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- DIZIONARIO DI ERUDIZIONE STORICO-ECCLESIASTICA

DA S. PIETRO SINO AI NOSTRI GIORNI

SPECIALMENTE INTORNO

M PRINCIPALI SANTI, BEATI, MARTIRI, PADRI, AI SOMMI PONTEFICI, CARDINALI E tiÒ CELEBRI SCRITTORI ECCLESIASTICI, AI VARII GRADI DELLA CERARCHIA DELLA CHIESA CATTOLICA , ALLE CITTA PATRIARCALI , ARCIVESCOVILI E VESCOVILI , AGLI SCISMI , ALLF ERESIE , AI CONCILII , ALLE FESTE PIÙ SOLENNI, AI RITI, ALLE CEREMONIE SACRE, ALLE CAPPELLE PAPALI , CARDINALIZIE E PRELATIZIE, AGLI ORDINI RELIGIOSI, MILITARI, EQUESTRI ED OSPITALIERI, NON CHE ALLA CORTE E CURIA ROMANA ED ALLA FAMIGLIA PONTIFICIA, EC. EC. EC.

COMPILAZIONE DEL CAVALIERE GAETANO MORONI ROMANO

PRIMO AIUTANTE DI CAMERA DI SUA SANTITÀ GREGORIO XVI.

VOL. XVII

IN VENEZIA DALLA TIPOGRAFIA EMILIANA MDCCCXLII. -P9J

DIZIONARIO

DI ERUDIZIONE

STORICO-ECCLESIASTICA

C

CON precedettero), fu CON annoverato da Pio IjONSALVI ERCOLE, Cardinale. d'una nobile fami VI tra la romana prelatura, dove glia orionda di Toscanella, nacque incominciò la luminosa carriera, in Roma agli 8 giugno i757, dal di cui era stato in certo modo presa marchese Giuseppe Consalvi, e da go, in alcuni poetici componimenti, Claudia de' conti Carandini. Nella che furono stampati insieme a quel sua fanciullezza ebbe a modello le li d'altri convittori del seminario virtù del Cardinal Andrea Negroni, e suddetto nel i772. Nel corso di pervenuto alla prima adolescenza fu sedici anni successivi con attività, collocato dai genitori nel seminario diligenza e fedeltà soddisfece alle di Frascati allora fiorentissimo. Ivi cariche conferitegli da Pio VI, cioè si guadagnò la stima e la benevo di ponente di buon governo , di lenza del Cardinal vescovo duca votante della segnatura di giusti di Yorck, che gli portò sempre zia, e di uditore della sagra rota. molto affetto sinchè visse. Tornato Oltre a ciò il Pontefice, conoscito in Roma, entrò nell'accademia eccle re del suo zelo , de' suoi talen siastica a perfezionarsi ne' più gra ti, e della destrezza sua, gli affidò vi studi e nelle discipline; e dopo l'amministrazione del grandioso sta aver egregiamente compiuto il cor bilimento dell'ospizio apostolico di so degli studi (ne' quali diede non s. Michele, e lo destinò segretario dubbie prove di quel felice , ed della congregnzione deputata all'e alto ingegno che un giorno doveva same del nuovo piano economico renderlo celebrato a segno da su della provincia bolognese, e dell'al perare nella perizia diplomatica i tra congregazione stabilita pel buon Cardinali segretari di stato che lo regolamento delle milizie pontificie 6 CON elezione dovette CON fare nella restau colla qualifica di assessore del Car dinal segretario di stato. In questo razione del regime pontificio, sia ultimo ministero mostrò il Consalvl nelle promulgazioni di leggi , sia animo eguale alla somma difficoltà in utili riforme, sia nell' ammini de'tempi: e siccome era riguardato strazione, ed ogni altra provvidenza, come valido ostacolo all'abbattimen che sembra superfluo l' enumerarle, to della sovranità pontificia, gli fu comechè ridonderebbero ad encomio insidiata la vita. Nei primi del del nostro Cardinale, che per la il i798, detronizzato Pio VI dalle limitata fiducia del Pontefice, e armate repubblicane di Francia, il per la sua operosità ne portò sempre Consalvi potè evadere dal giogo per ragione della carica il princi- straniero, e viaggiare in estere con pal peso. Altrettanto si dica degli trade per sua particolare istruzione. affari ecclesiastici, come del celebre Intanto nell'agosto i799, essendo concordato tra Pio f^II, e la re morto in Valenza di Francia il glo pubblica francese (Vedi). Ma per gli rioso Pio VI, venuto il Consalvi in stessi meriti del Cardinale, per la cognizione che i Cardinali dispersi benevolenza del Papa, pel geloso uf si adunavano a Venezia per dargli fizio, e più di tutto per l'acerbi il successore, siccome trovavasi in que tà de'tempi, fu bersaglio di poten sta città, egli si pose a disposizione ti nemici, che indussero con pena del sagro Collegio , che lo nominò Pio VII a distaccarlo dal suo fian prosegretario del conclave , incari co, accettando la di lui rinunzia al co equivalente a segretario di stato. posto di segretario di stato, e con In questo tempo tra gli altri ebbe ferendogli invece la prefettura della ad ammirare e la meravigliosa segnatura di giustizia nel i8o6, e istancabilità , e la bella mente del l'abbazia di Grottaferrata in com prelato, il Cardinal Barnaba Chiara- menda, che godette sin che visse. monti, che sublimato nel marzo Non andò guari, che, occupata nuo i8oo al papale triregno, col nome vamente Roma dai francesi nel i 8o9, di Pio VII, gli affidò il difficile e portato via prigioniero Pio VII, i incarico della segretaria di stato, e Cardinali tutti furono o esiliati o nella sua prima promozione degli imprigionati. Consalvi stette confi i i agosto del medesimo anno, lo nato trentatre mesi a Relais, e tre creò Cardinale di santa Chiesa del dici a Beziers. Ricomposte però nel l'ordine de' diaconi, colla diaconia i8i4 le cose, e restituiti i dominii di s. Agata alla Suburra. Quindi della santa Sede a Pio VII, il Car dichiarollo segretario di stato, e per dinale raggiunse a Rimini il Pon ciò prefetto delle congregazioni di tefice mentre restituivasi a Roma, consulta e della lauterana , non e giunti che furono in Foligno ven che membro di quelle del s. offizio, ne nuovamente da Pio VII dichia della concistoriale, del concilio, e rato segretario di stato, ed amba di propaganda fide, dichiarandolo sciatore straordinario al re di Fran altresì visitatore apostolico del no cia Luigi XVIII. Subito il Cardi minato ospizio di s. Michele, che nale partì alla volta di Parigi con governò sino alla sua morte. monsignor Raffaele Mazio, che poi Sono troppo note le grandi o- si meritò la dignità cardinalizia, perazioni che Pio VII dopo la sua e con Giuseppe Evangelisti cifristi* CON molla di tutti CON i numerosi affari 7 della segretaria di stato, il quale sino al suo ritorno in Roma gli pre che si dovettero trattare coi diver stò utili servizi col suo zelo, colle si sovrani , e dei concordati che sue cognizioni, e colla sua attività si conchiusero. Quindi legislazioni , istancabile. Giunto a Parigi, trattò provvedimenti, ed innumerabili cose coll' imperatore Francesco I, e col operò sempre con rettitudine d'in re Luigi XVIII su gravi affari sì ec tenzioni, con estremo amore di Ro clesiastici che politici , fra' quali la ma, e con incomparabile attacca restituzione delle legazioni di Bolo mento all'immortal Pio VII, di cui gna, di FurIì e della Romagna, e procurò sempre la gloria, ed una delle provincie delle marche di fama perenne. Operò ancora mol Ancona, di Macerata e di Fermo, te cose grandi ed utili, ma il timo non che del ducato di Camerino re de' tempi, e quello di comparire e di quello di Benevento, e Ponte insaziabile di dominio, lo dissuase Corvo. Siccome poi Alessandro I ronor da onore altre gli operazioni avrebbero che partorito. non mi- imperatore delle Russie, e Federi co Guglielmo III di Prussia, do Integro, e d'indole generosa e ma vevano partire per Londra per lo gnanima, di modi cortesi, amico stesso argomento, il Cardinale li di tutti i principali regnanti, dei raggiunse in quella città, ed ivi trat più illustri uomini, e più autore tò pure col re d'Inghilterra Giorgio voli, mecenate degli artisti e dei III. Quindi si recò a Vienna ove letterati, non risparmiò industria erasi adunato il famigerato congres per guadagnarsi l'ammirazione degli so qual consiglio di pace Europea, stranieri, e perchè Roma si rendes inteso a ristabilire la fermezza dei se loro un soggiorno gradevole, e governi di essa. Presso i sovrani in comparisse regina dell'universo. Vienna riuniti, e presso il congres Pianta la morte di Pio VII, il so,ta la il sua Cardinale operosità, pose perchè in opera definiti tut- Cardinal Consalvi commise al com mendatore Thorvaldesen, a memo vamente fossero alla Sede apostoli ria di eterna gratitudine, un ma ca restituite le menzionate legazio gnifico sepolcrale monumento, da ni, e le provincie, che aveva essa per collocarsi nella basilica vaticana, e necessità dovuto cedere nella pace che brevemente descrivemmo al di Tolentino. Tutto ottenne oltre la Volume XII, p. 3 io del Diziona restituzione degl' insigni capolavori rio. Scaduto però Consalvi dalla artistici, che da Roma erano stati tras somma di tanto ministero, restò portati in Francia , nè risparmiò colla carica palatina di segretario proteste per ciò che la santa Sede de' brevi pontificii, e dovette sof si nel temporale, :e sì nell'ecclesiastico frire le conseguenze della varietà fosse stata pregiudicata. Pieno di delle umane vicende. E fama che gloria si restituì al Pontefice Pio se fosse ulteriormente vissuto sareb VII, il quale gli accordò più este be stato riportato al ministero del sa fiducia. Laonde fino ai 2o ago talo stato nel gennaioda Leone i824 XII. quel Tutta Pon vol sto i823, epoca di sua morte, con autorità illimitata, governò il Con- tefice gli conferì la cospicua pre salvi lo stato pontificio , abbel fettura della congregazione di pro lì Roma, e fu l'anima, e la gran paganda fide, che godette per po 8 CON vere nella chiesa CON di s. Marcello, chi giorni. Logoro dalle immense fatiche sostenute, afflitto dal male e nella cassa che racchiude il suo (che in un alla sezione del cada corpo fu posta in un tubo di latta, vere descrive il numero 8 del giusta il costume, l'iscrizione necrolo Diario di Roma del i824), il Car rio.gica, Il che detto pure artista riporta che inventòil citato ed Din- e- dinale Consalvi spirò nel bacio del Signore a' 24 gennaio di det seguì il monumento, lo compose di un to anno. Poche ore prima della basamento con iscrizione, e sopra vi sua morte, avendo mandato a pose un'urna, avente la medaglia nel chiedere a Leone XII l' apostolica centrocoll'effigie del Cardinale,e quel benedizione, il Papa per tratto di la del marchese suo fratello; il tutto singolar distinzione, volle che il secondo la volontà del porporato. Ma Cardinale Castiglioni (poi Papa Pio l'esecutore testamentario, e lo sculto VIII ) penitenziere maggiore glie re per far memoria di quanto il gran- la portasse personalmente. Non va d'uomo avea fatto per la Chiesa, cre taciuto, che recandosi il duca di dettero bene di aggiugnere nel davan Laval Moutmorency, ambasciatore ti dell' urna la statua appunto del di Francia, nell' appartamento del la Chiesa tutta vestita di vari panni, Cardinale per domandare sue noti e che in atto mesto guarda il ri zie, e trovatosi presente quando gli tratto del defunto, e tiene con la de fu somministrata la estrema unzio stra la croce, che appoggia sulla me ne, adempì anche al pietoso officio desima urna, e con la sinistra le di rispondere alle preci recitate in chiavi. ll monumento fu collocato tale funzione dal sagro ministro. Le nella cappella del ss. Crocefisso. solenni esequie furono celebrate in Tanta virtù, e sì belle doti fu detta chiesa, e vi offri l'incruento rono premiate coll' universale com sagri fizio il Cardinal Bertazzoli. pianto, e sì in Italia, che fuori, gli Il testamento del Consalvi fu una furono resi molti onori. In Roma nuova dimostrazione del suo gran- furono alla sua memoria coniate d'animo, dappoichè, oltre diversi medaglie, ed i suoi estimatori ed legati, generosamente accordò pen amici, coll' opera del lodato scul sioni vitalizie a' suoi famigliar], pre tore Thorvaldesen gli eressero un scrisse il compimento di alcuni sa leggiadro monumento nel Pantheon, mentarigri edifizi, monsignor nominò Buttaoni esecutori uditore testa- cioè nella chiesa di s. Maria ad Martyres, di cui il defonto porporato del Papa, e il conte Parisani, lascian era divenuto diacono. Il suo nome do la sua eredità al benemeri risuonerà sempre celebrato, e la sto to istituto della congregazione di ria Io ha scritto tra quello dei Car Propaganda , la quale però entrar dinali Ximenes, Richelieu, e Maz- non ne poteva in possesso che alla zarini, grandi ministri di stato. Vis estinzione di tutti i legati. Inoltre se anni sessantasette, e circa venti dispose, che in un modesto mar quattro nella dignità cardinalizia, moreo avello, eseguito poscia egre nel qual tempo non mai volle ac giamente dall' esimio scultore pa cettare protettorie. I pubblici fogli, dovano Rinaldo Rinaldi, unitamen e molti biografi ne esaltarono le te alle ceneri di un premorto suo geste, fra' quali rammenteremo l'e fratello, si tumulasse il suo cada- logio letto nella pontificia accade mia romana di CON archeologia dal ch. CON 9 di s. Lizier da uno de'suoi vescovi, cav. Luigi Cardinali, che poi fu stam cheche durimi, morì nel per 752. cui Fui vescovi, chiamata sino an- al pato con questo titolo: Elogio del Cardinale Èrcole Consalvi, Roma, duodecimo secolo, portarono il ti e Pesaro, i824. tolo di vescovi d' Austria. Nella cit ZIOSI. CONSCIENZIOSI, Appellazione di o COSCIEN- certi ereti tà eranvi due cattedrali dedicate u- na alla B. V. Maria, l' altra al santo ci, i quali non conoscevano per re vescovo Licerio, servite entrambe gola delle azioni che la propria da eguale numero di canonici. Ma coscienza. Nel sepolo XVII fu rin Bernardo diMarmiesse, avendone u- novato l' errore da certo Mattia niti i capitoli nel i68o, scelse per cat Kuntzen, che passò quindi all'a tedrale la chiesa di Nostra Signora teismo. del Sisge, posta in cima alla città, CONSERANS, o S. LIZIER, Ci, presso l'episcopio. Il capitolo com? vitas Conseranorum, et Fanum s. ponevasi di otto dignità, di dodici Licerii. Città vescovile di Francia nel canonici, di due rettori o vicarii per-r dipartimento dell'Arriège, capo luo petui, non che di ventiquattro pre go di cantone, che sorge sulla riva bendati. Dapprima • la diocesi era destra del Salat, o Sarlat. E divisa all'epocaformata da della ottanta soppressione, parrocchie; pel con ma • in alta e bassa, ed è posta sopra una piccola montagna, ai piedi del cordato fatto nel i 8o i tra la repub la quale scorre la detta riviera, del blica Francese e Pio VII, le parroc Salat, attraversata da un ponte, nel chie si erano ridotte a settantadue, mezzo del quale avvi una torre che oltre ad un'abbazia, e ad alcuni con prima si custodiva. Possiede una venti, e monisteri di religiosi. Il bella cartiera, e miniere di rame vescovo godeva l'annua rendita di e di piombo. Ne' dintorni trova nsi ventiquattromila lire, con una tas ancora banchi di marmo grigio, ne sa di mille fiorini. V. Gallia Christ. ro e bianco. Questa antica città del tom. I, pag. i i23, della nuova edi la Guienna, chiamata pure Cense- zione. rans, e Casemns, fu già la capita CONSERVATORI DI ROMA le dei Consorani , e poi del paese di O MAGISTRATO ROMANO. V. SENATO Conserans nell' alta Guascogna, cioè E MAGISTRATO ROMANO. dopo la distruzione di Conserans CONSERVATORII DI ROMA. La fatta da Bernardo di Comminges. pietà romana fondò numerosi luo Il popolo dei Consorani dell' Aqui- ghi di ricovero, d'istruzione e di edu tania faceva parte della Novempo- cazione per fanciulle e donzelle, ed pulonia. Nel decimo secolo questo, anche per donne, principalmente per paese era una contea distinta del sottrade alla corruzione de' tem Comminges: divenne dominio dei pi , alcuni de' quali in progres conti di Barcellona, e poscia fu sotto so , come si può vedere a' rispetti particolari visconti. vi articoli, divennero monisteri, e La sede vescovile di Conserans per conservare in parte la pri fu eretta nel quinto secolo, e secon maria istituzione , continuarono a do Commanville l'anno 5o6, di tenere delle fanciulle in educazione, polivenendo di Aneli. suffraganea Quindi presedella il metro? nomo che perciò chiamansi convittrici, o educande, pagando ciascuna discreta io CON locamento, o CON congiungendosi in dozzina, e vestendo abiti di stabi lite prammatiche. Alcuni di questi matrimonio, o facendosi monache. monisteri sono con clausura, altri Quando Clemente XI era Cardi non l' hanno; ve ne sono pel ceto nale, già a sue spese aveva stabi nobile, come per quelle di civil con lito alcuni di questi luoghi di si dizione. In questi monisteri, come cure/za, pel sovvenimento de' qua nei conservatorii, le educande sono li qualche volta fu costretto a affidate alla tutela, alla istruzione, dare i suoi mobili, a diminuire il ed alla educazione di particolari numero de'suoi famiglian i più ne religiose e maestre, che insegnano cessari, non che persino a vendere un metodo di vita divota e civile, gli ornamenti , e gli argenti della e ammettono le educande a molti sua cappella; e, divenuto Papa, tro degli atti propri di tutta la reli vando cento mila scudi destinati giosa comunità. ad un'opera che non si faceva, li L' origine de' conservatorii ( ec applicò tutti pei conservatorii. Co cettuato quello delle Projette isti sì iloma anche per queste istitu tuito da Innocenzo III ) sem zioni pie ed utilissime primeggia, bra rimontare ai primi anni del qual si conviene alla capitale ed secolo XVI per le provvide cure al centro del cattolicismo, come fu e pel costante zelo de'sommi Pon la prima in questo genere di educa tefici, nonchè per la generosa pietà di zione,talia, eche all'Europa. porgesse E esempio nel pontifi all'I- tanti benemeriti istitutori. Quindi nel (ine di quel secolo vediamo occu cato di Pio VI, ebbero pur luogo parsene anche Sisto V, il quale e- diverse fondazioni di utili conser resse un conservatorio per le vedo vatorii, mentre altri ne sperimen ve, e per le zitelle nella regione tarono la generosità. de'Monti, presso il rnonistero di Dell'utilità e della storia de'con- s. Bernardo, applicandovi l' eredità servatorii trattarono diversi auto di Marc' Antonio Moreti, e di Mad ri. Rammenteremo pertanto Cam- colodalena seguente Strozzi Alessandro Anguillara. VII, Nel com se- millo Fanucci, nel trattato di (ut te le opere pie della città di Roma; passionando lo stato abbandonato Carlo Bartolommeo Piazza nelle e pericoloso di tante zitelle, che diverse erudite sue opere, massima ad onta de'numerosi conservatorii mente nell' Eusevologio Romano, e di Roma vagavano per la città, nelle Opere pie di Roma, trattato fece aprire scuole per tutti i rioni HI De conservatorii di zitelle, don perchè ivi ad esse s'insegnasse tutto ne penitenti, e fanciulle. A.' nostri db che concerne la santa nostra re giorni d. Guglielmo Costanzi pub ligione, e le arti domestiche proprie blicò l'Osservatore di Roma ec.,ove del sesso. Indi, per non dire di al nel libro VIII, tratta delle Istitu tri Pontefici, fu assai benemerito zioni pie per l'educazione delle don dei conservatorii Clemente XI crea zelle. Monsignor Carlo Luigi Mo- to nel i7oo, sia coll' aumentarne richini nel libro intitolato; Degli il numero, sia col costituire ad alcuni istitutì di pubblica carità e d'istru le dotazioni, e sia assegnandone del zione primaria in Roma, nella par le altre perchè le donzelle con te seconda, al § VIII di sua erudita facilità potessero prendere un col- prefazione, parlando dei conserva torii , così si CONesprime : » Sebbe- » scritte a qualche CON congregazio- ii

» ne stimi che piuttosto domestica » ne di carità , per esempio le » debba essere l'educazione delle » figlie del rifugio (di cui parlam- » donne, perchè appunto domesti- » mo al vol. VI pag. 272, e seg. » ca è la loro destinazione, laddo- » del Dizionario) , e l' educazione » ve pubblica è per gli uomini; » sarebbe senza pregiudizi. Leone » ciò non ostante utile è certamen- » XII volle dare ai conservatorii » te l'istituzione de' conserva torii, » un comune centro; or però vi » poichè molte donzelle del po- »» hanno tanti superiori quanti so- » polo non avrebbono modo d'es- » no gl'istituti ". » sere educate nelle proprie fami- Molti conservatorii hanno un Car » glie. I conservatorii ne pongono in dinal per protettore , o superiore. » salvo molte, che o prive di ge- Noi andremo compendiosamente a » nitori, o da loro crudelmente descrivere i principali conservatorii, » abbandonate, cadrebbero presto che al presente fioriscono in Rorna " o tardi vittima della seduzione. con l'autorità dei sunnominati scrit » L'istruzione religiosa, l'ammaestra- tori e di altri, riportandoli qui ap » mento ne'lavori donneschi, il vii- presso per ordine, e secondo l'epo » to sobrio, il vestir semplice ed ca della individuale loro istituzione. » uniforme , l' impratichirsi negli L' amministrazione, e la direziono » uffici di dispensa, cucina, bucato de'conservatorii, nel corrente secolo, » e tutt'altro che nelle famiglie è a cagione delle note vicende, andò » affidato alle donne, rende buo- soggetta a cambiamenti. All'epoca » ne madri quelle che vanno a ma- dell'invasione delle armate impe » rito. Che se i conservatorii con- riali francesi, cioè nel i8o9, i con » gedassero le zitelle giunte che servatorii di Roma furono riuniti » fossero a maturità, il bene di ed assoggettati ad una commissio » queste istituzioni si diffonderebbe ne amministrativa , composta di » sopra un maggior numero d'in- monsignor Giovanni Fornici, del » dividui; in luogo di quelle che p. Polani, parroco della chiesa di » già compirono l' educazione ed s. Maria del Popolo, e del cav. » hanno età da reggersi da sè stes- Francesco Bernini. La commissione » se, subentrerebbero altre più gio- amministrativa si occupò tanto dul » vitiette, che invano or domanda- ia disciplina morale, che dell' eco » no questo soccorso. E quelle fem- nomico dei conservatorii, e siccome » mine che vi dimorano, certe che la maggior patte delle rendite con » il conservatorio non è la loro sisteva in Luoglù di Monti (Vedi),\u » stanza perpetua, si darebbero mag- assegni sulla cassa della Dateria apo » gior carico d'apprendere, e si ren- stolica, della Elemosineria del Papa, » derebbero più preveggenti. Nè sa- e dei Vacabili ( Vedi) , ed altre » rebbe ardua cosa trovar loro un che erano addette al cessato gover " collocamento, poichè se nouadal- no pontificio, e perciò ammortizza » tro potrebbero acconciarsi nelle pri- te, così valutandone il totale fu " vate famiglie, che invano or cbieg- assegnato ai conservatorii un com " gono fantesche abili ed oneste. Al- penso, che mensilmente doveva pa » le vecchie che fauno da priore, e gare la Mairiè sul prodotto dei così » maestre, supplirebbero donne a- detti octroi, ossia il dazio, e consumo. »2 CON torio di *. Michele CON a Ripa Nell'anno i8i4, ripristinato il governo pontificio provvisorio, seb ove esistono più centinaia di donne, bene Pio VII a' 24 maggio rien non fu riunito alla commissione trasse gloriosamente in Roma da amministrativa^ ma restò annesso dove era stato dalla forza strap alla sua propria amministrazione, pato a' 6 luglio i8o9, fu egual vale a dire dell' ospizio apostolico, mente per modo provvisorio con aflidata in quell'epoca al p. Isaia fermata la commissione amministra generale dei Somaschi. tiva dei conservatorii di Roma , Succeduto nel pontificato a Pio venendo però cambiati i soggetti VII, il zelante Papa Leone XII, ehe la componevano . Ne fu fatto nella vista di richiamare i conser presidente monsignor Ercole Dan- vatorii di Roma allo spirito della diniche poi venne creato Cardinale, loro primitiva istituzione, a dissi u vennero detti membri il can. Lui parne gli abusi chc in progresso gi del Drago, al presente Cardinale di tempo vi si erano introdotti , e di santa Chiesa, il canonico Luzi, e a più utilmente sistemarli, con suo H cavaliere Nnzi. Questa nuova moto-proprio de' i 4 novembre i826, commissione durò undici mesi, men decretò che tutti i conservatorii di tre nel febbraio del i8i5, fu di- Roma fossero da quell'ora in avan M-iolta per ordine di Pio VII, il ti esclusivamente regolati, diretti, quale coll' organo della segretaria e amministrati da una deputa/io di stato, restituì l' amministrazione ne permanente, composta di un Car parziale d'ogni conservatorio di Ro dinal presidente, di quattro asses ma, agli antichi protettori, Cardi sori, e di un segretario con voto. nali, prelati, deputati, superiori, e Per presidente dichiarò quel Pon precisamente secondo il sistema, e tefice il Cardinal Ludovico Micara, }c individuali norme anteriormente per assessori i monsignori Giovanni esistenti nell'anno i8o9. Soglia arcivescovo di Efeso e suo Qui conviene notare, che in detta elemosiniere, ora Cardinale, Carlo nmministrazione restò compreso il Chicherio, Francesco Capaccini, al Conservatorio delle Borromee ( Ve presente internunzio apostolico nel di} escluso nella seconda riunione Portogallo , e Stefano Scerra, at ordinata da Leone XII, della qua tualmente vescovo di Orope, e se le andiamo a parlare. L'esclusio gretario della congregazione della ne si fu per la caducità, stabilita dal Immunità. Per segretario nominò fondatoremeo, il quale Cardinal nel Vitaliano suo testamento Borro- poi il canonico Giovanni Maria Mastai-Ferretti, ora Cardinale, che determinò, che se per fatto sovrano fu succeduto da monsignor Anton- fosse cambiato l'amministratore del Maria Cagiano-de-Azevedo, ora se conservatorio, (che nominò in perpe gretario di consulta; mentre per tuo il direttore pro tempore dell'ora computista fece Germano Doria. torio del p.Caravita, il quale all'epoca Volle il Papa Leone XII che uno della fondazione era sotto la direzione de' detti assessori fosse incaricato dei sacerdoti secolari) restasse abolito della sopraintendenza allo spiritua il conservatorio, e devolute fossero le le, e al disciplinare di tutti i con rendite all'ospedale di Milano. È da l'servatorii, industria, l'altro e delle all'incremento manifatture, del- e osservarsi ancora, che il Coiiserva- destinò gli altri CON due assessori a VIII , egli dopo CON aver «dito il pa i3 sopravvegliare all' amministrazione -, rere di una commissione di Car alle sue rendite, ed alle sue spe dinali espressamente a ciò deputa se. Per semplificare poi l'ammini ta, con sue lettere apostoliche: strazione ordinò quindi, che lo sta Litterae apostolicae quibus coeno- bilimento dei conservatorii venis bia puellarum Urbis, vulgo conser se considerato per modum unius, vatorii, ad pristinum statum revo- dichiarando addetti a questo va cantur, date a' 28 agosto i829, e sto stabilimento i locali conosciuti cheter praeclaraincominciano quae colle Urbem parole: deco- In- sotto le denominazioni di Conser vatorio di s. Paolo primo eremita; rant christianae charitatis monu della Divina Provvidenza j delle menta, eie., dichiarò, che, conosciu Pericolanti; de' ss. Clemente e Cre- tosi dalla temporanea riunione dei scentino detto le zoccolette ; di san conservatorii di Roma, e dalla com Pasquale; delle mendicanti; il con parazione degli uni cogli altri ciò servatorio Pio, e quelli di s. Eu che fosse necessario di emendare in femia, del Refugio, di s. Caterina ciascuno di essi, a conservare nel mi de'Funari, ec. Nè lasciò ancora Leo glior modo integre e salve, secondo le ne XII di prescrivere le norme per disposizioni dei pii fondatori, era espe laorgan'zzazione dell'imponente sta diente ordinare, che a tutti fossero bilimento ; i requisiti delle alunne , restituite le proprie case, e tornasse educande, e coavi ttrici, affinchè ro a fare come prima separate fa possano essere ammesse nei conser miglie. Volle per altro il prudente vatorii, secondo la stabilita classifi Pontefice, che l'assegnamento an cazione ; il sistema di educazione 3 nuo di scudi \entottomila e cin le qualità dei lavori in che debbono quecento , fatto dal suo predecesso le donzelle istruirsi; il numero da re allo stabilimento de'conservatorii ammettersi in ciascun conservato riunitisi sulla cassa del pubblico rio, ed altre provvidenze. A soste erario, fosse continuato sino a nuo gno de' suoi pesi appropriò allo ve provvidenze, e ripartito in pro stabilimento tutti i beni, le rendi porzione de' bisogni di ciascun con te, e gli effetti de' singoli conserva servatorio. Il pubblico erario con torii di Roma riuniti, e ne formò tinuò a pagare ai conservatorii di una generale amministrazione. Chia Roma la detta somma, conforme a mò in fine l' erario pontificio a quanto tuttora ricevono per mezzo soccorrere lo stabilimento stesso, della direzione generale del debito somministrandogli un sussidio an pubblico, che incominciò per mas nuo di scudi ventotto mila e cin sima generale a pagare dal gen quecento, e facendo in pari tempo naio i 833. cessare ai conservatorii tutti i soc corsi che percepivano in vari mo Conservatorio delle Pro/ette, presso di dalla elemosineria apostolica , l'ospedale di s. Spirito in Sas- dalla dataria, dall'amministrazione sia, de' lotti , da altre casse , non che dal medesimo erario pontificio. Passato agli eterni riposi Leone Al gran Pontefice Innocenzo l1l XII, nel i829, e succedutogli Pio si deve principalmente , il cele- i4 CON zione di farsi monache, CON comparivano bratissimo, e benemerito Ospedale di s. Spirito in Sassia (Vedi), e abbigliate come tante spose, le altre suoi annessi, e l'origine del vasto incedevano vestite in abiti semplici, conservatorio delle Pro/ette, situato e gli svizzeri del Papa in doppia fila in una parte del grandioso palazzo le accompagnavano. La processione congiunto allo spedale, di cui si terminavasi coi cantori, e coi cano parlò anche all'articolo Commen nici regolari dell'Ordine di s. Spi datore di s. Spirito (Vedi). II me rito. Tutta la città accorreva a vede desimo Innocenzo III, con saggio re tali processioni, principalmente divisamento, prepose alla direzione quelli che bramavano sceglierne una dell'ospedale, ed all'assistenza degli per moglie' Perciò i matrimoni era infermi i canonici regolari di s. no frequenti, e nel i647 sene cele Spirito in Sassia (Vedi), e, come brarono settantacinque. Tuttavolta le si dice a quell'articolo, affidò l'edu mordiprocessioni del secolovennero XVIII. abolite nei pri- cazione, e la direzione delle espo ste figlie illegittime, o nate da po Clemente VIII prese cura delfe veri, o snaturati genitori, a certe monache di s. Teda, edificò a questa monache pur bastarde, che presero santa per uso loro, e per quello il nome di s. Teda. delle Projette una chiesa, conceden Per rendere le monache anche do alle monache l' uso del velo ne utili all'ospedale, stabilì che quel ronibale sul da capo, Latera, e secondo Compendio il p. delia- An- le giunte ad età matura si recas sero a fare in esso i servigi ed a Sloria degli Ordini regolari, t. l. soccorrere gl' infermi. Ma in pro p. 33, Clemente VIII ampliò anche gresso di tempo venne loro tolto il locale in forma di monistero. Di questo incarico, ed esclusivamente poi nel pontificato di Innocenzo X, ebbero quello di educare le bastar incolpate le monache di qualche dis de. L'istituto si propagò altrove, ordine, secondo alcuni, restarono sop massime in Polonia, ma senza clau presse. Nel precedente pontificato sura e pel solo fine di servire gli in di Paolo V e nel i6i6 erasi pub fermi, divenendo anzi sotto tale a- blicata la Notificazione sopra le va spetto il modello a simili istituti di rie provvidenze riguardanti il buon religiose ospitaliere, che in progres regolamento del conservatorio di s. so si sono fondati. Spirito. V ' . il p. Bonanni, Catalogo Nel secolo XV, Pio II ordinò che in degli Ordini religiosi delle Vergini giorni determinati, si facessero ogni a Dio dedicate, par. II, capo LXIV, anno tre processioni, cioè nella secon monache di s. Spirito in Sassia, ove da domenica dopo la festa dell'E pure se ne vede la figura. Ma dal pifania , ai 25 aprile in quella di Cardinal Petra, Commentaria ad s. Marco, e nella seconda festa di Const. Apost. t. II. p. 254 num. Pentecoste perchè fossero le Projette 2o edizione di Roma i7o6, si ri vedute dal pubblico. La processione leva che le monache ancora esisteva veniva aperta dai bastardi maschi, no col voto di clausura a differenza che allora dimoravano nel pio luogo, delle polacche che non l'avevano. e seguivano due a due le numerose Si legge ancora che il prelato com fanciulle precedendo alle minori le mendatore alla nuova superiora con maggiori. Quelle che avevano voca- segnava un piccolo bastone in se gno di giurisdizione, CON a differenza del dote quando si CON maritano. La dote i5

le abbadesse che usano il pastorale. che da loro la pia casa è di cento Il commendatore di s. Spirito, scudi, e l'abito che usano le Projet monsig. Virgilio Spada, per miglio terio quando è di lana escono color dal scuro conservato- lionato, rare l' educazione delle bastarde, e per avvezzarle alla parsimonia portando in capo un velo bianco. ed al lavoro, aprì un nuovo con Leone XII fece ristampare nell'an servatorio per le Projette che si no i827 le loro regole con questo restituivano dalle nutrici, ed in es titolo: Regole sul conservatorio del so stabilì telai di lana e canape; quin le zitelle Pro/ette di s. Spirito, ema di, perchè le donzelle lavorassero di nate dalla sagra visita apostolica buona voglia, diede loro parte del del 26 giugno i827. guadagno, e dispose ancora che gli uffici di cucina si facessero per tur Conseivatorio delle Neoftle. V. no dalle medesime, affinchè diventas l'articolo NEOFITI. sero abili fantesche. Si osservò che il desiderio nelle Projette di faticar Conservatorio di s. Caterina dei meno, o star meglio, le spronava Panari. a contrarre matrimonio, o ad ac comodarsi a servire nelle case priva Nel rione XI s. Angelo evvi la te, cosicchè in breve tempo la fami chiesa, e il conservatorio di s. Ca glia della pia casa sarebbe stata terina de'Funari, del quale volendo ridotta alla metà. Però in seguito meglio far conoscere l'origine, par il numero delle Projette talmente leremo prima della chiesa, oltre si aumentò che Benedetto XIV fe quanto e del conservatorio e della ce ampliare il locale coll' aggiun chiesa stessa si è detto da noi al gervi una fabbrica capace di quat volume IX pag. i46 del Diziona tro dormitorii, e diede alle Projette rio, allorchè parlammo della cap tutto quello spazio presso il Tevere pella cardinalizia, che ivi si celebra che occupava l'antico cimiterio (co ai 25 novembre per la festa di me dicemmo al vol. XIII pag. i 5 2 santa Caterina vergine e martire. del Dizionario) ricingendolo pure di Diremo qui adunque che nel XII muro. Sotto i dormitori furono co secolo ivi esisteva una chiesa inti struiti alcuni portici, o loggie coperte, tolata a santa Maria Dominae Ro- per distendervi le biancherie nei sae, forse dal nome di chi l'avea giorni piovosi, ed edificata fu pure fondata. Dicevasi pure in Castello una stufa. Il bucato, per tutta la Aureo, perchè era nelle rovine del pia e vasta casa di s. Spirito, è af circo Flaminio. Cencio Camerario, fidato alle Projette, alcune delle qua nell' ordine Romano , nomina un li tessono le fascie pel baliatico de monistero annesso monasterium Do gli esposti, il treliccio per i materassi minae Eosaej ma, secondo altri, ab dell'ospedale, mentre altre si occu biamo che nel secolo XIII, e nel pano in cucire, aggricciare cotte e bel mezzo del circo Flaminio, già rocchetti, ricamare in seta d'oro ed esisteva una piccola chiesa dedicata esercitarsi in altri donneschi lavori, a s. Rosa di Viterbo, detta in Ca da cui traggono profitti, che spen stro Aureo , i cui vestigi tuttora dono per loro uso, o ripongono per si veggono dentro il contiguo mo- !6 CON ri. L' interno CON della chiesa è ricco nistero. Quindi fu eretta un'altra chiesa dedicata a s. Caterina, che di marmi, pitture ed ornati, per volgarmente fu detta de' Funari, cui riesce assai elegante. Il quadro dappoichè restando ancora nel se dell' altare maggiore, sotto il quale colo XV sgombra in gran parte l'a si venerano i corpi de' santi marti rea del circo Flaminio, del quale ri Saturnino, Sisinnio, e Romano, eziandio duravano la forma, e l'an oltre diverse reliquie, è di Livio damento dei sedili, il lungo spa Agresti, che vi figurò il martirio zio disabitato serviva ai funaiuoli di s. Caterina. Egli inoltre dipin pel lavorio delle corde. Da ciò se lateralmente i ss. Pietro e Pao la chiesa di s. Caterina, ch'era nel lo, e al di sopra la ss. Annunziata. centro del circo, fu detta de'Funa- La volta del detto altare, e quel ri. Ridolfino Venuti, Roma moder le delle cappelle, non che i qua na, t. II, pag. 847 ; il Piazza, Ope baledri di Canicci, esse, sono dal dipinti Muziani, da da Anni- Fe re ec. p. i57, delle zitelle di s. Ca terina de'Funari, ed altri scrittori, derico Zuccari, da Scipione Pulzo- asseriscono che s. Ignazio Lojola, ni, detto Gaetano, da Marcello Ve fondatore della compagnia di Gesù, nuti, da Raffaellino da Siena, da nel i 536, ottenne dal Pontefice Giovanni Zanna, detto il Pizzicale Paolo HI la chiesa di s. Caterina, da Girolamo Nanni. e che restauratala colle limosina di Per opera adunque di s. Ignazio pii benefattori, fabbricò l' annesso Lojola fu fondato questo conserva conservatorio e monistero per l'e torio, affine di preservare ed istrui ducazione di povere donzelle, espo re le figlie di donne che si erano ste alla seduzione. Il Cardinale Fede abbandonate al mal costume , o rico Donato Cesi, nel i544, intra di quelle estremamente povere. A prese a fabbricare magnificamente questa istituzione , verso l'anno la chiesa con architettura di Gia i543, si um una congregazione como della Porta , lavoro che fu o confraternita composta di persone compito sotto Pio IV nel i 564- pie e nobili, per aiutare il santo Oltre a ciò il benefico Cardinale nel buon governo delle donzelle, e vi collocò alcune campane che fe nell'ne relative amministrazione al loro mantenimento. delle limosi- ce venire dalla Germania, il con certo delle quali riusciva uno dei La divina Provvidenza suscitò mol più armoniosi e più belli di Roma. ti generosi benefattori, e pel primo, La facciata esterna di travernino è il lodato Cardinal Cesi, che in be riguardata dagl' intendenti per una neficio dell'istituto fabbricò la chie delle migliori del nominato archi sa nel modo narrato., nè mancarono tetto, venendo decorata la porta, Romani Pontefici a soccorrerlo, ed nei due lati esteriori, da due bel arricchirlo di grazie e privilegi, co lissime colonne di marmo paonaz- meliche Paolo colle III quali nelle approvò lettere l' aposto- istitu zetto. AUri Cardinali, che nominam mo nel succitato articolo, ristaura- to; Paolo IV ai 2 novembre del rono ed abbellirono sì la chiesa, l'anno i 558, e con la bolla de' 2 che il monistero, nè vogliono esse gennaio del i56o, Pio IV, e poscia re senza menzione il Cardinal Gio. Pio V, e Clemente VIII ec. Sot Battista Altieri, ed altri benefatto- to quest'ultimo lo stabilimento fio CON ricamare, nell'aggricciare CON ec. : si eser i7 riva a tal segno , che conteneva centosessanta donzelle. Ma già alcu citanostiche, ancheper essere nelle poi faccende utili alle dome- lo ne maestre assegnate alla istruzione delle giovinette, trenta anni circa ro famiglie. Anticameute il conser dopo la fondazione, vollero assumere vatorio concedeva le figlie del luo l' abito monastico di s. Agostino, e go per fantesche , col patto però quindi professarne la regola. Secon che chi le prendeva dovesse rite do diversi autori, anche s. Filippo tocinquantanerle sei anni di , e dote dar loroquando scudi si cen-ma Neri concorse a questa utile istitu zione, ed al suo incremento, per ritavano. Contigua al monistero era- ricoverare , educare , mantenere e vi una casa per accogliere le figlie dotare le povere fanciulle esposte del luogo se divenivano vedove, le aberini, pericoli. fratello ll Cardinal di Urbano Antonio VIII, Bar- quali vi restavano finchè passavano a seconde nozze. Vi si ritiravano chiamato s. Onofrio dalla sua chie eziandio le figlie del luogo, che mal sa titolare, lasciò al conservatorio ren trattate dai mariti non potevano dite pel mantenimento di due nobili soffrirne le sevizie, ed esse vi ri donzelle povere e pericolanti nell'o manevano sino alla reciproca paci nestà, la cui scelta spetta al Car ficazione. In questo conservatorio dinal protettore, il quale subentrò prima si teneva anche scuola pei al governo del luogo, al mancar le fanciulle di onorate famiglie, della confraternita. Egli è per que senza che potessero pernottarvi . sto che sono nel Cardinale le fa Tanto le educande che le figlie del coltà della nomina dei deputati del luogo vestono abito di prammatica conservatorio, e delle figlie del luo nero. L'edifizio è un fabbricato ben go. L'istituto si compone di mona murato, e meglio scompartito. che, di orfane, ed anche di civili Abbiamo dal diarista Giacinto donzelle, che pagano una mensi Gigli nel Diario che scrisse dal le pensione di cinque scudi, e sono i6o8 al i657, che a' 25 novem affidate alla cura delle monache. bre, festa di s. Caterina, le zitelle Le orfane sono chiamate figlie del di questo conservatorio uscivano dal luogo, e vengono gratuitamente ali monistero, vestite le maggiori, di mentate, nè da esse si richiedono roverso lionato, e panno bianco in le qualità volute nella primitiva testa, e precedute dalle più piccole fondazione, bastando loro la povertà, vestite da angeli e da sante. Quindi civile condizione, e lo stato di orfane. processionalmente si recavano alle Ma sì queste che le educande godono chiese del Gesù, di s. Maria sopra il medesimo trattamento, e se le fi Minerva, e dei ss. XII apostoli, e poi glie del luogo si maritano, hanno si restituivano al conservatorio. Ma una dote di cinquanta scudi, e se nel i6io, essendosi smarrita una si monacano nello stesso monistero, donzella, si tralasciò di fare la pro devono somministrargli una dote cessione. Tuttavolta, dopo ventidue di quattrocento scudi. Esse lavorano anni, il dì primo maggio i64o, tanto pel pio luogo, che per qua tornarono le zitelle ad uscire dal lunque committente, ed in questo monistero, ed in processione anda secondo caso è per loro il profitto. rono tutte vestite come sopra, alla l lavori consistono nel cucire, nel visita della detta basilica de'ss. XII VOL. XVII. i8 CON sulla strada a CON destra della via Ap- apostoli, in numero di centocinquan- tasette, essendo altre rimaste in ca pia, che pur chiamasi del Divino sa. Termina il racconto il Gigli Amore. Il castello, che da nome col dire che la causa di questa al fondo, sorge su di un colle iso nuova uscita si fu perchè non es lato, avente il recinto coronato da sendo più vedute , più non si torri quadrilatere pienamente in ro maritavano . Le costituzioni della vina. La costruzione si attribuisce compagnia delle vergini miserabili agli Orsini, forse nel declinare del di s. Caterina della Rosa di Ro secolo XIII; ma i fabbricati del ma, furono stampate negli anni l'interno sembrano opera del seco i6oi, i6o7, i 655, e nel i7oo. lo XV. ll nome di Leva deriva La regola di s. Agostino per le da Olibanum, nome comune a mol monache di s. Caterina della Rota, ti fondi ne'bassi tempi, e voce bar si pubblicò in Roma nel i63o, nel bara significante incenso, e data pro i7o0, e nel i785. V. il Raggua babilmente a quei fondi assegnati glio delle opere pie stabilite in Ro alle chiese per le spese dell'incenso. ma da s. Ignazio Lojola § IV. Fu detto ancora quel tenimento Ca Monistero e casa per le fanciulle stel di Levano, da mons. Oliba pericolanti. ni. Entrando nel cortile , che pre Appartiene a questo monistero cede la chiesa, si vede incastra il tenimento nell'agro romano chia ta nel muro una lapide, dalla qua mato Castel di Leva, più volgarmen le, e da alcuni frammenti di anti te conosciuto col nome di Madon chità,, si rileva che ne'dintorni ab na del Divino Amore per la chiesa bia forse esistito una villa antica ivi dedicata alla Vergine sotto questo della gente Faccia. titolo. E siccome il lunedì dopo la Venendo alla chiesa, e alla pro Pentecoste ad essa concorre in gran digiosa immagine, i numeri de' Dia folla il popolo di Roma, quello di ri di Roma 36o5, e 36 i 4 dell'an Albano e di altri luoghi, così per no i74o, riportano la descrizione la tanta celebrità popolare della del riconoscimento dell'antichissima chiesa, non riuscirà discaro un cen immagine della Madonna del Divi no storico sul tenimento, e sulla no Amore, dipinta sul muro del miracolosa immagine, che ivi si ve diruto castello di Leva, di proprie nera. Il cenno storico sul primo tà delle monache Agostiniane di s. lo deduciamo dal Nibby, Analisi Caterina de'Funari, pei copiosi mi de'dintomi di Roma, t. I, p. 438, racoli operati. Vi si recarono il Car e quella sul secondo dai Diari di dinal Guadagni vicario di Roma, e Roma, di cui citeremo i numeri. Il monsiguor Spada vicegerente. Quin numero 4° del i8i4 ci da la com di fu tagliato il muro ov' era la pendiosa istoria della chiesa, del sacra immagine, la quale in pro monistero, e del conservatorio di cessione venne Irasportata alla vi s. Caterina de'Funari. cina tenuta, detta la Falcognana, Il Castel di Leva, diviso dal mon della nobile famiglia Cenci, e col te di Leva, appartenente alla no locata nell' altare maggiore della bile famiglia Gavotti, contiene cir chiesa dedicata ai santi re magi. I ca rubbia i 49, e si trova sette mi numeri dei Diari di Roma fòitì glia fuori di porta s. Sebastiano e 4^29 dell'anno i 744 l'annola nar- CON ro presso Colonna CON Trajana (Vedi), i9 razione della chiesa fatta fabbricare dalle monache, e dai loro superiori, della demolizione dell' una e del nel sito precisamente ove fu tolta l'altro, del passaggio che fecero le zi l'immagine della Beata Vergine, e telle prima nel conservatorio di s. parlano anche del solenne traspor Caterina de'Funari, poi nel i8i4 to, e processione colla quale la im nel monistero di s. Ambrosio a magine stessa, dalla chiesa della piazza Tartaruga, quindi nel i828 Falcognana, ov'era stata tempora per disposizione di Leone XII nel neamente depositata, venne stabil conservatorio delle Trinitarie a s. mente collocata nella propria chie Paolo primo eremita, e finalmente sa. Il trasporto essendo seguito nel nel i84o nelle medesime vicinan la seconda festa di Pentecoste, con ze del foro Trajano, presso la chie indulgenza plenaria concessa da Be sa di s. Lorenzo, a Macel de'Cor- nedetto XIV a tutti quelli che in vi, detto volgarmente s. Lorenzolo, tal giorno visitavano la divota im si tratta nei volumi IX pag. 2o3, magine, ne venne a quel giorno e ao4; e XII pag. 9 del Diziona stabilita la festa ogni anno col pre rio. Solo qui aggiungeremo , che mio delle sante indulgenze. Final l'istituto fu sempre protetto dai mente, dal num. 5i3o dei Diari di Pontefici, e ricolmo di privilegi ed Roma del ij5o, il Cardinal Rezzoni- esenzioni, massime da Urbano VIli, co, che poi fu Papa Clemente XIII, che privativamente gli assegnò gli u- si recò a consagrare l'altare della tili della Depositeria Urbana (Ve Madonna del Divino Amore assi di ), ne confermò protettore in stito da monsignor Castelli vicario perpetuo il Cardinal camerlengo del monistero de' Funari , e poi pro-tempore , e volle che il pre Cardinale, avendo esposte il giorno lato uditore del camerlengato , e precedente le sagre reliquie e fat i cavalieri deputati ne fossero gli te le consuete vigilie, monsignor amministratori, e deputati anche Torio vescovo di Monopoli . La del monistero delle cappuccine di divozione verso la detta miracolo s. Urbano. Come uditore del camer sa immagine si è mantenuta sem lengato ne fu amministratore mon pre viva : immenso n'è il concorso, signor Braschi divenuto Pontefice ed intorno alla chiesa ed al porti col nome di Pio VI. Continuò egli co, si veggono appese le testimo la sua propensione al conservatorio, nianze delle grazie ricevute <'x e per la divozione che aveva alla voto. vergine, e martire s. Eufemia, ogni anno ne visitava la chiesa nel dì Conservatorio defss. Quattro. della festa, accordandole alcuni pro venti nel i785, come abbiamo da V. gli articoli CHIESA DE'SS. QUAT una iscrizione lapidaria del celebre TRO CORONATI , e COLLEGIO SAL- Morcelli. Brevemente vogliamo dar VIATI. un cenno sulla chiesa contigua al nuovo conservatorio intitolata a s. Conservatorio di s. Eufemia. Lorenzo detto puranco s. Lorenzuo- lo. Posta nel rione Monti , fu già Dell'origine di questo pio luogo, una delle antiche parrocchie di della sua antica chiesa e moniste- Roma. Clemente XI nel i7o4 la 2o CON p. i09, Delle CON mal maritate alla diede ai pp. Pii Operai, i quali, a cagione della ristrettezza del luogo, Longara. passarono alla casa e chiesa di s. Al p. Domenico di Gesù Maria, Maria de'Monti. Restò soggetta al carmelitano scalzo , dobbiamo nel vicariato di Roma, ma mentre era l'anno i6i5 la fondazione del moni- vicario il Cardinale Carlo Odescal- stero, o conservatorio di s. Croce, ove chi fu ceduta alle zitelle del con introdusse alcune donne, che aveva servatorio di s. Eufemia, riducendo raccolte in una piccola casa, e dove la camera apostolica il contiguo con apposite regole da lui scritte le locale, antica abitazione del parro manteneva colle li musine che andava co, e poi del rettore della chiesa stes raccogliendo. Ebbe per fine il vene sa. Le pitture dell' altare maggio rando religioso di togliere dal pec re, e quelle della volta furono o- cato le donne di vita disonesta sen pera di Giovanni Alberti. A' i o a- za obbligarle a voti ed a clausura, gosto ivi si celebra la festa del permettendo ad esse di entrare in santo titolare, e dice Ridolfino Ve altri monisteri a vestire l'abito reli nuti, Roma moderna, 1. 1, pag. 8o, gioso, o di maritarsi. Ajutò mirabil che questa chiesa di buona forma, mente questa pia opera Baldassare dalla sua piccolezza chiamasi s. Lo- Paluzzi nobile romano, con generose renzolo . somme. Dopo qualche tempo le don ne ivi recluse vollero assumere per Conservatorio di s. Croce della Pe divozione un abito monacale nero nitenza alla Longara detto del e tagliarsi i capelli, ciò che in pro Buon Pastore. gresso fecero con qualche solennità. Quindi il p. Domenico, nji.it ito an cora dai copiosi soccorsi del duca ll conservatorio di s. Croce, det di Baviera, di cui godeva la prote to le Scalette, è un pio luogo ove zione, potè fabbricare la chiesa, e dal Cardinale vicario si pongono il monistero, al quale fu pure gene le femmine di cattiva vita. Soglio roso benefattore il Cardinale An no ivi pur anche ritirarsi le mal tonio Barberini, fratello di Urba maritate, e quelle che abbandonan no VIII. do la vita licenziosa, si vogliono Il governo del luogo venne po dedicare al servigio di Dio, ed alla scia affidato ad un Cardinal pro salvazione della propria anima. Si tettore, ad un prelato, e ad alcuni mili ricetti sono in Roma molto deputati, e da ultimo cioè nel i8o3, antichi, e fino da Leone X si era al collegio de'parrochi di Roma, co aperto il monistero delle Convertite me si dice parlando del Conser nella via del Corso, di cui parlam vatorio della divina Clemenza (Ve mo ai vol. I p. i 35, e II p. 3oi di). Ma mentre di questo luogo del Dizionario. Quindi s. Ignazio era vicario il Cardinal Carlo Ode- Lojola nella stessa via della Lon scalchi, col beneplacito apostolico gara, sotto Paolo III nel i 542, ne fu affidata la direzione alle istituì il conservatorio delle mal monache di Nostra Dama di Carità maritate, che non volevano, o non del buon Pastore di Angers, dette potevano stare coi loro mariti. Di perciò del Buon Pastore (Vedi). esso tratta il Piazza, Opere pie, A quell'articolo si dice che l'ammi CON per la comunità, CON «(rispondente 2i al nistrazione del conservatorio fu lo ro affidata nel i 83g, che il nume coro delle monache ed all'altare, che ro delle penitenti si è aumentato, perciò fu eretto isolato. Il monistero che molte di esse richiesero di ri viene chiamato delle Scalctte, per manervi, altre di ritirarsi , ed al chè due piccole scale danno accesso tre finalmente rientrarono nelle al medesimo, ed alla chiesa. Sopra vie della grazia, e ritornarono nel la porta esterna del monistero si è seno delle proprie famiglie. Il re ora collocata la statua rappresentan gnante Pontefice per animare Io ze te il Buon Pastore, il quale sulle lo delle monache nel febbraio i 842 spalle porta una pecora smarrita, visitò la loro chiesa, quindi nel con locchè fa allusione all'istituto. tiguo monistero e conservatorio, le ammise al bacio del piede. Ora Conservatorio dell'ospizio aposto però le donne penitenti non vesto licoV. OSPIZIO di s. Michele APOSTOLICO a Ripa DI grande, S. Mi- no più come le antiche l'abito mo nacale, ma vestono conforme alla loro condizione. Nel medesimo mo nistero evvi ancora un convitto di Conservatorio delle mendicanti. giovani per l'educazione, o corre zione di qualche lieve mancanza, Questo pio luogo si chiamò con che chiamasi classe di preserva servatorio delle povere orfane men zione. Esse sono del tutto divise dicanti del ss. Sagramento, ad tem- dalle penitenti, e non hanno comu plum paci.", ed anche del p. Gara- nicazione veruna colle medesime, e vita, e del p. Paolo, per quanto s' istruiscono nei lavori propri del andiamo brevemente a dire. Nel sesso femminile. Il medesimo Pa pontificato d' Innocenzo X, e nel pa regnante ha stabilito, che il l'anno i65o, una pia donna, che Cardinal protettore delle monache, frequentava la divozione della visi e di questo pio luogo sia sempre il ta del ss. Sagramento esposto in Cardinal vicario pro tempore, il forma di quaranta ore, vedendo quale nomina un prelato deputato. alcune fanciulle andar vagando La chiesa prende il nome della per le chiese con disturbo de'fede- ss. Croce perchè ad essa dedicata li, si mosse con lodevole zelo a rac quando nel i 6 i 9 fu fabbricata. Nel coglicrle presso di sè, acciocchè non l'altare principale eravi dipinto Gesù più andassero girando, e la sera Cristo, che porta la Croce, ope a dormire sotto i pubblici portici. ra di Terenzio da Urbino: poi vi Una signora fiorentina tratta da sì fu posto il quadro col ss. Crocefisso bell'esempio, vestì le donzelle in del cav. Francesco Troppa, dal qua numero di dodici, e con permissione lenunziata venne apur destra, dipinto mentre quello la dell'An- tavola di monsignor Ascanio Rivaldi vice gerente assegnò ad esse uniforme ivi p presen tante s. Maria Maddalena abito bianco con pazienza rossa, col penitente a sinistra è di Ciccio Gra- quale incedevano per la città can ziani napolitano. Da ultimo fu ri tando canzonette spirituali, ed insie mosso il quadro del ss. Crocefisso, me raccogliendo limosine, donde fu e trasportato dentro al monistero, rono chiamate mendicanti, nome col ed in vece vi è una grande grata quale tuttora si appellano. 22 Essendo nato CON qualche disordine, le volle concorrere CON al divisamento ne prese cura e protezione la du con pretendere sì moderata somma. chessa di Latera, ed acciocchè fos ll palazzo e giardino trovansi pas sero meglio custodite, le affidò ad sata la piazza delle Carrette d'appres una savia donna, che abitava in so al tempio celebre, che i romani Tordinona, il cui marito era addet - eressero alla pace: e siccome era un to a quelle prigioni, ed il numero vasto, e bello edifizio, fu convertito si accrebbe a venticinque. Termi in comodo e regolare conservatorio, nato l'anno, l'elemosine diminuiro per cui è uno de' migliori di Ro no, ma la divina Provvidenza mos ma. Vi sono alcune scale con buo se il rinomato gesuita p. Pietro ni dipinti a fresco, e l'oratorio, o Garavita a supplire al mantenimen chiesina interna , aveva un quadro to, e alla direzione delle povere di Giovanni Bigatti, rappresentan mendicanti. Tanta fu la premura te la sagra Famiglia. Alessan cui egli vi pose, che aiutato da dro VII permise che vi si cele molti benefattori , il loro numero brasse la messa nei dì feriali, e ben presto arrivò a cento, e la du nelle feste con adempimento del pre chessa vi prepose al governamento cetto per le donzelle, che l'ascoltasse due monache. Quindi dovendo par ro. Le poche rendite del conservato tire il p. Pietro Garavita per Ge rio, e le limosina che ad esso si da nova sua patria per darvi le mis vano non essendo proporzionate al sioni, fu affidata la direzione delle bisogno e al numero delle alunne, donzelle allo zelo fervoroso, e all'in la congregazione deputata a tutte telligente carità del p. Paolo Mer le zitelle bisognose preferiva quelle cati sacerdote di s. Giovanni dei orfane. Il p. Paolo poi v'introdus Fiorentini, degno di perenne me se molti, e vari lavori di seta, fran- moria perchè principalmente da lui gie, cordoni, calze, guanti ed altre il conservatorio ripete Io stabili opere di canape, e di lino, che il mento, e la perfezione. Prima tras Piazza enumera a p. i 66 delle ope portò le donzelle vicino alla sua re pie. Ciò fece il benemerito di chiesa di san Giovanni de'Fioren- rettore anche per agevolare il mari tini, e poi essendosi accresciute al taggio alle donzelle, ed ubertosi ne numero di centoventicinque, col pa furono i buoni effetti. Ma quello, rere di monsignor Rivaldi vicege che sopra tutto rese celebre il con rente, furono collocate in più co servatorio, fu l'introduzione dell'ar moda abitazione a piazza Margana, te della lana, che con poco suc ridotta perciò a forma di conserva cesso avevano già tentato in Roma torio. Intanto, nel i66o, a' i o mar s. Pio V, Sisto V, ed Urbano VIH. zo, morì il detto prelato Rivaldi Si cominciò col tessere le mezzela- lasciando erede il pio luogo di cin ne per vestire donzelle, poi si pas quantamila scudi, il perchè ne viene sò ai telai pel roversi, alle saie, considerato come il fondatore. Fu alle stame, e ad altre specie di la rono allora acquistati per ventidue vori , non senza opposizione dei mila scudi, benchè, come osserva il mercanti e tessitori ; quindi s'intro Venuti, Roma moderna t. I, p. 76, dusse la fabbricazione degli scarlatti ne valessero ottantamila, il palazzo ed con vero color cremisi, e panni di il giardino del Cardinal Pio, il qua- altri colori ad uso di Francia, per CON sesso, massime CON in manifatture 9.3 di chè un benevolo tintore francese ad utile dello stabilimento ne die cotone: non lavorano più le lane, de i relativi insegnamenti. Alessan e siccome tuttora godono del pri dro VII vedendo che i lavori del vilegio di fornire di drappi il go le lane andarono vieppiù perfezio verno, il pio luogo li fa lavorare nandosi, ad incoraggiamento delle a- dai lanari nelle ampie sale del me lunne, con breve dei 27 luglio desimo stabilimento. Le zitelle si i 665, esentò il conservatorio dal ritengono il denaro ritratto dai lo consolato dell'arte della lana, e Cle ro lavori e fatiche, dovendo però mente IX, animato dai medesimi sen ognuna pensare alle vestimenta do- timenti del predecessore con un mestiche . Quello di prammatica è bando menzionato dal Piazza, proi di saja di colore cenerino, che in bì l' introduzione di panni este uno agli altri arnesi , e ai due ri, e concedette al conservatorio la fazzoletti bianchi con cui ricoprono privativa di fornire i drappi per ve le spalle e il capo , e coi quali stire la guardia svizzera pontificia, incedono in pubblico , si fornisce e i condannati alle galere di Ro ad esse dalla casa. Nell'anno i78o ma, porto di Anzio, e Civitavecchia. Pio VI soccorse generosamente il Inoltre Clemente IX soccorse il pio conservatorio, che si trovava in bi luogo ed abilitò le zitelle a godere sogno, assegnandogli annui scudi il sussidio dotate, che annualmente duemila; indi nel i79o tassò di dispensa l'arciconfraternita della ss. altrettanta somma i monisteri di Annunziata. Roma, per aiutare questo istituto. Clemente X, a' 3 i agosto, ap provò le leggi, e le costituzioni del Conservatorio della Divina Prov conservatorio, il quale per |un mi videnza, e s. Pasquale. racolo ivi operato da Dio ad inter cessione di s. Filippo Neri , elesse Ad onta che la pietà romana questo santo per protettore princi avesse istituito molti conservatorii, pale. Di poi il p. Paolo Mercati do per conservare la pudicizia delle po avere sofferto, benchè innocente, povere zitelle, e preservarla dai pe alcune differenze, ricco di [meriti, ricoli della loro età e condizione, e di età, mori di 9o anni a' 7 a- tuttavolta a cagione della popolosa gosto i69o. Il pio luogo sempre Roma il zelante sacerdote romano progressivamente ha fiorito, prima Francesco Paperetti, vedendo mol governato e diretto da una con te zitelle trascurate dalle proprie gregazione di dodici deputati che madri, e abbandonate, pieno di aveva per capo un prelato, ed ora fiducia nella divina Provvidenza, e dal Cardinal pro-datario, il quale nell' aiuto di caritatevoli persone, vi tiene due deputati, uno eccle volle riunire alcune di tali donzel siastico, l'altro secolare. Il Cardina le in una casa, ch'egli aprì nel le accetta le alunne, per lo più or marzo i674, regnando Clemente fane, e queste non vengono poste X, nella via di Tor de' Specchi. fuori del conservatorio, che spose, Le affidò alla cristiana istruzione o monache. Al presente le donzel di alcune maestre, le quali pur le ascendono circa ad un centinaio, dovevano istruirle ne' lavori don si occupano di lavori proprii del neschi, per trame vantaggio pel 24 CON conservatorio aCON Clemente XII, non conservatorio, e per le donzelle stesse. Il Papa generosamente con ebbe più luogo. A' 23 marzo i684, corse alle pie intenzioni del fon con dolore delle zitelle, mori il fon datore: anzi osservando che ogni datore Paperetti. giorno si accresceva il numero del Pio VIII assoggettò il conserva le alunno, nell'anno santo i675 torio al Cardinal vicario pro tem le trasferi ad una casa più gran pore, che facendo le veci dei pas de, presso la chiesa di s. Orsola sati Cardinali protettori, questi no nella via di Ripetta, e diede allo mina due deputati , uno ecclesia stabilimento il nome di Conserva stico disciplinare, e l'altro econo torio della divina Provvidenza. Di mo; il primo ha cura del culto, poi il locale venne successivamente ed invigila sulla disciplina interna ingrandito, giunse a contenere due ed esterna; il secondo amministra cento donzelle, e riusc) forse il più le rendite di esso. Al presente sono vasto de' conservatorii di Pioma, pei cento le zitelle povere, ma di civil suoi numerosi, e comodi dormitori, condizione: esse, oltre all'esser istruite e migliore infcrmeria. nella musica , possono abilitarsi a Innocenzo XI ne fu egualmente quasi tutti i lavori della loro sfe benefattore dappoichè attribuì al ra, ad ogni sorte di tagliatura , e conservatorio, per l'acquisto della cucitura sì di biancheria, che di casa, un legato di scudi diecimila vesti ; ad ogni sorta di ricamo , di lasciato ad pias causas, e nominò aggricciatura , di composizione di in protettore il Cardinal Alderano fiori, e di altre galanterie, che al Cibo suo segretario di stato, e di la giornata sono in uso. ll guada rettore monsignor Domenico Maria gno è tutto a loro profitto. Prima Corsi, che vi pose un rettore, e poi cucivano con privativa i guanti, dal detto Papa fu creato Cardina ed eseguivano altri lavori di pelle, le. Narra il Cancellieri nel suo Mer e tutt'ora in ampla sala ammetto cato pag. 63, che Innocenzo XI, no a scuola alcune piccole fanciul con chirografo del i682, convertl le. Quando escono dal conservato una contribuzione, che annualmen rio vestono un abito nero, con faz teta, pagavasi dai barcaiuoli, dai mercanti navicellari, di Ripet- chio- zoletto, e cappello con velo nero. Sono dirette da una priora. Alcu daroli ed altri per la festa di san ne zitelle vi dimorano in qualità Rocco, in vantaggio del conserva di convittrici, pagando la mensile torio, giacchè la contribuzione si dozzina di scudi cinque : allorchè erogava in palli per le corse delle le alunne si maritano, o si fanno barche, e pei strappacolii dei pa monache, hanno in dote cento scudi. peri nel Tevere, ed altri simili La suddetta chiesa di s. Orsola trastulli, e profanità secolaresche, fu resa di solo diritto delle alunne, le quali se servivano di popolar ed è dedicata a Maria santissima sollazzo, erano inconvenienti ad o- del Rosario. Fu fabbricata con di norare il santo, la cui chiesa è segno del marchese Theodoli : i nella medesima contrada. Aggiunge quadri dei tre altari sono di Pla il medesimo Cancellieri, che nel cido Costanzi, cioè il s. Giuseppe, i738 si voleva rinnovare il trastul il Crocefisso, e la ss. Annunziata lo., ma ricorrendo i superiori del coll' Angelo dai lati dell' altare maggiore, mentre CON la volta fu di parrocchia di CON s. Martino ai Monti, 25 pinta da Giacomo Triga, come nel settembre del i668 fondò que dice Ridolfino Venuti , Roma mo sto sotto il titolo dell' Immacolata derna tom. I, par. II, p. 4°i- In Concezione, per le donzelle povere questo conservatorio, sotto il. pon e di civil condizione, cui a motivo tificato di Leone XII, furono tras dell'età non era dato entrare in portate tutte le zitelle, ch'erano altri conservatorii di Roma, e per nel conservatorio di s. Pasquale in mantenerle ivi nella istruzione di Trastevere, e contemporaneamente una cristiana educazione, finchè vi furono trasportate anche alcune non si fossero maritate , o fatte da s. Caterina de'Funari, ed altre monache. A tale effetto non solo dal conservatorio di s. Maria del Clemente IX approvò l' istituto , Rifugio presso s. Onofrio, chiama ma abilitò le donzelle a poter con to volgarmente del p. Bussi. Dal seguire qualunque dotazione , seb citato Venuti, tom. II, par. II, p. bene non toccasse la distribuzione io4.o, si rileva che le zitelle del al rione ove stavano, giacchè da conservatorio di s. Pasquale, erano tutti i rioni della città erano pre state altra volta rimosse da quel se le zitelle. In oltre Clemente IX luogo. Nel locale di s. Pasquale pose il conservatorio sotto la pro furono istituite in seguito quattro tezione, e direzione del prelato vi belle opere, cioè una casa di con cegerente pro tempore, e gli diede vitto per le donne provette, che in ajuto quattro deputati, fra' quali stica,amano col vita pagamento ritirata, e di quasi tenue mona- pen il p. Girolamo Serafini, carmelita no dell'antica osservanza , parroco sione ; un luogo di educazione pei di s. Martino. Quindi siccome fu le civili donzetle, con picciola cor rono poste a dirigere il conserva risposta ; una casa di esercizi spi torio alcune maestre, avendo que rituali, particolarmente per le po ste preso l' abito di oblate carme vere, che bramano fare la prima litane, Clemente X nel confermare comunione; ed una scuola di fan le concessioni di Clemente IX, ac ciulle, diretta da quattro maestre. cordò loro tutte le indulgenze e gra zie, che godono le monache carme Conservatorio della ss. Concezione litane professe. detto delle Viperesciic. Poco dopo la fondazione fu fab bricata una piccola chiesa presso il Livia Vipereschi, nobile romana, conservatorio, e a questo oggetto la allo splendore dei natali, ed ai be principessa d. Maria Camilla Orsi ni di fortuna aggiunse i pregi di ni Borghese, anch'essa benemerita esemplare integrità di costumi, e del conservatorio della Divina Cle li.di zeloMentre per la la pia salute matrona de' suoi esercita- sipii- menza, contribuì la somma di cin quemilatrice d. Livia scudi. Vipereschi La zelante con fonda- edifi vasi in opere di pietà cristiana, ed aveva donato una casa in Traste cazione di tutta Roma morì ai 6 di vere al conservatorio della divina cembre i675, ed oltre quanto aveva Clemenza per istabilirvisi, nella re fatto per queste donzelle in vita, le gione de' Monti, presso l' arco di lasciò sue eredi coll'annua entrata s. Vito , e precisamente sotto la di scudi trecento, per cui le alun 26 CON Questo utile CON conservatorio sus ne presero il nome di Viperesche. Oltre le donzelle figlie del luogo, slstette sino al i Bo2, nella qual epo sono ricevute nel conservatorio con ca, il Cardinale Giulio dalla So- mensile pensione altre zitelle per la maglia vicario di Roma, aprì la sa educazione, le quali vestono uni gra visita nel monistero di s. Croce formemente tutte di lana nera, e detto anche delle Scalette, ora del vengono istruite nella pietà, e nella Buon Pastore alla Lungara, e rimos condotta civile. se da questo le monache col man darle a quello delle ss. Ruffinn e Se Conservatorio della Divina Clemen conda nella via chiamata della Lwi- za detto anche del Rifugio in garina nella stessa regione di Tras Trastevere. tevere. Il medesimo Cardinale po se sotto la direzione del collegio Nel pontificato .di Clemente IX de' reverendi parrochi di Roma ta in una casa posta nella piazza di le locale, destinandolo a ricevervi s. Calisto, precisamente incontro al quelle donne, che pei loro trascor la chiesa in Trastevere donata da si sarebbero state ivi poste o dal Liviadatrice Vipereschi delle Viperesche, nobile romana fu eretto fon- tribunale del vicariato, o anche a richiesta dei loro mariti. Contem questo pio luogo chiamato del Rifu poraneamente però, stante i debiti gio, dell'Assunta, e più comunemente de' quali era gravato il conservato di s. Maria della Clemenza, dalla rio della divina clemenza, lo disciol miracolosa immagine di questo no se, rimandando alle loro cose le me, che si venera nella prossima basi poche donne, che vi erano, e dispo lica di s. Maria in Trastevere, dap nendo che , pagati i debiti , nuo presso alla quale aveva il conser vamente si aprisse sotto la stessa vatorio avuto la primaria origine. direzione del collegio de'parrochi. Il pio luogo riconosce per fondatori Al presente n' è prossima la riaper alcuni zelanti parrochi di Roma, che tura, essendo ormai estinte quasi colla direzione di monsignor Gia tutte le passività. comono, vicegerente, de Angelis arcivescovopoi fatto Cardinale di Urbi- Conservatorio di s. Maria del dalnnocenzo XI, col soccorso di cin Rifugio del p. Sussi. que mila scudi, ed altre generose limosine della principessa Maria Ca- Nel pontificato di Clemente XI, inilla Orsini Borghese ( i membri e nel maggio i7o3, Alessandro Bus della quale casa furono poi anche si patrizio di Viterbo, e sacerdote benefattori del luogo), diedero prin della congregazione dell' oratorio , cipio alla pia opera. Col benepla volendo istituire il conservatorio cito di Clemente IX, che vi con per le donzelle particolarmente or tribui con mensile soccorso nel i669, fanegio (rimpettodella Pagnotta, alla chiesa e poscia di s. Bia- nel furono ivi raccolte donne si zitelle che vedove, le quali non avessero mese di maggio i 7o3 avendo ac taccia che le disonorasse; vi si am- quistato il palazzo del Cardinal An mcttevauo anche maritate, e quelle tonio Giori), che pentite dei loro tras specialmente, che volevano sottrarsi corsi, bramassero vivere in peniten ai cattivi trattamenti dei loro mariti. te raccoglimento, prima radunò al CON tredici ai vcntisei CON anni, e devono 27 es cune donzelle in una casa posta ni via Giulia di Camerino, presso sere povere di condizione, e biso la chiesa di s. Onofrio sul monto gnose di custodia. Il vestito tanto Gianicolo . Quindi coll'autorità di delle convittrici, che delle alunne, Clemente XI il fondatore prepose le quali prima vestivano di color al governo del pio luogo d. Ma tanè, è uniforme nero, che si cava ria Vittoria Ciccolini, nobile o- dalle alunne col profitto di lavori simana, la quale con gran vantag propri del sesso, come dal rica giasei anni, delle mentre zitelle lo il resse p. Alessandro quaranta- mare, cucire, stirare, lavorare ma glie, paramenti sagri ec. Il conser Bussi, dopo aver meritato la stima vatorio ha pure chiesa interna di di Clemente XI, e Benedetto XIII piccola forma, in cui si venera una morì compianto a'22 marzo i728 immagine della beata Vergine di in età di settantacinque anni. Que pinta da d. Ferdinando Sanfelice: ste alunne per lui chiamaronsi le ha pure oratorio, infcrmeria e re penitenti del p. Bussi. Dopo la me golare abitazione, oltre i giardini. tà del decorso secolo il celebre Car N' è sempre protettore, e superiore dinal Marc' Antonio Colonna vicario il Cardinal vicario pro-tempore, che di Roma, a vantaggio delle don vi destina al governo due deputati zelle del conservatorio, stabilì pres ecclesiastici. so questo un monistero di carmeli tane scalze, dette le Teresiane, con Conservatorio de' ss. Clemente 6 voti semplici, acciocchè le zitelle, Cresccntina, detto delle Zocco- che avessero bramato monacarsi, lette. ivi potessero agevolmente mandare ad effetto la loro vocazione. Nelle La sua origine rimonta al i699 ultime vicende, essendosi notabil nell'avvicinarsi l'anno santo i 7oo, mente diminuite le rendite , restò che incominciato- da Innocenzo XII, soppresso il monistero, e le monache fu compito da Clemente XI. Il superstiti, secondo le disposizioni del sommo Pontefice Innocenzo XII, Curdinal benefattore, furono unite il quale per lo zelo, e per la carità alle zitelle del conservatorio. Il me apostolica si acquistò il glorio desimo Cardinal Colonna fu pure so titolo di padre de' poveri, ve benemerito, col fondo che assegnò dendo tante povere giovinette pri al monistero delle Carmelitane di ve di genitori miserabili , e tras Tolentino, acciocchè vestissero gra curati nel dar loro una cristia tuitamente quelle zitelle di questo na educazione, le quali andavano conservatorio, che avessero amato accattando per Roma non senza monacarvisi, come tuttora esiste. grave pericolo di molti disordini, Annualmente vi dimorano una divisò di riunirle in qualche luogo. trentina d'individue, comprese la su Pertanto ne diede l'incarico al suo pcriora e le quattro assistenti o mae elemosiniere, monsignor Girolamo stre, non però le convittrici, che ascen Berti, ecclesiastico di edificante pie dono ad una ventina, e pagano la tà, il quale, in uno ad altri eccle rantacinque.pensione mensile Le giovani, di paoli che ivi qua- si siastici, ne unì un qualche nume ro ne' granari presso s. Eligio dei ammettono, ordinariamente sono dai Ferrari, e precisamente incontro al 28 CON Vaticano, come CON elemosiniere di Cle la chiesa di 8. Giovanni Decollato. Poste così in sicuro molte povere mente XII, alcuni credettero che fanciulle, Innocenzo XII assegnò lo sotto di lui fosse stato fondato il ro pel mantenimento, e per primo conservatorio. fondo l'annua pensione di scudi Sino al i748, ed al pontifica mille, che impose sulla mensa ve to di Benedetto XIV si sa dall'au scovile di Osimo. La qual pensio tore della vita di Maria Madda ne il successore Clemente XI tras lena Laudadio, già alunna del con ferì poscia a carico della dateria servatorio , e morta in concetto apostolica, e nello stesso tempo que di santitii, che queste zitelle vesti sto ultimo Papa, dichiarò che al vano tonaca di grossa lana, da lo nascente pio luogo presiedesse sem ro medesime tessuta in doppio co pre monsignor elemosiniere aposto lore, perciò rassomigliante al nero lico pro-tempore, ed anche come e al cinericcio, non che sopravveste capo della congregazione di perso bianca di lino , velo bianco sulle ne saggie ecclesiastiche, e secolari. spalle, e zoccoli a'piedi, donde vol In progresso di tempo si aumentò garmente furono chiamate zocco- il numero delle aiuime per cui lette. Occupata Roma la seconda non essendo il luogo sufficiente volta dai francesi nel tempo della a contenerle, il medesimo Clemen loro amministrazione, ai 3o settem te XI comperò il sito ove al pre bre i8 i i, le alunne furono rimos sente esiste il conservatorio, cioè se ed espulse dal conservatorio: nel rione Regola , presso l ospizio alcune si dispersero, ed alcune en detto de'Cento Preti, ora ospedale trarono in altri conservatorii. Ri dell' Ordine gerosolimitano per le tornato felicemente Pio VII nel milizie pontificie a ponte Sisto. Ri i8i4, per le cure del pio ed e- dotto il locale in forma di conser semplare suo elemosiniere France vatorio, le alunne vi si trasferirono sco Bertazzoli , nell'anno seguente nel i7i5, come si legge nella la fece riaprire il conservatorio , e re pide posta sulla porta dell'ingresso. stituirvi le donzelle. Quindi Clemente XI diede loro L'edifizio ha nell'interno cinque per santo protettore Clemente I, dormitorio infcrmeria, refettorio, ec. Papa e martire, santo del suo no cappella , e giardino sulla riva del me, cui poi fu aggiunto s. Crescen- Tevere. Questo pio luogo per le tino, e volle che le alunne fossero zelanti cure del prelato elemosinie chiamate le Povere Mendicanti di re del regnante Pontefice, cioè di s. Clemente, e il conservatorio la monsignor Ludovico Te voli, arci mocasa dal di Novaes s. Clemente, nella comevita di abbia- quel vescovo di Atene, e canonico Va ticano, fiorisce grandemente. Dap Pontefice, tomo XII, p. 246. Il poichè, migliorata la condizione del preciso loro istituto fu di attende le alunne, regolata meglio l'ammi re al buon regolamento dello spi nistrazione, restaurato il conserva rito, ed al lavorio dei fustagni. Sic torio, l'altare, e la cappella, o chie- come poi ne fu zelante prelato or sina ch' è dedicata ai ss. Clemente dinario, monsignor Nicola Saverio e Crescentino , fornita inoltre di .Albini di Benevento, arcivescovo di sagri arredi, e paramenti, il conser Atene, e canonico di s. Pietro in vatorio sempre più prova grandi vantaggi per essere CON soggetto alla ma, cioè sulla CON porta di s. Maria 29 elemosineria apostolica, e per aver ad Martyres, insieme cogli altri sempre per superiore C elemosiniere poveri : al presente , quando esco del Papa (Vedi). no dal conservatorio, vestono allat In questo conservatorio si rice to di nero , e la questua non ha più vono le fanciulle, massime le orfane, luogo. ordinariamente dai sette agli undi V. Regole da osservarsi dalle ci anni, per nomina di monsignor zitelle del ven. conservatorio de' ss. elemosiniere, e nell'ingresso le zi Clemente, e Cresentino in Roma, telle devono essere corredate di dette le zoccolette presso il pon quanto abbisognano, nelle vestimen- te Sisto, Roma i8i5. Queste re ta, nelle biancherie, ed altro occor gole nelta. suaccennata ripristina- rente, come si pratica in tutti gli zione del conservatorio furono me altri conservatorii, corredo che vol glio stabilite ed ordinate da quel garmente si chiama l' acconcio. Il le antiche dal lodato monsignor successivo vestiario si ricava poi Bertazzoli, arcivescovo di Edessa, dal prodotto dei lavori delle me e poi amplissimo Cardinale, insie desime alunne, i quali consistono me ai deputati, e ministri del me nel cucire, lavare, stirare, aggric desimo conservatorio. ciare , ricamare, ed altro. Prima erano valenti queste donzelle nei Conservatorio Pio. tessuti di lino, e canape detti fusta gni di molta durata, ma dopo che Antonio Casali fu prelato com a buon prezzo si fabbricano eccel mendato per la sua carità verso lenti telerie in diversi luoghi dello i poveri e per custodire la pudici stato pontificio, naturalmente i fu zia delle oneste zitelle, al qual ef stagni, come più costosi, caddero fetto promosse questo istituto men di commercio. Oltre a ciò le alun tre era governatore di Roma. Quin ne per turno fanno pel pio luogo di fu creato Cardinale, e continuò il bucato, la cucina, ed altri uffizi; nella carica di pro-governatore si quindi le più savie, e le più adat no al conclave per morte di Cle te divengono maestre, e dirigono mente XIV. Eletto nel medesimo le alunne, nonche le fanciulle estra Pio VI, per le istanze del Cardi nee, che sono ammesse nel conser nale stabilì di aprire un nuovo con vatorio, solo però alle scuole di la servatorio, locchè effettuò a'5 lu vori muliebri, ad apprendere a leg glio t775 alle falde del monte gere, ed esercitarsi in opere di pie Gianicolo, cioè dappresso un luogo tà. Al presente la comunità si com delizioso, che prima faceva par pone di circa cinquanta individue, e te del giardino Corsini. Il Cardina l' arciconfraternita dell' Annunziata le venne fatto dal Papa protettore e il capitolo vaticano sogliono som del conservatorio, ch' egli nominò ministrare una dotazione alle alun Pio, o Piano, per averlo posto sot ne, che si maritano, o si fanno to la protezione di s. Pio *V, del monache. Prima le donzelle vesti qual santo Pontefice aveva assun vano, come dicemmo, ed accompa to il nome nell'essere eletto Papa, gnate dalle maestre alcune desti per la sua particolare divozione ver nate andavano questuando per llo- so il medesimo. Fornì il magna nimo3o Pontefice CONla comunità di tut Attualmente CON le alunne fanno di

