DI MONTECALVO IN

PROVINCIA DI REGIONE

OGGETTO:

Domanda di P.A.S. per impianto di produzione di energia elettrica di tipo idroelettrico, ubicato sul fiume Foglia in sx idraulica nel Comune di Montecalvo in Foglia, località Cà Spezie ai sensi di Art. 6 del D.Lgs. n° 28 del 03/03/2011 e p.ti 11.9 e 11.10 delle Linee Guida del D.M. 10/2009/2010

TITOLO: DATA: VERIFICA DI ASSOGGETTABILITA’ A VIA (SCREENING) dicembre 2013 SCALA: - STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE E STUDIO DI SCREENING ELABORATO: TAV. 1

COMMITTENTE:

CINQUECENTO s.r.l. Via G. G. Belli, 36 00193 - ROMA

PROGETTISTI:

Tecnico Ing. Yos Zorzi

Controllato Ing. Yos Zorzi

Redatto Ing. Francesca Montanari

Collab. prog. Ing. Francesca Montanari

Cod. Doc.

Domanda di P.A.S. per impianto di produzione di energia elettrica di tipo idroelettrico, ubicato sul fiume Foglia in sx idraulica nel Comune di Montecalvo in Foglia, località Cà Spezie, ai sensi di Art. 6 del D.Lgs. n° 28 del 03/03/2011 e p.ti 11.9 e 11.10 delle Linee Guida del D.M. 10/2009/2010 VERIFICA DI ASSOGGETTABILITA’ A VIA – STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE E STUDIO DI SCREENING

GRUPPO DI LAVORO

Ing. Yos Zorzi

Ing. Andrea Artusi

Ing. Andrea Bolognesi

Ing. Francesca Montanari

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Domanda di P.A.S. per impianto di produzione di energia elettrica di tipo idroelettrico, ubicato sul fiume Foglia in sx idraulica nel Comune di Montecalvo in Foglia, località Cà Spezie, ai sensi di Art. 6 del D.Lgs. n° 28 del 03/03/2011 e p.ti 11.9 e 11.10 delle Linee Guida del D.M. 10/2009/2010 VERIFICA DI ASSOGGETTABILITA’ A VIA – STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE E STUDIO DI SCREENING

Indice

1 INTRODUZIONE ...... 5

1.1 STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE E STUDIO DI SCREENING ...... 5

1.2 OBIETTIVI DELLO STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE E DELLO STUDIO DI SCREENING ...... 7

1.3 PRINCIPALE NORMATIVA DI RIFERIMENTO ...... 9 1.3.1 Normativa comunitaria ...... 9 1.3.2 Normativa nazionale ...... 9 1.3.3 Normativa regionale ...... 9 1.3.4 L.R. 3/2012 - ALLEGATO C ...... 11 1.3.5 D.P.R. 357/1997 - ALLEGATO G ...... 12

1.4 ELENCO ELABORATI E ALLEGATI ...... 13

2 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ...... 14

2.1 UBICAZIONE INTERVENTO E INQUADRAMENTO ZONE CONSIDERATE ...... 14

2.2 PREVISIONI E VINCOLI DELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICA ...... 16 2.2.1 PRG del Comune di Montecalvo in Foglia ...... 16 2.2.2 PTC Provincia di Pesaro-Urbino ...... 28 2.2.3 PPAR-Piano paesistico ambientale regionale ...... 31 2.2.4 Zonizzazione acustica ...... 58 2.2.5 Parchi, aree protette e Natura 2000 ...... 61 2.2.6 Beni paesaggistici vincolati (D. Lgs. 42/2004 - Art. 142) ...... 63 2.2.7 Vincolo idrogeologico ...... 64

2.3 PREVISIONI E VINCOLI NEI PIANI DI BACINO E TUTELA E RISANAMENTO ACQUE 65 2.3.1 PAI - Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico dei bacini di rilievo regionale 65

2.4 MISURE DI CONSERVAZIONE PER LE ZONE DI PROTEZIONE SPECIALE ...... 70 2.4.1 D.G.R. 1471/08 ...... 70 2

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2.4.2 L.R. 52/74 ...... 77

2.5 COERENZA PROGETTO CON NORME E STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE E PIANIFICAZIONE ...... 78

3 CONTENUTI SPECIFICI DELLO STUDIO DI SCREENING ...... 80

3.1 COMUNI INTERESSATI...... 80

3.2 PREVISIONI DI TRASFORMAZIONE TERRITORIALE ...... 80 3.2.1 Interventi con movimentazione di terreno ...... 81 3.2.2 Insediamenti abitativi, turistici e produttivi su aree naturali e/o seminaturali ...... 82 3.2.3 Modifica di ambienti fluviali e perifluviali ...... 82

3.3 CARATTERIZZAZIONE NATURALISTICA DELLA PARTE DEI SITI INTERESSATI 82 3.3.1 Individuazione dell’area vasta ...... 82 3.3.2 Descrizione SIC/ZPS (Formulario natura 2000) ...... 83 3.3.3 Flora e vegetazione ...... 84 3.3.4 Aspetti faunistici ...... 90

3.4 VERIFICA DI COMPATIBILITÀ E INDIVIDUAZIONE DEGLI IMPATTI ...... 91

4 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE ...... 92

4.1 DESCRIZIONE DEL PROGETTO ...... 92 4.1.1 Opera di intercettazione e locale quadri ...... 93 4.1.2 Misuratore e regolazione di portata ...... 94 4.1.3 Macchina idraulica ...... 94 4.1.4 Vasca e canale di scarico ...... 95 4.1.5 Scala di risalita dei pesci ...... 96

4.2 DIMENSIONI DEL PROGETTO (SUPERFICI, VOLUMI, POTENZIALITÀ) ...... 100 4.2.1 Dimensioni fisiche ...... 100 4.2.2 Potenzialità ...... 101

4.3 CUMULO CON ALTRI PROGETTI ...... 104

4.4 UTILIZZAZIONE DELLE RISORSE NATURALI ...... 105

4.5 PRODUZIONE DI RIFIUTI ...... 106

4.6 INQUINAMENTO E DISTURBI AMBIENTALI ...... 107

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4.7 RISCHIO DI INCIDENTI, PER QUANTO RIGUARDA, IN PARTICOLARE, LE SOSTANZE O LE TECNOLOGIE UTILIZZATE ...... 107

4.8 IMPATTO SUL PATRIMONIO NATURALE E STORICO, TENUTO CONTO DELLA DESTINAZIONE DELLE ZONE CHE POSSONO ESSERE DANNEGGIATE (IN PARTICOLARE ZONE TURISTICHE, URBANE O AGRICOLE) ...... 108

4.9 DISMISSIONE FINALE DEGLI IMPIANTI E DELLE OPERE ...... 109

5 CARATTERISTICHE DELL’IMPATTO POTENZIALE ...... 112

5.1 PORTATA DELL'IMPATTO E STRATEGIE DI MITIGAZIONE ...... 112 5.1.1 Effetti Sociali...... 112 5.1.2 Paesaggio ...... 112 5.1.3 Atmosfera ...... 114 5.1.4 Ambiente idrico ...... 115 5.1.5 Biosfera ...... 116 5.1.6 Acustica ...... 119

5.2 NATURA TRANSFRONTALIERA DELL'IMPATTO ...... 119

5.3 ORDINE DI GRANDEZZA E DELLA COMPLESSITÀ DELL'IMPATTO ...... 119

5.4 PROBABILITÀ DELL'IMPATTO ...... 123

5.5 DURATA, FREQUENZA E REVERSIBILITÀ DELL'IMPATTO...... 123

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1 INTRODUZIONE

1.1 STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE E STUDIO DI SCREENING

Per poter fare richiesta di P.A.S. per un impianto di produzione di energia elettrica di tipo idroelettrico (e relative opere di connessione alla rete elettrica nazionale), ubicato sul fiume Foglia in sx idraulica in Provincia di Pesaro-Urbino, nel Comune di Montecalvo in Foglia, località Cà Spezie, denominato “IMPIANTO IDROELETTRICO CA’ SPEZIE” ad opera della ditta CINQUECENTO s.r.l., con sede a Via G. G. Belli, 36, 00193 – ROMA, si è reso necessario avviare preventivamente il procedimento di assoggettabilità a V.I.A., ai sensi della L.R. 3/2012. Il progetto definitivo per cui si richiede tale verifica di assoggettabilità prevede la realizzazione di un impianto caratterizzato da:  opera di intercettazione posta in sinistra idrografica a monte della briglia esistente, ove è già presente un’opera di captazione del Consorzio di Bonifica Integrale dei Fiumi Foglia- Metauro-Cesano;  canale di invito e collettamento alla centrale di produzione posta a cavallo della briglia di cui sopra;  sistema di restituzione dell’acqua turbinata posta immediatamente a valle del manufatto dove insiste l’opera di presa ;  scala di risalita dei pesci.

L’impianto progettato prevede: - Portata massima di prelievo: l/s 2500; - Portata media di prelievo: l/s 1604; - Salto utile: mt. 2.50; - Potenza massima installata: Kw 77,66; - Potenza nominale media producibile: Kw 42.89; - Volume annuo di prelievo: mc 50 500 000;

Il presente studio preliminare ambientale costituisce allegato all’istanza di avvio del procedimento di assoggettabilità a V.I.A., per quanto previsto dalla L.R. 3/2012, art. 8. La Verifica di assoggettabilità è attivata dal proponente con la redazione del progetto preliminare, e dello studio preliminare ambientale i cui contenuti sono esplicitati nell'Allegato V alla parte II del citato Decreto Legislativo e s.m.i. 6 e dall'Allegato C della L.R. 3/2012. Mediante la procedura di verifica di assoggettabilità (screening), spetta all’Autorità competente valutare se il progetto possa avere un impatto significativo sull’ambiente e debba perciò essere sottoposto a V.I.A.

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Considerato che l'intervento oggetto della presente procedura di verifica di assoggettabilità ricade anche nel campo di applicazione del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n.357 (Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche), in quanto si trova all’interno dell’area denominata ZPS IT5310025 - Calanchi e praterie aride della media Valle del Foglia, la verifica di assoggettabilità comprende la fase di screening per la valutazione d'incidenza di cui all'articolo 5 del decreto presidenziale medesimo. A tal fine: a) lo studio preliminare ambientale contiene gli elementi di cui all'allegato G del D.P.R. 357/1997, secondo quanto specificato nelle linee guida di cui all'articolo 24 della L.R. 3/2012; b) le modalità di informazione del pubblico danno specifica evidenza dell'integrazione delle procedure; c) la valutazione dell'autorità competente alla verifica di assoggettabilità si estende alle finalità di conservazione proprie della valutazione d'incidenza o dà atto degli esiti della stessa.

Lo studio di screening è realizzato esclusivamente per le opere della centrale e non per quelle di connessione alla rete, in quanto escluse dagli interventi che necessitano tale parere, ai sensi della D.G.R. 220/2010. Esse saranno infatti realizzate interrate, fino alla cabina esistente nella particella 519 del foglio 12 del Comune di Montecalvo in Foglia, e si prevede che le aree di cantiere e il sedime delle stesse vengano a trovarsi nella sede o nelle pertinenze di strade destinate alla circolazione (in particolare la Via Vicinale Cà Spezie).

Per quanto attiene alle procedure, il D.G.R. 220/10 individua le seguenti fasi, i cui passaggi fra l’una e l’altra non sono obbligatori, ma consequenziali alle informazioni e ai risultati ottenuti: 1. SCREENING: si analizza la possibile incidenza che un progetto o un piano può avere sul sito Natura 2000 sia isolatamente sia congiuntamente con altri progetti o piani, valutando se tali effetti possono oggettivamente essere considerati irrilevanti 2. VALUTAZIONE APPROPRIATA: qualora l’Autorità competente verifichi un’incidenza significativa negativa sullo stato di conservazione dell’area SIC, ZSC e/o ZPS, si procede con l’analisi dell'incidenza del piano o del progetto sull'integrità del sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, nel rispetto della struttura e della funzionalità del sito e dei suoi obiettivi di conservazione e individuazione delle misure di mitigazione eventualmente necessarie. 3. VALUTAZIONE DI SOLUZIONI ALTERNATIVE: si prevede l’esame di modi alternativi di attuazione dell’intervento per evitare, laddove possibile, gli effetti negativi sull’integrità del sito Natura 2000.

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Lo studio di screening si propone di individuare e valutare gli eventuali effetti legati alla costruzione del suddetto impianto idroelettrico sugli habitat, sulla flora e vegetazione e sulle comunità faunistiche della ZPS 04 IT5310025 Calanchi e praterie aride Media Valle del Foglia; tale studio è stato sviluppato in conformità a quanto previsto dal D.G.R. 220/10.

1.2 OBIETTIVI DELLO STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE E DELLO STUDIO DI SCREENING

L’obiettivo principale del presente studio consiste nell’identificazione e valutazione degli effetti dell’opera sull’ambiente, sulla base delle caratteristiche del progetto ed a seguito dell’analisi delle componenti ambientali interessate nella situazione ante operam.

In tal senso le componenti ambientali cui riferirsi sono:  atmosfera;  ambiente idrico;  suolo e sottosuolo;  vegetazione, flora, fauna ed ecosistemi;  rumore e vibrazioni;  radiazioni ionizzanti e non ionizzanti;  salute pubblica;  paesaggio;  traffico;  aspetti socio-economici.

Gli impatti sono stati analizzati, componente per componente, con grado di approfondimento relazionato all’importanza dell’impatto stesso ed alla sensibilità della componente interessata. In particolare le componenti ritenute maggiormente significative in relazione alla tipologia d’opera in progetto, per le quali sono stati effettuati opportuni approfondimenti specialistici sono:  ambiente idrico;  vegetazione, flora, fauna ed ecosistemi;  rumore e vibrazioni;  paesaggio;

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Data la complessità e la molteplicità delle tematiche affrontate nel presente Studio, la redazione dello stesso ha coinvolto il seguente gruppo di lavoro:

Coordinamento tecnico-scientifico, inquadramento Ing. Francesca Montanari programmatico

Ing. Andrea Artusi Valutazione dell’impatto sull’ambiente idrico Ing. Andrea Bolognesi

Valutazione dell’impatto su vegetazione, flora, fauna ed Ing. Yos Zorzi ecosistemi

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1.3 PRINCIPALE NORMATIVA DI RIFERIMENTO

1.3.1 Normativa comunitaria

 Direttiva 79-409-CEE - Conservazione uccelli selvatici (Direttiva "uccelli")  Direttiva 92-43-CEE - Conservazione habitat naturali e seminaturali (Direttiva "habitat")

1.3.2 Normativa nazionale

 DM 03/09/02 - Linee guida gestione siti Natura 2000  D.P.R. 357/97 “Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche” coordinato con il D.P.R. 120/03 “Modificazioni agli allegati A e B del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n.357, in attuazione della direttiva 97/62/CE del Consiglio, recante adeguamento al progresso tecnico e scientifico della direttiva 92/43/CEE”  D. Lgs. 41/04 - Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'art icolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137  D. Lgs. 152/06 – Norme in materia ambientale e ssmi  D.M. 17/10/07 - Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS)  D.M. 22/01/09 - Modifica del decreto 17 ottobre 2007, concernente i criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS).

1.3.3 Normativa regionale

 L.R. 6/05 - Legge Forestale Regionale  L.R. 6/07 - Modifiche ed integrazioni alle leggi regionali 14 aprile 2004, n. 7, 5 agosto 1992, n. 34, 28 ottobre 1999, n. 28, 23 febbraio 2005, n. 16 e 17 maggio 1999, n. 10. Disposizioni in materia ambientale e Rete Natura 2000  D.G.R. 1471/08 Misure di conservazione SIC e ZPS  D.G.R. 1036/09 Modifiche ed integrazioni della DGR 1471/2008  D.G.R. n. 220 del 09/02/10 – Linee guida regionali per la valutazione di incidenza [art. 23, comma 1, lettera c) L.R. 12/06/2007, n. 6]

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 D.G.R. n. 360 del 01/03/10 L.R. n. 6/2007 - DPR n. 357/1997 - Adozione delle linee guida regionali per l´esecuzione dei monitoraggi periodici degli habitat e delle specie di interesse comunitario.  L.R. 3/12 - Disciplina regionale della valutazione di impatto ambientale (VIA)

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1.3.4 L.R. 3/2012 - ALLEGATO C

Informazioni da inserire nello studio preliminare ambientale (articolo 8, comma 1, lettera b) 1. Caratteristiche del progetto. Le caratteristiche del progetto debbono essere prese in considerazione in particolare in rapporto ai seguenti elementi: a) dimensioni del progetto (superfici, volumi, potenzialità); b) cumulo con altri progetti; c) utilizzazione delle risorse naturali; d) produzione di rifiuti; e) inquinamento e disturbi ambientali; f) rischio di incidenti, per quanto riguarda, in particolare, le sostanze o le tecnologie utilizzate; g) impatto sul patrimonio naturale e storico, tenuto conto della destinazione delle zone che possono essere danneggiate (in particolare zone turistiche, urbane o agricole).

2. Ubicazione del progetto Deve essere considerata la sensibilità ambientale delle aree geografiche che possono risentire dell'impatto dei progetti, tenendo conto, in particolare dei seguenti aspetti: a) l'utilizzazione attuale del territorio; b) la ricchezza relativa, della qualità e capacità di rigenerazione delle risorse naturali della zona; c) la capacità di carico dell'ambiente naturale, con specifica attenzione alle seguenti zone: 1) zone umide; 2) zone costiere; 3) zone montuose o forestali; 4) riserve e parchi naturali; 5) zone classificate o protette dalla legislazione degli Stati membri e zone protette speciali designate dagli Stati membri in base alle direttive 70/409/CEE e 92/43/CEE; 6) zone limitrofe alle aree di cui ai punti 4) e 5); 7) zone nelle quali gli standard di qualità ambientale della legislazione comunitaria sono già superati; 8) zone a forte densità demografica; 9) zone di importanza storica, culturale e archeologica; 10) aree demaniali dei fiumi, dei torrenti, dei laghi e delle acque pubbliche; 11) territori con produzioni agricole di particolare qualità e tipicità di cui all'art 21 d.lgs. 228/2001

3. Caratteristiche dell'impatto potenziale 11

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Gli effetti potenzialmente significativi dei progetti debbono essere considerati in relazione ai criteri stabiliti ai punti 1 e 2 e tenendo conto, in particolare: a) della portata dell'impatto (area geografica e densità di popolazione interessata); b) della natura transfrontaliera dell'impatto; c) dell'ordine di grandezza e della complessità dell'impatto; d) della probabilità dell'impatto; e) della durata, frequenza e reversibilità dell'impatto.

1.3.5 D.P.R. 357/1997 - ALLEGATO G

(previsto dall'art. 5, comma 4) CONTENUTI DELLA RELAZIONE PER LA VALUTAZIONE DI INCIDENZA DI PIANI E PROGETTI 1. Caratteristiche dei piani e progetti Le caratteristiche dei piani e progetti debbono essere descritte con riferimento, in particolare: - alle tipologie delle azioni e/o opere; - alle dimensioni e/o ambito di riferimento; - alla complementarietà con altri piani e/o progetti; - all'uso delle risorse naturali; - alla produzione di rifiuti; - all'inquinamento e disturbi ambientali; - al rischio di incidenti, per quanto riguarda le sostanze e le tecnologie utilizzate.

2. Area vasta di influenza dei piani e progetti - interferenze con il sistema ambientale Le interferenze di piani e progetti debbono essere descritte con riferimento al sistema ambientale considerando: - componenti abiotiche; - componenti biotiche; - connessioni ecologiche. Le interferenze debbono tener conto della qualità, della capacità di rigenerazione delle risorse naturali della zona e della capacità di carico dell'ambiente naturale, con riferimento minimo alla cartografia del progetto CORINE LAND COVER1.

