MEZZOGIORNO MEDIEVALE VII G. Corso, A. Cuccaro, C. D’Alberto

LA DI SANTA A NAPOLI E IL SUO ARREDO MEDIEVALE

Prefazione di Vinni Lucherini

Edizioni ZiP MEZZOGIORNO MEDIEVALE Collana di studi storico-artistici a cura di Pio Francesco Pistilli

LA BASILICA DI SANTA RESTITUTA A NAPOLI E IL SUO ARREDO MEDIEVALE G. Corso, A. Cuccaro, C. D’Alberto

Stampato con il contributo di

DIPARTIMENTO DI STORIA DELL’ARTE E SPETTACOLO

Progetto grafico e realizzazione ZiP Adv - Pescara

Finito di stampare nel mese di novembre 2012

ISBN 9788897131069 Tutti i diritti di riproduzione sono riservati. L’editore si © 2012 ZiP Adv - PE scusa per le eventuali omissioni ed è a disposizione di coloro che eventualmente non siano stati citati. SOMMARIO

Prefazione di Vinni Lucherini 7 LA CATTEDRALE COSTANTINIANA DI NAPOLI. UN’INTRODUZIONE AD UN GRANDE TEMA STORIOGRAFICO

Alessio Cuccaro 17 BASILICAM IN CIVITATEM NEAPOLIS LA VICENDA ARCHITETTONICA DELLA CATTEDRALE PALEOCRISTIANA NEL CONTESTO TOPOGRAFICO DELL’INSULA EPISCOPALIS

Giorgia Corso 77 LA CATTEDRALE IN ETÀ ROMANICA. INDAGINI SULLE SOPRAVVIVENZE ARTISTICHE

Claudia D’Alberto 143 LA MADONNA DEL PRINCIPIO IN SANTA RESTITUTA: IL CULTO EZIOLOGICO DELLA CATTEDRALE ANGIOINA

TAVOLE 175

Bibliografia generale 193 Indice dei luoghi 215 Indice dei nomi 219 Indice dei temi, soggetti e attributi iconografici 221 LA MADONNA DEL PRINCIPIO IN SANTA RESTITUTA. IL CULTO EZIOLOGICO DELLA NUOVA CATTEDRALE ANGIOINA Claudia D’Alberto

La storia angioina della basilica di Santa Restituta può essere letta in controluce attraverso il mosai- co di Santa Maria del Principio (tav. VII). Questo, squarciando la veste barocca dell’edificio, testi- monia grazie alla sua natura parlante e soprattutto al suo complesso e raffinato rapporto con la fonte letteraria trecentesca, che è il Chronicon Sanctae Mariae de Principio, la nascita di un nuovo culto, ovverosia del culto pseudo-paleocristiano di Santa Maria del Principio. Sospeso fra mito e attualità, esso aggiorna l’identità della primitiva cattedrale integrandola con quella angioina. Fa credere alla sua antichità raccontando nelle pagine del Chronicon che l’icona raffigurante la Vergine con il Figlio è la prima immagine di questo soggetto esposta alla pubblica adorazione di Napoli e dell’Italia intera. Sceglie come medium di rappresentazione il mosaico, in quanto tipico della cul- tura imperiale e papale della Roma paleocristiana. Elegge a promotori dell’impresa Costantino, sua madre Elena e papa Silvestro che, però, si rivelano soltanto fantocci retorici dietro ai quali si cela- no re Roberto, la madre Maria d’Ungheria e la curia arcivescovile di d’Ormont. Allo stesso modo si rompe l’incanto “passatista” dell’icona musiva quando in calce alla scena si legge che fu commis- sionata nel 1313 dal capitolo cattedrale a Lellus de Urbe. Nel momento in cui l’epos si attualizza, l’esemplarità riconosciuta a Roma assume un importante valore storico. Sono gli anni del primo vero radicamento papale ad Avignone che, non si dimenti- chi, era possedimento della corona angioina napoletana. Re Roberto si rende subito conto che, se non ha margini di manovra in Provenza (che è sotto scacco del re di Francia) ne dispone di ampi in Italia dove Roma, privata della sua immortalità pontificia, lascia un enorme vuoto di potere col- mabile da Napoli. La città partenopea ha tutti i numeri per diventare l’antenna peninsulare della cristianità d’Occidente naturalizzatasi francese; ma la partita è ancora agli inizi e come prima manovra il sovrano elabora dei volani propagandistici fatti di immagini e di miti fondativi che attualizzano l’aspetto dell’Ecclesia Neapolitana. L’altra via attraverso cui il culto di Santa Maria del Principio si riconnette al presente è infatti quel- la mariano-apocalittica; via che ispira parallelamente le dedicazioni della cattedrale e della chiesa regia di Santa Maria Donnaregina. Simili istanze, riflesso del clima interno alla corte, stretta fra dissidenza spirituale, ufficialità francescana e tomismo domenicano, fanno della Madonna del Principio una Madonna d’avanguardia. Se da una parte è prefigurazione delle più tarde Regine dell’Umiltà, dall’altra è a tutti gli effetti Madonna genealogica e figura ecclesiale. È chiamato a realizzare l’epopea mariana del Principio un artista romano: Lellus de Urbe giunto a Napoli nel 1308 al seguito di Pietro Cavallini. Difficile stabilire se la scelta sia determinata dall’of- ferta o rientri in modo programmatico nell’ambito di una colta progettualità che doveva rimane- re fedele a se stessa anche nella traduzione materiale dei suoi principi informatori. Di certo Lellus faceva parte di maestranze specializzate, le migliori che potesse offrire il mercato, le uniche proba- bilmente che potessero veramente padroneggiare la tecnica del mosaico come si deduce dal suo scarso impiego in tutto il territorio italiano (eccetto Roma) e come accade anche a Napoli, dove l’absidiola di Santa Maria del Principio è un vero e proprio unicum. Non è un unicum, però, da un punto di vista stilistico. Rientra in quel cavallinismo napoletano di seconda generazione che affonda le sue radici nel cantiere di Donnaregina e che deterrà il mono- polio artistico della città sino all’arrivo di Giotto nel 1328. Claudia D’Alberto 144

IL MOSAICO, IL CHRONICON E LO STATO DELLA CRITICA Esclusa la presenza di un doppio impianto ecclesiastico1, l’unica cattedrale preesistente alla fabbri- ca angioina sopravvive oggi nella basilica di Santa Restituta che, ridotta nelle sue dimensioni, fu interessata da una serie di interventi fra i quali la trasformazione di una cappella della basilica costantiniana, identificata a partire dal Mille con l’oratorio di Sant’Aspreno, in cappella di Santa Maria del Principio. Il piccolo vano si apre in corrispondenza dell’ultima campata della navatella sinistra e deve la sua importanza al mosaico che ne ricopre la conca absidale raffigurante una Madonna in trono con Bambino fra i Santi Gennaro e Restituta (fig. 1; tav. VII). Entro un fascione di racemi ed elemen- ti clipeati, su un fondo uniforme di tessere d’oro, stanno la Vergine Regina e il Figlio che, impre- ziositi da stoffe luminescenti, sostengono una croce astile, mentre i due martiri, l’uno con abiti e attributi vescovili, l’altra in veste monacale e cinta da corona di fiori, li omaggiano mostrando codi- ci su cui campeggiano le seguenti frasi: Beatus vir qui inventus est sine macula (tav. X) e Veni spon- sa (u)x(o)re accipe coronam (fig. 26). Lungo il margine inferiore della scena corre un’iscrizione in esametri (fig. 2) che, redatta in maiuscola gotica epigrafica, recita Lux Deus immensa postquam descendit ad yma annis trecentis completis namque peractis// Nobilis hoc templum sancta construssit Elena// Silvestro grato papa patrocinante beato. Hic bene quanta datur venia, vix quisque loquatur Annis dat clerus iam instaurator Parthenopensis// Mille tricentenis undenis bisque [retensis]. Oltre ai versi dedicatori si leggono i tituli identificativi dei santi, rispettivamente Sanctus Ianuarius e Sancta

2-3. Napoli, Santa Restituta, cappella di Santa Maria del Principio, Lellus de Urbe, Madonna del Principio: epigrafe e firma di Lellus de Urbe (Pedicini, Napoli) La Madonna del Principio in Santa Restituta. Il culto eziologico della nuova cattedrale angioina 145

4. Napoli, Santa Restituta, cappella di Santa Maria del Principio, Lellus de Urbe, Madonna del Principio: epigrafe, indicazione cronologica

Restituta, e la lacunosa firma Lellus/ ve[r][.]// de// Ur[b]// e (fig. 3). Dell’apparato epigrafico la letteratura del secolo scorso ha analizzato la sottoscrizione attributiva e l’indicazione cronologica (fig. 4), in quanto unici riferimenti funzionali a ricerche stilistico forma- li. All’indomani della scoperta del Giudizio Universale di Pietro Cavallini in Santa Cecilia in Trastevere2, il mosaico inizia ad essere considerato episodio al margine della temperie artistica cavalliniana, divenuta di diritto sigla dominante della Napoli angioina di primo Trecento. Spetta però a Ferdinando Bologna il merito di aver ricostruito intorno all’opera un coerente tessuto figu- rativo che restituisce la fisionomia del maestro firmatario. Legge la data di esecuzione 1322 e al tradizionale Lellus de Urbe3, da lui pure precedentemente sostenuto4, oppone Lellus de Urbevetere5. Collega la comparsa a Napoli del presunto maestro orvietano alla chiamata di manodopera dalla cittadina della Tuscia da parte di Ramolus de Senis (che identifica tout court con Venturi6 in Ramo di Paganello) secondo quanto attestato da un mandato angioino del 1314, pubblicato da Émile Bertaux7. Il resto della vicenda di Lello da Orvieto, nota e già ampiamente ripercorsa dagli studi8, è quella di un pittore formatosi sulle «ricerche paragiottesche del Cavallini fra Santa Cecilia e l’Aracoeli»9 e itinerante intorno a Napoli, Roma ed Anagni, stando almeno al corpus di opere rac- colto sotto la sua denominazione. Soltanto di recente si è riflettuto, invece, sul valore di manifesto programmatico che il mosaico ha rispetto alla vicenda della cattedrale e alla legittimazione della sua memoria10. In particolare Vinni Lucherini11 ha affrontato la questione, giun- gendo ad alcune persuasive conclusioni in 5. Napoli, Archivio Storico Diocesano, 649 (già St. Scaf. 1 nr. 2), parte coincidenti con quanto sostenuto da chi Chronicon Sanctae Mariae de Principio, f. 10v: Santa Restituta scrive12. fra i canonici del capitolo Imprescindibile punto di partenza è stato natu- ralmente il contenuto dell’epigrafe. Per quanto riguarda le informazioni già trattate dalla sto- riografia, ovverosia l’autore e la cronologia, si propende a favore di letture antecedenti alla ricostruzione di Bologna, per cui Lellus de Urbevetere torna ad essere Lellus de Urbe e il 1322 è anticipato al 1313, qui sulla scia di quanto già attestavano gli eruditi napoletani del XVIII e XIX secolo13. Impaginata in senso verticale, il maestro si firma nell’angolo inferiore destro dell’emiciclo absidale (fig. 3). Se il nome si legge distinta- mente, la parola successiva, al contrario, è piut- tosto frammentaria: dopo la VE segue una let- tera di cui è visibile soltanto l’inizio di un occhiello impostato su un’asta verticale; questa struttura è comune sia alla P che alla R14, ma la presenza di due sole tessere, peraltro riallettate in corrispondenza dell’ansa, non consente di ipotizzare se la parte caduta appartenesse al corpo dell’una o dell’altra. In conclusione del Claudia D’Alberto 146 rigo manca, con ogni probabilità soltanto una lettera, in quanto l’area grafica è delimitata dall’an- damento verticale della cornice che inquadra il mosaico15. I pochi elementi a disposizione, tutta- via, impediscono di risalire al senso e alla funzione di questa parola16. Il successivo DE, oltre a non presentare gravi perdite, è centrato perfettamente lungo la sua riga e si tratta di una particella dire- zionale, introduttiva di un toponimo17. Nella parola che segue, infatti, non sembra azzardato leg- gere Ur[b]/ coerente, da un punto di vista testuale, con la E della riga sottostante (Urbe): la U è pervenuta completamente intatta, la R, pur lacunosa, è riconoscibile grazie alla presenza della coda; dell’ultimo carattere grafico si conserva soltanto l’occhiello superiore, che, per il forte restrin- gimento dell’ansa, può considerarsi la parte superstite di una B18. Dopo questa lettera non ne seguono delle altre, poiché di nuovo il tessuto musivo si conclude allineato ai margini della deco- razione e alla prima riga dell’iscrizione. La E di Urbe, quindi, per assenza di spazio, è impaginata nella riga inferiore, in cui è riscontrabile anche un’altra tessera musiva, la quale potrebbe identifi- care, verosimilmente, un segno di interpunzione, formato da tre punti disposti a delimitare un triangolo, presente anche al principio del passo esaminato. Il suo impiego è giustificato dal fatto che questo settore dell’iscrizione, appartenendo alla tipologia delle sottoscrizioni attributive, è, secondo regole consuete, separato dal resto del testo. Sussistono elementi sufficienti per sostenere la plausibilità dell’edizione Lellus/ ve[r][.]// de// Ur[b]// e19, sulla base della quale non è azzardato affermare che questo maestro sia originario di Roma. Lo conferma anche l’analisi del dato stilisti- co che, come si vedrà, restituisce il profilo di un pittore pienamente informato sulla cultura roma- na fra fine Duecento e inizi Trecento. Per quanto riguarda l’indicazione cronologica Mille tricentenis undenis bisque (fig. 4), questa va tra- dotta 1313, perché i termini numerici, tricentenis e undenis sono aggettivi numerali distributivi qui impiegati in forma sostantivata al posto dei loro rispettivi cardinali trecenti e undecim, con ogni probabilità per ragioni metriche. Anche la particella avverbiale bis che, di norma, ha funzione di raddoppiare il numero accanto al quale si trova, sia esso numerale o distributivo, potrebbe essere utilizzata nell’accezione sopra indicata, a causa della presenza dell’affisso enclitico que che, annul- lando la valenza moltiplicatrice del bis rispetto all’undenis, lo pone sullo stesso piano di quest’ulti- mo, cioè “undici e due”20. Prospettive inedite sono emerse dall’analisi di tutte le altre notizie contenute nell’iscrizione e di fatto ignorate in precedenza. Accanto ai dati storici, il testo tramanda un racconto per così dire mitico, nel senso che non fa riferimento al tempo in cui il mosaico fu realizzato, ma narra le ori- gini paleocristiane dell’Ecclesia Neapolitana e lo fa ricordando l’edificazione da parte di Elena di un templum consacrato da papa Silvestro e poi assegnato a quel clerus instaurator Parthenopensis, nel quale si è riconosciuto il committente dell’impresa21. L’assunto storiografico più rilevante risiede, comunque, nell’aver compreso l’inscindibile rap- porto che lega il mosaico al Chronicon Sanctae Mariae de Principio22, sulla scia di quanto nota- to per la prima volta già intorno alla metà del XVIII secolo da Alessio Simmaco Mazzocchi23 e non tenuto in giusto conto dalla letteratura contemporanea. Si tratta di un manoscritto trecen- tesco andato disperso in epoca imprecisata ma, sicuramente, già dalla metà del XVIII secolo, quando lo stesso Mazzocchi ne lamentava la scomparsa24 e non prima del 1533, anno in cui fu redatta una copia conservata presso l’Archivio Capitolare di Napoli25. Questo dell’Archivio Capitolare è il più antico codice che ha tramandato il Chronicon26, il cui contenuto oggetto di stu- dio già nel corso del XVII e del XVIII secolo27, è stato pubblicato, in forma quasi integrale, intor- no alla metà dell’Ottocento28. Si devono attendere, però, gli anni Trenta del secolo successivo per poter disporre di una prima descrizione a cura di Gennaro Maria Monti29, il quale ne restituì un aspetto che è ancora quello attuale: un fascicolo in pergamena formato da 44 carte numerate, rile- gato con tavolette di legno, privo di titolo, scritto in caratteri gotici e con alcuni incipit miniati. L’apporto più importante ha riguardato, però, l’individuazione di committenza, cronologia e desti- nazione d’uso. La presenza dello stemma capitolare30 (f. 2r), insieme all’immagine di Santa Restituta31 con sei canonici genuflessi, dispiegata su un’intera pagina (f. 10v) (fig. 5), e alle parole dell’explicit, è stata considerata indice inequivocabile di committenza da parte del capitolo catte- drale; committenza che deve ascriversi fra il 1311, per l’insolita citazione nel Patrimonium Petri della contea di Bertinoro, di cui Roberto d’Angiò assunse in quella data il titolo di vicario eccle- La Madonna del Principio in Santa Restituta. Il culto eziologico della nuova cattedrale angioina 147

6. Napoli, cattedrale, cappella del Tesoro di San Gennaro, Milet d’Auxerre, Guillaume de Verdelay, Etienne Godefroy, busto reli- quiario di San Gennaro siastico32 e il 1337, anno delle Constitutiones di Giovanni Caetani Orsini con le quali si abolì una cerimonia liturgica ancora descritta nel Chronicon33. Per la prima volta, inoltre, è stata tentata una sistematizzazione del contenuto che, raggruppato in cinque parti ben distinte, comprende tre orazioni introduttive (In dedicatione ecclesiae; In nativita- te Domini; In apparitione sancti Michaeli archangeli); una scrittura in cinque capitoli su San Pietro e Sant’Aspreno; sette lezioni da recitarsi nell’anniversario della dedicazione della cappella di Santa Maria del Principio34 e altre ventidue orazioni identificate con maggiore puntualità da Lucherini, cui si deve la prima edizione critica del Chronicon35. Queste, nel complesso, appaiono molto più episodiche rispetto all’unitarietà delle sezioni precedenti. Apre la serie In anniversario dedicationis ecclesie oratio che, strettamente collegata alle ultime lezioni relative alla cappella di Santa Maria del Principio, introduce ad altre tredici orazioni destinate alla liturgia da svolgesi nel giorno dei morti (Oratio pro summo Pontefice; Oratio pro Regibus in altari maiori; Oratio pro Archiepiscopis; In ala sancti Aspren ante Cappellam Minutulorum pro Cardinalibus; Oratio in cimiterio hedomadariorum; Oratio in navi ecclesie maioris; In ala ante fores Sancte Restitute; Intra ecclesia Sancte Restitute in ala Sancte Marie de Principio; In navi ecclesie Sancte Restitute; In ala secunda Sanctae Restitutae; In cimi- Claudia D’Alberto 148

terio Sancti Angeli; In choro Sancte Restitute; Pro divo Imperatore Romano Costantino). Le succes- sive otto, invece, non sembrano riconducibili all’officiatura funeraria celebrando feste in onore di vari santi (In nativitate sancti Joannis baptiste; In sancte Marie Magdalene; In festo sancti Iacobi apostoli; In festo sancte Marie ad nivis; In sancti Laurentii; In sancto Aniello abba- te; In sancto Ieronimo et sancto Mauro; In sancti Ieronimi oratio). Chiudono la leggenda di Santa Restituta, suddivisa in nove lezioni, e le lodi in versi con relative notazioni musicali rispetto alle quali si specifica anche il calenda- rio e la prassi esecutiva. Una simile eterogeneità testuale e gli argomen- ti trattati hanno indotto la critica a definire il Chronicon una miscellanea religiosa a uso litur- gico dei canonici, impropriamente detta Chronicon Ecclesiae Sanctae Mariae de Principio, oltre che per l’assenza di questo titolo, anche perché non qualificata da un carattere esclusiva- mente cronachistico36. E ciò è dovuto anche al fatto che il suo testo, fatta eccezione per la parte dedicata alla cappella di Santa Maria del Principio, attinge a compilazioni agiografiche 7. Napoli, Museo Diocesano, Lellus de Urbe, tavola dell’arcive- altomedievali, quali la Vita Sancti Aspreni di scovo Humbert d’Ormont (Falcucci, Roma) Alberico di Montecassino, ascrivibile alla fine dell’XI secolo, e la Vita Sanctae Restitutae scritta 8. Napoli, Santa Maria Donnaregina Vecchia, Lellus de Urbe e da Pietro Suddiacono nel corso del X secolo37. altri maestri, Storie di Santa Elisabetta di Turingia: Matrimonio Ai fini del presente studio è utile, tuttavia, far di Santa Elisabetta riferimento in particolare alle lezioni da recitar- si ogni anniversario di dedicazione della cap- pella di Santa Maria del Principio, in quanto sono quelle che presentano un rapporto più diretto con gli elementi epigrafici e figurativi del mosaico. La IV lectio38, ad esempio, quasi volgendo in prosa i versi dell’iscrizione, tra- manda che l’oratorio di Sant’Aspreno, prima cellula di insediamento cristiano a Napoli e dove ora si trova l’altare di Santa Maria del Principio, fu consacrato da papa Silvestro con la concessione di indulgenze a santuario della Cappella Sanctae Restitutae, fatta costruire da Costantino e da lui posta sotto la giuri- sdizione del Capitulus Ecclesiae Neapolitanae. Questo, formato da quattordici membri fra canonici sacerdoti e diaconi prebendati con a capo il cimiliarca, fu istituito sempre dal- l’imperatore per accrescere l’importanza della Chiesa locale39. Resa esplicita la presenza di un patrimonio indulgenziale presso l’altare di Santa Maria del Principio, si spiega ora l’appellativo di La Madonna del Principio in Santa Restituta. Il culto eziologico della nuova cattedrale angioina 149 patrocinate dato a Silvestro nell’epigrafe40 e il senso del verso Hic bene quanta datur venia, vix quisque loquatur, che è complementare, a sua volta, ad un altro passo del Chronicon dove si narra di un miracolo cui aveva assi- stito una donna a distanza di 124 anni dalla morte del papa. La , volendo conosce- re quante indulgenze erano state largite sino ad allora, ebbe una visione dei milites neapo- litanorum civium Eutichete e Acuzio che, con una scacchiera fra le mani, ne contava- no senza sosta le caselle da un lato all’altro e viceversa. Incuriosita, domandò cosa stesse- ro facendo e i due santi martiri risposero che al numero infinito delle caselle corrisponde- va il numero infinito delle indulgenze con- cesse da papa Silvestro in quel luogo41. L’unico caso in cui le due tradizioni non 9. Lovanio, Bibliotheek Faculteit Theologie, ms. Lat. 1, Bibbia di coincidono riguarda la committenza della Niccolò d’Alife, f. 158v: Roberto rappresentato come Salomone Cappella Sanctae Restitutae. Partendo dal presupposto che nell’hoc templum fatto edificare da Elena, di cui parla l’iscrizione, è ragio- nevole riconoscere questa cappella che il Chronicon ricorda eretta dal figlio Costantino, si è di fronte a un’insanabile discrasia. É possibile avanzare soltanto una considerazione circa l’aggiunta di una simile variante in rapporto al risalto che il mosaico dà al culto della croce cui rimanda, al di là del riferimento alla stessa Elena, anche la croce astile di grandi dimen- sioni sostenuta dalla Madonna e dal Bambino. Caratterizzata da peculiarità formali molto specifiche, quali terminazioni trilobe e incastonatura di pietre preziose, va assimilata a un manufatto di oreficeria e più specificamente a una stauroteca in metallo non distante da quelle cruces argenteae cum hasta che i primiceri delle basiliche di San Giovanni Maggiore, e San Giorgio Maggiore guidati dall’arcivescovo e dal capitolo, portava- no durante la processione dei Vespri di Pasqua dalla cattedrale in Santa Maria Maggiore42. È difficile, peraltro, capire quale ambiente realmente corrisponda alla definizione di Cappella Sanctae Restitutae, rintracciabile nelle fonti. Lucherini43 avanza l’ipotesi che possa trattarsi della cappella più importante della basilica del Salvatore, per l’appunto intitolata a Santa Restituta, di cui si parla già a partire dal IX secolo nei Gesta Episcoporum e nella Vita Sancti Athanasii Neapolitani episcopi, e che all’indomani dell’erezione della cattedrale angioina è dedicata alla Madonna del Principio, secondo quanto si deduce dal Chronicon. Al momento della consacrazione di Santa Maria Assunta, si sarebbe determinata, inoltre, una sorta di attrazione cultuale, per cui il titolo di Santa Restituta sarebbe stato esteso a ciò che rimane- va della vecchia cattedrale soppiantando quello del Salvatore. L’unica incongruenza che con- trasta con questa ricostruzione risiede nel fatto che la Vita Sancti Aspreni ricorda che il pri- migenio insediamento cristiano di Napoli, corrispondente al sito che il Chronicon ricorda essere quello ove sorge la cappella di Santa Maria del Principio, è dedicato, nella cattedrale del Salvatore di quel tempo, a Sant’Aspreno. Il Chronicon, come d’altronde tutte le altre fonti letterarie citate, contiene un palinsesto storiografico sui miti fondativi dell’Ecclesia Neapolitana e per sua stessa natura sovrappone e confonde le tradizioni o meglio le rielabo- ra producendo esiti nuovi. È difficile, dunque, valutare l’attendibilità della singola notizia tramandata. Ciò che invece si può affermare con incontrovertibile certezza è che, nel corso della costruzione dell’Assunta, fu istituito il culto di Santa Maria del Principio. Sulla base di quanto sin qui esposto si deduce che alla progettualità di una stessa mano è da ricondurre sia l’opera liturgico letteraria che l’immagine votiva di riferimento. Con il Chronicon, infat- ti, se ne definì il dogma, per cui la Vergine era detta del Principio in quanto prima che in ogni altra immagine esposta alla pubblica adorazione della città e dell’Italia intera fu rappre- Claudia D’Alberto 150 sentata in puerperio, ovverosia con il Figlio44, e se ne istituì la festa da celebrarsi ad ogni anni- versario della consacrazione dell’altare lei dedicato45. Con il mosaico, infine, se ne visualizzò l’icona rispetto alla quale intervenne direttamente nella composizione del titulus e nelle scel- te iconografiche e figurative.