to l'occorrente pel ben essere delle versi lavori propri del sesso, e sono alunne, ed il Cardinale si mostrò dirette da una priora, e dalle mae finchè visse caldo zelatore del mede stre che si scelgono tra le medesi simo conservatorio, per cui da al me. Un Cardinale di s. Chiesa è cuni ne fu tenuto per fondatore. il protettore dell' istituto , che vi Aumentandosi il numero delle don tiene due deputati, uno per l' am zelle, e quindi i bisogni della co ministrazione economica, l'altro per munità, ne prese peculiar cura il lo spirituale , e da lui dipendono medesimo Pontefice Pio VI, che in le ammissioni delle alunne. Quan grandì l'ed'ifizio il quale si compo do queste talvolta escono dal con ne di tre dormitori, dell'infcrmeria servatorio per camerate, usano abi ec. , di un giardino pel passeggio. tono uniforme bianco in di testa, saja e nera, fazzoletto parmoli- pur Da ultimo poi fu costrutto un cam mino secondo i recenti metodi eco bianco sulle spalle. I propri parenti, nomici. Inoltre Pio VI prescrisse ed altri , come si pratica ne' con i regolamenti del pio luogo massi servatorii, possono visitare le zitelle, me pel bene spirituale delle alun alle quali però non si permette di ne, che non partono se non per andare a pranzo fuori del conser prendere marito o monacarsi. Gli vatorio. accrebbe ancora l'assegnamento, e Conservatorio della Ss. Trinità siccome le donzelle lavoravano to detto delle Trinitarie. vaglie damascate di molto pregio e grandezza, quando il Papa le o- Nel pontificato di Pio VI, Cate norò di sua presenza, esse gli umi rina Marchetti nobile e possidente liarono una di tali tovaglie con romana, raccolse alcune oneste don intorno bellissimi rabeschi, ed in zelle di buona indole , nella sua mezzo lo stemma gentilizio di lui. casa presso la chiesa di s. Prasse- Il Papa ne gradì l' offerta, ed am de, e le offrì alla direzione dei re mirò l'artifizio del lavoro. Quindi ligiosi Trinitari scalzi della Reden lo stesso Pontefice, ad ulterior van zione degli schiavi (Vedi), perchè taggio del luogo , per consiglio di la pia donna era terziaria di quel monsignorFabrizioRuffo allora teso l'Ordine, e ne vestiva l'abito. VuoI riere generale, poi Cardinale, vi si, che la Marchetti volesse forma stabilì un lanifizio. Al presente le re in detto luogo un mouistero, e donzelle non lavorano più le lane, delle zitelle altrettante monache e siccome la situazione dello sta Trinitarie , quando il tesoriere ge bilimento gode il benefizio di mol nerale d' allora monsignor Fabrizio ta copia d' acqua che scorre giù dal jlullo , poi Cardinale , modificò le colle, vi furono introdotte le pri idee della fondatrice, e la persuase me macchine provenienti dalla Fran a ricevere nella novella comunità le cia , per la lavorazione delle lane, orfane de' ministri della R. Camera dei panni ec. per conto del mar apostolica, provvedendo coll' erario chese Guglielmi, il perchè divenne di questa al loro mantenimento. Au un' opificio utilissimo, che rende al mentandosi progressivamente il nu luogo non poco vantaggio per l'af mero delle alunne, il luogo diven fitto, che ne ritrae. ne un conservatorio, che s'intitolò della Ss. Trinità, CON e le donzelle fu circondavano questoCON sontuoso mo 3i rono chiamate le Trinitarie , sotto numento, erano state collocate pri la direzione spirituale del viceregen- ma nel conservatorio di s. Caterina te pro tempore, e la temporale dei de' Funari, poscia nel monistero di prelati tesorieri generali. s. Ambrogio per volere di Pio VII, Nel i789 morì la istitutrice, che da dove furono da Leone XII tras faceva da superiora , e le succes ferite in questo conservatorio. Riu se una certa Patrizi , che era be scendo il locale angusto alle due nemerita del luogo, per aver coo famiglie , per lo zelo ed impegno perato alla defonta si nell' eriger dell' attuale Cardinale pro-tesoriere lo, che in regolarlo. Però non an generale Antonio Tosti, il Cardinal dò guari , che pel numero delle Odescalchi vicario di Roma cedette donzelle essendo la casa divenuta la casa e chiesa di s. Lorenzo a angusta, il Pontefice Pio VI le con Maceì de' Corvi alle alunne, e alla cesse la chiesa , e il mouistero di prefetta del conservatorio di s. Eu s. Paolo primo eremita nella via , femia. Queste col beneplacito del che dalle quattro fontane conduce regnante Gregorio XVI , vi passa alla basilica Liberiana, la quale an rono a dimorare nel i84o. Oltre ticamente apparteneva ad alcuni re a ciò il lodato Cardinal Tosti, fece ligiosi eremiti della regola di detto operare al conservatorio delle Tri santo, di nazione ungari , e polac nitarie molti necessari restauri. chi. ll generoso Papa avea già pri In quanto alla chiesa antica di ma fatto restaurare la chiesa, e il s. Paolo primo eremita, la cui fe monistero , che venne ridotto ad sta ivi celebrasi ai 25 gennaio, igno uso di conservatorio. Sebbene le rasi quando sia stata edificata , e regolechetti fosserofatte compilare lodevoli, dalla il tesoriere Mar- dedicata al primo santo eremita della cristianità. L'odierna poi, do Lorenzo Litta, poi Cardinale, ordi po la demolizione della precedente, nò delle regole parziali per la di fu fabbricata verso la metà del se sciplina interna. Le aiuime s'impie colo decorso, con architettura, che gano a cucire, e gricciare, ricamare gl' intendenti qualificano per bizzar ed altro , ed lo guadagno lo impie ra. L' ingresso è decorato da un a- gano nelle vesti menta , le quali vancorpo semicircolare a portichet- quando escono dal conservatorio, to, sostenuto da colonne: esso è sono di color turchino, con lo stem sovrastato da un albero di palma ma in petto dei pp. Trinitari. Con con sopra un corvo avente a' fian tiguo al conservatorio evvi il giar chi due leoni, cose tutte allusive dino. alle geste del santo, il tutto di tra Nella riunione dei conservatorii vertino. L'interno della chiesa è a operata da Leone XII, questo Pon croce greca, decorato di colonne, tefice uni alle uluime Trinitarie in e pilastri, che reggono la cupola. questo medesimo luogo , le zitelle Le volte sono abbellite da stucchi, del Conservatorio di s. Eufemia e nell' altare maggiore evvi la sta (Vedi) , nell' anno i828, le quali tua in marmo di s. Paolo primo dopo la demolizione della loro chiesa eremita, entro una caverna, la qua e conservatorio presso Colonna Tra- le è artificiosamente illuminata da jana, per isgombraregli edifici che una finestra, che si nasconde agli 32 CON nale, l'acquisto CON del palazzo Vitel- occhi de' riguardanti; lavoro lodato come buona composizione. Rilevia leschi, alle falde del Gianicolo pres mo da Ridoltino Venuti, Roma so la porta Settimiana. La metà moderna tomo I, p. i62, che nel venne ridotta a conservatorio, con l'altare principale della chiesa demo interna cappella, ed una parte fu lita eravi un dipinto del Cesi , e destinata alla erezione di grandio che il monistero od ospizio , era so filatojo idraulico d' incannato- l' unico che fosse rimasto in Roma rio , e distinto torcitore per la ai suddetti anacoreti. levorare in organzino di sete grezze ad uso , e del ridur- Pie

Conservatorio delle Pericolanti. monte, per dare cosi alle alunne una occupazione, ed anche il modo Il sacerdote Giuseppe Barlari, ed di procacciarsi un guadagno. Que il secolare Francesco Maria Cervetti sta macchina è veramente maravi- ambedue genovesi ( e quest'ultimo gliosa, e sorprendente. I mercanti già compagno di Tata Giovanni, recano alle alunne i lavori delle cioè Giovanni Borghi nell'ospizio ed seterie, ed il quinto del guadagno orfanotrofio detto di Tata Giovan serve per le vestimenta, il resto pel ni ), dimorando in Roma, e consi mantenimento della macchina, e in derando quanto fosse gradito a Dio benefizio del pio luogo. e salutare al prossimo di togliere Il passaggio delle alunne dal pa dai pericoli del mondo le povere lazzo Leoni a quello de'Vitelleschi fanciulle, che vagano per le strade seguì a'a6 giugno i794. Ma nell'ago prive di genitori, e di direzione, sto per morte del Cervetti, Pio VI divisarono istituire un conservatorio, si dichiarò protettore del conserva ed a tale oggetto, a'22 febbraio i 788, torio, ed esortò il Barlari ad as presero a pigione una casa dietro sumerne l'intera direzione. Il pio la chiesa di s. Maria della Pace, luogo allora per le pontificie largi ove riunirono alcune donzelle. In zioni contava cento alunne, e per breve tempo il loro numero talmen ciò Pio VI si compiacque di ap te si aumentò, che i fondatori le provarlo con suo chirografo. All'e trasferirono nel palazzo Leoni sul poca infausta dell'effimera repub lare, piazza cui egualmente di s. Maria presero in Trasteve- a pigio blica, si può dire che il Barlari man tenesse il conservatorio, pel qua ne. Il conservatorio andava sussi le impiegò circa otto mila scudi. stendo pei soccorsi dei benefattori, Assunto al pontificato Pio VII, an- del Cervetti, e principalmente del ch'egli visitò il conservatorio di Barlari, quando ebbe la ventura cui dichiarassi protettore, e gli as di procacciarsi la protezione di Pio segnò scudi mensili trecento venti VI, che in persona poscia visitò il cinque del suo erario, per organo pio luogo, ove stanno attualmente di monsignor Lorenzo Litta poi Car le alunne, col divisamento di col dinale, che siccome tesoriere gene locarvi le figlie orfane de'ministri rale era superiore di questo pio luo camerali. Quindi somministrò gene go nel temporale, come lo era e rose somme, e volendolo provvedere lo è nello spirituale il prelato vi di locale più ampio, ordinò al te cegerente. Quindi Leone XII, volen soriere Fabrizio Rullo, poi Cardi- do nel i828 riunire tutti i con CON liano Borromeo, CON che morì nell' an 33 servato™ di Roma sotto una sola amministrazione, il conservatorio del no i793, a soccorrere il nascente le Pericolanti cessò di aver per supe conservatorio, laonde il generoso riore' il tesoriere generale; e quan Porporato acquistò le case conti do Pio VIII con lettere apostoliche gue al suddetto luogo, che ridusse de 18 agosto i829 disciolse la de in forma di conservatorio, gli as toriiputazione rimettendo permanente ogni conservatorio de' conserva segnò rendite, e lo dichiarò erede dei suoi beni liberi , meno alcuni all'antico sistema, questo ebbe al legati. Per questo motivo il con lora a superiore un presidente nel meo,servatorio e le prese alunne il furononome di chiamate Borro- la persona del commissario gene rale della R. C. Apostolica. In se Borromee: Ordinò per altro , che , guito tornò a presiedere a detto pio oltre la priora, un ecclesiastico ne stabilimento il tesoriere generale dovesse essere il superiore, il quale dellane sono R. ordinariamente C. A. pro tempore. una Lecinquan alun- si facesse neU" opera coadiuvare da un compagno, per cui da questi tina, oltre la superiora, e si eserci superiori dipende l'ammissione del tano oltre che nei suddetti lavori, le alunne, l'amministrazione, e la nelle faccende domestichi, e in eser disciplina. Il medesimo ne affidò la cizi di pietà, vestono uniformemen cura allo stesso Giuseppe Marconi te secondo le prescrizioni del fon con le seguenti parole, che si tra datore Barlari, cioè di saia nera, scrivono ad verbum dal testamento fazzoletto bianco, e bauttino nero; suddetto. » E siccome per un fine ed osservano il divieto di non pran » sì santo è necessario, che un zare mai in case particolari. M probo e pio sacerdote raccolga » le dette fanciulle disperse, e ne Conservatorio Borromeo. » abbia la direzione , come è ora » il sig. D. Giuseppe Marconi che Il sacerdote d. Giuseppe Marco » con vero zelo, e carità ci pre- ni , commendato per apostolico ze " siede, ed invigila, da cui sono lo, e dottrina, morto nel pontifi » state anche formate le regole per cato di Pio VII, vedendo alcune »» dettedesimo scuole sacerdote : così quando D. Giuseppe il me- fanciulle di tenera età oppresse dalla miseria e dall' infermità , perchè , » Marconi o non voglia , o non siccome prive di soccorso, erano » possa più prestarsi, sia in di lui abbandonate alla strada, caritate » libertà, ed arbitrio scegliere il volmente le riunì in un locale ter » nuovo direttore, e successore, ed reno sul colle Esquilino presso via » a quello se ne affidi la cura, e Graziosa, ove imprese non solo ad » così si osservi in perpetuo , cioè alimentarle, e vestirle, ma a farle » che ciascun direttore abbia di- curare, ed istruire, e fu detta la » ritto di scegliersi il suo succes- casa delle povere figliuole della » sore , non essendovi chi meglio scuola della divina carità. Il volgo » possa conoscere qual sacerdote chiamò allora queste zitelle col no » sarebbe più opportuno e adatto, me di Cenciose. Aumentandosi il » che l' attual direttore, che si tro- numero delle donzelle , il pio sa » va in esercizio, ed ha cognizio- cerdote impegnò il Cardinal Vita- » ne degli altri. Che se mai qual- VOL. XVII. 3 34 CON ta virtù, e d. CONCiro, ricco, e zelante » che direttore venisse a mancare » senza aver nominato il suo suo sacerdote spagnuolo, raccolsero in » cessore, in tal caso la scelta ap- una casa provveduta dal secondo w partenga al prefetto pro-tempore al vicolo delle colonnelle, presso alla » dell' oratorio detto del p. Cara- chiesa ed ospedale di s. Giacomo » vita ". Inoltre il provvido Car degli Incurabili , alcune di quelle dinale ordinò, che se per qualun donne nubili, che infestate da ma que caso avessero i beni, o ad es lattie veneree ci ansi curate nel det sere distratti, o accumulati ad altro to ospedale, giacchè solevano nuo corpo morale, i beni stessi fossero vamente abbandonarsi alla dissolu devoluti all' ospedale militare di Mi tezza, senza badare alla salute del lano: il perchè quando Leone XII l'anima, e del corpo. Maria Tere desiderava riunire anche questo agli sa fu costante nella pietosa ope altri conservatorii, conosciuta la pia ra, associò a sè la propria sorella disposizione, ne dimise il pensiero. Clementina, che poi esercitò l'uffi Le ahmne sono circa cinquanta, zio di sottopriora, morta piamente si esercitano in alcune particolari nel giugno i 833 ; ed insieme al pie osservanze ; attendono a diver buon sacerdote spagnuolo dispose, se specie di lavori , come in far che una zelante maestra della casa calze, cucire, incannare la seta, ed si recasse di frequente alla visita altro. Quando nelle domeniche, o delle inferme del suddetto morbo altre feste escono dal conservato udl' ospedale menzionato, per in rio, hanno una veste di saia color vitarle con saggie, e religiose rifles paonazzo, un fazzoletto in testa, ed sioni, a ritirarsi con lei dopo la altro sulle spalle, ed in tutto sono guarigione. esemplarissime. Pio VII visitò l'istituto, ossia il ritiro al vicolo delle Colonnelle, cui Conservatorio o Ritiro della Croce, d. Ciro avea dato il nome di s. di s. Francesco, Romana. Croce, ed apprezzando la somma utilità , e la santità dell' opera, e Quel Dio, che tanto ardente vedendo che prosperava, con suo mente desidera la salvezza delle breve apostolico dato nel i8o4, gli anime, a quelle creature che più concesse la chiesa, ed ospizio o con delle altre l'offendono non ha la vento di s. Francesca Romana dei sciato di somministrare gli aiuti i pp. Trinitari del riscatto della pro più opportuni , ed i mezzi i più vincia lombarda fino d'allora estinta, valevoli a salvarle . Per togliere situato in via Felice alla falda del queste miserabili dalla .strada della monte Pincio. Questa chiesa venne perdizione, e per allontanare tante edificata nel i6i4 in onore della pietre d' inciampo alla cieca uma ss. Trinità, e di s. Francesca Ro nità, ha voluto che si fondasse un mana dai detti religiosi , che vi si nuovo conservatorio , chiamato il trasferirono da s. Tommaso in For- Conservatorio o ritiro della Croce, mis, ove stavano. Sotto Innocenzo detto di s. Franc.esca Romana. XI la chiesa fu ridotta in miglior Nel pontificato di Pio VI, e nel forma, con architettura di Mattia 1 792, suor Maria Teresa Sebastia de' Rossi. Vi si pose un bel qua ni terziaria carmelitana di seguala- dro dipinto dal Cozza , rappresen- CON In questo ritiro CON le vittime del 35 fnntc la 13. Vergine, in mezzo a due nngeli vestiti con abito del ri la seduzione vivono tranquillamen scatto; ed il coro venne decorato te per la via della virtù , di con alcuni medaglioni. La confra rette da un deputato ecclesiasti ternita di Gesù e Maria, di cui si co dipendente dal Cardinal vicario, tratta all' articolo CONFRATERNITE , che pur sopraintende all' ammini ottenne dai Trinitari una parte del strazione economica. Questi sceglie convento, dove nel i7i2 stabilì il fuori della comunità la superiora, proprio oratorio. Così il Venuti, le due maestre, e la portinaia, per Roma moderna, t. I, p. i98. Que sone di esperimentata probità,, e reli sta chiesa è piccola , ma ben cu gione, acciocchè insegnino alle alunne stodita, si apre nella mattina per la sana morale, e diano ad esse comodo del pubhjlico, ha cinque al un' ottima istruzione. Il regolamen tari, vi si celebra con solennità la to interno tende a rendere le zi festa del sagro Cuore di Gesù, e si telle esemplari: e sebbene sia leci fanno altre festività. Il fratello della to alle donzelle di uscire dal pio fonda dice Pompeo Sebastiani, d'il luogo se ad alcune venisse noia libati costumi, volle abitare dap della recluisone, tuttavia quasi tutte presso alla pia casa, edificò nel mez perseverano, anzi alcune di esse do zo della chiesa una sepoltura, per po moltiplici prove di fermezza, e chè servisse per sè, e per le due di vero proponimento, si ammet sorelle, come alla loro morte ebbe tono nel conservatorio a vestire un effetto, essendo accaduta quella del abito penitente, ed all'esercizio di la benemerita, e virtuosa suor Ma particolari rigori di mortificazione. ria Sebastiani nel i839 ai i 6 feb Va ancora notato, che molte di es braio, come si legge nella lapide se se sono passate a vestire l' abito polcrale. religioso con solenne professione , In questo luogo l' istituto prese delle agostiniane convertite , e pe lazio forma è con di giardino conservatorio. buono, L' e edifi-rego nitenti del monistero di s. Giaco mo alla Longara, delle quali si trat lare, ma non vasto, per cui ordi zionario.ta al volume Esse I, meritarono pag. i 35 del diverse Di- nariamente sonovi , oltre la supe riora e due maestre , una ventina volte di essere onorate della pre di nubili di ricovero scelte dal de senza del Papa che regna, il quale, putato, e dalla superiora del sud a' 29 ottobre i832, visitò pure detto ospedale di s. Giacomo. Sì questo conservatorio, come si legge le vedove, che le maritate vi sono nel numero 88 del Diario di Ro escluse. Vivono filando la lana per ma di quell'anno, in occasione di un privato fabbricatore, nulla han aver visitato lo studio del valente no di proprio , menando una vita scultore cav. Giuseppe Fabris, che comune perfetta. Quando escono dal si trova dappresso al pio luogo. conservatorio per istrade poco fre Quindi il deputato del luogo pio , quentate, le donne vestono abito uni e la superiora, per memoria della forme di color caffè o tanè, con faz pontificia visita, nell' ingresso del zoletto bianco, ed una piccola cuffia conservatorio, fecero erigere apposita in testa. Ai parenti più prossimi è iscrizione in marmo. permesso visitarle una volta il mese. 36 CON che le aiuiine CON ricavano nel filare la Conservatorio del Refiigio di santa Maria in Trastevere, lana, danno paoli undici al mese al pio luogo: quando escono a di Quasi eguale al precedente è porto in luoghi remoti, vestono a- questo istituto, giacchè come le bito uniforme, e sono accompagna donne che escono dall'ospedale di te da una maestra. Ordinariamen s. Giacomo, trovano un luogo di te la famiglia si compone di una eccellente ricovero nel ritiro della ventina d' individue. croce di s. Francesca Romana, così le donne tanto zitelle, quanto marita Conservatorio delU Addolorata, o te e vedove , che escono dalle pri della Sagra Famiglia. gioni di s. Michele, escluse però le recidive, compiuta che abbiano la D. Baldassare Odescalchi , duca condanna subita quasi sempre per di Bracchmo, mosso a compassione mal costume, possono rinchiudersi di due povere fanciulle, ordinò che in questo pio luogo. Fondatore di si nutrissero, ed educassero nel suo esso nel i8o6 fu il p. Francesco palazzo presso i ss. Apostoli. Dopo Stracchini, sacerdote di s. Girolamo la sua morte uno de' suoi rispet della Carità, nel i 8 i 9 fatto da Pio tabili figli, monsignor Carlo Ode- VII vescovo di Segni, uomo di se scalchi, poi amplissimo Cardinal vi gnalato zelo per l' onore di Dio. cario di Roma, che santamente mo A questo si può unire anche mon rì coll'abito de' gesuiti, credette più signor Belisario Cristaldi, poscia Car conveniente affidare le due donzelle dinale, perchè non solo era com ad una maestra nel conservatorio pagno al primo, ma inoltre essen delle mendicanti. Poco dopo alla do grandemente limosiniero, e pro- stessa maestra furono date ad istrui teggitore dei pii istituti, fece altret re altre giovanette, e siccome il tanto con questo del Refugio. A tale conservatorio non poteva contener effetto questi due personaggi sulhi le, monsignor Odescalchi procurò piazza di s. Maria in Trastevere loro una casa presso il monistero acquistarono l'ospizio già apparte delle Oblate Filippine (Vedi), al nente ai pp. della compagnia di monte Esquilino, dove ai 3 i giu Gesù portoghesi, il quale era como gno i8i6; giorno sagro al protet do, e con buon giardino. lega,tore alunne, trasferì della gioventùcol tanto divisamento la s. Luigi maestra di Gonza- forche Le suddette donne si esercitano in diverse opere di cristiana pietà, e nei lavori di lana ; si trattengo marne un utile istituto, o convitto, no poi nel conservatorio a loro be col pagamento di quattro o cinque neplacito, restando in libertà di riu scudi mensili. Stabili, che vi fosse nirsi co' mariti, o coi parenti. So rioriro ricevute nell' età le ad donzelle anni dodicianche ,supe« per no dirette da una superiora, e da due maestre, non che da una so cui presto il numero delle indivi cietà di ecclesiastici addetta parti due ascese a quaranta. Queste fu colarmente alla - istruzione spiritua rono poste in uno all' istituto sot le, mentre una deputazione di gen to la special protezione della b. tildonne si occupa in provvedere le Vergine Maria, col professare un biancherie, ed altro. Dal guadagno particolare culto a'suoi dolori, e la comunità prese CON il nome di conser oscuro con fazzoletto CON bianco e man 37 vatorio dell' Addolorata. to simile in testa. Le medesime Partito il Cardinale Odescalchi vengono mantenute da diversi be da Roma per entrare nella com nefattori, ed il pio luogo, sebbene pagnia di Gesù, il conservatorio si senza rendite, fiorisce pure col pro disciolse, al modo che dicesi a Con dotto delle succennate elemosine servatorio, o pia casa di Carità mensili. Per tal maniera si ten in Via di Borgo sant'Agata ( Ve gono lontane dalla corruttela del di), e venne ivi sostituito l'al mondo tante fanciulle pericolanti, tro chiamato Conservatorio della che sarebbero preda del mal costu caleSagra suddetto Famiglia. una piaProfittò persona del per lOT me. Lo scopo principale di detto pio istituto è di educare le giovani, e nome Marianna Allemand, che già renderle capaci a servire nelle cri a sue spese, e coll' aiuto di qualche stiane famiglie, come già alcune vi altro benefattore aveva aperto un sono state collocate, asilo ad un qualche numero di fan ciulle povere, e derelitte in una ri Conservatorio, e Monistero di Ma stretta casa presso l'alberata di s. ria Santissima in s. Dionigio Maria Maggiore. Vi trasportò di atte quattro Fontane. fatti il suo nuovo conservatorio, dal quale la medesima dopo alcun tem po si esentò, ritirandosi a convive Questo pio istituto prima era re in un vicino monistero. Fu al diretto dalle monache Orsoline fran lora che la direzione del conserva cesi della ss. Concezione, sotto la torio nominato della Sagra Fami regola di s. Basilio, chiamate co glia fu intrapresa dalla principessa munemente le dame apostoline, che d. Maria Doria Pamphily, coadiu vestivano di scotto pero , con moz- vataderica dalla di Kimsky, baronessa oltre prussiana il rispetti Fe- zetta di color violetto, con bordu ra bianca ; dal loro collo pendeva vo deputato ecclesiastico, che si no un cordone di color bleu , con mina dal Cardinal vicario di Roma. una croce d'argento dorato. Hanno Questo stabilimento d'allora in poi un velo bianco, che cuopre la fron venne a fiorire, come anche adesso te, in mezzo alla quale usavano si scorge, per un numero conside altra croce nera di forma greca. rabile di alunne, che vi sono ammes Il capo era pur coperto da dop se. Queste vengono presiedute lo pio velo bianco, e nero, ed i fianchi calmente da una superiora, ed i- si cingevano con cordone nero. struite da abili maestre, che inse La dama Eumelia Sanbucy fran gnano ad esse i lavori propri del cese fu bramosa di fondare in Ro loroche;ligione, ma sesso, e più le e le esercitano le istruiscono faccende nelle domesti-nella pra re* ma un monistero, e conservatorio al' insegnamentomaggior gloria delle di Dio, fanciulle e perchè nelle al-

tiche della cristiana pietà. Quando cose di nostra santa religione, si le alunne escono, benchè di rado, unisse l'educazione, e l'istruzione dal conservatorio per diporto , o coll' insegnare ad esse il leggere, Io altro, hanno sempre un abito uni scrivere, l'ortografia, l' aritmetica, forme secondo le stagioni di colore la lingua italiana, e francese, la geo 38 CON per l'inverno, eCON di nanckin bianco grafia, la storia, e tutti i lavori che sono propri di fanciulle di per l'estate. «ivile condizione. A tal effetto la La chiesa di s. Dionisio fu edi fondatrice, nel pontificato di Pio tarificata francesi, nel i6i9 che dai la religiosidedicarono Trini- al VII, ottenne la chiesa, e il convento che avea già appartenuto ai reli santo areopagita. Di poi fecero or giosi Trinitarii riformati del Riscat nare il prospetto esterno con dise to, della medesima nazione francese. gno dell'architetto Gio. Antonio Mac- Laonde a'9 ottobre i8i5, giorno ci. Nell' interno il quadro dell'altare in cui nella detta chiesa si celebra maggiore fu dipinto da Carlo Cesi la festa del santo titolare Dionisio che vi effigiò in alto la ss. Trinità, l'Areopagita, la Sanbucy aprì il e in basso l' Immacolata Conce conservatorio, del quale fu la pri zione, e s. Dionigio inginocchiato. ma supcriora, e dopo due anni ivi Nelle pareti laterali di questo alta morì piamente. re, a cornu epistolae, è un affresco Al presente l'insegnamento, che in cui vedesi espresso un sommo ricevono le educande, è quale si Pontefice, che veste dell'abito religio disse; ma nel i 8 34 nel mese di so un frate Trinitario del riscatto. aprile le monache, o dame aposto Nell'altra parte, cioè a cornu evan- li ne, cambiarono regola coll'aposto- gelii, si osservano due frati pure del licapa Gregorio approvazione XVI, del e preseroregnante quel Pa<- riscatto, che pagano ai turchi il prezzo degli schiavi da essi redenti. la delle religiose di Maria Santissi Questi due affreschi sono del me ma Nostra Signora, Notre Dame desimo Cesi. Inoltre sonovi tre al (Vedi), entrando in quell'Ordine tri altari, cioè quello della cappellina fondato da madama di Lestonnac a destra entrando in chiesa, che ha nel i6io, ed approvato da Paolo per quadro un Ecce Homo attri V- A tal effetto fecero venire da buito a Luca Giordano ; quello dal Tolosa tre religiose francesi per lato dell'epistola, nel cui quadro incorporarle alle monache di questo monsieur David rappresentò i ss. monistero: presero il loro vestiario Giovanni de Matha , e in alto di scotto nero, con maniche larghe, la ss. Triade, innanzi alla quale cinta di lana nera, soggolo bianco veggonsi inginocchiati due schiavi, di tela, benda bianca di sopra, e cui vengono tolte le catene da un nera di sotto, cui sovrapposero un angelo, che ha indosso lo scapolare velo fino nero. Dal collo pende da del riscatto; finalmente nel terzo un cordone nero un crocefisso pic altare, dalla parte del vangelo, si colo di cocco. Da questa descrizione venera la b. Vergine atente in grem del vestiario, si vedrà in che con bo il bambino, in mezza figura, sista il cambiamento di quello sud- buon dipinto del secolo XVI. A descritto. Al presente il conservatorio sinistra di quest'ultimo altare, os è stato molto ampliato perchè fio servasi pendente dalla parete un risce, e numerose sono le educande quadro in cui si esprime un'appa che pagano la mensile pensione di rizione del ss. Sagramento, e in scudi sette e mezzo, vestendo a pia basso s. Dionigio, e s. Luigi IX re cere in casa, e quando escono hanno sieurdi Francia, Le-13ruu. opera Ridolfiuo attribuita Venuti,a mon- però abito uniforme di scotto nero Roma moderna, CON tomo I, part. I, (Vedi) non poteva CON riceverle tutte, 39

pag. i62, narra che nel giardino divisarono di stabilire un locale, contiguo al monistero, chiamato or ovel' ospedale, le donzelle fossero che trattenute uscivano a vitadal- to del greco, nel pontificato di Cle mente VIII, da un greco di Scio migliore. Laonde la nominata zelan per la prima volta si introdusse in te, e pia principessa da Leone XII, ai Roma la coltivazione della pianta i2 agosto dell'anno santo i82$, ot ortense chiamata Sellaro, che pel tenne a questo nobile oggetto il grato suo sapore cotanto si propagò. suddetto ospizio, mediante aposto lico breve, in uno alla contigua Conservatorlo del Rifugio della piccola chiesa, diritti, e ragioni del Lauretana. medesimo. Quindi formatasi una congregazione di dame, s' intitolò Nei primi anni del secolo XVIII, Congregazione Lauretana, dal tito nella via che conduce alla basilica lo della chiesa, che insieme all' al di s. Giovanni in Laterano, e pres tare principale è dedicata a Maria so la chiesa di s. Clemente, il ven. ss. di Loreto, sotto la direzione del p. Angelo Paoli da Argigliano, dio Cardinal vicario pro-tempore. cesi di Sarzana, carmelitano dell'an Ridotto il locale, furono in esso tica osservanza, nel convento di s. ricevute le convalescenti dell'Ospe Martino di Roma istitui un ospizio dale di s. Giacomo, che avessero per ricevervi i poveri convalescenti, bramato menare vita ritirata, e sta che dopo guariti dalle loro infer re raccolte con Dio. Non vennero mità erano licenziati dagli ospeda escluse neppure quelle donzelle, che li, per cui il pio luogo prese il no erano gravide, le quali al tempo me di Ospizio del p. Angelo. Mor del parto si mandavano a sgravar to santamente il fondatore nel i72o, si all' ospedale di s. Rocco, dopo Clemente XII nel i739 fece intro di che si ricevevano nel conserva durre presso i sagri riti la causa torio, che aveva preso il titolo di pel riconoscimento delle sue eroi- Casa del refugio della. Lauretana. che virtù, e poscia nel i 756 ne Si ricevettero anche maritate, che fu pubblicata la vita colle stampe pei loro trascorsi eransi separate di Propaganda jfrfe. Mancato il priu- dai mariti, e pentite della vita pas cipal sostegno dell' utile ospizio, col- sata ad essi poi riunivansi. Fu sta l'andar del tempo restò chiuso. In bilita una priora, ed una sotto tanto permise la divina Provviden priorane, e dei per lavorila direzione che si delle facevano alun- za, che si recassero alcune dame, insieme colla principessa d. Teresa la metà doveva essere del pio luo Boria- Orsini, a visitare le inferme go. Accompagnate dalla priora, e all'ospedale di s. Giacomo. Queste velate uscivano una volta la setti pie dame considerando come quelle mana al passeggio in luoghi re vittime della seduzione, mentre cu moti. ra vansi dal morbo venereo, poi ivi Ma nell'odierno pontificato di ritornavano a curarsi per essere ri Gregorio XVI, l' istituto ha preso cadute nei primieri disordini, giac nuova vita e vigore, perchè gli e chè il Conservatorio o ritiro di s. stata data altra forma. La direzio Croce in s. Francesca Royiana ne e cura del medesimo è stata 4oaffidata alle monache CON del Buon da in Trastevere. CON V. \ articolo

Pastore (Vedi), che vi risiedono SAGRO CUORE DI GESÙ, e DAME. in numero di tre, oltre una con versa, giacchè si vide con qual pro Conservatorio, o pia Casa di Ca fitto ed impegno dirigevano il rità in via di Borgo *. Agata. Conservatorio di s. Croce della Longara (Vedi). Con nuovo meto La pia società, che milita sotto do si è qui stabilito, che si rice la speciale protezione di Maria Ver vano le zitelle, le quali hanno sof gine regina degli apostoli, eretta ferto mali prodotti dai loro cattivi in Roma nell'anno i 835 per la costumi, e quelle zitelle, che essen conservazione, e accrescimento del do state sedotte, avessero anche la pietà, e della fede cattolica, con avuto figli nel loro nubile stato, e siderando, che fra i mezzi condu quelle- zitelle in fine, che abban centi al suo nobile intento non te donando il mal fare sono bramose neva l' ultimo luogo la educazione di ravvedersi, e menar vita cristia delle donne, nell'anno i 836 inco na. Perciò il luogo è divenuto un minciò a raccogliere delle piccole monistero, le alunne non escono donzelle per Io più abbandonate più, il giardino contiguo venne am nelle pubbliche contrade di Roma, pliato per comodo delle alunne, la per torle dai moltiplici pericoli, riu chiesa che ha tre altari, ogni mat nendole piamente in una casa pri tina si apre al pubblico per la san vata di proprietà di uno dei mem ta messa, ed il Cardinal vicario vi bri della pia società , e quindi in nomina un prelato deputato, per altro locale presso s. Maria Mag vegliare sul conservatorio , in uno giore in via detta l' Alborata. Ma alla primp delle dame della congre suscitata qualche tribolazione, si fe gazione Lauretana, che attualmen ce una classificazione , e restando te è la duchessa di Bracciano d. parte della comunità presso santa Anna Torlonia-Sforza, che benefica Maria Maggiore, che ora è trasfe il luogo col suo zelo, colla sua rita in altro locale non lungi dal generosità, e col procurare ad esso monistero delle Filippine, ne pre limosine colle altre dame, e col de*- sero cura caritatevole alcune pie putato. persone, che con gran zelo ne pro mossero l'avanzamento. Fiorisce sot to il nome di Conservatorio de.l- Conservatorio delle dame del sagro l' Addolorata, ovvero della sagra Cuore di Gesù per le donzelle nobili, presso la chiesa della ss. Famiglia. Vedi. L' altra porzione restò affidata Trinità al monte Pincio. V. Gli alla pia società, che mancando al articoli SAGRO CUORE DI GESÙ, DA lora del necessario locale, collocò ME e CHIESA DELLA SS. TRINITÀ' AL le ragazze in una casa di educa MONTE PiNCIO. zione nello stradone di s. Giovanni in Laterano, pagando un mensile Conservatorio delle dame del sagro assegno , e di là, essendo morta la Cuore di Gesù, per le donzelle promotrice di detta casa, le trasfe di civil condizione, presso la rì in altro locale in via del Bo chiesa delle ss. Ruffina e Secon- schetto nella regione de' Monti. Ma in fine crescendo CON di giorno in gior veniente, se non CON vengono richieste 4,

no il numero delle alunne della dai loro parenti , o non si crede pia società , specialmente dopo che espediente di consegnarle ad essi, la città di Roma fu afflitta dal si procura collocarle in onesto ma morbo asiatico detto Cholera , si trimonio, o farle entrare in qualche apri una casa più ampia e deco monistero,se abbiano vocazione per rosa, ch 'è la presente, col titolo di lo stato religioso, o s'impiegano per Pia Casa della Carità, posta in cameriere presso pie persone, ove via di Borgo s. Agata numero 9, minore sia il pericolo, o prendono presso monte Magnaunpoli. In que gonoaltra destinazione,nella pia casa, oppure se si sicredono riten* sto locale fu già il Collegio Fuc- cioli (Vedi); quindi passò in pro utili per la medesima. Finalmente prietà delle monache riformate di da questo conservatorio ebbe ori s. Francesco, e ritenuto in enfi gine il Coitservatoria o ritiro del teusi perpetua della Camera Apo sagro Cuore di Gesù, alla salita goriostolica. XVI, Però con il regnante venerato Papa rescritto Gre- di s, Onofrìo (Vedi). de' z5 marzo i 838, diede il lo Conservatorio o Ritiro del sagro dinalcalecè una alla Mario convenzione medesima Mattei firmatapia in società, allora dal m Cai> pre eiv Cuore di Gesù alla salita di s, Onofrìo, sidente della commissione de' sussi- Nel mese di dicembre i84o, dj , e dal sacerdote romano d. Vin essendosi presentata l' opportunità cenzo Pallotti, zelante e benemeri di comperare un amplo locale, che to rettore della stessa pia società, già appartenne al sacerdote d. Fi caricandosi la commissione de' sus- friolippo presso Ludovisi la via alla dellasalita diLongara s. Ono- , sidj di pagare il canone, e il quin- dennio relativo, e la pia società di la superiora del Conservatorio , o tenere aperto il detto locale a van Pia Casa di Carità in via di Bor l'taggio uno, dellao dell' classe altro povera, sesso. o del- go S. Agata (Vedi), con annuenza, e cooperazione di quella pia socie Le alunne di questa pia casa so tà, e sotto la speciale protezione di no sotto la protezione del patriarT Maria SS. regina degli apostoli, si ca s. Francesco d' Assisi, e porta accinse alla compera di detto loca no abito uniforme di prammatica, le, e si trasferì quindi nel medesi cioè di lana bigia, con cordone ai mo con un buon numero di ra lombi, e velo perimenti bianco in gazze della Pia Casa di Carità, per testa. La superiora , e le maestre dar principio ad una novella co vestono l' abito del terzo Ordine munità , sulle norme , e Io spirito di s. Francesco. Conta al presente della mentovata pia casa donde par il conservatorio circa settanta in-: tivano.nominato Questo Ritiro conservatorio del sagro Cuor fu de- di dividui. In esso si fabbricano tessu ti di tela, e cotone, coperte imbot-: Gesù , perchè la comunità si de tite, si orlano le scarpe, si ricama, dicava specialmente al culto del si aggriccia , si cuce in ogni ma? sagro Cuore. Il numero attuale de niera, si lava e si fanno altri lavor gli individui del conservatorio è ri. Giunte le donzelle ad età COU.T di circa quaranta. l} nobile, e ca-i 42 CON ritatevole commendatore d. Carlo colò in Carcere, sua altra diaconia, Torlonia assunse la tutela, e la di cui era stato trasferito presso l'al rezione pel temporale della comu tare del ss. Sugi'amento. Da Ludo nità,ta premurosamente mentre la pia attende società alloanzidet- spi vico Jacobilli si ha la vita dello insigne Cardinal Consiglieri, che al rituale. Dalle donzelle si fanno va tri chiamarono Ghislieri. rii lavori proprii del sesso , e tali CONSOLI PONTIFICII. I go da rendere ciascuna delle alunne verni tutti bene ordinati, a prote capace di procacciarsi nell' età ma zione della loro marina mercantile, tura il necessario sostentamento, e hanno creduto necessario di stabili provvedere ai bisogni delle fami re ne' principali porti esteri alcuni glie. loro rappresentanti sotto titolo di CONSIGLIERI GIAMBATTISTA , consoli o agenti consolari, come di Cardinale. Giambattista Consiglieri vice-consoli, secondo l'importanza di Roma ebbe da legittimo matrimo de' luoghi ove debbono risiedere. nio due figliuole. Morta la moglie, Così ha fatto, e fa anche il gover egli ch' era fornito di ogni maniera no pontificio, e i Cardinali camer di letteratura, e dotto nelle lingue lenghi di s. Romana Chiesa han greca e latina , divenne presidente no avuto sempre su di essi giuris della camera, e a mezzo di suo dizione, ed hanno tuttavia la libe fratello Paolo Consiglieri, ch'era ra nomina e direzione di siffatti camerier secreto di Paolo IV, poi rappresentanti pontificii, e spedi canonico nella basilica vaticana, fu scono loro patente di nomina, la dallo stesso Papa promosso al Car quale si rinnova ad ogni Cardinal dinalato colla diaconia di s. Lucia camerlengo. I consoli pontificii , ec in Selci, a' i 5 marzo del i557. La cettuato qualche rarissimo caso per sua promozione avvenne perchè suo particolari circostanze, non hanno fratello Paolo, uno de'quattro fonda soldo od onorario alcuno, e non tori collo stesso Papa dei Teatini, ritraggono dal loro ufficio altro essendo stato chiamato nel palazzo profitto che quello, or maggiore, apostolico all'esaltazione di Paolo or minore, proveniente dalle tasse IV, che gli conferì le narrate qua consolari sui legni ivi approdati, pas lifiche, e poi il voleva esaltare al saporti, fedi ec. In considerazione di cardinalato, con eroica virtù lo ricusò, questo gratuito servizio, il governo proponendo in vece il degno fra pontificio li compensa al fine di ogni tello Giambattista, siccome dotto, anno delle spese fatte per suo or ed affezionatissimo alla santa Sede. dine, o in suo servizio, cioè di car Quindi fu spedito legato a latere a teggio, di stampe trasmesse, e si Filippotissimi affari, II re e cattolico vi riuscì per felicemen urgen- mili. I consoli pontificii sono incari te; di poi dallo stesso Pontefice ven cati di proteggere i naviganti ed ne eletto con altri saggi uomini, a il commercio pontificio, e siccome decidere le cause dello stato della debbono risiedere nei porti esteri, chiesa con facoltà senza limiti. Do per lo più si scelgono tra gli este po due anni di Cardinalato, pian ri dimoranti in detti porti, ovvero to da tutta Roma, morì nel i55g, tra gli statisti ivi domiciliati. Que e fu sepolto nella chiesa di s. JXi- sti consoli pontificii, a cagione che la santa Sede tiene CON nunzi od iu- Elenco de Consoli CON Pontificii negli 43 ternunzi in pochi regni, talvolta sUiti esteri. trattano qualche affare risguardan- te la diplomazia, la sanità pubbli NB. Dove non è indicato il titolo si ca, la polizia, il commercio, ed an deve intendere che vi è un Con co affari ecclesiastici; il perchè i sole. consoli pontificii sono in corrispon denza, oltre che col Cardinale ca Albana in Dabnasia. Agente con merlengo, coi Cardinali segretario solare. di stato, e segretario per gli affari digeri. Console generale. di stato interni, col tesoriere gene Alieante. rale, e con altre autorità ecclesia- Amsterdam. Console generale. Etiche, civili e militari del Ponti- inversa. Console generale nel Bel cio governo, essendo però subordi gio. nati e dipendenti ai nunzi ed in- Bahia nel Brasile. Vice-console. ternunzi nei luoghi ove questi vi Barcellona, Coadiutore al conso sono. I consoli pontifici non han lato. no uniforme, però sogliono ottene Bari. Vice-console. re quello onorario di marina dal Barleita. Vice-console. la presidenza delle armi, per mez Belem in Portogallo. zo della segretaria di stato. Bona di Algeri. Agente consolare. Va però notato che non tutti i Brindisi. Vice-console. consoli, e vice-consoli pontificii pos Cadlce. sono indossare l'uniforme della Ma Cagliari.Carlo Forte Console in Sardegna. generale. Vice rina Pontificia (Vedi), non aven do essi un tal diritto. Questo ono console. re viene loro concesso in via di Cartogena. grazia speciale presso domanda che Catania.Cefalonia. Vice-console. Vice-console provviso ne fanno. Il grado più elevato, che finora siasi accordato a qualcuno, rio. è stato di colonnello onorario di Cette in Francia. Vice-console. marina. Presentemente godono que Chioggia nel regno Lombardo- Ve sto grado i consoli generali (li Mi neto. Vice-console. lano, e di Palermo: come hanno Città di Porto in Portogallo. Con quello di maggiore onorario i con sole deputato. soli del Belgio, della Grecia, delle Corsica. Console generale. Isole Jonichc, di Marsiglia, dei Pae Filadelfia, negli Siati Uniti d' A- si Bassi , e di Venezia. Vi sono iuerica. degli altri consoli pontificii col gra Fiume, e Buccari. Console col coa do di capitani onorari ; e tra i vi Gallipoli.Gaeta. diutore. Vice-console. ce-consoli vi sono di quelli che lo hanno di tenente, come di sotto tenente onorario di detta Marina Genova. Console generale, con coa Pontificia. diutore con futura successione, e Gibilterra. vice-console esercente.

