I Registri Notarili Di Giorgio Da Paluzza
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
I registri notarili di Giorgio da Paluzza Anni 1388, 1383, 1384, 1389, 1391 (Fondo Fontanini LXV – Cod. 38) di Giordano Brunettin Comune di San Daniele del Friuli - Udine Stampa: Poligrafiche San Marco - Cormons © 2017 ISBN 978-88-941695-1-5 L’Amministrazione comunale ha accolto con vivo favore la proposta del prof. Giordano Brunettin relativa alla pubblicazione del suo lavoro sui registri del notaio Giorgio da Paluzza, in quanto quest’opera, completa e approfondi- ta, consente di proseguire nell’intento di valorizzazione del patrimonio della Biblioteca Guarneriana, inesauribile fonte di conoscenza e i cui volumi meri- tano di essere singolarmente studiati. Questo lavoro, inoltre, ci consente di capire la nobile professione del no- taro nel Medioevo e di avere uno spaccato reale e concreto della vita della nostra comunità sul finire del XIV secolo, tra testamenti, eredità, scambi com- merciali e compravendite, di cui Giorgio da Paluzza è stato prezioso garante. Mi complimento con il dott. Brunettin per questo lavoro e rivolgo un sentito ringraziamento all’ARLEF, che con il proprio contributo ci ha permesso di dare alle stampe questo Quaderno Guarneriano, che diviene il n. 8 della nuova se- rie e va ad arricchire le pubblicazioni di cui il Comune di San Daniele si può pregiare. Consuelo Zanini Vicesindaco e assessore alla cultura In molte società, l’applicazione e, in larga misura, la stessa ela- borazione delle regole di diritto, sono state l’opera specifica di un gruppo di uomini relativamente specializzati e, in questo ruolo (che i suoi membri potevano naturalmente combinare con altre funzioni sociali), sufficientemente autonomo da possedere tradi- zioni proprie e, spesso, persino una logica peculiare di ragiona- mento. La storia del diritto, insomma, non potrebbe avere esistenza separata se non come storia dei giuristi (...). Intesa in questo senso, essa getta su fenomeni molto diversi, ma soggetti a un’azione uma- na comune, dei barlumi necessariamente incompleti, ma, nei loro limiti, molto rivelatori. Essa offre un punto di vista sul reale. (BLOCH, Apologia della storia) Come ben sanno gli storici, le fonti che abbiamo a disposizione per lo stu- dio del Medioevo, crescono sensibilmente a partire dai primi decenni del XIII secolo, al punto da diventare nel giro di poco tempo, un corpus ben consisten- te, e la documentazione utile a tracciare la nostra storia dalla metà del Due- cento fino al periodo della Controriforma, è molto spesso e prevalentemente proprio quella proveniente dalle fonti notarili. Fonti che sono, peraltro, tra le meno sistematicamente edite, con una atten- zione che quasi sempre si limita ai registri dei notai più antichi, che datano al più tardi alla fine del Duecento. Dal Trecento in avanti, in ambito nazionale, la loro pubblicazione è rara, e soprattutto è rarissima l’edizione organica di serie o registri notarili, come la pubblicazione sistematica di regesti e quella integrale di frammenti, mentre di sicuro queste fonti sono da sempre ampia- mente utilizzate per ogni sorta di indagine storica: dalla storia dell’arte a quella dell’economia, o delle istituzioni giuridiche, ecclesiastiche e culturali. Nella direzione della documentazione cancelleresca, è invece un’isola felice per gli studiosi, la pubblicazione di un numero ormai consistente di registri dei notai del Patriarcato di Aquileia datati al XIV secolo, tra cui non possiamo non ricordare i precedenti studi di Giordano Brunettin su Gubertino da Novate, che hanno riguardato anche i suoi registri di cancelleria patriarcale conservati in Guarneriana (Quaderno guarneriano, 3 nuova serie, 2004). L’edizione, in questo nuovo Quaderno guarneriano, dei registri di Giorgio da Paluzza notaio in San Daniele alla fine del XIV secolo – peraltro scono- sciuto all’erudito udinese Giovan Battista Della Porta (1867-1954) che non lo cita nel suo Index notariorum Patriae Fori Iulii –, aggiunge quindi un nuovo importante tassello non solo alla conoscenza del Fondo Fontanini della Biblio- teca Guarneriana, ma offre evidentemente anche nuove interessanti vie per leggere in filigrana la vita quotidiana e materiale della cittadina friulana in un momento di suo particolare splendore. Elisa Nervi Direttrice della Civica Biblioteca Guarneriana I registri notarili di Giorgio da Paluzza Anni 1388, 1383, 1384, 1389, 1391 (Fondo Fontanini LXV – Cod. 38) di Giordano Brunettin La terra murata di San Daniele sul finire del XIV secolo: alcune annotazioni. 