto a schemi interpretativi “poli- dell’essere, sulla paura dell’esistere, sulla mi- noi, e prende ogni volta forme diverse... tico-sociali”. E questo anche quando vi sia più naccia continua all’integrità della persona, al- di un indizio a favore della tesi. Ecco allora il la sicurezza di avere un domani. In ogni tem- nuovo indizio da vagliare: Hitch sceglie di po ed in ogni luogo. Con esso Hitchcock ambientare il film a Bodega Bay, un paesino - geniale depistatore - prosegue soltanto il suo Enzo Lavagnini di poche anime, pescatori perlopiù, 150 miglia “racconto”: parla dell’imprevedibilità degli eventi 27 n. 26 Dalla via Emilia al West: JANAS, una troupe di ‘continentali’ alla scoperta della tessitura in Sardegna

Stefania Bandinu ha effervescente designer cosmopolita che con- gli occhi blu, e non ha tamina la tradizione con una creatività con- l’accento sardo, nem- temporanea a tutto tondo. I paesaggi e gli meno una cadenza. sguardi cambiano continuamente. Ogni in- Eppure è di Nuoro, che contro ne genera un altro, quella della tessitu- ha lasciato vent’anni fa ra è una comunità coesa e vivace. A Cagliari Giorgia Boldrini per trasferirsi a Bolo- incontriamo Luciano Bonino, stilista e stori- gna. E’ un’artigiana co, una miniera di informazioni sulla storia artista, fa collezioni di gioielli narrativi con dei tessuti sardi, e a Nule, ancora oggi piena cui racconta storie ‘al femminile’, e nel suo la- di antichi telai verticali accarezzati come arpe voro usa vecchie foto di famiglia, lettere d’a- da ‘manos bonas’, la designer Eugenia Pinna more sbiadite, carte geografiche: rielabora e che rielabora i motivi tradizionali. Di nuovo ricrea. Passati i trent’anni, Stefania vuole ri- sulla strada per raggiungere Isili, al Museo del scoprire le sue radici con una ricerca attraver- Tessuto con gli arazzi disegnati da Piero Zed- so la Sardegna, per indagare un’arte antica: de, e Veronica Usula a Villacidro, che insegna intervistare tessitrici, farsi raccontare le loro a tessere per curare l’anima ferita di un grup- storie e farsi regalare campioni di tessuto per po di donne in difficoltà. Poi la seta di Orgoso- la sua nuova collezione, che chiamerà ‘Janas’. lo, e l’orgoglio maschile di Tonello Mulas ad Per i sardi, ‘Janas’ è un termine molto noto, Alghero, l’unico tessitore in un ambiente to- mentre per noi la storia è del tutto nuova: fate, talmente femminile. Incontriamo anche lo creature femminili incantate che tessono, e i sguardo degli intellettuali: Michela Murgia, loro telai nascondono tesori… Noi ‘continen- con il suo appassionato percorso di impegno tali’, una piccola troupe accomunata dalla culturale e politico, e Marcello Fois, un grande passione per la narrazione in video, ascoltia- sardo-bolognese come Paolo Fresu, un vero “JANAS” --La copertina del DVD mo rapiti il suo racconto a un tavolo di un ri- storante sardo perso nella provincia bologne- trasmesso le persone straordinarie che abbia- se, e decidiamo di seguirla: un viaggio sulle mo incontrato, e che abbiamo tentato di resti- tracce della tessitura, lei sul suo vecchio tuire nel documentario, e una gran voglia di Wolkswagen e noi dietro, su un camper. Dal- ripartire presto per raccontare altre storie di la via Emilia al West, dalla provincia bologne- territorio, cultura materiale, tradizione e in- se alla Sardegna. Attraversando l’isola racco- novazione. gliamo testimonianze di tradizione, passione, Giorgia Boldrini arte e fatica, ma anche di creatività e innova- zione: ci appassiona la scoperta della memo- Bolognese, è autrice con Stefania Bandinu di soggetto e ria viva di un territorio straordinario, e di co- sceneggiatura del docufilm Janas – storie di donne, telai e me di questo patrimonio si possa fare tesoro tesori (2014), di cui è anche co-regista. Operatrice cultura- le ed esperta di industrie culturali e creative, è approdata per guardare al futuro. Selezioniamo dodici Tessitura a Mogoro storie; un campione non esaustivo ma signifi- al documentario con ‘Sulle tracce di Dossetti’, del 2012. simbolo della Sardegna che non ha bisogno di presentazioni. La tromba inconfondibile di Fresu ci accompagna nel viaggio insieme alla *Janas - storie di donne telai e tesori sarà presentato ad ‘chitarra sarda preparata’ di Paolo Angeli che, aprile 2015 in Sardegna grazie alla collaborazione con il partito da uno strumento tradizionale, è arri- Sardinia Film Festival. vato all’innovazione radicale. Completa la no- Il trailer di Janas si può vedere su: www.cartabian- stra colonna sonora un brano struggente, bel- ca2010.net/#!janas/c6kl lissimo, suonato dal violino incantato di Janas è anche su facebook: https://www.facebook.com/ Sonia Peana, da Alghero: una dedica a una pages/Janas-storie-di-donne-telai-e-teso- donna sarda eccezionale, che diventa per noi ri/248823991943367?ref=ts&fref=ts Stefania indossa su lionzu a Orgosolo il motivo centrale del film. Quel che ci resta di JANAS – storie di donne telai e tesori cativo, che restituisce una ‘mappa culturale’ di questa avventura è l’energia che ci hanno Soggetto sceneggiatura: Stefania Bandinu e Giorgia Bol- grande vitalità. Gli incontri sono tutt’altro che drini monotoni: si parte