Girgenti in Sicilia. Vice-console. 44 CON Perù. Console CON generale, residente in Giulia nel regno di Napoli. Vice console. Pescara.Porto Lima. Re Vice-console. nel lictorale ungarico. Vi Grecia. Console generale con resi denza in Atene. Ischia, Vice-console. PortoPorto ce-console. Ferrajo.Maurizio. Vice-console. Vice-console. Isole fonie. Console generale, resi dente in Corfù. Lavagna. Vice-console. Ragusi. Lisbona. ReusRioRovignoReggio Janeiro in in nell'Ispagna. Calabria. nel Istria. Srasile. AgenteVice-console. conso Livorno. Console generale, con coa diutore con futura successione, ed insieme vice-console. Loano. Vice-console. - S.S. lare. Maura.Remo. Vice-console. Vice-console. Liicca. Malaga. Malta. Savana. . Vice-console. Marsiglia.Manfredonia Console nel regno generale. di Napoli. Scbenico in Dalmazia. Vice-con Segna sole. in Dalmazia. Vice-console , Vice-console. MascaiiMarsala. Giarre. Agente consolare. con coadiutore, con futura suc cessione. Melazzo. Vice-console. Setubal, Vice-console. Messina. Vice-console. Sira. Vice-console. Milano. Console generale nel regno Spalatro in Dalmazia. Vice-con Lombardo- Veneto. Spezia, sole. ossia Golfo della Spezia Molfetta. Vice-console. Monopoli. Vice-console. iiel Genovesato. Vice-console. Napoli. Console generale di Napoli, Stockolm. e dei porti nella linea del Me Taganrog.Tarragona. Vice-console. diterraneo. Napoli. Console generale dei porti Terra Nuova in Sicilia. Vice-con di Napoli nella linea dell'Adria sole. tico con provvisoria residenza m Tortona.TineTolone.Tortoli in in Vice-console. Grecia. Sardegna. Vice-console. Vice-console. detta capitale, e console coadiu tore del precedente. Napoli di Romania. Vice-console. Nizza. Tram. Vice-console. Nuova Orleans, negli Stati Uniti Trapani. Vice-console. Odessa. di America. Trieste. Valenza, Orano d' Algeri. Agente conso Vasto. Vice-console. lare. Venezia. Ortona. Vice-console. Fentimiglia nel Genovesato. Vice Palamos , e s. Felice de Guizols Zante.Zara.Vigo console. in Galizia. in Ispagna. Vice-console. Palermo. Console generale in Si cilia, con vice-console. Siccome poi CON in Milano evvi un vranità vi venne CON introdotta in for 45 console generale pel regno Lombar za dell'atto finale del congresso di do-Veneto senza che vi sia in tal Vienna. Per conseguenza anche le città porto di mare, e siccome tal attività, e le passività del monte console ha un carattere di rappre di Milano dovevano ripartirsi tra sentante diplomatico Pontificio, co le suddette sovranità, come si pre sì sembrano necessario le seguenti scrisse negli articoli 97 e io3 del anologhe nozioni. l'atto finale anzidetto. Quindi i so Durante il regno d'Italia, nei vrani d' Italia interessati in tale primi anni del corrente secolo, fu riparto inviarono in Milano i loro in Milano istituito un monte detto rispettivi plenipotenziari per tenere dall'imperatore de'francesi, e re di un congresso relativo soltanto agli Italia d' allora , Monte Napoleo affari del monte, e conchiudere un ne. E perchè al medesimo furono trattato, che formasse la base delle applicate tutte le attività, ossia capi operazioni future per la soddisfazio tali fruttiferi, già spettanti alle cor ne del debito ripartito, e spettante porazioni religiose, ed ai luoghi pii a ciascun governo interessato. Per soppressi dal governo italico in la santa Sede furono incaricati ed tutta la estensione del suo territo inviati a Milano quali plenipotenzia rio, che prima della invasione fran ri monsignor Pacca, poi governa cese appartenevano a varie sovrani tore di Roma, e monsignor Cristal- tà, così furono attribuite tutte le di poi Cardinale, l'avvocato Vera, passività che derivano dalla sop e per contabile ragionatore Gio. pressione anzidetta, e dal nuovo Battista Franceschi. ordine di cose in allora stabilite. Riunitisi tutti i detti plenipoten Queste passività consistevano prin ziari in Milano, conchiusero una cipalmente nel pagamento delle pen preliminare, e generale convenzio sioni a 'frati, monache , preti secola ne in data i giugno i8i6, colla ri, dotazioni a'capitoli ed a'parro- quale si stabilirono generalmente i chi già spogliati de'loro beni, nel modi di soddisfare le pensioni vita le pensioni e giubilazioni, ad anti lizie, i debiti lasciati dalle provvi chi impiegati civili , giudi/lari e sioni, amministrazioni ec., e si trat militari che avevano prestato ser tò di ogni altro oggetto relativo al vizio ai governi anteriori, ed in altri le disposizioni degli articoli 97 e pesi vitalizi e perpetui, come per io3 succitati. In seguito, ai i2 de- assegni alle università , ginnasi , e cembre i8i6, si conchiuse altra con pubblici stabilimenti. venzione particolare sui soli pleni Da questo breve cenno è facile potenziari pontificii, il tenore della immaginare come presto ingigantisse quale, per maggiore intelligenza del questo monte, che, cessato il gover le cose derivanti dal citato monte, no italiano nel i8i4, venne chia si riporta qui appresso sostanzial mato in appresso Monte di Milano. mente, di concerto coi nominati Il territorio del già regno d'Italia, soggetti, i quali avendo ultimata come ognuno sa, fu ripartito tra la loro plenipotenza, tornarono in, gli antichi legittimi sovrani che ne Roma coi protocolli dei congressi tornarono al possesso più o meno tenuti in Milano, e con una gran estesamente, e qualche nuova so- parte dello stralcio di carte e po 46 CON CON sizloni, e registro spettanti al go inamente ver i ficato e liquidato as verno Pontificio. sume l'obbligo di pagarlo come Non cessarono però gli affari, e debito del suo stato. le consultazioni del monte di Mi lano, ch'era stato già il centro di Articolo II. così vasta , ed intralciata ammi nistrazione. Questo centro rimase Sua Maestà imperiale reale au e rimane tuttora per lo scioglimen striaca per parte sua rinunzia in to delle questioni allora restate sos favore di sua Santità ad ogni suo pese, e per le massime ulteriori, che diritto su qualunque proprietà, e al sopravvenire di casi sarebbe sta credito del cessato regno d'Italia to necessario di fissare in seguito. esistente nel territorio Pontificio. Ogni governo italiano cointeressato nominasari diplomatici uno o due residenti savi incommis- Mila Articolo III. no, per parte della commissione ge Tutte le carte relative agli og nerale diplomatica del monte, col getti contemplati nei due preceden la quale le rispettive direzioni del ti articoli saranno subito dopo il debito pubblico degli stati diversi cambio delle ratifiche del presen fsu cui ricadono le parti di debi te atto consegnate ai commissari to a ciascuno stato spettante) han pontificii, o alla persona ch'essi indi no sempre corrisposto e corrispon cheranno, dal governo austriaco, i dono tuttora. Il commissario Pon cui impiegati si presteranno anche tificio a Milano oltre la corrispon nel caso a dare tutte le dilucida denza per gli affari singolari, che zioni ulteriori su detti oggetti. secondo le convenzioni, e successivi regolamenti debbono risolversi dal Articolo IV. la commissione centrale di Milano, invia periodicamente gli atti, e le deliberazioni delle ordinarie sessio Per la piena esecuzione dei prece ni , che si fanno dai commissari denti articoli, saranno da sua Mae delle varie sovranità. stà imperiale reale -austriaca, ad istanza di sua Santità, liberate le Articolo I. ipoteche che potessero esistere nel territorio austriaco. Il governo austriaco resta piena Si ommettono gli altri articoli di mente esonerato da qualunque de formalità. bito proveniente dalla sua ammini Questa convenzione fu ratificata strazione provvisoria, ed occupazio dal Pontefice Pio VII li io giu ne militare delle Marche, e delle gno i8i7; e ne venne commessa Legazioni, compresi i beni annessi l'esecuzione plenaria alla direzione nelle Legazioni da quel governo prov generale del debito pubblico, dan visorio austriaco tuttora esistente, dosi al commissario Pontificio resi e restando i capitali, e credito del dente in Milano il titolo e le prero la detta amministrazione a favore gative di console generale Pontificio del governo Pontificio, questo tiene nel regno Lombardo Veneto, es per suo il detto debito, e legitti- sendo l'attuale insignito col grado CON collezione delle CON leggi marittime, che 47. di colonnello onorario della marina Pontificia. nate sono dai fatti. Il ch. avvocato Cesarini, nell'ap- Il medesimo avvocato Cesarini plaudita sua opera : Principii dilla, ai vocaboli consolato, e console trat giurisprudenza commerciale esami ta col noto suo sapere dei più im nati, seconda edizione con ni'olte portanti argomenti. variazioni ed aggiunte, Macerata Dall' opera // consolato del mare i 840, capo VI, Del console e del colla spiegazione, con note ai con Consolato, pag. 2o4, dice che la solati di Barcellona , Venezia, Ge denominazione di console, data dai nova ec. di Gesù Maria Casaregi , Romani ai primi magistrati in sosti Livorno i788, si rileva quando, e tuzione della regale dignità, a'nostri dove furono concessi i seguenti ca giorni si conferisce a quel magistrato pitoli ed ordinazioni riguardanti i che il governo invia in altra na consolati che andiamo a nominare. zione per ivi stare a favorire il commercio dei propri sudditi, o Roma. L' anno dell' Incarnazione di cittadini, che ci vadano ad appro Cristo io75 a cal. di Marzo fu dare. Per l' importanza del com rono concessi in Roma nella ba mercio, da cui principalmente de silica di s. Giovanni in Laterano , riva la floridezza dei popoli, bene e giurati dai Romani di osser si onora col nome di console que vare sempre i relativi articoli, e gli , che a vantaggio de' suoi con ordinazioni. cittadini, e dei sudditi del sovrano Acrì. L'anno tiii a cal. di Set che rappresenta, si manda anche tembre furono concessi in Acri in esteri paesi a proteggerlo. Sic nel passaggio di Gerusalemme come inoltre l'officio del console in pel re Ludovico,, e pel conte di massima parte si esercita nei porti Tolosa , e giurarono osservarli di mare , così ordinariamente ivi sempre. eglil' Italia risiede. e della Il consolato Provenza, fuori cangia del- Majorica.I,'armo iii2 furono con cessi in Majorica per i Pisani, e spesso denominazione, poichè si chia giurarono di osservarli sempre. ma nel resto di Francia Rapport, Pisa. L'anno i i i 8 furono concessi in Inghilterra Protest, in Olanda in Pisa in s. Pietro del mare in ed in altri paesi del Nord Zee-Pre- podestà di Ambrosio Migliari, e texex. giurò osservarli. Il consolato è di antichissimo Marsiglia. L'anno ii62, nel mese stile presso tutte le nazioni. Olire di agosto , furono concessi in la nuova legge, che questo conso Marsiglia nell' ospedale, nella po lato prescrive, se ne aveva l'ingiun testà di ser Gaufre Antoix, e giu zione anche dalle nostre antiche leg rò di osservarli sempre. gi , le quali tuttora sono in vigore fInieria. L'anno i i74 furono con in quelle parti, che non sono soggette cessi in Almeria pel conte di a riforma. Siccome quanto accade Barcellona,e per i Genovesi, e si nei marittimi viaggi è comprovato giurò di osservarli sempre. dagli attestati che si rilasciano dal Genova. L'anno i i 86 furono con consolato, così nel vocabolo con cessi in Genova nella potestà di solato si esprime ancora l'antica ser Pincl Miglers, ser Pier Am 4» CON tino, e giurarono CON di osservarli sem brosi, e ser Gio. di s. Donato, e ser Guglielmo di Caimosino, Majorica. pre. L'anno i27o furono con ser Baldoni, e ser Pier d'Are- nes, i quali giurarono al capo cessi pel re Jacopo di Aragona, del molo di sempre osservarli. in Majorica, e giurò di farli osser Brandi. L'anno i i87 a cal. di feb vare sempre. braio furono concessi in Brandi pel re Guglielmo, e giurò di V. il ch. Martinetti nel suo Co osservarli sempre. dice de' Doveri pag. 447, Del Com Rodi. L' anno ii9o furono con mercio Marittimo , il quale ci av cessi in Rodi pel Galeta, e giurò verte che tra i libri più famigerati di osservarli sempre. per gli usi marittimi , si citano il Marea. L'anno i2oo furono con cosi detto Consolato del mare j il cessi pel principe di Morea, e Targa, Della contrattazione maritti giurò di sempre osservarli. ma , e Giovanni de Lucca, De ju- Costantinopoli. L' anno i 2 i 5 furo re maritimo. V. i titoli del codice no concessi pel comune di Ve Giustiniano, De naufragiis, de na- nezia in Costantinopoli, nella vibus non excusandis , de navicu- chiesa di s. Sofia pel re Giovan lariis seu naucleriis , de nautico ni incontinente, che furono cac foenore, de nautis tyberinis. V. al ciati i greci, e giurò di osservar tresi il celebre pubblicista Francesco li sempre. Risicato, De stata hominum in rep. Alamania. L'anno i224 furono tom. II. De nautica arte et nautamni concessi in Alamania pel conte, stata, p. i52 edit. Panormi i67S. e giurò di sempre osservarli. Aggiunge lo stesso Martinetti , che Messina. L'anno I225 furono con circa i doveri degli ammiragli, quali cessi in Messina nella chiesa di supremi giudici e magistrati navali, s. Maria Nuova in presenza del come pure dei ministri della ma vescovo di Catania per Federico rina e uomini di mare , oltre la II imperatore d'Alemania, e giu raccolta delle leggi inglesi ed olan rò di osservarli. desi, tratte in gran parte dalle leg Parigi. L'anno i25o furono con gi rodie, vi sono importanti cogni cessi per Giovanni di Belmonte zioni nel Mastrillo De magistr. lib. sopra l'anima del re di Francia, 5. cap. i3; e nelle prammatiche che in quel tempo non era ben del regno delle due Sicilie, special sano, in presenza de' cavalieri del- mente nella Pramm. I. De officio l'Ost, e dei templari, e degli spe- portolani, come pure nel Capitola dalieri, e dell' ammiraglio di le re 9i del re Giovanni j ed in Ma vante, per osservarli sempre. rio Muta dotto commentatore , Costantinopoli. L'anno i26i furono tom. 6. ediz. di Napoli, e Palermo, concessi in Costantinopoli in s. An nel commento di detto capo 9i. gelo per Paleologo imperatore, e V. pure il Codice per la veneta giurò di osservarli sempre. mercantile marina , Venezia i 786, Soria e Costantinopoli.'L'amiO i27o con l' Editto pubblico di navigazio furono concessi in Siria per Fe ne mercantile austriaca , Venezia derico, re di Cipro, e in Costan i8i6. Nel volume II. p. i97, e tinopoli per l' imperatore Costan- seg. Pratica della Romana Curia, si CON dicaturam haberet. CON Bernardus 49de tratta del consolato di Ancona, e di Duello in Civitavecchia. Binis consul sub Leone X. Pau- Finalmente riporteremo alcuni ar lus III confirmat praed. ind. et gomenti descritti dalle Schede Va alia statuta a mere, facta. Phi- ticane nell'archivio della santa Se lippus del Bene Consul. hoc an de, che più da vicino riguardano i no. consoli, o in qualunque modo spet Anno i 549. Mot. propr. de confir tano ai medesimi, tra' quali si vedrà mat. consulis pro mercatoribus l' origine di alcuni consoli esteri ne Urb. subditis Caroli V. gli stati Pontificii. Per ultimo ri Anno i55o. Martinus de Ajala fit porteremo I' elenco dei consolati consul in Urbe nautarum subdi- attuali , e dei luoghi ove sono. torum imperatoris. Anno i 552. Consules Tabernarior. Anno i5oo. Deputato consul Anno i 554- II re delle Gallie rin nationisRipettam. gallicanae apud Ripam et forza le truppe nel Senese , ed esorta il console de' fiorentini in Anno i5i4- Julius Castellarne con- Urbe ad aiutare l'impresa. firmatur consul mercatorum Ja- Anno i574- Jo. de Cuniga Orato- nuen. , et corsorum in Urbe. ris Reg. Hisp. literae quibus A- Anno i5f6. Litterae consulatus ma- lexandrum Buoncuore deputai ris regni Neapolitani in Urbe. consulem Hisp. donec rei aliter Anno i5i2. Hieronymus Castro- statuerit. nus, consul Neapolit. V. Flum. Anno i574- Lettere del re di Spa Tiberis. gna, con cui ordina all' amba Anno i 5 i 4- Julius Castellanus ci- sciatore di dar l'ufficio ad Ales vis romanus a natione Januen. sandro Buoncuore. et Cors., electus consul. Anno i575. Jo. Oratoris hisp. li Anno i5i5. Confirmant. Capitula terae, quibus Alexand. Buoncuo hic adnotata edita a Florentinis re, juxta mandatum regium con circa mercatores in Urbe degen. , sulem hisp. confirmat. per obi- et electionem consulis Florentini. tum Martini de Ajala, qui illud Anno i52o. Breve, quo Rinaldi de obtinuit a Carolo imperat. Ricasolis alias primo consuli Flo- Anno i576. Camer. renovat Mot. rentin. in curia constituto , qui a Pio V concessum Martino de se absentaverat, mandat, ut vi- Ajala Cons. hisp. favore Alexan- sis praesentibus , ad curiam se dri Buoncuore, qui eidem suc- conferat. cessit. Anno i523. Camer. Franciscum Anno i 576. Pii V mot. concessio- Cincium Civ. Rom. a mercato- nis factae pro Martino de Ajala ribus, sive navilium patronis con- consule Hispan. sulem nationis Corsicae deputa- Anno i578. Querelae Philippi Ca- tum, per priv. Bartholomaei de stilioni consulis Januen. in Ci vi Anno Valle i 535. confirmat. Leo X Mercat. Flo- ta vetula contra quemdam pro- xenotam, qui mercedem praeten- rentin. ind. concessi! eligendi con- debat ex contractibus, eo inscio, sulem Florentin. cum duobus con- et absente, factis. siliariis, et uno cancelI, qui ju- VOL. XVII. 5o CON solato. Grecia. CON Inghilterra, vice Elenco degli agenti e consoli esteri negli stati Pontificii. console. De'Levantiui. Lucca. Mes sico, vice-console. Napoli, vice Roma. Consoli generali della con console. Paesi-Bassi. Portogallo, federazione Elvetica, e di Dani vice-console in detto porto, e suo marca ; di Francia, col caratte distretto. Prussia, vice -console. re di agente consolare; d'Inghil Russia. Sardegna, vice - console. terra col grado di agente con Spagna. Stati uniti di America, solare sì in Roma, che nella li vice console. Svezia e Norvegia, nea del Mediterraneo sottoposta in detto porto e sue dipendenze. ai domani pontificii; di Lucca Toscana, console generale, con console; del Messico, vice-conso vice-console. le ; del principe di Monaco, con Comacchia. Austria , agente conso sole in Roma e nei dominii del lare. Napoli , vice-console. Stati la santa Sede ; Napoli vice-con uniti di America vice-console. sole; Portogallo; Prussia conso Corneto. Francia , agente consolare. le: Sardegna, console generale, Inghilterra, vice-console. Napoli, con vice-console; Sassonia, agen vice-console. Sardegna, vice-con te regio; Spagna console, con un sole. vice-console: Stati uniti di A- Fano. Danimarca. Francia, agente merica, console; Svezia e Norve consolare. Napoli, vice -console. gia, console; Toscana, console; Prussia. Svezia, e Norvegia, vice Wurtemberg, console per tutto console. lo stato Pontificio. Fermo. Austria, agente consolare. Ancona. Austria, console generale, Danimarca , vice-console. Fran col cancelliere del consolato. Al cia , vice-console. Napoli , vice bania . Baviera . Belgio. Brasile, console. Russia, vice-console. Sar vice-console. Danimarca, in tutta degna. Svezia e Norvegia, vice la linea dell'Adriatico. Francia. console. Toscana, vice-console. Grecia. Inghilterra, vice-console. Ferrara. Napoli, vice-console. Sar De' Levantini. Lucca. Napoli, con degna , console, con vice-con sole generale, col vice-console. sole. Portogallo, vice-console in detto Fiumicino. Francia, agente conso porto e suo distretto. Prussia . lare. Lucca, incaricato consolare. Russia e regno di Polonia, con Sardegna, incaricato consolare. sole generale. Sardegna. Spagna. Coro. Napoli, vice-console. Stati U- Stati uniti di America. Svezia e niti di America, vice-console. Norvegia. Toscana console gene Grotlamare. Austria, agente conso rale, con vice-console. lare. Napoli, vice-console. Ascoli. Francia, vice-console. Loreto. Francia. Toscana , agente Cervia. Austria , agente consolare. consolare. Cesena. Austria, agente consolare. Magnavacca. Napoli , vice-console. Cesenatico. Austria, agente conso Stati Uniti di America, vice-con lare. sole. Civitavecchia. Austria. Baviera. Bel Montalto. Francia, agente consola gio. Brasile, vice-console. Dani re. Napoli, vice-console. Sarde marca. Francia; gerente del con- gna, vice-console. CON CONGREGAZIONI CON CARDINALIZIE, e tutti 5i Nettano. Francia, vice-console. Spa gna, vice-console. imari singoli consultori di ognuna sono di quelli esse. I della pri- Ostia. Sardegna, vice-console. Pesaro. Austria, vice-console. Da Congregazione del s. Offizio (Vedi), nimarca . Francia , vice-console. ove riportiamo molti esempi di Inghilterra vice-console. Napoli. quelli promossi al Cardinalato, co Sardegna, vice-console. Svezia e me si dice, che nella loro morte Norvegia, vice-console. la congregazione fa celebrare le ese Ponte Lagoscuro. Austria . Napoli , quie nella chiesa di s. Maria sopra vice-console. Minerva. Porto d'Anzio. Austria, agente con .CONTARELLI MATTEO, Cardi solare. Francia, vice-console. In nale. Matteo Contarelli nacque nel ghilterra, vice-console. Lucca in i5i9 a Morannes presso il fiume caricato vice -consolare. Napoli, Sarte d' Angiò . Venuto fortuita vice-console. Sardegna, incaricato dreamente de' in Bovi, Italia, laureato ricovrò in presso legge, An- e vice-consolare. Toscana, vice- con sole. prelato di Paolo III, il quale, spe Prima.ro. Stati Uniti di America , dito dal Papa al concilio di Tren vice-console. to, lasciò il Contarelli al di lui pa Ravenna. Austria, vice-console. Fran goriorente Ugo XIII. Buoncompagni, Nel i56o venne poi Gre- dal cia, vice-console. Portogallo, vice console in detta città, e suo di Buoncompagni raccomandato, e pro stretto. Svezia e Norvegia, vice posto a Pio IV come datario al Car console. dinal Ippolito di Este legato in Recanati. Napoli, vice-console. Spa Francia. Poi dovette seguire il Car gna, vice-console. Toscana, agente dinal Bonelli nipote di s. Pio V, consolare. chc dallo zio era stato destinato Rimini. Austria, agente consolare. legato alle prime corti di Europa. Francia, vice-console. Napoli. Sve Per le sue qualità sempre più di zia, e Norvegia, vice-console. venne caro al Buoncompagni già Car Sant'Alberto. Austria, agente con dinale: anzi guadagnassi l'animo di solare. questo per siffatta guisa, che dive Sinigaglia, Austria. Belgio, vice-con nuto Pontefice, lo elesse a datario, sole. Francia , agente consolare. essendo stato anche chierico di ca Inghilterra, vice-console. Napoli, mera: e poi, a' i2 dicembre i 583, viceconsole. Prussia. Sardegna, lo creò Cardinal prete di santo Ste vice-console. Svezia. Toscana, vi fano nel Montecelio, colla carica di ce-console. prefetto alla segnatura de' brevi. Il Terracina. Francia . Lucca , vice Contarelli a sue spese costrui la bel console. Napoli, vice-console. Por lissima facciata della chiesa di san togallo, vice-console in detto por Luigi de' francesi a Roma, e do- to, e suo distretto. Sardegna, vi nolla di diecimila scudi ad ornare ce-console. l'altar maggiore. Dopo il conclave dolano. Stati Uniti di America , di Sisto V, mori a Roma di ses vice-console. santasei anni, dopo due di Cardi CONSULTORI DELLE CONGREGA nalato nel i 585. Fu sepolto nella ZIONI CARDINALIZIE. J7. gli articoli detta chiesa di s. Luigi, nella cap Si. CON CON pella di s. Matteo, cui egli mede tu anni dopo otto di cardina simo avea fondata. Gregorio XIII lato. Portato a Venezia, lo seppel si protestò di averlo eletto a da lirono a s. Maria dell' Orto nella tario, perchè lo conosceva di straor tomba de' suoi maggiori, con nobi dinaria integrità di vita, e molto lissimo epitaffio, postovi da Luigi erudito. e Gasparo Cornaro nipoti di lui. CONTARINI GASPARO, Cardi Monsignor Giovanni della Casa scris nale. Gasparo Contarini patrizio se in latino la vita di questo Car veneto, nel i483, divenuto celebre dinale che fu premessa alle ope per ogni maniera di studi nella re dello stesso Cardinale stampa università di Padova, dalla sua te in Parigi nel i57i, ed in Ve repubblica venne spedito ambascia nezia nel i58g, nella quale, oltre tore a Carlo V, a cui riuscì caris la purità della lingua latina, vi so simo. Egli ebbe in seguito altre no molte cose importanti per la ambascerie onorevoli, e la capita- storia civile , e letteraria di quei nia di Broscia; quindi fu spedito tempi. Nello stesso idioma fu ancora ambasciatore a Roma, ed a Ferrara composta da Antonio Gaetani , e per la liberazione di Clemente VII. pubblicata colle stampe di Padova Tornato a Venezia, fu annoverato nel i 585. Si ha pure dal Cardinal tra i savi, e tra i consiglieri di quella Quirini in lingua italiana la Vita repubblica in appresso. Paolo III , del Cardinal Gasparo Contarini riconoscendolo degno di far parte scritta da monsignor Ludovico Cec- del sagro Collegio , a' 2o maggio catelli, e da esso Cardinal Quirini del i 535, lo decorò assente della illustrata, Brescia ij^- dignità cardinalizia colla diaconia CONTE, Cardinale. Conte di di s. Maria in Aquiro. Il Contarini Milano fu promosso al cardinalato poscia passò all'ordine dei preti col da Urbano II, e, secondo Panvinio, titolo presbiterale di s. Prassede ; da Pasquale II, colla diaconia di nelno, protettorei 536 fu fatto della vescovo s. Casa di di Loreto, Bellu- s. Maria in Aquiro. Ouorio II lo annoverò tra i Cardinali preti col tito e de'canonici di s. Giorgio in Alga. lo di s. Sabina. Intervenne alla e- Il suddetto Papa nel i 54 i lo spedì lezione di Gelasio II, approvò quella alla dieta di Ratisbona, come lega di Calisto II, e concorse a quelle di to, ove seppe cattivarsi gli animi Onorio II, ed Innocenzo II, cui poscia degli stessi protestanti, e riuscì con abbandonò per seguire l' antipapa somma soddisfazione del Pontefice, Anacleto II, a nome del quale impo sebbene avesse de' nemici che gl' im se la corona reale a Rogerio duca di putarono essere stato condiscendente Calabria. Senonchè si ravvide a co' protestanti : ma il cardinal Fre- tempo, e morì in seno alla Chiesa goso pienamente lo giustificò, men cenzomentr' II. era Pontefice lo stesso Inuo- tre in consistoro il Contarelli ne convinse le stesso Paolo III. Dipoi nel CONTE PIETRO, Cardinale. Pie i 542 ebbe la legazione di Bologna, tro Conte nacque nella provincia di e fu spedito nuovamente a Cesare Campagna, fu monaco abbate di per rimuoverlo dalla guerra contro Montecassino, e per la santità dei la Francia ; ma la morte lo colse costumi, e per la eccellenza del sa a Bologna nel i 543 , di sessan- pere da Innocenzo HI fu creato Car CON CON 53 dinale. Accolse dipoi molto onore caute tutto il territorio con terre, volmente a Montecassino Ottone castella e ville sottoposte al co IV, cbe gli accordò un diploma, mando, e alla giurisdizione del con nel quale proibivasi a chicchessia te. Egli è certo che non già i conti di scacciare i monaci dal possedi presero tal nome da Comitatus, ma mento delle loro castella. Mori nel bensi Comitatus è venuto da Co i2io, ovvero nel i2ii, al suo mes. V. Conte Palatino, e Conte monistero, come abbate, dopo aver stabile. lo governato per diciotto mesi. ll Nel quarto secolo i conti comin Cardella pose questo Cardinale fra ciarono a diventar militari, e nel quelli d'Innocenzo III, di cui è quinto era già stabilito , che i go ignoto il tempo della promozione; vernatori di provincie portassero il anzi egli protesta , che veramente nome e la qualità di duchi , e i non si sa qual Papa facesse Cardi governatori di una città o di una nale il Conte , dappoichè il Wion diocesi, assumessero la qualità, e il dice, che il Tritemio, cui può ag titolo di Conti. Ai rispettivi articoli giungersi l' Ughelli , soltanto per delle diocesi sono notate quelle, in zocongettura III l'esaltazione attribuirono del ad CardinalInnocen- cui i primi vescovi portarono il ti tolo, ed esercitarono la giurisdizione Pietro. di conte: anzi ad alcuni di essi ne è CONTE. Comes. Signore di con rimasto il semplice titolo. Apprendesi lotea, più grado, semplicemente e dignità; ed titolo oggi di è ono per dal Muratori , che nei detti tempi due erano gl'impieghi del conte: re. La contea era il dominio, e lo il comandare alle milizie, e il de stato del conte Comitatus. Il nome cidere le liti del popolo, se erano di conte deriva dal latino Comes, che portate dai minori tribunali al suo. significava compagno degli impera Quanto all' autorità giudiciaria, ve tori. Tra i primi si videro i conti del niva da essi esercitata col tenere palazzo, comites palatii, e secondo di tanto in tanto i Mallj, cioè i pub 1l Dacier , si chiamarono Comites blici giudizi, e i placiti per qualche quelli che erano della corte de'prin- lite particolare coll' assistenza degli cipi, o del seguito degli uffiziali o Scabini, e degli altri minori giudici, magistrati, i quali andavano a go col consiglio de' quali proferivano vernare le provincie, o a condurre poi la sentenza, non già unicamen gli eserciti. Erano questi propria te come a loro paresse. Presso l'an mente i cortigiani, che componeva tico Marcolfo , pubblicato dal Ba- no le antiche corti. Alcuni scrittori luzio, t. II. Capitular., si legge, al fanno risalire l'origine del titolo di lib. i. cap. 8, la formola de Du- conte sino ai tempi degl'imperatori catu, Patritiatu, vel Comitata , cioè Augusto, ed Adriano, ed aggiungo come si creava un duca, un patri no, che presso i romani significa zio , un conte , e si rileva ch' era va in quell'epoca i favoriti dell'impe ben illustre la dignità, e condizio ratore, e quelli che ne' loro viaggi ne de' conti. Anche i conti entrava lo accompagnavano. Dice il Mura no nel ruolo de' principi , ed essi tori, che dalla voce Comes, signifi pure intervenivano co' duchi , mar cante governatore della città, si for chesi, e vescovi all'elezione del re mò poscia Comitatus , parola indi- d' Italia. 54 Carlo il Calvo, CON che fiorì nel no comoda cosa i CON sagri pastori l' otte no secolo , si dice essere stato il nere dui re ed imperatori anche il pi-imo che con un capitolare auto temporal governo delle loro città , rizzasse la successione de'conti nelle in un tempo che i principi, per es famiglie, allorchè passò in Italia sere eletti re d'Italia, od impera per la seconda volta. Veramente la tori, avevano bisogno dell'amicizia, successione durevole delle contee ajuto e fedeltà de' vescovi. Perciò delle famiglie incominciò nei pri- fino da prima del mille ottennero raordi del diritto feudale. V. Feu alcuni vescovi anche le signorie tem di. Carlo Magno, i suoi successori , porali delle loro città coll' esserne ed altri sovrani di que' tempi, die creati conti , come si può vedere dero in feudo a coloro, che li ave nel tomo III p. 5i3 del Murato vano assistiti nelle guerre, molte ri, Dissert. sopra le antichità Ita terre più o meno vaste, e talvolta liane , dissertazione LXXI : Della, intere provinole , le une sotto il ti potenza de' vescovi, abbatì, ed altri tolo di ducati (ciò che pur fecero ecclesiastici. Altro motivo della de i longobardi) e le altre sotto il ti pressione de' conti nelle città , fu tolo di contee. Dal medesimo Mu l' essersi poco a poco introdotti i ratori si rileva, che quando i conti conti rurali, che dominando in qual non avevano in feudo le città, ma che terra o castello, ottenevano da solamente in governo , dipendente gli augusti il titolo e la giurisdizio mente dell'arbitrio del principe, un ne di conti in quel luogo, senza tal governo soleva nondimeno es rimanere più soggetti all' autorità sere stabile, e durava tutta la vita del conte , che governava la città. loro; nè chi una volta era conte Allorchè poi nelle carte antiche si deponeva quel nobile impiego , se incontra la formola Comes de Co- non per salire a gradi maggiori. mitatu, restando incerto se significhi Anzi a poco a poco s'introdusse la il conte, ossia governatore o signo consiictudine che i figli, o pei me re della città, o pure un conte che riti del padre, o coll' ajuto della possedesse uno, o più castella in pecunia data nei bisogni, in cui per quel contado e distretto, ne rende le guerre si trovarono i sovrani , ragione il prelodato Muratori, ope massime quelli di Germania per ra citata , dissertazione VIII , Dei salire al trono d' Italia, succedeva Conii , e Piceconti de' secoli bar no nella carica stessa. Non si ces barici. L' Altaserra ci ha dato: De sava di essere conte che per deme Ducibils et Comitibus Galline, pro- riti. vincialibiis , Francofurti i73i. Talvolta i duchi e i marchesi pro Tornando ai conti rurali , questi curandosi il reggimento particolare si trovano prima del mille, ed an di qualche città furono contrasse darono siffattamente crescendo in gnati col titolo di Conti, e ciò tan numero, smembrando or questa, ed to in Italia che in Francia. La de or quella terra, castello e villa dal cadenza poi dei conti avvenne per distretto delle città, che si ridussero diverse ragioni; la prima fu le con ad aver poco territorio; e i conti troversie nate tra i vescovi , e i secolari , e poscia i vescovi creati conti governatori delle città, e del conti per questa ragione , non più contado loro. Giudicarono perciò istendevano molto lungi la loro giù CON CON 65 risiimone. Finalmente svanirono i defonto duca d' Orleans primoge conti delle città allorchè queste ri nito del re de' francesi Luigi Fi presero la libertà, e diventarono lippo, fu dato il titolo di conte di repubbliche. Oltre ai conti, furono Parigi. Conchiudiamo col Murato anticamente in uso i viceconti, di ri, che il tìtolo di conte si trova gnità molto stimata. cotanto moltiplicato, massime in Ita Nell' Araldica inglese il titolo di lia, che ognuno se lo procaccia per conte è il più antico, essendo stato far intendere ch'egli è nobile: chi in uso anche fra i Sassoni invasori poi nondimeno lo gode con ex feu dell'Inghilterra. In quei tempi il do nobile unito, ritiene gran parte titolo di conte era una dignità, che del pregio degli antichi conti. aveva una giurisdizione sul luogo Allorchè si voglia nello stato pon di cui portava il nome. Poco tem tificio ottenere il titolo di conte, e po dopo la conquista de'norman- fondare una contea per via della ni si trova che Guglielmo il con Camera apostolica, occorrono i se quistatore creò molti conti, con guenti attestati , e cautele, i .° La cedendo loro il terzo delle tasse persona , che desidera fondare una giudiziarie dei loro rispettivi distret contea, e prendere il titolo di con ti ; ma una tal rendita è da lungo te, deve esibire gli attestati, che tempo cessata, ed in vece chi la go provino essere la sua famiglia no deva riceve una piccola annua pen bilmente distinta nella popolazione sione dal cancelliere dello scacchie a cui appartiene , i quali attestati re. Nella medesima Inghilterra poi possono procurarsi dai magistrati il titolo di Visconte. (Vedi) , è di delle comunità, dal vescovo, ovvero un' epoca più recente, dappoichè ab dal clero. 2.° deve assegnarsi un biamo dalla storia che il primo fondo di qualche entità e rispetta visconte fu Giovanni Beaumont , bile, nel quale erigere la contea , creato dal re Errico "VI nel i439. avvertendosi, che in detto fondo de chi, Nè devee marchesi tacersi, , che principi talvolta , sovrani i du- ve esservi almeno una cappella. Coi nominati attestati si presenta sup di stati, si vollero chiamare conti, plica al Sommo Pontefice, il quale come la gran contessa Matilde sì la rimette al Cardinal camerlengo grandemente benemerita della Chie di santa Romana Chiesa, da cui si sa Romana, e del suo dominio tem rilascia il chirografo, o diploma della porale. Anche dipoi molti principi contea. Questo chirografo deve re di famiglie sovrane portarono il ti gistrarsi all' uffizio del segretario di tolo di conte con giurisdizione, e camera, e la spesa ascende a circa talvolta senza, d' una città e pro scudi trecento. Lo stesso titolo di vincia. A' nostri giorni il fratello di conte , ed erezione d'un idoneo fon Luigi XVI , e di Luigi XVIII re di do rustico in contea, si accorda dal Francia, era il conte d' /trtois, poi Pontefice, ordinariamente coll' auto re Carlo X; anzi al presente nella rità di un breve apostolico, ed in real corte delle due Sicilie alcuni questo caso si debbono esibire alla principi reali portano i titoli di segretaria de'pontificii brevi que'me- conti di Trani, di Castro-Giovanni, desiuii documenti, di cui si è par di Lecce, <\e\\' àquila , di Siracusa lato di sopra. Egualmente il Pon e di Trapani. Al primo tìglio del tefice, per mezzo della stessa segre- 56 CON per premiare CONla virtù, ed un me taria de'brevi, per dimostrare la sua propensione e benevolenza ad ua rito reale. qualche individuo, premiarne i me Sembra, che l'origine de' Contì riti e le benemerenze da lui acqui del Palazzo, o sia del Sagro Pa state colla religione, e colla santa lazzo derivi dai re di Francia, nella Sede, lo fregia del titolo personale, corte de' quali sino dal secolo VI e per discendenza di conte , senza fu in uso questa dignità; quindi che egli presenti alcun fondo per dalla Francia passò in Italia allor essere eretto in contea. chè Carlo Magno occupò questo CONTE PALATINO. CONTE DEL regno ; ciò che avvenne nel declina PALAZZO , ovvero Conte del Sagro re del secolo ottavo. Incmaro, arci Palazzo , e dell aula Lateranense. vescovo di Reims, cap. 2i de Ord. Dignità, e titolo onorifico con cui et Offic. Palat., cosi descrive l' in i Romani Pontefici e gl'imperatori carico del conte del palazzo: Comi- di Germania graziarono certe per tis Palatii, inter cetera innumerabi- sone. Anticamente la potestà di que lia, in hoc maxime sollicitudo erat, sti conti si estendeva a conferire il ut omnes legales caussas, juste ac grado di dottore, a creare notari , rationabiliter determinarct, vew per legittimare bastardi, dar corone d'al verse fudicata, ad aequitatis Irami- loro ai poeti , nobilitare borghesi , tem traduceret. Ampia per questo concedere stemmi , autorizzare ado era l' autorità del conte del palaz zioni ed emancipazioni, accordar let zo, perchè non solamente giudicava tere di benefici, di età etc. Osserva di tutte le cause dello stato, che Lodovico Antonio Muratori, Dissert. per appellazione venivano al tribu VII, Del Conte del sagro palaz nale del sovrano, ma quelle ezian zo, che ai suoi tempi era in Ger dio conosceva, che riguardavano i mania in sommo onore e potenza, diritti del principe e la quiete dei il conte palatino del Reno, uno de suoi stati ; nè alcuna causa era por gli Elettori del Sagro Romano Im tata al sovrano, se prima non pas pero (Vedi) , titolo che negli anti sava per le mani del conte, a fine chi secoli denotò una delle più il di osservare, si necessita* esset, ut lustri dignità anche del regno d' Ita caussa ante regem merito venire de- lia. Gl' imperatori poi dei bassi tempi, beret, come soggiunge lo stesso Inc principalmente del secolo XV , e maro. Grado altresi sommamente quelli de' seguenti, continua lo stes cospicuo era quello dell' areica ppel- so Muratori, per far monete pro lano di corte, che precedeva i ve stituirono siffattamente il nome di scovi ed arcivescovi , ed anch' egli Conte Palatino, che lo troviamo ri riferiva al re le cause degli eccle dotto ad un miserabile fumo com siastici. Però, senza un ordine del perato con pochi soldi da chi si re, non poteva il conte del palazzo diletta di carte pecore, ossia di terminar le' cause de' potenti, come plomi procacciati con impegni e si ha dalla legge 43 di Carlo Ma raccomandazioni , non vergognan gno, tra le longobardiche. Tal di dosi taluno di domandarli da vieto proveniva, acciocchè il conte per sè stessi , mentre che le o- palatino non si perdesse dietro alle norificenze dovrebbono conferirsi cause de' grandi, trascurando intan spontaneamente dai principi , sol to quelle de' poveri e dei meno potenti, per le CONquali avevano mag altri atti ancora CON si scorge, che 57 il gior premura i buoni principi. conte del palazzo aveva un vicario Alcuni ritennero che nella corte appellato perciò Vicecomes, oggidì dei re di Francia vi fosse un solo Visconte. Si scorge ancora , che i conte del sagro palazzo, ma inve conti del sagro palazzo ordinaria ce in qualche tempo furono due i mente facevano la loro residenza conti palatini, ed il M ahi Ilou ne ha in Pavia, dov'era il palazzo dei re portato gli esempj, de re Diplom. d'Italia. Forse anche reggevano quel lili. 2. cap. ii. n. i.4. Il bisogno la provincia con l' autorità , onde dei popoli , e la divisione dei re altri duchi, o marchesi governava gni, diedero cagione all' introduzio no il paese loro assegnato. Anco ne di più conti nel palazzo. Lo eb poi i principi beneventani avevano bero l' Aquitania e la Borgogna , il loro conte del palazzo; perciò ne' quali regni si divise l' impero stimòtificare Pietro quello diacono del palazzo di dover dei iden- re de'Franchi. Questa dignità fu ezian dio in uso ne' regni di Germania, d'Italia. Si rileva dal Borgia, Me Inghilterra, Polonia, ed Ungheria, morie iltoriche di Benevento parte tenendosi da per tutto in sommo seconda , p. i o6 , che dopo essere onore. Cosi si ebbero conti palati cessato in Benevento il dominio dei ni nel regno d'Italia, quando ne di longobardi , il palazzo de' principi, vennero dominatori i Franchi, per abitato dai rettori pontificii, conti chè stabilendosi un re particolare, nuò a chiamarsi palazzo principe fu nominato un conte palatino, af sco , palazzo del Papa , e palazzo fine di risparmiare ai popoli di por della curia romana. Quindi riporta tare le cause nel centro della Fran che Falcone, nella sua Cronaca nel cia. L'autorità di questo conte si ii37, parla di un certo Bernardo conosceva dal popolo di tutio il re qui Comes palatii vocabatur; il per gno , che poteva appellare a lui , chè si vede chiaro che nel palazzo dai duchi, marchesi e conti , e in Beneventano, sotto i pontificii ret- qualunque parte del regno, dov' e- tori, continuavano alcuni impieghi, gli si trovasse, e con facoltà ordi che già vi furono in tempo de'prin- naria potca giudicare di tutte le cipi longobardi. Uffizio dei conti del cause. Che se grande fu l'autorità palazzo di Benevento in tempo dei de' messi regali, maggiore fu quel principi e rettori menzionati , era la dei conti palatini. L'autorità dei il giudicare le cause, che dai mi messi era solo delegata e tempo nori giudici della città e dello sta ranea, e da essi potevasi appellare to si portavano in grado di appel ai conti palatini. lazione, o al principe, o al rettore Il dotto Muratori, loc. cit. pag. pontificio. Avverte il medesimo Bor 59. e seg., riporta una serie di con gia, che in Benevento negli accen ti palatini dell' Italia. Si deve no nati tempi vi erano vari giudici, tare, che nell'anno 873,0 nel se i quali, oltre l'adempiere alle parti guente , da due placiti viene com di decurione , o sia senatore , che memorato Heribaldus Comes sacri oggidì diciamo consigliere , compi Palatìi. Questo medesimo personag vano quelle eziandio di pretore per gio nell'anno avanti è intitolato la cognizione della giudicatura del k'icecomes Palatii ; dal che, e da le liti, come da più luoghi del ci- 58 CON palazzo, sorsero CON iii sua vece i conti tato Falcone è manifesto. Da que sti, e da altri minori giudici si ap palatini delle particolari provinoie. pellava al conte di palazzo , non Nel regno di Napoli, sotto i principi credendo il Borgia che sotto i ret Normanni, furono molto in credito tori pontificii fosse in Benevento i conti di Laiiretello , i quali si questo titolo solamente onorifico, trovano intitolati Conites Palatii. siccome divenne poscia altrove, e ll Galletti, Del primicerio p. i 6 , siccome dura tuttora. Imperocchè pubblicando le cerimonie fatte nel questo uffizio, mancato il sagro pa io46, per la coronazione dell' im lazzo, venne ripartito tra più sog peratore Enrico III , e di Agnese getti sotto le denominazioni in altri sua consorte dice, che furono rice tempi di vicario del rettore, e poi vuti dal prefetto di Roma e dal di luogotenente e di uditore, per conte del palazzo lateranense. Que cui questi in certo modo subentra st'ultimo, a suo tempo, levò all'im rono ricll' incarico di conte del pa peratore i sandali e le calze, quin lazzo. di lo ricalzò degli stivali imperiali, Ritornando ai conti del sagro e gli pose gli speroni di s. Mauri palazzo d' Italia, dacchè dopo l'an zio. Anche la Toscana ebbe il suo no mille cominciarono le città di conterimenti palatino ebbero nel il secolo titolo XIII. di conti Pa- Lombardia, e di altre parti d' Ita lia, ad alzare il capo per mettersi palatini i potenti una volta conti in libertà, poco a poco andò sce Guidi, e i conti Alberti di Prata, mando l'autorità de' ministri im e i conti Venerosi. Questo mede periali, e toccò appunto questa dis simo titolo, ed autorità conferirono avventura ai conti di palazzo. Fu i sommi Pontefici , e i susseguenti rono cacciati dai pavesi dal real imperatori, a moltissime persone ; palazzo di Pavia, e si ricoverarono di maniera che Io splendore del ti a Lomello , terra ragguardevole , tolo andò progressivamente a di onde la provincia, sommamente fer minuirsi. Tanto i Pontefici , come tile di grani, prese il nome di Lo- gl' imperatori nel creare tali conti mellina, e divenne il loro partico gl' intitolavano: Sacri lateranensis lare dominio. Ma come i pavesi palatii comites, anzi Sacri nostri occuparono puranco quella provin lateranensis palatii, et aulae no- cia , e ne smantellarono la terra , strae romanae comites. E Castruc- costrinsero il conte a dimettere il cio, duca di Lucca, nell'anno i328 suo ministero, e secondo l'uso di fu da Ludovico di Baviera creato qne' giorni, a farsi cittadino, e sud Comes palatii lateranensis. Ni un di dito della loro città. Anche da Ot ritto restava più agli imperatori in tone di Frisigna si apprende la quei tempi sopra Roma , per cui grandezza e l'autorità del conte pa potessero far valere siffatti titoli. latino. Egli pertanto dice, ch'era Non è poi vero , che il titolo di vicario in Italia degl' imperatori, e conte palatino fosse inventato la che, dimorando nel palazzo di Pa prima volta da Federico I Barba- via, stendeva la sua giurisdizione rossa nel secolo XII, per distingue sopra tuite quelle parti d'Italia, re i conti del Reno. Su di che va che dipendevano dall'imperio. letto il Borgia , Breve istoria del Cessata la dignità di conte del dominio temporale della santa Se CON (Vedi). Dichiararono CON eziandio i Pa 50 rie, p. 325. Degli antichi conti del palazzo, ne resta appena un'ombra pil' Accademia conti palatini di is. presidenti Luca (Vedi), del- ne' conti palatini de' nostri dì, i quali prima concedevano, come su pe' quali Pio VII istituì l'Ordine, periormente si è accennato, la lau che descrivesi al vol. XI, p. i 6 e seg. rea dottorale, creavano notarii ec. del Dizionario, come dichiararono Fino agli ultimi tempi i sommi e dichiarano, per mezzo di un breve Pontefici solevano creare conti pa apostolico, conti Palatini que' perso latini, cioè conti del sagro palazzo, naggi, che per benevolenza, o in pre e dell'aula lateranense i conclavisti mio dei loro pregi, e virtù, voglio de' Cardinali (Vedi), ne' conclavi, no decorare di questo onorifico ti in cui erano stati sublimati al pon tolo. Quando il capo della nobilis tificato, ed altrettanto facevano coi sima famiglia Sforza Cesarmi no Dapiferi (Vedi), che sono quelle minava, per privilegio pontificio, al nobili , o civili persone , le quali cun individuo in cavaliere della mi presiedono in tempo di conclave lizia aurata, e dello sperone d'oro, al trasporto delle vivande ai Car lo dichiarava altresì et sacri pala- dinali dai rispettivi palazzi. Egual In, aulaef/ue, lateranensis comiti pa mente, fino agli ul timi tempi, i Pa latino , colle analoghe prerogative pi solevano creare cavalieri dello e distinzioni. sperone d'oro (Vedi), e comi pa Sino al pontificato di Pio VII, latini i paggi nobili che gli ave per indulto della santa Sede, i Car vano assistiti nella solenne cavalca dinali legati, i vescovi assistenti al ta, colla quale presero possesso nel soglio Pontificio, ec., godevano la la basilica lateranense. Cosi face nomina di alcuni cavalierati dello vano cavalieri dello sperone d'oro, sperone d'oro, non che di conti pa e conti del sagro palazzo, ed aula latini. Il Parisi, nelle Istruzioni ec., lateranense (come per ultimo di- tomo IV, p. 5 e seg., riporta la chiarolli Pio VI), i loro intimi e Formula comitis palatini, et equitis nobili famigliari, cioè il maggiordo militiae auratae ; ed avverte che mo, il maestro di camera, l'elemo sebbene il cavalierato sia titolo per siniere, il sagrista , i due segretari sè secolare, tuttavia il diploma di de' brevi a' principi, e delle lette solo conte palatino, si da anche agli re latine, il sotto datario, i came ecclesiastici colle limitazioni che ac rieri segreti partecipanti di spada cenna. Non riuscirà discaro, che qui e cappa, i cappellani e chierici se appresso si riporti una formola di greti, il p. maestro del sagro pa diploma di conte palatino, usata da lazzo, il maestro di casa di esso, e un vescovo assistente al soglio nei gli aiutanti di camera, come si può primi anni del secolo corrente. vedere all'articolo FAMIGLIA PONTI » Quel sincero affetto, che por- FICIA. Va ancora notato, che i Pon » ti verso la santa ed apostolica tefici, nel creare un cavaliere del » Sede, la probità della vita e dei la milizia aurata , ossia dello spe «, costumi, e gli altri ornamenti rone d' oro, lo creavano pure conte » lodevoli di virtù e di dottrina, palatino, conte del sagro palazzo ed » meritano che in te si ritrovi aula lateranense : argomento , che » la capacità di ricevere le nostre «i tratta all'articolo Sperone d' oro » maggiori grazie, per lo che aven 6o CON » condo gli articoli CON già dalla $an- » do il santissimo nostro signore » Papa Pio VII, a noi siccome H ta Sede proposti; altrimenti sie- » preluto domestico, ed assistente x no mdle ed invalide le presenti » al soglio pontificio , in vigere » nostre lettere. In fede delle qua- » delle sue lettere in forma di breve, » li ordinammo di spedire queste » spedite il giorno i8o4, fra » lettere di nostra mano sottoscrit- » gli altri doni della sua munifi- » te, e del nostro sigillo muni- » cenza, concessa la facoltà e la » te per l' infrascritto nostro se- » potestà di creare alcuni chiaris- » gretario. » simi personaggi per nobiltà per- » Dato in Roma fuori della por- » sonali, conti del palazzo apostoli- » ta Flaminia nell'anno i8o4... . » co e dell'aula lateranense, come » del pontificato di Pio VII anno x parimenti cavalieri della milizia Vii . » aurata; noi pertanto, volendo di- Finalmente il menzionato Pio » mostrare a te special favore, e VII, dopo il suo glorioso ritorno » volendo decorare la tua persona in Roma nel i8i4, comandò che » con titolo di più degno nome, il titolo e grado di conte palatino » colla predetta autorità (come si fosse affatto separato dal cavaliera » è detto a noi concessa), facciamo to dello sperone d'oro, e si confe » e creiamo col tenore delle pre- risse per mezzo di un pontificio » senti, te conte del palazzo apo- breve separatamente, togliendo così » stolico, e dell'aula lateranense, la promiscuità di cavaliere e conte. » e concediamo a te che possa ser- COJNTENSON VINCENZO. Scritto » virti, godere, e possedere libera- re teologo del secolo decimosettimo » mente, e lecitamente, col tenore nato l'anno i 64 i nel Condomese. » della presente di apostolica au- Fece professione a Tolosa nell'Or » torita, la croce d'oro giusta l'e- dine di s. Domenico, ove si distin » semplare a te consegnato, e por- se per la sua applicazione allo stu » tare la catena d'oro, ed il pallio, dio, e pei grandi progressi in esso » con simile croce, e godere tut- fatti. Insegnò filosofia in Alby e » ti e singoli i privilegi , indulti, teologia in Tolosa . Morì l' an » esenzioni, e prerogative di cui no i674 nella città di Creil nel » gli altri cavalieri dello stesso di- la Francia, dove predicava l'avven » ritto e consuetudine, ed in qua- to. Il p. Contenson era pio e dotto: » lunque modo posseggono, usano e leggeva molto la Scrittura ed i pa » godono ( eccettua te però le esen- dri, e specialmente s. Tommaso. » zioni tolte dal sagro concilio Tri- Ci ha lasciata: Theologia menti* et » dentino ) . Ti avvertiamo però, cordis, nella quale istruisce, e ad » che prima che cominci a godere un tempo commove. » dell'effetto delle nostre grazie e CONTESSA o GRAN CONTESSA » privilegi debba prestare il giu- MATILDE. Questa eroina benemerita » ramento consueto di fedeltà nel- della santa Sede, sovrana della To » le nostre mani, o di altra per- scana, e di una parte della Lom :, sona costituita in dignità eccle- bardia, nacque nel medio evo l'an » siastica, da eleggersi dalla tua no io46 da Bonifacio III marche » persona; e così ancora emette- se di Toscana, e da Beatrice. Es » re la tua professione di fede se- sendo morti uà' altra figlia ed un figlio di Bonifacio, CON e di Beatrice, CON fii la città Leonina. Pure Gottifredo, Matilde in età assai giovane, nel coll'aiuto de'romani, costrinse que i o54 alla morte del padre rimase st'ultimo alla fuga, e per l'aiuto di erede di uno de'più potenti stati Cencio, figlio del prefetto di Roma, d'Italia.dena,tova, Ferrara Reggio, La Toscana, la (che Gurfagnana, vuoisi Lucca, data Man- Mo- a potè rifugiarsi nel Castel s. Angelo. Intanto nel io73 successe ad Ales sandro II s. Gregorio VII, che vo Tedaldo bisavolo della gran con lendostiche abolire s' inimicò le investiture con Enrico ecclesia- IV tessa dal Pontefice Giovanni XVI creato nel 985), e forse anche Par re de'romani, e nel io76 lo sco ma e Piacenza le erano sottommes- municò. se. Matilde aveva forza di caratte Matilde non visse lungamente col re, coraggio, e pronti talenti, atti a suo sposo, il quale per essere devo far buon uso de'grandi mezzi che to ad Enrico IV, fu fatto assassina tildepossedeva. andò immediatamenteIn età di otto anni al posMa- re in Anversa nel febbraio io86 da Roberto conte di Fiandra, ne sesso degli stati paterni. Sua madre mico del re. Due mesi dopo la con Beatrice conservò l'amministrazione tessa Matilde perdette anche sua di tali stati, e la divise anche col madre, e da quel tempo si diede suo secondo marito Goft'iedo il ad ornare gli stati suoi di magni Barbuto duca di Lorena. Morto fici edifici, di chiese, di castelli, e questi nel io7o,6 Beatrice nel io76, di porti. Offrì pure a s. Gregorio Matilde regnò sola; d'allora in poi VII il suo possente aiuto nelle tutta la sua esistenza non ebbe che gravi vertenze da cui allora l'im uno scopo, quello cioè di difendere pero era agitato per cagione del da Enrico IV, ed Enrico V i Pon l'antipapa Clemente III, fatto eleg tefici Alessandro II, s. Gregorio VII, gere da Enrico IV contro quel le Vittore III, Urbano II, e Pasquale gittimo Pontefice. I principi di Ger II, non che di aumentare i domi mania indussero poscia il re ad nii temporali, e il potere della san invocar perdono dal Papa, e que ta Sede. sti a passare in Augusta per cui Ebbe Matilde nelle prime noz l' arcivescovo di Treveri , amba ze Goffredo, o Gottitredo, il Gobbo, sciatore del re, ne lo aveva istan figlio del suo patrigno duca di Lo temente pregato. Mosso s. Grego rena. Egli esercitò in nome di lei rio VII dagl'inviti di Matilde si po qualche autorità nella Toscana, e se in viaggio, ma giunto in Vercelli, il negli altri suoi domimi. Nella vita di vescovo ch'era cancelliere del regno Alessandro Increato nel i06i, scrit d'Italia, lo avverti che Enrico IV ta dal Platina, si rileva che quan l'incontrava con poderoso esercito do Enrico IV fece eleggere contro e con iniqui disegni. Allora il Pa quel Pontefice l'antipapa Onorio II, pa retrocedette, e ritirossi nelT ines e quando questi si recò in Ro pugnabile castello di Canossa nel ma , venne Alessandro II difeso Reggiano , ricevutovi dalla gran da Gottifredo. Abitavano entrambi contessa, che n'era la patrona, col il palazzo lateranense, mentre l'an la maggior venerazione, e coi piii tipapa, nel suo ritorno in Roma con alti riguardi. Ivi si recarono mol un esercito, occupò il vaticano e, ti vescovi e laici tedeschi , dal 62 CON che ne fu compilato CON a' 28 gennaio Papa stati scomunicati come se guaci di Enrico IV, e che elu io77, e lo confermò co'più terri dendo le guardie del re erano pe bili giuramenti. V. il Platina nel netratisa si scalzarono nella Lombardia, i piedi, sie in vestirono Canos- la vita di san Gregorio VII, pag. 24 ii e se§-, cne riprodusse le for di lana sopra la carne, e in questo mole di scomunica usate contro En stato andarono a chiedere l'assolu rico IV. Ricevette quel re il cor zione al Pontefice. Egli rispose, che po di Cristo dalle mani del Papa, nulla più desiderava ardentemente, pranzò con lui, e fu trattato con quanto la riconciliazione de'peccatori; molto onore. ma che una sì lunga ostinazione I lombardi , seguaci del re me esigeva una penitenza e prove con desimo, all'udire la sua ritrattazione venienti, e dopo l'una, e le altre li siccome ostinati nemici di s. Grego assolvette, come si ha dal Bercastd rio VII, e calunniatori di sua vir Storia del Cristianesimo tom. XII, tù, si ribellarono; i signori lom p. i5i, e seg. bardi si ritirarono da lui, e le cit Enrico IV bramoso era pure di tà lombarde gli chiusero le porte. farsi assolvere; al qual fine ebbe Per istabilire il suo credito coi lom anche una conferenza con Matiide, bardi, non curando che la Ger che interpose i suoi uffizi, in uno mania gli si ribellasse, Enrico IV, a quelli della sua suocera contessa passati quindici giorni, ruppe il so di Savoia, e di Adelao suo figlio, lenne trattato fatto col Papa, e a quelli di s. Ugo abbate di Clu- ricuperò poco a poco l'animo dei ny, e de' personaggi più cari al lombardi , ed altri italiani del suo Pontefice, perchè assolvesse il re al partito ; ma i principi di Ger meno dalla scomunica. Temendo il mania il deposero, e gli sostitui Papa la leggerezza del re, ne pro rono il duca di Svevia Rodol crastinò l' esaudimento . Lasciato fo. Enrico IV montato in furore perciòsa il suo dal seguito, principe fu fuori ammesso di Canos- so immaginò d' impadronirsi del Papa e della contessa Matiide, che in lo nella piazza , che aveva tre re vece ritiraronsi nelle gole delle mon cinti di mura. Fu fatto restare nel tagne, onde s. Gregorio VII stette per secondo, senza alcun segno di digni tre mesi presso la gran contessa , tà , coperto semplicemente di un la quale, per consolarlo colla sua di panno grosso di lana. Ivi passò tut vozione esemplare della ribellione di to il rimanente di quel giorno, e tanti altri snaturati figliuoli, fece alla gli altri due seguenti senza man Chiesa romana la donazione di tut giare che un poco di pane, che gli ti i suoi steiti , riserbandone l'u si dava verso sera. Finalmente, alle sufrutto pel rimanente de' suoi replicatetilde e di istanze altri, della fu Enrico contessa IV Ma- nel giorni. In tal modo la santa Sede aggiunse a'suoi domini! la Toscana quarto giorno ammesso all'udienza e gran parte della Lombardia, con pontificia. Dopo molte discussioni si sistente nella principal porzione del convenne ch'egli rimarrebbe assolu Mantovano, del Parmigiano , del to colla condizione, che riporta il Reggiano, del Modenese, della Gar- citato Bercastel. Accettò il re tut faguana ec.; ciò che per altro fu te le condizioni, sottoscrisse l'atto poi pei la ianta Sede una sorgeu CON i nemici di s. Gregorio CON VII, molti 63 te di turbolenze e calamità, come si narra all'articolo Sovranità Pon vollero ritornar al grembo della tificia (Vedi). Chiesa, il perchè il Papa nominò In seguito la contessa dovette col s. Anselmo legato di Lombardia. le armi difendere sè stessa e il Papa Nel io86 a s. Gregorio VII suc contro gli scismatici, contro Enrico cesse Vittore III, ed a lui nel io88 IV, e contro l'antipapa Clemente Urbano II. Questi persuase nell'an III. L'anima forte di Matilde non no seguente la gran contessa, affine lascia vasi piegare dalle sventure: di dar forza al proprio partito con l'esercito da essa raccolto per cacciar tro l'antipapa, e contro Enrico IV, da Ravenna l'antipapa, fu disfatto a sposare Volfone V, ossia Guelfo a' i 5 ottobre i o8o. Nell'anno seguen II come altri lo chiamano, figlio te la sua patria Lucca, che in allo di Guelfo I duca di Baviera, di ra era forse la città più considera somma potenza. Ciò seguì, sebbene bile della Toscana, si rivoltò contro la principessa avesse oltrepassati qua Matilde. Siena ne seguì l'esempio, ranta anni di età, e colla condi e nel i082 Enrico IV devastò il zione, dallo sposo accordata, di con Modenese, e ne assediò in vano le servare nel letto maritale illese fu fortezze, che la contessa ivi posse nesta e la pudicizia. E siccome deva. In mezzo a tante procelle es Guelfo II era nipote del marchese sa continuava a somministrare ge d' Este, vennero collegate contro nerosi soccorsi a s. Gregorio VII, Enrico IV le case più potenti di consacrando a questa guerra di re Germania ed Italia. Irritato il re ligione i tesori delle chiese, conceden per tale unione, portò la guerra do dei feudi in compenso. Dal canto tanto in Baviera, che negli stati suo Matilde riportò non pochi vantag della principessa : assediò Mantova gi sull'armata imperiale, che sorpresa nel io9o, e se ne impadronì a' i2 in luglio i084, a Sorhara nel Mo aprile ioqi; indi prese tutte le denese, fu sbaragliata e posta in fortezze da Matilde possedute al fuga. Racconta il Bercastel, che gli nord del Po, e con egual successo scismatici piombarono all'improvviso portò la guerra nelle terre , che sulle terre di Matilde, e che i vas stanno tra quel fiume, e gli Appen salli suoj sorpresi, non ebbero tem nini. In una dieta, che la contessa po di radunare, che poca gente: convocò a Carpeneto, quasi tutti i ma s. Anschno, vescovo di Lucca suoi teologi e baroni l' esortavano e direttore della principessa, supplì allanossa pace; le promise ma un il monacosoccorso dal di Ca-cie al numero col coraggio che ispi rò agli armati, e mandò il suo pe lo, se perseverava in quella santa nitenziere ad assolverli. Diedero es guerra. Laonde la pia contessa im si pertanto la battaglia con tal pose silenzio a' suoi timidi consi valore, che gli scismatici fuggirono glieri ; ed Enrico IV fu costretto alla prima scarica, e ne furono fatti in fatti a rivolgere altrove le sue molti prigionieri, e copioso fu il botti armi. Cosi la principessa ricuperò no. Innumerabili furono i nemici uc ben presto le fortezze che aveva cisi, ed i cattolici ebbero soli tre mor perdute, e nel iog4, a sue pre ti, ed altrettanti feriti per manifesta ghiere , Urbano II visitò la Lom protezione del cielo. Cos'i, diminuiti bardia. Nel seguente anno però 64 CON CON Guelfo II si separò sdegnato da re ; e di più ancora Ferrara , che lei, perchè non voleva ritirare a dopo essere stata tributaria alla s. sno vantaggio , la donazione fat Sede, era stata concessa al suo bisa ta de' suoi stati alla santa Sede. volo, come di sopra si disse. Ag Anzi, essendosene perduto il formale giunge il Platina, che alcuni scri atto, essa nel Pontificato di Pa vono (tra' quali è Vincenzo), che squale II lo rinnovò nella sua for questa eccelsa donna morisse in Fi tezza di Canossa a' i7 novembre renze in quell' incendio, che bruciò i io2. la maggior parte della città colla La deposizione e la morte avve morte di circa due mila uomini, e nuta nel i io6 di Enrico IV, sem che il di lei corpo fu trasportato in brarono liberare Matilde da ogni Lombardia, e sepolto nel monistero timore dalla parte della Germania, di s. Benedetto lungi dodici miglia perocchè Enrico V, figlio di lui, le da Mantova. Il Platina crede che la dimostrava grande rispetto. Nondi principessa morisse in Mautova, e per meno quando quel re de' romani suo ordine fosse sepolta per opera nel itio si condusse in Italia, essa di Anselmo, persona di gran santi non volle recarsi alla sua corte; ma tà, e fondatore del monistero, me gli spedì ambasciatori che gli giura diante le generose somme sommi rono in suo nome fedeltà verso e nistrategli dalla defonta. I lucchesi contro tutti, fuorchè contro la santa credevanotilde; ma volendopossedere Guido il corpo Gonzaga di Ma- Sede soltanto. Enrico V nel i i i i , dopo avere imprigionato Pasquale risarcire il detto monistero , ritro II, e dopo essere stato da lui coro vò il corpo di essa, e lo ripose de nato imperatore , visitolla nel suo bitamente in luogo più onorevole. castello o fortezza di Bibbianello I romani Pontefici tennero nella presso Reggio, dove ebbero un col più alta considerazione le gloriose loquio in tedesco, giacchè Matilde geste di Matilde. Per gratitudine parlava assai bene quella lingua, e le fecero dipingere nel palazzo apo molte altre. Frattanto essa aveva stolico Vaticano, e Benedetto XIII, ricuperato le città, ed i castelli per in contemplazione che Lucca sia la duti nell' ultima guerra, e Ferrara patria della gran contessa, eresse in era rientrata fino dal i io2 nel suo metropoli quella sede , .confermò dominio. Mantova la ricuperò nel ed ampliò i suoi privilegi. Urbano iii4, ma fu l'ultima delle sue im VIII nella basilica vaticana eresse prese , giacchè mori ai 24 luglio a Matilde nel i 635, un magnifico i i i 5; ed il suo corpo fu seppellito monumento di marmo sovrastato nel sontuoso monistero di s. Bene dalla statua di essa, la cui testa fu detto di Polirone presso Mantova, scolpita dal celebre Bernino, il qua che essa avea colmato di beneficii. le diede il disegno pure pel depo Il Platina, nella vita di Pasquale sito. Il resto è opera di suo fra II, racconta che sotto di lui mori tello Luigi, mentre il bassorilievo la contessa Matilde assai vecchia, e rappresentante l'assoluzione ricevu lasciò per testamento alla chiesa di ta dal re Enrico IV da s. Gregorio Roma, quanto è dal fiume Pescia, VII, venne eseguito da Stefano Spe- e s. Quirico su quel di Siena, fino rr.nza. Quindi Urbano VIII, per a Cnperano dall'Appennino al ma- onorare la memoria di Matilde, da CON Cosimo della CONRena , dal Cardinal 65 Mentova, fece nel Vaticano traspor tarne le ceneri. Volendo poi Urba Bona, da Luca Olstenio, Antonio no ViII restaurare il magnifico ap Pagi, Carlo du Cange, Lodovico partamento di Giulio III, presso le Antonio Muratori, Golfredo Gugliel camere dipinte da Raffaello, nella mo Leibnitz, dal p. Andrea Rota, sala che lo precede, dal viterbe e da quanti hanno avuta occasione se Gio. Francesco Romanelli, fece di favellare delle cose di questa in rappresentare a fresco i fatti della signe principessa. Della stessa opera gran contessa, per cui la sala e il ci diede una seconda edizione ar detto appartamento presero il nome ricchitasi, come di si preziose vede dal giunte titolo il : p. Memo Man- ditilde. appartamento Descritto esso della viene contessa dal Taja, Ma- rie della gran contessa Matilde re Palazzo Vaticano, pag. i98, e dal stituita alla patria Lucchese dò- lo Chattard Descrizione del Vati Francesco Maria Fiorentini, secon cano, pag. i86. Il maggiore de' di da edizione illustrata con note cri pinti figura l' assoluzione di Enrico tiche, e con le aggiunte di molti tildeIV, il alquale Papa si vede in atto presentare supplichevole, da Ma- documenti ( alcuni de' quali si deb bono correggere ed accrescere con. alla presenza de' Cardinali, ed altri quelli, che trovansi negli Ance, personaggi, massime di Ugo, od U- medii devi del p. Zaccaria a carte gone abbate cluniacense, che sem 3o3, 3o9 e 3 io) appartenenti a bra farsi mallevadore del penti Matìlde, ed alla di lei casa, da mento del principe. Siccome que Giandomenico Mansi della congre sto dipinto avea sofferto, cosi per gazione della Madre di Dio, Luc conservarne la memoria , il Papa ca i 756. Il p. Carlo Antonio Erra, regnante vi ha fatto sostituire una della medesima congregazione, pub diligentissima copia a olio eseguita blicò ancora colla sua nota erudi eoa perizia e valore dal ch. cav. zione , le Memorie storico-crìtiche Pietro Paoletti bellunese. E sicco della contessa Matilde)'R.oma i768. me nel pontificio palazzo di Castel Donizone, monaco del monistero di Gandolfo eravi un quadro rappre Canossa nel territorio di Reggio, sentante Matilde con veste di por vivendo ancora la contessa Matil pora a cavallo, interessante sì per de, prese a scriverne la vita in versi le sembianze della contessa, che pel assai incolti ; e poichè essa morì costume dei suoi vestimenti, l'istes- nel iii5, vi aggiunse un capo a so Gregorio XVI lo fece portare in raccontarne la morte. Dopo altre Roma, e collocare sull'architrave edizioni, fra le quali ve n'è una fat della porta della menzionata sala. ta dal Tegnagelio in Ingolstadt nel Le geste di questa grand'eroina, i6i2, la pubblicò di nuovo, ma sì benemerita della Chiesa, furono assai più accresciuta e corretta , j-ià egregiamente descritte dal ce con una bella prefazione, il Mura lebre Francesco Maria Fiorentini , tori ne' suoi Script. Rer. Ital. t. V, medico primario di Urbano ViII , pag. 337. Della Genealogia Ma- e stampate in Lucca nel i642. Il tliildis comiùiisae avea già scritto merito di quest' opera fu grande il celebre Felice Contelori , in un mente celebrato con moltissime lodi libro pubblicato, Interanmae i 55 7. dal Cardinale Sforza l'alluvioni, da Ma a' tempi più a noi vicini sono VOL. x\u. 5 66 CON do alcuni, erano COiN quelli che noi a ricordarsi i due eruditi Cardi nali Giuseppe Garampi nell' Illu chiamiamo grandi scudieri. In pro strazione di un antico sigillo della gresso di tempo il loro potere ven Garfagnana, Roma i759, e Stefa ne tanto esteso, che essi comanda no ]3urgia nel pregevole rame che vano ai generali, ed anche ai prin pubblicò della genealogia di sì im cipi del sangue. Questi dignitari mortale contessa. Queste opere men facevano i regolamenti che riguarda tovate sono da preferirsi al Trat vano le truppe, ed avevano sotto tato della vera origine, fatti, e co di loro un prevosto che giudicava stumi, lodi di Matflde la gran con i delitti commosi dai militari. tessa d'Italia, di Demetrio di Gui Il Donati, De dittici degli antichi, do Mellini , Firenze i 589 ; alla p. i 58, riporta un esempio della di Cronica della vera origine, ed azio gnità ex eomes sacri stabuli, o conte ni della contessa Matflde, di Bene del sagro stabulo, ed aggiunge che detto Lucchini pubblicata nel i592 ; da ciò nei bassi tempi derivò la voce alla Lettera apostolica di Domenico di Contestabile, come osserva Mont- Mellini m difesa di alcune cose già faucon,Supplem. Antiq.expliq. t. III, òeritte da lui, e appartenenti alla p. 233. Il conte del sagro stabulo contessa Matflde, e riprese da Be ne,l codice Teodosiano, presso il tovanedetto nel Lucchini, i592, estampata poi in in Firenze Man- Du Cange, C/o.?, lai. V. Comes, viene pur chiamato Tribunus Sia nel i 594 ; alle Meraviglie eroiche buli, e dice che chiunque nel suo di Matflde la gran contessa d'I principio godeva di questa carica, talia, del marchese Giulio del Poz non aveva altra ingerenza che sui zo, uscita alla luce in Verona nel cavalli , e di essere scudiere del i678 con figure; alla Vita che ne principe; ma in progresso di tempo scrisse Antonio Beffa Negrini da essa divenne una delle prime digni Asolo nella Marca Trevigiana; a tà militari, dappoichè i conti del quella che in latino pubblicò nel sagro stabulo erano i primi gene i6i4 Michele Lunigo, De insigni rali dell'esercito. Così il Donati. douatione comitissae Muthildisj fi- Lodovico Antonio Muratori, nel nnimento alla Pita della contessa la sua quarta Dissertazione De Jìj'atilde, scritta da d. Silvano Raz- gli uffizii della corte dei re antichi 7Ì camaldolese, e pubblicata in Fi- d'Italia., e degli imperatori, dice che ix-n/e nel i587. in un placito tenuto in Spoleto nel CONTESTABILE , o CONE- l'anno 86o da Lodovico II impera STABILE, Comes Siabuli. Nome di tore, fra i cortigiani imperiali eravi dignità militare, come Gran Con Hechideus comes, et pincernus pri- testabile lo è di dignità principale TÌULS, conte e capo dei coppieri. Nel nelle corti de'grandi principi. Que palazzo degli augusti franchi, e dei sto vocabolo deriva dal latino Comes principi di Bene vento, era vi il rag Siabuli, capo della scuderia , che guardevole grado di Comes stabuli pur fu detto Praefectus Stabu che ora diciamo Contestabile, cioè li, Stratore, ed oggi Cavallerizzo prefetto delle stalle, o scuderie del (Vedi). Anticamente i contestabili principe. Ci avverte il Borgia, Mem, avevano la sopraintendenza delle ist. di Benevento, t. II. p. i6i, che scuderie reali, ed in origine, secon- indetta città anticamente erano due primari magistrati, CON il Ri-ttorc, e il era Palermo, CON ma anche nelle pro- 67

