Presentazione

Il Dott. Filomeno Moscati, che nella professione medica si è distinto per competenza e per amore del prossimo sull‟esempio di S. Giuseppe Moscati, ora che è in pensione si è dedicato agli studi storici e ha donato ai Serinesi pubblicazioni encomiabili dal punto di vista scientifico e per la loro veste tipografica. La sua prossima pubblicazione è uno studio su Santa Lucia di e io ho il piacere di presentarlo non perché sia in grado di giudicare il suo lavoro ma perché lo stimo grandemente e in segno di amicizia gli ho fornito la trascrizione di due documenti antichi di questa parrocchia. Questo suo lavoro si divide in due parti. Nelle prime trenta pagine l‟autore ha sintetizzato i dati storici del paese dalle origini al mille dopo Cristo, nella restante parte continua la storia di Santa Lucia attraverso i documenti di archivio delle chiese e delle cappelle. Sua grande preoccupazione è di mostrare la veridicità dei dati storici inediti e per fare ciò riporta in fotocopia i documenti a cui fa seguire la loro trascrizione e il suo commento. Questa ricchezza di documenti costituisce un grande apporto alla storia del nostro amato paese. Chi legge questo libro noterà che l‟autore dissente da qualche mia ipotesi storica ma ciò non toglie nulla alla mia stima per Lui. Spero che il libro sia non solo acquisito ma soprattutto letto perché arricchisce anche spiritualmente. Santa Lucia di Serino, 22/ 08/ 2008. Sac. Francesco De Simone

Filomeno Moscati

Introduzione

L‟idea di un libro sulle antiche origini di Santa Lucia di Serino, sulla sua antica denominazione e sulle sue antiche tradizioni religiose, suscitata dalla lettura di una pubblicazione del parroco Don Francesco De Simone, è nata dal fatto che su di esse si sono dette e scritte molte cose in contraddizione fra loro e, comunque, spesso prive di un qualsivoglia supporto archeologico o letterario, oltre che linguistico, fatto che le rende dubbie e, a volte, le fa ritenere frutto di pura fantasia, come affermava il nobile “luciano” Annibale De Filippis a proposito di un‟ipotesi avanzata sull‟origine del nome del casale. Esso costituisce perciò un tentativo per avvicinarsi, per quanto possibile, alla verità, sulla base di reperti archeologici tombali, di tracciati viari antichissimi e di opere letterarie di antichi autori, che ci hanno tramandato coltivazioni, tradizioni, usi e costumi di epoche lontanissime, oltre che di pubblicazioni e scritti di quanti, in epoca moderna o addirittura contemporanea, si sono occupati delle origini, del nome e delle tradizioni religiose del casale. Il libro può essere distinto in due parti di cui la prima, costituita da tre capitoli, può essere definita di critica storica e tende a dare un contributo alla ricerca della verità sia sulle origini storiche che sulle origini del nome del casale, mentre la seconda, tutta basata sulla traduzione di prove documentali riportate in fotocopia, riguarda la storia effettiva del casale nelle sue istituzioni, tradizioni, usi e costumi religiosi; tradizioni, usi e costumi che coinvolgevano l‟intera Serino e che, in parte, ancora oggi la coinvolgono. Filomeno Moscati

4 S. Lucia di Serino

I Santa Lucia di Serino Antiche origini

Serino ha origini antichissime, ma le notizie riguardanti coloro che l‟ abitarono in epoca preistorica sono, allo stato attuale, del tutto inesistenti. La presenza di vita umana nell‟Alta Valle del Sabato, fin da quest‟epoca, è comunque certa perché comprovata da ricerche archeologiche che, attraverso due saggi di scavi, con il ritrovamento di manufatti di pietra scheggiata hanno dimostrato la presenza dell‟uomo in due diversi siti dell‟attuale territorio del di Serino. Il primo di essi, eseguito nei pressi della sorgente denominata “Acqua della Tornola”, sita a 850 metri di altezza sul livello del mare, ha evidenziato, con il ritrovamento di alcuni manufatti di pietra lavorata, fra i quali una punta a dorso curvo, due semilune e un segmento trapezoidale,1 l‟esistenza di vita umana nell‟Età della pietra denominata dai paleontologhi come “paleolitico superiore”, risalente ad oltre 31000 anni dall‟epoca presente. Il secondo scavo, eseguito nei pressi dell‟abitato di Sala di Serino, ha dato luogo al ritrovamento di manufatti di pietra lavorata della stessa epoca. Essi sono stati interpretati come segno della presenza di un accampamento, che serviva come base per spedizioni di caccia da parte di uomini che facevano di essa la fonte principale del loro sostentamento.2 La presenza dell‟uomo, nel più ristretto ambito del territorio dell‟attuale Comune di Santa Lucia di Serino , va invece situata nel “periodo protostorico”, un periodo più recente ma pur sempre antichissimo, ed è comprovata da una via di comunicazione altrettanto antica, un tratturo già esistente in epoca sannitica. Questo tratturo attraversava, a mezza costa, la montagna che sovrasta l‟attuale abitato di Santa Lucia e costituiva una delle molte vie di comunicazione del Sannio antico. Il Salmon, uno dei più validi studiosi della civiltà dei Sanniti, afferma infatti che ―fin dai tempi più remoti i sentieri aperti dalle greggi rappresentarono vie di comunicazione relativamente facili attraverso il Sannio. A causa delle onnipresenti montagne questi tracciati approssimativi diventano talvolta tortuosi, tuttavia essi devono essere stati strade transitabili. Il fondo, costituito da roccia viva, poteva sostenere il traffico, anche intenso, di veicoli…In altre parole, già in epoca preromana esisteva un sistema di comunicazioni piuttosto complesso, anche se in qualche misura primitivo, che gli ingegneri romani, come al solito, sfruttarono ampiamente quando in seguito svilupparono il loro grande sistema stradale.‖3 Di questo complesso sistema viario sannitico faceva parte il tratturo descritto, che in epoca romana fu denominato Sabbe Maioris e con questo nome viene indicato in documenti di epoca angioina, che così ne descrivono il percorso : ―Sabbe Maioris  va da Serino fino al ponte di

1 Ronchitelli A., Segnalazione di un’industria uluzziana a Tornola, in Rassegna di Archeologia 1982/83,,pp.33- 39. 2 Accorsi C. A ., Aiello A . , Bartolini C ., Castelletti L ., Rodolfi G ., Ronchitelli A., Il giacimento paleolitico di Serino ( ), in Atti della Società di Scienze Naturali, Memorie, serie A, 1979/86, pp.435, 487. 3 E. T. Salmon , Il Sannio e I Sanniti, Giulio Einaudi Editore, Torino 1985, pp.23-24. 5 Filomeno Moscati

Nusco, e dal ponte di fino a Ofido e Melfi‖4 Questo percorso viene ancora meglio e più dettagliatamente precisato dal De Cunzo, che, dopo essersi soffermato sulle diverse vie che in antico arrivavano e partivano da Avellino, cita anche ―quella che passava da Serino, Piana del Dragone, Cassano, Ponteromito, Guardia e ,‖5 collegando la città all‟Alto Calore e alla Valle dell‟Ofanto. E‟ esattamente il tracciato dell‟antico tratturo sannitico, esistente e percorribile ancora oggi dai “Serinesi” che lo individuano col nome di ―Via della Mezza Costa‖. Esso all‟epoca dei Sanniti, pur non essendo paragonabile ai grandi tratturi che attraversavano il Sannio da Nord a Sud, costituiva un asse viario di vitale importanza per la tribù degli “Hirpini” abitante l‟Alta Valle del Sabato, che, come tutte le tribù sannite, era formata da un popolo di montanari e contadini6 che traevano il proprio sostentamento dal lavoro dei campi, se si deve tener fede a Orazio, anch‟egli di stirpe sannita (era nato a Venosa), che descrisse questo popolo come ― maschia prole di rustici soldati, esperta nel rovesciare le zolle con le vanghe sabelle‖7 Il tratturo della “Mezza Costa‖ assumeva importanza vitale perché i Sanniti vivevano, oltre che di agricoltura, di pastorizia. L‟allevamento del bestiame, soprattutto degli ovini, era anzi così importante nel Sannio antico da costituire l‟attività principale della popolazione,8 che la esercitava utilizzando i pascoli montani, d‟estate,9 e trasferendosi in pianura, d‟inverno, coprendo anche lunghe distanze insieme ai greggi con la ben nota antichissima pratica della transumanza, come ci racconta Virgilio descrivendo la vita dei pastori .10 E‟ questa la ragione per cui i Sanniti sono stati ritenuti e classificati come un popolo di pastori seminomadi. Le comunità dei sanniti erano comunità prevalentemente pastorali, e, come tali, essendo obbligate a seguire le greggi transumanti , non avevano insediamenti abitativi stabili e circondati da mura. Le tribù abitavano infatti separate per pagi, villaggi a loro volta divisi in vici, piccoli agglomerati distanti fra loro e dispersi tra pianura e collina, come ci

4 1272, Registri Angioini, Vol. XIII, fol. 182. 5 De Cunzo Mario, De Martini Vega, Le città nella storia d’Italia. Avellino, Ed. La Terza, Bari 1985, p.32, 6 Livio, Ab urbe condita, IX, 13, 7: <> 7 Orazio, Odi, III, 6, 37, 39 : <<… rusticorum mascula militum – proles, Sabellis docta ligonibus – versare glebas…>> 8 Salmon E. T., Il Sannio i Sanniti, Giulio Einaudi Editore, Torino 1985. p. 72. 9 Virgilio, Georgiche, III, 322-326 : << At vero Zephiris cum laeta vocantibus aestas – in saltus utrumque gregem atque in pascua mittet -….dum mane novum,.dum gramina canent – et ros in tenera pecori gratissimus herba>> ( ma in verità la lieta stagione con gli Zefii che la invocano - nei boschi e negli alti pascoli manderà ogni gregge - … quando, al primo mattino, le gramigne biancheggiano - e la rugiada, graditissima alla pecora sull‟erba tenera…) 10 Virgilio, Georgiche, III , 339 – 345: <> ( Che cosa a te dei pastori, … che cosa dei pascoli con il verso – dirò, e degli abitati piccoli tuguri raramente coperti ? – Spesso il giorno e la notte, per tutto il susseguirsi di un mese, – pascola il gregge per ampi luoghi deserti senza alcun - ricovero… Tutto con sé - porta il pastore… il tetto e il focolare – e le armi e il cane di Amicle  città leggendaria della  e la faretra cretese.) 6 S. Lucia di Serino tramanda Livio.11 Questi agglomerati erano costituiti da piccole capanne di pastori, destinate ad essere usate come residenze stagionali nel periodo della transumanza, come ci riferisce Varrone che, proprio per questa loro funzione, le definisce “case repentine,‖12capanne provvisorie. Accanto a questi provvisori ricoveri per pastori, situati lungo i tratturi della transumanza, sorgevano pochi ricoveri stabili per quelli che si dedicavano all‟agricoltura, che costituiva la seconda occupazione del popolo sannita. I Sanniti infatti, secondo quanto ci perviene dagli antichi scrittori, erano produttori di cereali,13 di vino14 e di olive,15 ma andavano famosi soprattutto per la produzione di cavoli,16 anche se Plinio, che ce lo racconta, non ci dice in quale parte del Sannio essi si producessero. Una delle zone di produzione sannite doveva essere l‟Alta Valle del Sabato perché questi cavoli famosi si producono, ancora oggi, nelle pianure limitrofe agli abitati di Santa Lucia e e costituiscono un indizio fortemente attendibile, se non una prova certa, dell‟esistenza di un vicus sannita nei pressi dell‟inizio del tratturo oggi denominato Via della Mezza Costa. Ciò è avvalorato e confermato dal ritrovamento dietro il convento delle monache, nei pressi dell‟antico tratturo e dell‟attuale abitato di Santa Lucia., di tombe in tufo che per materiale e modalità di costruzione sono da attribuirsi ad epoca sannita, come riportato da Filippo Masucci.17 Queste tombe erano internamente rivestite di assi di legno, di pietre o di mattonelle, a seconda dell‟epoca più o meno antica in cui furono costruite, avevano il fondo ricoperto di ghiaia per lo scolo dei liquami e, rispettando una consuetudine antichissima, erano ricoperte con pietre e, in esse, il corpo del defunto era disposto disteso e supino,18 ma ciò che le rende importanti è il fatto che erano situate, secondo l‟usanza sannita, fuori dal luogo abitato (vicus) ma a poca distanza da esso. L‟esistenza dell‟antico tratturo, il rinvenimento di tombe sannitiche, la coltivazione in epoca sannitica di un ortaggio caratteristico come il cavolo, famoso in tempo antico per la sua bontà e di cui ci informano gli scrittori dell‟epoca, sono la prova chiara e inequivocabile dell‟esistenza, nei pressi dell‟antico tratturo, di un piccolo agglomerato abitativo, costituito da capanne provvisorie per pastori e da alcune primitive abitazioni per contadini, cioè di un vicus sannita, che col passare dei secoli e dei millenni ha dato luogo all‟attuale Comune di Santa Lucia di Serino e ne fa uno dei più antichi, se non il più antico, luogo abitato dell‟attuale Serino.

11 Livio, Ab urbe condita, IX, 13. 7: <> ( infatti i sanniti, …che abitano per vici fra i monti.) 12 Varrone, De re rustica, II, 10,6. 13 Cicerone, De lege agraria, II, 66 14 Plinio, Naturalis historia, XIV, 69. 15 Catone, De agricoltura, 146 ; Orazio, Odi, II, 6, 16, <> ( l‟ oliva fa concorrenza a quella di Venafro tutta verde) ; Livio, Ab Urbe condita. Orazio, Odi. 16 Plinio, Naturalis istoria, XIX, 141. 17 Masucci Filippo, Serino nell’Età Antica, Tipografia Pergola, Avellino 1959, p. 28. 18 Salmon E. T. Il Sannio e i Sanniti, Giulio Einaudi Editore, Torino 1985. p. 64 7 Filomeno Moscati

Bibliografia

Accorsi C. A., Aiello A., Bartolini C., Castelletti L., Rodolfi G., Ronchitelli A., Il giacimento paleolitico di Serino /Avellino), in Atti della Società di Scienze Naturali/ Memorie, serie A, 1979/ 86. Catone, De agrocoltura. Cicerone, De lege agraria. De Cunzo Mario, De Martini Vega, Le città nella storia d’Italia. Avellino, Ed. La Terza, Bari 1985 Masucci Filippo, Serino nell’Età antica, Tipografia Pergola, Avellino 1959. Orazio, Odi. Plinio, Naturalis Historia. Ronchitelli A,. Segnalazione di un’industria uluzziana a Tornola, in Rassegna di Archeologia 1982/83 Salmon E. T., Il Sannio e i Sanniti, Giulio Einaudi Editore, Torino 1985. Varrone, De re rustica. Virgilio, Georgiche

.

8 S. Lucia di Serino

II Santa Lucia di Serino Antico nome

―E’ opinione di alcuni serinesi che <> derivi da << Lucceia>>, ossia dal nome di un’antica famiglia avellinese‖, così Filippo Masucci, che si è interessato della storia dell‟antica Serino e in modo particolare dell‟origine e del significato dei nomi dei suoi molti casali, inizia la trattazione dell‟origine del nome dell‟attuale Comune di Santa Lucia di Serino. Egli prosegue precisando però che ―non vi è chi non si accorga di leggieri che la confusione dipende da una semplice assonanza mentre niuna regola di linguaggio autorizza la riduzione del primo al secondo nome‖.19 Il Masucci, basandosi sulle regole della toponomastica, sostiene invece che il nome dell‟attuale Comune di Santa Lucia di Serino derivi proprio da “Lucia‖, che era un nome gentilizio fra le genti di origine ariana, come sostiene il Conway,20 e i nomi locali, pur trasformandosi, sostanzialmente persistono, come nota il Carucci.21 Questi nomi sono spesso ispirati e riproducono il nome di piante che costituiscono la vegetazione tipica di una determinata località, come Acerno da acer (acero), Carpino da carpinus (carpine), Cerreto da cerrus (cerro), Nuceria ( l‟attuale Nocera) da nux (noce), Abellinum ( l‟attuale Avellino) e Abella (l‟attuale ) da abella (nocciola), o il nome di un animale o, di frequente, un nome gentilizio. In quest‟ultimo caso la località prendeva il nome dal “signore” che la possedeva o dalla famiglia che vi aveva fissato stabile dimora, conservando quel nome anche dopo che la famiglia, o il casato gentilizio, si erano estinti. E‟ ciò che è accaduto per Santa Lucia, che deve il suo nome alla famiglia che abitava in quel vicus sannita, la fameria Lucia, ipotesi validissima perché avvalorata dal fatto che “Lucia‖ oltre ad essere un nome gentilizio fra le genti di origine ariana era anche ‖un nome personale molto frequente in Campania e fra i Sanniti‖22 “L’ opinione di alcuni serinesi che << Lucia>> derivi da << Lucceia>>, ossia dal nome di un’antica famiglia avellinese‖, si è diffusa dopo il ritrovamento, nel primo quinquennio del secolo XVIII, di un‟epigrafe recante il nome Lucceia. Come il ritrovamento si sia verificato, e l‟opinione diffusa, è possibile apprenderlo nei dettagli e con certezza grazie a una preziosa pubblicazione dovuta al Sac. Don Francesco De Simone, parroco di Santa Lucia di Serino e appassionato cultore della storia della sua parrocchia e del suo paese natio, pubblicazione in cui è contenuta la corrispondenza intercorsa fra il conte Matteo Egizio, regio bibliotecario e decifratore dell‟epigrafe, e Annibale De Filippis che la ritrovò. L‟epigrafe, ritrovata nel 1704, è ritornata nuovamente alla luce proprio per opera di Don Francesco De Simone, che così racconta l‟episodio della sua riesumazione : <>dell‟antichissima chiesa di S. Lucia. << Nel

19 Masucci Filippo, Serino nell’Età Antica, Tipografia Pergola, Avellino 1959, pp.28, 29. 20 Conway, The preitalie dialects, S. E. Johnson e J. Whatmouch, Londra 1923. 21 Carucci, La provincia di Salerno, p.8. 22 Masucci Filippo, idem, p. 29. 9 Filomeno Moscati

corso dei lavori mi sono ricordato che dalla fanciullezza notavo nella cantonata sudovest una grande lapide con scritte che allora non comprendevo, lapide ricoperta di malta negli anni cinquanta per il rifacimento degli intonaci esterni. Giovedì 15 Settembre 2005 chiesi al direttore tecnico del cantiere e responsabile della sicurezza geom. Antonio Parrella di togliere la malta e di scavare oltre il livello della strada che era stata rialzata. Ritornò subito alla luce la lapide che mi era nota da piccolo e mi colpì l’iscrizione iniziale dalle lettere grandi 10 cm., ancor oggi facile a leggersi: LUCCEIA.>>23 Il testo dell‟epigrafe, nella trascrizione di Teodoro Mommsen riportata nel C.I.L. ( Corpus Inscriptionum Latinarum) è questo:

LUCCEIA - C - L - AUXESIS PORTICUM - TESTAMENTO - P // HS - IIII - M - FIERI - IUSSI // D - D FACIENDUM - CURAVIT C - IUCCEIUS - MODERATUS24

La decifrazione che ne fece il regio bibliotecario Matteo Egizio, cui era stata sottoposta una copia del testo eseguita dallo stesso scopritore, è, a mio modesto giudizio, la migliore e la più vicina al vero di quante ne sono state da allora fatte. Essa dice :

Lucceia Caj liberta Auxesis Porticum testamento pecunia legata Sestertium quattormillibus nummum fieri jussit Decreto Decurionum Faciendum curavit Cajus Luccejus Moderatus,25

che, sulla base delle delucidazioni fornite dallo stesso Egizio, può essere così tradotta: Lucceia, liberta di Caio, Auxesis, Un portico, con lascito testamentario di una somma Di quattromila sesterzi nummi26, comandò che fosse fatto- Per Decreto dei Decurioni Curò che questo si facesse Caio Lucceio Moderato.

La spiegazione che, circa il portico, lo stesso Egizio diede fu che: <

23 De Simone Francesco, Un frammento di storia di S. Lucia di Serino, Edizione fuori commercio , 2006, p. 1. 24 De Simone Francesco, idem, p. 6. 25 De Simone Francesco, idem, p. 10. 26 N. d. A. Il sesterzio nummo era una moneta di infimo valore. 10 S. Lucia di Serino

dimenticasse, dedicarono il Tempio a Santa Lucia, che non guari dal nome di Lucceja si differiva .>> E‟ questa spiegazione che ha dato origine alla <> di cui parla Filippo Masucci e a cui egli si oppone con argomentazioni affatto peregrine, spiegazione accolta e fatta propria dai “Luciani” che, nel 1736, sulla base di essa concepirono la scritta che campeggia sullo stemma del Comune : <>27 senza tener conto dell‟opinione dello scopritore della lapide, Annibale De Filippis, frattanto morto alla giovane età di 35 anni nel 1708, appena quattro anni dopo il suo rinvenimento. La spiegazione, da cui ha tratto origine ―l’opinione di alcuni serinesi‖, è però fondata su di un presupposto errato e, cioè, sulla congettura che la lapide sia stata rinvenuta a Santa Lucia e non quivi trasportata con l‟autorizzazione del Conte di Serino. Di ciò noi non possiamo dubitare perché è lo stesso Egizio a dircelo giacché egli, per sostenere la sua tesi, così si esprime: “Non posso poi acconsentire alla vostra conghiettura, che questa iscrizione sia costà stata trasportata dall’antico Sabazio, quattro miglia da voi lontano; parendomi più verisimile la mia, di sopra mentovata, che questa Lucceja avesse dato occasione di dedicare a Santa Lucia il Tempio, da cui presentemente ha il nome tutto il vostro Villaggio.‖ L‟Egizio va anzi addirittura oltre con la sua congettura ipotizzando, ―forse, che costì era la Villa di essa Lucceja, situata in agro Sabatinorum; e nella Villa, o quivi vicino era un tempietto, ch’ella morendo, comandò fosse adornato con un portico‖28 La congettura cui l‟Egizio non poteva acconsentire non era però una semplice congettura, com‟è la sua che è frutto di sola elucubrazione cerebrale, ma una deduzione di valore storico, scaturente da circostanze di fatto e basata sulla tradizione popolare, deduzione formulata dallo stesso scopritore della lapide, Annibale De Filippis, un uomo di vasta cultura per quei tempi, come si evidenzia dalla missiva scritta in risposta a quella inviatagli dal regio bibliotecario napoletano. In questa lettera, in risposta a quella di Matteo Egizio, il De Filippis dopo aver lodato la decifrazione dell‟epigrafe, definendola “una esposizione del marmo― che ―non solo a me ma a tutti i nostri gentiluomini di buon gusto che l’hanno letta è paruta così dotta e nettamente spiegata quale appunto dovevasi sperare dal suo valore,…‖29 continua dicendo che :― Però, con sua buona licenza, intorno a questa sua discertazione mi occorrono alcune difficoltà non piccole nascenti, sopra più parti, da certe circostanze di fatto, (le) quali, perché non potevano esser note a Vostra Signoria, l’hanno forse così indotto a credere. Primieramente la sua congettura intorno al portico di Lucceia, quanto ella è ingegnosa tanto ella sembra a me poco verisimile. Perché Vostra Signoria suppone per vero che a Serino sia stato sin dai tempi di Roma Gentile o almeno dell’Antica Chiesa, quando che è Falsissima, non avendone delle nostre cose più antiche memorie di cinque o sei secoli addietro.‖30 Come si vede il De Filippis reputa falsissima anche la

27 Francesco De Simone, Un frammento di storia di S. Lucia diSerino, p. 27. 28 Francesco de Simone, idem, p.13. 29 Francesco De Simone, idem, p.20, righi 18-20. 30 Francesco de Simone, ibidem, p. pp. 20-21, righi 34-38. 11 Filomeno Moscati

semplice ipotesi che vi sia stato a Serino un Portico di Lucceia, di cui non vi è memoria alcuna almeno per i cinque o sei secoli precedenti, ma, continuando, afferma che non c‟è mai stato, neppure ai tempi del paganesimo, un portico ad un tempio pagano per cui, sopravvenuto il cristianesimo, i primi cristiani per distruggerne anche la memoria siano stati costretti a soppiantarlo con quello di S. Lucia, come chiaramente si evince dalla lettera che, a continuazione immediata di quanto sopra riportato, prosegue dicendo : ―e così in verun modo può credersi esserci mai stato egli ( il portico ) di credenza gentile (di un tempio pagano), si che per togliere la gentilesca (pagana) memoria del Portico di Lucceja fosse stato forza ai nostri cristiani Progenitori scambiarlo in quello di S. Lucia.31 Il De Filippis, continuando nella sua critica alle ipotesi avanzate dal conte Matteo Egizio, le definisce parto di pura fantasia, come si evince dal seguito della lettera in cui egli così si esprime : ―Fantasie, ché questa pietra è sembiante (identica) nella materia e nell’ampiezza ad alcune altre del Campanile nostro di S. Pietro, contiguo a questa chiesa fabbricata alla fine del secolo XV, delle quali pietre è ferma e vagliatissima tradizione di tutti i nostri vecchi cittadini ch’elleno siano state trasportate dalla ruine della Civita per ordine dei conti di Serino, il che si confermò chiaramente dal vedersene alcune scolpite in varie maniere d’un basso rilievo, segno evidente che siano state reliquie d’altra fabbrica antica e forse di questo vostro Portico di Lucceia‖ 32 Le opinioni espresse da Annibale De Filippis, e soprattutto la ‖ferma e vagliatissima tradizione‖ dei vecchi cittadini di Santa Lucia, sono state ritenute, dal Mommsen, fondate a tal punto da essere state accettate per vere e incluse pari pari nel Corpus Inscriptionum Latinarum che, nel riportare l‟epigrafe, pone la seguente premessa:

―1136 (= 1901) Serini in vico S. Luciae rep. a.1705 IV p.a loco dicto la Civita, ubi credunt extitisse antiquum Sabatium‖33

1136 (= 1901 ) nel casale di Santa Lucia di Serino trovata (reperta) l‟anno 1705 IV proveniente (proventa) dal luogo detto la Civita, dove credono sorgesse l‟antica Sabatia 34

Sussistono pertanto fortissimi dubbi sull‟ esistenza in tempi antichi di un Portico di Lucceia in Santa Lucia, tanto da rendere “la congettura‖ dell‟Egizio inverosimile e addirittura non credibile a tantissimi studiosi di cose antiche, fra cui è doveroso annoverare il serinese Filippo Masucci e perfino lo stesso scopritore dell‟epigrafe, il “luciano” Annibale De Filippis, che, basandosi sulla ― ferma e vagliatissima tradizione di tutti i nostri vecchi cittadini‖, la ritenne un parto di pura fantasia.

