45

I PROGETTI DI ERNESTO BASILE PER LE SEDI DELLA CASSA DI RISPARMIO DI E : UNA SVOLTA IDEOLOGICA

Nunzia Donato*

Il decreto istitutivo della Cassa Centrale di luppo sociale dell’isola. Nel 1873, undici anni dopo Risparmio Vittorio Emanuele II per le province sici- l’inaugurazione, la Cassa lasciò i locali della Zecca liane venne firmato il 21 ottobre 1861 dal generale per trovare più adeguata sede presso il vicino palaz- Ignazio Genova Di Pettinengo, luogotenente genera- zo delle Reali Finanze, costruito nel 1840 in luogo le del re nelle province siciliane dopo la loro annes- delle vecchie carceri della Vicaria, su progetto di sione al Regno d’Italia a seguito del plebiscito del 4 Emanuele Palazzotto7. «Ma presto, con l’estendersi novembre 18601. Un nuovo decreto luogotenziale, il dei servizi, diventa indilazionabile la necessità di tra- 14 novembre 1861, provvide ad eleggere i primi cin- sferire gli uffici in sede più idonea»8, tanto che venne que amministratori della Cassa, nelle persone del acquistato, l’1 febbraio 1887, parte del convento dei senatore Romualdo Trigona principe di S. Elia, con il Padri Mercedari Scalzi, prospettante lungo la via dei ruolo di presidente, e dei deputati e Cartari, nel rione dei Lattarini9. Domenico Peranni, del commerciante Paolo Briuccia Nel dicembre 1885 era già stato redatto dall’ingegne- e del professore Giovanni Bruno, quali consiglieri2. re Felice Giarrusso, progettista interno all’Ufficio Domenica 19 gennaio 1862 ebbe luogo la cerimonia Tecnico del Comune, la seconda variante del Piano di inaugurazione della Cassa di Risparmio, la quale Regolatore di Risanamento della città di Palermo, aprì gli sportelli al pubblico soltanto il 16 febbraio, con le indicazioni specifiche di quelli che l’ammini- nell’unica saletta ad essa destinata nel palazzo della strazione comunale considerava provvedimenti Regia Zecca, in piazza Marina3. All’avvenimento urgenti da adottare a seguito delle disamine effettua- venne dato grande risalto, soprattutto dal Giornale te dagli assessori all’Igiene e ai Lavori Pubblici10. Officiale di Sicilia che, nel numero del primo febbra- Nella planimetria sinottica del progetto Giarrusso io 1862, pubblicò il Catechesimo per le Casse di [fig. 1] erano, tra gli altri, chiaramente indicati gli Risparmio, redatto dal direttore Giovanni Bruno, nel interventi di demolizione da eseguire per la creazio- quale venivano illustrati le finalità dell’istituzione e i ne di una piazza nel rione dei Lattarini e quelli per il vantaggi sociali derivanti dalla sua fondazione. Da taglio della nuova arteria di collegamento tra la sta- parte degli organi dirigenti si volle immediatamente zione ferroviaria e la via Ingham, la quale avrebbe rendere noto che la Cassa mirava a stimolare il lambito ad occidente il quartiere, tagliando trasver- risparmio nelle classi più modeste, nascendo «per salmente le vie Divisi, teatro S. Cecilia e la discesa dei accogliere i piccoli risparmi, e non per offrire al ricco Giudici11. un luogo sicuro per depositare i suoi capitali, e tro- Per l’operazione di bonifica dell’isolato in cui ricade- varvi frutto»4. Se la natura di ente morale dell’istitu- va il convento dell’Immacolata Concezione, erano to consentiva di devolvere quote degli utili annuali prescritte sia la demolizione della chiesa e dei corpi in opere di beneficenza o in interventi di pubblica di fabbrica annessi lungo il fianco occidentale, sia la utilità, parimenti la sua politica economica «non successiva costruzione di un volume che potesse fun- intendeva certo agevolare il risparmio stagnante di gere da fondale per lo spazio urbano di nuova defi- categorie privilegiate non disposte a correre rischi nizione. L’apertura di piazza Borsa12 venne confer- propri»5, quanto piuttosto a creare «un luogo desti- mata dal Piano Parziale di Risanamento, pertinente il nato a ricevere e far fruttare quel poco che può met- rione Lattarini, e reso attuativo dal Regio Decreto del tere da parte chi vive sulle braccia»6. La Cassa di 3 marzo 189313. Nella decisione da parte della Cassa Risparmio dichiarava, così apertamente, il proprio di Risparmio di acquisire alcuni immobili lungo la credo progressista e l’impegno a sostegno dello svi- via dei Cartari, per trasferirvi la propria sede, non