1 Progetto CORINE LAND COVER: si tratta di un progetto che fa parte del programma comunitario CORINE, il sistema informativo creato allo scopo di coordinare a livello europeo le attività di rilevamento,12

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1.4 ELENCO ELABORATI E ALLEGATI

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VERIFICA DI ASSOGGETTABILITA’ A VIA (SCREENING)

CODICE TITOLO

TAV.1 Studio preliminare ambientale e studio di screening Convenzione tra Consorzio di Bonifica Integrale dei Fiumi ALLEGATO 1 Foglia-Metauro-Cesano e Cinquecento s.r.l. DICHIARAZIONE SOSTITUTIVA DELL’ATTO DI NOTORIETA’, ALLEGATO 2 ai sensi del D.P.R. 220/2010 – Linee guida regionali per la valutazione di incidenza SCHEDA “FORMULARIO NATURA 2000” - AREA ZPS ALLEGATO 3 IT5310025 - “Calanchi e praterie aride della media Valle del Foglia” LISTA DI CONTROLLO DELLO STUDIO DI SCREENING, ai ALLEGATO 4 sensi del D.P.R. 220/2010 – Linee guida regionali per la valutazione di incidenza ALLEGATO 5 CDU – Comune di Montecalvo in Foglia

ALLEGATO 6 ELABORATI GRAFICI Sovrapposizione su carta tecnica regionale e TAV. 2 base catastale TAV. 3 Documentazione fotografica

Planimetria stato di progetto, sovrapposizione su TAV. 4 ortofoto, piante, prospetti e sezioni impianto TAV. 5 Misure di reinserimento e recupero ambientale

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2 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO

2.1 UBICAZIONE INTERVENTO E INQUADRAMENTO ZONE CONSIDERATE

La centrale verrà costruita in Provincia di Pesaro-Urbino, Comune di Montecalvo in Foglia, località Cà Spezie. Non sono previsti nuovi sbarramenti o opere di derivazione: all’uopo è utilizzata una traversa di sbarramento esistente, ai sensi della L.R. n°5/2006 art.28 c.2 lett.b, pertinente ad una concessione ad uso irriguo del Consorzio di Bonifica Integrale dei Fiumi Foglia-Metauro-Cesano, ubicata sul fiume Foglia in loc. Cà Spezie. La presa esistente è realizzata con un grigliato posto sull’estradosso della traversa fissa e serve il Distretto 2: lo schema si origina con impianto di sollevamento in sinistra idrografica del fiume, della potenza di 450 kW, da cui si dipartono due tronchi di adduzione, che vanno a servire, rispettivamente, la rete di distribuzione in sinistra e destra idrografica del fiume.

Punto presunto di allaccio alla rete elettrica nazionale (cabina esistente)

Opera di presa Consorzio di Bonifica Integrale dei Fiumi Foglia-Metauro- Muro di sostegno Cesano esistente esistente su cui verrà realizzato l’impianto proposto

Fig. Inquadramento territoriale intervento proposto

La traversa mostra una sufficiente stabilità e solidità per la nuova derivazione, e non ha bisogno di interventi particolari. Con l’attuazione dell’intervento di cui trattasi, vengono comunque realizzate opere in miglioramento delle attuali condizioni dei manufatti, che verranno trattate in seguito.

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Domanda di P.A.S. per impianto di produzione di energia elettrica di tipo idroelettrico, ubicato sul fiume Foglia in sx idraulica nel Comune di Montecalvo in Foglia, località Cà Spezie, ai sensi di Art. 6 del D.Lgs. n° 28 del 03/03/2011 e p.ti 11.9 e 11.10 delle Linee Guida del D.M. 10/2009/2010 VERIFICA DI ASSOGGETTABILITA’ A VIA – STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE E STUDIO DI SCREENING

L’opera di presa per l’uso idroelettrico, è realizzata in sinistra idraulica, a ridosso del muro di sostegno esistente ed è costituita sostanzialmente da una struttura scatolare in c.a. contenente , nelle sue varie parti , le opere idrauliche (gaveta, bocca di presa, paratoia di pulizia ,sghiaiatore, grigliati ecc..), e la coclea idraulica collegata al gruppo alternatore. Attraverso l'inserimento della coclea idraulica, opportunamente inclinata a cavallo delle sezioni di monte e valle della briglia esistente, la portata derivata è restituita nella sezione posta immediatamente a valle, senza creare discontinuità nel deflusso idrico.

Sono inoltre previste opere di sistemazione della traversa esistente, quali:  Consolidamento strutturale dello sbarramento in sinistra idraulica e in prossimità dell’opera di presa  Rimozione del calcestruzzo ammalorato in prossimità dell’opera di presa  Protezione del manufatto di sbarramento all’azione erosiva e allo scalzamento del piede mediante il posizionamento opportuno di materiale ciclopico e/o gabbioni di materassi tipo reno ed eventuali iniezioni di calcestruzzo;  Realizzazione della scala di deflusso della fauna ittica attualmente mancante, collocata anche ai fini del deflusso minimo vitale.

Si rimanda al capitolo “Quadro di riferimento progettuale” del presente studio e all’allegato contentente gli “Elaborati grafici del progetto definitivo delle opere” per il dettaglio del progetto definitivo.

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2.2 PREVISIONI E VINCOLI DELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICA

2.2.1 PRG del Comune di Montecalvo in Foglia

Il Comune di Montecalvo in Foglia, con deliberazione del C.C. n. 17 del 9/3/1995, ha adottato in adeguamento al P.P.A.R., il PIANO REGOLATORE GENERALE COMUNALE. Con la deliberazione C.C. n. 40 del 30.12.1997 é poi stato approvato definitivamente il Piano Regolatore Generale Comunale e in seguito, con deliberazione della Giunta Provincia 07/04/1998 n. 137, detto P.R.G. é stato approvato in maniera definitiva. Esso risulta conforme al PTC della Provincia di Urbino. Il Comune di Montecalvo in Foglia mette a disposizione un applicativo on line, che permette di consultare le informazioni contenute nel Sistema Informativo Comunale (toponomastica, numerazione civica, Piano Regolatore Generale e relativa normativa, Aree Tutelate, Carta Tecnica Regionale, Piano di Assetto Idrogeologico,....) in forma dinamica ed organizzate per livelli stratificati, mettendo a disposizione, oltre alla cartografia, i relativi estratti dalle norme tecniche. L’analisi delle tutele legate al P.R.G. è stata realizzata tramite questo strumento.

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Destinazione d’uso

Fig. Aree di tutela dei corsi d’acqua

L’area in esame ricade in zona E- Zone Agricole.

Art. 3.23 - Destinazione d'uso e prescrizioni Le destinazioni d'uso e le modalità d'intervento per le nuove opere edilizie ricadenti nelle zone agricole libere da vincoli di P.P.A.R. sono specificatamente disciplinati dalla L.R. 13/1990 . In tali zone sono ammesse anche opere di pubblica utilità che necessariamente debbono sorgere in zona agricola. Sono tuttavia consentiti interventi di restauro o ristrutturazione, purchè sia garantito il rispetto dei caratteri architettonici e tipologici (bucature, sottogola del tetto, finitura delle murature, infissi ecc.). Nelle zone agricole interessate da vincoli di P.P.A.R., gli interventi ammessi dalla L.R. 13/1990 sono consentiti solo se conformi alla natura del vincolo cui sono assoggettate. Per l'individuazione del tipo di vincolo si rinvia alle tav. 2.2, 3.2, 3.3, 3.4, 3.5, 4.1 e 5.1a, sintetizzate nella tav. 6.1a.

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La citata L.R. 13/1990, all’Art. 3 Nuove costruzioni ammesse nelle zone agricole stabilisce che: 1. Nelle zone agricole sono ammesse soltanto le nuove costruzioni che risultino necessarie per l'esercizio delle attività di cui al comma 2 del precedente articolo 1 ed in particolare: a) abitazioni necessarie per l'esercizio dell'attività agricola; b) ampliamento o ricostruzione di abitazioni preesistenti da parte dell'imprenditore agricolo; c) attrezzature e infrastrutture necessarie per il diretto svolgimento dell'attività agricola, come silos, serbatoi idrici, depositi per attrezzi, macchine, fertilizzanti, sementi e antiparassitari, ricoveri per bestiame; d) edifici per allevamenti zootecnici, di tipo industriale, lagoni di accumulo per la raccolta dei liquami di origine zootecnica; e) serre; f) costruzioni da adibire alla lavorazione, conservazione, trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli; g) edifici per industrie forestali; h) opere di pubblica utilità che debbono sorgere necessariamente in zone agricole.

2. Nessun'altra costruzione nuova può insediarsi nelle zone agricole fatta eccezione per quelle espressamente consentite dalla legislazione vigente. 3. Per gli insediamenti di industrie nocive e per gli allevamenti industriali i comuni individuano apposite zone attraverso varianti agli strumenti urbanistici generali. Sono fatti salvi gli ampliamenti degli allevamenti comunque esistenti.

Come stabilito dal D. Lgs. 387/03, art. 12: “le opere per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, nonche' le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all'esercizio degli stessi impianti, autorizzate ai sensi del comma 3, sono di pubblica utilità ed indifferibili ed urgenti”.

Pertanto, l’impianto proposto si configura come intervento di pubblica utilità, quindi ammesso in zona agricola. I vincoli del P.P.A.R. sono invece stati analizzati nei paragrafi successivi.

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Ambito di tutela dei corsi d’acqua

Fig. Aree di tutela dei corsi d’acqua

Art. 4.03 - Tutela dei corsi d'acqua Gli ambiti di rispetto fluviale, così come indicati nella tav. 6.1a del presente P.R.G., sono soggetti a tutela integrale ai sensi dell'art. 27 del P.P.A.R. vigente, nonché alle prescrizioni di base transitorie e permanenti di cui all'art. 19 dello stesso P.P.A.R., con la specificazione che è ammessa la realizzazione di opere pertinenziali che non si configurino come volumi.

Si rimanda ai relativi articoli del P.P.A.R.

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Tematismo geologico

Fig. Aree soggette a pericolosità geologica

Art. 4.06 - Aree soggette a pericolosità geologica Lo studio geologico del territorio comunale, eseguito ai sensi della circolare regionale n.14/1990, ha definito la carta di sintesi, tav. 3.4, in cui sono definite le aree che presentano diversi livelli di pericolosità geologica così articolati:  elevata pericolosità geologica;  media pericolosità geologica;  assenza di pericolosità geologica. In relazione a tali condizioni di pericolosità geologica, si sono definite norme di limitazione alla utilizzazione di tali aree, sulla base della seguente normativa:  aree di elevata pericolosità geologica In tali aree, che presentano condizioni geologiche di elevato pericolo, quali frane attive, paleofrane in condizioni di precaria stabilità, esondabilità in condizioni di piene ordinarie, etc., è vietato ogni intervento antropico (edificazione, etc.), e vige la tutela integrale di cui all'art. 27 del P.P.A.R.  aree di media pericolosità geologica

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In tali aree, che presentano condizioni geologiche di potenziale pericolo, è possibile l'utilizzazione e l'edificazione previa indagine geologica specifica in relazione alla tipologia del pericolo rilevato. L'indagine dovrà essere di elevato dettaglio redatta sulla base dell'attuale stato dell'arte in materia di indagine geologica, geognostica, idrogeologica, geotecnica, etc.  aree con assenza di pericolosità geologica In tali aree, che presentano condizioni geologiche definibili "normali", si richiedono indagini geologiche conformi alla normativa vigente.

L’area risulta appartenente a quelle soggette a pericolosità geologica. Tuttavia, essendo un’area pianeggiante non si ravvisano problematiche di natura geologica.

Tematismo storico culturale

Fig. Aree relative alla tutela storico-culturale

Art. 4.13 - Emergenze storico - architettonico - ambientali I beni extraurbani di particolare valore sono indicati nella tav.5.1a del presente P.R.G. e sono contraddistinti dai seguenti toponimi: 1. Ponte Vecchio (ruderi di ponte);

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2. Ca' Virginia (casa colonica); 3. Ca' Scalabrina (casa colonica); 4. Ca' Lanciarino (casa colonica); 5. San Silvestro in Foglia (chiesa); 6. Ponte di Ca' Spezie (ruderi di ponte); 7. Chel Porcaro (casa colonica); 8. Ca' del Sole (casa colonica); 9. Ca' Lucio (casa colonica). Per essi e le relative aree di pertinenza valgono le prescrizioni e le tutele precisate nelle schede di censimento allegate alle analisi del sottosistema storico-culturale; il numero d'ordine dei beni elencati nel presente articolo corrisponde al numero d'ordine delle schede sopracitate.

I luoghi di intervento non appartengono all’elenco sopra indicato quindi non sono assoggettati a quanto previsto dall’art. 4.13.

Art. 4.15 - Aree caratterizzate da paesaggio agrario storico Le aree extraurbane di particolare valore sono indicate nella tav.5.1a del presente P.R.G. e sono contraddistinte per convenzione di Piano dai seguenti toponimi: A. Area di Ca' Scalabrina; B. Area del Ponte di Ca' Spezie; C. Area della Badia; D. Area del Ponte Vecchio. Nelle aree A,C e D vigono le prescrizioni di base permanenti e transitorie di cui all'art.38 delle N.T.A. del P.P.A.R.; nell'area B vige la tutela integrale di cui all'art.27 del P.P.A.R.

L’intervento ricade nell’area B, risultando assoggettato al già citato art. 27 del P.P.A.R.. Si rimanda ai relativi paragrafi.

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Tematismo botanico-vegetazionale

Fig. Aree relative alla tutela botanico-vegetazionale

Art. 4.09 - Aree di particolare valore naturalistico

Tali aree sono quelle indicate nella tav. 4.1 "Paesaggio vegetale" come aree ricomprendenti "cenosi forestali", "cenosi boscate" e "cenosi acquatiche". Per tali aree vige la tutela integrale di cui all'art. 27 del P.P.A.R. La norma formulata deriva da una interpretazione ad adattamento a fini urbanistici di quelle proposte a conclusione dell'analisi botanico - vegetazionale contenute nella Relazione relativa al "Sottosistema Botanico - vegetazionale" allegata al presente P.R.G.

Si rimanda all’art. 27 del P.P.A.R.

Art. 4.09 bis - Norme di tutela dei boschi Ai fini della conservazione, consolidamento ed estensione delle foreste demaniali regionali e dei boschi così come descritti nell'art. 34 del P.P.A.R., anche se non cartografati nelle specifiche tavole di analisi e di progetto del P.R.G., è prescritta l'applicazione della tutela integrale di cui all'art. 27 del P.P.A.R..

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Tale tutela vale anche nell'ambito perimetrale alla superficie boscata che si estende per una fascia di mt. 20 dai fusti degli alberi più esterni e comunque non meno di 10 mt dalla proiezione della chioma integra sul terreno. Qualora fosse presente il "mantello" del bosco, detto ambito si misurerà a partire a pertire dal margine esterno dello stesso. Per mantello si intende lo strato erbaceo - arbustivo esterno al margine del bosco. Le aree effettivamente boscate non possono essere ridotte di superficie. Pertanto all'interno delle stesse sono vietati la sostituzione dei boschi con altre colture ed il dissodamento salvo interventi tendenti a ripristinare la vegetazione autoctona. Nelle aree boscate è vietato l'allevamento zootecnico di tipo intensivo definito da un carico massimo per ettaro superiore a 0,5 UBA (Unità Bovina Adulta) per più di sei mesi all'anno. Sono ammesse le normali pratiche silvocolturali che vedono essere improntate a criteri naturalistici quali: il divieto di taglio a raso nei boschi di alto fusto, favorire le specie spontanee nei boschi ad alto fusto, promuovere iniziativa per la conversione ad alto fusto del ceduo trentennale; tali pratiche non devono ostacolare la sosta e la presenza delle specie faunistiche autoctone. A norma dell'art. 5 della L.R. 7/1985 modificata con L.R. n. 8/1987 , per bosco deve intendersi "… una superficie di terreno non inferiore a mq 5.000 in cui sono presenti piante forestali legnose o arbustive determinanti a maturità un'area di incidenza (proiezione sul terreno delle chiome delle piante) di almeno 50% della superficie". Inoltre per i boschi resta ferma la validità delle norme regolanti le utilizzazioni forestali (prescrizione di massima e di polizia forestale di cui alla L. 3.267/1923, della delibera di G.R. n. 3.712 del 3/10/1994, nonché della L.R. n. 7/1985 e successive modificazioni). La norma formulata deriva da una interpretazione ad adattamento a fini urbanistici di quelle proposte a conclusione dell'analisi botanico - vegetazionale contenute nella Relazione relativa al "Sottosistema Botanico - vegetazionale" allegata al presente P.R.G.

Come evindenziato dall’analisi del P.P.A.R., le aree interessate dall’intervento non ricadono in quelle che prevedono tutele ai sensi dell’art. 34.

Art. 4.10 - Aree di valore naturalistico

Sono quelle indicate nella tav. 4.1 "Paesaggio vegetale" come aree ricomprendenti "cenosi erbacee". Per tali aree vige la tutela orientata di cui all'art. 27 del P.P.A.R., ad eccezione delle aree interessate da "vegetazioni dei calanchi" per le quali vige la tutela integrale. Per i pascoli e le cenosi erbaceo - arbustive posti su versanti con pendenze superiori al 30% è

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Si rimanda all’art. 27 del P.P.A.R..

Art. 4.11 - Elementi diffusi del paesaggio agrario

Tale elementi sono quelli individuati nella tav. 4.1 "Paesaggio vegetale" ed indicati come "alberature e siepi", "nuclei arborati" e "alberi isolati", terminologia questa riconducibile logicamente a quella di cui all'art. 37 del P.P.A.R.. Per essi è vietata la distruzione o manomissione; sono fatti salvi interventi di ricostruzione e manutenzione ai sensi delle LL.RR. 7/1985 e 8/1987 . La norma formulata deriva da una interpretazione ad adattamento a fini urbanistici di quelle proposte a conclusione dell'analisi botanico - vegetazionale contenute nella Relazione relativa al "Sottosistema Botanico - vegetazionale" allegata al presente P.R.G.

L’intervento si attesta in aree in cui non si riscontra la presenza di alberature e siepi, nuclei arborati e alberi isolati.

Art. 4.11bis - Tutela degli elementi diffusi del paesaggio agrario

Gli elementi diffusi del paesaggio agrario come definiti nell'art. 4.11, ancorché non individuati negli elaborati, sono dotati di un ambito di tutela integrale di cui agli art. 26 e 27 delle N.T.A. del P.P.A.R., tale ambito di tutela è così definito: querce isolate, querce a gruppi sparsi o di altre specie protette dalla legislazione regionale vigennte: una superficie circolare con centro nel tronco dell'elemento e raggio di 20 mt circa.

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Alberature stradali (disposte a meno di 10 mt circa dal ciglio stradale): una superficie delimitata dalla lunghezza dell'alberatura, ivi comprese eventuali soluzioni di continuità dovute a piante mancanti ed aumentata di almeno 10 mt circa all'inizio ed alla fine e, in larghezza, dal ciglio della strada fino a 10 mt circa oltre l'alberatura. Per soluzione di continuità si intende un tratto non alberato o non coperto da arbusti, di lunghezza almeno uguale alla somma delle lunghezze dei due tratti contigui e comunque non superiore a 30 mt circa. Alberature poderali: una superficie delimitata dalla lunghezza dell'alberatura, ivi comprese eventuali soluzioni di continuità dovute a piante mancanti ed aumentata di 10 mt circa all'inizio ed alla fine e, in larghezza, da almeno 20 mt circa misurati dai due lati dell'alberatura e comunque non inferiore a 10 mt circa dalla proiezione della chioma integra sul terreno. Siepi stradali e poderali: una superficie pari alla lunghezza della siepe, ivi comprese eventuali soluzioni di continuità dovute a piante mancanti ed aumentata di 5 mt circa all'inizio ed alla fine ed alla larghezza della siepe aumentata di almeno 3 mt circa. Per ogni lato, misurati dalla base del fusto o della ceppaia più esterni. Vegetazione ripariale: una superficie compresa entro la linea chiusa misurata a 25 mt circa dai fusti arborei o arbustivi più esterni. Tale ambito solo in particolari casi debitamente motivati e documentati potrà essere ridotto a 15 mt circa. Macchie e boschi residui (<0.5 ha): una superficie compresa entro la linea chiusa misurata ad almeno 20 mt circa dai fusti arborei o arbustivi più esterni. Tale ambito solo in particolari casi debitamente motivati e documentati potrà essere ridotto a 12 mt circa. Solo in casi eccezionali specificamente individuati e valutati dal tecnico specialista di settore, la tutela potrà essere articolata come segue: 1. è stabilito il divieto di distruzione o dannneggiamento dell'apparato epigeo ed ipogeo dell'elemento stesso con qualunque mezzo ed in qualunque modo; è fatto salvo, comunque, il disposto della LL.RR. 7/ 1985 e 8/1987 ed eventuali leggi e regolamenti vigenti. 2. nell'ambito di tutela degli elementi diffusi del paesaggio agrario, chiunque voglia intraprendere azioni che comportino modifiche permanenti dello stato dei luoghi sia in ambito ipogeo che epigeo è obbligato a presentare specifica richiesta al comune. Detta richiesta dovrà contenere, oltre la documentazione fotografica dell'elemento, l'esatta ubicazione dello stesso e del proprio ambito di tutela almeno in scala 1:2.000 e le opportune soluzioni tecniche atte alla salvaguardia dell'elemento, tenendo conto del disposto della tutela orientata di cui agli art. 26 e 27 del P.P.A.R..