dall’antichissima tradizio- Regia: Giorgia Boldrini, Giulio Filippo Giunti, Stefano ne del bisso marino con il Maestro Chiara Vi- Massari go, nel suo atelier-museo di Sant’Antioco, un Musiche: Paolo Angeli, Paolo Fresu, Sonia Peana santuario di sapienza ancestrale, e si passa al- Riprese, fotografia e montaggio: Giulio Filippo Giunti, la storica cooperativa di tessitrici di Mogoro, Stefano Massari con i suoi arazzi multicolori. Un’altra coope- Con: Stefania Bandinu, Luciano Bonino, Maria Corda, rativa di donne a Ulassai, che in un paesaggio Marcello Fois, Carolina Melis, Tonello Mulas, Michela di montagne mozzafiato crea tesori in bianco Murgia, Eugenia Pinna, Maria Serrau, Vilda Scanu, Ve- e nero su disegni sia tradizionali sia contem- ronica Usula, Chiara Vigo, Piero Zedde poranei, in connubi straordinari con Maria Produzione: CARTA|BIANCA Lai, gran madre dell’arte sarda contempora- Italia 2014, HD - 63’ nea scomparsa di recente, e Carolina Melis, Veronica Usula e Stefania Bandinu a Villacidro Contatti: [email protected]

28 [email protected] Teatro Il grande silenzio della Vucciria “Il quadro nero ovvero lentezza (un infinito ralenti) che accresce il La Vucciria, il grande mistero e lascia spazio alle domande di chi silenzio palermitano”. guarda, al senso esistenziale delle cose attra- Un titolo dal respiro versate, appena percepite e poi perdute per esistenziale per rac- sempre. In questo scenario simbolico e reale, contare ciò che sfugge Andò e Betta offrono visioni e sonorità scan- nella quotidianità, ne- dite da un respiro interiore, in una staticità gli inciampi del vivere. che si apre al movimento in modo non sconta- Marco Olivieri Presentata al Teatro to, senza troncare la profondità del pensiero. Massimo di Palermo, A catturare l’attenzione è l’avvicinarsi fra i lo scorso 7 febbraio, l’opera per musica e film due personaggi della tela come simbolo uni- di Roberto Andò e Marco Betta trae ispirazio- versale di un incontro che scandisce ogni vita, ne dal celebre quadro di Renato Guttuso e dal- ogni possibile istante. In particolare, il video le suggestioni del racconto “La ripetizione” descrive due incontri alternativi fra l’uomo (Skira editore) di Andrea Camilleri. Sono le (Francesco Scianna) e la donna (Giulia Andò), parole dello scrittore di Porto Empedocle ad mentre attorno il mistero di presenze (come avviare, nel buio, la messa in scena, ispirata fantasmi di un sogno capace di invadere la dalle sue riflessioni e fantasticherie sui perso- quotidianità) che affollano e poi abbandona- naggi della tela di Guttuso (custodita allo Ste- no la scena non cessa di alimentare l’immagi- ri di Palermo). Subito dopo, sul palcoscenico, nario dello spettatore. Lui e lei, intanto, si gli attori Giulia Andò e Francesco Scianna sfiorano, carichi di desiderio. L’uomo soccor- raccontano con passione la fila intima, segre- re la donna, appena svenuta. Il voltarsi di lui è ta, di pensieri e suggestioni che accompagna i funzionale all’intuire ciò che anima nell’inti- due protagonisti del quadro, dipinto nel 1974. mità l’altra figura. Si svela una mancanza che Giulia Andò e Francesco Scianna in una scena di «Il In primo piano il misterioso incrocio di sguar- quadro nero» (foto di Lia Pasqualino) di, solo per un attimo, tra un uomo col ma- glione giallo e una donna di spalle, tra le per- ovvero dipinto sopra un fondo nero. Da qui la sone, la mercanzia (pezzi di animali squartati, possibilità di cogliere, tra le pieghe, gli ele- il pesce, la frutta, le uova, la verdura), le lam- menti di distruttività insiti in un luogo per ec- pade, i colori e la luce. Così, mentre Tonino cellenza dell’abbondanza, come il mercato, in Battista dirige l’Orchestra del Teatro Massi- un connubio di vita e di morte. Non a caso, mo, e Piero Monti il Coro, il teatro e la musica Andò, come ha scritto nel libretto di presenta- si fondono con il cinema e sullo schermo zione, si è pure ispirato al giudizio dello scrit- oscilla in modo suggestivo una lampada. tore Goffredo Parise: “Nessun altro quadro di Squarci di visione che si dilatano e offrono Guttuso come la Vucciria ha mai espresso con gradualmente l’immagine cinematografica tanta intensità il sentimento profondo del Pa- del quadro di Guttuso. Un’occasione per inda- ese”. Ecco la domanda segreta che il regista gare su un “grande silenzio” palermitano, e palermitano mette in scena, in equilibrio con Una scena di «Il quadro nero», l’opera per musica e film italiano, sull’attimo fugace nel quale si consu- la musica: “Quando la Sicilia, l’Italia intera, di Roberto Andò , su testo di Andrea Camilleri (foto di ma l’istante e viene colto il respiro dell’esi- sono diventate una grande natura morta?”