Lexicon - n. 8/2009 46 dovettero essere ininfluenti le scelte operate dal ovest l’isolato e della stecca edilizia settecentesca Comune in materia urbanistica relativamente alla parallela al fronte occidentale di quest’ultimo. Il riqualificazione di quella stessa area. Analogamente, vuoto così ricavato avrebbe seguito un perimetro ret- risulta lecito ritenere che la presenza nel novero dei tangolare, pressoché regolare, in linea con quelle che consiglieri della Cassa del cavaliere Paolo Briuccia erano state le direttive del piano elaborato da (quinquennio 1861-1865), che nel 1854 aveva acqui- Giarrusso. Ernesto Basile era consapevole del fatto stato il palazzo del principe di Cattolica, compreso che l’edificio da lui progettato per la sede della Cassa nell’isolato delimitato da piazza Borsa e dalle vie di Risparmio avrebbe dominato le fabbriche circo- Calascibetta, Paternostro e dei Cartari [fig. 2], possa stanti, se non per imponenza volumetrica, certamen- avere orientato il direttivo dell’istituto ad investire in te per l’autorevolezza dell’ente che era chiamato a un comparto urbano di cui si conoscevano bene i vin- rappresentare. Il programma doveva essere eviden- coli proprietari, ma soprattutto i futuri sviluppi edi- te, ma nè il progettista, nè la committenza miravano lizi. Acquisiti i locali del convento e adattatili alle a che ciò avvenisse attraverso una ostentata monu- nuove esigenze, la Cassa Vittorio Emanuele, nel giu- mentalità, avendo la banca finalità operative diffe- gno 1891, aprì al pubblico la nuova sede della renti da quelli di un comune istituto di credito. Direzione generale. Sarebbero, però, trascorsi altri Diversa era l’utenza, diversi gli obiettivi e, di conse- ventun’anni prima che il definitivo ampliamento sor- guenza, la politica dell’immagine15. Orientata a fare gesse, con «rassicurante e composta rappresentativi- emergere queste peculiarità era, quindi, la scelta ope- tà di quotidiana modernità»14, rivolto verso la piazza rata da Basile, così come guidata da un connubbio che avrebbe contribuito a definire spazialmente. I ideologico era stata l’assegnazione dell’incarico da lavori di sventramento del tessuto edilizio dell’area parte del Consiglio di amministrazione della Cassa dei Cartari ebbero inizio soltanto nel 1895, con la ad un progettista ed accademico del Regno di orien- totale demolizione della chiesa dell’Immacolata, l’eli- tamento modernista. Non sembra irrilevante che il minazione dei fabbricati che chiudevano a sud e a più antico istituto di credito dell’isola, il Banco di

Fig. 1. Felice Giarrusso, planimetria del Piano di Risanamento della Fig. 2. Palermo. Planimetria, particolare del rione Lattarini, 1982 città di Palermo con l’indicazione degli edifici di cui si prevede la (Comune di Palermo, Ufficio del Centro Storico). demolizione (grigio chiaro) e di quelli da costruire (grigio scuro), parti- colare, 1885 (da S.M. Inzerillo, Urbanistica e società …, cit., p. 34). 47

Sicilia, per le proprie sedi si sia invece rivolto ad primo riferimento temporale certo risale al luglio architetti come Antonio Zanca (sedi di Caltanissetta 1908, data apposta su una tavola in cui è raffigurata del 1919-1926 e di Ragusa Ibla del 1932)16 o Francesco la prima versione del prospetto verso piazza Borsa, Palazzotto (sede di Palermo non realizzata, primo in scala 1:100, con le indicazioni relative alle altezze ventennio del Novecento), esponenti di quel filone dei piani, alle quote delle cornici, allo sviluppo alti- culturale eclettico siciliano di indirizzo classicistico, metrico del prospetto18. Si tratta di un disegno [fig. 3] guidato da Giuseppe Damiani Almeyda. in cui appaiono già integralmente definiti sia la logi- Gli studi attuali fissano le date del 1907 e del 1908 per ca compositiva che la componente “simbolica” del i progetti di Basile relativi alle sedi della Cassa, progetto. Benché Basile avesse, quindi, fin dall’inizio rispettivamente di Palermo e di Messina, basandosi chiara la struttura compositiva del progetto, in realtà prevalentemente sulla testimonianza che ne dà lavorò alla definizione dei dettagli fino al 1913. Pur l’elenco redatto dallo stesso architetto in cui, in suc- volendo escludere dagli elaborati pertinenti gli ele- cessione cronologica, sono registrate tutte le opere menti di arredo (lampadari, appliques, leggii, transen- progettate dallo stesso. Al numero progressivo 77 e ne), che potrebbero essere stati definiti anche dopo il all’anno 1907 corrisponde il palazzo della Cassa completamento dell’edificio, è certo che egli studiò la Centrale di Risparmio a Palermo, ma è probabile che soluzione finale per la decorazione del muro d’attico tale data faccia riferimento al conferimento dell’inca- fino al novembre 191119 [fig. 4] e che, comunque, la rico17. L’ipotesi qui avanzata, supportata da notizie costruzione dell’edificio palermitano venne iniziata indiziarie e confortata dall’analisi comparata delle soltanto «nel 1909 con la posa della prima pietra e di due opere, è di datare come successivo il progetto un cofanetto contenente alcuni esemplari di monete e palermitano rispetto a quello per Messina. Infatti, una pergamena con le firme degli amministratori»20. riconoscendo in quest’ultimo l’utilizzo di sintagmi Di contro, l’Ufficio Studi della Cassa di Risparmio compositivi e di logiche aggregative già sperimenta- riferisce che, pochi giorni dopo il terremoto che colpì ti nel ciclo delle cosiddette “ville bianche”, sarebbe Messina, la notte del 28 dicembre 1908, si sarebbe possibile riferirlo alla fase dell’attività di Basile pie- dovuta inaugurare nella città la nuova sede dell’isti- namente e fiduciosamente modernista. Con la Cassa tuto, prima fra le dipendenze della Direzione genera- di Risparmio di Palermo, Basile avrebbe invece le21. L’edificio di Messina sarebbe stato, quindi, inau- implicitamente dichiarato l’apertura di un nuovo gurato prima che iniziassero i lavori per la realizza- corso ideologico e progettuale, che lo avrebbe accom- zione della Direzione generale, fatto che renderebbe pagnato fino alla fine della sua attività. abbastanza forzato il volere cristallizzare il progetto Relativamente al progetto per la sede palermitana, il per Palermo al 1907. Soltanto due disegni superstiti

Fig. 3. Ernesto Basile, disegno di progetto per il palazzo della Cassa Fig. 4. Ernesto Basile, disegni di progetto per il muro d’attico del di Risparmio di Palermo, prospetto su piazza Borsa, prima versione palazzo della Cassa di Risparmio di Palermo, 2 novembre 1911 di progetto, luglio 1908 (Palermo, Archivio Disegni della Dotazione (Palermo, Archivio Disegni della Dotazione Basile, LXXVII.12). Basile, LXXVII.1).