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In tali ambiti è comunque consentita la pratica agricola conforme agli usi ed alle consuetudini locali e l'ordinaria manutenzione tranne la potatura a capitozzo se non per la salvaguardia della pubblica incolumità. Dalle sopraddette prescrizioni, sono fatti salvi gli ampliamenti degli edifici colonici esistenti quando sia dimostrata l'impossibilità di realizzare l'ampliamento stesso su fronti diversi da quelli eventualmente ricadenti nella fascia di tutela del bene considerato. La norma formulata deriva da una interpretazione ad adattamento a fini urbanistici di quelle proposte a conclusione dell'analisi botanico - vegetazionale contenute nella Relazione relativa al "Sottosistema Botanico - vegetazionale" allegata al presente P.R.G.

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2.2.2 PTC Provincia di Pesaro-Urbino

Piano territoriale di coordinamento vigente Il PTC della Provincia di Pesaro e Urbino è stato adottato in maniera definitiva con deliberazione del Consiglio Provinciale 18 Marzo 1999, n.24 ed approvato con deliberazione del Consiglio Provinciale 20 Luglio 2000, n.109 in adeguamento al DPGR n.43/2000 di conformità.

Il P.T.C., quale primo strumento di pianificazione di area vasta, della Provincia di Pesaro e Urbino si propone il perseguimento dei seguenti obiettivi generali: 1. promuovere concretamente, interagendo costruttivamente con altri strumenti di pianificazione e programmazione territoriale (vigenti o redigendi) dei vari Enti che hanno competenze sul territorio, una positiva e razionale coniugazione tra le ragioni dello sviluppo e quelle proprie delle risorse naturali, la cui tutela e valorizzazione sono riconosciuti come valori primari e fondamentali per il futuro della Comunità Provinciale 2. costruire un primo quadro conoscitivo complessivo delle caratteristiche socioeconomiche, ambientali ed insediativo-infrastrutturali della realtà provinciale da arricchire e affinare con regolarità e costanza, attraverso il Sistema Informativo, al fine di elevare sempre più la coscienza collettiva dei problemi legati sia alla tutela Ambientale, sia alla organizzazione urbanistico infrastrutturale del territorio, in modo da supportare con conoscenze adeguate i vari tavoli della copianificazione e/o concertazione programmatica interistituzionale.

Il P.T.C. della Provincia di Pesaro Urbino, nell’ambito delle proprie competenze, costituisce strumento di indirizzo e riferimento per le politiche e le scelte di Pianificazione Territoriale, Ambientale ed Urbanistica di rilevanza sovracomunale e provinciale che si intendono attivare ai vari livelli istituzionali sul territorio provinciale. In tal senso esso assume il ruolo di essenziale punto di riferimento per:  la valutazione delle previsioni degli strumenti urbanistici comunali ed intercomunali;  la definizione e puntualizzazione delle iniziative di copianificazione interistituzionale che abbiano significativa rilevanza territoriale;  la redazione e definizione di piani o programmi di settore regionali, provinciali o intercomunali sempre di significativa rilevanza territoriale. Gli elaborati costitutivi del P.T.C. della Provincia di Pesaro e Urbino sono: a) le “Regole e criteri per la copianificazione” (elaborato n. 0); b) l’ “Atlante della Matrice socio-economica” (elaborato n. 1); c) l’ “Atlante della Matrice Ambientale” di rilevanza provinciale (elaborato n. 2);

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Domanda di P.A.S. per impianto di produzione di energia elettrica di tipo idroelettrico, ubicato sul fiume Foglia in sx idraulica nel Comune di Montecalvo in Foglia, località Cà Spezie, ai sensi di Art. 6 del D.Lgs. n° 28 del 03/03/2011 e p.ti 11.9 e 11.10 delle Linee Guida del D.M. 10/2009/2010 VERIFICA DI ASSOGGETTABILITA’ A VIA – STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE E STUDIO DI SCREENING d) l’ “Atlante della Matrice insediativo- infrastrutturale” di rilevanza provinciale (elaborato n. 3) con relativo allegato n. 3.1. denominato “Atlante della mobilità e del Trasporto Pubblico; e) il “Documento di indirizzi in materia di Pianificazione Urbanistica - criteri per l’adeguamento dei PRG al P.P.A.R. e per la definizione del progetto urbanistico” e relativi allegati (elaborato n. 4).

A supporto di detti “Atlanti”, un importante documento parte integrante del P.T.C., dal titolo “Documento di indirizzi in materia di pianificazione urbanistica: criteri per l’adeguamento dei P.R.G. al P.P.A.R. e per la definizione del progetto urbanistico” e relativi allegati, costituisce la base d’appoggio del sistema progettuale del presente Piano (Elaborato n° 4). I contenuti del presente Piano. inerenti agli aspetti paesistico - ambientali trattati negli elaborati dell’ “Atlante della Matrice Ambientale” e del “Documento di Indirizzi in materia di Pianificazione Urbanistica – criteri per l’adeguamento dei PRG al P.P.A.R. e per la definizione del progetto urbanistico” e relativi allegati, costituiscono indirizzo provinciale per l’adeguamento dei P.R.G. comunali al P.P.A.R.. I contenuti e le scelte di P.P.A.R. non trattate dal presente P.T.C. mantengono inalterato il loro valore di cogenza ed indirizzo nei confronti dei P.R.G. non adeguati. Per i Comuni con il P.R.G. ancora non adeguato al P.P.A.R. al di sotto dei 1500 abitanti circa al 31.12.97 e non caratterizzati da trend positivi di sviluppo demografico, possono essere ammesse varianti parziali agli strumenti urbanistici vigenti, previa preventiva autorizzazione della Giunta Provinciale da richiedersi da parte dell’Amministrazione Comunale interessata sulla base di una adeguata documentazione tecnico- illustrativa relativa sia allo stato di fatto dei contesti interessati che ai contenuti delle scelte che si intendono attivare e del loro impatto paesistico-ambientale. Il presente Piano inoltre fa riferimento al PIT approvato dalla Regione Marche come disegno generale di sintesi delle trasformazioni territoriali in funzione dello sviluppo economico-sociale della comunità regionale cui il P.T.C., quale piano di livello infraregionale, si impegna ad un progressivo adeguamento e coordinamento, secondo quanto previsto dal PIT, in particolare al punto “Direttive di raccordo con i Piani territoriali di coordinamento”. Relativamente ai rapporti con i Piani di Bacino di cui alla L. 183/89 e sue successive modifiche ed integrazioni, i contenuti, le scelte, gli indirizzi e le prescrizioni dei Piani di Bacino ex L. 183/89 qualora adottati dall’Autorità competente prevalgono sia sul P.T.C. che sui P.R.G. comunali.

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Redazione di un nuovo Piano Territoriale di Coordinamento Con l’approvazione del documento delle “Linee guida e programma operativo per la redazione del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Pesaro e Urbino” (DGP n. 285 del 06.08.2010), la Giunta Provinciale aveva avviato un processo di concertazione e di condivisione degli obiettivi strategici del nuovo Piano territoriale. A conclusione dei lavori delle commissioni, il documento delle “Linee guida e programma operativo per la redazione del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Pesaro e Urbino” ed i relativi allegati sono stati presentati in Consiglio Provinciale ed approvati con delibera n. 77 del 12.10.2011.

Attualmente però il P.T.C. vigente è quello approvato definitivamente nel 2000, che presenta fondamentelmente indirizzi per le amministrazioni comunali per la redazione dei relativi Piani regolatori. Tali indirizzi sono stati recepiti anche dal P.R.G. del Comune di Montecalvo in Foglia, che rappresenta lo strumento normativo cogente, dal punto di vista delle tutele ambientali e paesaggistiche. L’analisi è stata quindi condotta sulla base di quanto previsto dal P.R.G. e dal P.P.A.R..

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2.2.3 PPAR-Piano paesistico ambientale regionale

Il PPAR delle Marche, si configura come un piano territoriale, riferito cioè all’intero territorio della regione e non soltanto ad aree di particolare pregio. Compito dei PRG comunali, nel processo di adeguamento al PPAR, è quello di definire con uno sguardo più ravvicinato gli ambiti definitivi di tutela, eventualmente variandone il livello. In questo senso il PPAR tutela i beni individuati attraverso le “prescrizioni di base” che sono suddivise in “transitorie” (valgono a partire dall’approvazione del PPAR e cessano l’effetto quando il piano regolatore avrà concluso il processo di adeguamento) e in “permanenti” (intese come “soglia minima ed inderogabile anche in sede di adeguamento degli strumenti urbanistici generali”).

Morfologia del contesto paesaggistico

Fig. Ambito A1 del PPR della Regione Marche

I territori all’estremità orientale dell’ambito sono fortemente segnati dalla presenza di calanchi che

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Di seguito è riportata l’individuazione della zona d’intervento sulle tavole del P.P.A.R e in seguito l’analisi delle tutele rilevate.

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TAV. 1 VINCOLI PAESISTICO-AMBIENTALI VIGENTI

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TAV. 2 FASCE MORFOLOGICHE

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TAV. 3 SOTTOSISTEMI TEMATICI

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TAV. 3A EMERGENZE GEOLOGICHE (art.28)

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TAV. 4 SOTTOSISTEMI TEMATICI DEL SOTTOSISTEMA BOTANICO VEGETAZIONALE

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TAV. 5 VALUTAZIONE QUALITATIVA DEL SOTTOSISTEMA BOTANICO VEGETAZIONALE

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TAV. 6 AREE PER RILEVANZA DI VALORI PAESAGGISTICI

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TAV. 7 AREE DI ALTA PERCEZIONE VISIVA

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TAV. 8 CENTRI E NUCLEI STORICI E PAESAGGIO AGRARIO STORICO

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TAV. 9 EDIFICI E MANUFATTI EXTRA-URBANI

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TAV. 10 LUOGHI ARCHEOLOGICI E DI MEMORIA STORICA

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TAV. 11 PARCHI E RISERVE NATURALI

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TAV. 12 CLASSIFICAZIONE DEI CORSI D’ACQUA E DEI CRINALI

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TAV. 13 EMERGENZE GEOMORFOLOGICHE

Non è presente nel PPAR la tavoletta in cui è localizzata l’area d’intervento (B109 III NE), quindi non si ricade in ambito di tutela.

TAV. 14 FORESTE DEMANIALI

Non è presente nel PPAR la tavoletta in cui è localizzata l’area d’intervento (B109 III NE), quindi non si ricade in ambito di tutela.

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TAV. 15 CENTRI E NUCLEI STORICI ED AMBITI DI TUTELA CARTOGRAFICAMENTE DELIMITATI

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TAV. 16 MANUFATTI STORICI EXTRAURBANI E AMBITI DI TUTELA CARTOGRAFICAMENTE DELIMITATI

Non è presente nel PPAR la tavoletta in cui è localizzata l’area d’intervento (B109 III NE), quindi non si ricade in ambito di tutela.

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TAV. 17 LOCALITA’ DI INTERESSE ARCHEOLOGICO CARTOGRAFICAMENTE DELIMITATE

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TAV. 18 AMBITI DI TUTELA COSTIERI CARTOGRAFICAMENTE DELIMITATI

L’area interessata dall’intervento si trova in fascia pedeappenninica, quindi non rientra negli ambiti di tutela costieri.

Fig. Tabella riportante gli ambiti di tutela costieri

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Come desumibile dalle sovrapposizioni appena riportate, è possibile schematizzare gli ambiti di tutela da prendere in considerazione per l’intervento proposto.

Norme di attuazione del PPAR SOGGETTI/NON SOGGETTI

SOTTOSISTEMA GEOLOGICO- Art. 6 NON SOGGETTI GEOMORFOLOGICO-IDROGEOLOGICO

Art. 11 SOTTOSISTEMA BOTANICO-VEGETAZIONALE NON SOGGETTI SOGGETTI - Aree C di qualità Art. 20 SOTTOSISTEMI TERRITORIALI diffuse (Tav.06) Art. 28 Emergenze geol.-geom.-idrogeologiche NON SOGGETTI Art. 29 Corsi d’acqua SOGGETTI (Tav. 12) Art. 30 Crinali NON SOGGETTI Art. 31 Versanti NON SOGGETTI Art. 32 Litorali marini NON SOGGETTI Art. 33 Aree floristiche NON SOGGETTI Art. 34 Foreste demaniali regionali e boschi NON SOGGETTI Art. 35 Pascoli NON SOGGETTI Art. 36 Zone umide NON SOGGETTI Art. 37 Elementi diffusi del paesaggio agrario NON SOGGETTI Art. 38 Paesaggio agrario di interesse storico-ambientale SOGGETTI – (Tav. 8) Art. 39 Centri e nuclei storici NON SOGGETTI Art. 40 Edifici e manufatti storici NON SOGGETTI Art. 41 Zone archeologiche e strade consolari NON SOGGETTI Art. 42 Luoghi di memoria storica NON SOGGETTI Art. 43 Punti panoramici e strade panoramiche NON SOGGETTI

Sono riportati i soli articoli che riguardano ambiti di tutela coinvolti nel progetto.

Art. 20 – Definizione sottosistemi territoriali “Il Piano individua nelle tavv. 6 e 7 le aree della regione in rapporto alla rilevanza dei valori paesistico-ambientali, come segue:  Aree A: Aree eccezionali, rappresentabili anche da toponimi; paesaggi monumentali. La categoria A raccoglie le unita di paesaggio eccezionali nelle quali emergono l’aspetto monumentale del rapporto architettura-ambiente e l’ampio orizzonte; luoghi di grande

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effetto visuale e di alta notorietà; luoghi “forti” anche per la combinazione significativa di sito, insediamento, e componenti architettoniche, storiche, naturalistiche.  Aree B: Unità di paesaggio rilevanti per l’alto valore del rapporto architettura-ambiente, del paesaggio e delle emergenze naturalistiche, caratteristico della regione.  Aree C: Unità di paesaggio che esprimono la qualità diffusa del paesaggio regionale nelle molteplici forme che lo caratterizzano: torri, case coloniche, ville, alberature, pievi, archeologia produttiva, fornaci, borghi e nuclei, paesaggio agrario storico, emergenze naturalistiche.  Aree D: Il resto del territorio regionale.  Aree V: Aree di alta percettività visuale relative alle vie di comunicazione ferroviarie, autostradali e stradali di maggiore intensità di traffico.

Art. 23 - Indirizzi generali di tutela In rapporto alle aree di cui al precedente articolo 20 gli strumenti di pianificazione territoriale sottordinati seguono i seguenti indirizzi di tutela: […] b - nelle aree C e D, deve essere graduata la politica di tutela in rapporto ai valori e ai caratteri specifici delle singole categorie di beni, promuovendo la conferma dell’assetto attuale ove sufficientemente qualificato o ammettendo trasformazioni che siano compatibili con l’attuale configurazione paesistico-ambientale o determinino il ripristino e l’ulteriore qualificazione; […]

Art. 29 - Corsi d’acqua I corsi d’acqua sono rappresentati dal reticolo idrografico dei bacini ìmbriferi, composto da fiumi, torrenti, sorgenti e foci, laghi artificiali, esclusi i Iagoni d’accumulo a servizio delle aziende agricole, i fossi intubati, i laghi di cava, nonché i canali artificiali. I corsi d’acqua, ai fini della tutela transitoria, sono quelli individuati nella tav. 12 (IGM 1:25.000) e sono suddivisi in tre classi in rapporto al ruolo nel bacino idrografico, e in tre classi in rapporto alla appartenenza alla fascia appenninica, pedeappenninica e subappenninica. La classificazione dei corsi d’acqua è ordinata come segue:  la classe 1 sottintende bacini idrografici con numero d’ordine superiore al 5;  la classe 2 sottintende bacini idrografici con numero d’ordine 4 e 5;  la classe 3 sottintende bacini idrografici con numero d’ordine 2 e 3;

Per i corsi d’acqua iscritti negli elenchi di cui al T.U. delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con R.D. 11 dicembre 1933, n. 1775 è stabilito un ambito provvisorio di tutela a partire dalle sponde o dal piede esterno dell’argine, in rapporto alla classificazione di cui al

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Art. 38 - Paesaggio agrario di interesse storico-ambientale Le aree relative al paesaggio agrario di interesse storico-ambientale ove permangono elementi e tracce dei modi tradizionali di coltivazione unitamente a diffusi manufatti agricoli e vegetazione abbondante, anche spontanea, sono individuate nella tav. 8 ed elenco allegato 2. […] Prescrizioni di base permanenti. È vietata la demolizione dei manufatti agricoli che costituiscono bene culturale ai sensi dell’articolo 15, punti 3 e 5, individuati sulla base della cartografia IGM 1892-95, salvo verifica puntuale del bene, del suo attuale carattere extraurbano e della sua persistenza.

Compete agli strumenti urbanistici generali: a - completare il censimento e l’individuazione delle aree di cui al primo comma, con particolare riferimento alle “Unità di paesaggio”, costituite dai residui caratteri tradizionali dell’insediamento rurale e dalla presenza di ricca vegetazione colturale e spontanea, anche ai sensi dell’articolo 15, punto 1; b - definire gli ambiti di tutela relativi in base a quanto stabilito dall’articolo 27 bis; c - stabilire le prescrizioni per la tutela delle strutture edilizie e di quelle vegetazionali e arbustive, della maglia poderale, delle testimonianze di particolari tecniche agricoloproduttive e storiche, degli insiemi colturali tradizionali. […]

Non si ravvisano particolari tutele legate alla classificazione dell’area come Paesaggio agrario di interesse storico ambientale.

A completamento dell’analisi delle tutele ricavabili dal P.P.A.R. , si riportano in questo paragrafo alcuni articoli del P.P.A.R. che vengono citati, in più punti, dal P.R.G. del Comune di Montecalvo in Foglia.

