DI CASALUCE PROVINCIA DI

VARIANTE PUNTUALE AL PIANO REGOLATORE GENERALE FINALIZZATA ALLA RALIZZAZIONE DI UN UNITA' PRODUTTIVA DI CARATTERE TERZIARIO IN VIA LEMITONE II TRATTO

PROCEDIMENTO DELLO SPORTELLO UNICO DELLE IMPRESE (S.U.A.P.) AI SENSI DELL'ART. 8 DEL D.P.R. 07.09.2010 N. 160

RELAZIONE TECNICA GENERALE

1. Premessa; 2. Verifica della coerenza con le previsioni dell’art. 8 del D.P.R. 160/2010; 3. La Proposta di Variante in relazione al P.R.G. del Comune di Casaluce (CE); TAVOLA 4. Dimensionamento della Variante - Parametri Urbanistici; URB. 01 5. Classificazione dell’Area d’Intervento in rapporto al PTCP; 6. L’area destinata a Standards; 7. Il Progetto; 8. Schema volumetrico; 9. Tipologia costruttiva; 10. Impianto smaltimento delle acque; 11. Fornitura idrica e del gas; 12. Relazione relativa al DPCM 01/03/1991; 13. Inquinamento Acustico; 14. Abbattimento delle polveri diffuse; 15. Smaltimento Rifiuti.

IL PROPONENTE IL PROGETTISTA PROGETTI INDUSTRIALI S.R.L. Arch. Pasquale RICCARDO

ORDINE DEGLI ARCHITETTI DELLA PROVINCIA DI CASERTA ISCRITTO ALL'ALBO N. 1176

Data: Novembre 2018

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VARIANTE PUNTUALE AL PIANO REGOLATORE GENERALE FINALIZZATA ALLA RALIZZAZIONE DI UN UNITA' PRODUTTIVA DI CARATTERE TERZIARIO IN VIA LEMITONE II TRATTO

PROCEDIMENTO DELLO SPORTELLO UNICO DELLE IMPRESE (S.U.A.P.) AI SENSI DELL'ART. 8 DEL D.P.R. 07.09.2010 N. 160

Proponente Progettista Progetti Industriali S.r.l. Arch. Pasquale Riccardo

1 Indice

1. Premessa………………………………………………………………………………………………...pag. 2 2.Verifica della coerenza con le previsioni dell’art. 8 del D.P.R. 160/2010………………………………pag. 2 3. La Proposta di Variante in relazione al P.R.G. del Comune di Casaluce (CE)…………………………pag. 3 4. Dimensionamento della Variante - Parametri Urbanistici………………………………………………pag. 4 5. Classificazione dell’Area d’Intervento in rapporto al PTCP…………………………………………....pag. 6 6. L’area destinata a Standards…………………………………………………………………………….pag. 6 7. Il Progetto……………………………………………………………………………………………….pag. 6 8. Schema volumetrico…………………………………………………………………………………….pag. 7 9. Tipologia costruttiva….…………………………………………………………………………………pag. 8 10. Impianto smaltimento delle acque……………………………………………………………………..pag. 8 11. Fornitura idrica e del gas………………………………………………………………………………pag. 9 12. Relazione relativa al DPCM 01/03/1991………………………………………………………………pag. 9 13. Inquinamento Acustico………………………………………………………………………………...pag. 10 14. Abbattimento delle polveri diffuse…………………………………………………………………...... pag. 10 15. Smaltimento Rifiuti………………………………………………………………………………….....pag. 10

2 1. Premessa Il presente progetto si riferisce alla realizzazione di una unità a carattere produttivo e terziario su istanza della ditta PROGETTI INDUSTRIALI S.R.L., codice fiscale – P. Iva: 04364990616, con sede in Via J. Kennedy n. 9, 81030 Casaluce (CE). L’unità produttiva è rivolta all’attività di produzione di “cassette in legno” per l’ortofrutta e la movimentazione di merci di ogni genere, con lo scopo di contenere, proteggere, stoccare e facilitare il trasporto della merce fino a destinazione. Ogni prodotto rispetta gli standard previsti dalla legge, la quale definisce nel dettaglio la tipologia dei materiali utilizzati e garantisce l’applicazione dei trattamenti fitosanitari specifici. La società PROGETTI INDUSTRIALI S.R.L., al fine di perseguire lo scopo prefissato, ha individuato l’area in oggetto anche in relazione sia alla posizione che alla logistica esistente che rende il sito ben visibile ed accessibile dalla viabilità extraurbana di scorrimento. Il lotto ha un estensione catastale di 6.270,00 mq, mentre l’area oggetto d’itervento è di mq 5.388,08 (superficie effettiva al netto della strada da ricacciare destinata al prolungamento e all’ampliamento della strada interna di penetrazione - Via Lemitone III Traversa). L’impianto produttivo ha una superficie coperta di mq 2.100,00.