Lexicon - n. 8/2009 48

[figg. 5-6], conservati presso l’archivio privato della come elemento di articolazione ritmica nelle facciate famiglia Basile, possono documentare il progetto per del palazzo Utveggio in via XX settembre a Palermo la Cassa di Risparmio di Messina. Si tratta di uno (1901-1903), del palazzo Municipale di (1904), schizzo planimetrico a matita, sul quale sono annota- dell’Istituto Pignatelli in via Gaetano Daita a Palermo te le dimensioni e la geometria del lotto, la previsio- (1904), del Padiglione Florio all’Esposizione ne di sviluppo dell’edificio su tre elevazioni e la Internazionale del Sempione a Milano (1906), dell’in- destinazione degli ambienti per ciascun livello di gresso della VII Esposizione Internazionale d’Arte di fabbrica, e uno schizzo prospettico a china che, ritra- Venezia (1907), della Centrale elettrica di Caltagirone endo due dei fronti del palazzo, permette di coglier- (1907). La massima espressione di questo processo ne l’intera volumetria. Basile fu chiamato a sviluppa- compositivo, al quale risultava progressivamente re l’impianto in un’area irregolare, con sviluppo lon- superflua l’enfatizzazione delle “linee-forza” del gitudinale quattro volte superiore a quello trasversa- reticolo geometrico, era stata raggiunta nei progetti le, che egli scompose in due unità geometriche ele- mentari, rispetto alle quali calibrare la partizione interna degli spazi. Lo schema di prospetto era quel- lo al quale «appartengono quasi tutte le composizio- ni di una certa grandiosità e con un asse di simme- tria, come il Palazzo del Parlamento, la villa Manganelli in [...] la grandiosa villa Bruno di Belmonte a Spaccaforno [...] il palazzo della Cassa di Risparmio in Palermo»22. Questa lettura operata da Salvatore Caronia Roberti lascia emergere le costanti del modus operandi di Basile, esclusivamente riscon- trabili nelle logiche aggregative del progetto, perché, in questo caso, la soluzione geometrica della facciata aveva una diretta derivazione dalle scelte volumetri- che del complesso. I due corpi laterali, emergenti oltre la cornice di coronamento del volume centrale, si sviluppavano, infatti, come autonomi, estesi per l’intera profondità del lotto, stabilendone i limiti. Grazie a questa articolazione, Basile riuscì a gestire lo sviluppo del prospetto, esteso 77 metri, riducendo a sette il numero delle aperture nel blocco mediano. La composizione veniva poi sbilanciata con l’inserimen- to, su uno dei fianchi, di un prisma ottagono che, pur riallacciandosi, nel trattamento delle superfici mura- rie e nella ritmica delle aperture, al complesso del- l’edificio, era altimetricamente chiuso a una quota inferiore. Il processo progettuale si sviluppava, quin- di, per aggregazione di comparti geometrici compiu- ti, come era avvenuto per i più complessi organismi del villino Florio (1899-1903) e di villa Deliella (1905- 1909) a Palermo. I passaggi di piano, tra le diverse superfici dei prospetti, vennero marcati da pseudo- lesene sormontate da acroterio, svettanti oltre la cor- nice di coronamento ed emergenti dal bugnato del piano terra. Anche questa soluzione era divenuta Fig. 5-6. Ernesto Basile, schizzo planimetrico e schizzo prospettico un’invariante dell’architettura di Basile negli anni per il palazzo della Cassa di Risparmio di Messina (Palermo, compresi tra il 1901 e il 1907, essendo stata utilizzata Archivio privato della famiglia Basile). 49 dei villini Fassini (1903), Monroy (1903) e Basile trava nel quadro degli obiettivi del filosofo, volti (1903-1904) a Palermo, edifici tendenti a rievocare all’emancipazione culturale della Sicilia, per deter- nitide stereometrie di matrice mediterranea23. Sulla minarne finalmente l’ingresso nel più ampio ambito scia dei risultati raggiunti nelle opere citate e nono- nazionale. Nello scritto, Il tramonto della cultura sicilia- stante l’aulicità del tema del progetto messinese, na (Firenze 1919), Gentile avrebbe, infatti, spiegato Basile non fece ricorso ad alcun richiamo storicistico come soltanto attraverso il cosciente recupero della che potesse essere facile veicolo di trasmissione dei cultura secolare dell’isola, liberata però dai localismi valori simbolici dell’architettura. Contrariamente, intellettuali, politici e sociali che ne avevano determi- infatti, alle sedi del Parlamento a Roma (1902-1927) e, nato l’emarginazione, essa avrebbe potuto concorre- ancora prima, del palazzo della Prefettura di re, con apporti peculiari, all’unità dello spirito artisti- Benevento (progetto di concorso, 1892), né l’ordine co italiano. Il filosofo propugnava, contro ogni deter- architettonico fu utilizzato per dare forza alla struttu- minismo positivista e dogmatismo oggettivista, l’as- ra di facciata, né le «forme gravi, severe e pur tanto soluta libertà dell’atto del pensare, principio e forma semplici degli edifici pubblici e signorili del quattro- della realtà in divenire, e poneva il sentimento a fon- cento di Firenze»24 ne costituirono i modelli ispirato- damento dell’arte, vista come momento astratto della ri. Il palazzo della Cassa di Risparmio di Messina soggettività. Il rapporto tra forma e contenuto del- rientrava in quel processo di ricerca basiliana spinto l’arte risultava, in ultima istanza, inscindibile. al «progressivo superamento delle citazioni storici- All’interno delle sintetiche riflessioni contenute nel stiche a favore di forme autonome e, quindi, verso manoscritto Sull’architettura contemporanea che l’ipotesi di un modernismo della “razionalità medi- Ernesto Basile annotò nel 191028, è possibile rintrac- terranea”»25. L’ipotesi positivista di incidere sulla ciare una diretta affinità con il pensiero neoidealista. società, anche attraverso le scienze e l’arte, per inne- Affermando, infatti, come l’arte non possa che essere scare automaticamente una fase di progresso, aveva il prodotto di un atto originale, liberato dal peso di sortito l’effetto opposto a quello ricercato, rimanendo ogni «concetto di ripristinamento», egli entrava in questo vincolato al limite delle singole individualità. sintonia con la struttura ideologica soggettivista di L’originaria fiducia in questi principi fece registrare Gentile e, rintracciando nella «rispondenza allo anche in Basile una crisi. Il nodo da sciogliere era scopo [...] e nella evidenza di questo scopo [...] i due quello di riuscire ad elaborare una interpretazione requisiti essenziali della bellezza», dava contezza di italiana della modernità, che potesse incidere sulla come la sua ricerca si fosse ormai orientata verso la storia a venire e questo era, forse, praticabile solo formulazione dell’unità simbolica dell’espressione attraverso una scuola di architettura. Al cambiamen- architettonica, lontana da quella oggettività, perse- to di orientamento contribuì, senza dubbio, il dibatti- guita e raggiunta nelle opere del decennio preceden- to culturale che cominciò ad alimentarsi, proprio te. A questo nuovo impalcato ideologico appartiene intorno al 1907, all’interno del cenacolo filosofico di il progetto della Cassa di Risparmio di Palermo e, Palermo, cui diede vita Giuseppe Amato Pojero quindi, le architetture che Basile sarà chiamato a rea- all’incirca nel 1890. Il respiro della Società per gli lizzare a partire dal 1908. Scorrendo l’elenco dei soci Studi Filosofici, comunemente conosciuta come della Società per gli Studi Filosofici di Palermo si rin- Biblioteca Filosofica, era tutt’altro che localistico, tracciano i nomi di alcuni consiglieri dell’istituto puntando, come il Circolo Matematico di Palermo in bancario e committenti privati di Basile. Ipotizzare campo scientifico26, alla sprovincializzazione della che si possa essere innescata una convergenza di cultura siciliana, con il significativo apporto di intenti anche ideologici tra il progettista e la commit- Giovanni Gentile, divenutone direttore dopo il suo tenza non sembra, quindi, privo di fondamento. Del arrivo a Palermo nel 1906, per ricoprire la cattedra resto, proprio questo particolare connubio tra artisti universitaria di “Storia della filosofia”27. Dal 1906 al e classe imprenditoriale era stato alla base delle liber- 1913, Gentile ebbe modo di incidere sugli orienta- tà espressive concesse a molti dei principali architet- menti culturali del paese, dando formulazione al ti del modernismo europeo29. nocciolo del sistema filosofico dell’attualismo pro- Le scelte operate da Ernesto Basile per il progetto prio durante il suo soggiorno palermitano. Anche della nuova sede della Cassa di Risparmio di l’associarsi alla Società Siciliana di Storia Patria rien- Palermo, conferirono alla piazza Borsa, una qualità