LA COMMITTENZA E IL SIGNIFICATO DELL’IMMAGINE Nell’inciso epigrafico clerus instaurator Parthenopensis si riconosce il capitolo cattedrale in linea con una consolidata tradizione erudita che, per provare l’attendibilità della corrispondenza, fa riferi- mento all’agiografia trecentesca del beato Nicolò46. Il predicativo instaurator presenta ampi margini interpretativi, in rapporto ai quali si determinano indi- cazioni utili a individuare collegamenti con le circostanze che presiedettero all’esecuzione dell’opera. Potrebbe trattarsi o di una forma sostantivata derivante dal verbo instauro, nel senso di “restauratore”, “rinnovatore” dell’impresa paleocristiana o secondo quanto sostenuto da Mazzocchi e dai suoi epigo- ni47, di un adattamento appositivo del termine instaurum, che traslato dal lessico giuridico a quello ecclesiastico indica «quidquid ad suppellectilem Ecclesiasticam spectat»48. Questo significato, peraltro, è attribuibile anche allo stesso verbo instauro, quando usato in scritture conciliari49. Qualora si voglia intendere l’instaurator nel senso di addetto alla prepositura degli spazi sacri, allora l’epigrafe costitui- rebbe un importante documento in cui la giurisdizione amministrativa del capitolo in Santa Restituta è già riconosciuta. Tale giurisdizione, infatti, doveva esser stata assegnata qualche anno prima, secon- do quanto si desume da un documento del 1309 con cui Bartolomeo Siginolfo, conte di Caserta, dona ai canonici il castrum S. Angeli Montis ad Cristam50. Oltre alla questione cronologica, si pone, però, anche il problema di chi assegnò il suddetto privi- legio al capitolo. Esclusa l’ipotesi dell’anarchica occupazione, è necessario presupporre l’interven- to di un’autorità superiore che fu, con ogni probabilità, quella arcivescovile di Hubert d’Ormont51. Uomo di fiducia degli Angiò, giunse a Napoli al seguito di Carlo I ma soltanto durante il regno di Carlo II fu insignito di importanti incarichi, da collettore di decime in Terra di Lavoro, a cano- nico diacono napoletano con il titolo di abate, prima di Santa Maria in Piazza, e, poi, nel 1288 di San Giorgio Maggiore. Una bolla del 17 marzo 1308 ne confermò l’elezione alla sede metropoli- tana, eppure il riconoscimento dei suoi meriti politici e dell’inossidabile lealtà alla corona ci fu nel 1318, quando re Roberto, dovendosi recare ad Avignone, lo nominò consigliere particolare del pri- mogenito Carlo duca di . Nello stesso anno Giovanni XXII lo scelse come commissario apostolico, insieme ad Angelo dei Tignosi e a Pandolfo Savelli, per la compilazione del processo di canonizzazione di Tommaso d’Aquino. La morte, avvenuta nel 1320, gli impedì di portare a ter- mine l’incarico che segnò, comunque, un ulteriore attestato del credito di cui godeva il prelato. Dietro alla canonizzazione di Tommaso d’Aquino si celava, infatti, una manovra di re Roberto che, per bilanciare l’elezione del fratello Ludovico e la conseguente spinta a favore dell’Ordine france- scano diede un nuovo santo anche ai Domenicani52. Sotto il suo episcopato fu, dunque, conclusa e consacrata la nuova cattedrale. Basta scorrere i docu- menti pubblicati da Cantera nel 189053 per aver giusto conto di quanto forte fosse il sodalizio fra d’Ormont e re Roberto anche, come ovvio, nella gestione di questo cantiere. Tra i più significati- vi l’atto del 24 luglio 131354 con il quale il sovrano sollecitava a un privato la vendita di un terre- no a favore dell’episcopio per poter portare a compimento l’edificio55. Nella prospettiva del nostro discorso il mandato prova che la fabbrica della cattedrale era gestita in cooperazione e in comuni- tà di intenti fra monarchia e curia. Di conseguenza questo modo di procedere doveva aver regola- to pure la messa in opera di arredi, apparati pittorici e suppellettili di vario genere, tanto più quan- do si trattava di allestimenti cultuali. Sulla base di quanto detto non è plausibile sostenere che i canonici, stando alle ipotesi più recen- ti56, abbiano gestito in autonomia la sepoltura dell’eremita Nicolò che, stabilitosi nei pressi della chiesetta di Santa Maria a Circolo, fu ucciso nel 1310 dal provenzale Perottino, incaricato di occu- parsi della sua sussistenza da Maria d’Ungheria. Nell’agiografia dell’eremita, redatta da Giacomo de Pisis57 su commissione della stessa regina, si legge in effetti che, all’indomani del delitto, il capi- tolo si recò sul posto e, nonostante l’assenza dell’arcivescovo, si impossessò del corpo che, già pros- simo alla beatificazione, traslò in Santa Restituta. Qui predispose una tomba temporanea che sosti- La Madonna del Principio in Santa Restituta. Il culto eziologico della nuova cattedrale angioina 151

10. Napoli, Santa Maria Donnaregina Vecchia, Lellus de Urbe e altri maestri, Mulier amicata sole e l’arcangelo Michele Claudia D’Alberto 152

11. Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte, Maestro delle tempere francescane, Regina dell’Umiltà (Cuccaro, Napoli) tuì dopo poco con quella definitiva eretta nella cappella di Santa Maria del Principio. Parte della storiografia ha considerato l’evento addirittura la causa determinante di un cambiamento in corso d’opera del progetto della nuova cattedrale58. La vecchia, in procinto di essere smantellata, sarebbe stata trasformata in cappella laterale proprio per accogliere le venerate spoglie. Come ampia- mente dimostrato59, al contrario, la conservazione dell’antica cattedrale era prevista sin dall’inizio e in ogni caso l’uccisione dell’eremita, avvenuta l’11 maggio 1310, non decise mutamenti strutturali. Nicolò ebbe il memoriale entro le mura di Santa Restituta soltanto perché annoverava nomi illustri fra i suoi devoti. E che quelle fossero mura particolarmente prestigiose lo prova già il semplice fatto che furono adibite a Sancta Sanctorum del nuovo complesso episcopale. Le maglie del potere, d’altro canto, erano così strette che il capitolo non era nelle condizioni di ritagliarsi margini di autonomia. Il mono- polio degli Angiò e degli uomini di rango della loro cerchia era garantito anche dall’appoggio del papa- to. A titolo esemplificativo si ricordi il beneficio concesso da Clemente V sempre nel 1313, grazie al quale re Roberto poteva dotarsi di «duodecim clerici ipsius familiares domestici et continui commensales»60. In concreto equivaleva ad avere sempre a disposizione un piccolo “capitolo” personale61. La Madonna del Principio in Santa Restituta. Il culto eziologico della nuova cattedrale angioina 153

12. Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte, Roberto d’Oderisio, Regina dell’Umiltà (Cuccaro, Napoli)

In effetti il titulus dedicatorio del mosaico presenta soltanto la sottoscrizione del clerus Parthenopensis e, come giustamente è stato notato62, qualora d’Ormont avesse partecipato all’im- presa, avrebbe avuto di certo un ruolo di primo piano e soprattutto non lo avrebbe taciuto. Un episodio di committenza dalla progettualità così articolata, che presuppone parallelamente alla realizzazione dell’immagine la stesura di un testo, deve, però, essere letto in tralice e attra- verso le sue molteplici sfumature. Nel senso che dato figurativo e dato testuale si integrano vicendevolmente e che quello testuale, al pari del figurativo, deve essere concepito nel suo intreccio di passato e presente. Il Chronicon è un racconto di storia remota ma, ricorrendo a proiezioni narrative, allude, come il mosaico, all’attualità del tempo in cui fu concepito. Ad esempio, sempre nella parte dedicata alla consacrazione dell’altare di Santa Maria del Principio, si racconta che qui scelsero di vivere recluse le anachorite mulieres63. Il testamento del 1385 di Regala Minutolo prevede un lascito testamentario di sei tarì alle «heremitabus morantibus in ecclesia Sanctae Restitutae de Neapoli site intus maiorem ecclesiam Neapolitanam distribuendas inter eas»64. L’identificazione delle heremitae Sanctae Restitutae con le anachorite mulieres, è più di una suggestione che muta in certezza se si fa riferimento ad un’altra corrispondenza. Parlando della donazione di Costantino, come si è già visto, il Chronicon include la contea di Bertinoro, un territorio mai citato da tutte le altre tradi- zioni che la tramandano. Si ribadisce che la sua presenza è giustificata dal fatto che Roberto d’Angiò nel 1311 ne assunse il titolo di vicario65. Questa notizia, in genere utilizzata per defini- re il post quem di stesura del Chronicon66, assume, ora un senso ben diverso. È funzionale, cioè, a definire un parallelismo fra l’imperatore Costantino e re Roberto. L’epos si attualizza e muta in relazione alle esigenze del presente. Tempo mitico e tempo storico si intrecciano secondo formu- le imperfette ma significanti. Claudia D’Alberto 154

Quando si rileggono le notizie già sopra men- zionate della formazione da parte di Costantino di un capitolo della Chiesa napole- tana, che riceveva in dono la basilica di Santa Restituta eretta per volontà dello stesso impera- tore, si giunge a constatazioni di notevole inte- resse storico. Se Costantino fonda l’Ecclesia Neapolitana, così Roberto la fonda una secon- da volta, se Costantino assegna la Santa Restituta al capitolo cattedrale67, quest’ultimo al tempo di Roberto ne riceve effettivamente la giurisdizione ordinaria. L’associazione automa- tica che si sviluppa viene ad essere intuitiva, analogica, sicché il culto pseudo-paleocristiano di Santa Maria del Principio è tanto più plau- sibile e attraente per il pubblico dei devoti, quanto più riflette in un gioco di specchi il mondo reale. Partecipa, naturalmente, al revival antichizzan- te anche l’icona di Santa Maria del Principio che fa credere alla sua antichità, anzitutto ricor- rendo al medium musivo. Assente nella consue- tudine angioina, questo rimanda da un punto di vista artistico all’ambito romano di fine 13. Stoccarda, Staatsgalerie, Storie dell’Apocalisse Duecento, mentre da un punto di vista icono- logico evoca, per l’appunto, il mondo costanti- niano. Non è un caso che nella sezione del Chronicon dedicata alla cappella di Santa Maria del Principio, la prima lectio ricordi l’apparizione al Laterano dell’immagine miracolosa di Cristo nel giorno di consacrazione della basilica68. Il Sacro Volto è tradizionalmente riconosciuto nel brano musivo che, al centro dell’abside lateranense alme- no dalla metà del V secolo, fu reimpiegato con valore di icona reliquia nel rinnovamento tardo- duecentesco affidato a Torriti69. Se, fra tutto il corredo lipsanico posseduto dal Laterano, si fa rife- rimento proprio a questa immagine acheropita, ne consegue che la scelta operata per la rappresen- tazione della Madonna del Principio ricadde sul mosaico perché rappresentativa della tradizione imperiale e papale della Roma costantiniana cui, evidentemente, la Napoli angioina tendeva. In quegli anni la fine del papato triumphans bonifaciano e la vittoria politica di Filippo il Bello70 coincisero con la ripresa di un’alleanza, seppure intermittente, fra il potere papale, naturalizzatosi francese, e la corte angioina che, beneficiaria del nuovo clima tentò di affiancare Avignone nel detenere la leadership di centro della cristianità occidentale. E re Roberto, senatore di Roma dal 1313 al 1315 (e poi dal 1317 al 1335), era ben consapevole che ciò poteva avvenire soltanto a par- tire dalla riscrittura della storia dell’Ecclesia Neapolitana; riscrittura che da una parte guardava a Roma come modello liturgico cultuale di riferimento e dall’altra attingeva ai miti fondativi della tradizione locale71. Il compito fu affidato alle schiere ecclesiastiche del capitolo che si muovevano sotto la stretta osservanza della sua orbita, anche grazie alla carismatica mediazione di d’Ormont. A lui si deve la promulgazione nel 1317 delle Costituzioni Capitolari che, oltre a riorganizzare la litur- gia e a riformare alcuni riti relativi all’ufficio degli anniversari funebri, prevedevano delle vere e proprie norme volte al risanamento del malcostume imperante fra i canonici72. Nell’impresa di Santa Maria del Principio, dunque, il re fa vagheggiare la sua partecipazione, il capitolo la dichiara in calce al mosaico; soltanto d’Ormont non la lascia intravedere. Eppure ad un’analisi approfondita emerge qualche dato ulteriore. L’opera più significativa legata a d’Ormont è senza dubbio la sua tavola funeraria73 (tav. XII). Articolata in due ordini, questa raffigura nella cuspide un San Paolo a mezzo busto, mentre nella parte cen- trale l’arcivescovo in paramenti solenni. In origine era provvista anche di una predella su cui cor- La Madonna del Principio in Santa Restituta. Il culto eziologico della nuova cattedrale angioina 155 reva una scritta dedicatoria che ricordava l’an- no di morte, i natali borgognoni e il ministero vescovile, secondo quanto tramandano le tra- scrizioni seicentesche74. Attraverso il ritratto funerario si può avere sol- tanto una flebile idea di quella che doveva esse- re la politica dell’immagine di d’Ormont, che la storiografia ha assimilato, a ragione, all’e- sempio autocratico di Bonifacio VIII. Si deve a Serena Romano75 l’individuazione del modello nel busto arnolfiano di papa Caetani, sebbene ripensato sottoforma di imago depicta, cioè di quella tradizione paleocristiana, e nella fattispe- cie partenopea, che vede a segnacolo delle tombe dei primi vescovi le loro effigi76. Ciò che qui interessa rilevare, tuttavia, è che il ritratto funerario d’Ormont è stato messo in relazione al busto reliquiario argenteo di San Gennaro (fig. 6), commissionato da Carlo II nel 1304 a Milet d’Auxerre, Guillaume de Verdelay ed Etienne Godefroy77. L’accostamento, oltre ad essere motivato dallo stile, si spiega anche in rapporto a specifiche similitudini ritrattistiche. Non è un caso che Sparano78 leggesse nel Settecento il ritratto d’Ormont come un San Gennaro e che nel secolo scorso Gauthier79 ribaltasse la prospetti- va identificando nel d’Ormont il modello vivente cui gli orafi di Carlo II si sarebbero ispi- rati per sbalzare il reliquiario antropomorfo. 14. Lovanio, Bibliotheek Faculteit Theologie, ms. Lat. 1, Entro tale griglia di raffronti è possibile inclu- Bibbia di Niccolò d’Alife, f. 249r: Albero di Jesse, la regina dere pure il San Gennaro musivo (tav. X). Sulla Giovanna lusingata dall’aspirante sposo Andrea d’Ungheria base di una memoria registrata da Mazzocchi80, si ritiene che questo sia stato rappresentato con le stesse fattezze del San Gennaro argenteo e di conseguenza con quelle dell’arcivescovo. È piuttosto arduo interpretare simili corrispondenze, capire se si tratti di convergenze fortuite oppure di coincidenze più precise. Sussistono elementi utili, tuttavia, a sostenere che d’Ormont si serva della sua effigie come firma. Nelle Storie di Santa Elisabetta di Turingia che si svolgono sulla parete sinistra del coro della chiesa regia di Santa Maria Donnaregina, il Matrimonio della santa è celebrato da un prelato le cui somiglianze con d’Ormont sono tali da presumere che si tratti di un suo criptoritratto. Coincidono l’espansa volumetria dei corpi e il trattamento fisionomico ed espressivo, così come la posa in atto benedicente (figg. 7-8). L’insistita presenza delle insegne reali e di santi angioini qualifica in accezione dinastica tutto il programma decorativo della chiesa81 e non a caso l’arcivescovo, uomo fidato degli Angiò, prende parte al ciclo agiografico dedicato alla prozia della regina Maria, verso la quale questa nutriva gran- de affezione. Tutto ciò per dire che non sarebbe inverosimile riconoscere nel San Gennaro musivo un altro crip- toritratto di d’Ormont82. Egli ricorreva, infatti, sistematicamente e in modo forse ridondante all’autorappresentazione se si dà credito ad una notizia riportata da Chioccarello secondo cui «plu- res […] eius effigies» erano visibili all’interno della sua cappella funeraria e, al tempo del mandato vescovile, persino sulle pareti di qualche ambiente dell’episcopio83. Aldilà del dato specifico è significativo rilevare che nella corte di Roberto l’uso del ritratto è una prassi consolidata, se lo stesso sovrano vi ricorre sistematicamente. Ineludibile è naturalmente il Claudia D’Alberto 156

celebre ritratto della tavola di San Ludovico di Tolosa84 o anche la più tarda effige affrescata nel- l’antica sala capitolare dei frati nel monastero di Santa Chiara. Qui Roberto è inginocchiato, insieme a sua moglie Sancia, alla nipote Giovanna con il marito Andrea d’Ungheria, al cospetto di un Cristo benedicente in trono fra Maria e i santi Giovanni, Ludovico di Tolosa, Chiara, Francesco e Antonio85. Fanno da corol- lario a questi esempi i criptoritratti miniati nella Bibbia di Niccolò di Alife86, tra i quali si segnala quello dove Roberto è rappresentato nelle sem- bianze di re Salomone (f. 158v)87 (fig. 9). Ora, però, guardando proprio al programma pittorico di Donnaregina, databile entro il primo ventennio del Trecento88, si aprono ulte- riori prospettive di indagine. La chiesa mendi- cante condivide con la cattedrale oltre l’impie- go delle maestranze, anche la programmazione 15. Napoli, cattedrale, cappella di San Paolo, Lellus de Urbe, cultuale mariano-apocalittica: la mulier amicta Albero di Jesse: Madonna Regina Annunciata (Falcucci, Roma) sole (Ap. 12) raffigurata al vertice del Giudizio Universale di controfacciata (fig. 10), ora nascosta dalla soffittatura cinquecentesca, va identificata con la Vergine89 già per il semplice fatto che abbia l’aureola, che rechi in grembo l’imago nimbata del Bambino90 e che sia fiancheggiata dai due arcangeli custodi. In un gioco di parallelismi, Michele trafigge il drago dell’Apocalisse, men- tre Gabriele annuncia la mulier/Maria ricordando, però, quello che sarà il sacrificio di Cristo attra- verso gli strumenti eucaristici posti accanto.

16. Napoli, Santa Restituta, parete a sinistra dell’ingresso al battistero, Apostoli sugli scranni (Cuccaro, Napoli) La Madonna del Principio in Santa Restituta. Il culto eziologico della nuova cattedrale angioina 157

Ulteriore conferma alla nostra ipotesi risiede nella dedica dell’edificio. Il titolo di Donnaregina celebra il nome della fondatrice Maria d’Ungheria e anche la regalità della Madonna apocalitti- ca qualificata dalla corona stellarum duodecim (andata purtroppo perduta per una lacuna della pellicola pittorica)91. Se, poi, la corona stellarum la si ritrova pure nella Madonna del Principio (tav. VIII) ne consegue, viceversa, che questa impersoni uno dei più precoci casi di rappresenta- zione isolata di Maria come mulier giovannea92. Lo prova anche il suo vestito deaurato (tav. VII) che con i riflessi luminescenti evoca l’alone solare apocalittico e conferisce all’immagine una valenza incredibilmente teofanica, colmando l’assenza della luna sub pedibus. In ambito napole- tano la Madonna del Principio anticipa, dunque, le più tarde Regine dell’Umiltà93 le quali, traendo la loro origine dalla combinazione fra le iconografie della Madonna dell’Umiltà e della mulier amicta sole, si presentano sedute per terra con il Bambino in grembo, vestite di luce, coro- nate di stelle e con la luna ai piedi. Si allude in particolare alle due tavole provenienti dalla chie- sa di San Domenico Maggiore e ora conservate al Museo Nazionale di Capodimonte, l’una rife- rita al Maestro delle Tempere francescane (1350 ca.) o ad anonimo napoletano di cultura avi- gnonese94 (fig. 11), l’altra attribuita a Roberto d’Oderisio (1345; fig. 12) e in origine sotto il bal- dacchino del monumento funebre di Giovanna d’Aquino95. Pressoché contemporanee sono, inol- tre, le Regine dell’Umiltà dipinte ad affresco in San Pietro a Majella96 e in Santa Chiara97, quest’ul- tima, però, andata perduta.