31 Francesco De Simone, op.citata, p. 20-21, da rigo 34 a rigo 40. 32 Francesco De Simone, idem, p. 17, righi 40-47. 33 Francesco De Simone, idem, p.6. 34 N. d. A., Il numero 1136 indica la posizione occupata dall‟epigrafe nel C I L, mentre il numero 1901 indica che in questa posizione ne esiste un‟altra con lettura migliore. Il numero romano IV indica che l‟iscrizione si trova nel volume IV. 12 S. Lucia di Serino

Come sempre succede in queste cose l‟antica epigrafe, con qualche lettera deteriorata dal tempo e dalle traversie cui è andata incontro nel corso dei secoli, ha dato luogo a decifrazioni e interpretazioni diverse, tutte imperniate sul diverso valore e significato da attribuire alle lettere che formano la parte finale del suo primo rigo . Scipione Maffei ritenne che esse invece che un patronimico formassero la parola CLAUXIT,35 una decifrazione che darebbe al primo rigo dell‟epigrafe un doppio significato, Lucceia chiuse, oppure portò a compimento, a seconda del valore e del senso che si vuol dare al verbo latino claudere ( claudo, is, clausi, clausum, claudere). Di recente, e precisamente nell‟edizione di Giovedì 26 Ottobre 2006 dell‟Osservatore Romano, ad opera di un illustre “luciano”, il padre Alfredo Marranzini S J, in una dotta e dettagliata esposizione che occupa tutta la pagina 9 del giornale è riportata una decifrazione in cui AUXESIS è stato considerato un sostantivo, che avrebbe il significato di ampliamento, e la parola PORTICUM un genitivo plurale da cui scaturirebbe la seguente interpretazione : Lucceia liberta di Caio dispose per testamento che si facesse l’ampliamento dei portici con la somma di quattromila sesterzi nummi. Per decreto dei decurioni curò la realizzazione Caio Lucceio Moderato.36 Circa queste due ultime decifrazioni v‟è da dire che, per quanto riguarda quella del Maffei, la voce del perfetto del verbo claudo dovrebbe essere clausit e non clauxit, come chiaramente si evince dal paradigma del verbo. Per quanto riguarda invece la decifrazione riportata nell‟Osservatore Romano non vi è chi non veda l‟evidente forzatura cui essa è stata sottoposta facendo di auxesis un sostantivo37 derivante dal perfetto del verbo augeo ( augeo, es, auxi, auctum augére ) o dell‟equivalente augesco ( augesco, is, auxi, augescere ), un sostantivo che nessuno dei diversi vocabolari consultati riporta,38 e di porticum, corretto accusativo della parola latina porticus ( porticus, us, f., = portico, galleria, IV declinazione.) uno scorretto genitivo plurale,39 giacché la declinazione corretta del genitivo plurale di porticus dovrebbe essere porticuum e non porticum. Questa decifrazione ne stravolge inoltre il significato, per cui lo stesso ampliamento di un solo portico, già irrealizzabile con la modesta somma di quattromila sesterzi nummi, non riguarderebbe più il portico di Lucceia ipotizzato dal regio bibliotecario Matteo Egizio, ma una pluralità di portici indefinita, togliendo così all‟epigrafe quasi ogni valore per quanto riguarda l‟ipotizzato portico di Lucceia in Santa Lucia di Serino. Entrambe le interpretazioni, inoltre, tengono poco conto del fatto che le epigrafi latine contenenti il nome di un liberto, o di una liberta, portano incisi, come avveniva per le persone libere, prima il nome (Lucceia) assunto dallo schiavo dopo la ―manumissio‖,40 poi il prenome (Caj) del padrone che l‟ aveva emancipato sempre seguito dalla lettera L, che

35 Francesco De Simone, op. citata, p. 5. 36 Alfredo Marranzini, Un frammento di storia romana in un’iscrizione di Santa Lucia di Serino, Osservatore Romano 26 Ottobre 2006, p.9. 37 Ferruccio Calonghi, Dizionario Latino-Italiano, Rosemberg, Torino, 1964, col 328 e col 2107. 38 Campanini-Carboni, Vocabolario della lingua latina ; T. Vallauri-C. Durando, Dizionario italiano latino- latino italiano; L. Castiglione-Scevola Mariotti, Vocabolario della Lingua latina. 39 Gennaro Calamaro, Janus , Corso di Latino, Teoria, Editrice Ferraro, Napoli 1992, p.50. 40 Vincenzo Arangio-Ruiz, Istituzioni di Diritto Romano, Casa Editrice Dott. Eugenio Jovene, Napoli 1954, p.483 e seg. 13 Filomeno Moscati

indicava la condizione di Liberto/a e, infine, il nome che lo schiavo o la schiava liberati avevano prima della manomissione (Auxesis)41. Se in questa antica lapide le regole dell‟epigrafia latina sono state rispettate, come noi fermamente crediamo, l‟Auxesis, fonte della discordia, non era altro che il nome da schiava della liberta Lucceia, e il primo rigo dell‟epigrafe, correttamente interpretato, suonerebbe così : Lucceia, liberta di Caio, (da schiava chiamata) Auxesis. Rimaniamo, pertanto, fermi nella convinzione che il testo da prendere in considerazione sia quello trascritto dal Mommsen, nel suo Corpus Inscriptionum Latinarum, e la decifrazine più corretta e veritiera dell‟epigrafe quella data dal regio bibliotecario Matteo Egizio. Questa convinzione scaturisce dal fatto che ―Le iscrizioni latine non sono facili da leggere e da interpretare, specialmente per le frequenti abbreviazioni; molte iscrizioni sono frammentarie, e occorrono profonde conoscenze, oltre che linguistiche, anche storico-antiquarie, per interpretare rettamente il contenuto e congetturare i supplementi‖42 e Teodoro Mommsen, che ha raccolto, esaminato, vagliato e riportato nel suo Corpus Inscriptionum Latinarum migliaia di iscrizioni latine, in tale materia rimane per noi un Maestro insuperabile e insuperato. La inserzione nel Corpus Inscrptionum Latinarum del Mommsen conferisce inoltre all‟epigrafe la patente di autenticità, perché nella raccolta ―sono distinte chiaramente le iscrizioni false, quelle cioè non sufficientemente garantite dalla tradizione‖43 e, con le annotazioni che l‟accompagnano, valore storico alla “ferma e vagliatissima tradizione di tutti i vecchi cittadini‖ dell‟ epoca, e, poiché questa tradizione afferma che il trasporto della lapide avvenne per ordine dei conti di Serino,44 ci consente di individuare con certezza l‟epoca in cui il trasporto avvenne e, con verisimile probabilità, il luogo da cui la lapide fu tratta. L‟epoca in cui avvenne il trasporto della lapide può essere collocata entro l‟arco di tempo che va dall‟anno 1556, anno in cui Giovan Battista II della Tolfa fu il primo dei feudatari di Serino a potersi fregiare del titolo di Conte,45 all‟anno 1634, anno in cui la chiesa di S. Pietro apostolo fu ricostruita dopo il crollo causato dal terremoto e dalla pioggia di ceneri del 1631.46 Ciò spiega anche perché Annibale De Filippis aveva potuto definire la tradizione , tramandata dai più vecchi cittadini di Santa Lucia, “ferma e vagliatissima”. Essi, infatti, o del trasporto erano stati diretti spettatori, o avevano potuto apprenderlo da genitori e nonni che l‟avevano visto con i loro occhi. In quanto al luogo da cui le pietre e l‟epigrafe provennero, tenuto presente che per i “Serinesi” di allora, e forse anche per quelli di oggi, la parola Civita si identifica unicamente col Castro di Civita Ogliara, sembra poco credibile, alla luce di un esame della vicenda obbiettivamente critico, che

41 Albino Garzetti, Introduzione alla Storia Romana, con un’appendice di esercitazioni epigrafiche, Cisalpino, Istituto Editoriale Universitario, Milano 1995, p. 183. 42 Albino Garzetti, Introduzione alla Storia Romana, con un’appendice di esercitazioni epigrafiche, Cisalpino, Istituto Editoriale Universitario, Monduzzi Editore, Milano 1995, p. 86. 43 Albino Garzetti, Introduzione alla storia romana con un’appendice di esercitazioni epigrafiche, Cisalpino, Istituto Editoriale Universitario, Monduzzi Editore, Bologna 1995, p. 84. 44 Francesco De Simone, op. citata, p. 21, linea 44. 45 Erasmo Ricca, Istoria dei feudi delle Due Sicilie, Stamperia di Agostino de Pascale, Napoli 1869, Vol. IV p.429. 46 Filomeno Moscati, Storia di Serino, Gutenberg Edizioni, Penta di Fisciano ( SA) 2005, p.272. 14 S. Lucia di Serino

esse siano pervenute direttamente dalla Civita di Ogliara, ove credunt extitisse antiquum Sabatium ( ove credono sorgesse l‟antica Sabatia ),47 o dalle sue vicinanze, perché nella località suddetta oltre la cinta muraria di epoca medievale-longobarda non risulta, fino a questo momento, siano stati individuati reperti archeologici o resti di costruzioni di epoca romana.48 Le pietre dovettero essere trasportate alla Civita di Ogliara, o direttamente a Santa Lucia, da un‟altra Civita, più accessibile e forse più vicina, quella di , questa sì ricca di costruzioni, templi, portici, statue, bassorilievi ed epigrafi di epoca romana,49 oltre che sede dell‟antica Abellinum romana e luogo di residenza della famiglia Lucceia.50 Ciò chiarisce anche perché il prelievo e il trasporto della lapide, e delle altre pietre ad essa identiche nella materia e nell‟ampiezza, siano avvenuti con il consenso e “ per ordine dei Conti di Serino‖ come riporta la tradizione. Se infatti, come noi pensiamo, il prelievo e il trasporto delle pietre già squadrate e lavorate, e quindi idonee alla costruzione, avvennero nel periodo che va dal 1631 al 1634, triennio in cui la chiesa di S. Pietro fu ricostruita, questo poté avvenire solo col consenso e per ordine dei Principi Caracciolo nel frattempo divenuti per diritto ereditario, dopo il matrimonio di Costanza della Tolfa con Marino Caracciolo,51 anche feudatari della Contea di Serino con l‟annesso titolo di Conte di Serino.52 Il consenso, e anzi l‟ordine di prelievo delle pietre dalle rovine della Civita di Atripalda, si erano resi indispensabili in seguito alla spoliazione cui essa era stata sottoposta, una spoliazione così vasta e indiscriminata che, nella prima metà del secolo XVII, pietre, marmi, colonne e statue si vedevano diffusi dappertutto nelle case di Atripalda e nei templi e monumenti della nuova Avellino.53 Questo spiega perché il Bella Bona (1603-1656), vissuto proprio in quell‟epoca, dopo aver visitato quelle rovine scrisse che : ―Dall’Anfiteatro , che stava presso dove è hora la Chiesa della Maddalena…ne’ nostri, e ne’ passati tempi molti marmi si son cavati, e bellissime statue, alcune de’ quali nel giardino picciolo del Signor Principe sono state trasportate,‖54frase che conferma che anche all‟epoca della ricostruzione della chiesa di S. Pietro ( ne’nostri …tempi) la Civita di Atripalda veniva utilizzata come cava di materiale pregiato per le costruzioni. Il portico di cui si parla nell‟epigrafe non poteva essere, perciò, quello ipotizzato da Matteo Egizio come esistente in Santa Lucia di Serino fin dal tempo del paganesimo, ma il portico di un‟antica costruzione di epoca romana, esistente nel municipium Abellinum e appartenente alla famiglia Lucceia o alla liberta Lucceia Auxesis.

47 Francesco De Simone, op. citata, p.6. 48 Pasquale Natella, I castelli, in Storia Illustrata di Avellino e dell’Irpinia, Vol. III, Età Moderna, Sellino e Barra Editori, ( Av ) 1996, p. 33. 49 Leonida Sansone, Le radici di Avellino, ovvero cenni storici di Atripalda, Ed. AGAR, Napoli 1971, pp. 23- 24; Mario De Cunzo-Vega De Martini, Le città nella storia d’Italia, Avellino,Ed. La Terza, Bari 1985, p.3. 50 Giuseppe Camodeca, Istituzioni e Società, in Storia Illustrata di Avellino e dell’Irpinia, Vol. I, L’Irpinia Antica, Sellino e Barra Editori, Pratola Serra, Avellino, 1996, p.180. 51 Aldo Stella, Santa Lucia di Serino, Edizione del Comune di Santa Lucia di Serino, 1989, p.38. 52 Erasmo Ricca, idem, pp. 429-430. 53 Mario De Cunzo-Vega De Martini, idem, p. 9; Leonida Sansone, idem, p.81; 54 Scipione Bella Bona, Ragguagli della città d’ Avellino, in Trani, per Lorenzo Valeri, MDCLVI, p. 97. 15 Filomeno Moscati

Quale che sia la verità la vicenda è entrata ormai a far parte della storia del Comune di Santa Lucia di Serino ed è stata consacrata nello stemma del Comune, che converrebbe lasciare così com‟è, compreso l‟errore del nome che da Lucceia è diventato Luggesa, a testimonianza della vicenda storica di questo Comune nel primo cinquantennio del secolo XVIII, tutta imperniata sul ritrovamento dell‟epigrafe e sul dibattito scaturito dal nome Lucceia.

16 S. Lucia di Serino

Bibliografia

Arangio-Ruiz Vincenzo, Istituzioni di Diritto Romano, Casa Editrice Dott. Eugenio Jovene, Napoli 1954. Bella Bona Scipione, Ragguagli della città d’ Avellino, in Trani, per Lorenzo Valeri, MDCLVI . Calamaro Gennaro, Janus, Corso di Latino, Teoria, Editrice Ferraro, Napoli 1992. Calonghi Ferruccio, Dizionario Latino – Italiano, Rosemberg, Torino 1964. Camodeca Giuseppe, Istituzioni e Società, in Storia illustrata di Avellino e dell’Irpinia, Vol. I, L’Irpinia Antica, Sellino e Barra Editori, Pratola Serra (AV) 1996. Campanini, Carboni, Vocabolario della Lingua latina. Carucci, La provincia di Salerno. Castiglioni Luigi, Scevola Mariotti, Vocabolario della Lingua latina. Conway, The preitalie dialects, S. E. Johnson e J. Whatmouch. Londra 1923 De Cunzo Mario, De Martini Vega, Le città nella storia d’Italia. Avellino. Ed. La Terza, Bari 19 85. De Simone Francesco, Un frammento di storia di S. Lucia di Serino, Edizione Fuori Commercio ...i Pikel S. Lucia di Serino 2006. Garzetti Albino, Introduzione alla Storia romana con un’appendice di esercitazioni epigrafiche, Cisalpino, Istituto Editoriale Universitario, Monduzzi Editore, Milano 1995. Marranzini Alfredo, Un frammento di storia romana in un’iscrizione di Santa Lucia di Serino, Osservatore Romano, 26 Ottobre 2006. Masucci Filippo, Serino nell’Età Antica, Tipografia Pergola, Avellino 1959. Moscati Filomeno, Storia di Serino, Gutenberg Edizioni, Penta di Fisciano (SA) 2005. Natella Pasquale, I castelli, in Storia illustrata di Avellino e dell’Irpinia, Vol. III, Età Moderna, Sellino e Barra Editori, Pratola Serra (AV) 1995. Ricca Erasmo, Istoria dei feudi delle Due Sicilie, Stamperia di Agostino de Pascale, Napoli 1869 Sansone Leonida, Le radici di Avellino, ovvero cenni storici di Atripalda, Ed. AGAR, Napoli 1971 Stella Aldo, Santa Lucia di Serino, Edizione del Comune di Santa Lucia di Serino, 1989. Vallauro T., Durando C. Dizionario italiano latino, latino italiano

17 Filomeno Moscati

Epigrafe di Lucceia

18 S. Lucia di Serino

III Santa Lucia di Serino Antica fede La religione dei Sanniti

L‟antica religione degli Hirpini, gli uomini che per primi abitarono nel territorio dell‟attuale Santa Lucia di Serino, fu quella comune a tutto il popolo sannita, di cui essi costituivano una delle quattro tribù. Circa le primitive manifestazioni della religiosità di questo popolo di pastori- agricoltori seminomadi possiamo tranquillamente affermare di conoscere ben poco, perché poche sono le tracce visibili di esse giunte fino a noi, tuttavia, in assenza di tracce materiali, qualcosa può essere conosciuto attraverso reperti archeologici contenenti iscrizioni in lingua osca, opere letterarie antiche, racconti degli antichi storici e nomi di luoghi ove gli Hirpini abitarono, Allo stato attuale i reperti archeologici forniscono notizie di culti e divinità comuni a tutti i Sanniti che, essendo un popolo di agricoltori- pastori, estrinsecavano la propria religiosità soprattutto attraverso il culto di divinità agresti, che, favorendo raccolti abbondanti, ne garantivano e aiutavano la sopravvivenza. Tale è il Culto di Keres, che la Tabula Agnonensis, scritta in lingua osca, ci tramanda nelle sue varie manifestazioni di Filia, Amma, Limpha, Imbres, Flora, Perna, etc., tutte seguite dall‟aggettivo cerealis, un aggettivo che spinge a identificarla con l‟antichissima divinità latina Cerere, impersonata dalla linfa, che, uscita dalla terra, si innalza e fa crescere i giovani polloni, maturare il grano e imbiondire le messi.55 Essa, individuata come la divinità del raccolto abbondante, non aveva templi, perché il suo unico tempio era la natura, e veniva perciò venerata, nelle sue varie manifestazioni, con piccole are situate nell‟orto adiacente alle abitazioni. Una delle sue manifestazioni era Amma Cerealis, dal volgo identificata con Mater Matuta,56 la Dea Madre, o Terra Madre, spesso raffigurata nell‟atto di allattare, una divinità di cui è rimasta traccia nel nome di un famoso vallone di Serino, “O Matrunulo‖, dall‟evidente significato di vecchia madre ( mater= madre, anus = vecchia) o di anello della madre ( anulus= anello).57 Assieme al culto della Terra Madre era diffuso , presso i Sanniti, il culto per le divinità delle acque, perché in tutte le religioni, e specie in quelle antiche, l‟acqua assurge a simbolo di sostanza primordiale che precede ogni forma di vita costituendone il supporto indispensabile. All‟acqua erano inoltre attribuiti poteri purificatori e salvifici che venivano invocati per la protezione degli uomini (lustratio populi), degli animali e dei campi, con una particolare cerimonia rituale del tipo della lustratio romana, una processione che si svolgeva attorno ai campi ( lustratio finium ) quasi a racchiuderli entro un cerchio magico che impedisse alle potenze malefiche di compromettere i raccolti distruggendo la fiorente

55 Joel Schmidt, Dizionario della mitologia greca e romana, Gremese Editore, Roma 1994, p.54. 56 Isidoro, Etym. XII, 7, 42, Vulgo amma dicitur ab amando parvulos unde et lac praebere fertur nascentibus , dal volgo è detta Amma (mamma) per il fatto che ama i bambini e perciò porta ai neonati il latte da succhiare. 57 Filomeno Moscati, Storia di Serino, Gutenberg Edizioni, Penta di Fisciano (SA) 2005, p.58. 19 Filomeno Moscati

vegetazione primaverile. 58 Di essa ci è pervenuta notizia nella lustratio finium eseguita, in territorio beneventano, dal pagus Lucullanus e riportata nelle Inscriptiones Latinae Selectae del Dessau.59 Riti e credenze magiche erano comuni fra i Sanniti che, come tutti i popoli primitivi dediti all‟agricoltura e alla pastorizia, credevano all‟esistenza degli spiriti, potenze divine ( numina) protettrici delle sorgenti, dei fiumi, delle grotte, delle vette dei monti, dei boschi , oltre che dei confini dei campi coltivati. Essi venivano invocati e festeggiati con pratiche rituali in cui ci si dipingeva la faccia di rosso, come si arguisce da Virgilio, che ci racconta sia del satiro Sileno, cui la più bella ninfa delle acque, la naiade Egle (la fulgida), dipinse il viso con more sanguigne,60 sia del dio delle selve, dei pastori e delle greggi, Pan, che si aggirava per i boschi col volto dipinto di rosso con il minio e con il succo delle bacche di sambuco.61 Questi numina dovevano essere invocati anche nelle pratiche divinatorie, con un rituale al limite fra la religiosità e la magia, come lascia intuire Orazio, che così descrive la divinazione del suo futuro, fattagli da una maga sannita, ―infatti mi sovrasta un triste fato, che a me fanciullo predisse cantando una vecchia Sabella, dopo aver scosso l’urna divina.‖62 Fra le divinità sannite ce n‟erano alcune comuni anche ai romani. Tale era il dio della guerra Mamerte, equivalente osco del Marte latino. L‟altra divinità comune a Sanniti e Romani era Giove, del cui culto presso gli Hirpini serinesi si conserva ancora traccia, secondo Filippo Masucci, nel nome di una località di Serino non molto distante dall‟attuale Santa Lucia, “ „a Picosa”. Essa, secondo il Masucci, deriverebbe il suo nome da un aggettivo che spesso accompagnava il nome della divinità, piikius, l‟equivalente osco del latino pius ( il pietoso), deducendo anzi, dal nome della località, l‟esistenza di un tempio sannita a Giove piikius in detto luogo.63 I nomi dei luoghi , dei fiumi e dei monti, giunti pressoché inalterati fino a noi dopo il trascorrere dei secoli, e addirittura dei millenni, costituiscono una traccia indelebile del passato, specialmente se legati alle tradizioni religiose dei popoli. Sono questi nomi che ci indicano e rivelano religioni, culti e divinità dei tempi antichissimi. Il nome del fiume Sabato, ci rivela, attraverso la evidente connessione con Sabo, un‟antica divinità della Frigia, l‟origine del suo nome, quella del popolo sannita, il luogo da cui questo popolo provenne e, infine, insieme all‟origine del nome “Sabatini‖,64 con cui venivano designati gli abitanti di entrambe

58 Decio Cinti, Dizionario mitologico, Sonzogno Editore, Bergamo 1998, pp. 171 e 22-23. 59 ILS,6507 60 Virgilio, Bucoliche, 6, 21-22, ― Aegle, Naiadum pulcherrima, iamque videnti- sanguineis frontem moris et tempora pingit‖ Egle, la più bella delle Naiadi, a lui che ormai la vede- dipinge la fronte e il viso con more sanguigne. 61 Virgilio, Bucoliche, 10, 26-27, ― Pan, deus Arcadiae venit, quem vidimus ipsi- sanguineis ebuli bacis minioque rubentem‖ Pan, dio dell‟Arcadia venne, che noi stessi vedemmo- rosseggiante per le sanguigne bacche del sambuco selvatico. 62 Orazio, Satire, 1,9, vv.29-30, ―Namque instat fatum mihi triste, Sabella- quod puero cecinit divina mota anus urna.‖

63 Filippo Masucci, Serino nell’Età Antica (Ricerche storiche),Avellino, Tipografia Pergola, 1959, p.36. 64 Livio, Ab urbe condita, XXVI, 33, 12. 20 S. Lucia di Serino

le sue sponde, la presenza nell‟Alta Valle del Sabato, in tempi antichissimi, del culto di Dioniso, di cui Sabo era uno dei nomi epiteti. . Questa divinità doveva essere particolarmente venerata nel territorio dell‟attuale Comune di Santa Lucia , perché in esso sgorgava una delle sorgenti che confluivano a formare il fiume Sabato. Un‟altra divinità, comune a tutti i popoli italici oltre che a Sanniti e Romani, doveva costituire oggetto di culto e devozione da parte degli antichissimi abitanti di Santa Lucia e dell‟Alta Valle del Sabato, il dio Termine (latino Terminus- osco Teremènniu).65 Egli era il custode dei confini dei campi, che venivano resi sacri con riti religiosi speciali66 e delimitati con cippi di pietre squadrate inamovibili, che da lui presero il nome di termini, e su questi cippi veniva talvolta rappresentato col busto di un uomo senza braccia e senza gambe. Il suo culto aveva origini antichissime, com‟è dimostrato dal fatto che un popolo altrettanto antico, come quello Etrusco, lo riconosceva fra le sue divinità. Egli oltre ad essere il dio dei confini dei campi era anche il dio dei confini degli Stati,67 e ciò spiega sia l‟origine che il significato del nome con cui la più alta e massiccia delle montagne di Serino e dell‟Alta Valle del Sabato è giunta fino a noi, conservandolo immutato attraverso i millenni, il Monte Terminio. Questo monte costituiva, infatti, il termine di confine fra due Stati, quello dei Sanniti e quello degli Etruschi, che, al culmine del loro processo di espansione, avevano spinto il loro dominio fino alla foce del Silaro, l‟odierno Sele, occupando, oltre l‟Agro Picentino, anche la piana di Battipaglia giungendo fino ai confini di Posidonia, l‟odierna Paestum, com‟è comprovato da necropoli etrusche di una certa entità portate alla luce nel territorio di Pontecagnano e databili al VII secolo a. C.68 Una divinità italica venerata anche presso i Sanniti, che, vista la sua particolarità e il suo nome, è assai verisimile avesse presenza e culto nel territorio di Santa Lucia di Serino, è Lucina. Il culto di questa dea, che aveva per emblema la coccinella rossa, si confuse col tempo con quelli di Giunone Lucina e di Diana e, all‟affermarsi del Cristianesimo, con quello di Santa Lucia. Nel suo aspetto originario Lucina era venerata come la dea della luce e del parto felice. A lei erano consacrati alcuni giorni dei mesi di Settembre e Dicembre nei quali ci si asteneva dal lavoro, perché si credeva che esso sarebbe stato disfatto nello stesso giorno.69 Ella è stata anche assimilata alla dea greca Era (Giunone), sposa di Zeus (Giove), spesso rappresentata con in mano un melograno, simbolo della fecondità. L‟animale a lei sacro era il pavone, sulla cui coda c‟erano cento occhi, lì posti proprio dalla dea dopo averli sottratti ad Argo, il gigante dai cento occhi, 70 quando venne ucciso da Ermes (Mercurio) per ordine di Zeus.71 Noi, come Annibale De Filippis, non crediamo che in Santa Lucia sia mai esistito il portico di un tempio di ―credenza gentile‖, di cui non esiste alcuna traccia né archeologica, né documentale, né letteraria, ma ove mai

65 Ottorino Pianigiani, Vocabolario Etimologico , Edizioni Polaris, Varese 1993, p.1424. 66 Decio Cinti, Dizionario Mitologico, Sonzogno Editore, Milano 1998, p, 288. 67 Joel Schmidt, Dizionario della mitologia, Gremese Editore, Roma 1994, p. 196. 68 Giancarlo Buzzi, Guida alla civiltà etrusca, Arnoldo Mondatori Editore, Milano 1984, p. 226 69 Angela Cerinotti, Atlante illustrato dei miti, Giunti Gruppo Editoriale, Firenze 2006, p.401. 70 Joel Schmidt, Dizionario della mitologia, Gremese Editore, Roma 1994, pp. 87, 112. 71 Decio Cinti, Dizionario Mitologico, Sonzogno Editore, Milano 1998, p.36. 21 Filomeno Moscati

uno ve ne sia stato, sul quale impiantare il nuovo tempio cristiano per scacciare l‟antica fede, questo non poté essere che il tempio di Lucina.

