ALLA RICERCA DELLE TRACCE DEL PASSATO

. Il quartiere ha origini molto antiche: . Il toponimo , citato nelle antiche le campagne del territorio di carte come Veglantino, deriva forse da una Veglantino (toponimo del 1164) base Vigilantinus aggettivo di vigilantes infatti, furono quelle assegnate agli ("guardie", "posto di guardia") o, in esuli milanesi di e alternativa, perché posto a venti (latino dopo che l’imperatore viginti) miglia (latino miliarium = 1,5 Km) da di Germania Federico Barbarossa nel Pavia. 1161 assediò e distrusse la città di Milano che si era ribellata agli editti imperiali. . L’insediamento degli esuli fu chiamato Borgo Santa Maria e alla Madonna, i milanesi nel 1167 costruirono una cappella dove ora sorge la chiesa di S. Maria Assunta.

Porta Romana in un’incisone del 1700 In una seduta comunale del 1865, si cita il Casale Vigentino, come il luogo in cui ripararono i Milanesi quando nel 1161 Federico Barbarossa distrusse la città." Al Vigentino si arriva percorrendo da Porta Romana la via Vigentina che prende tal nome perché conduce alla , la quale si chiama così perché si esce da essa per andare al casale Vigentino. Successivamente la via divenne "Corso di Porta Vigentina”, essendo chiamata "corso" ogni via che conduce direttamente dal centro a una porta principale della città. In realtà quella "Vigentina" non era una vera e propria "Porta" ma una "pusterla" ausiliaria di Porta Romana, aperta nel sec. XVII per scopi pratici nel tratto di mura (Bastioni) da Porta Romana a Porta Lodovica e senza alcuna corrispondenza amministrativa territoriale. Dalla Porta Vigentina inizia la via dedicata, nel 1878, a Giuseppe Ripamonti (1577-1643), sacerdote, dottore e professore dell'Ambrosiana, storico e scrittore latino. Si tratta una delle vie più lunghe di Milano (circa 6,2 Km) e che, data la sua direzione all'incirca Nord-Sud, attraversa e divide in due parti (Orientale e Occidentale) il casale Vigentino.