17. Roma, Santa Maria Maggiore, abside, Jacopo Torriti, Incoronazione della Vergine (Tomei, Roma) Claudia D’Alberto 158

La loro rappresentazione è molto diffusa nelle aree attraversate dalle correnti francescane spiritua- li98 e dal pensiero tomista domenicano99. E che le correnti francescane spirituali e domenicane tomistiche attraversassero la società napoletana ai tempi di Roberto d’Angiò sono dati storiografi- ci ormai acquisiti100, come pure acquisito è che le tematiche apocalittiche erano qui interpretate con grande spirito d’avanguardia. Già Schmitt aveva individuato nelle tavole della Staatsgalerie di Stoccarda101 (fig. 13), realizzate per il sovrano fra il 1330 e il 1340, un valore iconograficamente normativo. Su di esse si esemplano, infatti, la Visione dell’Apocalisse affrescata sulla parete destra della navata di Santa Maria Donnaregina (accanto all’ingresso della cappella Loffredo) e i cicli apo- calittici miniati nelle Bibbie del gruppo Orimina102. Le tempere di Stoccarda avrebbero funto da modello, inoltre, per il perduto ciclo di Santa Chiara, attribuito da una tradizione cinquecentesca a Giotto, o, viceversa, ne sarebbero state una derivazione103. La Madonna del Principio è, però, anche Vergine in puerperio e in tale accezione si connette allo stesso modo allo stato che la mulier vive al momento della sua apparizione («era incinta e gridava per le doglie del parto», Ap. 12, 2), qualificandola in senso genealogico, cioè come Madre di Gesù. Ecco spiegata la reiterata presenza del tema iconografico dell’Albero di Jesse sia in Donnaregina che nella cattedrale, altri- menti, piuttosto raro nella produzione pittorica monumentale, ma non miniatoria, di primo Trecento. Significativo che fosse dipinto al di sopra dell’ingresso principale della chiesa mendicante al fian- co di un’Assunzione della Vergine104. Andato perduto durante i rimaneggiamenti settecenteschi che hanno interessato l’intero complesso, è possibile avere un’idea di come fosse, guardando l’al- tro grande “Albero” conservatosi nella cattedrale, sulla controfac- ciata della cappella di San Paolo (tav. XVI), oggi detta degli Illustrissimi, situata nel transetto sinistro della cattedrale e legata al nome dell’arcivescovo d’Ormont105. Si tratta della versione monumentale di un ulteriore Albero di Jesse che, distrutto in epoca imprecisata, doveva campeggiare all’esterno della stessa cap- pella, se si deve dar credito a quanto registra Bertaux da una cro- naca settecentesca106. La complessa simbologia di questo tema iconografico107 trae la sua origine da una profezia del libro di Isaia che (Is. 11, 1-10), combi- nata con i versetti dei Vangeli di Luca (Lc. 3, 23-38) e Matteo (Mt. 1, 1-17) sulla Genealogia di Gesù, esprime il concetto della sua presenza storica come Dio ma discendente da uomini. A sinistra e a destra del tronco si dispiegano quattro rami frondo- si, ognuno dei quali ospita altrettanti profeti distanziati a interval- li regolari e orientati di profilo o di tre quarti. Nei due versanti arborei gli antenati secondo lo spirito spiegando filatteri, annun- ciano la venuta del Salvatore con pose e gesti icasticamente espres- sivi. Le iconografie, piuttosto ripetitive, di vecchi barbuti e giova- ni imberbi si alternano a quelle di tre figure femminili, identifica- bili o in personificazioni di virtù o in sante della casata angioina, le stesse alle quali sono dedicati i cicli agiografici di Donnaregina108. D’altro canto, gli Angioini erano soliti utilizzare l’iconografia dell’Albero in accezione dinastica. Si veda, oltre il nostro, quello della citata Bibbia di Lovanio109 dove Jesse, miniato nell’iniziale del f. 249r (fig. 14), diventa antenato anche della coro- na terrena. Adagiato su un drappo interamente percorso da gigli

18. Napoli, Santa Restituta, cappella di Santa Maria del Principio, Lellus de Urbe, Madonna del Principio: angeli clipeati La Madonna del Principio in Santa Restituta. Il culto eziologico della nuova cattedrale angioina 159

19. Roma, Santa Maria Maggiore, facciata, fascia decorativa con angeli clipeati (Tomei, Roma) dorati è in rapporto diretto con la vignetta di fondo pagina raffigurante la regina Giovanna lusingata dall’aspirante sposo Andrea d’Ungheria110. Meno agevole l’individuazione dei personaggi che, non direttamente partecipi della fruttifica- zione arborea, fiancheggiano Jesse: sulla destra il vecchio che monta l’asino con le briglie tratte- nute dall’angelo, è verosimilmente il gentile Balaam annunciante la stella di Giacobbe, a sinistra l’altro canuto, di spalle all’osservatore potrebbe essere Isaia mentre profetizza il suo vaticinio111. Seguono, poi, gli antenati secondo la carne che con insegne distintive del loro alto rango sono disposti lungo il fusto dell’Albero. I primi due anelli sono riempiti da Davide che considerato il sovrano modello, secondo la predicazione di Isaia (Is. 11,1), è raffigurato nell’atto di pizzicare un salterio112 e da Salomone corredato di globo e spada, attributi di sapienza e giustizia. Dopo i Re di Giuda si staglia un personaggio abbigliato in marrone che, in atto benedicente e privo di cartiglio, non è coronato ma cinto da diadema. Potrebbe trattarsi di Giuseppe. L’ipotesi ha una sua plausibilità in quanto trova ragione anche nella tradizione neotestamentaria. I Vangeli di Luca e Matteo, infatti, pur seguendo progenie differenti, concordano sull’appartenenza di Giuseppe alla stirpe di Davide (Mt. 1, 1-16. 20; Lc. 1, 27; 2, 4; 3, 23-31). Significativo, in tal senso, che la scena sovrastante non ritragga un’icona mariana, secondo la consolidata tradizione

20. Roma, Santa Maria in Trastevere, Storie della Vergine, 21. Roma, Santa Maria Maggiore, facciata, Storie di fondazione Annunciazione: Angelo annunciante della basilica liberiana: Miracolo della neve Claudia D’Alberto 160

iconografica, ma un’Annunciazione, il cui rac- conto (Lc. 1, 26-38) contiene numerosi riferi- menti al ghenos davidico. La Vergine, ad esem- pio, è «promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe» (vv. 26-27), men- tre il Messia riceverà dal Signore Dio «il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre nella casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine» (vv. 32-33). La scelta di far chiudere l’Albero da un Cristo fortemente connotato in senso rega- le113 si spiega, dunque, in virtù della discenden- za, che, per la presenza di Giuseppe, legittima la sua partecipazione alla storia dell’umanità114. Alla luce di quanto detto risulta chiaro come il tema della mulier amicta sole di Donnaregina si integri perfettamente, tramite l’Albero di Jesse, con il culto di Santa Maria del Principio. In altre parole la mulier/Maria è prefigurazione 22. Boville Ernica, San Pietro Ispano, Giotto, angelo clipeato della Madonna del Principio che nella genealo- (Tomei, Roma) gia è ancora annunciata mentre nella Maestà è in puerperio. Se così non fosse, sarebbe quanto meno singolare che l’annunciata (fig. 15) rechi la corona di dodici stelle e che abbia sembianze tanto coincidenti con la Theotokos musiva (tav. IX). È evidente che non si tratti semplicemente di affinità stilistiche. Oltre il significato genealogico e quello dell’Incarnazione, l’Albero di Jesse esprime naturalmente altre implicazioni dottrinarie. È un’immagine sintetica che riordina temi testuali e iconografici tra- mite equivalenze semantiche. Queste, che vanno dalla passione di Cristo all’identificazione dell’Ecclesia con Maria115 sino al privilegio immaculista, si ritrovano pure nella Madonna del Principio116. Allo stesso modo la mulier amicta sole è un’immagine sintetica. Nell’Apocalisse di Giovanni, infat- ti, prima che Madre di Cristo è figura collettiva e dunque ecclesiale. Così appare non solo nel capi- tolo 12 ma anche nel 21, dove assume le vesti di sposa celeste117. A questo proposito non è trascu- rabile che la Madonna del Principio sia appellata sponsa Christi nella frase che si legge sul libro di Santa Restituta (fig. 26); frase che pur alludendo alla sposa celeste dell’Apocalisse (come la stessa natura della Madonna del Principio/mulier testimonia) cita letteralmente il Cantico dei Cantici118, ovvero il testo biblico che le consente teologicamente di potersi fregiare di questo titolo119. Ne conse- gue che la Madonna del Principio simboleggi anche l’Ecclesia. Il suo carattere collettivo è confermato, inoltre, da quanto recita il libro di San Gennaro: «Beatus vir qui inventus est sine macula» (tav. X). Si tratta di un ulteriore riferimento apocalittico (14, 4-5) che allude alla comunità degli eletti. Questi sono preservati dalla morte perché non essendosi prostituiti con gli idoli, seguono l’Agnello: «in ore eorum non est inventum mendacium: sine macula enim sunt ante thronum Dei» (14, 5). La pro- spettiva escatologica spiega pure la scelta di rappresentare due martiri. Perseguitati a causa della loro testimonianza, alla fine dei tempi sono vincitori insieme a Cristo ed assistono con i beati all’at- tuazione della giustizia di Dio. Che poi la scelta ricada su due santi martiri legati alle origini paleo- cristiane dell’Ecclesia Neapolitana è del tutto funzionale alla sceneggiatura del culto di Santa Maria del Principio120. La teoria della salvezza nell’Apocalisse ha come punto centrale e culminante l’immolazione dell’Agnello pasquale, ovverosia il sacrificio di Cristo sulla croce. Ecco spiegata la presenza della croce astile retta dalla Maestà. Il simbolo eucaristico combinato con il tema della Madonna in trono contiene, peraltro, in nuce l’immagine della Pietà che, pressoché priva di un’esplicita base biblica, si andava elaborando in quegli anni in area tedesca121. Espressione della natura intima e meditativa del dolore materno al cospetto della morte del Figlio, manifesta pure il mistero dell’Incarnazione e della Morte sacrificale. La Madonna del Principio in Santa Restituta. Il culto eziologico della nuova cattedrale angioina 161

23. Napoli, Santa Maria Donnaregina Vecchia, Lellus de Urbe e aiuti, Storie di Santa Caterina: Santa Caterina combatte l’ado- razione degli idoli, disputa con i filosofi (Pedicini, Napoli)

L’epopea mariana sintetizzata nella Madonna del Principio che è guné apocalittica, Madre di Gesù, sposa celeste ed Ecclesia, tende naturalmente all’istanza finale, implicita nei suddetti motivi teolo- gici: l’Assunzione di Maria al trono dei cieli e la sua Incoronazione come sponsa Christi, regina del Paradiso e delle schiere angeliche122. In questo modo la nuova cattedrale angioina legittima la sua dedica all’Assunta con il culto eziologico di Santa Maria del Principio. Claudia D’Alberto 162

La chiave di lettura apocalittica applicata alla Madonna del Principio se da una parte si integra per- fettamente con la perduta decorazione pittorica dell’arco trionfale dell’abside principale raffiguran- te i sette serafini con candelabri ardenti e i seniores dell’Apocalisse omaggianti il Redentore in trono123, dall’altra dà un senso anche all’affresco mutilo che campeggia sulla parete adiacente all’in- gresso del battistero di San Giovanni in Fonte124 (fig. 16). Questo, che conserva soltanto i sei Apostoli assisi con alle spalle i profeti e al di sotto schiere di eletti, doveva far parte di un Giudizio Universale concepito sia da un punto di vista compositivo che stilistico sulla falsariga di quello di Donnaregina125. Alla luce di quanto esposto risulta ben evidente che il capitolo non fu direttore unico di que- sto episodio di committenza, anzi la sua iniziativa fu regolata costantemente dal patto d’al- leanza che c’era fra curia e corte: oltre che fra re Roberto e Hubert d’Ormont anche fra que- sto e la regina Maria.

LELLUS DE URBE Lellus// ve[r][.]// de// Ur[b]// e: la lacunosa firma impaginata nell’angolo inferiore destro dell’absi- diola di Santa Maria del Principio (fig. 3) è, dunque, l’unica testimonianza che attesta l’attività del maestro. In assenza di notizie, la strada percorribile per tentare di ricostruire la sua vicenda è, per- ciò, il confronto stilistico fra il mosaico e tutte le opere, così eterogenee fra loro, che la letteratura gli ha sottoscritto. La presente trattazione, tuttavia, si concentra soltanto sugli esordi napoletani perché costruiti intorno alla sua documentata attività in cattedrale. Oltre il dato testuale anche quello stilistico indica nell’estensore del mosaico un artista pro- veniente da Roma e informato sulle riflessioni in atto nei principali cantieri pittorici di que- sta città fra fine Duecento e inizi Trecento. Lo schema compositivo del mosaico, infatti, deri- va dalle absidi torritiane126 (tav. VII; fig. 17). Come in queste, tracciando idealmente una linea verticale al centro, si individua un’asse su cui si allineano la Vergine, il Bambino, la colomba dello

24. Napoli, Santa Maria Donnaregina Vecchia, Storie di Santa Elisabetta: Opere di carità della santa La Madonna del Principio in Santa Restituta. Il culto eziologico della nuova cattedrale angioina 163

Spirito Santo e il Cristo entro clipeo situato nell’intradosso dell’arcone. Qui si dispongono altri quattro tondi con busti d’angeli alternati al corposo dispiegarsi di racemi (fig. 18). Dal momento che lo stesso tessuto ornamentale, seppure in versione aniconica, si trova anche nell’estradosso dell’arco e nell’emiciclo absida- le (tav. VII), è possibile considerarlo non sem- plice cornice, ma ragionata sintassi di inqua- dramento dell’intera rappresentazione. Ciò che sinora sembrava un generico rimando, diventa citazione diretta del mosaico absidale di Santa Maria Maggiore, il cui apparato deco- rativo ha la medesima funzione e presenta il medesimo motivo di ascendenza assisiate della figura clipeata associata a ricco fogliame con bordura rossa a finte pietre incastonate. Sempre nella basilica liberiana un ulteriore riferimento, forse ancor più stringente, è costi- tuito dal sistema di incorniciatura che, realiz- zato dopo il 1306127, corre nel cavetto di fac- ciata al di sotto del mosaico rusutiano. Questa fascia decorativa, come l’ornato napoletano, è basata non sulla sovrapposizione ma sull’alter- nanza delle figure clipeate ad elementi geome- trici (figg. 18-19). L’orizzonte figurativo romano di fine secolo, pur fungendo da modello, è studiato e reinter- pretato secondo uno stile personale e riconosci- bile. Esemplificativa la scelta del trono (tav. VII) che, lontano sia dalle edicole cavalliniane che dai seggi torritiani128, ribadisce il suo stretto ambito di appartenenza attraverso la sigla cosmatesca del partito decorativo. La geometri- ca policromia dispiegata su tutte le superfici, associata al reiterato uso della colonnina tortile, qualifica la struttura come vera e propria traspo- sizione pittorica degli arredi liturgici prodotti nelle botteghe dei marmorari romani. L’impaginazione spaziale, però, risente di solu- zioni non del tutto coerenti a livello prospetti- co. La scelta del punto di vista dall’alto verso il basso, determina, infatti, lo slittamento delle superfici verso il piano visivo dell’osservatore. Ne consegue che l’insieme non riesca a conte- nere saldamente la Maestà, la quale annulla l’appiattimento derivato dall’incoerenza del sistema prospettico grazie alla resa scultorea del panneggio. Trapassi tonali e conche d’om- bra ne modellano pieghe che si propagano ad andamento falcato o a “rastrematura” di colon- 25. Napoli, Santa Maria Donnaregina Vecchia, Lellus de Urbe na e ricadono a terra formando innaturali e altri maestri, Giudizio Universale: le schiere dei beati motivi virgolettati. (Pedicini, Napoli) Claudia D’Alberto 164

Lellus de Urbe, dunque, appare tanto lontano dal trattamento delle vesti proposto dal Cavallini, quanto a lui assimilabile nello schiet- to naturalismo fisionomico e nelle soluzioni chiaroscurali (fig. 20). Identici sono i volumi ovoidali dei volti, le bocche serrate e carnose, gli occhi grandi e allungati e i setti nasali che proseguono nell’arcata sopraccigliare, al pari delle tenui ombreggiature sotto il labbro infe- riore e lungo la linea mandibolare129. Rispetto alle limpide e corpose autografie cavalliniane, però, la mano di Lello si esprime con maggio- re secchezza sottolineando la squadratura dei volti, la fissità degli sguardi e il rilevamento dei piani tattili. In questo senso la cultura figurativa lelliana sug- gerisce ancora una volta che il suo vero retroter- ra sia piuttosto da ricercarsi nella fabbrica di Santa Maria Maggiore. Al di sotto del mosaico di facciata firmato da Filippo Rusuti si svolgono le Storie di fondazione della Basilica liberiana che, ascritte da un ampio dibattito critico130 ad 26. Napoli, Santa Restituta. cappella di Santa Maria del Principio, Lellus de Urbe, Madonna del Principio: Santa un anonimo maestro già a conoscenza della Restituta lezione giottesca assisiate, mostrano gli stessi esiti calligrafici e compatti del mosaico di Santa Maria del Principio. Sia nell’articolazione com- 27. Napoli, Santa Maria Donnaregina Vecchia, Lellus de Urbe, positiva delle scene che nel trattamento plasti- Storie di Santa Agnese: Santa Agnese cura dalla lebbra Costanza co e fisionomico delle figure (fig. 21). Un’ulteriore prova dell’aggiornamento lelliano sull’attualità giottesca è data dal confronto fra i suoi angeli clipeati e i due busti d’angeli prove- nienti dal mosaico vaticano della Navicella, custoditi rispettivamente nelle Grotte Vaticane e nella chiesa di San Pietro Ispano a Boville Ernica. Realizzati da Giotto in occasione di uno dei suoi soggiorni nell’Urbe131 (1310 ca.), condividono l’ovale del volto, le sode torniture muscolari, la posa di tre quarti e il dispiegarsi delle ali che incorniciano il grande nimbo. In particolare il tondo di Boville Ernica, conserva- tosi in condizioni di maggiore leggibilità, mostra anche gli stessi lineamenti, la medesima espressione segnata dal moto verso sinistra delle pupille e la medesima capigliatura che, pettinata all’indietro con un sottile fermaglio coronato da pietra almandina, ricade sul collo in una morbida coda (figg. 18 e 22). L’orizzonte culturale resta, tuttavia, invariato. É stato più volte ribadito da Alessandro Tomei che la tecnica esecutiva degli Angeli è analoga a quella utilizzata da Pietro Cavallini nel ciclo transtiberino. Ciò consente di poter riconoscere nel Cavallini e nella sua bottega gli esecu- tori materiali di un progetto giottesco. Agli inizi del Trecento, peraltro, l’utilizzo del mosai- co è prerogativa della tradizione romana come si deduce dallo scarso impiego che se ne fa in tutti gli altri territori della penisola, incluso quello napoletano dove l’absidiola di Santa Maria del Principio è un vero e proprio unicum132. La Madonna del Principio in Santa Restituta. Il culto eziologico della nuova cattedrale angioina 165

È dunque consequenziale che la sola via attra- verso cui Lellus de Urbe sarebbe potuto giunge- re nella capitale angioina è al seguito di Pietro Cavallini (1308) e che i suoi esordi in città deb- bano legarsi a Santa Maria Donnaregina. Appare difficile, data la natura stessa del suo programma decorativo, poter suddividere le singole spettanze in quanto è stato dimostrato133 che, nella realizzazione delle scene, furono spes- so impegnati aiuti differenti fra loro per resa espressiva e che soprattutto si dovette fare un uso ampio di cartoni e modelli preventivamen- te eseguiti dal caput magister. Alcuni brani, però, sono segnati in modo netto da individua- lità emergenti, come nel caso della parete destra del coro, dove si riconosce la presenza di Lello. Le Storie di Santa Caterina d’Alessandria e di Santa Agnese sono, infatti, caratterizzate da una sintassi spaziale e da una tipizzazione delle figu- re assimilabili alla sua opera autografa. Il primo aspetto, cioè quello dello spazio pitto- rico, è ben esemplificato dal ciclo di Santa 28. Napoli, cattedrale, cappella di San Paolo, Lellus de Urbe, Caterina e in particolare dalla scena della Albero di Jesse: santa (Falcucci, Roma) Disputa con i filosofi (fig. 23) che, pur svol- gendosi all’interno di un solido geometrico, non si sottrae all’effetto di slittamento dei piani dovu- to all’assenza di profondità prospettica della volta a botte cassettonata. La dentellatura posta a cer- niera fra copertura e parete di fondo riesce, tuttavia, a bloccare lo squadernamento dell’intera strut- tura. La visione in tralice caratterizza pure il Martirio dei filosofi convertiti in cui il calderone, inquadrato dall’alto e colmo di piccole teste, si ribalta sul piano dell’osservatore, portando con sé gli astanti disposti all’esterno e gli angeli che lo sorvolano. Il ciclo cristologico e la Leggenda di Santa Elisabetta di Turingia (parete sinistra del coro) vedono rare- farsi la partecipazione di Lello. Gli interni abitati, saldamente tridimensionali e costruiti in corretta prospettiva ribassata (fig. 24), rivelano una piena comprensione della “misura ritrovata” giottesca. La discontinuità stilistica che si coglie è comunque proporzionale al riconoscimento di un linguaggio di cantiere. Se gli impianti compositivi delle singole scene variano da un ciclo all’altro, la maggior parte dei personaggi che le anima, cita i soggetti del mosaico. Anzitutto le Sante Caterina, Agnese ed Elisabetta giovinetta sono gemelle di Santa Restituta (figg. 26-27). Ne sono prova evidente oltre le peculiarità fisionomiche ed esornative, anche le tecniche di lumeggiatura e di trattamento chiaroscu- rale. In entrambi i contesti colpi di bianco sbalzano le arcate sopraccigliari, i setti nasali, i colli e gli sterni e allo stesso modo lievi ombreggiature modellano i piani tattili fra labbro inferiore e mento, fra labbro superiore e narici, fra contorno del viso e collo134. La peculiarità che conduce al definitivo rico- noscimento della stessa mano è, comunque, il ricorrere sistematico di difficoltà disegnative che si espli- cano in particolare nella resa del profilo dei volti. Eccessivamente bombati, subiscono lievi deforma- zioni in corrispondenza del lato scorciato e si vanno, poi, ad innestare su colli rigidamente protesi in avanti, creando qualche incoerenza al bilanciamento complessivo delle figure. Le stesse considerazioni sono da estendere agli astanti che affollano il Giudizio Universale di controfacciata (fig. 25). Dai santi vescovi alle elette, dalle schiere angeliche ai busti di sante disposti lungo il bordo inferiore della visio- ne apocalittica, si assiste a una ripetitività di modelli in stretto rapporto di derivazione dall’autografia lelliana; autografia che emerge ancor più nettamente nella figura del santo barbuto in trono al centro del registro sottostante al consesso divino, il quale, a differenza di tutti gli altri personaggi assisi, è carat- terizzato da una resa del panneggio in senso molto più linearistico. Il serrato susseguirsi di grinze, che dalle ginocchia scendono giù sino ai piedi, ripropone l’effetto plastico volumetrico del manto di Santa Maria del Principio (figg. 29-30). Claudia D’Alberto 166

29. Napoli, Santa Restituta, cappella di Santa Maria del Principio, 30. Napoli, Santa Maria Donnaregina Vecchia, Lellus de Lellus de Urbe, Madonna del Principio (Pedicini, Napoli) Urbe, Giudizio Universale: santo (Pedicini, Napoli)

Senza voler entrare nel dibattito complessivo su Donnaregina, noto e troppo vasto perché se ne possa dar qui un pur sommario resoconto, è doveroso sottolineare che la partecipazione di Lellus de Urbe alla campagna decorativa aggiunge conferme alle posizioni critiche che vi rico- noscono un diffuso cavallinismo135. D’altro canto in un recente studio Stefania Paone136 ha già assegnato alla bottega di Donnaregina l’Albero di Jesse. I confronti stilistici individuati parla- no una lingua che, dal preponderante sostrato cavalliniano, si aggiorna sulla conoscenza della pittura giottesca giunta in quegli anni sino a Roma, producendo nel giro del primo ventennio del XIV secolo, un nuovo esito definito “napoletano”. Ed è proprio comprendendo la portata dell’intervento di Lello nella campagna pittorica della cappella paolina che si può definire in che ruolo operi all’interno della colleganza. Rispetto alla sua sintassi figurativa, l’“Albero” (tav. XVI) è caratterizzato da una complessa struttu- ra di relazioni spaziali e volumetriche in virtù della quale è annullato qualsiasi principio di para- tassi nel passaggio dall’andamento orizzontale delle fronde a quello verticale del fusto. Si ha, infat- ti, una sensazione di naturale convergenza dei Profeti verso i Re di Giuda e di questi verso la man- dorla del Cristo che, controbilanciata alla base dal monumentale Jesse, costituisce il punto d’arre- sto di un vero e proprio moto interno. Il plastico inserimento delle figure tra i rami dell’“Albero” con i loro panneggi morbidi e lanosi, segna una crasi rispetto alla rigida rappresentazione dei cicli La Madonna del Principio in Santa Restituta. Il culto eziologico della nuova cattedrale angioina 167 agiografici e della scena musiva, saldamente ancorati ai principi della visione frontale pro- spettica. Malgrado queste indiscutibili distanze, la pre- senza di Lello non va messa in discussione. È verosimile sostenere che, accanto ad un’anoni- ma personalità dotata di una sostanziale padro- nanza della resa prospettica, con ogni probabi- lità la stessa che interviene più ampiamente nelle Storie di Cristo in Donnaregina, lavori Lellus de Urbe. Responsabile di quelle sigle pitto- riche ispirate ad un maggior linearismo, realizza in particolare le figure angeliche e femminili (figg. 26 e 28), come pure qualche vecchio bar- buto (fig. 31).