. A Lia Pasqualino) stenza. Un attimo nel quale infinito e finitez- rafforzare la suggestione dello spettacolo è za si incontrano, prima che ogni frammento porta alla debolezza, allo svenimento improv- l’intesa non occasionale fra il regista Andò e il del vivere si perda e tutto ricominci. Nata su viso di lei. Oppure, ed è la seconda variante, musicista e compositore Betta. Un’intesa con- commissione degli Archivi Guttuso di Roma e qualcosa si frappone fra i loro sguardi, il mec- solidata in opere come “Sette storie per lascia- della Fondazione Teatro Massimo di Palermo, canismo narrativo si inceppa e si racconta, in re il mondo” (nel 2006 e ripresa nel 2013) e nei l’opera si avvale delle scenografie di Gianni realtà, un mancato incontro. Nell’interpretare film “Il manoscritto del principe”, “Viaggio se- Carluccio (presenza costante nei lavori di An- la natura morta dipinta da Guttuso, tra ogget- greto” e “Viva la libertà”. Film nei quali la co- dò), il quale firma anche i costumi assieme a ti inanimati che a volte sembrano più vivi de- lonna sonora è in felice simbiosi con il lin- Daniela Cernigliaro e la fotografia con Rober- gli stessi esseri umani, Roberto Andò si con- guaggio cinematografico, in un’indagine to Barbierato, del suono di Hubert Westkem- fronta con l’idea del tempo e della morte, tra la serrata sulle pulsioni profonde che animano per e del montaggio di Vertov Milano. In ar- vertigine del possibile scambio di sguardi e uomini e donne, preda dell’inconscio. Un si- monia con la partitura di Marco Betta, l’enigma della comunicazione silenziosa tra lenzio esistenziale al quale Roberto Andò de- sublime nel suo essere delicata e ossessiva al elementi in transito (come i passanti nel mer- dica la sua avventura artistica, dal cinema al tempo stesso, con le sue infinite e sottili varia- cato). Fantasmi che popolano l’esistenza. In teatro. zioni, il piccolo film di Roberto Andò ricrea questa cifra esistenziale, lo stesso regista ha Marco Olivieri sullo schermo “La Vucciria” in una scena at- sottolineato l’importanza del punto di vista traversata da elementi dinamici e statici. Ele- espresso da Cesare Brandi: “Il quadro è tenuto E’ Giornalista e Dottore di Ricerca. Critico teatrale e collabora- menti antitetici che trovano una sorprenden- insieme, come una musica dalla tonalità, da tore di Spettacoli e Cultura per Repubblica di Palermo e critico te armonia, tesa a interrogare nel profondo lo quel nero di fondo e visibile, solo nei contor- cinematografico per il settimanale Centonove. Ha scritto il li- spettatore. Dunque, che cosa racconta ni”. Di conseguenza, nelle sue quasi impercet- bro “La memoria degli altri. Il cinema di Roberto Andò” (edi- quest’opera? Il quadro di Guttuso rivive nelle tibili (eppure così incisive, in linea con un’e- zioni Kaplan, 2013). È intervenuto sul cinema di Andò all’Uni- variazioni cromatiche dal grigio al colore e nel voluzione interiore) variazioni visive, di colori versità di Yale il 30 marzo 2012 e partecipato al settimo Yale continuo passaggio di uomini e donne, di e sfumature, l’opera presentata al Teatro Mas- Festival of Italian Cinema. Inoltre, sempre all’Università di venditori e acquirenti, di colori, suoni, mondi simo esalta questo “quadro nero”, come ama- Yale, nel 2014 ha tenuto una lezione di cinema e letteratura che si incontrano e si abbandonano, in una va ripetere lo stesso pittore di Bagheria, sul romanzo “Il trono vuoto” e sul film “Viva la libertà”. 29 n. 26

Rassegne Visioni di cine(ma) indipendente per i nostri occhi stanchi A Reggio Calabria la seconda edizione di Visioni di cine(ma) indipendente per conoscere un cinema inconsueto e destabilizzante, provocatorio, ma in grado di rinnovare lo sguardo e farci guardare dove spesso non riusciamo a vedere Con la seconda edizione dell’iniziativa nello scorso mese di dicembre. di Visioni di cine(ma) in- Senza abbandonare i principi che ci avevano dipendente il Circolo del animato, ci è sembrato nello stesso momento Cinema FICC “Cesare ambizioso, ma interessante continuare, da Zavattini” di Reggio Ca- parte nostra, a sperimentare. Abbiamo cerca- labria ha voluto prose- to, nell’ambito di un cinema non consueto, ciò guire un discorso inizia- che si muove in linea con una sperimentazio- to un anno fa quando, ne o una novità espressiva. Un cinema che proponendo per la pri- muovesse da necessità autentiche e forte- ma volta l’iniziativa, ha mente motivate. Non è l’originalità a tutti i co- offerto ai cineasti giova- sti, ma quella che spinge verso la visione di Tonino De Pace ni e più generalmente a immagini nuove accompagnata da una solidi- chi si affaccia alla realizzazione del cinema con tà teorica, da una visione particolare delle co- pochi o senza mezzi, una piccola occasione per se del mondo. Con questo spirito si crea un ci- mettere in vetrina le proprie opere. Poco im- nema nuovo, che moltiplica, come in un portava se questo cinema guardasse alla speri- caleidoscopio, le possibilità e le variabili infi- mentazione delle immagini e dei suoni oppure nite di una complessità che non finisce mai di alla narrazione classica. Ci sembrava invece stupire. La seconda edizione si è quindi carat- necessario comprendere il percorso, più o me- terizzata attorno alla visione di tre differenti no concettuale che si manifesta quando si pen- modi di ridisegnare i confini del cinema. Tre sa al cinema come mezzo espressivo. Riteneva- ospiti con traiettorie artistiche completamen- mo che fosse doveroso per un un’ associazione te differenti hanno arricchito i tre giorni di la- voro e di visione delle loro immagini e degli altri giovani cineasti che sono stati ospiti del programma. Dal 20 al 22 