Università degli Studi di Palermo Dottorato in Sociologia, territorio e sviluppo rurale (SPS07) Ciclo XIX

Tesi di dottorato

I BLOG E LA DIMENSIONE URBANA E TERRITORIALE

Tutor: Candidato: Prof. Antonio La Spina Antonino Siino

Coordinatore del dottorato: Prof. Fabio Massimo Lo Verde

1

(foto di Luca Vanzella, scattata a Bruxelles)

«L’aria della blogosfera rende liberi» (Max Weber, remix)

2 INDICE

Introduzione 4

Capitolo 1. Città e comunità nello spazio dei flussi

1. La città come framework euristico per lo studio della blogosfera 7 1.1 L’urbanizzazione, un processo che prosegue online 7 1.2 Dallo spazio dei luoghi allo spazio dei flussi 12 2. Città, post-città, città globali, reti urbane e cyberspace 18 3. Capitale sociale e social network 27 4. Crisi della comunità tradizionale e comunità online 31 4.1 Comunità e società 31 4.2 La comunicazione mediata al computer 36 4.3 Le comunità online 41

Capitolo 2. La blogosfera e i blog

1. Definizioni di blog 50 2. Blog e tassonomie 53 3. Struttura del blog 58 4. Cronologia del blog 65 5. La blogosfera: definizione e dati 68 5.1 Dinamiche della blogosfera 80 6. Dimensione territoriale, “locale” e blogosfera 92

Capitolo 3. Lo studio sulla blogosfera italiana: blog e territorio

1. Un problema metodologico: la stima e lo studio di popolazioni non note 95 2. Nota metodologica, ricerca online, obiettivi conoscitivi, campionamento, strumenti e tecniche di rilevazione delle informazioni 97 3. Analisi dei dati 4

Capitolo 4. Lo studio sulla blogosfera italiana: il social network dei blog italiani

1. La metafora della rete 114 2. Strumenti e tecniche per l’individuazione di cluster tra i blog italiani 114 3. Analisi dei dati 117

Conclusioni 140 Appendice 144 Bibliografia 169

Sitografia e blogografia 186

3 INTRODUZIONE

Dove è stata scritta questa tesi di dottorato? Sarebbero vere, in parte, risposte come su un Eurostar a 200 km/h tra Milano e Roma, su un volo di linea a 10000 metri tra Parigi e Palermo, in una camera d’albergo a Roma, Messina, Acireale, Milano, Urbino eppure la risposta più corretta forse sarebbe proprio su e con Internet, nel contesto e con gli strumenti che Internet offre. Il passaggio dallo stimolo iniziale al progetto, gli scambi di e-mail e le sessioni di chat con colleghi, docenti da questa e dall’altra parte dell’oceano, blogger e con il tutor e il questionario su cui si è basata la parte empirica si sono svolti proprio in Rete. La tematica del “dove” permea tutta la tesi e proprio il cambiamento della declinazione di ciò che si intende per “locale” ha guidato la ricerca bibliografica e quella empirica. I riferimenti teorici di questo lavoro sono prevalentemente sociologici e provengono dall’area della sociologia urbana e dalla sociologia della comunicazione, con qualche breve incursione nel territorio dell’economia, che in parte sta guidando con la globalizzazione (che però è anche fenomeno culturale) i mutamenti dei nostri tempi. Si è cercato di approfondire anche aspetti tecnico-comunicativi legati ai blog, che fanno da base per il lavoro svolto. Mantenendo un parallelismo con la tematica della città (cercando di non indugiare troppo nei luoghi comuni), del milieu culturale che si crea in contesti urbani, dell’urbanizzazione in un’accezione ampia, che pone attenzione sui suoi effetti in contesti mutevoli, ho cercato di fornire un framework di riferimento per lo studio in un’ottica di analisi di rete dei rapporti in una parte significativa della blogosfera italiana. La tesi prende le mosse da un input relativo allo studio della città in una prospettiva ecologica svolto da Robert Park e dai sociologi della scuola di e dalla possibilità di mutuare concetti e fondare modelli interpretativi con valenza euristica per lo studio del sistema di relazioni tra i blog (la blogosfera) in Italia. Ulteriori spunti provengono da classici della sociologia (da Weber a Simmel) e da studi più recenti, come la produzione scientifica relativa al capitale sociale (Putnam, Bagnasco, Fukuyama ecc.), la scienza delle reti e la memetica (Barabási, Buchanan, Dawkins ecc.), gli scritti sulla globalizzazione (Bauman, Sassen ecc,), la sociologia della comunicazione (Castells, De Kerchkove, Lévy, Paccagnella, Rheingold ecc.), i presupposti della social network analysis (Scott, Wasserman e Faust, Piselli, Chiesi,

4 Salvini ecc.) e la produzione teorica sul cosiddetto web 2.0 e sulle sue manifestazioni sociali (Anderson, Maistrello ecc.). Il primo capitolo affronta il tema della città e del concetto di urbano in un contesto in cui la geografia sta mutando, se non altro per la valenza che le viene attribuita. Da spazio dei luoghi il nostro pianeta è sempre più inteso come spazio dei flussi. Uomini, informazioni, capitali, merci attraversano il mondo spesso intersecando città che fanno da snodi e si pongono globalmente, sia in cooperazione che in competizione. L’approccio che considera i fenomeni legati ad architetture di rete mi ha portato a trattare il tema del capitale sociale, utile per comprendere alcuni fenomeni sia nel contesto fisico che online. Il concetto di “legame debole”, proveniente proprio da questo ambito, è spesso presente nello studio condotto. Il capitolo si conclude con uno studio del concetto di comunità, per alcuni oggetto di una parabola ma forse soltanto mutato e ancora utile per affrontare contesti come quelli delle comunità virtuali. Nel secondo capitolo mi occupo dei blog, fornendo una definizione (con le difficoltà che ciò comporta, dato che non c’è un accordo su una definizione univoca) e ipotizzando delle tassonomie. La descrizione degli strumenti e una cronologia cercano di fornire approfondimenti utili alla comprensione di un fenomeno che sta incidendo sulla cultura, sull’economia e sulla politica. Il capitolo si conclude con una spostamento del focus sui rapporti tra blogger nella cosiddetta blogosfera e sulle sue dinamiche e con un collegamento tra blogosfera e dimensione urbana e territoriale che ruota attorno al concetto di locale, ridefinito come spazio di pertinenza. Il terzo capitolo contiene una riflessione metodologica sulla difficoltà della ricerca online e rispetto al fenomeno preso in esame, la nota metodologica e una prima analisi dei dati basata sulla prima parte del questionario. Viene stilato un profilo dei blogger esaminati basato principalmente sulle caratteristiche sociodemografiche. Il quarto capitolo inizia con un approfondimento sulla metafora della rete. È presente un paragrafo su strumenti e tecniche di rilevazione dei cluster e prosegue con i dati della social network analysis con finalità esplorative e descrittive della blogosfera italiana. Ciò che è “locale” qui si declina nei rapporti, evidenziati nei sociogrammi, nelle clique e nei clan, tra i blogger. Pur rimanendo esclusivamente mia la responsabilità delle argomentazioni contenute in questo lavoro e dei risultati presentati, sono riconoscente ai professori Alexander Halavais dell’Università di Quinnipiac, Prabhakar Raghavan dell’Università di Stanford e Giovanni Boccia Artieri dell’Università di Urbino per la loro disponibilità

5 e gentilezza, a Marianna Siino, Giovanna Simoncini e Antonella Napolitano che hanno visionato porzioni della tesi e hanno condiviso con me alcuni dubbi e soluzioni e ai blogger italiani che hanno partecipato al questionario con un entusiasmo e una voglia di “fare rete” che mi sono stati di grande aiuto per lo studio empirico.

6 CAPITOLO PRIMO

CITTÀ E COMUNITÀ NELLO SPAZIO DEI FLUSSI

1. La città come framework euristico per lo studio della blogosfera

Nell’affrontare lo studio del sistema di relazioni tra i blog (la blogosfera) può essere opportuno individuare un modello interpretativo che abbia valenza euristica da poter utilizzare cogliendo analogie e differenze. Durante la conferenza Internet Research 4.0, tenutasi a Toronto nell’ottobre del 2003 Alex Halavais, allora docente al SUNY (Università di Buffalo) ha presentato un paper denominato Urban Sociology and a Research Agenda for the Blogosphere che propone una lettura delle dinamiche interne alla blogosfera alla luce degli studi effettuati da Robert Park e dai sociologi della scuola di Chicago sulle città come ecologie urbane. «Internet, la Rete e ora la blogosfera rappresentano sistemi guidati dagli stessi bisogni sociali di base che aveva la città» [Halavais, 2003, 3].

Partendo da questa affermazione (e seguendo una prospettiva già affrontata da altri, come William Mitchell [1995]) Halavais identifica un set di possibili analogie e sviluppa alcuni ragionamenti da collocare nel quadro teorico degli studi sulla città, l’urbanizzazione, la società dell’informazione, la comunicazione e la blogosfera. Partendo da questo spunto ho affrontato il tema dei rapporti tra dimensione urbana e territoriale e blog.

1.1. L’urbanizzazione, un processo che prosegue online

La tesi principale del paper di Halavais riguarda l’urbanizzazione: il processo, in crescita inequivocabile fino agli anni ’70 del secolo scorso, proseguirebbe con forme e modalità diverse, anche online. Interazioni e scambi che si svolgono nella città, producendo circoli virtuosi (ad esempio in relazione all’economia e alla cultura) e un

7 tendere verso l’urbanità1, modi di vita “urbani”, con le relative conseguenze psicologiche e pratiche, si produrrebbero oggi anche (e, forse, sempre più) online. Spesso il concetto di urbanizzazione si trova associato e confuso con quello di urbanesimo e con l’inurbamento2. Se per inurbamento si intende il processo di migrazione della popolazione dalle campagne alle città per urbanizzazione si intende in senso restrittivo l’aumento della popolazione cittadina, in senso lato (e farò riferimento a questa accezione nel presente lavoro, considerando alcuni fenomeni idealmente e profondamente legati alle città e ai flussi comunicativi in un contesto globale) il prodursi di conseguenze strutturali, culturali e sociali dell’inurbamento dovute all’aumento della quota di popolazione che vive in città e alle dinamiche connesse; il concetto di urbanesimo (utilizzato da Wirth per primo) si riferisce più all’ambito degli stili di vita delle popolazioni urbane3. Più propriamente, in relazione al nostro ambito, per urbanizzazione si intende «un processo di concentrazione della popolazione e implica un movimento da uno stato di minore concentrazione a uno stato di maggiore concentrazione […] l’urbanizzazione procede in due modi: con la moltiplicazione dei punti di concentrazione e con l’aumento delle dimensioni delle singole concentrazioni. Occasionalmente, o in certe aree, l’urbanizzazione può fermarsi e anche eventualmente arretrare, ma la tendenza è inerente alla società e procede sinché non è ostacolata da condizioni avverse» [Tisdale, 1942, 311],

«il processo, in parte progettato in parte conseguenza di miriadi di decisioni individuali, di diffusione e crescita di città» [Bagnasco, 1999, 122].

o ancora «il concetto quantitativo con cui viene caratterizzata la rapida crescita delle città del XIX e XX secolo, ovvero un fenomeno demografico» [Zimmermann, 2004, 9] e «in senso qualitativo […] formazione e […] diffusione di forme di vita “urbane” così come si svilupparono nelle grandi città del XIX secolo» [Zimmermann, 2004, 9].

Castells fa notare, riferendosi a Tisdale, che la concentrazione sarebbe un aspetto visibile dell’urbanizzazione e non si identificherebbe con essa; piuttosto ne sarebbe sintomo [Castells, 1975, 35].

1 Cfr. [Guidicini, 1990]. Tra le nuove forme di urbanità Guidicini comprende la localizzazione della densificazione urbana a partire dalla costruzione urbana consolidata, un secondo tipo legato alle nuove tecnologie (che producono modi di produzione, struttura di classe e di ceto specifiche) e la qualità di nuovi sensi di appartenenza dell’urbano. 2 Un chiarimento terminologico può leggersi in Magnier - Russo, 2002, 13-19. 3 Stagni [1989], richiamando Fisher, ha messo in relazione diretta cioè che è urbano alla varietà subculturale, all’intensità delle culture presenti, alle fonti di diffusione di una subcultura e ai livelli di comportamento non convenzionali. 8 Ci sarebbe una cesura tra la storia urbana antica e moderna. Tra il 1500 e il 1700 i centri urbani sono piccoli, tra il 1700 e il 1750 cresce il settore pubblico e dal 1750 lo sviluppo industriale inizia a modificare alcune dinamiche [De Vries in Zimmermann, 2004, 10 e Hohenberg - Lees, 1987]. Nella città industriale è l’industria che contribuisce in maniera determinante al crescere della popolazione [Sombart, 1987, 402-4054]. Soltanto dopo il 1800 la distribuzione della popolazione tra città e campagna inizia a mutare sensibilmente. Le vecchie città mutavano diventando in alcuni casi nuclei di zone urbanizzate più ampie. Da un iniziale sviluppo a raggiera si passa a sistemi urbani con periferie irregolari e limiti di difficile definizione. Nel 1700 vivevano nelle città europee 13 milioni di persone che divennero 19 milioni nel 1800 per effetto sia della crescita demografica che di movimenti migratori (come risultante dello spostamento città-campagna, ma anche viceversa [Zimmermann, 2004, 17]). Nel 1900 la popolazione urbana europea era composta da 108,3 milioni di persone e nel 1980 da 301 milioni. Nel XX secolo le grandi città passarono da 21 a 147 con un passaggio delle città con più di un milione di abitanti da nove a 110 tra il 1900 e il 1980 [Zimmermann, 2004, 11].

Tabella 1 - Popolazione urbana nei secoli XIX e XX (percentuale della popolazione residente in centri con più di 5000 abitanti) [Bairoch, 1985]

Europa Inghilterra Francia Germania Olanda Spagna Russia Italia

1800 12 23 12 9 37 18 6 18

1850 19 45 19 15 39 18 7 23

1910 41 75 38 49 53 38 14 40

1950 51 83 48 53 75 55 34 56

1980 66 79 69 75 82 73 61 65

Il fenomeno dell’urbanizzazione segue quasi sempre la regola fissata nella cosiddetta “equazione di Clark”: -bx dx = doe dove dx è la densità dell’insediamento (o uso del suolo) a una distanza x dal centro, do è la densità al centro, e è la base del logaritmo naturale e b un gradiente di densità determinato empiricamente [Bagnasco, 1999, 125].

4 Sombart ha teorizzato la cosiddetta gesetz des doppelten stellewerts, cioè la legge del doppio valore del posto di lavoro, per cui un aumento del numero di posti di lavoro nell’industria genera un aumento corrispondente dei posti di lavoro nel terziario e l’agglomerazione urbana vede crescere la popolazione in maniera almeno doppia rispetto ai lavoratori nell’industria. Tale legge è riscontrabile empiricamente, almeno per la prima industrializzazione e per l’industrializzazione compiuta. 9 Oggi il 50% della popolazione mondiale vive nelle città e dieci megalopoli (, San Paolo, New York, Città del Messico, Shangai, Bombay, , Buenos Aires, Seoul, Pechino, Rio de Janeiro, Calcutta e Osaka) hanno più di dieci milioni di abitanti [Amin - Thrift, 2005, 17]. Nel 2030 nelle città vivrà il 60% della popolazione mondiale (4,9 miliardi di persone) [United Nations Centre for Human Settlements, 2001] Alla crescita delle città corrispose nella fase iniziale (ma con sue conseguenze) anche una differenziazione funzionale dei suoi spazi: il centro (city) ha densità alta, negozi, banche, uffici e strutture amministrative, alcuni quartieri erano operai, le periferie erano spesso preindustriali o agglomerate e così via. La distribuzione dei gruppi sociali nelle città è spesso legata a queste differenziazioni [Zimmerman, 2004, 24]. «Dal XIX secolo le metropoli svolsero un ruolo predominante, determinando gli standard della rapidità e della direzione dello sviluppo, così come delle forme sociali. Poiché le metropoli erano diventate snodi economici di rilevanza sovraregionale e sovralocale in cui si accumulavano le risorse e venivano sperimentate le nuove tecnologie esse diventarono il luogo in cui gli sviluppi economici si manifestavano prima e in modo più palese» [Zimmermann, 2004, 30], a prescindere dalle dimensioni (non necessariamente le metropoli in questa accezione erano grandi città) «le metropoli divennero centri in cui si rendeva disponibile una molteplicità di informazioni e di notizie rilevanti per il loro bacino di influenza» [Zimmermann, 2004, 30],

Braudel [1992, 479] e Brown [1974, 2], tra gli altri, hanno visto come la città abbia rappresentato un catalizzatore degli scambi, definendola «tecnologia sociale per far sì che lo scambio si concluda più agevolmente» [Brown, 1974, 2].

Florida, ancora sulle implicazioni socio-economiche della città, ha scritto: «Le idee circolano più liberamente, sono più mirate e possono essere messe in pratica più rapidamente quando un grande numero di innovatori, implementatori e finanziatori si trovano in contatto costante, dentro e fuori dall’ufficio. Le persone creative non si raggruppano soltanto perché amano la compagnia o preferiscono i centri cosmopoliti o ricchi di ogni sorta di amenità, per quanto questi due fattori abbiano un loro peso. Loro e le loro aziende si raggruppano anche a causa di potenti vantaggi produttivi, economie di scala e knowledge spillovers che una tale densità comporta» [Florida, 2005, 50]5.

5 Florida parla di un mondo fatto “a picchi” in contrapposizione al mondo “piatto” di cui parlava l’economista Friedman. I picchi sono le città. 10 Per Braudel l’urbanizzazione costituisce il processo fondamentale della modernizzazione e l’avanguardia del mutamento sociale. Tra il XIX e il XX secolo le metropoli americane crebbero vertiginosamente e i sociologi di Chicago vollero studiare il fenomeno. Martindale parlò della città come «unità organizzata esternamente nello spazio prodotto dalle sue stesse leggi» [Martindale in Marx, 1958, 22] e, in genere, la visione della città tende a coglierne l’ecologia e i modelli di crescita (ad esempio relativamente alla concentrazione che nell’urbanizzazione aumenta). Agli anni ‘60 e ’70 si fa risalire un’inversione di una tendenza secolare all’urbanizzazione [Oosterbaan, 1980 e Martinotti, 1993, 196] e si parla di «contro urbanizzazione» [Berry (a cura di), 1976, 177] e di «età post-urbana» [Webber, 1968, 1091-1110]. Eppure un’altra interpretazione è possibile: l’urbanizzazione, nella sua accezione ampia che ricomprende varie caratteristiche dell’urbanità, non sarebbe un fenomeno in via di attenuazione ma starebbe anche mutando gradualmente spostandosi dalle città fisiche, che non sono più il solo luogo dell’urbano [Sgroi, 1997, 13]8, ad altre forme (lo stesso Berry [1976, 17] aveva parlato di «civiltà urbana senza città») non necessariamente in presenza, «capaci di trasporto rapido, moltiplicazione meccanica, trasmissione elettronica, distribuzione mondiale» [Mumford, 1989, 564]. Ciò rientra perfettamente nel contesto della modernità e dei suoi processi. I rapporti sociali sono sempre più tirati fuori dai contesti locali, disembedded [Giddens, 1994], e vengono ristrutturati su archi di spazio-tempo indefiniti [Bagnasco, 1999, 153]. È in corso una transizione, dallo spazio dei luoghi allo spazio dei flussi, causata anche dalla telematica che «produce una nuova forma di spazio-tempo» [Crang, 2000, 303]: «mentre da un lato le città conservano la loro visibilità e realtà territoriale, le loro arterie di vita e di comunicazione, le loro interne specificità di relazione, di scambio, di cultura, di appartenenza e di partecipazione, dall’altro esse sono costantemente penetrate dai flussi informatici che ne “trasformano” le componenti interne ed esterne e che imprimono dinamiche nuove, anche se impercettibili, alla esperienza intersoggettiva. Si andrà così configurando un rispecchiamento tra città territoriale, per così dire “somatica” ed esistenziale, quella dei rapporti vitali, e

6 In realtà, più che parlare di una vera e propria deurbanizzazione o disurbanizzazione, si sono manifestati dei segnali di mutamento del fenomeno, ad esempio la crescita (mai avvenuta da un secolo a quella parte) della popolazione non metropolitana degli Stati Uniti e in alcune aree europee rispetto a quella metropolitana. Cfr. Martinotti, 1993, 25. 7 Berry attribuisce al fenomeno una natura strutturale e non contingente. Sull’argomento cfr. anche van der Berg, 1982. 8 Un concetto simile si ritrova anche in Mela, che scrive: «Dal punto di vista sociale e culturale, molti dei caratteri e modi di vita storicamente legati alla città sempre più si diffondono in contesti insediativi di tipo non urbano». Ci viene da dire (anche) online. [Mela in Dickens, 1992, 7]. 11 città informatica, che dalla prima trae elementi di elaborazione e nella stessa introduce modelli di innovazione. In ogni caso è nel nuovo contesto storico- informatico, tendenzialmente globalizzante, che oggi la città va ripensata e costruita» [Scivoletto in Petrillo, 2001, 9].

Sempre più soggetti interagiscono in “città virtuali”, collegandosi tra loro grazie alla tecnologia a disposizione indistintamente dai quartieri business delle metropoli o da “cottage elettronici”9 sparsi per il pianeta. «la rete mondiale di elaboratori – l’agorà elettronica – sovverte, spiazza e ridefinisce radicalmente le nostre nozioni di luogo di incontro, comunità e vita urbana» [Mitchell, 1995, 7-8].

La blogosfera avrebbe già o potrebbe avere sempre più un ruolo importante: «La blogosfera è ciò che Mumford chiama «il framework della città invisibile» […] Anche se possiamo ancora visualizzare la metropoli in termini di grattacieli e marciapiedi affollati, l’interazione che rappresenta il succo della città ha già iniziato, per utilizzare un termine di Mumford, a “eterealizzarsi”. Quando, più recentemente, Manuel Castells ha notoriamente proclamato «vedremo non la fine della città ma più la sua trasformazione da un “luogo dello spazio” a un “luogo dei flussi”», ciò aveva un suono familiare» [Halavais, 2003, 3].

1.2. Dallo spazio dei luoghi allo spazio dei flussi

Il modo in cui lo spazio viene percepito, rappresentato e vissuto è cambiato ed è destinato a cambiare ancora e drasticamente. Questo concetto si trova in tutto il presente lavoro e ci aiuta a comprendere un aspetto importante dei processi in atto e della loro rapidità: «La nostra epoca è peculiarmente caratterizzata dalla possibilità offerta a un numero crescente di individui e gruppi di percorrere la medesima distanza in unità di tempo decrescenti, o di coprire distanze crescenti nella medesima unità di tempo. La rapidità degli spostamenti fisici di cose e persone è poi potentemente compendiata dalla quasi immediatezza dei trasferimenti di esperienza resi possibili dalle tecnologie comunicative elettroniche» [Martinotti, 1993, 9].

Castells sostiene che stia emergendo «una nuova struttura sociale, che si manifesta in tutto il pianeta in forme differenti, in base alla diversità di culture e istituzioni» [Castells, 2002, 15] portando a forme storicamente nuove di interazione sociale, controllo sociale e mutamento sociale [Castells, 2002, 18]10. I rapporti di produzione, esperienza e potere in

9 Il termine electronic cottage è stato coniato da Alvin Toffler [1980, 210] ed è molto caro ai teorici del telelavoro. Il contesto di cui parlò Toffler era fatto di soggetti che interagivano da remoto grazie alla tecnologia. Internet e le connessioni wireless lo rendono oggi tecnicamente possibile e agevole, a quasi trent’anni da quella visione, con possibili ricadute sulle dinamiche dell’urbanizzazione. 12 fase di definizione permettono di parlare di una società post-industriale denominata “società informazionale”. L’informazionalismo è basato sulla tecnologia della conoscenza e dell’informazione11. In senso lato tutte le società potevano dirsi “dell’informazione”, intendendo il senso lato della comunicazione del sapere; a differenza che in passato adesso «lo sviluppo, l’elaborazione e la trasmissione delle informazioni diventano fonti basilari di produttività e potere grazie a nuove condizioni tecnologiche emerse in questo periodo storico» [Castells, 2002, 21].

E ancora: «L’attuale cambiamento di paradigma può essere visto come il passaggio da una tecnologia basata principalmente su input di energia a buon mercato a una tecnologia prevalentemente basata su input di informazione a buon mercato derivanti dai progressi nella microelettronica e nella tecnologia delle telecomunicazioni» [Freeman in Dosi et al. in Castells, 2002, 75].

Queste sono le caratteristiche del nuovo paradigma [Castells, 2002, 75-77]: 1. l’informazione è la materia prima e le tecnologie servono per agire sull’informazione; 2. gli effetti delle nuove tecnologie hanno una diffusione pervasiva; 3. la logica dei sistemi e degli insiemi di relazioni che fanno uso delle nuove tecnologie dell’informazione è a rete; 4. la flessibilità è alta; 5. tecnologie specifiche convergono in un sistema altamente integrato.

Probabilmente esiste una nuova classe media internazionale formata da soggetti che «[…] si spostano con grande rapidità e agio da una città all’altra senza uscire dal proprio ambiente sociale […], vivono tra le città più che nelle città» [Martinotti, 1993, 170].

La società informazionale è parte di uno scenario in cui l’economia è globalizzata, così come in buona parte la cultura e ciò ha avuto effetti sulla realtà sociale, economica e politica di intere aree transnazionali, degli stati e delle città [Sassen, 1997, 7]. Non risulta certo un compito facile trovare i punti di intersezione tra dinamiche globali e

10 Sugli effetti sociali dell’era informatica cfr. Kranzberg in Guile (a cura di), 1985; Nora - Minc, 1978; Dizard, 1982; Perez, 1983; Forester, 1985; Salomon, 1992; Negroponte, 1995. 11 Per conoscenza intendiamo «un insieme di esposizioni di fatti o idee, presentando un giudizio ragionato o un risultato sperimentale, trasmesso agli altri attraverso un determinato mezzo di comunicazione in una certa forma sistematica» [Bell, 1976, 175). Per informazione intendiamo «la comunicazione della conoscenza» [Machlup, 1962, 15], «dati che sono stati organizzati e comunicati» [Porat, n.d., 2]. 13 locali nel mondo di oggi e comprendere il modo in cui i processi globali si localizzano nei territori nazionali [Sassen, 1997, 7-8]. La città globale12 è per Castells «[…] un processo. Un processo mediante il quale centri di produzione e consumo di servizi avanzati, e le società locali subordinate, sono collegati in una rete globale sulla base di flussi di informazione, i quali, al tempo stesso, riducono l’importanza dei legami delle città globali con i loro hinterland» [Castells, 2002, 445].

La geografia dell'urbano «è una geografia di flussi» [DeFazio, 2003].

La riflessione di Castells sui flussi che si incrociano nelle città informazionali [Castells, 1989] in uno scenario globale di società dell’informazione prosegue: «Lo spazio dei flussi è l’organizzazione materiale delle pratiche sociali di condivisione del tempo che operano mediante flussi. Per flussi intendo sequenze di scambio e interazione finalizzate, ripetitive e programmabili tra posizioni fisicamente disgiunte occupate dagli attori sociali nelle strutture economiche, politiche e simboliche della società. […] Il primo strato, il primo supporto materiale dello spazio dei flussi, è in realtà costituito da un circuito di scambi elettronici (dispositivi microelettronici, telecomunicazioni, information processing, sistemi di trasmissioni radiotelevisive e trasporti ad alta velocità – anch’essi basati sulle tecnologie dell’informazione) che, insieme, formano la base materiale per i processi che abbiamo osservato essere strategicamente cruciali nella rete della società. Si tratta , di fatto, di un supporto materiale a pratiche simultanee, Pertanto, è una forma spaziale, proprio come potrebbe esserlo “la città” o “la regione” nell’organizzazione della società mercantile o della società industriale. L’articolazione spaziale delle funzioni dominanti delle nostre società avviene nelle reti di interazione rese possibili dai dispositivi informatici. In tale rete, nessun luogo è a sé stante, poiché le posizioni sono definite dallo scambio dei flussi all’interno della rete. La rete di comunicazione, quindi, è la configurazione spaziale fondamentale: i luoghi non scompaiono, ma la loro logica e il loro significato vengono assorbiti nella rete. L’infrastruttura tecnologica che costruisce la rete definisce il nuovo spazio, in modo molto simile a come le ferrovie definirono le “regioni economiche” e i “mercati nazionali” nell’economia industriale; o a come le norme istituzionali della cittadinanza dai confini specifici (difesi da eserciti tecnologicamente avanzati) definirono le “città” alle origini commerciali del capitalismo e della democrazia. Questa infrastruttura tecnologica è in sé l’espressione della rete di flussi, la cui architettura e contenuto sono determinati dai poteri che contano nel nostro mondo. Il secondo strato dello spazio dei flussi è costituito dai suo nodi e snodi. Lo spazio dei flussi non è privo di una dimensione spaziale, sebbene la sua logica lo sia. Esso si basa su una rete elettronica, ma tale rete collega luoghi specifici con caratteristiche sociali, culturali, fisiche e funzionali ben definite. Alcuni luoghi rappresentano stazioni di scambio, hubs, snodi di comunicazione che hanno un ruolo di coordinamento per una facile interazione di tutti gli elementi integrati nella rete. Altri sono i nodi della rete, ossia le sedi di funzioni strategicamente importanti che creano una serie di attività e organizzazioni territorialmente basate intorno a

12 Sassen indica la città globale come concettualizzazione in cui possono essere studiati i processi globali, dalla formazione dei mercati finanziari globali alla crescita degli investimenti diretti esteri, attraverso le particolari forme con cui essi si fissano nei luoghi [Sassen, 1997, 8]. 14 una funzione chiave all’interno della rete. La collocazione del nodo determina il collegamento della località all’intera rete. Il terzo importante strato dello spazio dei flussi riguarda l’organizzazione spaziale delle élite (piuttosto che delle classi) manageriali dominanti che esercitano le funzioni direzionali intorno alle quali tale spazio si articola. La teoria dello spazio dei flussi parte dall’assunto implicito che le società sono organizzate in maniera asimmetrica in base agli interessi dominanti specifici a ciascuna struttura sociale. Lo spazio dei flussi non è l’unica logica spaziale delle nostre società. È però la logica spaziale dominante all’interno della nostra società. Tale dominio, tuttavia, non è puramente strutturale. È decretato, e concepito, deciso e implementato dagli attori sociali. […] le élite sono cosmopolite, il popolo è locale. Lo spazio del potere e della ricchezza si proietta in tutto il mondo, mentre la vita e l’esperienza della gente comune è radicata nei luoghi, nella propria cultura, nella propria storia» [Castells, 2002, 474-476].

«Lo spazio dei flussi [è] costituito da microreti personali che proiettano i propri interessi sulle macroreti funzionali dell’insieme globale di interazioni presenti nello spazio dei flussi» [Castells, 2002, 477].

In sociologia lo spazio in relazione alla città è stato individuato come dimensione: «prima dimensione del reale, res extensa che ci permette di misurare la realtà esterna nelle sue diverse dimensioni (larghezza, altezza, volume) e di darle una forma appropriata alle nostre possibilità di conoscenza e di elaborazione intellettuale (finito/infinito). Ma è anche una qualità degli oggetti e delle loro relazioni (fuori/dentro, vicino/lontano, largo/stretto, ecc.). Il concetto di spazio oscilla tra una rappresentazione fisicistica ed una rappresentazione prevalentemente simbolica» [Sgroi, 1997, 19].

La contrapposizione tra “spazio dei flussi” e “spazio dei luoghi” offre una prospettiva di analisi stimolante: «Lo spazio dei flussi non pervade l’intero campo dell’esperienza umana della società in rete. Infatti, la maggioranza schiacciante delle persone, nelle società avanzate come in quelle tradizionali, vive in luoghi, e pertanto percepisce il proprio spazio come uno spazio basato sui luoghi. Un luogo è una località la cui forma, funzione e significato sono autosufficienti all’interno dei limiti della contiguità fisica» [Castells, 2002, 485].

«[…] poiché funzione e potere nelle nostre società sono organizzati nello spazio dei flussi, il dominio strutturale della sua logica altera in modo fondamentale il significato e la dinamica dei luoghi. L’esperienza, essendo legata ai luoghi, si astrae dal potere e il significato si separa sempre più dalla conoscenza. Ne deriva una schizofrenia strutturale tra due logiche spaziali che minaccia di interrompere i canali di comunicazione nella società. La tendenza dominante è orientata verso l’orizzonte astorico dello spazio in rete dei flussi, che aspira a imporre la propria logica a luoghi segmentati, dispersi, sempre più spesso non correlati gli uni agli altri, sempre meno capaci di condividere codici culturali. A meno che non vengano deliberatamente costruiti ponti culturali, politici e fisici tra queste due forme dello spazio, potremmo andare incontro a una vita scissa in universi paralleli i cui tempi non possono coincidere perché distorti in dimensioni diverse dell’iperspazio sociale» [Castells, 2002, 490].

15 Sia le teorizzazioni classiche che approcci contemporanei13 come quello di Castells presentano, quindi, analogie. La transizione dallo spazio dei luoghi allo spazio dei flussi probabilmente non si compirà mai interamente, così come il passaggio da atomi a bit; rimarrà un tendere di cui dovremo tenere conto per poter analizzare le aggregazioni di tipo comunitario in contesti urbani in qualunque luogo, materiale o meno, essi si presentino. Uno dei concetti che accomuna i due sistemi città e blogosfera riguarda la “vicinanza”: le interazioni tra vicini sono basilari nelle città per gli scambi commerciali, la politica e la diffusione della cultura e ciò varrebbe anche per la blogosfera. «Mentre le vicinanze possono avere una componente fisica, esistono con maggiore importanza come «località con sentimenti, tradizioni e storia proprie». Invece Morse vide il telegrafo come uno strumento che avrebbe potuto unire gente sparsa in una singola vicinanza (Czitrom). Le vicinanze sono allo stesso tempo una parte della più ampia città e in modo importante una componente separata di una struttura più ampia. Per Park era importante riconoscere che la città non era costituita da una popolazione omogenea e che differenze significative nella cultura sono evolute in diverse vicinanze. Egli era interessato al modo in cui l’economia, la razza, il credo e l’apprezzamento abbiano portato all’emergere di tali vicinanze». Le vicinanze — cluster di interazione individuale — emergono spontaneamente nelle reti sociali14 online e fuori (van Alstyne & Brynjolfsson) [Halavais, 2003, 5].

I soggetti che interagiscono nella blogosfera, così come i vicini nelle città, si percepiranno dunque come vicini e interagiranno all’interno delle reti che si sono formate. I flussi informativi che passano per la Rete stanno accentuando la crisi e lo scardinamento della concezione tradizionale del territorio (e della città) legata a criteri di tipo giuridico e amministrativo come i confini regionali e metropolitani, i distretti e così via. I soggetti si aggregano, anche in vista di iniziative online, su altre basi: affinità e interessi per un principio di omofilia per cui «un contatto tra persone simili avviene con probabilità più elevata che tra persone dissimili» [McPherson - Smith-Lovin - Cook, 2001, 416] e le reti sociali

13 Anche Nicholas Negroponte si basa su un presupposto teorico non lontano da quelli di Castells in Essere digitali, in cui una delle tesi principali riguarderebbe il progressivo passaggio degli aspetti fondanti della nostra società dagli atomi ai bit. [Negroponte, 1995, 1-11]. 14 Il concetto di rete sociale, o social network, è stato utilizzato tra i primi da John Barnes (membro della cosiddetta Scuola di Manchester) che già a metà del secolo scorso scriveva: «Ogni persona è, per così dire, in contatto con un numero di altre persone, alcune delle quali sono direttamente in contatto l’una con l’altra mentre altre non lo sono. Similmente ogni persona ha un numero di amici che, a loro volta, hanno altri amici; alcuni degli amici di una persona si conoscono l’un l’altro, mentre altri non si conoscono. Trovo utile parlare di un campo sociale di questo tipo come di un network. L’immagine che ne ho è quella di un insieme di punti alcuni dei quali sono collegati da linee. I punti rappresentano gli individui, o talvolta i gruppi, e le linee indicano quali persone interagiscono fra loro» [Barnes, 1954, 43]. 16 «mostreranno una tendenza alla localizzazione dei contatti in virtù della condivisione di caratteri simili tra i membri della rete» [Salvini, 2005, 102].

Come si collocano i blog nello spazio dei flussi? Quali sono le connessioni tra le città e la blogosfera? «È possibile che si dia troppa rilevanza alla connessione tra la città e la blogosfera. Come Boulding nota nel suo tentativo di approccio interdisciplinare ai sistemi, «la comunicazione e i processi dell’informazione si ritrovano in un’ampia varietà di situazioni empiriche e sono sia certamente essenziali nello sviluppo dell'organizzazione, sia nel mondo biologico che sociale. È come se tutti i sistemi complessi condividano lo scambio accelerato come elemento fondamentale. Ciò nonostante, Internet, la Rete e ora la blogosfera rappresentano sistemi guidati dagli stessi bisogni sociali di base che aveva la città. Non solo le interazioni sono isomorfiche, ma gli attori rimangono agenti individuali. È possibile vedere interamente tutte le organizzazioni umane come esistenti su una scala da altamente interconnesse a network più sparsi, ma la blogosfera trova dei parallelismi in termini di attori, relazioni e scala. L’unica differenza significativa sta nella natura fisica della città tradizionale» [Halavais, 2003, 3].

Se si considera l’urbanizzazione come un processo sociale che sfocia per alcuni versi online possiamo assumere una prospettiva in cui la soluzione di continuità non c’è. I blog sarebbero un prodotto dell’urbanizzazione, «unità organizzate esternamente nello spazio [la blogosfera] prodotto dalle sue stesse leggi» [Martindale in Marx, 1958, 22]. L’analogia tra città e blogosfera si esplicita scindendo il concetto di città nelle sue dimensioni fondamentali: spazio, ambiente, territorio e luogo [Sgroi, 1997, 198-21]. Se lo spazio per le città studiate da Park era spazio dei luoghi, adesso si configura come spazio dei flussi; se l’ambiente è il contesto di risorse e vincoli entro cui si manifesta il fenomeno della vita e si definisce in base alle popolazioni che vi si localizzano, in qualche modo è affine alla Rete; se il territorio è ambiente fisico divenuto oggetto di appropriazione, di demarcazione, di manipolazione, di sfruttamento, di valorizzazione questo è come la blogosfera; se il luogo è un’area circoscritta, riconoscibile, entro la quale le azioni acquistano senso in qualche modo può essere paragonato al cluster in cui si trova il singolo blog. Molti pensatori convergono su posizioni in qualche modo funzionali a questa visione. Ad esempio Anderson, di cui mi occuperò più avanti in questo lavoro, parlando di fenomeni culturali ed economici e del fatto che nella città ci sia una forte concentrazione di domanda, ha scritto che «in un certo senso, potete immaginare le città come la coda lunga dello spazio urbano, proprio come internet è la coda lunga dello spazio teorico e dello spazio culturale» [Anderson, 2007, 148].

Sostituendo blogosfera a Internet ci sembra che il risultato non cambi.

17 2. Città, post-città, città globali, reti urbane e cyberspace

La definizione per eccellenza di ciò che è una città per la sociologia è stata data da Wirth nel secolo scorso: «Ai fini sociologici una città può definirsi come un insediamento relativamente vasto, denso e duraturo di persone socialmente eterogenee» [Wirth, 1938, 1].