2. Verifica della coerenza con le previsioni dell’art. 8 del D.P.R. 160/2010 L’ art. 8 del D.P.R.160/2010 statuisce che “nei comuni in cui lo strumento urbanistico non individua aree destinate all'insediamento di impianti produttivi o individua aree insufficienti, fatta salva l'applicazione della relativa disciplina regionale, l'interessato può richiedere al responsabile del SUAP la convocazione della conferenza di servizi di cui agli articoli da 14 a 14-quinquies della legge 7 agosto 1990, n. 241, e alle altre normative di settore, in seduta pubblica…” In effetti è la cosiddetta “variante urbanistica accelerata” che consente l’approvazione del progetto di insediamento produttivo a condizioni determinate. Tale procedura ha la necessità di alcuni presupposti fondamentali tra i quali, appunto, la mancata individuazione delle aree destinate a insediamenti produttivi nello strumento urbanistico comunale o l’insufficienza delle stesse. Nel caso dell’intervento proposto, lo strumento urbanistico vigente del Comune di Casaluce non prevede la specifica destinazione per la realizzazione di un impianto produttivo in quanto le aree a destinazione per Piani di Insediamenti Produttivi non sono disponibili perché, per esse, non è mai stato approvato un piano attuativo che ne consentisse l’assegnazione. Stante quindi la mancanza di aree disponibili nel territorio Comunale di Casaluce destinate dal vigente Piano Regolatore Generale a tale scopo, si richiede, con la presente procedura, la variazione di destinazione urbanistica dell’area interessata all’intervento. La presente richiesta viene quindi inoltrata al responsabile del SUAP affinché convochi una conferenza di servizi di cui agli articoli da 14 a 14-quinques della legge 7 agosto 1990, n. 241, e alle altre normative di settore, in seduta pubblica avente ad oggetto la variazione di destinazione delle aree ai sensi dell’art. 8 (Raccordi procedimentali con strumenti urbanistici) del Decreto del Presidente della Repubblica 7 settembre 2010 n. 160 recante ‘Regolamento per la semplificazione ed il riordino della disciplina sullo sportello unico per le attività produttive, ai sensi dell’art. 38, comma 3, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008’.

3. La Proposta di Variante in relazione al P.R.G. del Comune di Casaluce (CE) Il Comune di Casaluce è dotato del Piano Regolatore Generale, adottato con Delibero di Consiglio Comunale n. 73 del 15.06.1982 ed approvato con Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 4967 del 10.06.1987. La proposta progettuale varia una parte del Zona Omogenea E, zona agricola del vigente P.R.G., posta ad ovest rispetto all’abitato di Casaluce in via Lemitone II° Tratto e nelle vicinanze della Strada Provinciale SP 335 all’uscita di

3 – Casaluce. Gli ambiti circostanti compresi in un raggio di 500 metri sono caratterizzati prevalentemente da destinazione di tipo agricola e residenziale. Catastalmente l’area è individuata al foglio 9 particella 5545 con le seguenti caratteristiche: seminativo arboreo di 1° classe con superficie catastale di mq 6.270,00 rendita dominicale di € 171,62 e rendita agraria di € 69,62. Di seguito si riporta la visura catastale ed il mappale del terreno interessato da tale procedura.

4 Le destinazioni d’uso consentite sono relative alle attività di coltivazione agricola, quelle residenziali connesse, nonché le attività di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli di produzione propria. Le prescrizioni di zona si attuano attraverso il Permesso di Costruire diretto. Di seguito i parametri d’intervento previsti dalle N.T.A. del vigente P.RG.

Parametri d’intervento in zona omogenea E – Verde agricolo – del P.R.G.