9 Giorgio q. Francesco da Paluzza notaio in San Daniele Il notariato friulano tra XIV e XV secolo 26 Un profilo biografico 30 Profilo culturale e caratteri professionali 44 Alcuni dati sulla società sandanielese nei registri di Giorgio 64 Nota codicologica, diplomatistica e paleografica sui registri di Giorgio da Paluzza 92 Indice dei regesti del Registro del Cod. 38 105 Successione cronologica degli atti 179 Bibliografia di riferimento 185 LA TERRA MURATA DI SAN DANIELE SUL FINIRE DEL XIV SECOLO: AlcUNE ANNOTAZIONI L’orizzonte materiale e umano che circondava Giorgio da Paluzza e le sue attività professionali era quello della Terra murata di San Daniele, con caratte- ristiche istituzionali e socio-economiche simili a quelle di altre terre grosse del Patriarcato di Aquileia in sul finire del Trecento. Il territorio friulano, incapace storicamente a dare avvio a processi di ag- gregazione urbana di rilevanza regionale – la tendenza in tale direzione si constata soltanto a cavallo tra l’ultimo tratto del governo dei patriarchi e il primo periodo luogotenenziale a vantaggio del centro udinese –, spiccava nel Tardo Medioevo per la sua distribuzione a maglie larghe di insediamenti di dimensioni medio-piccole compressi tra l’autorità patriarcale, con inesausta velleità di accentramento politico-amministrativo, e la strisciante volontà si- gnorile che allignava nella costellazione castellana e magnatizia, sempre alla ricerca dell’occasione di conquistare al casato l’egemonia su un distretto e in prospettiva sull’intero ceto nobiliare della Patria, come esemplifica a usura il caso dei Savorgnani. Se non teniamo in considerazione i piccoli insediamenti di villaggio, le villae, che finivano per gravitare attorno alle terre grosse, privi quasi del tutto, com’erano, di spessore socio-economico, oltre che demico, e se parimente escludiamo i due centri più ragguardevoli di Cividale e Udine, a cagione della loro preminenza amministrativa e ecclesiastica, che li aveva fa- voriti nello sviluppo urbano, il ventaglio dei centri abitativi da recensire – che chiameremmo “minori” – si riduce ai tradizionali Tolmezzo, Gemona, Sacile, Spilimbergo e, appunto, San Daniele1. Ad essi spetta un ruolo di grande inte- 1 La recensione dei centri “minori” implica la questione della definizione dei criteri selettivi da adottare: non è sufficiente adottare quello giurisdizionale, dal momento che non tutti i centri sede di gastaldia patriarcale ebbero la forza di incidere nella realtà friulana, a unico esempio si può citare Fagagna; né quello socio-economico e demico, perché in casi come Portogruaro la limitata permanenza sotto il dominio temporale dei patriarchi ha egualmente impedito di svolgere un ruolo rilevante nell’evoluzione del dominio; né quello istituzionale e ecclesiastico, come dimostra la parabola discendente di Aquileia, né, infine, quello militare, perché i centri eretti a sede di quintiere – se pure questa organizzazione ebbe a sopravvivere al patriarca Ber- trando – non combaciano con il criterio socio-economico e demico, basti pensare al quintiere “ultra Tulmentum” addirittura privo di sede (cfr. LEICHT, Parlamento friulano, vol. II, p. 126). La tradizione storiografica ha recensito i centri “minori” sulla base di una valutazione che è risultante dalla combinazione dei criteri precedenti e altri ancora. Certamente è innegabile che debba spiccare su tutto il giudizio sulla capacità di un insediamento di diventare, in un decor- so temporale piuttosto esteso, centro di riferimento per ambiti territoriali relativamente ampi, e ciò sotto svariati punti di vista, non ultimo quello professionale del notariato, specialmente quando – nella seconda metà del Trecento – si assiste al fenomeno congiunto della scomparsa dei notai “rurali” e, coll’inurbamento del notariato, dell’attrazione della clientela entro le mura. 9 resse per lo storico del Friuli medievale, poiché la presenza nelle loro mura dei due poli principali di produzione di fonti – l’apparato ecclesiastico e l’i- stituzione comunale – permette di acuire la vista dell’indagine sulla vita della popolazione agraria, sulle dinamiche sociali e sull’evoluzione economica al di fuori del circuito delle evenienze prodotte dalle decisioni delle istituzioni poli- tiche al vertice e dalle grandi trasformazioni strutturali; evenienze cui sovente sfuggono proprio le cause profonde. Il XIV secolo friulano è conosciuto a sufficienza nelle linee principali dei suoi cambiamenti, che lo fanno trascorrere da una fase di forte dinamismo socio-economico nella prima metà a una fase di ristagno, instabilità e crisi nella seconda metà2, ma è lo studio di quanto avviene nei centri minori che permette di ricostruire i dettagli di quei cambiamenti e di individuarne soprat- tutto i moventi sostanziali, cosicché emergono anche i termini dell’interazione tra centro e periferia della compagine statuale patriarchina. E protagonisti di questo studio sono i registri notarili. Il quadro offerto da Paola Saltini nel suo saggio sulla San Daniele di inizi ‘400 ha una rara efficacia persuasiva3, in quanto ampiamente documentato