Lexicon - n. 8/2009 50 diversa rispetto all’ipotesi delineata dall’ingegnere piezza del lotto occupato, pur mantenendosi fedeli Giarrusso. Egli mantenne, infatti, inalterata la diret- all’originaria logica compositiva dell’impaginato di trice della chiesa, di cui l’edificio della Cassa prende- prospetto30. La prima ipotesi è documentata da una va il posto, allineandone il prospetto con il filo stra- pianta relativa al piano terra dell’edificio, da una dale della via Isnello. Questa soluzione, pur accen- sezione longitudinale e da un alzato del prospetto tuando l’irregolarità della piazza, consentì a Basile di principale [fig. 3]. Dallo studio della pianta si deduce risolvere abilmente alcuni nodi problematici del pro- che, in prima istanza, la richiesta rivolta a Basile fu getto: regolarizzò, infatti, il lotto favorendo il raccor- quella di circoscrivere l’intervento ai limiti imposti do funzionale con i locali da riutilizzare dell’antico dal convento dei padri Mercedari. La cortina muraria convento; ottenne che il prospetto della nuova corti- del nuovo prospetto non avrebbe oltrepassato il fron- na fosse fruito per gradi e sempre di scorcio, proce- te del palazzo del conte di Prades lungo la via Isnello dendo da ciascuna delle sei arterie che originaria- e la nuova muratura avrebbe potuto sfruttare le soli- mente davano accesso alla piazza, e in modo da de fondazioni del preesistente edificio chiesastico. Il cogliere l’intera estensione della facciata dal centro principio seguito da Basile per il trattamento della dell’invaso di forma trapezia. Questo effetto venne facciata fu quello di differenziare nettamente le due purtroppo affievolito a seguito degli sventramenti parti (e le funzioni) che costituivano l’edificio: quella operati, tra il 1915 e il 1920, per l’apertura del corri- contenente gli uffici direzionali e per il pubblico e spondente tratto di via Roma, compreso tra via quella destinata alle dipendenze, ciascuna individua- Vittorio Emanuele e via Divisi, e poi definitivamente ta da una autonoma figuratività. Alla zona basamen- vanificato dagli espropri effettuati per la costruzione tale era demandato il compito di ricucire la continui- del palazzo del Banco di Sicilia nel 1931-1936 [fig. 7]. tà tra le due parti, una logica che sarebbe stata utiliz- L’apertura della via Malta, che determinò una visio- zata da Basile, nel 1918, anche per l’edificio della ne assiale della Cassa di Risparmio dalla via Roma, Cassa di Risparmio di Trapani. Il volume principale produsse l’effetto di trasformare l’edificio da elemen- fu chiuso da piloni angolari, emergenti oltre il muro to cardine della piazza in quinta aulica per il palazzo d’attico, ma arretrati rispetto al filo del prospetto. La del Banco, progettato da Salvatore Caronia Roberti e soluzione adottata perseguiva un duplice risultato: in semplice fondale per un’arteria secondaria di via fare avanzare percettivamente il fronte del palazzo Roma [fig. 8]. verso la piazza, dominandone lo spazio, e chiudere Basile elaborò, su richiesta della committenza, due lateralmente il piano di facciata. I piloni erano colle- soluzioni progettuali che si differenziarono per l’am- gati al settore mediano dalle fasce marcapiano, dalla