Contestabile; al primo a[i|i.iririn:va il vincie di tutto il regno , ad altri pulitico, al secondo spettava il ma de' quali diedero il comando di neggio delle cose militari, con di qualche corpo di fanteria o di ca pendenza però dal Rettore, come valleria, e ad altri il governo de' luo da quello che non volendo da per ghi principali. Falcone , nella sua sè stesso am ministrare il militare, Storia all'anno i i .'«2, parla del con aveva facoltà di eleggere il conte- testabile di Montefulco, luogo sei sial,ile. Queste erano le principali miglia lontano da Benevento, dove cure de' detti due magistrati, giac da più secoli era vi il tribunale della chè tici rimanente, salva l' autorità provincia del Principato Ulteriore. del Rettore, di com un consenso ad A distinzione però di questi conte operavano le cose, allo stesso mo stabili, che risiedevano nella pro do, che essendo alla testa del go vincia, e che prendevano nome dal verno il solo contestabile , qua luogo della loro dimora, dicevan- si perchè di suprema rappresen si assolutamente Regni comestabuli tanza rivestito in vece del Ret quelli, ch' erano nella capitale, co tore, adempiva ad ambedue gli me maggiori degli altri , i quali impieghi. Stranamente poi, come os dappoi si chiamarono Maestri con serva il Muratori, fu trasferito iti testabili, e Magni contestabili. Av Francia questo impiego a chi era verte poi il citato Borgia , che in condottiero di armata. Nelle sue Francia primieramente fu dato il giunie alla Cronica Casauriense, e titolo di Contestabili, ai condottie in un piacito del suddetto anno ri degli eserciti. 84o, tenuto pure da Lodovico II, Il regno di Armenia ebbe un fra i cortigiani vi è un Adclbertum contestabile, lo ebbe il regno di Coiiiitem Stabuli; e l'anonimo Saler Napoli, ed era una delle sette digni nitano, ne' Parai/pomeni , a pag. tà principali ereditarie del regno, 928, scrive che Grimoaldo Store- esercitando le cariche di luogo scyz, principe di Benevento , disse tenente del re negli eserciti, e di capi ad uno di quei cittadini: Siabulum tano generale de' medesimi. Ma del no;, (rum ,.str, et qualein volueris la carica di gran-contestabile del eijuuiii ex^ui'e tolle. At ille ad Co- regno di Napoli, esercitata per diver mitem Siabuli propefavit etc. Che si si secoli dalla nobilissima famiglia ro trovasse anche I nlliyiu di Marescal mana Colonna (Vedi), e delle di co nella corte degli Augusti, e dei stinte sue prerogative dicemmo a re, sembra verosimile, se pure non quell' articolo. Negli ultimi tempi fu lo stesso che quello di Comes questa dignità fu soppressa per le Siabuli. I marescalchi in Francia note vicende politiche. In Francia divennero marescialli, e gran mare era stata già tolta nel i627 dal re scialli. Luigi XI ll, dopo la morte del du 1 Normanni dopo che s' impa ca di Lesdiguières ultimo contesta dronirono della Sicilia, e delle pro- bile in Francia. La dignità di con vincie, che ora formano il regno di testabile, fu una delle principali Napoli, sotto Ruggiero primo re di nell'Ordine religioso ed equestre di quelle terre , posero i contestabili s. Stefano. nou solo nella capitale che allora Non deve tacersi, che anche ap 68 CON de* Emperetirs CON , t. V. ar. i 8. an. presso i monaci si legge essere stato questo uflicio di Contestabile , che 368. p. /j.3. parla a lungo de' pre Bernardo monaco, e. i 3 con.mc.tu- gi degli Anicj, ceppo della casa din. cluniace.ns. ms*. per tal modo Conti. descrive nel citato Glossario del Du Giampietro Crescenzi nella sua Cange. V. CONESTABULUS: » Est fra- Corona della nobiltà d' Italia par. » ter cui est commissa obedientia, i . Narraz. i . cap. 3. p. 46., dell'e » ut de equis curam habeat, et mu- dizione di Bologna i639, seguito » lis , quem nos vulgariter Cone- poi dal Gesuita Gamberti nello » stabuluni vocamus; ipse habet Specchio della verità, par. i. p. 7o, -• agasonem smmi, qui capit curam dice altresì ch' essa proviene dalla M de equis etc. hnbet autem in cu- casa Anicia Pierleoni Frangipani, » stodia sua totani avenam, et hor- la quale propagata nella Germania » deum mouasterii etc., sellas, cal- si chiamò Austriaca. Per confermare » caria, frena, ferra, etc. ". questa opinione egli riporta a p. CONTI FAMIGLIA. La nobilissima 72o un testimonio, prodotto dal ed illustre famiglia Conti, una delle Ciacconio nella vita di Gregorio quattro che Sisto V dichiarò le più VI, di Alberto di Argentina, anti cospicue , e più antiche dell' I- co scrittore dell' istoria Germanica, talia, ebbe gloriosa origine , e sic il quale pretende che dalla famiglia come da essa derivarono le fami Conti proceda l' imperial casa d'Au glie de' Conti di Segni, di Aiiagni, stria: così ancora Giovanni Seifrido e del Tuscolo, oggi Frascati (Vedi), da Breslavia , monaco cistcrciense , le restò per antonomasia il cogno ed abbate del monistevo di Zwey- me di Conti. Per sentimento più tal nella sua opera : Arbor Ani- comune degli scrittori, questa fami ciana , seii Genealogia sercnissi- glia, tanto celebrata, ha la sua ori momin augu*tissimac Austriae do- gine dalla antica famiglia Romana mus principuiii ab Anicia antiquis- Anicia, ossia Ottaviana, la più po sima, nóbilissùnaque Urbis Romuc tente, la più ricca, e la più nobile familia deducta, stampata in Vien che si avesse la città di Roma nel na d'Austria nel i6i3 in due to IV secolo. Divisa fu essa in più ra mi. Dopo aver confutato molte opi mi, ed esaltata venne da tutti gli nioni sull' origine della casa d'Au antichi storici, e principalmente fu stria, nel lib. i, cap. 6, p. 27, sta gloriosa per aver dato il primo sena bilisce la provenienza di essa dalla tore romano alla religione cristia famiglia Conti, ossia Pierleoni, e lo na (come rileva Prudenzio in Sym. conferma col sentimento di parec l. i. p. 22i); per aver dato i ss. chi imperatori di quella augusta Canzio , Canziano , e Can/ianilla , casa , e col voto di molti scrittori nocelebri , le tra famose i martiri dame di e Dioclezia- matrone tedeschi, ed italiani, fino al nume ro di sedici. La stessa origine vuol Proba, Giuliana, e Demetriade, il provare diffusamente il p. Diego lustri anche esse nella santità, non Lequile religioso francescano nella che il celeberrimo console e con sua opera: L' Arciduca Fcrdinando verinofessore Boezio egregio , Anicioed altri Manlio di cui Se- si Carlo Conti regnante, ovvero pane girici poetici in sua senza data di parlerà. Il Tillcmont nell' Hlstoirc edizione. Tornando poi CON all' origine della CON 69 altri scrissero Conte di Segni. Appog famiglia Conti, da cui i citati au giò egli le sue asserzioni alle carte tori fanno procedere la famiglia de autentiche degli archivi di Roma, gli arciduchi di Austria , Marco principalmente del Vaticano, ed a Dionigi nella sua Genealogia di Ca quello ch'erano prima in Castel s. sa Conci, pubblicata in Roma nel Angelo, ch'egli come prefetto aveva i669, afferma, col comune parere in mano. dei genealogisti , ch' essa deve il suo Per i tempi anteriori all' epoca principio a Gregorio console roma di Trasimondo , sembra certo, al no , che visse nell' anno di Cristo dire del Ratti, che i Conti discen 8oo. Tolomeo, figlio di esso fu dessero dai governatori di città, che principe del Tuscolo, e Teodoro fi e il vero e genuino significato del glio di Tolomeo, propagò la stes loro cognome ( V. CONTE ), giacchè sa famiglia divisa in due rami , il dominio loro sulla città di Segni cioè de'Conti di Tuscolo, e de' Conti solo principiò nel i 353; e che o di Segni. Nicola Ratti , della fami dall'averne essi governata qualcuna glia Sforza, Roma i793, nel to compresa nella campagna di Roma, mo II. p. 2i7, volendo dare un o dall'aver fatto ivi posteriori ac saggio delle famiglie Conti di Se quisti., sia derivata la loro ordina gni, Cesarini, Savelli, Peretti, Ca ria residenza ora in Anagni, ora brera, e Bovadilla , nelle note alle in Segni, ora in alcun altro di quei due ultime Sforzesche Fulvia Con luoghi, donde poi vari de' loro sog ti, e Livia Cesarini, per mezzo del getti furono detti Anagnini, Segni- le quali le medesime s'innestarono ni , Campani. Al tempo d' Inno- colla Sforza, coll' autorità di gravi cenzo III l'anzidetta famiglia, che scrittori, dice che la famiglia Conti rapporto alla linea di Segni, e Val- è una delle primarie patrizie roma montone, si estinse nella Sforza, e ne, e delle più antiche, discenden rapporto all'altra dei signori, e eIu te dalla Ottavia poi Anicia, detta chi di Poli (che all'epoca in cui ancora di s. Eustachio, dalla quale scriveva il Ratti sussisteva nella Similmente ripetono la Pierleona , persona del duca d. Michelangelo) e la Frngipani, e quella dei tanto cominciò a stabilmente fissarsi in celebri Coati Tusculani : di maniera Roma , acquistando nuovi feudi , che tutte queste famiglie sono in e signorie salì all'auge di sua gran ramazioniorigine la medesima, dell' Anicia. ossia Avverte tante pe di- dezza, conservata senza interruzione per lo spazk» di sei secoli. I due rò il dotto Ratti, come quello che nominati rami di Segni e Valmon- compilò l' erudita opera, coi docu tone, e de' signori e duchi di Poli menti esistenti nella famiglia Sfor sono appunto i principali, che di za Cesarini, di cui era primario mi rettamente discendono dalla casa nistro, che il più discreto degl'isto- d' Innocenzo III. Va però notato, rici nel ricercare la famiglia Conti che ninna delle dette terre e delle sia stato il Contelori, il quale seb città erano possedute dalla nostra bene sembri congetturare aneh' es famiglia Conti primachè Innocenzo so siffatta origine, pure in sostanza III nel i i 98 ascendesse alla vene non la ripete che da Trasimondo randa cattedra di s. Pietro. Va padre del grande Innocenzo III, eho pure corretto il Ciacconio, cui tea- giunti dentro COT- i limiti del giusto e nero dietro altri biografi oVCardi- nali,cenzo non III, solo ma anche riguardo alla ad maggior Inno- dell' onesto. Nel medesimo anno della sua esaltazione creò Car parte de' Cardinali della famiglia dinale il suo cugino Ugolino Con Conti, clic tutti chiamano de' conti ti , che nel i227 venne esalta di Segni , giungendo perfino ad to al pontificio trono col nome appropriarne certuni, solo perchè di Gregario IX ( Vedi ) , il cui diconsi di qualche feudo , che po nome risuona in benedizione nella scia fu de' signori Conti, come un Chiesa. Innocenzo ITI creò quindi Ottaviano de Polo, o de Poli, fat nell'anno i2oo Cardinale l' altro to Cardinale nel i i82 da Lucio cugino Giovanni Conti, dichiaran III, e che era di un'altra nobile dolo cancelliere di s. Chiesa, e nel famiglia romana, allora signora di I2o5 esaltò pure al cardinalato un quel castello, non che altri sem terzo cugino, Ottaviano Conti. Il pre ingannati del titolo di Conti. Contelori assegna un sol fratello Conviene anzi dire che la maggior ad Innocenzo III, cioè Riccardo, parte delle antiche famiglie nobili ma vari altri ne assegna il Rircher di Roma discenderebbe dai Conti nell' Bistorta Eustarliio-Marianei. Tusculani. Noi per altro, dopo aver e il Dionigi nella Genealogia ili fatto questa protesta sulla giusta casa Conti, gliene attribuisce uno autorità del Ratti, riporteremo do per nome Pietro, da essi voluto il po questo articolo le numerose bio fondatore della tanto celebre Torre grafie de' Cardinali di questo co de' Conti in Roma, che anche ai gnome con quelle denominazioni, nostri giorni si fa ammirare nel che loro diedero il Cardella nella rioneraviglioso Monti monumento alla Suburra della qual gran me-, Sloria de' Cardinali, e il Novaes in quella de' sommi Pontefici, sen dezza di que' secoli fazionari. Il za affermare se convengano alla Ratti però con documenti dimostra detta famiglia. Il p. Ratti, a pag. a pag. 229, che la torre venne e- 228, ne da analoghe ed opportune dificata da Innocenzo III, e da spiegazioni. Riccardo fratello di lui, adducendo Innoccnzo III dunque , chiama a ragione che la famiglia Conti to prima Lottario, fu figlio del sotto questo pontificato soltanto si ricementovato Scotta, Trasimondo, nobilissima damae di Cla- ro stabilì in Roma. Il Nardini, Roma antica, pag. i 49, dice che la tor mana, che altri chiamano Cla- re era molto bella ed alta, ma rina. Sì nello spirituale che nel che minacciando rovina, fu diroc temporale oltre modo giovò al cata nel pontificato di Urbano VIII. la Chiesa, ed alla Sede apostoli Non va qui taciuto, che i! lodato ca (come persino da ultimo provò Gregario IX, consanguineo d' Inno Federico Hurter nell' applaudita cenzo III, volle essere anco emulo Sioria del Papa Innocenza III ec. della sua magnificenza, dappoichè Amburgo i 836, di cui il ch. Ro- un'altra grandiosa torre innalzò vida ci ha dato la traduzione in per la sua famiglia, che è quella idioma italiano, Milano i839), nè stessa, che resta a monte Magna- fu ingrato alla sua famiglia, nè napoli, ora rinchiusa nel moniste- alieno fu dal beneficare i suoi con- ro delle domenicane di s. Catori CON discendenti. Riccardo CON in Ferentino 7i na da Siena, chiamata Torre delle milizie da qualche presidio milita prestò il giuramento di fedeltà al re, che ivi si sarà tenuto in tem Papa, e suoi successori per lo stato po delle fazioni, e non già perchè di Sora; locchè fu confermato con e la torre ed il sito fossero una diploma nel i2 i 5 dal re Federico stazione delle antiche milizie roma II. Il possesso della contea e stato ne sotto gl'imperatori, come alcuni di Sora nella persona del conte antiquari hanno creduto. Riccardo, e della casa Conti, durò La nostra famiglia Conti, che al pochi anni, e terminò nel successi tempo d' Innocenzo l II ebbe la sua vo pontificato di Onorio III, quan prima abitazione in Roma alla Su do l'ingrato Federico II, dimenti burra nel sito ancora detto Tor cando che ad Innocenzo III dove de' Conti, ne' successivi anni ( forse va fanciullo il regno, e adulto l'im quando la città cominciò a popo pero, ne spogliò con aperta ingiu larsi più verso il campo Marzo, e stizia il di lui fratello Riccardo, ne' luoghi ad esso vicini), passò al come si ha dal Tuzi: Memorie istori- palazzo annesso all'altra torre detta che. della città di Sora, par. II, p. 87. delle milizie, il che rilevasi da un Qualche anno innanzi al I2i5 istromento citato dal medesimo Con- Innocenzo III avea messo Riccardo telori. Questa seconda torre, eretta in possesso di altri castelli nella da Gregorio IX, appartenne ai con campagna di Pioma, pei quali nel ti di Segni, che continuamente la i2o8 Riccardo avea prestato il abitarono acquistando nel i 48 i le giuramento: » Innocentio III in- case contigue dai Colonnesi. » frascripta castra scilicet Polum, Che Innocenzo III poi avesse a ». Fustinianum, Anticulum , Roc- fratello Riccardo, chiaramente ap » cham de Niblis, Montem ma- parisce dalle concessioni , investi » gnum, Guadagnolum, Saracine- ture , e privilegi dal Papa ac » scum, Roccham de Soricis, Ca- cordati alla propria famiglia, nei » stellum novum, quae alias fue- quali è sempre nominato il solo » runt tradita in feudum Oddoni Riccardo con i suoi eredi, e suc » de Polo a Borone sanctorum cessori. Or sopra Riccardo appun » Cosmi et Damiani diacono Car- to Innocenzo III versò le sue be » dinali camerario, concedit nobili neficenze, quando lo potè, senza » viro Riccardo fratri germano re- commettere con altri ingiustizia, nè » tinenda, donec de damnis, et pregiudicare la Sede apostolica . » expensis, quae in iis fecerat, fuis- Essendosi ribellato a Federico II » set eidem satisfaclum, ut in lit- (già investito dal Papa del regno » teris dat. Romae 7 idus octóbris di Napoli) Corrado conte di Sora, » anno VII. PRO bis castris Ric- e castellano della Rocca, fu tra gli » cardus praestitit juramentum fi- altri spedito contro di lui Riccardo » delitatis eidem Innocentio die 6 Conti, che avendo ricuperata quel » octobris i2o8 ind. XI". E a la città e fortezza dalle mani del sapersi, che Oddone signore di Po ribelle, ne ebbe da Innocenzo III li, e degli altri mentovati castelli, il dominio, e l' investitura, avendo era debitore alla camera apostoli prima ottenuto il titolo di conte ca di molte somme di denaro. dal re Federico II per sè, e suoi Non avendo altra successione, che 7» CON CON una figlia per nome Costanza, con il padre Casimiro da Roma nelle venne egli di darla in moglie ad uno erudite Memorie i staiiche delle de' figli di Riccardo, colla condi chiese e conventi de frati minori nel zione, che questi si obbligasse a la provincia Romana, capo XXV, pagare i suoi debiti. Dopo accetta p. 4 ì i e seg- Riccardo lasciò tre to il partito, Oddone si pentì del figli, Paolo, e Giovanni, l'uno pro trattato, per cui non solo da esso console, l'altro senatore di Roma, si ritirò, ma giunse alla perfidia e Stefano Cardinale. Il Ciacconio, e di sollevare il popolo di Roma gli altri scrittori delle vite de'Car- contro il Papa, e per mettere al dinali, nell' attribuirne, come di sicuro la sua terra di Poli, l'assog cemmo di sopra, vari alla casa Con gettò al dominio del Senato Ro ti, che le appartengono solo per pa mano (Vedi). Il Pontefice, giusta rentela , non fanno menzione del mente irritato, consegnò a Riccardo Cardinale Stefano nipote d' Innocenzi» le anzidette terre come in deposi III. Di esso tratta bensì il Ratti to, commettendogliene la custodia alla pag. i 3 5. I due primi figli di e la difesa finchè la camera apo Riccardo divisero i beni paterni, col stolica fosse interamente soddisfatta consenso del fratello Cardinale. Al de' suoi crediti. Abbassato l'orgoglio primogenito toccò Valmontone, Sac di Oddone, maritò Costanza a Gio co, Pluminaria ec. , al secondo la vanni Conti secondogenito di Ric Torre, e tutte le case di Roma, coi cardo, e per mezzo di un tal ma beni di Ponte Mammolo, di Monte trimonio la casa Conti ereditò la Fortino ec. , lasciandosi per indivisa terra di Poli, colle altre possedu la terra di Poli. te da Oddone, ch'era nipote del Da questa divisione si formarono sunnominato Benchè la maggior Cardinale parte Ottaviano. de'men- le due linee primarie dei Conti si gnori, e poi duchi di Poli discen tovati feudi rimanesse alla casa Con denti da Giovanni, secondogenito del ti, ed ai successori di Riccardo e di conte Riccardo, e dei signori di Val- Innocenzo III, a cagione delle con montone, e poi di Segni, discenden dizioni dell'investitura, il dominio ti da Paolo primogenito. La serie in progresso poco era sicuro. Per genealogica de'primi si può leggere chè dunque Riccardo, e i suoi di ne'citati scrittori, e nel Moreri, che scendenti avessero uno stabilimento la continuò ov'essi la terminarono. certo, e insieme decoroso, nel i2o9 Noi dipoi riporteremo come essa il Papa comprò il grosso castello negli ultimi tempi si estinse in di Valmontone , allora posseduto Roma. Riguardo all'altra termina dai canonici regolari lateranensi. Lo ta negli Sforza, diremo qualche co strumento di acquisto si conserva sa di più importante: prima però nell'archivio Sforza, e questa prima noteremo che Corredino, figlio di signoria comprata dalla casa Conti, Corrado e nipote di Federico II, servì di distintivo alla linea primo alla casa Conti diede per arme l'a genita finita poi nella Sforza. I conti quila scacchiata, e il popolo Romano signori di Valmontone , profusero il campo rosso. Dipoi l'imperatore le loro beneficenze sopra questo Ferdinando II concesse due sten loro principale feudo, massime in dardi, ed alcuni pezzi d'artiglieria opere di pietà, sicccomc descrive a Torquato Conti per onorare le sue armi gentilizie, CON in premio dei CON 73 » et castrorum Cuerceni et Collis servizi militari prestatigli contro i » Pardi Alatrinae dioecesis, et fru- quato Danesi, fu e anche gli Svedesi. generale Questo pontificio Tor- » ctus ex supradictis castris et e* » civitate Signina, Lariano, Pallia- di Urbano VIII per sostenere la » no, et Serrane Velletren. et Prae- Valtcllina; ed il suo figlio Innocen » nestinae dioeces. perceperunt .... zo venne fatto tribuno dell'imperio » Dat. Romae V idus novembris per la prodo difesa della città di »» anno primo. Urbanus VI Adinul- Praga assediata dagli Svedesi, e po » plmm de Valle Montonis comi- scia fu generale de' veneziani contro » tem civitatis Signinae, Palliani , il Turco. » et Serronis constituit capitanuni Sino alla metà del secolo XIV » in civitate Signinae, Palliano, et la linea primogenita si chiamò dei » Serrane ete. ad beneplacitum. Da- Conti signori di Valmontone ; » tam Romae quarto ka). junii quindi il dominio, e la pubbli » anno tertio ''. ca amministrazione della città di Qualche rovescio ebbero i Con Segni cominciò nella casa Conti ti rispetto alle sopraddette signo nell'anno i 353, ceduta con solen rie, nei tempi del lagrimevole sci ne trattato da quel comune a Gio sma , sotto lo stesso Urbano VI , vanni Conti prò console di Ro poichè nell' anno XI del suo pon ma, nel pontificato d' Innocenzo tificato, commise a Nicolo de Va- VI. Da alcuni documenti si rileva, lerionis de Piperno, di prendere il che già la casa Conti possedeva nel possesso di tutte le mentovate ter territorio di Segni acquisti proba re, città e castelli da Adinolfo, ed bilmente fatti mentre alcuni suoi Ildebrandino Conti , alla cui cu individui n'erano podestà. La lon stodia, e difesa fu dal Papa costi tananza de' Papi che risiedevano tuito l' istesso Nicolo. Ma Bonifacio in Avignone, e la potenza di cui IX, che nel i389 gli successe, subir in Roma godeva questa famiglia to reintegrò ambedue i fratelli Conti Conti, potè rendere valida per al in tutti i loro primieri diritti, e lora una tal cessione confermata con giurisdizioni riguardo a Palliano, e nuovo stromento de'i4 aprile i362 Serrane , de' quali luoghi li creò a Pietro uno de'figli di Giovanni. vicari ad 29 enmoriaii sub annuo Restituita nel i377 da Gregorio ce.nsu decerii librarum cerae in fa XI la residenza pontificia in Roma, sto Assumptionis B. M. Virginis. i Conti dovettero procurare di ac Più generoso si mostrò Giovanni comodare le cose loro coi Papi rap XXIII, che confermando le investi porto il dominio di Segni, e pare ture di Bonifacio IX, le estese si che vi riuscissero più di quanto po no alla terza generazione a favore tevano desiderare, giacchè ottennero d'Ildebrandino, e suoi figli, tanto ri da Urbano VI nel i378 non solo spetto alla città di Segni , che di il governo di detta città, ma an Palliano, e Serrone sub annuo ccnsu che quello di varie altre, e di mol imius asturis , et 2 5. librarum ce ti castelli colle loro rendite; » II- rae in festa omnium Sanctorum. Ve » debrandinus , et Adinulphus de ramente Giovanni XXIII non ispe- » comite fratres Urbani VI susce- dì che le bolle di tali vicariati , » perunt regime» civitatis Matri, giacchè la concessione era di Ales 7 4 CON n fonsione suscipit CON praefatum II- sa udro V. Adinolfo, e Ildebrandino Conti furono due rispettabili sog » debrandinum, et liberos eorum- getti della linea di Valmontone e » que terras , et subditos, videlicet Segni , e valorosi guerrieri come » civitatem Signiae, Castrum Val- fu il padre loro Giovanni, cui nel » lismontonis, Sacci cum Molendino, i 356 il popolo romano , con am » Pluminariae, Gabriniani cum Mo- plo diploma, nominò capitano ge » lendino , Montis l, anici , Pruni , nerale contro i ribelli. Questo Gio » Montis Longi Signinae dioeces., vanni accolse in Valmontone prima » Castrum Patriciac cum turre, et Gregorio XI, e poi Urbano VI. » cacumine, Praxedii, Postertii Fe- Più tardi i Conti ricevettero in » rentin. dioeces., Castrum Rocchae Valmontone Carlo VIlI re di Fran » Siccac Terracin. dioeces., Castrum cia,liano e Igli re ambasciatori de' Romani, di e di Massimi- Ferdi- » Juliani, et Tiberii Velletren. dioe- » ces. Castrum Lugnani, Zanchiti, unndo V re di Spagna. Si deve poi » Praenestin. dioeces., Castrum Car- dinoriflettere non che andarono Adinolfo, sempre e Ildebran- d' ac » pineti , Gurgae , Villae Magnae, » Castellum Mattihae Anagninac cordo , forse perchè il primo inte » dioeces. Dat. Romae, XIII. Ral. ramente addetto al partito dei Pa » martii i428." Veramente in par pi, e l'altro alla fazione opposta, te già era stata effettuata la ricon ed a quella del re di Napoli che ciliazione di Alto Conti colla Chie gli diè il feudo di S. Angelo nella sa, mediante un onorevolissimo di Terni di Lavoro. Anche Adinolfo ploma, che gli spedì nel i4ì7 il fu addetto alla corte di Napoli ed concilio di Costanza, come a ret ;i Carlo III Durazzo, da cui ebbe tore delle provincie di Marittima, gelosi incarichi e pensioni. Urbano e Campagna. E pure da notarsi, che VI Io avea fatto capitano della il governo di queste provincie fu provincia di Campagna. quasi ereditario per alcune genera Adinolfo mancò senza successione zioni nella famiglia Conti, e prima maschile. Non così Ildebrandino , di Alto lo avevano esercitatolo zio che tra gli altri suoi figli ebbe il Adinolfo, ed il Cardinale Stefano per Cardinal Lucido, creato da Giovan delegazione d'Innocenzo III suo zio. ni XXIII, ed Alto capo della fa Martino V, nella concessione non miglia rinomatissimo capitano, che comprese Palliano, e Serrane per di nuove signorie ed onorificenze chè queste comunità avevano fatto accrebbe la sua casa. Ildebrandino, istanza di passare sotto il dominio siccome aveva soccorso i ribelli della de' Colonnesi suoi parenti, per cui Chiesa, dovette soffrire alquanto nei egli ne infeudò i nipoti Antonio, e suoi dominii. Il Cardinal Lucido, pres Odardo in vicariato perpetuo. In so Martino V, alla cui elezione con vece compensò la famiglia Conti , corse, ottenne però al riferire del con ampliare alla terza generazione Contelori: » remittit omnes offen- l' investitura di Segni, e suo distret » sas plenarie ad omnia et siugu- to , che prima le avea accordato » la, terras, castra, privilegia, et per soli tre anni. Ne' medesimi ter " bona restituit, et reintegrat, et mini investì Ildebrandino de' castelli » insuper sub sua, et Romanae Ec- di Canino , Gradoli , delle Grotte , » clesiac protectione, tutela, et de- dell' abbadia di Ponte nella diocesi di Montefiasconc, CON n Castro. Di più gna persona del CON duca d. Leircnzo 75

prese al soldo della Chiesa Romana nocenzola linea ContiIII. Sulla discendente adozione, ila e ar-In- Alto Conti, e gli conferi ancora l'onorifica carica di Maestro del rogazione della famiglia Sforza nel Sagro Ospizio (InerIi), che rimase la Conti di Segni invita il Ratti a in questa linea sino al principio doversi particolarmente osservare, del secolo XVII , cioè sino a Fe che la medesima non si ellottuò per derico, figlio di Stefano, e cugino mancanza totale di quest' nltima , di Gin: Battista ultimo signore di mentre non solo oravi hi lincei dei Segni di casa Conti, estinta la qua duchi di Poli, che si sarebbe po le, passò alla linea dei duchi di Po tuta sostituire a quella di Segni; li nella persona di Appio Conti, e ma in questa eziandio vi era suc di Carlo padre if Innocenza XIII cessione, continuata da vm-i cugini (T^di). di Gio: Battista padre di Fulvia, Ritornando ai Conti vicnri di Se ed in ispecie da Federico maestro gni, Alto fu un ingrato, che per del sagro ospizio , di cui fu figlio mezzo del ribelle conte Antonio di Cannilo Conti, duca di Carpinete, -Pontedera commise in Roma mol che visse nella metà del secolo XVII, te crudeltà , essendo potentissimo. e che fu l' ultimo Conti della casa Quindi Pio II rinnovò l' investitu di Segni, giacchè gli era premorto ra di Martino V a Giovanni e Bru l'unico di lui maschio Federico. Al no figli di Alto fnli annuo censu l'altro Federico, nel i?ij5 , passò nniu.1 librae argenti. E questa è Valmontone per morte di Gio: Bat ! ultima che si abbia sino a quella tista mentovato. Qui noteremo, che di Paolo HI a favore di Fulvia , nel i527 Valmontone molto soffri figlia unica ed erede di Gio: Bat dall'esercito crudele di Carlo V; tista, nato da Mariano figlio di Bru e nuove sciagure provò sotto Paolo no. Il Pontefice Paolo l1l perpetuò IV, quando Gio: battista ne apri le il vicariato di Segni ne' discendenti porte al duca d'Alba. Presa fu di Fulvia e di Mario Sforza di lei allora Valmontone prima dalle trup marito; in vigore del qual privile pe del Papa, poi dalle Spagimole, gio, confermato poscia da Giulio III, e da quelle di Marc' Antonio Co è rimasta in feudo perpetuo nella lonna, fu posta a sacco, ed incen casa Sforza una sì ragguardevole diata nel i634. Mario II Sforza signoria , goduta dalla medesima vendè Valmontone e Pimpinaro a ancora col titolo di ducato per nuo d. Taddeo Barberini , donde nel va concessione di Sisto V. La sud i65i passò in casa Pamphyli (J'e- detta Fulvia, col Cardinal Baronio, ili) insieme ad altri castelli. fu la fondatrice dei monistero del L' elenco degli altri feudi di que le Cappuccine (Fedi) di s. Urbano sta linea primogenita Conti, duchi in Roma, e fu ancora singolar bc- di Segni , si può vedere presso il ncfattriccl' Oratorio. della congregazione del- Contelori. Questi feudi servirono di appannaggio ai cadetti , che pren Col mezzo pertanto di Fulvia , devano il nome e il titolo da quel $' innestò la famiglia Conti di Se tal i'eutlo che toccava loro in pro gni e Valmonte nella Sforza, dalla pria poraionc. Così alcuni si chia quale si propaga tuttora nella de- marono Signori di • Montefortino, 7G CON gni, e perciò CONparente d' Innocenzo nitri Hi Cnrpineto , altri di Rocca Massima ec. Tal divisione fu il mo HI, in morte d' Innocemo IV, nel tivo per cui la casa Conti perdette I2^>4 fu creato Papa col nome di molte sue signorie all'estinzione drIle Alessandro IV (Pedi). Fu egli di linee particolari, ritornando i feudi mirabile umiltà, mansuetudine, e alla Camera apostolica , o passando santità di vita. in altre famiglie per mezzo di ma Da Alessandro IV discese per trimoni, o di testamenti. La sosti linea retta il beato Alessandro Con tuzione della casa Sforza alla Conti ti, uno de' primi laminari dell' in sembrò eseguita appositamente per clito Ordine francescano; Ordine dare alla prima una nuova dirama che tanto pur deve alla casa Conti tone, che in mancanza ancora, sic per l' approvazione , e protezione come ne' primi del corrente secolo gorioavutane IX. da Aggiungeremo, Innocenzo III, e che da Gre- alla avvenne della linea superstite dei duchi di Poli, Guadagnolo eo., po linea di Valmontone e Segni va ri tesse ereditarne in parte i distintivi, cordata la figlia di Filippo re dei e le possidenze, e propagarne le glo romani, maritata a Paolo primoge rie ne' secoli futuri. Perciò ne'figli, nito di Riecardo fratello d' Innocen e nipoti di Fulvia trovasi qualche zo III ; e Luciana , figlia di detto volta in uno il solo cognome Con Paolo, data in moglie a Boemondo ti quasi dimenticato il proprio ca V, principe d'Autiochia, e conte sato Sforza. di Tripoli, il quale le donò la me Prima di passare a parlare della tà della contea di Tripoli nel caso linea di Poli, per non interrompe che avesse successione dal suo ma re la narrazione dell'immediata di trimonio, e trentamila bizantini di scendenza d' Innocenzo III, diremo Tripoli in caso contrario. Luciano alcuna cosa di Gregorio IX, di Ales ebbe successione superstite, dalla sandro IV, e de'loro congiunti del quale fu continuata la serie de'prin- la stessa linea di Valmontone e cipi di Antiochia nella persona di Segni. Bocmoudo VI , che si sposò con Ugolino da Anagni, de' conti di Sibilla figlia del re di Armenia. Ed Segni , come lo chiamano gl' istori in ultimo rammenteremo la cons;ni- ci, nipote cugino d' Innocenzo III, guinità, che i Conti ebbero fino dal fatto da lui diacono Cardinale di 8. pontificato d'Innocenzo III con Vul Eustachio, per le sue grandi e me cano re di Diocle e Dalmazia , at ravigliose doti, meritò di essere su testata da lui medesimo, in una blimato al trono pontificio nel i227, lettera al Papa. » Interca novcrit e vi sedette glorioso sino al i24i » paternitas vostra quia augustali nel modo che si dirà alla sua bio » stemmate insignirmi!- , et quod grafia. Accrebbe egli colle sue pre » glorioiius, et beatius est nostri clare geste, e suprema dignità il » generosi sanguinis affinitatem ha- lustro della casa Conti, e creò Car » bere cognovimus. " Veggasi E/ri- dinali Rinaldo o Orlando Conti suo pistolar. Imiocentii HI. lib. II. ep. nipote, colla diaconia di s. Eusta i76. Da tuttnolo si può dedurre la chio, e Nicolo Conti de' Conti di grandezza, e la nobiltà della fami Segni nato in Anagni. Rinaldo per glia Conti, anche innanzi il Ponti tanto, nato da Filippo Conti di Se- ficato d' Innocenzo III. CON CON 77 Passando ora alla linea dei conti Faustiniano , ritenendo Poli , che duchi di Poli , Guadagnolo ec. , Oddone conservò sino al pontificato estinta in Michelangelo nei primi di Adriano IV, il quale verso l'an del corrente secolo, abbiamo di so no i i 58 lo rivendicò alla Chiesa pra veduto, come il ducato di Poli Romana. Poco dopo ritornò Poli alla venne in casa Conti sotto Innocen famiglia di Oddone, che alcuni vo zo III; e come toccò a Giovanni gliono appartenente ad un ramo dei senatore di Roma, figlio di Ricear- conti tusculani, e nel i208 n'era do fratello del Papa, per avere spo enfitetua e proprietario Oddone ni sato Costanza, figlia ed erede di pote del precedente, dal quale, co^ Oddone signore di Poli, in uno ad me si disse, passò in casa Conti altre sue terre. Cosi dicemmo, che pel maritaggio di Costanza. In que nella divisione fraterna, toccò a Gio sta guisa rimase Poli alla famiglia vanni , stipite di questa linea , la Conti fino alla morte di d. Michel torre detta delle Milizie, col con angelo , indi venne acquistato da tiguo palazzo, e tutte le case di d. Giovanni Torlonia duca di Brac- Roma, coi beni di Ponte Mammo ciano, formando uu ducato, del qua lo, di Montefortino ec. Quindi non le porta il titolo il primogenito riuscirà discaro uu cenno su Poli, della famiglia, cioè il benefico d. e Guadagnolo , prima di narrare Marino Torlonia. Il colle sul quale alcuna delle principali notizie di sorge questa terra è di tufo litoide questa linea , che siccome estinta, di color lionato , che presenta la non interessa tanto come Y altra, pianta di un triangolo, il cui ver sulla quale fummo in proporzione tice è verso la strada romana, e la più diffusi. base è occupata dal palazzo Conti, Poli, Polum, Castriim Polis, è oggi Torlonia, grandioso come tutti una terra situata nella Comarca di i palazzi baronali delle terre in Roma, e nel distretto di Tivoli, torno a Roma ; palazzo che in gran che racchiude circa due mila abi parte nel XYI secolo , fu ridotto tanti, lungi da Roma circa venti al modo che si vede, essendo de quattro miglia, e fu detto ne' bassi corato di pitture arabesche della tempi Castelluni s. Pauli. Nel X scuola di Giulio Romano. Lo ab secolo l'imperatore Ottone III ne bellì, e lo restaurò Innocenzo XIII, il confermò il dominio al monistero quale eziandio migliorò grandemen di s. Andrea al clivo di Scauro, te la strada, che da Roma vi con ora de' camaldolesi, cioè de' ss. An duce. La parte che guarda l'orien drea, e Gregorio. Quindi nel secolo te, opera saracinesca, è la più an XI e nel i o 5 i fu dato dai monaci tica dell' edificio, e si deve forse in enfiteusi a Giovanni Conte. Nel- al XIII secolo, quando i conti di l' anno però ii39, Pietro, abbate Valmontone divennero signori di di s. Gregorio, mosse querela con Poli. tro Oddone di Poli, al concilio la- Guadagnolo, Guadauiolum, Gna- teranense adunato da Innocenze) II, dagniolum, villaggio della Comar come invasore e detentorc di Poli, ca di Roma nella diocesi e distret Fausti niano, e Guadagnolo terre to di Tivoli, appodiato a Poli, e tutte del monistero di s. Gregorio. che contiene circa duecento e cin Dopo molte difficoltà fu restituito quanta abitanti. Esso è posto su 78 CON Ebbe monistero CON annesso , di cui si d'una delle cime del monte Vol- turella o Meu torcila, la più eleva osservano ancora oggi le vestigia, e ta di quelle che dominano la cam fu soggetto al monistero de' ss. Be pagna romana. Se no fa rimontare nedetto, e Scolastica di Subiaco. l' origine al .secolo X , a cagione Nel luogo ove s. Eustachio ebbe dell' aspra sua cima onde trovarvi l'apparizione,tino Magno fabbricòl' imperatore una Costan- chiesa , un sicuro asilo nelle devastazioni di quel secolo, ed è trenta miglia che dal Papa s. Silvestro I venne distante da Roma. Le sue vicende consagrata. V. il p. Rircker, De andarono unite con quelle di Poli, primae e.cdesiae Deiparae in monte e coloro che in esso dominarono, Volturello fuudatione a Constaii- signoreggiarono pure in Guadagno- tino facta, pag. io7; et de secun- Io, che rimase feudo del secondo dae ecclesiae Deiparae Eustachianae ramo de' Conti. Estinto quel ramo, instauratione a s. Benedicto coepta, passò in potere del duca d. Gio et a posteris suis successa tempori* vanni Torlonia , che l' assegnò pel perficta, pag. i i i : et de hodier- primogenito della famiglia , goden nae ecclesiae Mariac Eusiachianae dolo ora il duca d. Marino Torlo- constitutione accurata descriptio, p. ina sullodato. Non si deve poi pas i i 8. La chiesa, e il monistero di sare sotto silenzio l' antichissimo, e vennero in progresso di tempo com celebre santuario della Meutorella, menda dei Cardinali della famiglia che diede origine a Guadagnolo, ri Conti. Questo santuario possiede cordandosene qui brevemente l'isto arredi sagri del IX o X secolo, di ria, diffusamente già scritta dal p. grandissimo pregio ; secoli cosi scarsi Atanasio Rirker gesuita nell' eru però di monumenti. ll regnante stachio-Mariana,dita, ed interessante stampata Historia in Eu-Ro Pontefice, con breve del 6 maggio i837, affidò l'amministrazione dei ma nel i 665, di cui facemmo men beni della chiesa al duca d. Mari zione con analoghi cenni storici al no Torlonia, il quale col noto re l'articolo Chiesa di s. Eustachio ligioso zelo , ci fa fiorire il divin (ITcdi). culto, avendovi anche operato no Il luogo detto la Bultarella o tabili restauri. M aito re Ila era già celebre ai tem La seconda linea de' Conti signo pi di s. Giovanni Damasceno , il ri di Poli , Guadagnolo ec. , fiori quale parla della visione clic quivi per uomini valorosi, e grandi per ebbe s. Eustachio nobilissimo ca sonaggi, non che per molti Cardi valiere romano, dalla cui famiglia nali, le cui biografie vengono ri discende la Conti, allorchè andando portate dopo questo articolo. Fra a caccia di un cervo, vide tra le leastrose, vicende noteremo però ad quella essa linea avvenuta dis- corna di lui l' immagine del Sal vatore. La Mentorella è situata nel sotto il Pontificato di Paolo II. Re la diocesi di Tivoli circa un miglio pressa in sul rinascere da quel Pon distante da Guadagnolo alle radici tefice la malvagia setta de7 Frati di un' altissima rupe, ov' è tuttora celli nel Piceno , e nella terra di l'antica chiesa di s. Maria , che si Poli, contentandosi, che questi scel trova detta de Voltuv'dla, de Vut- lerati comunque degni del suppli tiiilla, de VoltureUa, e Buliurellu. zio di fuoco, fossero castigati alcuni coll'esilio di sette CON anni, altri col zio a Lottario CON Conti duca di Poli, 79 carcere di Campidoglio, fece metter per esso, e a' suoi nati maschi laici Stefano Conti, fautore di quella set e legittimi , però con riservare le ta in Castel s. Angelo, dopo aver ragioni ai figli maschi di d. Camil egli ceduto a' suoi figli la terra di lo, se li avesse avuti. Laonde dalla Poli, e gli altri dominii. linea de' conti di Segni, passò la detta Dicemmo superiormente, che Mar rispettabile carica a quella de'duchi di tino V conferì ad Alto Conti, della Poli, avendola goduta Appio Conti, linea di Segni, l'onorevolissima ca e Carlo ( che con Giovanni Nicolo rica di Maestro del sagro ospizio, cavalcarono nel possesso d'Innocen- che rimanendo ereditaria nella fa zo X tra i baroni romani ) padre miglia, l'ebbe poi il suo figlio Gio d' Innocenzo XIII, ed altri discen vanni. Dopo la morte di questi nel denti sino a d. Michelangelo , che i522 l'ottenne, da Giulio II, Stefa morì nel pontificato di Pio VII. no sua vita durante. Nel i5i6 Leo Quello che più di ogni altro glo ne X, con moto proprio, dato in rificò la linea de' Conti duchi di Poli, l'estese ai figli ed al nipote Poli fu Michelangelo, che nacque di detto Stefano signore di Val- primogenito di d. Carlo Conti duchi montone e di Segni, maschi legit di Poli, e d'Isabella Muti a' i 3 timi e laici, la qual grazia nel i 535 maggio i655 in Roma. Michelan fu confermata da Paolo lll. Rife gelo abbracciò la vita ecclesiastica, risce il Contelori a pag. 35 , che si mise in prelatura, fu nel i7o6 essendo nata disputa tra i figli di creato Cardinale da Clemente XI, Stefano , nipote di Alto, qiiis in ed alla sua morte, agli 8 maggio magistrati!, sacri hospitìi succedere i72i giorno suo onomastico, ven debere.t, Paulus III declaravit ad ne eletto Papa, prendendo in me natu majorem qffidum pertì nere, ut moria d' Innocenzo III , principul ad cum laicum , qui pro tempore splendore di sua famiglia, il nome erit mai'or natu, die i julii i 542. d' Innocenzo XIII. Indescrivibile fu Da Federico figlio di Stefano nac la gioia de' romani nel vedere sul quero Caini Ilo ed Grazio, e questo pontificio soglio un loro concitta secondo per essere il primo chierico, dino : con solennissime feste, e no n'ebbe l'amministrazione, e gli emo bili apparati ne celebrarono l'avve lumenti. Dopo Grazio, morto in nimento, come si può vedere nel maggio, Camillo successe con re Cancellieri, Storia de' Possessi pag. scritto di Clemente VIII nel i599, 34i e seg. ed a pag. 5 i o. Nel for ancorchè inabile per essere chie mare la sua corte Innocenzo XIII rico, sotto pretesto che non vi fosse fece capitano dei cavalleggieri fr. verun altro della famiglia Conti ca Carlo cavaliere gerosolimitano, e d. pace per tale uffizio. Questo Ca Marcantonio Conti suoi nipoti. Quin millo cavalcò «elle cavalcate, colle di, a' 2o eiuarno del medesimo an- no * , nella DO sua prima promozione ,. quali presero il solenne possesso nel la basilica lateranense, Leone XI, soltanto creò Cardinale il suo fra e Paolo V. Quindi, il dì primo tello d. Bernardo Conti, de' duchi maggio i62 i, Gregorio XV, vivente di Poli, già vescovo di Terracina, ancora il duca d. Camillo, conferì e poscia il dichiarò penitenziere la carica di maestro del sagro ospi. maggiore. Susseguentemente a' i9 8o CON Innocenzo XIII, CON siccome d'animo novembre i72i nominò principe assistente al soglio l' altro minore grande, di carattere grave, e pieno fratello d. Giuseppe Lottario Conti, di maestà, intraprese, a' 26 aprile che avea sposata d. Lucrezia Co i7^3, tal piccolo viaggio in sedia lonna, vedova di Stefano Colonna, a mano, con sontuoso corteggio, e e figlia di Marc' Antonio Colonna corrispondente formalità , seguito contestabile del regno di Napoli. D. dal suo nipote monsignor Stefano Alare' Antonio Conti , capitano dei Conti, primo cameriere segreto par cavalleggieri duca di Guadagnolo, tecipante, e protonotario apostolico, e figlio di detti coniugi, venne dallo e dal pronipote monsignor Ruspoli zio Pontefice, a' i 6 febbraio i722, segretario de' memoriali. Fu in nella cappella segreta del palazzo contrato dal principe Strozzi ai Quirinale, congiunto in matrimonio confini della tenuta di Lunghezza, con d. Maria Faustina, figlia di d. dove si fermò a desinare. Prose Giuseppe Mattci Orsini) duca di Pa guendo il viaggio, giunse Innocenzo ga ni cu XIII a Villa Catena, ricevuto dal Essendo Innocenzo XIII estre proprio fratello d. Giuseppe Lotta- mamente pingue e di mal ferma rio alla testa d' una compagnia di salute, dopo aver sofferto nel pon cavalleggieri, ed altra di fanteria. tificato una malattia, per consiglio Indi, a' 29 aprile, proseguì il Papa de' medici, si recò prima a Villa la sua gita per Poli, e vi ritornò Catena signoria di sua casa, e poi il primo di maggio, ed il seguente a Poli suo diletto soggiorno. La giorno, mentre ai 3 maggio si re- Villa Conti, detta la Villa Cate stituì in Roma. La descrizione di na, ed ora Villa Torlonia per gli questo viaggio essendo interessante acquisti sunnominati, è posta sulle sì per i cerimoniali, che per alcu pendici del monte di s. Maria , e ne notizie che riguardano la Villa presso il colle Faustiniano. Edificata Catena e Poli, si riportano all'ar venne dai duchi di Poli, e fu resa ticolo Piaggi , e Villeggiature dei da essi deliziosa e nobile, con fabbri- Pontefici (Vedi). clic, acquedotti, fontane, laghi, par Poco più oltre visse Innocenzo chi, e giardini. La descrisse Anni- XI II, giacchè terminò i suoi giorni bal Caro nelle sue Lettere, allorchè a' 7 marzo i724: poco pur vissero il duca d. Torquato Conti nel i 563 gli altri suoi parenti , per cui il lafiche ridusse decorazioni più amena , a cagione con magni- della suddetto Stefano , per continuare l'illustre casa, prese moglie, e poi sua salubre posizione; il perchè In morì nel i763, essendosi recati i suoi nocenzo Xllf, avanti il Pontificato, figli d. Michelangelo duca di Gua soleva andarvi a villeggiare. La dagnolo , e monsignor Innocenzo Villa prese il nome di Catena per Conti, poi Cardinale, ultimi super le catene, che ne sbarrano ai legni stiti della prosapia Conti di Poli , l' accesso sulla strada di Poli, a cui a Castel Gandolfo nel mese di giu è vicina, mentre è distante da Ro gno a darne parte a Clemeute XIII. ma venticinque miglia. Ne' tre suoi Già d. Michelangelo, sino dal i739, deliziosi casini, si gode la bella vista erasi unito in matrimonio con d. di tu tta la vastissima campagna ro Girolama Publicola Santacroce, che mana. gli portò in dote quarantamila scu di , senza poter CON avere successione. del lodato duca CON d. Lorenzo. Il du 8 1