Anche nella formulazione di Guidicini l’eterogeneità viene ritenuta un concetto chiave; la città sarebbe: «una stabile agglomerazione di popolazione eterogenea e mobile, di una certa elevata quantità, densità e compattezza, avente un’area di dominanza economica e culturale» [Guidicini, 1966].

Gli studi relativi alla sociologia urbana e alla città hanno attraversato diverse fasi. In un primo momento prevaleva l’approccio storico/sociologico sulla formazione degli elementi costitutivi della società urbana (Fustel De Coulanges, Glotz, Pirenne, Simmel e Weber) [Martinotti, 1968, 12-13]. Seguì un periodo di interesse in Europa per i problemi sociali della città e per l’analisi statistica dei fenomeni urbani, seguito poi dalla Scuola di Chicago (Park, Burgess, McKenzie ecc.) in una prospettiva nota come ecologia urbana [Park et al., 1925]. Soprattutto Hawley ebbe modo di criticare l’approccio dei sociologi di Chicago e nell’approccio contemporaneo la sociologia urbana è una disciplina composita, in rapporto con altre discipline. Alcuni concetti della scuola sociologica europea e americana vanno fissati e tornano utili per la descrizione dei fenomeni che si svolgono all’interno della cosiddetta blogosfera. Max Weber (pur avendo parlato della città nel suo contesto, rendendo quindi difficoltoso il recupero di categorie specifiche per lo studio della città attuale [Petrillo, 2001, 15]) ha individuato nelle città un elemento comune: essere «in ogni caso un insediamento circoscritto» [Weber, 1961, 541].

Una certa finitezza geografico-topografica e la concentrazione dell’abitato sarebbero quindi l’elemento distintivo. Un criterio quantitativo legato a una visione burocratico-amministrativa della città non sembrava interessante da un punto di vista scientifico. La città viene definita, facendo riferimento al concetto di vicinato (e di vicinanza) come «una grossa località […] un insediamento così compatto ed esteso che vi manca quella conoscenza reciproca degli abitanti caratteristica del vicinato […] quelle località che nel passato avevano il carattere giuridico di città non avevano nella

18 maggior parte dei casi questa caratteristica […] la sola estensione non può decidere in ogni caso» [Weber, 1961, 54115].

Weber distinse quattro dimensioni nel concetto di città: quantitativa, economica, politico-amministrativa e sociologica e indicò tra le caratteristiche ideal-tipiche della città lo scambio di beni, elemento essenziale dell’acquisizione e della copertura del fabbisogno degli abitanti Nella città prevalgono attività non agricole, industrie con specializzazione della produzione, scambio dei beni regolare e un mercato, aperto verso l’esterno [Weber, 1961, 542]. Nella blogosfera i fabbisogni riguardano un bene che viene scambiato con logiche di mercato: si tratta dell’informazione. Un ulteriore punto di contatto tra blogosfera e città sembra riscontrarsi anche mutuando da De Rosnay la definizione di città come macchina informativa: «La città è una macchina per comunicare, un immenso reticolato, nel cui intrico la maggior parte delle attività che si svolgono ha per scopo l’acquisizione, la manipolazione, lo scambio delle informazioni» [De Rosnay, 1978, 32].

L’informazione è un cosiddetto “bene di solidarietà”, cioè un bene il cui valore aumenta all’aumentare dei fruitori (al contrario dei beni esclusivi il valore diminuisce al crescere dei fruitori). Nel testo di Weber, però, non sembra possibile dedurre dalla presenza di certe caratteristiche effetti sociali ricorrenti e strutturati [Tosi in Rossi (a cura di), 1987, 29]. Simmel, sociologo attento alle «interazioni» e referente teorico preferenziale per la social network analysis16 [Givigliano in Salvini (a cura di), 96-98] (e quindi a maggior ragione involontario antesignano di questo studio), ha parlato di una base psicologica del tipo di personalità caratteristico della società metropolitana consistente nell’intensificazione delle stimolazioni nervose che derivano dai rapidi e ininterrotti mutamenti degli stimoli interni ed esterni17. Nella società informazionale gli stimoli sono enormemente cresciuti e probabilmente la base psicologica delle generazioni urbane contemporanee genera, insieme ad aspetti problematici come l’information overload18, comportamenti differenti rispetto a quelli del passato, da cui deriveranno

15 La traduzione utilizzata è tratta da Petrillo, 2001, 196-197. 16 In particolare Simmel dice che la società è determinata dalla somma di relazioni e interazioni che vi intervengono [Simmel, 1890, 19 e 163-164]. 17 Simmel fa derivare da tali stimoli un tratto dell’individuo metropolitano che denomina “atteggiamento blasé”, un misto di indifferenza, scetticismo e indolenza. Riesman [Riesman - Denney - Glazer, 1967] definiva l’uomo nella folla della città «giroscopio eterodiretto» dagli stimoli che riceve. 18 Il termine si ritrova per la prima volta nel libro Future Shock di Alvin Toffler [1970]. I blog, con l’effetto di filtraggio delle informazioni miliari per il settore a cui si riferiscono, possono costituire un aiuto efficace per evitare che queste vadano perse nell’abbondanza dell’offerta oggi disponibile. 19 inferenze sui processi in corso nelle città. De Kerchkove denomina la nuova predisposizione psicologica collaborativa “intelligenza connettiva”. Le relazioni sociali in un contesto urbano sono state separate da Mitchell [in Piselli (a cura di), 1995, 9-10] in tre ordini per l’analisi del comportamento delle persone: § l’ordine strutturale, per cui il comportamento «è interpretato in termini di azioni appropriate alla posizione che esse occupano in un insieme (set) ordinato di posizioni, come in una fabbrica, una miniera, un’associazione volontaria, un sindacato, un partito politico o organizzazioni simili»; § l’ordine categoriale, «attraverso cui il comportamento delle persone in situazioni non strutturate può essere interpretato in termini di stereotipi sociali, come la classe, la razza, l’appartenenza etnica […]» ecc.; § l’ordine personale, «attraverso cui il comportamento delle persone, sia nelle situazioni strutturate che non strutturate, può essere interpretato in termini dei legami personali che gli individui hanno con un insieme di persone e i legami che queste persone hanno fra di loro e con altre persone […]» Questi tre ordini non sono tipi diversi ma modi diversi di astrarre uno stesso comportamento effettivo per tipi differenti di comprensione e spiegazione [Mitchell in Piselli (a cura di), 1995, 10]. Nella visione di Park e Burgess [1925] nella città, organismo dislocato in uno spazio, si svolgerebbero quattro processi sociali fondamentali: competizione, conflitto, adattamento e assimilazione. Tali processi, in un susseguirsi di equilibri e di squilibri, vanno considerati in relazione a economia, politica, organizzazione sociale e personalità e cultura presenti in città. L’ordine simbiotico (o ecologico) interagisce con l’ordine sociale (o culturale) e origina la complessità delle società umane. Si tratta di un approccio non lontano dalla biologia e denominato human ecology. Già in questo approccio l’area naturale della città è considerata differente e a volte in contrasto con l’area amministrativa. Nella transizione da una città come spazio dei luoghi a una città come spazio dei flussi le divisioni amministrative diventano sempre più labili e meno influenti sulle dinamiche che si innescano tra gli attori sociali. Le teorizzazioni della città dei classici della sociologia possono ritenersi ormai superate nello scenario attuale; i limiti della città, già problematici nella loro individuazione fin dalle prime teorizzazioni, sono sempre più eterei:

20 «la città […] non può più essere pensata come un oggetto spaziale definito e autoevidente, che si identifichi per opposizione ad altri oggetti, che rappresentino il suo contrario. Piuttosto, dovremmo dire che essa è, sotto molti aspetti, onnipresente, ma per ciò stesso è anche un’entità in continua e imprevedibile evoluzione, che sembra ormai sfuggire a ogni tentativo di fissazione di confini e di caratteri permanenti» [Mela in Amin - Thrift, 2005, 8]; «la città è dovunque e in ogni cosa» [Amin - Thrift, 2005, 17], nel suo essere «entità virtuale […] insieme di potenzialità» [Amin - Thrift, 2005, 20].

Pile [in Massey - Pile - Allen, 1999, 160] ha parlato di alcuni aspetti “spaziali” della città: la densità (intesa come concentrazione di persone, cose, istituzioni e forme architettoniche), l’eterogeneità delle forme di vita che si manifestano a stretto contatto e la presenza di reti di comunicazioni e di flusso che le attraversano; è bene evidenziare che oggi più che mai questi aspetti sono parziali in relazione all’oggetto di analisi città. Le pratiche “urbane” si espandono con complesse geografie spazio-temporali, oltre la città. L’online diventa il topos in cui, in un contesto ricco di stimolazioni, nascono nuove aggregazioni che a volte prescindono dalle mere suddivisioni amministrative, espandendosi in spazi che coprono tutto il globo o, addirittura, sono del tutto virtuali19; diventa il “centro”, in una accezione in cui non lo era mai stato prima (cioè transterritoriale, terreno di centralità smaterializzato [Sassen, 1997, 25]). In una società ipercomplessa come la nostra la città è l’ambito nel quale si vengono a costituire reti di soggetti interagenti, che non solo sono dotate di una specifica configurazione spaziale, ma operano nel senso di attribuire allo spazio significati aventi una portata intersoggettiva. E poiché tali reti si costruiscono attorno a specifici tipi di azione e a peculiari forme di razionalità, essi tracciano una pluralità di mappe dello spazio urbano, ciascuna delle quali ha rilevo in un particolare ambito d’azione e contribuisce, interagendo con tutte le altre, a modellare e a rimodellare continuamente il significato degli spazi urbani» [Mela in Dickens, 1992, 261].

Nelle città, «luogo di connessioni vicine e lontane» [Amin - Thrift, 2005, 26], proliferano i network già studiati da Granovetter e Feld, «reti di soggetti interconnessi per lo più in modo informale, che si sviluppano attorno ad un comune centro di interesse ma in assenza di un centro organizzatore. L’idea della rete appare interessante anche come strumento concettuale per descrivere una società metropolitana ricca di possibilità interattive, capace di dar vita a circuiti con ampia circolazione di informazione […], senza con ciò richiedere

19 Second Life (http://www.secondlife.com/), mondo virtuale creato da Linden Lab nel 2003, ha un proprio territorio virtuale, batte moneta (virtuale, il Linden dollaro), ha un giro d’affari annuo di circa cinque milioni di dollari (reali) e ha un PIL (reale) pari a quello di un piccolo stato [AA.VV., 2007, IV]. 21 una forma di interazione sociale stabile e fortemente coinvolgente per i soggetti» [Mela in Dickens, 1992, 261-262].

I network, urbani e tecnologici, avvolgono l’intero pianeta e veicolano le relazioni sociali: «oggi l’intero complesso delle relazioni sociali è comprensibile solo se lo si inquadra in una geografia definita da reti translocali e transnazionali, che attraversano qualsiasi formazione spaziale e sono supportate da tecnologie sempre più sofisticate» [Mela in Amin - Thrift, 2005, 10].

La retorica della Rete come scenario in cui i legami si sciolgono non sempre trova spazio, anche perché l’esperienza va in senso contrario: le relazioni online possono essere e spesso sono tante e tanto intense quanto quelle in presenza. In realtà anche le città erano state viste come scenario di dissoluzione dei legami, soprattutto se messe in contrapposizione con i piccoli centri, ritenuti contesti ideali per la mitica comunità che oggi viene rimpianta da alcuni. Fischer [in Piselli (a cura di), 1995, 95] ha studiato la molteplicità delle reti (possibilità di interazione con lo stesso individuo in contesti diversi) in relazione all’urbanizzazione e ha notato che, a parità di condizioni, i residenti delle grandi città avevano reti sostanzialmente con lo stesso grado di molteplicità di quelle dei residenti di piccole città20. Risultati simili riguardavano la molteplicità media. La conclusione dello studio sulla molteplicità era quindi che «la molteplicità varia poco in rapporto al tasso di urbanizzazione […] i residenti urbani dispongono di un numero maggiore di reti con relazioni multiple […] vivere in contesti urbani non produce di per sé né un aumento né una diminuzione della molteplicità» [Fischer in Piselli (a cura di), 1995, 97]; quindi «quando la gente conquista nuove possibilità di contatto con un numero maggiore di persone, non tende semplicemente ad allargare la vita sociale in maniera superficiale, ma può effettivamente avere una vita sociale più ricca» [Fischer in Piselli (a cura di), 1995, 97].

Non sembra una forzatura inserire Internet e i blog tra tali possibilità.

20 Le donne delle piccole città costituiscono l’unica eccezione significativa e presentavano legami multipli maggiori. 22 Passando alla densità (interconnessioni tra membri di una rete), invece, più le comunità degli intervistati erano urbane, meno le loro reti tendevano ad essere dense (pur se con scarti non troppo marcati [Fischer in Piselli (a cura di), 1995, 102]). Ricapitolando, lo studio di Fischer sembra contraddire in parte l’idea per cui all’aumento delle opportunità degli individui di conoscere e incontrare nuove persone corrisponda una dispersione dell’attenzione nei confronti di un maggior numero di membri, con le conseguenze impreviste (e negative) su molteplicità e densità nella rete: soggetti giovani, con reddito alto, istruiti e urbanizzati non avrebbero un minor numero di relazioni multiple. Nello studio le relazioni in cui era più evidente la molteplicità erano anche le più intense [Fischer in Piselli (a cura di), 1995, 115-116]. La teoria urbana, ha avuto a che fare con quattro aspetti, le «quattro C» dell’esperienza urbana [Parker, 2004]: § cultura (sistemi di credenze, ambiente fisico costruito, contenuti e mezzi di comunicazione, produzione culturale tradizionale e cultura popolare); § consumo (natura dello scambio di beni e scambio di beni e di servizi e mezzi di produzione degli stessi); § conflitto (violenza fisica ma anche lotte per le risorse tra classi sociali e gruppi diversi per interesse e status sociale; § comunità (aspetti della vita sociale della città, dimensioni della popolazione, distribuzione sul territorio, composizione sociale, sue caratteristiche e cambiamento nel tempo, valori). Tale impostazione appare in via di superamento21. Il concetto di città viene da più parti contestato: «La tendenza più importante che si è manifestata in questi anni è quella che potremmo definire la dissoluzione del concetto di città… Dalla fine degli anni ’70 questo processo si radicalizza; vengono progressivamente abbandonate quelle concezioni forti dell’urbano che avevano caratterizzato la tradizione dell’analisi sociale della città, e diversi autori, in primo luogo Philip Abrams – rifiutano in modo esplicito il concetto stesso di città» [Tosi in Rossi (a cura di), 1987, 43].

Le tecnologie a disposizione che cingevano il pianeta permettendo la comunicazione in tempi ridotti già negli anni ’60 facevano sì che Webber [1968] parlasse di «post-città», teorizzando la caduta di distinzioni rigide tra città, sobborghi e campagne e un mondo sempre più “urbanizzato” per via del mutato concetto di “spazio” e “luogo”, in un contesto societario sempre più diffuso e globale.

21 Ash Amin e Nigel Thrift hanno cercato di ridefinire la teoria urbana basandola «sul transumano anziché sull’umano, sulla distanza anziché sulla prossimità, su ciò che è fuori posto anziché su ciò che è a posto, sull’intransitivo anziché sul riflessivo» [Amin - Thrift, 2005, 21-22]. 23 In particolare la città sarebbe ormai obsoleta come entità economica come effetto della globalizzazione delle attività economiche. Sassen fa notare che, però, dall’introduzione della telematica negli anni ’80, città come New York, Los Angeles, Londra, Tokyo, Francoforte, San Paolo, Hong Kong e Sidney abbiamo raggiunto una densità d’insediamento senza precedenti [Sassen, 1997, 10]. Forse la città principali hanno un ruolo strategico non riconosciuto nella formazione di un sistema economico globale? «L’ignorare la dimensione spaziale e l’enfatizzare a dismisura le caratteristiche dell’informazione hanno contribuito a distorcere il ruolo svolto dalla grandi città nell’attuale fase della globalizzazione economica» [Sassen, 1997, 11].

E ancora: «La letteratura sulle città si è concentrata per lo più sugli aspetti interni dei sistemi urbani, economici e politici, e ha considerato le città parte dei sistemi urbani nazionali. Solitamente gli aspetti internazionali sono stati considerati pertinenti agli stati nazionali, non alle città. […] Questa concettualizzazione non lascia alcuno spazio a un possibile ruolo delle città» [Sassen, 1997, 12].

Nella globalizzazione, per Sassen, verrebbe invece rilanciata «[…] l’importanza delle principali città in quanto sedi di determinati tipi di attività e funzioni» [Sassen, 1997, 13].

Le città, quindi, funzionerebbero come hub strategici per più reti. «Nell’attuale fase dell’economia mondiale è appunto la combinazione di dispersione globale delle attività economiche e di integrazione globale – in condizioni di crescente concentrazione della proprietà e del controllo – che ha contribuito a creare il ruolo strategico di certe grandi città che io definisco globali» [Sassen, 1997, 13]22.

«Alcune agglomerazioni urbane non sono soltanto in grado di sostenere la competitività internazionale, sono alla base delle risorse per un «nuovo capitalismo della conoscenza23» [Amin - Thrift, 2005, 87].

Le città globali contemporanee sarebbero punti di comando per l’economia globale, localizzazioni e piazze di mercato per i governi e le industrie di punta e sedi di produzione di innovazione per tali industrie; sono i luoghi dove si producono input di cui consta la capacità di controllo globale [Sassen, 1997, 97]. Oltre alle grandi città ruoli simili verrebbero ricoperti da città minori in contesti più limitati di quello globale [Sassen, 1997, 13 e 33]. In generale, l’organizzazione economica è delocalizzata:

22 Sulle città globali cfr. anche Sassen, 1991; Friedmann - Wolff, 1982 e Friedmann, 1986. 23 Sul “capitalismo della conoscenza” cfr. Coyle, 1997, Quah, 1997, Leadbeater, 1999 e Burton-Jones, 1999. 24 «Anziché concepire le città come entità economiche definite da confini, ovvero ridotte a punti, le consideriamo come assemblaggi di relazioni economiche, a maggiore o minore distanza, che avranno intensità differenti in localizzazioni differenti. L’organizzazione economica è così irrimediabilmente delocalizzata. Perfino quando l’attività economica sembra spazialmente raggruppata, un esame attento rivela che i gruppi dipendono da una molteplicità di luoghi24» [Amin - Thrift, 2005, 82].

La necessità di interagire su scala locale che a volte si presenta viene anche presentata come un limite in tale contesto: la “tirannia della prossimità” consiste nel fatto che nella società postindustriale il commercio dipende sempre più dalla reputazione e dalle reti personali [Duranton, 1999, 2185]. Nella blogosfera il tema della reputation è attuale e le imprese si stanno spendendo sempre più per intervenire sulla propria e sulle reti sociali online. Le interazioni personali possono svolgersi nella metropoli ma anche online25. In tal senso la Rete è un’opportunità per sfuggire a effetti indesiderati della “tirannia della prossimità”. Una concettualizzazione che possiamo utilizzare come collegamento tra concezioni urbane spaziali, seppure mutanti e sempre più eteree, e online è quello di cyberspace, spazio ideale (pieno di opportunità e minacce, ad esempio quelle alla privacy) sotteso alle nostre città e generato grazie a macchine, computer: «In qualche punto lungo la strada il nostro concetto di cosa è un computer cominciò a cambiare radicalmente. Queste scatole elettroniche non sono semplicemente macchine grandi, veloci, centralizzate per il calcolo e la classificazione dei dati […]. No, sono primariamente congegni di comunicazione, non inerti come gli apparecchi telefonici che si limitano a codificare e decodificare informazioni elettroniche, bensì apparecchi intelligenti che possono organizzare, interpretare, filtrare e presentare enormi quantità di informazioni. Il loro ruolo effettivo è di costruire il cyberspazio, un nuovo luogo per le interazioni e le transizioni umane» [Mitchell, 1997, 62], «ambiente di comunicazione e di pensiero dei gruppi umani» [Lévy, 2002, 127].

24 Si pensi alla Silicon Valley, citata ad esempio nelle politiche dei governi di India e Irlanda relativamente ai flussi dei professionisti del software in relazione alle università. 25 I lavoratori in Rete e gli imprenditori della conoscenza presentano ampi collegamenti attraverso le reti e elevata mobilità, spesso verso le metropoli/nodo [Amin - Thrift, 2005, 92-93]. 25 Internet non viene pensato come spazio sociale soltanto dai sociologi, né lo è diventato per effetto delle implicazioni del web 2.026. È nato sociale: «Il Web è una creazione più sociale che tecnica. L’ho progettato per un effetto sociale, aiutare la gente a lavorare insieme, e non come un giocattolo tecnico. Lo scopo finale del Web è quello di sostenere e migliorare la nostra vita in Rete e nel mondo» [Berners-Lee, 1999, 30].

3. Capitale sociale e social network

Il concetto di capitale sociale27 risale agli anni ’70 e venne elaborato inizialmente da sociologi che studiavano il funzionamento del mercato del lavoro e le forme di organizzazione dell’economia. Il concetto risulta una rielaborazione e un’estensione dei concetti di capitale economico (stock di risorse e servizi utilizzabili per la produzione di beni e servizi destinati al mercato [Bagnasco in Bagnasco et al., 2001, 79]) e di capitale umano [Becker, 1964]. Tra i primi a fare riferimento al capitale sociale c’è Glenn Loury [in Fallace in Bagnasco et al., 7-8]28 relativamente ai giovani in cerca di lavoro e al loro diverso successo. Qualche anno dopo Bordieu lo distinguerà esplicitamente dal capitale economico e culturale definendolo «rete di relazioni personali direttamente mobilitabili da un individuo per perseguire i suoi fini e migliorare la sua posizione sociale» [Bordieu, 1980, 2-3]29.

La visione di Bordieu è, quindi, strumentale e il capitale sociale va accresciuto e potenziato qualitativamente al fine di procurare dei benefici per l’individuo. Il capitale culturale e il capitale sociale sarebbero, inoltre, spesso legati al capitale economico. Si tratta di una definizione abbastanza generica, priva di un’indicazione specifica di ciò che va ricompresso nel capitale sociale, purché venga ottenuto attraverso relazioni personali.

26 Il termine “web 2.0”, coniato nel 2004 da O’Reilly Media, si riferisce a un generico stato in cui si troverebbe come effetto dell’evoluzione di Internet la rete di siti che ne fanno parte. Si è parlato di web 2.0 con riferimento a siti, a tecnologie, ma soprattutto ad aspetti sociali e alla partecipazione degli utenti alla produzione dei contenuti (user generated content). 27 Il termine è stato probabilmente coniato da Jane Jacobs che lo usa in Jacobs, 1961, 138. Sull’argomento cfr. Bagnasco et al., 2001. 28 In realtà Trigilia fa risalire il concetto (implicitamente) addirittura a Weber citando un passo in cui si parla dell’idea dell’influsso delle relazioni sociali sulla formazione di imprenditorialità (l’adesione alla setta dei Battisti viene collegata all’apertura di una banca) e sullo sviluppo economico di un’area [Trigilia in Bagnasco et al., 2001, 106-110 e Weber, 1920-21]. 29 Gli altri tipi di capitale sono economico (denaro, mezzi di produzione), culturale (lingue, gusto, way of life, ecc) e simbolico (simboli di legittimazione). I quattro tipi di capitale sarebbero convertibili l’uno nell’altro. 26 Granovetter, che si era già occupato dei «legami deboli» [Granovetter, 1998, 115- 146] nella ricerca di migliori posizioni lavorative, applica la prospettiva d’indagine all’analisi delle attività produttive mostrando come la fiducia e il capitale sociale influenzino i rapporti tra imprenditori e le diverse forme di organizzazione produttiva. James Coleman ha parlato di capitale sociale come rete di relazioni che fanno capo ai singoli individui partendo dalla formazione del capitale umano e costruendo una teoria sociale che fa da contesto e influisce sull’azione degli individui allargando la visuale rispetto alla visione basata sull’individualist bias dell’economia classica e neoclassica, in particolare in relazione alle difficoltà della teoria della scelta razionale nella spiegazione delle relazioni tra gli individui: il capitale sociale dal punto di vista degli individui è appropriable social structure. In questi autori il capitale sociale è legato prevalentemente all’ambito dello studio delle attività economiche. «gli attori hanno interessi in eventi che sono completamente o parzialmente sotto il controllo di altri attori, e attraverso vari tipi di scambi e trasferimenti unilaterali di controllo, attivano relazioni durevoli con altri attori, per conseguire i loro interessi. Prendono così corpo relazioni di autorità, relazioni di fiducia, norme di reciprocità, in breve strutture di interazione che possono diventare risorse – cioè capitale sociale – per l’azione» [Coleman, 2005, 301].

Il reticolo di relazioni genera strutturalmente, quindi, capitale sociale che diviene risorsa per gli attori; si tratta di una risorsa utilizzabile razionalmente in vista di un agire strumentale: è un paradigma dell’azione. Con Putnam il concetto viene esteso30 alla «fiducia, le reti che regolano la convivenza, le reti di associazionismo civico, elementi che migliorano l’efficienza dell’organizzazione sociale promuovendo iniziative prese di comune accordo» [Putnam, 1993, 196].

Un approccio simile, legato alla fiducia, è quello di Francis Fukuyama che lega l’efficienza a un sistema valoriale condiviso tra individui e basato proprio sulla fiducia [Fukuyama, 1996]31. Putnam distingue due tipi di capitale sociale [Putnam, 2004, 20-21]: bonding (“che salda insieme”) e bridging (“che getta un ponte”). Il bonding capital32 crea la

30 Putnam ha analizzato i fattori che influiscono sul funzionamento e sulla performance delle istituzioni nella realtà italiana identificando il capitale sociale con la civicness. Il ruolo della cultura civica e il rendimento nelle regioni così come da lui delineati hanno sollevato dubbi e generato lunghe discussioni [Putnam, 1993]. 31 In particolare l’uso di Internet da parte delle persone e le dinamiche delle comunità virtuali sarebbero in forte relazione con questa connotazione del capitale sociale secondo Reed [1999] e Rheingold [2003, 108]. 32 Alcuni esempi sono i movimenti per i diritti civili, i gruppi giovanili di volontariato e le organizzazioni religiose ecumeniche [Putnam, 2004, 21]. 27 coesione e i legami interni a un gruppo33, il bridging capital34, invece, crea legami tra gruppi differenti. In definitiva, soprattutto in tale teorizzazione: «il concetto di capitale sociale permette una visione più aperta dei possibili esiti dell’azione e nello stesso tempo permette di cogliere le dinamiche di cambiamento, al di là dei condizionamenti della storia e della path-dependance» [Trigilia in Bagnasco et al., 2001, 13].

La rete di contatti che si viene a instaurare è un supporto per relazioni: «ragionare in termini di capitale sociale è considerare la società dal punto di vista del potenziale di azione degli individui che derivano dalle strutture di relazione» [Bagnasco in Bagnasco et al., 2001, 79].

Ciò può generare vantaggi non solo per i soggetti collegati tra loro e parte del network ma anche esternalità35 positive per soggetti e ambiti diversi e distanti: «il capitale sociale può essere allo stesso tempo un “bene privato” e un “bene pubblico”. Alcuni dei vantaggi derivanti da un investimento in capitale sociale vanno a coloro che stanno solo a guardare, mentre altri direttamente a chi fa l’investimento» [Putnam, 2004, 17].

La reciprocità dei vantaggi che si ottengono può essere specifica (do ut des) o generalizzata (do senza aspettarmi nulla in cambio nell’immediato e anche senza conoscere il destinatario del mio comportamento ut un giorno tale destinatario o qualcun altro des). La seconda forma di reciprocità viene considerata da Putnam «la pietra di paragone del capitale sociale» [Putnam, 2004, 165]36. Riguardo alle modalità nelle relazioni sociali informali Putnam mutua dalla lingua yiddish i termini per indicare due ideal-tipi: macher e schmoozer [Putnam, 2004, 119- 147]. I macher passano tempo nelle organizzazioni formali e realizzano le cose nella comunità, di cui sono buoni cittadini [Putnam, 2004, 119] (attività che generalmente favoriscono la creazione di capitale sociale bonding). Gli schmoozer dedicano molte ore a conversazioni informali e rapporti confidenziali, hanno una vita sociale attiva ma il loro impegno è meno strutturato e intenzionale, più spontaneo e flessibile [Putnam, 2004, 119] (attività che generalmente favoriscono la creazione di capitale sociale

33 Anche con l’effetto perverso di creare legami così coesi da generale chiusura del gruppo verso l’esterno [Putnam, 2004, 418]. 34 Questo tipo di capitale sociale assicura reciprocità specifica e mobilita la solidarietà [Putnam, 2004, 21]. 35 Per le discipline economiche un’esternalità è un effetto esterno sull’attività di produzione e/o di consumo di un soggetto provocato da un fattore (azione, attività o anche inerzia) che ricade nella sfera di un altro soggetto. L’esternalità positiva è anche detta economia esterna; quella negativa diseconomia esterna [Cozzi - Zamagni, 1989, 786-788]. 36 Cfr. anche Putnam, 2004, 18 e 165-183. 28 bridging). Non si tratta di una classificazione strettamente dicotomica, i tipi possono in parte coincidere e/o dipendere dai contesti. Le caratteristiche di ciascun ideal-tipo vengono indicate da Putnam approfonditamente, a partire da analisi di regressione multipla applicate a sondaggi esistenti. Il capitale sociale non è buono o cattivo in sé e le relazioni citate, sia che si svolgano in reti fisiche che online, non sono necessariamente virtuose né portano a risultati necessariamente benevoli o efficienti [Putnam, 2004, 19-20]. «Il capitale sociale non ha esiti necessariamente favorevoli dal punto di vista collettivo. In alcuni casi reti molto ristrette e dense possono alimentare una fiducia di tipo collusivo, che porta vantaggi ai membri della rete a scapito di coloro che ne sono fuori» [Trigilia in Bagnasco et al., 2001, 13-14]37.

La dimensione culturale non risulta esclusa: «i valori condivisi da un certo gruppo sociale incidono sia sulle caratteristiche delle reti – per esempio sulla tendenza a sviluppare rapporti tra soggetti che occupano determinati ruoli – sia sulle modalità di tali rapporti – nel senso che favoriscono attività più o meno positive per gli interessi della collettività. Tuttavia, le reti, una volta stabilitesi, sono dei circuiti in cui circolano informazioni e fiducia che possono essere utilizzati per finalità diverse […]» [Trigilia in Bagnasco et al., 2001, 14].

Gli approcci di Putnam e Fukuyama sono stati tacciati di determinismo, causalità da Bagnasco [in Bagnasco et al., 2001, 92] e Boudon [1977]: i soggetti, “iper- socializzati”38 dalle strutture economiche e culturali [Bagnasco in Bagnasco et al., 2001, 93] tenderebbero a “scomparire” nelle maglie della rete e la cui azione dipende soprattutto da elementi esterni. Le logiche che si manifestano in una rete sono collaborative, concorrenziali per l’allocazione di risorse (la reputazione, ad esempio) e di influenza. La circolazione del capitale sociale mostra sia forme di solidarietà (le relazioni sociali «sorgono, o vengono sostenute grazie a gruppi coesi i cui membri sono legati l’uno all’altro in maniera forte […] e duratura, ed è quindi prevedibile che agiscano secondo principi di solidarietà di gruppo. In tale circostanza, se una relazione tra due o più persone costituisce capitale sociale, cioè se una persona A può plausibilmente aspettarsi che un’altra persona B, a cui essa si rivolge, adempia una promessa, o soddisfi una richiesta di aiuto, sarà o perché sia A sia B appartengono allo stesso gruppo e agiscono quindi sotto obblighi di solidarietà (e chiameremo questa: fiducia interna); o perché A sa che B appartiene a un gruppo coeso il quale è in grado di premiarlo se egli assolve, o di punirlo se non assolve, a ciò che in quella circostanza ci si aspetta da lui (che chiameremo fiducia esterna)» [Pizzorno in Bagnasco et al., 2001, 28])

37 Cfr. anche Id., 109 e 113. 38 Il termine è mutuato da Granovetter. 29 che di reciprocità (che non necessita di un gruppo coeso): «sarà soltanto necessario assumere che quando una persona instaura un rapporto di qualche durata con un’altra persona sia prevedibile che avvengano certi passaggi di aiuti o di informazioni tra le due» [Pizzorno in Bagnasco et al., 2001, 30].

Pizzorno azzarda un collegamento tra creazione di nuove forme di capitale sociale (ad esempio anche online, aggiungiamo al suo ragionamento che riguarda prevalentemente il c.d. «capitale sociale di solidarietà») e periodi di dissoluzione dei rapporti caratterizzanti la società nel suo insieme, come quello che stiamo affrontando a livello di società globale in un contesto di forte mobilità (sociale, geografica, finanziaria ecc. [Pizzorno in Bagnasco et al., 2001, 38]. Spesso si trova una distinzione tra capitale sociale micro-relazionale (a livello individuale, dell’attore; primo livello) e capitale sociale-macro (a livello collettivo; secondo livello), eppure la correlazione tra i due livelli è pressoché imprescindibile in questa prospettiva teorica, quindi si tende a adottare un’ottica che li considera compenetrati o con forti processi di rafforzamento reciproco tra livello micro e macro. Alcune teorie, come quella delle risorse sociali di Lin considerano il capitale sociale un concetto “ombrello” che include sotto di sé «qualsiasi aspetto della struttura sociale che produca qualche beneficio alle azioni degli individui coinvolti» [Lin, 2003, 8])

e pongono le basi per l’utilizzo di strumenti come la social network analysis come metodologia di analisi privilegiata del capitale sociale [Cordaz in Salvini (a cura di), 2007, 64] in virtù della forte connessione dei concetti capitale sociale - rete. Per Lin [2002] il capitale sociale si traduce in potenziale di azione in un contesto relazionale ed è «investimento in risorse embedded nelle reti sociali e accessibili e/o mobilitabili attraverso azioni intenzionali con l’aspettativa di trarne un profitto» [Lin, 2002, 18]).

Una componente riguarda l’access to, alle risorse adeguate agli scopi poste all’interno di una struttura reticolare; l’altra riguarda la mobilization or use of, l’azione a cui l’attore ricorre con le risorse inerenti le relazioni sociali. Gli elementi che entrano in gioco sono l’individuo, la struttura e le relazioni [Lin, 2003]. In particolare Lin [2002, 65] si è occupato del problema della misurazione, legando la dimensione “collettiva” del capitale sociale a densità e dispersione nelle reti e la dimensione “individuale” a misure della posizione e delle caratteristiche degli

30 individui; misure di eterogeneità e di composizione sarebbero riferibili, invece, a entrambe le dimensioni39. Il panorama della blogosfera, così come quello delle città, come topos di formazione di capitale sociale in un contesto di globalizzazione appare stimolante. Il capitale sociale della Rete, secondo Rheingold, sarebbe uno dei «beni collettivi40» [Rheingold, 1994, 14], elementi di coesione sociale che legano in una comunità individui prima separati e isolati.

4. Crisi della comunità tradizionale e comunità online

4.1 Comunità e società

Nell’ambito delle scienze sociali il termine “comunità” si ritrova principalmente con due accezioni. Nella sociologia classica il concetto di comunità indica (comprendendo la famiglia, le piccole comunità di villaggio ma anche la comunità nazionale) «un tipo particolare di relazioni sociali poste alla base di collettività che coinvolgono l’individuo nella sua totalità» ed evoca «qualsiasi unità sociale in condizioni di alta integrazione» [Bagnasco, 1999, 17].

I sociologi classici hanno costruito le categorie fondamentali della disciplina in un contesto sociale che mutava rapidamente, «spesso con una qualche nostalgia, più o meno esplicita, per ciò che si perdeva, e in ogni caso per stabilire un parametro necessario per apprezzare differenze emergenti» [Bagnasco, 1999, 7].

Nella sociologia contemporanea il concetto di comunità attiene a comunità locali caratterizzate da piccole dimensioni e da una cultura di tipo tradizionale. Secondo Nisbet il concetto di comunità sarebbe tra i pochi concetti fondativi della sociologia insieme ad autorità, status, sacro e alienazione [Bagnasco, 1999, 7].

39 Tra le tecniche utilizzate in relazione al capitale sociale ci sono name generator, position generator e resource generator. 40 Gli altri beni collettivi sarebbero il capitale di conoscenze e la comunione sociale. Il capitale sociale di Rete consiste nella possibilità di essere accolti dalla comunità scelta anche se questa si trova in un luogo sconosciuto. Il capitale di conoscenze è costituito dall’insieme di saperi, abilità, esperienze e competenze molto eterogenee che i membri della comunità virtuale possiedono e che vengono messe a disposizione di tutta la comunità. La comunione sociale consiste nel senso di condivisione, di vicinanza, nel sostegno e nel supporto che è possibile trovare nelle comunità virtuali. 31 Ferdinand Tönnies alla fine dell’Ottocento ha utilizzato la coppia concettuale comunità-società (Gemeinshaft-Gesellshaft) per analizzare il mutamento sociale causato dal processo di industrializzazione. Tönnies ha fatto una distinzione tra «comunità di lingua, di costume, di fede» e «società di profitto, di viaggio, delle scienze» [Tönnies, 1963, 46]. «Ogni convivenza confidenziale, intima, esclusiva viene intesa come vita in comunità; la società è invece il pubblico, è il mondo. In comunità con i suoi una persona si trova dalla nascita, legata ad essi nel bene e nel male, mentre si va in società come in terra straniera» [Tönnies, 1963, 45].

Tönnies ha descritto la comunità come un organismo vivente, come una totalità organica fondata su una convivenza durevole e genuina, mentre la società sarebbe artificiale, associata a tutto ciò che è pubblico, un «aggregato e prodotto meccanico» [Tönnies, 1963, 47] che si basa su una convivenza passeggera e apparente. La forma primaria di comunità riguarda i rapporti tra madre e bambino, marito e moglie e tra fratelli e sorelle (vincoli di sangue). Le altre forme originarie di comunità, oltre alla parentela, sono il vicinato e l’amicizia. Nella formulazione classica il vicinato è basato su vincoli di luogo e, in generale, la comunità risulta «inestricabilmente legata alla convivenza comune a base territoriale definita, in cui si sviluppano relazioni sociali intense con pochi soggetti» [Dell’Aquila, 2002].

Però Garreau sostiene che la comunità non ha necessariamente a che fare con la prossimità (o ubicazione fisicamente ravvicinata) e dice che piuttosto riguarda la condivisione di un vincolo comune [Garreau, 1991]41: i legami sociali diventano indicatori della comunità. Il concetto di comunità è particolarmente rilevante negli studi che riguardano Internet, come lo è stato nei primi anni degli studi sociologici. Il focus è passato dal luogo geografico al sentimento o al senso di collettività [Jankowski in Lievrouw - Livingstone (a cura di), 2007, 40]. Una riproposizione del concetto in uno scenario contemporaneo, anche online, potrebbe forse prescindere dagli aspetti di prossimità spaziale e riferirsi a una prossimità funzionale42: le unità “territoriali” verranno intese «come unità significative di relazioni economiche, sociali ecc. e non semplicemente come espressioni geografiche. […] le reti personali sono l’elemento vitale che definisce e ridefinisce la dimensione territoriale […]» [Piselli (a cura di), 1995, XXXIII].

41 Ci sarebbe da aggiungere che la condivisione non riguarda né la condivisione dello spazio né del tempo. 42 Cfr. Detragiache in Martinelli - Guidicini, 1993, 28. 32 Le caratteristiche fondamentali della comunità erano l’assuefazione, la comprensione e la vita comune. I membri delle comunità «si amano o si assuefanno facilmente l’uno all’altro: parlano e pensano spesso e volentieri gli uni con gli altri e gli uni agli altri» [Tönnies, 1963, 64].

