Le Isole Ionie Dall'arcaismo All'età Classica: Tradizioni Epiche E Strutture Storiche Fra Centralità E Periferia Nel Mondo

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Le Isole Ionie Dall'arcaismo All'età Classica: Tradizioni Epiche E Strutture Storiche Fra Centralità E Periferia Nel Mondo Scuola Dottorale di Ateneo Ècole Doctorale 395 Graduate School Dottorato di ricerca in Doctorat Histoire et Storia antica e Archeologia société du monde Ciclo XXIV ancienne Anno di discussione 2014 d u m Le Isole Ionie dall’arcaismo all’età classica: tradizioni epiche o e strutture storiche fra centralità e periferia nel mondo greco. n d Prospettive storiografiche e a SSD di afferenza: L-ANT/02 STORIA GRECA n Tesi di Dottorato di Francesca Crema, matricola 955652 c i e Coordinatore del Dottorato Tutors del Dottorando n Prof. Filippo Maria Carinci Prof. Claudia Antonetti n e Prof. Marie-Françoise Boussac Co-tutors del Dottorando Dott. Stefania de Vido Prof. Elisabeth Deniaux INDICE Introduzione 3 I.“NELLE AGITAZIONI D’EUROPA APPARISCONO LE ISOLE JONIEˮ 13 I.1. Il regno di Odisseo: paesaggi omerici 21 I.1.1. Una nuova topografia del paesaggio: dalla reminiscenza all’immanenza dei classici 22 I.1.2 La fortuna di Omero 36 I.1.3. “Di libri non ebbi nel mio sacco da pedone che due con me: l’Odissea, ed il notissimo libro del dotto ed illustre amico Sir William Gell” 44 II. ISOLE IONIE: UN’IDENTITÀ OMERICA 53 II.1. “Die Ithaka Frage”: “eine Homerfrage” 55 II.2. Un’archeologia omerica 65 II.3. Archeologia, antichità e asserzione delle identità locali 76 II.4. Quadro sinottico della facies archeologica delle Isole Ionie 86 III. NELLE ‘STORIE GRECHE’. La stasis ‘senza tempo’ di Tucidide 106 IV. TRA CENTRALITÀ E PERIFERIA. Le Isole Ionie come soggetti storici attivi 130 IV.1. Un’identità euboica? 133 IV. 2. Tra ethnicity e networks 149 V. QUALE IDENTITÀ? VERSO UNA RIDEFINIZIONE 164 Introduzione Le Isole Ionie godono indubbiamente di una singolare fama e di una posizione particolare nell’immaginario mitico e storico del mondo greco: la centralità epica, il fascino insulare di un mondo conchiuso, “chiaro nel sole” (εὐδείελον, Od. 2. 167; 9. 21; 13. 213 e 325; 19. 132), circondato da un mare periglioso, hanno fissato per Itaca il ruolo di sospirata πατρὶς γαῖα, meta del più celebre dei nostoi, destinazione simbolica di ogni ritorno; Corcira, la florida colonia corinzia sulle rotte verso l’Occidente e l’Adriatico, ha visto la propria identità trasferirsi metaforicamente alla potenza della flotta, che le consentiva da un lato l’associazione mitica con gli omerici Feaci φιληρέτμοι, dall’altro una reale contrapposizione politica e militare alla madrepatria. Ma la stessa Corcira è per noi nel contempo il teatro della più vivida e atroce rappresentazione del ‘male endemico’ della Grecia delle poleis, quei dissidi interni degenerati in stasis e magistralmente descritti dalle parole di Tucidide1. Se le isole del ‘regno di Odisseo’ rappresentano la periferia, la fascia liminale del mondo eroico degli Achei tratteggiato dallʼepica omerica – un universo cui Corcira sembra addirittura estranea – la stessa Corcira è in una posizione strategicamente ottimale, “ben coltivata e ricca di piantagioni, con abitazioni sontuose e cantine ben fornite nei poderi”, nelle parole di Senofonte, che