Art. 19 - Indirizzi generali di tutela La tutela paesistico-ambientale dei beni storico culturali indicati dal precedente articolo 15, punto 2) è diretta a salvaguardare le caratteristiche e le qualità del contesto territoriale relativo ai beni stessi. In particolare il valore intrinseco dei nuclei e centri storici, dei manufatti storici extraurbani ed urbani, delle zone archeologiche, dei percorsi storici, è garantito ed esaltato dalla qualità

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Art. 26 - Livelli di tutela La normativa di tutela degli ambiti di cui al precedente articolo 25 è graduata nei livelli di: - Tutela Orientata che riconosce I’ammissibilità di trasformazioni con modalità di intervento compatibili con gli elementi paesistici ambientali del contesto. - Tutela Integrale, che consente esclusivamente interventi di conservazione, consolidamento, ripristino delle condizioni ambientali protette, e ammette quelli di trasformazione volti alla riqualificazione dell’immagine e delle specifiche condizioni d’uso del bene storico-culturale o della risorsa paesistico-ambientale considerata, esaltandone le potenzialità e le peculiarità presenti. […]

Art. 27- Prescrizioni generali di base transitorie per gli ambiti di tutela provvisori Secondo quanto stabilito dalla lettera o) dell’articolo 3 negli ambiti di cui all’articolo 25, valgono le seguenti norme. Negli ambiti provvisori di tutela orientata, escluse le aree urbanizzate, sono vietati: a - ogni nuova edificazione, compresi gli interventi edilizi di tipo agro-industriale adibiti alla lavorazione, conservazione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli; silos e depositi agricoli di rilevante entità, edifici ed impianti per allevamenti zootecnici di tipo industriale; b - l’abbattimento della vegetazione arbustiva e di alto fusto esistente, tranne le essenze infestanti e le piantate di tipo produttivo-industriale. Resta salvo quanto regolamentato dalla L.R. 8/87 e successive integrazioni e modificazioni nonché quanto previsto dalla L.R. 34/87 per il solo miglioramento delle tartufaie controllate; c - l’apertura di nuove cave. […]

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In tali ambiti sono invece consentite le opere minori e complementari relative agli edifici esistenti e gli altri interventi edilizi, specificatamente realizzati per l’esercizio dell’attività agricola, ivi comprese le nuove abitazioni al servizio delle aziende agro-silvo-pastorali.

Negli ambiti provvisori di tutela integrale, escluse le aree urbanizzate, sono vietate: a - ogni nuova edificazione, nonché l’ampliamento degli edifici esistenti; b - l’attività indicata alla lettera b) del secondo comma con le eccezioni e le limitazioni ivi previste; c - il transito con mezzi motorizzati fuori delle strade statali, provinciali, comunali, vicinali gravate da servitù di pubblico passaggio e private esistenti, fatta eccezione per i mezzi di servizio e per quelli occorrenti all’attività agrosilvo-pastorale; d - l’allestimento di impianti, di percorsi o di tracciati per attività sportiva da esercitarsi con mezzi motorizzati; e - l’apposizione di cartelli e manufatti pubblicitari di qualunque natura e scopo, esclusa la segnaletica stradale e quella turistica di cui alla circolare del Ministero LL.PP. 9 febbraio 1979, n. 400; f - l’apertura di nuove cave e l’ampliamento di quelle esistenti. […] Si intendono per aree urbanizzate le zone omogenee A, B e D di completamento, rispondenti ai requisiti di cui all’articolo 2, lettera b del D.M. 2 aprile 1968, n. 1444, anche se altrimenti denominate negli strumenti urbanistici, nonché le zone F, di cui al succitato decreto, già prevalentemente urbanizzate e parzialmente dotate di attrezzature con esclusione delle aree costiere di cui all’articolo 32, decimo Gomma, lettera a), punto 1).

L’Art. 2 Zone territoriali omogenee del succitato D.M. 1444/1968 sancisce quanto segue. Sono considerate zone territoriali omogenee, ai sensi e per gli effetti dell'art. 17 della legge 6 agosto 1967, n. 765: A) le parti del territorio interessate da agglomerati urbani che rivestono carattere storico, artistico o di particolare pregio ambientale o da porzioni di essi, comprese le aree circostanti, che possono considerarsi parte integrante, per tali caratteristiche, degli agglomerati stessi; B) le parti del territorio totalmente o parzialmente edificate, diverse dalle zone A): si considerano parzialmente edificate le zone in cui la superficie coperta degli edifici esistenti non sia inferiore al 12,5% (un ottavo) della superficie fondiaria della zona e nelle quali la densità territoriale sia superiore ad 1,5 mc/mq;

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C) le parti del territorio destinate a nuovi complessi insediativi, che risultino inedificate o nelle quali l'edificazione preesistente non raggiunga i limiti di superficie e densità di cui alla precedente lettera B); D) le parti del territorio destinate a nuovi insediamenti per impianti industriali o ad essi assimilati; E) le parti del territorio destinate ad usi agricoli, escluse quelle in cui -fermo restando il carattere agricolo delle stesse- il frazionamento delle proprietà richieda insediamenti da considerare come zone C); F) le parti del territorio destinate ad attrezzature ed impianti di interesse generale.

Come stabilito dal D. Lgs. 387/03, art. 12: “le opere per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, nonche' le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all'esercizio degli stessi impianti, autorizzate ai sensi del comma 3, sono di pubblica utilità ed indifferibili ed urgenti”.

Pertanto, l’impianto proposto si configura come intervento di interesse generale, pertanto non soggetto agli ambiti di tutela orientata e integrale di cui all’art. 27.

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2.2.4 Zonizzazione acustica

Il Comune di Montecalvo in Foglia non ha ancora provveduto a redarre un piano di zonizzazione acustica comunale come previsto ai sensi della L. n. 447/95 e L. R. 28/01.

E’ allora possibile fare un’ipotesi di classificazione acustica, per definire le cosiddette UTO, unità territoriali omogenee, costituite dalle sei classi acustiche previste dal D.P.C.M. 14/11/1997 concernente la “Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore”. L’area in cui si andrà ad inserire l’intervento presenta un paesaggio di tipo collinare, con usi che vanno dall’agricolo all’incolto e presenza sporadica di edifici ad uso abitativo (questi si collocano ad una distanza minima di circa 500 m).

E’ possibile quindi classificare l’area come: CLASSE III: Aree di tipo misto - Aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di attività commerciali e di uffici, con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali, aree rurali con impiego di macchine operatrici. Si è operata la scelta di assegnare la classe III anche alle aree verdi non soggette a tutela (parchi di quartiere) aree occupate da attrezzature sportive, aree cimiteriali etc..

In applicazione del D.P.C.M. 14/11/97, per ciascuna classe acustica in cui è suddiviso il territorio, sono definiti i valori limite di emissione, i valori limite di immissione, i valori di attenzione ed i valori di qualità, distinti per i periodi diurno (ore 6,00-22,00) e notturno (ore 22,00-6,00). Le definizione di tali valori sono stabilite dall’art. 2 della Legge 447/95:  valori limite di emissione: il valore massimo di rumore che può essere emesso da una sorgente sonora, misurato in prossimità della sorgente stessa;  valori limite di immissione: il valore massimo di rumore che può essere immesso da una o più sorgenti sonore nell'ambiente abitativo o nell'ambiente esterno, misurato in prossimità dei ricettori;

I valori limite di immissione sono distinti in:  valori limite assoluti, determinati con riferimento al livello equivalente di rumore ambientale;  valori limite differenziali, determinati con riferimento alla differenza tra il livello equivalente di rumore ambientale ed il rumore residuo;

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 valori di attenzione: il valore di rumore che segnala la presenza di un potenziale rischio per la salute umana o per l'ambiente;  valori di qualità: i valori di rumore da conseguire nel breve, nel medio e nel lungo periodo con le tecnologie e le metodiche di risanamento disponibili, per realizzare gli obiettivi di tutela previsti dalla presente legge. CLASSIFICAZIONE DEL TERRITORIO VALORI LIMITE DI EMISSIONE IN dB(A) Periodo diurno (6-22) Periodo notturno (22-6) Classe 1 Aree particolarmente protette 45 35 Classe 2 Aree prevalentemente residenziali 50 40

Classe 3 Aree di tipo misto 55 45 Classe 4 Aree di intensa attività umana 60 50 Classe 5 Prevalentemente industriali 65 55

CLASSIFICAZIONE DEL TERRITORIO VALORI LIMITE ASSOLUTI DI IMMISSIONE IN dB(A) Periodo diurno (6-22) Periodo notturno (22-6) Classe 1 Aree particolarmente protette 50 40 Classe 2 Aree prevalentemente residenziali 55 45

Classe 3 Aree di tipo misto 60 50 Classe 4 Aree di intensa attività umana 65 55 Classe 5 Prevalentemente industriali 70 60

CLASSIFICAZIONE DEL TERRITORIO VALORI DI QUALITA’ IN dB(A) Periodo diurno (6-22) Periodo notturno (22-6) Classe 1 Aree particolarmente protette 47 37 Classe 2 Aree prevalentemente residenziali 52 42

Classe 3 Aree di tipo misto 57 47 Classe 4 Aree di intensa attività umana 62 52 Classe 5 Prevalentemente industriali 67 57

L’attribuzione della classe III all’area analizzata ha un riscontro nella classificazione acustica comunale approvata dal Comune di Urbino, con Delibera di Consiglio Comunale n. 94 del 28/09/2007, che identifica le aree adiacenti, già nel Comune di Urbino, proprio come di classe III.

Nella pagina seguente si riporta un estratto della Tav. 1 del suddetto “Piano di Classificazione Acustica del territorio comunale”.

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Fig. Estratto della Tav.1 del Piano di Classificazione Acustica del territorio comunale di Urbino

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2.2.5 Parchi, aree protette e Natura 2000

Il Progetto Natura, realizzato in collaborazione con il Portale Cartografico Nazionale della Direzione Difesa Suolo, contiene le banche dati geografiche realizzate dalla Direzione Protezione Natura delle principali aree naturali protette. Sul sito http://www.pcn.minambiente.it/viewer/, è possibile individuare:  le aree protette iscritte al 5 Elenco Ufficiale Aree Protette (EUAP), comprensive dei Parchi Nazionali, delle Aree Naturali Marine Protette, delle Riserve Naturali Marine, delle Riserve Naturali Statali, dei Parchi e Riserve Naturali Regionali;  la Rete Natura 2000, costituita ai sensi della Direttiva ''Habitat'' dai Siti di Importanza Comunitari (SIC) e dalle Zone di Protezione Speciale (ZPS) previste dalla Direttiva ''Uccelli'';  le Important Bird Areas (IBA);  le aree Ramsar, aree umide di importanza internazionale; integrandone le informazioni con i limiti amministrativi (Regioni, Province, Comuni) e le cartografie.

Fig. Aree ricomprese nell’area ZPS IT5310025 - Calanchi e praterie aride della media Valle del Foglia

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La zona d’intervento ricade in AREA ZPS IT5310025 - Calanchi e praterie aride della media Valle del Foglia. Si riporta la relativa scheda NATURA 2000. Si rimanda al capitolo 3 per un’analisi più dettagliata delle tutele e vincoli legati alla presenza di tale area.

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2.2.6 Beni paesaggistici vincolati (D. Lgs. 42/2004 - Art. 142)

In riferimento al D. Lgs 42/2004, l’area occupata dalla centrale rientra fra quelle classificate beni paesaggistici come da Art. 142 (Aree tutelate per legge): ”1. Fino all'approvazione del piano paesaggistico ai sensi dell'articolo 156, sono comunque sottoposti alle disposizioni di questo Titolo per il loro interesse paesaggistico:[…] c. i fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna”. Sul sito http://sitap.beniculturali.it/ del Ministero per i beni e le attività culturali, è disponibile la cartografia on-line relativamente ai vincoli da D. Lgs. 42/2004: si riporta lo stralcio per la zona d’intervento.

Fig. Individuazione area di intervento su portale SITAP del MIBAC

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2.2.7 Vincolo idrogeologico

Il Vincolo Idrogeologico, istituito con il R.D.L. 30 dicembre 1923 n. 3267, ha come scopo principale quello di preservare l’ambiente fisico e quindi di impedire forme di utilizzazione che possano determinare denudazione, innesco di fenomeni erosivi, perdita di stabilità, turbamento del regime delle acque ecc., con possibilità di danno pubblico. Partendo da questo presupposto detto Vincolo, in generale, non preclude la possibilità di intervenire sul territorio. Le autorizzazioni non vengono rilasciate quando esistono situazioni di dissesto reale, se non per la bonifica del dissesto stesso o quando l’intervento richiesto può produrre i danni di cui all’art. 1 del R.D.L. 3267/23.

Nelle Marche, è il Piano per l‟assetto idrogeologico della Regione Marche (PAI), richiesto dalle LL. 267/98 e 365/00, a configurarsi come stralcio funzionale del settore della pericolosità idraulica ed idrogeologica del Piano generale di bacino previsto dalla L. 183/89 e dalla L.R. 13/99. Nel paragrafo seguente si riporta l’analisi di tali tutele.

Fig. Estratto della Carta del Vincolo Idrogeologico

Nel caso in esame, le aree coinvolte dall’intervento risultano esterne a quelle soggette a vincolo idrogeologico, quindi non si rende necessario richiedere il nulla osta alla Provincia di Pesaro Urbino.

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2.3 PREVISIONI E VINCOLI NEI PIANI DI BACINO E TUTELA E RISANAMENTO ACQUE

2.3.1 PAI - Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico dei bacini di rilievo regionale

Fig. Estensioni bacino Fiume Foglia

Il Piano per l’assetto idrogeologico (PAI), richiesto dalle LL. 267/98 e 365/00, si configura come stralcio funzionale del settore della pericolosità idraulica ed idrogeologica del Piano generale di bacino previsto dalla L. 183/89 e dalla L.R. 13/99. L’ambito di applicazione del PAI è relativo ai bacini idrografici regionali elencati e cartografati nell’Allegato B della L.R. 13/99. Il progetto di piano è stato approvato con Delibera del Comitato Istituzionale n. 13 del 30/04/2001. Il PAI è stato adottato, in prima adozione, con Delibera n. 15 del 28 giugno 2001. A seguito delle osservazioni alla prima adozione del piano e alle loro istruttorie, il Comitato Istituzionale dell'Autorità di Bacino ha adottato definitivamente il PAI, con Delibera n. 42 del 7 maggio 2003 (seconda e definitiva adozione). La Giunta Regionale con DGR n. 872 del 17/06/2003 ha trasmesso il Piano al Consiglio Regionale e con DGR n. 873 del 17/06/2003 ha approvato le "Misure di Salvaguardia", decorrenti dalla data di pubblicazione sul BURM (12 settembre 2003 - BUR n. 83) e vigenti fino all'entrata in vigore del Piano.

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Il Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) dei bacini di rilievo regionale è stato approvato con Deliberazione di Consiglio Regionale n. 116 del 21/01/2004 pubblicata sul supplemento n. 5 al BUR n. 15 del 13/02/2004. Successivamente all'approvazione del Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) dei bacini di rilievo regionale sono stati approvati degli atti che modificano parte degli elaborati allegati al PAI di cui alla Deliberazione di Consiglio Regionale n. 116 del 21/01/2004.

Analizzando la Carta del Rischio Idrogeologico (Riquadro RI4), è risultato che l’impianto proposto ricade in due aree classificate come inondabili.

Fig. Estratto della Carta del Rischio Idrogeologico del PAI

Le due aree sono:  E-02-0030-F450 : R1 Rischio moderato: marginali danni sociali, economici ed al patrimonio ambientale;  E-02-0029-F450 : R4 Rischio molto elevato: possibile perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture ed al patrimonio ambientale, distruzione di attività socio-economiche.

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In particolare, l’impianto si attesta completamente in zona R4, ma si è scelto di riportare per correttezza anche la perimetrazione R1 che risulta adiacente all’ambito interessato. E’ possibile un maggiore livello di dettaglio nella determinazione della corretta area coinvolta dall’intervento utilizzando il SIT del Comune di Montecalvo in Foglia, come evidenziato nelle immagini seguenti.

Fig. Perimetrazione area R1 - E-02-0030

Fig. Perimetrazione area R4 - E-02-0029

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Si riportano di seguito gli articoli delle norme di attuazioni che riguardano vincoli/tutele inerenti le aree su cui l’impianto proposto ricade.

Art. 7 - Fascia di territorio inondabile assimilabile a piene con tempi di ritorno fino a 200 anni La fascia di territorio inondabile assimilabile a piene con tempi di ritorno fino 200 anni comprende il relativo alveo di piena così come definito nell’allegato indicato all’Articolo 3, comma 2, lettera d), “Indirizzi d’uso del territorio per la salvaguardia dai fenomeni di esondazione” (Allegato “A”) ed è cartografata nell’elaborato grafico denominato “Carta del rischio idrogeologico” (Tavv. Da RI 1 a RI 79).

Art. 8 - Individuazione dei tronchi omogenei per la fascia inondabile “1. La fascia fluviale è suddivisa in tronchi distinti in base ai livelli di rischio, secondo la procedura definita nel presente Piano, individuati nell’elaborato grafico “Carta del rischio idrogeologico” (Tavv. da RI 1 a RI 79), così denominati: AIN_R4- Aree Inondabili a Rischio molto elevato, AIN_R3- Aree Inondabili a Rischio elevato, AIN_R2- Aree Inondabili a Rischio medio e AIN_R1- Aree Inondabili a Rischio moderato. A tutte le aree perimetrate è associato un unico livello di pericolosità elevata- molto elevata.”

Art. 9 - Disciplina delle aree inondabili 1. La fascia inondabile di cui al precedente Articolo 7, fatto salvo quanto prescritto al successivo Articolo 23, è inoltre sottoposta alle prescrizioni di cui ai commi successivi, che integrano quanto ivi già previsto, è fatta salva ogni altra norma regolamentare connessa all’uso del suolo qualora non in contrasto con le presenti disposizioni; in essa, a prescindere dal livello di rischio associato, sono consentiti esclusivamente, nel rispetto delle specifiche norme tecniche vigenti: […] i) realizzazione ed ampliamento di infrastrutture tecnologiche o viarie, pubbliche o di interesse pubblico, nonché delle relative strutture accessorie; tali opere, di cui il soggetto attuatore dà comunque preventiva comunicazione all’Autorità di bacino contestualmente alla richiesta del parere previsto nella presente lettera, sono condizionate ad uno studio da parte del soggetto attuatore in cui siano valutate eventuali soluzioni alternative, la sostenibilità economica e la compatibilità con la pericolosità delle aree, previo parere vincolante della Autorità idraulica competente che nelle more di specifica direttiva da parte dell’Autorità può sottoporre alla stessa l’istanza;

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Domanda di P.A.S. per impianto di produzione di energia elettrica di tipo idroelettrico, ubicato sul fiume Foglia in sx idraulica nel Comune di Montecalvo in Foglia, località Cà Spezie, ai sensi di Art. 6 del D.Lgs. n° 28 del 03/03/2011 e p.ti 11.9 e 11.10 delle Linee Guida del D.M. 10/2009/2010 VERIFICA DI ASSOGGETTABILITA’ A VIA – STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE E STUDIO DI SCREENING j) interventi per reti ed impianti tecnologici, per sistemazioni di aree esterne, recinzioni ed accessori pertinenziali agli edifici, alle infrastrutture ed attrezzature esistenti, purché non comportino la realizzazione di nuove volumetrie e non alterino il naturale deflusso delle acque; […] 2. Tutti gli interventi consentiti dal presente articolo, e dall’art. 7 laddove non espressamente già previsto, sono subordinati ad una verifica tecnica, condotta anche in ottemperanza alle prescrizioni di cui al D.M.LL.PP. 11 marzo 1988 (in G.U. 1 giugno 1988 suppl. n. 127), volta a dimostrare la compatibilità tra l’intervento, le condizioni di dissesto ed il livello di rischio dichiarato. Tale verifica, redatta e firmata da uno o più tecnici abilitati, deve essere allegata al progetto di intervento e valutata dall’Ente competente nell’ambito del rilascio dei provvedimenti autorizzativi. […]

Vista la tipologia di centrale proposta, integrata nei manufatti della briglia a tergo della gaveta e pensata per risultare periodicamente sommersa, si ritiene che gli interventi proposti non possano alterare l’idrodinamica fluviale nello stato attuale.

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2.4 MISURE DI CONSERVAZIONE PER LE ZONE DI PROTEZIONE SPECIALE

2.4.1 D.G.R. 1471/08

Visto che l’intervento ricade nel sito Natura 2000 denominato ZPS IT5310025 - Calanchi e praterie aride della media Valle del Foglia, occorre valutare la compatibilità anche in relazione alla D.G.R. 1471/08 - Misure di conservazione SIC e ZPS della Regione Marche. Si riporta di seguito lo stralcio della delibera esclusivamente per le aree ZPS.

Non esiste, invece, un Management plan specifico per la ZPS analizzata.

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L’intervento proposto non rientra fra quelli vietati all’interno delle aree ZPS.

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L’intervento proposto non rientra fra quelli vietati, neanche in virtù delle tipologie ambientali di riferimento che competono al sito ZPS.

