In Memoria Di Irving Lavin
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STORIA DELL’ARTE E ARTE DELLA STORIA In memoria di Irving Lavin Scritti presentati in occasione del Convegno presso la Galleria Borghese e la BNCR di Roma programmato per il marzo 2020 e rinviato a data da destinarsi a cura di MARCELLO FAGIOLO ROMA 2020 CENTRO DI STUDI SULLA CULTURA E L’IMMAGINE DI ROMA Istituto promosso presso l’Accademia Nazionale dei Lincei nel 1980, riconosciuto giuridicamente nel 1999 Presidente MARCELLO FAGIOLO ·Direttore MARIO BEvILACqUA Direzione: c/o BIBLIOTECA NAzIONALE CENTRALE DI ROMA, viale Castro Pretorio 105, 00185 Roma STORIA DELL’ARTE e ARTE DELLA STORIA In memoria di Irving Lavin Il Centro Studi sulla Cultura e l’Immagine di Roma - d’intesa con la Galleria Borghese e la BNCR – ha promosso per i giorni 23-24 marzo 2020 un Incontro di Studio in memoria di Irving Lavin nelle sedi della Galleria Borghese e della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. In attesa che l’Incontro - rinviato a data da destinarsi, a causa della pandemia – possa venire svolto, viene presentato su “About Art” questo Dossier che i partecipanti all’iniziativa dedicano idealmente a Marilyn Aronberg Lavin e a quanti sono stati vicini ai Lavin. Irving Lavin (1927-2019) in questi ultimi sessant’anni è stato tra i massimi studiosi al mondo di storia dell’arte, con particolare riferimento al Barocco romano. Il Centro Studi, di cui ricorre quest’anno il quarantennale, ha più volte promosso iniziative insieme a Lavin, a partire dal Corso Internazionale di Alta Cultura su Bernini (Accademia Nazionale dei Lincei, 1980), che vide Lavin protagonista per un’intera settimana in un Seminario su “Bernini e l’unità delle arti visive”, in cui sviluppava i contenuti della prestigiosa monografia pubblicata nello stesso anno in inglese e in italiano, opera che è stata recentemente inserita nel ristretto canone dei libri fondamentali sul Barocco (vedi La riscoperta del Seicento: i libri fondativi, a cura di A. Bacchi e L. Barroero, 2017). DIREzIONE E SEGRETERIA DEL CENTRO STUDI: [email protected] | https://www.culturaimmagineroma.it/ impaginazione e coordinamento redazionale del Dossier: Carolina Marconi BNCR: http://www.bncrm.beniculturali.it/ GALLERIA BORGhESE: https://galleriaborghese.beniculturali.it/ LA vITA E GLI SCRITTI DI LAvIN Si veda la voce “Irving Lavin” in Wikipedia. La Bibliografia completa e una serie di scritti sono disponibili online: https://albert.ias.edu/handle/20.500.12111/6523 REMEMBERING IRvING LAvIN 1927-2019 Il 26 aprile 2019 si è svolto a Princeton l’Incontro di studio, articolato in due sessioni registrate su You Tube: 1) REMEMBRANCES: https://www.youtube.com/watch?v=-4hl75qRpuc 2) SChOLARS DISCUSSION: https://www.youtube.com/watch?v=pMqh_syAyTE Sommario 1 Marcello Fagiolo Chimica meravigliosa: Lavin e l’unità delle arti 7 Anna Coliva Irving Lavin, ‘romano’ e universale Testimonianze su Irving Lavin 10 Marisa Dalai Emiliani Irving Lavin e la Storia dell’arte “all’italiana” 12 horst Bredekamp Experiencing Art History with Irving 16 Ann Sutherland harris The other Bonaventura 19 Elena Bianca Di Gioia Sentieri di ricerca: debiti e convergenze 23 Daniela del Pesco Irving Lavin e la tradizione dell’antico negli studi degli anni Ottanta 27 Francesco Lofano I seminari di Irving Lavin a Napoli 29 Delfín Rodríguez Ruiz Con Irving e Bernini, da Roma a Madrid Bernini giovane 32 