Superficie minima del fondo 5.000 mq Indice fondiario per abitazione 0,030 mc/mq Indice fondiario per locali strettamente necessari alla conduzione del fondo 0,020 mc/mq Altezza massima 7,50 ml Numero piani fuori terra 2 Distanza minima dai confini 10,00 ml Distanza minima dalle costruzioni ricadenti su terreno di proprietà aliena 15,00 ml Distanza dal ciglio stradale 20,00 ml

4. Dimensionamento della Variante - Parametri Urbanistici L’area interessata dal progetto si colloca, quindi, nella zona E, ad est del territorio del Comune di Casaluce, in località Aprano in via Lemitone II Tratto. Nello specifico, l’intervento è ubicato in un’area delimitata nord dalla strada di penetrazione via Lemitone III Traversa con prrsenza di alcuni insediamenti residenziali, a sud e ad est da aria agricola, ad ovest da via Lemitone II Tratto. L’intervento proposto ricade in zona E, Verde Agricola, del Piano Regolatore Generale vigente, pertanto, l’intervento dovrà essere approvato in Variante al P.R.G., con le procedure previste dall’art 8 del D.P.R. n. 160/2010. Come detto in precedenza il lotto ha un estensione catastale di mq 6.270,00 mentre, l’area oggetto d’intervento ha una superficie di 5.388,08 mq che rappresenta la superficie effettiva al netto della strada da ricacciare destinata al prolungamento e all’ampliamento di Via Lemitone III Traversa da cedere al comune, invece l’area destinata a standard urbanistici è di 538,81 mq (nella fattispecie 540,17 mq di standard di progetto). Pertanto la superficie fondiaria è di mq 4.847,91.

Dimensionamento e Norme Urbanistiche di Attuazione

Superficie catastale del lotto 6.270,00 mq Superficie ampliamento strada da cedere al comune 881,92 mq Superficie area d’intervento (mq 6.270,00 - 881,92 mq) 5.388,08 mq Area a Standard da cedere al comune (D.M. 1444/68: il 10% dell’area d’intervento) 538,81 mq Area a Standard di progetto da cedere al comune 540,17mq Superficie fondiaria (mq 5.388,08 - 540,17 mq) 4.847,91 mq Indice di Copertura fondiario 50% max (della superficie fondiaria) 2.423,95 mq Altezza massima 20,00 ml Numero piani fuori terra 5 Distanze dalle strade D.P.R. 495/92 Distanza minima dai confini 5,00 ml Distanza dai fabbricati 10,00 ml Superficie permeabile 50% Sup. scoperta

5 Inquadramento generale infrastrutturale su base cartografica

Vista aerea dell’area oggetto della procedura in corso mediante D.P.R. 160/2010

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6 Dalla ricognizione della strumentazione urbanistica vigente del Comune di Casaluce, si rileva che non sono presenti aree destinate all’insediamento di impianti produttivi con caratteristiche dimensionali e di localizzazione capaci di accogliere l’impianto oggetto della presente relazione, così come un contesto di riferimento funzionale alla specificità dell’attività proposta, richiede. Il progetto per la realizzazione della struttura intesa come attività produttiva e commerciale, ai sensi dell’art. 8 del Decreto del Presidente della Repubblica 7 settembre 2010 n. 160, ha come presupposto la variante alla strumentazione urbanistica vigente. Sono escluse dall’applicazione del presente articolo le procedure afferenti alle strutture di vendita di cui agli articoli 8 e 9 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n.114. Per rendere possibile l’attuazione del progetto in mancanza di una previsione adeguata nello strumento urbanistico vigente si procederà, quindi, attraverso l’attivazione di quanto previsto dal D.P.R. n. 160 art. 8 ossia chiedendo al Responsabile S.U.A.P la convocazione della conferenza dei servizi di cui agli articoli da 14 a 14-quinques della legge 7 agosto n. 241 e alle normative di settore, in seduta pubblica. Qualora l’esito della conferenza di servizi comporti la variazione dello strumento urbanistico, ove sussista l’assenso della Regione espresso in quella sede, il verbale è trasmesso al Sindaco ovvero al Presidente del Consiglio Comunale, ove esistente, che lo sottopone alla votazione del Consiglio nella prima seduta utile. Gli interventi relativi al progetto, saranno approvati secondo le modalità previste all’art. 15 del Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, di cui al D.P.R 6 giugno 2001, n. 380. L’articolo 8 del D.P.R. n. 160/2010 conferma il carattere eccezionale e straordinario della procedura di variante e necessita di una verifica di coerenza della proposta con lo strumento di pianificazione territoriale sovraordinato, ossia con il Piano di Coordinamento Provinciale.