22 S. Lucia di Serino

Bibliografia

Buzzi Giancarlo, Guida alla civiltà etrusca, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1984 Cerinotti Angela, Atlante illustrato dei miti, Giunti Gruppo Editoriale, Firenze 2006. Cinti Decio, Dizionario mitologico, Sonzogno Editore, Milano 1998. Isidoro, Etymologia. Livio, Ab Urbe condita Masucci Filippo, Serino nell’Età Antica, Tipografia Pergola, Avellino 1959. Moscati Filomeno, Storia di Serino, Gutenberg Edizioni, Penta di Fisciano (SA) 2005. Orazio, Satire. Pianigiani Ottorino, Vocabolario Etimologico, Edizioni Polaris, Varese 1993 Schmidt Joel, Dizionario della mitologia, Gremese Editore. Roma 1994. Virgilio, Bucoliche.

23 Filomeno Moscati

24 S. Lucia di Serino

IV Santa Lucia di Serino Antica fede Le chiese cristiane La chiesa di S. Lucia

E‟ credenza comune che il Cristianesimo sia giunto nel territorio dell‟antico municipium Abellinum portatovi da S. Pietro, il Principe degli Apostoli, nel 42 d. C., all‟epoca del suo primo viaggio a Roma. Questa credenza, non supportata da alcuna documentazione storica, viene giustamente criticata da monsignor Nicola Gambino, il quale, nel confutare questa ipotesi fantasiosa afferma che << molte comunità cristiane della Campania,>> fra cui Benevento ed Eclano, <> basandosi sulla supposizione che l‟Apostolo avrebbe compiuto il suo viaggio percorrendo a piedi tutta la via Appia, da Brindisi fino a Roma, passando per Benevento. Basandosi su questa ipotesi, che non è corroborata da nessun documento storico, anche Avellino, di cui all‟epoca Serino era parte, <>. Mons. Gambino giustamente confuta quest‟asserzione, classificandola come il pio desiderio di ogni comunità cristiana di voler far risalire le proprie origini ai tempi apostolici.72 La verità è che la diffusione del Cristianesimo nelle zone interne della Campania avvenne partendo dalle coste, perché su di esse si impiantarono le prime comunità cristiane, com‟è irrefutabilmente affermato dall‟evangelista Luca, che, negli Atti degli Apostoli, parlando del viaggio a Roma compiuto insieme all‟apostolo Paolo, ci fa sapere che essi si fermarono per una settimana a Pozzuoli, perché invitati dalla Comunità cristiana ivi esistente appena trent‟anni dopo la morte di Cristo.73 Questa diffusione, pur procedendo inarrestabile, fu lenta e difficile perché ostacolata da feroci persecuzioni, che costringevano i primi cristiani a rifugiarsi nelle viscere della terra per poter praticare la loro fede. Ecco perché le prime testimonianze della presenza cristiana nell‟ambito territoriale dell‟ Abellinum romana, di cui anche il territorio di Santa Lucia faceva parte, sono date proprio da catacombe, come quella di Prata del II-III secolo dopo Cristo, e da necropoli come quella di Capo La Torre di Atripalda, riferibile al IV secolo dopo Cristo.74 Indice di una consistente presenza cristiana nel territorio di Abellinum, alla fine dell‟Impero Romano e agli inizi del Medio Evo, è l‟esistenza di una sede vescovile, di cui era titolare nel 499 d. C. il vescovo Timoteo e nel VI secolo d. C. il vescovo Sabino75. Una prova della presenza cristiana nell‟Alta Valle del Sabato e in Santa Lucia di Serino, alla fine dell‟Impero Romano e agli inizi del Medio Evo, può essere derivata proprio dall‟esistenza dell‟antico tratturo sannita, una

72 Nicola Gambino, Sancta Ecclesia Abellinensis. Profilo di una Diocesi. Promanoscritto.Candida 1986, p.11. 73 Luca, Atti, 28, 13, 14. 74 Filomeno Moscati, Storia di Serino, Gutenberg Edizioni, Penta di Fisciano (SA), 2005. p. 68.69. 75 Francesco Barra, Atripalda, profilo storico, Ed. Assessorato ai Beni Culturali del Comune di Atripalda 1985, pp. 14-15; Filomeno Moscati, idem, pp. 69, 70- 25 Filomeno Moscati

volta usato “dagli Irpini, dediti alla pastorizia, per portare i loro greggi a svernare in Puglia.‖76 Era questa, infatti, la via seguita dai pellegrini di Salerno e Nocera che, già in epoca bizantina, si recavano in pellegrinaggio alla grotta dell‟Angelo del Gargano di cui erano devoti.77 Una prova non derivata, ma concreta, è costituita invece dalla erezione di chiese cristiane nell‟ambito del Comune, ma per averla bisognerà attendere alcuni secoli. Il parroco di Santa Lucia di Serino, Don Francesco de Simone, afferma che il primo luogo di culto cristiano, eretto in questo Comune verso l‟anno mille, è la Chiesa di S. Lucia,78ma di ciò non abbiamo alcuna prova documentale. L‟esistenza di questa chiesa è sicuramente comprovata, nell‟anno 1309, per mezzo di un documento di ratifica decisionale della Curia Arcivescovile di Salerno nel quale si attesta che “nel casale di S. Lucia <> c’è la chiesa omonima‖,79 che ha per rettore Tortello da Napoli e per cappellano presbitero Francesco de Ciliento. Ciò non toglie valore all‟affermazione del parroco De Simone, perché se ‖l’anno 1309 sembra decisivo per la nascita delle chiese e dei villaggi di Serino, o almeno delle sue nove parrocchie …e dei villaggi che da alcune di queste chiese presero nome,‖ questo “dimostra soltanto che la documentazione dell’esistenza delle sue chiese , costituita dalle ratifiche delle decisioni della Curia Arcivescovile di Salerno, è la più antica a noi pervenuta….L’esistenza di queste chiese, e dei casali che attorno ad esse si erano formati in epoca di gran lunga anteriore al 1309, prendendone in seguito il nome, è d’altronde confermata dal fatto che a Serino esisteva un’Arcipretura, documentalmente provata da una bolla del Papa Alessandro III, del 1168,‖80 che nel definirne i confini vi includeva anche le parrocchie di S. Agata e di S. Andrea di . E‟ opinione diffusa che il culto di S. Lucia sia stato importato nel Comune omonimo all‟epoca dei Normanni, un‟opinione nata dall‟ipotesi avanzata da Francesco Scandone che il casale di Santa Lucia abbia “origine relativamente recente‖, risalendo ―essa con tutta probabilità al tempo della costituzione del Regno, quando divennero frequenti i contatti con la Sicilia. Di qui fu dai Normanni importato il culto della santa martire siciliana‖ e “in onore di essa venne il nome‖, 81 una deduzione logica ma assolutamente ipotetica e non suffragata da alcuna prova. Come abbiamo visto nel cap. I , l‟origine del casale deve essere ritenuta assai più antica e collocata in epoca sannita, com‟è comprovato dall‟affermazione di Livio della disposizione vicatim dei pagi sanniti, dall‟esistenza di un antico tratturo di epoca sannitica, dal ritrovamento di tombe sannite nell‟ambito del suo territorio e dalla coltivazione di un ortaggio tipico come il cavolo, ortaggio che ancora oggi costituisce una delle principali risorse dell‟agricoltura locale. Il dubbio che anche il culto della Santa siciliana possa essere più antico, in questo casale, sorge perciò spontaneo se si pensa che le chiese parrocchiali dei diversi casali di Serino, che concorrevano a comporne l‟antichissima Arcipretura, erano per

76 Aldo Stella, Santa Lucia di Serino, Edizione del Comune di Santa Lucia di Serino, 1989, p.14. 77 Filomeno Moscati, Storia di Serino, Gutenberg Edizioni, Penta di Fisciano (SA) 2005, p.97, n. 260. 78 Francesco De Simone, Un frammento di storia di S. Lucia di Serino, Edizione fuori commercio, p.1.. 79 Generoso Crisci, Salerno Sacra, Edizioni Gutenberg, Lancusi (SA) 2001, p. 277. 80 Filomeno Moscati, idem, p. 166. 81 Francesco Scandone, Documenti per la storia dei comuni dell’Irpinia, Amministrazione Provinciale di Avellino, MCMLVI, Vol.I, p. 106. 26 S. Lucia di Serino

la maggior parte intitolate a Santi che avevano comprovato con il martirio la loro fede in Cristo. E‟ questo il caso, oltre che di Santa Lucia, delle chiese di S. Sossio, di S. Biagio, di S. Eustachio nel casale omonimo (oggi Dogana Vecchia), di S. Stefano nel casale omonimo (oggi Ribottoli), di S. Lorenzo nel casale omonimo ( oggi Canale) e anche di S. Agata nel casale omonimo, che in antico faceva parte dell‟Arcipretura di Serino, e, perciò, anche se della esistenza di alcune di esse prima dell‟anno 1000 non si ha notizia alcuna, il dubbio rimane. E‟ inoltre certo che, nel V-VI secolo dopo Cristo le coste della Campania erano sotto il dominio bizantino, come la Sicilia, 82 che i “Bizantini” di Salerno e Nocera erano devoti dell‟Arcangelo Michele, che essi già in quell‟epoca estrinsecavano questa loro devozione con pellegrinaggi annuali alla Grotta dell‟Angelo del Gargano, che la via seguita dai pellegrini salernitani e nocerini era l‟antico tratturo sannita poi denominato Sabe Maioris,83 da essi conosciuto come “strada dei Serinesi”,84 che passava proprio per Santa Lucia. E‟ possibile perciò, e anzi fortemente verisimile, che le notizie riguardanti la Santa martire siciliana, che aveva subìto il martirio il 13 dicembre de1 304 d. C,85 ossia almeno due secoli prima, siano giunte ai “ Luciani”, proprio attraverso questi pellegrinaggi cristiani, all‟epoca del dominio bizantino. Era comunque la santità, consacrata dal martirio, che faceva intitolare le chiese ai martiri, conosciuti e venerati in tutte le comunità cristiane subito dopo la loro morte, ed era aspirazione comune di tutti i credenti di essere sepolti, o tumulati, vicino alle reliquie di un martire,86 perché ritenevano che ne avrebbero ricevuto aiuto per il raggiungimento del Regno dei Cieli. Questa tradizione, risalente all‟epoca delle catacombe, si perpetuò anche nelle epoche successive, ed è questa la ragione per cui le sepolture cristiane furono situate sotto il pavimento delle chiese fino a quando, dopo la rivoluzione francese, furono per legge istituiti i cimiteri. Il 10 Febbraio 1503 la chiesa parrocchiale di S. Lucia viene provvista di una cappellania. 87 In una visita pastorale del 25 Agosto 1511 essa risulta munita di tabernacolo e di fonte battesimale, suo cappellano è Domenico Galasso, definito dai parrocchiani un buon uomo, di sani costumi e sollecito nei servizi, ―solum peccat quia negociatur, quia emit stalas ac vendit mansum et illa deinde revendit‖,88 pecca soltanto perché fa il mercante, perché compra a corpo e vende a misura e quella ancora rivende. Nel Concilio di Trento (1545-1565) fu regolamentata la ―visitazione delle diocesi da parte dei vescovi‖89 e proprio queste visite forniscono

82 Giovanni Vitolo, Medioevo, in Corso di Storia diretto da Giuseppe Galasso, Bompiani Editore, 1996. Vol. I, pp. 63,64., 83 Filomeno Moscati, Storia di Serino, Gutenberg Edizioni, Penta di Fisciano (SA), 2005, Nota 260 a p. 97 e seg. 84 Gerardo Sangermano, Premessa, in Filomeno Moscati, S. Michele di Serino e la Chiesa di S. Michele Arcangelo dalle origini ai giorni nostri, Edizione a cura del Comune di San Michele di Serino, 2008, p. 5. 85 Francesco De Simone, A Cristo con Lucia, Edizione della Parrocchia di S. Lucia, 1997, p. 8. 86 Mariano Armellini, Lezioni di Archeologia Cristiana, Tipografia della Pace di Filippo Cuggiani, Roma 1898, p.454. 87 A D S. Benefici vari. 88 Generoso Crisci, Salerno Sacra, Edizioni Gutenberg, Lancusi (SA) 2001, p. 278. 89 Hubert Jedin, Breve storia dei Concili, Herder-Morcelliana, Brescia 1989, p.160.

27 Filomeno Moscati notizie importanti circa l‟esistenza e lo stato delle chiese, la consistenza dei loro beni, la vita religiosa e di fede della comunità luciana alla fine del Medio Evo e all‟inizio dell‟Evo Moderno, notizie che hanno il crisma della verità perché consacrate in verbali appositi, da noi tradotti per renderli comprensibili a tutti.

28 S. Lucia di Serino

Bibliografia

Armellini Mariano, Lezioni di Archeologia Cristiana, Tipografia della Pace di Filippo Cuggiani, Roma 1898. Barra Francesco, Atripalda, profilo storico, Ed a cura dell‟Assessorato ai Beni Culturali del Comune di Atripalda, 1985 Crisci Generoso, Salerno Sacra, Edizioni Gutenberg, Lancusi (SA), 2001. De Simone Francesco, Un frammento di storia di S. Lucia di Serino, Edizione Fuori Commercio, iPikel 2006; A Cristo con Lucia. Gambino Nicola, Sancta Ecclesia Abellinensis. Profilo di una Diocesi. Promanoscritto. Candida 1986. Jedin Hubert, Breve storia dei Concili, Hertder-Morcelliana, Brescia 1989. Luca, Atti degli Apostoli. Moscati Filomeno, Storia di Serino, Gutenberg Edizioni, Penta di Fisciano (SA) 2005. Sangermano Gerardo, Premessa, in Filomeno Moscati, San Michele di Serino e la chiesa di S. Michele Arcangelo dalle origini ai giorni nostri, Edizione a cura del Comune di San Michele di Serino, 2008. Scandone Francesco, Documenti per la storia dei comuni dell’Irpinia, Amministrazione Provinciale di Avellino, MCMLVI Stella Aldo, Santa Lucia di Serino, Edizione del Comune di Santa Lucia di Serino, 1989.

29 Filomeno Moscati

Antica Chiesa di S. Lucia

30 S. Lucia di Serino

V Inventario delle rendite della chiesa di S. Lucia nell’anno 1511

Questo inventario dei redditi della Chiesa di S. Lucia, probabilmente una copia mescolata a documenti del 1571, non porta una data specifica. L‟epoca della sua compilazione è però ricavabile da due circostanze, il nome del sacerdote che lo ha compilato, donno Minico, ossia Don Domenico Galasso, parroco nel 1511, come abbiamo visto nel capitolo precedente, e l‟ultimo rigo della compilazione in cui sono chiaramente visibili solo le prime tre cifre indicanti l‟anno in cui esso fu compilato, 151. L‟inventario è costituito da una minuziosa elencazione dei redditi della chiesa. La sua importanza non deriva però dalla conoscenza delle sue entrate, ma dal fatto che in esso sono elencate persone che erano parte integrante della popolazione di Santa Lucia in quell‟anno, nomi che ci consentono di risalire alle origini di ceppi familiari che ancora tuttora costituiscono il nerbo dell‟attuale Comune di Santa Lucia, di rilevare quelli scomparsi e di conoscere, attraverso i nomi delle località in esso menzionate, il persistere o il modificarsi dell‟antica toponomastica. Esso costituisce, perciò, una memoria del passato degna di essere sottoposta all‟attenzione della generazione presente come di quelle future. L‟inventario è scritto in volgare ed è riportato così come è scritto, senza modifiche o aggiunte, salvo quelle strettamente indispensabili per una più facile e corretta lettura, nel qual caso esse sono situate fra parentesi. Le parole non sicuramente decifrabili sono sottolineate, mentre i trattini indicano la fine e l‟inizio di ogni rigo dell‟inventario, cosa che faremo sempre anche per il futuro. Il testo dice: Inventario fatto per me domno minico- de redditi de Sta Lucia de Serino. In primis- have una selva che tene folippo - et neputi quale rende (carlini) ij et grani 2- (con)fine lo erede de Perro de Simone da doi- bande (lati) iusta (vicino) lo bono di amato de lisi iusta- lo comone (demanio) et altre confine.- Jtem una terra arbustata che tene Santo pelu- so dove si dice la valli iusta lo bono de dicto- Santo iusta lo bono de donno clemento iusta lo- bono de lo erede de Jeso de Simone et altre con- fine quale rende (grani) iij- Jtem una terra arbustata che tene adiseo de- antonecto peluso dove si dice la valle iusta- lo bono di li supra dicti adiseo et antonecto iusta- lo bono de Santo peluso et de Jentile peluso et- altre confine quale rende (grani) iij- Jtem una terra arbustata che tene martone- de Spero de angelino dove si dice lle Sirocte justa- lo bono de carulo de Spero de Rico de Angelino justa lo bono- de mactio de magotolo- justa lo bono de lisi de Sim- one et altre confine quale rende (grani) 3-. Item una terra arbustata che tene robino de- alligretto de magotolo dove si dice la valle- justa lo bono de Jentili peluso justa lo bono----sino montella et la via publica.-- 90 I 0038 Jtem una selva che tene lo herede de Simone- et de perri de Simone dove si dice la selva- de Santa Lucia justa lo bono de marchuzo- vastano justa

90 ADS (Archivio Diocesano di Salerno), Visite pastorali 31 Filomeno Moscati

lo bono de li supra dicti heredi- justa lo bono de la dicta ecclesia da doi bande (lati)- et altre confine quale rende (carlini) ij e (grani) x- Jtem uno holivito che tene lo herede de Simone- justa lo bono de marchuzo vastano justa- lo comone justa lo bono de justo Chiarella- et altre confine quale rende zirro uno de oglio- Jtem uno horto che tene luciano de lisi- dove se dice lo horto justa lo bono de dicto- luciano justa lo bono de lo herede de admi- ano de magotolo et altre confine quale rende (carlini) jjjj- Jtem una casa co uno horto che tene lo here- de de adamano dove si dice la casa de mini- co longo justa lo bono de pellegrino de ma- gotolo justa lo bono de angelo de lisi et- de luciano de lisi justa la via publica- et altre confine quale rende (carlini) ij e (grani) x- Jtem una terra arbustata che tene macteo- de magotolo dove si dice doglia justa lo bono- de frabiano marrancino justa lo bono de robi- no et de alligrecto de magotolo et altre confine- quale rende (carlini) xjj- Jtem una selva che tene rismundo et luise- de simone dove si dice tovito-91 I 0039 (I colonna) justa lo bono de cola de magotolo et altre- confine quale rende (carlini)…xj- Jtem una selva che tene lo herede de fasano- de Simone dove si dice lo pedegliune justa- lo bono de adorasi de Simone justa lo bono- de andrea de pinto justa lo bono de raimu- ndo et loise de vingo et altre confine quale- rende (carlini) j…(grani) xj- Jtem una selva che tene alexandro de anto- nio dove si dice lo pedegliune justa lo bono- de lo herede de donno ectorro quactroochii- da doi bande justa lo bono de lo herede-de masullo velzone et lo comone et altre- confine quale rende carlini 2- Jtem una terra arbustata che tene lo dicto- alixandro dove si dice la noce de monica. Justa lo bono de dicto alixandro da doi- bande justa la via publica quale rende-…..(carlini) x2jjj- Jtem una terra arbustata che tene- andrea de pinto dove si dice lli- ischi justa lo bono de la corte de Serino- justa lo fiume sabato justa lo bono- de angelo Chiarella et altre confine quale- rende …carlini x- Jtem una terra che tene lo- herede de minico de la furia dove se- …………………….- ……justa lo bono de……..--- I 003992 (II colonna) Bono de andrea de la foria justa- lo bono de lo herede de dilectuso- de mactio et altre confine quale rende- …..grani x- Jtem una terra che tene lo herede de maculo- regone et de francisco regone dove se di- ce doglia justa lo bono de li supra dicti- justa lo bono de folipo montella et- altre confine quale rende …(grani) 2- Jtem uno horto che tene Forio de francho- arbustato dove se dice lo horto de minico- longo justa lo bono de Jesumundo Gu- arino justa lo bono de paulo et gino- clarella et la via publica et altre- confine quale rende…(grani) x2jj- Jtem una terra arbustata che tene Jen- tile peluso dove si dice lo arbusto justa- lo bono de marcho de rogero justa lo bono- de lo herede de ragone vigiano justa- la via publica et altre confine quale rende- …..(carlini)….- Jtem una terra che tene- donno vilardino de la foria- et nipoti dove si dice lo nocellito justa- lo bono de li supra dicti donno vilardino- et neputi justa lo bono de lo herede de nu- ncio de la foria justa la via vicinale- et altre confine quale rende carlini j grani 2-93 I 0040 (I colonna) Jtem una terra arbustata che tene mareno de rogero- dove si dice lo arbusto justa lo bono de- dicto marcho justa lo bono de jentile pe- luso

91 ADS, Visite pastorali 92 ADS, Visite pastorali 93 ADS, Visite pastorali 32 S. Lucia di Serino

justa la via publica et altre confine- quale rende ….(grani) x iii- Jtem una altra terra arbustata che tene lo supra- dicto marcho dove se dice la pastenata justa- lo bono de lo supra dicto marcho justa lo bono- de liveri clarella justa lo bono de lo here- de de cristiano de maurello et altre confi- ne quale rende ...(grani) x Jtem una terra arbustata che tene macteo- marrancino dove si dice lo nocellito- justa lo bono de conte canarlecta justa- lo bono de frabicio de galasso justa la via- pubblica et altri confini quale rende (carlini)...Jtem una terra arbustata che tene- conte cavarlecto dove si dice lo noce- llito justa lo bono de frabicio de galasso- justa lo bono de pico lommardo justa la- via publica et altre confine quale rende (carlini) j- Jtem una terra arbustata che tene fra- biano marrancino dove si dice la- doglia justa lo bono de marcho de magotolo- justa lo bono de Lello cavarlecto- via publica et altre confine quale rende.. 94. I 0040 (II colonna) Jtem una terra arbustata che tene lo here- de de minico de magotolo dove si dice la- selva justa lo bono de cola de magotolo- justa lo bono de robino et de alligrecto de- magotolo justa la via publica et altre- confine quale rende...(grani) x2jj:( 14 ½) Jtem una terra che tene lo herede de de- lectuso de mactio dove si dice lo cito de- Santi justa la via publica da doe ba- nde justa lo bono de dicta ecclesia quale rende- .... (ducati) (carlini) iiij ... (grani) xj Jtem una terra arbustata con- casa che tene petri de moscardo dove- si dice lo horto de perri parente- justa lo bono de lo herede de Santo de ma- nfredo justa lo bono de donato de felip- po et la via publica et altre confine- quale rende(carlini) j...(grani) x Jtem uno horto che tene...... - antonello de maurello arbustato dove- si dice la chiusa justa lo bono de lo- herede de garofano clarella justa la- via vicinale justa la via publica et- altre confine quale rende (grani) j- Jtem una terra arbustata che tene- lo herede di angelo de antonio dove si- dice lo nocellito justa lo bono de ada- ...... 95 I 0041 ( I colonna) ...de andrea de pinto justa lo bono de donno- vilardino de la foria et nepoti et altre confi- ne quale rende....(grani) vij Jtem una terra arbustata che tene Simo- necto de antonio dove si dice lo nocelli- to justa lo bono de lo herede de amato- de antonio justa lo bono de pompeo de ma- rtino justa lo bono de domno vilardino- de la foria et nepoti et altre confine- quale rende....(grani) vij- Jtem una selva che tene lo herede de- agostino de Rico de angelino dove si dice- la selva di Irmisella justa lo bono de di- cti heredi justa lo bono de lo herede de- cristiano de maurello justa lo bono- de lurenzo de pinto et altre confine-quale rende ...(carlini)3 (grani) iiij- Jtem una terra arbustata che tene don(ato)- et valerio clarella dove si dice- lo cito de Santi96 justa lo bono de dicta ecclesia- justa lo bono di paulo et de Rico clare(lla) justa lo bono de lo herede de cristiano- de maurello justa lo bono de martino de- palatino et altre confine quale rende...(carlini) 2 ...(grani) x2 Jtem una terra che tene martino de pa(lat)- ino dove si dice la selva de...... 97 I 0041 ( II colonna) justa lo bono de francisco volzone et- via publica et alii confini quale rende- ...(carlini) ij- Item una terra arbustata che tene lo he- rede de