dicembre sullo scher- mo di una piccola sala di Reggio Calabria, si sono avvicendate le opere di tre autori, che raccontano il mondo guardandolo da un’al- tra prospettiva. Luca Ferri (Bergamo), Jonny Costantino (Bologna) e il collettivo di Caneca- povolto (Catania) han- no dato vita alla tre di cultura cinematografica guardare a questo giorni del cinema indipendente. Lo sguardo fenomeno in crescita, così come sono in cresci- nero e impietoso di Ferri, quello poetico di ta esponenziale i mezzi per realizzare piccole Costantino e quello scientifico di Canecapo- opere visive, offrendo uno spazio libero da volto, hanno aperto agli spettatori nuovi e ori- competizioni, un’arena in cui confrontarsi con ginali spazi visivi. Accanto a loro i giovani ci- il pubblico e con gli altri autori. L’esperimento neasti, sicuramente meno famosi, ma non è andato bene e l’arena di confronto, senza meno interessanti e su tutti il duo {movimen- censure e senza neppure una selezione pre- tomilc} di Michele Tarzia e Vincenzo Vecchio. o anche nel gelido, ma sensuale “Il firmamen- ventiva, ha dato i suoi frutti. Sono stati due Il cinema di Luca Ferri, appena reduce dal fe- to” tratto da Antonio Moresco. Per finire l’an- giorni di proposte visive originali, racconti e stival di Torino con il suo “Abacuc” racconta ticinema di Canecapovolto che nella breve mi- immagini che con libertà espressiva racconta- con un estremismo visivo, la catastrofe cultu- sura di compositi cortometraggi di opere vano mondi interiori o interpretandoli con la rale e sociale. “Magog” [o l’epifania del barba- come “Helmut Doppel/Alfa” o “Stereo verso propria visione del cinema. Il senso delle vi- gianni] o il paradigmatico Kaputt/Katastrophe infinito” riflette sul tempo e sulle sue infinite sioni del cinema indipendente ci sembrava sono film che sembrano accompagnarci den- variabili. Un cinema invisibile, provocatorio, fosse stato rispettato. È stato il desiderio di al- tro un buco nero, visioni che si fanno sberleffo destabilizzante che scopriamo pezzo a pezzo largare lo sguardo, di ampliare le prospettive ed insieme epifania del reale. In antitesi il ci- e che ci fa vedere quello che i nostri occhi a provando a saggiare le immagini ancora più nema di Jonny Costantino, con il suo sguardo volte troppo stanchi, non sono in grado di ve- strutturate, consolidate dentro una poetica di poetico trova un lirismo originale anche dere. lungo respiro ad ispirare una nuova strada quando racconta ironicamente il degrado del per la realizzazione della seconda edizione paesaggio calabrese in “Le Corbousier in Calabria” Tonino De Pace 30 [email protected] Associazionismo Nazionale di Cultura Cinematografica Un’ Assemblea FEDIC ricca di prospettive per il futuro Montecatini 27 febbraio - 1 marzo 2015

Un’ Assemblea con tan- questa effige; per una loro più precisa conno- te iniziative per rilan- tazione cinematografica che punti ad essere ciare il futuro della un appuntamento di riferimento da parte dei FEDIC. E’ quanto av- filmmaker, soprattutto FEDIC; condividere al- venuto a Montecatini cune specificità dei singoli Festival rendendo negli incontri che han- no coinvolto Consiglio Direttivo, Presidenti, responsabili di attivi- Paolo Micalizzi tà. E le iniziative si so- no aperte proprio con una riunione tra i Consiglieri Nazionali FE- DIC, Membri della Commissione Scientifica della Cineteca FEDIC e Membri della Reda- zione della Rivista on-line “Carte di Cinema”, coordinata da chi scrive nelle vesti di Presi- I tre premiati della “Classifica Cineclub Fedic 2014”: dente della Commissione e di Direttore della Un momento della riunione del Consiglio Direttivo da sini. Carlo Menegatti( Cineclub Delta del Po), Pio Rivista. Ne è scaturito uno scambio di idee uscente, poi riconfermato con la sola aggiunta di Bruno (Cineclub Cagliari), Sergio Brunetti( Cineclub che sicuramente sarà utile per il prosegui- Maurizio Palmieri (foto di Alessandro Casola) Corte Tripoli Cinematografica). (foto di Alessandro mento delle due attività, con risultati sempre Casola) più positivi. In particolare poi è stato stabilito disponibili così alcuni contenuti a favore dei che la Commissione Scientifica della Cineteca consociati. L’intento è quello di creare una fattiva collaborazione. Hanno poi relazionato viene trasformata in Commissione Scientifi- piattaforma Web nel cui interno i vari Festival sull’attività svolta i Soci incaricati a portare ca FEDIC con il compito di coordinare anche possano posizionare dati statistici o di riferi- avanti per la Fedic alcune iniziative. Al termi- mento utili nell’elaborazione di particolari Se- ne sono state approvate sia la relazione del zioni del Festival. E soprattutto fornire ai soci Presidente che quella finanziaria del Tesorie- la possibilità di iscriversi contemporanea- re e del collegio dei Sindaci Revisori. Infine, le mente a tutti i Festival aderenti. Nel corso dei elezioni del nuovo Consiglio Direttivo che lavori dell’Assemblea sono stati presentati il hanno visto la conferma a Presidente di Ro- n°4 di Carte di Cinema, il videogiornale FE- berto Merlino e la nomina a componenti del DIC 2014, curato da Giorgio Sabbatini, che Consiglio di