fotografano una realtà diversa, quella maturata dopo la colonizzazione in Occidente, quando la fortunata collocazione geografica aveva donato alle isole una ruolo centrale nelle rotte in uscita dal Golfo di Corinto, verso la fascia costiera acarnana ed epirota, verso il golfo di Ambracia, verso l’Adriatico e verso la Sicilia e la Magna Grecia2. Il manifesto interesse degli Ateniesi nei confronti di Corcira, al loro affacciarsi sullo Ionio, non fa che sottolineare indirettamente lʼimportanza dellʼisola come stazione strategica, come snodo commerciale e come potente intermediario nei traffici marittimi3. 1 Thuc. 3. 70-85. 2 Xen. Hell. 6. 2. 6 (trad. Intrieri); 6. 2. 9: ἔτι δὲ κεῖσθαι τὴν Κέρκυραν ἐν καλῷ μὲν τοῦ Κορινθιακοῦ κόλπου καὶ τῶν πόλεων αἳ ἐπὶ τοῦτον καθήκουσιν, ἐν καλῷ δὲ τοῦ τὴν Λακωνικὴν χώραν βλάπτειν, ἐν καλλίστῳ δὲ τῆς τε ἀντιπέρας Ἠπείρου καὶ τοῦ εἰς Πελοπόννησον ἀπὸ Σικελίας παράπλου. 3 Sul tema cf. Raviola 1999 e 2008; Lombardo 2010; Intrieri 2010. 3 Lʼelaborazione letteraria dei principali topoi sulle Isole Ionie parte da molto lontano, se già in un aneddoto riportato da Plutarco, probabile eco di un dibattito polemico intorno allʼaggressiva politica di Agatocle di Siracusa nello Ionio, veniva agilmente sfruttato il referente epico - non senza ironia - nel giustificare i saccheggi e le razzie di bestiame da parte dei soldati del tiranno ai danni di Itaca e di Corcira, considerati una ritorsione per lʼantico accecamento di Polifemo da parte di Odisseo, poi colpevolmente salvato dai Feaci, antenati mitici dei Corciresi4. Echi omerici cui ammicca anche lʼepigrammatica funeraria ellenistica, laddove allʼevocazione epica della polis di Nausithoo e della terra di Alcinoo viene associato il kleos di marinai corciresi defunti tra i flutti5. Allʼepos di Omero rinviano anche - più o meno direttamente - le eziologie e le ramificazioni genealogiche riportate negli sporadici frammenti delle politeiai aristoteliche pervenutici, passi che spesso proprio la scoliastica omerica salvò dallʼoblio e che rappresentano comunque una testimonianza nitida, per queste poleis insulari, di un intreccio particolarmente forte tra immagini, percezioni mitiche e identità civica. Un rapporto che non si limita ad una generica associazione letteraria (come potrebbe forse a prima vista apparire il nesso Corcira- Scheria) ma che permea a vari livelli la struttura, lʼidentità politico-istituzionale di queste poleis e le stesse articolazioni interne delle comunità, come nel caso dei genoi itacesi dei Koliadai e dei Boukolidai che sempre Aristotele fa discendere da Eumeo e Filezio, i fedeli servi di Odisseo poi riabilitati per la loro lealtà6. Nel caso di Itaca i tipi monetali (almeno a partire dal IV secolo a.C.) e, nel testo del decreto di accettazione dei Leukophryena (208 a.C.), il riferimento ad un Odysseion (un edificio forse analogo al bouleuterion) e a dei giochi agonali definiti Odysseia, mostra senzʼaltro, almeno per lʼetà ellenistica, la grande vitalità in ambito civico di tale memoria mitica7. Un patrimonio talora ingombrante, che produsse già in antico una 4 Plut. De sera 12 = Mor. 557b-c: Ἀγαθοκλῆς δ’ ὁ Συρακοσίων τύραννος καὶ σὺν γέλωτιχλευάζων Κερκυραίους ἐρωτῶντας διὰ τί πορθοίη τὴν νῆσον αὐτῶν «ὅτι νὴ Δί» εἶπεν «οἱ πατέρες ὑμῶνὑπεδέξαντο τὸν Ὀδυσσέα», καὶ τῶν Ἰθακησίων