2.4.2 L.R. 52/74

Le Aree Floristiche sono state istituite della Legge Regionale n. 52 del 30 dicembre 1974 "Provvedimenti per la tutela degli ambienti naturali" la quale prevede che vengano individuate le aree nelle quali crescono piante rare o in via di estinzione e meritevoli di tutela. Tali aree sono indicate da apposite tabelle perimetrali e al loro interno è proibita la raccolta, la estirpazione e il danneggiamento di tutte le piante che vi crescono spontaneamente.

L’area oggetto di intervento non ricade in alcuna area floristica.

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2.5 COERENZA PROGETTO CON NORME E STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE E PIANIFICAZIONE

In relazione all’intervento proposto per la realizzazione di un impianto idroelettrico sul fiume Foglia, in Comune di Montecalvo in Foglia, località Cà Spezie, a seguito dell’analisi dei principali strumenti di pianificazione e norme vigenti in materia di tutela ambientale e paesaggistica, è possibile fare alcune considerazioni. L’analisi svolta nel quadro programmatico rivela che il progetto non è in contrasto con le prescrizioni e gli indirizzi contenuti nelle norme e negli strumenti di pianificazione vigenti a livello nazionale e regionale.

L’area oggetto di intervento ricade in zona sottoposta a vincolo ambientale e paesaggistico, ai sensi del D.Lgs. 42/04, mentre non rientra nella perimetrazione del vincolo idrogeologico (D. 3267/1923).

In termini di inserimento paesaggistico, le centrali a coclea risultano essere le più idonee per la tipologia di salto e le portate disponibili, sia dal punto di vista tecnico sia da quello ambientale. Nel caso specifico dell’impianto proposto, vista la presenza dell’opera di presa del del Consorzio di Bonifica Integrale dei Fiumi Foglia-Metauro-Cesano, le opere risulteranno in continuità con quelle in calcestruzzo esistenti e parzialmente mascherate dalle stesse.

Rispetto alla pianificazione dell’uso e gestione della risorsa idrica, invece, l’intervento, a seguito delle necessarie verifiche richieste dal PAI - Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico dei bacini di rilievo regionale della Regione Marche, risulta pienamente conforme ai criteri e alle linee generali ivi contenute.

In termini di pianificazione energetica, inoltre, gli impianti idroelettrici rispecchiano l’esigenza di incrementare la produzione elettrica nel rispetto dell’ambiente e del paesaggio, attraverso l’utilizzo di risorse rinnovabili, quali appunto l’acqua. La particolare tipologia di impianto, inoltre, è caratterizzata da una ridotta incidenza degli impatti ambientali con specifico riferimento sia alla qualità della risorsa impiegata per la produzione sia in termini di inquinamento ed emissione di gas climalteranti.

Anche l’analisi rispetto a quanto previsto dalla normativa specifica per le aree appartenenti alla Rete Natura 2000 ha evidenziato la coerenza dell’intervento proposto con le stesse.

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In sintesi si può affermare che la soluzione adottata soddisfa l’esigenza di produrre energia ricorrendo a fonti rinnovabili ed a metodologie poco impattanti, ed allo stesso tempo permette di ottenere il miglior compromesso tra sostenibilità dell’intervento, inteso come ottimale sfruttamento delle risorse (tempo, forza lavoro, risorsa idrica, mezzi e macchinari, dispobibilità economica), e compatibilità ambientale e paesaggistica del medesimo.

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3 CONTENUTI SPECIFICI DELLO STUDIO DI SCREENING

3.1 COMUNI INTERESSATI

COMUNE INTERESSATO AREA SIC/ZPS Montecalvo in Foglia IT5310025 - Calanchi e praterie aride della media Valle del Foglia.

Estratto da Google Earth, riportante l’impianto proposto, l’area occupata dall’impianto idroelettrico

in rosso e il punto di allaccio previsto in giallo

3.2 PREVISIONI DI TRASFORMAZIONE TERRITORIALE

Per la realizzazione delle opere è previsto un tempo di realizzazione di circa 5 mesi. L’accesso alle aree interessate dall’intervento sarà possibile grazie alla esistente Via Vicinale Cà Spezie. Le lavorazioni previste sono:  accantieramento: preparazione cantiere, recinzioni, piano di lavoro, disboschi  realizzazioni fondazioni  consolidamento manufatti esistenti  opere provvisionali  taglio/demolizione briglia esistente  casserature e opere in calcestruzzo 80

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 opere elettromeccaniche  allacci alla rete elettrica  opere di mitigazione ambientale La centrale proposta va ad innestarsi a ridosso della briglia esistente ed è costituita da un fabbricato compatto, con presa e vasca di carico realizzati in un unico manufatto, collegati, tramite lo scivolo su cui è alloggiata la coclea, alla vasca di restituzione all’alveo sottostante. Non sono presenti condotte di adduzione. Gli ingombri del fabbricato e quindi i volumi di scavo e movimento terra sono riportati di seguito.

3.2.1 Interventi con movimentazione di terreno

Le movimentazioni terra si comporranno di opere di scavo in sezione obbligata per la costruzione della centrale, opere di scavo superficiale per la realizzazione del pacchetto stradale e per il raccordo del sedime con la viabilità e opere di rimodellazione dell’incile a tergo della briglia esistente. Alle quantità necessarie per gli scavi del sedime operativo andranno aggiunti i quantitativi necessari agli svasi e alle sbadacchiature stabilite da piano di coordinamento di sicurezza per consentire al personale di lavorare in assenza del rischio seppellimento.

I movimenti terra saranno eseguiti da escavatori durante i periodi in cui statisticamente si verificano le portate di magra del fiume –dalla fine di Luglio alla fine di Settembre- il materiale escavato sarà temporaneamente allocato in prossimità dell’area di cantiere per il successivo vaglio e rimpiego in ottemperanza alle disposizioni delle autorità competenti e alle concessioni ottenute. Per il materiale di tipo lapideo ritenuto idoneo si propone il successivo riutilizzo all’interno delle gabbionate e alle protezioni spondali dell’incile.

Si tratta sicuramente di volumi trascurabili, in quanto occorrerà scavare solo per l’ingombro dell’impianto a tergo del muro di sostegno esistente. Si ricorda che l’ingombro in planimetria dell’intervento è pari a circa 270 mq.

Visto lo stato definitivo della progettazione definitiva eseguita, non è ancora stabilita la tipologia di fondazione necessaria alla statica della centrale proposta; nel caso si renda necessario eseguire palificazioni, ai movimenti terra indicati si aggiungeranno quelli di tale lavorazione specifica.

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3.2.2 Insediamenti abitativi, turistici e produttivi su aree naturali e/o seminaturali

L’intervento proposto si configura come un impianto produttivo in un’area che è possibile definire seminaturale, in quanto si va ad attestare, come già illustrato, a ridosso dell’esistente opera di presa in calcestruzzo del Consorzio di Bonifica. Il contesto è quello fluviale, ma non si tratta di aree incontaminate, in quanto sono già presenti strutture in calcestruzzo, quali la briglia e il muro di sostegno. Si rimanda agli elaborati grafici per un maggiore livello di dettaglio.

3.2.3 Modifica di ambienti fluviali e perifluviali

L’impianto idroelettrico Cà Spezie, del tipo a coclea idraulica, è costituito da una struttura piuttosto compatta, come meglio descritto nel capitolo relativo al quadro progettuale. Data la tipologia, tale impianto verrà realizzato a tergo del muro esistente, ricadendo in parte sul sedime della briglia esistente. Il progetto prevede la costruzione di una scala di risalita dei pesci, che al momento non è presente sul manufatto, in modo da ricostruire quella continuità fluviale che ora è interrotta dalla presenza stessa della briglia. La costruzione delle opere comporta quindi un intervento sull’ambiente fluviale, poiché si attesta a ridosso del manufatto in alveo, andando a integrarsi con lo stesso; tale localizzazione ha il duplice scopo di ottimizzare il funzionamento della centralina e ricreare la continuità fluviale attraverso l’inserimento della scala di risalita.

3.3 CARATTERIZZAZIONE NATURALISTICA DELLA PARTE DEI SITI INTERESSATI

Lo studio degli elementi vegetali e faunistici che caratterizzano gli habitat è stato eseguito attraverso le seguenti metodologie:  Analisi dell’area di intervento;  Analisi dell’area vasta;  Analisi del Formulario;  Data base dell’EEA, European Environment Agency.  http://www.ambiente.marche.it/Ambiente/Natura/ReteNatura2000/Cartografia.aspx

3.3.1 Individuazione dell’area vasta

Per quanto riguarda l’analisi dell’area vasta, si ricorda che essa è calcolabile come “10 volte l’estensione dell’area di intervento posta in posizione baricentrica se è estesa planimetricamente”. L’intervento occupa planimetricamente poco meno di 270 mq, quindi l’area vasta può essere cautelativamente individuata pari ad un valore di 2700 mq, baricentrica rispetto all’impianto.

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Come è possibile notare, vista la limitata estensione planimetrica dell’intervento, l’area vasta risulta comunque appartenente all’intorno dell’intervento.

Sovrapposizione delle aree di intervento e vasta sulla Carta degli Habitat

3.3.2 Descrizione SIC/ZPS (Formulario natura 2000)

ZPS IT5310025 (Calanchi e praterie aride della Media Valle del Foglia) SUPERFICIE: 10162.0 ha QUALITÀ E IMPORTANZA L'area è significativa per la presenza di boschi impostati su calanchi consolidati. Le formazioni boschive sono attribuite agli orno-ostrieti, ai querceti caducifoglie e nei fondovalle ai boschi dell'Alnion glutinoso incanae. VULNERABILITÁ Area nell'ambito di medio sfruttamento antropico. ALTRE CARATTERISTICHE DEL SITO

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La ZPS interessa i settori collinari della media valle del Foglia. Si tratta di litotipi che caratterizzano il bacino di Montecalvo in Foglia - costituiti soprattutto da marne. Il paesaggio è costituito da aree coltivate intensamente alternate con situazioni di calanchi consolidati. Gli habitat di interesse comunitario riportati nelle schede sono: - habitat forestali: formazioni boschive ripariali lungo il Fiume Foglia a pioppo (che interessano l’habitat 92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba) e boschi orientali di roverella (Quercus pubescens) ricadenti nell' habitat 91AA. - habitat prativi: habitat 6210, formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco - Brometalia); habitat 6220 percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero - Brachypodietea; habitat 6430, bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile. - habitat acque dolci correnti: formazioni erbacee che si sviluppano sui greti melmosi e ciottolosi del corso d’acqua durante il periodo di secca estiva, riferite all’habitat 3270, fiumi con argini melmosi con vegetazione del Chenopodion rubri p.p.

Dall’analisi integrata delle fonti sopra citate, è stato possibile selezionare all’interno dell’area ZPS gli habitat e le specie specifiche per l’area di interesse. In particolare, sono risultati particolarmente utili gli strumenti interattivi forniti dalla Regione Marche (shape-file, in scala nominale 1:10.000, con i dati relativi alla vegetazione, agli habitat, nonché altri dati dei siti N2000, realizzato, per la parte relativa agli habitat, secondo le specifiche di cui al Manuale Italiano di Intepretazione degli Habitat, 2012) e dal Database per le Specie EUNIS.

3.3.3 Flora e vegetazione

L’area d’intervento non rientra in alcun habitat, mentre l’area vasta risulta in piccola parte ricadente su aree dell’habitat denominato 91E0: Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae). Si riportano le caratteristiche dell’habitat.

HABITAT 91E0: Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae)

Regione biogeografica di appartenenza Continentale, Mediterranea, Alpina

Frase diagnostica dell’habitat in Italia

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Foreste alluvionali, ripariali e paludose di Alnus spp., Fraxinus excelsior e Salix spp. presenti lungo i corsi d’acqua sia nei tratti montani e collinari che planiziali o sulle rive dei bacini lacustri e in aree con ristagni idrici non necessariamente collegati alla dinamica fluviale. Si sviluppano su suoli alluvionali spesso inondati o nei quali la falda idrica è superficiale, prevalentemente in macrobioclima temperato ma penetrano anche in quello mediterraneo dove l’umidità edafica lo consente.

Sottotipi e varianti "Saliceti non mediterranei" Boschi ripariali a dominanza di Salix alba e S. fragilis del macrobioclima temperato presenti su suolo sabbioso con falda idrica più o meno superficiale lungo le fasce (a volte lineari) più prossime alle sponde in cui il terreno è limoso e si verificano sovente esondazioni. Rientra in questo gruppo il sottotipo 44.13 (Foreste a galleria di salice bianco – Salicion albae).

"Ontanete e frassineti ripariali" Boschi ripariali a dominanza di ontano (Alnus glutinosa, A. incana, A. cordata - endemico dell’Italia meridionale, ) o frassino (Fraxinus excelsior) dell’alleanza Alnion incanae (= Alno-Ulmion, = Alno-Padion, = Alnion glutinoso-incanae). Questi boschi ripariali occupano i terrazzi alluvionali posti ad un livello più elevato rispetto ai saliceti e sono inondati occasionalmente dalle piene straordinarie del fiume. Rientra in questo gruppo il sottotipo 44.21 (boschi a galleria montani di ontano bianco - Calamagrosti variae-Alnetum incanae), il sottotipo 44.31 (alno-frassineti di rivi e sorgenti - Carici remotae-Fraxinetum excelsioris) e il sottotipo 44.33 (boschi misti di frassino maggiore ed ontano nero dei fiumi con corso lento - Pruno-Fraxinetum).

"Ontanete riparali del Mediterraneo occidentale" Boschi ripariali mediterranei a dominanza di Alnus glutinosa dell’alleanza Osmundo –Alnion glutinosae che vicaria l’Alnion incanae nel Mediterraneo occidentale. E’ prevalentemente concentrata nel corso medio e inferiore dei fiumi e si rinviene su substrati di natura acida. Il sottobosco è caratterizzato dalla dominanza di varie pteridofite idrofilo-calcifughe. Rientrano in questo gruppo anche la cenosi endemica della Sardegna meridionale - rinvenibile in ambito mesomediterraneo - caratterizzata da Salix arrigonii e Ilex aquifolium e riferibile alla suballeanza Hyperico hircini-Alnenion glutinosae. Questo gruppo appartiene al codice Corine Biotopes 44.5 (foreste riparali mediterranee di ontano nero dell’ Osmundo–Alnion glutinosae).

"Ontanete paludose" Boschi a dominanza di Alnus glutinosa dell’alleanza Alnion glutinosae che colonizzano le zone paludose con ristagni idrici non necessariamente collegati alla dinamica fluviale su suoli da torbosi a minerali, a reazione da acida a neutro-alcalina. La permanenza

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Combinazione fisionomica di riferimento Alnus glutinosa, A. incana, A. cordata, Fraxinus excelsior, Salix alba, Salix fragilis, Acer campestre, A. pseudoplatanus, Angelica sylvestris, Arisarum proboscideum (endemica dell’Italia peninsulare), Betula pubescens, Cardamine amara, C. pratensis, Carex acutiformis, C. pendula, C. remota, C. strigosa, C. sylvatica, Cirsium oleraceum, C. palustre, Equisetum telmateja, Equisetum spp., Festuca gigantea, Filipendula ulmaria, Geranium sylvaticum, G. palustre, Geum rivale, Humulus lupulus, Leucojum aestivum, L. vernum, Lysimachia nemorum, L. nummularia, Petasites albus, P. hybridus, Populus nigra, Prunella vulgaris, Ranunculus ficaria, Rubus caesius, Sambucus nigra, Scutellaria galericulata, Solanum dulcamara, Stachys sylvatica, Stellaria nemorum, Ulmus glabra, U. minor, Urtica dioica, Viburnum opulus, Cladium mariscus, Hydrocotyle vulgaris, Thelypteris palustris

Salix arrigonii, Ilex aquifolium, Carex microcarpa, Hypericum hircinum subsp. hircinum, Hedera helix subsp. helix, Carex riparia, Carex elongata, Thelypteris palustris, Salix cinerea, Matteuccia struthiopteris, Osmunda regalis, Caltha palustris ( rarissima in pianura), Adoxa moschatellina, Chrysosplenium alternifolium, Fraxinus angustifolia, Carex elata, Carex elongata, Carex riparia, Thelypteris palustris, Dryopteris carthusiana, Frangula alnus, Salix cinerea, Chrysosplenium alternifolium, Geum rivale, Caltha palustris, Chaerophyllum hirsutum ssp. villarsii.

Riferimento sintassonomico I boschi ripariali di salice bianco appartengono all’alleanza Salicion albae Soó 1930 (ordine Salicetalia purpureae Moor 1958, classe Salici purpureae-Populetea nigrae Rivas-Martínez & Cantó ex Rivas-Martínez , Báscones, T.E. Díaz, Fernández-González & Loidi classis nova (addenda).

I boschi ripariali di ontano e/o frassino si inseriscono nell’alleanza Alnion incanae Pawłowski in Pawłowski, Sokołowski & Wallisch 1928 (= Alno-Ulmion Braun-Blanquet e R. Tüxen ex Tchou

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1948 em. T. Müller e Görs 1958; = Alno-Padion Knapp 1942; = Alnion glutinoso-incanae (Braun- Blanquet 1915) Oberdorfer 1953) che caratterizza generalmente il tratto superiore dei corsi d’acqua e nelle suballeanze Alnenion glutinoso-incanae Oberd. 1953 e Hyperico androsaemi- Alnenion glutinosae Amigo et al. 1987 (dell’Appennino meridionale).

Le ontanete ripariali del Mediterraneo occidentale sono incluse nell’alleanza Osmundo-Alnion glutinosae (Br.-Bl., P. Silva & Rozeira 1956) Dierschke & Rivas-Martínez in Rivas-Martínez 1975 (che vicaria nel Mediterraneo occidentale l’ Alnion incanae) e nella suballeanza Hyperico hircini- Alnenion glutinosae Dierschke 1975 (che ha una distribuzione limitata alla parte meridionale della penisola italiana).

Sia l’ Alnion incanae che l’Osmundo-Alnion glutinosae rientrano nell’ordine Populetalia albae Br.- Bl. ex Tchou 1948 (classe Salici purpureae-Populetea nigrae Rivas-Martínez & Cantó ex Rivas- Martínez , Báscones, T.E. Díaz, Fernández-González & Loidi classis nova (addenda)) che comprende associazioni forestali insediate nell’alveo maggiore dei corsi d’acqua, sui terrazzi più alti e più esterni, quindi interessati più raramente dalle piene, rispetto all’ordine Salicetalia purpureae Moor 1958 (in cui ricadono i saliceti).

Infine, le ontanete ad Alnus glutinosa delle aree paludose (variante 44.91) rientrano nell’alleanza Alnion glutinosae Malcuit 1929 (ordine Alnetalia glutinosae Tüxen 1937, classe Alnetea glutinosae Br.-Bl. & Tüxen ex Westhoff, Dijk & Passchier 1946). La classe Alnetea glutinosae, a differenza della Salici-Populetea nigrae, comprende associazioni forestali sviluppate in ambienti paludosi, al di fuori dell’influenza diretta dei corsi d’acqua; infatti tali ambienti si incontrano in depressioni o terreni pianeggianti, sempre con falda freatica affiorante e con suoli idromorfi che spesso contengono un’alta percentuale di sostanza organica non decomposta (torba).

Dinamiche e contatti I boschi ripariali e quelli paludosi sono per loro natura formazioni azonali e lungamente durevoli essendo condizionati dal livello della falda e dagli episodi ciclici di morbida e di magra. Generalmente sono cenosi stabili fino a quando non mutano le condizioni idrologiche delle stazioni sulle quali si sviluppano; in caso di allagamenti più frequenti con permanenze durature di acqua affiorante tendono a regredire verso formazioni erbacee (ciò che non avviene per le ontanete paludose che si sviluppano proprio in condizioni di prolungato alluvionamento); in caso di allagamenti sempre meno frequenti tendono ad evolvere verso cenosi forestali mesofile più stabili.