Fig. 7. Salvatore Caronia Roberti, planimetria degli espropri per la Fig. 8. Veduta della Cassa di Risparmio di Palermo dalla via Roma costruzione del palazzo del Banco di Sicilia di Palermo (da E. Sessa, durante i lavori di sbancamento per l’edificazione del palazzo del Il Palazzo del Banco di Sicilia a Palermo, in «Quasar. Banco di Sicilia, foto del 1933 (da V. Cammarata, Architetture e Architettura e arti decorative tra le due guerre mondiali», 17, gen- opere pubbliche a Palermo. 1930-1940, Palermo 1999, p. 25). naio-giugno 1997, p. 122). 51 trabeazione e dalla continuità dei ricorsi che caden- corrispondenza delle lesene sottostanti. Pur nella zavano il coronamento. Tranne i casi in cui il proget- “classicità” del linguaggio, nessuno degli elementi to si sviluppava secondo logiche aggregative di volu- simbolici della fabbrica palesava la volontà di ripro- metrie indipendenti, Basile mirava costantemente a posizione di codici del passato. Al contrario, sia i risolvere il problema della chiusura d’angolo delle capitelli delle lesene, sia i frontoni delle finestre, che architetture. Il ruolo svolto dai piloni veniva a volte i pilastrini del muro d’attico davano continuità ai ricoperto da più imponenti torrette o dal taglio obli- repertori decorativi della piena modernità basiliana. quo degli spigoli trattati a bugnato, per accentuarne Nella plastica scultorea furono utilizzati soltanto tre visivamente la robustezza. Queste soluzioni furono elementi per reinterpretare la tradizione classica: il adottate, la prima, a Montecitorio (1905), nella cen- nastro, il ramo con foglie e il salvadanaio, oltre al logo trale elettrica di Caltagirone (1907) o nella chiesa di S. della Cassa inciso entro cartigli [fig. 9]. Osservando i Rosalia a Palermo (1932), la seconda, nel palazzo disegni esecutivi degli elementi decorativi di faccia- delle Assicurazioni Generali di Venezia a Palermo ta, tutti studiati in scala di 1: 2 o al vero, si evince (1912) o in quello della nuova Cassa di Risparmio di infatti come Basile abbia dato applicazione al princi- Messina (1925). L’impaginato del prospetto del pio di ricreazione simbolica della forma, per far sì palazzo palermitano prevedeva tre elevazioni. Il che il capitello corinzio fosse rispettato nelle sue piano terra presentava un paramento a bugnato componenti e nel proporzionamento delle parti, ma liscio intorno alle aperture, e a cuscino nei cantonali non nella riproposizione delle sue forme, derivate e in corrispondenza del portale. Sia le finestre che il piuttosto da una osservazione razionale e scientifica vano d’ingresso erano sagomati con profilo a tutto della natura. Quello che non venne ricercato da sesto e conci radiali, già utilizzato nel palazzo di Basile nella Cassa di Risparmio, rispetto al palazzo di Montecitorio. Le due elevazioni superiori erano arti- Montecitorio, fu la marcata centralità della composi- colate da un ordine gigante di lesene, tra le quali si zione di facciata, rinunziando volutamente alla aprivano le finestre, coronate da timpani, quelle del monumentalità per offrire piuttosto dell’edificio secondo piano, mentre quelle del terzo erano sempli- un’immagine di “affidabile quotidianità”. cemente architravate e tripartite, riprendendo il Nella seconda versione del progetto, seguita a una modello adottato per il palazzo del Parlamento. richiesta di ampliamento dell’area di intervento, Sopra la trabeazione, destinata a contenere, nella Basile propose in pianta una semplice reiterazione di parte centrale, l’insegna della Cassa di Risparmio, il due moduli verso sud della maglia regolatrice di par- muro d’attico era cadenzato da pilastrini, posti in tenza. L’impostazione distributiva riprendeva, quasi integralmente, quella elaborata nel primo progetto, ponendo la sala del consiglio in corrispondenza con quella inferiore degli sportelli [fig. 10]. Le due gran- di sale si trovavano, così, allineate assialmente con il cortile del convento. Con questa soluzione i locali aggiunti non poterono essere disimpegnati da corri- doi di servizio, rimanendo collegati tra loro in infila- ta continua. Il ritmo di facciata non subì, comunque, alcuna interruzione e la cadenza delle aperture venne rispettata, anche nella corrispondenza con i locali interni. Questi elaborati grafici, cioè le piante parziali della seconda e terza elevazione, non defini- rono il progetto definitivo, che sarebbe stato realizza- to a partire dal 1909 dall’impresa Salvatore Rutelli di Palermo, in quanto un’ulteriore variante venne Fig. 9. Ernesto Basile, disegno del capitello del palazzo della Cassa di apportata alla distribuzione interna del primo piano. Risparmio di Palermo (Palermo, Archivio Disegni della Dotazione Un disegno relativo alla pianta del secondo piano Basile, LXXVII.9). [fig. 11] attesta come, in questa ultima fase, l’inter- vento si fosse esteso all’intero complesso del conven-