Francesco Petrucci Bernini junior: considerazioni sulle sculture giovanili 36 Maria Barbara Guerrieri Borsoi Intorno a Giannozzo e Antonio Cepparelli 38 Dimitri Ticconi Considerazioni sul primo Bernini architetto: il caso di S. Bibiana 44 Mario Panarello Tra le sculture giovanili di Pietro Bernini: un incontro fortunato con i Lavin 47 Alessandro Spila Un dono dei Barberini ai Savoia: tracce su un reliquiario di Bernini a Torino 50 Andrea Spiriti I Bernini e gli artisti dei laghi lombardi Bernini e l’Unità delle Arti visive 55 Yuri Primarosa L’Unità delle arti di Lavin come libro fondativo sul barocco 57 Saverio Sturm Unità delle arti, unità dei cieli, convergenze teologiche: la guida di Lavin alla com- prensione della Cappella Cornaro 62 Maria Grazia Bernardini Sul modello d’argento per la Fontana dei Fiumi 66 Jorge Fernandez-Santos Far tesoro del volto di un “tanto virtuoso” artefice: un programma berni- niano per il marchese del Carpio Barocco e ‘altro’ 70 Carla Benocci Una voce fuori dal coro: Carlo Cartari e Gian Lorenzo Bernini, 1677-1680 74 Daniela Gallavotti Cavallero L’immagine del re Inca Guayna Capac: una possibile referenza per il Colonnato di S. Pietro 77 Tod A. Marder Rivalità, fraintendimento, antipatia: discussioni sulla Scala Regia 80 valeria Di Giuseppe Di Paolo Il Sanguis Christi di Bernini: tra il Borgognone e le Marche 84 Fabio Colonnese Lavin e il Campidoglio come Theatrum urbis” 87 Alessandro Mazza Il Barocco ‘altro’ del National Qatar Museum 92 Carolina Marconi Lavin’s Quarantine 93 Claudio Strinati Per concludere: Lavin nel Paradiso Terrestre del Sapere Chimica meravigliosa: Lavin e l’Unità delle Arti Marcello Fagiolo Nei decenni successivi alla prima monografia moderna di sintesi su tutta l’opera berniniana (Marcello e Maurizio Fagiolo dell’Arco, Bernini: una introduzione al “Gran teatro” del barocco, Roma 1966)1 si è re- gistrata una prodigiosa ondata di studi su Bernini e sul barocco romano. Non esiste settore in cui non sia av- venuto un cospicuo avanzamento della ricerca. A livello filologico si segnalano le fortunate campagne di scavo negli archivi romani, italiani, francesi (dalle famiglie nobiliari alle fabbriche); non poche sono le nuove opere berniniane emerse e le nuove attribuzioni: disegni, bozzetti, sculture, pitture, architetture. Il linguaggio artistico e architettonico è stato indagato nelle sue varie problematiche: l’ordine, la geometria, le proporzioni, la prospettiva, i contrapposti, il luminismo, e così via. Le ricerche tipologiche hanno portato nuova luce sui tipi architettonici e scultorei, sull’effimero e la scenografia, sul teatro, sulle arti minori. Sono state esaminate le relazioni con l’antico, con la tradizione rinascimentale, coi contemporanei; molto utili appaiono anche le prospezioni sulla “fortuna” di Bernini nell’Europa del Sei e Settecento. Di estremo inte- resse, infine, il settore degli studi iconologici, con l’inserimento sempre più argomentato dell’opera berni- niana nel contesto storico della cultura letteraria, filosofica, religiosa, scientifica, musicale del suo tempo. Ma va ricordata soprattutto la straordinaria monografia di Irving Lavin, Bernini e l’unità delle arti visive, pubblicata anche in italiano nell’anno centenario 1980. Il risultato più perentorio ottenuto da Lavin è la definitiva acquisizione dell’essenza del metodo berniniano, aldilà delle valutazioni settoriali dell’opera architettonica o scultorea