Laura Biggi, Gianluca Castellini, comprende una serie di attività principali Antonella Citi, Pierantonio Leidi, Maurizio Alcuni dei partecipanti dell’incontro tra Consiglio svolte da Cineclub e Soci, la tesi di Laurea di Direttivo Fedic, Membri della Commissione Scientifica Andrea Mugnai “La FEDIC e le sue origini”, Cineteca Fedic e Membri della Rivista on-line l’Inno FEDIC scritto da Miriano Vannozzi con “Carte di Cinema”: da sin. Roberto Merlino, Lorenzo la musica di Giovanni Scapecchi e l’esecuzio- Bianchi Ballano, Maurizio Villani, Paolo Micalizzi, Elio ne di Fabrizio Florio e Nicola Gerbi accompa- Girlanda, Giancarlo Zappoli (foto di Giorgio Sabbatini) gnati dalla chitarra di Antonino Ielo. Sono stati anche consegnati gli assegni-contributo altre attività culturali della Federazione Italia- ai Cineclub piazzati ai primi tre posti nella na dei Cineclub. Un’apposita riunione degli “Classifica Cineclub FEDIC 2014” in base alla organizzatori dei Festival FEDIC, coordinata partecipazione associativa FEDIC valutata da Gianluca Castellini, ha visto il confronto con parametri oggettivi: sono stati premiati Distribuzione di materiali attinenti l’attività dei Cineclub tra diversi responsabili per dare vita ad una (foto di Alessandro Casola) Rete Festival FEDIC (Reff) che per ora conta sull’adesione di 14 soci, con l’obiettivo di arri- Palmieri, Giorgio Ricci, Giorgio Sabbatini, Vi- vare ad una maggiore collaborazione fra di lo- vian Tullio, con l’aggiunta dei Responsabili ro per la stesura di un Calendario che possa delle Giunte Regionali Alessandro Casola armonizzare al meglio le iniziative nate sotto (Lombardia) e Antonio Tosi (Toscana). Una mini lezione della Segretaria Vivian Tullio sulla compilazione delle schede ministeriali 2016 ha preceduto uno spazio ai Club con in- terventi di alcuni Presidenti. Infine le conclu- Esecuzione dell’inno Fedic: alla chitarra Antonino Ielo, sioni del Presidente neo-eletto. Un’ Assem- canta Fabrizio Florio (foto di Alessandro Casola) blea, svoltasi in un clima di serenità e di amicizia, che ha evidenziato la vitalità di una nell’ordine i Cineclub Corte Tripoli Cinemato- Federazione sia sul piano aggregativo che su grafica, Cagliari e Delta del Po. Nella sua rela- quello dell’attività culturale sempre più rivol- Un’immagine dello svolgimento dell’Assemblea Fedic. zione morale il Presidente FEDIC uscente Ro- ta alla conoscenza degli autori FEDIC e del ci- Sta parlando Giorgio Sabbatini. (foto di Alessandro berto Merlino ha sottolineato di aver lavorato nema. Casola) con il Consiglio in un clima di serenità e di Paolo Micalizzi 31 n. 26 I “ragazzi” che vogliono fare cinema ogni anno al Valdarno Cinema Fedic Quest’anno dal 6 al 9 maggio sempre a San Giovanni Valdarno (Arezzo) Ebbene sì, sono passa- ti trentatrè anni dal fa- tidico giorno del No- vembre 1982 in cui, con un atto notarile stipu- lato fra il Comune di San Giovanni Valdar- grosso contributo al festival, sia come autore iniziative interessanti, quali tour organizzati no, l’Associazione In- che come critico, tant’è vero che dopo la sua in collaborazione col Comune dei luoghi cine- tercomunale Valdarno morte avvenuta il 13 Aprile 1996, il comune di matografici del Valdarno, esplicati da un libro Superiore Sud, la Fedic San Giovanni Valdarno con il suo specifico scritto dal Presidente del Comitato stesso Ste- Nazionale ed il Cine- Assessorato alla Cultura ha iniziato a coordi- fano Beccastrini per valorizzare e far conosce- Serena Ricci club di San Giovanni nare dal 2005 un premio interamente dedica- re il territorio valdarnese ai frequentatori del Valdarno, nacque il Comitato Organizzatore to a lui in collaborazione con il Valdarno Cine- festival. Importante è anche la sezione scuola del Festival Valdarno Cinema Fedic. L’idea ma. Le caratteristiche principali dei film che prevede la proiezione di un’opera riguar- venne alla luce durante un soggiorno in un al- cosiddetti “indipendenti” che partecipano al dante la formazione e l’educazione scolastica, bergo di Torino in occasione di un Convegno, festival, tra le infinite sfaccettature, in parti- accuratamente presentata dal regista, a cui dal Presidente della Fedic Nazionale, Adriano colare ne hanno due: sono spesso realizzati parteciperanno molti istituti del Valdarno, in Asti, il quale propose di trasferire lo storico con pochi mezzi tecnici, ma con competenze attesa di creare una continuità didattica du- Festival Nazionale da Montecatini Terme a artistiche di grande livello, e, al tempo stesso, rante l’anno scolastico. Questa formula della San Giovanni Valdarno, poiché a Montecatini viene lasciata totale libertà espressiva al loro mattinata dedicata alle scuole, sta avendo il Concorso da Nazionale era diventato Inter- regista. Gli autori, però, soprattutto quelli Fe- successo perché implica una partecipazione nazionale. Nel Gennaio 1983 Marino Borgo- dic tengono molto al giudizio critico formati- attiva delle classi, non dedite solo alla mera vi- gni, Presidente del Cineclub Fedic Sangiovan- vo formulato da un addetto ai lavori, per cui sione del film, ma anche ad una rielaborazio- nese, venne nominato Presidente del nuovo nell’edizione di quest’anno