Dal quadro che ne risulta si desume il profilo di un’articolata bottega che gravita fra i due cantieri angioini più importanti del tempo: la cattedrale e Donnaregina. Qui matura l’arte di Lellus de Urbe tra l’inizio e la fine del secondo decennio del Trecento. Di certo non è l’erede unico dell’accresciuto atelier cavalliniano, ma è al fianco di un pittore che, più pronto e talen- tuoso nella ricezione delle novità giottesche, ha 31. Napoli, cattedrale, cappella di San Paolo, Lellus de Urbe, una posizione di leadership nella chiesa di Albero di Jesse: santo (Falcucci, Roma) Maria d’Ungheria e nella progettazione com- positiva dell’Albero di Jesse in cattedrale. Si potrebbe essere tentati di riassorbire nella maturità di Lello questa seconda personalità, ma a quel punto il percorso disegnato dalle testimonianze pittoriche, riconducibili tutte al secondo decennio del XIV secolo, non sarebbe più coerente a causa dei pochi anni che intercorrono fra di esse137 e che non giustificano così rilevanti distanze di grammatica figurativa.

La stessa duplicità di registro è stata riscontrata, sin dalle origini, anche nella tavola funeraria d’Ormont (tav. XII). La letteratura138 distingueva il San Paolo (tav. XIII), più calligrafico e bidi- mensionale, dal ritratto dell’arcivescovo, informato da un sapiente naturalismo giottesco (tav. XIV). Questa duplicità, tuttavia, all’indomani del recente restauro si è assottigliata139. La rimozio- ne degli strati di pittura ha messo in luce, specie nella figura del d’Ormont, peculiarità stilistiche tipicamente lelliane, trovando diretto confronto con i murali di Donnaregina e in particolare, come detto, con il prelato che celebra il Matrimonio di Elisabetta di Turingia (figg. 7-8). Sulla base del nostro discorso individuare affinità con Donnaregina significa individuarle pure con l’Albero di Jesse e in effetti queste intercorrono, ai limiti della sovrapponibilità, fra il d’Ormont e il presun- to San Giuseppe (figg. 7 e 31). Coincidono sia le tecniche esecutive di rilevamento dei piani tat- tili in corrispondenza di zigomi, naso e fronte sia i lineamenti del volto. In particolare la forma della bocca e del naso, il taglio allungato degli occhi e soprattutto la resa arcaizzante delle orecchie. I busti, già assimilabili per il saldo andamento tondeggiante della silhouette, diventano addirittura speculari grazie alla condivisione della posa benedicente. Anche il San Paolo della cuspide ripropone lo stesso tipo fisionomico (tav. XIII), rintracciabile, peraltro, in molti altri profeti e in particolare in quello che indica il Cristo in mandorla. In aggiun- ta, però, mostra con maggiore chiarezza il trattamento del panneggio, grazie alle tonalità pastello delle vesti. Grazie alle lumeggiature e ai chiaroscuri, le superfici risultano avere una tangibile cor- posità che simula la consistenza tattile delle stoffe. È innegabile, tuttavia, che rispetto al mosaico l’impaginazione spaziale della tavola d’Ormont è Claudia D’Alberto 168 condotta con maggiore consapevolezza. Il sistema a listature incrociate che inquadra l’arcivescovo e il San Paolo tenta con essi un’interazione in termini di quinta prospettica (tav. XII), anticipando soluzioni che si rintracciano soltanto nella cultura figurativa dei giotteschi tardi. Esemplificative in tal senso sono le due ante di un trittichetto portatile raffiguranti San Pietro e San Paolo conserva- te al Musée du Petit Palais di Avignone e ritenute di un seguace di Agnolo Gaddi140, come pure, sebbene in modo meno tangente, il dittico diviso fra il Metropolitan Museum di New York e la National Gallery di Londra, che, sottratto di recente al catalogo di Roberto d’Oderisio, è stato rife- rito ad anonimo giottesco napoletano attivo intorno alla metà del XIV secolo141. Queste quadrature geometriche della tavola d’Ormont, però, non hanno una funzione soltanto spaziale ma anche decorativa. Al posto dei partiti cosmateschi che dominano il mosaico e molti episodi dei murali di Donnaregina, qui sono introdotti ornati che variano da incisioni a tralci d’e- dera, a caratteri grafici. Desunti e rielaborati dagli alfabeti greco e latino compongono nel loro complesso una pseudoscrittura; diversamente i segni labirintici disposti ai vertici superiori del comparto centrale, sono cufici e recitano Mu Hámed “Maometto”142. La riproduzione di elementi specifici suggerisce dati rilevanti circa l’apertura della curia napoletana e sicuramente del d’Ormont agli orientamenti culturali del papato avignonese, presso il cui studio dal 1312 era attivo l’insegna- mento di ebraico, caldeo, arabo e greco.

Sulla base di quanto esposto è dunque sostenibile la paternità lelliana per la tavola funeraria, dal momento che le analogie più stringenti le condivide con quei brani dell’Albero riconducibili alla sua autografia. Anche rispetto al mosaico possono essere colmate le differenze che comunque si rilevano. La tavola è l’ultimo dei prodotti noti realizzati dal maestro al tempo del suo soggiorno napoletano, connettendosi alla morte del d’Ormont avvenuta nel 1320. Soltanto in questo caso si è certi di un range cronologico che dal 1313 possa legittimare l’evoluzione artistica del maestro romano. Nel senso che è coerente ammettere una sua maggiore consapevolezza nel trattamento dello spazio e nell’affievolimento dell’imprinting cavalliniano a favore di una più meditata adesio- ne alle novità giottesche. Per il resto le ipotesi ricostruttive sulla presunta carriera “anni trenta/quaranta” di Lellus de Urbe attendono una risistemazione alla luce di queste nuove acquisizioni storiografiche che hanno spo- stato indietro i suoi esordi nella capitale angioina.

NOTE

1 Si rimanda al contributo di CUCCARO per un’analisi sto- 9 BOLOGNA 1969, p. 129. riografica e materiale della questione. 10 A far da apripista è stata Serena ROMANO (2002, p. 13) 2 HERMANIN 1902. Per una visione complessiva della che ha riconosciuto un culto di Santa Maria del Principio vicenda critica v. TOMEI 2000, pp. 52-95. e, ad esso, un valore storico simbolico attraverso cui è stato 3 MORISANI 1947, pp. 48-49, n. 8; MORISANI 1969, III, p. possibile ricongiungere i due edifici, «la cattedrale gotica e 610; TOESCA 1951, p. 686. la sopravvissuta Santa Restituta, in una sorta di unità men- 4 BOLOGNA 1955, p. 28. tale». Ciò sulla scia di quanto affermato pochi anni prima 5 BOLOGNA 1969, pp. 126-132. La ricostruzione critica di da Giovanni VITOLO (2000b, p. 16) che definiva la cappel- Lello da Orvieto è stata accolta in modo unanime dalla sto- la-santuario di Santa Maria del Principio il «luogo più riografia successiva: v. LEONE DE CASTRIS 1986a, pp. 266- sacro del complesso di Santa Restituta». 272, 1986b, II, pp. 479-481, 1990, p. 42 e 2001, pp. 105- 11 LUCHERINI 2009a e 2009b. 121; MATTHIAE-GANDOLFO 1988, II, p. 335; ROMANO 12 Ho avuto già modo di occuparmi del mosaico di Santa 1989, pp. 245-258, 1992, pp. 113-118 e 2001, pp. 191- Maria del Principio (D’ALBERTO 2008 e 2009). Ho qui 224. Revisioni al catalogo lelliano sono state avanzate da l’opportunità di ritornare sul tema che, rispetto alla prima voci isolate: v. GUGLIELMI FALDI 1979, pp. 775-784 e versione, mostra alcune aggiunte sostanziali. BOSKOVITS 1983, pp. 297-315. 13 Per la letteratura contemporanea v. VITOLO 2000b, p. 6 BOLOGNA 1969, p. 130. 16; LUCHERINI 2007e, 2009a, pp. 193-202; p. 687; 7 Ivi. Da ultimo sul dibattuto Ramolus de Senis v. D’ALBERTO 2008 e 2009, p. 229; mentre per la letteratu- D’OVIDIO 2008. ra erudita MAZZOCCHI 1751, p. 74; SPARANO 1768, p. 8 LEONE DE CASTRIS 2008b, pp. 214-219; D’ALBERTO 210; PARASCANDOLO 1849, III, p. 113; ZIGARELLI 1861, 2008, pp 108-112 e 2009, pp. 229-230; LUCHERINI p. 401. 2009a, pp. 185-215. 14 Sembra essere diversa nella B, in cui la filettatura appare La Madonna del Principio in Santa Restituta. Il culto eziologico della nuova cattedrale angioina 169 più sottile e la congiunzione fra asta e occhiello non è con- MAZZOCCHI 1751, pp. 64-72, 77-78, 116, 228-33 e 1753, tinua, ma è ottenuta dall’addizione di due parti distinte. p. 203; SERSALE 1778, p. 26; Aggiunta alla Napoli…1977, Ipotizzando che la tessera posta orizzontalmente non costi- pp.123-125. tuisca l’inizio di un occhiello, questa lettera potrebbe iden- 28 FERRIGNI 1841, pp. 401-416; PARASCANDOLO 1848, II, tificarsi anche con una N per la presenza dello slargo alla pp. 211-215; SANTAMARIA 1900, pp. 37-45 e 63-65; base dell’asta, che, come in altri casi, è eseguita secondo un TARALLO 1932. andamento lineare e non onciale. 29 MONTI 1933. 15 Non è possibile, tuttavia, ricostruire con certezza l’impagi- 30 La presenza dello stemma come attestazione di possesso nazione della parte finale dell’iscrizione, pregiudicata dall’ag- del manoscritto, peculiarità della produzione libraria fran- giunta, all’estremità dell’emiciclo absidale, di due semicolonne cese fin dall’inizio del Duecento, è introdotta in Italia a rivestite da tarsie marmoree nel corso di una campagna di partire dal secolo successivo, comunicazione orale di restauro condotta alla fine del terzo decennio del XIX secolo. Francesca Manzari che ringrazio. Per un approfondimento 16 Essa avrebbe potuto indicare il patronimico di Lellus, della questione v. MANZARI 2007. consideratane la posizione dopo il nome. 31 Soggetto identificato da MONTI (1933, p. 121) con 17 L’unico dubbio è legato al tratto orizzontale che, parten- Santa Restituta e da AMBRASI (1961, p. 34) con la Vergine. do dalla parte superiore dell’occhiello della D, ne restitui- 32 Oltre MONTI 1933, p. 128; v. pure ROMANO 2002, p. 16 rebbe una versione onciale e non capitale. In questo caso, e LUCHERINI 2009b, pp. 175-176. il DE potrebbe considerarsi come la prosecuzione della 33 Rispetto a questo terminus ante quem sussistono molte parola precedente o più semplicemente una particella di riserve da parte della letteratura contemporanea. moto da luogo scritta in onciale. LUCHERINI (2009b, p. 176) dubita circa la sua piena atten- 18 La parte superstite è, in ogni caso, troppo lacunosa per dibilità in quanto non è possibile «dire con certezza da poter escludere, facendo riferimento soltanto a un’analisi quando non fosse più in vigore la liturgia di cui nelle epigrafica, anche altre possibilità, quali la E, la P e la R. Costituzioni di Orsini del 1337 non si trova più traccia». 19 Raffaele Bova nella relazione di restauro del mosaico ROMANO (2002, p. 16) lo anticipa al 1317 sostenendo che pubblicata nel 1841 (BOVA 1841) registra che la firma era la riforma liturgica cui allude Monti, pubblicata da Orsini coperta da un intonaco al di sopra del quale era dipinto il nel 1337, fu elaborata concretamente dalle Constitutiones nome “Tauro”. Questa notizia assume valore se connessa di d’Ormont promulgate nel 1317. alla memoria di un pittore d’età costantiniana chiamato 34 Il titolo di questa sezione recita In dedicationis Cappellae Tauro o Tesauro, cui DE DOMINICI (1742, I, pp. 27-35) Sanctae Mariae de Principio. Come giustamente fatto nota- riferisce la paternità del mosaico e al fatto che non si trovi re da LUCHERINI (2009b, p. 180, n. 51) la presenza del nessun riferimento a Lello in tutta la letteratura erudita genitivo dopo la preposizione in lascia supporre la presen- preottocentesca. Per un approfondimento della questione za nel titolo originario della parola anniversario, omessa v. LUCHERINI (2009a, pp. 195-202), la quale sostiene che dalla trascrizione cinquecentesca. la sottoscrizione attributiva per alcuni secoli non fosse visi- 35 Ivi, pp. 179-192; inoltre v. LUCHERINI 2010a e 2011. bile o che comunque non avesse le sembianze attuali. 36 MONTI 1933, p. 138; ROMANO 2002, p. 16; LUCHERINI 20 L’analisi testuale dell’indicazione cronologica è stata pre- 2009b, p. 195. sentata oralmente da Vinni Lucherini (sulla scia di quanto 37 LUCHERINI 2009a, pp. 194-195 e 2009b, pp. 194-195 aveva già avanzato sinteticamente in altre sedi v. LUCHERINI 38 Tutti i passi del Chronicon riportati qui di seguito citano la 2004a e 2004b) alla Trobada Internacional “El Trecento en versione del testo, con abbreviature sciolte, tramandata dalla obres” (Barcellona, Departement d’historia de l’art copia cinquecentesca. Così, recita la IV lectio Universitat de Barcellona, 2-6 maggio 2007), i cui atti sono (Chronicon...1533, ff. 5v-6r): «Erat et enim prope dictam cappel- stati poi editi nel 2009 e contestualmente da chi scrive, per lam sancti ioannis. et prope porticum dicti palatij episcopalis cui v. D’ALBERTO 2008. dom(in)u(n)cula sive cellula cum oratorio et altari. Ubi dum vixit 21 D’ALBERTO 2008, p. 113; LUCHERINI 2009a, pp. 193, sanctus Aspren et illa sancta vetula Candida celibe(m) vitam 202-212. duxit. Quod oratorium propter devotionem ipsius sanctae vetulae 22 D’ALBERTO 2008, pp. 113-115; LUCHERINI 2009a, pp. q(uae) primo inter neapolitanas amore illustrata divino purifica- 193-195. ri sacro baptismate meruit. et santificari oratione(m) populus fre- 23 MAZZOCCHI 1751, pp. 75-78; PARASCANDOLO 1849, quentabat. In quo beatus papa Silvester prefatus una cum predic- III, p. 114, n. 3, afferma esplicitamente che «chi dettò to imperatore convenit et pre devozione pluries celebravit. Ob cotali versi, seguì in ogni parte le tradizioni contenute q(uo)d dictus papa Silvester. tum propria motus devotione tum ut nella Cronaca di S. Maria del Principio». eius presentie in urbe Neapolitana et celebrationis suae in dicto 24 MAZZOCCHI 1751, pp. 64-72, 77-8, 116, 228-233. altari honorificentius agatur memoria. tum etiam ut fidelis popu- 25 AMBRASI 1961, p. 34, n. 11. Per altri codici più tardi che lus ad dictum oratorium in effundendis deo p(re)cibus devotius et tramandano il Chronicon v. LUCHERINI 2009b, p. 181, n. 53. copiosius conveniret. ex apostolica largitione multa spiritualia sti- 26 L’Archivio Capitolare … 1996. pendia et dona ac indulgentias concessit perpetuis temporibus 27 D’ENGENIO CARACCIOLO 1623, pp. 11-14; CARACCIOLO duraturas. Oratorium enim et locus ille sanctus est. illud scilicet 1645, pp. 290-291; CHIOCCARELLO 1643, p. 201; altare et locus intus Cappellam sanctae Restitutae. ubi nunc sanc- Claudia D’Alberto 170 ta Maria de Principio. Qua(m) quidem cappellam sancte ben specificato anno stando a quanto tramanda Restituite construi etiam et edificari fecit dictus imperator qui ex CHIOCCARELLO (1643, p. 91) che trae la notizia da vetusto devotione quam habebat ad dictam beatam virginem restitutam anniversariorum libro Capituli maioris Neapolitanae eccle- quae proximis diebus claruerat miraculis multis et gloriosis dictam siae. MAZZOCCHI (1751, p. 84), dal canto suo, ipotizza che cappellam donavit capitulo ecclesie neapolitane q(uo)d tunc erat la consacrazione dovette celebrarsi agli inizi del XIV seco- et eius conmisit regimini. et maxime dicto cimiliarche. et canoni- lo considerando come post quem la data di esecuzione del cis sacerdotibus et diaconibus prebendatis qui non numero quator- mosaico. Nell’ambito della critica contemporanea anche deci(m) erant plures. ut plura in strumenta testantur: et in legen- VITOLO (2000b, p. 16) sostiene che suddetta consacrazio- da beatj athenasj ennaratur». ne, sebbene non attestata prima del 1320, risalga al 1311- 39 Nella II lectio (Chronicon...1533, f. 5v) si parla di 1313, ovverosia agli anni a cui si ascrive la parte più anti- donazioni elargite da Costantino al capitolo cattedrale al ca del Chronicon. fine di rafforzarne l’alleanza: «[…] faciendo institui per 46 L’identificazione del clerus parthenopensis con il capitolo sanctum Cosmum canonicos sacerdotes septem et alios sep- della cattedrale è sostenuta da MAZZOCCHI 1751, pp. 77- tem dyaconos prebendatos, quibus predia et possesiones 85; PARASCANDOLO 1849, III, p. 114; SPARANO 1768, p. Imperator ipse donavit». 210; ZIGARELLI 1861, p. 401. 40 Più criptico rimane l’appellativo di grato che già 47 MAZZOCCHI 1751, pp. 77-80; SPARANO 1768, pp. 210- MAZZOCCHI (1751, p. 76) collegava alla riconoscenza del 211; PARASCANDOLO 1849, III, p. 114. pontefice per la leggendaria donazione costantiniana, 48 DU CANGE 1885, IV, p. 382. ampiamente trattata nel Chronicon (1533, f. 4v). 49 MAZZOCCHI 1751, p. 80, che a sua volta rimanda a DU 41 Per quanto riguarda la lucrabilità delle indulgenze pres- CANGE (1885, IV, p. 382). so questo altare è possibile far riferimento soltanto alla tra- 50 Circa il donativo del castrum non si registrano testimo- dizione letteraria. Non si è a conoscenza, infatti, di alcun nianze certe se non dal 1403; v. LUCHERINI 2009b, pp. documento, seppure indiretto, che ne provi l’assegnazione. 149 n. 3, 230-231, 372. A complicare ulteriormente la questione interviene pure il 51 Per la ricostruzione storica di d’Ormont, oltre alla lette- breve che Gregorio XIII emana il 13 febbraio 1578 nel ratura contemporanea (AMBRASI 1969, p. 448; ROMANO quale, concedendo un patrimonio remissoriale a detto 2001, pp. 191-224 e 2002, pp. 7-20; LEONE DE CASTRIS altare, specifica che la chiesa di Santa Restituta non ne 2008b, p. 214), è utile far riferimento alla storiografia eru- aveva mai goduto. Cfr. LUCHERINI 2009b, p. 187, n. 63. dita (CHIOCCARELLO 1643, pp. 197-203; UGHELLI 1720, 42 Circa le staurite v. in particolare VITOLO 1999, pp. 25- VI, pp. 120-122; SPARANO 1768, pp. 210-211; 38, 2000b, I, pp. 3-34 e 2000a. PARASCANDOLO 1849, III, pp. 110-117; ZIGARELLI 1861, 43 LUCHERINI 2009b, pp. 190-191, 230. pp. 68-69). 44 Cfr. la V lectio (Chronicon...1533, f. 6r) che recita: «Sed 52 KELLY 2004, p. 34. quare Sancta Maria de principio dicatur. ratio est. q(uia) in 53 CANTERA 1890, pp. 10-20. ibi primo constructa et effigiata fuit incarnata beate marie 54 Ivi, pp. 17-18. virginis ymago in puerperio antequ(am) in aliqua pa(r)te 55 Cfr., inoltre, il contributo di CUCCARO. civitatis. vel forte italie. Et ex hijs duabus causis. non 56 Da ultimo LUCHERINI 2009a, pp. 202-208. mirum est si ibi est magna devotio populi et concursus coti- 57 GIACOMO DE PISIS 1866, pp. 705-706; v. inoltre VITOLO die. nec indebite agitur. si in ibi anachorite mulieres reclu- 2000b, p. 17, n. 49. se inhabitant. Q(ue) illic illa sancta vetula Candida in ser- 58 BRUZELIUS 2002, pp. 126-127; ROMANO 2002, pp. 15- vitio dei iuxta dictam ecclesiam et palatium dictj antistis 16 ; LUCHERINI 2004, p 75; BRUZELIUS 2005, pp. 98-99. Aspren vitam finivit. cuius quidam vetule candide corpus 59 Cfr. CUCCARO in questa sede. ablatum abinde post tempora extitit. et in ecclesia beati 60 MOLLAT 1919, IV, p. 299, n. 17645. Andree apostoli olim edificata et dotata per prefatum 61 CAGGESE 1930, II, p. 42, n. 4; AMBRASI 1969, III, p. 448. Constantinum, ut scribitur, fuit traditum sepulturae, recon- 62 LUCHERINI 2009a, p. 195. ditum quide(m) in mormoreo quodam mauseolo subscripto 63 Cfr. la V lectio (Chronicon...1533, f. 6r): «in ibi (cioè eius epitaphio et in versibus redimito». È importante rile- nella cappella di Santa Maria del Principio) anachorite vare che la Vergine è detta del Principio per due ragioni: mulieres recluse inhabitant». Per la lettura integrale del testo l’una perché prima immagine mariana esposta al culto della V lectio v. supra, n. 44. dei fedeli, l’altra, invece, è di più difficile definizione. 64 VITOLO 2000b, p. 20. Secondo ROMANO (2002, p.14) è così denominata per il 65 Cfr. la I lectio (Chronicon...1533, f. 4v): «[…] Necnon fatto di essere pensata incinta, ma l’espressione latina in ecclesias beatorum Petri et Pauli ac donavit matri Ecclesie sive puerperio (DU CANGE 1886, VI, p. 559; FORCELLINI dicto papa Silvestro urbem romanam et totam terram 1868, IV, p. 986) si riferisce all’effettiva nascita del Figlio Campanae: quanta est a Radiocofano videlicet [ad] che, per altro, è presente nella rappresentazione, quindi Cepperanum necnon Ravennam. Ducatum Spoleti. terram se ne deduce che è così detta perché prima immagine di comitisse Malcidis. Comitatum Britonorij. Carsicam. Maria con il Bambino in braccio. Sardiniam…». 45 La consacrazione dell’altare ci fu l’8 gennaio di un non 66 Cfr. supra, nn. 32-33. La Madonna del Principio in Santa Restituta. Il culto eziologico della nuova cattedrale angioina 171

67 Cfr. la parte finale della IV lectio (Chronicon...1533, ff. 6v), dal canto suo, ricorda essere al di sotto dell’altare 5v-6r): «Qua(m) quidem cappellam sancte Restituite construi della Madonna del Principio. Così per i resti di Eutichete etiam et edificari fecit dictus imperator qui ex devotione e Acuzio e soprattutto per quelli di San Gennaro, già al quam habebat ad dictam beatam virginem restitutam quae centro di molteplici rivendicazioni di appartenenza. Si proximis diebus claruerat miraculis multis et gloriosis dictam tratta soltanto di spunti, funzionali però a dare forza alle cappellam donavit capitulo ecclesie neapolitane q(uo)d tunc tematiche nevralgiche del presente contributo: dimostrare, erat et eius conmisit regimini. et maxime dicto cimiliarche. et cioè, quanto il palinsesto devozionale del nuovo comples- canonicis sacerdotibus et diaconibus prebendatis qui non so episcopale si basasse su una riedizione in chiave locale numero quatordeci(m) erant plures. ut plura in strumenta dei miti constantiani romani e quanto fosse concepito in testantur: et in legenda beatj athenasj ennaratur». modo organico da una regia unica, sebbene congiunta fra 68 Cfr. la I lectio (Chronicon...1533, f. 4r): l’imperatore curia e corte. Costantino «fecit construi intra suum Lateranense palatium 72 Il testo tramandato integralmente da MAZZOCCHI (1751, ecclesiam Salvatoris que nunc dicitur Sanctus Joannes ad pp. 148-154) è commentato poi dall’erudizione tardosette- Lateranum quam in toto orbe matrem ecclesiarum omnium centesca e ottocentesca: v. in particolare SPARANO 1768, pp. esse censuit nominandam. Quam quidem ecclesiam predictus 210-211; PARASCANDOLO 1849, III, p. 115 sanctus Papa Silvestre sollempniter consecravit: que dedicatio 73 D’ALBERTO 2009, pp. 229-230 con bibliografia precedente. Salvatoris dicitur. Cuius consecrationis tempore ymago 74 Cfr. in particolare LEONE DE CASTRIS 2008b, p. 214 per Salvatoris non opere: sed divino tunc primum omni populo la trascrizione del titulus e per le indicazioni bibliografiche. romano in muro picta apparuit quosque hodie manet». Per 75 ROMANO 2001, p. 197. un approfondimento del legame fra l’immagine del Sacro 76 ROMANO 2002, pp. 8-12. Volto lateranense e la tradizione napoletana, v. il contribu- 77 LEONE DE CASTRIS 2008a, p. 206 con bibliografia precedente. to di CORSO sull’affresco absidale di Santa Restituta. 78 SPARANO 1768, p. 9. 69 Come attesta, d’altro canto, l’iscrizione sottostante 79 GAUTHIER 1972, pp. 399-400. «sacrum vultum Salvatoris integrum reponi fecit in loco ubi 80 MAZZOCCHI 1751, p. 54, n. 44. primo miracolose populo romano apparuit quando fuit ista 81 KELLY 2004, p. 38. ecclesia consacrata» (l’edizione dell’epigrafe è tratta da 82 Il santo martire è qui rappresentato con barba. Si tratta di TOMEI 1990, p. 91). Oggi anche questo busto come il un dettaglio piuttosto insolito rispetto alla sua iconografia resto del tessuto decorativo della conca absidale è soltanto tradizionale. È assente, infatti, nella perduta pittura murale una copia ottocentesca. della cappella di San Marciano che lo ritrae in atto di pre- 70 Per un quadro di riferimento v. TOMEI 1996. sentare un donatore alla Madonna in trono con Bambino 71 Le medesime memorie romane e paleocristiane che (v. LUCHERINI 2007d). La presenza della barba nel San informano il culto di Santa Maria del Principio ispiraro- Gennaro musivo, dunque, colta come una particolarità no anche la dedicazione degli spazi presbiteriali nell’eri- anche dalla storiografia erudita (PARASCANDOLO 1849, III, genda fabbrica di Santa Maria Assunta. La cappella p. 114) potrebbe avere valore ritrattistico, rimandare, cioè, Minutolo, ad esempio, edificata verosimilmente sotto l’e- ad una caratteristica peculiare di d’Ormont come testimo- piscopato di Filippo Minutolo (morto nel 1300) e intito- nia la sua effige funeraria (tavv. X, XIV). lata a San Pietro, ha il programma pittorico (debitore 83 CHIOCCARELLO 1643, p. 202: «Humberti tandem inte- anche da un punto di vista stilistico della cultura figura- grum simulachrum in eius sacelli parietibus depictû cernitur, tiva romana di fine Duecento) incentrato sull’Apostolo plures etiam eius effigies in tabellis in eius sacelli sacrario, & in omaggio al suo leggendario soggiorno in città ampia- in seminarii aedibus ea qua vixit aetate consectae cernuntur». mente narrato nella prima sezione del Chronicon (1533, 84 GARDNER 1976 e 1988; BRANDL 1985; BOLOGNA 1999; ff. 2r-4r). Durante questo soggiorno Pietro convertì TOMEI-PAONE 2010, pp. 53-71. Aspreno che, divenuto primo vescovo della sede metro- 85 Da ultimo LUCHERINI 2010b, con bibliografia precedente. politana, consacrò poi con le sue reliquie l’adiacente cap- 86 Lovanio, Bibliotheek Faculteit Teologie, ms. Lat. 1, ff. pella Tocco (v. da ultimo PAONE 2009c con bibliografia 3v, 217r, 234r. precedente). Allo stesso modo in fondo all’ala settentrio- 87 KELLY 2003, TOMEI-PAONE 2010, pp. 62-69. nale del transetto la cappella Galeota era insignita delle 88 BRUZELIUS 2005, pp. 113-118, con bibliografia prece- spoglie del vescovo Atanasio e la cappella di San Paolo dente, e 2004, pp. 79-92. Per un approfondimento della eretta, o quanto meno decorata, ai tempi di d’Ormont, committenza e della figura storica di Maria d’Ungheria: oltre a fare da contrappunto alla petrina Minutolo, KELLY 2004, pp. 25-43; CLEAR 2004 pp. 45-60. Circa la riecheggiava con il suo Albero di Jesse i misteri datazione degli affreschi v. PAONE 2004. dell’Incarnazione in forme complementari al culto della 89 Per la lettura iconografica della mulier amicta sole asso- Madonna del Principio (ROMANO 2002, p. 13) e sulle cui ciata al Giudizio Universale v., inoltre, CHRISTE 2000, p. relazioni si esporrà più approfonditamente in seguito. 304;YAKOU 2004, pp. 93-107; ELLIOTT 2004, pp. 178- Infine l’altar maggiore della cattedrale angioina avrebbe 181; PAONE 2004, p. 117, n. 52; PAOLUCCI 2008, p. 141. dovuto custodire un patrimonio lipsanico (BRUZELIUS 90 Un attributo, quest’ultimo, piuttosto inconsueto che è 2004, p. 104) simile a quello che il Chronicon (1533, f. stato spiegato quale contaminazione iconografica della Claudia D’Alberto 172

Madonna Platytera v. YAKOU 2004, p. 104; PAONE 2004, 3 (Bibbia Hamilton) e Vienna, Österreichische National p. 117, n. 52; PAOLUCCI 2008, p. 142. bibliothek, cod. 1191. 91 Il titolo di Donnaregina deriva da un toponimo che qua- 103 Per una puntuale disamina del dibattito storiografico lificava questo santuario, quando era ancora un monastero nato intorno a questa questione LEONE DE CASTRIS 2006, dedicato a San Pietro del Monte di Donna Regina. Ciò si pp. 128-156. Da ultimo SIMI VARANELLI 2008b, p. 121; desume da un documento del 780 tramandato da una sin- PAOLUCCI 2008, p. 125-128; PAONE 2009a, pp. 184-185. tesi seicentesca per la quale v. BERTAUX (1899, p. 4, n 4): 104 BERTAUX 1899, p. 37; GALLINO 1950, pp. 339-340 «Sicilgaita humilis abbatissa puellarum Dei monasterii 105 La cappella situata nel braccio sinistro del transetto ha Sancti Petri de Monte Domne Regine in bicolo Curtis Turris pianta rettangolare ed è coperta da un sistema a doppia prope menia civitatis Neapolis. Anno DCCLXXX imperante crociera costolonata. Il suo affaccio è costituito da un’aper- Domino Costantino Porfirogenito Magno Imperatore, nec tura non molto ampia che non le consente di aprirsi sullo non D.na Irena ejus matre». La dicitura “Monte di Donna spazio liturgico. Questa sua autonomia planimetrica ne Regina” indicherebbe, sempre secondo BERTAUX (ivi), che convalida la destinazione funeraria. il terreno al di sopra del quale fu eretto il monastero era un 106 BERTAUX 1899, p. 158; BOLOGNA 1969, p. 128. possedimento di una nobile chiamata per l’appunto 107 Cfr. da ultimo con bibliografia precedente LAPOSTOLLE Donna Regina. Pur ammettendo che l’origine sia questa, è 1991; GUERREAU-JALABERT 1996, pp. 137-170. assolutamente verosimile che il toponimo sia utilizzato, al 108 Per una lettura complessiva delle scelte iconografiche tempo della rifondazione angioina, in riferimento alla che sovrintesero ai murali di Donnaregina e delle loro mulier Regina Coeli protagonista del programma decorati- fonti di ispirazione v. KELLY 2004, pp. 35, 38; FLECK vo della chiesa. Sulla questione v. anche KELLY 2004, p. 40. 2004, pp. 109-128. In particolare per i singoli cicli v. 92 BISOGNI (2006, p. 128) ritiene che questo tipo di rap- HOCH 2004, pp. 129-153; WARR 2004, pp. 155-174. presentazione si affermi a partire dalla metà del Trecento. 109 Lovanio, Bibliotheek Faculteit Theologie, ms. Lat. 1, f. 249r. 93 Per la questione relativa all’interpretazione della Mater 110 PERICCIOLI SAGGESE 2008, pp. 633-634. Omnium v. in particolare BOCK 2004, pp. 145-171, con 111 GALANTE (1873, p. 20) identifica questi due soggetti con bibliografia precedente, come pure LEONE DE CASTRIS Balaam ed Eliseo. Se l’identificazione di Balaam ha una sua 2003, pp. 318-319 e SIMI VARANELLI 2008b, pp. 71, 116. plausibilità, al contrario quella di Eliseo sembra piuttosto inve- 94 BOLOGNA 1969, pp. 235-237; LEONE DE CASTRIS rosimile. Questo, infatti nel Secondo libro dei Re al paragrafo 1986a, pp. 374, 409, n. 18; HOCH 1998 con bibliografia Prime gesta di Eliseo (in La Sacra Bibbia… 1987, p. 313) è defi- precedente. Da ultimo v. BOCK 2004, pp. 146-149, p. nito «pelato e calvo». Il personaggio raffigurato non corrispon- 162, n. 20; PAONE 2009a, p. 188. de di certo a questa descrizione perciò si può trattare di Isaia, 95 LEONE DE CASTRIS 1986a, p. 377; BOCK 2004, pp. 145, spesso associato all’iconografia dell’Albero (v. a proposito 161, nn. 9-10. Per una lettura iconografica in senso imma- LAPOSTOLLE 1991, pp. 308-313). culista v. SIMI VARANELLI 2008b, p. 98. Di recente è stata 112 Questo attributo iconografico è legittimato dal suo spostata in avanti tutta l’attività di d’Oderisio, di conse- ruolo di “soave cantore di Israele” (2 Sam., 23,1), ricorda- guenza la tavola di Capodimonte ha subito una postdata- to anche dalle generazioni posteriori come arpista e danza- zione agli anni ottanta del secolo (P. VITOLO 2008, pp. 86- tore dinanzi all’arca. 87). Circa una ricapitolazione della problematica vicenda 113 L’Albero di Jesse in territorio italiano si limita general- di questo maestro v. PAONE 2009a, pp. 188-189 con mente a un’illustrazione letterale della profezia biblica e bibliografia precedente. nei primi esempi è rappresentato sempre su media sculto- 96 SIMI VARANELLI 2008b, p. 118 con bibliografia precedente. rei e in posizioni visibili dalla comunità dei fedeli (MANNA 97 Ivi. 2001; PERICCIOLI SAGGESE 2008). 98 Ivi, pp. 75-94. 114 STRAMARE 1965. 99 BOCK 2004, pp. 146-149; SIMI VARANELLI 2008b, pp. 115 GUERREAU-JALABERT 1996, pp. 154-161. 119-120. La studiosa non riconosce, però, una funzione 116 La conceptio Mariae è la chiave di lettura che PAOLUCCI portante alla riflessione tomista, considera, piuttosto, l’a- (2008, pp. 125-146) e SIMI VARANELLI (2008b, p. 121) dozione di questo tema frutto dell’incontro del domenica- applicano al mosaico di Santa Maria del Principio e attra- no Giovanni di Napoli con gli ambienti immacolisti scoti- verso cui interpretano i rapporti fra questo, L’Albero di sti durante il suo viaggio a Parigi fra il 1309 e il 1317. Jesse e la mulier di Donnaregina. Datandolo, però, al 100 Ivi, pp. 115-116. Di recente, tuttavia, si è specificato 1322, ne deducono che sia esito della stessa temperie dot- (LUCHERINI 2010b con bibliografia precedente) quanto la trinaria e culturale che portò Simone Martini ad elabora- corona angioina non sostenesse incondizionatamente la re, durante il presunto soggiorno napoletano, l’iconografia dissidenza minoritica spirituale di fronte al Papato. Scelse, della Madonna dell’Umiltà. In quest’ultima, infatti, le stu- piuttosto, un’interazione dialettica, o meglio conciliante, diose riconoscono «il fulcro dell’immagine dell’Immacolata». rispetto alla più generale problematica pauperistica che 117 VALENTINI 2006, p. 25 minava la compattezza dell’Ordine. 118 PAOLUCCI 2008, pp. 137-138; LUCHERINI 2009a, pp. 101 SCHMITT 1970. 211-212 102 Cfr. in particolare Berlino, Kupferstichkabinett, ms. 78 E 119 C’è da dire, inoltre, che la sposa del Cantico è definita La Madonna del Principio in Santa Restituta. Il culto eziologico della nuova cattedrale angioina 173

“colomba” (Ct. 2, 14): si intendeva alludere, evidentemen- la salda volumetria del collo resa da guizzanti colpi di bianco. te, anche a questa similitudine quando si scelse di rappre- 130 TOMEI 2007, pp. 616-619 con bibliografia di riferimento. sentare la colomba dello Spirito Santo sia nel mosaico (tav. 131 TOMEI 1996, p. 654 e 2009. VIII) che nei murali della cappella d’Ormont. 132 Sulla fornitura dei cartoni da parte di Cavallini a Giotto 120 Per approfondimenti su questo argomento e per una diver- da utilizzare per il mosaico della Navicella v. TOMEI 1996, sa prospettiva di lettura v. LUCHERINI 2009c. pp. 666-667 e 2000, p. 147. Sull’utilizzo del medium 121 SANTI 2006. musivo quale prerogativa della tradizione romana v. 122 Sul concetto di glorificazione mariana insito nella LUCHERINI 2009a, pp. 208-212, come pure D’ALBERTO Vergine apocalittica v. SIMI VARANELLI 2008, pp. 76-77. 2008, p. 117. 123 Sull’iconografia della perduta decorazione dell’arco trionfa- 133 TOMEI 2000, p. 94. le si rimanda al saggio di CORSO sull’affresco absidale. 134 Nel mosaico le zone d’ombra sono create dall’impiego 124 PAONE 2004, p. 98. di una doppia profilatura di tessere dalla diversa gradazio- 125 Cfr. le puntualizzazioni che a riguardo offre CUCCARO. ne tonale. Un simile trattamento della superficie musiva è 126 TOMEI 1990, pp. 107-108; v. anche PACE 1996; ANDALORO indice del ricorso a espedienti propri della pittura murale. 2003. 135 Anche la vicenda artistica di Lellus de Urbe offre, dun- 127 Cfr. in particolare TOMEI 2000, pp. 122-125. que, ulteriori prove all’inquadramento cavalliniano dei 128 Un generico rimando tipologico può essere rintracciato nel murali di Donnaregina (ROMANO 1984, p. 236; TOMEI trono del mosaico raffigurante la Madonna in trono con 2000, p. 128) rispetto a quello rusutiano proposto da Bambino fra i Santi Giacomo e Crisogono presso la chiesa di BOLOGNA (1969, pp. 132-135) e in genere accolto seppu- San Crisogono a Roma. L’autografia cavalliniana di questo re con lievi oscillazioni. Per un completo aggiornamento brano pittorico non è sostenuta in modo unanime dalla comu- bibliografico v. PAONE 2004, pp. 113-114, nn. 8-11. nità scientifica, sebbene le ultime letture stilistiche ne abbiano 136 Ivi, pp. 87-118 individuato l’alto livello qualitativo (v. TOMEI 2000, p. 143, 137 Aldilà della data del mosaico, infatti, non si dispone che con bibliografia precedente). Le similitudini riguardano di scarne notizie documentarie, le quali lascerebbero ipo- soprattutto l’apparato marmoreo di tipo cosmatesco e i brac- tizzare l’inaugurazione del complesso francescano proprio cioli sormontati da colonnine tortili architravate su cui poggia- intorno al primo quarto del XIV secolo (ivi, p. 118, n. 78) no classicheggianti cespi d’acanto. Muta, tuttavia, l’imposta- e l’affrescatura della cappella d’Ormont a partire dal 1308 zione spaziale: se il trono di San Crisogono, infatti, rispetta e non oltre il 1320. ancora i criteri del sistema frontale obliquo (per cui un lato è 138 Da ultimo v. D’ALBERTO 2009 con bibliografia precedente. disposto come se fosse parallelo all’ideale primo piano di visio- 139 LEONE DE CASTRIS 2008b. ne, mentre l’altro si allunga sulla diagonale di fuga, impli- 140 LACLOTTE-MOGNETTI 1976. In questa prima versio- cando un compromesso organizzativo a scapito della sim- ne del catalogo del Museo le intestazioni della schede le metria della scena), quello napoletano opera uno scarto indicavano quale prodotto tardotrecentesco di ambito aderendo alla visione frontale prospettica. Entrambi, tutta- senese. Nel testo è riportato, comunque, anche il pare- via, soffrono dello slittamento dei piani, lampante in cor- re di Federico Zeri secondo cui sono riferibili alla bot- rispondenza dei due suppedanei. Simili accostamenti sono tega di Agnolo Gaddi. Questa proposta accolta nella stati proposti anche da LUCHERINI (2009a, pp. 208-210) recente versione del catalogo (LACLOTTE-MOENCH che si è concentrata in particolare sulla condivisione dello 2005) è condivisa oltre che dagli autori anche da schema compositivo a tre figure e dell’apparto decorativo. Andrea De Marchi che puntualizza ulteriormente pro- 129 Significativa in tal senso la profonda similitudine fra il busto ponendo il nome di Gherardo Starnina al momento del Salvatore entro clipeo del mosaico napoletano e quello che della sua formazione presso lo stesso Gaddi. Di diverso corona l’affresco del monumento funebre del cardinal Matteo parere Boskovits che le inquadra ancora entro l’oriz- d’Acquasparta in Santa Maria in Aracoeli a Roma, assegnato a zonte culturale senese di fine secolo. Cavallini (TOMEI 2000, pp. 109-114). Le due figure condivi- 141 PAONE 2009b, con bibliografia precedente. dono lo sguardo leggermente obliquo, la forma del naso, la 142 Come comunicatomi oralmente da Michele Bernardini, barba fitta e lanosa, il nimbo crucisegnato, lo scollo della veste, che qui colgo l’occasione per ringraziare. TAVOLE

Tavola VIII

Napoli, Santa Restituta, Lellus de Urbe, Madonna del Principio: corona e colomba dello Spirito Santo (Falcucci, Roma) Tavola IX

Napoli, Santa Restituta, Lellus de Urbe, Madonna del Principio (Falcucci, Roma)

Tavole X e XI

Napoli, Santa Restituta, Lellus de Urbe, Madonna del Principio: Bambino e San Gennaro (Falcucci, Roma) Tavole XII e XIII

Napoli, Museo diocesano, Lellus de Urbe, tavola dell’arcivescovo Humbert d’Ormont e San Paolo (Falcucci, Roma)

Tavola XIV

Napoli, Museo diocesano, Lellus de Urbe, tavola dell’arcivescovo Humbert d’Ormont (Falcucci, Roma) Tavola XV

Napoli, Museo diocesano, Lellus de Urbe, tavola dell’arcivescovo Humbert d’Ormont: fotografia agli infrarossi (Falcucci, Roma) Tavola XVI

Napoli, cattedrale, cappella di San Paolo, Lellus de Urbe e altri maestri, Albero di Jesse (Pedicini, Napoli) 193 BIBLIOGRAXIA GENERALE

ABBREYIAZIONI ARCHIVI FONT! MANOSCRIrFE

Napoli, ASD = Napoli, Archivio Chronicon... 1533 Atti di Santa Visita... 1575 Storico Diocesano Napoli, AC, 649 (gia St. Scaf. 1. nr. 2), Napoli, ASD, Atti di Santa Visita Napoli, AC = Napoli, Archivio Chronicon Sanctae Mariae de Principio dell2lrcivescovo Mario Carafa, vol. I, if. Capitolare (oggi confluito in Napoli, (copia datata 1533 dell'originale mano- 164-188 (169Dr-193Dr) ASD) scritto trecentesco) Napoli, Archivio SBAPSAE = Napoli, Atti di Santa Visita... 1582 Archivio della Soprintendenza per i Comitus liber... Napoli, ASD, Atti di Santa Visita Beni Architettonici, Paesaggistici, Napoli, AC, Comitus liber qui continet dellArcivescovo Annibale aa Capua, vol. Storici, Artistici ed Etnoantropologici praescriptiones Caeremoniarum in Choro II, if. 11-28 (12Hr-28Hbis.r) per Napoli e provincia et in aliisfinctionibus Atti di Santa Virita... 1599 Conclusioni Capito/araL. 1568 Napoli, ASD, Atti di Santa Visita del Napoli, AC, Conclusioni Capita/an, card. Alfonso Gesualde, vol. XII, if. 308r- Libro I, f. 55r, 28 matzo 1568 330r (305Er-327Er)