Lexicon - n. 8/2009 52

to e avesse ulteriormente sviluppato il nuovo ampliamento all’intero isolato, dalla via Cartari alla via Calascibetta. Ciò che rimase invariato fu la logica compositiva della facciata [fig. 12], mentre la sala del consiglio fu contratta e slittata in posizione baricen- trica rispetto alla sequenza degli ambienti del piano nobile. L’ingresso per il pubblico rimase fissato nel portale settentrionale, direttamente collegato al salone per le operazione di sportello, allo scalone d’onore e Fig. 10. Ernesto Basile, disegno di progetto per il palazzo della Cassa alla saletta per le cassette di sicurezza attraverso la hall di Risparmio di Palermo, pianta parziale del secondo piano, seconda versione di progetto (Palermo, Archivio Disegni della Dotazione quadrata delimitata su tre lati da sistemi a serliana. Basile, LXXVII.8). Nella sala che doveva accogliere le riunioni del consi- glio di amministrazione, l’architetto commissionò al pittore Ettore De Maria Bergler la realizzazione di sei tondi, da collocarsi sopra le porte di accesso alla stan- za e raffiguranti soggetti allegorici riferiti alla Cassa di Risparmio (“Il Commercio” e “La Beneficenza”, “L’Industria” e “Il Risparmio”, “La Parsimonia” e “L’Abbondanza”). Per lo stesso ambiente Basile dise- gnò l’intero mobilio, che proponeva «una versione più convenzionale dei temi affrontati a Venezia e nel caffè Faraglia a Roma»31 e per la cui realizzazione si avvalse della ditta Ducrot, mantenendo così inaltera- to un sodalizio artistico ormai decennale. L’impresa dei fratelli Celestri di Messina eseguì le decorazioni metalliche, incluse le lunette dei portali e gli elaborati ferri delle finestre al piano terra del prospetto princi- pale, con i loro puntali avvolti da boccioli, elementi che Basile aveva già utilizzato nel balcone d’angolo della sua casa in via Siracusa a Palermo. Nel palazzo della Cassa di Risparmio venne chiama- to ad intervenire, negli anni 1955, 1958 e 1960, l’archi- tetto Salvatore Caronia Roberti con il compito di con- ferire una nuova veste ad alcuni degli uffici dirigen- ziali32. Pur nell’esiguità dell’intervento, Caronia Fig. 11. Ernesto Basile, disegno di progetto per il palazzo della Cassa aveva mantenuto fede al principio, trasmesso da di Risparmio di Palermo, pianta del secondo piano, progetto definiti- Basile, dell’unitarietà della ricerca progettuale. vo (Palermo, Archivio privato della famiglia Basile). L’idea basiliana di riversare nella “scuola” gli esiti della sua ricerca non si era rivelata vana, perché quel- la era probabilmente l’unica strada attraverso la quale far perdurare non tanto le forme, ma i principi che avevano animato lo spirito modernista. Progettisti come Basile, non avrebbero potuto sposta- re oltre il limite della loro espressività e, coscienti forse di questo, avevano fatto ricorso a sistemi archi- tettonici più facilmente codificabili pur di preservare l’essenza del loro credo. Fig. 12. Ernesto Basile, disegno del prospetto su piazza Borsa del palazzo della Cassa di Risparmio di Palermo, progetto definitivo (Palermo, Archivio privato della famiglia Basile). * Dottore di ricerca. 53