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Rispetto alla zonazione trasversale del fiume (lungo una linea perpendicolare all’asse dell’alveo) le ontanete ripariali possono occupare posizione diverse. Nelle zone di montagna si sviluppano direttamente sulle rive dei fiumi, in contatto catenale con le comunità idrofile di alte erbe (habitat 6430 “Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile”) e con la vegetazione di greto dei corsi d’acqua corrente (trattata nei tipi 3220 “Fiumi alpini con vegetazione riparia erbacea”, 3230 “Fiumi alpini con vegetazione riparia legnosa a Myricaria germanica”, 3240 “Fiumi alpini con vegetazione riparia legnosa a Salix elaeagnos”, 3250 “Fiumi mediterranei a flusso permanente con Glaucium flavum”, 3260 “Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batrachion”, 3270 “Fiumi con argini melmosi con vegetazione del Chenopodion rubri p.p. e Bidention p.p.”, 3280 “Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Paspalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba”, 3290 “Fiumi mediterranei a flusso intermittente con il Paspalo-Agrostidion”). In pianura questi boschi ripariali si trovano normalmente, invece, lungo gli alvei abbandonati all’interno delle pianure alluvionali in contatto catenale con i boschi ripariali di salice e pioppo.

Lungo le sponde lacustri o nei tratti fluviali dove minore è la velocità della corrente, i boschi dell’habitat 91E0* sono in contatto catenale con la vegetazione di tipo palustre riferibile agli habitat 3110 “Acque oligotrofe a bassissimo contenuto minerale delle pianure sabbiose (Littorelletalia uniflorae), 3120 "Acque oligotrofe a bassissimo contenuto minerale su terreni generalmente sabbiosi del Mediterraneo occidentale con Isoetes spp.”, 3130 “Acque stagnanti, da oligotrofe a mesotrofe, con vegetazione dei Littorelletea uniflorae e/o degli Isoeto-Nanojuncetea”, 3140 “Acque oligomesotrofe calcaree con vegetazione bentica di Chara spp.”, 3150 “Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition”, 3160 “Laghi e stagni distrofici naturali” e 3170 “Stagni temporanei mediterranei”.

Verso l’esterno dell’alveo, nelle aree pianeggianti e collinari, i boschi ripariali sono in contatto catenale con diverse cenosi forestali mesofile o termofile rispettivamente delle classi Querco- Fagetea e Quercetea ilicis, verso cui potrebbero evolvere con il progressivo interramento. In particolare possono entrare in contatto catenale con i boschi termofili a Fraxinus oxycarpa (91B0 “Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia”), i boschi a dominanza di farnia (habitat 9160 "Querceti di farnia o rovere subatlantici e dell'Europa Centrale del Carpinion betuli”) e le foreste miste riparie a Quercus robur dell'habitat 91F0 “Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis e Ulmus minor, Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulmenion minoris)”. Contatti possono avvenire anche con le praterie dell’habitat 6510 “Praterie magre da fieno a bassa altitudine Alopecurus pratensis, Sanguisorba officinalis”. In montagna sono invece in contatto con

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Specie alloctone Le cenosi ripariali sono frequentemente invase da numerose specie alloctone, tra cui si ricordano in particolar modo Robinia pseudoacacia, Ailanthus altissima, Acer negundo, Amorpha fruticosa, Phytolacca americana, Solidago gigantea, Helianthus tuberosus e Sicyos angulatus

Note Non vengono considerati in questo habitat i saliceti ed i pioppeti mediterranei che vengono attribuiti all’habitat 92A0 "Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba".

I sottotipi 44.22 (boschi a galleria sub-montani di ontano bianco - Equiseto hyemalis-Alnetum incanae) e 44.32 (alno-frassineti di fiumi a corso rapido - Stellario-Alnetum glutinosae), segnalati nel manuale europeo, non sono presenti in Italia.

E’ stato proposto il nuovo sottotipo definito dal codice Corine 44.5 che include le foreste riparali mediterranee di ontano nero del Mediterraneo occidentale (alleanza Osmundo-Alnion glutinosae vicariante dell’Alnion incanae).

La Direttiva Habitat non prende in considerazione i boschi dell’alleanza Alnion glutinosae con associazioni forestali sviluppate in ambienti paludosi, al di fuori dell’influenza diretta dei corsi d’acqua. Per l’interesse naturalistico di queste formazioni, frammentarie e in prossimità di laghi ed altri biotopi umidi, si reputa opportuno l’inserimento del nuovo sottotipo definito dal codice Corine 44.91.

Per la sovrapposizione alla Carta degli Habitat e la Carta Fitosociologica, si rimanda agli allegati elaborati grafici.

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3.3.4 Aspetti faunistici

Secondo le schede Natura 2000, la caratterizzazione dei siti Rete Natura 2000 è determinata dalla presenza di un numero diversificato di habitat prioritari e non, tra i quali si individuano le specie presenti in direttiva. Per il sito viene fornito l'elenco delle specie faunistiche presenti di interesse comunitario. Per le specie faunistiche nella colonna STATUS si è riportato il valore del sito per la conservazione delle specie interessate: A = eccellente, B = buono; C = Significativo. Inoltre per ogni specie viene indicata la presenza in eventuali liste e convenzioni per la tutela delle stesse; per la lista rossa le categorie interessate sono: Cr : “Critically Endangered”, un taxon è in pericolo in modo critico quando è di fronte ad un altissimo rischio di estinsione in natura nel futuro immediato; En: “Endangered” un taxon è in pericolo quando è difronte ad un altissimo rischio di estinsione in natura nel prossimo futuro; Vu: “Vulnerable” un taxon è vulnerabile quando è difronte ad un alto rischio di estinsione in natura nel futuro a medio termine; Lr: “ Lower Risk” un taxon è a più basso rischio quando sono noti elementi che inducono a considerare il taxon in uno stato di conservazione non scevro da rischi.

ZPS IT5310025 Calanchi e praterie aride della media valle del Foglia Status Dir. Dir. Lista Nome scientifico Nome comune 09/147/ 92/43/ Rossa SPEC CEE CEE UICN Athene noctua Civetta A Buteo buteo Poiana B Alcedo atthis Martin pescatore B All.I Lr 3 Circus pygargus Albanella minore A Vu 4 Circus cyaneus Albanella reale B All.I 3 Anser anser Oca selvatica B All.I Falco tinnunculus Gheppio A All.I Lanius senator Averla capirossa C Lr 2 Lanius collurio Averla piccola B All.I Galerida cristata Cappellaccia B Hirundo rustica Rondine comune B Pica pica Gazza A Pluvialis apricaria Piviere dorato B Corvus corone Cornacchia A Corvus monedula Taccola B 90

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Sturnus vulgaris Storno comune B Tyto alba Barbagianni B Strix aluco Allocco B Anthus campestris Calandro B All.I Asio flammeus Gufo di palude 3 Calandrella Calandrella B All.I brachydactila Caprimulgus Succiacapre B All.I Lr 2 europaeus Ciconia ciconia Cicogna bianca All.I Lr 2 Ciconia nigra Cicogna nera All.I 3 Falco vespertinus Falco cuculo B All.I 3 Grus grus Gru cenerina C All.I 3 Lullula arborea Tottavilla B All.I Milvus migrans Nibbio bruno C All.I Vu 3 Milvus milvus Nibbio reale B All.I En 4 Pandion haliaetus Falco pescatore C All. I 3 Pernis apivorus Falco pecchiaiolo C All. I Philomacus pugnax Combattente B All. I

3.4 VERIFICA DI COMPATIBILITÀ E INDIVIDUAZIONE DEGLI IMPATTI

La verifica di compatibilità e l’individuazione degli impatti sono state condotte in maniera integrata a quelle previste dallo studio preliminare ambientale e vengono riportate nei paragrafi seguenti.

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4 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE

4.1 DESCRIZIONE DEL PROGETTO

Fig. Sovrapposizione intervento su ortofoto

L’impianto si attesta, come anticipato, in corrispondenza di una briglia su cui insiste già una presa del Consorzio di Bonifica Integrale dei Fiumi Foglia-Metauro-Cesano. Tale presa è realizzata tramite un grigliato posto al di sopra del corpo della briglia, così come visibile nella documentazione fotografica e riportata in planimetria. Il grigliato convoglia le portate emunte in una tubazione che è collegato poi al sistema irriguo della bonifica tramite una paratoia posta a lato della briglia. Esiste un sistema di bypass che consente di scaricare l’acqua, comunque prelevata dal grigliato, sulla spalla sinistra della briglia, a monte dell’altra paratoia. Vista la necessità di regolare le portate, il nuovo impianto si attesterà a tergo del muro di sostegno esistente, rendendo quindi inevitabile lo spostamento della paratoia così come segnato negli elaborati planimetrici a cui si rimanda.

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4.1.1 Opera di intercettazione e locale quadri

Al fine di garantire la permanenza in alveo della portata fino alla traversa esistente si procederà a intercettare l’acqua immediatamente a monte della briglia indirizzandola verso la sponda posta in sinistra idraulica. La presa della centrale di fatto sarà realizzata ricavando un’unica bocca laterale a tergo del muro esistente dell’opera di presa del Consorzio di Bonifica. La bocca di presa immette le acque derivate in un canale d’invito largo 2.90 m che dovrà avere pendenza minima pari all’1‰. Di fatto, in condizioni di moto uniforme, la portata massima turbinabile da una coclea, pari a 2.5 mc/s verrebbe smaltita con un battente di circa 0.85 m; in realtà il funzionamento idraulico del sistema presa sarà condizionato dalla presenza, immediatamente a valle, del meccanismo motore della coclea idraulica che, regolando il numero di giri grazie ad un inverter, permetterà di garantire a monte un livello pressoché invariabile al variare della portata derivata, ciò al fine di massimizzare il salto idraulico disponibile. Altimetricamente pertanto si è provveduto a individuare la quota di installazione della macchina in modo che il livello a monte del meccanismo motore risulti essere in linea con la quota della gaveta delle diverse traverse esistenti. In corrispondenza dell’ingresso all’opera di presa, vi sarà la possibilità di inserire dei panconi per isolare temporaneamente il locale e consentire le operazioni di pulizia. Al fine di regolamentare l’accesso alle opere da parte dei soli addetti ai lavori e di proteggere gli organi elettrici dagli agenti atmosferici, oltre che di mascherarli dal punto di vista paesaggistico, si prevede di realizzare, al di sopra del sedime dell’opera di intercettazione, un piccolo fabbricato. Infatti nel caso specifico in esame, si è optato per una soluzione progettuale che prevede la realizzazione di un vero e proprio fabbricato, all’interno del quale verrà alloggiato anche il locale misure. Il fabbricato si estenderà dalla sezione di imposta della bocca di derivazione fino a monte della paratoia di intercettazione, proseguendo poi tramite semplice tettoia al di sopra del piano del generatore collegato alla macchina. Il locale risulterà direttamente accessibile dalla adiacente strada e sarà suddiviso in due distinti ambienti, un locale misura il cui accesso sarà garantito al gestore di rete (Enel) ed un locale comando e controllo all’interno del quale il gestore dell’impianto potrà localizzare i quadri di comando e controllo ed accedere al sottostante sghiaiatore per manovrare la paratoia di pulizia. La soluzione qui proposta risulta essere quella tecnicamente più semplice e meno impattante.

Dal punto di vista costruttivo, si rileva come le opere si innestano in fregio al muro di sostegno esistente che nello stato attuale sorregge la cavedagna di accesso al sito. La costruzione delle opere Civili dell’impianto conserverà le opere di sostegno esistenti provvedendone al taglio e alla rimozione dopo aver definitivamente innestato le nuove opere in quelle in esercizio e da

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All’interno della bocca di presa della centrale è stata collocata la paratoia sghiaiatrice dell’impianto che consentirà la periodica rimozione del sedimento accumulato in corrispondenza del dente posto a presidio delle turbine: l’apertura della paratoia consentirà attraverso una cacciata in corrente veloce di rimuovere, con una sola operazione, quanto accumulato nella bocca di presa. In corrispondenza della bocca di presa, che non risulta direttamente presidiata da paratoia, sarà necessario prevedere alloggiamenti per panconi in caso risultasse necessario chiudere la derivazione in piena o per manutenzioni straordinarie dell’impianto.

4.1.2 Misuratore e regolazione di portata

Si provvederà ad inserire in prossimità dell’opera di presa dell’impianto in progetto un misuratore di livello ad ultrasuoni per avere la misura della portata ragguagliata per la sezione specifica in cui si intende realizzare l’impianto idroelettrico; si provvederà a porre in esercizio una apparecchiatura ad ultrasuoni del tipo"45AC150" in grado di misura il livello dall'alto senza che vi sia contatto con il liquido. Gli impulsi ultrasonici emessi dal trasmettitore, posto verticalmente sopra la superficie del liquido, vengono riflessi e inviati al display con microprocessore che li elabora proporzionalmente alla loro frequenza, rilevando costantemente l'altezza della colonna d'acqua. L’opera è stata progettata secondo una analisi di bilancio idrico delle portate medie presenti sul corso d’acqua, così come illustrato nel paragrafo precedente. Il personale dell’ Amministrazione concedente, ed altri Enti pubblici autorizzati dalla Regione Marche, potranno accedere in qualsiasi momento alle opere di presa e restituzione per accertare l’osservanza delle norme del presente atto.

4.1.3 Macchina idraulica

Visti i ridotti dislivelli a disposizione e le caratteristiche torrentizie del corso d’acqua, si è optato in sede di progetto per l’adozione di una turbina diversa da quelle classicamente utilizzate in tali situazioni; infatti, al posto di una turbina tipo Kaplan, si è optato per l’adozione di una coclea idraulica. 94

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La còclea idraulica è conosciuta fin dall’antichità,come ruota o chiocciola di Archimede. Nuovo è il brevetto di utilizzazione sulla pompa a chiocciola di Archimede, attraverso il quale l’inversione del funzionamento energetico, realizza una macchina per la produzione di energia. Rispetto alle più classiche applicazioni di turbine Kaplan, seppur a fronte di più contenuti rendimenti idraulici, si rilevano alcuni importanti vantaggi:  Le coclee risultano macchine robuste e resistenti all’usura  Richiedono un minimo onere di pulizia e ridotta manutenzione  Non risulta strettamente necessaria la posa di sgrigliatore o comunque di griglia fine dal momento che i corpi flottanti possono oltrepassare la coclea. Analogamente, essendo in grado di assorbire il transito di materiale fine oltre che grossolano, non necessita di vasca di dissabbiazione preposta.  Sono stati realizzati, da parte dell’agenzia per l’ambiente del Governo Britannico, studi volti ad investigare la compatibilità della coclea idraulica con la fauna ittica; tali approfondimenti hanno permesso di dimostrare che sia pesci piccoli (maggiori di 8 cm) che quelli più grandi (fino a 58 cm) possono migrare verso valle attraverso la coclea senza accusare danni importanti. Gli unici riscontrati sono stati di natura leggera quali perdita di scaglie ed ematomi.

La macchina risulterà accoppiata ad un soprastante generatore e risulterà caratterizzata da lunghezza imposta in funzione del dislivello geodetico in quanto l’inclinazione ottimale di esercizio di 22°. Il campo di applicazione di tali macchine idrauliche, nell’ambito della portata massima derivabile dell’ordine di 2.50 mc/s quale quella per l’impianto in progetto, permette di arrivare a sfruttare salti fino a 8 m. L’impianto in questione presenta un salto geodetico opportunamente ridotto per tenere in considerazione le perdite di carico ed i battenti idraulici di monte e valle pari a 2.50 m. I quadri di comando e controllo verranno alloggiati all’interno del locale centrale progettato. Non si prevede in questa fase la necessità di realizzare un locale trasformatore in quanto, anche alla luce delle recenti normative emesse dall’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas, sarà possibile, per potenze inferiori ai 100 KW, procedere all’allacciamento in bassa tensione.

4.1.4 Vasca e canale di scarico

La coclea idraulica scarica l’acqua turbinata all’interno di una vasca di scarico, la cui funzione sostanzialmente è quella di garantire un controbattente a valle alle spire della macchina per ottimizzare i rendimenti anche al transito di portate minime. Tale vasca sarà poi collegata

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4.1.5 Scala di risalita dei pesci

L’idea progettuale dell’impianto è di fatto nata per integrarsi con quella di realizzazione di una scala di risalita per la fauna ittica; il progetto della scala quindi non è stato realizzato dopo quello dell’impianto ma contestualmente in modo da armonizzarsi con questo massimizzando il risultando e minimizzando gli ingombri ed i costi.

Il passaggio per pesci in progetto è del tipo a bacini successivi caratterizzato da una tipologia mista di fenditure ovvero da una luce a stramazzo in sommità, superabile per salto, e da un orifizio sul fondo per la risalita di pesci dalle minori capacità di salto; le pareti presentano le fenditure alternate a destra e a sinistra. Tale tipologia di passaggio si adatta sia a piccoli che medi salti d’acqua risultando particolarmente idonea per l’accoppiamento ad impianti idroelettrici. Tale tipologia di passaggio risulta essere adatta per tutte le specie di pesci. Presentano lo svantaggio di risultare teoricamente poco attraenti, visto il funzionamento con basse portate, oltre al problema dell’intasamento da parte di materiale flottante o trasportato al fondo 2

2 Linee Guida per il corretto approccio metodologico alla progettazione dei Passaggi per Pesci – Provincia di Modena 96

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Fig. Posizione e dimensioni scala di risalita prevista

Nel caso specifico la configurazione impiantistica proposta permette di superare il problema dell’attrattività grazie alla confluenza nella stessa sezione sia del canale di scarico che della scala di risalita. Per quanto attiene invece l’interrimento dei bacini si prevede la realizzazione di sghiaiatore a monte dello sbocco della scala in modo da garantire la sedimentazione del materiale più grossolano mentre per quanto attiene il trasporto di sedimenti più fini si è prevista la realizzazione di setti amovibili in modo da permetterne l’asportazione per effettuare pulizie tramite cacciate.

Il passaggio per pesci sarà caratterizzato da bacini di larghezza massima pari a circa 2.20 m e lunghezza massima pari a 1.70 m con stramazzo superficiale di larghezza pari a 10 cm e orifizio sul fondo di 12 cm x 12 cm. Il dislivello fra il pelo acqua nel bacino di monte e quello nel bacino di valle, rilevate le specie ittiche che caratterizzano il corso d’acqua, tipicamente della famiglia dei salmonidi, è stato individuato in circa 30 cm.

L’altezza d’acqua nella sezione di valle del bacino sarà pari a 1,35 m massimi circa mentre nella sezione di monte pari a 1.20 m massimi circa.

Di fatto la struttura della scala sarà di tipo prefabbricato in acciaio da fissarsi ad una struttura esterna fissa in calcestruzzo; pertanto sarà possibile, anche a struttura realizzata effettuare delle modifiche alla geometria dei bacini, accorciandoli o restringendoli.

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Nel caso specifico, rilevato il dislivello da superare e la consistente lunghezza complessiva della scala di risalita, si è optato per la realizzazione di un bacino di calma e riposo intermedio. La struttura esterna della scala di risalita, sostanzialmente costituita da due muri di contenimento laterale e dalla parete di chiusura del bacino di calma, sarà realizzata in calcestruzzo mentre la struttura interna della stessa verrà realizzata in acciaio zincato prefabbricato. Ciò onde minimizzare le operazioni di getto così come i tempi di costruzione e nello stesso tempo ottimizzare la struttura realizzandola con elementi modificabili ed asportabili. In tal senso si pensi alla possibilità non solo di realizzare setti di separazione asportabili per effettuare operazioni di pulizia ma anche delocalizzabili lungo la struttura della scala stessa onde eventualmente aumentare il numero di bacini riducendo sia la lunghezza degli stessi che il dislivello fra un bacino e quello successivo.

Come già specificato in precedenza, non risultando di fatto presente una derivazione che depauperi il torrente della risorsa acqua dal momento che essa viene intercettata immediatamente a monte e restituita immediatamente a valle della traversa, si ritiene non abbia nemmeno senso parlare di DMV in quanto l’unico elemento ad essere interessato dal depauperamento è di tipo meramente artificiale consistendo nelle diverse traverse. Si ritiene quindi utile procedere a determinare la portata di alimentazione della scala stessa, prescindendo dal calcolo del rilascio secondo le norme dell’Autorità di Bacino, ma concentrandosi piuttosto sul corretto funzionamento idraulico della scala stessa. Ciò non di meno verrà assicurato il rilascio di una portata pari al DMV calcolato secondo i criteri definiti dall’Autorità stessa; tale rilascio sarà parzialmente convogliato nella scala di risalita e in parte stramazzerà dalla gaveta della briglia.