abbiamo inserito ne successiva fra i banchi di scuola. Fra i ra- Festival ed Amedeo Fabbri, Segretario del Ci- la figura di Franco Piavoli (vedi articolo di Pa- gazzi delle Università toscane e delle scuole neclub, fu investito del ruolo di Direttore. So- trizia Masala “Sinfonia d’immagini: il cinema superiori verranno reclutati degli studenti vo- no trascorsi tanti anni da quel giorno, il Festi- di Franco Piavoli” in Diari di Cineclub n. 25 lontari per la costituzione di una giuria giova- val è cresciuto e ha visto tanti personaggi Febbraio 2015), il quale commenterà le opere ni per il Concorso e per coordinare l’ufficio anche di fama internazionale come Diego degli autori Fedic, proiettate e discusse in sala stampa in ogni suo aspetto; sicuramente sarà Abatantuono, Giancarlo Giannini, Gabriele in una sezione particolare chiamata “Spazio un’esperienza formativa per gli studenti, ai Salvatores, Michele Placido, Sergio Castellit- Fedic”. Franco Piavoli, che proviene egli stes- quali verranno riconosciuti crediti per la loro to, Francesca Archibugi, addirittura maestri so dalle file della Federazione Italiana dei Ci- carriera scolastica. Il bando del concorso ha come Michelangelo Antonioni e Mario Moni- neclub, è l’esempio per tutti gli autori di cine- come scadenza il 4 Marzo. Molti sono gli auto- celli camminare sullo sfolgorante tappeto ros- ma indipendente, un’esperienza a cui tutti i ri che stanno inviando opere di ogni genere, so del cinema teatro Masaccio; all’interno registi del cinema d’autore fanno sempre ri- che sono già in fase di selezione da parte di dell’organizzazione purtroppo ci sono state corso con riconoscenza. Ha diretto “Il pianeta una pregiuria composta da Angelo Tantaro, gravi perdite in questo periodo, come quelle azzurro” (1981), che Andrej Tarkovskij definirà Elisa Naldini, Jacopo Fontanella, Giacomo di Adriano Asti, Amedeo Fabbri e Marino Bor- un capolavoro; “Nostos. Il ritorno” (1989); “Vo- Bronzi, Giulio Soldani, Serena Ricci, Simone gogni, che ha svolto sempre egregiamente il ci nel tempo” (1996); “Al primo soffio di vento” Emiliani per selezionare le opere più merite- suo ruolo di Presidente ed ha favorito con la (2002). Capita spesso che i film indipendenti voli per concorrere e per essere sottoposte alla sua grande anima e intelligenza emotiva lo siano fuori dal comune per i significati indotti visione di una giuria qualificata, che decre- sviluppo del Festival in territorio sangiovan- o comunque per lo spirito generale, che oltre terà i vincitori dell’edizione 2015, durante la nese e nazionale. Il Valdarno cinema, fin dalla ad avvalersi spesso di attori non noti finisce serata del Sabato 9 Maggio. Tutte le informa- sua nascita è stato “autonomo” e col passare per lanciare una “frecciata” culturale per com- zioni sono a disposizione sul sito www.cine- degli anni ha mantenuto e tratto una grande battere il conformismo generale. Tutto questo mafedic.it. Il Comitato Organizzativo, il Co- forza di identità nella sua promozione del ci- finisce per generare una sorta di circolo vizio- mune di San Giovanni e la Fedic, sono già nema “indipendente”. Quando si pensa a que- so, che il cinema autonomo cerca di spezzare pronti per l’accoglienza. Un ringraziamento sta tipologia cinematografica, probabilmente proponendo prodotti magari fuori dalla righe particolare del Comitato va a Silvio Del Riccio, vengono in mente i prodotti cosiddetti d’es- ma, in molti casi, qualitativamente di grande Direttore organizzativo insostituibile, Marti- sai, oppure pellicole il cui significato diventa valore. È per la ricerca di questo pregio che na Manzuoli attivissima segretaria factotum, profondamente meditativo, riflessivo, in altri molti autori e soci dei cineclub iscritti alla Fe- ai membri di Blanket, che ci aiutano con la tempi avrei scritto “non commerciale”. Eppu- dic e cineamatori di ogni genere aspettano tecnologia, Lorenzo Donnini, nostro fidato ri- re le realtà di questo genere vivono una pro- anche quest’anno l’edizione del Valdarno Ci- ferimento per le visioni di qualità, a Chiara pria bellezza perché non solo non si piegano nema, che si svolgerà dal 6 al 9 Maggio a San Ferretti, nostra zelantissima collaboratrice alle logiche di mercato, bensì promuovono Giovanni Valdarno per incontrarsi e per sen- per il web ed i social network. l’autenticità del pensiero dell’artista. Questo tire il parere dei giurati e del pubblico; ci sa- Vi attendiamo numerosi, era l’aspetto del festival che esaltava e che pia- ranno altri spazi dedicati agli autori Fedic col un caro saluto ceva molto al regista e critico nativo di San nome di “Vetrina” ed altri dedicati ad autori Serena Ricci Giovanni Marco Melani: secondo lui il Valdar- prettamente toscani, in uno spazio chiamato Responsabile Scuola Valdarno Cinema Fedic no cinema era propriamente una manifesta- “Spazio Toscana”. Per i soci Fedic che soggior- zione cinematografica “alternativa” che- ap neranno in alberghi del Valdarno gli organiz- *Valdarno Cinema Fedic è un festival di eccellenza ed parteneva al circuito di cinema di qualità zatori hanno stipulato importanti convenzio- è supportato da Diari di Cineclub che ne seguirà tutto il “underground”. Marco Melani ha dato un ni e sconti per vitto e alloggio. Ci saranno percorso 32 [email protected] Auguri don Roberto Sardelli Politica e cultura un binomio su cui scommettere per superare una crisi che non è solo economica «La politica è l’unico mezzo umano per libe- Auguri a don Roberto che quest’anno festeg- rarci. I padroni lo sanno bene e cercano di ad- gia 80 anni e da qualche anno abita nella stes- dormentarci. Ci portano il vino, la televisione sa strada dove fu girata una delle pagine più e i giradischi, macchine e altri generi di oppio. importanti del cinema italiano con “Roma cit- Noi compriamo e consumiamo. Serviamo ad ta aperta”, l’ultima scena in cui Pina (Anna aumentare la ricchezza padronale e a distrug- Magnani) muore sotto i colpi della violenza gere la nostra intelligenza. » dell’esercito tedesco. (Don Roberto Sardelli e la Scuola 725: Lettera al sindaco, Roma, 1968) Con questi auguri vogliamo ricordare un for- ... e dovevano ancora nascere le televisioni te incitamento che don Roberto rivolge alle “commerciali”. generazioni più giovani che, in questo caso, fanno volontariato: Targa che era stata posta al Parco degli Acquedotti vicino “..Quando ci si incontra in un contesto di vo- alla chiesa di San Policarpo a Roma nel VII Municipio. lontariato, qui le teste sono prevalentemente Il sito del territorio “ilquadraro.it” nell’agosto 2013 giovanili. Sono giovani che ogni sera si incon- scriveva “..ricordiamo che ormai la targa e’ illeggibile, trano con il mondo escluso, ma tacciono. Nel- posta per terra e, dove qualcuno, ignorandone la storia, la descrizione del primo contesto c’è l’assenza ci fa il barbecue, come facilmente si nota dalla terra dei giovani, qui c’è il loro silenzio: ascoltano o bruciata intorno. Invitiamo gli amministratori del nostro sentono? Non riesco a capire e glielo dico. Co- territorio a salvarne la civile memoria storica”. Oggi, me fanno a incontrarsi ogni sera con la mise- 2015, della targa rimangono solo mille pezzi spezzati. ria sociale, con la solitudine, con gli effetti più Riportiamo il testo: devastanti del nostro individualismo perso- «Sotto gli archi di questo Acquedotto, tra il 1936 e il nale e neoliberista e a non dare valenza politi- 1973, 650 famiglie italiane immigrate vi costruirono ca a una tale esperienza? Così la loro stessa fe- altrettante baracche, e nella povertà vi vissero una de e la loro umanità diventano pratiche e ne storia di lotte per affermare davanti alla città il diritto seppelliscono l’élan profetico facendone una re- ad una esistenza degna. Una umanità nuova uscì ligione-oppio. I silenzi parlano di rassegnazione dalla disperazione prefigurando un cambiamento Don Roberto Sardelli sociale e culturale da ricordare e raccontare alle future generazioni. Posta, nell’ indifferenza delle istituzioni, da Primavera Romana 10.10.2010»

all’immodificabilità delle strutture dell’orga- nizzazione sociale, lasciano tranquilli i gover- ni della città che producono esclusione e alie- nazione che loro stessi ogni sera soccorrono, ma non combattono. Dei problemi sociali, ve- dono solo il lato assistenziale, aprono le men- se e le raddoppiano il giorno di Natale e di Pa- squa e così facendo mettono una mano sulla bocca del povero perché non gridi la sua di- gnità e riceva in silenzio l’elemosina del pote- re. Quali chiese, quali gerarchie hanno inse- gnato a questi giovani a compiere simili delitti? Ma… silenzio! Sentono, ma non ascol- tano. Eppure bisogna insistere perché se è possibile un altro mondo è possibile anche un’altra città, un altro quartiere, è possibile comunicare”. (da “Ragazzo, perché senti, soccorri, e non ti ribelli?” di don Roberto Sardelli)

Tra la diversa bibliografia segnaliamo “Vita di borgata”. Storia di una nuova umanità tra le baracche dell’Acquedotto Felice a Roma. Ro- Sequenza dal film “Non Tacere” (2007), un documentario di Fabio Grimaldi, 60’, produzione Blue Film. Nel 1968 berto Sardelli (2013) edizioni KURUMUNY. Don Roberto Sardelli fondò la scuola 725 a Roma tra i baraccati dell’”Acquedotto Felice”. Egli andò a vivere in quel Della stessa casa editrice uscirà a breve, il suo luogo di emarginazione condividendo problemi e speranze degli abitanti della periferia. Attualmente la diffusione ultimo libro “Il Neo di Francesco”. del documentario continua attraverso una rete di scuole superiori dove Don Roberto Sardelli e i suoi collaboratori dibattono e si confrontano con ragazze e ragazzi sui temi enucleati dal documentario: l’emarginazione, le nuove povertà, il ruolo della fede e la testimonianza cristiana,la necessità di un impegno etico e politico nella società di per Diari di Cineclub oggi etc. Inoltre il documentario viene diffuso anche oltre i confini di Roma e nei circoli Arci in tutta Italia Angelo Tantaro (a cura)