Si terminò in lui la linea di Poli ca Francesco è nato dall'onorevole e Guadagnolo, perchè il Cardinal matrimonio contratto dall'illustre ge Innocenzo suo fratello era morto nitore con d. Carolina Schirley, di sino dal i785, e per ultimo man una nobilissima famiglia di pari di cò a vivi la consorte, cioè nell'anno Inghilterra, discendente dagli anti i8i5. chi sassoni, ed imparentata colla ll palazzo Conti, ossia di Poli famiglia reale. Prima di lui nacque a fontana di Trevi, che fino dal la primogenita d. Bianca, che essen l'anno i643 da il nome alla piaz- do bienne da pochi giorni, lasciò la , colla sua fronte meridionale nel pianto i teneri genitori nel feb forma il prospetto della fonte men braio i84i- Essa al primo apparire tovata. Fu architettato da Marti nel mondo, vinceva tutto quello che no Lunghi il vecchio, e non man può essere di più raro ne'bambini : ca di eleganza e di grandiosità. Ap di belle forme, di lieto esteriore, partenne già ai duchi di Cesi, indi sempre ilare, affabile, e graziosa con agli Orsini, poscia ai duchi di Poli tutti; pronta, giudiziosa, di meravi e Guadagnolo , da'quali l'ereditò glioso intendimento, e di eccellente la casa Sforza-Cesarini, erede della memoria come la madre. Meritò linea de'Conti di Segni, iIa cui ac- essa l' ammirazione, e l'amore della quistollo il defunto principe di Piom regina vedova d'Inghilterra. Giusta bino d. Luigi Boncompagni, il quale mente ne celebrò le infantili e sin ai nostri giorni lo ha restaurato. La golari prerogative, il ch. Pietro Gior villa poi, che i Conti avevano in dani, in una lettera scritta al se Frascati, prima de' Ludovisi, di cui gretario del duca Lorenzo, l'egregio si parla all'articolo Ville (Vedi), Raffaele Caraffa, e riportata nella anch'essa fu ereditata dalla casa Slrenna Piacentina dell'ottobre i 84 i . Sforza Cesarini. Dall'attual duca d. Le onorificenze della famiglia Conti Lorenzo, degno erede de'suoi pre vennero descritte al pari che la sua clari maggiori , fu per convenzione .potenza, e la sua grandezza, da mol ceduta alla propria sorella d. Anna ti autori. Nella storia della città di maritata a d. Marino Torlonia du Roma, dopo il secolo XI F, i Con ca di Bracciano, di Poli e di Gua ti fecero costantemente la primaria dagnolo, ec. , per cui si può dire figura in egual modo che i Colon- che tutti i possedimenti della casa nesi, gli Orsini, i Savelli, i Caeta- Conti sono passati dalla linea Sfor ni ec. In ordine alle illustri paren za alla Torlonia a cagione del ma tele i loro matrimoni sono stati ritaggio di d. Anna Sforza, e pcgli sempre celebrati colle principali e acquisti del suo suocero duca Tor più potenti famiglie di Roma, di lonia ; il perchè detti possedimenti Italia, e di altrove. Grandissimo si sono poscia riuniti in questa poi è il numero, come si può rile benemerita famiglia. Il titolo, e le vare dalle seguenti biografie, dei prerogative di duca di Segni, è ora Cardinali, di notizie certe, secondo portato da d. Francesco Sforza Ce il novero del Cardella, e del Wo- sarini signore di egregia indole, di vaes, non che degli arcivescovi, dei molta intelligenza, e perciò di gran vescovi ed abbati. Molti ancora di e liete speranze, siccome figlio furono i maestri del sagro ospizio, voi* 6 82 CON Più eblx; questa CON famiglia tre anti sette i prefetti di Roma, e cinque i senatori di essa. I laici della fa papi, cioè Benedetto X del io58; miglia sino al secolo XVII, può Vittore III, detto IV del it38; e francamente dirsi, che tutti furono Vittore IV, detto V, del n59, eccellenti guerrieri e valorosi ge tutti e tre stati prima Cardinali. nerali di arm.itìi, e tredici di essi Altri distinguono e registrano , furono generali di s. Chiesa. V. gli come appresso, i Pontefici di questa storici di casa Conti, e principal famiglia, facendo distinzione da quel mente il dotto Felice Contelori; li, che appartennero alla famiglia. Genealogia familiae Comitum Ro- Anicia, da allora che prese il nome inanorum, Romae i65o; e France di Conti. Finchè fu detta Anicia, sco Valesio de Turri Comitum, ebbe s. Leone I del 44°J s- Felice Dissert. nel tomo XXVIII degli II, detto III, del 483; ed alcuni opuscoli di Calogerà p. 3 i . Il Conte- vi aggiungono Giovanni II; Pelagio lori ha raccolto, e cita tutte le me II del 577; s. Gregorio I Magno, morie de'più illustri soggetti della i quali tutti insieme regnarono cin casa Conti, estratte tanto dagli ar quantatre anni nella sedia pontifi chivi di Roma, che dalle opere di cale. Quando si cognominò Conti autori contemporanei, ' sì stampate ebbe questa famiglia Sergio III, Gio che manoscritte. Distesamente poi vanni XI, Giovanni XII, Benedetto si leggono le loro imprese presso V, Benedetto VI, detto VII, Benedet gli scrittori delle cose d'Italia, nel to VI l l, Giovanni XIX, detto XX, Be la gran raccolta del Muratori. nedetto IX, Innocenzo III, Gregorio Alcuni autori assegnano alla fa IX, Alessandro IV, che tutti insieme miglia Conti (cioè quelli che li fan regnarono anni centodiciotto. Laon no discendere dai signori del Tu- de i Pontefici dei due cognomi go scolo, ed altri rammentati nel prin vernarono la Chiesa universale per cipio di questo articolo ) i seguenti anni centosettantuno , senza com sommi Pontefici, cioè Felice II, det prendervi Innocenzo XIII, nel eui to III, già Cardinale prete, dell'an possesso sulla piazza di Campidoglio no 4^3; Giovanni II, che da pre si vedevano effigiati, in altrettanti te Cardinale nel 533 fu eletto Pa medaglioni, questi ultimi dodici pa; s. Gregorio I diacono Cardi Pontefici della famiglia Conti. Inol nale del 59o ; Benedetto IV figlio tre ivi si vedeva appoggiata con di Mammolo del 9oo; Nicolo I dia una mano allo stemma una don cono Cardinale dell'858 ; Sergio III na,cenzo che XIII, mirava con il l'iscrizione: ritratto d'Inno- SICUT già prete Cardinale del 9o4 ; Gio vanni XI del 93 i ; Giovanni XII AQUILA UMILIA DESEHIT, ALTA PETIT, diacono Cardinale del $56; Bene COELOnUM VICINA COMSCENDIT. detto V diacono Cardinale del 964 ; Ecco i Cardinali di cognome Con Benedetto VII Cardinal vescovo di ti, oltre quelli summentovati, secon Sutri del 975; Benedetto VIII dei do l' ordine cronologico della loro Conti Tusculani del ioi2; Giovan promozione al cardinalato. ni XIX, detto XX, del io24; Be CONTI, Cardinale. V. S. GIO nedetto IX diacono Cardinale del VANNI II PAPA. io33; Innocenzo UI, Gregorio IX, CONTI, Cardinale. V. S. NICOLO Alessaudro IV, ed lunocenzo XI lI. I PAI-A. CON tario CONTI Conti LOTARIO, di CON Segni Cardinale. romano , fraLo 83 CONTI, Cardinale. V. BENEDET TO IV PAPA. CONTI, Cardinale. V. GIOVAN- tello di Benedetto VIII, detto IX, si XI PAPA. eletto nel io33, venne da lui pro CONTI, Cardinale. V. GIOVANNI mosso a Cardinal diacono di S. R. C. XX PAPA. CONTI BONIFACIO, Cardinale. Bo nifacio CONTI Conti BONIFACIO, di Segni, Cardinale. romano, Bo- le nifacio Conti, creato nel io49 ve" scovo Cardinal Albanese dal Papa gittimo figliuolo di Deusdedit, era s. Leone IX, fu forse il più dotto II,vescovo ovvero di MartinoSegni, e poi III da del Marino 943, nel suo barbaro secolo ; per lo che Vittore II, tenuto il concilio a Fi venne fregiato della dignità Car renze per richiamare all'antico lu dinalizia. stro il celibato degli ecclesiastici, si CONTI SERGIO, Cardinak. V. servì del Conti per conseguirne SERGIO III. l' effetto , e per allontanare dalle CONTI SERGIO, Cardinale. Ser loro chiese alcuni vescovi simoniaci. gio de' Conti Tusculani , romano , Si crede, che sia morto nel io67, III.era Cardinal Morì nel prete 9io, creato e fu da sepolto Sergio diciotto anni dacch' era Cardinale. CONTI GIOVANNI, Cardinale. Gio onorevolmente. varmi creduto da alcuni della fami CONTI SERGIO, Cardinale. Ser glia Conti, vescovo di Toscanella, gio de' Conti Tusculani di Segni , poi nel io49 divenne vescovo di romano, viveva nel 928, e fu crea Porto. Fu creato Cardinale da s. to Cardinal diacono da Leone VI. Leone IX , ed intervenne ad un. CONTI OTTAVIANO, Cardinak. concilio tenuto a Roma sotto Ni V. GIOVANNI XII. colo II. Ebbe forte controversia col CONTI GIOVANNI, Cardinale. Gio vescovo di Selvacandida per la giu varmi de' Conti Tusculani , creato bertorisdizione e Paolino delle chiese nell' isola de' ss. di Adal-Tras delissimoCardinale all'imperatore da Giovanni Ottone,, XIII, fu det fe- tevere, detta Licaonia, ma il Pa to il Grande , e vide la coronazio pa decise a suo favore , e segnò i ne solenne di lui nel Natale del limiti della sua giurisdizione. Da 968. Resistette all' invasore della s. vescovo di Toscanella, Giovanni ne,Sede e Bonifaciofece assai, VII, perchè detto venisse Franca esi VIII Io spedì legato apostolico a presiedere ad un sinodo in Pont- liato; ma ritornato a Roma l' in gois. Più di una volta fu media degno usurpatore, dopo aver fatto tore tra Cesare e la santa Sede. morire di veleno Giovanni XIV, CONTI GIOVANNI, Cardinale. V. fece cavare gli occhi a questo Car BENEDETTO X. dinale, che preso da profonda ma CONTI SASSO, Cardinale. Sasso linconia, morì nel 985, fornito delle Conti, che alcuni chiamano Sasso migliorire un principe virtù, che della possono Chiesa. adorna- ne, nato in Anagni, scrittore e cap pellano pontificio , da Pasquale II CONTI GIOVANNI, Cardinale. V. eletto Papa nel io99, fu creato BENEDETTO VIII. Cardinale prete col titolo di s. Ste CONTI TEOFILATTO, Cardinale. fano nel Montecelio. Promosse l'e V. BENEDETTO IX. saltazione al pontificato di Gelasio 84 CON taviano Conti eraCON nobile romano, e Il, Culisto II, e Onorio II. Que sti , in uno a due altri Cardi degli antichi signori di Poli. Venne nali, lo elesse legato all'imperatore fatto segretario del concilio Latcra- Enrico V, per terminare le gravi nense, e fu familiare di Papa Lucio differenze, ed a stabilire una volta III, il quale nel dicembre ii82 lo la sospirata pace, che si conchiuse creò diacono Cardinale de' ss. Ser specialmente per opera di lui. In que gio e Bacco. Nel i i 89 divenne ve sta gloriosa ambasceria tanta fama scovo di Ostia; ed Urbano III lo si acquistò, che dopo la morte di mandò legato in Inghilterra per Calisto II, tutti lo voleano elegge coronare re d'Irlanda Giovanni fi re a Pontefice. Ma la sua ostinata glio di Enrico II: indi fu legato in adesione allo scisma di Anacleto II, in molte provincie. Tornando da che lo fece cancelliere della Chiesa quella di Normandia, nella quale lo Romana, gli fece perdere tutto il aveva spedito Celestino III per credito. Morì partigiano dell' antipa comporre alcune controversie, per pa nel i i 37. ordine di Conrado duca di Spoleto CONTI GHEGORIO, Cardinale. V. fu imprigionato nel castello di s. VITTORE IV Antipapa. Maria ; castello che poscia fece de CONTI OTTAVUNO, Cardinale. molire Innocenzo III nel i i9^. V. VITTORE V Antipapa. Corrado inutilmente avea procura CONTI GIOVANNI, Cardinale. Gio to riconciliare il Cardinale colla vanni Conti da Sutri, nel ii5ofu Chiesa, insieme a Marcualdo sini creato da Eugenio III Cardinal pre scalco dell'imperio. Dopo un anno te dei ss. Giovanni e Paolo, la qual ricuperò la libertà, e venne fatto chiesa egli beneficò moltissimo. vicario in Roma , ove consagrò Sotto Adriano IV venne spedito le cana.quattro Nuovamente altari della fu basilicadichiarato vati- le gato a latere all' imperatore, al fine di pacificarlo con la Chiesa. Dipoi, gato, per indurre il re Filippo Au a mantener fedeli alla Chiesa gli gusto a riprendere la sua legittima orientali, passò legato in oriente; moglie, ed avendo ottenuto l' inten ma avvisato del suo arrivo Baldoi- to, tolse dal regno di Francia l'in no HI re di Gerusalemme, gli or terdetto. Passato in Sicilia ricevet dinò di fermarsi fino a che, tenuto te dall' imperatrice Costanza il giu un sinodo a Nazareth, si conchiuse ramento di fedeltà alla santa Se di riconoscere Alessandro III per le sode, pel oltre regno l'obbligo di Sicilia. dell'annuo Finalmente cen- gittimo successore di s. Pietro , in confronto dell'antipapa Ottaviano, pieno di meriti morì nel i2o6 in che aveva preso il nome di Vittore circa, dato avendo il proprio voto V. Poscia tornato a Roma, il Papa per l'elezione di cinque Pontefici. Alessandro III lo clesse a suo vica CONTI LOTAHIO, Cardinale. V. rio in Roma medesima, ed arciprete Innocenzo III. della basilica vaticana; ma dopo es CONTI UGOLINO, Cardinale. V. sere intervenuto alle elezioni di A- Gregorio IX. nastasio IV, ed Adriano IV, Ales CONTI GIOVANNI, Cardinale. Gio sandro III, e Lucio III, morì dopo vanni Conti di Anagni era cugino trenta CONTI anni OTTAVUKO, di Cardinalato. Cardinalc.Qt- ad Innocenzo III, suo cappellano, ed uditore di rota, secondo Ber CON sa , e sottodiacono CON apostolico , nel 85 nini. Nel dicembre del i2oo, dal medesimo Innocenzo III venne creato dicembre del i262 da Urbano IV Cardinal diacono di s. Maria in venne creato Cardinal diacono dei Cosmedin, e vicecancelliere della S. ss. Cosimo e Damiano, e governa R. Chiesa. Scrisse molte lettere pel tore della provincia di Campagna. Pontefice che lo inviò legato ad Dopo il conclave di Clemente IV, Orvieto a comporre le fazioni dei morì nel i 269, sei anni dacchè era guelfi, e ghibellini, delle quali era Cardinale. no capi le famiglie Monaldi, e Fi CONTI DI SEGHI, Cardinale. V. lippi. Morì dopo dodici anni. B. ANDRE A. CONTI OTTAVIAITO, Cardinale. CONTI Lucio, Cardinale. Lucio Ottaviano Conti di Anagni, cappel Conti de' signori di Poli, romano, lano pontificio , e canonico di s. protonotario apostolico. Per la sua Pietro, nel dicembre del i2o6 da vastissima erudizione, a' 6 giugno In Docenzo III suo cugino, venne del i 4 i i , Giovanni XXIII lo creò creato Cardinal diacono dei ss. Ser Cardinal diacono di s. Maria in gio e Bacco, camerlengo della S. Cosmedin, poscia divenne arcidia R. C. , e legato nella Marca per cono di S. R. C. Al concilio di Co allontanare da essa l'usurpatore Mar- stanza promosse quanto poteva Mar cualdo. Dopo aver concorso col tino V, e recitò elegante orazione circa suo voto alle elezioni di Onorio la pace della Chiesa, per cui perdonò III , e Gregorio IX, morì arcidia quel Papa al padre di lui, ed ai fra cono della Chiesa Romana, 24 an~ telli qualunque ingiuria praticata ni dacchè era insignito della su verso alla Chiesa; restituì loro alcune blime dignità Cardinalizia. terre e castella, ed infeudolli fino CONTI RINALDO, Cardinale. V. alla terza generazione di altri fondi Alessandro IV. del dominio pontificio : inoltre lo spe CONTI NICOLO, Cardinale. Ni dì legato a tener in freno i Bolognesi colo Conti da Anagni, suddiacono, ribellati al Pontefice. Dopo la mor- cappellano pontificio , e canonico .te di questo fu ai comizi di Euge della basilica vaticana, fu creato nio IV , che Io confermò nella Cardinal prete di s. Marcello da sua legazione, e Io mandò ai con Gregorio IX nel dicembre del i228. fini dello stato ecclesiastico ad in Andò legato in Armenia a pacifica contrar l'imperatore Sigismondo, re il nipote di quel re col conte che recavasi a Roma, a ricevere la § di Tripoli, a motivo del principato solenne incoronazione da quel Pon di Antiochia; ma dato troppo so tefice. Eugenio IV lo fece arciprete spetto di favorire il conte oltre il della basilica vaticana, quindi della dovere, il re di Armenia supplicò lateranese. Dopo le quali cose nel il Pontefice, perchè deputasse giu i437 morì a Bologna ventisei an dici meno sospetti. Fece un dono ni dacchè vestiva la sacra porpora, di sessanta libbre di argento alla ed ebbe tomba in chiesa dei frati basilica vaticana, e morì nel i239, Serviti. dopo dieci anni di Cardinalato. CONTI GIOVANNI, Cardinale. Gio CONTI GIORDANO , Cardinale. vanni Conti, patrizio romano, nacque Giordano Pirunto Conti di Terra- zanel nel i4i4- i 456 Fu sotto arcivescovo CalistoIII; di poi Gon ai cina, vicecancelliere di S. R. Chie- 86 CON verno dell' Umbria CON e Perugia, ove i 5 novembre i 483 venne ascritto al senato apostolico col titolo dei lasciò eterna memoria di sè nelle ss. Nereo ed Achilleo da Sisto IV, costituzioni dette Comitule. Poscia da cui passò a quello di s. Vitale, Clemente VIII lo elesse a quello colla commenda della diaconia di della Marca, ed a nunzio straordi s. Adriano. Dopo essere intervenu nario alla corte di Vienna. Accolse to ai conclavi d' Innocenzo VIII, nel suo palazzo di Ancona lo stesso e di Alessandro VI, morì a Roma Clemente ViII, e lo accompagnò a nel i493 di 79 anni e i i di Car Ferrara; poi nel i5g9 fu legato dinalato, e fu sepolto in chiesa di di Avignone. Finalmente dal Papa s. Maria in Araceli. per le istanze di Ranuccio Farne CONTI FRANCESCO , Cardinale. se duca di Parma , venne crea Francesco Conti , romano di gene to li 6 giugno del i6o4 Car rosa prosapia , celebre per dottrina dinal prete di s. Grisogono. Poi e pietà, fu sotto Alessandro VI nel cina.passò Benchè a quello privo di s. Lorenzodi rendite in sufLu- i 404 fatto arcivescovo di Conza, cui governò a mezzo de' suoi vicari. Dal ficienti , sostenne sempre il deco le truppe francesi , che accompa ro della sua dignità , e giunse a gnavano Carlo VIII al possedimento fabbricaremente detta una ierocomion, villa a Borgo Poli greca-sacro, del regno di Napoli , fu saccheg giato il palazzo di lui, poichè pas poichè valea moltissimo negli i- sarono per di là. Quindi dopo ven diomi greco, e latino. Morì a Ro tidue anni, Leone X nel primo luglio ma improvvisamente nel i6i5, «lei i 5 i 7 lo creò Cardinal prete di dopo i i anni di Cardinalato, e fu s. Vitale. Senonchè dopo 4 anni, nel sepolto nella chiesa del suo titolo, i 52 i, morì a Turrichio di Velletri; dopo essere intervenuto ai concla ma ebbe tomba nella sua titolare vi di Leone XI, e Paolo V. di Roma. Fu lodato per indole e- CONTI GIANNICOLÒ , Cardinale. gregia, e rispettabile nella pietà, e Giannicolò Conti, de' duchi di Poli nella perizia legale. Terminò la sua romano, nacque nel i6i7. Fu com vita così povero, che non oravi mo missario delle armi nelle legazioni do di celebrargli i funerali. Lasciò di Bologna , Ferrara e Ravenna ; erede Leone X col raccomandargli presidente della Marca, e sotto In Jacopo suo fratello, Mario, ed E- nocenzo X , vicelegato di Avigno vangelista suoi nipoti figli di Gio ne, e governatore di Roma. Essen vanni altro fratello, e quattro altri do abilissimo in tutte queste cari individui che si dissero suoi figli che, a' i 4 gennaio del i664, Ales naturali. sandro VII lo creò Cardinal prete di CONTI CARLO, Cardinale. Carlo s. Maria della Traspontina; poi nel Conti della nobile famiglia di Poli, i666 vescovo di Ancona, che governò percorse i primi studi nel collegio ger per 33 anni da ottimo pastore, e manico, e si laureò a Perugia; quin nadove regina accolse di splendidamente Svezia, e l' arcivesco Cristi- di fu vicelegato di Viterbo, e della provincia del Patrimonio; poi pre vo di Ragusi con 74 monache scam siedette a quella di Camerino, quan pate dalle scosse orribili del terre do Sisto V, nel i 585, lo promosse moto avvenuto a Rag-usi medesima. al vescovato di Ancona, col go- Conduceva il suo gregge nell'eser CON ma il primo CON di febbraio t73i. 87 cizio delle migliori virtù, e la com passione verso i poveri non era cer Fatti gli studii regolarmente , si tamente l' ultima, che fregiavalo al dedicò allo stato ecclesiastico; quin tamente. Intervenne ai conclavi dei di, sotto Benedetto XIV, venne an duezo XI, Clementi Alessandro IX e VIII, X, d' e Innocen-Innocen noverato alla romana prelatura, e poscia fu segretario della sagra con zo XII, ed in quello di Clemente X gregazione cardinalizia delle indul ebbe favorevoli 22 voti. Nel iSqi genze , e sagre reliquie. Clemente passò al vescovato di Sabina, ri XIV, nel concistoro de' i 8 dicem tenuta in amministrazione la chiesa bre i769, lo dichiarò arcivescovo di Ancona, ove morì nel i6q8 di di Tiro in partibiis, e nunzio aposto 8 i anni, dopo 34 di Cardinalato. lico in Portogallo, dappoichè per CONTI MICHELANGELO, Cardina dieciziatura anni vacante era rimasta per le vertenze quella - in le. V. IiWOCENZO XIII. CONTI BEIWAHDO MARIA, Cardi sorte nel pontificato di Clemente nale. Bernardo Maria Conti era no XIII tra la santa Sede , e quella bilenocenzo romano, XIII. e fratello Nacque di egli Papa a' In- 26 real corte, dopo il nunzio Acciajuo- li. Tanto la corte , che il primo marzo i664, e nel i68o vestì l'a ministro , il famoso marchese di bito dell' Ordine di s. Benedetto. Pombal , intesero con piacere la Da abbate di Farfa nel i7io fu pro nomina del prelato Conti , sia pel mosso da Clemente XI al vescovato pacifico suo carattere , che per la di Terracina , cui rinunziò dopo nunziatura lodevolmente esercitata dieci anni per motivi di salute. Dal zoin quel XIII. regno Nel dal febbraio pro-zio del Innocen- i770 Pontefice suo fratello venne all'im provviso fatto Cardinale nel i72i, partì per Lisbona il nostro Inno nel concistoro de' 26 giugno, e gli cenzo, visitando prima, secondo le fu conferito inoltre prima il titolo istruzioni ricevute, le corti di Fi presbiterale di s. Bernardo ; ebbe renze , Parma , Torino , e Madrid. anche la dignità di penitenziere Giunto alla frontiera del Portogal maggiore in luogo del Cardinale lo venne ricevuto colle più lusin Paolucci , la qual carica egli coprì ghiere distinzioni, che continuarono, sino a' 22 aprile i78o, in cui e crebbero successivamente, f^. Bcr- morì di apoplessia nel conclave per castel, Sioria del cristianesimo tomo morte di Benedetto XIII nell' età XXXIV, pag. 33 e seg. Il Papa d' anni 66 in circa. Era interve ne fu oltremodo lieto , e con ap nuto anche al conclave per la di posita allocuzione ne diede parte lui elezione. Il suo cadavere fu tras ai Cardinali in concistoro. Quindi portato nella chiesa della Madonna creollo Cardinale di santa Chiesa della Montorella presso il feudo di riserbandolo in petto , e poi pub Guadagnolo, juspatronato di sua blicandolo nel concistoro de' i 9 apri nobile famiglia. le i773. E siccome in compagnia CONTI INNOCENZO , Cardinale. del Cardinale eravi il fratello p. Mar Innocenzo Conti, figlio di Stefano c' Antonio Conti somasco, così Cle duca di Poli e Guadagnolo, e fra mente XIV lo deputò in ablegato tello di Michelangelo, ultimo duca alla presentazione della berretta di questa famiglia , nacque in Ro- cardinalizia. A tal effetto gli fece 88 CON segretario della CON congregazione cardi spedire due brevi apostolici , con uno de' quali dichiarollo cameriere nalizia del buon governo, di cui secreto benchè religioso, e coll' al era stato ponente , e poi a quella tro gli a/lido l' ablegazione. Reca di assessore del s. offizio. Clemente tosi poscia in Roma , il Cardinale XIII, volendolo aggregare al sagro ebbe in titolo cardinalizio la chie Collegio, nel concisioni de' 24 set sa di s. Maria d' Araceli , e nel tembre i7.^9, lo creò Cardinale del i775, dal nuovo Pontefice Pio VI, l'ordine de' preti, e poi gli conferì fu fatto segretario de' brevi ponti per titolo la chiesa di s. Stefano ficii. Fece parte delle congregazio al monte Celio, e lo annoverò alle ni dell'esame de' vescovi, de' sagri congregazioni cardinalizie del buon riti, del concilio, delle indulgenze, governo, dell'immunità, delle acquo, e delle sagre reliquie , della ceri ripe, e Tevere. Fu protettore della moniale, e della concistoriale. Fra chiesa di s. Veiianzio ed Ansuino le protezioni ch' egli accordò , no de' camerinesi in Roma, allora par mineremo le città di Anagni, e di rocchiale, e morì d'anni ottantadue Narni, l'Ordine de' cappuccini , i non compiti, a' i4 dicembre i77o, monaci della congregazione di Mon compianto per le sue egregie qua te-Vergine, non che vari monisteri, lità. Soffrì con somma pazienza l'ul confraternite, ospedali, luoghi pii, tima e lunga malattia, che lo por ed altre città, e terre dello stato tò al sepolcro. Il suo corpo, dopo pontificio. Ma, nella fresca sua età la consueta sezione ed imbalsama- di cinquantaquattro anni , morì e- tura, fu esposto, vestito degli abiti gli nella sua villa di Frascati a' i 5 paonazzi, in una delle anticamere novembre i785. Il suo cadavere, del suo palazzo sopra il solito letto trasferito in Roma, fu esposto nella ricoperto di nobile coltre , donde chiesa di s. Marcello ove si cele fu trasportato alla sua chiesa par brarono l'esequie, e poi venne se rocchiale di s. Andrea delle Frat polto nella sua chiesa titolare di s. te, ove gli furono celebrate solenni Maria in Araceli, con iscrizione ri esequie. Clemente XIV l'onorò di ferita dal numero i i 66 del Dia sua presenza, recandovisi in pub rio di Roma, de' 4 marzo i786, blica forma , con due Cardinali in nel quale pur si legge l'elogio del carrozza ; assistette in trono alla le belle doti, e delle virtù di cui messa, e dopo fece l'assoluzione in era adorno. torno al cadavere, il quale, secondo CONTI P[ETRO PAOLO, Cardina la testamentaria disposizione del de- le. Pietro Paolo Conti, nobile di fonto, venne trasportato privatamen Camerino , nacque in quella città te alla chiesa di s. Venanzio, ed a' 24 febbraio i68q. Ricevuta una ivi tumulato. Questo Cardinale fu educazione proporzionata alla sua uomo di sommi talenti, ebbe delle condizione, entrò nell'accademia ec viste politiche , e colla sua schiet clesiastica di Roma , abbracciò lo tezza molto parlò, e scrisse sul si stato clericale, dedicandosi in ser stema governativo. Ebbero una ce vigio della santa Sede. 'Fu fatto lebrità i suoi due opuscoli pubbli prelato, e percorse lodevolmente la cati colle stampe, intitolati l'uno: sua carriera finchè da Benedetto T'ir desideriorum, cioè desiderii di XIV venne promosso alla carica di un zelante suddito da umiliarsi al sommo Pontefice, CON «-accomandati al CON «9 rare; quindi ch'era necessario di sagro Collegio radunato in concla chiararsi bene dell' un partito , o ve per la sede vacante di Benedet dell'altro. to XIV. L' altro opuscolo ha per CONVENTO, Conventus, Mona- titolo : Donuin principaii voto expe- steritirn, Coenobium. E quel luogo, tere, cioè discorso dell'ambasciatore o casa, che racchiude religiosi e re dello stato ecclesiastico al conclave, ligiose, ed altre comunità regolari. per la sede vacante di Clemente Non solo per convento s' intende XII. Si vuole, che molte variazioni l'abitazione delle monache, dei mo nel sistema di governo, e l'impianto naci, dei frati ec., ma questo nome di alcuni uflici, da questo Cardinale vale anche per qualificare la congre bramati, si vedano posti ora in pra gazione, e l'adunanza. Dice il Macri, tica. Per darne un cenno basti il che la voce convento, appresso Cesa dire, ch' egli desiderava per la retta rio, significa convenire insieme, o amministrazione della giustizia, che radunarsi , come scrive nel lib. V i giudici fossero ben pagati dall'e de miracoli, cap. 22. Per convento rario, e severamente puniti nelle si dicono ancora i frati stessi , che loro mancanze, e che si stabilisse abitano in convento, onde vivere a l' officio delle ipoteche , le quali a- convento vale vivere in comune. Il vessero forza per tanti anni, e non termine poi conventuale, che con più, per cui far se ne doveva il cerne al convento, è in uso rispetto nuovo impianto. ai religiosi che dimorano nel con CONTINO. Cardinale. Contino vento, quali membri di esso, a dif Cardinal vescovo di Sabina ai tem ferenza degli ospiti , cioè di quelli pi di Pasquale II, che fu eletto nel che avevano benefizii dipendenti dai io99, confermò quanto quel Papa conventi. Si dice pur conventuale stabilì a favore di Errico V Cesa rispetto all' entrate del convento , re, circa l'investitura dei benefici alla casa medesima abitata dai re ecclesiastici. ligiosi, religiose ed altri , ovvero CONTOBABDITI o CONTOBAD- rispetto ad alcuni uffizi) di chiesa JHTI. Eretici del secolo sesto, disce che si fanno nel convento, come la poli di Severo di Antiochia e di messa conventuale , vale a dire la Teodosio. I loro errori erano a un messa conforme all'uffizio del gior dipresso quelli de' maestri, ed anzi no, che la comunità deve udire, a per soprappiù rigettavano i vescovi. differenza delle messe che si dico f. AGHOSTI, e TEODOSIANI. no per anniversarii, o pie fondazio CONTRORIMOSTRANTI. Ere ni. Conventualità finalmente dicesi tici del secolo XVIII, che sortiro la società de' religiosi, che vivono no l'appellazione da un loro libello insieme regolarmente in una me intitolato Controrimostranza, scritto desima casa. per opporsi all'altro libello de' ri L'erudito Pompeo Sarnelli, nelle mostranti, che si chiamava Rimo sue interessanti Lettere eccl. al t. stranza. Nacquero essi dalle stesse III, p. i28 e seg., ci da preziose sette de' protestanti e rimostranti, notizie de' conventi abitati da nu i quali erano legati assieme negli merosissimi religiosi , e persino da argomenti di fede. Sostenevano che migliaia di essi, come narra distinta tal comunione non si potca tolle- mente coll'autorità degli storici, ed 90 CON sino vi furono CON celebrati i conclavi. altri scrittori. Noi qui daremo solo alcune poche analoghe nozioni di Benedetto XI morì in Perugia a' 6 tempi non tanto lontani. Trite- luglio i3o4, nel convento de' suoi mio abbate benedettino di Hirsauge, domenicani da lui abitato, per cui che visse nell'anno i 48o, dice del fu sepolto nella chiesa contigua. suonisteri, Ordine, detti abbazie, che il numero superava de' quin mo- Clemente V, nel marzo i3og, si recò in Avignone per fissarvi la dici mila , senza comprendervi le residenza pontificia, e passò ad abi prepositure, e i monisteri delle mo tare il convento de' domenicani. la nache. Folengio aggiunge constare quellone fu tenutode' medesimi il conclave, religiosi nel in quale, Lio- dalle bolle pontificie, che in uno stesso tempo erano trentasette mila dopo quaranta giorni , venne eletto abbazie; il B uccelli no , nel Me.no- a successore Giovanni XXII. Nel i 335, logio benedettino , riferisce essersi agli 8 gennaio, Benedetto XII si numerati nel concilio di Basilea ot fece coronare nel convento de' do tantaduemila settecento quarantuno menicani d' Avignone. Eugenio IV, monisteri. Abbiamo dal Sabellico, e Nicolo V, nel XV secolo, furona che i domenicani al suo tempo ave esaltati al pontificato nei conclavi vano ventuna provincie con mol tenuti nel convento di s. Maria tissimi conventi, e un numero assai sopra Minerva di Roma; e Giulio grande di frati, de'quali mille e cin II, ritornando in questa città , al quecento erano maestri di teologia. loggiò nel convento presso la Chiesa Lo stesso autore dice dell' Ordine di s. Maria del popolo (Vedi), ove francescano » Raro et nescio an dicesi degli altri Papi che ivi al » unquam verius dexerim, ullum bergarono. Clemente IX in tempo » humanae pietatis institutum ma- di carnevale si ritirava nel conven » jora sensit incrementa : totum or- to de' domenicani di s. Sabina sul " bem terrarum una haec imple- monte Aventino; e Benedetto XIII, » vit familia ". Erano a suo tem una volta all'anno , si ritirava nel po quaranta provincie dell' Ordine piccolo convento del suo Ordine do de' minori, divise in custodie, e le menicano, a Monte Mario, ove eser- custodie in conventi, abitati da ses citavasi in penitenze ed orazioni, santa mila frati. Azorio, nel lib. 2 vestendo l'abito religioso, ed essen delle sue istituzioni morali , e. I, do il primo ad eseguire gli esercizi racconta che a suo tempo la sola comuni, non meno di giorno che famiglia de' minori osservanti nu di notte. Nel medesimo conven merava contomila frati. to si recava ancora diverse volte Su tuttociò che riguarda i con fra la settimana , o per qualche venti vanno consultati i relativi ar giorno, o nel solo dopo pranzo per ticoli, principalmente COMUMTA' EC- prendervi aria. Andava altresì a CLESIASTICHE, CLAUSURA, CHIOSTRO, desinare co' suoi religiosi anche nel MONISTERO , CONGREGAZIONE DEL convento della Minerva , senz' altra LA DISCIPLINA REGOLARE, RELIGIOSI, differenza in refettorio , che quella ec. di ua vacuo di un luogo tra lui, e Nei conventi talvolta furono ri il p. generale. legati grandi personaggi , come vi CONVENTUALI MINORI, del- alloggiarono sovrani, Papi, e per- l' Ordine di san Francesco. V. CON s. Felice II, detto CON III. Gli successe 9i minori conventuali. CONVERSANO ( Conversaii. ) . Ilario, il quale fu al concilio, die Città con residenza vescovile nel re il Papa Simmaco adunò nel 5oi. gno delle due Sicilie nella provincia La bella cattedrale di antica co della Terra di Bari, capoluogo di struzione è dedicata alla beata Ma cantone. Essa è posta in deliziosa ria Assunta in cielo. ll capitolo si collina, circondata da fertili campi, compone di quattro dignità , cioè ove fra i molti prodotti principal dell' arcidiacono, dell'arciprete e di mente prospera il cotone. Conver due cantori o primiceri : più, vi so sano, chiamata pure Conversa , e no venti canonici compresi il ca Cupersanum, vanta remotissima an nonico teologo, e il canonico peni tichità, attribuendosi la sua fonda tenziere, oltre diversi preti, e chieri zione agli etruschi. In progresso i ci. Nella cattedrale vi è la parroc normanni ne fecero il capo luogo chia amministrata dal capitolo per del loro governo , e la metropoll mezzo di due preti amovibili, con dei conquistati dominii. Quindi di fonte battesimale . L' episcopio è venne contea, e fu data in feudo presso la cattedrale, oltre la quale agli Acquaviva duchi d' Atri. Con in Conversano non vi sono altre versano molto soffri per la peste , parrocchie. Esistono però tre mo- e per altre vicende. Oltre la cat nisteri di monache, un conservato tedrale, tra i suoi edificii meritano rio, diverse confraternite e pie u- menzione altri templi. È distante nioni , ed il seminario. La mensa una lega dalla riva del mare Adria vescovile è tassata, nei libri della tico ove in ripido scoglio trovasi camera apostolica , in fiorini cin la città di Polignano, che conta quantatre. cinquemila abitanti circa. Diede i CONVERSIONE e COMMEMOKA- natali al celebre, ed eruditissimo ZIONE DI s. PAOLO. V. S. PAOLO monsig. Pompeo Sarnelli vescovo di APOSTOLO. Biseglia. Fu già marchesato: ha una CONVERSO o CONVERTITO. Con collegiata con altre chiese, conventi versi. Converso dicesi quegli che ec. , ed una abbazia reale : a piè porta l'abito di un Ordine religioso della città si vede la cosi detta grot in un convento o monistero, ed è ta del palazzo, che ha duecento laico che serve alla chiesa, e ai re cinquanta piedi di profondità, e nel ligiosi negli uffici minori. Il Mura le vicinanze di essa sopra una lin tori dice, che conversione significa gua di terra, che sporge assai den abbracciare lo stato religioso, e nel tro il mare, giace il magnifico con la sua dissert. LXVI, Dissertazio vento di s. Yito. ni sopra le antichità Italiane, diec L'origine della sede vescovile di che nelle bolle di Alessandro III, e Conversano rimonta al quinto se Innocenzo IV, cioè in una del colo, ed. è suffraganea dell'arcive ii75, e in altra del i247, trovò scovo di Bari. L'Ughelli, Italia questa formola: » Praeterea liceat sagra, tom. VII, p. 7oo, ne riporta » vobis et mulieres liberas, et ab- le notizie storielie de' suoi vescovi, » solutas quae sui compotes su e pel primo registra Simplieio, che » monasterio vestro reddere volue- intervenne al concilio romano adu " rint, ad conversionem recipere, nato uell' anno 4^7 dal Pontefice » et eas absque contradictionu ali 9*» qua retinere CON". Significava adun giunge. » Osservasi CON come il primo ziareque la al parola secolo conversione con abbracciare il rinun- la » esempio di frati conversi, che il « santo abbate di Vallombrosa rice- vita monastica, e vestire l'abito re »» veva, erano soggetti distinti per ligioso. Soggiunge il medesimo au " condizione dai monaci di coro, i tore, che anticamente i monisteri » quali fino d'allora erano quasi tut- delle monache tenevano al loro ser " ti chierici, o destinati a divenirlo. nastico,vizio dei appellati laici portanti conversi, l'abito i quali mo- » Tanto era il rispetto, in cui ave- » va gli Ordini sagri, che ne esclu- avevano la loro abitazione fuori » deva tutti coloro, i quali prima del chiostro, e prestavano alle mo ," della loro conversione fossero stati nache quei servigi, che occorrevano »» concubinari, simoniaci, o macchia- alla loro economia, come oggidi » ti di qualche altro vizio vergogno- praticano tanti servi secolari. Anche » so ". Della diversa specie di con al presente, in luogo vicino al mo- ticolarità,versi o laici, si tratta del loro ad abito,ogni articolo e par- nistero delle monache, suole abita re alcun converso del medesimo di Ordine religioso d' ambo i sessi Ordine religioso delle monache qual in questo Dizionario. compagno ed aiuto al p. confesso CONVITO, Convivium. Splendido re, non che pei servigi delle mo desinare o cena. L'uso de' con viti fu nache stesse, come nelle funzioni comune a tutte le nazioni di tutti ed ufficiatura della chiesa, per la i secoli. Fino dai tempi più remo questua, ed altro. ti avevansi occasioni, segnalate per Sino al secolo XI si sa anche mezzo di convito, di grande appa da altri scrittori, che si chiamaro rato, e di allegria. La Scrittura dice, no conversi, vale a dire convertiti, che Abramo per ospitalità invitò ad tutti gli adulti che abbracciavano un banchetto que'tre angeli, che a lui la vita religiosa e monastica, per comparvero in forma di giovani, e distinguerli dai fanciulli che si chia che tenne un gran convito nel gior mavano Oblati (Vedi), cioè offertì, no in cui si compì l'allattamento perchè i loro parenti li stabilivano d'Isacco. Labano ancora invitò gran nei monisteri offrendoli a Dio sino numero de' suoi amici ad un con dalla infanzia. Nel medesimo secolo vito preparato per le nozze della XI s. Gio. Gualberto, fondatore del sua figlia con Giacobbe. Questo con la congregazione monastica dei Val- vito nuziale ci conferma quelli lombrosani (Vedi), colla regola di fatti in simile occasione da tutte s. Benedetto, cominciò a ricevere le nazioni , e che progressivamen Laici (Vedi), o Frati (Vedi) con te ricevettero lustro ed incremento. versi, unicamente destinati ai lavori Giuseppe imbandi un lauto convito ai del corpo, e distinti dagli altri re suoi fratelli, allorchè si fece ad es ligiosi destinati al coro ed al chie si riconoscere. Il santo Giobbe per ricato. V. il p. Mabillon, Saeculi metteva che i suoi figliuoli s'invi sexti bened. praef. 2, n. 2, e n. 9o. tassero scambievolmente nelle loro L'ab. Bercastel, Sioria del Cristiane case, sebbene non mancasse di of simo, tomo XII p. io9: Primi fra frire sagrifizi pei peccati, che i me ti conversi, parlando delle mirabili desimi avessero potuto commettere geste di s. Giovanni Gualberto, sog- colla lingua, come dice san Grego- CON nella Spagna, CON di accostarsi ad 93un rio I, in tali occasioni, che egli provocava per rinnovare e con convito di gentili, fu gravemente solidare la fraterna benevolenza . accusatoritamente d'idolatria, dal vescovato. e deposto me- Por mezzo di un grande convi to il padre di famiglia nel Van Il concilio di Coyac, celebrato gelo celebrò il ritorno del figlinol nel io5o, prescrisse agli ecclesiasti prodigo. Per sapere poi se fossero o ci che si troveranno ai conviti fu no frequenti, con altre opportune nebri, di fare qualche opera buona osservazioni, si può leggere il pa per le anime de'morti, e che a que dre Menochio : Siuore tom. I, p. sti conviti s'invitassero i poveri, ed 37o, capo XVI, doveesamina se sia i convalescenti di malattie ; e che i probabile, che li figliuoli di Giob preti non si trovassero alle nozze be fra di loro facessero conviti per mangiare, ma solamente per ogni dì tutto l'anno. Il Sarnelli, nel dare la benedizione. ll Berlendi, tomo VII, pag. i7 Lett. Eccles. Delle oblazioni p. 264, dice che tratta nella lettera VIII: Nel con Ruperto vescovo di Bamberga, co vito di Assuero ninno era forzato mandò : che in Anniversario ejia a bere, e donde è detto farsi brin fratribus consolatio inde exhibea- disi. P^. l'articolo BmsDisi. tur j alla quale refezione corrispon ll nostro divino Salvatore mede de quel Plenum servitium, che so simo non ebbe difficoltà d'interve vente si legge nell' istituzione degli nire più volte co' suoi Apostoli ai anniversarii doversi dare in quelli conviti di nozze, come in Cana di di morte ai religiosi. Tale costu Gallica, o pure dei pubblicani e manza più» dirsi che abbia avuta dei farisei, servendosi di queste oc la sua origine dalla pratica an casioni per insinuare più dolcemen tica d'imbandirsi solenni conviti nei te nei loro animi la sua celeste giorni de' funerali, nella casa del de dottrina. Non vi è dubbio pertanto funto, a tutti quei parenti, amici, che i conviti sono per sè stessi le ed anche ecclesiastici, che vi erano citi ed onesti, purchè si facciano intervenuti; come più anticamente si con quello spirito di carità e di era costumato di fare sopra gli stes temperanza, che si richiede. I con si sepolcri. Ma in progresso di tem viti de'gentili non erano frequentati po, avendo i vescovi vietato al clero dai primitivi cristiani, come osserva l' intervento ai conviti anche fune il padre Mamachi, De' costumi dei bri, massimamente a quello rego primitivi cristiani t. I, pag. 289. lare, all'incontro i benefattori nei » Noi (dicea Minucio Felice) faccia- funerali ordinavano che al vitto » mo dei conviti non solamente ca- consueto fosse aggiunta per loro con » stì ma ancora sobri. Imperciocchè to una pietanza. » non ci saziamo, nè ci ubbriachia- Oltre quanto si disse all'articolo » mo, ma temperiamo colla gravita Banchetti (Vedi) su quelli degli ec » la allegrezza ". Somiglianti cose clesiastici, qui aggiungeremo che scrive Tertulliano nel e. XXXIX s. Girolamo, scrivendo sopra il capo del suo Apologetico. V. AGAPE ed secondo di Michea profeta , fa una il § VII dell'articolo COMUNIONE. Nel gagliarda invettiva contro gli ec terzo secolo della Chiesa, avendo a- clesiastici, che eccedono in far con vuto l'ardimento Marziale, vescovo viti a persone secolari. Egregiamen 94 CON speditamente al CON termine del pranzo. te ancora s. Basilio, nella interro gazione ventesima delle regole più Rendute a Dio le dovute grazie, im diffusamente spiegate , ammaestra piegavano il resto del giorno nell'oc- tutti i religiosi, ed insegna loro il cuparsi de' loro mestieri ed ullizii, modo come debbano, senza super e nell'esercizio di opere caritatevoli. fluità, accarezzare e banchettare i Il Savio nell' Ecclesiastico al e. forestieri. Pompeo Sarnelli nel to 3 i , 4 i , suppone, che ne' conviti si mo VII dedica la lettera IX, Se parli avvisando che non si ripren ne'conviti degli ecclesiastici si deb da veruno, nè si disprezzi con im ba tacere, o parlare, e racconta che properii: In convivio vini non ar- s. Ambrogio convitava nel IV se giias proximum , et non despina.'! colo uomini chiarissimi , e con tali eum in jucimdiiate illius:. verba im uffici di carità egli si venne a gua properii non dica* itti : et non pre- dagnarel' esercito, l'amore come è anchemanifesto de' daducidel- quan mas illuni in reperendo. Dice in Convivio vini, perchè anco i greci to andava dicendo Arbogasto con chiamano il convito Symposius, cioè te, e valoroso capitano, che gloria- compotationem. In molti luoghi non vasi di essere stato più volte con invitano al desinare, ma solo al vitato da s. Ambrogio, e di altret bere quantunque allora si pranzi. tanto pregiavasi Vincenzo prefetto I medesimi greci chiamano ancora delle Gallie. il convito Syndipnos, cioè concoe- H citato Mamachi t. II. p. 53 nationem ; meglio però dicono i la racconta che gli antichi cristiani de tini Convivium, perchè amicorum et sinando facevano che si cantassero vitae coujuncùonem habet. Quello loro degl'inni, e de' salmi. S. Gio. però che avvisa il Savio, è che sia Crisostomo nella esposizione del sal Convivium non Convitium, come mo 4 i esorta i fedeli d' insegnare dice Cicerone in Verrem, cum ma alle mogli, ed ai figli loro de' can xima clamore, et convicio. Si deve tici, e degli inni, affinchè si avvez adunque nel convito tenere silenzio zino a cantarli, non solamente quan finchè il maggiore tace; ed il mag do tessono, o fanno qualche altro giore deve fare parola acciocchè lavoro, ma eziandio quando desi all'onesto convito non manchi la nano, o stanno a cena. Volendo be modesta allegrezza del parlare dei re, prima di salutare i compagni, convitati; il perchè soggiunge lo segnavansi col segno della santa stesso Savio nel capo seguente: lo- croce, e invocavano Cristo. Termi quere maj'or nata , decet enim te nata la tavola, rendevano grazie al primum verbum. Signore, cantando degl' inni e dei Per la parte del tacere ne' con salmi, e leggendo qualche parte del viti, molti sono i difensori. Nella la sagra Bibbia, le quali cose con mensa de' pretori, e degl'imperato fermano Tertulliano, s. Cipriano, ed ri si taceva. Essendo Solene a ta altri gravi scrittori, che fiorlrono vola con Periandro tiranno de' Co nei primi secoli del cristianesimo. rinti, e standosi quieto, fu dal ti In questa guisa que' buoni cristiani ranno interrogato, se il silenzio pro si guardavano di non mangiare e cedeva da povertà di parole, ov bere più del dovere, perchè poi vero da stoltezza. Selene subito ri dovevano essere pronti a leggere spose, che chi può tacere alla men CON l' opera II Pantco de Fontìbus CON nell' introduzione Calderianis 95al- , sa, non è stolto. Archidamo , vo lendo calunniare l' oratore Ecato perchè non aveva mai parlato in un narra che in Hermolai Barbari con convito, ne prese le difese, e disse: vivii* solum lectoris acroama audi- che quelli che sanno ben parlare , tur. Nusanam enim apud eum sine conoscono anche il tempo di tace lectioneprandetiircocnaturve, ut con- re. Iperide parimenti, in egual ca vivarum ventrem, ut animuni pari- so, essendo richiesto perchè non par ter oblectet. Anche Francesco I re lasse, soggiunse:'» il discorrere delle di Francia si faceva leggere, men cose alle ijuali io sono acconcio, non tre pranzava, qualche opera degna quadrano a questo tempo; e quelle della sua attenzione. Di fatti il che quadrano a questo tempo non Gragneo ebbe l'onore di spiegargli, quadrano a me". Gli ambasciatori inter prandendum, i Commentarj del re di Persia, essendo a convito di Primasio vescovo di Utica, o di in casa di un grande di Atene , e Adrumetico , sopra l' epistola di s. vedendo Zenone celebre filosofo a non Paolo. Racconta poi Bernardo Tas dire cosa veruna, cominciarono ad so, che Luigi Pulci lesse di mano accarezzarlo, e ad invitarlo a bere,di- in mano alla mensa di Lorenzo cendogli: e di voi, o Zenone, che di de' Medici , i ventotto canti del remo al nostro re ? Non altro, ri poema romanesco da lui composto spose il filosofo, se non di aver ve per insinuazione di Lucrezia Tor- duto un vecchio che si taceva a nabuoni, madre di Lorenzo il Ma tavola. Si aggiunge che i caldei, i gnifico, intitolato il Morgante. medi e i persiani non parlavano Ritornando al silenzio ne' convi mentre sedevano a tavola , ma sol ti, e a quelli che lo lodano, dire tanto si facevano intendere a cen mo che altri esortano ancora al ni. Tuttociò in favore del silenzio diletto dell'onesto e savio ragiona ne' conviti; ma dalla parte del par re, sull' esempio di alcuni religiosi, lare sono molto maggiori i di che verso il fine della mensa dan fensori. Sogliono è vero i religiosi no luogo all'onesto parlare, per cui osservare il silenzio mentre man abbiamo il grazioso proverbio : in giano , ma uno intanto legge qual principio silenthim , in medio stri- che libro spirituale, di sagra Scrit dor dentium, in ultimo rumor gen- tura etc., acciocchè mentre si rifo tium. Il medesimo sembra aver pra cilla il corpo , l' animo ancora sia ticato s. Agostino, perchè alla sua pasciuto. V. Frane. Sacchini, Epi mensa, dopo essersi alquanto letto, stola de utilitate bene legendi arI dava luogo al parlare, non al mor mcnsam, Mediolani i62i. Theoph. morare. Altri insegna che ne' con Raynaudus,sam religiosam., de Anagnostc t. XIII. Oper. ad men-Lug- viti ecclesiastici , dopo la sagra le zione, nè si dee parlare troppo, nè duni i665; Sarnelli, della Lezione tacere affatto. Ed in quanto agli alla mensa , e guaI inno dicesse imperatori romani si legge nel Ba- Gesù Cristo finita la cena, tom. roiiio all'anno 43. n- i i» che Au VI. Lett. Eccl. p. iii. Se poi nei gusto per l'ordinario ne' conviti, i conviti ecclesiastici si debba tace quali erano frequenti e quasi quoti re o parlare, si tratta da tale au diani, si recava a memoria quello che tore nej luogo succitato. aveva imparato da' filosofi, ovvero 96 CON » to da queste CON vivande qualunque per la conversazione di uomini in tendenti, ch'egli teneva in casa. Lo >» cosa, che in esse vi sia di mali- stesso Baronio, all' anno 67 n. 33 » gno, e di nocevole''. Se trovava- dice che fra i cristiani ne' conviti si presente qualche sacerdote, a lui soleva proporsi alcuna questione in toccava benedire la tavola, come si torno alle sagre lettere. V. il p. dimostra negli atti di s. Teodoro Menochio, Siiwre tom. III. p. 2oo, martire, presso il Ruinart. capo XIX, Se ne' conviti sia meglio Anticamente eravi l' uso che nei lo stare in silenzio, o il parlare. Al grandi conviti intervenivano sette seguente capitolo riporta /' istoria persone, l'ottavo era il re, o il riferita da s. Gregario di Tours presidente del convito , laonde ebbe sulla benedizione de' cibi. Su que origine il proverbio: Septem con- sta va letto la pag. 64 del vol. V vivium , novem convitium , come del Dizionario , e l' articolo, BENE attesta Macrobio lib. i, Saturn. cap. DICITE. VII. Sulla moderazione dei conviti Gli antichi cristiani, dopochè si degli antichi romani, è a sapersi erano esercitati nei loro mestieri, che erano al tempo di Apicio, ed o avcano terminato di attendere ai anco molto prima, andate in disuso loro uffizi, verso l'ora del mezzodì le leggi dette sumptuarie, dai ro si ponevano a desinare, invocando mani state stabilite. Plinio, nel lib. prima Dio, e facendosi il segno X, cap. 5o, fa menzione della della santa croce, come attesta il legge Fannia, la quale fu promul mentovato Tertulliano : leggevano gata da C. Fannio console, undici prima ancora qualche parte della anni prima della terza guerra, che sagra Scrittura, per infervorarsi mag i romani fecero ai cartaginesi. Co giormente nel servizio del Signore, mandava questa legge che ne' con e per confermarsi nelle massime viti non si dessero uccellami, e solo della religione che professavano. concedevasi una gallina ordinaria , Facevano dipoi sulle vivande il se che non fosse particolarmente in gno della croce, non che sull'ac grassata. Seguì poi la legge Dulia, qua, e sul vino che avevano da la quale determinò una certa pena bere, e dopo recitata qualche analoga contro i trasgressori di simili leggi. preghiera incominciavano a desinare. Saccesse poi la legge Licinia, fatta Di queste preghiere, una formola da P. Licinio Crasso, nella quale si fu prescritta da Origene nel libro ordinava , che nei giorni delle ca- II, sopra s. Giovanni, ed è la se lende e delle none, nel dì che si guente. » O tu, che dai il nudri- faceva mercato, si potessero spen » mento a tutti i viventi, concedi dere nel pranzo triginta asses, tren » a noi la grazia di godere colla ta soldi, ma negli altri giorni me » tua benedizione di queste vivan- no solenni si comandava che non » de. Tu hai detto, o Dio, che qua- si mettessero in tavola più che tre » lunque volta noi berremo qual- libbre di carne: Carnis aridae pon » che cosa di mortifero, ella non do tria, salsamentorum pondo li » ci apporterà verun nocumento, bra. De' frutti , ed erbe non vi » purchè invochiamo il tuo JVome: era tassa, quod ex terra, vite, ar- » poichè tu sei onnipotente, e in- boreve natum sit. Macrobio al li » finitamente grande. Leva pertan- bro citato de SatumaI., cap. i 7, CON di alcuni, cioè CON Timagora, Eutimio, 97 parla di questa legge della parsi monia degli antichi romani; ma Candiotto, Temistocle, e il medico sotto l' impero abbiamo molti esem Democede, perchè avea restituita la pi di crapula, e della più raffinata sanità a Bario. ingordigia. In questi regi conviti le tavole Il convito famoso di Àssuero re erano disposte in modo, che alcuni, di Persia fu solenne e sontuosissi sebbene mangiassero nello stesso tem mo , tanto per l' apparecchio , che po che mangiava il re, non istavano pel numero e per la dignità dei nella medesima stanza, e quelli che convitati, e pel tempo che durò : in questa erano chiamati sedevano fedt grande convivium, dice la Scrit a tavole distinte, e si ponevano fra tura nel lib. di Ester cap. I. Gli le loro tavole, e quelle del re, certi invitati furono tutti i principi e veli fatti in modo, che il re vedeva satrapi del regno, anzi tutto il po i convitati, senza che essi potessero polo della città di Susa. L'appa vedere lui. Ateneo , nel lib. IV, rato fu superbissimo, perchè i let dice , che d' ordinario i convitati ti, sopra i quali secondo l' uso an non erano più di dodici. Pare che tico giacevano i convitati intorno questi conviti, e questo onore do alla mensa, erano d' oro e d'argen vesse essere di poca consolazione to, come lo erano i vasi in cui si agl' invitati, s' è vero quello che di beveva , e quelli delle vivande. Cor ce Luciano nell'opuscolo, de mer rispondenti erano i cibi e i vini, e eede conductis, cioè, che bisognava siccome era regolato da principi, stare cogli occhi bassi , acciocchè cosi fu escluso l'abuso di alcuni ninno degli eunuchi potesse avver conviti, o inviti a bere, che si pro tire, che l'invitato avesse alzato gli vocava colle parole: Non crat qui occhi per guardare alcune delle cngeret ad bibeudum. Le cerimonie concubine del re , cosicchè in simili furono, diverse da quelle che usa conviti mancava quella libertà, che rono poscia gli altri re di Persia, è il condimento principale d' un che non solevano addimesticarsi coi convito, e della naturale allegrezza. loro sudditi, anzi mangiavano soli, Ateneo inoltre, nel lib. i 4, ci rac ovvero colla moglie, colla madre, o conta di peggio, ove dice che il 1llocon re, prendeva uno il terzoo più la la figli. madre, regina. Il primo il Artaserse secondo luogo re de' Parti invitando alcuno degli amici a mangiar seco, mentre che giaceva sopra alto e ricco letto , talvolta convitò i fratelli, e Dario obbligava i convitati a giacere in i principi, i satrapi, e i magistrati, terra , e a cibarsi di ciò che dal come Àssuero. Quando invitavano i re era gettato, senza nominare al congiunti, il convito chiamavasi Co- tre barbarità cui soggiaceva l' in gnatorum prandium. I romani so vitato per lievi cause, ed altre che levano convitare i parenti, ed allora ha registrate la storia. Sullo sta il convito chiamavasi Ckarìstia. I re a mensa sedendo sui letti, V. re di Persia ai detti pranzi non Dassovit, Dissert. de Accubitu he- convitavano quelli di altre nazioni, braeomm ad Ognuni Paschalem, come greci, o barbari, e solo assai Witterb. i698; Aid. Manutium, de raro fu il caso di averne invitato accumbendi , et comedendi ratioue alcuno. La storia registrò i nomi int. ejusd. opusc.,et. tom. i. Thes. VOL. XVII. 7 98 CON che si facevano CON ai convitati. Si legge Sallengre 229; Ciacconium ile Tri clinio, Romae i 588, Amst. i689, nella antica vita della gran Con et ami Append. Fulv. Ursini , et tessa Matilde (Vedi), che in un Hier. Mercurialis, Diss, de Accubi- banchetto imbandito dal marchese tus in Coena origine, Lipsiae i758. Bonifacio suo genitore, i soli aromi Gli antichi pertanto stavano ai dell' oriente erano cotanto copiosi, conviti, uno accanto all'altro, e che si mandarono al molino de'gra- mangiavano di fianco in situa ni per macinarli. In un banchetto zione più vantaggiosa della moder dato dai Visconti signori di Mila na, per maggior facilitazione della no, si donarono agl' invitati cento- digestione ; dappoichè coricandosi cinquauta bellissimi cavalli, oltre dalla parte del piloro , avea più vari monili preziosi, nonchè altri campo il cibo d'insinuarsi, e di donativi di altissimo pregio. Dei triturarsi negli intestini. solenni conviti, e dei conviti di va Finalmente , per mezzo de' con rie specie, si tratta in diversi ar viti, si celebrarono e si celebrano ticoli di questo Dizionario; e di principalmente i ritorni dai viaggi quelli dati a Leone X, e al sagro delle persone illustri , e quelli delle Collegio de' Cardinali dal magnifico armate vittoriose; il ritrovamento Agostino Chigi, si tratta all'articolo di persone e di cose che eransi Clugi (Vedi). Nel i829 il cav. smarrite; i parti felici, massime dei Giuseppe d' Este pubblicò in Ro primogeniti , in somma dati sono ma un opuscolo intitolato Dissei: per circostanze di gioja e tripudio delle tavole moderne. presso tutti i popoli. Noteremo che Nel giorno dell' istallumento dei nei tempi di mezzo, o del medio patriarchi di Mosca prima si faceva evo , non meno che dopo la cessa un solenne convito, come si rileva zione delle barbarie, e il ristabilito seniodalla ha descrizione, fatta di quello che il del vescovo patriarca Ar- incivilimento , più frequenti , più magnifici , e più lussuriosi che in Giobbe nel i589, in cui si ravvisa qualunque altro paese, in Italia ce- la più grande opulenza, congiunta lebraronsi i conviti, che spesso pi al gusto il più bizzarro; giacchè gliarono il nome di corti bandite, superbi schifi erano carichi di cop per una specie di bando con che pe d' argento, di fiaschi, e di boc- pubblicavasi in tutti i paesi cir cie circondate di ghirlande d'oro, convicini. Di tali Corti bandite si e piene de' più rari , e preziosi vi tratta all'articolo Corte (Vedi). ni. Nel numero prodigioso di tazze Oltre a ciò è noto, che di molti di d'oro di varie forme, e di diffe que' banchetti celebrati per nozze , renti grandezze, ve n'erano di quel per vittorie , e per altre occasioni le, che dodici uomini portavano a di giubilo , si fa sovente menzione stento. Il vasellame rappresentava nelle nostre antiche cronache. Di ogni sorte di animali , tigri , orsi , alcuni conviti si hanno pompose tori, cavalli, lepri, cani, polli , pa descrizioni, le quali sembrano qua voni con ale d'oro, cicogne, pel si incredibili, per la quantità e qua licani, struzzi , piccioni , tortore , lità di delicatissimi cibi , e per la fagiani, pernici, ed un liocorno di profusione immensa de' preziosi ar straordinaria grandezza . l doni redi, e dei ricchi, e copiosi donativi, del pati-iaica, e del seguito uuu COiN samente disposto CON si trovavano oltre 99 furono, che piatti d'oro carichi di diamanti, e perle fine, l'abbondanza ai trombetti, ed ai timpanisti di delle quali in Russia è grandissima, corte, i suonatori destinati ad ese perchè in Estionia , e in Livonia guire la musica durante il banchet ritrovansi molti laghi dove esse si to. I cibi , recatisi nell' anticamera pescano.l' articolo Autolog. Pranzi (Vedi) t. III. sip. parla 3o. Al- di dagli staffieri accompagnati da guar die del corpo dei trabanti, vennero solenni conviti imbanditi dai som portati nella sala dagli scudieri pre mi Pontefici, con altre analoghe do-venetoceduti dal col gran bastone siniscalco , e lombar- poi fu erudite notizie. V. inoltre l'articolo CENA. rono collocati sulla mensa dai ciam Per dare poi un'idea della son bellani a ciò destinati, e diretti dal tuosità, splendidezza, e del cerimo gran maestro delle cucine. niale usato a' nostri giorni per un Quando la mensa fu imbandita, imperiale regio convito , non riu do-venetoil gran siniscalco ne diede del avviso regno al lombar- mag scirà discaro che qui si faccia la bre ve descrizione di quello, che ebbe giordomoto, il quale maggiore si recò lombardo-vene- con questo an luogo in Milano a'6 settembre i838, nel palazzo di corte, e nella sala nunzio presso l' imperatore, ed ot delle Cariatidi, per la seguita in tenuto il sovrano assenso, fece dare coronazione colla corona di ferro, del netodal gran il seguale cerimoniere per l'lombardo-ve- avviamento regnantedinandobardo-veneto. I, imperatore come re del d' Austria regno lom-Fer- del corteggio. Uscito questo dal- l' appartamento, le cui anticamere, Nella sala delle Cariatidi sopra un al pari della sala delle Cariatidi largo assito, coperto di tappeti tur erano occupate dalle guardie del chini e gialli s'imbandi una tavola bardo-venete,corpo, e dalle si guardie recarono nobili tutti lom- col- sormontata da un baldacchino. Da vanti alla medesima si collocarono l' ordine seguente alla mensa. Due due sedie a bracciuoli coperte di forieri di corte, i paggi, i forieri stoffa d'oro per l'imperatore, e per di camera, gli scudieri , i ciambel l'imperatrice. Le sedie a bracciuoli pei lani , i consiglieri intimi , l' araldo serenissimi arciduchi, ed arciduchesse del regno lombardo veneto, il mag che presero parte al banchetto, erano giordomo maggiore del regno lom coperte di velluto rosso orlato d'oro, bardo- veneto col bastone, ed il gran e le sedie pei due Cardinali, e per coppiere del regno lombardo-veneto monsignor nunzio apostolico , pure portando lo scettro sopra un cu commensali, erano senza bracciuo scino. Quindi venivano il gran si li, ma coll'appoggio coperto di vel niscalco del regno lombardo-veneto, luto rosso con frange d'oro. Da una che aveva deposto il bastone accen parte vi era una tavola coperta di nato più sopra, e che portava il glo velluto turchino e giallo per depor- bo sopra un cuscino; il gran ciam vi gli ordini del regno. Pei sere bellano del regno lombardo-veneto, nissimi principi , che intervennero col cuscino della corona; il gran in qualità di spettatori , e pel cor scudiere del regno lombardo-veneto po diplomatico , furono erette ap colla spada sguainata alzata; i se posite tribune. In un sito espres- renissimi arciduchi accompagnati dai ioo CON re lombardo-Veneto, CON ed all'impera gran maggiordomi; l'imperatore col paludamento dell'incoronazione, e trice dal di lei ciambellano di servi la corona ferrea sul capo , circon zio. L'asciugatoio si porse all'impe dato dai decorati del tosone d'oro, ratore dal maggiordomo maggiore e dalle gran croci degli imperiali , lombardo-veneto, ed all'imperatrice e reali ordini (fra cui erano i due dal proprio gran maggiordomo. In governatori di Milano, e di Vene di si avanzò l'elemosiniere della co zia), dalle grandi cariche di corte, rona che primo in rango, fece uà dai capitani delle guardie del cor profondo inchino , ed assistito dal po , e dall' ajutante generale. Alla cerimoniere di corte pronunziò il sinistra dell'imperatore, un passo in Benedicite. Poi fatto un altro pro dietro , procedeva l'imperatrice Ma fondo inchino, ritornò al suo po ria Anna Carolina, accompagnata dal sto. Allora fra il suono delle trom proprio gran maggiordomo, e dal be e dei timpani, l'imperatore, l'im la gran maggiordomessa; due pag peratrice, i serenissimi arciduchi, e gi sostenevano lo strascico dell'abi le serenissime arciduchesse, ed indi to dell'imperatrice; le guardie no i due Cardinali e monsignor nun bili lombardo- venete formavano l'ac zio sedettero ai rispettivi posti. Al compagnamento ai due lati estremi l'imperatore venne avanzata la se degl' imperiali conjugi. Seguivano le bardo-veneto,dia dal maggiordomo agli altri maggiore serenissimi lom- serenissime arciduchesse coi rispet tivi gran maggiordomi, e gran mag- personaggi dal rispettivo proprio giordomesse. A ciascuna arciduches maggiordomo, il quale disimpegno sa era da un paggio sostenuto lo in generale tutto il servizio perso strascico; finalmente venivano le nale, come per esempio di togliere dame di palazzo che erano di servizio. di mano il cappello agli arcidu Poco prima che s'incamminasse chi ec. il corteggio, i due Cardinali Gai- Appena l' imperatore fu seduto, nicosruck patriarca arcivescovo di diVenezia, Milano, non e Ma che ilneto gran gli ciambellano levò dal capo lombardo-ve- la corona