La comprensione è il collante delle comunità, «è un modo di sentire comune e reciproco, associativo, che costituisce la volontà propria di una comunità» [Tönnies, 1963, 62], «presa in carico comune e quindi azione collettiva» [Dubar, 2004, 109].

La comprensione deriva dalla conoscenza reciproca che richiede, a sua volta, la partecipazione immediata di un individuo alla vita dell’altro. L’ultima caratteristica è la condivisione di una vita comune, la concordia come unità di cuore, come «alleanza affettuosa e intesa pacifica» [Dubar, 2004, 109].

La comprensione su cui si basa la comunità non è di tipo contrattuale, «è per sua essenza tacita, perché il suo contenuto è inesprimibile, infinito, incomprensibile» [Tönnies, 1963, 65].

La comunità si basa, quindi, sull’affettività, sulla collaborazione, sul contatto fisico, su legami caratterizzati da «intimità, riconoscenza, condivisione di linguaggi, significati, abitudini, spazi, ricordi ed esperienze comuni» [Tönnies, 1963, 68].

La vita in comunità è caratterizzata dal possesso e godimento reciproco di beni comuni. I membri di una comunità avvertivano una sensazione di unità e similarità ed eventuali disuguaglianze potevano estendersi soltanto entro un certo limite al di là del quale sarebbero svaniti i fattori di comunanza e condivisione e sarebbe stata soppressa l’essenza stessa della comunità come unità del differente. Nell’ambito della comunità gli individui erano coinvolti nella loro totalità, non esistendo rapporti segmentati in ruoli specializzati e quindi in essa. «il collettivo prevaleva sull’individuo, il localismo sull’universalismo e la comunicazione faccia a faccia ed uno scopo condiviso da tutti tracciavano i confini (anche normativi) per la vita sociale. Qui la sociabilità era alta ed invasiva, i

33 rapporti di vicinato e di sangue e la tradizione rappresentavano i limiti entro i quali ognuno doveva muoversi» [Dell’Aquila, 2002].

L’ambito preso in considerazione è «un villaggio, un quartiere, un ecosistema, un gruppo primario che si basava sul contatto fisico, sull’incontro, sulla presenza, sull’ideazione» [Dell’Aquila, 2002].

Se la comunità viene ritratta come «perfetta unità delle volontà umane come stato originario o naturale» [Tönnies, 1963, 51] la società è intesa da Tönnies come un’associazione artificiale in cui gli uomini, pur vivendo pacificamente gli uni accanto agli altri, restano comunque isolati, vivono in tensione contro tutti gli altri e sono separati nonostante tutti gli elementi che li uniscono. Nella società tutti i rapporti sono di tipo contrattuale e convenzionale, assumono le caratteristiche dello scambio di mercato che avviene solo quando ognuno dei contraenti ritiene di ottenere qualcosa che ha un valore maggiore rispetto a ciò che cede. La società è considerata impersonale, razionale e individualistica, è costruzione convenzionale in cui gli individui agiscono perseguendo esclusivamente il proprio interesse personale. Se quindi nell’ambito della comunità prevalgono la solidarietà e l’orientamento all’interesse pubblico, nella società, al contrario, dominano la competizione e l’orientamento all’interesse privato. Tönnies contrappone quindi i tipi ideali di Gemeinshaft e Gesellshaft indicandoli come gli estremi del processo di cambiamento sociale nel passaggio dall’«età della comunità», verso la quale prova grande rimpianto e nostalgia, all’«età della società» [Tönnies, 1963, 295]. Nella società si realizza «una perdita rispetto ai valori autentici di solidarietà che trovano realizzazione soltanto nell’ambito della comunità» [Bagnasco in Bagnasco - Barbagli - Cavalli, 1997, 69].

Jean-Luc Nancy ha contestato Tönnies affermando che non si porrebbe una contrapposizione tra una mitica comunità originaria, felice e buona ed una società mercantile fredda, infelice e calcolatrice. Nancy contesta l’esistenza stessa di una mitica comunità perduta da ricostruire e lo riconduce all’alveo degli archetipo della cultura occidentale utilizzato già da Omero (rappresentato dal ritorno di Ulisse ad Itaca) e presente nel cristianesimo (rappresentato dal trionfo finale della comunità dei fedeli) e dal marxismo (rappresentato dalla comunità degli operai/mezzi di produzione). La

34 società non avrebbe sostituito nessuna comunità originaria perduta, ma avrebbe semplicemente preso il posto di un’aggregazione di individui di tipo partecipativo, un’aggregazione umana di cui non esisteva il nome. L’essenza comunitaria sarebbe intrinseca nell’uomo e precederebbe la sua individualità. «La comunità, lungi dall’essere ciò che la società avrebbe perso o infranto, è ciò che accade (questione, evento, imperativo) a partire dalla società» [Nancy, 1995, 120].

Nancy ha messo in guardia anche dalla tentazione di ricercare la presunta comunità perduta attraverso le tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Si ha una comunità quando singolarità che non hanno la pretesa di essere divine ed eterne mettono in comune parti limitate della loro esistenza in un contesto di postmodernità, nella negazione di un senso ultimo e originario di ogni forma di socialità moderna. Amin e Thrift considerano la comunità di un tempo come inesistente ed evidenziano i legami di comunità, che non presuppongo necessariamente la località o un contatto face to face, attualmente riscontrabili nelle città e legati alle tre nuove “R” della vita urbana, cioè relazioni sociali (nuove), mezzi di rappresentazione (nuova) e mezzi di resistenza (nuovi) [Amin - Thrift, 2005, 67-76]: § la comunità pianificata, delimitata dalla tecnologie di controllo; § la comunità “postsociale” e postumana, per cui i concetti di relazione e di sociabilità sono dissociati da una fissazione esclusivamente su gruppi umani43; § la comunità che si presenta con nuove forme di sociabilità umana, gruppi che si riuniscono per un breve periodo uno scopo specifico, gruppi di “entusiasti” con interessi comuni, «sentimenti reciproci e […] sensazioni emotive» [Urry, 2000, 143], amici (in un senso diverso rispetto al passato); § la comunità della diaspora, composta da soggetti che non si identificano in base al luogo; § la comunità della quotidianità, del banale e dell’ordinario ma anche dell’improvvisazione e del gioco; § la comunità della solidarietà a distanza.

Secondo Paccagnella il concetto di comunità, pur nella sua ambiguità, resta comunque come tipo ideale e polo di un continuum analitico. Esso rappresenta

43 Sull’argomento cfr. Knorr-Cetina in Ritzer - Smart (a cura di), 2001. 35 «il polo delle collettività di persone tenute assieme da relazioni personali dirette, forti valori comuni, sentimenti di solidarietà e riconoscimento reciproco» [Paccagnella, 2000, 125].

4.2 La comunicazione mediata dal computer

I concetti di comunicazione e comunità sembrano strettamente associati. Le stesse parole hanno comuni radici etimologiche: entrambe derivano dal latino communis, comune. Il termine communis deriva dall’unione di cum (insieme) e munis (obbligazione). Altri farebbero derivare communis dall’unione di cum e unus (uno). La comunicazione mediata dal computer presenta proprie peculiarità, analizzate da studi proliferati negli ultimi anni. Uno degli obiettivi conoscitivi ha riguardato il fatto che individui intenti a comunicare con la mediazione del computer potessero avvertire, o meno, minori differenze di potere e status rispetto alla comunicazione face to face per l’assenza dei codici non verbali. Ci si chiedeva, inoltre, se nella comunicazione mediata dal computer le persone si sentissero più anonime, essendo assenti tutte quelle informazioni relative all’identità e al corpo degli interlocutori, e se esistessero delle norme capaci di stimolare e incentivare il coordinamento e la socialità nelle interazioni online. Negli anni ottanta, nell’ambito della psicologia sociale, si sviluppò un primo filone di studi e di ricerca sistematica interessato agli effetti della comunicazione mediata dal computer in campo organizzativo per stabilire le migliori strategie per l’implementazione nelle imprese delle reti di comunicazione e per ottenere dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione risultati in termini di incremento della produttività di beni e servizi e miglioramento dell’efficienza aziendale: alcuni effetti socio-psicologici della comunicazione mediata dal computer sono stati considerati negativi proprio per la prospettiva adottata. Il filone di studi e di ricerca sistematica sulla CMC denominato Reduced social cues (RSC) individua carenze socio-comunicative nella comunicazione online: la mancata trasmissione di informazioni relative al contesto sociale in cui si svolge la comunicazione e una carenza di norme comunemente accettate capaci di orientare lo sviluppo della comunicazione penalizzerebbero la CMC. Kiesler, McGuire e Siegel [Kiesler et al., 1984, 1123-1134], studiosi appartenenti a tale filone, considerano tali elementi

36 «intrinseci al medium, derivanti direttamente dalla sua tecnologia e quindi deterministicamente dati e indipendenti dal contesto in cui la comunicazione avviene» [Paccagnella, 2000, 23].

L’“ampiezza di banda” (quantità di informazioni che è possibile trasmettere nell’unità di tempo) nella CMC sarebbe limitata: efficace per quanto riguarda la trasmissione di informazioni precise e specifiche (ad esempio direttive manageriali) ma contemporaneamente estremamente e inevitabilmente povera dal punto di vista sociale poiché gli aspetti sociali della relazione che si instaura fra gli interlocutori non sono affatto paragonabili a quelli attivati in presenza. In particolare non si trasmetterebbero i cosiddetti social cues, gli indicatori sociali costituiti da tutti quei simboli che indicano lo status o il potere degli individui coinvolti nella comunicazione. Tra gli effetti di questa riduzione ci sarebbero l’assenza di feedback sociale, che creerebbe difficoltà di coordinamento tra gli attori e impedirebbe la piena comprensione dei messaggi, lo status equalization effect, un livellamento delle capacità di influenza sociale degli attori coinvolti nella comunicazione che stimolerebbe una partecipazione all’interazione più libera dai condizionamenti sociali e di status e una sensazione di anonimato che provoca dei fenomeni di polarizzazione di gruppo e di deindividuazione (perdita e indebolimento dell’identità e delle norme sociali provocato dall’immersione del soggetto nella folla). La deindividuazione, insieme alle condizione di anonimato dei soggetti coinvolti porterebbe alla creazione di «un ambiente sociale debolmente normato e potenzialmente incline al litigio (flame), a comportamenti antisociali e a opinioni e atteggiamenti polarizzati su posizioni estreme» [Paccagnella, 2000, 23] e «meno efficiente in termini di capacità decisionali» [Paccagnella, 2000, 23].

Il modello RSC è stato ampiamente criticato a causa della sua visione della comunicazione mediata dal computer riduzionistica e deterministica, infatti con tali presupposti «qualunque mezzo di comunicazione introduce un progressivo impoverimento della dimensione sociale, rispetto alla situazione comunicativa più immediata e più ricca rappresentata dalla comunicazione faccia a faccia» [Paccagnella, 2000, 23].

Il modello RSC non riesce a risolvere alcune contraddizioni, ad esempio non spiega come la comunicazione elettronica, pur essendo ritenuta poco adatta a trasmettere contenuti e aspetti sociali, venga spesso utilizzata per scopi ricreativi e per comunicazioni non riguardanti l’ambito lavorativo o ancora come mai in alcune

37 interazioni si sia osservato che i comportamenti sembrerebbero più conformi alle norme sociali rispetto a quelli assunti nella comunicazione faccia a faccia. Spears e Lea [Spears - Lea, 1990, 121-134 e 1992] hanno sviluppato all’inizio degli anni novanta un nuovo modello teorico denominato Social identity de- individuation (SIDE). Innanzitutto viene contestato all’approccio RSC di avere confuso la dimensione sociale e la dimensione interpersonale e viene negata la relazione fra la capacità di un mezzo di comunicazione di trasmettere gli indicatori sociali e la sua ampiezza di banda: gli indicatori sociali possono essere presenti anche in messaggi scambiati online, come ad esempio nella firma o nell’intestazione, che possono contenere informazioni relative al sesso, all’attività lavorativa o agli interessi personali e quindi alla dimensione sociale dei soggetti coinvolti nella comunicazione. Gli indicatori possono comunque essere dedotti da precedenti contatti con gli individui che partecipano all’interazione oppure dal contesto in cui avviene la comunicazione. Un medium, quindi, non sarebbe «tanto più “ricco” socialmente quanto più le sue caratteristiche tecniche gli permettono di offrire un’ampia larghezza di banda» [Paccagnella, 2000, 30].

Spears e Lea hanno introdotto una seconda fondamentale distinzione fra l’identità personale e le diverse identità sociali che un individuo può assumere: l’identità individuale si riferisce alle caratteristiche del sé che definiscono la personalità unica e individuale di un soggetto, mentre le identità sociali si riferiscono «alle caratteristiche del proprio gruppo sociale di riferimento nelle varie situazioni di vita quotidiana» [Paccagnella, 2000, 30].

Ciò potrebbe spiegare comportamenti ipersociali anche in contesti deindividuati e non normati. L’elemento centrale del modello, verificato empiricamente, è il contesto sociale in cui si verifica l’interazione, ma le conseguenze sociali di questa situazione variano enormemente a seconda del contesto: in base a questo potrà emergere di volta in volta l’identità personale o l’identità sociale. Rispetto alla formulazione classica della deindividuazione proposta da Festinger [Festinger et al. 1952, 382-389] nella SIDE anche l’immersione in uno specifico gruppo sociale può provocare dei fenomeni di deindividuazione: «in questo caso a essere indebolita sarebbe solo l’identità personale mentre la relativa identità sociale ne uscirebbe rafforzata. Le conseguenze di una simile deindividuazione andrebbero verso una minimizzazione della percezione delle differenze intragruppo e verso comportamenti maggiormente influenzati dalle norme sociali vigenti in quella specifica situazione» [Paccagnella, 2000, 31].

38 Secondo il modello SIDE la dimensione sociale non dipende dalla compresenza fisica e dal controllo diretto di altre persone né dall’ampiezza di banda del medium utilizzato dai soggetti per comunicare, in quanto essa è da considerarsi parte integrante dell’identità degli individui. Walther e Burgoon [Walther e Burgoon, 1992, 50-88 ma anche Walther, 1996, 1- 43] hanno utilizzato un ulteriore approccio, testato empiricamente, denominato SIP (Social Information Processing) o Hyperpersonal. La comunicazione mediata dal computer, non solo non risentirebbe particolarmente delle limitazioni intrinseche al medium precedentemente evidenziate (e in particolare della “povertà” di contenuti sociali, della freddezza e impersonalità e del limite della quantità di informazioni veicolabili nell’unità di tempo), ma tenderebbe piuttosto a “sovraccaricarsi” di contenuti sociali. La CMC, più lenta della comunicazione face-to-face, richiede tempi maggiori, ma su un orizzonte temporale leggermente più esteso la quantità di informazioni sociali scambiate nelle interazioni mediate dal computer risulterebbe addirittura maggiore che nelle interazioni faccia a faccia. In base a quanto afferma la teoria SIP (Social Information Processing), gli esseri umani tendono alla minimizzazione dell’incertezza e alla creazione di affinità a prescindere dal medium utilizzato. «Secondo questa teoria gli utenti dei sistemi di comunicazione mediata dal computer tendono a soddisfare questi bisogni adattando le proprie strategie comunicative alle possibilità offerte dal medium, per esempio traducendo alcuni codici tipicamente non verbali in sequenze alfanumeriche esprimibili dalla tastiera e interpretabili ideograficamente o in molti altri modi. Per fare ciò essi hanno semplicemente bisogno di una quantità maggiore di tempo» [Paccagnella, 2000, 35].

In tal senso si potrebbe, quindi, affermare che la CMC non è meno efficace (cioè meno adatta allo scopo), ma soltanto meno efficiente. Gli utenti porrebbero in essere strategie adattive: «gli esseri umani non comunicano quasi mai esclusivamente faccia a faccia o tramite computer. Perfino all’interno di quelle che vengono definite “comunità virtuali”, composte da membri spesso situati a migliaia di chilometri di distanza gli uni dagli altri, la CMC difficilmente costituisce l’unico mezzo di comunicazione e le relazioni sociali, non appena diventano regolari e significative, tendono sempre a integrare la comunicazione attraverso altri media, come il telefono o la posta tradizionale» [Parks - Floyd, 1996].

La CMC sarebbe in grado di veicolare anche in modo migliore aspetti relazionali di tipo sociale rispetto ad altre modalità comunicative: hyperpersonal, appunto. In

39 particolare, questa prospettiva si basa sull’analisi di quattro aspetti del processo comunicativo nella CMC. 1. Ricevente (del messaggio): in una situazione di deindividuazione, tipica della CMC, si verifica un fenomeno di «polarizzazione», ovvero una sopravvalutazione delle appartenenze sociali, in quanto gli individui tendono a categorizzare se stessi e gli altri «come appartenenti a una determinata categoria sociale in modo più netto del normale» [Paccagnella, 2000, 36]. Il ricevente, dunque, tende a categorizzare socialmente il proprio interlocutore più che nella comunicazione in presenza. Qualora scarseggino le informazioni (nella prima fase della conoscenza, ad esempio), procede per ideal-tipi e stereotipizzazioni (Fiske e Taylor [1999] hanno parlato di “avarizia cognitiva”).

2. Emittente (del messaggio): online ci si trova in condizioni di «poter preparare con modalità particolarmente curate la propria presentazione di sé» [Paccagnella, 2000, 36]. Si tratta della cosiddetta selective/optimized self- presentation: l’emittente può connotarsi fortemente e, soprattutto nelle modalità asincrone della CMC, ha una quantità di tempo maggiore rispetto ad altre forme di comunicazione per effettuare una costruzione ragionata e selettiva della propria personalità online, avendo anche la possibilità di filtrare quelle parti che ritiene socialmente meno opportune, decidendo così che cosa e come comunicare.

3. Caratteristiche del canale comunicativo: la CMC permette agli individui di scegliere la situazione più adatta e il momento più opportuno per prendere parte all’interazione, soprattutto nelle modalità asincrone (e-mail, forum, blog ecc.). In qualche modo ciò favorirebbe gli aspetti sociali e relazionali della comunicazione.

4. Feedback: «questi aspetti di costruzione della realtà sociale, che avvengono peraltro in qualsiasi tipo di interazione, sono costantemente ricalibrati sulla base del feedback ricevuto durante l’interazione. […] Il feedback consentito dalla CMC è più mediato rispetto a quello dell’interazione faccia a faccia ed è quindi più facile che le aspettative di partenza vengano confermate e rafforzate

40 nel tempo […] piuttosto che disattese» [Paccagnella, 2000, 37]. Walther definisce tale fenomeno behavioural confirmation, si tratta di ciò che Watzlawick chiamò “profezia autoadempiente”.

Il comportamento tenuto online rispetto al meatspace è da considerarsi «più normale» [Spears - Lea, 1992, 58].

Meyrowitz, nel suo studio sui mezzi di comunicazione elettronici, aveva già notato che questi: «creano vincoli e relazioni che gareggiano con quelli forgiati nel corso di interazioni reali in luoghi specifici» [Meyrovitz, 1993, 318].

Altri approcci sono quelli di studiosi attenti al contesto sociale come Mantovani [1995]44 che propone un modello del contesto sociale articolato su tre livelli di complessità interconnessi e interdipendenti. Al livello più alto il contesto sociale è inteso nella sua accezione più generale, al livello intermedio vengono prese in considerazione le situazioni della vita quotidiana e al livello più basso l’interazione locale con l’ambiente tramite gli artefatti. Il contesto generale fornisce chiavi di interpretazione per le situazioni ai livelli inferiori influenzando l’azione fino al livello più basso. Azione e contesto interagiscono fornendosi reciproci feedback. Anche questo approccio, fortemente etnografico, è distante dal determinismo tecnologico di altre teorie.

4.3 Le comunità online

Nella misura in cui la comunicazione, anche quella al computer, è un processo strutturalmente associato alle dinamiche di comunità, reti che facilitano la comunicazione risultano funzionali alla formazione, al mantenimento e al funzionamento delle comunità. Ciò non vuol dire, però, che ciò avvenga automaticamente come sembra in alcune formulazioni tecnologicamente deterministe. Il concetto di comunità è stato ripreso e utilizzato in relazione alle forme di interazione tra individui in Rete. Le comunità virtuali, infatti, posseggono le caratteristiche economiche, politiche, sociali e culturali tipiche delle comunità. Wellman [2001] ha dato una definizione estensiva delle comunità come

44 Si parla, ad esempio, di “teoria dell’azione situata”. 41 «reti di legami interpersonali che forniscono appoggio, informazioni, senso di appartenenza e identità sociale».

Boorstin sostiene che le tecnologie della comunicazione avrebbero l’effetto di creare legami e unire nazioni diverse, riducendo le differenze fra le esperienze delle popolazioni e dando vita a «un nuovo tipo di comunità, che egli definisce “Repubblica della Tecnologia”» [Boorstin, 1978, 6].

Meyrowitz sostiene che la comunità sia stata influenzata dai media elettronici, responsabili di un mutamento delle relazioni tra l’ubicazione delle singole persone e l’accesso all’informazione. «Molte categorie di persone quali donne, abitanti dei ghetti, prigionieri, bambini erano in precedenza “naturalmente” escluse da gran parte delle informazioni sociali essendo isolate in luoghi particolari. L’identità e la coesione di molti gruppi e associazioni era favorita dal fatto che i loro membri erano “isolati insieme” nello stesso luogo o in luoghi simili» [Meyrovitz, 1993, 143-144].

Con l’avvento delle comunità virtuali malgrado la presenza fisica in tali luoghi le persone che vi risiedono hanno maggiori possibilità di condividere esperienze e di interagire con gli altri soggetti. La collocazione fisica (e, in altri casi la prossimità territoriale) non rappresenterebbe più un limite per l’interazione con gli altri e la condivisione di esperienze. Non tutte le visioni sulle “nuove comunità” sono così ottimistiche. Luke parla di una «nuova classe», élite dell’informazione, composta da professionisti ed esperti con conoscenze tecniche specializzate, una comunità tribale impegnata nello sviluppo tecnologico basato sulla conoscenza [Fernback - Thompson, 1995]. Le comunità oggi «non sono più di un’aggregazione di individui atomizzati organizzati in unità geografico-legali discrete. La comunità diventa così debole perché il luogo di lavoro e la residenza, la produzione e il consumo, l’identità e gli interessi, l’amministrazione e l’allocazione sono così divisi nel progetto della Nuova Classe di una società industriale avanzata basata principalmente sulla mobilità geografica e sociale» [Luke, 1993, 209-210].

La divisione di interessi, la perdita di una comune coscienza storica, l’indebolimento dei valori condivisi renderebbero necessari approcci alternativi rispetto al passato per comprendere e analizzare la comunità. Bagnasco [1999, 39] parla in generale di nuove comunità basate sui modi di vita come caratteristiche nel mondo di oggi.

42 Negli ultimi anni si è fatto strada il concetto di “comunità virtuale”. In realtà l’uso della parola virtuale nella coppia concettuale virtuale-reale appare inappropriato, così come la contrapposizione cyberspace-meatspace, a maggior ragione negli ultimi anni in cui gli strumenti che operano su reti (Internet, telefonia mobile) risultano sempre più compenetrati nella vita quotidiana e vi “scompaiono” dentro45. “Virtuale” può essere inteso come un minus rispetto a “reale”, qualcosa di «simulacrale» [Gasparini in Di Fraia (a cura di), 2004, 24], luogo di relazioni ambigue e falsificanti tenute da soggetti che non hanno relazionalità nel mondo esterno, ma autori come Lévy [1995] e Maldonado [1992] sono concordi nel sostenere che il “virtuale” sia «una categoria presente da sempre nella tradizione filosofica occidentale e legata al “reale” da una relazione complessa e non di semplice subordinazione» [Paccagnella, 2000, 135].

La tecnica fa parte della sfera sociale e naturale e la specie umana è una specie tecnologica fin dall’origine. Basandosi su questi presupposti «[…] le tecnologie informazionale, di sintesi e i mondi artificiali da esse prodotti rivoluzionano l’ambito relativo al trattamento delle informazioni e della comunicazione, nonché quello relazionale, conoscitivo e percettivo legati alla formazione di processi immaginari e simbolici che compongono la socialità» [Mazzoli, 2001, 15].

. Ciò avviene anche in contesti cittadini: «[…] lo schermo del computer, Internet, il cellulare, l’agenda elettronica e un insieme di molti altri strumenti forniscono mezzi per strutturare la vita della città in nuovi modi, combinando spazi eterogenei, fornendo nuovi reti di supporto […]» [Amin - Thrift, 2005, 146-147].

Komito [Komito, 1998, 97-106] e Watson [in Jones, (a cura di) 1997] hanno rifiutato il concetto di comunità virtuale perché ritengono che le comunità online non siano diverse significativamente da quelle reali. Le “comunità virtuali” fanno parte della realtà, non sono un ambiente “altro” e rispondono alle logiche di essa. Paccagnella sostiene che tutte le comunità sarebbero in un certo senso virtuali, poiché “immaginate”. «Ciò che le distingue non è la falsità o la genuinità, ma il modo in cui vengono rappresentate cognitivamente dai loro membri» [Paccagnella, 2000, 135].

De Baggis ha parlato di “tribù” e ha fatto notare che «una differenza sostanziale tra le comunità fisiche e quelle online è che il magnete che tiene insieme le persone non è tanto la “somiglianza” sociodemografica, quanto

45 La Rete «percepita tuttora come una sovrastruttura applicata a meccanismi consolidati di trasferimento delle informazioni […] in prospettiva è destinata a scomparire, fino a diventare onnipresente e scontata come già l’elettricità o l’acqua corrente» [Maistrello, 2007, 4]. 43 la comunione di interessi. È per questo che preferiamo chiamarle tribù: i nostri amici offline sono persone che abbiamo conosciuto a scuola o al lavoro, figli di amici dei nostri genitori, persone vestite come noi, che fanno lavori simili ai nostri e hanno uno status sociale assimilabile. In rete tutto questo spesso salta per aria: i nostri amici online sono persone apparentemente molto diverse da noi, che però amano passare il tempo in modo molto simile. Una tribù raccoglie trasversalmente persone con interessi simili: persone che hanno qualcosa da dirsi a prescindere dall’età, dalla residenza geografica, dallo status sociale e dalle esperienze di vita» [De Baggis, 2001, XXV-XXVI].

Non è la sola, lo diceva anche McLuhan [1962]: venendo meno o cambiando molte delle istituzioni un tempo aggreganti si passa una gran parte della giornata davanti allo schermo di un televisore o a un computer e per la nostra natura sociale, ci stiamo riorganizzando in tribù. Il computer gioca un ruolo centrale in questo processo [Turkle, 1995, 178]. Molti dibattiti hanno spesso riguardato l’assenza della co-territorialità per le comunità online, eppure la necessità di approcci alternativi e le dinamiche interne hanno mostrato come il termine non venga utilizzato impropriamente. Rheingold ha definito le comunità virtuali «aggregazioni sociali che emergono dalla Rete quando un certo numero di persone porta avanti delle discussioni pubbliche sufficientemente a lungo, con un certo livello di emozioni umane, tanto da formare dei reticoli di relazioni sociali personali nel ciberspazio» [Rheingold, 1993, 5].

La dimensione spaziale, assente nella definizione delle comunità virtuali, resiste idealmente in una concezione che utilizza la «metafora del ciberspazio in quanto luogo» [Oldenburg, 1991]. Oldenburg definisce «terzi luoghi» [Oldenburg, 1991] questi spazi comuni che hanno un ruolo fondamentale, accanto a quelli in cui si vive e si lavora, nella vita dei singoli. Nei «terzi luoghi» ci si trova per stare in compagnia, le comunità nascono e mantengono la loro continuità. Il ciberspazio può essere in questo senso inteso come uno dei luoghi sociali informali dove la gente ha la possibilità di ricreare quegli aspetti del vivere comunitario ritenuti ormai perduti o rari nella società postmoderna. L’accento cade inevitabilmente sulla dimensione comunicativa e sulla condivisione delle conoscenze che caratterizza le comunità online e permette le relazioni interpersonali tra i membri. «L’importanza della condivisione delle conoscenze di un grande, eterogeneo gruppo di persone motivate ad aiutarsi reciprocamente, e le cui differenze di luogo e di tempo vengono annullate dalla telematica, può essere considerevole» [Rheingold, 2004, 66].

44 Nelle comunità virtuali si possono incontrare «persone che per lingua e abitudini sono molto diverse da quelle abitualmente frequentate nel mondo reale» [Rheingold, 1994, 11].

Tale aspetto, oltre a ricordarci da vicino la definizione di Wirth della città («insediamento relativamente vasto, denso e duraturo di persone socialmente eterogenee») pare molto importante in relazione al capitale sociale che può formarsi in Internet e lo rende addirittura peculiare. «Nella comunità tradizionale, cerchiamo nell’ambito di vicini e colleghi, di conoscenti e conoscenti di conoscenti, per trovare persone con valori e interessi affini. Ci scambiamo poi informazioni, esponiamo e discutiamo interessi e, a volte, diventiamo amici. In una comunità virtuale possiamo andare direttamente al luogo in cui vengono discussi i nostri argomenti preferiti, poi conosciamo persone che hanno in comune le nostre passioni o che usano le parole in un modo che troviamo interessante» [Rheingold, 1994, 32].

Rheingold si basava sulla propria esperienza diretta di membro di The Well (The Whole Earth ‘Lectronic Link)46. Il ciberspazio è inteso come «spazio concettuale in cui le parole, le relazioni umane, i dati, la ricchezza e il potere vengono espressi servendosi della telematica» [Rheingold, 1994, 333].

E ancora è come «una coltura batterica, la Rete come il terreno di coltura e le diverse comunità virtuali come le colonie di microorganismi che si moltiplicano nella coltura. Ognuna di queste piccole colonie-comunità è un esperimento sociale in corso, anche se nessuno scienziato l’ha predisposto» [Rheingold, 1994, 6].

Da tali presupposti Rheingold arriva a parlare di un’espansione delle comunità virtuali e delle dinamiche interne a un’unica grande comunità virtuale globale che renderebbe gli individui uguali tra loro (almeno nelle chance di partecipare e di influire sulle decisioni) con chiare connotazioni politiche, fin troppo ottimistiche, del discorso. La definizione di comunità virtuale formulata da Rheingold è stata contestata da Jones [(a cura di), 1997] e Wilbur [1997] i quali la considerano generica e imprecisa. Jones accusa Rheingold anche di determinismo tecnologico e di eccessivo ottimismo nel credere che la mediazione computerizzata della comunicazione porti necessariamente alla formazione di comunità, seppure virtuali. Watson gli ha dato, invece del «culturalista» poiché descrive la comunità «non più come prodotto di uno spazio fisico comune, bensì come risultato di un insieme di relazioni sociali e di interessi comuni» [Watson, 1997, 59].

46 http://www.well.com/ 45 Anche Putnam scrive qualcosa di simile: «le reti sociali fondate sulla comunicazione mediante computer possono essere organizzate sulla base di interessi condivisi piuttosto che di spazi comuni47» [Putnam, 2004, 214].

Prima del Novecento «la maggior parte della cultura era locale; in futuro si baserà sull’affinità e sarà massicciamente parallela» [Anderson, 2007, 192].

Quali caratteristiche avrebbero le comunità virtuali? Secondo Cliff Figallo, animatore di The Well, gli elementi fondamentali presenti in una comunità virtuale sono [Carlini, 1999, 6]: § l’autopercezione da parte dei membri di un’appartenenza comune; § la costruzione di una rete di relazioni tra i membri; § un continuo scambio di cose cui viene attribuito un valore comune; § la condivisione di storie e relazioni durature.

Fernback e Thompson hanno definito le comunità virtuali come costituite da «relazioni sociali che si creano nel ciberspazio attraverso contatti ripetuti all’interno di uno specificato confine o luogo simbolicamente delineato da argomenti di interesse» [Fernback - Thompson, 1995].

Anna Carola Freschi le ha definite, invece, come «gruppi di individui (o anche reti di gruppi) che condividono degli spazi di comunicazione sulla rete virtuale interagendo con una certa regolarità; si auto- selezionano, salvo esplicite policies stabilite dal gruppo, principalmente in base a comuni tematiche di interesse o riferimenti culturali o spaziali; utilizzano diverse modalità di interazione in rete, dallo scambio di e-mail personali o per sottogruppi, a liste di discussione e newsgroup, a canali sincroni (IRC, chat), a spazi pubblici su Web; possono utilizzare uno o più pseudonimi, tanto quanto la propria identità anagrafica» [Freschi, 2002, 74].

Freschi riprende Bauman e sostiene che all’interno delle comunità virtuali nascano delle vere e proprie relazioni sociali molto lontane dall’idea di relazioni senza conseguenze, transitorie e superficiali tipiche delle “comunità-gruccia” descritte da Bauman [2001, 69]. Le comunità virtuali, dove si instaurano legami forti, sarebbero simili alle comunità etiche di Bauman, le quali «prevedono implicitamente una responsabilità reciproca e impegni a lungo termine tra i membri» [Freschi, 2002, 71].

47 Cfr. anche Dertouzos, 1997. 46 Vicari ha individuato tre funzioni nelle comunità virtuali [Vicari in Belloni Rampazi (a cura di), 1996, 71-87]: § strumentale, come ad esempio nel caso della comunità scientifica o delle teleorganizzazioni in cui le relazioni in rete sono finalizzate all’assolvimento di compiti specifici; § finalizzata alla creazione di relazioni sociali. La sua finalità è soprattutto espressiva ed è rivolta allo svolgimento di giochi di ruolo o di chat line. § finalizzata alla sperimentazione dell’identità. All’interno degli ambienti virtuali è possibile esprimere identità nuove e dissimili da quelle ordinarie e si ha l’opportunità di sperimentare il self e arricchire la propria identità personale.

Kollock [1998], Kozinets [in Alba - Hutchinson (a cura di), 1998] e McLaughlin [in Jones (a cura di), 1997] indicano alcune dimensioni tipiche delle comunità virtuali: «personae48 coerenti e stabili (di solito con nomi o pseudonimi che non cambiano frequentemente), relazioni interpersonali condotte attraverso diversi livelli (conferenze pubbliche, e-mail private, contatti telefonici, postali o fisici), condivisione di un linguaggio, sviluppo di un sistema di norme e ruoli, esecuzione di rituali più o meno complessi che delimitano i confini della comunità» [Paccagnella, 2000, 128].

Strangelove ha definito Internet «comunità di comunicatori cronici» [Strangelove, 1994, 11].

Le comunità su Internet sono nuove e migliori? È la domanda che si pone Putnam che indica quattro sfide con cui dovrà misurarsi la speranza che lo siano [Putnam, 2004, 216-223]: 1. il digital divide o divario digitale, cioè la disuguaglianza nell’accesso alle nuove tecnologie che si manifesta tra soggetti diversi per posizione, età, sesso, infrastrutture, capacità economiche ecc.; 2. le carenze («povertà di elementi sociali»)/diversità della comunicazione mediata dal computer rispetto alla comunicazione face to face; 3. la «balcanizzazione cibernetica», cioè la specializzazione (e frammentazione) che il mezzo consente;

48 Paccagnella [2000, 89] intende per persona l’insieme di pratiche di presentazione in Rete di un sé specifico. 47 4. il rischio che Internet, piuttosto che un mezzo di comunicazione sociale attiva, evolva divenendo passivo e privato.

In definitiva: «Internet non compenserà automaticamente il declino delle forme più convenzionali di capitale sociale ma […] ne ha le possibilità» [Putnam, 2004, 216- 222]

e il futuro di Internet non «sarà determinato da un “imperativo tecnologico” indifferente ed esterno. La questione più rilevante non è che cosa Internet farà di noi, ma che cosa faremo noi di esso» [Putnam, 2004, 222-223].

Pierre Lévy ha evidenziato le implicazioni della collaborazione tra umani in reti come Internet e ha parlato di ”intelligenza collettiva”. Il concetto riguarda una forma di intelligenza che supera la cognizione individuale e il pensiero di gruppo, permettendo a più soggetti di cooperare ottenendo prestazioni intellettuali più che cumulative: «l’intelligenza collettiva è un’intelligenza distribuita ovunque, valorizzata in maniera continua, coordinata e mobilitata in tempo reale; è caratterizzata da democrazia in tempo reale, inventiva estetica ed economia di qualità umane; è multimediale e multisensuale, legata al corpo e alla terra; tratta di rimaterializzazione e non di materializzazione. In primo luogo bisogna riconoscere che l’intelligenza è distribuita ovunque c’è umanità, e che questa intelligenza, distribuita dappertutto, può essere valorizzata al massimo mediante le nuove tecniche, soprattutto mettendola in sinergia. Oggi, se due persone distanti sanno due cose complementari, per il tramite delle nuove tecnologie, possono davvero entrare in comunicazione l’una con l’altra, scambiare il loro sapere, cooperare. Detto in modo assai generale, per grandi linee, è questa in fondo l’intelligenza collettiva»

Il concetto ha molto a che fare con la comunità di cui ci siamo finora occupati: «[…] l’etica dell’intelligenza collettiva consiste appunto nel riconoscere alle persone l’insieme delle loro qualità umane, e fare in modo che esse possano condividerle con altri per farne beneficiare la comunità. Quindi mette l’individuo al servizio della comunità – ma per fare questo bisogna permettere all’individuo di esprimersi completamente –, e al tempo stesso la comunità al servizio dell’individuo, poiché ogni individuo può fare appello alle risorse intellettuali e all’insieme delle qualità umane della comunità» [Lévy, 2002, 11].

La blogosfera è uno dei contesti per la formazione, il funzionamento e la produzione di risultati dell’intelligenza di molti umani: «Il problema dell’intelligenza collettiva consiste nello scoprire o nell’inventare un al di là della scrittura, qualcosa che si collochi oltre il linguaggio in modo che il trattamento dell’informazione sia distribuito ovunque e ovunque coordinato e non sia più prerogativa di organi sociali separati, ma si integri in maniera naturale nella totalità delle attività umane, in modo da tornare nelle mani di ognuno. Chiaramente, questa nuova dimensione della comunicazione dovrebbe permetterci di condividere le nostre conoscenze e di segnalarcele reciprocamente, cosa che

48 rappresenta il presupposto basilare dell’intelligenza collettiva» [Lévy, 2002, 20- 21].

Già qualche anno dopo Lévy aggiunge come suggestioni alcuni degli elementi che già iniziamo a ritrovare nel web dei nostri anni: «Molti di noi già partecipano allo scambio di idee, informazioni e servizi che avviene on-line. Noi prendiamo parte ad un dialogo che avviene in comunità virtuali ospitate da una rete mobile e continuamente riconfigurata. Presto ognuno di noi avrà il proprio sito web. In una manciata di anni ci avvalleremo di avatar o angeli digitali, capaci di discutere autonomamente fra loro, per inserire la nostra memoria, i nostri progetti e sogni nel cyberspazio. Ogni individuo, ogni gruppo ogni forma vivente o oggetto diverrà il proprio medium, emettendo dati e interpretandoli in una forma di comunicazione la cui trasparenza e ricchezza sarà stimolata tramite il confronto» [Lévy, 2001].

De Kerchkove49, rimanendo nell’alveo del concetto, ha individuato quella che ritiene una forma di organizzazione interna e che chiama “intelligenza connettiva”. Questa si basa sulla connessione da persona a persona all'interno di una rete molto specifica.