o pittorica. Il metodo-sistema dell’“unità delle arti visive” non è ovviamente una scoperta recente bensì una messa a punto delle indicazioni teoriche formulate dallo stesso Bernini e dai primi biografi. Secondo il figlio Domenico, Gianlorenzo avrebbe “saputo in modo unire assieme le belle arti della Scultura, Pittura et Architettura, che di tutte ne habbia fatte un maraviglioso composto” (già una epigrafe del 1638 lasciava del resto intuire che anche un’opera ‘sem- plice’ come il campanile di S. Pietro era dovuta alla concezione di un artista universale, diremmo quasi “composto”, che si definiva insieme pictor, sculptor et architectus). Analogamente, secondo il Baldinucci, Gianlorenzo per primo avrebbe unito “l’architettura colla scultura e pittura in tal modo, che di tutte si facesse un bel composto”. la dilatazione delle arti nella basilica vaticana L’unità delle arti visive viene sperimentata da Bernini in scala gigantesca nella crociera di S. Pietro, a partire dal Baldacchino, opera polimaterica e plurisemantica (fig.1). Questo primo capolavoro berniniano doveva celebrare la continuità delle memorie storiche (le colonne vitinee amplificano il tema delle colonne “salo- moniche” della pergula costantiniana), era un segnale di sepoltura solenne (concepito come un catafalco eternato nel bronzo) e univa le funzioni di ciborio glorificante e di baldacchino rituale nel punto d’arrivo dei fedeli. Opera insieme effimera ed eterna, di architettura e di scultura, il Baldacchino si poneva come fuoco catalizzatore del tempio vaticano e come elemento di mediazione fra il mondo terreno (la vegetazione, gli animali e gli insetti che si annidano fra le spire di bronzo) e la scala sovrumana della crociera e della cu- pola. Alla vita segreta del Baldacchino corrisponde l’allestimento solenne dei piloni bramanteschi con le Logge delle reliquie e la concitata recitazione delle sculture colossali di longino, Sant’Andrea, Sant’elena e Veronica. I quattro protagonisti dialogano tra loro e coi fedeli, ergendosi sulla scena e insieme segnando con una coralità avvolgente lo spazio della platea. La ‘sacra rappresentazione’ della Passione di Cristo irre- 1 Ripropongo, a ouverture di questo Incontro in memoria di Irving Lavin, il testo che ho pubblicato come Introduzione a M. Fagiolo (a cura di), Gianlorenzo Bernini e le arti visive nel Seicento, Atti del Convegno (Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 1981), Roma 1987. Mi sembra suggestivo il fatto che il tema del “meraviglioso composto” e della “unità delle arti visive” abbia segnato in modo coerente quest’ultimo mezzo secolo di studi, sia per quanto riguarda me (dal Gran teatro del Barocco del 1966 fino alla Roma barocca del 2013, per citare soltanto i volumi monografici) sia per quanto riguarda Irving (da Bernini and the Crossing of Saint Peter’s del 1968 fino ai tre volumi Visible Spirit: the Art of Gianlorenzo Bernini, 2007-2013). MARCello FAGiolo 1 1.S. Pietro in Vaticano. il Baldacchino, la decorazione dei piloni e la Cattedra (foto Wiki). tisce l’intero spazio del tempio e rimanda alla croce al culmine del Baldacchino (dove in origine era prevista la statua del Cristo risorto) e al Cristo giudice presente nei mosaici della cupola. Dalla Cappella Raymondi alla Cappella Cornaro Ma la prova del fuoco della unità delle arti visive avviene in una serie di cappelle e altri spazi ecclesiali, a partire dalla Cappella Raymondi in S.