monsignor Altieri nunzio apostolico ferrea, e la depose sul cuscino sur del Papa regnante Gregorio XVI, riferito, indi la recò sopra la ta si recarono nella sala delle Cariati vola dove erano gli altri onori del di attendendo presso i posti loro regno, vicino ai quali egli rimase destinati l'arrivo dell'imperatore ed in piedi durante il banchetto. Il imperatrice. All'atto che questi en maggiordomo lombardo-veneto, ed trarono nella gran sala, risuonarono il grande scudiere lombardo-veneto, le trombe ed i timpani, ed i gran si collocarono dietro la sedia del dignitari del regno lombardo-vene- l'imperatore stando il primo a de neto, che portavano gli onori del stra, e tenendo in mani il bastone regno, li deposero, compresa la spa della carica. Il gran siniscalco, ed da, sulla tavola a ciò destinata. Giun il gran coppiere lombardo- veneto ti alla mensa gl'imperiali coniugi, andarono a collocarsi all' estremità stando davanti ai propri posti, si inferiore della tavola, colla faccia lavarono le mani. I paggi tenevano rivolta verso l'imperatore. Le quat i bacili d'oro, e l'acqua venne ver tro grandi cariche di corte stavano sata all'imperatore dal gran coppie- iii piedi al lato destro dell'impera CON na, e la ripose CON in capo dell' torim tore. I rlue capitani delle guardie del corpo, e l'aiutante generale stavano peratore. Il maggiordomo maggio dietro la sedia dell'imperatore. Die re lombardo-veneto gli ritirò la tro quella dell' imperatrice, come sedia e l' imperatore, come pure pure dei serenissimi arciduchi e gli altri serenissimi personaggi, si delle serenissime arciduchesse , si alzarono da tavola. In questo pun posero i rispettivi gran maggior to si avanzò l' elemosiniere del domi. Allorchè l'imperatore doman la corona secondo in rango, fe bardo-venetodò da bere, il fece maggiordomo l'opportuno lom- cen ce un profondo inchino, ed assi stito dal cerimoniere di corte, pro no al gran coppiere lombardo ve nunziò il Gratias ago: indi fat neto, e due paggi si avvicinarono a to un altro inchino ritornò al suo lui tenendo sopra bacili d'oro, l'uno posto. I gran dignitari ripresero gli vino ed acqua, l'altro una coppa. onori del regno dalla tavola, sulla Il gran coppiere mescolò all'impe quale erano riposti, ed il corteggio, ratore facendo un profondo inchi tra il suono delle trombe e dei no. A questo punto si alzarono i timpani, uscì dalla sala collo stesso due Cardinali, e rimasero in piedi ordine come nell'arrivo. L'impera finchè l'imperatore restituì la cop tore, e l'imperatrice, salutati al loro pa al gran coppiere. L'imperatore ingresso nella sala e alla loro parten si degnò di bere alla salute de' suoi za, con unanimi vivacissime acclama sudditi lombardi e veneti nella coppa zioni, ebbero a varie riprese le stesse della regina Teodolinda, ed il gran testimonianze, e le stesse dimostra cerimoniere lombardo-veneto fece zioni di ossequio, d'affetto, di giubilo un cenno all'orchestra, che durante durante il banchetto, che fu rallegra il banchetto stava eseguendo la mu to coi canti de' più distinti artisti. sica . Intanto che risuonarono le Giunti gl' imperiali coniugi ne'pro- trombe ed i timpani, si (ècero le pri appartamenti interni, il gran salve dell'artiglieria. cerimoniere lombardo-veneto, die Il pospasto venne portato nella tro il cenno ricevuto dal maggior sala dagli scudieri, non però pre domo maggiore lombardo-veneto , ceduti dal gran siniscalco lombardo annunzio, che il servigio era termina Veneto, e fu collocato nella tavola to, e l'adunanza si sciolse. Nella sera dai ciambellani. Giunto a termine tutta la città brillantemente illumi il banchetto, il gran maestro delle nata, porse nuovo argomento della cucine avvisò' i due cappellani del sua affettuosa divozione alla augu la corona, essere mente dell'impera sta coppia. V. CORONAZIONE DEI tore di levar la tavola, per lo che HE, al fine del quale articolo ap entrambi si alzarono, e rimasero in punto si riporta quella dell'impe piedi davanti alle loro sedie. L'im ratore Ferdinando I, che precedet peratore e l'imperatrice si lavarono te a questo solenne convito. allora le mani come prima,stando però CONVITTO. Il convivere in un a sedere,e colla sola differenza, che l'a determinato luogo più persone in sciugatoio venne presentato all' impe sieme, simul vivere, convivere. An ratore dal grande scudiere lombardo- che il luogo dove si convive dicesi Veneto.bardo-veneto ll gran si appressò ciambellano alla coro- lom- convitto ; così il Dizionario della lingua italiana. Perciò dicesi convit^ roa CON questo istituto CON si vegga il Costanzi, tare chi convive con altri in colle gio, seminario, ospedale, pio luogo, l'osservatore di Roma, t. l, p. 8o. conservatorio, casa religiosa, e si Il medesimo Piazza, loco citato mili, come quel giovane ancora che a pag. 352, tratta del Convitto ec pagando una mensile od annua pen clesiastico a s. Gio. dei fiorentini, che sione, convive in un collegio, semi ebbe origine sotto Leone X, e pro nario, liceo, monistero ec. istruen sperò sotto s. Filippo Neri. V. ARCI- dosi nelle scienze, in una saggia, CONFRATERNITA DELLA PIETÀ' DE' FIOREN morale, religiosa e scientifica edu TINI IN ROMA. Sisto V nel i587 e- cazione secondo i diversi rispettivi resse presso ponte Sisto l'ospedale, stabilimenti a cui è addetto. Così che poi divenne il convitto detto si denomina convittrice quella don de'cento preti, come si dirà altro zella che sta a dozzina, e corrispon ve, il cui locale dal regnante Pon de una mensile od annua pensio tefice si diede all'Ordine Gerosoli ne, e che come i convittori man mitano, stabi lendovisi da ultimo lo gia, ed è istruita nella religione, ospedale militare. Alcuni chiamano nelle cognizioni proprie del sesso anche convitto quella unione di in monisteri o in conservatori, od sacerdoti, istituiti presso V arc.icon- in altri istituti di educazione. E fraternita della ss. Trinità de pelle tanto i convittori, che le convittrl grini (Vedi), da d. Mariano Socci- ei , allorchè escono dal luogo, ed ni, prete dell'oratorio di s. Filippo anche nel medesimo, usano abito Neri. uniforme, ed osservano i regolamen CONVOIONE (s.), abbate. Nac ti propri degli stabilimenti, e con que a Comblesac , nella diocesi di vitti ove vivono. saint-Malò. Avutasi da suo padre Convitto dicesi anche una con unalo stato distinta ecclesiastico educazione, e abbracciòin breve gregazione di preti secolari, che vivono in comune con apposite crebbe egli così nella estimazione regole, esercitandosi in qualche pio del vescovo di Vannes, che diven ed utile esercizio. l l Piazza, Opere ne arcidiacono di quella chiesa. Non pie di Roma, p. 29, parla del con andò guari di tempo che, annoiato vitto ed ospedale dei poveri sacer 1l nostro santo delle cure del se doti secolari istituito sotto Pio II, e colo, deliberò di abbandonare ogni confermato da Giulio II, che gli con cosa, ritirandosi in una solitudine cesse la chiesa di s. Marta in Ac- nelle estreme parti della diocesi di quiro, ove rimase sino a Paolo III. Vannes. Quivi fu raggiunto da al Poscia passò nella chiesa di s. Bar tri cinque ecclesiastici desiderosi di bara, indi in quella di s. Lucia dei vivere con lui nel silenzio delle Ginnasi nel pontificato di Clemente umane cose. Egli li accolse ben vo VIII. Ivi venne istituito un ospe lentieri, ed ottenuto un luogo chia dale pel sacerdoti pellegrini, che mato Roton , o Redon , vi edificò si recano a Roma, ampliato, e be un monistero. Altri ancora conven neficato da Clemente IX, che da nero a questo, tra i quali un certo prelato n'era stato deputato, leg Gerfredo, il quale insegnò la pra gendosi sulla porta l'iscrizione: Hospi- tica della regola di s. Benedetto. tium pauperum sacerdotum pcre- Convoione fu il primo abbate , e grinorum . Sullo stato presente di non è a dire quanto egli fosse di edificazione a' suoiCON monaci nello bale fu chiamato CON da Stazio nel pae io3 straordinario fervore delle sue ve se degl' lrpini , al riferire di Tito glie, e delle sue orazioni. Mori il Livio, sotto pretesto che gli ren santo abbate nel compianto di tutti deva questa città. La sua forte po a' dì 5 gennaio dell'anno 868. ll sizione, e gli accresciuti propugna corpo di lui fu seppellito in prima coli la resero importante nelle epo a Ple-lan , luogo in cui si erano che successive, e sempre gli stra trasferiti que' monaci per la inva nieri invasori se ne disputarono il. sione de' Normanni, ma dappoi fu possesso. Nel 554 i goti se ne im portato a Redon sua prima dimo padronirono , e Narsete - assediolla ra. La festa di questo santo, secon poscia, e la prese. Nel medio evo do il martirologio di Francia e quel era talmente formidabile, che Carlo lo dei benedettini, ricorre a' 28 di Magno impose a Grimoaldo l'ob cembre , forse in memoria della bligo di demolirne le mura. I lon traslazione delle sue reliquie. gobardi essendo stati cacciati dai CONVULSIONARlI. Appellazio normanni, Conza continuò a gode ne data a certi fanatici , i quali nel re una gran prosperità , divenne secolo passato volevano spacciare per contea e principato , ma dipoi fu miracoli certe convulsioni, che si quasi interamente distrutta da un accinsero a dimostrare successe pres furioso terremoto nel i694 agli 8 so il sepolcro del diacono Paris , settembre. Quel terremoto recò pu famoso appellante dalla bolla Uni- re gravi danni ad altri luoghi del- genitus. Cominciarono essi nella l'arcliidiocesi. Francia, ma presentemente così fatto La sede arcivescovile è egual parossismo di stoltezza sembra af mente antica , giacchè il vesco fatto estinto. Tutti coloro si dichia vo Pelagio nell'anno 743 intervenne ravano nemici di quella bolla, e al concilio romano celebrato dal per sostenersi difenditori della reli Papa s. Zaccaria. Nel 967 si trova gione procuravano ógni mezzo per un Pietro per vescovo, nel i o8 i ingannare i semplici, affermando e un Leone, che fu il primo arcive giurando che Iddio operava mira scovo, quando governava la Chiesa coli in lor favore. Si divisero essi universale s. Gregorio VII. Dopo in diversi partiti secondo che il fa si trova nel i io3 l'arcivescovo Gre natismo più o meno li trasportava. gorio, ed altri successivamente, fra i GONZA, o CONSA ( Compsan. ), quali s. Erberto, fr. Consiglio della Città , con residenza arcivescovile , nobile famiglia Gatti di Viterbo, il nel regno delle due Sicilie nella Cardinal Latino Orsini romano, il provincia del Principato Ulteriore. Cardinal Alfonso Gesualdo napoli È costruita sopra una collina a piè tano, il Cardinal Bartolommeo Cesi degli Appennini, e verso la sorgen romano, senza nominare i Cardi te dell' Ofente. Questa antichissima nali che ne furono amministratori. città, nel paese degl' lrpini, fu chia L' Ughelli tesse l'elenco de' vescovi, mata pure Coursa, e Compsa. Fu ed arcivescovi di Conza, e ci da le talmente considerabile, che nella notizie di questa diocesi al tomo VI, seconda guerra punica, per la bat pag. 797 e seg. della sua Italia, taglia di Canne , potè fornire ai sagra. Prima erano suffraganei di romani i più validi soccorsi. Anni- questa metropoli i vescovati di s. COP so, e paludoso, COP presenta però da Angelo de' Lombardi, di Bisaccia, di Lacedonia, di Monte Verde, di lontano un aspetto magnifico : è Muro, e di Satdano. Al presente cinta da vari luoghi deliziosi, ed ha le chiese suffraganee a Conza sono: buona acqua, che serve all'uso de s. Angelo de Lombardi , Bisaccia , gli abitanti. La cingono pure forti, e Lacedonia , e Muro. Nel i 8 i 8, il regolari mura, ed è fiancheggiata da Pontefice Pio VII colla lettera apo ventiquattro bastioni, non che prov stolica De utiliori Dominicite, um veduta di fosse piene d' acqua , a- alla sede di Conza, Satriano, non che vendo al nord inoltre la sua buo Bisaccia, con s. Angelo de' Lom na cittadella. bardi, e conservando la cattedraliti Copenaghen è composta di tre alla chiesa vescovile di Campagna parti, cioè la città vecchia, la città (Vedi), l' affidò in amministrazione nuova, e C/iristianshafen, o porto perpetua all' arcivescovo di Gonza. di Cristiano. Questa ultima parte, JVel i 5g7 in questa città si celebrò che però non forma che un solo un sinodo diocesano, mentre n'era quartiere, fu fondata in parte nel arcivescovo Scipione Gesualdo. i6i8 sull'isola di Amager, e for La chiesa cattedrale di Gonza è mava una città distinta avente il un bello edifizio, decorato con ope proprio governatore. Attualmente re di scoltura, e di antichi mauso non comunica col resto di Amager, lei, e dedicato all'Assunzione di Ma che col mezzo di due ponti. Al ria Vergine in Cielo. Il capitolo ha nord è separata dal restante della quattro dignità, la prima delle quali città mediante lo stretto, il quale è l'arcidiacono oltre otto canonici. forma il porto mercantile ed il mi Evvi il fonte battesimale, e la par litare, che rinchiuso essendo nella rocchia è amministrata dal canoni parte meridionale, permise di co co cantore, seconda dignità del ca struirvi due ponti, che congiungono pitolo. A cagione dell'aria malsana Christianshafen. Questa parte di Co la città è poco popolata, abitandovi penaghen è interrotta da canali sui circa duemila individui, e l'arcive quali si gettarono vari ponti. Le scovo che faceva la residenza se strade sono regolari, molto larghe condo Commanville a san Menna, e ben fabbricate , e vi sono belle la fa ora a s. Andrea, luogo ap piazze. In questa parte si vedono edi- partenente al distretto di s. Angelo fizii degni di osservazione. La chie de' Lombardi, più popolato di Gon sa del ss. Salvatore forse è la più za. Risiede egli pure talvolta nella bella di Copenaghen, fu incomin città vescovile di Campagna , non ciata nel i682, e compita nel [694; che in s. Menna. la cupola, su cui posa il campani COPENAGHEN, Hafnia. Capi le, permette di potervisi cammina tale dell' isola di Zelandia o See- re all' intorno sino alla sommità. land, e di tutto il regno di Dani La chiesa tedesca Fridericiana, posta marca (Vedi). È situata sullo stret sulla piazza dove stavano le regie to del Sund, e in parte sulla costa fabbriche, fu principiata nel i 755, orientale dell' isola, ed in parte fra e consagrata nel I759. Evvi inol quell' isola, e quella di Amager che tre la casa per l'educazione pei po formano la riva occidentale del veri fanciulli ; quella di punizione Sund. Piantata in un terreno presso il mercato con piccola chic- COP considerabile COPde' quali è il colle sa ; quella della compagnia delle Indie, il cantiere, la fabbrica del gio reale, stabilito dai re da che la nitro, la porta Christians-hafen, co. nazione ebbe fatalmente abbraccia Il nome di questa porzione di Co to la Confessione Augn*t ano, (VedC], penaghen deriva dal suo fondatore Rinchiude quella università una bi il re Cristiano IV. blioteca di settantamila e più -vo La città vecchia è separata dalla lumi, un museo di storia naturale, nuova pel nuovo canale, e per la un anfiteatro anatomico , un giar strada detta Cotficr Strasse., che dino botanico , un elaboratorio di taglia trasversalmente , e a linea chimica, ed un osservatorio. Cele retta tutta la città. Per gl'incendii bre è ancora l'arsenale, nel cui se del i728, e i794» questa parte di condo piano evvi la reale biblioteca Copenaghen fu quasi tutta riedifi ricca di circa duecento cinquanta cata, e quantunque si chiami la mila volumi, coi preziosi manoscritti città vecchia, si può dire la parte arabi di Niebuhr, ed il globo del più moderna di Copenaghen , la celebre Tyco-Brahe, valente astro più grande, e popolata, in fine la nomo danese. vera città propriamente detta. Fra Vanno principalmente rammen gli edifizii più osservabili della città tati, la casa degli orfanelli, le pri vecchia, sono degni di menzione il gioni della città , con una chiesa vasto ospedale di Varlow di antica particolare , il palazzo delle poste , fondazione, ma che sembra una la chiesa della Madonna , ch' è la fabbrica nuova ; il palazzo detto collegiata, rifabbricata dopo il gran del senato, nuova isoletta che di de incendio, e nella quale s' inco vide il vecchio dal nuovo mercato, ronano i re danesi, e si consagra in cui evvi un luogo destinato ai no i vescovi ; quella di s. Pietro , supplizii cinto di mura; il palazzo accordata alla nazione tedesca nel del principe Federico, incominciato i 585, e dichiarata parrocchiale nel dal re Federico IV, e nel i744 i6i8; quella dello Spirito Santo, accresciuto di un bel tratto di fab che prese il nome da un antico brica nel dinanzi ; la porta Wester- ospedale ivi prima fondato ; quella thor, fabbricata nel i668 dal re della ss. Trinità, eretta nel i637 Federico III, e quella di Norder- dal re Cristiano IV per comodo thor, bello ed elegante edifizio, fat degli studenti, e nel i 683 destina to nel i728. La università, che è ta a chiesa parrocchiale , la quale la sola del regno, eretta dal re En chiamata viene anche la Rotonda a rico di Pomerania, col consenso del cagione della forma del suo cam Pontefice Martino V , e quindi nel panile, ch' è una torre alta e cir ] 479 eretta di nuovo dal re Cri colare, che serve di osservatorio, ri stiano I , dal Papa Sisto IV ot tenuto per un capo d'opera d'in tenne i medesimi privilegi di quel venzione. Alla sommità di esso si la di Bologna , e venne dotata ascende per una scala talmente di ricche entrate dai re successo spaziosa, che vi può passare una ri. Però principalmente riconosce carrozza. S. Nicola, una delle più dal re. Cristiano VI, l'ottimo sta grandi, e considerabili chiese , per to in cui al presente ritrovasi, ed conto degli ornamenti sì interni che è composta di molti collegi , il più esterqi, è coperta di lastre di ra- io6 COP dell'artiglieria, COPe nel mezzo di essa me, ed è una fabbrica, la quale non si terminò che nel i 5 i7. Ha la statua equestre di Cristiano V, un maestoso campanile ricostrui fatta di piombo dorato in figura to dopo il i 663, giacchè un vento gigantesca, ed eretta nel i688, burrascoso avea atterrato il vec sopra un ben rilevato piedistallo. chio. La chiesa di Bremer-holm, o Vanno pure rammentati l'ospeda dell'ammiragliatO, edifizio una vol le della marina , la chiesa della ta destinato ad uso della marina , guarnigione, fabbricata nel i 7o4 , poi divenuta parrocchia , fu eretta l'orto botanico, la fabbrica dell'ac nel i 6o i. Sono pure a rammemo cademia de' cadetti, e la porta det rarsi diversi altri edilizi , come il ta Oster-Thor. È notabile eziandio commissariato generale, vasto fab alla estremità del sud ovest, il palaz bricato incominciato nell' anno zo regio di Rosenburg, non molto i7o4 dal re Federico IV, ad grande, fabbricato alla gotica da Cri detto pure all'ammiragliato, appar stiano IV nel i6o4, cinto di fosse, e tenendo anche alla marina il Bre- di cui è specialmente pregevole la sala mer-Holm, isoletta, ed il Nuovo- delle cerimonie, che comprende tut Holm, dove stanno i materiali per ta la larghezza, e la lunghezza del la costruzione delle navi , non che palazzo, ornata di belle pitture, e la isoletta di Cristiano, Christians- di tappeti preziosi, e di altre ric holm, dove trovansi il regio vasto che, e maguifiche suppellettili. In arsenale marittimo, il magazzino questa sala il re apre le sedute dei viveri, la borsa, fabbrica gotica delle alte corti di giustizia. Si col antica, per la maggior parte fatta locarono in questo palazzo la zecca da Cristiano IV nel i624, final regia, ed il gabinetto delle meda mente la banca, ed altre varie piaz glie, dovizioso di una magnifica col ze, mercati, ed altri belli edifizii. lezione di monete de' consoli di Ro Dalla parte del porto molti canali ma sotto la repubblica, e degl'im penetrano nel.'a vecchia città , che peratori romani. Il museo contiene si divide in dodici quartieri. le regali insegne, sculture in avorio, La città nuova, o città di Fe coppe antiche d'oro, e di argento derico, offre strade diritte e larghe, ec. ec. I vicini giardini servono di piazze regolari, e le più belle abi- pubblico passeggio. tuzioni di Copenaghen. E composta La città detta Frklericiana, Fri- di due quartieri, e vi si osserva il derìchs- Sladt, nel luogo ove era nuovo mercato detto del re, piaz prima il regio palazzo di Amalien- za vasta, ma irregolare, una parte burg, fu interamente ricostruita della quale è occupata dal palazzo dal i746 al i765 da Federico V. Charlottenbury, edifizio vasto, e Essa principalmente si compone di comodo, incominciato nel i672. In una piazza pur detta di Federico, esso ha sede l' accademia delle bel che ha quattro uscite, le quali li: arti, fornita di considerabili pri portano ad altrettante larghe stra vilegi da Federico V nel i754, e de. ll primario ingresso è formato presso la quale trovasi un gabinet di una porta sostenuta da doppia to di storia naturale. Evvi pure in linea di colonne corintie, alla quale questa piazza il corpo di guardia, mettono capo le quattro nomina un teatro, la fonderia e deposito te spaziosissime contrade. Oltre di essere ornata di COP superbi palazzi, e pei sordo-muti. COP Tutta l' industria io7 di bellissime abitazioni cittadine della Danimarca si può dire es sche, rinchiude quattro principali sere concentrata in questa città , edifizi, che sono i palazzi del re, che contiene inoltre numerosissi di suo figlio, de' suoi fratelli, e le me fabbriche di manifatture. La scuole della marina. Nel centro ev- natura costituì questa città in mo vi una statua equestre di bronzo do di primeggiare pel commer dello stesso Federico V. Una delle cio, che ha con tutte le parti del quattro strade conduce alla chiesa mondo. I suoi abitanti sono navi Fridericiaua, così detta dal nome gatori, e possiede floridi stabili del fondatore, sul modello di san menti nelle altre parti del globo. Pietro di Roma, e la cui prima La sua banca nazionale fu eretta pietra fu gettata a'3o ottobre i749, nel i736 da Cristiano VI. Evvi per solenne ringraziamento a Dio una compagnia delle Indie, od A- di aver per tre secoli conservato siatica, diverse società di assicura sul trono di Danimarca la casa di zioni, e conta più di cento dieci Oldenburgo. Meritano pure menzio mila abitanti. A qualche distama ne l' ospedale Fridericiano, la do dalla città si vedono i castelli di gana, e i quartieri de' marinari. Fredensborg , e FreHenksberg edi Il porto di Copenaghen è for fizi magnifici. Fredensborg, o co mato da un braccio di mare, che me altri lo chiamano Friedries- divide la città dalla contigua iso borg, è vasto e forte castello dei letta di Amarck. Può ricevere cin re danesi, circondato da tripla fos quecento bastimenti mercantili , e sa, vero capo d'opera di gotica ar quantunque il suo ingresso sia co chitettura; vi è in esso una bella sì stretto, da non potervi passare chiesa , nella quale talvolta i so che una nave alla volta, pure la vrani si fecero consagrare, ed è lon sua profondità è sufficiente anche tano otto leghe da Copenaghen. ai grossi navigli, che possono per Fredenksbórg, o Friedriesborg, è mezzo di profondi canali avvicinar una regia villa, soggiorno ordinario si comodamente alle case, e ai ma della corte nella stagione estiva alla gazzini dei commercianti, i quali vi distanza di tre leghe dalla capita scaricano e caricano le loro merci. I le, perchè l'aria della città non è vascelli della marineria reale sono perfetta . Copenaghen fu patria di separati dagli altri da una specie molti celebri personaggi. Solo note di galleria. remo Tommaso Bauguis, Giovanni Dopo di avere accennato super Bodiussparo Bertolini, , Nicolo oltre Stenone il vivente , e Ga- esi ficialmente ciò che ciascuna divi sione di Copenaghen offre di più mio scultore commendatore Alberto ragguardevole, diremo sommaria Thorwaldsen. Questo sommo artista, mente, che questa città è nel nu chete gli ricevette onori e in l'accoglienza patria meritamen- più lu mero delle più belle capitali del l'Europa, pe'suoi edilizi , chiese, singhiera, con basso rilievi decorò ospedali, istituti di beneficenza, sta la cappella del castello di Christians- bilimenti e società scientifiche, scuo borg, ove dimora la famiglia rea le normali, di veterinaria, e mili le, e che fu ricostruito dopo l' in tari, avendo eziandio un istituto cendio del i795. Nella chiesa poi io8 COP Danimarcalo era prima. in COPluogo Nell' anno di Leyra, stesso che fu della beata Vergine, terminata nel i829, la cui antica torre è altissi ma, operò tredici statue colossali, dotata anche di leggi particolari , rappresentanti i dodici Apostoli, e che poi nel i 58 i furono rinno il Salvatore, eseguite con mirabile vate. arte. JN'ella basilica vaticana il me Soggiacque Copenaghen a varie desimo scultore esegui il deposito vicende, dappoichè fu presa, e sac marmoreo al gran Pio VII. cheggiata nel i36o e nel i 58 i ; Federico III nel i 658 accordò fu assediata negli anni i3o6, i428, ni cittadini di Copenaghen i privi i 523, e i 535. Soffi-ì in più volte legi, e gli onori della nobiltà, che molto dalla peste dell'anno i5'46, furono poi confermati nel i 66 i. ed in quella del i7ii. Nel i626 Fra la città e il porto, in mezzo fu notabilmente accresciuta, e nel alle acque, è situata sopra alta co i 658 Carlo Gustavo re di Svezia lonna la statua colossale di Leda entrò nel paese di Holstein, nell' i- col cigno, che fu trovata nel i67i sola di Funen, e facendo passare presso Colmar nella Svezia. sul ghiaccio il suo esercito, costrinse Copenaghen non era in origine 1l re di Danimarca Federico III, a che un casale abitato da pescatori. segnare un trattato assai svantag IVel i i 68 Azel o Absalon arcive gioso. Nel seguente il re svedese scovo di Lunden, e vescovo di Rot- assediò per quasi due anni Cope schild, avendo ottenuto da Wal- naghen, ma inutilmente. La flotta demaro I re di Danimarca la con combinata inglese, e svedese bom cessione del territorio di questo ca bardò la città nel i7oo. Spes sale, fortificò il porto, e fece eri se volte Copenaghen fu vittima di gere sopra una piccola isola il ca incendi violenti, e fra gli altri in stello di Axelhuus per proteggere quello del i65o, ed in quello spe la costa contro i pirati, che infesta cialmente del i728, che nello spa vano il Baltico. Parecchi pescatori zio di 48 ore consumò circa due fabbricarono dapprima capanne in terzi della città: quello del i794 torno alla fortezza, e siccome vi le distrasse quasi mille case, e quel fecero un gran commercio di pesce lo finalmente del i795 le fu del secco, in progresso di tempo, si apri pari terribile. Ma nulla fu per il campo a diversi mercatanti , di questa città più funesto , che il costruire diverse case, e di formarvi bombardamento della flotta inglese una città, che fu chiamata Copena nel i8o7. Sorpresa in piena pace, ghen, vale a dire rada o porto di non potè opporre che una debole mercanti, e divenne essa una delle resistenza, e non solo vide un gran città più considerabili del nord , numero de' suoi edifizj ridotti in massimamente dopo che i re di cenere (e fra questi la cattedrale, Danimarca vi hanno stabilito il lo ed una parte della università ), ma ro soggiorno. Fu cinta di baluardi la sua flotta, e le munizioni d'ogni e di fosse, e ricevette i privilegi di genere le furono rapite, e condot città nel i284. Fino dal i44^ era te nei porti dell' Inghilterra. Final una città vescovile, e Cristoforo di mente uno spaventoso uragano, ai Baviera vi trasportò la sede della i 8 novembre i824, fece salire le corte, e ne fece la capitale della acque del mare alla città, e le ca- COP re senza permesso COR dai loro chiostri i oc) ; gionò guasti incalcolabili. Da po co tempo si è avuta notizia , che ed ai vescovi fu vietato di ordina in Copenaghen il ministro plenipo re alcuno di altra diocesi, senza il tenziario dell'imperatore d'Austria, permesso di quelli cui appartene ha ottenuto il permesso di fabbri va l'ordinazione. Labbé t. XXI, care una chiesa vicino al palazzo Arduino t. VII, e Diz. de Cane. della legazione. Tal chiesa avrà la pag. i o2. facciata al pubblico; ma ancora COI'IS MELCHIOR, Cardinale.Mel- mancano quadri, arredi sagri, ed chior Copis, detto Meckau, aleman altro. Non è stato però permesso no di nazione, era piissimo, e molto di fabbricarvi il campanile, e porvi dotto, già coadiutore, e poi vesco le campane. Questa sarà la prima vo di lirixen nel Tirolo; quindi, a chiesa pubblica dopo le vicende ac mezzo di Massimiliano I imperatore, cadute alla religione cattolica per da Alessandro VI a'3o maggio i5o3 l'eresia di Lutero, e Calvino in que fu creato Cardinal prete di s. Nicolo ste parti. tra le immagini, da cui passò poscia all'altro titolo presbiterale della chie Concili di Copenaghen. sa di s. Stefano nel Montecelio. Se non che ambasciatore dell'imperatore Alcuni geografi dicono, che in Co presso la s. Sede, mori improvvi penaghen si tennero dei concili samente nel i5o9 dopo sei anni di negli anni i25i, i^5, i6i4, e Cardinalato, e fu sepolto nella chic i629. Certo è, che nel i425 vi si sa di S. M. in Araceli. Era genero tenne un concilio, il quale per la so nel sovvenire a'poveri, alle ver sua celebrità, da tutti gli storici con gini , e ai pupilli. cordemente è riportato, ed è chia COPPOLLATI, o CUPALATA. mato Plafnicnse, o Halfidense. Nel GERARDO, Cardinale. Gherardo Cop- l'anno pertanto i 425 il gioved) do pollati, o Cupalata piacentino, crea po la festa di s. Canuto re e mar to Cardinal vescovo di Palestrina tire, l'arcivescovo di Lunden Pietro da Nicolo III a' i2 marzo del i278, Lucco, o Luckius, con i suoi suf dopo un anno placidamente morì. fraganei , ed altri prelati, abbati, de COPRITI DE, Copriti* Vicus. cani, prevosti, e religiosi, tenne un Sede vescovile dell'alto Egitto, eret concilio sulla riforma de' costumi ta nel quinto secolo secondo Com- tanto degli ecclesiastici, che dei se manville, sottoposta al patriarcato colari, corrotti dalle continue guer di Alessandria. Alcuni credono, che re, laonde con lettera sinodale fu sia Canam o Banam del basso Egit rono rinnovati gli antichi regola to. Il vescovo Silvano intervenne menti, e se ne fecero diversi nuovi al concilio d'Efeso, ed in esso si secondo le circostanze de' tempi. Per sottoscrisse nell'anno 43i- essi si proibirono il lusso, la crapula, COPTI. V. COFTI, ALESSANDRIA le bettole, le armi, le concubine, D'EGITTO, ABISSINI*, CHIESA DI s. l' ingresso nei conventi di religiose STEFANO DE' MORI ec. agli ecclesiastici. Si fulminarono le CORACESIO, Coracesium. Sede censure contro quelli che turbassero vescovile della prima provincia di la Chiesa, e lo stato. Fu ancora Pau(iliu nella diocesi d' Asia, sotto prescritto alle monache di non usci- la metropoli di Sida , la cui ere MO COR abbazie, che teneva COR a Padova una, zioneLeone rimonta il saggio alla chiama quarto Coracis- secolo. l' altra a Verona. Fu al concilio di *ium. Costanza, e da Martino V nel i42o CORADA o CHORADEA. Sede ebbe a commenda la chiesa di Ci- vescovile della seconda Fenicia del vitanuova; poscia nel i 435 Euge Libano , nel patriarcato di Antio- nio IV lo deputò a quella di Cer chia , sotto la metropoli di Dama via , passato già nel i43o al ve sco , che Commanville dice fonda scovato di Porto, e nel i 43 i a ta nel quinto secolo. Il vescovo Pie quello di Ostia. Da ultimo si ritirò tro fu rappresentato nel concilio nel monistero di s. Giambattista a di Calcedonia da Teodoro di Da Padova, cui fece dono della pro masco, e Teodoreto intervenne, e pria sceltissima biblioteca. Morì as sottoscrisse a quello generale V , sai vecchio nel i445, decano del sa Costantinopolitano II. cro Collegio, perchè Cardinale da 37 CORARIO, o CORRARO ANGE anni, dopo aver distribuita ogni LO, Cardinale. T7. GREGORIO XII. cosa a' poveri. Scrisse molto bene CORAB.IO, o CORRARO ANTO- alcune opere, ed ebbe tomba nella MO, Cardinale. Antonio Covario ve chiesa di s. Giorgio in Alga a Ve neziano,gorio XII, nipote fu uno al Pontefice de' primi Gre- fon nezia, y. Porpora e Tiara veneta del Cardinal Qidrini. datori de' canonici regolari di s. CORAZZE. Guardia pontificia a Giorgio in Alga, stimato, e lodato cavallo non più esistente. Siccome assai da s. Gio. da Capistrano, e da parlando delle cavalcate, processio s. Antonino. Nel i4°7 divenne ve ni, possessi ed altre funzioni de'Pon- scovo di Bologna, cui forse mai tefici, come de'loro treni, più volte possedè, perchè in appresso si ri in questo Dizionario si è nomina tirògorio dall'ubbidienza XII. Divenne successivamente dello zio Gre- ta questa guardia, non riuscirà di scaro che qui sieno riuniti alcuni camerlengo di S. R. C., patriarca cenni sulla medesima, secondochè ci di Costantinopoli, o di Gerusalem fu dato di rinvenirli. Essa componeva- me , quindi dallo stesso Gregorio si di un capitano, di diversi ufficiali, di XII a' 9 maggio del i4o8 fu crea due trombette, e di un suonatore di to Cardinal prete di s. Pietro ai timpani : aveva, oltre il capitano, Vincoli, arciprete della basilica va il tenente, la cornetta, i sergenti o ca ticana, con amplissima facoltà dap po truppa, e i forieri. Le corazze era poi conferitagli dal Pontefice Mar no quarantotto, divise in quattro tino V nel i42i. Nel i428 fu corpi ognuno de'quali si componeva inoltre incaricato di riformarla col di dodici corazzieri. La montura con clero, se abbisognasse. Inoltre fu ab sistevalor bleau, in unifórme, mostre rosse, e calzoni e cappello di co- bate di s. Zenone a Verona, legato dinein Francia deI medesimo , ed Alemagna Gregorio per XII, or- bordato; sul corpetto rosso pone vano la corazza d'acciaio, che ri- ed in appresso da Martino V cuopriva il loro petto, e da tal coraz venne spedito alla legazione di Sie za la guardia prese il nome di co na , e Perugia. Generoso verso i razze, o corazzieri. L'altra montura poveri, li sovveniva quanto poteva; di gala era eguale e per la forma, e cedette ai Benedettini due ricche e pei colori alla giornaliera, meno il guarnimento COR di galloni d'oro, e di Araceli stavano COR schierate due nuo ni qualche altro ornamento. Le armi ve compagnie de' dragoni, che al adoperate dalle corazze erano la passaggio del Papa fecero armonio spada, la carabina, e le pistole. so concerto di piffari, e altri stro- In quanto alla origine, il JVo- menti da fiato, e dopo seguitarono vaes nella vita di Clemente X, t. la compagnia delle corazze fino al X, p. 232 dice, che Innocenzo X, Laterano. Nel ritornare al palazzo eletto nel i 644, istituì le corazze, e apostolico il Papa non cavalcò, ma che Clemente X riformò nel i67i andò in carrozza con due Cardina la compagnia di esse. Ma nella vita li palatini, accompagnato da nume di Paolo V, tomo IX, p. i 3 5, che rosa cavalcata, e dalle compagnie fu innalzato al pontificato nel i6o5, de' cavalleggieri, e corazze. Nel pos il medesimo autore parlando della zosesso, XIII, che chiudeva nel i751i la prese cavalcata Innocen- la grandiosa ampliazione del palazzo apostolico quirinale, fatta da quel compagnia delle corazze, comanda Pontefice, aggiunge che vi eres te dal loro capitano marchese dei se ancora una stalla per i cavalli Cavalieri. In quello del i758 di della guardia delle corazze. Nella Clemente XIII, dopo le compagnie raccolta fatta dal Cancellieri delle de' cavalleggieri, proseguiva quella Descrizioni de'solcnni possessi dei delle corazze, alla testa delle quali Pontefici, si rileva in quello del cavalcava il marchese de' Cavalieri i67o preso dal mentovato Clemente loro capitano, preceduto al solito X,valleggieri, che dopo veniva il vessillifero, altera, ut ed dicitiir, i ca- dalle trombe e dai timpani della com pagnia, ed in sequela di essi veniva di corazze, sub suis officialibus ele- tuttala fanteria pontificia.Nel possesso ganter, et venuste, more milituni de- del i769 di Clemente XIV, dopo le coratis. Nella nota egli avverte il due compagnie de' cavalleggieri, e lettore con queste parole: ecco una dopo le consuete trombe e tim nuova guardia di cavalleria aggiun pani, avea luogo la compagnia delle ta allo splendore della cavalcata del corazze con alla fi-onte il marchesa possesso. Le altre notizie sull'inter Gaspare de' Cavalieri loro capitano, vento delle corazze nelle cavalcate chiudendosi la cavalcata da tutta de'solenni possessi de'Papi alla ba la fanteria pontificia. Intervennero silica lateranense, desunte dal me nei possessi l' ultima volta le co desimo Cancellieri, vengono qui ap razze, nel i775 per quello preso presso da noi riportate. da Pio VI, precedute dalle pro Nel i689, pel possesso di Ales prie trombe e dai timpani, e dal sandro VIIF, dopo i soldati colle marchese de' Cavalieri capitano , laude incedevano le corazze del cav. Grazio Grassi, e marchese Olgiati Crispoldi, e poi una compagnia officiali, chiudendo la cavalcata la di fanteria comandata da Federico fanteria pontificia. Colonna. Le corazze erano colle lo Tutte le corazze intervenivano ro bande turchine, e bianche. Nel eziandio dopo i cavalleggieri, quan i7oo pel possesso di Clemente XI, do il Papa recavasi alla cappella appresso i Cavalleggieri (Vedi), se col treno di cavalcata per le cap guiva la compagnia delle corazze pelle della ss. Annunziata, s. Filip del detto cav. Crispoldi. Nella piazza po, Natività, san Carlo, ed altre ni COR tile, e i due laterali COR ai due corpi cavalcate, e nella solenne proces sione del Corpus Domini, come si di guardia, cioè de' cavalleggieri, e ha dal Bonanni, ed altri autori. delle corazze. Sopra di questi por Nelle cappelle ordinarie, e nei tre toni vi sono trofei, ed emblemi mi ni di città, era il Papa seguito da litari allusivi a dette guardie. Dice un capo truppa, con dodici coraz ancora il Venuti, che esso architet ze. Nel treno di trottate giornalie to fece tutti i comodi necessarii per ro, quando i Pontefici vi si reca l'abitazione de' cavalleggieri e delle vano con una sola carrozza, appresso corazze, con istalle pel loro cavalli. a questa incedevano le sole corazze, Gio. Pietro Chattard, Nuova de una la precedeva, il capo truppa scrizione del Vaticano, ec. t. III , andava allo sportello, e tre coraz pag. 34i, capitolo XIX, Quartiere ze seguivano la carrozza. Per tali per la guardia reale delle corazze servigi resi da questa guardia, non pontificie, dice quanto segue (av che per altre circostanze, si possono vertendosi ch' egli pubblicò la sua vedere gli articoli VIAGGI, e Vit- opera nel t757): » E indubitato, LEGGIATURE VE,' PONTEFICI, non che » che nei trascorsi tempi un tal TRENI. Quando il Papa si recava » quartiere avesse la sua situazio in tali cappelle ec. in carrozza, sem ni ne presso il palazzo Vaticano , pre le corazze cavalcavano seguite » ed in ispecie in Borgo Pio , co- dalle due prime carrozze de' Car » me ne fa fede il conte Bernar- dinali, ch' erano in quella del Papa. » dino Bernardini , nella sua ele- Nella detta processione erano le co » gante ed esatta Descrizione dei razze seguite da tutto il battaglio » Rioni di Roma alla pag. i 8 ; poi- ne de' soldati chiamati rossi. Ap » chè per le investigate notizie cer- prendiamo dal Lunadoro, Relazio » te , avute da persone degne di ne della corte di Roma, t. II , p. »* fede , le medesime corazze per 27 i, che la compagnia delle coraz » lungo tempo risiederono dov' è ze a cavallo, insieme a quella dei » al presente un palazzetto spet- cavalleggieri pure a cavallo, veglia » tante agli eredi Ferruzzi esisten- va alla guardia del corpo e de' pa » te, anche al dì d' oggi, in detto lazzi apostolici : e che la compa » Borgo Pio ; ed in appresso nel gnia delle corazze aveva il capita » palazzino denominato della Re- no, e l'uffiziale detto cornetta , e » gina in Borgo Nuovo. Ma da che dipendeva da monsignor commissa » i sommi Pontefici trasferirono la rio delle armi. Nei treni di città se » loro residenza al Quirinale, e guivano la carrozza del Papa do » fino dal pontificato di Clemente dici cavalleggieri, e dodici corazze. » XI, le fu assegnato altro quar- RidolfinoVenuti, Roma moderna, » tiere stabile nelle Terme Dio- tomo I, pag. i 54, Del palazzo della » cleziane vicino ai granari ; onde Consulia, dice che Clemente XII, » la sola memoria di esso vi è ri- con architettura del cav. Fuga , » masta. Innalzato nel pontificato eresse questo sontuoso edifizio , ri » di Clemente XII il sontuoso pa- partendo la facciata principale dalla » lazzo della Consulta sul monte parte della piazza del Quirinale in » Quirinale predetto, quivi, unita- tre portoni : quello di mezzo in » mente al quartiere de' cavalleg- troduce alle scale, ed al gran cor- » gieri a destra, ed all'altro delle » corazze a sinistra, COR fu data stabile » opposta della COR basilica, e situatasi n3

» pemianenza, con tutti i comodi » dirimpetto ali' obelisco, dopo pas- " necessarii per la loro abitazione » sato il treno del santo Padre, e « e stalle. In tempo di sede va- » le guardie nobili, continuò l'ono- » cante viene assegnato loro il cor- » revole accompagnamento del so- " tile degli archivii, ove si fabbri- » vrano sino al Quirinale. Il suo » ca un casotto di tavole per loro » vestiario consisteva in un pajo '•• trattenimento durante il concla- » di coturni , calzabraghe lunghe » -ve". » di panno'bleau con loro pelle , La guardia pontificia delle co » un giaco di panno giallo, ed razze si estinse dopo l'invasione di » una marsina di panno bleau con Roma latta dalle armate francesi » paramani gialli, corame bianco repubblicane nel i 798 , nè più si » con sua cartocciera, e bandoliera ripristinò. Pio VII diede una pen » con molletta d'acciajo. L' arma- sione a quelli, che la componeva » mento era composto di squadro- no ; il perchè leggiamo nella descri » ne, carabina corta appesa nella zione del possesso preso nel i 8o i da » bandoliera, ed un paio di pisto- quel Papa, che appresso alle Guar » le. Le selle a uso di cavalleria con die Nobili (Vedi), succedute alla » loro sciabracca di panno bleau, guardia de' cavalleggieri, seguivano » erano guarnite all' intorno di i dragoni a cavallo, e chiudevano » panno giallo con cifra all' estre- la pompa della cavalcata le car » mita dei pezzi di un C. e P. de- rozze de' Cardinali ec. Siccome i » notante : Cavalleria Pontificia. dragoni in parte subentrarono a fa » Questa nuova guardia destinata re presso il Pontefice il servizio delle » al servigio di città e di campa- corazze, quindi, oltre quanto di lo -- gna , ha la sua caserma alla ro diremo all'articolo Milizie Pon » Consulta, che prima era occupata tificie (Vedi), non riuscirà discaro » dalla compagnia de' Corazzieri, che qui sia aggiunto il seguente '> e monsignor maggiordomo ne cenno, tratto da una nota del Can » dispone, con intelligenza della cellieri fatta alla descrizione del pos » congrega/ione militare ". sesso suddetto: " I dragoni foriuava- CORBEJA, CORSIA, o CORvVEI. » no dieciotto file a tre di fronte, Città vescovile degli stati Prussia " con un sergente e due caporali. ni , nella provincia di Westfalia , » Marciava alla testa il capitano sulla riva sinistra del Weser in una » Gioacchino Reali, comandante di amenissima situazione. Corbeja o » questo corpo, seguitato dal te- Corbey era la più antica abbazia « nente Giuseppe Leoni suo aiu- dei benedettini di Germania. Nel » tante, e da una tromba, col sot- l'anno 822, a richiesta del primo ,' totenente alla coda Carlo Natali. suo abbate Adelardo, l'imperatore » Giunto il santo Padre alla ba- Lodovico I il Pio fondò questa ab » silica lateranense, questa truppa bazia nella foresta di Solingen di » si schierò in ordine di parata alla là dal Weser, già appartenente al » sinistra della chiesa, ove rimase la Sassonia , e nel luogo precisa » fino dopo la benedizione Papale. mente chiamato Hethi, od ffcchi » Indi riprendendo la sua prima in un paese sterile, nel quale non » formazione si condusse alla parte potendo prosperare la erettasi ab- VOI.. XVII. 8 n4 COR tene t. I, p. 572, COR Veter. Scriptor.), bazia, si disegnò poco dopo di tras portarla in un sito migliore. Si scel il Pontefice Anastasio IV nel i i 54 se quindi il luogo di Corwey sul concesso l'uso dell'anello sua vita Weser, ed ivi s' innalzò il nuovo durante, cui l' immediato successo monistero, e si trasportarono tutti re Adriano IV aggiunse l'uso dei i monaci, unitamente a quelli per sandali, e della dalmatica; insegne venuti dalla celebre, e ricca abba allora tutte proprie de' soli vescovi. zia di Corbia, o Corbeja di s. Bene V. il Martene a pag. 6 i 6. Divenne detto in Piccardia, per cui la nuo inoltre l'abbate di Corwei principe va abbazia per distipguerla da quel doll' imperio , nel circondario di la di Francia, fu chiamata Picco Westfalia, finchè Pio VI elevò l'ab la o Nuova Corbia. A cagione della bazia a diocesi e seggio vescovile, rinomanza dell' abbazia francese, facendo primo vescovo di Corbeja, donde derivò questa di Sassonia, ci nel concistoro de' i 8 giugno i 792, permetteremo qui un breve cenno Teodoro Brasech di Lohausen dio storico. Corbia fu un'abbazia eretta cesistoro di del Colonia. primo Dipoi giugno , nel i79'), conci- lo nel G57 da s. Batilde regina di Francia presso Amiens. S. Teodo- stesso Pio VI fece vescovo di Cor fredo vi pose alcuni monaci di Lu- beja Ferdinando de Lunick di Gle- xevil, e ne fu egli il primo abba wel diocesi di Colonia ; ma fu l'ul te. La regina, dotario III suo fi timo vescovo, dappoichè essendo glio, e molti Papi arricchirono l'ab stata l'abbazia nel i 8o3 secolariz bazia di privilegi, per cui nel IX zata, e concessa, per le vicende dei secolo già non la cedeva a verun'al- tempi, per indennizzazione al prin tra della Francia. Da essa uscirono cipe di Grange, quindi nel i8o7 distinti personaggi, come s. Anca- divenuto il suo territorio parte del rio apostolo del Norxl , Pasquale regno Westfalico, e finalmente pas Ratbert, Rctrammc-, s. Gcrardo, ed sato essendo il territorio medesimo altri. Dopo varie disgraziate vicen esia la nel città i8i5, nel dominioil Papa Pio della VII, Prus- col- de, nel i 6 i 8 , vi s' introdussero i benedettini della congregazione di l' autorità della bolla , De salute, s. Mauro, che la ristorarono. L'ab ammarimi, data a' 26 luglio i82i, bate di essa era conte di Corbia, colla quale circoscrisse le diocesi e signore spirituale e temporale del degli stati del re di Prussia, sop la città. presse la sede vescovile di Corbeja. Ritornando a Corbeja, o Corwei, La cattedrale è grande, ed assai abbazia di Sassonia, diremo che in decorata. Evvi una biblioteca do progresso di tempo molte posses viziosa d'interessanti manoscritti. Vi sioni, e molti monisteri furono in si tiene una fiera annuale di sette corporati a questa , per cui di giorni ; ma questa città è poco abi venne potente a segno, che il suo tata. territorio giungeva a cinque miglia CORBINIANO (s.), vescovo di quadrate di Alemagna di superfi Frisinga in Baviera. A Ghartres , cie, con diecimila abitanti da essa nella diocesi di Parigi, nacque que dipendenti. Al suo abbate Wibal- sto santo , e quivi per molti anni do (ciò che poi ebbero anche i menò vita solituria. Recatosi a Ro suoi successori come si ha dal Mar- ma , in progresso di tempo , per COR CORDILO, COR Coryilalus, seu ,,5Co- secondare la molta divozione che aveva all'apostolo t. Pietro, vi for drìllus. Sede vescovile della seconda mò la sua dimora in una celletta Panfilia, eretta nel quinto secolo non molto lungi dalla chiesa- del secondo Commanville, e sottoposta suddetto principe degli apostoli, in alla metropoli di Pirgi. zasino al a santo che condotto Padre, dalla acconsentì obbedien- di CORDONE. Se del cappello, V. l' articolo CAPPELLO ; se per Col essere consecrato vescovo, ritornan lana, V. l' articolo COLLANA ; se per do alla sua patria per predicarvi il cinto o cintura, V. l'articolo CINTO. Vangelo. Fu poscia nella Baviera, V. inoltre CORDONE DI s. FRAN e convertì molti idolatri. Posta la CESCO. sua sede episcopale a Frisinga, sep CORDONE, ORDINE. Fu chia pe con mirabile accordo congiun mato Ordine del cordone giallo una gere gli esercizi della più alta con società che gli scrittori qualificano templazione alle cure indefesse dell'a per ridicola, e perciò venne abolita postolico ministero. Incontrò la dis da Enrico IV re di Francia, sotto grazia di Grimoaldo, duca di Baviera, del quale era stata istituita, con e di fiil trueIa sua illegittima moglie, lettere patenti del primo dicembre perchè con quella apostolica libertà i6o6. Se ne fa fondatore un duca che il distingueva, aveali rimpro di Nevers, che la compose di ca verati dell' incestuoso matrimonio. valieri cattolici ed eretici. Erano Il Signore lo scampò dalla morte, obbligati i suoi membri ad aiutar che per assassinio da quella rea prin si scambievolmente, persino con de cipessa veniagli preparata: fu costret naro , permettendosi prestanze si to però a fuggire, e morti il duca no a cento scudi, V. il p. Helyot e la duchessa, ritornò alla sua se Sloria degli Ordini, ec. tom. VIII, de in Frisinga, dove dopo una vita pag. 4i9. santissima pacificamente morì nel CORDONE DI s. FRANCESCO. 73o. Il nome di lui è ricordato Specie di fune con nodi che por nel martirologio romano. tano per cintura diversi Ordini, CORDELIERA ORDINE. V. CIN tanto di religiosi, che di monache, TO, CINTURA o CORDELLIERA, e l'ar i quali riconoscono s. Francesco di ticolo CORDONE DI s. FRANCESCO. Assisi per loro istitutore, e percib CORDELIERE. Monache del- chiamansi Francescani (Vedi), co l' Ordine di s. Francesco, istituite me i minori conventuali, i minori da Bianca figlia di s. Lodovico IX osservanti, i cappuccini, i riforma re di Francia, la quale essendo re ti ec. ec. Essi Io portano bianco stata vedova di Ferdinando IV, re di lana, e di corda, mentre quello di Leone e di Castiglia, fece fab de' penitenti è nero. Vi sono delle bricare in Parigi il monistero per confraternite del Cordone di san le Cordeliere nel sobborgo di san Francesco, che abbracciano non so Marcello. Il loro vestiario si appros lo i religiosi, ma anche le persone simava a quello de' Cordellieri. V. dell'uno e l'altro sesso. Per ottene Dizionario degli Ordini religiosi, e re le indulgenze, concesse dai som militari, pag. 2o4. mi Pontefici a tali pie società, i CORDELlERI, religiosi minori di confratelli e le consorelle sono ob s. Francesco. F. FRANCESCANO ORDINE. bligati a recitare ogni giorno cinque n6 COR della cristianità, COR e persino da' Car Patcr noster, colle Ave Maria, ed il Gloria Putrì, e portare il cordone, dinali, vescovi, prelati, ed altri di che tutti i religiosi possono dare, stinti personaggi. Concesse al soda ma che dev'essere benedetto, con lizio lo stesso Pontefice tutte le propria orazione , dai superiori del indulgenze, che i Papi avevano ac l'Ordine. Il Pontefice Leone X ap cordate all'Ordine Francescano, ed provò la pia pratica di portare il all' arciconfraternita del Gonfalone cordone di s. Francesco, e vi con di Roma. cesse anche indulgenze. L'istituzio Volendo inoltre Sisto V, che ne primaria è per onorare le ritor questa divozione fosse più partico te sofferte da Gesù Cristo nella sua larmente propria dell' Ordine dei passione, e le corde con cui fu av minori conventuali di s. Francesco, vinto, e per meditare la sua passione diede ampia facoltà, privativamen medesima, affine di star cauti per non te, quanto ad ogni altro, al mini cadere nei lacci del peccato, da cui stro generale di detto Ordine e suoi ci liberò colla sua gloriosa morte. successori, di erigere simili confra Anna di Bretagna, regina di Fran ternite colla partecipazione di tutte cia, istituì l'Ordine della Cordeliera le grazie, ed indulgenze concesse (Vedi), in onore delle corde onde alla prima istituita in Assisi. Con fu legato il nostro Signore nella feri inoltre al medesimo p. gene sua passione, e gli diede il nome rale, la facoltà di aggregarvi quel appunto della Cordeliera, per la le confraternite, che fossero stat^ gran divozione, che aveva a san canonicamente erette nelle chiese Francesco d' Assisi, di cui portava tanto dei conventuali, che dei zoc il cordone. colanti, riformati, e cappuccini, col Il Piazza nelle Opere pie di godimento di tutti i privilegi e fa Eoma, capo XIII, Del Cordone di vori, in qualsivoglia parte del mon s. Francesco a.' ss. Apostoli, rac do. Il Pontefice Paolo V dipoi conta che il Pontefice Sisto V, per confermò questa confraternita. rendere più segnalata e cospicua CORDO VA (de) A CULLAR ALFONSO, la divozione verso il padre s. Fran Cardinale. V. Acuiti AH. cesco, e insieme accrescere venera CORDOVA (de) FERNANDEZ Lutei, zione all'Ordine al quale aveva ap dovaCardinale. nato Luigi a' 22 Fernandez gennaio dell' de Cor- an partenuto, nella chiesa de' conven tuali di Assisi, sotto il cui alta no i696 in Montilla, feudo di sua re maggiore riposa il di lui vene- casa nell'Andalusia, era nipote ma rabil corpo, eresse od approvò col terno del Cardinale Luigi Porto- la costituzione XX Ex supremae carrero, arcivescovo di Toledo. Da die i9 novembris i 585, Bull. Rom. Innocenzo XIII fu fatto nel i72i tom. IV, pag. i 66, l'arciconfra ter canonico di Toledo, e da Clemente ni ta de' Cordiglieri, cosi detta dal XII decano della stessa metropoli cordone di s. Francesco, con eser tana. Abbandonato di poi il ricco citare i confrati, e le consorelle al patrimonio di sua casa, che gli pro cuni pii esercizi, e portare il cor veniva per la morte dell' unico suo done ad imitazione di quello usato fratello, seguitando la via ecclesia dal santo patriarca. Tale divozione stica, nel concistoro de' i 8 dicem fu già praticata in diverse parti bre i7^4, fu da Benedetto XIV COR all' età di cinquantatre COR anni, morì n7 creato prete Cardinale, e ad istan za del re Ferdinando VI venne in Madrid a' 6 maggio i777. Me promosso nel i 755 all'arcivescovato ritò la confidenza del suddetto Car di Toledo ad onta della sua resisten lo III, il quale lo consultava in za, che non .si lasciò vincere se tutti i negozi più diffìcili del re non dalle preghiere del sovrano, e gno, tanto religiosi che politici, ed dal consiglio dei teologi. Morì in il suo parere era così saggio , che Toledo a' 26 marzo i77i d' anni più volte s'ebbe I' approvazione 76. Pastore vigilantissimo fu egli, dei tribunali supremi di Madrid. frugale, nemico del fasto, pieno di CORDOVA (Corduben.). Città bontà verso i miseri, e tutte volse lusia,con residenza capo luogo vescovile di provincia. nell' Anda- Que le sue cure nelle opere della bene ficenza e della religione, sia nel do sta città è antichissima e celebre ; tare le vergini, nel mantenere i deliziosamente è situata a piedi di poveri giovani nei seminari, nel aspra montagna di uno dei rami sovvenire gli ospedali, e nel fornire della Sierra Morena, all'ingresso le chiese di sagri arredi. Non es di una vasta pianura, e sulla riva sendosi mai recato in Roma, non destra del Guadalquivir , che vien ebbe nè il titolo, nè il cappello di attraversato da un bel ponte di Cardinale. pietra di sedici arcate, lungo tre CORDOVA SFINOLA DE LA CER- cento sessautaquattro braccia, e largo DAventura BONA VENTURA, de Cordova Cardinale. Spinola Bona- de la nove e mezzo , con immensa opera costruita da muri, per mano degli Cerda, spagnuolo, nacque da nobilis arabi. Cordova è residenza delle sima stirpe in Madrid a' 23 mar principali autorità della provincia zo i724- Abbracciò lo stato -eccle del suo nome, ed è di aspetto gra siastico, e divenne arcivescovo di ve, e tetro, per le sue muraglie se Weocesarea in partibus,e patriarca mi-arabe , e semigotiche. Forma un delle Indie, e gran elemosiniere del quadrato lungo, ed è costrutta a re di Spagna Carlo III. Il Ponte modo di anfiteatro. Gueruita di fice Clemente XllI, nel concistoro vecchie mura fiancheggiate da gran de' 28 novembre i76i, Io creò di torri, presenta un vasto recinto, Cardinale di s. Chiesa, e per mez in gran parte occupato da ameni gnorzo del Antonio pontificio Palafox ablegato gli rimise monsi- la giardini : porzione fu fabbricata dai romani , e l' altra dai mori. Tro berretta cardinalizia. Per morte di vasi in qualche modo divisa que Clemente XIII , il Cardinale an sta città in due parti , quella ad dò al conclave, e concorse all' ele est ebbe dai mori il nome di /ìjar- zione di Clemente XIV, il quale ejida, cioè città orientale, e quella gli conferì il suo titolo presbiterale all'ovest chiamasi Almedina, che i di s. Lorenzo in Pane e Perna che cristiani chiamarono Villa. Ha Cor riteneva nel cardinalato , oltre il dova sobborghi vastissimi, e boschi cappello rosso, e l'anello cardina interi di olivi, aranci, e cedri. An lizio , quindi lo nominò membro guste, tortuose, e sporche sono le delle sagre congregazioni di Propa vie della città , la quale però è ganda fide, della visita apostolica , decorata di belle fontane. Si di e della disciplina regolare. Giunto stingue tra le principali piazze la ii8 COR ambedue santi COR in molta venera maggiore chiamata Correderà, per la sua estensione, simmetria, ed or zione. nato, non che pei comodi suoi por Cordova al tempo che i re mori tici. Sono degni di menzione gli vi facevano la loro residenza, come avanzi di un palazzo de' re mori , capitale dei tre regni da loro fon denominato Aleazar, ove prima dati noll' Andalusia , era magnifica risplendeva il lusso il più fastoso, in ogni genere , vi si coltivavano le meritando menzione il palazzo vesco scienze e le arti, aveva una famosa vile, la chiesa dei Martiri, quella università, era florida per commer di s. Francesco , ed il collegio di cio, e manifatture, e contava più, s. Paolo. Della meravigliosa catte di trecento mila abitanti , ridotti drale si terrà discorso in appres verso il XVII secolo a sessanta mi so. Un antico palazzo dei goti, un la , ed ora a circa trentacinque mila. famoso haras reale, ch'è il meglio Uno storico parlando di Cordova , mantenuto di tutta l' Andalusia , dice che la capitale degli Onniadi meritano pure osservazione . Fuori è ora assai decaduta , sì che mal delle mura l' odierno palazzo dei potrebbe credersi che questa città moriarchi di Spagna ha maestosa somigliante quasi a letto d'inaridi apparenza. In esso si mantiene la to torrente sia l' antica Cordova , miglior razza de' cavalli andalusi. vantata tanto dagli storici, e dai Questa città era assai commercian poeti; che nel sijo recinto di dieci te sotto i romani , ed i mori , ed leghe di lunghezza racchiudeva , anco per due secoli sotto gli spa- dieci mila contrade , ottantamila gnuoli, ma ora è molto decaduta, palazzi, novecento terine pubbliche, nè più conserva che qualche fabbricn, duecento mila case, e comandava a fra le quali rammenteremo quelle dodici mila villaggi, tutti calcoli di cuojo all' uso de' mori, che chia però che sembrano esagerati, masi cordovano, o pelli marroc- In questa città, secondo S trabo chine. Cordova è la patria dei due ne, abitarono i primi romani, che Seneca , del poeta Lucano, di Aver- incominciarono ad entrare nelle Spa roè, del gran capitano Gonzalvo gne, e, secondo Silio Italico, ai ro Fernandez, meglio conosciuto sotto mani stessi se ne deve la fonda il nome di Goszalvo di Cordova , zione, avanti la seconda guerra pu ili Paolo Cespedes, pittore, architet nica, e specialmente il suo ingran to, e scultore, dello storico Am dimento si attribuisce al console brosio Morales, del celebre rabbi Marcello. Certo è che in tal' epoca no Maimonide, di Gongora-y-Agore, essa portava il titolo di Colonia Pa- che vuolsi il principe dei poeti spa- Iricia , perchè di fatti ivi eransi stabi gnuoli del suo tempo, di Giovan lite delle famiglie patrizie. E certo an ni di Mena, altro celebre poeta, e cora, che Cordo va fu la prima città,cui di tanti altri. Nei fasti ecclesiastici i romani ebbero nella Spagna col puregio, prete è celebre di una Cordova; delle primarie ed Eulo- fa titolo di Conventus, ed avente il di ritto di battere moneta. Divenne miglie della città, sostenne glorio tanto considerabile, che Strabone samente il martirio nell'anno B?9, non dubitò di eguagliarla a Gades e Perfetto prete nell' anno 86o o Cadice pel commercio, vantando ricevette la palma del martirio, ne del pari l'estensione, la fertili tà delle sue campagne, COR e gli altri Quanto all' esterno, COR 1' edilizio ii9 ha

suoi pregi. I goti se ne impadro l' aspetto di fortezza, non ha porta nirono nell'anno 572. Dipoi nel principale, come sono tutte le mo 693 fece questa città una ostinata schee, l'ha laterale. Vuolsi che in resistenza , ma si vide obbligata a origine l' edili/io fosse un tempio di cedere alle forze dei mori, coman Giove, quindi cangiato in moschea, date dal generale Abderamo , il dopo essere stato ridotto a chiesa quale avvenimento accadde nell'an cattolica , nella qual forma fu ri no i7o dell'egira dei maomettani. tornato dopo l' abolizione del bu Non andò guari, che Abderamo giardo culto Maomettano. Nell' in ribellatosi contro il califfo di Da terno una selva di colonne, che so masco suo signore, si fece re del no più di ottocento cinquanta, di paese che costituì in fiorentissimo sposte a zig-zag, alte da circa dieci regno, stabilendo Cordova sua re piedi, vengono sormontate da due sidenza, e capitale de'suoi stati. Du archi l' uno all' altro sovrapposti. rò capitale, sino a che regnarono i Da tramontana a mezzogiorno le di lui successori, cioè sino al i?,3(i, colonne sono più distaccate, perchè epocado III in s'impadronì cui il santo della re Ferdinan- città, e se ne contano trentasei su d'una linea in tutta larghezza della mo del regno. schea, e diciassette sole nel senso La sede vescovile di Cordova opposto, formanti un magico ef vuolsi fondata, secondo Comman vil fetto. Il cristianesimo appropriando le, nell' anno 3oo, ' e secondo altri, al proprio culto questo splendido nel principio del quarto secolo. Nella edilizio , ha costruito una chie vita di s. Dionisio Papa, che morì sa cristiana nel centro medesi l'anno 272, si legge, che scrisse una mo dell' araba moschea . Questo lettera a Severo vescovo di Cordo capo lavoro architettonico per va, la quale però dagli eruditi è duto come accessorio in mezzo stimata apocrifa. La sede fu sotto ali1 immenso edilizio che lo rac posta alla metropoli di Toledo, come chiude, è collocato precisamente lo è tuttora, ma coll' invasione degli nel centro della moschea in modo arabi restò soppressa, e solo fu ri da chiudere ogni varco all'aria, ed stabilita nel secolo XIII, dopo che alla vista, e più di un centinaio di s. Ferd inando III , re di Lione e colonne furono tolte per innalza di Castiglia, cacciò i mori dalla cit re il santuario al vero Dio. Una tà, cangiando la loro gran mo più esatta descrizione si legge nel- schea in cattedrale. Questa ma l' Album giornale letterario di Ro gnifica moschea fu eretta nel 692 ma, volume V, num. 33. Ci limi dalre Abderamo, ed è un edilizio, di teremo ad aggiugnere, che altri di cui nella penisola non avvi l'egua cono lunga la cattedrale cinquecen le sì per grandezza , che per pre to trentaquattro piedi , e contener ziosità: la vastità consiste in un im essa trentotto navate sostenute da menso quadrilatero di quattrocento mille colonne di bel marmo e dia venti piedi di lunghezza , e quat spro, con diciassette porte. Altri rac trocento di larghezza , oltre la ric contano in fine essere la forma qua chezza nei marmi, il risplendente si quadrata, con diverse cappelle soflitto dorato, e tante decorazioni. all'intorno, lunga seicento venti i20 COR rono nel concilio COR Sardicense e ven piedi, sopra quattrocento quaranta di larghezza , con quattrocento co nero ammessi alla sua comunio lonne di marmi diversi, come dia ne coloro, che quel concilio avea spro, alabastro , marmo nero, ec. , ricevuti. Fabricio in Synod. , Re sostenenti le trentotto navate, e con gia , t. III, Labbé toni. II, Ar ventiquattro porte. dui no tom. I. La cattedrale è dedicata all'Assun Il secondo concilio adunossi l'an zione di M. V. in ciclo, ove si venera no 852, cioè un conciliabolo rac no i corpi dei ss. Martino, Aciseli, e colto per ordine dei re arabi mao Vittoria, non che molte reliquie di mettani, massime di Abderamo, o altri santi, tenute con molta decen Abdel-Rhaman III , ad istigazione za. È abbondantemente provvista di Reccat'redo, che al dire di Mo- di sagre suppellettili, arredi, e pa rales era metropolitano, sospinto ramenti, fra i quali primeggia un da un falso zelo, e dal timore di ciborio prezioso per racchiudervi la spiacere ai maomettani. Si dichiarò santa Eucaristia. ll suo capitolo contro i martiri; laonde si con già ricchissimo ha otto dignità, sul dannò il martirio volontario di le quali gode la preminenza quella quelli, che si offrivano da sè stessi, di decano, con venti canonici com ed il culto che loro si rendeva. II presi il teologo, ed il penitenziere, perchè molti mali piombarono sulla non che trenta prebendati , dieci chiesa di Cordova, e sulle altre chie maggiori, e venti minori, oltre al se; fu posto quindi in prigione il ve tril' ufliziatura. preti , e Vi cappellani è il fonte addetti battesi al- scovo di Cordova, con molti sacer doti, fra' quali s. Eulogio, non d'al male, e la cura d' anime esercitata tro colpevole che di avere incorag da quattro sacerdoti. Oltre la cat gito i martiri colle sue istruzioni. tedrale vi sono altre tredici chiese Egli nel Memoriale Sanctoriiin , parrocchiali con fonte battesimale, combattè questo concilio, e poi fu una collegiata sotto il titolo di s. martirizzato con un gran numero Ippolito, e diversi conventi, e mo- di cristiani , nella persecuzione dei nisteri di religiosi, e di monache , seguaci dell' Alcorano. Al concilio in uno a varie confraternite laicali, intervennero i metropolitani di va seminario con molti alunni, monte rie provincie. Regia tom. XX. Lab di pietà, ospedali, ed altri pii luo bé tom. VIII. Arduino tom. V. ghi di beneficenza. La mensa ve CORDOVA (Corduben.inlndiis). scovile è tassata nei libri della ca Città con residenza vescovile nell'A mera apostolica, ad ogni nuovo ve merica meridionale, nella provincia scovo, in fiorini mille , e quindici. del Tucuman. Cordova, o la nuova Cordova, è capo luogo del governo Concilii di Cordava. del suo nome, provincia di Buenos- Ayres. Sta in un terreno piuttosto Il primo concilio di Cordova paludoso, ma fertile presso alla Pu- chiamato Cordiibense, fu celebrato cara, che va a perdersi in un lago r anno 347 dal grande Osio vesco salso. Le sue strade sono pulite, e vo di Cordova, mentre altri lo ri lastricate, e le case molto bene co portano all' anno seguente. In esso strutte. La piazza del mercato è vennero condannati quelli che lo fu- vasta , e cinta di grandi , e belle fabbriche. Vi sono COR due collegi di fatto vescovo COR di Cordova , chiesa i2i pendenti da una rinomata univer ch' è suflraganea dell' arcivescovo sità. Cordova è popolata di spa de la Piata, ossia Charcas. gimoli, e di negri, i primi si fan Bella e degna di osservazione è no ascendere a circa due mila , e la cattedrale, dedicata a Dio sot i secondi a più del doppio. Cor to l' invocazione dei principi de dova fu fondata da Girolamo Ca gli apostoli, i santi Pietro, e Pao brera, che così la chiamò a ca lo. ll capitolo si compone di cin gione della somiglianza della sua que dignità di cui la prima è quel situazione a quella di Spagna. ll la del decano, oltre i canonici, i re Filippo V, nel secolo XVIII, beneficiati detti porzionari, i cap la fece capitale del Tucuman, ed in pellani, i preti, e i chierici addetti seguito divenne il capo luogo de al servizio divino. La cura parroc gli stabilimenti de' Gesuiti in que chiale, esistente nella cattedrale, è sta parte dell' America. Dopo la affidata ad un rettore. Nella me emancipazione dalla Spagna, si for desima cattedrale evvi il fonte bat mò in questa città il vessillo della tesimale, e si venerano alcune opposizione, per cui molto dovette reliquie. In Cordova vi sono altre soffrire nelle guerre civili. quattro chiese parrocchiali col sa La sede vescovile di Cordova fu gro fonte , tre conventi di religiosi, istituita dal Pontefice Pio IV nel due n*misteri di monache , ospe l'anno i56o , e secondo altri da s. dale, seminario ec. La mensa è tas Pio V nel i57o, cioè secondo quelli sata in fiorini trentatre. Questa dio che con Commanville forse confu cesi fu ingrandita, con dismembra- sero l'istituzione di questa sede con zioni di quella di s. Giovanni de s. Jago de l' Estevo , o s. Miguel, Cuyo , con l' autorità delle lettere Faniini Sancti Michae.Us de Matta. apostoliche, che il Pontefice Grego Certo è, che nella istituzione le fu rio XVI emanò a' i9 settembre rono assegnate per mensa vescovile i834. sei mila pezze. In seguito per le CORENTINO (s). Questo santo vicende de' tempi cessò di essere viene creduto discepolo di s. Mar seggio episcopale, e in tutto il se tino di Tours, ed onorato per pri colo XVIII non si rinviene memo mo vescovo di Cornovaglia, o di ria di alcun suo vescovo. Ma final Quimper nella bassa Bretagnn. Non mente venne ripristinata la sede nei si può veramente fissare il tempo primi del corrente secolo dal som in cui visse , nè raccontare con cistoromo Pontefice de' 9 Pio settembre VII, che i 8o5nel cou- ne sicurezza delle sue geste. La chie sa, di cui è fondatore, è dedicata fece vescovo Rodrigo Antonio de alla santa Vergine, non che al suo Orellana della diocesi di Placencia. nome. La città di Kemper, o Quim Dipoi nel i83o Papa Pio ViII fece per ritrae dal suo nome il titolo vescovo in partibus di Comane Be di Quimper-Corentino. Viene ono nedetto Lascano di Cordova, dichia rato nei giorni, i maggio, 5 settem randolo vicario apostolico di questa bre, e i2 dicembre. Molte chiese diocesi; quindi il medesimo prelato di Francia vantano di conservare dal regnante Gregorio XVI , nel porzione delle sue spoglie; alcune coucistoro de' i i luglio i 836, fu ossa di lui principalmente si ouo- COR ed erano obbligati COR ad avvisare il rano nella badia di s. Vittore in Parigi. vescovo, acciocchè rimediasse ai dis COREPISCOPO. Chorepiscopus. ordini. Però la disciplina della Chie Chiamavasi una volta con tal no sa sui corepiscopi fu varia secondo me un prete, che esercitava alcune, i tempi, e i luoghi, e così i loro o la maggior parte delle funzioni diritti e le prerogative. In oriente i vescovili, nei castelli, e villaggi, e corepiscopi ebbero più potere, e ch'era riguardato come il vicario dai vescovi non furono quasi mai del vescovo. di buon occhio rimirati, specialmen Questo nome deriva da Chorìon te nelle Gallie, e nell'Alemagna do regione, contrada, piccolo paese. Co ve erano molti. In fatti non si revescovi, vicari de' vescovi, coadiu trova mai, che tra i greci sia sta tori de'vescovi, vescovi foranei, villa to loro impedito il cresimare, con ni episcopi, furono chiamati ne' ca sagrare chiese, e vergini, e fare al pitolari di Carlo Magno lib. 7, e. tre funzioni, che proibite loro fu i87. Fra questi alcuni erano con rono tra i latini. Non ostante ave sagrati vescovi, e non solo cresima vano il ditutto di confermare i neo vano, ma eziandio ordinavano i mi fiti, almeno in alcuni casi, siccome nistri della Chiesa. Altri erano sem lo dimostra Rabano Mauro, il qua plici sacerdoti, di un grado supe le dice che i corevescovi furono i- riore ai comuni, cui presiedevano stituiti per aver cura de' poveri, ac a nome del vescovo facendo in di ciocchè i rustici non restassero pri lui aiuto altre funzioni non vesco vi di questo sagramento. Assisteva vili, dalla confermazione in fuori, no ai concili generali, e nazionali, che da diversi concili era loro vie avevano voto deliberativo, vi por tata. V. Carol. de Fresne Glossar. tavano i suffragi, sottoscrivevano co tom. II p. 547. Il Chardon, Sioria me gli altri vescovi come si vede dei Sagramenti p. i 2 i De' coreve in molti concili, ma non è facile scovi, e loro prerogative, dice, che sapere se godessero tali prerogati anticamente i corevescovi o corepi ve in virtù della loro dignità, ov scopi facevano un certo ordine di vero come vicegerenti de' vescovi, mezzo tra il vescovato e il sacer che li mandassero ai concilii, quan dozio, e che i corevescovi così chia do non potevano intervenirvi per ma vansi per essere destinati alla sonalmente. Una delle loro più ordi campagna, cioè alle piccole città e narie funzioni era l'ordinare i chie terre dipendenti dalla città vesco rici minori nelle parrocchie, cioè i vile, e che perciò facevano la loro lettori, esorcisti, e suddiaconi. I co dimora nelle più remote parti del revescovi della diocesi di Cesarea in la diocesi, ove i vescovi non pote Cappadocia se ne abusarono, am vano andare. mettendo nel clero molti indegni Nè solamente i corepiscopi ri senza esame, e mossi dagli altrui siedevano nelle terre e piccole cit uffizi. Quindi s. Basilio gli riprese tà, ma avevano ispezione ancora acremente, e comandò loro di non sopra le chiese vicine, o dipendenti. fare per l'avvenire tali ordinazioni, Dovevano vegliare sopra la condot senza prima dargliene avviso, come ta de'preti, diaconi, ed altri chieri si può vedere nell'epistola i8i vet, ci; avevano diritto di ammonirli, edit. COR cattolico gli succedeva COR : tanto fu i23 de Tuttavolta sembra non potersi ne gare, che massime nell'oriente, i ciso nel concilio Niceno per conto corevescovi abbiano goduta la pre de' vescovi Novaziani, i quali però rogativa di ordinare anche sacerdo non avevano maggiore autorità, ti e diaconi, benchè con dipen che gli altri corevescovi. denza dal vescovo. Ciò apparisce Nell'occidente vi sono su di ciò dal concilio di Antiochia. Il conci esempi favorevoli, e contrari. Alcu lio di Andru, anteriore all'antio ni riconobbero nei corepiscopi l'au cheno, fu più favorevole ai corepisco- torità di ordinare sacerdoti, e dia pi, dicendo il canone i 3: » Non sia coni, mentre altri la negarono. Ve » permesso ai corevescovi ordinar ro è però, che non godettero mol » sacerdoti, nè diaconi, nè i preti to tempo di tal prerogativa nella » della città senza la permissione del Chiesa latina. Il secondo concilio » vescovo in iscritto ne'luoghi non di Siviglia loro la tolse, come an » soggetti alla loro giurisdizione ". che la consagrazione delle vergini, Altri interpretarono, ch'è permesso la benedizione degli altari, la im a' corevescovi ordinar sacerdoti, e posizione delle mani agli eretici ab diaconi ne'luoghi della diocesi loro iuranti, e la consegrazione della commessi, ma non già i preti del cresima, le quali cose espressamen le città, od altre terre. Era neces te volle conservare a' vescovi ad e- saria quest;i avvertenza, perchè giu sclusione d'ogni altro. Nelle Gallie, e sta il concilio di Neocesarea, ed al in Alemagna i vescovi s'inasprirono tri monumenti antichi, i preti di grandemente contro i corevescovi, o città erano considerati di più di perchè abusassero di loro potestà, o quelli di villa. A cagione dei cano perchè alcuni prelati meno zelanti, ni d'Antiochia, e di Ancira, non lasciassero ad essi l'esercizio delle fun sembra dubitarsi del carattere epi zioni, ch'erano loro proprie. Le cose scopale de' corevescovi in oriente , arrivarono a segno, che al tempo benchè venissero ordinati dal vesco di Carlo Magno si dubitò delle or vo diocesano, senza assistenza di dinazioni di sacerdoti, e diaconi fat verun altro, dappoichè non avreb te da' corevescovi, quindi i secolari bero potuto ordinare sacerdoti, an non permettevano, che i corevescovi che colla dipendenza dal vescovo, cresimassero i loro figliuoli. A ter se non fossero stati vescovi, ad on minar le contese, i vescovi di Fran ta di quanto dice il padre Morino, cia nell'anno 799 spedirono uu ar con altri teologi, e canonisti. Depo ci vescovo in Roma per consultare sto Armentario dal vescovato per il Pontefice s. Leone III. L'arcive essere stato ordinato contro i ca scovo s'ebbe per risposta, che la noni da due soli vescovi, senza a- questione già era stata definita dal spettare il consenso del metropo la santa Sede, cioè che i sacerdo litano, e de'comprovinciali, fu per ti e diaconi fatti dai corevescovi non indulgenza fatto corevescovo in un erano validamente ordinati, e che si cantone delle Alpi marittime. Tal dovevano dedicare di nuovo le chie volta quando un vescovo eretico se, e consecrare le vergini, senza ritornava alla chiesa, si faceva co timore di reiterazione. Piacque sì revescovo nella diocesi a cui appar ai vescovi francesi, che ai tedeschi il teneva, ed alla morte del vescovo pontificio decreto , e lo pubblica COR novate dispute COR nella Francia, come nuii» in un concilio di Ratisbona, del quale ordinarono l'inviolabi in parte riuscì essendo stata di le osservanza. Però consultato di molto ristretta la potestà de' core poi nel nono secolo s. Nicolo I so vescovi; ed Ebbone, arcivescovo di pra questo stesso argomento da Reims, li distinse ne' suoi statuti Radolfo arcivescovo di Bourges, ri da' preti ordinari nella sola ispe spose: » Voi dite che i corevesco- zione sulla condotta de' ministri ec » vi hanno ordinati sacerdoti, e clesiastici , potendoli ammonire , e » diaconi costà, i quali da alcuni correggere quando si fossero allon » vescovi vengono deposti, e da tanati dai propri doveri , perchè M altri riordinati. Noi diciamo che die' egli: » Giusta i decreti de' som- » non si dee nè punire gl'innocen- » mi Pontefici Damaso I, Innocen- » ti, nè reiterare le ordinazioni, e » zo I, e Leone I, tutto ciò che » consecrazioni ; poichè i corevesco- » hanno fatto col ministero del su- » vi sono istituiti ad imitazione » premo sacerdozio, è nullo, essen- " dei settanta, nè si può dubitare » do abbastanza provato , che non » che abbiano la dignità episco- » sono differenti dai semplici preti ". » pale. Ad formarn enim 7o clior- Il p. Morino procura di sostenere » episcopi facti sunt , c/uos quis questa opinione, lo che necessaria » dubitet episcoporum habuisse of- mente lo impegna a provare che i » ficia? Ma percliè i sagri canoni semplici preti per commissione del » proibiscono che ciascun si appro- Papa, o della Chiesa possono ordi » pri qualsiasi funzione, acciocchè narne degli altri, citando molti au » la dignità del vescovo non pas- tori che scrissero avanti il XII se » si ai corevescovi, e quindi l'onor colo non molto periti della storia » di lui si avvilisca, noi vietiamo loro ecclesiastica. I corevescovi adunque » di far cosa alcuna contro le re- erano soggetti al vescovo, che gl' im » gole ". I teologi, e i canonisti piegava a suo talento, e a lui do qualificano per saggia questa deci vevano render conto del loro ope sione, che sta nella giusta medio rato; laonde non è meraviglia, che crità, perchè conservando a'vescovi a lui se ne lasciasse la scelta, e l'or le loro preeminenze, non degrada dinazione , perchè nessuno più di i corevescovi, ma vuole che sieno lui vi aveva interesse, nè erano che subordinati al prelato della dio suoi vicarii, o cooperatori, la cui cesi: non annulla le loro fatte or potestà poteva egli ampliare, e re dinazioni , proibisce di reiterarle, stringere come giudicava a propo e vuole che sieno più guardin sito. Se poi i corevescovi riceves ghi per l'avvenire, per non irrita sero una particolare consagrazio- re i vescovi, i quali vedevano mal ne, dice il Chardon che se era volentieri che si usurpassero quegli no veramente vescovi, ricevevano uflizi, che loro giustamente spetta la consagrazione episcopale, a riser vano, ed erano disposti di adem va che questa facevasi da un solo piere. vescovo : se poi erano semplici preti, Con tal prudenziale contegno , ricevevano la sola sacerdotale. Tut senza entrare nella questione dom- tavia presso gli orientali si può di matica se i corevescovi fossero ve re, che eravi un rito particolare pel scovi o no, era fàcile sopire le ria- corevescovi, la cui fonnola si legge COR Derni ni, Storia COR delle, eresie, p. i?.-.i)3, nel rituale de' maroniti, o de' gia- cobiti, e nel 54 de' canoni arabi. che s. Damaso I, il quale governa Nella chiesa poi occidentale non si va in tal tempo la Chiesa univer può affermare, che vi fosse parti sale, tolse a' vescovi l'aiuto de' core colare cerimonia per la loro ordi vescovi, forse a cagione de' Nova nazione, sì perchè non se ne trova ziani. vestigio negli antichi rituali e pon Nel terzo secolo, essendosi molto tificali, sì perchè i . corevescovi tra dilatato il cattolicismo, e abbrac di noi furono introdotti più tardi ciandolo in folla i rustici delle vil che nella Chiesa di oriente. Ma da le, i corevesuovi si resero in qual quando i corevescovi abbiano co che modo necessarii , e quindi di minciato, e finito nella Chiesa, lo multo si moltiplicarono. Due di lo andiamo compendiosamente a dire, ro si rinvengono sottoscritti fra i coll'autorità del Chardon, e di altri vescovi del concilio di Neocesarea, gravi autori. quindici nel Niceno, cinque in quel Le prime memorie ecclesiastiche lo di Cappadocia , altrettanti in de' corevescovi rimontano al princi Isauria, due in quello di Siria, al pio -del quarto secolo, ed ai cano trettanti in quello di Bitinia, ed ni dei summentovati concilii di Neo uno nel concilio di Cilicia. Questa cesarea, e di Ancira. S. Ignazio , assistenza de' corepiscopi ai concilii che parla sovente de' gradi minori fu per privilegio , siccome pure fu vira,del chiericato, che fece leggi e il concilioper tutto di il cleEl- accordato in seguito agli abbati mi trati, ed ai generali degli Ordini ro, inclusivamente dai vescovi ai regolari. La seconda apologia di s. chierici minori, non fanno parola Atanasio fa vedere , che v' erano de' corevescovi. Cos\ diciamo di s. corevescovi nell'Egitto. Il quarto Cipriano, che visse sino alla metà concilio generale ne parla come di del terzo secolo. Ciò non pertanto un ordine inferiore a quello dei i corevescovi sono più antichi dei vescovi , e superiore a quello dei due memorati concilii, giacchè essi sacerdoti, perchè in effetto avevano ne parlano come di un ordine già potestà episcopale, ed altronde era stabilito, poichè, come di sopra ac no soggetti al vescovo diocesano. cennammo, repressero il loro orgo Dice ancora che Eutichio , coreve- glio, e prescrissero i termini onde scovo di Aulara , si fece capo dei contenersi. Il perchè essendo stati quartodecimani, eretici che voleva que' due concilii orientali , si può no celebrar la pasqua nella XIV credere che la primiera istituzione luna di marzo, in qualunque giorno de'corevescovi sia stata fatta nel Pon- cadesse. Il concilio di Sardica , te tox nella Galazia, e nelle circostan nuto nel 347, e il Laodiceno, del ti provincie, donde sarà passata alle 364i stabilirono che ne' piccoli paesi altre parti orientali verso l' anno vi fossero i corevescovi , ed i pe- 27o. A così credere muove la ri riodeuti . Si mossero que' padri a flessione, che anche i Novaziani a- tal determinazione, per non avvi vevano i loro corepiscopi , usanza lire la dignità vescovile , per non che sicuramente non avranno pre concederla a tutti i luoghi, ed una sa dalla Chiesa cattolica dopo la tal disciplina fu posta in uso, quan loro disunione. Di fatti abbiamo dal do si divisero e qualificarono le crt- i^6 COR Tutto ciò è COR confermato dal con tà dalle castella, ottenendo il nome di città solo quel luogo, che da cat cilio di Meaux , il quale così si tedra vescovile era illustrato, e re esprime: «» se il vescovo della città, stando fra i castelli annoverati quei » o per mollezza, o per girar li- paesi, che da un corepiscopo, o da » beramente fuori della sua diocesi, un periodeuta governavasi. I perio- » o per le sue infermità permette- deuti erano visitatori ecclesiastici » rà a' corevescovi oltrepassare i delle ville, ed altri piccoli luoghi » loro doveri, sappia che sarà sot- delle diocesi, invigilando sui costu n toposto a sentenza canonica ". mi de' fedeli. Questo uffizio fu isti Lo stesso si nota ne' capitolari , e tuito nel concilio Laodiceno. V, il vi si scorge che l'ambizione de' co Macri a tal vocabolo. revescovi stimolò i principi ad agi Nelle chiese di occidente più tar re di concerto coi vescovi per torli di comparvero i corevescovi. Il con di mezzo. Ecco le loro parole: » Ab- cilio di Riez, tenuto nel 4?'9, è il » biamo giudicato a proposito, che primo che ne parli, facendo men » in avvenire non si facciano core- zione di quell' Armentario , di cui » vescovi, perchè fino ad ora quelli si è detto di sopra. Essendo stati » che ne fecero ignoravano i de- in questo concilio di molto dimi » creti de' santi Padri, e de' Papi, nuiti i loro privilegi, non si può » e non cercarono, che il loro ri- dubitare che molto prima esistes » poso, e piacere ". In tal guisa i sero, non però in gran numero. vescovi, conoscendo l' inconvenien Ne parlano bensì le lettere di s. za di aver per vicarii uomini ador Damaso I, di s, Leone I, e di Gio ni del carattere vescovile, pensaro vanni III, che alcuni tengono apo no seriamente a disfarsene. Ne trat crife, come immaginate da qualche tarono in più concili, come di Pa fiero nemico de' corevescovi : tut- rigi, di Ratisbona, e di Metz, ove tavolta l' impostura li pregiudicò , fu rivocata in dubbio l'autorità dei e si può dire che contribui alla corevescovi, e fu risoluto di abo loro soppressione, massime quando lirli. Ciò non potè farsi subito, ed ne'rono, secoli durante VI e le VII guerre, si moltiplica- impercioc i corevescovi si mantennero nel po tere per tutto il nono secolo, e solo chè allora i principi davano i ve verso la metà del decimo vennero scovati a persone avide solo delle insensibilmente tolti per un tacito rendite, le quali volentieri scarica accordo de' vescovi orientali ed oc vano sui corepiscopi le loro incom cidentali, i quali si riserbarono le benze, lo che diede loro motivo di funzioni episcopali, cui facevano i usurpare que' diritti, che le leggi corevescovi, e trasferirono agli Ar non accordavano. Quindi si resero cipreti (Vedi) le altre loro prero cotanto odiosi, che riformata la di gative, le quali sono la ispezione sciplina, anche pel zelo di Carlo sopra le chiese di villa, la corre Magno, i vescovi cercarono di umi zione degli abusi, e l'autorità so liarli, ed essi studiando di mante pra il clero. Queste prerogative de nersi , vennero fatti que' conciliari gli arcipreti sono bene ricordate in decreti , che tanto restrinsero la un concilio romano, o, come altri loro autorità, siccome superiormen vogliono, di Ravenna celebrato al te dicemmo. cominciare del decimo secolo eoa COR il Beveragio, il COR Care, il Bingamo, i27 questo canone: » Acciò il popolo di » Dio non resti privo di soccorso, ed il Basu a ge sostennero che i cor » vogliamo che in ciascuna pieve episcopi fossero veri vescovi. Fra » si facciano arcipreti, i quali ve- gli scrittori cattolici sono a nove » glino non solo sopra il popolo, rarsi il Tournely, de Sacram. ordi- 55 ma anche sopra il clero, e s'in- nis quaest. VI, p. 2i6, ven. edit., » formino della loro vita, e de' loro come quasi la pensa il citato Chardon. » uffizi i per darne conto al vesco- Più comune per altro tra' nostri » vo. Nè questi si scusi con dire teologi è l'opinione, che i corepi » che d' uopo non ha di arcipreti, scopi fossero semplici preti: così il » perchè per quanto ei sia capace, Turriano, Antonio Agostino, l' fi » è tuttavia spediente che divida stio , a' quali si possono aggiugnere » con altri il proprio fardello , e i protestanti Salmesio, de Dominis, » com' ei regge la chiesa matrice , e il Forbesio. Di questa sentenza » o cattedrale, così questi preti possono dirsi anche coloro, i quali " reggano le chiese soggette. Dessi vogliono, che il corepiscopato sia per »" perscovo, altro e senza tutto i riferiscano suoi ordini al non ve- sè stato uffizio di soli preti, come- chè alcuna volta da' vescovi per » ardiscano imprendere cosa alcu- ciccidens esercitato. Tra i difensori » na ". Questo progetto di divide di tal opinione , così spiegata da re gli uffizii de' corevescovi , cioè Tournely, si noverano il Tomassino gli episcopali ai vescovi, e i sacer e il Murino, e ad essi può aggiun dotali agli arcipreti, fece abolire a gersi il Cabassuzio nella Notizia ec poco a poco tutto il loro ordine. clesiastica sul XIII canone del con Finalmente i corevescovi duraro cilio Ancirano pag. 95. Ma ninno no più lungamente presso i Sirii ha questa con più vigore sostenuta ed altri orientali, e in alcune parti del Wi tasse, e contro questo par della Germania , come in Tre veri ticolarmente se la prende il p. Sba ed in Colonia ; ma dagli antichi raglia difensore di quella prima opi erano ben diversi, ed erano come nione. Ad altri piacerà non per una specie di vescovo del coro nelle tanto più la sentenza di mezzo, che cattedrali. In fatti a Treveri eranvi propose il Bellarmino de Clerici*, quattro dignità col titolo di core- lib. I, e. i7, e rinnovò l' Hallier, piscopo, come superiore del coro. de sacri s Elect. et Ordinat., sect. Altri dicono, che ai corevescovi suc 5, e. 2, § 2 e seg., cioè che alcuni cedettero gli Arcidiaconi ( Vedì ) corepiscopi fossero preti , ed altri presso i latini, e presso i greci gli anche vescovi , la quale opinione Esarchi (Vedi), o deputati del pa sembra la più conforme ai narrati triarca per la visita delle chiese e fatti, perchè spiega, come è acca dei monisteri. P, SUFFRAGANEI , o duto, che i corepiscopi hanno molte COREPISCOPI, e VESCOVI. volte amministrato la sagra ordina logi Sulle sì cattolici diverse questioni, che protestanti che i teo-- , e zione. Non si deve finalmente ta cere, che molti cattolici, e parecchi sulle controversie ch'essi sempre fe eretici, pretesero fare risalire i cor cero sui corepiscopi, non dispiacerà episcopi fino ai tempi degli Apo che qui riportiamo alcuni sentimenti stoli, e Mosemio l'attribuisce al pri de' medesimi scrittori. L'Ammoudo, mo secolo, Siar. eccl. primo secolo i7.8 COR fu è la sede della COR repubblica delle par. II, § i 3, Instit. Slor. Christ. par. II, cap. 2, § i7. Isole Jonic. La città in generale non CORFU' (Corijren.}. Città con è nè bella, nè ben fabbricata, ma residenza arcivescovile, capo luogo può dirsi una piazza di guerra Cor dell' isola del suo nome nel mare tissima. ll sobborgo di Rastrados Jonio, e capitale degli Stati uniti occupa una parte del sito dell'an delle Isole Ionie. Essa è costrutta tica Corcyra : l' altro sobborgo Mau- in riva al mare in una lingua di druccio resta a destra della città. terra in forma di anfiteatro , ma ll suo porto non è grande, poten quasi triangolare. È posta in parte so do ricevere soltanto vascelli mer pra un promontorio della costa cantili, ma la rada è assai vasta e orientale, ai cui piedi evvi il porto, sicura, ove le flotte stanziano sen ed in parte sulla vicina spiaggia, za pericolo : fu dichiarato porto fran che guarda l'Epico, ed è quasi in due co , e l' apertura di esso seguì il porzioni divisa, la più estesa delle giorno primo settembre i 82 5. L'i- quali è quella della parte di terra, e soletta di Vido , l'antica Ptycha , la minore l'altra che guarda il ma che resta in faccia a Corfù, è oc re, ov' è la fortezza vecchia, mentre cupata dal lazzaretto sanitario, ed è al nord sul monte san-Marco esiste difesa da una triplice fila di bat la fortezza nuova, la quale occupa terie , formando per così dire le un angolo della città. Questa for esterne fortificazioni del porto. Vi tezza fu fabbricata dalla repubblica sono molte e ben costruite caserme, veneta per dominare l'esteriore mon e fra i palazzi, quello del senato te d' Abramo, poscia spianato, per si distingue per l' architettura , e chè il turco Barbarossa assediante pegli ornamenti. Delle sue chiese la città, l' avea occupato nel i537. parleremo in appresso. Ultimamen La fortezza della Campagna è po te si è scoperto un tempio d'ordi sta sopra una eminenza ben forti ne dorico, che si suppone fosse de ficata, e difesa da ogni lato. Il ca dicato a Nettuno, ed a Bacco. So- stello di s. Angelo guarda e difende novi pure ampli cantieri da costru il porto. Il porto ed il castello sono zione , e la via per giungere alla muniti di tutto ciò , che può ren fontana di Crissida, ed alla distrut dere una piazza di guerra capace ta città di Chersepoli, non che ai della maggiore resistenza, principal giardini d' Alcinoo. Allo zelo di lord mente dopo le fortificazioni miglio Federico North, conte di Guilford, rate, ed erettevi dai francesi, e da- devesi la fondazione in Corfù della gl' inglesi. Ed è perciò, che con ra prima università greca de' tempi gione si celebra Corfù, qual mo moderni. Egli superando insormon dello di propugnacoli militari sì tabili ostacoli , l' aprì con sedici .marittimi, che terrestri. Anche il cattedre nel novembre i823,6 vi monticello di s. Salvatore, posto a pose pure una doviziosa biblioteca. sinistra fuori della città, è ridotto Questa città credesi fabbricata a modo di cittadella. Una delle dai Corinti , ma se ne ignora il cittadelle separate dalla città per tempo. Solo si sa , che nell' olim mezzo di una spianata, è la resi piade XIX, o nell' anno di Roma denza attuale del governatore, o al 5l, per lo meno l'ampliarono essi to commissario inglese, giacchè Cor- sino all' area odierna. Corfù seguì la sorte, e le vicende COR dell'isola, e trasportate dalla COR fortezza le reliquie i29 molte volte venne minacciata dai di s. Arsenio. Il capitolo prima era turchi , e memorabile fu l' assedio numeroso, ed ora si compone; di del i7i6. I turchi in numero di quattro dignità, la prima delle quali quarantacinque mila lo incomincia è l' arcidiacono, di sei canonici com rono il 5 luglio, e lo spinsero vi presi il teologo, e il penitenziere, di vamente sino ai 22 agosto, in cui due mansionari , ed altri preti e precipitosamente lo abbandonarono chierici pel divino servigio. ll de durante la notte, dopo essere stati cano, ch' è la seconda dignità , è respinti in ogni assalto. Nel i7i8 parroco della cura della stessa cat la esplosione di una polveriera at tedrale, ove evvi il fonte battesi terrò un quartiere della città, cioè male. Egli è ajutato in tal ministe il castello vecchio, non che l' arse ro da un sacerdote. Nella fortezza nale, e molte abitazioni di parti vecchia vi è l'altra parrocchia nella colari, colla morte di parecchie chiesamine, dove della fubeata istituita Vergine una del confra Car- persone. Durante la ultima guerra, questa città resistette alle forze in ternita. La chiesa della b. Vergine glesi , e non si arrese che nel i 8 i 4. Annunziata era già appartenente agli La sede vescovile di Corfù nel- agostiniani. La chiesa della b. Ver l' esarcato di Macedonia , apparte gine del Rosario è un antico ora nendo all'antico Epiro, fu eretta, torio di gius patronato laicale. La secondo Commanville , nel quinto chiesa della b. Vergine del Tene- panto.secolo, Ebbe ed era un suffraganea arcivescovo di ono Le- do apparteneva ai minori riformati. Nella chiesa di s. Nicolo, appar rario di rito greco, residente nel tenente al comune, si vede il mau l'antica capitale dell'isola di Cor soleo dell'imperatrice Teodora, tras fù, chiamata Paleopoli, o Cherso- portatovi da Cipro nel i 436. Pri poli, sulla riva del mare, con sua meggia però sopra tutte, non solo cattedrale. Quando la repubblica di fra le chiese della città , ed ispla , l'Venezia isola e nel di i 386questa s' impadronì città, vi del-fece ma anche fra tutte quelle di Gre cia, il ricco e celebre santuario, in porre dalla santa Sede un arcive cui si custodisce il corpo di s. Spi- scovo Iatino, quantunque non vi ridione, vescovo di Tremitunte iu fossero allora di questo rito, che Cipro , e protettore della città e gl'individui veneti. Dipoi furono dell' isola intera. Essa è doviziosa dichiarate suffraganee di Corfù, le di sagri arredi e suppellettili, ed è sede vescovili di Zante, e Cefalonia, giuspatronato della nobile famiglia come lo sono tuttora. I greci di Bulgari corfiotta. La diocesi di Corfù cono che Giasone, e Sofipater, o si estende per tutta l'isola; e la men Susipatro, hanno recato nell'isola sa arci vescovile è tassata ne'libri del la luce del vangelo. La cattedrale la camera apostolica in fiorini tre è dedicata a Dio sotto l'invocazio cento. Dell' incontro solenne fatto ne dei ss. Giacomo apostolo il mag dagli ebrei all' arcivescovo di Cor- giore, e di s. Cristoforo. Questo fù, e molto interessante, se ne trat magnifico edificio venne eretto nel ta all'articolo Ebrei (Vedi). i67o dall'arcivescovo Labia patrizio CORFÙ'. Isola del mare Ionio, veneto. Nella cattedrale sono state la prima, e la più importante9 delle VOL. xvn. sette i3o isole, che COR compongono la re me, o alla voce COK fenicia Schara, K\IC

