Santa Lucia Di Serino
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Presentazione Il Dott. Filomeno Moscati, che nella professione medica si è distinto per competenza e per amore del prossimo sull‟esempio di S. Giuseppe Moscati, ora che è in pensione si è dedicato agli studi storici e ha donato ai Serinesi pubblicazioni encomiabili dal punto di vista scientifico e per la loro veste tipografica. La sua prossima pubblicazione è uno studio su Santa Lucia di Serino e io ho il piacere di presentarlo non perché sia in grado di giudicare il suo lavoro ma perché lo stimo grandemente e in segno di amicizia gli ho fornito la trascrizione di due documenti antichi di questa parrocchia. Questo suo lavoro si divide in due parti. Nelle prime trenta pagine l‟autore ha sintetizzato i dati storici del paese dalle origini al mille dopo Cristo, nella restante parte continua la storia di Santa Lucia attraverso i documenti di archivio delle chiese e delle cappelle. Sua grande preoccupazione è di mostrare la veridicità dei dati storici inediti e per fare ciò riporta in fotocopia i documenti a cui fa seguire la loro trascrizione e il suo commento. Questa ricchezza di documenti costituisce un grande apporto alla storia del nostro amato paese. Chi legge questo libro noterà che l‟autore dissente da qualche mia ipotesi storica ma ciò non toglie nulla alla mia stima per Lui. Spero che il libro sia non solo acquisito ma soprattutto letto perché arricchisce anche spiritualmente. Santa Lucia di Serino, 22/ 08/ 2008. Sac. Francesco De Simone Filomeno Moscati Introduzione L‟idea di un libro sulle antiche origini di Santa Lucia di Serino, sulla sua antica denominazione e sulle sue antiche tradizioni religiose, suscitata dalla lettura di una pubblicazione del parroco Don Francesco De Simone, è nata dal fatto che su di esse si sono dette e scritte molte cose in contraddizione fra loro e, comunque, spesso prive di un qualsivoglia supporto archeologico o letterario, oltre che linguistico, fatto che le rende dubbie e, a volte, le fa ritenere frutto di pura fantasia, come affermava il nobile “luciano” Annibale De Filippis a proposito di un‟ipotesi avanzata sull‟origine del nome del casale. Esso costituisce perciò un tentativo per avvicinarsi, per quanto possibile, alla verità, sulla base di reperti archeologici tombali, di tracciati viari antichissimi e di opere letterarie di antichi autori, che ci hanno tramandato coltivazioni, tradizioni, usi e costumi di epoche lontanissime, oltre che di pubblicazioni e scritti di quanti, in epoca moderna o addirittura contemporanea, si sono occupati delle origini, del nome e delle tradizioni religiose del casale. Il libro può essere distinto in due parti di cui la prima, costituita da tre capitoli, può essere definita di critica storica e tende a dare un contributo alla ricerca della verità sia sulle origini storiche che sulle origini del nome del casale, mentre la seconda, tutta basata sulla traduzione di prove documentali riportate in fotocopia, riguarda la storia effettiva del casale nelle sue istituzioni, tradizioni, usi e costumi religiosi; tradizioni, usi e costumi che coinvolgevano l‟intera Serino e che, in parte, ancora oggi la coinvolgono. Filomeno Moscati 4 S. Lucia di Serino I Santa Lucia di Serino Antiche origini Serino ha origini antichissime, ma le notizie riguardanti coloro che l‟ abitarono in epoca preistorica sono, allo stato attuale, del tutto inesistenti. La presenza di vita umana nell‟Alta Valle del Sabato, fin da quest‟epoca, è comunque certa perché comprovata da ricerche archeologiche che, attraverso due saggi di scavi, con il ritrovamento di manufatti di pietra scheggiata hanno dimostrato la presenza dell‟uomo in due diversi siti dell‟attuale territorio del Comune di Serino. Il primo di essi, eseguito nei pressi della sorgente denominata “Acqua della Tornola”, sita a 850 metri di altezza sul livello del mare, ha evidenziato, con il ritrovamento di alcuni manufatti di pietra lavorata, fra i quali una punta a dorso curvo, due semilune e un segmento trapezoidale,1 l‟esistenza di vita umana nell‟Età della pietra denominata dai paleontologhi come “paleolitico superiore”, risalente ad oltre 31000 anni dall‟epoca presente. Il secondo scavo, eseguito nei pressi dell‟abitato di Sala di Serino, ha dato luogo al ritrovamento di manufatti di pietra lavorata della stessa epoca. Essi sono stati interpretati come segno della presenza di un accampamento, che serviva come base per spedizioni di caccia da parte di uomini che facevano di essa la fonte principale del loro sostentamento.2 La presenza dell‟uomo, nel più ristretto ambito del territorio dell‟attuale Comune di Santa Lucia di Serino , va invece situata nel “periodo protostorico”, un periodo più recente ma pur sempre antichissimo, ed è comprovata da una via di comunicazione altrettanto antica, un tratturo già esistente in epoca sannitica. Questo tratturo attraversava, a mezza costa, la montagna che sovrasta l‟attuale abitato di Santa Lucia e costituiva una delle molte vie di comunicazione del Sannio antico. Il Salmon, uno dei più validi studiosi della civiltà dei Sanniti, afferma infatti che ―fin dai tempi più remoti i sentieri aperti dalle greggi rappresentarono vie di comunicazione relativamente facili attraverso il Sannio. A causa delle onnipresenti montagne questi tracciati approssimativi diventano talvolta tortuosi, tuttavia essi devono essere stati strade transitabili. Il fondo, costituito da roccia viva, poteva sostenere il traffico, anche intenso, di veicoli…In altre parole, già in epoca preromana esisteva un sistema di comunicazioni piuttosto complesso, anche se in qualche misura primitivo, che gli ingegneri romani, come al solito, sfruttarono ampiamente quando in seguito svilupparono il loro grande sistema stradale.