94 ADS, Visite pastorali 95 ADS, Visite pastorali 96 N d A Vedi pagina 35, II colonna, righi 19-20. Il sito (cito) probabilmente derivava il suo nome dal bene di proprietà della chiesa ( lo bono de dicta ecclesia ) 97 ADS, Visite pastorali 33 Filomeno Moscati

cristiano de maurello dove- si dice la pastinata justa lo bono de ma- rcho de rogero justa lo bono de Jundo- de mactio justa lo bono de liveri cla- rella justa lo bono de lo herede de- vilardino de cristiano et altre-. confine quale rende (carlini) ij ...(gran)i x- Jtem una terra arbustata che tene lo- herede de Salvatore clarella dove- se dice la piusa justa lo bono de- paulo et de Rico clarella justa lo- bono de francisco clarella justa lo- bono de lo herede de visenti et altre- confine quale rende....(grani) x- Jtem una terra arbustata che tene pa- ulo et Rico clarella dove si dice la piusa- justa lo bono de li supra dicti justa la via- vicinale et la via publica et altre- confine quale rende (grani) 2 ..5- Jtem uno horto che tene carluzo cla- rella arbustato justa lo bono de perri- clarella justa lo bono de lo herede...... 98 I 0042 (I colonna) justa la via vicinale et altre confine- quale rende ....(grani) 2- Jtem uno horto che tene grabiele clare- lla justa la via publica justa lo bono de- dicto gabriele justa lo bono de francisco- et de gintile clarella et altre confine- rende ....(carlini)ij- Jtem una selva che tene lo herede de- vilardino de mona co dove se dice ponte- cito justa lo bono de Joncarolo de- Polazo justa lo bono de Jeso cimino- justa lo bono de paulo de bagarogo et altre- confine quale rende (carlini)j...(grani) 2- Jtem una terra arbustata che tene- angelo vastano dove si dice doglia- justa lo bono de mactio de magotolo- justa lo bono de filippo montella justa- lo bono de francisco nerone justa- la via publica et altre confine quale- rende...(carlini ) ij....(grani) x-99 I 0042 (II colonna) Have una terra arbustata che tene Rico lommardo- dove se dice lo nocellito justa lo bono de frabicio- de galasso justa lo bono che tene conte de dicta- ecclesia justa lo corso de la aqua et altre confine- quale rende ...(carlini) j...(grani) x 2- Jtem una terra che tene antoni de pascarello- arbustata dove si dice la corte justa lo bono- de dicto antoni justa lo bono de paulo de Lucia- no de lo votorale justa lo bono de lo herede de- mactio de perullo et altre confine quale rende (grani) 2 ij- Jtem una selva che tene lo herede de mactio- de perullo justa lo bono de lo herede de fusco- justa lo comone justa la via publica et- altre confine quale rende(carlini) j ...(grani) j2- Jtem uno horto arbustato che tene lo here- de de cristofano de mactio justa la via publi- ca da doi bande justa lo bono de mactio de- perullo justa lo bono de cola perullo et- altre confine quale rende(carlini) j ...(grani) j2- Jtem una terra arbustata che tene ani- ballo de mactio dove si dice lo cito jura- le justa la via publica justa lo corse de- la aqua justa lo bono de dicto aniballo- et de vitale de mactio et altre confine quale- rende ...(carlini) ij ,,,(grani) j-100 I 0043 (I colonna) Jtem una terra che te(ne) vitale et aniballo- de mactio arbustata dove si dice lo cito vacrale- justa lo bono de dicto vitale et ani- ballo justa la via publica justa lo bono de Santo.- et de adanese canarlecta et altre confine- quale rende...(grani) x- Jtem una terra arbustata che tene lo he- rede de donato de angiulillo dove si dice lo- horto justa la via publica justa lo bono- de pacillo de mactio justa lo bono de vitale- et aniballo de mactio et altre confine- quale rende ...(carlini) j- jtem una selva che tene vicenzo cirino- justa lo bono de donato de angelino de cerullo- justa lo bono de marcho de rogiero justa- lo bono de lo herede de Joliano clarella- justa lo

98 ADS, Visite pastorali 99 ADS, Visite pastorali 100 ADS, Visite pastorali 34 S. Lucia di Serino

bono de rosardo clarella et- altre confine quale rende... (carlini) j- Jtem una altra serva dove si dice la selve- tella che la tene lo supra dicto vicenzo justa- lo bono de marcho de rogerj justa lo bono- de lo herede de Jardino de monaco justa- lo vallone et altre confine quale rende...(grani) 2-101 I 0043 (II colonna) Jtem una altra terra arbustata dove se- dice la vigna che la tene lo supra dicto vi- cenzo justa la via publica justa lo co- mone justa lo bono de Sapatino perillo- et altre confine quale rende (grani) x- Jtem una terra arbustata che tene cove- llo de nella et Janne mariconda dove- si dice la corte de Santa Lucia justa- lo bono de francisco clarella justa lo- bono de lo herede de Janne marchecta- justa la via publica et altre confine- quale rende....(carlini) 2- Jtem una terra arbustata che- tene Lisi de verrione et Sapatino de- verrione et co certi case dove si dice- la Incoronata justa lo bono de francisco- maricundo et altre confine quale rende (carlini) 2- Jtem una terra arbustata co certi case- che tene lo herede de domno vittorio quatr- ochii justa lo bono de paulo de luciano- de lo votorale justa lo bono de francisco- maricundo justa la via publica et- altre confine quale rende.../carlini)ij...(grani) x- 102 I 0044 (I colonna) Jtem uno horto con una potea che la tene lo- herede de Santo de Nella justa lo bono di(cti)- herede justa lo bono de martino de nella- justa lo bono de Jeso cimino justa la- via publica et altre confine quale rende (grani) 2- Jtem una terra arbustata che tene francisco de- petri rollo seu di viola dove si dice la- corte de petrirollo justa lo bono de dicto francisco- justa lo bono de lo herede de petri viola justa- lo bono de Joan Tomasi viola justa lo bono- de Luige de lo archipetri de lo votorale- et altre confine quale rende...(grani) x- Jtem una selva che tene marcho bono- homo dove si dice lle machie justa lo bono- de dicto marcho justa lo bono de lo herede- de marcho de stefanello et altre confine- quale rende....(carlini) j...(grani)2- Jtem una jonta de cerque et la tene- guidone dove si dice la costarella- justa lo bono de Sante Perullo- justa lo bono de lo herede de carluzo- peluso justa lo bono de pascarello- peluso et altre confine quale rende- ...... (grani) x-103 I 0044 ( II colonna) Jtem una terra arbustata che tene- lo herede de coluccio viola dove si- dice la Isca justa lo bono de lo dicto- herede justa lo bono de lo herede (de)- rugero justa la via publuca- da doe bande et altre confine quale- rende... (grani) x2iii- Jtem una terra che la tene lo herede- de grabiele tramaglia dove si dice- la vigna justa lo bono de lo here- de de notare climente daze nicolais- justa lo bono de joan cola francese- justa lo bono de mastro Argenio et herede- et altre confine quale rende (carlini) iii- Jtem una padula che tene mastro- nocente de Solofra dove si dice torgi- justa lo bono de la badia de Serino- lo bono de Iasi de garzillo justa lo bo- no de cola de graziano et frati et- altre confine quale rende (grani) 2- jtem uno vestemento fernuto- Jtem dui camisi et due pianete de ,,,,,,- Jtem dui ante altari fornuti de tovaglie-104 I 0045 (I colonna)

101 ADS, Visite pastorali 102 ADS, Visite pastorali 103 ADS, Visite pastorali 104 ADS, Visite pastorali. 35 Filomeno Moscati

jtem uno campanello- Jtem uno calace de argento- Jtem una pianeta de vellutu- ,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,.....- Il Signore Nostro Gesù Crusto ne salvi sotto il regno di Joannj 2° indizione 151(1)105 I 0045 ( II colonna ) In questo documento riemergono dalle nebbie del passato cognomi tuttora presenti, in modo identico o con lievi modifiche, in Santa Lucia di Serino e in Serino, quali De Mattia, Clarella, De Simone, Perullo, Montella, Guarino, Francese, De Nicolais, Tramaglia, Viola, Peluso, Mariconda, Luciano, Cirino, Marrancino, Pinto etc., ed altri scomparsi dalle nostre contrade, quali Quattrocchi, cui è ancora intestato un vicolo di Troiani di Serino, Canarlecta, Magotolo, Vastano, De la Foria, De Manfredo, De Alligrecto, De Stefanelli, De Monaco, Verrione, Volzone, etc., e località quali la “Corte di Serino”, la “Corte di Santa Lucia”, “lo curso de l‟acqua”, che nel nome richiamano la loro funzione di luogo di riunione per assemblee e giudizi e di canale di alimentazione idrica dei mulini, accanto ad altri nomi di località derivati dai loro proprietari, come “la Noce de monica”, lo “cito dei Santi” (forse così chiamato perché fondo di proprietà della chiesa), o dalla vegetazione tipica, quali “lo Nocellito”; “la Selva”; “la Selvetella”,“la Pastenata”, la “Isca” etc., nomi ancora attuali, a dimostrazione della continuità esistente fra il passato e il presente, congiunti da un filo così resistente che non si è spezzato neppure con il passare dei secoli. Il fondo denominato “Cito dei Santi” viene così testualmente descritto da D. Francesco Antonio Mastrillo, in una Lista di rendite- derivanti da lasciti per messe- da celebrare a defunti e loro familiari: ...... Si celebrano anco da me le mes- se nella Chiesa di Sta Maria dello- reto per l’anima di l’ quondam (defunto) Gregorio- Troisi per quanto si affitta uno- territorio nominato la Cita Santa- dello quale ne ricevo ducati otto- dedutto il rendito et di quelli- ducati otto ne celebro messe--8--o--- o106 I 0068

105 A D S, Visite pastorali. 106 A D S, Visite pastorali. (Vedi pagina 45, ultimi 8 righi) 36 S. Lucia di Serino

I 0 038

37 Filomeno Moscati

I 0039

38 S. Lucia di Serino

I 0040

39 Filomeno Moscati

I 0041

40 S. Lucia di Serino

I 0042

41 Filomeno Moscati

I 0043

42 S. Lucia di Serino

I 0044

43 Filomeno Moscati

I 0045

44 S. Lucia di Serino

I 0068

45 Filomeno Moscati

Chiesa di S. Pietro Apostolo

46 S. Lucia di Serino

VI Le chiese di S. Lucia di Serino nell’anno 1557 La Chiesa di S. Lucia La Chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo L’Oratorio di S. Berardino

Questa visita pastorale fu effettuata il 6 Novembre 1557, subito dopo quella alla chiesa parrocchiale di S. Eustachio di Dogana Vecchia. La lettura dei verbali di visita risulta difficoltosa sia perché i fogli su cui sono scritti sono molto deteriorati, con fori soprattutto lungo i bordi della parte scritta, sia perché lo scritto stesso appare a volte poco comprensibile a causa di macchie, sovrapposizioni di scrittura causate dalla forte spugnosità della carta adoperata, abbreviazioni e sigle. Nella traduzione le parole di dubbia interpretazione sono sottolineate. I trattini contrassegnano invece la fine di ogni rigo.

Chiesa di S. Lucia Dalla lettura di questo verbale emerge l‟immagine di una chiesa modesta, e di modeste dimensioni, un‟immagine causata anche dalla brevità della visita, che riporta solo l‟esistenza di un altare maggiore con tabernacolo ligneo e di un fonte battesimale. Nel corso della visita non vennero esibiti al visitatore, com‟era prassi, né la bolla di erezione né l‟inventario dei beni mobili e stabili.. Ecco il testo, tradotto, del verbale di visita: ―In quello stesso giorno il predetto reverendo signore, vicario e visitatore,- fatto l’ufficio proseguendo si recò alla parrocchiale- chiesa di Santa Lucia del casale di santa Lucia di cui è- cappellano Don Stefano Mauriello, il rettore in verità- è il chierico Francesco Muscatus preposto alle mansioni- ordinarie. Non abbisogna di riparazione. In essa il signor reverendo- visitatore, dopo aver fatto l’ufficio dei morti, si recò- all’altare maggiore, nel quale rinvenne una piccola arca- lignea, chiusa con una serratura di ferro, dentro la quale- c’era un’altra piccola arca di legno nel cui interno- c’era un vasetto di stagno e lì, con il fonte battesimale,- davanti al Santissimo consacrato aveva una lampada ardente e- i corporali puliti sebbene forati - avanti. Poi si recò al fonte battesimale,- che trovò chiuso con serratura di ferro, dentro il quale- aveva una piccola arca di legno nella quale- racchiusi in una custodia aveva i suoi Sacramenti- in luogo decente. Interpellati i filiani circa la vita del cappellano tutti- dissero che si comportava bene e così disse il cappellano circa i filiani.- Fu dato mandato al detto cappellano, sotto pena di scomunica, che far costruire entro un mese- più ampio dovesse il Santo Tabernacolo per la conservazione- del Santissimo Sacramento e, poiché non aveva esibito le bolle e- l’inventario dei beni mobili e di quelli stabili, lo facesse nel giorno seguente.107 I 0017

La chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo La più antica notizia a noi pervenuta, riguardante la chiesa dei Ss. Apostoli Pietro e Paolo, è del 19 Dicembre 1506. In questa data è infatti registrata l‟esistenza, dentro i confini (infra limites) delle Parrocchia di S.

107 A D S (Archivio Diocesi di Salerno), Visite pastorali. 47 Filomeno Moscati

Lucia di Serino, della cappella di S. Pietro Apostolo.108 Essa era stata probabilmente edificata nella seconda metà del secolo XV dalla confraternita avente lo stesso nome., così com‟era avvenuto per diverse chiese di Serino, quali S. Maria ad Nives di Sala, S. Antonio di Ribottoli, Corpo di Cristo di S. Sossio, Annunziata di S. Biagio. All‟epoca della registrazione la Cappella appare mal ridotta e in stato tanto cattivo da essere definita diruta per la maggior parte (pro maiore parte) anche perché il rettore non ricavava da essa rendita alcuna. I confratelli fanno perciò presente all‟Autorità Diocesana di essere disposti a restaurarla e di avere , a questo scopo, già inoltrato domanda alla Santa Sede per ottenere il diritto di eleggere nella chiesa restaurata la propria sepoltura,109 secondo il costume del tempo. La restaurazione della chiesa doveva essere già avvenuta e il diritto di sepoltura concesso all‟epoca della visita pastorale del 1557, il cui verbale, per quanto breve, è illuminante in proposito. Esso dice: ―In quello stesso giorno il predetto reverendo signore, vicario e visitatore, fatto- l’ufficio proseguendo si recò alla chiesa di S. Pietro- del casale di S. Lucia, nella quale c’è una confraternita ed è- grande e bella , possiede buoni paramenti,- non abbisogna di riparazione. Fu a chi di dovere ordinato- che esibire debba, sotto pena di scomunica, le bolle di erezione e l’inventario dei beni mobili e di quelli stabili.‖110 I 0018

L’Oratorio di S. Berardino La cappella di S. Berardino era un oratorio privato della nobile famiglia dei Magnacervo. Essa era ubicata in una vasta casa palaziale sita in S. Lucia di Serino, ―di rimpetto al Monistero della Sanità, ove nel Cinquecento furono le case dei Magnacervo in quel villaggio.‖ La cappella nel 1551 era di proprietà di Cesare e Scipione Magnacervo, come risulta da uno strumento notarile stipulato dal notaio Pietro Iannella, con il quale essi, proprietari della cappella “Sancti Bernardini existentis in Casali Sancte Luciae in suo notoris finis,‖ concedono il beneficio di detta cappella al clerico Orazio Magnacerbo. 111 Secondo Alfonso Masucci l‟esistenza della cappella oratorio di proprietà della famiglia Magnacervo è provata soltanto da questo documento notarile. L‟esistenza della cappella è invece riaffermata dal verbale della visita pastorale effettuata nello stesso giorno delle due visite precedenti, e cioè il 6 Novembre 1557. Ecco il testo della visita: “In quello stesso giorno il predetto reverendo signore, vicario e visitatore,- dopo aver fatto l’ufficio proseguendo si recò alla chiesa- o oratorio sotto il nome di S. Berardino- di cui è beneficiato il chierico Orazio Magna- cerbo e i filiani del casale dissero che era di iure- patronato dei Magnacerbo e abbisogna di grande- riparazione. Fu intimato all’attuale bene- ficiato, sotto pena di scomunica, di produrre entro il giorno seguente- le bolle di erezione e l’inventario. Quello disse che l’avrebbe fatto quel giorno stesso.‖112 I 0018

108 ADS, Benefici vari. 109 Generoso Crisci, Salerno Sacra, Edizioni Gutenberg, Lancusi (SA) 2001, Vol. II p.277. 110 A D S, Visite pastorali 111 Masucci Alfonso, Serino, ricerche storiche, Tipografia Giuseppe Rinaldi, Napoli 1927, Vol. II, p. 66. 112 A D S, Visite pastorali 48 S. Lucia di Serino

L‟esistenza di questa cappella viene riconfermata da altre due visite pastorali, le quali ci consentono, inoltre, di conoscere qualcosa di più sulla sua storia. La prima di queste visite, eseguita nell‟agosto del 1640, si ricollega alla precedente eseguita nel 1557, per informarci che la cappella, che allora risultava bisognevole di grande riparazione, (magnam reparationem) essendo stata riparata era stata di nuovo eretta come cappella e consacrata dall‟arciprete il giorno 16 del mese di marzo del 1639, e, avendo poi ottenuto.la licenza della Curia Arcivescovile di Salerno, era stata riammessa al culto, cosa che fu riconfermata nella visita successiva eseguita nel febbraio 1642. Le due visite ci fanno anche sapere che la Cappella di S. Berardino era unita alla Chiesetta di S. Caterina , esistente nel casale San Biagio, essendo entrambe di proprietà e di iurepatronato della famiglia Magnacerbo, e che presso la chiesetta di S. Caterina si conservavano le carte e le bolle riguardanti entrambe le cappelle. . Ecco, in traduzione, il verbale delle due visite pastorali :

Verbale di visita dell‟agosto 1640: Cappella di Santo Berardino del casale di Santa Lucia E successivamente allo stesso modo il Reverendo Signor Visitatore si recò alla cappella predetta, unita alla chiesa di Santa Caterina, di cui è beneficiato il Reverendo Don Ascanio Magnacervo come nelle carte e nelle bolle ( esibite) nella visita della chiesa. La predetta cappella è stata nuovamente eretta, per licenza della Curia, e benedetta dal reverendo Arciprete il giorno 16 del mese di marzo 1639 e poi, ottenuta la licenza di celebrare in essa fino alla prossima visita che fu confermata entro un anno. Nella predetta chiesa si celebra con un altare portatile. Fu ordinato di farlo in muratura e di coprirlo con tela incerata. In detta chiesa si celebra per devozione di Andrea Ricca. Fu a questi ordinato di provvedere a un’altra icona decente entro un anno e agli altri ornamenti a suo arbitrio.113 III 092 - III 093

Verbale di visita del febbraio 1642: Cappella di Santo Berardino del Casale di santa Lucia. E successivamente visitò la cappella di San Berardino, unita alla Chiesa di Santa Caterina, di cui il beneficiato è il Reverendo Don Ascanio Magnacervo come da bolle, come nella visita della chiesa. In detta cappella si celebra per devozione di Andrea Ricca.114 III 125

113 ADS, Visite pastorali. 114 ADS; Visite pastorali. 49 Filomeno Moscati

I 017

50 S. Lucia di Serino

I 018

51 Filomeno Moscati

III 092

52 S. Lucia di Serino

III 093

53 Filomeno Moscati

III 0125

54 S. Lucia di Serino

VII Inventario di tutti i diritti della venerabile chiesa di S. Pietro exemplatus da un altro antico

Quest‟inventario, compreso nei documenti relativi all‟anno 1565, è in realtà copiato da un altro antico, come quello del capitolo V riguardante la chiesa di S. Lucia. L‟inventario, concernente tutti i diritti della venerabile chiesa di S. Pietro, è stato redatto dal notaio Innocenzo Montella il quale, da buon notaio, ci tiene a chiarire che esso è stato copiato da altro antico, da lui notaio di quella stessa terra, nell‟anno 1565 (Inventarium omnium iussorum venerabilis ecclesie Santi- Petri terre Sareni Exemplatus ab alio antiquo per me notarius- Innocentius montella eisdem terre in anno domini 1565). Lo riportiamo perché dimostra con chiarezza la pochezza dei redditi della neo costruita chiesa di S. Pietro, specie se confrontati con quelli della chiesa di S. Lucia, assai più antica. Ecco il testo, tradotto, dell‟ inventario:

Sti Petri Copia Il nome di nostro Signore Gesù Cristo sempre sia invocato. Lode a Dio e alla Beata Maria. Inventario di tutti i diritti della venerabile chiesa di Santo- Pietro della Terra di Serino, copiato da altro antico da me notaio- Innocenzo Montella della stessa terra nell’anno del Signore 1565, 8° Indizione- assieme ad altri istrumenti insorti dopo la stesura (confectionem) del presente- inventario, i quali beni sono scritti sotto: In primis una terra che tiene l’erede del fu Nando de Pinto- dove si dice Lo Nocellito sito nel territorio di Serino vicino- ai beni del fu Simone di Francesco, vicino ai beni di Salva- tore Simmo la via vicinale e altri confini- redditizia per ogni anno a detta chiesa grana cinque –-o---o-----5- Allo stesso modo una terra arbustata con case, sita nel casale di Santa- Lucia dove si dice ―La corte di San Pietro‖, vicino alla chiesa di Santa- Lucia vicino ai beni di Giovanni di Giacomo e altri confini, quella che tiene già la detta chiesa di San Pietro, che- al presente possiede Geronimo Nicolao di Sante...... Maurello- redditizia per ogni anno a detta chiesa carlini quattordici------1------2------o- Idem un coltivato arbustato sito in lo medesimo loco dove si dice- la ―Corte di Santo Pietro‖vicino ai beni di detto orto di Antenore, Nicola e- Giacomo, vicino ai beni di Prospero Capano e Innocenzo Simonetto- e altri confini il quale al presente si possiede dal Magnifico Giacomo Clarella- che rende a detta chiesa carlini cinqu----o----2---io115 I 0058

Idem una casa costituita da più membri, sita in detto casale vicino ai beni- del detto Prospero Perillo, vicino alla via vicinale, alla via pubblica e ai beni- di Luciano di Mattia e ad altri confini, il quale al presente si possiede- da detto Prospero Perillo e dall’erede di Camillo Perillo, che sono (sonono) di Masullo Marichonda e rende a detta chiesa per ogni anno carlini due------0---2--.o---o

115 ADS, Visite pastorali 55 Filomeno Moscati

Idem vicino ai beni che furono di mastro Coluccio Vigiano, i quali al presente sono tenuti- e posseduti da Desiderio Vigiano, Marcantonio Santo e dall’- erede di Giacomo Vigiano per lascito fatto da detto Coluccio a- detta chiesa, che rende per ogni anno a detta chiesa grana dieci------o------o-----io Idem una casa sita nel medesimo casale di Santa Lucia vicino- ai beni di Lucito di Antonio vicino ai beni di Palmiro e Minico de- Voira, vicino ai beni di detto Simonetto di Antonio e altri- confini redditizia a detta chiesa carlini quattro per ogni anno- la quale si tiene da Enzo Canarlecta-o-2-o- secondo appare per istrumento fatto in antecedenza (innanze) da Loigi de Antonio a li 23 de Jennaro 1507- Idem una terra arbustata sita in lo medesimo loco dove si dice- ―La Renella‖vicino ai beni del detto Percivallo de Galasso- vicino ai beni di Camillo Monaco vicino al demanio e ad altri- confini, che fu di Giovanni (Jane) Mariconda e che al presente si tiene- dall’erede di Michele di Mattio, redditizia per ogni anno a detta chiesa, come appare per istrumento fatto per mezzo de notare Petro- Montella, grana dodici------o------o-----i2-116 I 0059

116 ADS, Visite pastorali. 56 S. Lucia di Serino

I 0058

57 Filomeno Moscati

I 0059

58 S. Lucia di Serino

VIII Le chiese di Santa Lucia di Serino nell’anno 1608 La Chiesa di S. Lucia

L‟anno 1608 risulta importante per la storia di Santa Lucia di Serino, come appare con chiarezza dalle visite pastorali eseguite in quell‟anno e da altri documenti, quali inventari e liste delle decime e della mobilia riguardanti le sue chiese. Da questi documenti appare ormai nettamente delineata la struttura ecclesiale del casale, pressoché identica a quella attuale, ma anche la religiosità del popolo che vi abitava, una religiosità e una fede che si manifestavano attraverso la partecipazione a confraternite per l‟attuazione di opere pie, l‟attaccamento alle tradizioni religiose antiche, divenute col tempo patrimonio comune del sentimento popolare oltre che manifestazione esteriore della fede. Rilevante appare il numero delle chiese esistenti in questo modesto casale, ciò che fa di esso il casale più ricco di chiese di tutti gli altri casali di Serino. Particolarmente importante per la storia del casale appare quella parte della visita pastorale della chiesa di S. Lucia nella quale viene riportato, nei dettagli, il modo in cui avvenne il trasferimento del Santissimo da questa chiesa a quella di S. Pietro, che, da questo momento, divenne di fatto la vera chiesa parrocchiale di Santa Lucia di Serino. Nel verbale di visita viene anche evidenziata l‟importanza che assumeva, in antico, la processione del Corpus Domini, che coinvolgeva tutta Serino. Essa, infatti, partendo di buon mattino proprio dalla chiesa di S. Lucia con la partecipazione di tutte le confraternite delle tre Università della “Terra di Serino”, quelle di Serino, di Santa Lucia e di San Michele, percorreva le vie di Santa Lucia proseguendo poi attraverso i casali di Troiani, Guanni, San Sossio, Casangino, Strada, San Biagio, Rimauri, Sala, San Giacomo, Dogana Vecchia e Ponte, di qui proseguendo fino al suo termine, nella chiesa del Convento dello Spirito Santo a Mercato Nuovo, dove la processione terminava, nel pomeriggio, con il sorteggio per il maritaggio di fanciulle povere eseguito durante la Messa solenne che concludeva la processione. Il “Monte di maritaggio”, cui si riferiva il sorteggio, fu istituito da Monsignor Pietro della Tolfa, figlio del Conte di Serino Ludovico II della Tolfa, con testamento in data 12 dicembre 1583. In questo testamento monsignor Pietro della Tolfa stabili di lasciare ―a la cappella sub vucabolo S. M. della Grazia, costruita dentro la chiesa dello Spirito santo di mercato novo e proprie in l’altare maggiore, ducati 100 ogn’anno in perpetuo‖ con la condizione che ―detta cappella e suoi mastri e procuratori habiano da far maritaggio di due povere donne di detta terra per ogni anno in perpetuum, cioè ducati 50 per ciascuna maritanda,‖ cosa cui i mastri adempivano, mediante sorteggio, nella Messa solenne che concludeva la processione del Corpus Domini. 117 Riportiamo, tradotto, il verbale della visita alla chiesa di S. Lucia : Chiesa parrocchiale di Santa Lucia