pubblica Jonia, situata all' ingresso significa isola del commercio; il per del mare Adriatico alla foce del chè anche i suoi antichissimi abi golfo di Venezia, e presso la costa tanti furono sempre rinomati. Fu occidentale della Turcliia Europea, dipoi chiamata Corcyra, come la da cui è separata mediante un ca tinamente tuttora si chiama, e se nale. Quindi a buon diritto si chia condo Diodoro Siculo , venne così mò l' antemurale dell' isola contro detta dal nome di una ninfa , du le ottomane incursioni. È coperta cui Nettuno ebbe un figlio nomi l'isola di colline, ed è interrotta da nato Feace, che fu eziandio il pri un piccolo numero di pianure. La mo re dell' isola. Allora si chiamò sola montagna, che rinchiude, è Phaeaciu , e i suoi abitanti si dis Mavrona situata nella parte setten sero Phaeaces sino dai tempi di Ome trionale. Gode Corfù di un clima ro. Altri fanno derivare la voce mite a segno, che sembra una pri Corcyra dall' araba Carcara , ossia mavera anche nell'inverno; però va terra in cui si vive in sicurezza e soggetta a repentini passaggi d'at in pace, e quella di Phaeacla dal mosfera dal caldo al freddo, e vi l'araba Phaich, che significa un po ceversa. E pure soggetta ai terre- polo per ricchezze, dignità e vir unioti ed alle malattie epidemiche. tù oltre ogni altro ragguardevole. Conta l'isola più di sessanta mila Vuolsime di Corfù ancora derivi , che dall' il presente antica Cor uo- abitanti , la maggior parte di rito greco, e molti cattolici di rito la cyra , o dal nome greco Coripho, tino, essendovene nella città di Cor che dagli scrittori del medio evo si fù stabilmente più di due mila , diede ad un alto promontorio di senza comprendervi i negozianti, i questa stessa isola. Lunghi e fa marinari, soldati ec., che sempre si volosi sarebbouo i racconti dei trovano in porto. Sotto il governo suoi primari abitanti, come degli de' Veneziani dividevasi l'isola in Argonauti quivi approdati con Me- quattro territori chiamati Balie, dea , del matrimonio di essa con cioè di Oros, di Argirii, di Mezzo, Giasone, dell' arrivo di Ulisse sal e di Alleschimo o Letichino. L'i vato dal naufragio, del passaggio sola di Corfù può considerarsi , in di Enea in vicinanza a queste l'qualche Adriatico, modo, avendo come sempre la chiave avuto del- spiagge, e di tauti altri favolosi rac conti. un' importanza politica. Sembra pertanto che l' isola sia Il suo primo nome fu quello di stata popolata da una colonia di Drepane , voce greca che significa corinti condottivi da Chersicrate, o falce, dalla sua figura, ch' è preci Cherporate della famiglia degli Era- samente di una falce. Fu detta Ma- clidi , circa 7oo anni dopo la ro cris a cagione della sua forma bis vina di Troja , secondo Timeo , e lunga, ovvero, come vogliono i mi- quattrocentocinquanta circa secondo tologi , dal nome della nutrice di Tucidide. Chersicrate fu creato re Bacco. Viene chiamata più di fre de' Feaci essendosi estinta la pri quente da Omero, e dai più anti miera dinastia, e forse fondò, o più chi autori col nome di Scheria , fàcilmente restaurò , ed abbell) In attribuendo alla favola un tal no- città capitale dell' isola , che altura con un preside militare COR romano fu prei3( fu detta Chersrpoli. In Corfù regnò tanto la libertà , che passò in pro posto al governo dell'isola. Dall'im verbio la frase : Corcyra libertas. peratore Calligola ottennero i Cor I Corciresi si segnalarono per va ciresi alcune esenzioni, e sotto l'im de,lorose non azioni, vi fu e, battaglia al dire dinella Tucidi- Gre pero di Claudio ricuperarono la li bertà , in compenso dei soccorsi cia, in cui non vi entrassero le lo somministratigli contro i Pitti (ora ro truppe. Nella famigerata spedi inglesi ). AH' imperatore Lucio Vero zione di Serse accorsero pur essi contro i Parti, a Diocleziano nella alla comune difesa con sessanta le espugnazione di Alessandria , ed a gni armati, benchè poi in quella Valentiniano per occupare Ravenna guerra non si mischiassero. Gl' illi riei Corfiotti milizie, somministrarono e ne meritarono ausilia- la do rici approdati alle vicine spiaggie , sconfissero gli epiroti : alla minac vuta lode. In tal' epoca l' isola fu cia del pericolo, in uno agli altri convertita alla fede cristiana da greci , anche quelli di Corfù ricor due discepoli dell' apostolo s. Pao sero alla protezione della repub lo, Giasone, vescovo d'Iconio, e Su- blica romana, che già incominciava sipatro vescovo di Tarso. Intanto , a dominare sul mare, la quale an proseguendo l' isola di Corfù a ri che per ispirito di vendetta contro manere sotto la protezione dell'im gl' illirici , accorse prontamente in pero romano, al principio del greco aiuto degli alleati. Dopo di aver impero sotto Costantino il grande, conquistato Durazzo con tutto l'H- divenne una porzione dell' impero lirio, i romani regolarono col mez medesimo, leggendosi nella storia, zo del loro console Aulo Postumio che sempre i Corciresi prestarono lo stato civile di Corfù male ordi soccorsi all'impero d'oriente contro nato nella pulizia, nelle leggi, e nei quello di occidente. Continuarono costumi. Sistemata l' isola in tal essi i loro affetti verso i greci im guisa, potè, mediante l'esercizio del peratori , anche dopo estinto l'im suo antico commercio , agevolato pero di occidente con Momillo Au- dalla marittima situazione, e dalle gustolo, e soprattutto nella spedizio forze romane , rimettersi nel suo ne da Giustiniano I diretta contro primiero lustro. Grati quindi i Cor i goti invasori , sotto la condotta ciresi ai romani, fornirono ad essi del gran capitano Belisario. Ed è continuati soccorsi nella guerra con perciò che l' isola molto soffri per tro Filippo re di Macedonia, e nel Totila re de' goti , dopo ch' ebbe la Cartaginese contro Annibale, cat vinto la Grecia, l'Epiro, l' Etolia , turando le navi, che Anuibale spe e l'Acarnania. diva al re macedone. Gli abitanti dell' isola di Corfù I Corciresi in seguito ottennero rimasero sempre affezionati al gre da Giulio Cesare di vivere colle co impero, e quando ai goti suc proprie leggi in forma di repub cessero in Italia i longobardi , al blica ; ma per avere nel triunvirato cui regno fu contemporaneo l'esar prese le parti di Marc' Antonio, fu cato orientale, e ai tempi di Era- rono poi dal vincitore Ottaviano elio, e di Costante suo nipote, in Augusto assediati e soggiogati, dulia cui fu saccheggiata l' isola dalla libertà passarono alla schiavitù, ed flotta saracena, che poi' mosse con- I 32 COR gliato dal successore COR nell' impero, il tro Leone l'Isaurico. Da questo im l'peratore imperatore perciò, Giustino come , ottennero prima dal- i legittimo figlio Alessio. Dopo che i veneziani, e i fran corfiotti la concessione di alcuni cesi conquistarono Costantinopoli , diritti, confermati, ed ampliati da nellacie non divisione si comprese delle grechel'isola di provia- Cor Irene madre di Costantino VI. In tale occasione poterono gl' isolani fù, che restò in potere dei super dominar sopra cinquanta miglia di stiti dell'imperiale famiglia. Miche paese in terra ferma, in modo di le nipote di Alessio ne ritenne il averrazzo, per Butriano, tributarie Astigouia le città , Cimara, di Du- titolo ducale reggendo anco l'Epiro e Durazzo. A lui succedettero lo ed Apollonia. Anco dopo la pace , zio Teodoro, e Michele III suo ni e la divisione de' due imperi fra pote, che fissò nell'isola la stabile Carlo Magno, e Niceforo, al greco sua residenza, ne cinse di mura rimase Corfù, da cui ebbe soccorsi una porzione, e alzò sul continente per combattere contro Pipino. Non il castello di Butrintò. Succeduto minori ajuti ricevette da quest'iso Michele IV, per maggiormente sta- la Leone V , ed il suo successore bilirvisi nel dominio, sposò una fi Michele, mentre facevano la guer glia di Teodoro Lascaris, preten ra a' {Saraceni , i quali , dopo aver dente l'impero greco, che ancora saccheggiata l'Italia, e la Sicilia, era in potere de'latini. Allora fu assediarono Tnranto, che allora era che Michele IV assunse il titolo di soggetta all'impero greco. In que despota dell'Etolia, dell'Epiro, e di sti tempi trovavasi nell'isola un pre Corfù, lasciando questo vuoto titolo side greco, sebbene avesse i propri al suo figlio Niceforo. Frattanto l'im- magistrati, e le sue leggi munici perator Italdovino scacciato daCostan- pali. I corfiotti mostrarono molto tinopoli, fra i molti principi ai qua valore nella guerra degli imperatori li chiese soccorso, lo ebbe soltanto di oriente, contro gl' invasori nor da Carlo I d'Angiò re di Napoli, manni, che gli spogliarono di quasi in cui potere cadde prima Durazzo, tutta la Puglia , e in parte della poi Corfù, che all'Angioino giurò nopoliCalabria. regnava Mentre Mannello però in Costanti-, il suo fedeltà, ed omaggio, ottenendo da esso la conferma de' suoi antichi nemico Roggiero II re di Sicilia privilegi . ll governo francese in essendosi impadronito anche di Cor breve divenne odioso agl'isolani. Car fù, l'imperatore ben presto la ri lo I, spogliando i nazionali de'loro cuperò coll'ajuto de' veneti; ma in feudi, li conferi agli stranieri; e ricompensa fattosi loro nemico , e prepose nell'isola un balio o mae collegatosi col re Stefano di Un stro. Questo unito a tre giudici gheria, gli spogliò de' loro acquisti amministrava la giustizia con supre nella Dalmazia. In tali turbolenze, ma ed illimitata autorità, e tolse il doge Vitale Michieli tentò inva dalla chiesa cattedrale di Corfù no di ricuperare Corfù, che, segui l'arcivescovo e clero greco, sostituen ta la pace , fu data da Manuello dovi un prelato latino. Gl' isolani ad Alessio suo figlio naturale, col greci se ne lagnarono apertamente, titolo di duca di Corfù , unendovi quindi fu loro concesso che trenta l'Etolia, e TEpiro: ma ne fu spo- due canonici del rito greco con al COR COR i 33 trettanti nobili italiani esigessero un tuo naviglio all' isola , fu accolto protopapa, a cui appartenessero le dagli abitanti, che in pieno consi controversie del rito greco. In tut glioto dominio, vollero efarsi ai io sudditi maggio, del o, vene- co ta l'isola distribuì il re Carlo di gnità ecclesiastiche, e fece fare al me altri dicono, nel giugno i 386 tri otto protopapa pei greci. inalberatasi in tutta l'isola la ve Dopo lo stabile acquisto dell'iso neta bandiera, consegnate nella chie la di Corfù, Carlo s'impadronì di sa di s. Francesco al capitano le Lepanto, Patrasso, Vonizza, ed al chiavi formalmente, furono quindi tre isole dell'Arcipelago, e avrebbe spediti cinque ambasciatori a Vene molto più estese le sue conquiste, zia, ove in atto solenne si rinnovò se il notissimo vespero siciliano il giuramento di fedeltà. Poco ap non ne avesse posto un limite. Nel presso le isole Jonie si conobbero col lungo corso delle vicende napolita- nome di Levante Veneto. Fu tran ne, e siciliane, gli Albanesi mole quillo il possesso de' veneziani in starono l'Epiro, e Carlo investì del- quest'isola sino al i 4 o i, in cui da l isola di Corfù Filippo suo nipote Tommaso Comneno, che aveva il a cui successe Roberto suo figlio, titolo di despota udl' Albania , fu chc nel ) 364 ebbe a successore molestata nella parte del continen l'unico suo figlio Filippo. Estinta te verso l'Epiro. questa linea, ritornò Corfù al re In quest'anno stesso il re di Na di Napoli, ove nel i 367 regnava poli Ladislao, figlio di Carlo III la regina Giovanna I. Nelle turbo Durazzo, essendo stato acclamato re lenze napolitane, Corfù sempre ma d'Ungheria, e poscia essendo mor le inclinata al dominio del rito la to il principe Lodovico d'Angiò, tino, ebbe campo di scacciare i mi cui non era rimasto che il princi nistri napolitani, e di erigersi in pato di TarantO, rinnovò le sue repubblica come negli antichi tem pretensioni sopra Corfù; ma per la pi, ma la tenuità delle sue forze somma di trenta mila ducati ce non le permise di mantenervi si. I dette ai veneziani tutte le sue ra genovesi assalirono l'isola per sotto gioni. metterla, ed i suoi abitanti atterriti Nel i4o3 i genovesi fecero uno furono costretti a cercare altrove sbarco nell'isola, ma vennero re difesa. Non volendola, nè potendola spinti con perdita. Per la sua po sperare dal regno di Napoli, in pre sizione, e pei lavori fattivi dalla re da a grandissimi torbidi, non dallo pubblica veneta , indarno soventi imperatore d'Oriente, ridotto ad una volte venne assalita dai turchi, che estrema debolezza, non dai despo sempre mirarono a conquistarla, e ti della Grecia per lo più tiranni, segnatamente nel i537 sotto il co trapporlio giudicati alle troppo flotte deboli genovesi, per con-pen mando del famigerato Barbarossa, allorquando andarono a vuoto le sarono di ricorrere ai veneziani lo sue prove sull'Italia, a cagione del ro rivali nella potenza marittima. la lega conchiusa tra i veneti, il F,a possente repubblica veneta com Papa Paolo III, e l' imperatore Car mise l'impresa al suo capitano del lo V. L'ammiraglio dell' imperatore, #olfo Adriatico Giovanni Miani, il Andrea Doria, mandò a vuoto gli «piale cautamente appressatosi col sforzi degl' infedeli, senza curarsi di i34 con no mettere assedio con. alla piazza il combatterli con dispiacere de' col legati. Ma il maggior pericolo per primo d'agosto, e la tennero stret Corfù fu il tentativo formidabile, tamente assediata con sei mortari, che fecero i turchi sull' isola nel e sessanta pezzi di cannone , bat i7i6, e se i veneti non erano aiu tendola giorno e notte, intanto che tati da' principi alleati, e in pecu- i difensori resistevano intrepidamen Iiar modo dal Pontefice Clemente te. Ai i 8 agosto il comandante ot XI, i corfiotti sarebbono stati sot tomano volle fare nella notte un tomessi al giogo ottomano. Ren disperato tentativo, sperando di so dendosi sempre più baldanzosi i pradare il valore col numero. Difatti turchi per le vittorie riportate, pre nel primo impeto i turchi penetra sero quindi di mira gli stati au rono nella piazza d'armi, ed occupato striaci, la repubblica veneta, ed an il bastione di s. Antonio, vi piantarono che gli stati romani, al qua! fine redano,trenta bandiere. lo Sculemburgo, Ma accorsi e France il Lo- «'rasi loro esibito il perfido marche se Langallerie rinnegato francese . sco Mosto provveditore della piaz Clemente XI, per iscansare tanto za, colla voce, e coll'esempio inco- danno ai cattolici, in detto anno raggirono la guarnigione, che oppo i7i6, ordinò pubbliche preci con se la più valida resistenza. E dopo indulgenze, affine d' implorare il ce una micidiale, e tremenda lotta, leste aiuto. Intanto a' 5 luglio l'ar fu infine decisa la vittoria per una mata navale ottomana comandata opportuna manovra del prode Scu da Gianun-Cogia, e composta di lemburgo, a cui ancor vivente ven sessanta vele quadre con barbare ne innalzata nella fortezza vecchia sche, e alessandrine, quaranta ga di Corfù una statua con epigrafe leotte, e tredici galere, comparve onorevoleneto, che glid'ordine inviò del pure senato in dono ve- nel canale, ed incominciò nel dì seguente a sbarcare i turchi ch'e una spada preziosamente guarnita, rano accampati nella terra ferma, gratificandolo inoltre con decorosa mentre il capitano generale veneto pensione. Però all' improvviso dopo ratoPisani, all' erasi isoletta colle contigua sue galere detta Mer- iiti- l' inazione, nella notte de' 2 i ago sto, altri dicono in quella del i9 lere fuori del canale. Fu allora, che o 2o, colpiti da panico timore i piena di coraggio la flotta veneta turchi vergognosamente fuggirono comandata dal valoroso Cornaro, lasciando l'artiglieria, le armi, il entrò nel canale, ove seguì aspro bagaglio, le vettovaglie e sino degli combattimento colla peggio dei tur animali. Questo fatto dai buoni chi, i quali non lasciarono di lar cristiani venne attribuito al patro danno ai veneti, che introdussero cinio della B. Vergine Maria, e di nella città di Corfù il provveditore s. Spiridione, e da altri alla stre generale Antonio Loredano, ed il pitosa vittoria, che il principe Eu maresciallo conte Mattia di Scu- genio aveva riportato in Ungheria lemburgo , insieme ad opportuni sui turchi, a Petervaradino. i-inforzi di truppe tedesche. Indi gli Non deve passarsi sotto silenzio ottomani formarono nel canale un quanto fece Clemente XI, come cordone sino all'isola, per cui ad padre comune de' fedeli, oltre l'im onta degli sforzi dei veneti potero- plorato aiuto divino, a vantaggio della repubblica COR veneta, e dell'isola truppe imperiali, COR siccome fecero i35con di Corfù. Ottenne primieramente felice successo, dovevano attaccare dai principi cattolici la sagra lega i turchi per terra. Clemente XI in soccorso dei veneti, e dei cor- accordò all' imperatore le decime fiotti ; spedì due galere e due na ecclesiastiche per tre anni sì negli vi, oltre a cinque altre che prese stati austriaci, che nel ducato di a nolo, e consegnò al comando dei Milano, concedendogliele per cin cavalieri di Malta, al qual oggetto que anni nel regno di Napoli in prese ad imprestito trecentomila ragione del sei per cento. scudi per pagarne il nolo. Dal re L'isola di Corfù rimase in pa di Spagna Filippo V col suo zelo cifico possesso della repubblica di ottenne quattro galere e sei navi Venezia sino al i797, il quale ces di linea, e da Giovanni V re di sò quando Bonaparte, generale delle Portogallo sei navi di linea, ed al armate francesi repubblicane, portò trettante minori, pel qual soccorso l'ultimo colpo alla veneta repub il Papa prorogò a Giovanni V il blica. Il celebre trattato di Campo sussidio concesso nell'anno i7i2, ed Formio concesse ai francesi il pos altro ne accordò d' un milione di sesso di Corfù , che già avevano crociati sopra i frutti de' beni ec militarmente occupata. Nel i 799 la clesiastici del suo regno. Lo stesso flotta combinata dei turchi e dei soccorso il re mandò nell'anno se russi forzò l' isola a capitolare , e guente sotto il comando di Men- fu riunita alle altre isole Ionie, che doza, col quale Clemente XI si si costituirono in repubblica detta congratulò per le vittorie riportate Settinsulare. Dopo la battaglia di sugl'mo III, infedeli granduca nel maredi Toscana, Egeo. inviòCosi- Marengo Bonaparte sottomise Cor fù, colle isole compagne , alla pro in aiuto de' veneti quattro galere, tezione della Francia, che ne con il perchè fu ringraziato dal Ponte servò il dominio sino al i8i4- In cafice, di e Genova. due ne mandò Tutte queste la repubbli.- forze di, per le transazioni stabilite nel congresso di Vienna, divenne re marittime si unirono alle venete in pubblica divisa in otto cantoni sot Malta. Per questa spedizione Cle to la protezione immediata della mente XI impose sul clero d'Italia gran Brettagna, essendone la città per cinque anni, il sei per cento di Corfù il capo luogo , e la sede sui benefici ecclesiastici: domandò del governo. un sussidio dai vescovi spagnuoli CORI. Città e feudo del Senato e portoghesi, oltre a quello che in Romano ( Vedi'). mezzo alle angustie in cui trovava- CORIA (Caurien.). Città con re si, fece somministrare dalla camera sidenza vescovile di Spagna , nella apostolica, e dal sagro Collegio dei provincia di Estremadura, chiamata Cardinali. Finalmente si deve a anche Carita , e dai romani Cau- Clemente XI la sospensione della rium. E situata sulla piccola rivie guerra, che l' imperatore Carlo VI ra destra dell' Alagon, sulle frontie faceva alla Spagna, acciocchè essa l're imboccatura del Portogallo, di superiormente detto fiume nel al- aiutasse i veneziani. Da essa pure ottenne la promessa di non mole Tago, in una fertilissima pianura. stare i dominii austriaci, giacchè le Le sue antiche muraglie ancora sus i36 COR de, secondo Commanville,COR vi fu sistono, ed è difesa da un piccolo forte posto sopra un' altura la cui istituita nel quarto secolo, e fu sot erezione rimonta al secolo XIV. Ev- toposta al patriarcato antiocheno , vi un bel ponte di sette arcate, sul- e alla metropoli di Tarso, a cui è T antico letto dell'Alagon, e conta soggetta, sebbene sia pur essa in circa mille e settecento abitanti. partibus. Il regnante Gregorio XVI, Questa antica città, nominata da essendo vacante questo titolo ve Plinio, da Tolomeo, e da altri, era scovile per morte di monsignor Pie il capoluogo di un marchesato ap tro de Urmeny, lo conferì colla di partenente ai duchi d'Alba. Ne' suoi gnità episcopale, nel concistoro dei dintorni vi sono sorgenti minerali, 27 aprile i84o, a monsignor fr. ed La un sede lago vescovile abbondante di Coria di pesce. si vuo Lorenzol' Ordine Serafini de' cappuccini da Camerata, , ed allora del- le eretta nel quinto secolo, o nei predicatore apostolico, che dipoi ai primi anni del sesto. Fu sottoposta z5 maggio i84i dichiarò vescovo a JVlerida, e poi a Compostella, di assistente al soglio pontificio. cui tuttora è suffraganea. La cat Avvi un altro Corico, chiamato tedrale è un elegante edificio, di anche Corges, Core, o Corgesgen- gotica architettura, dedicata all'As dam, città de' confini di Armenia, sunzione della b. Vergine Maria. in cui i nestoriani istituirono un Il capitolo, che prima era compo vescovato col titolo di metropolita sto di canonici regolari di s. Agostino, no. Si conosce ancora un altro Co ha undici dignità,Ia prima delle quali rico, denominato anche C/iorachi- è il decano, di quindici canonici com sar, e Ckure, città della prima Ci preso il teologo, e il penitenziere, di licia nella Caramania , con buon sette beneficiati detti portionarii, di porto e cittadella alquanto forte sul diversi cappellani, preti e chierici mare della Cilicia, lungi venticin addetti al servigio divino. Nella cat que miglia da Pompejopoli, e ses tedrale vi sono il fonte battesimale, santa da Tarso , per cui si vuole molte sagre reliquie, e la cura par che sia lo stesso Corico, ora titolo rocchiale. Nella città vi hanno due IH partibus. I francesi, ed i latini altre parrocchie col sagro fonte, se ne impadronirono alla fine del due conventi di religiosi, due mo- secolo decimo primo, e vi posero nisteri di monache, tre ospedali, e un arcivescovo di rito latino, sog il seminario. La mensa ad ogni getto al patriarca d'Antiochia. Ma nuovo vescovo deve pagare di tassa non andò guari , che la città fu quattrocento sessautaquattro fiorini, presa dai turchi. Gerardo, uno dei come risulta ne' registri della can suoi vescovi, intervenne nel i i 36 celleria apostolica. al concilio di Antiochia, per l'affa COR.lCO , CORYCUS , o CHURCO. re di Radulfo. Sede vescovile in partibus della CORIDALLA, Corydalus. Sede Cilicia, nell' Asia minore. È situata episcopale, nell'esarcato d'Asia, sotto nella costa del mare di Cilicia, cir la metropoli di Mira, la cui ere ca sessanta miglia distante da Tar zione, come si legge in Comman so, e quarantasei dall' isola di Ci ville, rimonta al secolo quinto. pro, presso il fiume Piramo. Si CORINTO, o CORINZIO, Corin- chiama anche Charachirar. La se- thus. Sede arcivescovile in partibus, celebre ed antica COR città della Gre i corinti quattrocento COR e cinquanta i37 cia, nel Peloponneso, situata presso nove anni prima di Gesù Cristo, e l'istmo di tal nome: lingua di ter la guerra di Corinto del 4^9 fu, ra che separa il golfo di Lepanto come il preludio di quella del Pe da quello d'Atene, e che congiun loponneso sì famosa nella storia gre ge il Peloponneso, o penisola della ca. Nell'anno 423 Arato , pretore Morea, alla Grecia dalla parte del degli achei, sorprese la cittadella di golfo di Lepanto, anzi è fra questo, Corinto, una delle più forti della erinto quello è avvolta d' Engia. nella L'origine oscurità di ,Co- e Grecia per la sua elevazione, chia mata Acro-Corinto. Ne scacciò la nella favola. Però la più comune guarnigione, che vi teneva Antioco opinione le da per fondatore Sisifo, re di Macedonia , e si cuoprì di nell'anno i 43 avanti l'era cristiana, gloria per tale azione. Questa città e del mondo 2597. Fu chiamata ebbe pur parte nelle sciagure della Centhyra, Epopì-, Ephira, Bimari*, Grecia sotto il regno di Filippo U ed anche Heliopolis, o città del So Macedone, di suo figlio Alessandro, le. Essendo stata salvata dalle fiam e dei loro successori. Cicerone dice, me, ovvero rifabbricata da Corinto che Corinto fu una delle tre città, figlio di Pelope ed Oreste, prese il che i romani stimarono degne, e nome del suo secondo fondatore. I capaci di essere capitali di grande corinti stabilirono diverse colonie, impero. Di nuovo fu governata dai fra le quali la città di Corcira po propri magistrati , e si sostenne in scia Corfù. Prima di formarsi in forme repubblicane sino all'anno repubblica Corinto fu governata da i46 avanti l'era cristiana, in cui alcuni re. Sisifo, e i suoi successori fu presa dal console Lucio Mum- la possedettero più di tre secoli , mio, saccheggiata, e distrutta. Non, sino a che gli Eraclidi , discendenti si può immaginare quante ricchezze da Ercole si resero padroni del Pe si perdettero, e furono consunte dal loponneso, sotto la condotta di Te- fuoco in tale incontro. Basterà il meno , Creofonte , ed Aristodemo , dire, che quel metallo tanto cele circa cinquantacinque anni dopo la brato, e conosciuto sotto il nome presa di Troja. Alete vi si stabilì di metallo di Corinio, non era co nel i i 3o innanzi Gesù Cristo, re me credesi che un amalgama dei gnò trentacinque anni, ed ebbe per metalli preziosi fusi da quell' incen successore Issione. Si contano do dio. Giulio Cesare fece riedificare dici re di questa famiglia nel pe la città, e mediante una colonia riodo di trecento e ventitre anni, romana la ripopolò. Quindi passò che vi regnarono. Verso l'anno 8o7 al dominio degl' imperatori di o- avanti Gesù Cristo venne istituito riente, e della repubblica di Vene un magistrato annuale col nome di zia, alla quale nel i 458 la tolse Pritano, Prytane. Nell' anno 658 Maometto II imperatore de' turchi. della detta era, Cipselo, e poscia Di poi fu riconquistata nel i687 Periandro suo figlio , usurparono dai veneti, dopo la vittoria ripor una specie di signoria sui corinti. tata da essi a Patrasso. Il coman Corinto ebbe una gran parte nel dante turco, perduta la battaglia, le guerre, che si fecero in Grecia. si ritirò in Corinto cogli avanzi del Leocrate, generale ateniese, sconfisse l'esercito, ma il prode generalissi 1 38 COR tue di legno. CORAnco la Fortuna a- mo Morosini lo inseguì colla sua ilotta uumentata da quattordici ga veva quivi il suo tempio avente da lere prese sotto il castello di Le- presso quello dedicato alla madre panto, intanto che il conte di Ko- degli dei, al quale da canto sta una nigsmark avanzavasi dalla parte di bella fonte decorata dalla statua di terra. Ridotto il serraschiere alla di bronzo rappresentante Nettuno. Ver sperazione, mise fuoco ai magazzi so il Lechaeum eravi una specie di ni , ed ai luoghi principali della porticato sulle cui fronti stavano due città, e se ne fuggì verso le mon carri dorati, l'uno condotto dal so tagne di Tebe, per cui i veneziani le, l'altro da Fetonte. Ai lati di que s'impadronirono della città e della sto portico si trovavano le belle sta cittadella, che rimasero in loro po tue in bronzo di Ercole, Mercurio, tere sino al i7i 5, di cui i turchi, Nettuno, ed altre. Anche i bei ba essendosi di nuovo impossessati , gni di Corinto erano decorati di conservano tuttora il dominio. statue. Siccome il paese abbonda Considerata viene Corinto come va di sorgenti, così eransi distri la chiave del Peloponneso, ed era buite fontane per tutti i quartieri anticamente una delle città più bel della città, ma la più considerabi le della Grecia, eareRariando con le proveniva da Stinfalia nell'Arca Tebe, Sparta, Argo, * O e DO con la stessa dia, per mezzo di un acquedotto e- Atene. Era ornata di magnifiche e dificato dall'imperatore Adriano, che sontuose fabbriche, come di templi, aumentò pure il numero de'bagni. palazzi, teatri, portici, sepolcri, bagni Nella strada, che conduceva a Si- ec., abbelliti da innumerabili statue cione, eravi il tempio di Apollo; lavorate dai più celebri artisti, di co quello di Minerva Chalinitis tocca lonne, piedistalli, e cornici di tal ec va quasi il teatro , ed era situato cellente architettura, che merita dietro la tomba dei figli di Medea. rono di aver un nome e un posto In quel luogo erigevasi una statua di particolare tra i cinque ordini ar legno rappresentante Ercole, opera chitettonici, cioè l' ordine corinto, o di Dedalo. Il tempio di Giove Co corintio. Soprattutto erano mirabili rifeo stava nella parte superiore il suo splendido, e vasto teatro; lo del teatro, ed in vicinanza trovavasi stadio, o luogo per la corsa, costrut un antico ginnasio, presso la fonta to di marmi; il tempio di Nettuno, na Lerna cinta da colonnati con che distinguevasi per l'interno de sedili : indi poco distanti innalzavansi corato dalle offerte consagratevi da i tempi di Giove e di Esculapio. M:i Ercole Attico ( fra le quali primeg lungo sarebbe il descrivere tutti gli giavano quattro cavalli tutti dora altri templi, e le statue, che ammi- ti, ad eccezione dei piedi ch'erano ravansi dentro e fuori della città, d' avorio ), oltre molte statue pre il cui sobborgo detto il Ccaneo, ziose. Uno dei lati della strada, rinchiudeva un bosco di cipressi. che conduceva a tal tempio, era Corinto, una delle più importan fiancheggiato da statue di atleti ti città per antichità , per situazio vittoriosi ne'giuochi istmici, e l'al ne, per la cittadella, pe'suoi porti, tro lato lo era da una linea di pi per le sue ricchezze, pe'suoi famosi ni. La Diana di Efeso stava nella monumenti delle arti, non meno che pubblica piazza, con altre due sta- per le sue vicende, produsse uomi COB bato non lasciava COR di recarsi i3galla ni celebri nelle arti, nelle scIenze, e persini» de'santi. A' nostri giorni è sinagoga, affine di predicare Gesù interamente decaduta dal suo an Cristo ai giudei, e particolarmente tico splendore, ed è città poco po ai gentili, giacchè i primi avevano polata della Turchia europea, nella il cuore indurato. Tuttavolta, oltre Morea sangiaciato. Vi si osserva tìuna e battezzò moltitudine Crispo di capo gentili, della conver- sina no molte moschee cinte di ci pressi, e qualche chiesa greca. Gli goga con tutta la sua famiglia, e avanzi della sua prisca grandezza sodamente stabilì la chiesa di Co sono hen pochi, e fra essi annovera rinto. si la cittadella Acro-Corintlms, che Recatosi ad Efeso, verso l'anno domina la città. Fra le sue sorgen 56 dell'era cristiana, scrisse la pri ti racchiude la famigerata fontana ma lettera a que'di Corinto, dopo Pirene, parecchie cisterne, qualche essere stato visitato da Apollo pri moschea, qualche chiesa greca, ec. mo loro vescovo, che insieme a tre Dei due porti dell'antico Corin deputati dei Corinti, gli rappresen panto,ti), il Lechaenm ove veggonsi nel le golfo vestigia di Le- di tò i varii punti di domma, e di di sciplina, che tenevano separati i con un vecchio molo, è ancora quello vcrtiti, massime sulle osservanze mo- della nuova città. L' altro antica saiche. L'Apostolo procurò di rime mente chiamato Conchreae, oggidì diare colle sue lettere a cose di Kekhrios, nel golfo di Atene, è as tanta afflizione, e nel prendere prov sai poco frequentalo. Il commercio videnza su di un peccatore diede di Conuto è tuttora di qualche un esempio della scomunica, anche considerazione. Il clima è malsa per correggere la grande dissolutez no per cui i suoi abitanti, che su za, che allora era in Corinto, in cui perano il numero di quattromila, raremille Venere, schiave si che prostituivano vi aveva tempio, perono- e nella stagione di autunno si recano altrove. culto. Siccome la prima epistola di La chiesa di Corinto ebbe origi Paolo ai Corinti li aveva corretti ne dalla predicazione del vangelo soltanto in parte, s. Paolo ne scris fatta dal dottore delle genti l'apo se una seconda, alla quale avea da stolo s. Paolo. Era nllora Corinto to argomento la relazione di Tifo, la città più considerabile della Gre suo discepolo, pei gran falli che cia, anzi considerata veniva la me commettevansi per la incapacità, e tropoli di essa, dopo la decadenza per la contrarietà dei dottori, che Hi Atene e di Sparta. Paolo vi pre malignamente mettevano in oppo dicò la fede ne' diciotto mesi che sizione la sua dottrina con quella vi dimorò, ed in quel tempo fu degli apostoli, oltre i più odiosi alloggiato dal giudeo Aquila giunto confronti. Consegnolla al medesimo di fresco da Roma, donde era sta Tifo, e all' evangelista san Luca. lo obbligato di uscire colla moglie Paolo aveva convcrtito nella sua Priscilla, e con tutti quelli di sua dimora in Corinto anche Sostene, nazione pegli ordini dell'imperato nitro capo della sinagoga, e da re Claudio , lavorando Paolo col Corinto scrisse la sua epistola ai suo albergatore tende di cuoio ad Romani. S. Paolo non fu il solo ad uso de'militari. Nei giorni di sab- nnnunziare il vangelo ai Corinti, ed i4o COR sogno per proseguire COR il suo viaggio ai popoli circonvicini. L' apostolo s. Anilrea loro predicò pure Gesù d' un cavallo, un nobile uomo glie Cristo, e dall'Acaja, dove morì, le ne foriù uno talmente mansueto, stantinopoli.sue reliquie Ilfurono martirologio recate in fa Co- an che serviva alla consorte di lui. Dopo che il Pontefice l' ebbe u- cora menzione di Timone, uno dei sato, rimise il cavallo al proprie primi sette diaconi, e di Sostane, tario, quando con meraviglia venne che hanno sollerto il martirio iu osservato, ch'era divenuto così furi Corinto. bondo, che mai acconsentì che la È noto in qual conto sia stata signora più lo cavalcasse, da che anticamente tenuta una lettera di aveva servito il vicario di Gesù. s. Clemente I Papa, scritta a no Cristo. Divenuto adunque il caval me della chiesa di Roma a quella lo inutile ai padroni, Io inviarono di Corinto, fra le quali chiese per essi in dono al Pontefice. Forse da attestato di s. Dionigio vescovo di sì mirabile avvenimento avrà avu Corinto, allegato da Eusebio nel to origine nel volgo la credenza o lib. IV, e. 22 , correva somma in tradizione, che un cavallo una vol telligenza ed unione. Il santo ve ta che fosse stato cavalcato dal Papa scovo era solito di far leggere le non dovesse servire ad uso di altra lettere de' romani Pontefici nelle persona. sagre adunanze della domenica . Le notizie ecclesi astiche della il Quindi abbiamo, che da Innocenzo lustre chiesa di Corinto riportano, III, per corrispondere in certo modo che nel primo secolo divenne seggio alla particolare venerazione dimo vescovile, che nel quarto, o nel quin strata, finchè visse, ai successori di to secolo fu elevata al grado di s. Pietro, furono poenitentibus, et metropoli avendo per snffraganee confessis quadraginta dies de injun- le seguenti chiese : Argo, Cefalonia, ctis poenitentiis relaxati his, qui Zacinto, Damla o Damala, Helice, ad s. Diony.rìum, reliquias s. Dio- Tegea, Zamena, Monenbasia ec. Il nysii Corinthiorum episcopi, vene- Pontefice s. Gregorio I mandò al raturi, accederent, come sulla testi metropolitano il sagro pallio, come monianza di Guglielmo Nangia, primate di tutta l'Achea. Dipoi i Spicileg. tom. II, p. 5oi, hanno veneziani vi fecero erigere un seg osservato il Mabillon nella praef. gio arcivescovile pei latini per tut al secolo V degli annali benedetti ta la Morea, con la residenza a Mo ni LXXII, e il p- Eusebio Amort, nenbasia. Poscia vi si stabilì un arci nella Sioria delle indulgenze. vescovo di rito greco con un solo Non si deve passare sotto silenzio, suffraganeo. Al presente Corinto, o il soggiorno fatto da un sommo Pon- Corinzio, è titolo arcivescovile in fice nella città di Corinto. Papa partibus, che conferisce la santa s. Giovanni I da Roma fu chia Sede, e che ha per suffraganei i mato a Ravenna dal re Teodorico, titoli egualmente in partibus di Ar seguace, e protettore degli Ariani, go, Megra, Messenia, e Tegea, che tinopolie nell'anno per 525 conseguire fu spedito a tre Costan- cose pure la Sede apostolica da ai ve scovi in partibus. Clemente XIII, dall'imperatore Giustino. Arrivato nel i 7 58, solennemente consagrò il Papa a Corinto, ed avendo bi- in arcivescovo di Coriuto in parti COR nome, la più COR grande delle contee i4i bus, il Cardinal duca di Yorck , fi glio di Giacomo III re cattolico di di Irlanda. Giace sulle due rive, ed Inghilterra. Dipoi il Pontefice Pio in un' isola della Lee un poco su rintoVI consagrò monsignore in arcivescovo Giuseppe diSpina, Co- periormente all'imboccatura di que sto fiume nel porto di Cork. Cin che Pio VII creò Cardinale. Attual que ponti attraversano la Lee, e mente la città chiamasi anche Co- quello di Patrik è di una elegante ranta, e vuolsi che ancora sussista costruzione. La città viene chiama la principal chiesa chiamata Pana- ta pure Corck o Corcach, è di fi gea dedicata alla beatissima Vergi gura ovale , piuttosto forte con mol ne. Il Lenglet, all'anno i97 delle te strade larghe. Vasti, e di sem sue Tavolette cronologiche, registra plice architettura sono i pubbli un concilio di Corinto, per altro ci edifizii. Si distinguono , oltre non approvato. le chiese , la dogana , la piazza o COR IO O CORI MARCELLI5TO, mercato, dei comodi ospedali , due Cardinale. Marcellino Corio o Cori, teatri , la piazza ei' armi decorata patrizio di Milano, nacque nel i664. della statua equestre del re Gior Ottenuta la laurea di giurispruden gio II, e le caserme. ll porto di za nel i686, fu ascritto tra gli av Cork è rinomato per la sua sicu vocati ; e poi passato a Roma sot rezza: i forti di Carlisle, e di Cam- to Innocenzo XII nel i694, divenne den ne difendono l' ingresso, che è avvocato concistoriale. Successiva lungo, e stretto. Da ultimo venne mente percorse una onorevole car ro fortificate le isole di Spike, e di riera prelatizia, e venne arricchito Haulbowline, che stanno in vicinan di ecclesiastici benefici. Nel maggio za . Cork ha inoltre l'arsenale , i del i 7 i 5 sotto Clemente XI fu cantieri da costruzione, una borsa, eletto votante di segnatura , quindi società di eiotti, e molti stabilimen divenne uditore di rota, e poi de ti di carità. Questa città fornisce cano degli stessi uditori. Fu anche carni salate a quasi tutte le flotte reggente della penitenzieria, e nel mercantili, e di guerra dell'Inghil i734 governatore di Roma. Final terra. Molte case bancarie ricchis mente in premio de' suoi meriti sime facilitano il commercio , ed Clemente XII, a' i 5 luglio del i789, ivi risiedono molti consoli stra lo creò Cardinal diacono di s. A- nieri. La città manda due membri driano; lo ascrisse alle congregazio al parlamento, e il numero de'suoi ni dei riti, della consulta, dell'im abitanti è di oltre centomila. Cork munità ed altre. Ma dopo di essere venne fondata nel sesto secolo pro intervenuto all'elezione, ed ai co babilmente dai danesi, e riconobbe mizi di Benedetto XI V, consunto la sovranità di Enrico II nel secolo dalle fatiche, morì a Roma nel XII. Nel i 688 la occupò Giacomo i742 di settantotto anni, e tre di II re cattolico , ma la riprese nel Cardinalato, e venne sepolto in i69o il conte di Marlborough. chiesa a san Carlo al Corso. La sede vescovile fu fondata nel CORR (Corcagien.). Città con re finire del sesto, o sull' iucornincia- sidenzapoluogo vescovile della provincia nell' lrlanci. di Munster i , ca- mento del settimo secolo, e s. Fin- baro, che altri chiamano AITO, O o Momoniu, e della contea del suo liarroco , ne fu il primo vescovo. i 4* COR CORNARISTI. COR Discepoli del fa Era stato egli allevato prima nel mo nistero di Lough-Eirc, ove si reca moso entusiasta Teodoro Cornhert, va chiunque amava istruirsi nelle segretario degli stati di Olanda. Non scienze, e nella virtù. Ben presto professava egli setta di sorte alcu fu popolato il deserto in cui era na; anzi tutte le combatteva, ad- situato il monistero, che diede ori duceudo che diveniva indispensabile gine alla città di Cork, e di cui una generale riforma; però se la veramente fu fondatore il suo di intendeva bastantemente bene coi scepolo s. Nessano, e successore nella calvinisti. Non si creda poi che , scuola del monistero. S. Finbaro disprezzando le sette , foss' egli al mori a Cloyne, sede vescovile che meno cattolico; tutt' altro: la Chie nel 6oo circa avea fondato l' altro sa romana era da lui riguardata suo diccepolo s. Colmano. Divenne siccome le altre dell'eresia. Ammet questo vescovato suffraganeo di Gas- teva il consueto principio dominan lici , e poscia a lui riunironsi le te in quei giorni, che ognuno, cioè, fedi di Cloyne, e Ross, di poi se riesce giudice legittimo del senso parate. La cattedrale antica si vuo scritturale. Se il principe di Grange le edificata da s. Finbaro; l'attuale non l'avesse difeso, i nemici di lui fu compita nel i 7 35. Il clero è non si sarebbero contentati d'in l'ormato di pairochi, e di vicari, e giuriarlo soltanto. vive dei proventi parrocchiali, e CORNARO MARCO, Cardinale. delle pie oblazioni de' fedeli, i qua Marco Cornaro nacque a Venezia li si fanno ascendere a più di due da nobile famiglia, ed era parente cento ottanta mila. Le parrocchie della regina di Cipro. Divenuto pro- sono trentatre, oltre molte cappel tonotario apostolico, Alessandro VI le : vi sono anche i conventi dei a' 28 settembre del i5oo lo creò domenicani, francescani, agostiniani, Cardinal diacono di s. Maria in e carmelitani. Oltre il seminario, Portico; di poi ebbe la diaconia di che contiene circa trenta alunni , s. Maria in Vialata; fu arciprete evvi un buon numero di scuole della basilica vaticana, patriarca di cattol iche. Costantinopoli, e vescovo di Verona CORMACO (s). Questo santo nel i5o3 per volere di Giulio II. Nel viene dai calendari di lrlanda ri i5i7 sotto Leone X fu vescovo di cordato nel giorno i 2 settembre , Padova, e nel i5i9 di Nardo colla ed onorato quale abbate di esimia legazione della provincia del Patri santità. Da Usserio abbiamo ch' e- monio. Impose la tiara pontificia gli abbia visitato s. Colomkillo, di ad Adriano VI, e Clemente VII , cui parla Adamnano, nel lib. 3, sotto del quale nel i 52 4 passò e. ii7. Visse questo santo nel se al vescovado di Palestrina. Fu be sto secolo. nemerito della chiesa di Verona, e CORNA, CARNA seu CANNA. vi stabilì come un seminario per Sede vescovile dell'esarcato di Asia, alimentare trentasei giovanetti, che nella provincia della Licaonia, sotto volessero applicare agli studj. I som la metropoli di Iconio, che secondo mi Pontefici del suo tempo lo stima Commanville nel quinto secolo in rono, e lo commendarono altamente. cominciò ad essere seggio episco Da ultimo, dopo esser concorso all'ele pale. zione di Pio III, Giulio II, Leone X, Adriano VI, e Clemente COR VII, morì a al concistoro inCOR lettiga, ciò che i43 fa