49 In http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/d/dekerc05.htm. 49 CAPITOLO SECONDO

LA BLOGOSFERA E I BLOG

1. Definizioni di blog

Blog è la forma contratta del portmanteau weblog, proviene dalle due parole web e log50 e letteralmente significa registro cronologico di ciò che avviene, riportato sul web. Un blog è un sito web che, riprendendo alcuni aspetti del diario cartaceo e beneficiando della multimedialità, contiene testi, foto, video e collegamenti organizzati in ordine cronologico inverso (dal più recente al meno recente) e aggiornati di frequente. Non tutti gli elementi elencati devono essere necessariamente presenti. Altre caratteristiche largamente diffuse (e per molti versi identificative) sono la presenza di un collegamento permanente (permalink) al singolo “articolo” (post), la presenza dei feed RSS (un popolare formato di interscambio che rende possibile l’accesso ai contenuti del blog anche non accedendo al sito vero e proprio) e la presenza di un archivio. La definizione di che cosa sia un blog è difficoltosa poiché studiosi diversi pongono l’accento su aspetti del fenomeno differenti giungendo a conclusioni diverse. Probabilmente, parafrasando Dave Winer, si continuerà a discutere su che cosa sia un blog finché esisteranno i blog [Winer, 2007]. Quando parliamo di blog assumiamo prospettive diverse da cui discendono definizioni diverse. ■ Tecnica Il blog è un content management system51/piattaforma e il suo output. Un content management system (CMS) è un software che sovrintende alla creazione, all’organizzazione, all’impaginazione, all’indicizzazione e alla veicolazione di contenuti. La diffusione dei content management system ha permesso all’utente di bypassare la scrittura del codice necessario al funzionamento di un sito web, agevolando la pubblicazione dei contenuti52.

50 Un log è un registro degli eventi che si verificano su un server o in un software. Viene generalmente utilizzato per monitorare l’attività degli stessi. Letteralmente significa traccia. 51 Tra le caratteristiche tipiche di un CMS vi sono l’importazione e la creazione di documenti e materiale multimediale, l’identificazione di utenti e dei loro permessi, la scelta delle caratteristiche della presentazione dei contenuti, la pubblicazione di contenuti ecc. 52 Tra i CMS per blog si può distinguere tra piattaforme su siti che permettono di aprire e gestire un blog e CMS stand-alone che si possono installare su server di proprietà. Della prima categoria (a volte con alcuni servizi a pagamento) fanno parte Blogger (http://www.blogger.com/), Blogdrops 50

■ Editoriale Il blog è un format per le informazioni. Consiste in una sequenza di brevi articoli in ordine cronologico inverso. Il format presenta una peculiarità, cioè il fatto che le informazioni sono raggruppate per persona [Granieri, 2005, 30], per autore. ■ “Diaristica” Si tratta di una prospettiva insidiosa. Spesso i giornalisti si riferiscono ai blog come “diari”, sottintendendo un legame con i diari tenuti dagli adolescenti. Blogger53, una delle piattaforme più diffuse, nella prima pagina del tour guidato riservato a chi si iscrive definisce il blog «diario personale54». È vero che la maggioranza dei blog contengono testi che fanno riferimento alla vita privata di chi lo gestisce, eppure vi sono delle differenze. I diari cartacei sono ordinati in ordine cronologico, i blog in ordine cronologico inverso; inoltre i diari cartacei sono prevalentemente privati, i blog prevalentemente pubblici. La definizione del blog come diario appare più appropriata se il diario è inteso nel senso intellettuale [Granieri, 2005, 28], annotazione dies per dies di ciò che transita per l’intelletto dell’autore. ■ Psicologica Il blog è una tecno-psicologia [De Kerckhove in Granieri, 2005, VII]. De Kerckhove intende per tecno-psicologia una «tecnologia che emula, estende o amplifica le funzioni senso motorie, psicologiche e cognitive della mente» [De Kerckhove, 1995, 22]. Questa visione è simile a quella di studiosi della comunicazione mediata dal computer come Spears e Lea. Queste caratteristiche contribuiscono alla natura "iperpersonale" della CMC, cui si adatta la descrizione del comportamento in Rete fornita da Spears e Lea

(http://www.blogdrops.com/, già Bloggers.it), Excite Blog (http://blog.excite.it/), Il Cannocchiale (http://www.ilcannocchiale.it/), Io Bloggo (http://www.iobloggo.com/), Libero Blog (http://digiland.libero.it/blog/), myBlog.it (http://www.myblog.it/), Splinder (http://www.splinder.com/), Tiscali Blog (http://blog.tiscali.it/), Windows Live Spaces (http://spaces.live.com/) ecc. Della seconda categoria fanno parte dBlog (http://www.dblog.it/) e Drupal (http://drupal.org/). Alcuni CMS/piattaforme sono disponibili in entrambe le modalità, come MovableType (http:www.movabletype.com/ e http://www.movabletype.org), TypePad (http://www.typepad.com/) e WordPress (http://www.wordpress.com/ e http://www.wordpress.org). 53 http://www.blogger.com/ 54 http://www.blogger.com/tour_start.g 51 (1992): esso sarebbe «like ordinary behaviour, only more so» [Spears - Lea, 1992, 58]. ■ Reticolare Il blog è parte di un conversational network [Granieri, 2005, 45], un nodo in un sistema di contenuti [Granieri, 2005, 36], «un’applicazione del network sociale che rappresenta l’elemento singolo del sistema sociale: l’individuo55». Halavais, mediando tra contenuti e aspetti tecnici, ha affermato che «l’unico elemento apparentemente vitale nel weblogging è un forum pubblico (il World Wide Web) in cui i blogger sono capaci di associarsi e auto- assemblarsi in gruppi. L’attrazione per il weblogging ha meno a che fare con il software coinvolto e ha più a che fare con i tipi di gruppi sociali che emergono dalle interazioni tra i weblog e i loro autori» [Halavais in Weiss et al., 2006, 52]. ■ “Umana” L’essenza del blog sarebbe la “voce” del suo autore, il blog sarebbe «the unedited voice of a person56», non la sua forma né il suo contenuto.

Scoble57, blogger notissimo negli Stati Uniti per aver iniziato a scrivere quando lavorava per Microsoft (contribuendo al miglioramento della reputazione dell’azienda e alla diffusione di forme di corporate blogging), inverte il problema citando Dwight Silverman (e cinque punti che renderebbero un blog migliore di un sito web qualunque): 1. semplicità di pubblicazione; 2. rinvenibilità; 3. conversazionalità; 4. linkabilità; 5. disponibilità di feed; e termina scrivendo «se non hai queste cinque cose non puoi chiamare la tua roba blog».

55 Peter Kaminski in http://peterkaminski.com/archives/000219.html. 56 Dave Winer in http://www.scripting.com/2007/01/01.html#theUneditedVoiceOfAPerson 57 In http://scobleizer.com/2006/05/17/a-blog-is-not-a-blog-unless/. 52 2. Blog e tassonomie

Nella permanenza di una difficoltà di definizione di quella che sarà la nostra unità d’analisi cercheremo di ipotizzare alcune tassonomie per i blog esistenti. Le tassonomie si basano sui contenuti e ciò non sempre è corretto nel nostro contesto, dato che si ha a che fare con un oggetto in cui le informazioni sono spesso raggruppate per persona (autore del blog) piuttosto che per contenuti. Tuttavia è possibile rinvenire alcuni criteri e tentativi di classificazione. Classificazione dei blog secondo i contenuti: ■ linklog, contenenti prevalentemente o esclusivamente link ad altre risorse presenti online su altri siti; ■ sketchblog, contenenti prevalentemente o esclusivamente disegni; ■ photoblog o fotoblog, contenenti prevalentemente o esclusivamente fotografie58; ■ videoblog o vlog, contenenti prevalentemente o esclusivamente video; ■ microblog59, contenenti brevi post, aggiornabili e fruibili con strumenti diversi (ad esempio i telefoni cellulari), ■ tumblelog, contenenti brevi post e un mix di contenuti multimediali, utilizzati prevalentemente come equivalenti dei block note, ma online60.

Classificazione dei blog secondo i media utilizzati per la pubblicazione: ■ moblog (da mobile + blog), aggiornati prevalentemente o esclusivamente attraverso il telefono cellulare o altri dispositivi mobili, come i palmari.

Classificazione dei blog secondo il tema: ■ k-log (da knowledge + blog), contenenti informazioni, practice e, in genere, conoscenza relativa a un’impresa e destinati prevalentemente a un’audience interna, spesso disponibili su una intranet;

58 Cfr. anche http://wiki.photoblogs.org/wiki/What_is_a_Photoblog. Piattaforme tipiche sono Flickr (http://www.flickr.com/), acquistata da Yahoo! e Buzznet (http://www.buzznet.com/). 59 Alcuni esempi di piattaforme sono twitter (http://www.twitter.com/), Jaiku (http://www.jaiku.com/) e Pownce (http://www.pownce.com/). Cfr. Akshay Java - Tim Finin - Xiaodan Song - Belle Tseng, Why We Twitter: Understanding Microblogging Usage and Communities in http://ebiquity.umbc.edu/_file_directory_/papers/369.pdf. 60 Il primo tumblelog, nato nel 2005, dovrebbe essere Anarchia (http://www.anarchaia.org/) di Christian Neukirchen. Il termine tumblelog è stato usato per la prima volta ad aprile del 2005 (http://redhanded.hobix.com/inspect/tumbleloggingAssortedLarvae.html). Cfr. anche Kottke, 2005. Una delle piattaforme più diffuse è Tumblr (http://www.tumblr.com/). 53 ■ corporate o business blog, contenenti informazioni relativa a un’impresa e/o ai suoi prodotti e/o ai suoi servizi e destinati ai media e ai clienti; ■ travelog (da travel + blog), contenenti resoconti di uno o più viaggi; ■ urban blog o blog locali61, contenenti post che riguardano località, città, paesi, quartieri, vie ecc.

Altre classificazioni ■ splog (da spam + blog), contenenti informazioni commerciali invasive, contenuti generati automaticamente o copiati sistematicamente altrove, offerte che violano la legge e/o utilizzati per posizionare siti sui motori di ricerca62; ■ flog (da fake + blog), utilizzati a volte da imprese che fingono di essere comuni utenti, adottano il format ma non le dinamiche, simulando la discussione, l’attenzione e/o il gradimento relativo al proprio brand e/o a prodotti e/o servizi. Tra i casi che hanno suscitato clamore ci sono stati quelli relativi ai flog della catena americana Wal-Mart, di Captain Morgan, di Sony (per PSP) e di McDonald’s63.

61 Negli Stati Uniti sono nati due grossi network di urban blog, quello di Gothamist LLC (http://www.gothamistllc.com/) con i blog di Austin, Chicago, Washington, New York, Los Angeles, Philadelphia, Seattle, Sam Francisco, Boston, Houston, Londra, San Paolo, Shangai e Toronto e Metroblogging (http://www.metroblogs.com/) con i blog di Atlanta, Austin, Boston, Chicago, Dallas, Denver, Detroit, Hawaii, Houston, Los Angeles ,Miami, Minneapolis, Montreal, Nashville, New Orleans, , Orange County, Orlando, Philadelphia, Phoenix, Pittsburgh, Portland, Sacramento, San Francisco, San Jose, Seattle, Toronto, Vancouver, Washington D.C., Rio de Janeiro, Bangalore; Bangkok, Chennai, Dubai, Hyderabad, Islamabad, , Kuala Lumpur, , Manila, Mumbai, Singapore, Tokyo, Auckland, Melbourne, Berlino, Birmingham, Dublino, Graz, Istanbul, Londra, Parigi, Vienna e persino Azeroth (il mondo principale del videogame multiplayer World of Warcraft). In Italia esiste qualche esperimento per Roma (http://www.02blog.it/) e Milano (http://www.02blog.it/) all’interno del network Blogo, l’esperimento Blogcity (http://www.blogcity.it/), che sembra in fase di involuzione, con i blog di Ancona, Ascoli Piceno, Macerata e Pesaro Urbino e il recente Blogolandia (http://www.blogolandia.it/) con i blog di Adria, Agrigento, Anagni, Aosta, Ascoli Piceno, Bologna, Boscoreale, Castelfranco Veneto, Ferrara, Ivrea, Mazzano Romano, Milano, Molfetta, Napoli, Padova, Palermo, Roma, Rovigo e San Benedetto del Tronto. Ci sono anche esempi indipendenti, tenuti da singoli o da più autori, come Rosalio a Palermo (http://www.rosalio.it/), Piazzablog nel terzo municipio di Roma, SanpaBlog nel quartiere di San Paolo a Torino (http://www.sanpablog.it/), Condominio di via del Pesciolino da un condominio a Firenze (http://pesciolino.wordpress.com/) ecc. Una lista di urban blog italiani è presente in http://www.axellweb.com/?page_id=18. 62 Sugli splog cfr. Kolari et al., 2006. 63 L’agenzia Edelman ha creato nel 2006 per Wal-Mart i blog Wal-Marting across America (http://www.walmartingacrossamerica.com/), Working Families for Wal-Mart (http://www.forwalmart.com/) ed Exposing Wal-Mart's Paid Critics (http://www.paidcritics.com/), contenenti post non firmati e che si ponevano come non collegati alla catena; gli utenti sono riusciti a smascherarli costringendo Richard Edelmann a porgere le scuse pubblicamente. Captain Morgan aveva creato un flog per il suo rum. Per Natale 2006 l’agenzia Zipatoni aveva creato un videoblog per la PlayStation Portable di Sony (http://www.alliwantforxmasisapsp.com/blog/) spacciando come editore tale Charlie, hip-hopper e artista; Sony ha ammesso il falso. McDonald’s aveva lanciato nel 1995 un falso blog (http://lincolnfry.yahoo.com/) durante il Super Bowl con la finta storia di una coppia che trova una 54 In passato si erano cimentati con la definizione di una tassonomia dei blog diversi studiosi. Rebecca Blood, che gestisce un blog molto noto64, ha proposto una distinzione tra filtri, journal e notebook [Blood, 2003, 8-11] ripresa in Italia acriticamente da Roversi [2004, 223-226]. I filtri conterrebbero prevalentemente link a siti che si sono incontrati nella navigazione e commenti dell’autore; i journal sarebbero simili a “diari” ma pubblici, con post legati alla vita privata dell’autore; i notebook consisterebbero di saggi e commenti più estesi, sia privati che non. Herring e altri [in Tremayne (a cura di), 2006] hanno posto su un continuum ideale della comunicazione mediata dal computer quattro tipi di blog: journal, blog tematici, filtri e blog misti. A un estremo di trovano le pagine web statiche in cui la comunicazione procede da uno a molti, all’altro varie forme di comunicazione mediata dal computer asincrona, come le e-mail e l’instant messaging, con contenuti aggiornati regolarmente e un flusso comunicativo bidirezionale. I quattro tipi derivano dalla posizione in cui si trovano nel continuum. Krishnamurthy [2002] utilizza un quadrante multidimensionale in cui colloca diversi tipi di blog. L’asse delle ascisse va da un estremo relativo all’individuo a un estremo legato alla comunità, l’asse delle ordinate va da un estremo tematico a un estremo personale.

patatina fritta con un profilo simile a quello del presidente Abramo Lincoln, la “Lincolnfry”; smascherato anche questo, che aveva anche commenti finti. 64 http://www.rebeccablood.net/ 55 personale

Diari online Gruppi di supporto

individuo comunità

Commentari Contenuto di gruppo

tematico

Figura 1 - Dimensioni dei blog secondo Krishnamurthy

I blog possono essere disposti su questi assi e sono: § diari online (personali, scritti da un individuo); § gruppi di supporto (personali con più soggetti che contribuiscono); § commentari (tematici, scritti da un individuo); § con contenuti di gruppi (tematici e redatti da una comunità).

Una classificazione recente avanzata da Schaap divide i blog in linklog e lifelog: «[…] ci sono "linklog" e "linkdump" riempiti da coloro i quali si autodefiniscono "linklogger" o "linkdumper." Dall’altra parte, ci sono "lifelog" che sono scritti da "lifelogger." I linkdumper sono noti per postare principalmente link ad altri siti web, generalmente accompagnati da un titolo e un breve commento dell’autore, mentre i “lifelogger" postano principalmente della loro vita personale e le esperienze di tutti i giorni» [Schaap, 2005]65.

Molto suggestiva è la distinzione proposta da Giorgio Nova66, che distingue tra «cacciatori» («quelli che esplorano la rete - la selva delle informazioni - e portano a

65 Schaap si riferisce alla blogosfera olandese, ma si può generalizzare. 66 http://falsoidillio.splinder.com/post/32422/ 56 casa le loro prede informative»), «tessitori» («più portati ad aggregare informazioni diverse, a costruire trame, a fare tessuto, chi tra le informazioni, chi tra i blog»), «sciamani» (che «hanno poteri superiori e di guarigione: in sintesi sono coloro che sono in grado di costruire trame e tessuti sulla base di limitatissimi dati di partenza») e «accampamenti» («sono i luoghi da cui partiamo», cioè blog sui blog).

Un’altra tassonomia è possibile per i post67: ■ istruttivi contengono istruzioni su come fare qualcosa, spesso scritti da esperti; ■ informativi sono molto diffusi e forniscono informazioni su un tema; spesso si rivolgono a nicchie e hanno effetti di fidelizzazione; ■ recensioni rivolte a chi cerca informazioni su Internet finalizzate all’acquisto o all’utilizzo di un prodotto o di un servizio; ■ liste relative ad argomenti disparati; ■ interviste; ■ case study; ■ profili (simili ai case study ma relative a persone in particolare); ■ raccolte di link forma tipica dei primi blog e sempre in voga, le raccolte sono spesso corredate dai commenti e dai suggerimenti di chi le compila; ■ post di “risoluzione di problemi” relativi a un prodotto e/o a un servizio; ■ confronti tra due opinioni/prodotti/servizi; ■ declamazioni; ■ ispiratori post che hanno il fine di ispirare o motivare, storie di successo, visioni del futuro ecc.; ■ ricerche resoconti, risultati di ricognizioni online e/o offline ecc.;

67 Cfr. http://www.problogger.net/archives/2005/11/29/20-types-of-blog-posts-battling-bloggers-block/ 57 ■ post di collazione combinano ricerche e raccolte di link, brevi citazioni ecc. su un tema; ■ previsioni e recensioni ad esempio a inizio o a fine anno; ■ post critici; ■ dibattiti; ■ post ipotetici rispondono alla domanda “che cosa sarebbe accaduto se…?” analizzando le possibili implicazioni di un avvenimento; ■ satirici o parodie; ■ meme68 e progetti con fini di diffusione di un’idea o di un progetto.

3. Struttura del blog

Anche per ciò che riguarda la struttura tipica del blog non esiste unanimità tra gli studiosi. Il minimo comun denominatore di un blog sarebbe la presenza di post in ordine cronologico inverso. In linea di massima i post presentano elementi non imprescindibili e mutevoli. Gli elementi generalmente presenti sono: ■ il titolo il singolo post viene identificato da un titolo, spesso ad effetto e spesso congegnato in modo da permettere una indicizzazione ottimale sui motori di ricerca; il nesso dipende dal fatto che diversi CMS utilizzano il titolo per creare l’indirizzo permanente del post69; ■ il contenuto il post contiene in genere prevalentemente o esclusivamente testo ma può contenere prevalentemente o esclusivamente foto, audio, video ecc.; il testo

68 Il termine meme è stato coniato da Richard Dawkins nel libro Il gene egoista. Con assonanze con la parola gene e con la parola greca μίμημα (imitazione, copia), indica qualcosa trasmissibile ad altri come unità. Alcuni esempio sono tecnologie, canzoni, barzellette, poesie, filastrocche, ideologie, “tormentoni” e, nel nostro caso, struttura di un post. Sull’argomento cfr. http://www.guardian.co.uk/science/2000/aug/10/technology/, http://www.onedegree.ca/2006/07/31/the- meme-epidemic-a-case-study, http://pespmc1.vub.ac.be/Conf/MemePap/Marshall.html, http://pespmc1.vub.ac.be/Papers/Memesis.html, http://www.memevote.com/, http://www.ultimatememedatabase.com/ e Adar et al., 69 L’identificativo del post in questo caso è detto slug. 58 è generalmente breve ma può presentarsi in forme particolarmente contratte o estese, spesso utilizzate come caratteristiche per la classificazione del blog; ■ la data e/o l’ora della pubblicazione; ■ l’autore; ■ il permalink parola derivante da permanent + link, cioè collegamento permanente; permette di rintracciare un post e di riferirsi a esso in qualunque momento e indipendentemente dalla posizione che assume nel blog, cioè anche se e quando finirà per essere archiviato.

Altri elementi del post possono essere: ■ la categoria per facilitare la consultazione del blog, l’archiviazione dei contenuti e la ricerca degli stessi, i post possono essere organizzati tassonomicamente in categorie; ■ i commenti70 è un argomento particolarmente dibattuto [Arrington, 2006] quello della possibilità di chiamare blog un format che non permetta ai lettori di lasciare dei commenti; una soluzione ragionevole sarebbe quella per cui un blog, a prescindere dalla possibilità di commentare (che a volte, comunque, non garantisce un dialogo con il blogger, come avviene ad esempio sul blog di Beppe Grillo71); ■ i tag un tag è una parola chiave, un’etichetta che identifica il contenuto del post; se ne possono utilizzare diversi per facilitare la consultazione del blog,

70 Sui commenti sui blog cfr. Mishne - Glance, 2006. 71 Il blog del comico Beppe Grillo (http://www.beppegrillo.it/) è considerato uno dei più importanti blog italiani e mondiali. Technorati (dato all’8 febbraio 2008; http://www.technorati.com/pop/) gli attribuisce la nona posizione quanto ad authority nel mondo; Wikio (http://www.wikio.it/) la quinta posizione in Europa (dati comunicati da Wikio e non disponibili online) e la prima in Italia (dato relativo a gennaio 2008; http://www.wikio.it/blogs/top/); BlogItalia la prima posizione in Italia (dato al 3 febbraio 2008; http://www.blogitalia.it/classifica_technorati.asp) e BlogBabel la prima posizione in Italia (dato all’8 febbraio 2008; http://it.blogbabel.com/metrics/). Pur avendo avuto il pregio di facilitare presso i media mainstream la conoscenza dello strumento sulle pagine del blog alcune dinamiche tipiche dello strumento appaiono distorte. Grillo non linka quasi mai altri blog, non interagisce quasi mai con i commentatori (queste due caratteristiche forse spiegano perché sia assolutamente marginale nell’analisi di rete della blogosfera italiana che ho condotto, come si noterà nel capitolo dedicatogli) e il numero di commenti, oltre al fatto che spesso gli stessi esulano dal tema del post in cui si trovano, rende pressoché impossibile per i commentatori seguire la discussione. 59 l’archiviazione dei contenuti e la ricerca degli stessi; l’uso dei tag, la cui pratica è detta folksonomy, ha permesso la creazione di servizi che uniscono contenuti provenienti da piattaforme diverse che hanno in comune lo stesso tag; alcuni problemi provengono dall’assenza di standard per i tag (singolare, plurale, case sensitivity ecc.), problemi di disambiguità dei termini, errori di ortografia, utilizzo di schemi di tagging personalizzati per certi utenti ecc.;

Figura 2 - Uso dei tag nei post tracciati da Technorati72

■ i trackback e/o i pingback il trackback73 è un sistema ideato da Six Apart74 che permette di inviare dal proprio blog, un segnale, chiamato ping, a un altro sito web capace di elaborarlo (in genere un altro blog) per notificare che è stato creato un link a quel sito o che è stato pubblicato un commento relativo ad un argomento trattato su quel sito; funzionamento e finalità simili sono quelle del

72 Fonte: http://www.sifry.com/alerts/archives/000493.html 73 Cfr. http://www.sixapart.com/pronet/docs/trackback_spec/ 74 http://www.sixpart.com/ 60 pingback75, ideato da Stuart Langridge e Ian Hickson. Mai diffusosi massicciamente, il trackback sembra ormai quasi in disuso per via della nascita dei meme-tracker76, servizi che permettono di monitorare la discussione anche se questa si svolge su siti diversi; ■ le blog reaction di Technorati un codice JavaScript estrapola dal sito www.technorati.com eventuali link ricevuti dal post e li mostra collegandosi alla pagina che li elenca nel dettaglio; in qualche modo è un servizio che sostituisce i trackback; ■ oggetti che facilitano la segnalazione sui siti di social bookmarking77 in genere uno o più pulsanti che facilitano la pubblicazione del post al fine di aumentarne la diffusione.

Nella struttura dei blog si trovano generalmente anche: ■ la testata grafica e/o testuale, riporta il nome del blog; ■ la tagline cioè una frase che specifica in genere l’oggetto del blog e/o fa da complemento al nome; ■ la sidebar barra laterale, a una o più colonne e con contenuti molto eterogenei.

Altri elementi del blog possono essere: ■ i feed RSS si tratta di documenti che permettono l'interscambio dei contenuti (parziali o completi) di un blog con altri blog, siti e applicazioni, come i feed aggregator o news aggregator; i più diffusi formati di feed, basati su XML78, sono RSS79, RDF80 e Atom; sono indicati da un'icona generalmente

75 Cfr. http://hixie.ch/specs/pingback/pingback 76 Tra i meme-tracker più noti vi sono http://www.technorati.com/, http://www.wikio.com/ e http://it.blogbabel.com/. 77 I servizi di social bookmarking permettono di raccogliere link e/o di segnalare e votare link interessanti. Alcuni tra i più noti sono del.icio.us (http://del.icio.us/, ora di proprietà di Yahoo!) e digg (http://www.digg.com/) e gli italiani OKNOtizie (http://oknotizie.alice.it/) e Segnalo (http://segnalo.alice.it/). 78 Acronimo di eXtensible Markup Language. 79 Acronimo di RDF Site Summary o Really Simple Syndication o Rich Site Summary. 80 Acronimo di Resource Description Framework. 61 color arancio o dalla scritta syndicate; molti blog utilizzando FeedBurner81 per la gestione del proprio feed;

Figura 3 - Icone dei feed RSS

Figura 4 - Esempio di feed

■ gli archivi pagine in cui vengono sistemati i post meno recenti quando escono dalla homepage; generalmente possono essere navigati per data e categoria, ma anche per tag e/o attraverso un calendario cliccabile e/o un motore di ricerca interno che facilitano la navigazione a ritroso e la ricerca dei post; ■ il blogroll82 elenco dei link ad altri siti o blog; il blogroll può essere utile per visualizzare il cluster all’interno del quale si trova il blog, esiste un

81 http://www.feedburner.com/, acquisito da Google a maggio del 2007. 82 Il primo blogroll è stato la lista di link di blog simili al suo che J.J.Garrett inviò nel 1998 a Cameron Barret di Camworld (http://www.camworld.com/) che la incollò sulla colonna laterale. Visitando oggi il blog si trova il titolo “The original blogroll”. 62 microformato (XFN83) che permette di aggiungere informazioni sociali ai link e di specificare il legame che esprime, purtroppo l’adozione non è massiccia; ■ la tag cloud84 è una modalità di visualizzazione dei tag usati nel blog in cui la dimensione dei caratteri dei singoli tag è proporzionale all’utilizzo; i tag più utilizzati hanno una dimensione maggiore e viceversa;

Figura 5 - Tag cloud tratta da www.flickr.com

■ i web widget85 parti di codice preposte alla visualizzazione di output (testo, immagini, grafici, statistiche, numeri ecc.), generalmente non statico, legato al blog e/o al suo autore e/o al suo argomento;

83 Acronimo di XHTML Friends Network; attraverso un attributo “rel” è possibile specificare dettagli relativi ad amicizia (valori acquaintance e friend), fisicità (valore met), rapporto professionale (valori co- worker e colleague), geografia (valori co-resident e neighbor), famiglia (valori child, parent, sibling e spouse) e relazione (valori muse, crush, date e sweetheart); cfr. http://gmpg.org/xfn/ 84 Un sinonimo utilizzato è weighted list. 85 Altre denominazioni sono gadget, badge, module, capsule, snippet, mini e flake. Alcune tecnologie utilizzate per il funzionamento dei widget sono Adobe Flash, Windows Media Player, Microsoft Silverlight e il formato XML. Cfr. http://www.widgets-gadgets.com/2007/08/what-is-web-widget.html, http://www.msnbc.msn.com/id/16329739/site/newsweek/ e http://www.readwriteweb.com/archives/widgets_are_the.php. 63

Figura 6 - Funzionamento dei web widget

■ gli antipixel86 immagini delle dimensioni standard87 che mostrano informazioni e collegano a pagine interne o esterne al blog;

86 Il nome proviene dal blog Antipixel (http://www.antipixel.com/) di Jeremy Hedley che ne pubblicò alcuni il 22 ottobre 2002 (cfr. http://www.antipixel.com/blog/archives/2002/10/22/steal_these_buttons.html). Una ricca galleria è disponibile all’indirizzo http://gtmcknight.com/buttons/. 87 80 × 15 pixel. 64

Figura 7 - Antipixel

4. Cronologia del blog

Il fenomeno del blogging è relativamente recente. Il primo weblog così chiamato comparve probabilmente nel 1997: il 17 dicembre Jorn Barger88 rese nota, in alcuni gruppi di discussione, la sua iniziativa di cominciare a tenere un log pubblico che raccogliesse brevi commenti giornalieri sulle sue navigazioni. In realtà il primato è contestato e alcuni lo attribuiscono a Tim Berners-Lee, padre del world wide web89 con la sua pagina del 1992 “What’s new on the WWW”. In Italia i primi blog cominciarono ad aprire probabilmente nel 2000. Nel 1997 Userland, compagnia di Dave Winer (che apre anche Scripting News90), inizio il rilascio di Frontier, Manila e Radio Userland, primi CMS per i blog91. Nel 1999 Peter Merholz92 propose la versione contratta del termine poi divenuta di uso comune: blog. Dal 1999 in poi nascono dei siti che permettono di realizzare i blog senza specifiche competenze, come Blogger93. A gennaio del 2000 nasce boingboing94, uno dei blog più linkati nel mondo.

88 http://www.robotwisdom.com/ e in particolare http://www.robotwisdom.com/log1997m12.html. 89 Altri “proto-blog” sono la “What's New list of sites” (http://archive.ncsa.uiuc.edu/SDG/Software/Mosaic/Docs/old-whats-new/whats-new-0693.html) di NCSA, “What’s new!” (http://wp.netscape.com/home/whatsnew/) di Netscape e “Justin's Home Page” (http://www.links.net/) di Justin Hall. Anche Dave Winer sembra annoverarsi tra i primi, cfr. http://www.scripting.com/2000/10/14.html. 90 http://www.scriptingnews.com/ 91 La nascita di CMS dedicati sarebbe un tratto distintivo e differenziatore tra blog e web diary [Fujiki - Nanno - Okumura, 2005]. 92 http://www.peterme.com/ Peter aveva proposto anche di pronunciare il termine diversamente: “wee- blog”, cioè “we blog”, noi blogghiamo. 93 Blogger è stato lanciato ad agosto del 1999 da Pyra Labs, società di Evan Williams e Meg Hourihan poi acquisita da Google nel febbraio 2003. Il primo web tool gratuito per i blog era stato Pitas (http://www.pitas.com/, poi http://www.diaryland.com/) di Andrew Smales a luglio del 1999. Altri siti simili erano Open Diary (http://www.opendiary.com/; lanciato formalmente alla fine del 1998) e Live Journal (http://www.livejournal.com/). 65 A febbraio del 2002 Heather Armstrong viene licenziata per aver scritto su Dooce95, il suo blog, di vicende relative ai colleghi di lavoro96. “Dooced” diventa un verbo che significa “licenziato perché bloggava”. Altri casi seguiranno negli anni. Nell’agosto del 2002 Nick Denton lancia Gizmodo97, primo blog del network di nanopublishing Media98. Nello stesso mese Blogads99 lancia il primo network pubblicitario per blog. A novembre del 2002 nasce Splinder, una delle piattaforme italiane più note. A dicembre del 2002 il blog Talking Points Memo100, uno dei blog politici più letti curato da Josh Marshall, giornalista liberale, riprende una notizia101 che era passata in sordina sui media americani relativa a Trent Lott, leader dei Repubblicani al Senato. Lott, in occasione del centesimo compleanno di Strom Thurmond (che nel 1948 si era candidato alle presidenziali con un partito segregazionista), aveva pronunciato un discorso razzista. Andrew Sullivan102 e David Frum di National Review, vicini ai repubblicani, chiedono le dimissioni e lo stesso Bush prende le distanze da Lott che è costretto a dimettersi103. A marzo del 2003 Where is Raed?104 di Salam Pax, un blogger iracheno, diventa famoso in tutto il mondo in occasione della guerra in Iraq. A settembre del 2003 Jason Calacanis fonda con Brian Alvey il network di nanopublishing Weblogs, Inc.105. Nel 2004 “blog” è la parola dell’anno secondo Merriam-Webster. Ad aprile 2004 in Italia nasce BlogItalia106, la directory italiana dei blog. A novembre nasce Blogo107, il primo network di nanopublishing italiano.

94 http://www.boingboing.net/ 95 http://www.dooce.com/ 96 Cfr. http://www.dooce.com/archives/daily/02_26_2002.html e http://www.dooce.com/about.html 97 http://www.gizmodo.com/ 98 Il network, lanciato nel dicembre 2002, comprende attualmente anche i blog Gawker (http://www.gawker.com/), Defamer (http://www.defamer.com/), (http://www.wonkette.com/), Idolatro (http://www.idolator.com/), Jalopnik (http://www.jalopnick.com/), (http://www.fleshbot.com/), (http://www.kotaku.com/), (http://www.deadspin.com/)., Gridskipper (http://www.gridskipper.com/), (http://www.consumerist.com/), Valleymag (http://www.valleymag.com/), (http://www.lifehacker.com/) e (http://www.jezebel.com/). 99 http://www.blogads.com/ 100 http://www.talkingpointsmemo.com/ 101 Cfr. http://talkingpointsmemo.com/archives/000451.php a cui hanno fatto seguito altri post. 102 http://andrewsullivan.theatlantic.com/ 103 Sul caso Lott e, in genere, sul rapporto tra blog e politica cfr. anche Kline - Burstein, 2006, 3-65; e Drezner - Farrell, 2004. 104 http://dear_raed.blogspot.com/ 105 http://www.weblogsinc.com/; ha compreso fino a 91 blog, a luglio 2007 erano 54. 106 http://www.blogitalia.it/; ad agosto 2007 conta più di 22000 blog registrati. 66 A maggio del 2005 Macchianera108, il blog di Gianluca Neri, svela109 gli omissis del dossier americano sulla morte di Nicola Calipari, agente del Sismi ucciso in Iraq nelle fasi del sequestro della giornalista Giuliana Sgrena. Ne deriva un caso internazionale che rischia di incrinare i rapporti diplomatici. A ottobre del 2005 Calacanis vende il network Weblogs, Inc. ad AOL per 25 milioni di dollari. In Italia nasce il network di nanopublishing Blogosfere110. A luglio del 2006 nasce BlogBabel111, servizio di ranking e poi anche meme tracker dedicato alla blogosfera italiana. A ottobre del 2006 Dada, “braccio” Internet di RCS acquista112 per 4,5 milioni di euro Tipic, società titolare del marchio Splinder. A febbraio del 2007 Dada entra113 in Blogo con una quota del 30% (720000 euro, con opzione per l’acquisto del 100%). A giugno Il Sole 24 Ore lancia il suo network di blog (nòva100114) ed entra115 in Blogosfere con una quota del 30% (aumento di capitale di 771000 euro).

107 http://www.blogo.it/; comprende attualmente 38 blog: 02blog (http://www.02blog.it/), 06blog (http://www.06blog.it/), Artsblog (http://www.artsblog.it/), Autoblog (http://www.autoblog.it/), Benessereblog (http://www.benessereblog.it/), Blogbvoip (http://www.blogvoip.it/), Booksblog (http://www.booksblog.it/), Calcioblog (http://www.calcioblog.it/), Cineblog (http://www.cineblog.it/), Clickblog (http://www.clickblog.it/), Deluxeblog (http://www.deluxeblog.it/), Designerblog (http://www.designerblog.it/), Downloadblog (http://www.downloadblog.it/), Ecoblog (http://www.ecoblog.it/), Englishblog (http://www.englishblog.it/), Eurocarblog (http://www.eurocarblog.com/), Fashionblog (http://www.fashionblog.it/), Finanzablog (http://www.finanzablog.it/), Gadgetblog (http://www.gadgetblog.it/), Gamesblog (http://www.gamesblog.it/), Gossipblog (http://www.gossipblog.it/), Gustoblog (http://www.gustoblog.it/), Happyblog (http://www.happyblog.it/), Melablog (http://www.melablog.it/), Mobileblog (http://www.mobileblog.it/), Motoblog (http://www.motoblog.it/), Motorsportblog (http://www.motorsportblog.it/), Ossblog (http://www.ossblog.it/), Outdoorblog (http://www.outdoorblog.it/), Pinkblog (http://www.pinkblog.it/), Pinkblog (http://www.pinkblog.it/), Queerblog (http://www.queerblog.it/), Softblog (http://www.softblog.it/), Soldiblog (http://www.soldiblog.it/), Soundsblog (http://www.soundsblog.it/), Teleblogo (http://www.teleblogo.it/), Toysblog (http://www.toysblog.it/), Travelblog (http://www.travelblog.it/) e Tvblog (http://www.tvblog.it/). 108 http://www.macchianera.net/ 109 http://www.macchianera.net/2005/05/01/il_rapporto_calipari_senza_omi.html 110 http://www.blogosfere.it/; dichiara 150 blog. 111 http://it.blogbabel.com/ 112 Cfr. http://dada.dada.net/it/press_room/comunicati_stampa/homecontents.php?id=1491 113 Cfr. http://www.blogo.it/post/dada-entra-in-blogoit/ e http://dada.dada.net/it/press_room/comunicati_stampa/homecontents.php?id=1883 114 http://www.nova100.ilsole24ore.com/ 115 http://blogosfere.it/2007/06/il-sole-24-ore-entra-al-30-in-blogosfere.html 67 5. La blogosfera: definizione e dati

La blogosfera è il sistema di relazioni tra i blog. De Kerchkove ne dà la seguente definizione: «[…] la blogosfera è una rete di interazioni intellettuali dirette e navigabili, risultato dell’apporto gratuito, aperto e verificabile delle conoscenze e delle opinioni di molte persone su argomenti di interesse generale e in tempo pressoché reale. Il funzionamento dei blog si basa interamente su queste connessioni. Come l’intelligenza si sviluppano e crescono con l’uso» [De Kerchkove in Granieri, 2005, VIII].