117 Masucci Alfonso, Serino. Ricerche Storiche, Tipografia Giuseppe Rinaldi, Napoli 1923, Vol. II, pp.124, 150,171. 59 Filomeno Moscati

Il giorno 16 del mese di ottobre 1608 il signor padre Francesco si recò alla chiesa- parrocchiale di S. Lucia di cui è cappellano Don Innocenzo de Petrone- di Solofra, il cappellano rettore in verità (è) Don Maurello- Pizza, curato alle collette ordinarie mentre le rendite di detta chiesa- sono comuni e decidono di diritto cappellano e rettore.- In verità detto cappellano versa al rettore ogni anno- per affetto della persona del rettore ducati tredici.- Fu ordinato al cappellano di presentare il libro degli strumenti (contratti notarili) dei beni- di detta chiesa e dei contratti entro tutto il giorno seguente,- e che presenti titolo e strumentario da cui si evinca la conferma di (S.) Pietro e- dimostri l’estensione dei fondi.- Visitò il Santissimo Sacramento conservato chiuso nell’altare maggiore- dentro un Tabernacolo ligneo, fuori dorato, all’interno fodera- to di seta, dentro una pisside d’argento con piede.- Ha un’altra pisside piccola similmente d’argento con piede- che rimane in chiesa per il tempo del trasporto agli infermi- ben tenuta. In verità fu trovato nella pisside- grande un corporale e similmente nella pisside piccola- dentro cui facilmente potevano nascondersi dei frammenti,- perciò fu rimosso detto corporale e ordinato di conservarlo- e le pissidi predette fossero indorate entro un mese, con una contribuzione fatta dal rettore.- Fu ordinato che portino via i sacri guanciali (pulvinaria) di creta dall’altare mag- giore e ne facciano altri di seta------entro- tre mesi sotto pena di libbre di cera due.- L’altare fu trovato ben conservato circa le reliquie con le cibalee- necessarie, e l’antialtare con teletta argentea ha anche un altro antialtare con croce dorata- ha una pianeta e ------moccolari bianco e rosso e velluto- fu ordinato che compri un messale nuovo con fodere marroni col contributo- del rettore.- ha118 II 0081

Ha una grande pisside d’argento per la settimana santa e patene per comodità.- Ai filiani fu comandato che curino che sia incluso nell’inventario del fondiario fatto col contributo- dei filiani e del rettore- Il pavimento della chiesa di S. Lucia fu trovato rotto in molte parti, fu- ordinato che quello fosse rifatto entro un anno a spese dei filiani- e poiché la chiesa stessa è piccola e non capace di (contenere) tutti i filiani,- è umida e quasi cadente- e non tiene un’arca al servizio del Santissimo Sacramento,- similmente fu ordinato ai filiani che curino di ampliarla e decentemente- accomodarla, e di rifare il tabernacolo d’argento. Fu ordinato al rettore- di mettere, per il futuro, un luogo al servizio del Santissimo Sacramento nella chiesa di S. Pietro- che è abbastanza capace e decente e il santissimo Sacramento in quello- trasferire nel giovedì (Die Jovis) che sarà il diciotto del presente mese- e quello in detta chiesa il cappellano curi e custodisca- e si facciano due confessionali di giusta forma. Comparvero alcuni dei filiani e informarono di una certa- spartizione sulla quale fu ordinata un’inchiesta e ordinato- di conservarla negli atti parrocchiali- di visita per futuro conto dell’Università e dei filiani.- Non fu adempiuto il mandato della precedente visita circa il vaso ostensorio della chiesa.- Il curato disse che ‖isso è cappellano novo e non have avuto- notizia né di dicto né di altri mandati‖- Fu ...... ordinato che

118 ADS, Visite pastorali 60 S. Lucia di Serino

quello rifacciano entro un anno con contribuzione fatta dai filiani e dal rettore.119 II 0085

Non furono fatte neppure le coperture lapidee sopra i sepolcrari come- da mandato della precedente visita.- Fu rinnovato il mandato che quelle facciano entro due mesi e- almeno di rafforzare il pavimento.- Riferì il cappellano circa i redditi che detta chiesa parrocchiale ha da riscuotere.- Circa le rendite oltre le decime ed altre oblazioni- riferì in quale proporzione esige le decime e i diritti dei morti dai suoi- filiani. Disse che esige le decime in ragione ―de unnici uno- et li morti li esige ad ragione di carlini sette per morto.- Per licenza della Curia retribuisce al cappellano carlini sei- l’anno per la funzione delli morti et questa comunicazione fu fatta- dal mio predecessore, et quanto altro pervene si ne è conserva- tane, ma si riserva quod no li piacerà , de esigeri- alla ragione di carlini per morto che si esige- per lo sito de Serino.‖ 120- Riferì circa l’onere delle messe. Riferì di nullo altro peso eccetto delle- domeniche e delle feste di precetto.- Disse che egli non celebra di lunedì per i defunti e al giorno- del sabato della beata vergine. Disse: Io celebro sempre tutto quello che per ordine del vescovo si celebra alla- chiesa delle monache di Sta Lucia.- Fu ordinato che il salterio121 almeno una volta alla settimana celebri in parroc- chia. Fu ordinato che chiuda la parete aperta verso la chiesa di San Pietro.122 II 0086 A questo punto della visita pastorale sono incluse quattro pagine che riferiscono, e raccontano, il modo in cui avvenne il trasferimento del Santissimo Sacramento e delle funzioni parrocchiali dalla chiesa di S. Lucia alla chiesa di S. Pietro . Queste pagine saranno riportate nel capitolo seguente. Qui continueremo la traduzione del verbale di visita della chiesa di S. Lucia per renderlo visibile oltre che nella sua interezza anche nella sua unità. Visitò il fonte battesimale, sopra il ciborio fu trovato un cono- peo abbastanza vetusto contro cui fu emesso un ordine nella precedente visita.- Fu ordinato che quello finisca entro un mese, fatto con una contribuzione,- il predetto rettore.- Il Sacrario fu trovato chiuso,- per il rimanente acqua ed oli sacri ben tenuti,- fu ordinato di imbiancare le pareti e gli interni dalla parte destra di detta chiesa- fino a quando essa sarà impedita.- Interrogato il cappellano se insegna la dottrina cristiana: Disse di si, di continuo.- Fu ordinato che circa ciò il curato osservi il decreto del primate e osservi- circa le conferenze dei casi con i suoi.- Interrogato se in parrocchia ci sia qualche eretico o male pensante- o bestemmiatore disse di no.- Interrogato se ci sono altri beni della chiesa alienati------disse : no che io sappia- Visitò il confessionale che rinvenne rotto, fu ordinato che quello – ripari entro dieci giorni, e che in esso- sempre siano affisse le censure sinodali e pontificie- e i casi riservandi.- Visitò l’altare di S. Sebastiano che si dice di Prospero Anzonis, e ha- in reddito annui carlini dodici. Poiché non fu accertata- la concessione fu ordinato in quello di

119 ADS, Visite pastorali 120 N d A, la parte fra virgolette è in volgare ed è riportata così com‟è scritta. 121 N d A, salterio = libro dei salmi di David 122 ADS, Visite pastorali 61 Filomeno Moscati

non celebrare e- di espletare l’onere  delle Messe nell’altare maggiore, e l’altare di ripa- rare-123 II 0091

Visitò l’altare sotto il titolo di San Donato che è libero,- fu ordinato di non concedere a nessuno la licenza dell’altare e che in quello sia- vietato celebrare a devozione del popolo fin quando sia imbiancata la volta, e dove c’è un foro- si faccia una finestrella e la si imbianchi per conservare la sanità del luogo- Il cappellano compila i libri parrocchiali. Presentò i libri- parrocchiali ben confezionati- Il cappellano abita in parrocchia.124 II 0092

123 ADS, Visite pastorali 124 ADS, Visite pastorali 62 S. Lucia di Serino

II 0081

63 Filomeno Moscati

II° 0085

64 S. Lucia di Serino

II° 0086

65 Filomeno Moscati

II° 0091

66 S. Lucia di Serino

II° 0092

67 Filomeno Moscati

68 S. Lucia di Serino

IX Trasferimento delle funzioni parrocchiali alla chiesa di S. Pietro

Fra le carte del verbale della visita pastorale alla chiesa di S. Lucia, del 1608, è incluso un altro verbale che riporta, nei dettagli, il modo in cui questo trasferimento avvenne. Questo secondo verbale riveste la massima importanza per la storia del casale di Santa Lucia, perché, oltre a farci conoscere le condizioni disastrose in cui era ridotta la venerabile ed antichissima chiesa di S. Lucia, reca la descrizione particolareggiata di una delle più vetuste e radicate tradizioni dell‟antica Serino, la processione del Corpus Domini. Questa tradizione era ritenuta così antica che, nel verbale, i cittadini di Santa Lucia affermano che ―di detta prerogativa e antiquissimo solito non vi è memoria d’hanno injtiario ( anno iniziario) per centenara d’anni.‖ La processione ―senza dubbio già costumavasi nella prima metà del 500...quando fu fondata la cappella del Corpo di Cristo nella nuova chiesa omonima,‖125 ma essa doveva essere assai più antica e, quasi sicuramente, risalire al tempo in cui i casali di Santa Lucia e di San Michele, non essendo autonomi neppure amministrativamente, facevano parte di un‟unica Università e di un‟unica Forania Ecclesiastica, quella di Serino. Ciò spiegherebbe perché alla processione partecipavano tutte le congreghe delle tre Università della “Terra di Serino” e perché, nel 1608, si fosse perduta la memoria dell‟anno d‟inizio di questa usanza. Essa doveva comunque essere posteriore all‟anno 1264, anno in cui il Papa Urbano IV ( 1261-1264 ) estese la festività del Corpus Domini ( Festum SS. Corporis Christi ) dalla diocesi di Liegi, in cui era già praticata, a tutta la chiesa, stabilendo anche il giorno della sua celebrazione, che fu fissato nel giovedì dopo la Pentecoste. Il Papa morì subito dopo l‟istituzione di questa festività e, a causa di questa morte, il suo decreto ebbe scarso effetto e fu questa la ragione per cui, mezzo secolo dopo, il Papa Clemente V ( 1305- 1314 ) lo rinnovò nel 1314. Fu in seguito al decreto di questo pontefice che la processione del Corpus Domini andò sempre più diffondendosi, dando a questa festa il suo carattere più appariscente e definitivo.126 E‟ perciò verisimile che l‟usanza della processione si sia diffusa a Serino fra la fine del XIV e i primi decenni del XV secolo e ciò spiega perché nel XVII secolo si fosse perduta la memoria del suo anno d‟inizio. La processione, seguendo un percorso che abbracciava più della metà dei casali di Serino ( vedi capitolo precedente), era lunga e faticosa e, per questa ragione, alla prima occasione i “Ribottolesi” si ribellarono, non intervennero più alla processione generale e festeggiarono il Corpus Domini per conto proprio. L‟esempio fu contagioso e, a partire dal 1702, anche i sacerdoti e le confraternite di Canale, Ferrari e San Michele cessarono di partecipare alla solenne processione del Corpus Domini, solennizzando la festività con una processione attraverso le vie del proprio casale. L‟arcivescovo, ritenendo che il motivo della discordia fosse l‟eccessiva lunghezza del suo percorso, dato che la processione

125 Masucci Alfonso, Serino, ricerche storiche, Tipografia Giuseppe Rinaldi, Napoli 1923, Vol. II, p. 115. 126 Bihlmeyer K, Tuechle H., Storia della Chiesa , Ed. Herder Morcelliana, Brescia 1960, Vol II, Il Medioevo, p. 349, in Filomeno Moscati, Storia di Serino, Gutenberg Edizioni, Penta di Fisciano (SA) 2005, p.350. 69 Filomeno Moscati

cominciava il mattino per terminare alle ore sei del pomeriggio, per evitare ulteriori defezioni e controversie stabilì che la processione seguisse la via più breve. Per ottemperare a questa disposizione la processione modificò il suo percorso riducendolo drasticamente in questo modo; Essa partiva dalla chiesa di S. Pietro in Santa Lucia di Serino, faceva una sosta nella chiesa del convento delle monache clarisse, percorreva tutto il rione Moscati e, giunta al confine del casale di Santa Lucia, piegava a destra e, attraverso il vallone comunemente denominato “Tuoppolo”, raggiungeva la strada che conduceva alla chiesa di Santo Spirito, situata all‟inizio dell‟attuale muro di cinta dell‟Acquedotto di Napoli, ove terminava e, quando chiesa e convento dello Spirito Santo furono chiusi, al convento dei frati francescani riformati in casale S. Giacomo. Questo percorso fu mantenuto fino al 1852, quando fu di nuovo modificato per ordine dell‟arcivescovo di Salerno. ―In quell’anno era‖, infatti, “tra noi in Santa Visita l’Arcivescovo, monsignor Paglia. Stupì nell’apprendere che una così solenne processione percorresse solo un vallone e una via deserta, e volle che ritornasse all’antica usanza e, il giorno 10 giugno, giorno del Corpus Domini, egli stesso portò il Sacramento fino alla Chiesa del Corpo di Cristo.‖ 127 Da quell‟anno la processione si svolse attraversando i casali di Santa Lucia, Troiani, San Sossio e Sala, per terminare alla chiesa del convento dei francescani riformati, in casale San Giacomo, ―in mezzo a grandissima folla; arazzi, coperte di seta e di damasco pendono dai balconi e dalle finestre; le vie sono sparse di petali di gelsomini e di rose e di foglioline di bosso. Le confraternite procedono con questo ordine:innanzi a tutte quella di Ponte, poi vengono quelle di Ferrari, di San Biagio, di Santa Lucia, di San Sossio, di Sala, in ultimo quella di Canale, cui fu dato il posto di onore perché dedicata al Sacramento. Dietro al Baldacchino vanno le bandiere e i rappresentanti dei due Comuni, e poi vengono le donne che in coro cantano, una metà:‖accompagnamo lo Sacramento con lo core e con la mente‖ e l’altra risponde: ‖e con l’angiolo e Maria accompagnamo l’eterno Dio.‖128 Questa processione si svolgeva allo stesso modo ancora nell‟anno 1949, come si evince da una deliberazione del Consiglio Comunale di Serino del 28 agosto di quell‟anno. La prima questione posta in discussione in quella seduta riguardava proprio la ormai pluricentenaria, tradizionale processione del Corpus Domini. Il Consiglio Comunale, conscio che le tradizioni sono testimonianza della storia e della civiltà di un popolo, << considerato che da secoli, in occasione della ricorrenza in oggetto, si effettua una solenne processione che, partendo dalla chiesa parrocchiale di S. Lucia, attraversa vari villaggi di Serino per concludersi al convento dei francescani; che a tale processione hanno sempre preso parte le Amministrazioni di Serino e di S. Lucia al completo con le rispettive bandiere e con affluenza di gran numero di fedeli>>, delibera che alla processione debba partecipare il concerto bandistico di Serino, accollandosene le spese.129 Di questa processione il Consiglio Comunale di Serino tornò ad occuparsi nove anni dopo, nella seduta del 27 agosto 1958, per constatare

127 Masucci Alfonso, Serino, ricerche storiche, Tipografia Giuseppe Rinaldi, Napoli 1927, Vol. II, p. 123. 128 Masucci Alfonso, idem, p. 123. 129 Deliberazione del C. C. di Serino del 28 agosto 1949, in Filomeno Moscati, Storia di Serino, Gutenberg Edizioni, Penta di Fisciano ( SA) 2005, p. 417 70 S. Lucia di Serino

che essa era stata abolita dal vescovo dell‟epoca, Mons. Demetrio Moscato. Ciò diede modo al consigliere, prof. Bernardo Di Zuzio, di pronunciare un‟accorata orazione in cui, dopo aver spiegato quali fossero, a suo parere, i motivi che avevano indotto il vescovo ad abolire la processione, si rifece alla tradizione antica, alla fede cattolica, tanto forte e radicata nel popolo che un esponente del Partito Comunista locale, notoriamente anticlericale e mangiapreti, al passare della processione con il Santissimo seguito da una fiumana di popolo che intonava l‟antico, tradizionale canto, non seppe vincere l‟impeto e la commozione del suo cuore e, dando libero sfogo alla sua fede contenuta e repressa, abbandonata la posizione dell‟indifferente spettatore, si unì al popolo che cantava facendo rivivere in sé l‟antica partecipazione della sua lontana giovinezza. Anche il Consiglio Comunale fu colpito dall‟appassionata orazione del prof. Di Zuzio e, all‟unanimità, deliberò << farsi voti a S. E. l’Arcivescovo primate di Salerno, per il tramite del vicario foraneo del luogo, parroco Don Gaetano Tedeschi, perché, a partire dal prossimo anno, venga ripristinata la processione di Gesù Sacramentato, secondo la vecchia secolare tradizione>>130 I voti rimasero tali perché, da allora, la processione non è stata più ripristinata. Il verbale, che riporta come avvenne il trasferimento del Santissimo e delle funzioni parrocchiali alla chiesa di S. Pietro, ha la particolarità di essere scritto parte in uno scorretto latino basso medievale e parte in lingua volgare. Per renderlo più comprensibile lo riportiamo tradotto nella parte in lingua latina e immodificato nella parte in volgare, sottolineando, come sempre di solito abbiamo fatto e faremo anche per il futuro, le parole non facilmente decifrabili e di dubbio significato e separando i righi con un trattino: Il giorno 16 del mese di ottobre1608, a Santa Lucia, davanti all’assai illustre e assai reverendo signor visitatore,- in modo speciale deputato dall’Illustrissimo ed Eccellentissimo Arcivescovo della diocesi di Salerno a visi- tare la suddetta chiesa assieme ad altre da visitare, esistenti in detta diocesi al- presente. Dentro la venerabile chiesa.- dell’apostolo S. Pietro...... nella visita di S. Lucia e- proprio durante la visita a detta chiesa compaiono il sindaco e gli eletti, tutti e ognuno- cittadini perciò dell’Università e residenti e dimoranti in essa, e con i procuratori e- i mastri per l’altare della chiesa e con persone private cospicue e fra le più importanti (principalibus nomin- ibus) ...... di detta Università e Chiesa che apertamente, unanimemente e con eguale voto,- con eloquio volgare per rendere migliore la comprensione, dicono e- affermano essere pervenuta a loro notizia che ditto .. Visitatore- pretende e intende in (durante la ) visita procedere a rimuovere il Santissimo- Sacramento da dentro la venerabile Ecclesia di Santa Lucia, unica ecclesia- et parrocchia di essa, unico loco antiquissimo ordinario et solito- dove sempre è stato, sin come al presente sta detto Santissimo Sacramento,- et tutto perché detta ecclesia pare discovera essere humida, et non essere- loco conveniente, tanto per la conservazione d’esso Santissimo Sacramen- to, et però volendo(lo) trasportare et conservare dentro la venerabile- Ecclesia di Santo Pietro, di iurepatronato di essa Università, ecclesia

130 Delibera del C. C. di Serino del 27 agosto 1958, in Filomeno Moscati, Storia di Serino, Gutenberg Edizioni, Penta di Fisciano (SA) 2005, pp. 416, 417. 71 Filomeno Moscati

vicinissima- et quasi contigua con detta venerabile Ecclesia per essere l’ecclesia di S. Pietro- più acconcia, atta et migliore alla conservazione di quello,- il quale avendose sempre a grandissima venerazione et per questo- non si ricusa il moto (trasporto) et volere dei superiori, con protestazione- però, sincome per lo presente a qualsiasi nome li predicti presenti se- protestano che per questo atto di trasportazione vole facere pregiudizio- alcuno né ad essa Università né alla predicta ecclesia et né a cosa pertinente- ad essa ecclesia di San Pietro con declarazione et protesta ancora131 II 0087

Che tanto il predetto reverendo parrocchiano, come successive futuri allo- futuro cappellano in perpetuum, habiano per questo Jus, aczione, né- Juris di azione alcuna in essa ecclesia (ma) solum administrazio- ne di Sacramenti, di celebrare avanti al Santissimo Sacramento- et altre cose pertinentino al parrocchiano, né se possa né debbia intromettere all’intrate, né altra qualsivoglia- cosa di detta ecclesia. Solo quando l’Università predetta, ( dopo aver ) congregato ( il ) con- silio, ci lo volesse fare intromettere et sempre s’intenda- per quella volta tantum con l’istessa protesta che non si intenda- fatto pregiudizio, né novazione alcuna né che detta ecclesia et Università siano obbligate con cosa alcuna al parrocchiano- et neancho siano obbligate di cosa alcuna al parrocchiano- che pro tempore sarà, et che celebrata averà la sua messa- li dì festivi sia licito al cappellano di San Pietro et altri- previti cominciare le loro messe, conforme all’antiquis- simo solito, et che detto parrocchiano habia da manutenere et- regere la predetta ecclesia di Santa Lucia di quel modo che al presente- se ritrova acciò non si venghi a perdere et lasciare la- devozione che al presente nci si trova. Protestandose ancora- non solo due et tre volte ma mille et tante volte quante- serà di necessità credeno et in his scriptis ( e riportate nei suoi registri ), che per la presente trans- portazione et rimozione non se intenda fatto, né se faccia pre- giudizio alcuno né novazione all’antichissimo solito et proro- gativa che tiene detta Università di Santa Lucia, che tutte le- confraternite dell’Università de Sirino sono tenute, et obligate il- dì del Santissimo Corpo di Cristo la mattina per tempo venirne tutte- in processione et radunannose in Santa Lucia, et solennemente- 132II 0088

Unite pigliare il Santissimo Sacramento dalla ecclesia e portarlo- primieramente per tutta l’Università predetta di Santa Lucia loci soliti (attraverso i luoghi soliti)- et consueti et poi portarlo l’istesso tempo et dì per Serino, che detta prorogativa et antiquissimo solito, che non vi è me- moria d’hanno injziario per centenara d’anni, resti sempre- in perpetuum in suo valore, et non ni si intenda fatta pregiudizio,- né novazione alcuna altramente requedono (chiedono a) detto reverendo Visi- tatore solo voglia amovere da dentro detta Ecclesia di Santa- Lucia loco antiquissimo, et cossì dicono, e se protestano altra- mente prevedendose d’altro qualsivoglia modo da mo ( da adesso ad )- allora appellano a Superiori nel frattempo et dicono di nullità- di qualsivoglia atto fatto e da farse in presenza di esse Università- et Ecclesia. Con reservazione però che alla predetta protesta se- possa agiungere et mancare ad Consilium

131 ADS. Visite pastorali 132 ADS, Visite pastorali 72 S. Lucia di Serino

Santi Petris lo- quale ad futura rei memoria dimandannose voglia- conservare appresso l’atti dell’arcivescovile corte, et per – cautela di esse Università et ecclesia, se le nce voglia consignare- copia autentica, e così dicono protestando ed esigono,- non appena la santa opera sarà terminata ( fuerit) invocano e reclamano di utilizzare il luogo et- ...... - I signori visitatori comandarono ( mandaverunt ) di riporre il Santissimo Sacramento nel luogo di custodia nella chiesa predetta- di S. Pietro fino a quando la chiesa parrocchiale di Santa Lucia non sarà stata rifatta e ampliata, con diritto- di sicura restituzione nella chiesa e preservazione di tutti i diritti derivanti ...... e dal presente- trasferimento nessun pregiudizio sia arrecato a tutti quelli precedenti, ma rimangano conservati come si ritrovano in tutti i precedenti capi degli stessi e qualsivoglia di essi; 133 II 0089

Comunicato al Signore di Serino al tempo della visita- 16 ottobre 1608.

Michel Alferi

Franciscus Sanpoti 134

II 0090

La chiesa di S. Pietro apostolo, divenuta di fatto la chiesa parrocchiale di Santa Lucia di Serino nel 1608 col trasferimento in essa del Santissimo Sacramento, lo divenne anche dal punto di vista giuridico e civile soltanto nel 1639, perché è questo l‟anno in cui vi furono trasferiti tutti i restanti sacramenti e, con essi, anche il fonte battesimale. L‟avvenimento è consacrato in un contratto notarile a noi fornito in copia dal parroco di Santa Lucia di Serino, Don Francesco De Simone. Il testo del contratto, compilato il 9 gennaio 1639 per mano del notaio Giovanni Ugella, è scritto in volgare e sarà, perciò, riportato integralmente e senza modifiche, salvo quelle indispensabili alla comprensione delle abbreviazioni e dei termini oggi desueti. Dal documento si arguisce con chiarezza che la chiesa di S. Pietro era di iurepatronato dell‟Università di Santa Lucia, perché le parti contraenti sono costituite dal sindaco, da un eletto e dal mastro della chiesa, da un lato, e dal parroco di S. Lucia, dall‟altro. Esso dice:

A dì 9 di genna ro 1639

Stizzo della Corte tra il Reverendo Sig. geronimo cerino parrocho di Santa Lucia di Serino, Andrea Ricca- Sindaco, Donato Antonio- Clarella eletto di dicta università, et Marco Antonio De Pinto mastro della ecclesia- di Sancto Pietro. Per magior veneratione et gloria de Deo et de Santo Pietro perché si ritro- vano li santissimi Sacramenti hogi dentro la chiesa di Santa Lucia la quale è molto humida,- et non è capace del popolo di questa università, che à tempo hanno da recevere li

133 ADS, Visite pastorali 134 ADS, Visite pastorali 73 Filomeno Moscati

Santissimi Sacramenti- et fare altre opere spirituali et perché de comuni consenso tanto d’esso d. Geronimo- parrocho quanto delli detti Sindaco eletti et mastri, et successori futuri sindaci eletti et mastri- se sposteno li dicti Sacramenti tanto de li battesimo, quanto de la eucarestia dentro la chiesa- di Santo Pietro da dove non si habiano da admovere, né fare admovere durante- la vita d’esso d. Geronimo da detta chiesa di Santo Pietro, Salvis tamen- semper iuribus parrochialibus ( fatti tuttavia sempre salvi i diritti parrocchiali), circa poi alle- elemosine et cere che si fanno dentro- detta chiesa di Santo Pietro le cede alli mastri di detta Chiesa, quali siano obbligati manutenere- il Santissimo sacramento con ogni decente veneratione et oglio e portazione tanto- per infermi, quanto alla chiesa e cossì per la celebrazione delle messe et ogni- cosa per servitio de Idio. Circa poi le oblationi et offerte queste- si spartino mezze alla chiesa e mezze ad esso d. geronimo parrochiano. In- quanto alli suppellettoli et reparazioni de chiesa et ordini fatti et faciendi in visita- alle cose appartinentino al ministerio di Santo Pietro o sacramenti non sia tenuto esso- d. geronimo parrochiano a cosa nulla, ma essi mastri presenti et futuri facciano- ogni cosa, et cossì si observi et non altrimente et, fratanto si farà- lo fonte baptesimale, se contenta esso d. geronimo parrochiano spostar- li sacramenti alla detta chiesa di Santo Pietro stante che vi è concessione del Signore- Reverendissimo Giulio Pepoli vicario generale visitatore, fino al tempo del dì che- si unierà il Santissimo Sacramento observetur solitum (si osservi il solito), con patto pubblico a supradictis- per me Notaro Giovanni Ugello.135 (Vedi fotocopia dell‟originale alla pagina seguente.)