Ipotizzando che il collegamento fra due bacini contigui avvenga tramite una luce a stramazzo contratta su un lato caratterizzata da larghezza pari a 0.10 m e altezza d’acqua pari al dislivello fra i due bacini (0.31 m) si ottiene una portata fluente pari a:

Con Q = portata defluente (mc/s)  = 0.41 L = 0.10 m h = 0.30 m

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da cui si ottiene che la portata Q è pari a 22 l/s. Dall’orifizio di fondo, schematizzabile come una luce a battente di dimensioni pari a 0.12 m x 0.12 m, la portata fluente è pari a:

Q    S  2gh'

Con Q = portata defluente (mc/s)  = 0.6 S = 0.12 x 0.12 = 0.0144 mq h’ = 1.35-0.12/2 = 1.29 m da cui si ottiene che la portata Q in uscita dalla luce a battente è pari a 43 l/s.

Pertanto la portata complessivamente defluente dalla scala di risalita per la fauna ittica risulterà pari a 65 l/s (=43 l/s + 22 l/s).

La macchina idraulica sarà caratterizzata da regolazione automatica in grado di variare, al variare della portata, il livello idrico a monte. Attraverso tale meccanismo di regolazione pertanto all’aumentare della portata derivata e quindi anche del rilascio, a seguito della modulazione, vi sarà un incremento del battente a monte della macchina con conseguente attivazione dello stramazzo dalla traversa.

Al fine di garantire il corretto valore del rilascio complessivo si procederà a realizzare in corrispondenza della gaveta esistente una piccola gaveta di magra localizzata verso la sponda sinistra idraulica all’interno della quale verrà convogliata la portata di rilascio eccedente quella di alimentazione della scala di risalita.

La sezione di tale gaveta di magra (orientativamente di dimensioni pari a 10 cm di profondità per 50/60 cm di larghezza) sarà oggetto di taratura tramite mulinelli idraulici prima della messa in servizio dell’impianto.

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4.2 DIMENSIONI DEL PROGETTO (SUPERFICI, VOLUMI, POTENZIALITÀ)

4.2.1 Dimensioni fisiche

Fig. Pianta centrale di progetto

Fig. Sezione centrale di progetto

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4.2.2 Potenzialità

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Salto 2.5 m DMV 0 mc/s

Portata massima 2.5 mc/s turbinabile Rendimento impianto 0.7

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Produzione netta Q media alla Volumi DMV + Risorsa Portata Volumi (mediata su Durata Durata % Q media DMV confluenza naturali modulazione disponibile turbinabile turbinabili volumi e portate disponibili) mc/s mc/s mc mc/s mc/s mc/s mc/s mc kWh 1 0% 5.00 5.00 432 000 0 0 5.00 2.50 216 000 1 029 18 10% 4.50 4.50 7 079 400 0 0 4.50 2.50 3 726 000 17 757 37 15% 4.00 4.00 6 701 400 0 0 4.00 2.50 3 942 000 18 787 55 20% 3.50 3.50 5 913 000 0 0 3.50 2.50 3 942 000 18 787 73 25% 3.20 3.20 5 282 280 0 0 3.20 2.50 3 942 000 18 787 91 30% 3.00 3.00 4 888 080 0 0 3.00 2.50 3 942 000 18 787 110 35% 2.40 2.40 4 257 360 0 0 2.40 2.40 3 863 160 18 035 128 40% 2.00 2.00 3 468 960 0 0 2.00 2.00 3 468 960 15 029 146 45% 1.70 1.70 2 917 080 0 0 1.70 1.70 2 917 080 12 775 164 50% 1.40 1.40 2 444 040 0 0 1.40 1.40 2 444 040 10 521 183 55% 1.10 1.10 1 971 000 0 0 1.10 1.10 1 971 000 8 266 201 60% 1.65 1.65 2 168 100 0 0 1.65 1.65 2 168 100 12 399 219 65% 1.45 1.45 2 444 040 0 0 1.45 1.45 2 444 040 10 896 237 70% 1.25 1.25 2 128 680 0 0 1.25 1.25 2 128 680 9 393 256 75% 1.15 1.15 1 892 160 0 0 1.15 1.15 1 892 160 8 642 274 80% 1.05 1.05 1 734 480 0 0 1.05 1.05 1 734 480 7 890 292 85% 0.95 0.95 1 576 800 0 0 0.95 0.95 1 576 800 7 139 310 90% 0.95 0.95 1 497 960 0 0 0.95 0.95 1 497 960 7 139 329 95% 0.85 0.85 1 419 120 0 0 0.85 0.85 1 419 120 6 388 347 100% 0.85 0.85 1 340 280 0 0 0.85 0.85 1 340 280 6 388 365 0% 0.85 0.85 1 340 280 0 0 0.85 0.85 1 340 280 6 388 50 575 860 234 835

Portata Portata media 1.95 mc/s media 1.60 mc/s naturale turbinabile En. Annua 234 835 kWh/anno

Potenza max 43 kW installata Potenza 28 kW concessione

4.3 CUMULO CON ALTRI PROGETTI

Vista la natura puntuale dell’intervento, non ha senso parlare di interferenze con altri impianti idroelettrici ubicati sul fiume Foglia, in quanto la centrale proposta non sottrae acqua al fiume, visto che non sottende alcun tratto di alveo. L’unica possibile interazione è con l’attigua presa d’acqua del Consorzio di Bonifica Integrale dei Fiumi Foglia-Metauro-Cesano, attualmente esercita la derivazione ad uso irriguo, sempre in sinistra idrografica; di conseguenza il tratto fluviale di cui trattasi è già sotteso dal canale di derivazione del Consorzio di Bonifica; pertanto potranno esclusivamente derivarsi le portate in eccesso rispetto al quantitativo del DMV e della sua modulazione di portata, in quanto il DMV per il suo significato non può, per nessun motivo, subire altra derivazione. Per il prosieguo, per quanto riguarda le derivazioni presenti autorizzate, ai sensi dell'art. 57, comma 2 delle norme tecniche di attuazione del P.T.A. della Regione Marche (Piano di Tutela delle Acque (PTA) approvato con delibera DACR n.145 del 26/01/2010), le stesse dovranno adeguare i loro rilasci al fine di soddisfare le condizioni volte a garantire il DMV, con tempi di applicazione disciplinati ai sensi 104

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4.4 UTILIZZAZIONE DELLE RISORSE NATURALI

Gli impianti idroelettrici utilizzano, come risorsa naturale, l’acqua per produrre energia elettrica rinnovabile. Con specifico riferimento alle problematiche associate alle variazioni del bilancio idrico determinate della realizzazione dell’impianto idroelettrico proposto in seno alla briglia esistente in località Cà Spezie di Montecalvo di Foglia, ovvero alle questioni legate al rilascio del minimo deflusso vitale MDV necessario a garantire l’equilibrio biologico a valle della sezione presso cui si potrà attuare la valorizzazione energetica di cui al presente progetto, è d’uopo evincere come la tipologia di impianto proposta non determini alcuna sottrazione idrologica delle acque presenti in alveo e eccedenti al valore necessario all’esercizio irriguo.

Infatti, come già sottolineato, la tipologia di centrale proposta per la valorizzazione energetica del salto idraulico intende derivare le portate eccedenti a quelle necessarie all’esercizio irriguo nella sezione immediatamente a monte della briglia per restituirle in quella posta immediatamente a valle della stessa senza creare discontinuità delle vene vitali di deflusso idrico.

Tale condizione idraulica di esercizio è infatti possibile mediante l’inserimento di una coclea idraulica opportunamente inclinata a cavallo delle sezioni di monte e valle della briglia esistente sulla quale risulta accoppiato l’alternatore mediante cui verrà prodotta l’energia elettrica.

Non sussiste dunque sottrazione idrologica al fiume: tutte le portate eccedenti il fabbisogno della presa irrigua posta in sinistra idrografica del fiume verranno idraulicamente convogliate prioritariamente alla scala di risalita dei pesci appositamente realizzata a tergo della turbina per consentire alla fauna ittica di superare l’ostacolo che nei fatti risulta creato dalla data di costruzione della briglia in località Cà Spezie, e la portata eccedente a quella richiesta per l’officiosità idraulica

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Il tutto risulta evidente nei documenti progettuali allegati e nel seguito della presente relazione. In conclusione le opere proposte:  non possono determinare alcuna sottrazione idrologica alle portate derivate ad uso irriguo in quanto intendono valorizzare energeticamente le portate “rigurgitate” e dunque eccedenti a quelle derivabili ad uso irriguo;  non determinano sottrazione idrologica a nessuna sezione del fiume in quanto derivano a monte della briglia per restituire tutta la portata derivata immediatamente a valle del medesimo manufatto di sbarramento  mediante la scala di risalita dei pesci implementano in qualche modo rispetto allo stato di fatto la continuità idrologica/idraulica del fiume consentendo una permeazione della fauna ittica del manufatto di sbarramento di regimazione idraulica del fiume Foglia.

Dunque per le caratteristiche intrinseche dell’apparecchiatura proposta risulta pleonastico parlare di minimo deflusso vitale delle portate del Foglia a seguito della realizzazione dell’impianto in quanto quest’ultimo non altera in alcun modo l’idrologia caratteristica del fiume.

4.5 PRODUZIONE DI RIFIUTI

L’impianto utilizza per il suo funzionamento l’energia potenziale posseduta dall’acqua, che viene trasformata in energia elettrica dai macchinari della centrale (turbina e generatore), per questo esso, per propria natura, non produce altri rifiuti di processo (gas, reflui o altro). Si producono invece quantità estremamente ridotte di rifiuti durante l’unica fase di manutenzione annuale: oli lubrificanti e grassi esausti che verran no asportati e smaltiti tramite le apposite società di raccolta abilitate. Volendo essere oltremodo esaustivi si deve evidenziare che si produrranno rifiuti nella fase di costruzione (imballaggi, contenitori di polveri edili, etc.) che saranno raccolti e smaltiti secondo le procedure apposite e che sono in quantità piccola in quanto non sono rifiuti di processo ma di costruzione. Le terre e rocce da scavo potranno essere riutilizzate in sito solo se non contaminate, così come previsto dall’art. 185, comma 1, lettera c-bis) del D. Lgs. 152/2006. In caso contrario la ditta dovrà provvedere allo smaltimento secondo le modalità compatibili con i contaminanti eventualmente rinvenuti. Considerato l’esiguo volume del materiale proveniente dagli scavi, le operazioni di

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4.6 INQUINAMENTO E DISTURBI AMBIENTALI

In fase di esercizio l’unica azione ambientale esercitata dall’impianto che si può considerare significativa è la variazione dell’habitat fluviale nel tratto sotteso dall’impianto. Si ritiene che l’effetto più impattante che potrebbe avere un impianto di questo tipo sia quello sulla fauna ittica locale. Si precisa però che per quanto riguarda la tutela dell’equilibrio ecologico del Fiume Foglia, l’impianto in progetto non altererà in alcun modo la continuità fluviale, infatti è presente una scala di risalita dei pesci atta a garantire e salvaguardare le dinamiche di interscambio attualmente presenti lungo il corso fluviale,il rilascio delle portate turbinate (comprensive del DMV al netto della portata necessaria per il funzionamento della scala di risalita dei pesci) verrà realizzato immediatamente a valle del prelievo; risulta quindi evidente che non verrà ad alterata la portata transitante né dal punto di vista qualitativo né dal punto di vista quantitativo. Si precisa inoltre che l’impianto in esercizio non genera emissioni di alcun tipo, il rumore prodotto rientra nei limiti imposti dalla legge vigente;inoltre , l’impianto idroelettrico genera effetti positivi per il contesto, in termini di riduzione di produzione di CO2. Un aspetto di solito molto importante è l’impatto ambientale di un’opera nella sua fase di costruzione il quale, se trascurato, può essere fonte di notevoli disturbi e danni ambientali. Dal punto di vista costruttivo, come rilevato dall'esame geologico del sito le opere saranno impostate sul posto, in assenza di particolari problemi di stabilità durante le operazioni di scavo. Ciò non di meno, qualora la copertura detritica superficiale necessitasse di un adeguato rinforzo in fase di cantiere, per garantire la stabilità della soprastante strada comunale, si provvederà alla realizzazione di berlinesi di sostegno che di fatto verranno a costituire il paramento di monte dell’impianto stesso.

4.7 RISCHIO DI INCIDENTI, PER QUANTO RIGUARDA, IN PARTICOLARE, LE SOSTANZE O LE TECNOLOGIE UTILIZZATE

Per il tipo di tecnologia costituente l’impianto che non prevede la presenza di sostanze pericolose o tossiche, il rischio di incidenti è molto ridotto sia per ciò che riguarda la frequenza sia per quanto concerne la cosiddetta magnitudo, cioè le conseguenze legate ad un evento. Tutti i componenti dell’impianto saranno costruiti a regola d’arte, nella completa osservanza della normativa tecnica vigente: in questo modo il verificarsi di guasti causerà l’arresto immediato 107

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4.8 IMPATTO SUL PATRIMONIO NATURALE E STORICO, TENUTO CONTO DELLA DESTINAZIONE DELLE ZONE CHE POSSONO ESSERE DANNEGGIATE (IN PARTICOLARE ZONE TURISTICHE, URBANE O AGRICOLE)

L’impianto in esame interesserà un tratto brevissimo del fiume Foglia, si tenga presente, ai fini della valutazione dell'impatto paesaggistico sull'esistente che tutte le opere relative al nuovo impianto si andranno ad attestare a ridosso di un’opera in calcestruzzo armato di presa esistente, e che quindi non indurrà una significativa alterazione all'attuale contesto circostante. La tipologia di centrale proposta per la valorizzazione energetica del salto idraulico in località Cà Spezie intende derivare le portate eccedenti a quelle necessarie all’esercizio irriguo nella sezione immediatamente a monte della briglia per restituirle in quella posta immediatamente a valle della stessa senza creare discontinuità delle vene vitali di deflusso idrico. Tale condizione idraulica di esercizio è infatti possibile mediante l’inserimento di una coclea idraulica opportunamente inclinata a cavallo delle sezioni di monte e valle della briglia esistente sulla quale risulta accoppiato l’alternatore mediante cui verrà prodotta l’energia elettrica. Non sussiste dunque sottrazione idrologica al fiume: tutte le portate eccedenti il fabbisogno della presa irrigua posta in sinistra idrografica del fiume verranno idraulicamente convogliate prioritariamente alla scala di risalita dei pesci appositamente realizzata a tergo della turbina per consentire alla fauna ittica di superare l’ostacolo che nei fatti risulta creato dalla data di costruzione della briglia, e la portata eccedente a quella richiesta per l’officiosità idraulica della scala pesci verrà convogliata verso la coclea per la valorizzazione energetica e infine restituita immediatamente a valle della briglia mediante opportuno convogliamento. Per quanto concerne la fase di realizzazione dell'impianto, potere realizzare le opere di progetto sarà necessario il taglio di una parte di vegetazione attualmente presente a ridosso dell’impianto che, una volta conclusi i lavori di realizzazione, verrà opportunamente integrata con specie autoctone simili alle esistenti.

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L'area presente nelle immediate vicinanze dell'impianto non presenta particolare valore dal punto di vista storico, turistico o agricolo, e quindi non saranno rilevabili impatti significativi sulle econonomie locali.

4.9 DISMISSIONE FINALE DEGLI IMPIANTI E DELLE OPERE

L’ultima serie di considerazioni sugli impatti provocati dall’impianto idroelettrico riguarda la fase seguente la cessazione dell’esercizio. L’impianto proposto in estrema sintesi si colloca a tergo dell’opera di derivazione in gestione al competente consorzio di Bonifica. L’opera da realizzare così come concepita in sostanza non altera in alcun modo lo status quo e l’officiosità idraulica posseduta attualmente dal manufatto idraulico di sbarramento su cui si interverrà e costituisce una modalità di sfruttamento energetico di opere già in essere che verranno semplicemente riproposte conservandone grossomodo le caratteristiche dimensionali. La briglia nel suo complesso risulta per altro dotata di una scala di risalita della fauna ittica che, realizzata in totale integrazione costitutiva con le strutture necessarie al convogliamento ordinario dell’acqua nella coclea idraulica e alla successiva restituzione in alveo immediatamente al piede del manufatto di sbarramento, non consentirà di effettuare demolizioni ancorché parziali perché ritenute pleonastiche anche in caso di mancato rinnovo della concessione idroelettrica. Per tale ragione al termine della vita utile dell’impianto con la semplice rimozione degli apparati elettromeccanici:  Coclea  Grigliatura grossolana  Alternatore  Tica di allaccio all’elettrodotto  Quadristica del locale misure

Fig. Sezione impianto con indicazione delle misure per il reinserimento e recupero ambientale 109

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Fig. Planimetria impianto con indicazione delle misure per il reinserimento e recupero ambientale

Si provvede nei fatti al ripristino di uno stato similare a quello che nello stato di fatto contraddistingue il manufatto di sbarramento conservando in aggiunta le seguenti caratteristiche salienti: 1. Il manufatto di sbarramento presenterà una soluzione di continuità fluviale costituita dalla scala di risalita dei pesci. 2. Dotando la camera di carico e convogliamento della coclea di una paratoia a regolazione manuale fissa si potrà sfruttare il corridoio di convogliamento preferenziale della risorsa idrica prelevata a monte verso il piede dello sbarramento; 3. In caso di chiusura totale della suddetta paratoia lo scivolo non sarà interessato da deflussi idrici di alcun tipo. 4. Unico elemento oggetto di demolizione risulterà il locale misure posto sul locale tecnico.

La stima dei costi di ripristino ancorché preliminare risulta essere la seguente: 1) Rimozione coclea idraulica grigliatura trasporto e smaltimento € 7.000,00 2) Rimozione alternatore elettrico e rigenerazione € 2.500,00 3) Rimozione tica e quadristica locale misure € 3.500,00 4) Fornitura e posa in opera nuova paratoia € 1.500,00 TOT € 14.500,00

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La stima dei costi non è attualizzata alla data della messa fuori servizio dell’impianto.

L’elettrodotto per la connessione alla rete elettrica nazionale verrà realizzato e gestito da Enel Distribuzione spa, e sarà quindi utilizzato per l’espletamento del servizio pubblico di distribuzione/trasmissione; conseguentemente il titolare dell’autorizzazione alla costruzione ed all’esercizio di tale impianto sarà Enel Distribuzione pertanto non dovrà essere soggetto ad obbligo di ripristinare, rimuovendo l’impianto di rete, lo stato dei luoghi a seguito della eventuale dismissione dell’impianto di produzione.

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5 CARATTERISTICHE DELL’IMPATTO POTENZIALE

5.1 PORTATA DELL'IMPATTO E STRATEGIE DI MITIGAZIONE

5.1.1 Effetti Sociali

In fase di esercizio, da un punto di vista dell’ambiente antropico della zona, l’opera non apporterà particolari impatti. Come meglio desumibile dai capitoli progettuali inerenti la gestione dell'impianto non comporterà permanenza di personale ma solo periodiche visite di controllo, per cui non sono previste particolari interferenze con lo scarso contesto sociale delle campagne. In senso più estensivo si possono prendere in considerazione gli impatti sul contesto economico e sociale, come già si è avuto modo di evidenziare nel capitolo “Effetti economici e sociali auspicati”. In fase di realizzazione, la presenza del personale contribuirà all'utilizzo delle strutture ricettive esistenti sul territorio.

5.1.2 Paesaggio

La scelta effettuata per l'edificio centrale, come evidenziato nel quadro progettuale che precede e a cui si rinvia, è stata quella di dare la massima mimetizzazione all'opera, come già esposto le nuove opere si attesteranno su una briglia e un muro si sostegno già esistenti. Si ritiene quindi che la portata dell'impatto potenziale a opera compiuta sia di entità minima.