Venezia nel i 524, ventiquattro an ceva senza mai lamentarsi. Mori a ni dacchè era Cardinale , e fu se Viterbo nel i 534, mentre era dive polto in chiesa di s. Giorgio Mag nuto vescovo di Palestriua, dopo esser giore, o, secondo altri, del ss. Sal concorso all' elezione di Paolo III , vatore. di sessantacinque anni, e sette di CORNARO FBANCESCO, Cardina Cardinalato, e fu sepolto a Venezia le. Francesco Cornaro nacque nel in chiesa del ss. Salvatore, o in s. i469 da nobile patrizio di Venezia, Giorgio Maggiore. ed era fratello del Cardinal Marco, CORNARO ANDREA, Cardinale. e come egli nipote alla regina di Ci Andrea Cornaro era nobile venezia pro. Avendo sortito un spirito mar no nato nel i5ii, nipote del Car ziale, in parecchie campagne diede se dinal Francesco CornarO, ammira gni di valore , e soccorse Padova bile per la sua destrezza negli af stretta d'assedio. Nella sua giova fari più difficili. Divenuto cherico nezza viaggiò molto; visitò i luoghi di camera, e sotto Clemente VII , santi in Palestina, e n'ebbe da quei nel i 532, per rinunzia del Cardi barbari contumelie e battiture. Ri nal Francesco suo zio, vescovo di tornato in patria, servì la repub Brescia , a' i 6 dicembre del i 544, blica esercitando parecchie magi da Paolo III fu creato Cardinal dia strature, e disimpegnando alcune cono di s. Teodoro, donde passò ambascerie, tra le quali a Carlo V alla diacopia di s. Maria in Domni- come re di Spagna, e poi come ca ; indi venne provveduto col- imperatore. Quindi pervenuto a Ro l' arcivescovato di Spalatro. Po ma, Clemente VII ai 2o dicembre scia ebbe da Giulio III la le del i 52 7, benchè non ancora ton gazione nella provincia del Pa surato, lo creò Cardinal prete di s. trimonio; ed intervenne, da vesco Pancrazio, ed arciprete della basilica vo, ad alcune sessioni del concilio vaticana; indi gli affidò l'amministra tridentino. Fu al conclave di Giu nunziòzione della al nipote chiesa Andrea di Broscia, Cornaro. cui Seb ri- lio III, e morì a Roma nel i 55 i, di quaranta anni , e sei di Cardi bene non ascritto alla chericale mili nalato. Ebbe sepoltura in chiesa di zia, perchè non si dubitasse della va s. Giorgio maggiore a Venezia, nel lidità di sua promozione alla sacra la tomba de' suoi antenati. porpora, il Papa pubblicò un bre CORNARO LUIGI , Cardinale. ve a confermarlo Cardinale. Dottis Luigi Cornaro, nipote di Caterina simo ch' era nell' idioma del Lazio, regina di Cipro, e veneto patrizio, parlava francamente latino, ed i suoi nacque nel i5i6. Fu gran priore di pareri nei concistori si tenevano per Cipro, e arcivescovo di Zara, e da oracoli. E a notarsi che quantun Giulio III a' 2o dicembre del i 55 i que nella prima sua età non avesse venne creato Cardinal diacono di s. applicato alle lettere, datosi poscia Teodoro. Poscia ebbe da Pio IV con impegno allo studio acquistò l' amministrazione della chiesa di vaste cognizioni. Preservò il suo greg Bergamo nel dominio veneto; e nel ge dalla eresia, che infestava la Ger i56o quelle di Treguier nella Bret mania, e la Rezia. Tormentato da tagna, e di Traù nella Dalmazia ; acuti dolori di nervi , dovea recarsi indi presiedette alla congregazione i44 COR città di Padova, COR consacrata dipoi tenuta per l'affare dei Caraffi; nel t57o fu camerlengo della S. R. C. nel i 588 da monsignor Giannotti collo sborso di settantamila scudi spesi arcivescovo di Urbino. Da vescovo nella guerra contro il Turco, e con di Bergamo scrisse della traslazione tribuì a questa guerra a nome an dall'antica alla nuova cattedrale, che della repubblica. Nel iS'ji eb pel fortificamento della città, per be l' incarico di alienare i censi im chè dalla chiesa di sant' Alessan posti ai fondi ecclesiastici. Da ul dro si trasportarono le reliquie timo, dopo essere concorso alla ele dei Santi, con altre antiche e re zione dei Pontefici Marcello II, ligiose memorie, alla nuova basi Paolo IV, Pio IV, s. Pio V, e Gre- lica di s. Vincenzo. Quindi Sisto V, gorio XIII, morì a Roma nel i584 a' i 8 dicembre del i 585, a premio di sessantotto anni , e trentatre di delle virtù di lui, lo creò Cardinal Cardinalato, e fu sepolto in chiesa prete di s. Stefano nel Montecelio, e di s. Maria a Trevi. colla presidenza dell'annona in tutto CORNARO FEDERIGO, Cardina lo stato ecclesiastico, essendo già pri le. Federigo Corna ro, patrizio veneto, ma cherico di camera. Nel conclave detto seniore , nipote al Cardinal di Urbano VII, morì nel i59o di Luigi di tal nome , nacque nel sessanta anni , e cinque di cardina i 53o. Dopo uffizi onorevoli sostenuti lato, e fu sepolto eoa onorevole in patria, divenne cavaliere di Mal iscrizione. A memoria di lui Gre ta; poi per ri n mizia dello zio con gorio XIV fece innalzare uno splen seguì il priorato di Cipro, ed il vestrodido mausoleo nel Quirinale, nella chiesa con di epitaffio s. Sil- vescovato di Trau nella Dalmazia; nell'anno i 56 i sotto Pio IV ebbe onorevolissimo composto dallo stes quello di Bergamo; e nell'anno i577 so Pontefice. da Gregorio Xlll quello di Pa CORNARO FRANCESCO Cardi dova, colla nunziatura di Venezia, nale. Francesco Cornaro, nobile pa visitandone le chiese per istabilire trizio veneto nato nel i 548, fra in esse i decreti del Tridentino. A tello del doge Giovanni e nipote Padova fondò il seminario; stabilì dei due Cardinali Luigi e Federi in città due monisteri di s. Sofia, co, di castigati costumi e peritissi e degli Ognissanti; vi tenne tre vol mo in legge, ebbe da Gregorio te il sinodo a riformare il clero, XIII nel i 577 la chiesa di Trevi- ed il popolo; migliorò d'assai il pa gi. Andato a Roma, per la sua relazzo della episcopale, serie di tutt'facendolo i vescovi adorna- suoi pietà, perizia nella legge, prudenza, e cortesia, fu da Sisto V ascritto predecessori coi loro titoli ed in ai chierici di camera, e poi da Cle segne; intervenne a quattro concili mente VIII a'5 giugno del i596 provincialiromeo a Milano; tenuti da a Ruathagro s. Carlo Bor- nel venne creato Cardinale prete di s. Martino. Da vescovo, se non era territorio di Padova fabbricò una assolutamente impedito, accompa celletta con cappella per ivi riunirsi fermignava con sempre divozione il ss. singolare. Viatico agl'in* Prov in sacro raccoglimento; gettò le fondamenta con gran solennità della vide al suo clero nel miglior modo chiesa dei ss. Apostoli Simeone e possibile con frequenti si nodi e ve- Giuda dei Teatini nella medesima gliautissime cure : sovvenne general COR te clero, non COR trascurando il r45 già mente a'poveri, ed a sue spese man tenne chierici nel seminario. Da cresciuto e dotto. Ma pieno di an ultimo morì a Roma nel i599, di ziòni, ea afflittoquella chiesadalla podagra, patriarcale, rinun- con 5 i anno, dopo breve Cardinalato, e fu sepolto in chiesa di s. Silvestro dispiacere di tutta la diocesi. Di nel quirinale innanzi la cappella del messo poscia il titolo di santa Ma Croccfisso. ria in Trastevere, nel i 652 sotto CORNARO FEDERICO, Cardinale. Innocenzo X, ebbe il vescovato di Federico Cornaro, appellato iunio- Albano, e dopo il conclave dello re, figlio del doge di Venezia, e ni stesso Papa morì a Roma nel i 653 pote del Cardinal Francesco Cor di anni 73, e 27 di Cardinalato. naro gran priore di Cipro, nacque Ebbe onorata tomba nella cappella nel i58o. Divenuto nella universi di s. Teresa da lui fondata in chie tà di Padova assai perito nelle scienze, sa a s. Maria della Vittoria. Al stabilì in sua casa una fiorita acca collegio di' propaganda lasciò un demia che lo elesse a suo principe: legato di trentamila scudi. poi di ventitre anni recatosi a Ro- CORNARO GIORGIO, Cardinale. .ma, ottenne da Clemente VIII un Giorgio Cornaro , nobile patrizio chiericato di camera. Nel i622 eb veneto, fratello di Gio. Cornaro do be da Gregorio XV la chiesa di ge di Venezia, nacque nel i 658. Bergamo, e a' i 9 gennaio del i626, Divenne nel i662 cavaliere della Urbano ViII lo elevò al Cardinala Croce di Malta, gran priore di Ci to, col titolo presbiterale di S. M. pro, servì alla repubblica in uffizi in Traspontina. Senonchè le leggi molto onorevoli, ricusò l'ambasce della repubblica non permettevano ria di Francia, e scorsa quasi tutta ai parenti del doge di accettare di l'Europa, nel i69o recossi a Ro gnitàtissimo di doge sorte; padre il perchè al Porporato il modera- no ma , sotto il Pontefice Alessandro ViII, che lo ascrisse ai protonotari vello si dimise dalla dignità: del che apostolici. Già tonsurato dal b. Gre contento il senato dichiarò che la gorio Barbarigo, successivamente fu sublimità del Cardinalato non veniva fatto presidente della camera, con compresa nel divieto. Urbano VIII sultore de' riti, provvisor di sa cenza,nel i625 e nel gli conferì i6i9 quella la chiesa di diPado Vi- nità in tempo di peste , legato al littorale dell'Adriatico, per tener va, quindi nel i632, il patriarcato vi lungi quel flagello. Sotto In di Venezia. Là diede segni di straor nocenzo XII, divenne arcivescovo dinaria liberalità, e munificenza; e- di Rodi, nunzio alla corte di Por dificò il seminario demolito per la togallo, ove zelò l' immunità eccle nuova erezione della basilica di s. Ma siastica, e si condusse con tale de ria della Salute; migliorò l'archivio, strezza a favore della s. Sede, che lo e vi fabbricò contiguo un oratorio stesso Innocenzo XII, ai 22 luglio a s. Ivo avvocato de' poveri, ridonò i697, lo creò Cardinal prete de' ss. all'antico lustro un'accademia di no Apostoli. Quindi ottenne la chiesa bili giovanetti, abbandonata, e la di Padova, cui resse da ottimo pa sciò il fondo per una messa quo store, e dopo esser concorso alle tidiana solenne. Instituì colla miglior elezioni di Clemente XI , e Inno regolarità e disciplina il suo nascen- cenzo XIII, morì a Padova nel VOL. XVII. 46 COR fazione ni pontificato COR insorse il pri i723 a' g agosto, cioè tre giorni prima del fratello doge, di sessanta mo antipapa Novaziano, prete ro quattro anni, e venticinque di Car mano, benchè, come si ha dagli an dinalato. Fu sepolto in quella cat nali del Baronio, assistessero alla tedrale nella tomba comune agli elezione di Cornelio, oltre il clero altri vescovi di Padova della sua e popolo romano, sedici vescovi. famiglia. Fu membro delle congre Da Eusebio, Hist. Eccl. lib. 6. cap. gazioni dei vescovi e regolari, dei 35, si apprende quanto già fosse riti, del concilio, e della consulta. numeroso il clero romano. In un CORNARO GIOVANNI, Cardinale. concilio tenuto in Roma, con ses Giovanni Cornaro, nobile venezia santa vescovi, scomunicò l'antipapa no, nacque ai 3o giugno i72o ed eretico Novaziano (Vedi). Con nella città di Venezia. Percorsa la questo falso Pontefice furono altresì carriera degli studi ecclesiastici, fu scomunicati gli eretici suoi seguaci, ammesso nella romana prelatura, e che insegnavano non poter la Chie quindi venne nominato uditore del sa ammettere i caduti nella perse la sagra rota per la sua nazione, cuzione, e perdonare ad essi. Della donde Pio VI nel i775 lo pro santità di questo Pontefice fanno i mosse alla cospicua carica di go più; chiari encomi san Cipriano rovernatore del primo di Roma, giugno e i778 nel coucisto- lo creò nell' epistola ad Antoniano, e san Paciano nell' epist. 3 ad Sympron. Cardinale dell' ordine de' diaconi , Fu rilegato in Civitavecchia, per conferendogli di poi la diaconia di ordine di Gallo imperatore, dove s. Cesareo. Nominollo pur membro compi gloriosamente i suoi giorni, delle congregazioni cardinalizie del confortato da frequenti lettere, che concilio, de' sagri riti , della ceri a lui metteva da Cailatine il moniale, e della visita apostolica. santo vescovo Cipriano. Il marti Nell' età di sessantanove anni ter rio di lui avvenne il dì i 4 set minò di vivere in Roma a' 29 mar tembre dell' anno 255 ; le sue zo i789. Le sue esequie decoro spoglie mortali furono trasportate samente, giusta il costume, furono in Roma, e sepolte nel cimitero celebrate nella chiesa di s. Marco, di Calisto; indi nella chiesa di s. da dove il suo cadavere imbalsa Maria in Trastevere. Del luogo , mato, e chiuso nelle tre solite cas modo, e tempo, in cui morì s. se, privatamente fu trasportato alla Cornelio, scrisse il Pupebrochio una chiesa di s. Cesareo, nella quale venne dissertazione nel Propyl. di maggio, sepolto come sua diaconia, con mar pag. 34. Va notato, che le lettere morea iscrizione, che ricorda le scritte da questo Pontefice a s. Ci qualità, e i pregi di cui era fornito. priano, ed altri, non tutte sono ge CORNELIO (s.) Papa XXII, nuine. Dicesi aver ordinato, che prete Romano, figliuolo di Calisto, ninno esigesse giuramento dai chie o Castino della nobilissima famiglia rici, se non che per confermare la degli Ottavi, o sia de' Corneli, fu propria fede ; che chiunque giurasse innalzato alla cattedra Pontificia, sarebbe cosa onesta che il facesse contro sua voglia, ed umilmente ri essendo digiuno ; e che ninno fosse pugnante, nel mese di aprile del costretto al giuramento prima di l'anno 2 i 4- Per questa sua csal- aver compito quattordici unni. In COR Cornuetum, Castruni COR Inui e i47Ca- neliodue ordinazioni creò sette, nel ovvero dicembre otto s. vesco Cor- strum Novum. Questa città fu edi vi, uno o quattro preti, due o quat ficata tre miglia lungi dal mare me tro diaconi. Governò la Chiesa un diterraneo, su ridente collina sulla anno e più di quattro mesi, e dopo riva sinistra del fiume Marta, e po la gloriosa sua morte, vacò la sede co distante da quella destra del uii mese,e cinque giorni, f . il Til- Mignone, ed in mezzo ad altre fe lemunt, Hist Eccl. tota. III, p. 4?°- racissime colline, il cui poco salu CORNELIO DALLA PIETRA. Cor- bre clima è oggi notabilmente mi nelius a Lapide. Scrittore e teolo gliorato, per le vaste piantagioni e- go del secolo decimosettimo, nato seguite. Si ritiene abitata dai nuovi a Ilnckliot, diocesi di Liegi, l'an Gravisci, che abbandonarono l'anti no i 566. Fece professione religiosa ca sede. Dall' essere dedicata nei nella compagnia di Gesù , e quivi remoti tempi a Pane, effigiato colle si consacrò allo studio delle lingue, corna in fronte, alcuni dicono che e della santa Scrittura. Riuscì in prese il nome che tuttora porta, breve mirabilmente, ed accoppiò a Moltissime ed importanti antichità quelle scienze una profondità di fi etrusche si sono rinvenute nei suoi losofia e di teologia. Per più di dintorni, principalmente nelle grot venti aiuti insegnò nella scuola di te tufacee, e nelle diverse tombe Lovanio con molta celebrità , e in uel vivo masso incavate, massime in Roma poscia per molto tempo si quelle esistenti nel fóndo apparte occupò nel dar lezioni di sacra nente alla famiglia Marzi di Corne- Scrittura. Ivi ebbe l'altissimo inca to. Tali monumenti probabilmente rico di predicare bene spesso di appartengono alla famosa città Tar- nanzi il sommo Pontefice, del qua ijuinium, che dicesi fondata da Tar- le godeva tutta la stima. Corsa la conte, e dalla quale ebbero origine vita nelle fatiche, e uell' esercizio i romani Tarquiui. Se ue veggono d' una maschia virtù, mori in Ro gli avanzi al nord est nella distan ma il i2 marzo i627 in odore di za di due leghe, nominandosi cor santità ; per la qual cosa il cada rottamente il luogo Turchina. Cor- vere di lui venne depositato in uu ueto si può dire figlia ed erede di sito separato pel caso , che volen quella antica Lucumonia, giacchè dolo Dio glorificare, si fosse dovuto la vasta necropoli dei Tarquini, e fare il processo delle sue virtù, per le antiche tombe, continuano sino al poi proporlo alla venerazione dei suolo ove sorge questa città di Cor- Ièdeli. I suoi scritti sarebbero sta neto. La importanza di Corneto si ri ti da lui condannati ad un eienio leva dalle più antiche, e torreggianti sileimo, se la obbedienza non lo sue mura, come le diverse torri ne avesse indotto a farli di pubblica ra attestano l'origine etriisca non meno gione. Scrisse de'Commeuti sulla Bib che quella animosità con cui in bia, i quali sono pieni di ottime co tempo delle fazioni entrarono in se, e di una vastissima erudizione. lizza i principali della città. Gran CORNETO (Cornetau.). Città con demente prosperò essa nei secoli do residenza vescovile dello stato pon po il mille, come si può argomen tificio, nella delegazione apostolica tare da molti suoi edilizi, e tra di Civitavecchia, chiamata anche questi da quello assai distinto per i48 con l'aria di quella COR città, e dei contor magnificenza, e bizzarria di gotica architettura, dal palazzo cioè del ce ni, Roma i8o3; Confutazione di lebre Cardinal Vitelleschi, la cui fac uno scritto anonimo, nel quale si ciata, ed il cortile sono degni di os è preteso di provare cjic le saline servazione. Presentemente la città infettano l'aria, e che perciò non di Corneto è ancora bella e pei suoi si debbono costruire sulla spiaggia antichi edifizi, e pei nuovi. De' sa di Corneto, Roma i8o3; Esame gri templi, monisteri, e luoghi pii, del voto medico-chimico dei ch. Giu parleremo per ultimo. È pur deco seppe Petri, Ottaviano Targioni rata la città di vago teatro come la Tozzetti, e Attilio Zuccagni, sopra piazza maggiore lo è da una antica le saline di Corneto, Roma i8o3. fontana abbellita con basso rilievi. Il territorio di Corneto si estende La sua rada molto favorita da a circa quindici mila rabbia di Clemente XII, chiamasi Porto de terreno. La città è popolata da mentino, e serve di scalo per l'im più di quattro mila abitanti, ed ha barco delle abbondanti granaglie, soggetto al suo governo il comune che produce il fertile territorio, il di Montalto. Questo antico castel quale pur abbonda di olio, lane, e di lo spettava al territorio Tarquinese, bestiame. Dappresso alla rada sono e vuolsi che fosse la sede degli le saline, che danno ottima, e co antichi popoli Gradisci, ed i roma piosa quantità di sale. Questa ar ni vi mandarono una colonia, e dua impresa si deve a Pio VII, il poscia fu compreso nello stato di quale fu anche benemerito dell'a Castro. Dagli scavi fatti ne'dintorui gricoltura, per le leggi da lui e- vuolsi stabilire il sito dell'antica, e manate. Nel i8o5 fu posta nel celebre città di fenIci (Vedi), an luogo una marmorea iscrizione per zi fra le altre testimonianze com memoria, con cui si celebrano il provanti l'antichità di Corneto, si Papa, il prelato Alessandro Lante deve aggiugnere il celebre marmo tesorierepari di Trapani, generale, che e Giuseppe formò queste Li- Viterbese contenente il decreto di Desiderio re dei longobardi dell'anno saline. Nelle medaglie d'argento, so 773, nel quale tra le altre cose si lite a distribuirsi per la festa dei ordina: " Jubemus quoque repava- ss. Pietro, e Paolo, nel i8o6 fu ri. . . . Cornietuni . . . dal che si coniata quella coll' effigie di Pio vede il detrimento, in cui si ritro V.II, avente nel rovescio l'iscrizione; vava in quel tempo, non che la pre Salinae Tarquin. institutae, a me mura di restaurare i suoi antichi moria de'posteri. Su queste saline fabbricati. pro e cantra furono stampati di Corneto, secondo che scrive il Co versi opuscoli. Ne citeremo alcuni: letti ire addii, ad Ughellium, t. X, Gio. Antonio Riccy, Dell'utilità del pag. i7o, crebbe per la mina di le saline di Cometa rispetto all'e Tarquinia. Il Biondo, Ital. illustr. rario pubblico e alla salubrità del reg. 2, con ragione la chiama città clima, ragionamento, Roma i8o3; antichissima. L'Olstenio, ire not. ad Domenico Morichini, Parere sopra Cluveriiun fol. 592, la reputa fon la questione se la formazione di una. data da Corito padre di Dardano. salina artifiziale nelle spiaggie di Il p. Fr. Casimiro da Roma, sen Corneto possa rendere insalubre za esporre il perchè, scrive tutto COR chia , il popolo COR di questa città i4g all'opposto, nel suo erudito libro : Memorie delle chiese, e conventi ec. venisse nel secolo nono dal Pon cap. 9. pag. n5, ed ecco quanto tefice san Leone IV trasportato dice. Corneto, detta in latino Cor- in una città da lui fabbricata , e netum ., Cormietum , Cornjetum , e perciò chiamata Leopoli, che in og Corgnitum, riconosce la sua origi gi è la città di Corneto. Su que ne dalle rovine di Gravisca, e della sto punto va consultato l' articolo Tarquinia , ed è compresa nella Civitavecchia (Vedi), dove si trat Toscana, come si manifesta da due ta del sito in cui fu edificata Leo- piaciti spettanti al celebre monistero poli. Quindi nel secolo duodecimo di Farfa, l'uno tenuto in Turri abbiamo, che Corneto si resse colle denieri Corgnito chiamato l'anno Tiixiae MCI dux V, etda mar Ra- proprie leggi; e fra i trattati colle città vicine, si distingue quello fat chio ; l' altro non molti anni dopo to nel i i 74 tra la repubblica di bertoinfra civitatemmisso domini de Corgnito Bonifacii. ab Adal-Ma se Pisa , e i consoli di Corneto , ri portato anche dal Muratori nella crescesse , o nascesse Corneto per le sua collezione Scrip. Rer. Italie. ruine di Tarquinia, e da chi que tom. IV, col 4°i- Ma in quanto sta fosse distrutta , è difficile lo sta all'alto dominio, Corneto faceva bilirlo. Certo è però, che Corneto parte degli stati temporali della è più antica di Toscanella (Vedt), Santa Sede, sino dal pontificato di e che intorno al mille, senza esclu s. Gregorio II., quando cioè verso dere i secoli precedenti , ebbe il l'anno 73o il ducato romano, in titolo di città quale sempre fu. cui comprendevasi Civitavecchia , Tuttavolta abbiamo su Tarquinia, Corneto , Ceri ec., spontaneamente che nell'847 esisteva ancora un ri si sottomise al paterno dominio dei masuglio dell'antica Tarquinia , ri Sommi Pontefici. dotta a foggia di castello, occupato Dopo che Clemente V ebbe sta poi dalla famiglia Vaccari, e ciò ri bilitognone, la deliberando residenza pontificia Urbano V, in quin Avi- levasi da una particula statutaria, nella quale si enuncia, che Pandol- to suo successore, di restituirla a Ro- fo Vaccari lascia a Corneto la pie ma,partì nel i 367 da Avignone, ed ai na giurisdizione sopra il castello, e 3o maggio salpò dalla rada di Mar suo terreno. Non adempiendosi da siglia accompagnato da cinque ga Enrico figliuolo di Pandolfo detta lere veneziane, da tre pisane, e da disposizione, fu obbligato dai Cor- molte genovesi, arrivando a'2, o 4 netani ad adempierla : cosi seguì , giugno a quella di Corneto in ed apparisce dall' istromento rogato compagnia di sette Cardinali , di nel i 286. Ma siccome nuovamente alcuni prelati, e di alcuni principi. tornò a ribellarsi, venne il castello Quivi trovò a riceverlo il fiore del dai cornetani affatto distrutto, ed il la nobiltà , e prelatura romana , suo terreno fu ristretto come lo era alla testa di cui era il celeberri per l'avanti, nel territorio Cometano. mo Cardinal Albornoz legato apo sio Il bibliotecario, Torrigio, seguendo fu di opinione, l' Anasta- che stolico, ch' erasi recato prima in Corneto a fare i convenienti pre per le incursioni che i Saraceni fa parativi, seguito ancora dagli amba cevano su Centocelle, o Civitavec- sciatori delle città. E quivi i depu- COR re a Roma la COR pontificia residenza tati del popolo romano gli esibi rono l' ubbidienza del medesimo , rese più avventuroso Gregorio XI, in segno di che gli presentarono che il mandava a pieno effetto. le chiavi del Castel s. Angelo. I Partì egli da Avignonc, a' r4 set cornetani avevano fabbricato un tembre i376, coi Cardinali, ed im maraviglioso ponte di legnami be barcatosi a' i2 ottobre a Marsiglia, ne ornato, e con archi trionfali dal accompagnato da trenta galere, do mare sino alla Fossa , cioè un se po una burrascosa navigazione, ap sto di miglio dentro mare , dove prodò in Corneto , ove celebrò le approdò la galera pontificia. Dal padi feste del santo Natale. Quindi nel glione sontuoso, e magnifico alzatogli gennaio i377 partì da Corneto, e in isponda del mare, fece Urbano per mare si recò ad Ostia , e poi V cantare solennemente la messa in a Roma, ove fu accolto con inespri rendimento di grazie a Dio, alla pre mibile gioia, come lo era stato in senza della moltitudine, e quindi a Corneto. Questo viaggio venne de cavallo sotto baldacchino accomo scritto da Pietro Amelio, e fu in dato convenientemente al ricevi serito nella sua opera Vit. Pontif. mento del primo personaggio del A Gregorio XI successe Urbano VI, mondo, passò al convento de' re sotto il quale insorse il funesto scis ligiosi minori francescani di Cor- ma avignonese, per cui fra le tante neto. Per la festa della Penteco altre angustie del suo pontificato, ste , il Papa onorò Corneto col ricevette quel Pontefice anche in celebrare solenne pontificale, e po sulti dal re di Napoli Carlo III, scia partì per Viterbo a' 9 giugno,, mentre trovavasi in quel regno, che affine di recarsi a Roma , dopo dovette perciò abbandonare. Giunto aver concessi varii privilegi ai cor a Benevento, s'imbarcò nelle dieci netani. In Corneto Urbano V rice galere, che avea prese dai genovesi, vette eziandio l'incontro del b. Gio col patto di pagargli ottantamila vanni Colombino, fondatore de'ge- scudi d'oro. Urbano VI approdò in suati , insieme a sessanta, o settan Messina, e poi recossi in Corne ta suoi compagni schierati sul pon to, e siccome non avea il denaro te, coronati d' ulivo, di cui teneva pattuito co' genovesi, diede invece no in mano i rami. Il Papa per se loro in pegno questa città, e partì dare le guerre non ancora termi per Genova, ove giunse ai 23 set nate tra l' Aragona, e la Na varra , tembre i 385, come si legge nella e tra i francesi, e gl'inglesi, volle vita di detto Papa scritta dal No- fare ritorno in Provenza,e partito vaes, tomo IV, pag. 242. da Montefiascone a'26 agosto i370 Corneto, sotto Eugenio IV, pro si recò a Corneto, ove s'imbarcò vò molte beneficenze pontificie , a a' 5 settembre, sopra la bella squa cagione di Giovanni Vitelleschi, con dra che l'attendeva composta di cittadino di quel Pontefice, il quale diverse nazioni. V. \ Itiner. Ita- poi fu da lui creato Cardinale, co licum Urb. V presso il Baluzio, me quello che ricuperò al dominio tom. II Vit. Papar. Avenion. pag. della Chiesa Romana la maggior 768; e presso il Muratori, Scriptor. parte delle sue terre, usurpate dai Rer. Ital. t. III. par. II. p. 2io. tiranni nel tempo degli scismi , e Il giusto divisamente) di restitui- delle ribellioni. Egli era tenuto pel COR fregiarono di con loro presenza questa i5i più vuloroso capiamo de' suoi tem pi, e per uno de' più rinomati ge città. Il primo onorò in quell'in nerali di s. Chiesa. ll senato ro contro il palazzo Soderini , l'altro mano in premio gli decretò una vi si recò nel i576. Sisto V, suc k tatua equestre in Campkloglio, col cessore del secondo, ne fece gover titolo di (CITO padre della patria , natore il Cardinal Carlo de Angen- dopo Romolo, e Cesare Augusto, e nes, encomiato per pietà, religione, e con questa epigrafe: jOAimi VITEI.- carità verso i poveri. Ad onta di tali LENSI rATRIARCHAE AI.EXANDRIÌTO TER- doti egli morì nel i587 in età d'anni TIO AB ROMULO ROMASAE UHBIS PA- cinquantasette non senza sospetto REXTI. Il medesimo senato, in ri di veleno, e fu sepolto nella chiesa guardo del Vitelleschi , aggregò i de' minori osservanti, dove alla sua cornetani alla cittadinanza roma tomba si leggono meritati elogi. Un na, e stabilì che nel giorno di s. monumento d' onore gli fu eretto Luigi, nel quale il Vitelleschi ave anco nel chiostro della chiesa di s. va messo in fuga l'esercito nemi Luigi de' Francesi di Roma, colla co, fosse dal medesimo senato pre sua effigie ed iscrizione. sentato un calice di argento nella Innocenzo XII, nel i692, si re chiesa di s. Maria d' Araceli, co cò a Civitavecchia, e coli' autorità me parlando di questa chiesa ri della costituzione 42 In suprema, porta il citato p. Casimiro nelle Sull. Rom. t. IX, ne conferi il go- Memorie storielie di essa a p. 467. vernamento ad un prelato , colla Riguardo al decreto della cittadi sopraintendenza eziandio sulla vici nanza, ecco quanto si legge: Sfnt na città di Corneto. Inerendo poscia Cornetani omne* de caetero illins Benedetto XIII alle provvidenze di meriti-'! romani cives, omnique prae- Urbano VIII, nel i728, fece fab rogativa, privilegio, honore, immu- bricare in Corneto la pia casa di nitate, dfgnitate fruantur, ac si ori penitenza pegli ecclesiastici rei di ginarii cives essent. Il perchè po alcun mancamento, la quale prese scia alla cittadinanza di Corneto il nome di Ergastolo. Ma di questa volentieri si ascrissero le più illu pia casa di penitenza si tratta al stri famiglie dello stato pontificio, volume IX, pag. 263 di questo Di come i Farnesi, gli Orsini, i Bor zionario. Abbiamo dal Diario di, ghesi, i Castiglioni, i Fani, i Sode Roma del i 762, che Clemente XIII rini , i Sacchetti , e molte altre. da Civitavecchia passò a Corneto dineQuando di Eugenio poi il Vitelleschi, IV, fece la per guerra or- la mattina del martedì 4 maggio i mentre n'era presidente, come go ai Colonnesi, ed abbattè Palestrina, vernatore di Civitavecchia monsi da questa città tolse le sagre spo gnor Riganti, e vescovo monsignor glie del patrono s. Agapito, e man Saverio Giustiniani di Scio, nobile dò alcune delle migliori campane, genovese. Fu ricevuto da' detti pre qual trofeo di sua vittoria, a Cor lati, dal gonfaloniere Leonardo Fal- neto , come ampiamente scrivono zacappa , e dalla magistratura ve monsignor Cecconi , e I' avvocato stita con rubrmi neri. Visitò il ss. Petriiii nella Sioria, e Memorie dì Sacramento nella cattedrale, e fra l'airi trina. le acclama/ioni, ed archi di trionfo Anche Leone X, e Gregorio XI drI giubilante popolo, Clemente XllI I 52 COR arco era stato COR eretto di ordine do si recò all'episcopio, ove ammise al bacio del piede il capitolo, la rico , e n' erano decorate le due detta magistratura che gli presentò faccie dallo stemma del Papa, e da un calice di argento dorato, ed al iscrizioni proprie della lieta circo tri della città. Visitò le monache stanza. Tanto il prospetto esterno benedettine di s. Lucia , e l' ospe della cattedrale, che il suo interno dale de' benfratelli, prese cognizione si vide abbellito. Alla porta della e beneficò i rinchiusi nell'ergastolo, città trovaronsi a ricevere il Ponte sovvenne i poveri, ed un conserva fice il governatore e la magistratu torio di orfane, pranzò nell'episco ra, che a mezzo del gonfaloniere pio, e la sera fece ritorno a Civi presentò le chiavi della medesima. tavecchia. Visitata la cattedrale, all'uscir di Riporteremo finalmente la visita essa il Papa venne preceduto , nel fatta a Corneto nel i 835 dal re recarsi a piedi all'episcopio, da quat gnante Pontefice, allorchè si recò tordici fanciulli tutti vestiti di suc a Civitavecchia , ove ricevette le cinta tonaca bianca in costume an deputazioni del' clero , e della città tico bordata di giallo, con rami di di Corneto, presentate dal Cardinal ulivi. Dal balcone dell' episcopio il Giuseppe Maria Velzi , vescovo di Papa benedì il popolo, ed assistito Montefiascone, e Corneto, cioè nel dal Cardinal vescovo, nella sua re mercoledi 2o maggio. Indi nel se sidenza ammise al bacio del piede guente venerdi colla sua corte s'av le autorità ecclesiastiche, e civili, i viò a Corneto, ove due miglia di notabili della città, gl'individui del stante dalla città venne incontrato le diverse comunità religiose, ed al dal Cardinal vescovo, e dalla civi tri. Uscito dall' episcopio, Gregorio ca deputa/ione. Il Pontefice fece XVI visitò il monistero delle bene montare nella propria carrozza il dettine, e quello delle passioniste, Cardinale, e giunto in breve distan nei quali ammise al bacio del pie za dalla porta Urbana, detta Mad de sì le monache che varie signore dalena, fu circondato da un drap della città. Entrato nella pia casa pello di ventotto scelti giovani , i di penitenza, il Papa s'informò dello quali vestiti tutti di nero , e cinti stato , e del trattamento de' dete con fascie di velluto cremisi, do nuti, e poscia fece ritorno a Civi mandarono, ed ottennero il permes tavecchia. Nel dì seguente, 2 3 mag so dal santo Padre di staccare i gio, nel porto di Civitavecchia s'im cavalli alla carrozza. Di fatti fra il barcò nel battello a vapore // Me rimbombo de' mortari, e le accla diterraneo, di bandiera francese , e mazioni dell' esultante popolazione, facendo volta alle saline di Corne lo condussero avanti il duomo, pre to , andò a visitarle dopo esse ceduti dalla civica banda musicale. re disceso al porto-Clementino. Os Spalliere di verdura aprivano l'in servò l' utile stabilimento forma gresso alla porta della città, innanzi to, come dicemmo, sotto Pio VII alla quale un monumento , a for con disegno, ed esecuzione di Giu ma di arco trionfale sormontato dal seppe Lipari, il quale trovandosi pontificio stemma, era stato innal nel luogo potè avere l' alto onore zato con analoga iscrizione. Sulla di corrispondere alle sovrane ricer piazza di s. Marco altro più grande che, quindi fece ritorno al porto. Recandosi il CORmedesimo Gregorio COR .53 to di nobile famiglia in Corneto , XVI nel settembre i842 in Ci vi del quale superiormente si fece di ta- vecchia, per osservare lo stato stinta menzione. Era egli di som attuale delle fortificazioni per lui ma autorità nel pontificato di Eu fatte in quel porto, massime quelle genio IV, e nel i 437 venne da dell' antemurale, e scogliera, non quel Pontefice creato Cardinale. Ma che del lazzaretto, continuate tan divenuto piuttosto fiero pei tanti to lodevolmente dal colonnello di suoi trionfi, ed anche in sospetto a artiglieria commendatore Steward, quel Pontefice, morì accorato ,e dal e dall'ingegnere idraulico Federico le riportate ferite in Castel s. An Giorgi, aveva stabilito a' io settem gelo agli it aprile i44°, nel modo bre di onorare nuovamente di sua che si disse al volume X pag. i82 presenza Corneto, le cui deputazio del Dizionario. Gli elogi prodigati ni del clero, e della magistratura a lui dalla posterità, ed il mauso aveva ricevute in Civita-vecchia in leo erettogli da Bartolommeo Vi- uno all'arcivescovo Nicola Mattci, ve telleschi vescovo di Corneto suo ni scovo di Montefiascone, e Corneto ; pote in Corneto, ove dalla chiesa ma a motivo dell' intemperie della della Minerva di Roma era stato stagione, monsignor Stefano Rossi ze trasportato il suo corpo, eternarono lantissimo delegato della provincia, la sua memoria, e le sue sciagure. Sul fece sapere al rispettabile arcivesco detto nipote, vescovo di Corneto, ed vo, e al gonfaloniere Lodovico Be anticardinale di Felice V pseudo- nedetti, che il conum sovrano diffe Pontefice, va letta la biografia nel riva ad altra più propizia occasione volume IV, pag. i69 del Diziona la visita a quella città. Per sapere poi rio, ove sono notizie, che riguar quanto siasi fatto di preparativi af dano pure Corneto. fine di solennizzare sì faustissimo Adrìano Castellen se , o Castelle- giorno, sia dall' arcivescovo, sia dal schi, chiamato il Cardinal di Cor clero, sia dalla magistratura, che neto ove nacque , fu stimato uno dal popolo, si può leggere il nume de' più celebri scrittori nella lingua ro 8o del Diario di Roma. latina dopo Cicerone, per cui sotto Corneto produsse molti uomini Alessandro VI, che nel i5o3 lo celebri nelle lettere, e nella milizia, creò Cardinale, grandemente con edclesiastiche, insigniti fra di eminentii quali sono dignità a nomi ec- tribuì al ristabilimento de' buoni studi. Si compromise con Cesare narsi i seguenti. Secondo lo Scotto, Borgia, che invidiava le sue ricchez itinerario d'Italia, pag. i 86 , do- ze, per cui incominciarono le sue scia vrebbesi aggiungere il Pontefice Gre gure, le quali si descrivono alla sua gorio V creato nel 996, ma egli biografia. Nel i837 il De Schreck fu sassone; e Gregorio IV dell'827, di Trento ha pubblicato la biogra e Gregorio VI del i o44 furono ro fia di questo Cardinale, che fa se mani. Ciò sia detto per togliere la guito a quella del Faentino Ferri , supposizione di equivoci, che potes aggiungendo ed ampliando alcune sero derivare dai nomi. Ecco i tre Car cose sfuggite al Ferri. dinali cornetani, le cui notizie si posso Gio. Francesco Falzacappa, na no leggere alle loro biografie. Giovan to in Corneto da nobile famiglia ni Fùellesclù oriundo di Foligno, ua- nel i767, meritò la dignità Cardi COR nalizia, clic nel i823 gli conferi la a quella di Montcfiascone, e con Pio VII. Mori nel i84o, com ferendo al rispettivo vescovo delle due pianto pel suo ingegno, e per le diocesi, la potestà di benedire chiun belle doti. Al momento della morte que in esse incontrasse per via ben era sotto- decano del sagro Colle chè di altre diocesi, quando cioè recto gio, prefetto della segnatura di giu tramite, accede all'una, o all'altra stizia, e vescovo suburbicario di città di sua giurisdizione. Il primo Porto, s. Raffina, e Civitavecchia. vescovo delle due diocesi fu Pietro Non si deve inoltre tacere, che Antonio Domenico, cui succedettero oltre i sopraddetti tre Cardinali, sem que' vescovi, molti de'quali furono bra doversi aggiungere un quarto Cardinali, che riporta l'Ughelli, in nella persona di Tiberio Crispi, che sieme alle notizie ecclesiastiche di sebbene creduto dagli storici per Corneto, nell'Italia sacra tomo I, romano, fu certamente di patria, e pag. 985 e seg. Il vescovo Barto- di origine cornetano , giacchè in lommeo Vitelleschi formò utilissime Corneto i suoi antenati, e Vincen costituzioni, le quali nel i ^92 ven zo padre di lui ottennero, e cuo- nerolamo pubblicate Benti voglio, dal senza vescovo nominare Giro- prirono costantemente tutte le ma gistrature municipali. Tiberio, dopo quelle che fecero altri zelantissimi essere stato governatore di Perugia, veSCOVi. V. MONTEFUSCONE. e prefetto di Castel s. Angelo , fu La cattedrale di Corneto è de da Paolo III, nella promozione dei ne,dicata, alla come vergine quella e martire di Montefiasco- s. Mar i9 dicembre i544, creato Cardi nale diacono, e dato poi in ammi gherita. Il suo capitolo si compone nistratore alle chiese di Sutri, e di tre dignità, la prima delle qua Kepi. Mori in questa ultima città li è l' arcidiacono, di diciannove ca a' 6 ottobre i 566, e fu sepolto iti nonici, tra i quali sono compresi il quella cattedrale, come abbiamo dal teologo ed il penitenziere , di sei Ciacconio, a pag. ii3o. beneficiati, e di altri preti, e chieri La sede vescovile di Corneto, im ci per l'uffiziatura. Per più chia mediatamente soggetta alla santa rezza diremo, che questa illustre Sede secondo Commanville, fu isti cattedrale ha diciannove prebende tuita verso l'anno 5oo, ovvero ne canonicali, tra le quali si distinguo gli ultimi del quarto secolo, nel no l'arcidiacono come prima di quale le venne unita la sede e- gnità con sette canonici capitolari, piscopale di Gravisca, e nel seguen ossia di prima erezione, compresi te quella di Tarquinia. In progres il teologo ed il penitenziere. A. ca so di tempo cessando Corneto di es rico di essi stanno i pesi tutti del sere seggio vescovile, fu incorpora la manutenzione della chiesa, delle ta alla diocesi di Viterbo, finchè suppellettili sagre , cera , chierici , il Pontefice Eugenio IV, con due inservienti, e tutto altro che possa bolle del 5 dicembre i 436, che occorrere al sostenimento, e decoro incominciano: In suprema dignitatis, della medesima. Essi soli trattano e ... Selerosancto. Romana Ecclesia, gli affari capitolari, e perciò emet per le premure specialmente del tono il loro voto pei rescritti Cardinal Vitelleschi, dichiarò Cor che vengono rimessi aiutito capitalo . neto città e sede vescovile uneudc- Seconda dignità è il preposto, e terza è l'arciprete COR parroco di s. testamentario COR.di sua sorella mada i 55

Leonardo. Questi però non sono nel ma Letizia, madre di Napoleone Bo- numero de' capitolari quantunque naparte allorquando essa morì in precedano di stallo, per essersi ag Roma a' 2 febbraio i 836, fece nella giunti posteriormente, attesa la riu positarecontigua le chiesa di lei temporaneamentede- spoglie mortali. An nione al capitolo delle due colle giate che esistevano in Corneto, zi, morendo lo stesso Cardinale in cioè di s. Maria in Castello, e di Roma a' i 3 maggio i839, a seconda s. Leonardo, delle quali erano pri della sua ultima volontà, nella stes me dignità nell'una il preposto, e sa chiesa fu tumulato loco deposito. nell'altra l'arciprete. Gli altri cano Sulle memorie istoriche di Cor nici, sino al numero sopraindicato, neto, va letto Gio. Lorenzo Berti: diconsi soprannumerari, o di juspa- Delle glorie della città di Corne tronato. Vi sono ancora sei bene to, orazione, Roma i745. Oltre a ficiati corali, ed altri preti, e chie ciò, Francesco Valerio compose le rici per l' ufficiatura. Questo capi Cronache di Corneto, che mano tolo, con breve di Benedetto XIV, scritte si conservano nell'archivio Novam de coelo Jcrusalem, otten del Campidoglio di Roma. Si hanno ne l' uso del rocchetto e cappa ma pure da Muzio arcidiacono Polido- gna, accordato anche alla chiesa di ri le Cronache di Corneto mano Montefiascone. Nella cattedrale evvi scritte, ed altre interessanti memo il fonte battesimale colla cura par rie Cornetane, conservate in Cor rocchiale, che si esercita da un ca neto nell'archivio particolare della nonico della medesima. L'episcopio nobile famiglia Falzacappa. è alquanto lontano dalla cattedra CORNIA FULVIO , Cardinale . le, oltre la quale vi sono nella cit Fulvio Cornia (della) nacque a Pe tà altre quattro parrocchie, con rugia da nobili genitori nel i5i7, cinque conventi di religiosi, e due ed ebbe Giulio III a zio materno. monisteri di monache , in uno a Professò nella religione de' cavalieri diverse confraternite, conservatorio, di Malta; poi divenne arciprete di ospedale, e monte di pietà. La chie Perugia; quindi nel i55o vescovo sa de' conventuali di architettura della medesima città, ove riformò gotico-mista, a' 6 maggio del i8i9, il clero, stabilì il seminario, invigi perdè nel terremoto l'ampia sua lò alla clausura delle monache, in cupola innalzata nove secoli indie trodusse le cappuccine, e nel i 55 i tro. Il ven. p. Paolo della Croce, ottenne da s. Ignazio Loiola alcuni fondatore de' Passionisti, fondò pu sacerdoti della sua esemplare compa re nel secolo passato il monistero gnia, cui provvide di comoda abita delle monache passioniste nella cit zione. Poscia, a' 2o dicembre dello tà di Corneto, dedicato alla ss. stesso anno, Giulio III creollo Cardi Presentazione. Pio VI fu beneme nal prete di s. Maria in Via, legato rito di queste monache, per Tam- della Marca , amministratore della pliazione del loro recinto, ad onta chiesa di Lucera, e vicario del dei gravi impedimenti che le con Papa in alcune città dell' Umbria, trariarono . Divenendo di questo e della Marca. Inoltre Giulio IH monistero protettore il Cardinal lo spedì a Cosi UH i de' Medici, duca Giuseppe Fesch , come esecutore ili Firenze per istabilire la pace di i 56 COR COR quella città; dipoi lo trasferi, nel rtistere, di circondario e di canto i 553, vescovo a Spoleti, chiesa cui ne, sede di tribunali di prima istan perdette sotto Paolo IV, perchè za , e di commercio ec. ec. , è il fu sospetto fautore degli spagnuoli, Corisopitum del medio evo , e se insieme con suo fratello Ascanio condonio. Ebbe altri il il nome Curosiolitanum di Cornovailles, di Pli- della Cornia contro il Papa, e di cesi per questo, che sia stato incar e dei conti particolari; ma final cerato, e condannato alla somma mente dicesi Quimper perchè è il di sessautamila scudi. Pel quale nome antico della città, e Corentin avvenimento diede le spalle al per quello del primo suo vescovo, mondo, e riacquistata la sua chie tralasciandosi l' aggiunto di Odet, sa, riformò per comando di Pio che aveva preso. IV il ceremoniale romano. Sotto La città, situata alla distanza di Gregorio XIII, nel i58o, passò al tre leghe dal mare, dividesi in vec vescovato di Porto, ove ristaurò la chia e nuova. La prima cinta di cattedrale dalle fondamenta. Divo mura e fiancheggiata da torricella, to alla Beata Vergine, fece molti giace situata sull'angolo formato doni alla s. Casa di Loreto, e dopo dalla riunione dei due fiumi Odet, esser concorso alle elezioni dei Pon e Benaudet, che vanno a scaricarsi tefici Marcello II, Paolo, e Pio IV, nell' Atlantico. La riviera è guarnita s. Pio V, e Gregorio XIII, mori a da case gotiche, e di forme irre Roma lodato per aurei costumi, ed golari. La città nuova si estende da egregia indole, di anni sessantasei, un lato sopra poggi , e dall' altro e trentadue di cardinalato nel su d' una massa di rupi di cinque i 583. Fu sepolto nella cappella di in seicento piedi d' altezza, coperti Antonio Cardinal del Monte nella di boschi ec. Gli oggetti, che si fan chiesa di s. Pietro in Montorio. no notare, iti mezzo ad una infini CORNICULANUM, seu Corni- tà di costruzioni senza ordine, sono ritaniaculana. Cesariana Sede episcopale nell'Africa della Mau- occi la cattedrale gotica colle sue torri, l'ospedale, la caserma, ed il passeggio dentale, sottoposta alla metropoli del Pinity. Possiede inoltre Corno di Giulia Cesarea. vailles una borsa di commercio, un CORNOVAILLES ossia QUIMPER collegio comunale, un gabinetto di (Corisopiten.). Città' con residenza fisica, la biblioteca pubblica ricca di vescovile nel regno di Francia. Cor- più di sette mila volumi, il semi novaglia, o Cornovailles, Cornu Gal- nario, la scuola di navigazione ec. liae, antico paese di Francia nella La sua situazione poi nel centro di bassa Bretagna, così viene chiamata diverse fabbriche , torna favorevo perchè rappresenta la figura di un lissima al commercio, ed attivissima corno, che sporge nell'Oceano. Com vi è la pesca delle sardelle. Dal prendeva la diocesi' di Quimper, porto piccolo, e comodo pei basti ed appunto Quimper Corentin era menti di trecento tonnellate si es la città capitale. Ora questo paese portano le derrate del paese. Quim è ripartito nei dipartimenti del Nord, per fu patria de' gesuiti Ardovino , e del Morbihan. Quimper, o Quim e Bougeant, letterati distinti, del per Corentin, città di Francia, ca famoso critico Freron, e dell'abbate po luogo del dipartimento del Fi- Berardier, autore di un ristretto COR di grandi prerogative. COR Nella catte iJ7 della storia universale. I cavalli dei dintorni si distinguono per la loro drale si venerano molte reliquie , velocità. Conta questa città più di ed un braccio del sauto titolare diecimila abitanti. Corentino. V'ha il fonte battesima Incerta è l'origine di questa città le, colla cura parrocchiale eserci capitale del paese di Cornovailles, tata da uno dei canonici. Nella cit ossia Cornovaglia. Gli inglesi , au tà vi sono due altre parrocchie, siliari del duca di Monfort, l'asse munite del sagro fonte; vi sono diarono senza effetto , nè si arrese ancora i religiosi delle scuole cri se non dopo la vittoria del Mon stiane, due seminari e l'ospedale. fort. Carlo di Blois vi esercitò nel L'episcopio è un decoroso edifizio, i 345 le più atroci crudeltà , per e rimane vicino alla cattedrale. Il cui fu scannata la principal par vescovo è coadjuvato nel pastoral te de' suoi abitanti. Dopo la morte ministero da cinque vicari, ed ogni di Enrico III, Quimper prese par novello vescovo paga di tassa tre tito pel duca di Mercoeur, e nel cento settanta fiorini , secondo i re i595 si sottomise al re di Fran gistri della Camera apostolica. cia. CORNOVAILLES , Cornubia. . La sede vescovile di Cornovailles Sede vescovile d'Inghilterra, eretta venne fondata nel nono secolo, e nel nono secolo, per mezzo di un fu fatta suflraganea dell'arcivescovo dismembramento di quella di Shres- di Tours. Ne fu primo vescovo s. buri, nella provincia ecclesiastica di Corentino, che credesi discepolo di s. Cantorbery, colla residenza a l3od- Martino di Tours, alla qual me man. Nel secolo XI si unì a De- tropoli è tuttora sottoposta. Dopo vonskire, e ad Excester. s. Corentino , ne furono vescovi s. CORO, Chorus. Adunanza dei Evenzio, s. Alloro, Bondico o Be cantori, e luogo ove si canta. Sotto nedetto, Gustebedo, ed altri. Prima il nome di coro s' intende ancora il vescovo era signore temporale una parte principale della chiesa, della città di Quimper , aveva il o lo spazio situato o dietro l'alta titolo di conte di Cornovailles , e re, o tra l'altare e la navata. Ivi godeva la rendita di ventidue mi prende posto il clero per cantare la lire. La cattedrale è dedicata a l' uffizio divino, ed ivi sono collo Dio sotto l'invocazione del mede cati i preti, ed i cantori. Viene cir simo s. Corentino, ed è un editi condato il coro di muri, o di ba zio antico, amplo, abbellito da or laustri per chiuderne l'entrata al nati , e decorato da due torri. Il popolo. Nella maggior parte delle capitolo si compone di otto cano chiese d'Italia, il coro è situato nici con diversi canonici onorari , dietro l'altare, ed allora si può l'as oltre diversi preti, e chierici, detti semblea del popolo avvicinare al pueri de Choro, per l' uffiziatura l'altare, il quale in tal caso chia della chiesa. Prima il capitolo ave masi altare alla romana. In Fran va il decano, due arcidiaconi , il cia il coro ordinariamente è ^situa tesoriere, il cantore, il teologo, tutti to tra l'altare e la navata. E cir dignitari , e dodici altri canonici. condato da una balaustrata, o d.i L' abbate di Daoulas era il primo un muro con due ordini di sedili canonico di questa chiesa, e godeva a destra, ed a sinistra ove si mct- i58 COll Pasqua, in tempo COR de' vesperi , en tono gli ecclesiastici , ed i cantori. Gli scanni, o stalli, altì e più di trava ad incensare l' altare. stinti del coro, sono occupati dai Dal coro debbono essere escluse canonici, o primari religiosi, o mo le persone laiche, secondo le costi nache. Gli altri stalli sono occupati tuzioni apostoliche, l. 2. cap. 5j. dai beneficiati , chierici , ec. come Che se poco avesse importato il to dai novizi, e dalle novizie, dai con gliere tal confusione, come riflette versi, e dalle converse. Nelle pri il citato Macri, i primi padri non mitive chiese, dopo la nave, se avrebbero fatto il riparo de' can guiva il coro, il quale era separato celli , de' quali si fa menzione nel dalla nave medesima, con una o concilio di Calcedonia; il perchè più balaustrate, ed era il luogo dei grandissimo privilegio era quello del- ministri del sagro altare. Dal coro reminentissimo gran maestro della era separato il Bema , ovvero il sagra religione gerosolimitana , il Santuario con un tavolato, nel qual quale nel tempo de' divini offici i , tavolato erano tre porte, e la mag risiedeva in Malta nel suo trono giore era detta Santa. Così il Ma- sotto il baldacchino dentro il pre machi, De'costumi dei primitivi cri sbiterio, o coro. stiani , tom. I. p. 3 i 8. Ma delle Coro è voce derivata dal greco, parti delle antiche, e delle odierne che significa propriamente adunan chiese, e della forma, e luogo dui za di uomini in cerchio, ed è stata coro, va letto l' articolo Chiesa, o applicata a quel luogo del tempio Tempio ( T/edf) . santo di Dio, in cui adunansi gli ll Macri alla voce Chorus, dice ecclesiastici a lodare il Signore col che cosi viene chiamato il luogo canto, siccome esprimesi s. Isidoro, ove si canta, detto anche Presbyte- De qffic. div. lib. i, e. 3. Antica rium dai ss. Cornelio, e Cipriano; mente il coro forma vasi anche di Sanctuarium altaris dal primo con sedili di marmo avanti il presbite cilio di Braga; e Bema dal Turo- rio, ove si salmeggiava, e si can nese secondo i greci. Tuttavolta , tava ancora ciò che apparteneva osserva il medesimo Macri, che det alla messa. In alcune chiese però il te voci significano quella parto coro de' cantori era particolare, co dell'altare chiusa con tre porte, co me vedesi in Roma in quella an me usavano i cristiani in oriente , tichissima di s. Clemente, in cui il ove non era lecito ad alcuno po luogo de' cantori è situato dinanzi ter entrare. Chiamato è da alcu l'altare maggiore, con due ambo ni Sacrarium, da altri Propitiato- ni, y. CANTO ECCLESIASTICO , E riiim. Fu da esso, che il zelante ve CHIESE DI ROMA. Si pretende poi, che scovo di Milano s. Ambrogio di il coro della chiesa sia stato diviso scacciò l'imperatore Teodosio, che dalla navata soltanto sotto l'impe ivi si tratteneva dopo fatta l' obla ro di Costantino. Ciò non altro si zione. \'ero è però, che il Curopo- gnifica se non che non vi è prova lata riferisce, che in Costantinopoli più autica di tal divisione: allora l' imperatore nel giorno della sua fu circondato da una balaustrata , coronazione poteva entrare in detto ed anche da un velo, o cortina, che luogo, ove riceveva la comunione, aprivasi dopo la cousagrazione. Nel tome i sacerdoti, e iicI giorno di Ali secolo fu chiuso cou uu muro, COR in occidente eranvi COR due cori nelle i 59 ma con questa di visione si deforma IH chiesa, e togliosi il colpo d' oc chiese, l'uno tra la navata, e il chio dell'architettura; laonde riprese santuario, ch'era quello de'cantori l' uso della balaustrata. il quale chiamavasi Schola canto- A tutti è noto, come si disse, che rum j l'altro al di là dell'altare. un tempo i laici non entravano nel In fondo di questo secondo era il coro, e che deplorasi , siccome abuso trono vescovile contornato a destra, grandissimo, il vedere tal volta i e a sinistra di banchi, e sedili, sui cori pieni non solo d'uomini, ma quali sedevano i preti intorno al anche di donne; il che serve di di vescovo. Nelle parrocchie chiamasi strazione ai ministri dell'altare, ed coro un certo numero di preti , a turbare i santi ministri. Il cano che dicono l' uffizio nel coro : nei ne i9 del concilio di Laodicea sta Capitoli (Vedi) chiamaiisi coro i bilisce espressamente, che i soli mi Canonici (Vedi), e le dignità, nel nistri dell'altare vi si debbano ac le quali non sono compresi i Can costare. ll canone 69 del concilio tori (redi), nè i cappellani quan di Trullo permette all' imperatore tunque preti, e sostenenti il canto solo di entrare nel recinto dell'al del coro. Nei monisteri e conventi tare per fine la sua offerta. Nel d'ambo i sessi, si da il nome di Syuodiciim di Parigi pag. 53 si corO, come indicammo, alle religio legge una proibizione ai curati, ed se, e ai religiosi che cantano nel ai preti sotto pena di scomunica , coro, a differenza dei frati conversi, di soffrire durante il divino ufficio, e delle suore converse, che sono donne nel coro , e nel Santo dei particolarmente destinate pei lavori, Santi. Ma quando i barbari diven e pel servigio del convento, e mo- nero padroni dell' occidente, porta nistero, sebbene talvolta pur esse rono nella religione il superbo e intervengano in coro. In molti mo militare loro carattere: entrarono nisteri di monache il coro è una nelle chiese colle armi, che non la sala unita al corpo della chiesa, da sciavano mai, occuparono le sedie cui è divisa da una grata, dove le del clero, nè rispettarono alcuna religiose cantano l'uffizio. In altri legge. Quindi i possessori dei piccoli monisteri il coro è dove sta l' or feudi imitarono l'esempio dei prin gano. Fanciulli di coro, pueri de cipi barbari, ed aspirarono allo stes Choro , sono quei giovanotti che so privilegio, ed una sedia nel curi) fanno da chierichetti, portano i can divenne giuspatronato. delièri, e cantano i versetti nel ll coro significa parimen ti, il ri coro di musica. petiamo, l'assemblea di quelli che Abbiamo detto, che dicesi coro la cantano. Così il coro risponde al moltitudine di cantori uniti insieme, celebrante, e talvolta si canta a e sarà bene qui aggiungere che due cori. Per coro alto si intendo secondo alcuni, Mosè fu il primo no i canonici, o i preti, che occu inventore di tal coro , giacchè pano le sedie e gli stalli più alti, dopo il prodigioso passaggio del come dicemmo di sopra , e coro mare rosso divise il popolo d'Is Lasso si chiamano i cantori, i musi raele in varie classi per canta ci, i coristi ec., i quali occupano le re le divine lodi. Fu così detto sedie, e gli stalli bassi. Altre volte il coro, .secondo altri, dalla coii COR viario. Indi nel COR i 582 pubblicò in cordia ed unione de'cantori, ovvero perchù stanno in forma di corona Roma il manuale del coro, che ri ad imitazione del coro degli angeli stampò nel i 589 con questo ti in Ciclo: » Chorus dicitur a concor- tolo: Directorium cliori ad usuni » dia canentium , sive a corona omniiim ecclesiarum, tam catliedra- M circumstautium. Olim namque in liuni qnam collegiatamm nuper re- M modum coronae circa aras can- stitiUum, et iiunc sccundo in luceni » tantes stabant; sed Flavianus, et edituni opera ete. Sette edizioni fu » Diodorus episcopi choros alterna rono fatte di questa opera dal i 589 ti tim psallere instituebant. Duo al i737, nel qual anno fu ripro » chori psallentium designant An- dotta con molte addizioni in Roma » gelos, et spiritus justorum, quasi dal monaco cassinese d. Francesco » reciproca voce Dominimi laudan- Pelichiari , maestro del canto gre » tium. Cancelli, in quibus stat, goriano nel collegio germanico un » multas mansiones in domo Patris garico. » designant ". Gemmae cap. i 4o. In alcuni luoghi evvi il prefetto Non si deve poi conchiudere, co del coro. È sì necessario questo uf me fecero alcuni, che chorus abbia fizio, che i nostri antichi padri cre significato uno spazio nelle chiese dettero bene di concederlo agli ec dove si danzasse. Nel secondo libro clesiastici più degni. Di fatti si rac di Esdra, e. i2, v. 3 i, 37, 39, coglie dal concilio quarto provin la voce chorus significa evidentemen ciale di Milano, che il prefetto del te cantori , e non danzatori. coro deve essere eletto dal vescovo, Diconsi vesti corali quelle, che i e deve essere quello che è maggio canonici e beneficiati assumono in re nel coro. Del prefetto del coro, coro, colle insegne, e coi privilegi ossia della dignità di Cantore, e loro accordati. La cappa, il rocchet di Arcicantore, si tratta a quegli to, l'almuzia, la cotta, ed altre articoli. Sul modo di stare in coro, vesti e indumenti ecclesiastici si usa sulle discipline che si debbono os no in coro, come dicesi a'rispettivi servare in esso , scrisse Micaele articoli del Dizionario. In essi si fa Bauldry, Manuale sacrarum caere- parola ancora delle vesti come della moniarum ec. Per ciò che spetta al cocolla ec. , che usano in coro i canto ecclesiastico ecco quanto dice monaci, e le monache. L'eruditis s. Brigida : » Clericorum cantus non simo Pietro Moretti scrisse: De ri » sit pressus, non fractus, non dis- tii variandi chorale indumentum in » solutus, sed honestus, et gravis, solemnitate pascìiali apud clerum » uniformis, et per omnia humilis basilicarum Urbis usuato, Disser » psalmodia plus redoleat suavita- talo epistolarii, Romae i732. Da » tem, mentis humilitatem, et de- Annio Guisbarchi abbiamo: L'Ec » votionem, quam aliquam osten- clesiastico in Coro, Roma i7i5. » tationem. Non vacat culpa ani- I libri corali sono quelli, che ser » mus, quando cantantem plus de- vono all' ufficiatura. ll bolognese » lectat nota, quam res, quae ca- Guidetti , cappellano di Gregorio » nitur, omninoque est abomina- XIII, e benefiziato della basilica va » bilis Deo, quando mentis elevatio ticana, compilò per essa nuovi li » plus fit propter audientes, quam bri corali , dopo la riforma del bre- » proptcr Deum ". Vuolsi, che COR il gran capitolo di me di seniore, COR il quale presiede i6i al

Strasburgo sia uno de' più distinti le assemblee , in cui si Iiattano af capitoli (Iella n isi inulta, per l'alta fari di disciplina interna, e di am nobiltà de' suoi membri, per le dis ministrazione dei beni. Tre altri tinte prerogative che gode, pel nu deputati sono aggiunti , il secondo mero del clero, con cinque gran de' quali fa le veci di segretario. Le dignità, la prima delle quali è il prebende del gran coro si compon gran prevosto, che ha la prima se- gono di benefizi canonicali; e quelli tlia nel coro. Nè riuscirà discara che ne sono titolari, godono, come una breve descrizione, come del i canonici della cattedrale, de' pri celebre suo gran coro, il santo En vilegi de' canonici in comi tatù , dei rico I imperatore, edificato della vescovi, e dei commensali della casa compostezza e divozione colla qua del re. Essi sono collatori, patroni, le i canonici celebravano in coro e curati primitivi della cura della cat l' uflizio divino, accrebbe le rendi tedrale, la prima della diocesi, e te dei canonicati, e ue. fondò una alla quale andava un tempo unita con ricca prebenda, per quello che la dignità di primo arciprete, e di in suo nome facesse il servizio gran penitenziere. Essi fanno in ogni divino. Nel secolo XIII , quando tempo, e nelle feste più solenni i canonici nobili si separarono da tutto il servizio canonicale , sì in gli altri, la prebenda di san En coro come all'altar maggiore, ch' è rico I divenne una prebenda del otliziato da essi soli , esclusi tutti gran coro, sotto il titolo di pre gli altri canonici, ed ecclesiastici benda del re del coro. Sino al stranieri, di qualunque dignità eie- detto secolo fu conferita quella no essi rivestiti. Lssi hanno ezian prebenda dagli imperatori, ma do dio il diritto di assistere il vescovo po il detto secolo è del gran quando oflizia nella cattedrale. As prevosto. ll gran coro poi, detto sistono anche per mezzo de' loro Summus chorus negli antichi ti deputati ai sinodi della diocesi , e toli , è tanto vecchio quanto l' isti- alle altre assemblee generali del tuione de' chierici , che si raduna clero. Le prebende del gran coro vano presso i primi vescovi di sono oggidì in numero soltanto di Strasburgo. Egli forma, unitamente venti , e non vi può essere eletto al gran capitolo, il clero primitivo chi non ha gli ordini sagri. Elle della città, quantunque sia distinto, non sono soggette ai mesi di riser e interamente separato da quello. va al Papa pel concordato germa li da sè stesso inoltre un corpo col nico. I collatori le conferiscono in legiale con tutti i diritti, qualità, e ogni tempo; ma i titolari di queste prerogative , che corupetono ad un prebende possono permutarle, o ras cnpitolo. Il gran coro ha il suo segnarle in corte di Roma. ll re , sigillo particolare, le armi., gli ar come successore dei diritti degl' im chivi, i protocolli, la massa comu peratori , esercita sopra di esse, come ne, in fine la libera amministrazio anco sopra tutti i capitoli .di colla ne dei suoi beni e delle sue ren zione ecclesiastica, il diritto delle dite, separate da quelle del gran ca jirime preci, o preci primarie, e di pitolo. l membri del gran coro eleg lieto ingresso, oltre alla prebenda gono tra essi un capo sotto il no- reale, il titolare della quale è detto VOL. xvn. i i i62 COR parola ebraica COR maleach, cui Cor re del coro, ed occupa il primo posto nel coro, e nelle processioni. risponde la parola angelo , let Vi sono nel gran coro il custode, e il teralmente significa un ministro , maestro delle cerimonie: il primo un deputato; e la Scrittura chiama presiede alla sagrestia , il secondo fa molte volte col nome di angeli i ceva le funzioni di gran cantore; ma sacerdoti, e tutti quelli che recano dopoche fu tolta questa dignità alla ordini di Dio, ed annunciano agli metà del secolo XVI, egli sta al uomini la sua volontà. Cosi sono la direzione del basso coro , com dall' Apostolo descritti gli angeli , posto di quattro preti cappellani , epist. ad Ifebr. l. i 4 ; e così pri dei cantori, e dei ragazzi del coro. mieramente fu dato questo nome In alcune chiese principali vi so al Messia presso Malachia, III , i ; no due cori : in uno il capitolo uf estri quindi delle aichiese, pastori, V. Malachia ed ai mini-II, 7, ficia e salmeggia nella stagione esti va , nell' altro nella invernale. In Apocal. I. 2o, II. i, 8, i2, i 8, Roma quando il Papa privatamen III, i, 7, i4; Eccles. V, 5. Que te interviene nella basilica vaticana sto nome si diede a s. Giovanni il alle esequie di qualche suo prede Battista, V. Malachia III, i; Matteo cessore, e per la festa della dedi XI, io; Marco I, 2; Luca VII., 22, cazione della basilica, siede nel pri come pure agli Apostoli, nell'Apo- mo stallo canonicale , con piccolo cal. XXI, i2; ai magistrati che ten genuflessorio innanzi, sotto propor gono le veci di Dio, come alcuni zionato baldacchino, e i Cardinali pensano di raccoglierlo dal salmo «tanno negli stalli dei beneficiati CXXXVII, 2, e dalla parola Eloiin ec. , come si potrà vedere ai rela spesso interpretata per angeli, men tivi articoli. tre significa Dii, o Giudici; final CORO DEGLI ANGELI. Per quanto mente agli uomini forti, come in sterminato sia il numero degli An alcuni luoghi delle sacre pagine. geli, non avvi fra loro nè disordi La sagra Scrittura non attribui ne, nè confusione ; che anzi vi re sce altro nome agli angeli, fuorchè gna una dolce armonia, un ordine quello di spiriti. L' esistenza degli mirabile, una graduazione meravi angeli è articolo di fede, ed è tutta gliosa attesa la classificazione delle appoggiata e ai diversi luoghi della gerarchie, e loro cori rispettivi. Vi Scrittura in cui se ne parla, ed al sono tre gerarchie, ed in ciascuna l'autorità dei padri, e della Chiesa. di esse tre ordini, e cori di angeli. La Scrittura però non ci dice in Ma per meglio prendere de' cori qual tempo gli angeli sieno stati degli angeli una idea, non riuscirà creati, nè i santi padri sono in tal discaro, che si premetta qualche eru proposito d'accordo. Tuttavolta è dizione circa gli angeli. sentimento comune essere essi stati Col nome di Angelo primiera creati unitamente al ciclo ed alla mente s' intende una sostanza spi terra. Il loro numero è immenso. rituale intelligente , la più nobile Il profeta Daniele racconta, che es fra le creature. La parola viene dal sendosi avvicinato al trono dell' Es greco che significa messaggiero , terno, vide uscirne un fiume di nunzio, o inviato per comunicare fuoco, e che mille migliaia d'angeli agli uomini i comandi di Dio. La gli ministra vauo, e dieci mila deci COR COR i63, ne di migliaia stavano davanti a lui. prende le dominazioni, le virtù e S. Giovanni evangelista assicura di le podestà; la terza i principati, gli averne veduto intorno al trono del arcangeli, e gli angeli, e questo ul l'Agnello migliaia di migliaia, e de timo nome è a tutti comune. Tutti cine di migliaia di decine di mi questi cori sono nominati nel pre- gliaia. Gli angeli furono tutti creati fazio del divin sagrifizio della messa. in istato di grazia, cioè in una giu Gli spiriti della celeste gerarchla stizia, e santità soprannaturale , in hanno particolari perfezioni, e fun una grazia abituale, e santificante. zioni, onde rappresentano e glori È di fede godere i santi angeli in ficano alcuni degli attributi della ciclo la beatitudine, e la gloria nel Divinità. I serafini sono stati così la intuitiva visione di Dio, ch'essi chiamati, per l'ardente loro amore ben meritaronsi coll'amor loro ver verso Dio, ovvero perchè rappre so di lui, e colla umile divozio sentano e glorificano l'infinito suo ne ai suoi voleri. Ma creati gli amore ; i cherubini per la loro angeli con una perfetta libertà, gli scienza , ovvero perchè rappresen uni se ne servirono , aiutati dalla tano e glorificano l' onniscienza di grazia, a perseveranza nel bene, e Dio ; i troni per la loro sublimità, gli altri, per loro colpa , l' adope che serve quasi di trono all'Altissi rarono a propria perdizione. Da mo ; le dominazioni pel loro po ciò venne la divisione degli angeli tere sugli ordini inferiori ; le virtù in buoni e santi, quelli cioè che si per la loro forza, che risplende spe salvarono per l'umile loro divozio cialmente nei miracoli; le potenze ne al Signore, ed in cattivi o de per la loro autorità sui demoni; i moni, cioè quelli che sonosi eter principati per la loro superiorità sui namente perduti per orgoglio, per cori inferiori : gli arcangeli perchè amor d'indipendenza, per fidanza sono destinati all'esecuzione di cose nell' eccellenza loro, per la cieca lo le più importanti, e perchè vegliano ro arroganza di avere voluto ga sui semplici angeli ; gli angeli sem reggiare con Dio : Ascendam suptr plici perchè annunciano, ed esegui altitudinem nubium, similis ero Al scono le cose meno importanti, se tissimo; parole, che il profeta Isaia condo l'ordinaria disposizione della pone in bocca a Lucifero, primo divina Provvidenza verso gli uomi fra gli angeli ribelli. In quanto al ni. Gli angeli poi non solo sono numero de' cattivi angeli, esso è classificati secondo la diversità delle inferiore a quello dei buoni, secon loro condizioni, e della loro digni do la comune opinione: i cattivi tà, ma bensì dietro ancora quella furono qualificati per ispiriti male delle loro incumbenze , e del loro fici, gli angeli fedeli, per ispiriti ministero ; dappoichè è di fede che buoni. Dio spedisce gli angeli ad annun Venendo ai cori, gerarchie , ed ciare agli uomini la sua volontà, e ordini degli angeli, giusta il senti che se ne serve nel governo del mento de' padri, e de' teologi, sono mondo. L'arcangelo Raffaele fu spe distribuiti essi in tre classi , e cia dito a Tobia per accompagnarlo scuna in tre ordini. La prima ge nel viaggio ; l' arcangelo Gabriele rarchia è dei serafini, dei cherubi fule ilspedito mistero a Maria dell' incarnazione per annunziar- del ni, e dei tronij la seconda com- i64 COR Gabriele viene con dalla Chiesa celebra Verbo divino. Questo è ci?) che chiamasi missione, o messaggio, os ta ai i8 marzo, e quella dell'ar sia impiego degli angeli in alcuni cangelo s. Raffaele ai 24 ottobre. ministeri a favore delle creature V. Michaelis Syncelli, Lmiiliuio in inferiori, per ordine di Dio. I teo ss. Dei atvhangelos, angrlosque, in logi ne distinguono di due sorta ; tom. I, Auctari novi Comi-ftsiani , l' una invisibile, visibile l'altra. L'ar p. \5'ì6; Ludovici Pittorii, in Coe- cangelo s. Michele è riconosciuto lestes archangelos Hymnicae Ceutii- per ispeciale e primario protettore riae, Venetiis i52o; Georgiam Mi- della Chiesa contro gli assalti ma cillis, La storia, di Tobia, tradotta ligni del demonio, per cui l' istessa dalla Volgata, Napoli i79?. Chiesa, dopo Dio attribuisce a lui S. Elena madre dell' imperatore le numerose vittorie riportate sui Costantino, nei primi del IV secolo, diversi suoi nemici. Da ciò ebbe alzò un magnifico tempio agli an origine la divozione colla quale i geli, ed ai tre pastori. V. GLOBI a fedeli invocano il suo soccorso, di IN EXCELSIS DEO. L'angelo, che an vozione che si è accresciuta per le nunzio ai detti pastori la nascita di diverse sue apparizioni, essendo le Gesù Cristo, comunemente si vuole principali quella avvenuta sul mon che sia Gabrielli). te Gargano nel regno di Napoli , e Passando agli angeli custodi, di nella Francia ad Auberto vescovo remo che fra i più preziosi doni del di Avanci) res ec. V. CastrI, s. An la misericordia di Dio verso gli gelo di Roma. I greci parlano in uomini, è da annoverare la comu oltre d' un'apparizione dell'arcan nione, ossia il commercio spirituale, gelo a Cono, o uell' antica Colossi ch' egli ha stabilito fra noi e gli an nella Frigia, nè si può dubitare di geli santi, co'quali speriamo di di molte altre apparizioni degli angeli videre la felicità e la gloria di Dio a favore degli uomini, particolar nel ciclo. Di versi passi della Scrittura mente di questo s. Michele, che ver ci dimostrano gli angeli difensori, rà alla fine del mondo a difendere e protettori degli uomini, e la bon la Chiesa dalle persecuzioni dell'an tà dell'Onnipotente per noi soprat ticristo. La Chiesa celebra l'appa tutto risplende nella scelta che ha rizione di s. Michele arcangelo agli fatto de'suoi angeli, perchè sieno 8 di maggio. La festa di lui, e di nostre guide, e nostri custodi in tutti i santi angeli, fu sempre ce tutto il corso della vita, anche per lebrata a' 29 settembre, dui quinto mezzo d'interni presentimenti, ispi secolo in poi, e nella Puglia già era randoci di evitare le cose nocevoli, e stabilita nell'anno 49^- Benchè s. mettendoci al coperto de' mali pros Michele sia nominato solo nel ti simi a colpirci. Questo tratto di tolo di questa festa , dall' orazione Provvidenza divina è il fondamento però della Chiesa apparisce esserne di quella carità, e di quella gioia oggetto tutti i santi angeli, il cui reciproca, che regnerà eternamente in culto è appoggiato alla tradizione ciclo tra gli angeli e gli eletti. La fede della Chiesa, come quelli che pre c'insegna avere Dio posto un angelo sentano le nostre preghiere al tro particolare alla custodia di ciascuno no di Dio, e ne riportano grazie, de'suoi servi. La Chiesa non si è e favori. La festa dell'arcangelo s. spiegata apertamente circa i pec COR per farci cadere, COR e per perderci eter cafori o gl'infedeli, ma i più celebri dottori sostennero sempre ch'essi namente : ma Dio non manca di avessero ciascuno il loro angelo opporre loro i suoi buoni angeli, guardiano, la quale opinione, av a cui commette la cura di nostra valorata pure ehdl' autorità della difesa. