Geografia Di Stato Il Viaggio Rinascimentale Da Venezia a Costantinopoli Fra Letteratura E Cartografia
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRIESTE XXII CICLO DEL DOTTORATO DI RICERCA IN SCIENZE UMANISTICHE Curriculum: Relazioni culturali e letterarie nei paesi dell’area adriatica INDIRIZZO ITALIANISTICO Geografia di stato Il viaggio rinascimentale da Venezia a Costantinopoli fra letteratura e cartografia Dottorando TONI VENERI Responsabile Dottorato di ricerca Prof.ssa MARINA PALADINI Relatrice Settore scientifico-disciplinare Prof.ssa SERGIA ADAMO L-FIL-LET/14 ANNO ACCADEMICO 2009-2010 Indice PRIMA PARTE La spazializzazione dell’Oriente Premessa alla prima parte 3 1. La spazializzazione delle utopie religiose Spazi e luoghi. Venezia-Gerusalemme 1.1 Primo aneddoto. David Reubeni 7 1.2 Giochi di verità 13 1.3 L’insufficienza dello spazio 20 1.4 Per lo spazio: Fiumi 26 1.5 Per i luoghi: Grotte 34 1.6 Spazio, luogo, mondo. Ulisse e Polifemo 42 2. La spazializzazione delle utopie politiche Utopie ed eterotopie. Venezia-Cambaluc 2.1 Secondo aneddoto. Chaggi Memet 53 2.2 Il riscatto di Marco Polo 58 2.3 I complici di Ramusio 67 2.4 Utopiche. La formalizzazione della mappa 73 2.5 Isole e imperi. Utopie 80 2.6 Palazzi e prigioni. Eterotopie 86 3. La spazializzazione della storia Cronotopi e corografie. Venezia-Bisanzio 3.1 Terzo aneddoto. Geoffroy de Villehardouin 97 3.2 Il diritto veneziano all’Oriente 107 3.3 Paolo Ramusio e l’imperio del mare 117 3.4 Dalla cronachistica alla corografia 126 3.5 È questa città di forma triangolare… 136 3.6 Cronotopi assoluti, di drammatizzazione e dislocazione 146 Conclusione alla prima parte Microstorie e narrazioni totalizzanti 157 SECONDA PARTE Il viaggio di Costantinopoli Premessa alla seconda parte 171 4. Strategie e descrizioni Quadri e utopie. Gli spazi del viaggio a Costantinopoli 4.1 Lo spazio della frammentazione cartografica Tolomeo e Gastaldi. Inquadrature e corografie 179 4.2 Lo spazio del raccordo cartografico Forlani, Camocio, Bertelli. Mappe dell’impero 186 4.3 Lo spazio dello scudo tipografico Itinerari, indici e portolani 197 4.4 Lo spazio del microcosmo Coppo, Buondelmonti e gli isolari veneziani 208 4.5 Il viaggio di Costantinopoli negli isolari Bordone, Millo, Porcacchi 219 4.6 Lo spazio della visione. Topografie Pinargenti, Bertelli, Camocio, Franco, Rosaccio 230 5. Tattiche e racconti Aneddoti ed eterotopie. I luoghi del viaggio a Costantinopoli 5.1. Il testo preliminare Relazioni diplomatiche e trattati etnografici 243 5.2 Blocchi e medaglioni dal dispaccio al diario di viaggio 256 ii 5.3 Dove si apre un campo d’azione eterotopie annunciate e sottintese 279 5.4 Dove si mangia, si dorme, si va a messa la metastruttura rituale del viaggio 289 5.5 Dove invece si affrontano gli imprevisti i luoghi paratopici del viaggio 295 5.6 Dove si immagina o si ricorda il passato e dove invece si scopre il paese 304 6. Discorsi Conclusione. Dal pellegrinaggio al viaggio in Oriente 6.1 La secolarizzazione della peregrinatio medievale 318 6.2 Linearità e circolarità 325 6.3 Gerusalemme, Venezia, Costantinopoli 329 6.4 Esotismo e orientalismo 337 6.5 L’orientalismo come risemantizzazione 344 6.6 Dalla monarchia universale all’anarchia orientale 352 APPENDICI Appendice di testi e documenti (ATD) 361 Repertorio per generi e autori di testi rinascimentali veneziani sul viaggio a Costantinopoli (RB) 371 I. Il viaggio di Costantinopoli nella storiografia. La Quarta Crociata II. Il viaggio di Costantinopoli nella cartografia. L’impero marittimo veneziano III. Il viaggio di Costantinopoli nella navigazione. I portolani di Levante IV. Il viaggio di Costantinopoli nell’illustrazione. Gli isolari e le raccolte di vedute V. Il viaggio di Costantinopoli nell’odeporica. Diarii e itinerari di ambasciatori e segretari VI. Il viaggio di Costantinopoli nel commentario. La trattatistica sul mondo ottomano Bibliografia Ulteriore letteratura primaria 420 Letteratura secondaria 429 Appendice iconografica I iii iv PRIMA PARTE La spazializzazione dell’Oriente Premessa alla prima parte L’itinerario che da Venezia si snoda lungo l’Adriatico orientale e, a seconda delle circostanze, attraversa i mari Ionio ed Egeo oppure valica per via di terra i Balcani, per raggiungere infine Costantinopoli, capitale dell’impero ottomano, durante il Rinascimento diventa per i veneziani oggetto privilegiato e quasi ossessivo di rappresentazione, quadro geografico attraverso cui istituzionalizzare nuovi criteri di descrizione del territorio e allo stesso tempo modello narrativo di viaggio sul quale far risaltare luoghi e figure esemplari. Saperi ad alto potenziale strategico, come la diplomazia, la riflessione umanistica e la cartografia, che a Venezia proprio in quei decenni vanno incontro a un momento di forte innovazione, fanno così di un itinerario legato alla vita