Strategie di mitigazione In corrispondenza dell’intervento, lungo le arginature golenali, sono presenti cortine vegetali formate da elementi ad alto fusto e alti arbusti che impediscono visuali radenti ampie. Dove queste cortine risultino localmente interrotte o debbano essere necessariamente tagliate, nella zona di influenza dell’intervento, si provvederà al loro ripristino, tramite la piantumazione di specie arboree e arbustive autoctone, analoghe a quelle presenti in loco.

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Fig. Vista della briglia e della paratoia del Consorzio di Bpnifica

Fig. Vista della briglia, lato Comune di Urbino

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5.1.3 Atmosfera

La realizzazione di questa tipologia di impianti di ridotte dimensioni, privi di bacini di accumulo, non rappresenta un fattore di impatto per quanto riguarda gli equilibri climatici o microclimatici delle aree interessate dal progetto. Per quanto riguarda gli impatti relativi alle interferenze con la qualità dell'aria devono essere considerati facendo riferimento alle diverse fasi dell'intervento. In particolare durante le fasi di cantiere la presenza di nuovi flussi di traffico leggero e pesante relativo al transito del personale addetto al cantiere e degli autocarri previsti per il trasporto dei materiali provenienti dagli scavi, nonché l'attività dei mezzi di cantiere comporteranno un aumento delle emissioni in atmosfera di composti inquinanti. La stima delle emissioni può avvenire mediante il calcolo dei fattori di emissione caratteristici di ciascun veicolo che sono funzione di variabili quali il tipo di alimentazione, la velocità media di percorrenza e il tipo di infrastruttura stradale utilizzato. In questa fase è stata eseguita una stima del numero di viaggi necessari per la gestione del cantiere nel suo complesso (trasporto materiali e attrezzature, movimentazione terre, trasporto personale), in fase di progettazione esecutiva potrà essere valutato il quadro delle emissioni prevedibili, una volta definite con accuratezza le caratteristiche specifiche dei mezzi utilizzati e le effettive distanze di percorrenza, parametri fondamentali per l’applicazione degli standard di calcolo delle emissioni inquinanti in atmosfera secondo le metodologie in uso. Tali metodologie necessitano infatti di informazioni precise riguardo al tipo di combustibile utilizzato, alle caratteristiche e all’anzianità del parco veicoli circolante, alla velocità media di percorrenza di ciascun arco stradale ed alla tipologia di ciascun arco stradale (urbano, extraurbano, autostradale). Occorre comunque specificare che stime eseguite su cantieri di dimensioni molto più ampie rispetto a quello in oggetto hanno rivelato aumenti emissivi nell'ordine di 2-3 punti percentuali rispetto al "fondo" ordinario per quanto riguarda CO, NOx e COV (composti organici volatili). Più rilevante risulta il contributo delle polveri che, tuttavia, sono caratterizzate da capacità diffusiva modesta dovuta all'elevato peso che ne provoca la deposizione a distanza di poche decine di metri dal punto di emissione. Questi impatti negativi temporanei vengono ampiamente compensati durante la fase di produzione della centrale che non comporta alcun tipo di emissione di gas nocivi nell’atmosfera come al contrario si verifica utilizzando i combustibili tradizionali. La portata dell'impatto sull'atmosfera sarà contenuta in fase di costruzione e inesistente in fase di esercizio. Strategie di mitigazione

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Le scelte progettuali sono state volte a minimizzare gli impatti complessi legati all’esecuzione degli scavi. Il fattore “scavo” infatti presenta incidenze rilevanti sia sulle componenti ambientali geologiche ed idrogeologiche sia sulle componenti ambientali legate alla qualità dell’aria. Le caratteristiche delle opere e la necessaria attenzione al contenimento degli impatti sull’ambiente non consentono di intervenire in modo consistente sulla riduzione dei volumi di scavo. Per quanto riguarda le emissioni in atmosfera di sostanze inquinanti volatili e di polveri il contenimento dei volumi di sterro consentirà soprattutto di ridurre il traffico di mezzi pesantinell’area che rappresenta il fattore più critico nei confronti delle emissioni nella fase di cantiere. Il controllo del sollevamento delle polveri sarà ottenuto attraverso l’aspersione, abbondante e ripetuta, con mezzi appositi o manualmente, di acqua delle superfici da trasformare. Va inoltre considerato che l’impatto derivante dall’incremento di emissioni sarà presente soltanto nelle fasi di cantiere e che gli effetti negativi cesseranno completamente nella fase di esercizio degli impianti. In fase di esercizio il processo di produzione di energia idroelettrica non genera alcun tipo di emissione nociva in atmosfera; al contrario l’uso di una fonte rinnovabile come l’acqua consente di soddisfare il bisogno di energia elettrica evitando il ricorso a risorse come i combustibili fossili e il gas che, oltre ad essere disponibili in quantità limitata, durante i processi di trasformazione (combustione) producono ingenti quantità di emissioni inquinanti

5.1.4 Ambiente idrico

L'impatto ambientale degli impianti è legato alla trasformazione del territorio e alla derivazione o captazione di risorse idriche da corpi idrici superficiali. Il deflusso minimo vitale costituisce un elemento di valutazione notevole per la stima della effettiva incidenza che hanno le derivazioni sui corpi idrici assoggettati. L'impatto ambientale degli impianti idraulici è ben diverso e varia in misura notevole a seconda che si tratti di impianti a bacino o meno. Fermo restando la presenza di notevoli opere di captazione e contenimento, e l'eventuale esistenza del bacino, che mutano il paesaggio e la fruibilità del territorio, esistono due aspetti che sono strettamente collegati con il prelievo di acque superficiali e che possono generare impatti notevoli di due diversi ordini:  impatto relativo alla variazione (diminuzione) della quantità dell'acqua, con possibili conseguenze conflittuali per gli utilizzatori;  impatto relativo alla variazione di qualità dell'acqua in conseguenza di variazioni di quantità ed anche in conseguenza di modificazioni della vegetazione ripuaria.

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La limitazione dell'entità e della rilevanza di queste due voci può esser conseguita sfruttando il concetto di deflusso minimo vitale (DMV) negli alvei sottesi che nel nostro caso è pressoché invariato. L’introduzione della tecnologia idroelettrica in un territorio, se pur in possesso di una consolidata esperienza, necessita di azioni preparatorie che devono prendere l’avvio da un’integrazione tra informazioni ingegneristiche delle opere, dalla loro opportunità economica, dalla capacità di un sistema ecologico di incorporare l’inevitabile disturbo, da una condivisione delle decisioni, da un accurato allestimento delle procedure di valutazione e di realizzazione delle opere. In particolare, quando si va ad operare su sistemi ambientali risulta una necessità irrinunciabile quella di avviare procedure preparatorie comprendenti sia il comparto produttivo sia quello socio- culturale e decisionale. Si tenga presente che la tipologia di centrale proposta per la valorizzazione energetica del salto idraulico in località Cà Spezie intende derivare le portate eccedenti a quelle necessarie all’esercizio irriguo nella sezione immediatamente a monte della briglia, per restituirle in quella posta immediatamente a valle della stessa senza creare discontinuità delle vene vitali di deflusso idrico, e senza creare variazioni in diminuzione dei volumi esistenti a danno degli utilizzatori. Come già specificato in precedenza, non risultando di fatto presente una derivazione che depauperi il torrente della risorsa acqua dal momento che essa viene intercettata immediatamente a monte e restituita immediatamente a valle della traversa, si ritiene non abbia nemmeno senso parlare di calcolo DMV in quanto l’unico elemento ad essere interessato dal depauperamento è di tipo meramente artificiale consistendo nelle diverse traverse. La portata dell'impatto sull'ambiente sarà minima. Strategie di mitigazione Nei confronti dell’utilizzo della risorsa idrica superficiale il principale criterio di mitigazione degli impatti deriva sostanzialmente dall’applicazione della normativa relativa al rilascio del Deflusso Minimo Vitale. Nel caso in esame, non essendoci depauperamento della risorsa idrica di fatto non è necessario adottare particolari strategie di mitigazione. L’insieme degli interventi in progetto inoltre non comporterà impermeabilizzazioni del suolo e/o accelerazione dei deflussi, pertanto non determinerà alterazioni sostanziali degli attuali regimi idrologici e idrogeologici della zona.

5.1.5 Biosfera

Il rapporto con gli ecosistemi è un aspetto fondamentale da tenere presente nella progettazione di un impianto idroelettrico; esistono due aspetti che sono strettamente collegati con il prelievo di

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Al termine dei lavori l’area verrà nuovamente frequentata come prima. Anche l’avifauna potrà essere limitatamente disturbata, in particolare durante il periodo riproduttivo, ma anche in questo caso non si ritiene che ci possano essere impatti negativi; il disturbo sarà assolutamente temporaneo e limitato all’esecuzione delle opere. Ad impianto operativo nessun tipo di impatto viene previsto per avifauna e mammiferi. Per quanto riguarda gli anfibi dagli studi fatti si evince come la loro presenza sia assolutamente scollegata dall’asta principale in quanto non sarebbe possibile la convivenza con i pesci. Questo fattore permette di affermare che l’impatto sulla presenza degli anfibi sarà sostanzialmente nullo. Il mantenimento di un corretto DMV, permette di affermare che l’impatto sull’ittiofauna è completamente ridotto, grazie alla tipologia degli interventi sopra ampiamente descritti Analisi delle problematiche ambientali con attenzione per le aree sensibili L’opera comporta limitati movimenti di terra in terreno vergine, ed avverrà per tratti ridotti successivi di sterro, posa e riporto senza produzione alcuna di rifiuti. Più estesa e consistente sarà l'operazione di taglio delle piante ricadenti lungo l’asse di intervento che verrà come più volte sottolineato, integrata previa fine dei lavori di costruzione. Il trasporto dei materiali necessari alla costruzione prevede un limitato impatto sulla rete viaria locale, poiché l’impianto e le tubazioni verranno trasportati con autocarri su strade esistenti. Tutti gli interventi sono stati progettati con criteri di minimizzazione dell’impatto ambientale, adottando, per quanto possibile, soluzioni basate sulle tecniche e metodologie tipiche della bioingegneria e favorendo la rinaturalizzazione delle aree d’intervento. Gli interventi fuori strada verranno realizzati in compensazione scavo-riporto. Sarà quindi indispensabile, dopo aver eseguito i lavori ed i movimenti di terra necessari, passare al recupero vegetazionale che risulterà importantissimo e che pertanto andrà curato in modo adeguato. Vista la ridotta entità dell’intervento ed il fatto che ad impianto avviato non ci saranno fattori di inquinamento induce ad affermare che l’habitat rimarrà inalterato e pertanto l’opera non avrà incidenza su tali specie. Pertanto l’indagine ambientale non ha evidenziato particolari limitazioni all’intervento in oggetto. Nessun tipo di incompatibilità si può riscontare per quanto riguarda gli interventi sopra indicati caratterizzati dall’impiego di materiali e tecnologie che bene si inseriscono nel contesto. Ogni opera è stata progettata per ridurre al minimo ogni impatto negativo sul paesaggio. Dalle analisi eseguite non si sono evidenziati problemi per quanto riguarda gli aspetti ambientali. Strategie di mitigazione Flora: le aree interessate dallo scavo verranno rinverdite con idoneo miscuglio ed impianto di essenze arboree simili alle esistenti . A lavori ultimati non ci sarà disturbo alcuno per la flora.

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Fauna: per limitare al massimo il disturbo in corso d’opera gli scavi verranno eseguiti evitando il periodo riproduttivo dell’avifauna. Verranno prese inoltre tutte le precauzioni necessarie affinchè le operazioni di pulizia periodica dell’opera di presa, che comporta il rilascio in alveo dei detriti accumulati non comprometta le esigenze di tutela della fauna ittica nei periodi di massima sensibilità del ciclo vitale, coincidenti col periodo riproduttivo che va da aprile a luglio.

5.1.6 Acustica

Non ci sono particolari impatti sul rumore di fondo esistente da segnalare, soprattutto se si considera la fase di esercizio della centrale. In fase di esecuzione potrebbero esserci impatti dovuti ai mezzi di cantiere utilizzati in particolare escavatori o simili, considerato comunque il basso limite temporale di utilizzo non è rilevante.

5.2 NATURA TRANSFRONTALIERA DELL'IMPATTO

Questo paragrafo non è pertinente alla natura del nostro intervento che non si trova in zona transfrontaliera.

5.3 ORDINE DI GRANDEZZA E DELLA COMPLESSITÀ DELL'IMPATTO

L'entità degli impatti sono stati studiati sulla base delle seguenti matrici:

SISTEMA NATURALE Variazione di stabilità dei Possibile influenza delle opere sulla stabilità dei versanti versanti Suolo e Alterazioni morfologiche Variazioni introdotte sulla morfologia del territorio sottosuolo Alterazioni delle attuali caratteristiche podologiche Alterazioni podologiche dei terreni interessati dalle opere

SISTEMA NATURALE

Alterazione copertura arborea Variazione della copertura di specie arboree

Vegetazione Alterazioni coperture arbustive Variazione della copertura di specie arbustive

Variazione della copertura naturale di specie Alterazioni copertura erbacea erbacee

SISTEMA NATURALE Qualsiasi disturbo alla fauna terrestre (rumore, Fauna Disturbi della fauna terrestre strutture che interferiscono con il paesaggio, presenza antropica, ecc.) 119

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Qualsiasi disturbo alla avifauna terrestre (rumore, Disturbi avifauna strutture che interferiscono con il paesaggio, presenza antropica, ecc.) Possibili disturbi ad animali e piante acquatiche Disturbi dell'ecosistema comprese le modifiche indotte dall'alterazione acquatico della portata naturale

SISTEMA ANTROPICO Inquinamento atmosferico da Effetti indotti dall'inquinamento atmosferico da polveri polveri sulla salute umana Inquinamento atmosferico da Effetti indotti dall'inquinamento atmosferico da polveri gas e fumi sulla salute umana Salute pubblica Creazione rifiuti Produzione di rifiuti Creazione scarichi Produzione di scarichi fognari Inquinamento acustico Produzione di rumore percepibile Rischio cedimenti strutturali Rischi legati alla sicurezza dell'opera Rischio di instabilità dei versanti Rischi legati alla naturale stabilità dei versanti

SISTEMA ANTROPICO

Accettazione dell'opera Grado di consenso popolare locale

Introduzione di possibiità di fruizione a scopi Popolazione Possibilità ricreative ricreativi dell'area Supporto all'operato formativo delle scuole del Possibilità formative territorio

SISTEMA CULTURALE Danneggiamento patrimonio Manufatti interferenza con arredi importanza storico artistica storico culturale

SISTEMA INFRASTRUTTURALE Impatto su paesaggio inteso come interferenza Impatti visivi locali visuale dell'opera e suo inserimento nel contesto ambientale da un punto di vista ravvicinato impatto sul paesaggio inteso come interferenza Impatti visivi globali visuale dell'opera e suo inserimento nel contesto ambientale da un punto di vista distante Paesaggio Variazione di destinazione d'uso Variazione in senso effettivo dell'uso del suolo del suolo Variazione di destinazione d'uso Variazione in senso effettivo dell'uso del suolo del suolo Peggioramento del concetto paesaggistico Degrado paesaggistico nell'ottica di sviluppo sostenibile del territorio

SISTEMA INFRASTRUTTURALE

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Disturbi alla viabilità Viabilità per la creazione e gestione del cantiere Viabilità Aumento volumi di traffico Effettivo incremento dei volumi di traffico attesi

SISTEMA ECONOMICO

Occupazione Effetti sull'occupazione temporanea e permanente

Effetti diretti dalla realizzazione Economia Effetti economici attesi dalla vendita di energia dell'opera

Indotto Effetti sull'economia locale Dall’analisi della matrice emergono una serie di impatti negativi temporanei in fase di realizzazione dell’opera, bilanciati in parte dagli aspetti occupazionali. A regime si ha un impatto basso e limitato in relazione all’ecosistema acquatico al quale è sottratta una minima portata per un tratto limitato, compensati da effetti positivi sull’ambiente (riduzione delle emissioni atmosferiche), economici e trutturali (immissione di energia sulla rete nazionale in un punto lontano dalle principali sorgenti).

In base agli indicatori sopra riportati, è stata costruita la matrice degli impatti derivanti dalla realizzazione della centrale idroelettrica in progetto, distinguendo per ogni componente gli impatti previsti in fase di costruzione ed in fase di esercizio con l’indicazione della loro entità/qualità (elevati, medi, bassi, nulli e positivi).

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MATRICE DEGLI IMPATTI PER LA REALIZZAZIONE DELLA CENTRALE IDROELETTRICA

Componente Effetto Entità impatti ambientale Impatti Impatti

temporanei permanenti inquinamento atmosferico - polveri BASSI POSITIVI Sistema inquinamento atmosferico - gas fumi BASSI POSITIVI atmosferico Variazioni microclima NULLI NULLI Inquinamento acustico BASSI NULLI Variazione del deflusso delle acque superficiali BASSI BASSI Inquinamento acque superficiali BASSI NULLI Sistema idrico Variazione del deflusso delle acque sotterranee NULLI NULLI Inquinamento atmosferico - gas fumi NULLI NULLI Variazione del trasposrto solido NULLI NULLI Variazione di stabilità dei versanti NULLI NULLI Suolo e Alterazioni morfologiche BASSI NULLI sottosuolo Alterazioni podologiche BASSI NULLI Alterazione coertura arborea BASSI POSITIVI Vegetazione Alterazioni coperture arbustive BASSI POSITIVI Alterazioni copertura erbacea BASSI NULLI Disturbi alla fauna terrestre BASSI NULLI Fauna Disturbi avifauna BASSI NULLI Disturbi all'ecosistema acquatico BASSI BASSO Inquinamento atmosferico da polveri BASSI POSITIVI Inquinamento atmosferico - gas fumi BASSI POSITIVI Creazione rifiuti NULLI NULLI Salute pubblica Creazione scarichi NULLI NULLI Inquinamento acustico BASSI NULLI Rischio cedimenti strutturali NULLI NULLI Rischio di instabilità versanti NULLI NULLI Accettazione dell'opera NULLI POSITIVI Popolazione Possibilità ricreative NULLI POSITIVI Manufatti Danneggiamento patrimonio storico culturale NULLI NULLI Impatti visivi locali BASSI NULLI Impatti visivi globali NULLI NULLI Paesaggio Variazione di destinazione d'uso del suolo BASSI NULLI Degrado paesaggistico BASSI NULLI Disturbi alla viabilità NULLI NULLI Viabilità Aumento volumi di traffico BASSI NULLI Occupazione POSITIVI POSITIVI Economia Effetti diretti dalla realizzazione dell'opera NULLI POSITIVI Indotto POSITIVI POSITIVI

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L’analisi sintetica degli impatti si può sintetizzare nella seguente tabella FASE FASE ENTITA' IMPATTI TEMPORANEA PERMANENTE Elevati 0 0 Medi 0 1 Bassi 20 1 Nulli 15 24 Positivi 2 11

5.4 PROBABILITÀ DELL'IMPATTO

La probabilità dell'impatto è data dalla natura intrinseca dello stesso. Per la tipologia di opera presa in esame gli impatti come già evidenziato nelle matrici sopra descritte sono per lo più limitate alla fase di realizzazione.

5.5 DURATA, FREQUENZA E REVERSIBILITÀ DELL'IMPATTO.

La durata della maggior parte degli impatti sono legati alla fase di realizzazione dell'impianto stesso. Gli altri impatti saranno legati alla durata della vita dell'impianto stesso, ma considerata la bassa entita degli stessi, riteniamo non comportino modifiche importanti al sistema antropico e geografico dell'area in modo permanente. Come previsto dall’art. 13.1 lett. a) del D.M. 10/09/2010, il ripristino, per gli impianti idroelettrici, è sostituito da misure di reinserimento e recupero ambientale. Comunque si può sintetizzare che le opere d’arte e gli effetti ambientali di funzionamento dell’impianto sono totalmente reversibil.

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