5. Classificazione dell’Area d’Intervento in rapporto al PTCP Il PTCP è stato approvato con Delibera del Consiglio Provinciale di Caserta n. 26 del 26/04/2012; ha superato la Verifica Di Compatibilità con Delibera di Giunta Regionale n. 312 del 28.06.2012, pubblicata sul BUR n. 41 del 02.07.2012; è entrato definitivamente in vigore il 24.07.2012. Il progetto interessa un’area classificata PTCP come “Territorio Rurale e Aperto Complementare alla Città” che è definito all’art. 44 delle Norme di Attuazione. Articolo n. 44 Territorio rurale e aperto complementare alla città 1) Il territorio rurale e aperto complementare alla città comprende le parti del territorio rurale previste dal presente PTCP negli ambiti di Caserta e di intorno all'attuale territorio urbano e delimitate all'esterno dalle tracce della centuriazione. 2) Detta previsione è recepita dai Puc, nei limiti di cui all'art. 3, comma 4, al fine di:  evitare la saldatura dei preesistenti centri e nuclei edificati;  conservare gli elementi del paesaggio rurale storico (filari, strade e sentieri, canali, fontanili) e le permanenti attività produttive agricole. 3) Il territorio rurale e aperto complementare alla città è destinato dai Puc ad attività rurali in regime di inedificabilità, salvo il recupero dell'edilizia esistente, anche al fine di dotare tale territorio delle attrezzature essenziali di cui al comma successivo, senza incremento del carico insediativo. 4) Può altresì ospitare attrezzature di verde pubblico e spazi per attività ricreative e sportive senza nuova edificazione anche attraverso la realizzazione di un parco agricolo urbano, come previsto dalla legge della regione Campania 1 7/2003.

7 Classificazione dell’Area in rapporto al rischio idrogeologico Dalla consultazione del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PSAI), dei territori dell’ex Autorità di Bacino Campania Centrale, aggiornato nel 2015, (sito https://www.distrettoappenninomeridionale.it) si evince che l’area interessata all’intervento non è a rischio idrogeologico. Infatti nella consultazione del piano risulta pubblicata solo la tavola RI 430151 riferita ad una piccola porzione di territorio ubicata al margine nord del territorio comunale limitrofo ai Regi Lagni, mentre non risultano pubblicate per assenza di rischio le tavole relative all’altra porzione di territorio comunale. Pertanto, dalla consultazione emerge che la porzione di territorio del Comune di Casaluce oggetto di intervento non presenta nessun rischio, sia per quanto concerne la pericolosità idraulica che per il rischio idraulico. Di seguito si riporta la Tavola RI 430151 relativa all’unica porzione di territorio di Casaluce classificata a rischio come sopra menzionato.

Tavola RI 430151 ultimo aggiornamento del Comitato Istituzionale N. 1 del 23.02.2015

6. L’area destinata a Standards L’area destinata a Standards da cedere al Comune (vale a dire il 10% della superficie territoriale – ara d’intervento ai sensi dell’art. 5 del D.M. 1444/68) ha un’estensione di circa 540,17 mq ed è localizzata ad nord-ovest dell’area d’intervento. Ad essa si accederà direttamente dalla strada comunale ossia da via Lemitone II Tratto ed anche dalla strada di penetrazione interna via Lemitone III Traversa.

7. Il Progetto Sull’area d’intervento di 5.388,08 mq sarà posizionato l’edificio per l’attività produttiva e commerciale. Il fabbricato avrà una superficie lorda di 2.100,00 mq posto parallelamente lungo il suo lato corto alla strada comunale via

8 Lemitone II Tratto e dista dal ciglio di questa oltre i 20,00 ml, mentre la distanza dalla Strada Provinciale SP 335 e superiore ai 40,00 ml (vd. Tavola Grafica - Tavola n.2 Stralci). L’edificio è formato da due blocchi giuntati, ossia da un capannone e da un fabbricato formato da un piano terra, da un piano primo e secondo. Il capannone è suddiviso in quattro aree adibite alla lavorazione e da una zona soppalcata per uffici, mentre nell’altro fabbricato sono adibiti l’area commerciale, al piano terra e al piano primo, con servizi annessi; invece il piano secondo è formato da uffici. La superficie coperta del lotto è di mq 2.100,00 per una percentuale di copertura del 43% < 50%. Dati di Progetto Superficie catastale del lotto 6.270,00 mq Superficie ampliamento strada da cedere al comune 881,92 mq Superficie area d’intervento (mq 6.270,00 - 881,92 mq) 5.388,08 mq Area a Standard di progetto da cedere al comune 540,17mq Superficie fondiaria 4.847,91 mq Area Coperta < 50% 2.100,00 mq Altezza massima < 20 ml 11,15 ml Numero piani fuori terra < 5 3 Distanza dalla strada Comunale > 20 ml Distanza dalla strada Provinciale SP 335 > limiti di legge > 40 ml Distanza dai confini ≥ 5 ml > 5 ml Distanza dai fabbricati ≥ 10 ml -