1 Il decreto sanciva, innanzitutto, che la Cassa portasse il nome di Vittorio Emanuele II, in onore del “Re soldato” e che avesse «sede in Palermo nel Palazzo dell’antica Zecca» (art. 1); che avesse libertà di fondare filiali in tutti i comuni delle province siciliane, in fun- zione delle necessità (art. 2); che le venisse «assegnata per dote perpetua il capitale di Lire quarantaduemilacinquecento» (art. 3). Il decreto stabiliva, inoltre, che l’organo di amministrazione della Cassa fosse un Consiglio di Direzione, composto da cinque membri di nomina governativa, tre dei quali da selezionare «tra i negozianti e i proprietari più reputati nella piazza» (art. 16). Così veniva richiesto dal segretario generale delle finanze nel «Progetto di decreto» per l’istituzione della Cassa, nel quale vennero illustrati i van- taggi finanziari e i benefici sociali che l’operazione avrebbe prodotto per l’intera collettività, ma soprattutto nei confronti della clas- se operaia, alla quale era principalmente rivolta. Veniva infatti suggerito di assegnare i primi libretti di deposito, emessi a carico della Cassa, alle famiglie povere «di coloro, che ubbidienti alla legge della leva, saranno ad infiorare sotto la tricolore bandiera della Croce Sabauda i ranghi dei difensori della patria italiana». 2 A Giovanni Bruno venne affidata la carica di direttore, a seguito del decreto del 28 dicembre 1861 e il suo posto nel consiglio venne ricoperto dal senatore Niccolò Turrisi Colonna per il biennio 1862-1863. Con questo decreto fu approvato il regolamento interno della Cassa che sanciva, tra l’altro, la trasformazione del consiglio di direzione in consiglio di amministrazione e stabiliva il numero e le qualifiche dell’organico interno: un direttore, un segretario cancelliere, un ragioniere controllore e revisore, un ragioniere registrato- re, un tesoriere, due commessi aiutanti e due applicati. Si veda: La Cassa Centrale di Risparmio V. E. per le Province Siciliane. 1861-1971, a cura dell’Ufficio Studi della Cassa, Novara 1973, p. 28. 3 Rivista Indusriale, Commerciale e Agricola della Sicilia, [Milano 1903] rist. anastatica, Palermo 1984, p. 103; La Cassa Centrale di Risparmio..., cit., pp. 29-30. 4 Quanto espresso dal direttore ricalcava gli orientamenti contenuti nell’originario statuto della Cassa, poi sottolineati nel primo Congresso Nazionale delle Casse, tenutosi a Firenze nel 1886, e in seguito sanciti dalla legge n. 5546 del 15 luglio 1888. 5 La Cassa Centrale di Risparmio..., cit., p. 30. 6 Manifesto della Fondazione della Cassa di Risparmio di Pescia (1840), in Cassa di Risparmio di Vigevano nel suo centenario. 1857-1957, a cura di S. Broli, Vigevano 1957, p. 15. 7 All’interno del monumentale edificio vennero, infatti, concentrati i principali organi finanziari della Sicilia: la Reale Tesoreria Generale, l’Agenzia del Contenzioso Amministrativo, la Direzione Generale dei Rami e dei Diritti Diversi, l’Aula e la Procura della Gran Corte dei Conti, il Governo della Cassa di Corte di Palermo, la Borsa, il Banco di Sicilia e, quindi, la Cassa Centrale di Risparmio per le Province Siciliane. Si vedano: L. GENUARDI, Palermo, Palermo 1929; S.M. INZERILLO, Urbanistica e società negli ultimi duecento anni a Palermo. Piani e prassi amministrativa dall’«addizione» del Regalmici al Concorso del 1939, in «Quaderno dell’Istituto di Urbanistica e Pianificazione Territoriale della Facoltà di Architettura di Palermo», 9, 1981, p. 18; La Cassa Centrale di Risparmio..., cit., p. 46. 8 Ivi, p. 50. 9 Altri locali dello stesso immobile furono contestualmente acquisiti dalla Camera di Commercio, che ne mantenne la proprietà fino al 1953, quando li cedette alla stessa Cassa di Risparmio. Per le vicende pertinenti il convento dei padri Mercedari Scalzi si rimanda allo studio di G. CARDAMONE, Il Convento dell’Immacolata Concezione dei PP. Mercedari Scalzi nella contrada dei Lattarini a Palermo, in «Lexicon. Storia dell’architettura in Sicilia», n.s., 0, 2004, pp. 33-65. 10 Per le diverse proposte di progetto per il Piano Regolatore di Palermo, negli anni immediatamente successivi all’unificazione nazio- nale, e per una disamina delle varie fasi di redazione del progetto dell’ingegnere Giarrusso si rimanda a: G. PIRRONE, Palermo. Architettura del XX secolo in Italia, Genova 1971; S.M. INZERILLO, Urbanistica e società..., cit.; G. PIRRONE, La città nuova di Felice Giarrusso: cronache di una mutazione, in Palermo una capitale. Dal Settecento al Liberty, a cura di G. Pirrone, Milano 1989, pp. 78-83; G. LEONE, E. SESSA, Architettura e urbanistica tra Ottocento e Novecento, in Storia della Sicilia, voll. 10, Roma 1999, II, pp. 399-475. 11 Per un’analisi critica della cronologia delle varie tappe di realizzazione dell’asse di via Roma, si vedano: R. ZAPPULLA, L’architettura a Palermo dal 1860 al 1930. Analisi architettonica e ambientale “La via Roma nella città murata”, Palermo 1984; E. SESSA, Il rettifilo di via Roma, in Palermo una capitale..., cit., pp. 200-207; M. GIORGIANNI, Il taglio di via Roma, Palermo 2000; G. RUBBINO, Il taglio di via Roma a Palermo (1889-1927), in «Città e storia», n.s., 0, I, 2004, pp. 185-191; P. BARBERA, L’apertura della via Roma a Palermo: progetti, perizie, con- corsi (1906-1924), in Un archivio di architettura tra ottocento e novecento. I disegni di Antonio Zanca (1861-1958), a cura di P. Barbera, M. Giuffrè, 2005, pp. 147-169. 12 Nel vicolo della Madonna del Cassaro «aveva avuto sede la cosiddetta Piccola Borsa dove si radunavano i negozianti, i sensali ed i padroni e capitani di bastimenti esteri e nazionali per coloro che volessero noleggiarli, trovarli subito, restando appesi gli annunci del destino dei legni da partire nei burò di noleggi». Si veda: La Cassa Centrale di Risparmio..., cit., p. 50. 13 G. PIRRONE, La città nuova ..., cit., p. 80. 14 E. SESSA, Il Palazzo del Banco di Sicilia a Palermo, in «Quasar. Architettura e arti decorative tra le due guerre mondiali», 17, gennaio- giugno 1997, pp. 107-122, in particolare p. 110. 15 Per un’analisi dei caratteri architettonici delle banche a partire dalla fine del Settecento fino ai primi decenni del Novecento si rimanda a: S. PACE, Un eclettismo conveniente. L’architettura delle banche in Europa e in Italia, 1788-1925, Milano 1999.