Conclusioni Capitolari... 1591 Vita di Giovanni Cimiliarca... Napoli, AC, Conclusioni Capito/.ari, Napoli, ASD, Vita di Giovanni Libro I, f. 114r, 18 febbraio 1591 Cimiliarca JVIo Scniba

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ABRUZZO, 111, 137 nota 77 CANOSA DI PUGLIA (Barletta-Andria-Trani) COSTANTINOPOU (Turchia), 84, 88, 91 AGR0 MAItcIAI'to (Napoli), 13,114 San Leucio CuMA (Napoli) Auta (Cuneo) - battistero, 69 nota 145 Gastrum Cumanum, 128 San Giovanni Battista, 17 CAPUA (Caserta), 88 ALESSANDRJA (Egitto), 21 nota 5 CARLENTINI (Siracusa) DJERBA () AL ASNAM (Algeria) Santa Maria di Roccadia, 124 basilica, 45 basilica, 45 CASERTA, 150 AMALFI (Salerno), 120, 125 reggia, 90, 90 fig. 13, 95 nota 35, 95 noes EDESSA (Turchia) duomo di Sant'Andrea, 88, 123, 139 36 Mandylion, 88, 94, 95 nota 58 nota 128 CASERTA VECCHLA (Caserta) Ecirro, 101, 102, 104 - chiostro del Paradiso, 84 cattedrale, 120 ANAGNI (Frosinone), 145 - campanile, 55, 73 nota 295 FERENTILLO (Terni) ANTIOCHIA (Turchia), 21 nota 5 - pulpito, 123 San Pietro in Valle Mart rion di Misis, 104 CASSINO (Frosinone) - affreschi, 81, 83 fig. 2, 84, 91, 92, 95 AQUILEIA (Udine) chiesa del Crocifisso, 91 nota 21, 136 nota 33 basilica di Monastero, 65 nota 56 CASTEL SAN VINCENZO (Isernia) FIRJtNZE ASIA MINORE, 104 abbazia di San Vincenzo at Volturno, battistero di San Giovanni, 104 AVIGNONE (Provenza, Francia), 143, 150, - basilica di Giosuê, 53 FRANCIA, 109 154 CARINOLA (Caserta) Musée du Petit Palais Santa Maria in Foro Claudio, 90 GAETA (Latina) - trittico portatile, San Pietro e San Paolo, CAVA DE' TIRRENI (Salerno) cattedrale 168 badia della SS. Trinità - campanile, 55 - Biblioteca Statale del Monumento di GaitusAI.ErIla (Palestina), 132 BA1A (Napoli) Badia, 133, 141 nota 218 Anastasis Museo Archeologico dci Cainpi Flcgrci, Can41U (Palermo) - pastophoria, 48 106 fig. 8 cattedrale, 139 nota 134 Marlyrium, 43, 69 nota 131, 70 nota 189 BP.RGA (Lucca) - chiostro, 121 GLOUCESTER (Massachusetts, USA) collegiata di San Cristoforo CErn (Roma) Hammond Castle Museum, 103 - pulpito, 137 note 75 e 77 Santa Maria Immacolata, 136 nota 33 GROPPOU (Massa-) BENEVENTO, 99, 108, 114 CIMITILE (Napoli) pieve di San Michele duomo di San Bartolomeo, 126 aula ad corpus, 48 - pulpito, 137 nota 75, 137 nota 77 Museo diocesano basilica dci Sand Martin, 70 nota 166 - porta bronzea, 124 fig. 36, 126, 140 basilica di Santo Stefano, 41 HA!DRA (Tunisia) note 161-162 basilica nova (San Felice), 41, 45, 48, 69, basilica del vescovo Me/fear, 45 BERLINO (Germania) nota 153, 104 -pastophoria, 48 Kupferstichkabinett, 172 nota 102 - mausoleo 14, 136 nota 31 HENCHIR GOUBEL (Tunisia) Bode Museum, 102 figg. 3-4,103 - pastophoria, 48 basilica, 45 BERNA (Svizzera) CsrrA DEL VATICANO (Roma) Burgerbibliothek, 129 fig. 38, 140 nota Biblioteca Apostolica Vaticana, 21 nota ITALIA, 104, 105, 119, 126, 130, 133, 141 167 5, 78 nota 9, 87, 90 fig. 12, 95 flora 29, nota 222, 143, 150, 169 nota 30, 172 BERTINORO (ForIl-Cesena), 153 136 nota 30, 136 nota 38. nota 113 BETLEMME (Palestina) grotte Vaticane IUNCA (Tunisia) basilica della Nativit, 43 - angelo cl:peato (dal mosaico della basilica I, 45 BISCEGLIE (Barletta-Andria-Trani) Navicella), 164 Sant'Adoneo, 52, 72 nota 254 Palazzo Vaticano, KLOSTERNEUBURG (Austria) BOLOGNA - sala di San Giovanni collegiata, 126 Biblioteca Universitaria, 136 nota 47 busto di Bonifacio VIII, 155 BOvILLE ERNICA (Frosinone) San Pietro, 22 nota 23, 48, 52, 70 nota LAON (Piccardia, Francia) San Pietro Ispano 182, 70 nota 189, 70 nota 194, 72 nota duomo, 93 fig. 17 - angelo clipeato (dal mosaico della 273, 73 nota 288 L'AQUILA, 137 flora 76 Navice&z), 160 fig. 22, 164 - affreschi, cicli paleocristiani, 92, 94, 95 LENTINI (Siracusa), 124 BltEscIA flora 49, 104, 137 nota 74 basilica del Murgo, 123, 124 Santa Giulia, 72 nota 253 - antico atrio chiesa Madre BRYN Amm (Pennsylvania, USA) mosaico, Navicella (distrutto), 160 fig. 22, - bocciolo di fontana, 120 fig. 31, 123- Glencairn Museum, 103 164, 173 nota 132 124, 139 nota 146 - cappella di Santa Maria ad Grada, 53, 72 Santa Maria della Fontana, 139 nota 146 noes 274 LONDRA (Regno Unito) cattedrale - velo della Veronica, 94, 95 nota 58 The National Gallery - pulpito, 137 nota 77 CsrrA DI Cssmu.o (Perugia) - Pannello di dittico, Maddalena e Cristo in San Saturnino, 70 nota 166 cattedrale, 112 Pietà, 168 CAJvANO (Napoli) Museo diocesano LOVANIO (Belgio) Santa Maria in Campiglione, 84, 93 - paliotto d'argento, 112, 113 fig. 18 Bibliotheek Faculteit Teologie CALvI VEccHL4 (Caserta) CWATh (Lecco) - Bibbia di Niccoló d'Alife, 149 fig. 9, 155 duomo, 123 San Pietro at Monte, 84 fig. 14, 156, 158, 171 nota 86, 172 noes - ambone, 119 fig. 30, 123 CIVIDALE DEL FIUuLI (Udine), 112 109 CsPlIA, 45, 55, 83, 91, 95 nota 32, 95 CLANIO (flume), 90 LUCERA (Foggia) nota 35, 95 nota 43, 120, 121, 122, 139 CLUNY (Borgogna, Francia) San Giusto nota 138 Muaie Ochier, 109 - chiesa A, 65 nuts 57 Indice dci 216

MADAURA (Algeria) 56,61,63 nota 2,64 note 29 e 41,65 53, 55, 68 nota 109, 70 nota 189, 71 flora basilica, 45 note 47 e 51, 66 nota 69, 67 nota 83, 68 226, 72 note 264, 267-268 e 273-275, 73 MADRID (Spagna) nota 112,71 note 241 e 245, 72 nota nota 281 Biblioteca Nacional, 127 fig. 37, 140 260, 73 note 300, 302 e 307, 74 nota radinata (gradus atrii), 28, 71 nota 226 nota 166 312,75 nota 357, 77, 78, 96, 115, 143, basilicag del Salvatore (odierna Santa MARcEi1.Ita (Roma) 145, 149-150, 152, 158, 161-162, 167, Restituta), 17, 18, 21 nota 20, 22 flora 20, Santa Maria in Monte Dominici, 136 168 nota 10, 171 nota 71 23 nota 37, 25, 43, 74 nota 312, 78, 80, nota 33 - cappella Carbone, 55 81, 86, 94 nota 6, 108, 149 MELFI (Potenza), 129 - cappella deg!i Illustrissimi v. cappella di basilica detta Stefnia (odierna Santa MENINX v. DJEItBA San Paolo Restituta), 17, 18, 21 flora 20, 22 note 23- MESSINA - cappella del Salvatore, 18 24, 23 note 31, 37, 48, 50 e 55, 29, 30, 54, Biblioteca Painiana, 87, 95 nota 29 - cappella della Penrecoste, 55 65 note 47 e 50,66 flora 74,67 note 76- MFFz (Lorena, Francia), 138 nota 108 - cappella delle Sante Caterina e 77, 70 flora 171,74 flora 313, 78, 80, 86, MILANO Margherita, 71 nota 241 94 nota 6, 95 nota 57, 108, 114 Sant'Ainbrogio - cappella del Tesoro di San Gennaro, 23 tombs di Giovanni IV lo Scriba, 23 nota 48 - altare d'oro, 112, 113 fig. 17, 126, 140 flora 37, 25, 37, 48, 48 fig. 34, 49, 66 - battistero di San Giovanni in Fonte, 20, nota 158 nota 71 23 note 37 e 50, 25, 37, 38 fig. 24, 39, 39 Santa Teda, 43,69 nota 131, 69 nota 145 busto reliquiario di San Gennaro, 138 fig. 25, 40, 40 fig. 26, 43, 452 47, 52, 56, MINIJTA (Salerno) nota 100, 147 fig. 6, 155 57, 67 flora 76, 68 flora 123, 69 note 132, chiesa dell'Annunziata - cappella di San Nicola, 71 nota 241 139-140 e 145, 72 nota 264, 74 note 320, - cripta, 91 - appella di San Paolo, 55, 73 flora 309, 324 e 326, 106, 162 MoNRI.E (Palermo), 121, 128, 132 155, 158, 166, 171 nota 71, 172 note 105 aifresco, Cristo, 69 nota 135 duomo e 119, 173 nota 137 aifresco, Vergine, 69 nota 135 - chiostro affresco,AlberodiJesse, 156 fig. 15, 158- - battistero minore, 19, 23 flora 50, 29, 65 capitelli, 104, 105 figg. 6-7, 108 fig. 10, 160, 165 fig. 28, 166, 167 fig. 31, 168, nota 61, 67 nota 76 109, 110, 111 fig. 14, 119, 122, 125, 138 171 nota 71, 172 note 111 e 116 - cappella di Santa Restituta (Ecciesia sanc- nota 103, 139 nota 126, 139 nota 130, dipinto, Albero di Jesse (distrutto), 158 tue Restitutae), 53,73 flora 283, 288 e 312 139 nota 138 cappella di Santa Maria tie Sicmaris, 71 - cappella dci Carecumeni, 33 fontana, 120 fig. 32, 123 nota 241 - cappella del beato Andrea e del proto- - mosaici, 88, 91, 105, 108, 125 - cappella Ga!eota, 171 nota 71 martire Stefano, 23 nota 37 - porta bronzea, 109 fig. 11, 126 - cappella Minutolo, 23 nota 31, 71 nota - cappella di San Pietro v. basilica costanti- M0NmcAssIN0 (Frosinone) 234, 73 nota 309, 171 nota 71 niana, atrio, 52, 53, 71 nota 234 abbazia benedettina, 77, 84, 86, 88, 114 - cappella Seripando, 73 nota 301 pittura murale, Concili, 52 - Archivio della Badia, 141 nota 225 - cappella Teodoro, 61, 75 nota 359 - cappella di Sant'Andrea v. basilica MONTEVERGINIt (Avellino), 114 - cappella Tocco, 171 nota 71 cosranrifliana, atrio, 23 flora 37, 48, 49 abbazia virginiana - cripta degli arcivescovi, 23 nota 33 - cortile a Nord di Santa Restituta, 39, 45, - cartedra lignea, 108 - porrale laterale, 49, 55 57, 74 note 332e335, 118 MoscA (Russia) - Reporrale maggiore, 57 - cortile della Curia, 20, 27, 40 Galleria Statale Thet'jakov, 93 fig. 16 a!e cappella del Tesoro di San Gennaro - consignatorium abatorum, 20, 23 note MoscuFo (Pescara) v. cappella del Tesoro di San Gennaro 37, 48 e 50, 50, 57, 67 note 76-77, 69 Santa Maria del Lago - sagrestia, 19, 27, 29, 30, 66 nota 71 note 144-145, 72 note 263-265 - pulpito, 137 nota 77 - sepoicro di Antonio Pignatelli, 66 nota 67 - grande ediflcio, 28, 29, 30, 32, 34 figg. - sepolcro di Decio Carafa, 29 16-17, 35, 65 nota 56, 66 nota 72 NAI'ou 21 nota 5, 21 nota 16, 22 nota - sepoicro di papa Innocenzo IV, 72 nota mosaici, 29, 65 nota 56 24, 25, 52, 66 nota 73, 71 iota 215, 72 260 - horreum magnum, 20, 33, 53, 73 nota nota 260, 73 nota 294, 84, 88, 90, 92, 93, complesso archeologico di Carminiello 278, 118 94 nota 12, 95 nota 16, 95 flora 52, 97, ai Mannesi, 37, 64 nota 32 - oratorio di San Marciano, 65 flora 45 104, 108, 114, 121, 123, 124, 127, 128, duomo v. cattedrale dell'Assunta - oratorio di San Gennaro 129, 135, 139 nota 113, 139 nota 138, episcopio, 16 fig. 1, 17, 18 fig. 2, 20, 23 altare, 106, 114, 115, 136 nota 51, 138 140 note 173-174, 140 nota 177, 140 note 37 e 50, 25, 26 fig. 6, 28, 31, 32, 33, nota 89, 138 nota 98, 141 iota 213 note 183, 194, 141 nota 228, 143-145, 35, 36 fig. 22, 37 fig. 23, 39, 43, 49, 53, - ospedale di Atanasio I v. basilica costanti- 148-150, 154 64 nota 41, 65 nota 61, 66 note 71 e 76, niana, atrio, 23 nota 37, 48, 53, 68 iota Archivio di Stato, 77 72 nota 267, 73 nota 294, 80, 93, 109, 109, 73 note 281-282, 141 nota 211 Archivio Storico Diocesano, 25, 78 nota 114, 115, 118, 141 nota 211 - palazzo arcivescovile, 20, 25, 26, 31, 32, 10, 146, 145 fig. 5 - accubitum, 23 nota 50, 29, 65 note 59-60 35, 69 nota 144 Archivio della Soprintendenza per i bern - area archeologica, 23 nota 56, 24 fig. 4, curia, 20, 25, 26, 27, 64 iota 41 architettonici, paesaggistici, storici, arti- 47, 64 nota 41, 74 nota 330 quadriporrico, 20, 23 nota 41, 31, 32, 33, stici ed etnoantropologici per Napoli e dipinto, guerriero, 27 48, 67 nota 77, 68 flora 119 provincia, 64 nota 29, 68 nota 123, 74 calidarium, 27, 68 nota 100 plutei, 137 flora 67 nota 238 cortina greca, 25, 26, 27 fig. 7, 30 fig. 10, scuderia, 20, 31 bapsodeliBarrili, 68 nota 114 40, 63 nota 7, 64 nota 8 - pischina (cisterna), 33 Biblioteca Nazionale Centrale, 133, 141 mosaico, cantaro, 27 Santa Restituta, 17, 18, 20, 21 flora 20, nota 219 mosaico, scena nilotica, 27 23 note 31, 37 e 55, 29 fig. 9, 32, 33, 37, Capodimonte, 106,114 peristili, 26, 27, 37, 39, 43, 64 note 25 e 41 38, 40 fig. 27, 41, 41 fig. 20, 43, 44 fig. Caste! Capuano, 38 tepid.arium, 68 nota 100 31, 45, 46 fig. 32, 48, 49 fig. 35, 50 figg. catacombe di San Gennaro, 22 nota 23, - campanile, 28, 32 fig. 14, 33 fig. 15, 48, 36-37, 51 figg. 38-39, 53, 54, 54 fig. 41, 47, 72 nota 252, 106, 114,114 fig. 19, 49, 54, 55, 65 nota 43, 73 nota 295 55 fig. 42, 56, 57, 62, 62 fig. 50, 63, 63 115 - auditorium, 25, 32 fig. 51, 65 nota 56, 66 note 68 e 70, 67 - battistero, 22 nota 23 - basilica costantiniana (odierna Santa note 76-77, 75 iota 364, 77, 78, 86, 88, - triclineum, 22 nota 23 Restituta), 17, 18, 20, 21 nota 2, 23 nota 91, 92, 94 nota 6, 96, 104, 109, 110, cattedrale dell'Assunta, 19 fig. 3, 20, 22 50, 39, 40, 61, 69 iota 142, 72 iota 260, 113, 135 iota 3, 143, 144 figg. 2-3, 145 nota 24, 25, 28, 29, 29 fig. 9, 30, 31 fig. 148-149, 154 fig. 4, 149-150, 152, 156 fig. 16, 158 fig. 13, 32, 35, 40, 43, 48, 48 fig. 34, 49, 55, atrio, 22 nota 24, 23 nota 37, 28, 48, 52, 18, 164 fig. 26, 166 fig. 29, 168 flora 10, Indice dci 217

170 nota 41, 171 nota 68 - sepoicro del vescovo Fortunato, 52 - plutei, 137 nota 67 - abside, 21 nota 20, 25, 37, 39, 41, 42, - sepoicro del vescovo Giovanni I, 52, 72 Santa Chiara, 158 43, 47 fig. 33, 69 nota 158, 70 note 163 e nota 261 - sala capirolare 166, 83, 133, 138 nota 115 - sepoicro del vescovo Massimo, 52 aifresco, Cristo benedicente in tronofra dipinto, Cristo in Mandor&z, 43, 78, 80- - sepoicro di Giovanni 1V 23 nota 48, 72 Maria e i santi Giovanni, Ludovico di 95, 97, 140 nota 195 nota 261 Tolosa, Chiara, Francesco e Antonio e i dma- - altare dello Spirito Santo, 74 nota 314 - solarium (loggia) v. basilica costantiniana sti Roberto, Sancia Giovanna e Andrea - altare della Trinità, 52, 57 atrio, 52, 72 nota 269 d'Ungheria, 156 - altare di San Giovanni Evangelism, 56 - strada lastricata, 27, 30 fig. 11, 64 nota dipinto, Regina dell'Umiltà (distrutto), 158 - altare di Santa Maria Maddalena, 69 41, 65 nota 42 San Domenico Maggiore, 152 fig. 11, 157 nota 148 - torre altomedievale, 28, 30 fig. 12, 64 - monumento funebre di Giovanna - altare maggiore, 60, 95 nota 57, 96, 112, note 41-42 d'Aquino, 153 fig. 12, 157-158 115, 119 - torri di Stefano II v. basilica costantinia- Santa Maria a circolo, 150 - amboni, 61, 97, 98, 110, 135 note 7, 8, na, atrio, 52, 53 Santa Maria Donnaregina Veccliia 12 e 17, 137 note 72-73 - rriclinio del vescovo Vincenzo v. accubitum -chiesa, 143, 155-157, 165, 167 - Archivio capitolare, 77, 78 nota 10, 146 xenodochium v. ospedaic di Atanasio I, dipinto, Albero di Jesse (disrrutto), 158, - arco di trionfo, 41, 42, 62, 81, 95 nota 50 - vicoletto della Curia (vicolo dde 'careen'), dipinro, Assunzione del/aVe ,ine, (distrut- dipinto, Apocalisse, 63, 81, 92, 93, 94 nota 6, 26, 27, 32,40,64 nota 42, 67 nota 90 to), 158, 94 nota 7,94 nota 11, 162,173 nota 123 Istituto Calasanzio, 37, 71 nota 214 aifresco, Giudizio Universale, 151 fig. 10, - area dci sepoicri Piscicelli, 40, 47, 52, largo Donnaregina, 25 162, 163 fig. 25, 165-166 fig. 30, 168, 56, 57, 69 nota 145 Museo Archeologico Nazionale 171 nota 89 aifresco, Crocefissione, 56, 59 fig. 47, 74 - sarcofago romano, 118 fig. 28 aifresco, Stone cristologiche, 165, 167 nota 323 Museo diocesano aifresco, Stone di Santa Agnese, 164 fig. aifresco, Giudizio, 56, 59 fig. 46, 156 fig. tavola fisneraria di Humbert d'Ormont, 27, 165,168 16,162 148 fig. 7, 155, 167-168, 171 nota 82 aifresco, Sto nit di Santa Catenina - camera sepoicrale dei Piscicelli, 24 fig. 5, Museo Nazionale di Capodimonte d4lessandria, 161 fig. 23, 165, 168 52, 72 nota 258 - tavola, San Ludovico di Tolosa, 156 aifresco, Stone di Santa Elisabetta di - cappella dci Sette Gaudii, 71 nota 215 - tavola, Regina dell'Umiltà (attr. Maestro Thrinia, 148 fig. 8, 155-156, 158, 162 - cappella dci Santi Pietro e Paolo, 58 fig. dde Tempere francescane), 152 fig. 11, 157 2, 165, 167 45,71 nota 215 - tavola, Regina dell'Umiltà (attr. Roberto 2resco, Visione dellApocalisse, 158 - cappella del beato Nicolô, d'Oderisio), 153 fig. 12, 157 cappella Loifredo, 158 pluteo, 54 - tavola, Volto della Vergine, 83 - monastero, 38, 68 nota 127 - cappella del Crocifisso, 70 nota 192 tavola, Volto del Bambino, 83 Santa Maria in Piazza, 150 - cappella del Presepe, 57 Palazzo del Conte di Sant'Angelo, 67 Santa Maria Maggiore, 48, 149 - cappella di S. Giorgio dci Gambacorra, 61 nota 94 Santi Apostoli - cappella di San Giovanni lo Scriba, 43,45 Palazzo del marchese Caracciolo della - basilica, 48 plutco, 54 Gioiosa v. palazzo Minutolo in via dci - monastero, 38 - cappella di San Nicola, 24 fig. 5, 43, 55, Tribunali Santi Marcellino e Festo 56, 73 nota 307 Palazzo di Enrico Minutolo v. Archivio - monastero, 85 - cappella di Sant'Aspreno, 55, 144, 148- Storico Diocesano, 30, 31, 32,67 nota 76 Santi Marcellino e Pietro v. Santi 149 Palazzo inplatea Nit/i, 32 Marcellino e Festo - cappella di Sant'Elena, 55 Palazzo Minutolo in via del Tribunali, 49 Santi Severino e Sossio - cappella di Santa Maria del Principio, Palazzo Penne, 37 - monastero, 141 nota 220 53, 56, 61, 74 note 321, 331, 96, 97, 98, pianta di Carlo Theti, 32, 67 nota 93 Sedile Capuano, 67 nota 77 138 nota 99, 143, 144, 147-149, 154, pianta di Nicok van Aelst, 67 nota 93 Somma Piazza (Summa Platea) , 20,33,35 168 nota 10, 170 nota 63 pianta Dupérac-Lafthy, 32, 35 fig. 18, strada di Capuana v. via dci Tribunali, altare, 98, 136 nota 12 38, 57, 67 nota 88 22 nota 24 mosaico, Madonna del Principio era i Santi pianta Baratta, 32, 35 fig. 19, 67 nota 93 tempio di Apollo, 30, 66 note 68 e 70 Gennaro e Restituta, 56, 115, 138 nota pianta del duca di Noja, 32, 35 fig. 20, via dci Tribunali (Platea Capuana), 25, 100, 143, 144 figg. 2-3, 145 fig. 4, 146, 37, 38, 56, 57, 67 note 92-93 28, 37, 49, 64 nota 9, 67 nota 76 148-150, 153-154, 158 fig. 18, 162, 164 pianta del Marchese, 57, 67 nota 92 via Duomo, 25, 38 fig. 26, 165, 166 fig. 29, 167, 168 nota pianta Schiavoni, 32, 35 fig. 21, 57, 64 via Loifredi, 30 12, 169 nota 19, 170 nota 45, 172 note nota 10 vico Canalone a Fontane dci Serpi, 26 116 e 119, 173 note 129, 134e 137 piazza Sisto Riario Sforza, 25, 28, vico dci Barrili, 68 flora 114 rilievi, 77, 78, 96-141 sacello di Sant'Aspreno, 70 nota 166 vico Donnaregina, 26, 38 tomba del beato Niccoló, 152 San Gaudioso vico Zuroli, 26, 64 nota 9 cappella Intonti, 55 - monastero, 21 nota 19 vicolo dci Carbonari, 30 - ciborio, 52 San Gennaro extra moenia, 114, 133 vicolo di Santa Reatituta (vicolo obliquo - controfcciata, 43, 44 fig. 31, 51 fig. 38, San Giorgio Maggiore, 149-150 o viam vicinalem), 35, 37, 57, 68 nota 58 fig. 44, 60 figg. 48-49, 61, 63, 69 nota San Giovanni Maggiore, 137 nota 67, 114, 74 note 331, 334 e 336 142, 73 nota 301, 75 nota 354 149 vicolo Grotta della Marra, 38 dipinto, Canonici, 61 San Gregorio A.rmeno vicolo Sedil Capuano, 25, 30, 31, 32, 49, dipinto, CroceJissione, 61 - dipinto, Madonna dell'Idria, 83 66 note 74 e 76 - coro, 41, 60, 61, 96, 97, 98, 110 San Lorenzo ad Fontes, 20, 23 note 37 e vicus S. Laurentii adFontes, 67 nota 77 - pulpiti v. amboni 50, 67 note 76-77 NEPI (Viterbo) - sagrestia vecchia, 57, 74 note 331-332, 97 San Lorenzo Maggiore, 26 basilica Sant'Elia, 91 - sagrestia nuova, 57, 61, 74 note 331 e -pactophoria, 48, 65 nota 56 NEW Yosut (USA) 336,97 San Paolo Maggiore, 149 The Metropolitan Museum of Art lavamani, 110, 110 fig. 12, 111 fig. 13, San Pietro a Majella - Pannello di dittico, San Giovanni e la 112 fig. 15, 137 nota 69 - dipinto, Regina dell'Umilth, 158 Madd.alena dolenti, 168 - sala capitolare, 96 Sant'Agostino alla Zecca, 68 nota 96 N0cERP, DEl PAN1 (Salerno) - sepoicro dci Canonici, 52, 63 nota 7 Sant'Aniello a Caponapoli, 84 battistero, 69 nota 136 - sepoicro dci martiri Eutichete e Acuzio, 52 Sant'Aspreno Indice dei luoghi 218