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Abbiamo ricevuto Diari di Cineclub Periodico indipendente di cultura e informazione cinematografica Fabio Pittorru. Uno scrittore per il Responsabile Angelo Tantaro cinema e per la televisione Via dei Fulvi 47 – 00174 Roma [email protected] Comitato di Consulenza e Rappresentanza Inquadrature. Quaderni di cinema, Comune di Cecilia Mangini, Giulia Zoppi, Luciana Castellina, Enzo Natta, Citto Anno IV Maselli, Marco Asunis n. 26 - marzo 2015 Ferrara, Assessorato alle Politiche e istituzioni a questo numero ha collaborato in redazione Maria Caprasecca la pagina di facebook è curata da Patrizia Masala Culturali. Quaderno a cura di Paolo Micalizzi Edicola virtuale dove trovare tutti i numeri: www.cineclubromafedic.it La testata è stata realizzata da Alessandro Scillitani Fabio Pittorru. Uno scrit- Grafica e impaginazione Angelo Tantaro tore per il cinema e per la La responsabilità dei testi è imputabile esclusivamente agli autori. televisione riguarda un I nostri fondi neri: prolifico autore di cui Il periodico è on line e tutti i collaboratori sono volontari. quest’anno ricorre il ven- Il costo è zero e viene distribuito gratuitamente. tennale della morte (1928- Manda una mail a [email protected] 1995). Fabio Pittorru è sta- per richiedere l’abbonamento gratuito on line. to un intellettuale ferrarese Edicole virtuali attivo negli anni Cinquan- (elenco aggiornato a questo numero) ta insieme a personaggi dove poter leggere e/o scaricare il file in formato PDF come Florestano Vancini, www.cineclubromafedic.it Ezio Pecora, Massimo Sani www.ficc.it e Renzo Ragazzi che si so- www.cinit.it no poi distinti come regi- www.fedic.it sti nel cinema e nella tele- www.cineclubsassari.com visione, a livello nazionale. www.umanitaria.ci.it Insieme a Massimo Feli- blog.libero.it/Apuliacinema satti costituì un solido so- www.ilquadraro.it dalizio che li portò alla www.cgsweb.it stesura di romanzi e di www.sardiniafilmfestival.it sceneggiati televisivi co- www.arciiglesias.it me “Qui squadra mobile” www.associazioneculturalejanas.com che negli anni Settanta portò i giornalisti a definirli “I padri degli sceneg- www.youtube.com/user/JanasTV1 giati polizieschi”. Al cinema Fabio Pittorru si avvicinò negli anni ‘50 realiz- www.babelfilmfestival.com zando documentari sul Po e sul basso ferrarese inquadrandone aspetti www.lacinetecasarda.it umani e sociali. Ha esordito come regista nel 1951 con “Comacchio piange”, www.retecinemabasilicata.it/blog opera sull’uccisione di un sindacalista in uno sciopero di braccianti, che per www.tysm.org i suoi contenuti fu bocciata e non vide mai la luce. Scrisse, oltre per altri www.cinemafedic.it documentari da lui diretti, soggetti e sceneggiature per opere, tra gli altri, www.moviementu.it di Florestano Vancini e Renzo Ragazzi. Una ventina in tutto, cosi come una www.giornaledellisola.it ventina sono quelli scritti per il cinema e per la televisione. Quelli per il ci- www.lifeafteroil.org nema attraversano un po’ tutti i generi, a testimonianza della sua curiosità www.storiadeifilm.it intellettuale e creatività artistica: film-inchiesta, gialli, ma anche comme- www.passaggidautore.it die erotiche la cui ispirazione derivava da autori illustri come Aristofane e www.cineclubalphaville.it Ruzante ma che gli interventi, soprattutto dei produttori più che dei regi- www.consequenze.org sti, tradivano nelle intenzioni dell’autore inventando situazioni esagerate www.educinema.it e titoli altisonanti in onore della moda vigente e del mercato per attrarre www.cinematerritorio.wordpress.com più pubblico possibile al botteghino. Ma dove Fabio Pittorru afferma la sua www.retecinemaindipendente.wordpress.com personalità e cultura è in opere come “La violenza: quinto potere” ( 1971) di Florestano Vancini che denuncia la collusione in Sicilia tra mafia www.alambicco.org e politica e “Mussolini ultimo atto” (1974) di Carlo Lizzani e nei film polizie- www.centofiori.de schi. Il poliziesco e la ricostruzione di inquietanti vicende giudiziarie sono www.sentieriselvaggi.it soprattutto alla base dei suoi soggetti e sceneggiature per la televisione(an- www-pane-rose.it ch’esse una ventina), che furono accolte con favore anche dalla critica e dal www.circolozavattini.it pubblico, come testimoniano le schede elaborate da Paolo Micalizzi in que- www.aamod.it/links sto volume di ben 230 pagine che costituisce il Quaderno n° 8 di “Inquadra- www.ilpareredellingegnere.it ture”, edito dal Comune di Ferrara. Un autore, Fabio Pittorru, la cui esatta f Diari di Cineclub conoscenza della sua prolifica produzione non è a tutti nota e che questo www.sardegnaeventi24.it studio-ricerca di Paolo Micalizzi approfondisce in maniera da poter essere www.bencast.it un fondamentale punto di riferimento. www.gravinacittaaperta.it www.ilclub35mm.com www.suurbanacollegno.it Paolo Micalizzi, giornalista, critico e storico del cinema. Ha esordito a vent’anni come Critico www.anac-autori.it cinematografico del Quotidiano “Gazzetta Padana” di Ferrara proseguendo l’attività con la www.officinavialibera.it collaborazione a Riviste di cinema (una decina) e dal 1969 a “Il Resto del Carlino”. Dal febbra- www.asinc.it io 2015 è Direttore di “Carte di Cinema” edita dalla Fedic, con la quale collabora per iniziative www.usnexpo.it come il “Premio Fedic” (dal 1993) ed il “Forum Fedic” (dal 1995) alla Mostra di Venezia. Ha www.monserratoteca.it diretto Festival ed ha scritto una decina di libri di cinema.

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