135 N d A. La fotocopia del documento originale è stata fornita dal parroco di S. Lucia, Don Francesco De Simone 74 S. Lucia di Serino

Fotocopia dell‟atto redatto dal notaio Giovanni Ugello il 6 gennaio 1639 fornita dal parroco Don Francesco De Simone.

75 Filomeno Moscati

II 0087

76 S. Lucia di Serino

II 0088

77 Filomeno Moscati

II 0089

78 S. Lucia di Serino

II 0090

79 Filomeno Moscati

Chiesa di S. Rocco

80 S. Lucia di Serino

X Le chiese di S. Lucia nell’anno 1608 La Chiesa di S. Pietro Apostolo

Dopo la visita all‟antichissima chiesa di S. Lucia il visitatore si recò all‟attigua chiesa di S. Pietro Apostolo, che, dal momento del trasferimento del Santissimo Sacramento, diverrà la chiesa parrocchiale del casale. Il verbale della visita, lungo e dettagliato, ci fa capire che questa chiesa, sorta dalla restaurazione della più antica e diruta cappella di S. Pietro (vedi Cap. VI) e già definita magna et pulcra, grande e bella, nella visita pastorale del 1557, appare tale anche nel 1608. I comandi e i consigli impartiti dal visitatore ai sacerdoti, ai maestri della chiesa, delle confraternite e ai detentori di iurepatronato dei molti altari e cappelle in essa esistenti, hanno, perciò, l‟evidente intento non solo di adeguarla, ma di far comprendere a tutti il nuovo e più importante ruolo che la chiesa stessa assumeva nella vita ecclesiale del casale. Dal verbale si evince anche quanto fosse ambita la sepoltura in questa chiesa. Il visitatore è costretto, infatti, ad imporre più volte, ai possessori di cappelle ed altari, di chiudere con un coperchio lapideo i sepolcrari familiari in essi esistenti. Questa usanza, divenuta col passare degli anni un vero e proprio costume, è d‟altronde confermata da due documenti ufficiali inseriti fra le carte della visita stessa. I due documenti sono costituiti da due testamenti notarili redatti proprio allo scopo di consacrare, in forma certa e non oppugnabile, lasciti a favore della chiesa di S. Pietro e dei sacerdoti che in detta chiesa celebravano quotidianamente Messa. La lettura del verbale di visita e il testo dei due legati testamentari risultano assai più illuminanti e interessanti di ogni altra parola e, perciò, li presentiamo nella loro interezza, tradotti nelle parti scritte in latino e nel testo originario in quelle scritte in lingua volgare, sottolineando le parole non chiaramente decifrabili a causa di macchie, abbreviature e danni materiali alle pagine su cui sono scritti. I righi sono resi visibili separandoli con un trattino. Le parole tra parentesi e non in corsivo sono aggiunte per rendere più scorrevole e comprensibile il testo della visita, che è questo:

Chiesa di San Pietro E in successione (il visitatore) si recò alla chiesa di San Pietro apostolo,- Visitò l’altare maggiore che trovò ben tenuto con le cibalee necessarie- e l’antialtare- Fu ordinato ai maestri della chiesa che entro quattro mesi facciano- sull’altare un ombrello con la croce e sia rimossa- la carta della gloria. Visitò la confraternita eretta in detto altare sotto lo stesso titolo della croce- i (cui) maestri sono Gabriele De Pinto e Silvestro Pagnillo.- Fu ordinato ai maestri di esibire la bolla di erezione (della confraternita) e delle in- dulgenze, e i conti dei redditi, se furono- redatti, con la vidimazione ( commissa ) del notaio.- II 0092136

I maestri della confraternita dicono che le bolle originali furono perdute, ma che la copia di esse- è conservata negli atti della curia arcivescovile.-

136 ADS, Visite pastorali 81 Filomeno Moscati

Fu ordinato che le esibiscano entro due mesi, o se ne procurino altre,- fu anche ordinato che esibiscano gli atti dei rogiti di detta confraternita- e degli strumenti ( notarili ). Interrogati i maestri sul modo in cui si eleggono i maestri, dissero che si eleggono- lo dì dello primo di qualsivoglia anno, dalli maestri vecchi ( dai maestri uscenti).- Interrogati chi siano i cappellani della chiesa dissero che sono Don Andrea Pinto- ( e ) Don Francesco Maurella eletti dalli maestri.- Fu ordinato che dimostrino la facoltà di eleggere e designare i cappellani- per tutto il giorno seguente altrimenti si presentino a dire ( comparent ad dicendi ) per quale ragione- non debbano subire pubblicamente la scomunica, accertata con giudizio sinodale- da eseguirsi immediatamente; prima ascoltino la santa Messa.- Interrogati circa i redditi di detta chiesa dissero che have da quindici ducati incirca- I maestri si presentano e si scusano ( adducendo ) di non avere avuto notizia della censura nemmeno da quelle poste avanti a tutti i confessionali perché li assolvano, opera che sarà fatta entro quindici giorni- Fu ordinato che esibiscano copia dell’inventario dei beni della chiesa entro tutto- il giorno seguente. Interrogati circa l’onere delle Messe, dissero che fanno celebrare dai detti- cappellani, Don Francesco Maurello e Don Andrea due Messe- cioè la domenica et lo lunedì.- Informino i cappellani predetti circa la ottenuta licenza di celebrare sante- Messe. Non lo dimostrarono, ma furono assolti dal sospetto e- dalla sospensione sopra l’irregolarità e poiché non li aveva incaricati nessun signore,- ( lo fecero ) gli stessi signori visitatori. La stessa confraternita indossa sacchi bianchi- e si adopera nel seppellire i morti e nelle processioni generali- e nelle altre opere di carità.- II 0093137

La chiesa ha tre calici d’argento, un turibolo d’argento con navetta- una croce d’argento, due antialtare per l’altare maggiore, uno- di broccatello e l’altro nero di colore, tre messali- antichi. Fu ordinato ai maestri che facciano una pianeta orolacea di Salerno e- un ciambellotto e comperino un messale nuovo con fodere marroni.- Il chiarissimo Ferdinando Magotolo, il chiarissimo Ottaviano ( De ) Mattia e il chiarissimo Silvio Cirino sono- i sacristi della chiesa ai quali i maestri versano carlini otto e prestano servizio- per mese.- Visitarono il Monte di Pietà, eretto nella cappella sotto il titolo di Santa- Maria Incoronata, la quale cappella è, di diritto, della famiglia dei- Galasso, i cui maestri sono Paolo Russo e Giulio- Vigianis Interrogati i maestri circa gli introiti e i redditi della confraternita e del Monte- dissero che have da ventisette carlini incirca- Richiesti circa l’onere dissero che hanno de peso de fare celebrare- una Messa la settimana nel giorno di sabato et ogni- prima domenica de qualsivoglia mese quale se celebrano- dalli detti Don Andrea Pinto et Don Francesco Maurello- Fu emesso mandato che tanto i maestri quanto i confratelli per tutto il giorno seguente- dimostrino ( di avere ) una licenza e una facoltà di tale natura. Fu ordinato che riferiscano circa le bolle e l’erezione (della

137 ADS, Visite pastorali 82 S. Lucia di Serino

confraternita) per tutto il giorno seguente. Dissero che le bulle so perse. Fu ordinato che entro- due mesi ne facciano altre sotto pena di sospensione.- Fu anche ordinato ai predetti maestri che facciano un calice d’argento, una pianeta bianca- di seta, un antialtare con i restanti paramenti necessari per- celebrare le Messe entro sei mesi e producano un inventario,- facciano anche un ombrello sopra l’altare e un messale nuovo con fodere- moderne entro lo stesso termine e curino di averne copia in curia.- II 0094138

Visitarono la confraternita del Santissimo Rosario e l’altare, i cui maestri sono Ottavio Marranzini,- che produsse la bolla delle indulgenze in cui risulta chiara- l’erezione da parte della Curia Arcivescovile. -. Ha di reddito carlini venti mentre altri cinque sono elemosinati,- fu ordinato che producano i conti e l’inventario.- I predetti maestri fanno celebrare da Don Andrea Pinto, assieme a Don Francesco- Maurella una messa alla settimana.- Riferiscono i maestri e i confratelli circa la licenza e la facoltà delle Messe.- Si lamenta ( Conquestus est ) Don Giovanni Petrone, curato della chiesa di Santa Lucia, perché celebra- le sue Messe ora in detto altare alla sinistra del maggiore e non furono- a lui pagate le elemosine.- Fu ordinato ai confratelli che gli versino carlini nove... entro dieci giorni.- L’altare vicino all’entrata principale ( prope porta maiore ) che si diceva di Paolo Chiarella- è libero e non sia concesso a nessuno senza licenza della curia e i suoi eredi- facciano una copertura lapidea sopra la sepoltura entro sei mesi- e in esso non si celebri.- Visitò l’altare di San Lorenzo, fu ordinato di riparare l’icona- e che si facesse un’ ombrella sopra l’altare, altrimenti non ( vi ) si celebri, le quali cose- si facciano entro nove mesi e ci sia uno sgabello di legno.- Nell’altare di Santa Maria Incoronata anche si faccia uno sgabello di legno.- L’ altare detto di Santo Simone, che dicono dei Magotoli, è alquanto- angusto, fu ordinato che sia ampliato di un palmo e si faccia- uno sgabello di legno entro quattro mesi.- Visitò l’altare sotto il titolo della Natività, fu ordinato che si faccia uno sgabello ligneo entro quattro mesi.- II 0095139

Visitò un altro altare della famiglia De Mattia sotto il titolo della Santissima- Concezione, fu ordinato che si faccia uno sgabello ligneo entro lo stesso termine.- La cappella che segue è libera, fu ordinato ai maestri che- a nessuno quella concedano in assenza di licenza della curia e facciano- un piccolo coperchio di pietra sulla sepoltura entro quattro mesi- Visitò la cappella sotto il titolo di San Giovanni Battista, che si dice- della famiglia De Pinto,- fu ordinato che rifacciano l’icona e sia ampliato l’altare,- si faccia un’ombrella sopra l’altare e uno sgabello entro- sei mesi. Visitò la cappella sotto il titolo della Pentecoste, di Alessandro e Giulio- De Mattia,- fu ordinato che sia ampliato l’altare fino all’ampiezza- dell’icona, si faccia uno sgabello di legno e si rifaccia il pa- vimento entro sei mesi.- La cappella dello Spirito Santo di Dario e Marco De Ricco è

138 ADS, Visite pastorali 139 ADS, Visite pastorali 83 Filomeno Moscati

libera.- Visitò la cappella sotto il titolo della Santissima Trinità, che si dice- di Donato Antonio e Aliseo De Chiarella,- fu ordinato che si faccia una pianeta bianca di seta e un antialta- re almeno di camelotto, si faccia uno sgabello ligneo e- una tela davanti all’icona entro sei mesi.- Le cappelle di San Marco evangelista e le sue sepolture sono libere,- la cappella di Sant’Andrea – si facciano, ad opera dei maestri, coprire con una pietra sulle sepolture. II 0096140 Fra questa pagina e la successiva è inserita la copia notarile di un lascito testamentario del Sig. Decio Magotoli di cui ci occuperemo nel capitolo successivo.

Visitò la cappella di Santa Maria del Carmelo, che è della famiglia De Ricco,- fu ordinato che facciano un antialtare e una pianeta di verde colore- come pure un ciambellotto entro sei mesi.- Visitò la cappella sotto il titolo dell’Ascensione che è di Francesco Chia- rella, fu ordinato di non celebrare in essa se non abbia avuto- la concessione dall’illustrissimo ordinario e ampliato l’altare a sette palmi- e non sia stato fatto uno sgabello di legno.- Visitò la cappella sotto il titolo di Santa Maria della Pietà che è della famiglia- dei Troisi.- Fu ordinato che rifacciano la portella per il mese di agosto e- si faccia una pianeta rossa con stola e manipolo almeno di camelotto.- Visitò la cappella di Santa Maria della Purificazione, che dicono- di Innocenzo De Mattia e famiglia.- Fu ordinato che entro un anno facciano un’icona e nel frattempo (vi) sia permesso di celebrare purché si ampli l’altare a palmi- sette, di dietro, e si faccia uno sgabello ligneo.- Il seguente altare, che dicevano dei De Mattia, con sepoltura, è libero, non lo si conceda a nessuno senza licenza della curia.- Visitò l’altare sotto il titolo della Purficazione della Beata Maria Vergine, che- si dice dei Perulli, fu ordinato che dimostri la concessione- e al presente non vi si celebri e l’onere ( delle Messe ), se qualcuno ne ha, sia espletato nell’altare maggiore.- Dalla persona di Gerolamo Gallasso si dice sia posseduta una certa selva- di detta cappella da molti anni e per essa paga carlini due,- fu ordinato (che) di quella relazioni in futuro ai maestri sotto pena- di scomunica.- II 0099141

L’altare successivo, non è situato in luogo decente. Fu ordinato- che sia demolito ( diruatur ) e la sepoltura di diritto dichiarata libera, sulla quale sia fatta una copertura di pietra entro- sei mesi.- Visitò la cappella dell’Epifania, che è libera. Fu- ordinato che in essa non si celebri e a nessuno si conceda l’habet- assensum, a meno che (necum) sia ampliato l’altare e si faccia- uno sgabello e decentemente vi si celebri.- In chiesa furono trovate alcune immondizie sul pavi- mento che era rotto in molti punti.- Fu ordinato ai maestri che la predetta opera e la sepoltura- curino di sollevare, così che il suolo e il pavimento dall’acqua- e dal fango siano preservati, sotto pena di libbre di cera quaranta.- Non permettano di seppellire i corpi dei defunti in- detto pavimento ma neppure nelle sepolture.- Fu ordinato che curino di fare un altro grande scalino- all’entrata di detta chiesa entro due mesi.-

140 ADS, Visite pastorali 141 ADS, Visite pastorali 84 S. Lucia di Serino

I maestri di detta chiesa esibiscono la bolla della concessione- emessa per la suddetta cappella dall’Arcivescovo Coloquino- in data 27 ottobre 1593 dalla quale si evince della erezione di qualsivoglia cappella e opera ( monumentum) .- La cappella sotto il titolo della Pentecoste, dei signori Virgilio e Pietro De- Mattia, ha in reddito carlini quattro,- lasciati da Graziano De Mattia sopra i suoi beni.- La cappella sotto la denominazione della Circoncisione, della famiglia dei Magotoli,- ha in reddito carlini cinquanta lasciati da Claudio e Florio e Caro Magotolo.- II 0100142 A questo punto fra le carte del verbale di visita è inserita la copia notarile di un lascito alla chiesa di S. Pietro, eseguito da Don Gentile Perilli il 26 febbraio 1528, di cui tratteremo nel capitolo successivo. Le pagine seguenti a quelle del lascito, pur facendo parte del verbale di visita, costituiscono in realtà un elenco delle varie cappelle esistenti nella chiesa di S. Pietro, di cui si enunciano sia i patroni che i redditi, mentre la parte finale è dedicata a prescrizioni, impartite sia a chierici che a patroni e maestri, allo scopo di rendere ancora più bella e accogliente la chiesa, ma anche e soprattutto con lo scopo di rendere evidente agli occhi di tutti il nuovo ruolo e la nuova dignità assunta dalla chiesa con il trasferimento in essa del Santissimo Sacramento.

La cappella sotto il nome di S. Lorenzo, di patronato della famiglia dei Maurella ha- in reddito carlini sessantotto sopra quanto lasciato, attraverso- il notaio, da Innocenzo e Pompeo Maurella sopra un fondo nomato lo- Spenito, carlini trenta lasciati, attraverso il notaio, da Francesco Maurella sopra- una terra detta la Starza di don Andrea e altri rimanenti carlini venti quattro- li paga Clemente Maurella di sua volontà. La cappella di San Giovanni Battista, di patronato della famiglia De Pinto, ha in reddito carlini ventidue sopra i beni delli Volzoni- che sono posseduti da Orazio de Ricco e dalla sorella di Cesare De Mattio.- La cappella sotto il nome di Santa Maria della Purificazione, del notaio Salvatore De- Mattio ha in reddito carlini venti su di una selva, che fu- di Crescenzo De Mattio, in territorio di Santo Stefano.- La cappella sotto il nome dello Spirito Santo, di Marco e Diodato De Ricco,- ha in reddito carlini ventiquattro di cui do- dici ( lasciati ) da Pascale De Ricco sopra il luogo dello Spenito- e altri dodici lasciati da Marco De Ricco.- La cappella sotto il nome di Santa Maria della Pietà, della famiglia dei Volzoni, ha in reddito carlini venti come da testamento.- La cappella sotto il nome di Santa Maria del Carmelo, di Paolo De Ricco,- ha in reddito carlini ventiquattro lasciati- dodici da Durante De Ricco sopra botteghe e- altri dodici da Federico De Ricco sopra una bottega, site nel casale di Santa Lucia.- La cappella sotto il nome di San Giovanni Battista di Domenico De Filippo- ha un posto nomato La Corte puorcina, sita vicino ai beni- del reverendo Nicolao De Pinto e ai beni della Cappella del Santissimo Corpo- di Cristo. per il quale percepisce per ogni singolo anno carlini quindici- e ha altri carlini dodici lasciati da Federico- De Filippo sopra i suoi beni per una Messa.- II 0103143

142 ADS, Visite pastorali 143 ADS, Visite pastorali 85 Filomeno Moscati

Nessuna di dette cappelle possiede i paramenti necessari ma- è permesso in esse ( intus ) di celebrare da quando, per la grandezza della chiesa di San- Pietro, ne hanno cura, poiché i sacerdoti celebrano, come prima, con- paramenti della chiesa e così fu sempre fatto.- Fu ordinato ai preti che se non saranno stati adempiuti i manda- ti del visitatore, entro i termini, dai patroni, le cappelle siano- chiuse d’ufficio, e in esse non si celebri trascorso detto- termine, sotto pena di libbre di cera cinquanta per ognuno.- Nell’altare di Santa Maria del Carmelo che si dice di Paolo De Ricco- è eretto, per un diritto di patronato, un reddito di ducati- quindici che paga per la santa anima sua l’ erede- del fu Paolo De Ricco, fondatore con onere di messe.- Al presente fu trovato essere vacante per la morte del fu Don Virgilio- De Mattia, dai parrocchiani fu detto che è stato riservato a Don- Giacomo Maurella, fino a quando rinunzierà a detta riserva- non ci sono Messe, ( ragione ) per cui ( ex ) fu a detto Don Giacomo ordinato- che dei Sacri Riti con nuova riserva desse comunicazione con Santo Giuramento davanti- all’attuale patrono e subito dire ...... che detto beneficio- di iurepatronato per questo diritto è devoluto all’ufficio dei morti, in quanto, così dichiarano, per diritto di esso dispone.. II 0104144

144 ADS, Visite pastorali 86 S. Lucia di Serino

II 0092

87 Filomeno Moscati

II 0093

88 S. Lucia di Serino

II 0094

89 Filomeno Moscati

II 0095

90 S. Lucia di Serino

II 0096

91 Filomeno Moscati

II 0099

92 S. Lucia di Serino

II 0100

93 Filomeno Moscati

II 0103

94 S. Lucia di Serino

II 0104

95 Filomeno Moscati

96 S. Lucia di Serino

XI Le chiese di S. Lucia nell’anno 1608 Lasciti alla chiesa di S. Pietro apostolo

Fra le pagine del verbale della visita pastorale alla chiesa di S. Pietro apostolo, eseguita nel mese di ottobre del 1608, sono incluse le copie di due lasciti testamentari alla chiesa stessa. Il primo di essi, scritto in volgare, riguarda un lascito alla chiesa e, più specificamente, alla Cappella della Purificazione che era di patronato della famiglia Magotolo, come si evince dal verbale di visita nel quale si afferma che essa aveva un reddito di ―carlini cinquanta lasciati da Claudio, Florio e Caro Magotolo‖ ( vedi capitolo precedente ). L‟attuale lascito testamentario era legato alla celebrazione, in questa cappella, di una Messa alla settimana in suffragio dell‟anima del testatore, il quale specificava anche il sacerdote da cui la Messa doveva essere celebrata, Don Andrea Pinto, e, poiché questi doveva essere una persona avanzata negli anni, lasciava i suoi eredi arbitri di designare il celebrante dopo la sua morte Questa parte del testamento di Decio Magotolo, membro di una famiglia cospicua di Santa Lucia nel secolo XVII, è una chiara testimonianza dell‟ importanza assunta dal culto dei morti in questo casale. Il testo del legato testamentario è in volgare, lo riportiamo perciò nella sua integrità, senza modifiche salvo quelle strettamente indispensabili per una migliore comprensione. Esso dice: faccio fede io, notaro fabio demattia de Serino, come nel testamento chiuso et- siggillato del’ Illmo Decio magotolo scripto per me Dicto notaro sotto la- data delli dui del p°. .... passato mese d’ottobre 1607, che poi- fu aperto ad richiesta de Joanna Lota, moglie del detto Sig. Decio per me- predetto notaro per la morte seguita del detto Decio; sotto la data degli otto- del passato mese d’ottobre, nel quale testamento vi è, fra l’altro, lo- infrascritto Capoverso: Item lascio a decta Cappella delli magotoli ut supra- una messa lecta ogni settimana in perpetuum per l’anima di esso testatorem- da dirse per il Reverendo Donno Andrea Pinto de Serino del casale predetto di Sta- Lucia et, de poi la morte de detto Donno Andrea, stia et sia ad Arbitrio de- detti soi heredi a chi la vorrando fare celebrare dicta messa ogni settimana- in perpetuum per l’anima di esso Decio prefate ( predetto ) come di sopra, quale messa ut supra- s’habbia da fare celebrare, seguita la morte di esso Decio, senz’altra- requisizione; sin come questo et altro più largamente appare in detto- testamento allo quale introibo et per ora me remitto, et per la rivelazione,- a richiesta fattame ne ho scritta la presente di mia propria mano, et l’- hò signata con il mio solito segno del quale in predictis atti utor ( mi servo ). Datum- Sereni die 6° mensis octobris 1607145 ( Redatto a Serino il giorno 6 del mese di ottobre 1607). II 0097

Il secondo documento è costituito dalla copia di un lascito testamentario, fatto nell‟anno 1528 da Gentile Perilli, il quale lascia erede dei propri beni la figlia Saporita e, in subordine, la cappella di sua proprietà, sita nella chiesa di S. Pietro apostolo e intitolata alla Presentazione della Vergine Maria. In questa cappella egli stabilisce, in modo vincolante, che debba

145 ADS, Visiye pastorali 97 Filomeno Moscati

essere seppellito il suo corpo, dopo la sua morte, e che in essa sia celebrato in perpetuo un certo numero di Messe in suffragio della sua anima, e, ove questo fosse divenuto impossibile, dove, come e da chi dette Messe dovessero essere fatte celebrare. La copia del lascito testamentario, scritta in latino basso medievale con molte sigle e abbreviazioni, non è di facile lettura, ma, ciò nonostante, costituisce un documento importante per la conoscenza degli usi e dei costumi degli abitanti di questo casale della Terra di Serino nel secolo XVI, perché contiene, oltre alle disposizioni riguardanti il luogo e le modalità della sua sepoltura, altre disposizioni e vincoli concernenti l‟eredità della propria figlia, ancora nubile, e la sua costituzione dotale in caso di matrimonio, mostrandoci uno spaccato della vita della comunità luciana nel secolo XVI. Il testo , nella traduzione da noi effettuata, dice:

Copia 8. Fra le altre cose contenute nel testamento del fu don Gentile Perilli fatto, nel lontano passato, ( olim )- il giorno 21 del mese di febbraio dell’ anno 1528, a norma di legge dal defunto notaio Giovanni Cirino,- che è conservato da me sottoscritto notaio, contiene tra i legati questo:- E poiché origine ( caput) e principio di qualsivoglia testamento l’istituzione di un erede essere si discerne- e volendo lo stesso testatore dalla stessa istituzione degli eredi iniziare- in primo luogo, e avanti a tutti gli eredi, istituì e fece erede Saporita sua madre- su tutti i suoi beni sia mobili che stabili , sua vita durante,- con i sottoscritti legati li lascia, eccettuati 8 ( ducati ) , purché dopo la di lei morte- succeda la Cappella sua. Allo stesso modo legò a Saporita, sua figlia, per diritto legittimo e di eredità intra dotale- quindici ducati da versarsi al suo matrimonio, come sotto, in corredo e- altri sette in denaro contante e così gli otto,e, qualora giungesse al termine della sua vita (ad perfectam etatem) e senza figli se ne andasse ( morisse ), ora e poi succeda,- in tutti i detti quindici ducati, la sua Cappella sita nella chiesa di San Pietro- ora conosciuta sotto il nome di Presentazione della Vergine Maria - vicino a quella che sta sotto quella di Nunzio de Padalino.- Allo stesso modo stabilì ( legavit ) che il corpo suo fosse seppellito nella sopra detta cappella prima nominata- e designata, alla quale cappella similmente lasciò tutti i suoi beni- che gli pervennero dopo la morte di detta sua madre, così che detti beni- siano in particolare legati a detta cappella per tre Messe per ogni settimana se saranno sufficienti ( si fuerint in sufficientia )- Allo stesso modo lo stesso testatore volle che detta Saporita, sua figlia, quando ad età da marito ( nubilem etatem )- perverrà, che ad essa sia consentito tenere e possedere i detti suoi beni affinché celebrare- faccia due Messe ogni settimana e allo stesso modo i suoi eredi.-146 II 0101