Osm& ANI1CA (Roma) fra i Santi Giacomo e Crisogono, 173 nota Catabulum, 69 nota 138 basilica dci Santi Apostoli Pietro, Paolo 128 cattedrale di Santa Maria Maggiore, 45 c Giovanni Battista, 17 San Giovanni a Porta Latina - cappella di Santa Matrona, 65 nota 56, O'rRANTO (Lecce) - affreschi, 81, 84, 85 fig. 6, 86 fig. 7, 92, 69 nota 132 cattedrale 136 nota 33 SAN VITFORINO (L'Aquila) - cripta, 72 nota 254 San Giovanni in Laterano, 17, 22 nota San Michele Arcangelo 23, 43, 53, 69 nota 131, 70 note 182 e - rilievo, 137 nota 76 PADULA (Salerno) 194, 93, 154 SBErrLA (Tunisia) battistero di Marcellianum, 39 - mosaico, Sacro Vol.to, 93, 94, 95 note 53- basilica maggiore (I), 45, 48 PALERM0, 126, 128 54, 154 basilica di Vitalis (II), 45 Cappella Palatina Santa Cecilia in Trastevere - battistero, 45 - mosaici, 87, 91, 105, 108 - Giudizio Universak, 145 Casa delle Stagioni, 70 nota 166 Santa Maria ddll'Anuniraglio Santa Maria in Aracoeli, 145 SELEUCIA (Turchia) - mosaici, 87, 89 fig. 11, 91, 108 - monumento funebre del cardinal Matteo Martyrion, 104 PARIGI (Francia), 172 nota 99 d'Acquasparta, 173 nota 129 SassA AURUNCA (Caserta), 90, 119, 124, PIEVE DI Biw4cou (Lucca) Santa Maria in Trastevere 129, 130, 139 nota 128 pieve di San Giorgio, 137 nota 77 - mosaico absidale, Stone della Verginc, 15 S cattedrale di San Pietro, 122,138 nota 118 PISA fig. 20, 164 - arcone del portico, 117 figg. 24-26, 122, duomo di Santa Maria Assunta, 137 Santa Maria Maggiore, 163-164 125, 131, 139 nota 154 nota 77 - mosaico absidale, Incoronazione delLs Sant'Angelo di Lauro, 90, 90 fig. 13, 95 - pulpito di Guglielmo v. CAGLIAPJ, Vegine, 157 fig. 17, 163 nota 36 cattedrale - mosaico di fucciara SIAGU (Tunisia) PIsToIA fascia decorativa con angdi clipeari, 159 basilica duomo di San Zeno fig. 19, 163-164 - battistero, 45 - rilievi, 137 nota 77 Fondazione della Basilica liberiana, 159 fig. SICIIJA, 87, 91, 95 nota 29, 105, 128, 139 San Bartolomeo in Pantano 21,164 nota 138 = pulpito, 137 nota 77 San Paolo fuori Ic mura, 43, 75 nota SINAI (Egitto) PoITou (Francia), 109 372,81 monastero di Santa Caterina, 43 POMPEI (Napoli), 64 nota 14 - affreschi, cidi paleocristiani, 92, 104, SORRENTO (Napoli) P0zzu0LI (Napoli), 99 136 nota 30, 137 nota 74 cattedrale del Santi Filippo e Giacomo cattedrale, 106, 107 Santa Prassede - campanile, 55 PRINCETON (New Jersey, USA) - mosaico, 81, 82 fig. 2 SIRAcuIA, 134 - Museum of Art, 104 Santi Cosma e Dansiano, 75 nota 372 STOcCARDA (Wurttemberg, Germania) PROVENZA (Francia), 127, 143 Santi Nerco e Achilico, 128 Staatsgalerie Triclinio lateranense, 81 - tavole, Stone dell4pocsthcse, 154 fig. 13, 158 R.&vai.w (Salerno), 120 RoscIoLo (L'Aquila) duomo Santa Maria in Valle Pordaneta, TABAItKA (Tunisia) - porta bronzea, 109, 126 - pulpito, 137 nota 77 basilica, 45 San Giovanni del Toro TARRAGONA (Catalogna, Spagna) -pulpito, 110 SABRAThA (Libia) cattedrale, 113 RAVENNA, 104 basilica I, 45 TEBESSA (Algeria) Museo Arcivcscovile SAINT-GUI IEM-LE-DESERT (Linguadoca, basilica, 48 - cattedra eburnea di Massimiano, 103 fig Francia) TIGzutT (Algeria) 5, 104, 136 nota 35 abbazia, 112 basilica Palazzo di Teoderico, 65 nota 56 SALERNO, 121, 122, 123 - battistero, 45 San Giovanni Evangelista, 41 cattedrale di San Mattco, 88, 120, 125, TOSCANA, 111, 127, 130 Sant'Apollinarc in Classe, 43 137 nota 86, 139 nota 127 TRANI REGI LAGNI (Caserta) - pulpito Aiello, 120, 139 nota 124, 139 duomo di San Nicola Pellegrino cappella al ponte del Clanio, 90 nota 155 - porta bronzea, 109 Rom., 21 nota 5, 53, 77, 91, 92, 93, 94 -pulpitoGuarna, 110, 120, 121, 123, 139 TREr'ro, 78, 96 nota 12, 95 nota 52, 104, 122, 128, 138 nota 124, 139 nota 126, 139 nota 155 TusCANIA (Viterbo) flora 113, 143, 145-146, 154, 162, 166, Museo diocesano San Pietro, 91 171 nota 65 - avon, 105, 113, 126, 138 nota 86, 138 battistero lateranense, 53, 69 note 131, nota 107 VENEZIA 136 e 145, 73 nota 288 SALONIcCO (Grecia) San Marco, 105 Biblioteca Corsiniana, 133, 141 nota basilica dell'Acbeiropoietos, 45 VENOSA (Potenza) 217, 141 nota 220 basilica di San Demetrio, 45 basilica della SS. Trinitâ, 52, 72 nota 254 Catacombe di Via Latina, 84, 104, 136 SANT'ANGEW IN FoRMIs (Caserta) VIENNA (Austria), 104 nota 38, 138 nota 103, 141 nota 225 abbazia benedettina, 86, 87, 88, 105 Osterreichische National Bibliothck, Sancta Sanctoruni - controflicciata, 87 fig. 8 172 nota 102 - icona del Salvatore, 94 - portico, 88 fig. 10 VOLTERJIA (Pisa) San Crisogono SANTA MAIu.4 CAuA VETERE (Caserta) duomo di Santa Maria Assunta - mosaico, Madonna in trono con Bambino basilica degli Apostoli, 17 - rilievi, 137 flora 77 219 INDICE DEl NOMI

AQUWIVA OrrAvIo, arcivescovo di Napoli, 32 CARACCIOW QARIEFrA, cameriere regio, 66 n'Onsausio Roiw.m, pittore, 153 fig. 12, Acuzio, santo martire, 52, 72 non 247, 114, non 69 158, 168,172 non 95 115, 149, 171 nota 71 Citqcaom ClAN F1cEsw, marchese della D'ORAzIo NiccoLO, indsore, 18 fig. 2,22 ADONE, vescovo di Vienne, 17 Gioiosa, 49 non 30 ADIUANO N, papa, 141 non 200 CAccIow INNIcO, arcivescovo di Napoli, D'ORMoNT HUMBERT, arcivescovo di Napoli, ATA, santa, 135 nota 12 61, 66 non 71 52, 57, 60, 61, 73 non 309, 143, 148 fig. 7, AGOSTINO DI Ipi'oN, santo, 104 CARAcOOLO ISABELlA, nobildonna napoleta- 150, 153-155, 158, 162, 167-168, 169 non AciuppiNo, santo e vescovo di Napoli, 135 na,71 nom 24l 33,170 non 51, 171 nota 71, 172 non 82 non 12 CARAFA AISsANnRo, arcivescovo di Napoli, ALBERIcO DI Moi'rrECASSINo, , 22 114 ELENA, imperatrice e madre di Cosranrino, nota 24, 86, 148 CARAFA DEC10, cardinale, 29, 32, 65 non 61 143, 144, 146, 149 ALF.SSM'lDRO ifi, papa, 130, 141 nota 206 CARAFA FRANCFSCO, arcivescovo di Napoli, 68 ENRIco VI DI SVEVIA, imperatore, 126,128, AIIwIUA, dinasna normanna, 72 nota 254, nota 114 133 77,128 CARAFA MAIuo, arcivescovo di Napoli, 96 EIWE0, vescovo di Sessa Aurunca, 122, 130, AMBROGIO, santo e vescovo di Milano, 118 CARAFA Ouvinro, arcivescovo di Napoli, 32 131, 141 non 201 ANDREA II, duca di Napoli, 67 non 77 CMU0 I D'ANGIO, re di Sicilia, 33,72 non ETIENNE GODEFROY, orafb, 147 fig. 6, 155 ANDREA Di CApii, vescovo di Caserta, 55 260,150 EUGENIO ffi, papa, 72 non 253 ANGEID, arcivescovo di Taranto, 128 CARLO II n'AiO, re di Sicilia, 65 non 47, Eur1cIIETE, santo martire, 52,72 non 247, ANcw nsa 1)GN0SI, vescovo di Viterbo e 150,155 114, 115, 149, 171 nota 71 vicario papale, 150 CARLO Di CrnuA, figlio di Roberto d'Angiè ANGlO V. D'ANGIO e duca di Calabria, 150 FAvamm ROSA, devon napolerana, 56 ANGIOINI V. D'ANGIO Cuun MAmno (D'Ar'4GIO), re d'Ungheria e FAIrONE DI BENEVENII, cronachista, 95 non ANNIBALE DA CAPUA, arcivescovo di Napoli, figlio di Carlo II d'Angib, 72 non 260 44 54, 57, 60, 69 nota 148, 72 nota 262, 74 note CAVALUNI PIErR0, pittore, 56, 74 nota 318, FEDERICO II DI SVEVIA, imperatore, 77, 123, 313-314, 96,119 143, 145, 164, 165, 173 note 129 e 132 128,129 Ar4oNIMo S mrrAr'Jo, cronachisn, 114 CAVASEUCE, famigjia, 71 non 241 Fiupro N EL BEnD, re di Francia, 154 Aa.Fmo, arcivescovo di Napoli, 78 non 11, 127, Qrir,io CARLO, canonico di Santa Restitun, FImM.1uNo, !Zamiglia, 71 non 241,73 non 128, 129, 130, 131, 132, 133, 134, 140 non 180 29, 30, 61, 62, 66 note 69-70, 75 note 363- 308 Ajuuco, arcivescovo di Benevento, 126 364,97,98,135 non 11 FIioMAauNo Ascio, cardinale, 32,73 non ARNOLFO rn CMisio, sculrore, 78 nota 8 CELFSFINOII, papa, 112 299 AJINOLFO DI LAPO V. ARNOLFO Di CAMBI0 cEI.ESTINOIII, papa, 130,141 nota 200 F0IuNAID, vescovo di Napoli, 52 ASPRENo, santo e vescovo di Napoli, 21 nota CL.EMmffl, papa, 141 non 200 5, 22 nota 24, 86, 147, 169-170 non 38, 171 CLEMENTEV, papa, 153 GADDI AGNOLO, pittore, 168, 173 non 140 non 71 CLEMENZA D'ASRURGO, consorte di Carlo GAMMc0RFA, famiglia, 61 ATANAsi0I, vescovo diNapoli, 18,21 nota 5, Martello, 72 non 260 GENNAao, santo patrono di Napoli e vescovo 22 non 23, 48, 53, 54,73 nota 283, 95 nota CowrAIwo, omicida del dues Andrea II di di Benevento, 114, 133, 135, 137 non 50, 22, 95 non 51, 106, 112,114,138 non 89, Napoli, 67 flora 77 138 note 87, 90e92-93, 141 non 212, 171 141 non 213, 171 non 71 CON11 STEFANO, cardinale, 140 non 194 non 71 Ax'i1R1o, arcivescovo di Napoli, 33, 72, non C05TANnN0, imperatore, 17,21 non 16, 53, GESULflo AIoNSo, arcivescovo di Napoli, 260, 73 nota 309 93, 143, 148, 149, 153, 154, 164 fig. 27, 170 61, 65 non 45,66 non 69, 97, 135 non 17 note 39 e 44, 170-171 non 67, 171 non 68, GIACOBBE, patriarca, 160 Bocao ANTONIO, sculrore, 31 171-172 non 91 GIACOMO DE P1515, agiografo, 150 Bw)uccI GIovANNI, pittore, 74 non 332 COSTANHNO, papa, 52 GIACOMO MINORE, santo, 135 non 12 BABBERINI FRANC.FSCO, cardinale, 104 COSTANZA D'AIIAVILIA, regina di Sicilia, 128 GIOIWANO LUCA, pittore, 61 BMUSAN0 DA Tiw'i, fbndirore, 109, 126 CoTroNE, famiglia, 140 non 183 Glorlo, pittore, 143, 158, 160 fig. 22, 164, BAsiuo U, imperatore di Bisanzio, 85 CorroNE AIJGUtN0, nonbile napolenno, 140 173 non 132 BEATRICE DI PI0vENZA, regina e consorre di non 177 Gioirio Di ANnocmA, ammiraglio, 91 Carlo I d'Angiô, 72 non 260 CRISTINA Dl Bois, santa, 135 nota 12 Giovuei, evangelian, 160 BEDA IL VENERABILE, monaco e cronachisn, 21 Gimw ACQEAROL& v. GIovNN N LO non 2 D'ACQUASPARTA MATTEO, cardinale, 173 SCRIBA B0NIFACIO VIII, papa, 155 nota 129 GIOvANNI CIMIUARCA, agiografo, 52,72 non Boiuw, llsmiglia, 74 non 336 n'AJEILO MAmo, vicecancelliere del Regno 261 BOVA EAFFAELE, resnurarore, 169 non 19 di Sicilia, 120 GIOVANNI DA VITERBO, arcivescovo di Napoli, BuccA!'MNvI.4 IOHANNELLtJS, cittadinonapo- D'AJERBA D'ARAGONA, IismigJia, 66 flora 71 73 non 309 lerano, 68 non 112 D'ANGIO, dinastia reale, 150, 152, 155, 158 GiOvANNI DI NAI'ou, reologo domenicano, BuoNo Snwsnro, pittore, 82 D'AQUINO GI0vANNA, nobildonna napoletana, 172 nota 99 153 fig. 12,158 GIovMNI DIAcON0, cronachisn, 21 note 5 e Cri BisNirntrro v. BONIFACIO VIII n'AQuINo TomsAso, santo, 150 19,43, 52, 54, 99, 106 CArFANI OiisINI GIovANNI, arcivescovo di DAVIDE, re d'Israele, 159, 160 GIovANNI I, vescovo di Napoli, 52,72 non Napoli, 60, 78, 147, 169 non 33 DEC10, imperatore, 136 non 56 261,114 CALW), vescovo di Napoli, 21 non 5 DE DIANO GAsI'ARL, arcivescovo di Napoli, 67 GIovMi II U. MEDIOCRE, vescovo di Napoli, CM'DIDA,sann, 169-170 nota 38, 170 non 44 non 76 43, 75 non 372, 88 CANGIANO GIACOMO, canonico, 62, 75 DENTICE MICHELE, canonico, 75 non 364 GIOVANNI ifi, vescovo di Napoli, 52 nota 363 DESIDERIO, abate di Monrecassino, 77, GIOVANNI IV Lo SCRIBA, vescovo di Napoli, 21 CANmuo GIACOMO, arcivescovo di Napoli, 84, 86, 90 non 5, 22 non 23, 23 non 48, 43, 45, 52, 72 64 non 67 DI0NI5I0, arcivescovo di Amalfi, 139 non 128 non 261, 114,138 non 96 Indice dci nomi 220