Il termine è stato probabilmente creato ironicamente da Brad L. Graham116 nel 1999 e poi ripreso più seriamente da William Quick117 nel 2001. Questa tela di rapporti è sottesa alla comunità dei blogger o, meglio, alla loro rete sociale. I blogger si scambiano collegamenti, si leggono l’un l’altro e spesso danno il via a discussioni ipertestuali che proseguono di blog in blog. Non di rado le reti che nascono hanno effetti anche nella vita. A prescindere dalla propagazione degli effetti delle relazioni nel meatspace (il mondo fisico), il contatto con persone e mondi diversi porta comunque alla formazione di capitale sociale e crea un vantaggio competitivo. Putnam ha indicato il contesto delle telecomunicazione e, esplicitamente, Internet come contesto in cui (in controtendenza) sarebbero in crescita le relazioni sociali [Putnam, 2004, 207- 223], in contrasto (e non è solo, Benkler [2006, 369] parla di Internet come una «piattaforma per le connessioni umane») con gli “apocalittici” della comunicazione mediata dal computer118, anche perché: «il capitale sociale riguarda le reti e Internet è la rete di tutte le reti» [Putnam, 2004, 212]

La blogosfera, con le sue caratteristiche che la rendono ambiente strutturato per la socialità, seconda forse soltanto ai social network119, sarebbe la melior pars della Rete; e ancora: «le reti sociali basate sul computer sorreggono legami forti, deboli o di livello intermedio che forniscono informazioni e sostegno sociale sia a relazioni specializzate che ad ampio raggio […] La comunicazione via computer accelera il

116 Cfr. http://www.bradlands.com/weblog/comments/september_10_1999/ 117 http://www.iw3p.com/DailyPundit/2001_12_30_dailypundit_archive.php#8315120 118 Putnam dice chiaramente che le relazioni sociali non si starebbero sgretolando come effetto della nascita di Internet; il processo era già iniziato prima [Putnam, 2004, 211-212] 119 I Social Network Sites (SNS), sono siti che permettono di relazionarsi mostrando la propria rete sociale e anche partecipando con altre persone ad attività comuni utilizzando diversi strumenti come chat, servizi di messaggistica, e-mail, video, condivisione di file, blog, gruppi di discussione ecc. Alcuni esempio sono MySpace (http://www.myspace.com/), Facebook (http://www.facebook.com/), Bebo (http://www.bebo.com/), LinkedIn (http://www.linkedin.com/), Orkut (http://www.orkut.com/) e Friendster (http://www.friendster.com/). 68 modo in cui le persone operano al centro di comunità limitate, personali, spostandosi rapidamente e con frequenza tra gruppi di relazioni» [Wellman et al., 1996, 213].

Una stima del numero di blog esistenti e attivi120 risulta particolarmente difficoltosa, poiché non esistono registri ufficiali che li cataloghino. La difficoltà di una definizione univoca di che cosa sia un blog e la mortalità dei blog rendono ancora più difficile l’operazione. Un trend del fenomeno può essere ottenuto riferendosi a Technorati121, un popularity index (questo era il core iniziale, seppure negli anni si siano aggiunte altre funzioni) molto diffuso che attualmente traccia 112,8 milioni di blog122. David Sifry, fondatore di Technorati, pubblica periodicamente uno “stato della blogosfera” (nell’ultima uscita il nome è cambiato in “stato del live web123”). L’ultimo è stato pubblicato ad aprile 2007. I blog tracciati da Technorati in tutto il mondo erano più di 70 milioni, 120 mila in più ogni giorno, 1,4 in più al secondo (una parte di questi, tra 3000 e 7000, erano splog).

120 Non c’è unanimità nemmeno sulla periodicità di pubblicazione dei post che dovrebbe avere un blog per ritenerlo attivo. 121 http://www.technorati.com/ 122 Dato aggiornato a febbraio 2008. 123 In http://www.sifry.com/alerts/archives/000493.html. Tutti i rapporti sono disponibili in http://www.sifry.com/stateoftheliveweb/. “World Live Web”, in luogo di Worldwide Web (il celebre WWW), è una definizione di Doc Searls che si definisce al web contemporaneo e in particolare alle sue componenti dinamiche, tecnologiche e comportamentali. Cfr. http://interactive.linuxjournal.com/article/8549 69

Figura 8 - Trend dei blog tracciati da Technorati

Figura 9 - Nuovi blog per giorno tracciati da Technorati

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Figura 10 - Trend dei tempi di raddoppio del numero di blog tracciati da Technorati

Il passaggio da 35 a 70 milioni di blog tracciati da Technorati ha richiesto circa 320 giorni, mentre quello da 5 a 10 milioni ne ha richiesti 180. Alcune flessioni riguardano più la capacità dello strumento di contrastare la creazione di splog che un reale trend.

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Figura 11 - Nuovi post per giorno tracciati da Technorati

Technorati traccia in media 1,4 milioni di al giorno, più di 58000 per ora (più di 16 al secondo), con picchi legati a eventi di portata mondiale.

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Figura 12 - Lingue dei post tracciati da Technorati

Il 37% dei post tracciati è scritto in giapponese, seguito dal 36% in inglese e dall’8% in cinese. L’italiano ha un 3% e ha superato lo spagnolo.

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Figura 13 - Post tracciati da Technorati per ora e lingua

Figura 14 - Post tracciati da Technorati per ora e lingua

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Figura 15 - Post tracciati da Technorati per ora e per le quattro lingue maggiori

Spostando l’attenzione sui blogger, gli studi hanno individuato dati contrastanti circa la differenza di genere: una ricerca di Perseus Development Corporation ha riscontrato una maggioranza del 56% di blogger donne124, mentre Pew Internet & American Life Project hanno riscontrato il dato opposto nello stesso anno 2005 (57% di uomini) [Rainie, 2005] e una sostanziale parità nel 2006 [Lenhart - Fox, 2006, II]. Anche altri studi giungono a conclusioni discordanti sul genere [Herring et al. in Tremayne, 2006]. Il profilo dei blogger statunitensi tracciato da Pew Internet & American Life Project [Herring et al. in Tremayne, 2006] riguarda soggetti che hanno meno di trent’anni nel 54% dei casi125 (il 30% ha un’età compresa tra 30 e 50 anni, il 14% tra 50 e 64 e soltanto il 2% oltre) e che vivrebbero in prevalenza fuori città (36%), il 13% nelle zone rurali, mentre un terzo vivrebbe nelle aree urbane. Circa la dislocazione geografica, però, altri studi pervengono a risultati in linea di massima diversi, come quello di Lin e Halavais [2004] (maggiore concentrazione di blogger nelle aree con

124 Cfr. http://www.perseus.com/blogsurvey/thebloggingiceberg.html. 125 Tale maggioranza viene rilevata anche in http://www.perseus.com/blogsurvey/geyser.html. 75 maggiore densità e alto status socio-economico126) e di Hurst [2005127]. Anche per l’Italia, facendo riferimento a dati di BlogItalia, notiamo una ripartizione di blogger per città che vede in testa i grandi agglomerati urbani: Roma è prima, Milano seconda, Napoli terza (così come per i dati Istat al 2007128).

Figura 16 - Distribuzione dei blogger negli Stati Uniti d’America [Lin - Halavais, 2004]

126 In particolare i centri economici e culturali tradizionali come Boston, New York, Los Angeles, Chicago, San Francisco e Philadelphia, nuovi centri economici o distretti come la Bay area, Austin, Houston, Atlanta, Orange County, a est di Phoenix (Mesa, Chandler, Tempe), Las Vegas e Portland, i sobborghi e le regioni attorno a grandi città (nel caso di Washington D.C. e Detroit anche più che nelle città stesse) e le zone costiere. 127 Lo studio riguarda gli utenti di Live Journal e di Xanga (http://www.xanga.com/). 128 http://demo.istat.it/ 76

Figura 17 - Distribuzione dei blogger negli Stati Uniti d’America [Hurst, 2005]

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Figura 18 - Distribuzione dei blogger iscritti a BlogItalia

Tabella 2 - Prime dieci località per numero di blog iscritti a BlogItalia

Città (e relativa Numero di blog su provincia) BlogItalia.it129 Roma 3581 Milano 2932 Napoli 1450 Torino 1028 Estero130 795 Bologna 733 Firenze 650 Genova 604 Bari 492 Catania 486

Relativamente alla blogosfera italiana e alla profilazione degli utenti non esistono molti studi, soprattutto ad ampio spettro. Possiamo fare riferimento a dati del 2007 provenienti da Diario aperto, uno studio condotto da SWG in collaborazione con

129 Dati al 25 gennaio 2008. 130 Comunque afferenti alla blogosfera italiana. 78 Università di Trieste, splinder e Punto Informatico131. L’età media dei blogger italiani è risultata di 30,7 anni, quella dei lettori di 34,7 anni, il 41% ha un’età compresa fra 25 e 34 anni e di questi il 60,8% è di sesso maschile, mentre il 78,9% degli under 18 e il 51,4% degli utenti fra 18 e 24 anni è di sesso femminile; il 56,5% del totale è composto da uomini. L'88% possiede un diploma di scuola media superiore o un titolo universitario o post universitario; il 26% vive in una città con piu' di 250 mila abitanti; il 52,5% lavora e il 31,1% studia. Il 42% dei rispondenti ha cominciato a navigare fra il 1998 e il 2001 (di cui il 51% donne) e il 36% fra il 1992 e il 1997 (tra cui il 71,8% uomini); l'89,5% dei rispondenti si collega a Internet più volte al giorno. Il 40,3% ha più di un blog e il 44,6% non usa mai i feed RSS. Il 58,7% legge blog più volte al giorno e il 22,1% almeno una volta al giorno; in una settimana il 31,2% degli intervistati legge almeno da cinque a dieci blog, (37% nella fascia under 18 e 36,9% in quella compresa fra 18 e 24 anni); i blog più letti sono diari personali (64,9%), blog di informatica (48,2%), di politica (44,9%), musica (40,7%) e letteratura (33%) e vengono scelti in prevalenza per gli argomenti trattati (62%), per la qualità dei contenuti (58,1%), per una condivisione di interessi (46,5%) o per rapporti di conoscenza e amicizia con l'autore (30,7%). Il 52,7% commenta ovunque riscontri qualcosa di interessante, il 36% soltanto su argomenti sui quali ritiene di essere preparato e il 22,9% raramente o mai. Tra i blogger il 35% ha cominciato tra il 2002 e il 2004, il 23,5% nel 2005 e il 31,4% nel 2006. Il 68,9% scrive di argomenti privati/personali, il 38% di musica, il 30% di amore e sentimenti, il 32,4% di letteratura, 31,2% di politica, 28,6% di informatica. I rispondenti erano geograficamente distribuiti come segue: 29,8 nel nord-ovest, 23,6 nel nord-est, 25,1 al centro, 14,3 al sud e 7,2 nelle isole. Sono disponibili anche alcuni dati al 18 luglio 2007 dei blogger iscritti a BlogItalia. Su 20049 (21101 blog) 13721 erano uomini (68,5%) e 6328 donne (31,5%). 338 (1,6%) avevano meno di 14 anni, 2025 (10,1%) 14-18 anni, 3391 (17%) 18-23 anni, 6092 (30,4%) 23-30 anni, 5133 (25,7%) 30-40 anni, 2029 (10,1%) 40-50 anni e 1041 (5,1%) più di 50 anni.

131 Le domande erano state elaborate con il contributo di blogger e lettori di blog previamente interpellati. I questionari utili, somministrati con tecnica CAWI, sono stati 4117 autori e lettori di blog. Il sito è http://www.diarioaperto.it/. 79 5.1 Dinamiche della blogosfera

Nella blogosfera si manifestano logiche collaborative, concorrenziali per l’allocazione di risorse (la reputazione, ad esempio) e di influenza. La comunicazione e l’interazione che avviene al suo interno, attraverso le reti, presenta peculiarità proprie e affinità con altri processi presenti su Internet. Granieri [2005, 73-75] ha proposto un modello di comunicazione in cui la blogosfera viene rappresentata come una sorta di piramide con una base diffusa e costituita da blogger meno noti e che trattano i temi con minore approfondimento e propositività e un vertice costituito da «leader cognitivi» [Granieri, 2005, 74]132, spesso con funzioni di stimolo e di snodo delle informazioni nella rete della blogosfera. Vi sarebbero principalmente tre flussi comunicativi. Il primo (ascendente) racchiuderebbe temi lanciati dalla base e ripresi - autorevolmente - dai leader cognitivi; il secondo (discendente) racchiuderebbe temi proposti dal vertice e ripresi a vari livelli; il terzo sarebbe trasversale e vedrebbe lo stesso tema propagarsi tra i blog e arricchirsi di approfondimenti e riflessioni aggiuntive. I flussi comunicativi sono considerati una forma di capitale sociale da Coleman, in quanto componenti delle relazioni sociali e facilitatori dell’azione [Coleman, 1998, 95-120]133.

132 Putnam parla di gerarchie «più piatte» online che offline [Putnam, 2004, 214]. 133 Le altre forme indicate da Coleman sono le obbligazioni e controbbligazioni che legano gli individui, il grado di fiducia della struttura (cioè l’aspettativa fondamentale che le obbligazioni saranno ripagate), le relazioni di reciprocità che favoriscono la fiducia interpersonale e la disponibilità al mutuo appoggio, stimolano la propensione e la capacità di cooperare, le norme che definiscono, in modo più o meno flessibile, la forma, i contenuti e i confini degli scambi, e le relative sanzioni di tipo interno o esterno, le organizzazioni vere e proprie con fini specifici, le associazioni volontarie ecc. 80

Figura 19 - Flussi comunicativi nella blogosfera (elaborazione da Granieri)

La struttura reticolare della blogosfera può essere interpretata utilizzando teorie e visioni mutuate dalla cosiddetta “teoria delle reti”134. Robert Metcalfe, con riferimento alle reti tecnologiche, ha affermato che «l'utilità e il valore di una rete sono pari a n² - n dove n è il numero degli utenti»

Tale affermazione è nota come Legge di Metcalfe. Esemplificando, se un singolo utente non ha connessioni con alcun utente il valore della rete è uguale a 1-1, cioè 0. Due computer connessi generano un valore 4-2 = 2. Tre computer connessi 9-3 = 6 e così via. Al crescere del numero di utenti connessi il valore della rete cresce più che proporzionalmente. Per 10 utenti connessi il valore sarà 100-10 = 90. Per 1000 utenti connessi il valore diventa 1000000-1000 = 999000. La legge di Metcalfe si basa su un presupposto paritario che, però, non trova sempre un riscontro: non tutti gli utenti hanno egual valore, alcuni fungono da hub ecc. Reed ha notato che in alcuni casi la legge di Metcalfe non basta (nei group- forming networks, “reti generatrici di gruppi”, dove il valore della rete crescerebbe non proporzionalmente al quadrato degli utenti ma in modo esponenziale [Reed, 1999]).

134 Cfr. ad esempio Barabási 2002 e Buchanan, 2002. 81

Figura 20 - Crescita del valore di una rete135

Rheingold [2003, 106-107], a proposito del valore di una rete ha scritto: «Quando una rete ha lo scopo di diffondere qualcosa che ha un valore per le persone, come nel caso di una rete televisiva, il valore dei servizi è lineare. Se la rete consente transazioni tra nodi individuali, il valore aumenta al quadrato. Quando la stessa rete include la possibilità che gli individui formino gruppi, il valore è invece esponenziale».

Barabási con Albert [1999, 509–512]136 e Bonabeau [2000, 50-59] hanno studiato un particolare tipo di rete che hanno chiamato “rete a invarianza di scala” (“scale-free network”), la cui topologia non varia allo scalare (ad esempio le proprietà di connessione vengono mantenute al crescere delle dimensioni della rete) e in cui si manifestano leggi di potenza nella distribuzione dei nodi137 e tendenza ad aggregarsi a nodi con un grado elevato (preferential attachment). Tra tali reti si possono annoverare diverse reti biologiche, sociali, industriali e anche il World Wide Web; anche la blogosfera sarebbe una rete a invarianza di scala. Una distribuzione secondo legge di potenza (o paretiana, o Zipfiana) per una variabile X si ha quando, con c e a costanti si ha P(X ³ x) = c · x−a. In tale distribuzione la coda cade asintoticamente in relazione alla potenza. Fenomeni che seguono una legge di potenza presenteranno un ridotto numero di eventi che accadono con grande frequenza e viceversa. E ancora, le reti con una distribuzione dei nodi che segue una legge di potenza presenteranno pochi nodi con un gran numero di connessioni e molti nodi con un basso grado.

135 La curva in rosso segue la Legge di Sarnoff (il valore di una rete è proporzionale al numero degli ascoltatori e degli spettatori, adatta al broadcasting e ai vecchi media mainstream), la curva in giallo segue la Legge di Metcalfe e la curva in verde segue la Legge di Reed. 136 Per una definizione formale matematica cfr. Li et al., 2005, 431-523. 137 Alla stessa conclusione pervengono anche altri, ad esempio Faloutsos - Faloutsos, 1999, 251-262 e Kumar et al., 1999, 639-650. Alcuni sostengono che distribuzioni log-normali siano più adatte a rappresentare le connessioni nelle reti a invarianza di scala; cfr. Mitzenmacher, 2004, 226-251. 82 Barabási ha utilizzato un modello per spiegare la legge di potenza nel web e l’ineguale distribuzione dei link che si basa sul preferential attachment, appunto un tendenza dei nuovi nodi a linkare nodi esistenti con connettività maggiore rispetto a nodi con un minor numero di connessioni: rich get richer138. Un diverso modello per tali distribuzioni è il modello “copiativo” per cui i nuovi nodi tendono a riprodurre subset di link di altri nodi [Kumar et al., 2000, 1-10]. Il modello del preferential attachment spiega soltanto parzialmente, però, le dinamiche dei link e l’ineguaglianza nella distribuzione degli stessi; Marlow, ad esempio, ha mostrato [Marlow, 2006] come vi sia una correlazione tra numero di aggiornamenti del blog e numero di link entranti. Alcuni studi139 di Kottke, Shirky e Marlow sulla blogosfera hanno mostrato distribuzioni che seguono una legge di potenza relative a link in ingresso e in uscita dai blog.

Figura 21 - Distribuzioni su scala log-log dei link a blog [MacDonald - Ounis, 1996]140

138 Tale tendenza, effetto anche del passaparola, è temperata dall’esistenza di distribuzioni di link «tipicamente unimodali su scala logaritmica» [Pennock et al., 2002] anche in alcune categorie in deroga a quella che deriverebbe da pura legge di potenza. Ad ogni modo la presenza di soggetti più linkati non impedisce la presenza di altri soggetti, come vedremo anche più rilevanti (se cumulati). 139 Cfr. Kottke, 2003; Shirky, 2003; Marlow, 2004, (http://web.media.mit.edu/~cameron/cv/pubs/04- 01.pdf); Marlow, 2006, (http://alumni.media.mit.edu/~cameron/cv/pubs/2006-investment-and-attention- in-the-weblog-community.pdf) e MacDonald - Ounis, 2006. 83 Uno degli studi di Marlow [2004] mostra come vi sia differenza tra i blog più linkati nei blogroll e i blog più linkati nei post. Da ciò discende una deduzione interessante, cioè che i contenuti più linkati non sarebbero scritti esclusivamente dai blogger più linkati. Ponendo la distribuzione su una scala lineare avremo una “testa” della curva composta da pochi blog e una “coda” che segue l’andamento asintotico tipico delle distribuzioni che seguono una legge di potenza o distribuzione paretiana: tale parte è la cosiddetta “coda lunga” (“long tail”) di cui ha parlato Chris Anderson [2004 e 2006, 10141] che si compone di blog con un’audience e un numero di link entranti minore.

Figura 22 - Distribuzione su scala lineare dei link a blog [MacDonald - Ounis, 1996]

Alla prima parte della coda a volte ci si riferisce come “A-list”, alla parte centrale come “B-list” e alla parte restante come “Z-list”.

140 L’andamento di una distribuzione che segue una legge di potenza, posta su scala log-log, segue una linea retta. 141 L’aspetto rivoluzionario dello schema di Anderson non consiste tanto nell’andamento del grafico dei fenomeni che analizza, quanto nel fatto che i valori che stanno nella parte “allungata” del grafico, se sommati, hanno una rilevanza maggiore o al massimo uguale rispetto a quelli della “testa” della curva. È molto suggestiva la definizione di “coda lunga” come «una cultura non filtrata dalla scarsità economica» [Anderson, 2007, 46]. 84 La power law si ritroverebbe in presenza di tre condizioni: varietà (di tipi), ineguaglianza (qualitativa) ed effetti comunicativi (raccomandazione, passaparola, reputazione) [Anderson, 2007, 122142].

Figura 23 - “A-list”, “B-list”, “Z-list” 143

La blogosfera italiana sembra avere delle caratteristiche che non fanno eccezione. Utilizzando i dati relativi ai blog iscritti a BlogItalia e Technorati144 il grafico mostra distribuzioni paretiane sia tenendo in considerazione i link da singoli blog sia i link complessivi da blog. Pochissimi blog hanno molti link: 19 blog hanno 1000 o più link da singoli blog e soltanto 463 ne hanno 100 o più; 4 blog hanno 10000 o più link complessivi, 95 ne hanno 1000 o più e soltanto 1192 ne hanno 100 o più. A svettare, con 15345 link da singoli blog e 39833 link (più del doppio del secondo blog), c’è il blog di Beppe Grillo. La blogosfera italiana sembra avere una coda molto lunga.

142 In realtà Anderson si riferisce ai mercati dei consumatori in questo passaggio, però l’elencazione sembra generalizzabile. 143 L’immagine è tratta da “New York Magazine” del 27 maggio 2006 in http://query.nytimes.com/gst/fullpage.html?res=9C0CE0DA123EF934A15756C0A9629C8B63. 144 I dati sono aggiornati al 28 novembre 2007. L’inserimento dei blog in BlogItalia avviene su base volontaria, quindi non si tratta di un campione statisticamente rappresentativo. I dati riguardano i link da singoli blog ricevuti nei sei mesi precedenti alla rilevazione. Il campione iniziale era di 18539 blog. Soltanto per 11760 blog Technorati traccia più di un link da singoli blog in ingresso. 85

Figura 24 - Link da singoli blog ai blog italiani (dati BlogItalia e Technorati)

Figura 25 - Link da singoli blog ai blog italiani (a dispersione; dati BlogItalia e Technorati)

86

Figura 26 - Link da singoli blog ai blog italiani (log-log; dati BlogItalia e Technorati)

Figura 27 - Link complessivi da blog ai blog italiani (dati BlogItalia e Technorati)

87

Figura 28 - Link complessivi da blog ai blog italiani (a dispersione; dati BlogItalia e Technorati)

Figura 29 - Link complessivi da blog ai blog italiani (log-log; dati BlogItalia e Technorati)

Il “The New York Times” ha causticamente ironizzato sul fenomeno (pur non tenendo conto della qualità dei lettori, né del fatto che la somma dei lettori dei blog della coda lunga supera quella dei lettori dei blog della “A-list”), scrivendo che

88 «non c’è mai stata così tanta gente che ha scritto così tanto per essere letta da così pochi» [Hefner, 2004]145.

Alcuni studi146 hanno individuato nella blogosfera le caratteristiche dei “piccoli mondi” (“small worlds”) [Watts - Strogatz, 1998, 440-442; Watts, 1999 e 2003 e Strogatz, 2003], network che presentano un alto livello di aggregazione (tendenza di ciascun componente ad avere relazioni con pochi) e un basso grado di separazione (distanza tra componenti relativamente bassa passando per intermediari che siano contatti comuni e/o hub)147. Le caratteristiche dei “piccoli mondi” non si riscontrano soltanto in contesti sociali (così come le leggi di potenza148 e le reti a invarianza di scala), ma anche nell’economia, nell’informatica, nella natura e così via [Buchanan, 2004]. Lo scrittore ungherese Frigyes Karinthy aveva proposto per primo la teoria nel 1929 in un suo racconto (Catene); Ithiel de Sola Pool e Manfred Kochen posero la questione in termini matematici negli anni ’50 chiedendosi la probabilità di connessione tra due componenti; nel 1967 Stanley Milgram dimostrò empiricamente l’ipotesi che ciascun individuo sia separato da ciascun altro individuo da un massimo di sei gradi di separazione con l’invio di pacchi postali (anche se in numero esiguo) dal Midwest al Massachussets a destinatari sconosciuti, al fine di verificare i passaggi necessari per raggiungerli. Duncan Watts ha dato una conferma empirica nel 2001 con l’invio di 48000 e-mail.

145 Alex Iskold scrive, altrettanto ironicamente, sul blog ReadWriteWeb (in http://www.readwriteweb.com/archives/blogosphere_long_tail.php): «Puoi fare soldi sulla coda lunga ma non nella coda lunga». 146 Kumar et al., 2004, hanno individuato un coefficiente di clustering tra gli utenti di Live Journal (http://www.livejournal.com/) dello 0,2% (che significa che due volte su dieci due soggetti collegati allo stesso blogger sono anche collegati tra loro). Un altro studio relativo al web (Adamic, 1999, 443-452) ha riscontrato un coefficiente di clustering dello 0,11% sul web stesso. Cfr. anche Kumar et al., 2003, (http://www2003.org/cdrom/papers/refereed/p477/p477-kumar/p477-kumar.htm); Herring et al., 2005a, Herring et al., 2005b (http://www.blogninja.com/hicss05.blogconv.pdf; lo studio mostra anche, in contraddizione con la teoria del “piccolo mondo”, che il 42% dei blog non avrebbe connessioni); Marlow, 2006, (http://alumni.media.mit.edu/~cameron/cv/pubs/2006-investment-and-attention-in-the-weblog- community.pdf). 147 Con maggiore precisione la distanza tra due nodi è breve e si riscontra un coefficiente di clustering (grado medio, calcolato su tutti i nodi di un grafo, per il quale i soggetti legati a un nodo formano una clique) basso. In un “piccolo mondo” si osservano gruppi di nodi vicini e il diametro cresce con il logaritmo del numero dei nodi, senza limite al numero dei link man mano che si procede. 148 John Hagel fa una interessantissima riflessione sulla “potenza delle leggi di potenza” (in http://edgeperspectives.typepad.com/edge_perspectives/2007/05/the_power_of_po.html), cioè sulla loro idoneità per modelli che spieghino molti fenomeni del mondo di oggi: le distribuzioni di Gauss cedono il passo alle distribuzioni di Pareto. 89 In particolare, la blogosfera sarebbe da considerarsi un “piccolo mondo” per ciò che riguarda le comunità che vi si trovano e che si formano a partire dalla conoscenza e dai link reciproci [Lin et al., 2006] e la propagazione delle informazioni. La propagazione delle informazioni nella blogosfera segue logiche definite virali, quindi simili alla diffusione delle epidemie149. Da focolai di infezione, passando per soggetti diffusori, si giunge all’espansione del virus o del batterio; similmente avviene tra i blog con un tema, a volte anche volutamente generato da post nei cosiddetti meme, già citati. Adar e altri [2005, 207-214] hanno usato quattro “profili epidemici”, raggruppamenti estratti in relazione alla diffusione degli URL citati e dei picchi di interesse: 1. il primo profilo è l’unico che non presenta un singolo picco, mostra un interesse sostenuto nel lungo periodo e generalmente riguarda link a pagine web molto popolari, come quelle dei siti delle grosse imprese o di prodotti e servizi molto diffusi150; 2. il secondo profilo presenta un picco di link nel secondo giorno e un lento decadimento e riguarda editoriali e post d’opinione; 3. il terzo profilo viene fatto corrispondere all’”effetto Slashdot151” e presenta un picco nel primo giorno e un velocissimo decadimento; 4. il quarto profilo presenta picchi nel primo periodo, a ondate, con decadimenti lenti.

149 Sulla dinamica della diffusione delle informazioni nella blogosfera cfr. Adar et al., 2004; 2005, 207- 214 (http://www.hpl.hp.com/research/idl/papers/blogs2/trackingblogepidemics.pdf) e Gruhl et al., 2004 (http://people.csail.mit.edu/dln/papers/blogs/idib.pdf). 150 Nella ricerca citata, basata su 259 casi, il riferimento di questo profilo è alle pagine web di Apple iTunes e iPod e al servizio Friendster. 151 Slashdot (http://www.slashdot.org/) è un famoso sito di informazione tecnologica. In molti casi a un suo link ha fatto seguito un grande traffico sul sito citato (e un “crollo” del server che lo ospita, da cui nasce il neologismo slashdotted, reso indisponibile da Slashdot) detto “Slashdot effect”. 90

Figura 30 - Profili epidemici della diffusione dei link sui blog [Adar et al., 2005]

Gruhl [Gruhl et al., 2004]152, che si è occupato con altri della diffusione di argomenti, ha individuato tre pattern tipici: 1. il primo pattern è denominato “Just spike” e riguarda argomenti a basso livello di discussione che presentano un picco di presenza preceduto e seguito dall’assenza di occorrenze153; 2. il secondo pattern è denominato “Spiky chatter” e riguarda argomenti che sono generalmente discussi e sono sensibili a eventi di rilevanza mondiale e presentano più picchi di occorrenze154; 3. il terzo pattern è denominato “Mostly chatter” e riguarda argomenti discussi sempre a un livello di occorrenze moderato, con piccole variazioni155.

152 http://people.csail.mit.edu/dln/papers/blogs/idib.pdf. 153 L’esempio citato nella ricerca riguarda la parola “chibi”, termine giapponese che significa “piccoletto” “bambinetto” ed è presente nel mondo dei manga, i fumetti giapponesi. In un’occasione è partita la discussione e se n’è parlato molto. 154 L’esempio citato nella ricerca riguarda la parola “Microsoft”. 155 L’esempio citato nella ricerca riguarda la parola “Alzheimer”. 91

Figura 31 - Pattern di "infezione" [Gruhl et al., 2004]156

Gruhl mutua e adatta dall’epidemiologia e un modello SIR (Susceptibility, Infection Recovery) di “infezione”. In una prima fase si è suscettibili di infezione, poi infettati e poi, nell’ipotesi auspicata, avviene la guarigione. Nella blogosfera si ha “susceptibility” quando due blog sono collegati tra loro, “infection” con la propagazione dell’informazione da un blog all’altro e “recovery” quando il blogger “infettato” (o i blog in genere) non posta più in relazione all’argomento “infettante”. Nella blogosfera sono presenti cluster, gruppi di individui collegati tra loro. Kumar, Novak, Raghavan e Tomkins hanno effettuato uno studio da cui è emerso che i legami nei cluster sarebbero funzione di tre variabili: la condivisione di interessi tra i blogger, l’età degli autori e il luogo geografico di connessione. Nello studio si individua una vera e propria “cultura della blogosfera” che si esprime nell’ambito di interazioni all’interno di piccole comunità composte da un numero che va da tre a 20 blogger [Kumar et al., 2004, 38].

6. Dimensione territoriale, “locale” e blogosfera

Abbiamo visto come l’effetto combinato di cambiamenti che provengono da più ambiti (sociale, economico, tecnologico ecc.) stiano portando a trasformazioni nei contesti relazionali. Intense interazioni a livello locale si affiancano a interazioni più estese a livello globale, sia online che offline, in direzione di quello che Wellman [1999]

156 In verde nella figura “chibi”, in rosso “Alzheimer”, in blu “Microsoft”. 92 chiama networked individualism: le fonti dell’interazione vengono disancorate dallo spazio (almeno nella sua concezione classica) e possono prescindere da luoghi fisici. La raggiungibilità diventa una caratteristica personale, relativamente de-territorializzata [Salvini, 2005, 73]. I membri delle comunità non costruiscono collettività (soltanto) a partire dal territorio (sebbene la prossimità spaziale continui ad avere una sua importanza; Castells la cita riferendosi ai milieu, insiemi di relazioni strumentali all’innovazione [Castells, 2002, 448]157, ma anche alcuni studiosi158 come Krugman, Sabel, Scott, Amin e Thrift159 e Taylor hanno messo l’accento pur in un contesto di globalizzazione sull’importanza dell’infrastruttura e dei mercati locali, sulla forza dell’economia urbana e regionale, sull’emergere di reti economiche urbano-regionali). Nella società informazionale «[…] l’architettura digitale ha alterato in maniera profonda la struttura sociale, favorendo la formazione di legami costruiti sull’interesse, a complemento di quelli che si manifestano geograficamente. […] Invece di concettualizzare il mondo in termini geografici, è necessario oggi utilizzare un modello reticolare, per capire le interrelazioni tra persone e cultura, per pensare alla localizzazione in termini di strutture sociali e non in termini di luogo. Ciò è molto ingannevole perché i network non hanno contorni e insiemi precisi» [Boyd, 2005].

Due concetti che possono tornare utili per la comprensione delle dinamiche che si svolgono all’interno della blogosfera sono quelli di digital glocalization e di “spazio pertinente”. Boyd scrive che in genere le accezioni del termine glocalizzazione160 sono due: «Negli affari glocalizzazione si riferisce generalmente a una sorta di internazionalizzazione dove un prodotto globale viene adattato per ottemperare alle norme locali di una regione particolare. Ancora, nelle scienze sociali il termine viene spesso utilizzato per descrivere un processo attivo in cui è in corso una negoziazione tra il locale e il globale (non semplicemente un approdo diretto). In altre parole, c’è un’influenza globale che viene alterata dalla cultura locale e re- inserita nel globale in un ciclo costante. Si pensi a una complessa improvvisazione di danza con informazioni che scorrono costantemente tra il globale e il locale, alterate a ogni giunzione» [Boyd, 2005].

157 Castells non ritiene, però, la prossimità spaziale indispensabile per la formazione di legami e comunità. 158 Sull’importanza della prossimità spaziale nell’economia cfr. Krugman, 1991; Sabel, 1994, 101-156; Scott, 1981; Amin - Thrift, 1992, 571-587 2002; Taylor et al., 2003. 159 Amin e Thrift [2005, 94] scrivono «che la prossimità locale costituisce una fonte vitale della competitività basata sull’innovazione». 160 Il termine glocalization ha una genesi controversa: forse è nato in Giappone e lo ha utilizzato tra i primi Andrew Mair, ripreso da Erik Swingedouw [in Dunford - Kafkalas (a cura di), 1992] per indicare «la combinazione dei processi di globalizzazione e di riconfigurazione locale-territoriale» [Swingedouw in Dunford - Kafkalas (a cura di), 1992, 40 e 61]. Comunemente il termine è attribuito a Robertson [in Featherstone - Lash - Robertson, 1995] ed è stato sviluppato da Bauman [1998]. 93 Dimensione globale e dimensione locale si incrociano e si congiungono; il social network dei blog, la blogosfera, la grande conversazione (sono sinonimi) sono “località” privilegiata per tali contatti, per le “connessioni emozionali” tra le persone: «[…] nessuno attualmente vuole vivere in un villaggio globale. Attualmente non puoi essere emozionalmente connesso a chiunque nel mondo. Mentre il villaggio globale fornisce innumerevoli risorse e la possibilità di connettersi con chiunque, la gente restringe la sua attenzione per focalizzare ciò che conta. Ciò che conta è concettualmente “locale”. Negli affari la parte locale della glocalizzazione si riferisce per la maggior parte alla geografia. Ancora, il “locale” critico nella glocalizzazione digitale concerne la cultura e le reti sociali. Ti importa delle persone che sono come te e degli elementi culturali a te assonanti. Nel suo senso più estremo il locale è semplicemente te stesso. Esiste certamente una componente geografica del locale poiché le persone nella tua regione probabilmente condividono più fattori culturali con te e sono meglio connessi con te in termini di rete, ma ciò non è un dato di fatto. Infatti i soggetti più alienati geograficamente sono stati i primi sul carro digitale – volevano il globale così da poter trovare altri come loro a prescindere dal luogo fisico» [Boyd, 2005].

Nel mondo digital glocalized, quindi: «Il locale riguarda […] la cultura che sentiamo vicina (in virtù delle nostre motivazioni personali) e i social network, che esprimono le nostre relazioni con le persone che ci coinvolgono affettivamente, culturalmente e professionalmente. In due parole: il nostro spazio pertinente» [Granieri, 2006, 154].

Dello stesso avviso sembra anche Mazzoli a proposito delle relazioni che si svolgono online: «[…] soggette a logiche di adattamento reciproco, basato su interazioni ricorrenti e regolari tali da produrre regole di comunicazione, di interazione e di supporto di tipo locale161, le quali vengono recepite in una dimensione più generale attraverso le reti di comunicazione e coordinamento che agiscono ancora a livello più ampio» [Mazzoli, 2001, 167].

Detto ciò, possiamo fondere insieme le due ali della riflessione sull’urbano e il digitale, affermando che la città è le tecnologie che la costituiscono, ma anche il contrario. Internet (soprattutto Internet oggi162), la blogosfera, si fanno città, con le loro comunità di interessi, i loro legami, il loro “locale” ridefinito digitalmente.

161 La parola non è in corsivo nel testo originale. 162 Boyd [2005] scrive che «le strutture glocalizzate e le reti sono la spina dorsale del Web 2.0». 94 CAPITOLO TERZO

LO STUDIO SULLA BLOGOSFERA ITALIANA:

BLOG E TERRITORIO

1. Un problema metodologico: la stima e lo studio di popolazioni non note163

Lo scenario di riferimento (la blogosfera italiana) è abbastanza complesso. Come abbiamo visto non c’è accordo sui requisiti minimi per definire che cosa sia un blog (e quindi procedere allo studio delle relazioni relative al campione), inoltre non conosciamo la grandezza dell’universo di riferimento (il numero complessivo dei blog italiani; ciò impedisce il campionamento casuale semplice e può portare a errori di copertura; in relazione alla social network analysis possiamo inoltre osservare che appare impraticabile uno studio del whole network o tecniche di saturation survey [Salvini (a cura di), 2007, 214]), siamo in presenza di dati sulle relazioni “grezzi” (i link non hanno tutti lo stesso valore e non ci sono sistemi, almeno di larga adozione, che ci diano meta-informazioni sulle motivazioni che portano a effettuarli), esistono popolazioni nascoste difficili da identificare ma non trascurabili (i blogger che non usano i feed, che non usano gli aggregatori, che usano piattaforme minoritarie, che non sono iscritti a directory come BlogItalia eppure sono letti, commentati, partecipano a cluster di discussione ecc.). Uno studio rigoroso deve tenere conto della complessità e della varietà della realtà presa in esame, ma anche uno studio rigoroso potrebbe essere molto parziale: utilizzare tecniche che rilevino soltanto la parte più accessibile dell’universo di riferimento potrebbe portare a un campione tendenzialmente rappresentativo ma relativo a una parte non rappresentativa dell’intero universo, quindi eventuali generalizzazioni non sarebbero possibili. L’esempio classico riguarda i sondaggi telefonici realizzati in America per le elezioni presidenziali: esistono soggetti (che utilizzano soltanto il cellulare o Internet) con orientamenti molto diversi da coloro i quali sono raggiungibili per telefono fisso.

163 Le riflessioni presentate in questo paragrafo, qui rielaborate, erano già state pubblicate in http://www.deeario.it/2007/01/26/le-relazioni-nella-blogosfera-e-il-rds/. 95 Una tecnica utile in tale contesto sarebbe la combinazione del campionamento a valanga (snowball sampling), in cui si parte da alcuni casi che ne indicano altri secondo dei criteri richiesti dal ricercatore e così via, con un modello matematico che pondera il campione per compensare le distorsioni date da una formazione non casuale (e non probabilistica) dello stesso164. Partendo da un numero cospicuo di “semi” eterogenei, nel nostro caso blogger, che indichino altri blogger facenti parte del proprio cluster e fornendo alcune informazioni sulle caratteristiche delle relazioni che intrattengono, procedendo per più “ondate” (la teoria del “piccolo mondo” ha dimostrato che ciascun membro di una popolazione sarebbe raggiungibile in sei passaggi, una copertura totale sarebbe possibile con sei ondate). Ciò è verosimile ma non manca di aspetti problematici. L’utilizzo di un metodo di campionamento network-based, come quello a valanga, con priorità posta sulla copertura più che sulla “validità” statistica, non è scevro da distorsioni che possono venire dal fatto che la maggior parte delle persone tende a intrattenere rapporti con i propri pari (per etnia, studi, reddito, interessi, piattaforma ecc.). Alcuni individui potrebbero essere sovra-rappresentati perché più strade portano a loro: il campione è decisamente tutto tranne che casuale. L’utilizzo del software Snowball permette di applicare un modello matematico al processo di reclutamento ponderando infine il campione per compensare le distorsioni di percorsi di reclutamento non-casuali permettendo la stima delle caratteristiche del network che connette gli individui all’interno della popolazione e la stima delle proporzioni di alcuni gruppi sulla base della struttura del network stesso. È necessaria una precisazione: ammesso che sia possibile una rappresentatività del campione (i metodologi ne discutono), in questo caso non si potrebbe parlare di campione rappresentativo (dallo studio del quale si potrebbero ottenere risultati generalizzabili all’universo). Con la partecipazione dei blogger si può puntare a mappature che permettano di visualizzare dinamiche di diffusione di alcuni fenomeni (attenzione, influenza,

164 Per lo studio empirico di questa tesi era stata presa in considerazione anche la tecnica di campionamento denominata respondent driven sampling (RDS) [Heckathorn, 1997, 174-199 e 2002, 11- 34], anch’essa combinazione tra snowball e ponderazione che presenta il vantaggio di presentare ampiezza di copertura del campione e validità statistica. Infine ho optato per lo snowball per alcune difficoltà legate alla prosecuzione del campionamento legate allo svolgimento online della ricerca e al software utilizzato: già per studi offline la stima delle proporzioni e degli errori campionari derivabile dai dati ottenuti dal campione è tutt’altro che semplice e richiede procedure specifiche, la procedura di trasmissione dell’invito a partecipare può essere violata e le conseguenze di tale violazione sulle stime non sono chiare, la difficoltà nello stimare il numero di contatti potenzialmente contattabili da ciascun individuo che entra a fare parte del network può causare errori le cui conseguenze sono anch’esse poco chiare. Una realizzazione dello studio online avrebbe complicato ulteriormente le stime. 96 comportamenti d’acquisto, affinità ecc.). In questo lavoro mi sono occupato di una descrizione generale e di alcuni fenomeni che potevano fornire informazioni utili alla comprensione delle dinamiche.