8. Schema volumetrico Il suolo su cui verrà edificato il capannone oggetto di intervento ha una estensione (superficie fondiaria) di 4.847,91 mq per il quale si prevede una superficie coperta di circa 2.100,00 mq. L’edificio è formato da due blocchi di fabbrica giuntati, ossia da un capannone destinato ad attività produttiva e da un altro fabbricato destinato ad attività commerciale e direzionale formato da un piano terra, primo e secondpianoo. Il capannone sarà interamente prefabbricato ed avrà un altezza totale di ml 10,80; mentre l’altro fabbricato sarà realizzato interamente in cemento armato ed avrà un altezza totale di ml 11,15. Stralcio Zona Omogenea

9 Verifica urbanistica

9. Tipologia costruttiva La struttura del capannone, ossia i manufatti prefabbricati saranno realizzati per classe R 120 in conformità a quanto prescritto dalla Normativa recante la disciplina relativa alla resistenza al fuoco degli elementi costruttivi in conglomerato cementizio armato (D.M. 16/02/2007) e poggeranno su fondazioni in calcestruzzo armato realizzate in opera. Le travi ed i pilastri saranno in cemento armato prefabbricato e tipologia di copertura piana con tegoli Alari Bridge e pannello sandwich, come pure i tamponamenti esterni saranno in pannelli orizzontali a filo esterno pilastri. Nella fattispecie la struttura del capannone è formata da:

Struttura e copertura: 1) Pilastri prefabbricati in c.a.v., di sezione rettangolare idonea per il sostegno della copertura, per resistere alle sollecitazioni di progetto e tali da determinare una altezza utile come da descrizione dell’opera. Prodotti con calcestruzzo classe C40/50 ed armati con barre in acciaio ad aderenza migliorata B450C. Completi di inserti per l'installazione delle travi e di discendenti in PVC incorporati per il deflusso delle acque meteoriche dalla copertura. 2) Mensole prefabbricate in c.a.v., di sezione idonea per il sostegno del futuro solaio intermedio. 3) Tegoli alari di copertura, con sezione a “V” di altezza cm 95 e larghezza cm. 250, realizzati in c.a.p., con calcestruzzo classe C45/55, a fili aderenti in acciaio armonico con fptk 19.000 Kg/cm ed armatura lenta in acciaio ad aderenza migliorata B450C. Conformati in modo da creare all'estradosso un canale per la raccolta delle acque meteoriche e collegati sismicamente alle travi principali, con l’interposizione di cuscinetti in gomma durezza 60 shore. 4) Elemento terminale in c.a.v., opportunamente sagomato, per chiusura intervallo elementi di copertura. Realizzato con calcestruzzo di classe classe C45/55 e ed armatura lenta in acciaio ad aderenza migliorata B450C.

10 5) Travi principali portanti il piano di copertura del tipo ad ”H” di altezza cm. 90, realizzate in c.a.p., con calcestruzzo classe C45/55, a fili aderenti in acciaio armonico con fptk 19.000 Kg/cm ed armatura lenta in acciaio ad aderenza migliorata B450C. Conformate in modo da creare all'estradosso un canale per la raccolta delle acque meteoriche e collegate simicamente ai pilastri, con l’interposizione di cuscinetti in gomma durezza 60 shore.

Tamponamento: 6) Pannelli di tamponamento prefabbricati in c.a.v. a sviluppo orizzontale in battuta esterna ai pilastri, di spessore cm. 20, con interposto strato coibente (materiale fonoassorbente) e di alleggerimento, finitura lato esterno liscio fondo cassero colore grigio interna a staggia. Completi di ancoraggi alla struttura e sigillatura dei giunti lato esterno. 7) Pannelli d’angolo a profilo curvo, prefabbricati in c.a.v., di altezza max ml. 10,80 e di spessore cm. 20. Prodotti con calcestruzzo classe C28/35 ed armati con barre in acciaio ad aderenza migliorata B450C con finitura lato esterno liscio da fondo cassero metallico colore grigio. Completi di ancoraggi alla struttura e sigillatura poliuretanica dei giunti lato esterno.