Lexicon - n. 8/2009 54

16 In particolare, per il progetto del Banco di Sicilia di Caltanissetta redatto da Zanca e per un quadro generale sui rapporti intercor- si tra l’istituto di credito e il progettista si rimanda a: G. CIANCIOLO COSENTINO, L’attività per il Banco di Sicilia e la sede di Caltanissetta (1919-1926), in Un archivio di architettura..., cit., pp. 237-251. 17 L’elenco autografo di Basile è conservato presso l’archivio privato della famiglia Basile. Né gli archivi della Cassa di Risparmio (in parte dispersi), né le date spesso apposte dall’autore sui disegni possono confermare la datazione del 1907 attestata solo dall’elenco. 18 Il disegno è custodito presso l’Archivio Disegni della Dotazione Basile (Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Palermo) e inventariato al n. LXXVII.1 19 Come testimonia il disegno n. LXXVII.12 conservato presso l’Archivio Disegni della Dotazione Basile. 20 L’inaugurazione della Direzione generale della Cassa avvenne il 30 novembre 1913, sotto la presidenza del senatore Eugenio Oliveri, si veda: La Cassa Centrale di Risparmio..., cit., pp. 63-64. 21 Questa sede «andò interamente distrutta e solo i locali del tesoro resistettero all’urto» (La Cassa Centrale di Risparmio..., cit., p. 63). L’apertura della sede di Messina era stata deliberata nella seduta del consiglio di amministrazione dell’1 febbraio 1902, una scelta motivata anche dall’art. 4 del Decreto istitutivo, secondo il quale la dote dell’Ente sarebbe stata accresciuta di lire venticinquemila all’atto dell’apertura di una filiale o nella città peloritana o a Catania. 22 S. CARONIA ROBERTI, Ernesto Basile e cinquant’anni di architettura in Sicilia, Palermo 1935, p. 39. 23 Per una trattazione più approfondita sull’argomento si rinvia a: E. SESSA, Il villino Basile: la casa-studio come manifesto della qualità, in Dispar et Unum. 1904-2004. I cento anni del villino Basile, a cura di E. Mauro, E. Sessa, Palermo 2006, pp. 29-60. 24 E. BASILE, Per il mio progetto del Palazzo di Giustizia e per l’arte, Roma 1884, s.n.p. Il progetto elaborato da Basile è chiaramente una derivazione della sua precedente opera per il primo concorso del palazzo di Giustizia a Roma (1884), vinto poi alla quarta edizione da Guglielmo Calderini. Sulle vicende dei quattro concorsi, oltre al testo di Basile, si rimanda alle schede redatte da Giusi Lo Tennero e contenute in Giovan Battista Filippo ed Ernesto Basile. Settant’anni di architetture. I disegni restaurati della Dotazione Basile 1859-1929, a cura di E. Mauro, E. Sessa, Palermo 2000, pp. 91-98, 101-110, e al volume di E. SESSA, Ernesto Basile dall’eclettismo classicista al moder- nismo, Palermo 2002, pp. 43-59. 25 Ivi, p. 227. 26 Il Circolo era stato fondato dal matematico Giovan Battista Guccia, marchese di Ganzaria, nel 1884, con sede nel palazzo patrona- le del fondatore, in piazza Regalmici. Sulla nascita e la storia del Circolo Matematico e dei suoi «Annali» si rimanda a: A. BRIGAGLIA, G. MASOTTO, Il Circolo Matematico di Palermo, Bari 1982; L’emozione e la regola. I gruppi creativi in Europa dal 1850 al 1950, a cura di D. De Masi, Roma-Bari 1995. 27 Annuario della Biblioteca Filosofica, [Palermo 1912] a cura di P. Di Giovanni, con saggio introduttivo alla ristampa, Palermo 2000. 28 Il manoscritto è custodito presso l’archivio privato della famiglia Basile. 29 «Lo stesso tipo di rapporto tra élite intellettuale ed élite borghese è alla base di Behrens, di Guimard, di Basile. È esattamente ciò di cui parla Musil quando rileva che ‘uomini pieni di intraprendenza pratica si incontravano con uomini pieni di intraprendenza spi- rituale’»; si veda: G. MASSOBRIO, P. PORTOGHESI, Album del Liberty, Roma-Bari 1975, p. 19. 30 I disegni delle differenti versioni di progetto sono conservati in parte presso l’Archivio Disegni della Dotazione Basile e parzial- mente presso l’archivio privato della famiglia. 31 Ernesto Basile architetto, catalogo della mostra (Corderie dell’Arsenale, Biennale di Venezia 1980) a cura di P. Portoghesi, Venezia 1980, p. 212. 32 I disegni di progetto e le fotografie relative ai lavori appena ultimati sono conservati nell’Archivio Salvatore Caronia Roberti pres- so il Dipartimento di Storia e Progetto nell’Architettura dell’Università degli Studi di Palermo.