Cosi pure lo stesso testatore volle che se detti suoi eredi, o procuratori della- detta chiesa, non facessero celebrare le dette Messe che il cappellano della chiesa- di Santa Lucia possa ipso fatto prendere possesso ( accipere ) dei detti suoi beni nella cappella- di San Leonardo, nella detta chiesa di Santa Lucia, e similmente se la cappella sopra detta- della chiesa di Santa Lucia- non farà celebrare le dette Messe, chiunque

146 ADS, Visite pastorali. 98 S. Lucia di Serino

degli eredi- di don Perilli possa entrare in possesso di detti beni e le dette Messe- far celebrare dovunque a essi piaccia.-

Prova di apertura Concorda con il suo scritto conservato negli atti del defunto notaio- Cirino della Terra di Serino che è stato conservato da me sottoscritto notaio- nei miei atti, sempre intatto e con la fede richiesta, e l’ho rogato io, notaio- Tommaso Montella della Terra di Serino, nei miei atti e il mio solito corrente segno, che pubblicamente uso, vi apposi.147 II 0102

147 ADS, Visite pastorali. 99 Filomeno Moscati

II 0097

100 S. Lucia di Serino

II 0101

101 Filomeno Moscati

II 0102

102 S. Lucia di Serino

XII Le chiese di Santa Lucia nell’anno 1608 La chiesa di S. Maria della Sanità

La visita pastorale, effettuata il giorno 18 ottobre 1608 alla chiesa di S. Maria della Sanità, riveste, per la storia di Santa Lucia di Serino, un‟importanza particolare. Essa documenta infatti non solo l‟esistenza di una nuova chiesa, ma anche la presenza attiva di un monastero del secondo ordine francescano nell‟ambito dell‟Università di Santa Lucia, quello femminile delle “clarisse”, intitolato a S. Maria della Sanità. Questo monastero avrà grande importanza nella vita e nella storia del casale e di tutta Serino, dal momento della sua fondazione fino ai giorni nostri, sia perché in esso dimorarono, e tuttora dimorano, tantissime fanciulle di tutte le classi sociali dell‟Alta Valle del Sabato, che hanno dedicato la propria vita al chiostro e alla più stretta clausura come “professe” o come “converse” , sia per la presenza di un educandato femminile che molto ha contribuito all‟elevazione morale, culturale, e, con la sua scuola di cucito e ricamo, anche al benessere materiale della gioventù femminile serinese. La visita pastorale del 18 ottobre 1608 è la prima delle visite pastorali effettuate in questa chiesa, poiché il monastero era stato fondato appena da un anno, nel 1607, anche se l‟origine della sua fondazione va collocata nell‟anno 1604. Il 2 giugno 1604, infatti, ―compariva nella Curia di Serino‖ frate Giulio Chiarella, suo fondatore, “e dichiarava che sua madre in punto di morte aveva costituito erede di tutti i suoi beni il Monastero da lui iniziato e ancora da completarsi‖, e, ―il 21 giugno dello stesso anno...la Curia di Serino dichiarò il Monastero erede universale di Menechella Magnacervo e suo figlio fra Giulio esecutore testamentario‖.148 A seguito di ciò, ―il 1° giugno 1607, il cardinale Antonio Maria Galli,...dopo aver constatato l’idoneità del sito scelto‖ e “il completamento della ristrutturazione dell’edificio, concedeva‖ al monastero ― di poter ricevere quattordici giovani ...e prescriveva di scegliere, in altro monastero dello stesso ordine, due monache per l’istruzione delle nuove consorelle.‖ Le prescelte furono ―tre monache del Monastero di S. Maria della Consolazione di Napoli‖, le quali, dopo l‟espletamento delle formalità procedurali, compirono il viaggio di trasferimento viaggiando ―in carrozza con li panni calati...retto tramite, senza deviare il cammino né stare fuora di notte‖, secondo gli ordini ricevuti, giungendo a destinazione il giorno 8 del mese di giugno dell‟anno 1608 ed è questo il giorno in cui , con l‟instaurazione della clausura, può considerarsi iniziata la vita del Monastero delle “clarisse” di Santa Lucia di Serino.149 La visita pastorale alla sua chiesa avvenne, perciò, ad appena quattro mesi di distanza dall‟effettiva nascita del monastero e non riguarda l‟attuale chiesa del Monastero di S. Maria della Sanità, che fu invece ―iniziata verso la fine del Seicento, come si deduce dalla data del 1698, incisa sul primo pilastro a destra‖,150 ma la chiesa di allora, ―situata in un terraneo a volta con finestra a grata sul muro di facciata, largo all’interno m.4, 25,

148 Alfredo Marranzini, Il Monastero di S. Maria della Sanità, Clarisse di S. Lucia di Serino 1996. p. 48. 149 Alfredo Marranzini, idem, pp. 49-52. 150 Alfredo Marranzini, ibidem p.95. 103 Filomeno Moscati

lungo m. 8. Fu questa la prima chiesa del Monastero aperta anche agli esterni attraverso un ampio portale di pietra, sul cui altare maggiore fu collocata la tela di S. Maria della Sanità, dipinta da ignoto alla metà del cinquecento, forse già esistente nel palazzo Chiarella,‖151 e ad essa si riferiscono due verbali della visita pastorale. I verbali sono due presumibilmente perché, essendo due i visitatori, ognuno procedette a descriverla per conto proprio consacrandola in un apposito verbale, come si evince dalla diversa calligrafia con cui sono scritti. Il primo di essi, da cui si deduce la modestia di quella prima chiesa, perché più attento al suo aspetto interno e ai redditi da cui dipendeva la vita del monastero, nel testo, tradotto, dice:

Chiesa e monastero delle monache di Santa Maria della Sanità

Il giorno 18 del mese di ottobre 1608 i predetti due visitatori visitarono- La Chiesa di Santa Maria della Sanità di detto casale e visitarono- il Santissimo Sacramento che trovarono ben protetto e custodito e- l’Altare bene adorno con i candelabri necessari e tutte le altre cose.- Visitarono il Sacrario dove furono trovate le pianete necessarie- di nero, rosso e bianco colore, con gli altri paramenti- necessari per effettuare il sacrificio della messa.- Il Monastero predetto è stato da poco eretto e fondato dal frate- Giulio Chiarella con i suoi propri beni e della fondazione- e donazione ci sono gli atti nella curia arcivescovile, ed ha- un inventario con reddito di ducati quattrocento incirca, così descritti:- In annui censi, e come appare dai libri dei beni parrocchiali- presentati alla Curia arcivescovile.- In detto monastero dimorano (adsunt intus) le monache: Badessa suor Maria della Valle dell’età di anni 60,- suor Porzia Certa di anni set- tanta, Giovanna Sanchez di anni settantaquattro incirca, che- sono professe, così pure Olimpia di anni circa 24, Geronima di an- ni circa 22, Lucia di anni circa 20, Francesca di anni circa 28,- Matalena di anni circa 28, Beatrice di anni circa 17, e- Clarizia di anni circa 28.- Cappellano per i giorni festivi è Don Carlo Renzullus, nominato dal fondatore- e, come riferì, fu dal suo attuale vicario confermato.- Cappellano per gli uffici sacri nei giorni feriali, e confessore, è Don Innocenzio Petronus, curato della chiesa parrocchiale di Santa Lucia,- 152 II 0105

che fu eretto da frate Giulio Chiarella , fondatore di detto monastero- e procuratore.- Violante Clarella, sorella del fondatore, ha cura della chiave della- porta interna attraverso la quale si accede all’atrio dove c’è- un’icona e la stessa provvede a tutte le cose necessarie per- il vitto ordinario delle monache.- Gesuele de Ruggerio è il custode della chiave della porta della clausura dalla- parte esterna.- Il medico è Ascanio Camarota e, in sua vece, Aniello- Velli e Giulio de Pinto, i quali prestano servizio gratis.- Il chirurgo è Francesco Clarella e il cerusico ( barberius) Giuseppe- de Piano.- 153 II 0106

151 Alfredo Marranzini, opera citata, p. 61. 152 ADS,Visite pastorali. 153 ADS, Visite pastorali 104 S. Lucia di Serino

Il secondo verbale, pur essendo poco dissimile dal primo, dopo aver evidenziato la parentela di alcune suore col fondatore del monastero, e di altre con la nobile famiglia dei Troisi, precisa che per quanto riguarda la regola, da seguire nella vita monastica delle suore, essa è quella di S. Chiara con qualche aggiustamento che si sta concordando col fondatore e con il confessore della Santissima chiesa del monastero. Il verbale, che riporta in traduzione la parte scritta in latino e immodificata la parte scritta in volgare , dice:

Visitazione di Santa Maria della Sanità del monastero delle monache.-

La Chiesa fu visitata e trovata così bene ordinata- che non c’è niente da disporre.- Cappellano nei giorni festivi è Don Carlo Renzulli, dal fondatore- presentato e, come fu riferito, dall’attuale signor vicario confermato.- Cappellano dei giorni feriali e confessore è Don Innocenzio Petro- ne, curato della parrocchiale chiesa di santa Lucia.- Fra’ Giulio Clarella, fondatore del monastero, è amministratore e procuratore di detto monastero.- La monaca Violante Chiarella, sorella del fondatore, è quella che ha cura- della chiave della porta interna attraverso la quale si entra nell’- atrio, dove c’è la ruota e una grata alla parete per il parlatorio alle monache.- Giosuele de Rogerio colui che è il custode della chiave della porta della clausura dalla parte esterna.- Tutte le cose sono bene ordinate e disposte,- in sacrestia paramenti neri rossi e bianchi.- Il medico è Ascanio Cammarota, Aniello Velle in sua -vece ( eius loco) e Giulio de Pinto che prestano servizio gratis.- Il chirurgo è Francesco Clarella e il cerusico ( barberius ) Giuseppe- de Piano.154 II 0107

Suor Vittoria della Valle, suor Brianna Sancez,- suor Porzia Certa professe. Badessa suor Vittoria,- di anni 60, suor Brianna 71 e suor Porzia di anni 70. Le monacande sono:

Olimpia, di circa anni 24 di Don Giulio Clarella Geronima, di circa anni 25 nipoti Lucia, di circa anni 20 Francesca di circa anni28- di Troisi nipoti: Maddalena, di circa anni28 Beatrice di circa anni 27- Clarizia Clarella, di anni 28,- di Serino, è la superiora.- Il vicario che dà licenza è Don Giovan Battista Sarnella.- Circa la fundazione regola et ordine che- s’ha da tenere, quello che se sta agiustando con lo fun- datore et confessore della Santissima chiesa del monastero.155 II 0108

Qualche notizia più dettagliata circa l‟aspetto di questa chiesa, oggi non più esistente come tale, ci viene dai verbali di due altre visite effettuate nella prima metà del secolo XVII, visite riguardanti non solo la chiesa di

154 ADS, Visite pastorali. 155 ADS, Visite pastorali 105 Filomeno Moscati

allora, ma anche l‟aspetto e la vita che si conduceva in questo monastero di clausura nel primo cinquantennio dalla sua fondazione. La prima visita fu effettuata il 10 agosto 1640 e il testo del verbale, tradotto, dice: Chiesa di Santa Maria della Sanità delle Monache.- Il giorno dieci del mese di agosto 1640 , di mattina, il Reverendissimo signor Visitatore, accompagnato dal Reverendo- Signor Canonico Lorenzo de Amato, da Don Giuseppe Perrecha, Arciprete, e Don Ascanio- Magnacervo, sacerdoti di età matura, e dagli Illustri Signori Giulio de Leonardis, Francesco- Moscato, e dal Procuratore delle Monache, si recò alla predetta Chiesa nella quale, dopo aver celebrata la Messa,- visitò il sacello della Santissima Eucaristia, che era tenuto nell’altare maggiore dentro un taberna- colo ligneo dipinto di nero e con strisce ( lineatus ) d’oro, all’interno foderato di seta,- nel quale vi sono due pissidi d’argento dorate dentro, e frequentemente il Sacramento viene rinnovato.- L’altare predetto è decentemente ornato e in esso si celebra con un altare portatile ben situato- e adattato nella Mensa dello stesso altare. Fu ordinato al Cappellano , Don Geronimo Cirino che,- entro dodici giorni, con tela incerata quello debba ricoprire sotto pena di libbre di cera- lavorata quattro.- Dalla parte del Cornu Evangelii c’è la statua di Santa Maria delle Grazie, che è decentemente conservata-  e vi si celebra per devozione con un altare portatile, come allo stesso modo si fa dalla parte del Cornu Epistole nell’- altare di San Carlo. Fu ordinato che in entrambi gli altari la pietra consacrata sia coperta con tela- incerata sotto pena di scomunica qualora non si provveda nell’altare di San Carlo- una carta di gloria entro un mese sotto la stessa pena.- Visitò presso l’altare maggiore il luogo della Comunione, nel quale ci sono due porte e le chiavi delle serrature,- delle quali la chiave esterna è tenuta dal Cappellano, quella interna dalla Reverenda Badessa. Fu ordinato- ai predetti, sotto pena di scomunica, che non aprano se non per effetto del permesso di detto sacerdote.- Visitò la sacrestia e ordinò al cappellano predetto che entro dodici giorni, sotto pena di libbre di cera sedici, esibisca- copia dell’inventario dei beni mobili in Curia e nella stessa sacrestia visitò- il confessionale.- Visitò il parlatorio, nel quale ci sono due grate di ferro, una dalla parte interna, l’altra- esterna-156 III 0096

esterna. Fu ordinato, a causa del numero delle monache, che si faccia un’altra grata,- allo stesso modo e nel medesimo luogo.- Di poi il Signor Visitatore comandò di aprire la porta della clausura, che era ben chiusa tanto- dalla parte di fuori, quanto di dentro, e vi fece ingresso con le medesime persone di matura età- e trovò la Reverenda Badessa con le monache nell’atrio del monastero, con la faccia velata- e indossanti l’abito ordinario col quale si va al Coro, nel quale, fatta l’adorazione, indagò circa lo stato delle singole monache- e, non avendo accertato nessun inconveniente- e discordia, ordinò alle singole monache di prestare obbedienza alla reverenda Badessa- alla quale erano soggette ora e poi. Comandò, sotto pena di scomunica, che nessuna delle- monache osi, senza causa d’infermità e licenza della Reverenda Badessa,

156 ADS, Visita pastorali. 106 S. Lucia di Serino

fuori del refettorio- pranzare, o allontanarsi al tempo del pranzo, né della colazione, ma tutte debbano venire- al suono della campanella, salutarsi con la frutta, o in qualsiasi altro modo allontanarsi, purché- al tempo del pranzo e della colazione vengano insieme in refettorio.- Fu anche disposto, sotto pena di scomunica, che a nessuna delle monache sia lecito erogare qualcosa, donare- o dare senza licenza della Reverenda Badessa riguardo al valore, perché debba valutare- la quantità e la qualità di quello che si dona.- Fu anche ordinato, sotto pena di scomunica, che dopo il suono o il segnale del silenzio, da farsi per ordine- della Reverenda Badessa, nessuna delle monache osi uscire dalla sua cella né, in modo indecente- e senza il capo coperto, discorrere così da turbare le altre monache, fatta eccezione per i casi di necessità- e per quelle che ottennero il permesso dalla Badessa.- Visitò il dormitorio e, poiché nelle singole celle ci sono a scopo di cura dei letti, fu ordinato alla reverenda Badessa,- sotto pena da stabilire ( arbitraria ), che in ognuna faccia delle separazioni affinché l’una, l’altra- che sta nella sua cella interrogare non possa, entro sei mesi facendo delle separa- zioni di legno o in muratura.- Furono confermate le cose stabilite nella precedente visita circa la potestà di parlare con le monache,-157 III 0097

da proibirsi ai secolari e alle altre persone sotto pena di esclusione dai Sacramenti e- neanche possano alcunché ricevere dalle monache senza licenza della Badessa né- con esse parlare se prima quelle non abbiano chiesto di ottenere la monacale licenza - dalla badessa, e né le monache possano scendere al parlatorio senza la licenza della Badessa.- III 0098

L‟altra visita pastorale fu effettuata il 3 luglio 1648, subito dopo quella alla chiesa di S. Lucia, e la prima cosa che balza con evidenza agli occhi è il nome della chiesa, che risulta intitolata a S. Maria della Pietà invece che a S. Maria della Sanità, com‟era sempre avvenuto in precedenza, . Il verbale, molto dettagliato, concerne sia la visita alla chiesa che al monastero e ciò consente di vedere i progressi e le modifiche avvenuti , sia nell‟una che nell‟altro, entro i primi cinquant‟anni dalla fondazione. Estremamente interessante ci è sembrata la parte riguardante la visita al monastero, perché ci consente di gettare lo sguardo all‟interno della “ clausura ” e, quindi, di conoscere come in essa si vivesse nel secolo XVII, quante e quali fossero le privazioni e le restrizioni che le monache dovevano affrontare e con quanta meticolosa cura si cercava di proteggere la vita solitaria, fatta di preghiera e contemplazione, cui le suore sarebbero state obbligate. Il verbale ci fa anche sapere che le suore venivano sepolte in questa loro chiesa, secondo l‟antichissima tradizione cristiana risalente all‟epoca delle catacombe. Il testo del verbale, tradotto, risulta molto più efficace di qualsiasi commento. Esso dice:

Chiesa di Santa Maria della Pietà delle Monache.

E successivamente si recò alla predetta chiesa di Santa Maria della Pietà delle Monche- nella quale celebrò la Messa e, fatta l’adorazione e la turificazione al Santissimo- rinvenne quello ben tenuto, custodito in un

157 ADS, Visite pastorali 107 Filomeno Moscati

tabernacolo ligneo, fuori in parte- dorato e dentro foderato di seta, riposto in una pisside d’argento- nella quale c’è quanto rimane.- Sull’altare si celebra con un altare portatile, e ci sono tutte le cose necessarie per decentemente- celebrare. C’è un’icona con l’immagine dell’Assunzione della Beata Maria, ben situata,- con un baldacchino di tela e uno sgabello di legno. Sulla parete- sopra l’altare ci sono due finestre con cancellate di legno dalle quali- si può percepire quello che viene invocato sull’altare- Fu ordinato- al Cappellano e al Procuratore del Monastero che dovranno fare le incerate entro sei mesi..- Dalla parte del Corno Evangelii c’è una nicchia sotto il titolo di Santa Maria della Sanità.- Detto altare ha onere di Messe, fu ordinato al Cappellano che documenti di- averle soddisfatte per il passato, come da tabella in Sacrestia.- Visitò due altri altari, uno dalla parte del Corno Epistole, l’altro del Corno Evangelii- sotto il titolo di Santa Maria del Carmelo, nel quale c’è un altare portatile,- e l’icona della Santa Vergine, così come un altro altare portatile sotto il titolo di san Carlo,- nei quali non c’è baldacchino. Fu ordinato che debbano farlo- e nel frattempo non vi si celebri e le Messe che debbono essere celebrate si espletino- sull’altare maggiore.-158 III 0224

In quanto ai mobili della chiesa al Cappellano fu ordinato che ne faccia una nota.- Il Cappellano è Don Andrea Pinto, il quale, su licenza della Curia, assiste il sopra detto- Monastero con la celebrazione delle Messe.- Visitò le sepolture, ben tenute, e la sacrestia nella quale conservano- i paramenti alla celebrazione necessari.- Visitò il coro del monastero, nel quale ci sono due finestrelle di ferro- con le loro serrande, una dalla parte della chiesa e l’altra dalla parte del Monastero.- La chiave esterna la tiene il predetto confessore, l’altra la Badessa.- Fu ordinato che nel detto luogo della comunione nessuno parli senza un permesso speciale, né- si apra se non nel caso dell’assunzione del Santissimo Consacrato, sotto pena di scomunica all’istante intervenuta e - a noi riservata. Comandò, inoltre, che nella detta chiesa del detto Monastero...... a nessun- sacerdote diano licenza di celebrare se non pervenga all’età di quarant’anni,- sotto pena di scomunica. Visitò le porte della chiesa, della sacrestia, con le serrande. Fu ordinato che diligentemente le custodiscano e- al tempo della confessione le mantengano aperte e, nel luogo riservato alla confessione,- non inviino se non i confessandi ( eisdem ).- Poi si recò alla porta della clausura, che fece aprire dal cappellano più anziano,- che è Don Luca Andrea Bastano, dalla parte esterna, e dalla parte interna dalla Badessa pro tempore che tiene l’altra chiave, e entrò- nel monastero accompagnato da Don Andrea Pinto, curato, dal procuratore delle monache Don Alessandro- de Auria, Arciprete, Don Ascanio Magnacervo, e Don Prospero- de Ricco e con gli innanzi ( prmis ) detti incominciò a visitare il coro, nel quale trovò- la reverenda Badessa e le Monache, per rispetto loro riunite, e- circa il regime del monastero comandò che per ogni singolo anno eleggano (faciant) le responsabili degli uffici ( officiales ) 159 III 225

158 ADS, Visite pastorali. 159 ADS, Visite pastorali 108 S. Lucia di Serino

per l’amministrazione del monastero, com’è consacrato, e, passato l’anno, decadano- le monache in carica ( presente) e altre vengano elette.- Fu anche ordinato alla detta Badessa e al Procuratore di non utilizzare la porta principale- del detto monastero per qualunque persona eminente ( quolibet summe ), per quanto potente, oppure, se necessitata, vincoli la sua curia ai colloqui superiori.- Visitò le celle delle predette monache e trovò dirute scale.- Visitò l’infermeria e comandò che le monache in modo uguale- e con carità siano trattate e che quelle che sono nei triboli della malattia siano curate almeno- una volta al giorno.- Visitò l’altro coro del monastero e la clausura attuale e, poiché dalla parte interna- della clausura ci sono alcuni alberi di lecci, che fanno fare masse- di creta intorno, fu ordinato a Don Giovanni Antonio Luca,- vicario del detto monastero, che, con l’intervanto del Reverendo Don Ascanio Magnacervo,- tagliare faccia tutti i predetti alberi affinché attorno- alla clausura rimanga uno spazio di dieci palmi di area libera ( vacue ), sotto pena di scomunica da comminare a suo arbitrio, entro tutto- il mese di ottobre o almeno entro la fine del mese di novembre al massimo ( inclusive).- Visitò il Coro e rinvenne una cancellata lignea di nuova costruzione dalla parte- d’occidente. Fu ordinato di fare su di quella una tela, e così pure sulla finestra- ivi esistente si faccia una tela incerata per il tempo invernale, a una decente- ora canonica da chiudere, così come, assieme a quella, comandò di fare ciò,- 160 III 0226

anche sulle finestre a meridione di quella predetta, entro mesi- tre da oggi, sotto pena da comminarsi a suo arbitrio,- a Don Giovanni- Antonio e all’attuale procuratore pro tempore ; Vicino all’ingresso- del coro c’è una finestra con un tetto posto su di essa,- nel quale c’è una finestra con cancelli aperti in corrispondenza- alle finestre di detto monastero. Fu ordinato che ugualmente si faccia un’incerata- di tela grossa ben posta in modo amovibile.- Visitò il luogo della comunione, ben tenuto, non così il vano della confessione, e in verità, poiché - dalla parte delle monache non c’è niente, fu ordinato che si faccia una finestra- con la sua serratura da conservarsi dalla reverenda Badessa per il tempo del suo servizio- e fu ordinato, sotto pena di scomunica, che la chiave predetta a nessuno sia data- se non nel caso del Sacramento della penitenza per assolvere le dette monache.- Visitò il luogo dei colloqui, all’esterno del monastero, e vi rinvenne un certo camino- di ferro, allargato. Fu ordinato al procuratore, sotto pena di scomunica,- che entro otto giorni, quello, con l’intervento del predetto Reverendo don Ascanio, decentemente accomodare,facciano.- Visitò le finestre delle celle e gli altri luoghi del monastero, ben situati.- Ordinò alla reverenda Badessa e alle Monache che non altro se non le cose veramente ammesse,- facciano portare fuori, o portino fuori, come dalla sacra Congregazione dei Concili è stato deciso nel Concilio- di papa Giulio, 1606,161 soprattutto per le leggi di quello, perché sono dell’ordine della riforma di San Francesco- e di Santa Chiara, sia in caso di vendita che di

160 ADS, Visite pastorali 161 N d A. Il concilio cui il visitatore allude è il Laterano V (1512- 1517) L‟ anno è, perciò, errato. Nell‟undicesima seduta di questo concilio furono prese alcune decisioni di riforma degli ordini mendicanti. 109 Filomeno Moscati

donazione, e ciò sotto pena- di scomunica a voi e ai i vostri superiori riservata.-162 III 0227

Fu ordinato che nessuno osi parlare alle Monache senza licenza del Vicario- predetto, o decreto della sua Curia, e in luogo del permesso certificare si deve,- e precisare, che in esso nessuno si presenti al parlatorio ( ad alloquendo ), non chiamato dal detto Monastero, - se non gli inservienti delle stesse, e niente osino sottrarre o prendere,- sotto pena di scomunica ipso facto insorgente per voi e per i vostri superiori,- con riserva tuttavia che il permesso sia dato, con l’arbitraria approvazione della badessa,- a quelli che chiedono la procura a parlare per le vicissitudini- del Monastero e per altre cose occorrenti al Monastero; Tutto questo avendo di nuovo ordinato ( tantum renovatum omnis) esaminò- quei permessi a chiunque, come singolo, in passato concessi. In verità in quanto al- luogo stabilito per i parenti prenotati al colloquio,le monache vogliano con donne- parlare non consanguinee o affini solo su licenza del Vicario o della Curia o, in quanto- ai maschi, non siano ammessi se non fino al quarto grado incluso- e con l’intervento censorio, come per il passato fu stabilito in regolamento,- mentre quelli in secondo grado possano parlare da soli.- Fu ordinato che sia fatta una chiave nella porta del parlatorio dei parenti e dei- consanguinei, da conservarsi presso il Vicario, e a nessuno si conceda se non necessario.- Visitò la clausura interna e poiché dalla parte orientale ci sono parecchi- alberi di noci e di fichi dai quali si può gettare lo sguardo ( petere visus ) all’ingresso delle monache, fu ordinato, sotto pena- di scomunica ipso- facto incorrente, e delle altre pene contenute nei Sacri Canoni,- che quelle, entro un mese da oggi, taglino , o facciano tagliare in presenza del signor Fabrizio Moscati e del signor-163 III 0228