‖3 Di questo complesso sistema viario sannitico faceva parte il tratturo descritto, che in epoca romana fu denominato Sabbe Maioris e con questo nome viene indicato in documenti di epoca angioina, che così ne descrivono il percorso : ―Sabbe Maioris va da Serino fino al ponte di 1 Ronchitelli A., Segnalazione di un’industria uluzziana a Tornola, in Rassegna di Archeologia 1982/83,,pp.33- 39. 2 Accorsi C. A ., Aiello A . , Bartolini C ., Castelletti L ., Rodolfi G ., Ronchitelli A., Il giacimento paleolitico di Serino ( Avellino ), in Atti della Società di Scienze Naturali, Memorie, serie A, 1979/86, pp.435, 487. 3 E. T. Salmon , Il Sannio e I Sanniti, Giulio Einaudi Editore, Torino 1985, pp.23-24. 5 Filomeno Moscati Nusco, e dal ponte di Nusco fino a Ofido e Melfi‖4 Questo percorso viene ancora meglio e più dettagliatamente precisato dal De Cunzo, che, dopo essersi soffermato sulle diverse vie che in antico arrivavano e partivano da Avellino, cita anche ―quella che passava da Serino, Piana del Dragone, Cassano, Ponteromito, Guardia e Bisaccia,‖5 collegando la città all‟Alto Calore e alla Valle dell‟Ofanto. E‟ esattamente il tracciato dell‟antico tratturo sannitico, esistente e percorribile ancora oggi dai “Serinesi” che lo individuano col nome di ―Via della Mezza Costa‖. Esso all‟epoca dei Sanniti, pur non essendo paragonabile ai grandi tratturi che attraversavano il Sannio da Nord a Sud, costituiva un asse viario di vitale importanza per la tribù degli “Hirpini” abitante l‟Alta Valle del Sabato, che, come tutte le tribù sannite, era formata da un popolo di montanari e contadini6 che traevano il proprio sostentamento dal lavoro dei campi, se si deve tener fede a Orazio, anch‟egli di stirpe sannita (era nato a Venosa), che descrisse questo popolo come ― maschia prole di rustici soldati, esperta nel rovesciare le zolle con le vanghe sabelle‖7 Il tratturo della “Mezza Costa‖ assumeva importanza vitale perché i Sanniti vivevano, oltre che di agricoltura, di pastorizia. L‟allevamento del bestiame, soprattutto degli ovini, era anzi così importante nel Sannio antico da costituire l‟attività principale della popolazione,8 che la esercitava utilizzando i pascoli montani, d‟estate,9 e trasferendosi in pianura, d‟inverno, coprendo anche lunghe distanze insieme ai greggi con la ben nota antichissima pratica della transumanza, come ci racconta Virgilio descrivendo la vita dei pastori .10 E‟ questa la ragione per cui i Sanniti sono stati ritenuti e classificati come un popolo di pastori seminomadi. Le comunità dei sanniti erano comunità prevalentemente pastorali, e, come tali, essendo obbligate a seguire le greggi transumanti , non avevano insediamenti abitativi stabili e circondati da mura. Le tribù abitavano infatti separate per pagi, villaggi a loro volta divisi in vici, piccoli agglomerati distanti fra loro e dispersi tra pianura e collina, come ci 4 1272, Registri Angioini, Vol. XIII, fol. 182. 5 De Cunzo Mario, De Martini Vega, Le città nella storia d’Italia. Avellino, Ed. La Terza, Bari 1985, p.32, 6 Livio, Ab urbe condita, IX, 13, 7: <<nam Samnites,….ipsi montani atque agrestes>> 7 Orazio, Odi, III, 6, 37, 39 : <<… rusticorum mascula militum – proles, Sabellis docta ligonibus – versare glebas…>> 8 Salmon E. T., Il Sannio i Sanniti, Giulio Einaudi Editore, Torino 1985. p. 72. 9 Virgilio, Georgiche, III, 322-326 : << At vero Zephiris cum laeta vocantibus aestas – in saltus utrumque gregem atque in pascua mittet -….dum mane novum,.dum gramina canent – et ros in tenera pecori gratissimus herba>> ( ma in verità la lieta stagione con gli Zefii che la invocano - nei boschi e negli alti pascoli manderà ogni gregge - … quando, al primo mattino, le gramigne biancheggiano - e la rugiada, graditissima alla pecora sull‟erba tenera…) 10 Virgilio, Georgiche, III , 339 – 345: <<Quid tibi pastores…quid pascua versu – prosequar et raris abitata mapalia tectis? – saepe diem noctemque et totum ex ordine mensem – pascitur itque pecus longa in deserta sine ullis - ospitiis….Omnia secum – armentarius …agit, laremque – armaque Amiclacumque canem Cressamque pharetram.>> ( Che cosa a te dei pastori, … che cosa dei pascoli con il verso – dirò, e degli abitati piccoli tuguri raramente coperti ? – Spesso il giorno e la notte, per tutto il susseguirsi di un mese, – pascola il gregge per ampi luoghi deserti senza alcun - ricovero… Tutto con sé - porta il pastore… il tetto e il focolare – e le armi e il cane di Amicle città leggendaria della Campania e la faretra cretese.) 6 S.