Giovr'mn XXII, papa, 150 MAmA D'UNGHERIA, regina e consorte di RAJ VINCENZO, canonico di Santa Restitura, 74 GIovMNI MONACO, cronachista, 108 Carlo II d'Angiô, 61, 143, 150, 155, 157, 167, nota 331 Giovi SKYUJTZFS, cronachista, 126 171 nota 88 RAJNERIO EXIGUO, cronachista, 119 GIusTINW'so, imperatore, 104,118 MMUI'40, arcivescovo di Napoli, 92 RAMO DI PAGANEUD, scultore, 145, 168 nota 7 GIuSEpPE, patriarca, 138 flora 109 MARKWARD DI ANWEILER, ministeriale svevo, RAMOLUS DE S.ivis v. Ro DI PAGANELLO GIusn'i'E, santo, 159, 160 128, 131, 132, 140 nota 186 RICCARDO DI ACERRA, conte, 128 GIuuAJ'ra. santa, 128,133 MAltrmn SIM0NE, pittore, 173 nota 116 ROBERTO D'ANGIO, re di Sicilia, 143, 147, GIuSTIN0, santo, 135 nota 12 MARTOREUA GIACOMO, as-cheologo, 98,135 150, 153, 154, 156, 158, 162 GOFFREDO DI MorSTusco, catepano di nota 16 ROBERTO IL GuiscARno, duca di Puglia, 133 Napoli, 140 nora 183 MMsIItw'o, arcivescovo di Ravenna, 43, 104, ROBERTO DI RUGGERO, scultore, 137 flora 77 GRoiuo ifi, papa, 72 nota 253 118, 136 nota 35 ROcnIuo, arcivescovo di Benevento, 126 GRo1uo VII, papa, 133 MAssI1vIo, santo, 128, 133 RuGGERO II, re di Sicilia, 77,78 flora 11,92 G1utG0IUO IX papa, 134 MASSIMO, vescovo di Napoli, 21 nora 5,52 RuI'I'o Ippoui&, nobildonna napoletana, 74 GIutGoRIo XIII, papa, 170 nota 41 MArrEo, evangelista, 158,159 flora 331 GumMPoix, medico della Scuola Salernitana, MELLEUS, vescovo di HaIdra, 43,48 RuFFO VmscENzo, cardinale, 23 flora 33 22 nora 21 Mii.n D'AUXERRE, orafo, 147 fig. 6, 155 RusuTi Fn.wro, pittore, 159 fig. 19, 163, 164 GUARNA ROMUALDO I, arcivescovo di MINIYI01-0, fismiglia napoletana, 18, 35, 37,49 Salerno, 88 MINmDio ENRICO, arcivescovo di Napoli, 30, SANCFSNEI GARCIA, consorte di Isabella GUAI1NA ROMuAI.DO II, arcivescovo di 31, 3267 nota 76 Caracciolo, 71 now 241 Salerno, 120 MINu1oL0 FILIPI'o, arcivescovo di Napoli, SANCIA D'ARAGONA MAIORCA, regina e con- GUGLIELISIELLI ARCANGELO, architetto, 62, 63, 171 nota 71 sorte di Roberto d'Angià 75 note 365 e 368, 81, 97,135 nota 11 MINuTOIn RErauA, nobildonna napoletana, SAVELLI PANDOIRO, notaio poflrificio, 150 GUGLIELMO, scultore, 137 nota 77 153 SERGIO I, arcivescovo di Napoli, 85 GUGLWUsIO I, re di Sicilia, 141 nota 200 Sms.rao ifi, arcivescovo di Napoli, 92, 93, 95 GUGUELMO II, re di Sicilia, 87, 88, 91, 121, NICCOLO DI AuFE, segretario e familiare di re flora 45, 95 flora 47, 128, 140 flora 179 122, 127, 128, 141 nota 200 Roberto d'Angib, 156 SERGIO VII, duca di Napoli, 77 GuIDO, scultore, 137 nota 77 NICOLO, beato, 56,67 nota 93, 150, 152 SEvolo, vescovo di Napoli, 17, 39, 47, 48, 69 GuIUAuME DEVERDEL4Y, orafo, 147 fig. 6,155 NICODEMO, scultore, 137 nota 77 flora 132 GUINDAZZI, famiglia, 69 nota. 148 NIC0IA DI VERDuN, orafo, 126 SEVERO V. Suu'IcIO SEVERO GuINLMzzI GUGLIEIAIO, arcivescovo di SICONE, duca di Benevento, 114, 138 flora 92 Napoli, 32 OnONE IV DI BRAUNICEIWEIG, hnperatoie, 129 SIGINOLFO BARTOLOMEO, coma di Caserta, 150 IGNAZIO DI ANrJOCHIA, santo e vescovo, 135 PANcltzIo, santo, 105 SILVESTRO II, papa, 85, 143, 144, 146, 148, nota 12 PAND0L.Fo, vescovo di Sessa Aurunca, 119 149,170 nota 65, 170-171 nota 67 ILAItO, papa, 53, 73 nota 288 PA0UN0 DA NoI.A, santo e vescovo di Nola, SIMMACO, papa, 53, 73 flora 288 INNOCENZO III, papa, 78 nota 11, 128, 129, 41,48, 104 SIMMACO, vescovo di Capua, 45 130, 131, 132, 134, 141 nota 206 PAoi.o I, papa, 72 nota 274 SOTERE, vescovo di Napoli, 23 flora 37, 48, 69 INNOcENzO W, papa, 72 nora 260,78 nota PAOLO II, vescovo di Napoli, 21 nota 5, 22 flora 132 ISAIA, profeta, 158, 159 nota 23 Srir'sa.0 GIussa'PE, cardinale, 65 flora 66 PAOIO ifi, vescovo di Napoli, 20, 21 nota 5, Sm'ANO I, vescovo di Napoli, 17, 18, 20, 22 LADISL'O DI DURAZZO, re di Napoli, 66 22 nota 23, 33, 53, 112, 137 nota 82 flora 20, 43, 54, 70 flora 171, 80 Lz.mio, famiglia napoletana, 74 nota 336 PASQUALE I, papa, 81 STESANO II, vescovo e duca di Napoli, 21 note LELLO DA ORVIETO V. LELLUS DE URgE PEU.EGRINO, scultore, 119 5, 22 nota 23, 19 e 20, 43, 52, 53, 70 note Lams DE URBE, pittore, 119, 143, 144 figg. PEROTHNO, omicida del beato Nicole, 150 171 e 175, 71 nota 234, 72 flora 268, 80, 94 2-3,145 fig. 4, 146, 148 figg. 7-8,151 fig. 10, PIERRE DE Bwis v. PIETRO DI Bs-ols nota 4, 110, 114, 119, 137 nota 82 156 fig. 15, 158 fig. 18, 161 fig. 23, 162, 163 PIETRO, apostolo, 22 nora 24, 122, 131, 135 Suucio SEVERO, scrirtore launo, 104 fig. 25, 164 figg. 26-27, 165 fig. 28, 166 figg. nota 12, 147, 171 nota 71 29-30, 167 fig. 31, 168 nota 5, 169 note 16 e Pwnto I, arcivescovo di Napoli, 75 nom 372, TANcrsEDI DI LECcE, conIc, 128, 140 flora 176 19, 173 nota 135 77,86 TASSEIII DOMENICO, pittore, 136 flora 30 LELLUc DE URBEVETERE V. LELLUS DE Ue PIETRO DAEBOU, scritrore, 126 TAURO, pittore leggendario, 169 nota 19 LEONE ifi, papa, 81 PIEFRO DA MoNmcAssINO V. PIETRO I, arcive- TEODORO, famiglia, 61,75 flora 359 LEONE MARSICANO, cronachista, 84, 114, 138 scovo di Napoli TFSMiitO v. TAuR0 nota 92 PIErRO II DA SORRENIO, arcivescovo di TIBEIUO, vescovo di Napoli, 21 flora 5 LEONE OSTIENSE v. LEONE MAI1SICANO Napoli, 28, 49, 54, 134 Tomim JACOI'O, pirrore, 154, 157 fig. 17 LEONzI0, vescovo di Napoli, 54 PIETRO DI BLOIS, precettore di re IORENZO, santo, 135 nota 12 Guglielmo II, 92 Urssl CORRADO, arcivescovo di Napoli, 32 Luck evangelista, 158, 159 Pwriso SUDDIACONO, agiograf, 21 flora 5, 148 LUDOVICO DI T0IOsA (D'ANGIO), santo e PIGNATELU ANTONIO, arcivescovo di Napoli, VACCARO NICOLA, pittore, 63,82 vescovo, diTolosa, 150 29, 66 nota 67, 135 nota 12 VINCENZO, vescovo di Napoli, 19, 29, 72 flora LuccBEslNI IGNAZIO, incisore, 19 fig. 19,23 PISCICELU, famiglia napoletana, 40, 47, 52, 264 nota 31 56, 57, 69 note 145 e 148, 72 flora 258, 73 VIRGIUO, scrittore latino, 71 nota 235 flora 308 VITALIs, vescovo di Sbeirla, 45 MAESTRO DELIA DEDICA, scultore, 121 PISCIcELU RAmsaino, cardinale, 55 VuoLvlNoo, orafo, 126, 140 flora 158 MAESTRO DELLE 1'EMPERE FRANCFSCANE, pit- PIscrrELu FRANcESCO, arcivescovo di tore, 152 fig. 11, 157 Napoli, 97 ZOSIMO, vescovo di Napoli, 17 MIJ,j'RONm GIOvNI, chierico della catte- POMPONIO, vescovo di Napoli, 48 Zuloro, famiglia napoletana, 71 flora 241 drale di Napoli, 33 PORCELA NICOLA, devoto napolerano, 56 221 INDICE DEl TEMI, SOGGETFI E ATTRIBUTI ICONOGRAFICI

ADORAZ.IONE ANGEUCA V. LrruRcIA CR1.5- Cici.o CRISTOLOGICO V. ClusTo GIOVANNA I D'ANGIO, regina di Sicilia, STE Cici.o EVANGEUCO v. BIBBIA, Nuovo 155 fig. 14, 156, 159 AGNUS DEl, 84 TESTAMENTO GIUDIZIO Fui.s v. Giunizio UNIvERsAI.E ALBER0, 90, 136 nota 30 COLOMBA, 81,82 GIuDIzIO UNIVERSALE, 56-57, 59 fig. 46, ALBERO DI JESSE, 155 fig. 14, 156 fig. 15, CONCILI ECCLESIASTIC!, 152 84, 86, 145, 156, 162, 163 fig. 25, 165, 158-160,165 fig. 28,166-167,167 fig. CORONA STELLARUMDUODEC1M, 157, 160 166 fig. 30, 171 nota 89 31, 168, 171 nota 71, 172 note 111, 113 CORVO, 112 fig. 16 GIuIJANo L'APOSTATA, imperatore, 107 e 116 COSTAN11NO, imperatore, 99, 108, 109 fig. 9, 108, 136 nota 56 ANDREA D'UNGHERIA, duca di Calabria e CRIsTO, 82, 83, 84, 86, 91, 94 nota 2, GIUSEPPE, patriarca, 100, 102, 103, 105, marito di Giovanna I d'Angiô, 155 fig. 14, 104, 109, 113, 116, 157, 160 106, 118 156, 159 - Adorato dai seniores dell'Apocalisse, 80 - stone, 76 fig. b, 96, 98, 103 fig. 5, 104, ANGELI, 62, 63, 81, 82, 86, 87, 90, 91, fig. 1, 82 fig. 2 105, 105 fig. 6, 111, 116, 118, 119,121, 93, 95 nota 22, 161, 165, 167 - benedicente, 99 123, 124, 133, 134, 135 nota 17, 136 - entro clipei 158 fig. 18, 159 fig. 19, 160 - Emanuele, 116,134 nota 30, 136 nota 33, 138 nom 103, 140 fig. 22, 163-164 - entro clipeo, 163, 173 nota 129 nota 162, 140 nota 162, 140 nota 194 ANGELO, 82, 85, 87, 87 fig. 8, 88 fig. 0, - in mandorla, 43, 56, 84 fig. 4, 90 Accoglienza di Putifarre in Egitto, 101 90, 159 - in trono, 90, 156, 160, 166-167 Accusa dalla moglie di Puufarre, 101, 139 - adoranre, 91 - Messia, 88, 91, 116 note 152-153 - con turibolo, 86, 87 fig. 9, 90 - Redentore, 81, 82, 83, 84, 85, 86, 87, Benedizione di Efraim e Manasse, 101, 136 - in atto liturgico, 86, 90, 91 90, 93, 94 nota 6, 162 nota 31 ANNUNCIAZIONE, 139 nota 131, 159 fig. - Salvatore, 84 fig. 4, 91, 93-94, 95 nota Controio dello stoccaggio del grano, 102, 20, 160 57, 158, 173 nota 129 116, 118, 125, 139 nota 153 ANTENATI SECONDO LA CARNE, 159 - sconfigge ii drago apocalittico, 84 Disperazione di Giacobbe e Lia per la pre- ANTENATI SECONDO LO sruuro, 158 -stone, 165, 167 sunta morte di Giuseppe, 100 AOCALISSE v. BIBBIA, Nuovo - stone delI'infànzia, 137 nota 75, 137 Giuramento difronte a Giacobbe, 136 nota TESTAMENTO nota 77 31 APosTou, 56, 90, 156 fig. 16, 162 CROCEASTILE, 144, 149, 160 Giuseppe calaro ne/la cisterna daifratelli, AQu11A, 68 nota 96 CROCIFISSIONE, 56, 57, 59 fig. 47, 74 100, 136 nota 30, 136 nota 36, 139 nota ARCANGELO, 88,89 fig. 11,91,157 nota 323, 84 152 ARCHITETFURA RAFFIGURATA, 45, 116, Giuseppe inviaro da Giacobbe a Sichem in 119, 121, 122, 123, 126, 127, 138 note DAuLA, personaggio biblico, 99, 105, 123 cercadeifratelli, 100, 110,112 fig. 16, 107-108, 140 note 162-163 fig. 35 136 nota 36, 139 flora 152 ASCENSIONE, 84, 88, 90 fig. 13 Dssis, 70 nota 176 Giuseppe venduto daifrarelli ag/i Ismaeliti, ASSUNZIONE DELLA VERGINE, 158, 161 DAVIDE, re d'Israele, 103, 108, 135 flora 101, 104, 121 fig. 34, 136 nota 36, 139 24, 159 flora 153 BALAAM, profeta, 159, 172 nota 111 DID Incontro con Giacobbe, 102, 116,116 fig. BAMBINO v. GssU BAMBINO - Eterno, 81, 93 23, 139 nota 153 BENLAMINO, personaggio biblico, 102, 115 - Panrocratore, 81, 88 Incontro con ifratelli, 102 fig. 21 D'ORMONT HUBERT, arcivescovo di Inganno della tunica insanguinata, 139 BIBBLA, ANTICO TESTAMENTO, 104, 105, Napoli, 148 figg. 7-8, 155, 167, 171 nota nota 153 121, 133, 137 nota 74, 139 nota 131, 140 82 Interpretazione dci sogni del coppiere e del nota 162 Dorroiu DELLA CHIESA, 115 panettiere in carcere, 101, 110, 115 fig. 22, - Genesi, 100, 104,121 DRAGO, 99,135 NOTA 22 116, 138 nota 107, 139 nota 153 - Giudici, 99, 104, 109 Nominaavicerid'Egitto, 102, 116,121 BIBBIA, Nuovo Tsr.v ENro, 104, 105, EcclsM, 143, 160-161 fig. 33, 139 flora 152 121, 133,140 nota 162 ELETrI, 162,165 Racconto dci sogni a Giacobbe e aifrarelli, - Apocalisse, 63, 75 nota 372, 81, 82 fig. EUSEO, profeta, 172 nota 111 100, 136 nota 36, 139 nota 152 2, 83 fig. 3, 85 fig. 6, 92, 94 nota 6, 95 ENIUCO VI, imperatore, 129 fig. 38 Ritrovamenro della coppa nel sacco di nota 50, 154 fig. 13, 158 Emo v. Dio Beniamino, 102, 115 fig. 21, 116, 139 - Atti degli Apostoli, 91, 95 nota 42 EucARssm, 134 flora 153 -Vangeli, 54,95 nota 51, 113 figg. 17-18, EVANGELISTs, 85, 87 Seduzione della moglie di Pasfarre, 101, 114, 124 fig. 36 106, 138 nota 107, 139 flora 152 BONIFACTO VIII, papa, 155 FIGLIO, 144, 150, 160, 170 nota 44 Sogni del Faraone, 101 FIGURA ECCLESLALE V. Ecci.si. Sogni di Giuseppe, 102,104, 136 nota 36 CACCL4, 108 FILI5ThI, 99, 101 fig. 4, 103, 105, 116, Trionfr, 102, 139 note 152-153 CALICE EUCAIUSTICO, 116 136 nota 38 GouA, personaggio biblico, 135 flora 24 CAMMELLO, 101 FONDAZIONE DELLA BASILICA LIBERIANA GUERRIERO, 27 CANE, 100, 122 - stone, 164 GUNE APOCALITTICA V. MULlER AMIcrA CANoNIcI, 61 Miracolo del/a neve, 159 fig. 21 SOLE CANTARO, 27 CAVAI.LO, 71 nota 235, 99 GABRIELE ARCANGELO, 157, 159 fig. 20 ICONA MARIANA, 160 CERVO, 99, 107, 109, 116, 134 GEM BAMBINO, 83, 149, 157, 163 INC0R0NAzI0NE DELLA VERGINE, 157 fig. Crcw ApocAuTrico v. BIBBIA, Nuovo GIACOBBE, patriarca, 100, 114, 116 fig. 23, 17,161 TESTAMENTO 136 nota 31, 138 nota 104, 139 nota 131 I5AIA, profeta, 159, 172 nota 111 Indice dei temi, soggetti e atrriburi iconografici 222

JESSE, personaggio biblico, 158-159, 166 166-167 Icani di Simon Mago, 122 PUTIFARRE, personaggio biblico, 138 nota Incontro con San Paolo, 122 LEONE, 100, 100 fig. 1, 102, 102 fig. 3, 104, 138 nota 107 Martirio di San Giacomo, 122 136 nota 38 Simon Mago accusa i santi Pietro e Paolo, LIA, personaggio biblico, 100 REDENTORE V. CRISTO 122 LITURGIA CELESTE, 91, 93 RE DI GIIJDA, 159, 166 Simon Mago ed Elena, 122 - adorazione angelica, 90 REGINA DEL Pniso E DELLE SCHIERE Volo di Simon Mago,122 - Ostentatio Christi, 90 ANGELICHE V. MADONNA SANSONE, personaggio biblico, 76 fig. a, 100, LUNA SUB PEDIBUS, 157 REGINA DELLUMILTA v. MADONNA 104, 105, 107, 108, 109, 116, 119, 122 ROBERTO D'ANGIO, re di Sicilia, 149 fig. - stone, 96, 97, 98, 99, 102, 104, 105, MADONNA, 83, 84, 90, 91, 149, 156 9, 156 105 fig. 7, 106, 106 fig. 8, 116, 121, 124, - apocalitrica, 157, 160, 172-173 nota 122 136 nota 17, 136 nota 37, 138 nota 103, - con ii Bambino, 75 nota 355, 143 SACRO VOLTO LATERANENSE V. Voum DI 139 nota 138, 140 nota 162 - delI'Idria, 83, 84 fig. 5 CRISTO Abbais'imento del leone, 99, 100 fig. 1, 102, - del Principio v. SANTA MARIA DEL SALOMONE, re d'Israele, 149 fig. 9, 156, 102 fig. 3, 103, 105, 136 note 38-39 PEUNcIPI0 159 Fesrino dei Filistei, 99 - dell'Umiltà, 157, 172 nota 116 SALVATORE V. Ciusro Furto delleporte di Gaza, 99, 104 - genealogica, 143, 156 fig. 15, 158, 160- SANCIA D'ARAGONA MAJORCA, regina e Libenazione delle volpi incendianie nei campi 161 consorte di Roberto d'Angiè, 156 dei Filistei, 99, 134, 136 note 38-39, 141 - in trono con ii Bambino, 90, 170 nota SAN BENEDETFO, nota 226 44, 171 nota 82, 160, 163 - miracoli, 113 Morte di Sansone, 102, 103, 136 nota 39 - in trono con ii Bambino fra i Sand SAN DEMETRIO, 99, 107 Strage del Filistei con ha mascelia d'asino, Giacomo e Crisogono, 173 nota 128 SAN F'iasco, 156 99, 101 fig. 2, 103, 105, 136 note 38-39 - in trono con il Bambino fra I Sand SAN GENNititO, 109, 135 nota 21, 147 fig. Stnage dei Filistei schiacciari l'uno con l'altro, Gennaro e Restiruta, 56, 144 figg. 2-3, 6, 155, 160, 171 note 71 e82 99, 102 fig. 4, 103 145 fig. 4, 158 fig. 18, 164 fig. 26 - Stone della passione, 76 fig. a, 96, 97, Taghio dei capelli e accecamento, 99, 105, - orante, 84 98, 99, 106, 107, 111, 113, 115, 118, 107, 123 fig. 35, 136 nota 39 - platytera, 171 nota 90 123, 125, 132, 133, 134, 140 nota 162 - regina, 87, 88, 144 II santo con i compagni di marririo, 99, SANT'AGNESE, 165 - regina del Paradiso e delle schiere angeli- 106, 114,115 - stone, 165 che, 161 II santo esce illeso dallefiamme dellafornace, Cura dalla lebbra Costanza, figlua dell'impe- - regina dell'Umiltà, 143, 152 fig. 11, 153 99, 114 fig. 20, 115, 116, 134 ratore Costanrino, 164 fig. 27 fig. 12, 157-158 11 santo nell'anfiteatro con i Leoni, 99 Siu'ANToNIo DA PADOVA, 156 - Theorokos, 160 Marririo, 102, 103, 106, 126 SANTA CATERINA, 165 MADRE DI GESU v. MADONNA GENEALOGICA Oranre era le devote Cominia e Nicariola, - stone, 165 MAESTA V. MADONNA IN TRONO CON IL 114 fig. 19 Conzba#e l'adonazione degli idoli, 161 fig. 23 BAMBINO Prima cone/anna di Timotco, 99, 118 fig. 27 Disputa con ifilosofi, 161 fig. 23 MAIESTASDOMINI, 82, 88 Seconda cone/anna di Timoreo, 99 Martinio deifilosofi convertiti, 165 MANDYLION v. VOLTO DI CRISTO Supplizio dell'eculeo, 99 SANTA CHIARA, 156 MARIA V. MADONNA VIsita ai compagni irnprigionati a Pozzuoli, SANTA ELISABETTA DI TURINGIA, 165 MARTIRE, 115, 144,149,160,171 nota 82 99 - stone, 155, 165 MASSENZIO, imperatore, 108 SAN GIACOMO MAGGIORE, apostolo, 122 Matnimonio della santa, 148 fig. 8, 155, 167 MELAGRANA, 31 SAN GIORGIO DI CAPPADOCLA, 99,107, Opere di canita della santa, 162 fig. 24 ME5I, 117 fig. 26, 120 fig. 31, 122, 123 109, 131 fig. 39, 132, 135 nota 22 SANT'EusTAcHIo, 99, 100, 107, 109, 116 MESSA, 138 nota 108 SAN GIovAJI, evangelista, 156 SANTA MARIA DEL PIUNcIPL0, 144, 149, MESSIA V. Cmsro SAN GIUSEPI'E, 159-160,167 fig. 31 154, 157, 160-162, 165, 166 fig. 29, 170 M1cHs.a ARCANGELO, SAN LUDOVICO DI ToWIA, 156 nota 44 - trafigge ii drago, 151 fig. 10, 157 SAN MERCUR1O DI CESAREA, 99, 107 fig. - culto, 143, 154, 160, 162, 168 nota 10, Mui!IrIcTAsoi.s, 151 fig. 10, 156-158, 9, 108, 136 nota 56 171 nota 71 160-161, 171 nota 89, 171-172 nota 91, SAN PA0I.o, apostolo, 155, 167-168 SANTA RESTITUTA, 144, 145 fig. 5, 146, 172 nota 116 - stone, 91,95 nota 42, 113 160, 164 fig. 26, 165, 169 nota 31, 169- MuLmit GIOVANNEA V. Mui.wwicm SOLE SAN PIETRO, apostolo, 170 nota 38 MITRATAIJROCTONO, 139 nota 131 - stone, 91, 95 flora 42, 122, 130 SANTA TECL.A, - episodi ambientani in Terrasanta, 117 -stone, 113 NAVICEI.LA DEGU APOSTOLI, 160 fig. 22, figg. 24-25, 122 SAN TEODORO, 135 nota 22, 136 nota 54 164, 173 nota 132 Condanna di Erode, 122 SAimANGI0INI, 155, 158 NILO, scena nilotica, 27 Guarigione delparalitico Enea, 122 SANTI CAVALIERI, 76 fig. a, 96, 99, 107, L'angelo alla Porta Ferrea, 122 108, 108 fig. 10, 109, 119, 125, 132, 139 ORANTE, 115 Liberazione diii carcere, 122 nota 131 OSiEA'mrio CHRIST! V. LITLJRGIA CELESTE Ritorno a Cesarea, 122 - cavauiere che abbatte an monarca, 99, 107 Punizione di Ananua e Saffira, 122 e fig. 9 PANTOCRATORE v. Dio Sogno della tavoha imbandita, 122 - cavauiere che trafigge un drags, 108 PERSONIFICAZIONI DI VutrU v. VntrU Visione del centurione Cornehio, 122 - cavahiere che trafigge un serpente, 100, PIETA, 160 - episodi ambientati a Roma, 139 nota 154 108, 109 fig. 11 PROFETA, 56, 139 nota 131, 158, 162, Falsa decapitazione di Simon mago, 122 - cavaliere che trajigge an leone, 100 fig. 1, Indice dci temi, soggetti e attributi iconografici 223

108, 109 TETRAMORFO, 79, 82, 84, 86 fig. 7, 87, VERONICA V. VOLTO DI Ciusro SAN VirroluNo 95 nota 50 VEscovo, 52, 72 nota 252 - stone, 137 nota 76 THEOTOKOS V. MADONNA VESTE v. TUNICA ScmnA, 100 TRALCIOABITATO, 110 fig. 12, 112 fig. 15, VIRTU, 158 SEz'jIois DELL'APOCALISSE, 8 fig. 1, 81, 119 fig. 30, 123 VISIONE DELIAPOCAIISSE, 82 fig. 2, 83 94 nota 6, 162 TRASFIGURAZIONE, 43, 80, 94 nota 2 fig. 3, 94 nota 6, 85 fig. 6, 158 SERAFINI CON CANDELABIU, 81, 162 TRITONE, 119 fig. 29,123 VIVENTI DELIAI'OCAUSSE v. TETRAMORFO SERGIO III, arcivescovo di Napoli, 91 fig. TUNICA, 101, 138 nota 104 VOLPE, 99, 134, 136 nota 38, 141 nota 14,92 226 SIMON MAGO, 122, 130, 139 nota 154 VENDEMMIA, 111 figg. 13-14, 139 nota VOLTO DI CIUsT0, 84, 87, 92 fig. 15, 95 SOGNO, 102, 122 131 nota 22 SPIGHE, 101 VERGINE V. MADONNA - Mandylion, 87, 88, 91, 93 figg. 16-17, SPIRITO SANTO, 81, 82, 83, 163, 172 nota - con ii Figlio v. MADONNA CON IL 94, 95 nota 58 119 BAMBINo - Sacro Volto lateranense, 93, 94, 95 note SPONSA Ciwisri V. SANTA MARIA DEL - del Principio v. SANTA MARIA DEL 53-54, 154, 171 nota 68 Plur'4cIPIo PRINcIPI0 - Veronica, 94, 95 nota 58 SPOSA CELESTE DELIAPOCALISSE, 160-161 - in Puerperio, 150, 158, 160, 170 nota 44 STORIE CRISTOLOGICHE V. CRISTO Regina v. MADONNA REGINA