Marco Antonio Iannele, del Reverendo Don Ascanio Magnacervo, e- il colono Tommaso Chiarella, noto a tutti, pubblicamente avvertito di- ciò, disse di essere pronto a detti tagli, purché ciò avvenga con l’accesso- e la presenza dei predetti signori Giovanni Antonio Luca, Vicario,- e che la censura sia da noi rinnovata che siano tagliate le piante alte che sono dalla parte orientale della Clausura. Fu ordinato, sotto- pena di scomunica ipso fatto insorgente a noi riservata, che a noi vengano riportate- entro dieci giorni, affinché possa essere libero l’ingresso della clausura.164 III 0229 Uno degli avvenimenti più importanti nella vita del Monastero, evidenziato da questo verbale di visita dell‟anno 1648, era la nomina della Badessa e degli ―Offiziali‖, cioè delle monache incaricate delle funzioni e dei compiti necessari al suo buon andamento. Come queste nomine avvenissero, quali fossero le regole fondamentali che regolavano la vita del monastero e i rapporti delle monache tra loro e con l‟esterno, a pochi anni dalla sua fondazione, lo apprendiamo dal verbale di una visita avvenuta il 23 marzo 1624, data in cui la sede arcivescovile salernitana era vacante. Da questo documento si apprende che la nomina non veniva decisa dalle autorità ecclesiastiche, come si sarebbe portati a pensare, ma

162 ADS, Visite pastorali 163 ADS, Visite pastorali 164 ADS, Visite pastorali. 110 S. Lucia di Serino

dalle stesse monache mediante una votazione che avveniva, davanti alle grate del parlatorio, in presenza dell‟ inviato dell‟Arcivescovo di Salerno, cui era riservata la facoltà di approvare o meno le scelte effettuate dalle suore, come con chiarezza si evince dal testo del verbale. Originale, e del tutto caratteristico, è il sistema con cui veniva riportata la conta dei voti che consacravano l‟elezione, essendo esso costituito da una linea orizzontale, che seguiva il nome della prescelta, su cui veniva segnato con un trattino verticale ogni voto da essa ottenuto. Il verbale, scritto in volgare, risulta poco decifrabile nella sua parte iniziale a causa di macchie, che ne hanno cancellato alcune parole e rese altre assai poco comprensibili. Lo riportiamo, nella sua integrità, così com‟è scritto, sottolineando le parole dubbie e separando i righi con un trattino: Octavius Pugnanus, inviatus Achidiocesanus salernitanus et Vicarius monialium – Curiae et diocesis Salerni- Essendonoci conferiti (portati) in questa terra de Serino per l’elettione- della nova abbadessa et altre offiziali del monasterio- de donne monache de ditta terra è stata eletta la- reverenda suora magdalena troisi et da noi confirmata, et- per il bon governo dello momnasterio ce ha parso fare- li infrascripti ordini da osservannosi da tutti inviola- bilmente sotto li infrascripti pene, non derogando punto- dagli altri ordini fatti tanto dalla felice memoria- del Eminentissimo Presule Cardinale Sanseverino,165Arcivescovo, quanto dal Rev.- Vicario generale.- In primis che le monache senza replica alcuna ma con ogni- devota prontezza obediscano alli comandamenta et- ordini della abadessa et ciascuna senza oporri resistenza faccia quella penitenza che dalla stessa- Abbadessa gli sarà imposta ancorché quella para- de essere gravusa, nel quale caso potrà ella rapre- sentare et proponere le sue ragioni ad noi o al- Vicario generale quello che occorreva, che li sarà presunto- de giustizia, ma intanto le monache obediscano come- si è detto senza replica.- Si occorrerà alcuna rissa di parole ingiuriose o de fatti- tra due o più monache l’abbadessa punisca egualmente- tanto l’una quanto l’altera poriché difficilmente può nascere senza colpa de l’una o dell’altra.166 III 365 Che nessuna monica possa mandare fuora robbe- supellettile e altre cose di dare o vendere- ma il tutto si rimetta nel comone ( nei beni comini) et le cose- che soverchiano alla mensa, et si alcuna cosa- minima si vurrà mandare, il tutto si faccia con- licenzia dell’abbadessa osservando in tutto la regola.- Che nessuna monica possa dormire con l’altra mo- nica per qualsivoglia causa- che l’Abbadessa faccia legere tanto li prescritti ordini- quanto gli altri ne li mezzogiorni una volta- la settimana mentre si magna in refettorio- che nessuna monica possa scendere alla rota, o- alli parlatorij senza licenzia della suora Abbadessa che- chi contravverrà a ciascuno de detti capi- volemo che incorra nella scomunica ipso fatto- la

165 N d A. Il cardinale Luca Sanseverino fu Arcivescovo di Salerno dal 19 novembre 1612 al 25 dicembre 1623, data della sua morte. <> Generoso Crisci, Salerno Sacra, Edizioni Gutenberg, Lancusi (SA) 2001, Vol. I, p. 261. 166 ADS, Visite pastorali. 111 Filomeno Moscati

quale assoluzione la reservamo al Signore Vicario- generale o ad noi. In serino venerdì 23 de- marzo 1624.167 III 366

Electione Abbadesse Ste Marie sanitatis Terre Sereni- Coram (davanti al) dicto Octavio Pugnano Archidiacono salernitano in monasterium- monialium ante gratas ferreas proxime parla- torium (nel monastero delle monache davanti alle grate di ferro vicino al parlatorio)- Il giorno 23 marzo 1624- Maestra de novizie- Voteno sore agnessa magnacervo Abbadessa- Osservatrice sore ursula morella accompagnatrice del medico ensagnatore ( salassatore o cerusico)- del purtone sore gerarda morella- sore matalena troisi In -- --- da la croce alla maggiore porta- furestana sore lucia montella- sore francesca montella- voteno sore beatrice troisi- sore margherita moscato- depositaria sore marta magnacervo sore elisabetta de Leonardis infirmera sore veronica chiarella- sore dorotea centrella- sore matalena troise-

sore matalena troisi -1-1-1-1-1-1------sore gerarda montella -1------sore ursula morella -1-1-1------sore marta magnacervo –1-1------168 III 367

Eodem die martij et coram eodem (nello stesso giorno di marzo e davanti alle stesse persone) in 2° scrutinio- sore magdalena troisi -1-1-1-1-1-1-1------sore gerarda morella -1------sore ursula morella -1-1-1------

confirmatus ----Canonico salernitanum francisco mare Don Carlo renzullo de serino Don Giuseppe Pagnillo 169 III 368

Electio Vicarie sore margherita moscato -1-1-1-1-1-1-1-1------sore geronima morella -1-1------sore ursula morella -1-1------170 III 369

167 ADS, Visite pastorali. 168 ADS, Visite pastorali 169 ADS, Visite pastorali. 170 ADS, Visite pastorali. 112 S. Lucia di Serino

Convento di S. Maria della Sanità OSC

113 Filomeno Moscati

II 0105

114 S. Lucia di Serino

II 0106

115 Filomeno Moscati

II 0107

116 S. Lucia di Serino

117 Filomeno Moscati

III 0096

118 S. Lucia di Serino

III 0097

119 Filomeno Moscati

III 0098

120 S. Lucia di Serino

III 0224

121 Filomeno Moscati

III 0225

122 S. Lucia di Serino

III 0226

123 Filomeno Moscati

III 0227

124 S. Lucia di Serino

III 0228

125 Filomeno Moscati

III 0229

126 S. Lucia di Serino

XIII Le chiese di Santa Lucia nell’anno 1608 La cappella di S. Rocco La chiesa o cappella di S. Maria di Costantinopoli

Nell‟ottobre dell‟anno 1608 fu effettuata anche la visita alle cappelle di S. Rocco e di S. Maria di Costantinopoli. Il visitatore, che aveva iniziato il suo giro di visite pastorali il giorno dieci del mese di ottobre del 1608 ( die decimo mensis octobris 1608 ), partendo dalla chiesa di S. Michele Arcangelo nel casale omonimo, vi giunse dopo aver visitato, in successione, la chiesa di S. Luca di Ponte e quella dello Spirito Santo nel convento francescano di Mercato Nuovo, e proprio con le visite alle cappelle di S. Rocco e di S. Maria di Costantinopoli fece il suo ingresso nel casale di Santa Lucia. La prima cappella ad essere visitata fu quella di S. Rocco. Il risultato della visita fu, a dir poco, desolante, perché la cappella risultò aperta, cioè in balia di chiunque, e in essa non veniva celebrata la Messa. Essa inoltre non aveva maestri , né rendita o introito alcuno, per cui al visitatore non restò che rivolgersi al parroco della parrocchia di Santa Lucia, nei cui confini la cappella ricadeva, per ordinargli di ammonire i suoi filiani a tenerla almeno chiusa. Il testo del verbale, brevissimo, dice:

Cappella di S. Rocco nel casale di Santa Lucia In quello stesso giorno il reverendo visitatore visitò la cappella sotto il titolo di San Rocco- che rinvenne aperta e in essa non si celebra, la quale cappella- non ha introito né reddito.- Fu ordinato al parroco della chiesa di Santa Lucia, entro i cui confini essa è eretta, che ammonisca i suoi filiani che la mantengano chiusa.171 II 0050

Il verbale di questa visita pastorale dimostra, perciò, che la chiesa di S. Rocco, che si riteneva fosse stata costruita all‟epoca della peste del 1656172, era già esistente nel primo decennio del secolo XVII, verisimilmente perché costruita, durante il corso del secolo XVI , o da privati o da una confraternita intitolata proprio a S. Rocco, così com‟ era avvenuto per tante altre chiese di Serino. Che la chiesa fosse già esistente prima della peste del 1656 è inoltre inoppugnabilmente provato da un documento rinvenuto da Ottaviano De Biase e a me cortesemente fornito in fotocopia . Questo documento, che reca la data del 24 settembre 1651, riveste grande importanza per la storia di Santa Lucia perché, oltre a confermare l‟esistenza della chiesa da cui ha preso in seguito nome l‟antico rione, si ricollega alla visita pastorale del 1608 per farci sapere che , essendo ancora nell‟anno 1650 la chiesa priva di un‟immagine del Santo e di un messale col quale poter celebrare la Messa, un benestante del luogo, facendosi interprete della devozione popolare, decise di farli comperare donando alla chiesa di S. Rocco la somma di 10 ducati. Il documento ci fa, infine, sapere che l‟immagine del Santo, comperata dal parroco Geronimo Cirino al costo di 8 ducati, è opera del pittore serinese

171 ADS, Visite pastorali. 172 Ottaviano De Biase, S. Lucia nella Valle del Sabato, Edizioni Gutenberg, Lancusi (SA) 2001, p.98. 127 Filomeno Moscati

Angelo Solimene, padre del grande pittore Francesco. Ecco il testo del documento :

Se fa fede da me Don Geronimo Cerino curato- nel casale di Sta Lucia, qualmente il Dottor Domi- nico moscati lo anno passato, s’obbligò di donare- docati dieci alla cappella di Sto Rocco di detto- casale, per qui farci fare uno quatro di detto- Santo, et uno messale per celebrare le messe;- questi docati dieci il detto Dottor Dominico le ha- dati in mio potere per l’effetto predetto et Io- ni ho comprato detto messale carlini vinti- et il quatro di Sto Rocco l’ho comprato docati- otto che l’ha fatto mastro Angelo Solimine, et le- ho pagati detti docati otto delli denari consigna=- timi dal detto Dottor Dominico moscato, et in- fede del vero ho fatto la presente di mia propria- mano in Serino li 24 di settembre 1651.

Io Don Geronimo cerino curato di Sta Lucia manu propria- Io--- Pompeo Ricca sono testimonio- Io Filippo Califano sono testimonio-173

Alquanto diversa risultò la situazione della chiesa di S. Maria di Costantinopoli. Anche questa cappella fu rinvenuta aperta, ma, a differenza dell‟altra, in essa c‟era un altare, che poteva essere chiuso e nel quale si celebrava a devozione dei fedeli. In essa c‟erano, inoltre, tre maestri, ai quali il visitatore, come a suoi naturali interlocutori, ordinò di ampliare l‟altare, di fare davanti ad esso uno sgabello di legno, di tenerlo sempre chiuso a chiave, e che in quella cappella nessun altro fosse ammesso a celebrare la Messa, sotto pena di sospensione. Il testo del verbale è questo:

Chiesa o Cappella di S. Maria di Costantinopoli dello stesso luogo E successivamente visitò la cappella di S. Maria di Costantinopoli, che- ugualmente fu rinvenuta aperta. In essa è posto un altare- che si può chiudere.- La cappella stessa è stata ampliata dalle clementine, e in essa si celebra- per devozione, e maestri di questo sono Domenico Volzone,- Angelo Peluso e Graziano Galasso- a cui  fu ordinato che l’altare sia ampliato, che si faccia uno sgabello di legno- davanti all’altare, e sia mantenuto sempre chiuso a chiave- e altri in essa non celebri sotto pena di sospensione.174 II 0050

173 N d A. La fotocopia dell‟originale è stata fornita da Ottaviano De Biase. 174 ADS, Visite pastorali. 128 S. Lucia di Serino

II 0050

129 Filomeno Moscati

Fotocopia del documento originale fornita da Ottaviano De Biase

130 S. Lucia di Serino

XIV Casa di S. Maria di Loreto

Fra le carte dell‟anno 1557, riguardanti le visite pastorali alle chiese di Santa Lucia di Serino, si trova inclusa una relazione che ha per titolo : Relazione del stato et honere della Casa di S. Maria- dello Reto di Sirino di clerici Regolari Minori. Questa relazione , inserita nel posto sbagliato e nell‟anno sbagliato, ci permette, tuttavia, di completare la visione dei segni tangibili dell‟antica fede di questo antico casale, costituiti da chiese e istituti religiosi, portando alla nostra conoscenza l‟esistenza, in esso, di un secondo convento, intitolato a S. Maria di Loreto. Il posto e l‟anno in cui la relazione è inserita sono sbagliati . perché la vicenda dell‟esistenza di questo secondo convento, in Santa Lucia di Serino, ebbe inizio il 20 settembre 1631, giorno in cui il nobile serinese Gregorio Troisi, con il consenso del cardinale Fabrizio Savelli, arcivescovo di Salerno, compilò un testamento in cui nominava erede universale di tutti i suoi beni il monastero dei chierici regolari minori di S. Maria Maggiore di Napoli,175 con obbligo, fra l‟altro, di aprire un convento in Santa Lucia un anno dopo la sua morte. I chierici tennero fede all‟impegno e nel 1632 aprirono il convento, sito lungo la strada pubblica dell‟abitato, in luogo aperto, e in esso presero dimora quattro sacerdoti e due laici professi. Questo convento ebbe vita grama perché le sue rendite, pur cospicue, non risultarono sufficienti per la vita del convento, dovendo essere impiegate per maritaggi e Messe, secondo le prescrizioni del suo fondatore. La copia della relazione, scritta da padre Ambrosio della Forza, mette in luce proprio la difficile condizione economica del monastero e la decisione di chiuderlo che, a seguito di ciò, era stata presa dal padre provinciale. La relazione è senza data, ciò che spiega l‟errore di collocazione. In realtà essa fu scritta appena tre mesi dopo la visita del padre provinciale, che avvenne nel 1640,176 e ad essa si riferisce gran parte della relazione. La relazione è scritta in volgare e, perciò essa è riportata così com‟è scritta : Relazione del stato et honere della casa di S. Maria- Dello Reto di Sirino di clerici Regolari Minori- Il P. Provinciale di chierici Reg. Min.tre mesi sono essendo venuto- alla visita della casa di Sa Maria dello Reto di Sirino et haven- dola trovata assai aggravata di debiti, che passa la somma di- mille, et ducento scudi da pagarsi a diversi, portossi via- tutti li religiosi che vi stavano provedendosi al più col ser- vizio di duoi frati laici per potere col spolio di alcuni altri- sodisfare ai tanti debiti, a’ quali con tutto ciò ne anco si potrà- sodisfare.- Poiché la casa fra rendite, censi e fittavili, et possessioni varie- havuti- da trecento ducati in circa annui più o meno, di quilli fra- debiti di alcuni censi, et maritaggi da pagarsi, lasciati dal- fundatore di questa casa, et interessi annui che si pagano al- padrone della casa, dove habitiamo,- se ne va la maggiore- parte, quali:-

175 Generoso Crisci, Salerno Sacra, ricerche storiche, Edizioni Gutenberg, Lancusi (SA) 2001, Vol. III, p. 320. 176 A D S, Monasteri Soppressi, 131 Filomeno Moscati

Alla moglie del padrone di questa casa si pagano quaranta ducati annui- Alla cognata sei ducati annui- Per il maritaggio di una del suo parentado cinquanta ducati annui- Ad un creditore di esso fondatore quaranta duoi ducati an- nui, il cui nome è Angelo Rutolo- Ad un altro otto ducati annui- Per un lascito da lui fatto al Spirito Santo di Sirino dieci- ducati annui.- Al Barone della Candida, padrone della casa dove habitiamoI, tren- ta ducati annui.177 I 0023

Talchè della sudetta rendita ni resta per li padri, pagati tali debiti annui, poco- più di cento ducati; sopra li quali poi vi è di peso una messa per almeno- ogni giorno, et quattro messe la settimana, et sopra questi ci devono- da vivere duui sacerdoti; e duui laici, et da questi di più si- ha d’andare scemando tanto l’anno per pagare li sudetti- mille, et ducento ducati che presto vice tardi s’hanno a’ pagare- In pecto di tanto carico di debiti e difficultà di poter vivervi anco- con sì poco numero di religiosi, si vedde il negotio impossibile- da potersi proseguire e pertanto il padre provinciale sta in procin- to di cedere a questa fundazione, con lasciare questa casa.- il tutto da me infrascritto è stato revelato con ogni veri- tà, et fedeltà per obedire al comandamento de superiori- Io Ambrosio della forza delli clerici minori superiore-178 I 0024

Nel corso del secolo XVII il convento fu, perciò, soppresso, subendo le conseguenze della bolla del 1653, di Papa Innocenzo X, sul riordino dei monasteri. Il 12 marzo 1656, infatti, l‟arcivescovo cardinale Savelli e il Capitolo, in riunione congiunta, stabilirono che, poiché il convento doveva essere soppresso in ottemperanza alle disposizioni contenute nella bolla di Innocenzo X, i suoi beni potevano essere così assegnati: Il locale e l‟annessa chiesa di S. Maria di Loreto alla chiesa di S. Lucia; i rimanenti beni dovevano essere divisi tra le parrocchie di S. Eustachio di Dogana Vecchia, S. Antonio di Ribottoli, S. Lorenzo di Canale e S. Giovanni Evangelista di Ferrari. 179 Con la soppressione di questo monastero è scomparso solo l‟ultimo dei segni tangibili dell‟antica fede, gli altri sono tutti ancora presenti e vitali nell‟antico casale e, assieme ad essi, vivono le tradizioni antiche e mai interrotte delle festività di S. Lucia e di S. Rocco, con solenni celebrazioni in chiesa e rituali solenni processioni che si svolgono, attraverso le vie del paese, con grande concorso di popolo di tutta l‟antica “Terra di Serino” quasi a dimostrazione che, malgrado il mutar dei tempi e dei costumi, l‟antica fede non è ancora spenta.

177 ADS, Visite pastorali. 178 ADS, Visite pastorali. 179 Generoso Crisci, Salerno Sacra, Edizioni Gutenberg, Lancusi (SA) 2001, Vol. III, p.321. 132 S. Lucia di Serino

I 0023

133 Filomeno Moscati

I 0024

134 S. Lucia di Serino

Bibliografia

Accorsi C. A., Aiello A., Bartolini C., Castelletti L., Rodolfi G., Ronchitelli A., Il giacimento paleolitico di Serino, in Atti della Società di Scienze Naturali / Memorie, Serie A, 1979 / 86. Arangio Ruiz Vincenzo, Istituzioni di Diritto Romano, Casa Editrice Dott. Eugenio Jovene, Napoli 1954. Armellini Mariano, Lezioni di Archeologia Cristiana, Tipografia della Pace di Filippo Cugiani, Roma 1898. Barra Francesco, Atripalda, profilo storico, Ed. a cura dell‟Assessorato ai Beni Culturali del Comune di Atripalda, 1985. Bella Bona Scupione, Ragguagli della città d’Avellino, in Trani, per Lorenzo Valeri, MDCLVI. Buzzi Giancarlo, Guida alla civiltà etrusca, Arnaldo Mondadori Editore, Milano 1984. Calamaro Gennaro, Janus, Corso di Latino, Teoria, Editrice Ferraro, Napoli ,1992. Calonghi Ferruccio, Dizionario Latino – Italiano, Rosemberg , Torino 1964- Camodeca Giuseppe, Istituzioni e Società, in Storia Illustrata di Avellino e dell’Irpinia, Vol. I.ì, L’Irpinia Antica, Sellino e Barra Editori, Pratola Serra (AV) 1996. Campanini, Carboni, Vocabolario della lingua Latina. Carucci, La provincia di Salerno. Castiglioni Luigi, Scevola Mariotti, Vocabolario della Lingua Latina. Catone, De agricoltura. Cerinotti Angela, Atlante illustrato dei miti, Giunti Gruppo Editoriale, Firenze 2006. Cicerone, De lege agraria. Cinti Decio, Dizionario Mitologico, Sonzogno Editore, Milano 1998. Conwai, The preitalie dialects, S. E. Johnson e J. Whatmouch, Londra 1923. Crisci Generoso, Salerno Sacra, Edizioni Gutenberg, Lancusi (SA) 2001. De Biase Ottaviano, Santa Lucia nella valle del Sabato, Edizioni Gutenberg, Lancusi (SA) 2001 De Cunzo M., De Martini V., Le città nella storia d’Italia. Avellino, Ed. La Terza, Bari 1985. De Simone Francesco, Un frammento di storia di S. Lucia di Serino. Edizione Fuori Commercio... i Pikel S. Lucia di Serino 2006. Gambino Nicola, Sancta Ecclesia Abellinensis. Profilo di una Diocesi. Promanoscritto. Candida 1986. Garzetti Albino, Introduzione alla Storia romana con un’appendice di esercitazioni epigrafiche, Cisalpino, Istituto Editoriale Universitario, Monduzzi Editore, Milano 1995. Isidoro, Etymologia. Jedin Hubert, Breve storia dei Concili, Herder-Morcelliana, Brescia 1989. Livio, Ab Urbe condita, Luca, Vangelo.

135 Filomeno Moscati

Marranzini Alfredo, Un frammento di storia romana in un’iscrizione di Santa Lucia di Serino, Osservatore Romano 26 Ottobre 2006. Masucci Filippo, Serino nell’Età antica, Tipografia Pergola, Avellino 1959. Moscati Filomeno, Storia di Serino, Gutenberg Edizioni, Penta di Fisciano (SA) 2005. Natella Pasquale, I castelli, in Storia illustrata di Avellino e dell’Irpinia. Vol . III, Età Moderna, Sellino e Barra Editori, Pratola Serra (AV), 1996 Orazio, Odi; Satire. Pianigiani Ottorino, Vocabolario Etimologico, Edizioni Polaris, Varese 1993. Plinio, Naturalis Historia. Ricca Erasmo, Istoria dei feudi delle Due Sicilie, Stamperia di Agostino de Pascale, Napoli 1869-. Ronchitelli A., Segnalazione di un’industria uluzziana a Tornola, in Rassegna di Archeologia 1982/83. Salmon E. T., Il Sannio e i Sanniti, Giulio Einaudi Editore, Torino 1985. Sansone Leonida, Le radici di Avellino, ovvero cenni storici di Atripalda, E d. AGAR, Napoli 1971. Scandone Francesco, Documenti per la storia dei comuni dell’Irpinia, Amministrazione Provinciale di Avellino, MCMLVI Schmidt Joel, Dizionario della mitologia., Gremese Editore, Roma 1994. Stella Aldo, Santa Lucia di Serino, Edizione del Comune di Santa Lucia di Serino, 1989. Vallauro T., Durando C., Dizionario italiano latino, latino italiano. Varrone, De re rustica. Virgilio, Georgiche; Bucoliche.

136 S. Lucia di Serino

Indice

Introduzione------p. 4

I- Santa Lucia di Serino. Antiche origini.------p. 5

II- Santa Lucia di Serino. Antico nome.------p.9

III- Santa Lucia di Serino. Antica fede. La religione dei Sanniti—-p. 19

IV- Santa Lucia di Serino. Antica fede. Le chiese cristiane.------p. 25

V- Inventario delle rendite della chiesa di S. Lucia nell‟anno 1511. p. 31

VI- Le chiese di santa Lucia di Serino nell‟anno 1557. La chiesa di S. Lucia. La chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. L’Oratorio di S. Berardino.------p.47

VII - Inventario della venerabile chiesa di S. Pietro exemplatus da un altro antico ------p. 55

VIII- Le chiese di Santa Lucia di Serino nell‟anno 1608. La chiesa di S. Lucia.------p. 59

IX- Trasferimento delle funzioni parrocchiali alla chiesa di S. Pietro p. 69

X- Le chiese di Santa Lucia nell‟anno 1608. La chiesa di S. Pietro apostolo------p. 81

XI- Le chiese di Santa Lucia nell‟anno 1608. Lasciti alla chiesa di S. Pietro apostolo------p. 97

XII- Le chiese di Santa Lucia nell‟anno 1608. La chiesa di S. Maria della Sanità------p. 103

XIII- Le chiese di Santa Lucia nell‟anno 1608. La cappella di S. Rocco. La chiesa o cappella di S. Maria di Costantinopoli------p. 127

XIV - Casa di S. Maria di Loreto ------p. 13 1

Bibliografia------p. 135

137 Filomeno Moscati

138