Impermeabilizzazione e coibentazione Copertura alare “Bridge” 8) Tegoli alari “Bridge”: Applicazione di membrana da mm. 4 in poliestere armata di tessuto non tessuto filo continuo, flessibilità al freddo -20°. Applicazione di membrana da mm. 4,5 in poliestere armata di tessuto non tessuto rivestita con scaglie di ardesia, flessibilità al freddo -20°. 9) Pannelli coibentati curvi, raggio mt. 6,0 c.a., composti da una lamiera grecata curva a 5 greche in acciaio zincato e preverniciato bianco-grigio dello spess. di 5/10 di mm. (faccia esterna), strato isolante in schiuma poliuretanica dello spess. di mm. 40, e lamiera micronervata curva in acciaio zincato e preverniciato bianco – grigio dello spess. di 5/10 di mm. (faccia interna). I pannelli saranno fissati a mezzo di idonei gruppi di fissaggio, a scossaline di supporto realizzate in lamiera zincata naturale dello spessore di 20/10 mm. Le scossaline, opportunamente sagomate e dello sviluppo di cm. 20, saranno ancorate ai cordoli dei tegoli prefabbricati a mezzo di idonei tasselli a espansione. 10) Scossaline di coronamento pannelli perimetrali, realizzate in lamiera zincata e preverniciata sulla sola faccia a vista, colore compatibile con lo standard di produzione, spessore 6/10 mm. opportunamente sagomate e complete di tasselli, rivetti e silicone speciale per lamiera. 11) Bocchettoni in neoprene. 12) Riquadri portoni realizzati con n. 2 montanti e n. 1 architrave prefabbricati in c.a. a profilo curvo, con finitura lato esterno liscio da fondo cassero metallico colore grigio, per la formazione di un vuoto netto di m. 4,60 di larghezza per m. 5,00 di altezza. Le dimensioni e la qualità dei materiali saranno desunti dal progetto strutturale redatto ai sensi della normativa vigente per opere prefabbricate e cemento armato in opera, previste dalla Normativa Antisismica ai sensi delle nuove “Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC 2018)”. Per quanto concerne l’altro corpo di fabbrica la struttura portante (travi e peilastri) sarà interamente in cemento armato gettato in opera, mentre i salai saranno prefabbricati Spirol. La divisione degli spazi interni come pure la tompagnatura esterna sarà eseguita con mattoni forati di varie dimensioni, inoltre la struttura di tamponamento è realizzata con interposto materiale fonoassorbente. La recinzione sarà in calcestruzzo armato di altezza 3,00 mt., mentre sul fronte stradale sarà in calcestruzzo armato per 50 cm fuori terra completato con barriera e offendicolo in orsogrill di altezza 2,50 mt, per un’altezza totale anch’esso di 3,00 mt.

11 Gli infissi esterni saranno in alluminio a nastro, con vetri antinfortunistici, meccanismi scorrevoli e vasitas per l’apertura dei finestroni. 10. Impianto smaltimento delle acque Le acque reflue prodotte nel complesso produttivo e commerciale, sono: 1) Acque nere 2) Acque meteoriche provenienti dalla copertura e dal dilavamento della viabilità. Le due tipologie di acque, vengono raccolte ed immesse nella rete fognaria comunale: Acque nere Le acque nere vengono prima trattate nella vasca Imhoff opportunamente dimensionata e collocata nei pressi dei locali dei servizi igienici per essere convogliate, attraverso le canalizzazioni, direttamente nella fogna comunale. Acque meteoriche provenienti dalla copertura e dal dilavamento della viabilità Lo smaltimento delle acque meteoriche provenienti dalle coperture e dal dilavamento della viabilità avverrà in maniera separata, ossia tra le acque meteoriche ricadenti sulla copertura dell’edificio e quelle ricadenti sul piazzale, secondo il sistema di raccolta e trattamento di prima pioggia e seconda pioggia (vd. Tavola n. URB 07 – Schema rete fognaria). È noto che le tipologie di acque reflue provenienti dalla copertura dell’edificio è considerata non inquinata da alcun genere contaminante, mentre le acque reflue di origine meteorica raccolta sulla viabilità, possono ritenersi potenzialmente inquinate da tracce di oli lubrificanti, carburanti e corpi solidi in genere. Pertanto, rappresentando queste una fonte d'inquinamento ambientale, si impone lo scarico delle acque previo trattamento per renderle conformi ai limiti imposti dal vigente D.Lgs 152/06. Principio di Funzionamento: Con il termine “acque di prima pioggia” vengono definite le quantità di acqua piovana precipitata nei primi 15 minuti dell’evento meteorico, per tali quantità viene definito un valore di riferimento che solitamente è di 5 mm. in tutta la superficie interessata. Queste acque devono essere separate dalle “acque di seconda pioggia” (precipitate nei 15 minuti successivi) e trattate prima del rilascio finale, poiché per dilavamento trascinano gli elementi inquinanti presenti sulla superficie scolante. Schema rete fognaria