ὁμοίως ἐγκαλούντων ὅτι πρόβατα λαμβάνουσιν αὐτῶνοἱ στρατιῶται «ὁ δ’ ὑμέτερος» ἔφη «βασιλεὺς ἐλθὼν πρὸς ἡμᾶς καὶ τὸν ποιμένα προσεξετύφλωσεν». Relativamente ad Itaca, vd. anche Plut. Mor. 176f: Ἐγκαλούντων δὲτοῖς ναύταις αὐτοῦ τῶν Ἰθακησίων, ὅτι τῇ νήσῳ προσβαλόντες τῶν θρεμμάτων τινὰ ἀπέσπασαν, «ὁδὲ ὑμέτερος» ἔφη «βασιλεὺς ἐλθὼν πρὸς ἡμᾶς οὐ μόνον τὰ πρόβατα λαβὼν ἀλλὰ καὶ τὸν ποιμέναπροσεκτυφλώσας ἀπῆλθε». Il riferimento è ovviamente all’accecamento di Polifemo da parte di Odisseo narrato in Od. 9. 375-400. Per lʼinterpretazione e la contestualizzazione del passo si veda Intrieri 2011, 442-443. 5 2 2 IG IX 1 , 4, 9288: ἐκ χθονὸς Ἀλκινόοιο; IG IX 1 , 4, 9702: πόλις Ναυσίθου. 6 Arist. fr. 507 Rose (= Plut. Quaest. Graec. 14). 7 IG IX 12, 4, 1729. 4 certa confusione nella toponomastica insulare, come nel caso di Alalkomenai, ἡ τῶν Ἰθακησίων πόλις secondo Plutarco, che Strabone (in un possibile fraintendimento di Apollodoro) collocava sullʼisoletta di Asteris/Daskalio, nello stretto tra Cefalonia e Itaca8. Lo stesso Plutarco forniva infatti il nesso mitologico cui andrà addebitata la fittizia collocazione itacese (come tale la considera giustamente Eckhard Wirbelauer) del toponimo, da ricercarsi ancora una volta nella genealogia di Odisseo, che il mito voleva nato da Anticlea nella - stavolta reale - Alalkomenai beota9. Per altro verso, nel medesimo passo plutarcheo, in cui compare la variante genealogica di probabile ascendenza corinzia che attribuiva la paternità di Odisseo a Sisifo, possiamo constatare le potenzialità di tali associazioni mitiche a livello di percezione/affermazione identitaria, anche nelle relazioni internazionali10. Gli esempi sono numerosi, a partire dalla propaganda che, secondo Tucidide, nelle fasi preliminari del conflitto peloponnesiaco, rimarcava la protervia dei Corciresi attraverso il loro identificarsi coi Feaci, fino alle συγγένειαι di età ellenistica, suggellate da nuove ramificazioni genealogiche, come nel caso della tradizione che faceva di Crotone e Locro i fratelli di Alcinoo11. Nel V secolo a.C., il prepotente ingresso di Atene sul versante ionico dovette rompere molti equilibri e contribuì senzʼaltro a radicalizzare alcune forme di affermazione identitaria: ne è probabilmente traccia lʼinsistito richiamo a Cefalo come eponimo dei Kephallenioi, una figura mitica fortemente radicata in Attica, la cui tardiva connessione genealogica con Odisseo (Cefalo si sarebbe accoppiato con unʼorsa, generando Arkeisios, padre di Laerte e nonno di Odisseo), non sarà forse stata semplicemente il frutto casuale di unʼeziologia erudita12. 8 Strabo 10. 2. 16: (scil. riferendosi ad Asteris) ὁ δὲ Ἀπολλόδωρος μένειν καὶ νῦν, καὶ πολίχνιον λέγει ἐν αὐτῇ Ἀλαλκομενὰς τὸ ἐπ’ αὐτῷ τῷ ἰσθμῷ κείμενον; Plut. Mor. 301d (= Quaest. Graec. 43d): «Πόθεν ἡ τῶν Ἰθακησίων πόλις Ἀλαλκομεναὶ προσηγορεύθη;» διὰ τὸ τὴν Ἀντίκλειαν ὑπὸ Σισύφου βιασθεῖσαν ἐν τῇ παρθενίᾳ τὸν Ὀδυσσέα συλλαβεῖν· ὑπὸ πλειόνων δ’ ἐστὶν εἰρημένον. Ἴστρος δ’ ὁ Ἀλεξανδρεὺς ἐν ὑπομνήμασι προσιστόρηκεν, ὅτι τῷ Λαέρτῃ δοθεῖσα πρὸς γάμον καὶ ἀναγομένη περὶ τὸ Ἀλαλκομένειον ἐν τῇ Βοιωτίᾳ τὸν Ὀδυσσέα τέκοι, καὶ διὰ τοῦτ’ ἐκεῖνος ὥσπερ μητροπόλεως ἀναφέρων τοὔνομα τὴν ἐν Ἰθάκῃ πόλιν οὕτω φησὶ προσαγορεύεσθαι Cf. Steph. Byz. s.v. Ἀλκομεναί: πόλις
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