Carlo Calenda Ministro Dello Sviluppo Economico 9-5-16

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Carlo Calenda Ministro Dello Sviluppo Economico 9-5-16 Carlo Calenda nuovo ministro dello Sviluppo Economico: una nomina che sorprende Già viceministro e poi inviato a Bruxelles per seguire i dossier più importanti in Europa, dai migranti ai conti pubblici. Poi il rientro a Roma deciso dal premier Renzi Una nomina che ha sorpreso. Lo scorso gennaio il governo decise l’avvicendamento a Bruxelles: l’ambasciatore Stefano Sannino veniva sostituito da Carlo Calenda, viceministro allo Sviluppo economico. Lasciava il governo per diventare la persona che avrebbe seguito i dossier importanti con l’Europa: dai migranti ai conti pubblici, passando per le banche fino al Ttip. Domenica il cambio di passo di Matteo Renzi che ne ha deciso il rientro a Roma. E questa volta dalla porta principale, come ministro dello Sviluppo economico. Un passaggio importante. Che imprimerà probabilmente una nuova spinta alla politica economica del governo. I giudizi sul manager entrato poi nelle fila della politica sono unanimi. E tutti sottolineano la gran mole di lavoro che è in grado di produrre. E soprattutto di farlo per obiettivi concreti e visibili come risultato del metodo imparato in grandi aziende come Ferrari e Sky. E come assistente di Luca Montezemolo (con delega agli Affari internazionali) quando quest’ultimo era a capo della Confindustria, infine come direttore dell’Area strategica Affari internazionali di viale dell’Astronomia. Laureato in giurisprudenza, quattro figli, classe 1973, figlio dell’economista Fabio Calenda e della regista Cristina Comencini, da viceministro ha continuato a curare i rapporti con le imprese ma soprattutto a rendere ancora più pronunciata l’internazionalizzazione della nostra manifattura. Da qui il suo impegno sul Ttip, il trattato per gli investimenti e commercio con gli Usa, che si sta negoziando in questi mesi. Trattato che secondo Calenda rappresenta uno snodo essenziale per lo sviluppo e la difesa delle imprese e delle produzioni del Made in Italy. Questi mesi passati a Bruxelles a ricostruire un legame tra le strutture italiane e quelle dell’Unione che erano andate allentandosi, si rifletteranno probabilmente sulla sua azione a Roma. Le tante partite che vedono intrecciarsi i destini di tanta economia italiana, dall’Ilva passando per gli istituti di credito, e le regole della Ue, troveranno nel ministero dello Sviluppo economico un nuovo e attento interlocutore. Nei corridoi della Commissione non è un mistero che la ricucitura tra Jean-Claude Juncker e il governo italiano sia dovuto anche all’opera di un ambasciatore che quando tornerà a Bruxelles avrà ora il rango di ministro. Certo, si dovrà affrontare anche il disorientamento dell’Unione per un così repentino cambio di marcia. Senza contare la sorpresa della diplomazia italiana che aveva visto una modifica sensibile nei meccanismi di nomina degli ambasciatori. Ma quei pochi decimali di crescita italiana sono lì a ricordare al governo quanto lo sviluppo sia la priorità del Paese. Daniele Manca - Corriere della Sera, 08-05-16 Carlo Calenda ministro dello Sviluppo economico, l’uomo di Montezemolo trasformato in ambasciatore Il prossimo titolare del Mise, prende il posto di federica Guidi, ha lavorato in Ferrari e poi in Confindustria al fianco dell'attuale presidente di Alitalia, diventando anche coordinatore della sua associazione Italia Futura La seconda ipotesi é invece piú contorta. Sembra infatti che a Bruxelles non sia affatto piaciuta l'iniziativa di Candidato con Scelta Civica e poi passato al Pd, è stato il primo non diplomatico, scelto da Matteo Renzi, a ricoprire il ruolo di rappresentante dell'Italia presso la Commissione europea. Sarà Carlo Calenda, attuale rappresentante dell’Italia presso l’Unione europea, il nuovo ministro allo Sviluppo economico. Il premier Matteo Renzi ha annunciato la sua nomina in diretta a Che tempo che fa, spiazzando i pronostici che davano come favoriti il manager Chicco Testa e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti. Torna così a riempirsi la casella lasciata libera dalle dimissioni di Federica Guidi, travolta dall’inchiesta sugli impianti petroliferi Eni in Basilicata. Un ritorno al futuro per Calenda, che fino a pochi mesi fa aveva ricoperto il ruolo di viceministro in via Veneto, al culmine di un curriculum tempi ai ferri corti con l’Italia, in una tensione culminata con lo scontro tra Renzi e il presidente Jean Claude Juncker. Così il capo del governo ha deciso di affidare a Calenda quell’incarico che mai era stato ricoperto da un non diplomatico. Per poi richiamarlo in Italia e consegnargli le redini dello Sviluppo economico. Il Fatto Quotidiano, 08-05-16 Calenda allo Sviluppo economico. Ecco perché Renzi lo ha richiamato Renzi nomina Carlo Calenda ministro. A Bruxelles non