politica, economica e militare della Repubblica l’oggetto di un discorso estensibile alla scienza, alla letteratura e alla mitografia. Le tecnologie a disposizione di questo discorso sono inaudite: un nuovo genere letterario che è anche lo strumento di governo che segna la nascita della moderna geopolitica, la prosa diplomatica degli ambasciatori veneziani; un’editoria a stampa, ineguagliata a livello europeo sia per quantità che per qualità, la prima che riesce a fare della riscoperta letteraria dei classici un fenomeno industriale di largo consumo (senza per questo rinunciare al rigore filologico, si pensi ai prodotti dell’officina manuziana); la cruciale messa alla prova e ridefinizione del sistema matematico di descrizione del mondo offerto da Tolomeo, grazie a un afflusso straordinario di informazione geografica e allo sviluppo vertiginoso di un’editoria a carattere geografico e cartografico. Tema prediletto allo stesso tempo di scritture di governo, di trattati e commentari umanistici destinati a un pubblico più o meno selezionato oltre che di rappresentazioni corografiche, topografiche e vedutistiche, il viaggio da Venezia a Costantinopoli è nella sua unità discorsiva il complesso risultato di sforzi epistemologici congiunti che riguardano più in generale la costruzione rinascimentale dell’Oriente. Solo considerando 3 questo fenomeno all’interno di un più ampio rinnovamento dell’immaginazione geografica legata all’Asia è possibile individuarne i caratteri originali e allo stesso tempo valutarne l’impatto nella formazione europea dell’orientalismo, di saperi inerenti tanto alla storia del pensiero politico e della riflessione etnografica quanto alla costituzione di topoi letterari di lunga durata o di resistenti cronotopi geografici. Il tratto distintivo di questa vicenda è la spazializzazione, condotta con svariati mezzi, di un territorio precedentemente letto e rappresentato attraverso modelli e criteri diversi, generalmente associati al mondo medievale, ma ancora operanti in pieno Cinquecento, tanto a livello sociale che testuale. Di un confronto serrato con questi modelli medievali dell’Oriente e della loro profonda rielaborazione in direzione spaziale, l’attività di Giovanni Battista Ramusio (1485-1557), il più grande geografo veneziano del secolo, offre delle straordinarie testimonianze. Non solo perché Ramusio concepisce la pubblicazione di un’opera cosmografica senza precedenti – le Navigationi et viaggi, tre volumi pubblicati dai Giunti rispettivamente nel 1550, nel 1556 e nel 1559, monumentale e sistematica compilazione di relazioni guidata da un progetto totalizzante eppure perfettibile di mappatura del mondo – ma perché la sua attività più di ogni altra illustra la convergenza e la concomitanza delle innovazioni veneziane nei settori della diplomazia (Ramusio è alto funzionario della cancelleria ducale), dell’editoria umanistica (si forma nell’Accademia Aldina) e della cosmografia (ospita a casa sua e collabora attivamente con il miglior cartografo presente a Venezia, Giacomo Gastaldi). Nell’ambizioso progetto di sostituire Tolomeo, espandendone lo spazio matematico sia fisicamente al di là dell’orbe conosciuto dagli antichi sia metodologicamente facendo dei gradi e delle coordinate il necessario punto di partenza (ma anche di sottomissione) per una descrizione geografica potenzialmente infinita, l’Oriente, in quanto specchio su cui far riverberare la luce abbagliante di Venezia, riceve un’attenzione e un trattamento decisamente speciali. Che l’imago mundi cambi profondamente a cavallo tra Quattro e Cinquecento, da una parte attraverso le imprese spagnole di esplorazione e conquista a Occidente, dove l’ecumene si spalanca sul Nuovo Mondo, dall’altra attraverso le spedizioni portoghesi a Oriente, dove l’Oceano Indiano abbandona la sua tradizionale dimensione leggendaria e 4 favolosa, è un consolidato luogo comune della storiografia che rischia di banalizzare la complessa disarticolazione e riarticolazione di conoscenze condotta dai geografi, dagli umanisti e dai diplomatici veneziani rispetto all’immagine dell’Oriente prodotta nei secoli precedenti. Da questo punto di vista, a permettere un approccio diverso sono tre aneddoti rintracciabili nell’opera e nella biografia ramusiane, che possono essere intesi come concreti momenti operativi da preferire a una narrazione totalizzante e integrata, già in qualche modo annunciata da queste premesse, ma anche come tracce testuali da analizzare nelle pieghe problematiche della loro leggibilità storica. Esempi eloquenti del metodo di spazializzazione adottato da Ramusio nei confronti di altrettanti discorsi medievali sull’Oriente (quello di matrice biblica veterotestamentaria di David Reubeni, quello odeporico di Marco Polo, quello cronachistico di Geoffroy de Villehardouin), mettono in luce i tre principali assi lungo