12 11. Fornitura idrica e del gas L’approvvigionamento idrico avverrà dalla rete idrica comunale, pertanto sarà predisposto un impianto di rete idrica per la fornitura d’acqua ai servizi. Per la fornitura di gas è prevista l’allacciamento alla rete di gas metano presente sul territorio comunale, pertanto sarà predisposto un impianto interno per la fornitura di gas ai servizi.

12. Relazione relativa al D.P.C.M. 01/03/1991 Premessa : In un luogo di lavoro è necessario porre attenzione non soltanto ai livelli di rumorosità presenti al’interno dello stesso ma anche all’inquinamento acustico che le attività lavorative particolarmente rumorose possono produrre nell’ambiente circostante; queste problematiche sono particolarmente pressanti se nell’ambiente circostante sono presenti scuole, ospedali ricoveri per anziani. Questo argomento è stato affrontato dal D.P.R. 1° marzo 1991, «Limiti massimi di esposizione al rumore negli ambienti abitativi e nell’ambiente esterno», in particolare per le attività temporanee, come i cantieri edili, che normalmente comportano l’utilizzo di macchinari e di impianti rumorosi. Il decreto aveva previsto, quindi che i comuni devono adottare la classicazione in zone:  Classe I - Aree particolarmente protette - aree ospedaliere, scolastiche, aree destinate al riposo e allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse urbanistico, parchi pubbllci ecc.  Classe II - Aree destinate a uso prevalentemente residenziale - aree urbane interessate prevalentemente da trafco veicolare locale, con bassa densità di popolazione con limitata presenza di attività commerciali e assenza di attività industriali e artigianali;  Classe III - Aree di tipo misto - aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento con media densità di popolazione con presenza di attività commerciali, di uffci con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici  Classe IV - Aree di intensa attività umana - aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali e di ufci con presenza di attività artigianali; le aree in prossimità di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie le aree portuali; le aree con limitata presenza di piccole industrie;  Classe V - Aree prevalentemente industriali - aree interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni:  Classe VI - Aree esclusivamente industriali - aree esclusivamente nteressate da attività industriali e prive di insediamenti abitativi. Questo decreto è stato successivamente modificato dal D.P.C.M. 14 novembre 1997 «Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore», che ha lasciato inalterata la classicazione delle zone cittadine del precedente provvedimento, ma ha stabilito due diversi parametri i valori limite di emissione - Leq in dB(A) e i valori limiti assoluti di immissione - Leq n dB(A), sempre in riferimento alle ore diurne e notturne.

Le emissioni sonore provocano sull’uomo effetti indesiderati, disturbanti e dannosi e determina un deterioramento qualitativo dell’ambiente, è opportuno considerare in fase di progettazione tutti quei sistemi costruttivi che fanno rientrare tali emissioni nei limiti consentiti dalla legge.

13 In conseguenza di ciò i limiti di accettabilità diurni e notturni per l’esposizione al rumore sono i seguenti, per aree prevalentemente industriali:  Limite diurno Leq (A) 70 dB  Limite notturno Leq (A) 60 dB Dove per Leq (A) si intende il livello equivalente di rumore ambientale, costituito dall’insieme del rumore residuo e da quello prodotto dalle specifiche sorgenti disturbanti. La struttura di tamponamento del capannone e dell’intero fabbricato verrà realizzata con interposto un materiale fonoassorbente, pertanto si prevede che all’esterno i limiti previsti e precedentemente riportati non saranno mai superati. Le misurazioni di controllo saranno effettuate in fase di collaudo dei macchinari. Per le misure verranno utilizzati strumenti di misura almeno di classe I come definiti negli standard I.E.C. n. 651 del 1979 e n. 804 del 1985 quali i misuratori di livello sonoro (fonometro) integratore o strumentazione equivalente.

13. Inquinamento Acustico L’intensità del fenomeno è legata alle dimensioni dell’insediamento produttivo, alla tipologia dei macchinari utilizzati ed alla vicinanza reciproca delle varie fonti di emissione acustica, ma in linea di massima i livelli raggiunti dal rumore nella fase di produzione sono compatibili per la zona in cui si trova.