funzionava la politica dei 'pugni sul tavolo' La sua nomina a rappresentante permanente dell'Italia presso l'Unione europea era stata accolta con stupore e diffidenza. Carlo Calenda era stato mandato a Bruxelles per sostituire Stefano Sannino, considerato da Renzi un 'passacarte' incapace di difendere adeguatamente gli interessi dell'Italia nell'Unione professionale e politico sotto l’ala di Luca Cordero di Montezemolo. Nato a Roma nel 1973 dall’economista Fabio Calenda e dalla regista Cristina Comencini, il prossimo titolare del Mise ha infatti lavorato fin dal 1988 per per la Ferrari di Montezemolo, ricoprendo gli incarichi di responsabile relazioni con le istituzioni finanziarie e responsabile Customer Relationship Management. Dopo una parentesi responsabile marketing di prodotto e programmazione per Sky Italia, infatti, Calenda ha lavorato Dal 2004 al 2008, poi, ha seguito Montezemolo diventando primo assistente dell’allora presidente di Confindustria, assumendo prima la delega agli affari internazionali, e poi ricoprendo il ruolo di direttore dell’area strategica affari internazionali di viale dell’Astronomia. E anche l’avventura politica di Calenda è nata ancora sotto il segno di Montezemolo. Il prossimo ministro dello Sviluppo economico, infatti, ha ricoperto anche il ruolo di coordinatore politico dell’associazione Italia Futura, il think tank fondato proprio dall’ex presidente Ferrari. Nel 2013 si è poi candidato alle elezioni politiche nella lista di Scelta Civica, ma non è stato eletto. Nel febbraio 2015, insieme ad altri esponenti della formazione di Mario Monti, ha dichiarato concluso il progetto del partito e ha aderito al Partito Democratico. Quando faceva ancora parte di Scelta Civica, Calenda è stato nominato viceministro dello Sviluppo economico dall’ex premier Enrico Letta, nel maggio 2013. Matteo Renzi lo ha confermato in quel ruolo, per poi promuoverlo a rappresentante dell’Italia presso l’Unione europea nel marzo 2016. La scelta del capo del governo non aveva mancato di sollevare polemiche. Il premier aveva infatti rimosso l’allora rappresentante a Bruxelles, Stefano Sannino, ritenuto troppo morbido nella linea politica nei confronti della Commissione, ai . Ma dopo poco piú di un mese l'ex manager e braccio destro di Luca Cordero di Montezemolo é stato richiamato a Roma dallo stesso Renzi. Come mai? Due le ipotesi sulla rimozione di Calenda Le opzioni che circolano nei corridoi della Commissione europea sono due. La prima, quella lineare, parla di un Renzi che ripone in Calenda grande fiducia, un uomo che al Mise puó fare la differenza e che a Bruxelles avrebbe potuto fare bene, ma che a Roma fará meglio. A Bruxelles non funzionava la tattica di Calenda dei 'pugni sul tavolo' sostituire un diplomatico di lungo corso come Sannino con un manager catapultato da Roma. L'Unione europea é come uno Stato estero, in cui vigono alcune regole 'diplomatiche' e una serie di consuetudini non scritte. Tutte regole che Renzi ha infranto mandando a monte i fragili equilibri della Bolla (come in gergo viene chiamata la zona delle Istituzioni Ue a Bruxelles). A Calenda riconosciute grandi doti Anche tra gli eurodeputati si respirava un misto di eccitazione e scetticismo. Tutti riconoscevano in Calenda capacità e voglia di fare. 'Ci ha parlato come un generale che deve portare le sue truppe in guerra', ha raccontato ad Affaritaliani.it un eurodeputato dopo un incontro con l'ex ambasciatore a Strasburgo il mese scorso. Per Calenda una strategia sbagliata nell'aopproccio alle Istitutzioni europee Ma a tanti altri, soprattutto ai non politici, non piaceva la politica dei 'pugni sul tavolo'. Semplicemente perché a Bruxelles non funziona. Bisogna alzare la voce nelle sedi e nei momenti opportuni, ma incaponirsi su ogni dossier, su ogni discussione, su ogni incontro non porta da nessuna parte. Bisogna fare come la Germania, mettere le persone giuste nei posti giusti e costruire alleanze. Serve dialogo e la capacità di influenzare i dossier prima che arrivino in discussione. Il successore di Calenda? Un diplomatico di lungo corso E dunque Renzi si é fatto persuaso che la sua scelta di catapultare Calenda a Bruxelles potesse essere rivista. Da qui la decisone di richiamarlo a Roma, lasciandogli tuttavia il compito di mantenere i rapporti con Bruxelles. E chi sostiuirá ora Calenda? Un diplomatico di lungo corso, dicono i bene informati, e su La Stampa provano giá a fare qualche nome: Vincenzo Grassi, Vincenzo Celeste, Luca Giansanti, Maurizio Massari e Mariangela Zappia. Dopo la nomina di Calenda infatti i diplomatici italiani erano insorti, arrivando persino a inviare una lettere di protesta al premier definendo la nomina di Calenda irrituale e chiedendo in sostanza che i posti da diplomatici fossero lasciati ai diplomatici. Tommaso Cinquemani - AffarItaliani, 09-05-16
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