2. Nota metodologica: ricerca online, obiettivi conoscitivi, campionamento, strumenti e tecniche di rilevazione delle informazioni

Innanzitutto bisogna premettere che quando si effettua una ricerca che riguarda un fenomeno che si presenta online e/o si intende utilizzare una tecnica di rilevazione online, bisogna tener conto di più aspetti [Di Fraia (a cura di), 2004, VI-VII]: § l’aspetto metodologico, comune a tutte le ricerche, ma che presenta specifiche difficoltà in questo ambito; § l’aspetto comunicativo, cioè le peculiarità della comunicazione mediata dal computer; § l’aspetto tecnologico, cioè le tecnologie sottese all’interazione che avviene in Rete; § l’aspetto socio-contestuale, cioè il modo in cui le tecnologie a disposizione vengono utilizzate dagli utilizzatori, anche in relazione ad aspetti socio- demografici. I capitoli precedenti di questa tesi hanno cercato di supportare la ricerca analizzando gli aspetti comunicativo, tecnologico e socio-contestuale. Nel paragrafo precedente, invece, l’approccio era già metodologico. La ricerca online presenta dei vantaggi così sintetizzabili: «sensibili riduzioni dei costi e dei tempi di svolgimento delle ricerche, ma anche abbattimento dei problemi logistici connessi con le diverse strategie di rilevazione (ad esempio: invio di questionari cartacei, spostamenti degli intervistatori, approntamento delle sale attrezzate per lo svolgimento dei focus group ecc.)» [Di Fraia (a cura di), 2004, 6].

Tra gli altri vantaggi vi sono la possibilità di raggiungere soggetti difficilmente contattabili in altri modi (ad esempio soggetti dislocati in zone geografiche vaste o difficilmente raggiungibili, soggetti difficili da raggiungere o contattare, soggetti che si trovano in luoghi “chiusi” o pericolosi, soggetti distanti socialmente e culturalmente dal ricercatore ecc.). Studi psicometrici hanno mostrato come i test effettuati al computer possano permettere di ottenere livelli di apertura e di profondità dei contenuti maggiori

97 rispetto a quelli ottenuti con tecniche tradizionali. Infine, i dati subiscono minori manipolazioni essendo racconti in formato digitale e non necessitando di una fase di caricamento che può essere fonte di distorsioni [Di Fraia (a cura di), 2004, 18-19]. Purtroppo emergono anche degli aspetti problematici165, ad esempio quello relativo alla rappresentatività del campione (già trattato in relazione alla blogosfera), anche per la disomogenea penetrazione dello strumento Internet; la ponderazione dei campioni e il tempo (con l’aumento della diffusione della Rete) permetteranno di aggirarlo sempre meglio. Altri aspetti problematici rilevanti sono l’impossibilità di verificare l’identità dei rispondenti, l’assenza di controllo sul contesto in cui si effettua la rilevazione (con possibili disturbi ambientali e intervento di soggetti terzi) e l’assenza della trasmissione di molti aspetti comunicativi “non verbali” in un’indagine effettuata in Rete. Qui cercherò di chiarire come e perché si è proceduto con la ricerca empirica. Si è ipotizzato che: § i blogger italiani compongano un fitto sistema di relazioni per cluster e si percepiscano come vicini; § tali relazioni tra blogger prescindano dalla prossimità territoriale e dalla geografia e che si possano delineare nella blogosfera italiana comunità strutturate come “quartieri virtuali”, cluster in cui, in maniera affine alle città (ovvero in spazio, ambiente, territorio e luogo in qualche misura paragonabile), soggetti eterogenei ma “vicini” si incontrano, comunicano e collaborano; § le comunità della blogosfera italiana differiscano in quanto comunità virtuali dalle comunità classiche, poiché si fondano sulla condivisione di interessi in uno spazio virtuale e non in uno spazio fisico; § esista una relazione diretta tra la densità e lo status socio-economico del luogo in cui si abita e il numero di blog esistenti.

Lo studio empirico che si è deciso di condurre è una social network analysis con finalità esplorative e descrittive su un bacino definito di utenti (la blogosfera italiana). Le conclusioni della ricerca riguardano l’incidenza della dimensione territoriale sulle relazioni che si instaurano nella blogosfera (Esistono dei cluster a base territoriale166?

165 Sulle opportunità e sui limiti della e-Research cfr. Di Fraia, 2004, 13-20. 166 Sull’argomento cfr. Lin - Halavais, 2004 (http://www.blogpulse.com/papers/www2004linhalavais.pdf) e Liben-Nowell et al., 2005, 11623–11628. 98 Esiste una relazione tra numero di abitanti e numero di blog?) i rapporti di collaborazione tra i blogger (i blogger sono in rapporto tra loro, formano milieu167, collaborano in modo simile a ciò che avveniva nelle città in espansione e avviene nelle città? Si può parlare di cluster in cui concetti come vicinato e affinità creano qualcosa di simile a quartieri virtuali? Relazioni nate online si ripercuotono nel meatspace cittadino? I soggetti collegati online lavorano insieme?). Il campione utilizzato è un campione di tipo non probabilistico, selezionato a partire da una scelta ragionata di alcuni “semi”, cioè blogger con cui si è effettuata la prima tornata di questionari e da cui si è proceduto a valanga per le successive tornate. Per la scelta dei primi blogger, ho utilizzato l’insieme (non rappresentativo) di blog iscritti volontariamente a BlogItalia, directory italiana di blog (25039 blog168). Quanto alla metodologia da utilizzare per la selezione dei semi in un primo momento avevo ipotizzato di partire da semi che avessero un alto numero di link entranti, poiché potevano ragionevolmente considerarsi potenziali hub della rete da studiare, ma infine ho optato per una procedura che potesse garantire una par condicio e che potesse non penalizzare blog e blogger non interconnessi con gli hub (veri o presunti) e facenti parte di cluster lontani e/o relativamente “isolati”. Ho proceduto quindi a rilevare i link in ingresso per ciascun blog utilizzando i dati provenienti da Technorati con un software apposito non di pubblico dominio (BR Rank Updater) utilizzato da BlogItalia e a mia disposizione. Va precisato che i link conteggiati riguardano un intervallo temporale di 180 giorni antecedenti alla rilevazione, che in alcuni casi il sistema di rilevazione restituisce risultati non perfettamente affidabili (per temporanei malfunzionamenti dell’Application Programming Interface, l’interfaccia di interrogazione da remoto) e che non tutti i blog presenti nel database di partenza di BlogItalia possiedono un dato (corretto o meno) sui link entranti su Technorati. I blog sono stati quindi ordinati per numero di link entranti da singoli blog. Si è già notato che la distribuzione segue una legge di potenza con un gran numero di blog che presentano nessuno o pochi link in ingresso. I blog che non presentavano link in ingresso sono stati comunque computati poiché si è tenuto conto del fatto che potrebbe essere comunque letto ma non linkato o riportare tale valore perché non tracciato (o non tracciato correttamente) da Technorati.

167 Ciò potrebbe avere ricadute economiche in un contesto di capitalismo della conoscenza, poiché fiducia e complementarità sono considerati aspetti strategici: «le idee per nuovi prodotti solitamente scaturiscono da gruppi di persone che mettono insieme capacità diverse» [Leadbeater, 2000, 30]. 168 Va precisato che una parte imprecisata di questi blog sono chiusi, non più aggiornati, splog. Non si è ritenuto opportuno procedere a un filtraggio a priori considerato il fatto che il campione è comunque di tipo non rappresentativo. 99 Si è optato quindi per l’utilizzo dei percentili, per ripartire la distribuzione di dati in più fasce che presentassero pari frequenze; si sono utilizzate tre fasce per cui, essendo i percentili 0 e 2, le fasce ricomprendevano valore 0 (numero di link inferiore), valori compresi tra 0 e 2 (numero di link intermedio) e valori compresi tra 2 e 15345 (numero di link superiore). I blog sono stati suddivisi in cinque aree geografiche (Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud, isole ed Estero169) e sono stati estratti casualmente tre blog per ciascuna area geografica, rispettivamente appartenenti alle tre fasce individuate in base al numero di link in ingresso, per un totale di diciotto semi. La mancata risposta da parte di alcuni “semi” ha comportato la necessità di effettuare delle sostituzioni, tenendo conto delle fasce e delle aree geografiche. Tuttavia non è stato possibile nel tempo della ricerca ricevere risposte da tutti i diciotto semi iniziali o dai loro sostituti e ciò può comportare delle distorsioni e carenze nell’individuazione di cluster derivanti da una distribuzione non omogenea dei blogger di partenza sull’intero territorio nazionale e in una possibile suddivisione basata su link entranti. In alcuni casi si è giunti a campionare a valanga fino a dieci gradi di separazione dal seme iniziale. Alcuni blogger indicati sono stati esclusi perché non italiani o afferenti alla blogosfera italiana. Per il tracciamento delle relazioni sarebbe stato possibile procedere almeno in quattro modi: rilevare i link dal blogroll, rilevare i link dai post in un periodo di tempo stabilito170, procedere a ritroso dai commenti e/o dai trackback lasciati o effettuati su/verso un blog, richiedere di indicarle esplicitamente e di connotarle. Bisogna distinguere tra le relazioni ipertestuali e le relazioni sociali [Schmidt, 2007] che potrebbero intercorrere tra i blogger. Non necessariamente ove si riscontrano collegamenti ipertestuali esistono anche legami sociali e viceversa. Si è optato per l’ultima modalità, cioè l’indicazione esplicita, poiché si intendeva esplorare e descrivere i legami sociali che sussistono nella blogosfera italiana. La rilevazione dei dati è avvenuta in modalità CAWI (Computer Assisted Web Interview171) utilizzando un questionario da compilare online somministrato attraverso il

169 Nord-ovest: Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Liguria; Nord-est: Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna; Centro: Toscana, Umbria, Marche, Lazio; Sud: Campania, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria; isole: Sicilia, Sardegna. Tale ripartizione viene utilizzata comunemente da Istat e da altri istituti di ricerca. I blogger nella fascia estero sono italiani all’estero o blog di stranieri in Italia, interagenti con la blogosfera italiana. 170 Gli studi empirici effettuati sembrano indicare che non basta fare riferimento ai soli link del blogroll, né bastano i soli link contenuti nei post. Cfr. ad esempio Schmidt, 2007 in http://www.fonk- bamberg.de/pdf/fonkpaper0702.pdf e Herring et al., 2005a, 142-171. 171 La tecnica fa parte del gruppo di tecniche di rilevazione CASIC (Computer Assisted Survey Information Collection). Per approfondire cfr. Forcucci - Vivoli in Di Fraia, 2004, 114-141 e Pitkow - Recker, 1995. 100 software phpESP172. Si è cercato, per quanto possibile, di testare il questionario su diverse piattaforme hardware e software poiché variazioni del design e nel layout possono influenzare le risposte [Di Fraia (a cura di), 2005, 45]. Alcuni rispondenti hanno manifestato difficoltà di autenticazione, risolti per e-mail. Alcuni problemi relativi al mancato salvataggio di alcune risposte sono stati risolti interpellando nuovamente il rispondente e richiedendogli il completamento per le domande in cui si erano presentate incompletezze. Il questionario è un multipagina molto compatto173 e ruota attorno al concetto di vicinanza, che abbiamo già visto essere fondamentale e che mi sembra ideale per porsi come “ponte” tra studi urbani e comunicativi sulla blogosfera. Le domande sono aperte (con casella di testo) e chiuse, a risposta multipla, con “radio button” (a selezione alternata) o con “checkbox” (a selezione multipla). Nella redazione delle domande e nella scelta del template grafico si è cercato di generare un ambiente friendly, adatto a un “survey conversation”, e di ridurre lo sforzo umano nell’interazione col computer. Il concetto di vicinanza si compone di diverse dimensioni (e variabili): § geografica (distanza); § comunicativa (contatto); § tecnologica (piattaforma comune con strumenti di comunicazione interna); § culturale (interessi); § lavorativa (collaborazioni).

Da tale riflessione è derivato lo schema del questionario e da ciò è dipeso anche l’approccio all’elaborazione e l’analisi dei dati raccolti. La rilevazione si è svolta dal 19 dicembre 2007 al 28 gennaio 2008. A partire dai semi iniziali (compresi) sono state inviate 187 e-mail e sono stati compilati 104 questionari. La percentuale di risposta è pertanto del 55,6%, quindi paragonabile a percentuali recentemente rilevate per questionari inviati per posta tradizionale [Di Fraia, 111]. Le percentuali di risposta ottenute con questionari somministrati con tecniche CAWI sono abbastanza variabili, quindi non c’è un tasso medio di riferimento. Dopo una prima rilevazione di alcuni dati socio-demografici (età, sesso, città, istruzione) nel questionario veniva a ciascun blogger di indicare fino a un massimo di

172 I rispondenti hanno ricevuto un invito per e-mail contenente alcune indicazioni sulla ricerca, l’URL della pagina dove potevano rispondere e i dati di accesso (username e password). 173 Diciannove domande; si è tenuto conto del fatto che negli e-questionnaire il tasso di abbandono cresce di molto superando le 30 domande [MacElroy, 2000]. 101 tre blogger che legge regolarmente (name generator) e di indicare il relativo blog), quindi si chiederà di connotare ulteriormente la relazione (name interpreter). Si è proceduto alla precisazione per ciascun contatto dei rapporti di amicizia (contatto, conoscenza, amico174, non amico), fisico (incontrato, non incontrato), professionale (collaboratore, collega, nessun rapporto professionale), geografico (vicino, non vicino, non sa175). Tali voci sono tratte da XFN, sistema per la rappresentazione delle relazioni umane tra soggetti collegati in Rete già citato. Non si è proceduto alla rilevazione degli aspetti legati a relazioni “affettive” (ispirazione, innamoramento, appuntamento, fidanzato/a), pur contemplati da XFN ma secondari per questa ricerca. Si è proceduto per più ondate a partire dai “semi” fino a giungere a un numero congruo di casi comunque commisurato alle risorse computazionali e ai tempi a disposizione per la conclusione dello studio. Nei casi in cui i semi non hanno risposto questi sono stati rimpiazzati da altri semi della stessa fascia relativa ai link entranti e della stessa area geografica. I dati raccolti sono stati in parte utilizzati per tracciare un profilo minimo dei blogger e in parte inseriti in matrice rettangolare (caso per affiliazione) ed elaborati con il software Ucinet per creare una mappatura della rete relazionale tra i blogger italiani presi in esame. Sono stati realizzati più sociogrammi in base agli aspetti presi in considerazione (amicizia, fisico, professionale, geografico familiare, relazionale). È stato osservato se esistono relazioni tra rete relazionale e prossimità e tra rete relazionali e numero di link in ingresso (ovvero se i blog più linkati tendano a fare rete tra loro). Si è scelto di effettuare una social network analysis176 poiché una tecnica sociometrica risulta particolarmente adatta allo studio delle relazioni interpersonali esistenti in un gruppo [Corbetta, 2003, 245-246] e perché «consente di analizzare più compiutamente il carattere gruppale dei dati raccolti» [Trobia, 2005, 88]

e come

174 Il concetto di “amico”, anche in relazione ai social network online, è oggetto di una problematicizzazione. Sull’argomento cfr. ad esempio http://www.firstmonday.org/issues/issue11_12/boyd/index.html. 175 È stata esclusa la modalità di risposta “coinquilino” poiché troppo specifica per lo studio. 176 La social network analysis, o analisi di rete, è nata dalla confluenza della scuola antropologica di Manchester e di un gruppo di studiosi di analisi strutturale di Harvard. La prospettiva teorica della social network analysis accentua la dimensione della struttura reticolare della realtà sociale, fornendosi di modelli che fanno un uso più o meno esteso della matematica per analizzare i processi. Sull’argomento si vedano Scott, 1991; Wasserman - Faust, 1994; Piselli (a cura di), 1995; Chiesi, 1999; Vargiu, 2001; Salvini, 2005 e Salvini (a cura di), 2007. 102 «i modelli di legami allocano risorse in un sistema sociale» [Wellman in Piselli (a cura di), 1995, 28].

La tecnica si presta bene anche a una visione degli studi sociologici che si allontana da contrapposizioni classiche e che hanno portato a estenuanti diatribe tra micro e macro, attore sociale e struttura sociale, quantità e qualità: «l’antitesi classica tra attore e struttura tende a scomparire, per far posto all’interdipendenza e alla reciproca costruzione tra le due dimensioni» [Salvini (a cura di), 2007, 10].

L’analisi strutturale, componente densa di elaborazioni della network analysis, si basa su alcuni presupposti ben elencati da Wellman [in Piselli, 2005, 18 e Piselli (a cura di), 1995, 29-40]: § «le relazioni sociali strutturate sono un mezzo più potente di spiegazione sociologica di quanto non lo siano gli attributi personali dei membri del sistema» [Wellman in Piselli (a cura di), 1995, 29]; § «le norme derivano dalla posizione nei sistemi strutturati di relazioni sociali» [Wellman in Piselli (a cura di), 1995, 30]; § «il mondo è composto di networks, non di gruppi» [Wellman in Piselli (a cura di), 1995, 37 e anche Wellman, 2002]; § «i metodi strutturali integrano e sostituiscono i metodi individualistici» [Wellman in Piselli (a cura di), 1995, 38];

Le riflessioni che derivano dal tipo di rete, dalla topografia della rete e dalla dislocazione dell’attore preso in esame, esposti nel capitolo seguente, tengono conto, inevitabilmente, dall’influenza che la rete esercita su un suo membro177 e viceversa178, delle relazioni che esprimono i legami che intercorrono tra gli attori e delle interazioni individuate. In particolare, dopo una descrizione della rete, sono stati individuati i nodi, i legami, i cluster (grado di clustering e sottogruppi presenti, clique, n-clan) e gli hub, sono stati elaborati aspetti significativi come rotture, ponti, cicli ecc., leadership e centralità nei cluster (status sociometrico, tenendo conto di indicatori come grado,

177 Si tratta di una prospettiva che è stata adottata in special modo ad Harvard e che è stata denominata determinismo strutturale. Atteggiamenti e comportamenti degli attori risultano fortemente condizionati dalla struttura delle relazioni in cui essi sono inseriti; l’individuo dipende dalla struttura di rete. 178 «La società è costituita da individui attivi che, a loro volta, sono profondamente influenzati dalle strutture sociali. La direzione di influenza sulla coscienza e sui modi di presentarsi individuali (linguaggio e altre forme di comunicazione) [va] dall’ambito pubblico e collettivo a quello individuale, anche se c’è un chiaro processo di retroazione» [Harré - Record, 1972, 30)]. 103 vicinanza e intermedietà) e le somiglianze strutturali [Trobia, 2005, 77-85]. L’analisi ha riguardato la reciprocità, l’intensità, il grado, la densità e la permeabilità interna del network.

3. Analisi dei dati

La prima parte del questionario era volta a rilevare le caratteristiche socio- demografiche dei rispondenti, con la finalità di tracciare un profilo-tipo di blogger. Da una prima lettura dei dati si rileva una netta prevalenza di blogger di sesso maschile, il 76,0% contro il 24,0% delle blogger.

Figura 32 – Blogger per sesso Tabella 3 - Blogger per sesso Frequenza % Femmine 25 24 Maschi 79 76 76% Totale 104 100

Femmine Maschi

24%

L’età media dei blogger partecipanti alla rilevazione è di circa 34 anni; circa 33 anni per le donne e circa 36 per gli uomini. Dai dati si evince che la classe modale è quella che comprende i soggetti di 25-34 anni d’età. In particolare i 25-34enni costituiscono il 45,2%, seguiti dai 35-44enni (34,6%) e dagli over 45 (14,4%). Solo il 5,8% dei blogger contattati ha un’età inferiore ai 24 anni.

Tabella 4 - Sesso dei blogger per classe di età 18-24enni 25-34enni 35-44enni Over 45

Femmine 4,0 64,0 12,0 20,0 Maschi 6,3 39,2 41,8 12,7 Totale 5,8 45,2 34,6 14,4

104 La distribuzione dei blogger per classe d’età mostra delle differenze di genere significative. Infatti, mentre la maggioranza dei blogger di sesso femminile rientra nella classe d’età 25-34 (64,0%), i blogger di sesso maschile fanno registrare una presenza significativa anche nella classe d’età 35-44 (41,8%), oltre che nella precedente (39,2%). I blogger abitano nelle grandi città, Milano in testa (18,3%), seguita da Roma (16,3%), Genova (6,7%) e Catania (5,7%); per l’Istat le città più popolate d’Italia sono Roma (6,79%) e Milano (6,57%). La regione di provenienza prevalente è la Lombardia (23,08%), seguita dal Lazio (18,27%), dall’Emilia-Romagna (9,62%), dal Piemonte (8,65%), dalla Liguria (7,69%), dalla Sicilia (6,73%) e dall’estero (3,85%); nei dati Istat la regione italiana più popolata è la Lombardia (16,14%) ma la corrispondenza non prosegue con le altre regioni, anche se le regioni più popolate in qualche misura sembrano avere una tendenza a ospitare un maggior numero di blogger (forse per i grandi numeri). L’area di provenienza prevalente è il Nord-ovest (39,42%), seguita dal Centro (25%), dal Nord-est (15,38%), dal Sud (8,65%), dalle isole (7,69%) e dall’estero (3,85%); non c’è una stretta corrispondenza con i dati demografici Istat (Nord-Ovest 26,43%, Nord-Est, 18,95%, Centro 19,52%, Sud 23,81% e Isole 11,29%). Ho affiancato i dati della mia ricerca ai dati Istat sulla popolazione poiché avevo ipotizzato che le zone più popolate ospitassero anche un maggior numero di blogger. Il dato empirico, anche se non del tutto in contraddizione, non di permette di affermarlo con certezza.

Tabella 5 - Blogger per Figura 33 - Blogger per provenienza (aree) provenienza (aree) Nord-ovest Frequenza % Centro Nord-ovest 41 39,42 Nord-est Centro 26 25,00 Sud 25,00% Nord-est 16 15,38 15,38% Isole Sud 9 8,65 Estero 8,65% Isole 8 7,69 Estero 4 3,85 Totale 104 100

7,69% 3,85% 39,42%

Relativamente al titolo di studio, il 45,2% dei rispondenti dichiara di essere laureato (il 35,6% è in possesso di una laurea di vecchio ordinamento o di una laurea magistrale, mentre il rimanente 9,6% di una laurea di primo livello; le lauree in

105 maggioranza appartengono al settore umanistico), il 36,5% dei rispondenti dichiara di essere in possesso del diploma o di una titolo di scuola media superiore (4-5 anni), il 12,5% è in possesso di un titolo post-lauream (master, dottorato ecc.). Soltanto il 5,8% dichiara di avere un titolo inferiore al diploma.

Tabella 6 - Titolo di Figura 34 - Titolo di studio dei blogger studio dei blogger Diploma o qualifica di Freq. % scuola media superiore (4-5 anni) Diploma o Laurea magistrale o vecchio ordinamento qualifica di scuola media Titolo post-lauream superiore (4-5 (master, dottorato ecc.) 35,58% anni) 38 36,54 12,50% Laurea di primo livello Laurea magistrale o

Diploma universitario vecchio ordinamento 37 35,58 9,62% Titolo post- Licenza media 2,88% lauream 1,92% 36,54% (master, dottorato ecc.) 13 12,50 Laurea di primo livello 10 9,62 Diploma universitario 3 2,88 Licenza media 2 1,92 Nessuno 1 0,96

Relativamente alla condizione occupazionale, l’89,4% dei rispondenti dichiara di essere occupato, la maggioranza del quale riveste posizioni lavorative di alto profilo, quali posizioni dirigenziali o imprenditoriali (24,0% sul totale dei rispondenti) o professioni intellettuali, scientifiche o di elevata specializzazione con autonomia di organizzazione (30,8% sul totale dei rispondenti).

Figura 35 - Blogger occupati Tabella 7 - Blogger occupati Frequenza %

No 11 10,6 Sì 79 89,4 89,4% Totale 104 100,0

Non occupati Occupati

10,6%

106 Tabella 8 - Condizione occupazionale dei blogger Condizione occupazionale Valori % Occupati 89,4 Dirigenti e imprenditori 24,0 Professioni intellettuali, scientifiche o di elevata qualificaz. con autonomia di organizzaz. 30,8 Professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi 4,8 Professioni tecniche 1,0 Professioni impiegatizie 13,5 Professioni non qualificate 1,0 Non risponde 4,7 Altro 9,6 Non occupati 10,6 Studente/studentessa 6,7 Disoccupato 1,9 In cerca di prima occupazione 1,0 Altro 1,0 Totale (v.a.) 104

Sembrano essere maggiormente coinvolti nella blogosfera gli adulti non più giovanissimi, in possesso di un titolo di studio medio-alto e già in una condizione occupazionale ben definita. Relativamente agli interessi dichiarati dai blogger sono evidenti delle significative differenze di genere. La cultura si trova nei primi tre posti per entrambi i sessi, anche se è stata maggiormente indicata dalle donne (88,0% contro 64,6%). Al primo posto nella graduatoria maschile troviamo la tecnologia (78,5%), dato coerente con il profilo appena tracciato del blogger autodidatta amante del pc e delle nuove tecnologie, mentre la stessa è decisamente più bassa in graduatoria per le blogger di sesso femminile (al 6° posto con il 52,0%). Maggiormente indicati dalle donne il cinema e lo spettacolo (76,0% contro 48,1%), l’arte (56,0% contro 36,7%), i viaggi (56,0% contro 34,2%), la moda (24,0% contro 8,9%). Di contro significativamente più indicati dai blogger di sesso maschile l’economia e la finanza (35,4% contro 0,0%), lo sport (30,4% contro 0,0%), la musica (60,8% contro 52,0%) e gli hobby (19,0% contro 12,0%).

107 Tabella 9 - Graduatorie179 degli interessi dei blogger per sesso Blogger di sesso maschile Blogger di sesso femminile Tecnologia (78,5%) Cultura (88,0%) Cultura (64,6%) Cinema e spettacolo (76,0%) Musica (60,8%) Arte (56,0%) Attualità (58,2%) Attualità (56%) Cinema e spettacolo (48,1%) Viaggi (56,0%) Politica (44,3%) Musica (52,0%) Arte (36,7%) Tecnologia (52,0%) Economia e finanza (35,4%) Politica (48,0%) Viaggi (34,2%) Moda (24,0%) Sport (30,4%) Hobby (12,0%) Hobby (19,0%) Economia e finanza (0,0%) Moda (8,9%) Sport (0,0%)

Il 79,8% dei blogger rispondenti dichiara di aver imparato a usare il computer esclusivamente da autodidatta, mentre il 13,5% ha imparato principalmente da autodidatta ma con il supporto di corsi scolastici o universitari o di corsi di formazione o sul posto di lavoro. Il restante 6,7% dichiara di aver imparato esclusivamente frequentando corsi specifici. Il sistema operativo più utilizzato è Microsoft Windows (73,1%), mentre il 46,2% usa MacOs e il 17,3% Linux (come si nota ci sono utenti che usano più sistemi operativi). Dalla lettura dei dati emerge sempre più il profilo di un appassionato del pc, curioso di tutto ciò che innovativo nel settore ICT. Infatti, i blogger partecipanti alla rilevazione sono caratterizzati da un rapporto privilegiato e duraturo con le nuove tecnologie: il 96,2% dei rispondenti usa Internet da più di cinque anni e la frequenza di utilizzo dello stesso è significativamente alta. Il 92,3% dei rispondenti ha dichiarato di accedere alla Rete più volte al giorno e il 6,7% almeno una volta al giorno. La maggioranza dei blogger (58,6%) dichiara di gestire un blog da più di 3 anni, il 14,4% del quale da più di 5. Ciò potrebbe portare a concludere che il gruppo di blog preso in esame possa considerarsi composto da early adopter del blog. Dai dati emerge che la piattaforma più utilizzata è WordPress (49,0%), seguita da Blogger (18,3%), Splinder (11,5%), Movable Type/TypePad (6,7%). Le altre piattaforme sono state indicate rispettivamente da un numero non significativo di rispondenti (percentuali inferiori al 3,0%).

179 Le percentuali riportate nelle graduatorie degli interessi sono percentuali sul totale, essendo frutto di domanda a risposta multipla, e sono relative al numero di blogger che hanno indicato l’interesse in questione. 108

Figura 36 - Piattaforme utilizzate dai blogger Wordpress

Blogger Splinder Movable Type/ Typepad

dBlog 18,30% 11,50% Altre

6,70%

2,90%

11,60% 49,00%

Tabella 10 - Piattaforme utilizzate dai blogger Piattaforma Valore % WordPress 49,0 Blogger 18,3 Splinder 11,5 Movable Type/ TypePad 6,7 dBlog 2,9 Altre (Drupal, Windows Live Spaces, B2evolution, Libero, Myblog, Radio 11,6 Userland, Tiscali, Tumblr ecc.) Totale (v.a.) 104

Infine, è emerso che in rete la quasi totalità dei blogger utilizza molti strumenti offerti da Internet, quali la posta elettronica (indicata dal 98,1% dei rispondenti) e la navigazione tra siti (indicata dal 97,1% dei rispondenti), ma è meritevole di evidenza anche il dato relativo ai social network, strumento certamente più innovativo e recente rispetto agli altri (vedi tab. 10) sottoposti all’attenzione dei blogger coinvolti nella ricerca sul campo: l’85,6% dei blogger ha dichiarato di partecipare a social network. Ciò permette di ipotizzare (i dati sull’uso dei social network in Italia sono al momento in cui scrivo lacunosi) che i blogger presi in esame siano un’avanguardia nell’uso degli strumenti del web sociale. Si registrano percentuali di utilizzo significativamente elevate anche per gli altri strumenti, ossia chat, mailing list, newsletter e forum. Risultano meno utilizzati i newsgroup, indicati dal 41,3% del campione.

109 Tabella 11 - Strumenti disponibili in Rete utilizzati dai blogger Strumento utilizzato % indicante sul totale Posta elettronica 98,1 Navigazione tra siti 97,1 Social network 85,6 Chat 71,2 Mailing List 62,5 Newsletter 61,5 Forum 59,6 Newsgroup 41,3

Da evidenziare, inoltre, che mentre per la navigazione, per l’utilizzo della posta elettronica e delle newsletter non si rilevano differenze significative di genere o relative all’età del blogger, tendenzialmente sembra che le donne utilizzino meno gli altri strumenti sopra elencati. Le differenze di genere sono più accentuate per i newsgroup (-17,3 punti percentuali), per i forum (-11,6), per la chat (-11,2) e per le mailing list (-10,5); meno accentuate per la partecipazione ai social network (-5,6). Per quanto riguarda invece le differenze legate all’età, risultano significativi i dati relativi alla partecipazione ai social network, significativamente più diffusa tra i blogger 35-44enni (97,2%) e meno diffusa tra i blogger con età inferiore ai 25 anni (50,0%), e alla partecipazione ai forum, meno diffusa tra i soggetti con meno di 25 anni (50,0%) e tra gli over 45 (46,7%). Riassumendo, i blogger presi in esame sono prevalentemente uomini, con una istruzione elevata, con un’occupazione (e un ruolo intellettuale o dirigenziale/imprenditoriale), che hanno appreso da autodidatta l’uso del computer, che hanno un blog da molti anni e per metà usano WordPress e che utilizzano intensamente gli strumenti offerti da Internet, compresi i più recenti.

110 CAPITOLO QUARTO

LO STUDIO SULLA BLOGOSFERA ITALIANA:

IL SOCIAL NETWORK DEI BLOG ITALIANI

1. La metafora della rete

Prima di addentrarci nei risultati della social network analysis è necessario puntualizzare alcuni concetti legati alla metafora della rete che fanno da sfondo alla ricerca svolta. La metafora della rete è un interessante modello di riferimento che negli ultimi anni ha avuto una particolare fortuna nell’ambito delle scienze sociali180. Tale metafora non è necessariamente la migliore possibile, nella misura in cui può evocare l’idea di un insieme fisso di nodi, con importanza maggiore rispetto ai punti che collegano, in qualche modo percorsi obbligati (seppure molti) per il transito di ciò che si muove nella rete. Da un punto di vista sociologico la rete può essere definita come un sistema dinamico di interazione multipla [Salvini (a cura di), 2007, 181]. Castells definisce la rete in maniera molto suggestiva e le attribuisce un ruolo centrale nella società dell’Età dell’informazione: «Una rete è un insieme di nodi interconnessi. Un nodo è un punto in cui una rete interseca se stessa. Che cosa sia concretamente un nodo, dipende dal tipo di reti reali a cui si fa riferimento. Sono nodi le piazze finanziarie, con i loro centri ausiliari di servizi avanzati, immersi nella rete dei flussi finanziari globali. Sono nodi i commissari europei e i consigli dei ministri nazionali, della rete politica che governa l’Unione Europea. Sono nodi i campi della coca e dell’oppio, i laboratori clandestini, le piste d’atterraggio segrete, le gang di strada e le istituzioni finanziarie per il riciclaggio del denaro sporco nella rete del traffico di droga che compenetra le economie, le società e gli stati di tutto il mondo. Sono nodi i sistemi televisivi, gli studi per la produzione dell’intrattenimento, i milieu della computer grafica, le redazioni televisive e i dispositivi mobili che generano, trasmettono e ricevono i segnali nella rete globale dei nuovi media alla base dell’espressione culturale e dell’opinione pubblica nell’Età dell’informazione. La topologia definita

180 Cfr. Trobia, 2001, 140-161. 111 dalle reti implica che la distanza (o l’intensità e la frequenza d’interazione) tra due punti (o posizioni sociali) sia più breve (o più frequente, più intensa) quando entrambi i punti sono nodi della stessa rete che non quando lo sono di reti diverse. D’alto canto, all’interno di una data rete, non c’è distanza nei flussi tra i nodi. Pertanto, la distanza (fisica, sociale, economica, politica, culturale) per un dato punto o una data posizione varia tra zero (per qualsiasi nodo all’interno della rete) e infinito (per qualsiasi punto esterno della rete). L’inclusione/esclusione delle reti e l’architettura delle relazioni tra reti, dispiegate e azionate da tecnologie informatiche che operano a grandi velocità, configurano i processi e le funzionalità dominanti nelle nostre società» [Castells, 2002, 536].

Alcuni soggetti operano all’interno della rete intervenendo sugli “interruttori” delle reti stesse, che incorporano una base materiale che «contraddistingue i processi sociali dominanti, dando quindi forma alla stessa struttura sociale» [Castells, 2002, 537].

Relativamente al presente studio pare opportuno richiamare la riflessione di Boissevain [con Mitchell (a cura di), 1973 e in Piselli (a cura di), 1995, 251-270] sul ruolo dei mediatori, veri e propri imprenditori181 che dispensano, manipolano, controllano risorse di secondo ordine (contatti strategici con persone che controllano risorse di primo ordine come le risorse di produzione/primarie o che hanno accesso a queste persone): «i mediatori sono pertanto specialisti estremamente esperti di reti. […] un mediatore sociale (social broker) mette le persone in comunicazione le une con le altre, sia direttamente che indirettamente, allo scopo di ottenere profitto. Egli colma lacune nella comunicazione tra persone, gruppi, strutture e anche culture. […] Egli occupa una posizione strategica in una rete di relazioni sociali vista come una rete di comunicazione» [Boissevain in Piselli (a cura di), 1995, 252-253].

Sono gli hub, i nodi della nostra rete. «La possibilità di diventare un mediatore dipende da due insiemi di criteri: la struttura e il volume della sua rete sociale, e la propensione a usare tale rete per il proprio personale profitto. Quando un individuo ha una vasta rete, con valori elevati per molteplicità e contenuti di scambio, può operare come mediatore. Ma deve essere disposto a manipolare le sue relazioni sociali per il profitto. Non tutti lo sono. […] È […] evidente che la centralità, il tempo disponibile per manovrare le sue relazioni sociali e il potere sulle risorse di primo ordine, sono di particolare importanza nell’aiutare una persona a diventare un mediatore di successo» [Boissevain in Piselli (a cura di), 1995, 257].

181 «Nella misura in cui prende l’iniziativa, per manipolare altre persone e risorse, al fine di ottenere un profitto, una persona agisce come un imprenditore» [Barth, 1963, 6]. 112 Una buona parte dell’attività di mediazione ha a che vedere con il capitale sociale: «Il capitale di un mediatore è costituito dalla sua rete personale di relazioni con la gente; in breve dai suoi canali di comunicazione» [Boissevain in Piselli (a cura di), 1995, 260182].

L’attività dei broker è al centro della concettualizzazione che parla di structural hole legata al capitale sociale di Burt [1992] che ha logica micro dell’azione e influenza macro delle strutture sociali183: il capitale sociale sarebbe funzione dell’opportunità di esercitare il ruolo di broker, all’interno di una rete. Una rete relazionale ha, infine, anche contenuti simbolici, è: «rete di significati» [White, 1992, 67], «poiché è costituita da legami che sono storie definite in particolari tempi sociali, Le identità degli attori e le strutture conseguenti delle interazioni e della contingenza che si esprime in essi. Poiché i legami sono costituiti essenzialmente da storie, la narrazione e la comprensione della narrazione da parte dello studioso diventano passaggi cruciali nell’analisi delle reti sociali» [Salvini, 2005, 44].

Relativamente alle relazioni sociali che si svolgono in una rete Knoke e Kuklinksi [1982, 99] le hanno suddivise in: 1. scambi di risorse: transazioni do ut des di beni materiali o immateriali; (prodotti, servizi, utilità ecc.); 2. trasmissione di informazioni: scambi comunicativi, i legami agiscono come canali per diversi tipi di messaggi; 3. relazioni di potere: interazioni asimmetriche in cui un attore influenza o controlla legittimamente (gerarchicamente) o meno (coercitivamente) un altro attore; 4. interpenetrazioni tra confini: azioni coordinate tra due o più attori che condividono un fine, ad esempio attraverso la compartecipazione a sub- componenti di una stessa rete184; 5. attaccamento emotivo/affettivo: da cui deriva mutua assistenza, supporto, dono e solidarietà ma anche frapposizione di ostacoli, ostilità e gesti di inimicizia.