Progettazione di un nuovo insediamento produttivo tenendo conto del rischio rumore È molto importante, dovendo progettare un nuovo insediamento produttivo tenere conto delle problematiche dell’inquinamento acustico sia all’interno dello stabilimento sia al suo esterno, al fine di evitare successivamente la necessità di dover effettuare interventi di modifica e di adeguamento che sono sempre molto costosi e spesso danno risultati insoddisfacenti; si riporta, quindi, un elenco non esaustivo di elementi da considerare e di interventi da programmare:  Monitorare l’eventuale presenza di sorgenti esterne che possono aggiungersi a quelle prodotte da le attività lavorative della produzione;  Verificare la classicazione stabilita dal comune per la zona di ubicazione dello stabilimento e tenere conto dei relativi limiti di emissione e di immissione;  Progettare la struttura del fabbricato scegliendo in modo oculato i materiali costituenti le coperture, muri di tamponamento, i serramenti, i portoni in modo da poter fare un calcolo di massima dell’isolamento acustico utilizzando le norme UNI EN ISO 717-1;  Prevedere l’ubicazione di attività particolarmente rumorose, come lo scarico di materiali i lavori di smerigiatura, l’utilizzo di dropulitrici in aree distanti dal capannone, o, in caso di impossibilità, installando idonei schermi  Scegliere in modo oculato i macchinari e gli impianti, privilegiando quelli che, a parità di prestazioni determinano il minore inquinamento acustico;  Separare la zona in cui sono effettuate lavorazioni rumorose come, per esempio, quelle di carpenteria pesante, dalle altre attività, soprattutto se a queste ultime è addetto un numero elevato di lavoratori;  Fornire le porte di comunicazione tra i vari reparti e i reparti e gli uffici di molle di ritorno alla richiusura in modo da evitare che possano restare aperte consentendo così la propagazione del rumore quando non si utilizzano per il transito;

14  Evitare di installare macchine o postazioni di lavoro in prossimità di angoli di pareti e sotto soppalchi o soffitti particolarmente bassi in quanto la vicinanza delle superfici riflettenti aumenta la percentuale del rumore irradiato;  Curare l’isolamento delle vibrazioni della macchina e prevedere l’installazione di giunti flessibili nelle tubazioni;  Poiché il rumore oltre che diretto, può essere anche indiretto, quindi, riflesso dalle pareti, dal soffitto e dagli arredi, prevedere l’installazione di pannelli fonoassorbenti alle pareti e al soffitto;  Prevedere l’installazione in caso di utilizzo di macchine particolarmente rumorose, di cabine fonoisolanti che possono consentire riduzioni di pressione sonora da 10 a 30 dB(A);  Installare all’esterno macchine particolarmente rumorose, come, per esempio, i compressori, che non necessitano di una presenza continua di lavoratori;  Limitare al minimo indispensabile il numero dei lavoratori che devono stazionare stabilmente negli ambienti particolarmente a rischio;  Fornire i DPI ai lavoratori soltanto nel caso in cui il relativo utilizzo risulti assolutamente indispensabile.

14. Abbattimento delle polveri diffuse Le polveri diffuse derivano soprattutto dallo stoccaggio della movimentazione delle materie prime, oltre che dalla circolazione degli auto mezzi all’interno del sito produttivo. Le tecniche previste per l’abbattimento delle polveri diffuse sono: . Una buona pulizia generale dell’impianto; . Protezioni antivento degli ammassi di materiale stoccati all’aperto – si evita di stoccare all’aperto i materiali polverosi, ma quando ciò non è possibile, l’emissione di polveri diffuse può essere ridotta usando opportune barriere antivento; . Pavimentazione, lavaggio, e pulizia delle strade – le zone di transito degli autocarri saranno pavimentate e la superficie di tali zone mantenuta il più possibile pulita, infatti lavare le strade può abbattere l’emissione delle polveri, soprattutto in condizioni di clima secco; . Sistemi aspiranti mobili – per prevenire la formazione di polveri diffuse durante le operazioni di recupero del materiale fuoriuscito è opportuno l’uso di sistemi aspiranti di tipo mobile.

15. Smaltimento Rifiuti Nell’eventualità che il processo produttivo generi rifiuti solidi, gli stessi saranno smaltiti secondo la normativa vigente in materia di smaltimento dei rifiuti “Legge Regionale 8 agosto 2018, n. 29. - Regione Campania” per lo smaltimento ed il recupero dei rifiuti.

Il Progettista Arch. Pasquale RICCARDO

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