182 Boissevain prosegue parlando di tariffa, credito, debito, interesse. 183 Cfr. Chiesi, 1997, 412-413. È interessante notare come l’analisi di rete venga considerata situata a un livello meso, tra micro e macro. 184 Come nei caso degli interlocking directorates dei consigli di amministrazione delle società. Cfr. http://www.casaleggio.it/cda/ 113 2. Strumenti e tecniche per l’individuazione di cluster tra i blog italiani

Innanzitutto andrebbe precisato che riferendoci alla rete sociale di più soggetti (nel nostro caso i blogger italiani) dovremmo dire più correttamente I social network e non IL social network. Ciò poiché per ogni attore c'è un social network: vi sono tanti social network quanti attori. Nel contesto già descritto, dove l’universo di riferimento non è noto, si rivelerà interessante anche lo studio dell’ego-network o network ego-centrato185 che enfatizza la dimensione di immediata vicinanza degli alter rispetto agli ego che compongono la rete presa in esame, i singoli attori e le loro relazioni all’interno della rete. Nello studio dell’ego-network la rete è centrata sull’individuo e focalizzata sulle relazioni, l’attore “focale” ricostruisce il suo “vicinato” [Salvini, 2005, 101]. Sembra un approccio appropriato per «[…] un gran numero di fenomeni che riguardano la relazionalità individuale e sociale e dei processi attraverso cui la configurazione di tale relazionalità (la struttura relazionale) influisce sui comportamenti e sugli stati individuali […]» [Salvini (a cura di), 2007, 191]

come ad esempio l’interazione con altri soggetti in uno spazio pertinente per l’azione in relazione ad altri soggetti. D’altra parte, però, i legami forti vengono sovrastimati (bias) rispetto a quelli deboli, che però (come ha fatto notare non soltanto Granovetter), spesso sono importanti e fondamentali per la spiegazione di dinamiche di rete.

Tabella 12 - Rapporto tra variabili strutturali e tipo di legame

Variabili strutturali Legami forti Legami deboli

Ampiezza della rete Piccola Grande % di legami nella rete Alta Bassa Multiplexity Alta Bassa Densità Alta Bassa Eterogeneità Bassa Alta Frequenza dei contatti Alta Bassa Intimità Alta Bassa

185 Sugli ego-network cfr. McCallister - Fisher in Burt - Minor, 1984. 114 Relativamente alle interazioni bisogna tenere conto del fatto che i legami si creano rispondendo a logiche preferenziali, ad esempio in base a forze strutturali [Savona in Chiesi (a cura di), 2007, 279-281]: a. densità: propensione a creare legami arbitrari con altri membri della rete; b. reciprocità: tendenza alla reciprocazione, a creare legami con soggetti che li hanno creati con noi; c. transitività: inclinazione a creare legami con soggetti legati ad attore con cui siamo legati; d. equilibrio: tendenza a creare legami con attori a noi simili, con cui si condividono altri legami; e. legami indiretti: inclinazione alla frapposizione di intermediari con alcuni soggetti raggiungibili indirettamente; f. popolarità: tendenza a creare legami soggetti con grado in ingresso (indegree) alto, a cui molti altri sono legati; g. attività: tendenza a creare legami soggetti con grado in uscita (outdegree) alto, legati a molti altri; h. chiusura circolare: propensione a creare legami con cerchi di tre attori, non gerarchici; i. betweenness: scelta di legami che pongono nel ruolo di intermediario tra attori non connessi tra di loro; j. similarità: tendenza all’omofilia, a creare legami con attori che posseggano (un) attributo/i individuale/i comune/i; k. similarità per reciprocità: scelta di creare legami reciproci con attori simili a noi; l. caratteristica altrui: scelta di creare o rompere un legame in base all’indegree altrui; m. caratteristica di ego: scelta di creare o rompere un legame in base all’outdegree altrui.

La metafora della rete è stata applicata alla blogosfera italiana e già nel 2005 Casaleggio e associati avevano realizzato uno studio sul network dei blog italiani186 basato sui link entranti con un campione di 100 casi “considerati rilevanti” (la

186 http://www.casaleggio.it/rapporto.asp?articleID=245&titolo=Focus:%20Il%20%22Social%20Network% 22%20dei%20blog%20italiani 115 metodologia utilizzata, almeno in base ai dati disponibili, non pare molto rigorosa). il diametro della rete era risultato di 2,39, con una media di due passaggi tra un blog e qualunque altro blog preso in esame. I “percorsi più brevi” per collegare due blog passerebbero principalmente attraverso i blog agli indirizzi www.macchianera.net, www.mantellini.it e gattostancodiludovico.it. Il grado di clustering del sistema era di 0,362.

Figura 37 - "Blog al centro" nella blogosfera italiana [Casaleggio Associati, 2005]

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Figura 38 – “Percorsi" della blogosfera italiana [Casaleggio Associati, 2005]

3. Analisi dei dati

Il grafo del social network è composto da 193 nodi o vertici (vedi figg. 39 e 40). Ciascun nodo è indicato dal nome del blogger e dall’URL del blog in questione per la ricerca. Nei casi in cui il blogger abbia negato esplicitamente il consenso per la pubblicazione di uno di questi dati si utilizza il codice identificativo che contraddistingue il questionario *resp****). Nei casi in cui il blogger indicato non abbia risposto e il nome fosse liberamente deducibile dal blog questo è stato indicato; diversamente è presente il solo indirizzo del blog. Le componenti del grafo sono quattro, la principale è composta da 178 nodi e le quattro rimanenti da cinque nodi o meno. Inizialmente indichiamo alcuni dati descrittivi del network (relativi a chi legge chi): la densità, che è indicatore del grado di coesione della rete (e può variare tra 0 e 1), ha un valore pari a 0,0079 (cioè sono presenti quasi l’1% di tutti i legami possibili); la deviazione standard (che indica la variabilità dei legami) è pari a 0,0887. Il diametro della rete (distanza geodetica più grande riscontrata) è 15. La distanza geodetica indica il percorso più breve che unisce due nodi presenti nella rete. La distanza media che

117 riscontriamo in questo caso è pari a 5,9: si tratta dell’ennesima conferma empirica dello studio di Stanley Milgram e indica che la rete è di tipo small world. I sei gradi di separazione sembrano “funzionare” per questa porzione della blogosfera italiana. L’indice di coesione basato sulla distanza è basso (può variare tra 0 e 1) e pari a 0,04 e la misura di frammentazione basata sulla distanza (può variare tra 0 e 1) è pari a 0,96. Il coefficiente di clustering è 0,094. Elaborazioni relative alla connettività e alla raggiungibilità confermano quanto appare evidente dagli altri indici. Nelle pagine seguenti sono presenti figure che rappresentano il network, con e senza le etichette relative ai nodi (figg. 39 e 40), in una visualizzazione che ne evidenzia i componenti principali (fig. 41; si vedano anche le tabb. 13 e 14), in forma gower metrics (fig. 42) e circolare (fig. 43), evidenziando le geodetiche (fig. 44) e in relazione ai cutpoint (figg. 45 e 46).

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Figura 39 - Social network completo

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Figura 40 - Social network completo con etichette

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Figura 41 - Layout dei componenti principali del social network

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Figura 42 - Layout Gower metric scaling del social network

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Figura 43 - Layout circolare del social network

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Figura 44 - Rappresentazione del social network in base alla geodetica

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Figura 45 - Cutpoint del social network

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Figura 46 - Social network esclusi i cutpoint

126 La centralità in una rete ci fornisce informazioni sull’attore in relazione al suo network e a tutto il network, ma la posizione non va intesa in senso gerarchico ma relazionale. Un attore è “centrale” quando partecipa a molte interazioni. Un attore centrale è potenzialmente un leader, si trova in una posizione tale da poter relazionarsi con soggetti e, a seconda delle circostanze, di poterli influenzare187. Una misura semplice di centralità, di cui si è occupato Freeman [Freeman, Borgatti, White, 1991], è basata sul grado, cioè sul numero di nodi adiacenti (connessi), con la dovuta distinzione tra grado in ingresso e in uscita. Ritengo particolarmente significativa per questo studio la misura di indegree, poiché l’outdegree era in qualche modo condizionato dalla domanda posta (si chiedeva di indicare un massimo di tre blogger). In base all’indegree il blogger centrale del network è Luca Conti (www.pandemia.info; indegree 11), seguito da Massimo Mantellini (www.mantellini.it; indegree 8), Andrea Beggi (www.andreabeggi.net; indegree 7), Gianluca Diegoli (www.minimarketing.it; indegree 7) e Antonio Sofi (www.webgol.it; indegree 6). L’indegree medio è 1,52. La percentuale di centralizzazione del network è del 4,96%.

Tabella 13 - Blogger più centrali (indegree) Blogger URL del blog Indegree % stand.188 Luca Conti www.pandemia.info 11 5,7% Massimo Mantellini www.mantellini.it 8 4,2% Andrea Beggi www.andreabeggi.net 7 3,6% Gianluca Diegoli www.minimarketing.it 7 3,6% Antonio Sofi www.webgol.it 6 3,1% Luca De Biase blog.debiase.com 5 2,6% Stefano Quintarelli blog.quintarelli.it 5 2,6% Gaspar Torriero www.gaspartorriero.it/blogger.html 5 2,6% Giovanni Barbieri www.giovy.it 4 2,1% Alessandro Bonino eiochemipensavo.diludovico.it 4 2,1% Stefano Epifani blog.stefanoepifani.it 4 2,1% Francesco Napoletano www.napolux.com 4 2,1%

Volendo calcolare la centralità come vicinanza (in entrata), cioè come somma delle distanze geodetiche di ciascun attore da tutti gli altri vanno esclusi i nodi facenti parte di componenti staccate da quella principale. Il blogger più centrale in termini di inCloseness è Luca Sofri (www.wittgenstein.it).

187 Su blogger e influenza cfr. Gill, 2004 in http://faculty.washington.edu/kegill/pub/www2004_blogosphere_gill.pdf e Armano, 2006 in http://darmano.typepad.com/logic_emotion/2006/08/influence_rippl.html. 188 Valori moltiplicati per 100/(n-1). 127 Volendo calcolare la centralità come interposizione o intermediazione (betweenness), cioè in base alla frequenza con cui il singolo nodo si trova nella geodetica (percorso più breve) tra due nodi, non guardando alla direzione del legame, otteniamo un indice di centralizzazione del 5,91%. Il blogger più centrale secondo tale accezione sarebbe Stefano Epifani (blog.stefanoepifani.it), seguito da Antonio Sofi (www.webgol.it) e da Luca Conti (www.pandemia.info).

Tabella 14 - Blogger più centrali (betweenness) Blogger URL del blog Betw. nBetw.189 Stefano Epifani blog.stefanoepifani.it 2311,850 6,304 Antonio Sofi www.webgol.it 1631,833 4,450 Luca Conti www.pandemia.info 1630,600 4,446 Mauro Lupi admaiora.blogs.com/maurolupi/ 1522,333 4,151 Gianluca Diegoli www.minimarketing.it 1368,000 3,730 Massimo Mantellini www.mantellini.it 1284,133 3,502 Tommaso Sorchiotti tommaso.tumblr.com 1092,267 2,978 Massimo Moruzzi www.dotcoma.it 1038,333 2,831 Massimo Morelli blog.morellinet.com/categories/momoblog/ 970,633 2,647 Andrea Beggi www.andreabeggi.net 942,117 2,569

Il dato sul soggetto centrale non è quindi univoco, anche se Luca Conti (www.pandemia.info) sembra in una posizione privilegiata nella blogosfera italiana, come vedremo anche da altri indicatori. Appare interessante notare come soggetti che hanno grande rilevanza sui mass media in relazione al fenomeno blog (Beppe Grillo e gli uomini politici) in questa rappresentazione siano marginali o addirittura inesistenti. A questo punto si può procedere all’analisi dei sottogruppi presenti. Gli approcci possibili sono due: un approccio bottom-up che parte dalle diadi (coppie di due attori e relativo arco) e fa emergere sottogruppi e un approccio top-down che individua aree che presentano delle peculiarità all’interno della struttura. Sono bottom-up le analisi che individuano clique, n-clique, n-clan, k-plex e k-core. Sono top-down gli approcci che individuano blocchi, insiemi lambda e fazioni [Trobia, 2005, 78]. Nel nostro caso di studio le clique presenti, ovvero sottografi completi costituiti da tre o più nodi in cui ciascuno è adiacente (a prescindere dalla reciprocità) agli altri. La matrice è stata resa simmetrica (cioè è stata indicata con valore 1 ogni relazione simmetrica e con valore 0 ogni relazione asimmetrica). L’elaborazione ha individuato 9 clique190, dato prevedibile vista la bassa densità della rete:

189 Betweenness normalizzata. 190 Il set è stato impostato a tre nodi. 128

Figura 47 - Diagramma cluster per l'individuazione delle clique

Ponendo n=2 (n è il numero di passaggi per raggiungere un’unità a partire da un’altra unità) vengono individuate 98 n-clique (2-clan). Sono individui connessi da un intermediario, “amici degli amici”: Individuando i lambda set191 notiamo che il legame attraverso cui potrebbe passare il flusso più consistente comprende Fabio Altomare (www.sw4n.net; contraddistinto dall’8) e Andrea Beggi (www.andreabeggi.net; contraddistinto dal 35) e; in secondo ordine sono importanti i legami tra Stefano Quintarelli (blog.quintarelli.it; 18) e Paolo Valdemarin (paolo.evectors.it/italian/; 30), i nodi Luca Conti (www.pandemia.info; 2), Tommaso Sorchiotti (tommaso.tumblr.com; 16), Matteo Balocco (www.totanus.net; 17), Alberto D'Ottavi (www.infoservi.it; 28), Antonio Sofi (www.webgol.it; 41) e tra i nodi principali 8 e 35 e Alessandro Zarcone (www.zarcone.it; 3), Samuele Silva (www.samuelesilva.net/dblog/; 10), Massimo

191 Cfr. Borgatti - Everett - Shirley, 1990. 129 Marino (www.pensieroineccesso.it; 19), Miti Vigliero (www.placidasignora.com; 21) e Mafe De Baggis (www.maestrinipercaso.it; 42).

Figura 48 - Lambda set del social network (stralcio)

I cluster sono composti da soggetti spesso eterogenei tra loro. La suddivisione in sottogruppi o cluster può fornire chiavi di interpretazione fondamentali sulla propagazione delle informazioni e su i potenziali percorsi di diffusione dei meme. Una mappatura più ampia della rete della blogosfera permetterebbe anche applicazioni di tipo commerciale: puntando a soggetti reputati “influenti” all’interno di ciascun sottogruppo la pubblicità e il marketing (ma anche il word of mouth e le pubbliche relazioni) potrebbero minimizzare gli sforzi e massimizzare i risultati ottenuti. Oltre che basandoci sulla coesione, possiamo guardare alla rete in termini di equivalenze strutturali e di analisi posizionale dei suoi componenti. L’equivalenza strutturale (anche se si tratta di un concetto abbastanza rigido, quindi sarebbe meglio parlare di somiglianza) è determinata dal modo in cui i soggetti si rapportano con gli altri soggetti della rete con cui sono collegati, a prescindere dal fatto che vi interagiscano. Nel calcolo della regolarità ho utilizzato la distanza euclidea192 in procedura profile193. Vengono individuati 21 raggruppamenti (relativamente significativi per il presente studio) di soggetti in posizione equivalente nella rete.

192 La distanza euclidea misura la dissimilarità. In corrispondenza di valori bassi i nodi sono simili. Altre misure di similarità sono il coefficiente di correlazione di Pearson, la proporzione di esatta similitudine e il coefficiente di Jaccard. 193 Un’altra procedura possibile è la CONCOR (Convergence of iterated correlation). 130

Figura 49 - Diagramma cluster per l'equivalenza strutturale

L’analisi è proseguita facendo riferimento agli ego-network (vedi tabelle in appendice). Una misura significativa è quella relativa ai vuoti strutturali (structural hole)194. I vuoti strutturali sono misurabili attraverso i contatti non ridondanti (effective size), l’efficienza (efficiency), i vincoli (constraint) e la gerarchia (hierarchy). Una volta ricavata la matrice di ridondanza, che indica il modo in cui i nodi sono collegati ai contatti diretti di ego, si procede alla lettura del dato di effettiva dimensione dell’ego- network (il valore più alto è 13,464 per Luca Conti). L’efficienza (che varia da 1, non ridondante, a 0, ridondante) è il rapporto tra dimensione dell’ego network (numero dei nodi con cui si è connessi) ed effettiva dimensione. I contatti maggiormente “efficienti” (secondo tale accezione) sarebbero (con coefficiente 0,5) quelli di Marco Borghesi (borguez.wordpress.com), (inkiostro.blogspot.com), (eternaseconda.splinder.com), (disruption.splinder.com) e Alex Zarfati (www.theapplelounge.com). I vincoli misurano i collegamenti di ego con soggetti a loro volta collegati ad altri soggetti collegati a ego. La gerarchia misura l’ammontare di costrizione di ego concentrata in ciascuna relazione con gli alter (varia da 1, quando il constraint è concentrato in una singola relazione, a 0, se il constraint è uguale per ciascun alter).

194 Altra misura è quella relativa all’intermediazione (brokerage). 131 L’analisi degli structural hole permette la rilevazione di aspetti importanti relativi al capitale sociale, poiché attraverso i nodi contigui alle zone di separazione tra legami non ridondanti passano i legami per la “periferia” della rete. La conformazione della rete mostra legami deboli e scarsa ridondanza. Eppure i legami deboli (come aveva notato non solo Granovetter e non solo in relazione alla ricerca di un lavoro) non sono da sottovalutare: spesso sono cruciali in relazione all’azione, anche online. Utilizzando gli ulteriori dati ottenuti dal questionario è possibile tracciare dei sociogrammi relativi ai soggetti che si indicano come contatti, conoscenze e amici. Nelle prossime pagine sono presenti immagini del network relative ad amicizie (fig. 50), conoscenze (fig. 51) e contatti (fig. 52) e i grafi dei colleghi (fig. 53) e dei collaboratori (fig. 54).

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Figura 50 - Soggetti che si indicano come "contatti" nel social network

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Figura 51 - Soggetti che si indicano come "conoscenze" nel social network

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Figura 52 - Soggetti che si indicano come "amici" nel social network

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Figura 53 - Soggetti che si indicano come colleghi nel social network

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Figura 54 - Soggetti che si indicano come collaboratori nel social network

137 I blogger indicano come amici il 63,30% dei blogger collegati, come conoscenze il 22,90%, come contatti l’8,75% e come nessuna delle precedenti qualificazioni il 5,05%. Soltanto il 15,63% dei rapporti di amicizia sono reciproci, contro il 3,08% dei rapporti di conoscenza. Si sono individuati clique195 e 2-clan anche dalle matrici relative ad amicizia, conoscenze e contatti. Le clique degli amici sono 11. I 2-clan degli amici sono 76. La clique dei conoscenti è una. I 2-clan dei conoscenti sono 26. Non ci sono clique (con set di tre contatti, come finora individuati) di contatti, mentre i 2-clan di contatti sono 9: Soltanto in quattro casi i blogger indicati sono parenti e in un caso si tratta di un legame genitore/figlio. Relativamente ai rapporti lavorativi, soltanto il 4,39% dei blogger collegati vengono indicati come collaboratori e soltanto il 13,36% come colleghi. Nell’83,45% dei casi non si tratta di collegamenti di genere lavorativo. I blogger presi in esame per la maggior parte dichiarano di non abitare vicino ai blogger che indicano (il 77,10% dichiarano di non abitare vicino, non sanno se abitano vicino nel 2,36% dei casi, dichiarano di abitare vicino nel 20,54% dei casi) eppure si sono incontrati con la maggioranza degli indicati (83,05% dei casi) e si percepiscono come vicini: alla domanda «Se la blogosfera fosse qualcosa di simile a una città lei e il/i blogger citato/i abitereste nello stesso quartiere?» l’82,7% ha risposto sì e soltanto il 17,3% ha risposto no. Soggetti in relazione in rete si autopercepiscono in qualche modo come membri di un’appartenenza comune (Figallo considera ciò indice di appartenenza a una comunità virtuale, come visto in precedenza). La vicinanza e l’amicizia, già indicate come legami tipici delle comunità originarie, sembrano essere caratteristiche molto rilevanti per i legami presenti tra i blogger. Riconsiderando le dimensioni che avevamo distinto come componenti del concetto di vicinanza § relativamente alla dimensione geografica (distanza) i blogger non sembrano relazionarsi in base alla prossimità territoriale (non abitano vicino, dai cluster non emergono dati significativi su raggruppamenti basati sulla prossimità, eppure dichiarano di essersi incontrati fisicamente, elemento che ne fa presupporre l’appartenenza al gruppo di soggetti che

195 Il set è stato impostato a tre nodi. 138 «[…] si spostano con grande rapidità e agio da una città all’altra [e che] vivono tra le città più che nelle città» [Martinotti, 1993, 170]); § relativamente alla dimensione comunicativa (contatto) i blogger sono in relazione attraverso geodetiche brevi e possono contattarsi l’un l’altro con una media di circa sei passaggi o gradi di separazione; § relativamente alla dimensione tecnologica (piattaforma comune con strumenti di comunicazione interna) non posso esprimere un’osservazione univoca, poiché diversi blogger utilizzano la piattaforma WordPress che non risulta significativa in tal senso poiché spesso viene installata come stand-alone e comunque non possiede strumenti di comunicazione interna, eppure su altre piattaforme sono emersi cluster verosimilmente composti di soggetti in relazione proprio grazie al contesto fornito dalla piattaforma; § relativamente alla dimensione culturale (interessi) si nota che alcuni interessi sembrano essere preponderanti in relazione ai generi, eppure non è possibile affermare che i cluster si raggruppino esclusivamente in base agli interessi, pur essendoci in alcuni di essi sovrapposizioni presumibilmente significative ma non univoche (ad esempio sono presenti cluster composti prevalentemente di marketer o di soggetti che si interessano di tecnologia); § relativamente alla dimensione lavorativa si nota una bassa percentuale di collaborazioni tra blogger che si trovano in contatto. Nella blogosfera italiana non sembrano quindi evidenziarsi rapporti che si pongano in analogia col milieu cittadino in cui i soggetti anche eterogenei entrano in contatto e collaborano. Non si può tuttavia affermare ciò con certezza, poiché il network è stato costituito richiedendo principalmente di indicare chi si legge: è possibile che non vi siano sovrapposizioni tra blogger che si leggono e soggetti con cui si collabora.

139 CONCLUSIONI

L’applicazione del framework urbano alla blogosfera italiana, con l’aggiunta di elementi provenienti da altri ambiti scientifici, si è rivelata fruttuosa per lo studio di sistemi complessi (eppure guidati dagli stessi bisogni sociali di base che aveva la città) come Internet e ora la blogosfera e ha permesso di rinvenire delle analogie generali relative alle dinamiche di comunicazione, vicinanza e circolazione delle risorse e della cultura. L’elemento della prossimità territoriale, comunque fondamentale soprattutto nella città di un tempo, perde importanza nel contesto odierno portando alla centralità delle città globali, della Rete (in generale) e della blogosfera (in particolare), sistemi al centro di flussi e in relazione in un “locale” definito per prossimità funzionale. Il “luogo” dell’urbano oggi è anche la Rete e la blogosfera, sua forma sociale che, tra le altre, diviene luogo per l’interazione dei soggetti in una rinnovata comunità che si discosta dalle formulazioni classiche e si riformula prescindendo, in tutto o in parte, dalla prossimità territoriale. La letteratura di sociologi classici e della scuola di Chicago hanno offerto spunti ed elementi (concetti, dimensioni, tassonomie ecc.) che sono risultati ancora attuali se opportunamente utilizzati. La blogosfera italiana considerata nel framework urbano, alla luce dello studio empirico, non sembra presentare anomalie rilevanti né mostrare peculiarità specifiche rispetto ai fenomeni a cui si fa riferimento descritti nella rassegna della letteratura effettuata dagli studiosi delle città e del territorio, dei contesti urbani e della comunicazione mediata dal computer. I soggetti che interagiscono nella blogosfera, così come i vicini nelle città, si percepiscono come vicini e interagiscono, anche in presenza, all’interno dei cluster in cui sono coinvolti, in uno spazio e tempo che vengono definiti dal fluire delle informazioni in uno scenario “glocalmente digitale” delimitabile come “spazio pertinente”.

140 In particolare nello studio empirico si sono evidenziate alcune caratteristiche dei blogger e della blogosfera italiana che mi preme richiamare nella conclusione del mio studio: § la presenza di soggetti tra loro eterogenei (così come nelle città) che interagiscono in un contesto di flussi globali (ben descritto da studiosi come Castells e Sassen) e che passa indistintamente dalle città globali e dalla Rete contribuendo alla formazione e alla circolazione di capitale sociale; § la presenza di fenomeni che seguono leggi di potenza (“coda lunga”) relativi alla distribuzione dei link in ingresso ai blog; § una preponderanza di blogger uomini e di blogger nella fascia tra i 25 e i 34 anni (così come avviene per altri fenomeni online); § un’età media delle blogger donne più bassa dell’età media dei blogger uomini (come evidenziato anche da altri studi); § il livello di istruzione elevato della maggioranza dei blogger e il fatto che siano in prevalenza occupati (molti sono dirigenti e imprenditori o svolgano professioni intellettuali con autonomia di organizzazione); § la differenza tra gli interessi di blogger maschi e blogger femmine proprio sulla base del genere; § un uso prevalente dell’e-mail (così come avviene nel resto del mondo) tra gli strumenti offerti dalla Rete; § una prevalenza di blogger nelle grandi città; § una spiccata tendenza a incontrarsi in presenza travalicando i limiti attributi alle comunità virtuali e la contrapposizione tra cyberspace e meatspace di cui si è parlato; § una media dei gradi di separazione tra nodi della rete pari a sei, così come per altre reti small world; § un alto grado di frammentazione nel social network studiato che si ricollega alla «balcanizzazione cibernetica» di cui ha parlato Putnam a proposito del web e alle tribù online di cui ha parlato De Baggis; § l’assenza di una connotazione territoriale dei cluster individuati che è indizio di un concetto di “locale” declinato come spazio pertinente; § la percezione di vicinanza reciproca indicata dai blogger;

141 § l’importanza della vicinanza e dell’amicizia, considerabili come indicatori di comunità, nei legami del social network. Tali elementi permettono appunto di affermare che la blogosfera italiana non sembra fare eccezione nelle sue caratteristiche principali rispetto alle altre comunità in Rete della società informazionale. Un dato significativo e per certi versi inatteso che è emerso dallo studio effettuato riguarda l’altissima diffusione di strumenti come i social network site tra i blogger italiani, che permette (insieme al lungo periodo intercorso dalla pubblicazione del blog) di connotarli come early adopter. La ricerca si è svolta su un periodo di tempo e con risorse che non hanno consentito una mappatura molto ampia del network dei blogger italiani, ma una certa ridondanza nelle risposte e i gradi intercorrenti lasciano pensare che si sia mappato un cluster strategico per le dinamiche comunicative. La ricerca non ha potuto stabilire univocamente se i cluster si basano prevalentemente sugli interessi, pur se alcuni di essi sembrerebbero basarvisi (ne sono stati individuati legati al marketing o alla tecnologia). L’aspetto relativo agli interessi richiederebbe ulteriori indagini empiriche, così come l’aspetto relativo alle collaborazioni lavorative che, se confermato, sarebbe affine alle dinamiche dei milieu cittadini. Studi di tipo qualitativo con interviste in profondità a blogger che sono stati individuati come hub e si trovano in posizioni di centralità potrebbero fornire ulteriori elementi per lo studio dei rapporti tra i blogger italiani. La social network analysis è stata per me uno strumento particolarmente idoneo a descrivere dinamiche e a visualizzare rapporti in contesti caotici e complessi come quelli della Rete e della globalizzazione. La mappatura di altri fenomeni di interazione a cui è sottesa la rete di contatti tra blogger potrebbe rivelarsi interessante, come ipotizzato altrove nel testo. Tra i punti di forza del presente studio vi sono probabilmente: § la ricognizione (con puntualizzazioni e tassonomie) del fenomeno dei blog, sia come format con il suo retroscena tecnologico, che cronologicamente, che come manifestazione di bisogni sociali di comunicazione e condivisione (con ampio riferimento agli studi presentati in tutto il mondo), § la possibilità che ho avuto di accedere a dati anche consistenti sulla composizione della blogosfera italiana (provenienti da BlogItalia),

142 § l’utilizzo di software che hanno permesso di suddividere in fasce i blog e di studiarne i legami (spero) in maniera accurata, § lo svolgimento del questionario online in modalità CAWI e l’output costituito dalla mappa delle relazioni tra blogger. La conferma empirica per l’Italia di fenomeni già studiati per comunità più o meno limitate di blog stranieri inserisce questa tesi in un filone molto promettente, anche alla luce dell’emergere di fenomeni nuovi o mutati in relazione al blogging e al social web, come il microblogging e la diffusione dei social network site. La blogosfera, in definitiva, costituisce un ambiente vivace e interessante per gli studi sociologici, oltre che un contesto significativo per l’approccio ai fenomeni culturali, politici ed economici della nostra epoca. Oggi possiamo parlare della città anche identificandola con le tecnologie che la costituiscono, ma anche il contrario: Internet (soprattutto Internet oggi), la blogosfera, si fanno città, con le loro comunità, i loro legami, il loro “locale” ridefinito digitalmente.

143 APPENDICE

Questa sezione contiene il dettaglio dei cluster e dati relativi agli ego-network e agli structural hole individuati con la social netork analysis.

Clique196 dei blogger 1: Fabio Altomare (www.sw4n.net) Massimo Marino (www.pensieroineccesso.it) Miti Vigliero (www.placidasignora.com) 2: Stefano Quintarelli (blog.quintarelli.it) Paolo Valdemarin (paolo.evectors.it/italian/) Luca De Biase (blog.debiase.com) 3: Massimo Marino (www.pensieroineccesso.it) Miti Vigliero (www.placidasignora.com) Andrea Beggi (www.andreabeggi.net) 4: Mauro Lupi (admaiora.blogs.com/maurolupi/) Andrea Pattaccini (barcode.blogsome.com) Massimo Moruzzi (www.dotcoma.it) 5: Luca Sartoni (www.lucasartoni.com) Livia Iacolare (www.iacolare.com) Marco Borghesi (borguez.wordpress.com) 6: 4resp0020 (www.stellinorama.it) Alessandro Turano (www.cronachesorprese.it) 5resp0011 (algaspirulina.splinder.com) 7: 7resp0002 (leonardo.blogspot.com) Enzo Baruffaldi (polaroid.blogspot.com) (inkiostro.blogspot.com) 8: Federica Dardi (legattediviaplinio.blogspot.com) Maurizio Ratti (mizioblog.splinder.com) (disruption.splinder.com) 9: Angelo Di Veroli (www.geekissimo.com) David Menasci (www.dissacration.com) Alex Zarfati (www.theapplelounge.com)

196 Il set è stato impostato a tre nodi. 144 2-clan dei blogger 1: Graziano Cozzi (grazitaly.space.live.com) Luca Conti (www.pandemia.info) Tommaso Sorchiotti (tommaso.tumblr.com) Matteo Balocco (www.totanus.net) Stefano Quintarelli (blog.quintarelli.it) 2: Luca Conti (www.pandemia.info) Matteo Balocco (www.totanus.net) Stefano Quintarelli (blog.quintarelli.it) Massimo Mantellini (www.mantellini.it) Paolo Valdemarin (paolo.evectors.it/italian/) 3: Luca Conti (www.pandemia.info) Matteo Balocco (www.totanus.net) Gaspar Torriero (www.gaspartorriero.it/blogger.html) Gigi Tagliapietra (blog.gigitaly.it) Massimo Mantellini (www.mantellini.it) 4: Graziano Cozzi (grazitaly.space.live.com) Luca Conti (www.pandemia.info) Fabio Altomare (www.sw4n.net) Tommaso Baldovino (www.tomstardust.com) 5: Luca Conti (www.pandemia.info) Tommaso Sorchiotti (tommaso.tumblr.com) Alessandro Bonino (eiochemipensavo.diludovico.it) Alberto D'Ottavi (www.infoservi.it) Stefano Epifani (blog.stefanoepifani.it) 6: Luca Conti (www.pandemia.info) Stefano Quintarelli (blog.quintarelli.it) Paolo Valdemarin (paolo.evectors.it/italian/) Luca De Biase (blog.debiase.com) Alfonso Fuggetta (www.alfonsofuggetta.org) 7: Graziano Cozzi (grazitaly.space.live.com) Alessandro Zarcone (www.zarcone.it) 1resp0005 (www.mukkamu.com) Fabio Altomare (www.sw4n.net) Massimo Marino (www.pensieroineccesso.it) Gianluca Neri (www.macchianera.net) Miti Vigliero (www.placidasignora.com) 8: Alessandro Zarcone (www.zarcone.it) 1resp0005 (www.mukkamu.com) Fabio Altomare (www.sw4n.net) Francesco Napoletano (www.napolux.com) 9: Alessandro Zarcone (www.zarcone.it) 1resp0005 (www.mukkamu.com) Francesco Napoletano (www.napolux.com) Alberto Leoni (www.alblog.it) Giovanni Barbieri (www.giovy.it) 10: Alessandro Zarcone (www.zarcone.it) Fabio Altomare (www.sw4n.net) Samuele Silva (www.samuelesilva.net/dblog/) Massimo Marino (www.pensieroineccesso.it) Miti Vigliero (www.placidasignora.com) Andrea Beggi (www.andreabeggi.net) 11: Alessandro Zarcone (www.zarcone.it) Samuele Silva (www.samuelesilva.net/dblog/) Andrea Beggi (www.andreabeggi.net) Michela Agnese (www.estroversa.net) Marco Cilia (blog.tambuweb.it)

145 12: Alessandro Zarcone (www.zarcone.it) Fabio Altomare (www.sw4n.net) Samuele Silva (www.samuelesilva.net/dblog/) Francesco Napoletano (www.napolux.com) 13: 1resp0005 (www.mukkamu.com) Fabio Altomare (www.sw4n.net) Francesco Napoletano (www.napolux.com) (juliusdesign.wordpress.com) 14: Rosamaria Faralli (blog.libero.it/Gr4c3/) 8resp0007 (blog.libero.it/grapewine/) (ilcasostanzino.splinder.com) 15: Rosamaria Faralli (blog.libero.it/Gr4c3/) 8resp0007 (blog.libero.it/grapewine/) (blog.libero.it/californiaa/) 16: 1resp0017 (laturistasmarrita.blogspot.com) 2resp0010 (zesitian.blog.kataweb.it) (levegliedibonaventura.blogspot.com) (www.penaepanico.blogspot.com) 17: 1resp0017 (laturistasmarrita.blogspot.com) 2resp0010 (zesitian.blog.kataweb.it) (rapida.wordpress.com) 18: Samuele Silva (www.samuelesilva.net/dblog/) Marco Cilia (blog.tambuweb.it) (www.resuscito.com) 4resp0020 (www.stellinorama.it) Marco Formento (mfcailloux.blogspot.com) 19: Samuele Silva (www.samuelesilva.net/dblog/) Massimo Marino (www.pensieroineccesso.it) Miti Vigliero (www.placidasignora.com) Andrea Beggi (www.andreabeggi.net) Mafe De Baggis (www.maestrinipercaso.it) 20: Samuele Silva (www.samuelesilva.net/dblog/) Michela Agnese (www.estroversa.net) Stefano Leotta (www.beautifulife.org) (makino.splinder.com) 21: Francesco Napoletano (www.napolux.com) Alberto Leoni (www.alblog.it) Elena Franco (www.delymyth.net) 22: Francesco Napoletano (www.napolux.com) Giovanni Barbieri (www.giovy.it) Rossella Rasulo (www.ninna.it) 23: Fabio Altomare (www.sw4n.net) Massimo Marino (www.pensieroineccesso.it) Miti Vigliero (www.placidasignora.com) Andrea Beggi (www.andreabeggi.net) Barbara Sgarzi (www.blimunda.net) Matteo Marchelli (www.jtheo.it) 24: Fabio Altomare (www.sw4n.net) Massimo Marino (www.pensieroineccesso.it) Miti Vigliero (www.placidasignora.com) Andrea Beggi (www.andreabeggi.net) Mauro Biani (maurobiani.splinder.com) 25: Massimo Marino (www.pensieroineccesso.it) Mauro Biani (maurobiani.splinder.com) Pino Scaccia (pinoscaccia.splinder.com) (animasalva.splinder.com) (diavoloinme.splinder.com)

146 26: Alberto Leoni (www.alblog.it) Elena Franco (www.delymyth.net) Francesco Lodolo (www.pseudotecnico.org/blog/) 27: Giovanni Barbieri (www.giovy.it) Rossella Rasulo (www.ninna.it) (grrriiz.splinder.com) Licia Troisi (www.liciatroisi.it/blog/) Diego Bianchi (zoro.blog.excite.it) 28: Rossella Rasulo (www.ninna.it) Diego Bianchi (zoro.blog.excite.it) (amlo.blog.excite.it) (sanva.blog.excite.it) (giamaica.blog.excite.it) 29: Rossella Rasulo (www.ninna.it) Licia Troisi (www.liciatroisi.it/blog/) Paolo Aldighieri (www.shockdom.com/eriadan/) Sandrone Dazieri (sandronedazieri.nova100.ilsole24ore.com) 30: Elena Franco (www.delymyth.net) Francesco Lodolo (www.pseudotecnico.org/blog/) Giovanni Francesco Solone (www.gioxx.org) 31: Alberto D'Ottavi (www.infoservi.it) Andrea Beggi (www.andreabeggi.net) Mafe De Baggis (www.maestrinipercaso.it) (lapupachasonno.wordpress.com) Sergio Pilu (www.spiritum.it/squonk/) 32: Fulvia De Feo (www.ilcircolo.net/haramlik/ Matteo Capobianco (bloggointestinale.blogspot.com) 7resp0002 (leonardo.blogspot.com) Enzo Baruffaldi (polaroid.blogspot.com) (inkiostro.blogspot.com) (secondavisione.splinder.com) 33: Gaspar Torriero (www.gaspartorriero.it/blogger.html) Fulvia De Feo (www.ilcircolo.net/haramlik/ 7resp0002 (leonardo.blogspot.com) Angelo Buongiovanni (www.montag.it/theratrace/) (mazzetta.splinder.com) 34: Matteo Balocco (www.totanus.net) Gaspar Torriero (www.gaspartorriero.it/blogger.html) Fulvia De Feo (www.ilcircolo.net/haramlik/ (palmasco.blogs.com) 35: Alberto D'Ottavi (www.infoservi.it) Stefano Epifani (blog.stefanoepifani.it) Antonio Sofi (www.webgol.it) Enrico Sola (www.suzukimaruti.it) Elena Zannoni (iosonosenzaaggettivi.blogspot.com) 36: Tommaso Sorchiotti (tommaso.tumblr.com) Alberto D'Ottavi (www.infoservi.it) Stefano Epifani (blog.stefanoepifani.it) Antonio Sofi (www.webgol.it) 37: Tommaso Sorchiotti (tommaso.tumblr.com) Alberto D'Ottavi (www.infoservi.it) Antonio Sofi (www.webgol.it) Mafe De Baggis (www.maestrinipercaso.it) Dario Banfi (www.humanitech.it)

147 38: Tommaso Sorchiotti (tommaso.tumblr.com) Stefano Epifani (blog.stefanoepifani.it) Antonio Sofi (www.webgol.it) Alessio Jacona (www.blogs4biz.com) Mauro Lupi (admaiora.blogs.com/maurolupi/) 39: Antonio Sofi (www.webgol.it) Elena Zannoni (iosonosenzaaggettivi.blogspot.com) Matteo Capobianco (bloggointestinale.blogspot.com) 40: Mafe De Baggis (www.maestrinipercaso.it) Sergio Pilu (www.spiritum.it/squonk/) Luca Sofri (www.wittgenstein.it) (www.brodoprimordiale.net) 41: Matteo Balocco (www.totanus.net) Massimo Mantellini (www.mantellini.it) Paolo Valdemarin (paolo.evectors.it/italian/) Massimo Morelli (blog.morellinet.com/categories/momoblog/) 42: Massimo Mantellini (www.mantellini.it) Massimo Morelli (blog.morellinet.com/categories/momoblog/) Alberto Leone (www.enoela.it/blog/) 43: Licia Troisi (www.liciatroisi.it/blog/) Paolo Aldighieri (www.shockdom.com/eriadan/) (prontoallaresa.blogspot.com) Marco Dambrosio (www.canemucca.com) 44: Stefano Quintarelli (blog.quintarelli.it) Alfonso Fuggetta (www.alfonsofuggetta.org) Antonio Santangelo (archidata.typepad.com/chez_asa) (www.destralab.it) 45: Alessio Jacona (www.blogs4biz.com) Luca Sartoni (www.lucasartoni.com) Livia Iacolare (www.iacolare.com) Marco Borghesi (borguez.wordpress.com) Roberto Rosetti (chinchillart.blogspot.com) 46: Stefano Epifani (blog.stefanoepifani.it) Alessio Jacona (www.blogs4biz.com) Luca Sartoni (www.lucasartoni.com) 47: Stefano Epifani (blog.stefanoepifani.it) Mauro Lupi (admaiora.blogs.com/maurolupi/) Andrea Pattaccini (barcode.blogsome.com) Massimo Moruzzi (www.dotcoma.it) 48: Mauro Lupi (admaiora.blogs.com/maurolupi/) Andrea Pattaccini (barcode.blogsome.com) Massimo Moruzzi (www.dotcoma.it) Gianluca Diegoli (www.minimarketing.it) 49: Michela Agnese (www.estroversa.net) Stefano Leotta (www.beautifulife.org) Serena Piccioni (www.xlthlx.it) 5resp0020 (www.aluccia.com/weblog/) Giovanni Dragone (www.senzastile.it) 50: Marco Cilia (blog.tambuweb.it) 4resp0020 (www.stellinorama.it) Alessandro Turano (www.cronachesorprese.it) 5resp0011 (algaspirulina.splinder.com)

148 51: Marco Cilia (blog.tambuweb.it) Marco Formento (mfcailloux.blogspot.com) Marco Zamperini (funkyprofessor.blogspot.com) Lele Dainesi (www.leledainesi.com) 52: Luca Sartoni (www.lucasartoni.com) Livia Iacolare (www.iacolare.com) Marco Borghesi (borguez.wordpress.com) Tommaso Tessarolo (tommaso.tessarolo.it) 53: Sergio Pilu (www.spiritum.it/squonk/) 6resp0008 (www.daveblog.net) Luca Sofri (www.wittgenstein.it) 54: Stefano Leotta (www.beautifulife.org) 5resp0020 (www.aluccia.com/weblog/) Matteo Freddi (www.zorflick.com) (www.noantri.net) 6resp0008 (www.daveblog.net) 55: Livia Iacolare (www.iacolare.com) Tommaso Tessarolo (tommaso.tessarolo.it) Andrea Toso (www.axellweb.com) 56: Tommaso Tessarolo (tommaso.tessarolo.it) Andrea Toso (www.axellweb.com) (www.bicchieremezzovuoto.com) Maurizio Gomboli (www.gommaweb.net) Pietro Izzo (casaizzo.splinder.com) 57: 1respb005 (takebreath.blog.tiscali.it) (agiada.blog.tiscali.it) Danilo Coppola (diariodinico.splinder.it) (veroxangelgirl.blog.tiscali.it) 58: 4resp0020 (www.stellinorama.it) Alessandro Turano (www.cronachesorprese.it) 5resp0011 (algaspirulina.splinder.com) (eternaseconda.splinder.com) Jane Eastwood (themagicroundabout.splinder.com) (tiptop.splinder.com) 59: 4resp0020 (www.stellinorama.it) Alessandro Turano (www.cronachesorprese.it) 5resp0011 (algaspirulina.splinder.com) Fulvia Leopardi (www.fulvialeopardi.it) 60: Alessandro Turano (www.cronachesorprese.it) Fulvia Leopardi (www.fulvialeopardi.it) (carotelevip.splinder.com) (clarke.splinder.com) 6resp0009 (fanculizzati.splinder.com) 61: 5resp0011 (algaspirulina.splinder.com) Jane Eastwood (themagicroundabout.splinder.com) (urbangeisha.splinder.com) 62: Massimo Moruzzi (www.dotcoma.it) Gianluca Diegoli (www.minimarketing.it) Giuseppe Mazza (www.commeurope.com) Enrico Bianchessi (pr-blues.blogspot.com) 63: Elena Zannoni (iosonosenzaaggettivi.blogspot.com) Matteo Capobianco (bloggointestinale.blogspot.com) 7resp0002 (leonardo.blogspot.com) 64: 7resp0002 (leonardo.blogspot.com) Enzo Baruffaldi (polaroid.blogspot.com) (inkiostro.blogspot.com) Andrea Girolami (nonsischerzapiu.blogspot.com) 65: 5resp0020 (www.aluccia.com/weblog/) 6resp0008 (www.daveblog.net) Luca Sofri (www.wittgenstein.it)

149 66: Gianluca Diegoli (www.minimarketing.it) Giuseppe Mazza (www.commeurope.com) 8resp0008 (dislocazioni.spaces.live.com) 67: Gianluca Diegoli (www.minimarketing.it) Enrico Bianchessi (pr- blues.blogspot.com) Maurizio Goetz (marketingusabile.blogspot.com) Federica Dardi (legattediviaplinio.blogspot.com) 68: Andrea Toso (www.axellweb.com) Pietro Izzo (casaizzo.splinder.com) (fabienne.splinder.com) 69: Tommaso Sorchiotti (tommaso.tumblr.com) Alessandro Bonino (eiochemipensavo.diludovico.it) (stark.diludovico.it) (www.botulinux.net/8e49/) 70: Giuseppe Mazza (www.commeurope.com) 8resp0008 (erroridistumpa.splinder.com) (steff.iobloggo.com) 71: Enrico Bianchessi (pr-blues.blogspot.com) Federica Dardi (legattediviaplinio.blogspot.com) Maurizio Ratti (mizioblog.splinder.com) (disruption.splinder.com) 72: Enrico Bianchessi (pr-blues.blogspot.com) Maurizio Goetz (marketingusabile.blogspot.com) Massimiliano Bancora (www.imli.com) 73: Florio Amado Marti (florioamado.splinder.com) (fantariciclando.splinder.com) (www.latuastagione.it) Beppe Grillo (www.beppegrillo.it) 74: Federica Dardi (legattediviaplinio.blogspot.com) Maurizio Ratti (mizioblog.splinder.com) (disruption.splinder.com) Valerio Franco (doublebblog.splinder.com) 75: Maurizio Ratti (mizioblog.splinder.com) Valerio Franco (doublebblog.splinder.com) Luca De Fino (www.fluido.org) Luca Vergano (www.lucavergano.com) 76: Salvatore Aranzulla (www.salvatore-aranzulla.com) David Terni (www.sismi.info) Matteo Flora (www.lastknight.com) Elena Farinelli (ioamofirenze.blogspot.com) 77: Salvatore Aranzulla (www.salvatore-aranzulla.com) Vittorio Pasteris (www.pasteris.it/blog/) David Terni (www.sismi.info) 78: David Terni (www.sismi.info) Elena Farinelli (ioamofirenze.blogspot.com) Stefano Gorgoni (www.stefanogorgoni.com) (www.marketingroutes.com) Alessio Sbrana (www.sbrana.com) 79: Alfio Torrisi (universofrattale.blogspot.com) 2resp0019 (alessios4.blogspot.com) Tony Siino (www.deeario.it) Angelo Di Veroli (www.geekissimo.com)

150 80: Alfio Torrisi (universofrattale.blogspot.com) 2resp0019 (alessios4.blogspot.com) Gianluca Pistore (www.gianlucapistore.com) 2resp0019 (ecoalfabeta.blogosfere.it) 81: Alfio Torrisi (universofrattale.blogspot.com) Angelo Di Veroli (www.geekissimo.com) David Menasci (www.dissacration.com) Alex Zarfati (www.theapplelounge.com) 82: Alfio Torrisi (universofrattale.blogspot.com) Tony Siino (www.deeario.it) Achille Corea (www.akille.net) Fabio Giglietto (www.nextmediaandsociety.org) 83: 2resp0019 (alessios4.blogspot.com) Gianluca Pistore (www.gianlucapistore.com) Silvio Pistore (silviopistore.blogspot.com) 84: 2resp0019 (alessios4.blogspot.com) 2resp0019 (ecoalfabeta.blogosfere.it) Debora Billi (petrolio.blogosfere.it) (aspoitalia.blogspot.com) 85: Tony Siino (www.deeario.it) Fabio Giglietto (www.nextmediaandsociety.org) Luca Rossi (larica-virtual.soc.uniurb.it/redline/) Laura Gemini (incertezzacreativa.wordpress.com) Roberta Bartoletti (lamemoriadellecose.wordpress.com) 86: Tony Siino (www.deeario.it) Achille Corea (www.akille.net) Michele Boroni (emmebi.blogspot.com) Emiliano Colasanti (indiessolvenza.blogspot.com) 87: Angelo Di Veroli (www.geekissimo.com) David Menasci (www.dissacration.com) Alex Zarfati (www.theapplelounge.com) (www.finanzalive.com) 88: Luca Moretto (www.blublog.it) Gianluigi Cogo (webeconoscenza.blogspot.com) Caterina Policaro (succedeacatepol.splinder.com) Giacomo Mason (intranetmanagement.splinder.com) 89: Luca Moretto (www.blublog.it) Davide Maggio (www.davidemaggio.it) Gianluigi Cogo (webeconoscenza.blogspot.com) 90: Gianluigi Cogo (webeconoscenza.blogspot.com) Giacomo Mason (intranetmanagement.splinder.com) Luisa Carrada (mestierediscrivere.splinder.com) 5resp0024 (vertigoz.splinder.com) 91: Gianluigi Cogo (webeconoscenza.blogspot.com) Caterina Policaro (succedeacatepol.splinder.com) Alfredo Di Giovanpaolo (www.sirdrake.tv) 92: Caterina Policaro (succedeacatepol.splinder.com) Alfredo Di Giovanpaolo (www.sirdrake.tv) Giuseppe Granieri (www.bookcafe.net/blog/) Monica Colangelo (www.playmonick.net)

151 93: Giacomo Mason (intranetmanagement.splinder.com) 5resp0024 (vertigoz.splinder.com) Mauro Zucconi (chinaski77.splinder.com) 6resp0020 (insanoloco.splinder.com) (laclauz.splinder.com) 94: 5resp0024 (vertigoz.splinder.com) 6resp0020 (insanoloco.splinder.com) (boccadimiele.splinder.com) (ilmaestro.splinder.com) 95: Luca Mascaro (www.lucamascaro.info/blog/) Nicola Mattina (www.nicolamattina.it/blog/) Emanuele Quintarelli (www.infospaces.it) 96: Luca Mascaro (www.lucamascaro.info/blog/) Nicola Mattina (www.nicolamattina.it/blog/) Antonella Napolitano (svaroschi.blogspot.com) 97: Nicola Mattina (www.nicolamattina.it/blog/) Antonella Napolitano (svaroschi.blogspot.com) Alessandra Litta Modignani (alittam.blogspot.com) Francesco Chignola (prejudice.splinder.com)

Cluster dei blogger per equivalenza strutturale 1. Debora Billi (petrolio.blogosfere.it) e (aspoitalia.blogspot.com); 2. Michele Boroni (emmebi.blogspot.com) ed Emiliano Colasanti (indiessolvenza.blogspot.com); 3. (prontoallaresa.blogspot.com) e Marco Dambrosio (www.canemucca.com); 4. (erroridistumpa.splinder.com) e (steff.iobloggo.com); 5. 1resp0005 (www.mukkamu.com) e (amaranta.myblog.it); 6 . (levegliedibonaventura.blogspot.com) e (www.penaepanico.blogspot.com); 7. (agiada.blog.tiscali.it), (veroxangelgirl.blog.tiscali.it) e Danilo Coppola (diariodinico.splinder.it); 8. Pino Scaccia (pinoscaccia.splinder.com), (diavoloinme.splinder.com) e (animasalva.splinder.com); 9. Matteo Freddi (www.zorflick.com) e (www.noantri.net); 10. Maurizio Gomboli (www.gommaweb.net) e (www.bicchieremezzovuoto.com); 11. (clarke.splinder.com), (carotelevip.splinder.com) e 6resp0009 (fanculizzati.splinder.com); 12. Angelo Buongiovanni (www.montag.it/theratrace/) e (mazzetta.splinder.com); 13. (stark.diludovico.it) e (www.botulinux.net/8e49/); 14. (sanva.blog.excite.it), (giamaica.blog.excite.it) e (amlo.blog.excite.it); 15. (fantariciclando.splinder.com) e (www.latuastagione.it);

152 16. Stefano Gorgoni (www.stefanogorgoni.com), (www.marketingroutes.com) e Alessio Sbrana (www.sbrana.com); 17. Roberta Bartoletti (lamemoriadellecose.wordpress.com), Luca Rossi (larica- virtual.soc.uniurb.it/redline/) e Laura Gemini (incertezzacreativa.wordpress.com); 18. (laclauz.splinder.com) e Mauro Zucconi (chinaski77.splinder.com); 19. (ilmaestro.splinder.com) e (boccadimiele.splinder.com); 20. Giuseppe Granieri (www.bookcafe.net/blog/) e Monica Colangelo (www.playmonick.net); 21. Alessandra Litta Modignani (alittam.blogspot.com) e Francesco Chignola (prejudice.splinder.com).

153 Tabella 15 - Misure relative agli ego-network

154

155

156

157 Tabella 16- Misure structural hole del social network

158

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Clique197 dei blogger che si indicano come amici 1: Luca Conti (www.pandemia.info) Giovanni Barbieri (www.giovy.it) Elena Franco (www.delymyth.net) 2: Luca Conti (www.pandemia.info) Luca Mascaro (www.lucamascaro.info/blog/) Emanuele Quintarelli (www.infospaces.it) 3: Alessandro Bonino (eiochemipensavo.diludovico.it) Elena Zannoni (iosonosenzaaggettivi.blogspot.com) Matteo Capobianco (bloggointestinale.blogspot.com) 4: Stefano Epifani (blog.stefanoepifani.it) Antonio Sofi (www.webgol.it) Alessio Jacona (www.blogs4biz.com) 5: Stefano Epifani (blog.stefanoepifani.it) Gianluigi Cogo (webeconoscenza.blogspot.com) Caterina Policaro (succedeacatepol.splinder.com) 6: Stefano Quintarelli (blog.quintarelli.it) Paolo Valdemarin (paolo.evectors.it/italian/) Luca De Biase (blog.debiase.com) 7: Stefano Quintarelli (blog.quintarelli.it) Paolo Valdemarin (paolo.evectors.it/italian/) Marco Zamperini (funkyprofessor.blogspot.com) 8: Luca Sartoni (www.lucasartoni.com) Livia Iacolare (www.iacolare.com) Marco Borghesi (borguez.wordpress.com) 9: 4resp0020 (www.stellinorama.it) Alessandro Turano (www.cronachesorprese.it)

197 Il set è stato impostato a tre nodi. 160 5resp0011 (algaspirulina.splinder.com) 10: 5resp0011 (algaspirulina.splinder.com) (eternaseconda.splinder.com) Jane Eastwood (themagicroundabout.splinder.com) 11: Angelo Di Veroli (www.geekissimo.com) David Menasci (www.dissacration.com) Alex Zarfati (www.theapplelounge.com)

2-clan dei blogger che si indicano come amici 1: Luca Conti (www.pandemia.info) Tommaso Sorchiotti (tommaso.tumblr.com) Matteo Balocco (www.totanus.net) Stefano Quintarelli (blog.quintarelli.it) Giovanni Barbieri (www.giovy.it) Elena Franco (www.delymyth.net) Vittorio Pasteris (www.pasteris.it/blog/) Tony Siino (www.deeario.it) Angelo Di Veroli (www.geekissimo.com) Luca Mascaro (www.lucamascaro.info/blog/) Emanuele Quintarelli (www.infospaces.it) 2: Luca Conti (www.pandemia.info) Stefano Quintarelli (blog.quintarelli.it) Luca De Biase (blog.debiase.com) Luca Mascaro (www.lucamascaro.info/blog/) Nicola Mattina (www.nicolamattina.it/blog/) 3: Luca Conti (www.pandemia.info) Stefano Quintarelli (blog.quintarelli.it) Paolo Valdemarin (paolo.evectors.it/italian/) Luca De Biase (blog.debiase.com) Alfonso Fuggetta (www.alfonsofuggetta.org) Marco Zamperini (funkyprofessor.blogspot.com) 4: Luca Conti (www.pandemia.info) Tommaso Sorchiotti (tommaso.tumblr.com) Alberto D'Ottavi (www.infoservi.it) 5: Luca Conti (www.pandemia.info) Giovanni Barbieri (www.giovy.it) Rossella Rasulo (www.ninna.it) Elena Franco (www.delymyth.net) Serena Piccioni (www.xlthlx.it) 6: Luca Conti (www.pandemia.info) Giovanni Barbieri (www.giovy.it) Elena Franco (www.delymyth.net) Matteo Marchelli (www.jtheo.it) Francesco Lodolo (www.pseudotecnico.org/blog/) 7: Luca Conti (www.pandemia.info) Giovanni Barbieri (www.giovy.it) Elena Franco (www.delymyth.net) Matteo Marchelli (www.jtheo.it) Serena Piccioni (www.xlthlx.it) 8: Luca Conti (www.pandemia.info) Andrea Toso (www.axellweb.com) Salvatore Aranzulla (www.salvatore-aranzulla.com) Vittorio Pasteris (www.pasteris.it/blog/)

161 9: Luca Conti (www.pandemia.info) Angelo Di Veroli (www.geekissimo.com) David Menasci (www.dissacration.com) Alex Zarfati (www.theapplelounge.com) 10: Graziano Cozzi (grazitaly.space.live.com) Fabio Altomare (www.sw4n.net) Massimo Marino (www.pensieroineccesso.it) Gianluca Neri (www.macchianera.net) Miti Vigliero (www.placidasignora.com) 11: Rosamaria Faralli (blog.libero.it/Gr4c3/) 8resp0007 (blog.libero.it/grapewine/) (ilcasostanzino.splinder.com) 12: 1resp0017 (laturistasmarrita.blogspot.com) 2resp0010 (zesitian.blog.kataweb.it) (penaepanico.blogspot.com) 13: Fabio Altomare (www.sw4n.net) Miti Vigliero (www.placidasignora.com) Andrea Beggi (www.andreabeggi.net) Barbara Sgarzi (www.blimunda.net) Matteo Marchelli (www.jtheo.it) 14: Fabio Altomare (www.sw4n.net) Massimo Marino (www.pensieroineccesso.it) Miti Vigliero (www.placidasignora.com) Andrea Beggi (www.andreabeggi.net) 15: Fabio Altomare (www.sw4n.net) Massimo Marino (www.pensieroineccesso.it) Andrea Beggi (www.andreabeggi.net) Mauro Biani (maurobiani.splinder.com) 16: Samuele Silva (www.samuelesilva.net/dblog) Massimo Marino (www.pensieroineccesso.it) Miti Vigliero (www.placidasignora.com) Gaspar Torriero (www.gaspartorriero.it/blogger.html) Andrea Beggi (www.andreabeggi.net) Mafe De Baggis (www.maestrinipercaso.it) Marco Formento (mfcailloux.blogspot.com) Serena Piccioni (www.xlthlx.it) 17: Samuele Silva (www.samuelesilva.net/dblog) Andrea Beggi (www.andreabeggi.net) Michela Agnese (www.estroversa.net) Marco Cilia (blog.tambuweb.it) 18: Samuele Silva (www.samuelesilva.net/dblog) Michela Agnese (www.estroversa.net) (makino.splinder.com) 19: Samuele Silva (www.samuelesilva.net/dblog) Marco Cilia (blog.tambuweb.it) (www.resuscito.com) 4resp0020 (www.stellinorama.it) 20: Massimo Marino (www.pensieroineccesso.it) Mauro Biani (maurobiani.splinder.com) Pino Scaccia (pinoscaccia.splinder.com) (animasalva.splinder.com) (diavoloinme.splinder.com) 21: Miti Vigliero (www.placidasignora.com) Gaspar Torriero (www.gaspartorriero.it/blogger.html) Andrea Beggi (www.andreabeggi.net) Matteo Marchelli (www.jtheo.it) Serena Piccioni (www.xlthlx.it)

162 22: Miti Vigliero (www.placidasignora.com) Gaspar Torriero (www.gaspartorriero.it/blogger.html) Elena Franco (www.delymyth.net) Matteo Marchelli (www.jtheo.it) Serena Piccioni (www.xlthlx.it) 23: Gaspar Torriero (www.gaspartorriero.it/blogger.html) Massimo Mantellini (www.mantellini.it) Andrea Beggi (www.andreabeggi.net) Matteo Marchelli (www.jtheo.it) Fulvia De Feo (www.ilcircolo.net/haramlik/) (palmasco.blogs.com) 24: Gaspar Torriero (www.gaspartorriero.it/blogger.html) Massimo Mantellini (www.mantellini.it) Andrea Beggi (www.andreabeggi.net) Mafe De Baggis (www.maestrinipercaso.it) 25: Gaspar Torriero (www.gaspartorriero.it/blogger.html) Massimo Mantellini (www.mantellini.it) Paolo Valdemarin (paolo.evectors.it/italian/) Mafe De Baggis (www.maestrinipercaso.it) Massimo Morelli (blog.morellinet.com/categories/momoblog/) 26: Gaspar Torriero (www.gaspartorriero.it/blogger.html) Fulvia De Feo (www.ilcircolo.net/haramlik/) Angelo Buongiovanni (www.montag.it/theratrace/) 27: Gigi Tagliapietra (blog.gigitaly.it) Luca De Biase (blog.debiase.com) Alfonso Fuggetta (www.alfonsofuggetta.org) Antonio Santangelo (archidata.typepad.com/chez_asa) 28: Massimo Mantellini (www.mantellini.it) Alberto D'Ottavi (www.infoservi.it) Andrea Beggi (www.andreabeggi.net) Mafe De Baggis (www.maestrinipercaso.it) (lapupachasonno.wordpress.com) Sergio Pilu (www.spiritum.it/squonk/) 29: Stefano Quintarelli (blog.quintarelli.it) Massimo Mantellini (www.mantellini.it) Paolo Valdemarin (paolo.evectors.it/italian/) Luca De Biase (blog.debiase.com) Marco Zamperini (funkyprofessor.blogspot.com) 30: Massimo Mantellini (www.mantellini.it) Massimo Morelli (blog.morellinet.com/categories/momoblog/) Alberto Leone (www.enoela.it/blog/) 31: Alessandro Bonino (eiochemipensavo.diludovico.it) Antonio Sofi (www.webgol.it) Elena Zannoni (iosonosenzaaggettivi.blogspot.com) Matteo Capobianco (bloggointestinale.blogspot.com) 32: Alessandro Bonino (eiochemipensavo.diludovico.it) Elena Zannoni (iosonosenzaaggettivi.blogspot.com) Matteo Capobianco (bloggointestinale.blogspot.com) (stark.diludovico.it)

163 33: Alberto D'Ottavi (www.infoservi.it) Stefano Epifani (blog.stefanoepifani.it) Antonio Sofi (www.webgol.it) Alessio Jacona (www.blogs4biz.com) Enrico Sola (www.suzukimaruti.it) Elena Zannoni (iosonosenzaaggettivi.blogspot.com) 34: Stefano Epifani (blog.stefanoepifani.it) Antonio Sofi (www.webgol.it) Alessio Jacona (www.blogs4biz.com) Luca Sartoni (www.lucasartoni.com) 35: Stefano Epifani (blog.stefanoepifani.it) Antonio Sofi (www.webgol.it) Alessio Jacona (www.blogs4biz.com) Gianluigi Cogo (webeconoscenza.blogspot.com) Caterina Policaro (succedeacatepol.splinder.com) 36: Stefano Epifani (blog.stefanoepifani.it) Gianluigi Cogo (webeconoscenza.blogspot.com) Caterina Policaro (succedeacatepol.splinder.com) Giacomo Mason (intranetmanagement.splinder.com) 37: Stefano Epifani (blog.stefanoepifani.it) Gianluigi Cogo (webeconoscenza.blogspot.com) Caterina Policaro (succedeacatepol.splinder.com) Alfredo Di Giovanpaolo (www.sirdrake.tv) 38: Giovanni Barbieri (www.giovy.it) Andrea Beggi (www.andreabeggi.net) Matteo Marchelli (www.jtheo.it) Stefano Leotta (www.beautifulife.org) Serena Piccioni (www.xlthlx.it) 39: Andrea Beggi (www.andreabeggi.net) Marco Formento (mfcailloux.blogspot.com) Marco Zamperini (funkyprofessor.blogspot.com) Lele Dainesi (www.leledainesi.com) 40: Antonio Sofi (www.webgol.it) Enrico Sola (www.suzukimaruti.it) Pietro Izzo (casaizzo.splinder.com) Antonella Napolitano (svaroschi.blogspot.com) 41: Tommaso Sorchiotti (tommaso.tumblr.com) Alberto D'Ottavi (www.infoservi.it) Antonio Sofi (www.webgol.it) Mafe De Baggis (www.maestrinipercaso.it) Dario Banfi (www.humanitech.it) 42: Mafe De Baggis (www.maestrinipercaso.it) Sergio Pilu (www.spiritum.it/squonk/) Gianluca Diegoli (www.minimarketing.it) (www.brodoprimordiale.net) 43: Giovanni Barbieri (www.giovy.it) Rossella Rasulo (www.ninna.it) Licia Troisi (www.liciatroisi.it/blog/) Diego Bianchi (zoro.blog.excite.it) 44: Rossella Rasulo (www.ninna.it) Licia Troisi (www.liciatroisi.it/blog/) Sandrone Dazieri (sandronedazieri.nova100.ilsole24ore.com) 45: Rossella Rasulo (www.ninna.it) Diego Bianchi (zoro.blog.excite.it) (amlo.blog.excite.it) (sanva.blog.excite.it) (giamaica.blog.excite.it) Alfredo Di Giovanpaolo (www.sirdrake.tv)

164 46: Diego Bianchi (zoro.blog.excite.it) Caterina Policaro (succedeacatepol.splinder.com) Alfredo Di Giovanpaolo (www.sirdrake.tv) Giuseppe Granieri (www.bookcafe.net/blog/) Monica Colangelo (www.playmonick.net) 47: Stefano Quintarelli (blog.quintarelli.it) Paolo Valdemarin (paolo.evectors.it/italian/) Luca De Biase (blog.debiase.com) Alfonso Fuggetta (www.alfonsofuggetta.org) Antonio Santangelo (archidata.typepad.com/chez_asa) 48: Stefano Quintarelli (blog.quintarelli.it) Paolo Valdemarin (paolo.evectors.it/italian/) Luca De Biase (blog.debiase.com) Antonio Santangelo (archidata.typepad.com/chez_asa) Nicola Mattina (www.nicolamattina.it/blog/) 49: Elena Franco (www.delymyth.net) Francesco Lodolo (www.pseudotecnico.org/blog/) Giovanni Francesco Solone (www.gioxx.org) 50: Alessio Jacona (www.blogs4biz.com) Luca Sartoni (www.lucasartoni.com) Livia Iacolare (www.iacolare.com) Marco Borghesi (borguez.wordpress.com) 51: Marco Cilia (blog.tambuweb.it) 4resp0020 (www.stellinorama.it) Alessandro Turano (www.cronachesorprese.it) 5resp0011 (algaspirulina.splinder.com) 52: Sergio Pilu (www.spiritum.it/squonk/) Gianluca Diegoli (www.minimarketing.it) Giuseppe Mazza (www.commeurope.com) Enrico Bianchessi (pr-blues.blogspot.com) Luca De Fino (www.fluido.org) 53: Stefano Leotta (www.beautifulife.org) Serena Piccioni (www.xlthlx.it) 5resp0020 (www.aluccia.com/weblog/) Giovanni Dragone (www.senzastile.it) 54: Stefano Leotta (www.beautifulife.org) 5resp0020 (www.aluccia.com/weblog/) Matteo Freddi (www.zorflick.com) 55: Tommaso Tessarolo (tommaso.tessarolo.it) Andrea Toso (www.axellweb.com) (www.bicchieremezzovuoto.com) Maurizio Gomboli (www.gommaweb.net) Pietro Izzo (casaizzo.splinder.com) Vittorio Pasteris (www.pasteris.it/blog/) 56: 4resp0020 (www.stellinorama.it) Alessandro Turano (www.cronachesorprese.it) 5resp0011 (algaspirulina.splinder.com) (eternaseconda.splinder.com) Jane Eastwood (themagicroundabout.splinder.com) 57: Stefano Quintarelli (blog.quintarelli.it) Paolo Valdemarin (paolo.evectors.it/italian/) Marco Formento (mfcailloux.blogspot.com) Marco Zamperini (funkyprofessor.blogspot.com) 58: 5resp0011 (algaspirulina.splinder.com) (eternaseconda.splinder.com) Jane Eastwood (themagicroundabout.splinder.com) (urbangeisha.splinder.com)

165 59: Enrico Sola (www.suzukimaruti.it) Nicola Mattina (www.nicolamattina.it/blog/) Antonella Napolitano (svaroschi.blogspot.com) Alessandra Litta Modignani (alittam.blogspot.com) Francesco Chignola (prejudice.splinder.com) 60: Enrico Sola (www.suzukimaruti.it) Andrea Toso (www.axellweb.com) Pietro Izzo (casaizzo.splinder.com) (fabienne.splinder.com) 61: 7resp0002 (leonardo.blogspot.com) Enzo Baruffaldi (polaroid.blogspot.com) (inkiostro.blogspot.com) Andrea Girolami (nonsischerzapiu.blogspot.com) 62: Gianluca Diegoli (www.minimarketing.it) Enrico Bianchessi (pr- blues.blogspot.com) Maurizio Goetz (marketingusabile.blogspot.com) Federica Dardi (legattediviaplinio.blogspot.com) 63: Gianluca Diegoli (www.minimarketing.it) Giuseppe Mazza (www.commeurope.com) (dislocazioni.spaces.live.com) 64: Gianluca Diegoli (www.minimarketing.it) Valerio Franco (doublebblog.splinder.com) Luca De Fino (www.fluido.org) 65: Enrico Bianchessi (pr-blues.blogspot.com) Federica Dardi (legattediviaplinio.blogspot.com) (disruption.splinder.com) 66: Maurizio Ratti (mizioblog.splinder.com) Valerio Franco (doublebblog.splinder.com) Luca De Fino (www.fluido.org) 67: Salvatore Aranzulla (www.salvatore-aranzulla.com) Vittorio Pasteris (www.pasteris.it/blog/) David Terni (www.sismi.info) 68: Elena Farinelli (ioamofirenze.blogspot.com) Stefano Gorgoni (www.stefanogorgoni.com) Alessio Sbrana (www.sbrana.com) 69: 2resp0019 (ecoalfabeta.blogosfere.it) Debora Billi (petrolio.blogosfere.it) (aspoitalia.blogspot.com) 70: Achille Corea (www.akille.net) Michele Boroni (emmebi.blogspot.com) Emiliano Colasanti (indiessolvenza.blogspot.com) 71: Fabio Giglietto (www.nextmediaandsociety.org) Luca Rossi (larica- virtual.soc.uniurb.it/redline/) Laura Gemini (incertezzacreativa.wordpress.com) Roberta Bartoletti (lamemoriadellecose.wordpress.com) 72: Angelo Di Veroli (www.geekissimo.com) David Menasci (www.dissacration.com) Alex Zarfati (www.theapplelounge.com) (www.finanzalive.com) 73: Gianluigi Cogo (webeconoscenza.blogspot.com) Giacomo Mason (intranetmanagement.splinder.com) Luisa Carrada (mestierediscrivere.splinder.com)

166 74: 5resp0024 (vertigoz.splinder.com) 6resp0020 (insanoloco.splinder.com) (boccadimiele.splinder.com) (ilmaestro.splinder.com) 75: 5resp0024 (vertigoz.splinder.com) 6resp0020 (insanoloco.splinder.com) (laclauz.splinder.com) 76: Luca De Biase (blog.debiase.com) Luca Mascaro (www.lucamascaro.info/blog/) Nicola Mattina (www.nicolamattina.it/blog/) Antonella Napolitano (svaroschi.blogspot.com)

Clique198 dei blogger che si indicano come conoscenti

Gianluca Diegoli (www.minimarketing.it) Federica Dardi (legattediviaplinio.blogspot.com) Maurizio Ratti (mizioblog.splinder.com)

2-clan dei blogger che si indicano come conoscenti 1: Luca Conti (www.pandemia.info) Alessandro Zarcone (www.zarcone.it) Francesco Napoletano (www.napolux.com) Alberto Leoni (www.alblog.it) Giovanni Barbieri (www.giovy.it) 2: Luca Conti (www.pandemia.info) Francesco Napoletano (www.napolux.com) Andrea Pattaccini (barcode.blogsome.com) Salvatore Aranzulla (www.salvatore- aranzulla.com) 3: Alessandro Zarcone (www.zarcone.it) Fabio Altomare (www.sw4n.net) Samuele Silva (www.samuelesilva.net/dblog) Francesco Napoletano (www.napolux.com) 4: Francesco Napoletano (www.napolux.com) Stefano Quintarelli (blog.quintarelli.it) Alberto Leoni (www.alblog.it) Elena Franco (www.delymyth.net) 5: Francesco Napoletano (www.napolux.com) Giovanni Barbieri (www.giovy.it) Giovanni Francesco Solone (www.gioxx.org) 6: 1resp0017 (laturistasmarrita.blogspot.com) 2resp0010 (zesitian.blog.kataweb.it) (levegliedibonaventura.blogspot.com)

198 Il set è stato impostato a tre nodi. 167 7: Tommaso Sorchiotti (tommaso.tumblr.com) Massimo Mantellini (www.mantellini.it) Alessandro Bonino (eiochemipensavo.diludovico.it) Francesco Lodolo (www.pseudotecnico.org/blog/) (www.botulinux.net/8e49/) 8: Tommaso Sorchiotti (tommaso.tumblr.com) Alessandro Bonino (eiochemipensavo.diludovico.it) Stefano Epifani (blog.stefanoepifani.it) 9: Tommaso Sorchiotti (tommaso.tumblr.com) Stefano Epifani (blog.stefanoepifani.it) Mauro Lupi (admaiora.blogs.com/maurolupi/) 10: Massimo Mantellini (www.mantellini.it) Alessandro Bonino (eiochemipensavo.diludovico.it) Alessio Jacona (www.blogs4biz.com) Sergio Pilu (www.spiritum.it/squonk/) 11: Massimo Mantellini (www.mantellini.it) Sergio Pilu (www.spiritum.it/squonk/) Luca Sofri (www.wittgenstein.it) 12: Giovanni Barbieri (www.giovy.it) Andrea Beggi (www.andreabeggi.net) Giovanni Francesco Solone (www.gioxx.org) 13: Andrea Beggi (www.andreabeggi.net) Giovanni Francesco Solone (www.gioxx.org) Vittorio Pasteris (www.pasteris.it/blog/) 14: Andrea Beggi (www.andreabeggi.net) Vittorio Pasteris (www.pasteris.it/blog/) Luca Moretto (www.blublog.it) 15: Stefano Quintarelli (blog.quintarelli.it) Alberto Leoni (www.alblog.it) Matteo Marchelli (www.jtheo.it) 16: Antonio Sofi (www.webgol.it) Massimo Morelli (blog.morellinet.com/categories/momoblog/) Alessandro Turano (www.cronachesorprese.it) 17: Gianluca Diegoli (www.minimarketing.it) Giuseppe Mazza (www.commeurope.com) Maurizio Goetz (marketingusabile.blogspot.com) Federica Dardi (legattediviaplinio.blogspot.com) Maurizio Ratti (mizioblog.splinder.com) 18: Gianluca Diegoli (www.minimarketing.it) Federica Dardi (legattediviaplinio.blogspot.com) Maurizio Ratti (mizioblog.splinder.com) (disruption.splinder.com) 19: 6resp0008 (www.daveblog.net) Paolo Aldighieri (www.shockdom.com/eriadan/) (prontoallaresa.blogspot.com) 20: Vittorio Pasteris (www.pasteris.it/blog/) Luca Moretto (www.blublog.it) Gianluigi Cogo (webeconoscenza.blogspot.com)

168 21: David Terni (www.sismi.info) Matteo Flora (www.lastknight.com) Elena Farinelli (ioamofirenze.blogspot.com) 22: David Terni (www.sismi.info) Elena Farinelli (ioamofirenze.blogspot.com) (www.marketingroutes.com) 23: Alfio Torrisi (universofrattale.blogspot.com) 2resp0019 (alessios4.blogspot.com) Gianluca Pistore (www.gianlucapistore.com) 2resp0019 (ecoalfabeta.blogosfere.it) 24: Alfio Torrisi (universofrattale.blogspot.com) 2resp0019 (alessios4.blogspot.com) Tony Siino (www.deeario.it) 25: Luca Moretto (www.blublog.it) Gianluigi Cogo (webeconoscenza.blogspot.com) Giacomo Mason (intranetmanagement.splinder.com) 26: Gianluigi Cogo (webeconoscenza.blogspot.com) Giacomo Mason (intranetmanagement.splinder.com) 5resp0024 (vertigoz.splinder.com)

2-clan dei blogger che si indicano come contatti 1: Gaspar Torriero (www.gaspartorriero.it/blogger.html) Massimo Mantellini (www.mantellini.it) Mauro Lupi (admaiora.blogs.com/maurolupi/) Massimo Moruzzi (www.dotcoma.it) Gianluca Diegoli (www.minimarketing.it) 2: Mauro Lupi (admaiora.blogs.com/maurolupi/) Massimo Moruzzi (www.dotcoma.it) Emanuele Quintarelli (www.infospaces.it) 3: 1resp0005 (www.mukkamu.com) Fabio Altomare (www.sw4n.net) Francesco Napoletano (www.napolux.com) 4: 1respb005 (takebreath.blog.tiscali.it) Danilo Coppola (diariodinico.splinder.it) (veroxangelgirl.blog.tiscali.it) 5: Alessandro Turano (www.cronachesorprese.it) Fulvia Leopardi (www.fulvialeopardi.it) 6resp0009 (fanculizzati.splinder.com) 6: Luca Sofri (www.wittgenstein.it) Achille Corea (www.akille.net) Tony Siino (www.deeario.it) 7: Florio Amado Marti (florioamado.splinder.com) (fantariciclando.splinder.com) (www.latuastagione.it) Beppe Grillo (www.beppegrillo.it) 8: Florio Amado Marti (florioamado.splinder.com) Beppe Grillo (www.beppegrillo.it) Gianluca Pistore (www.gianlucapistore.com) 9: Tony Siino (www.deeario.it) Achille Corea (www.akille.net) Fabio Giglietto (www.nextmediaandsociety.org)

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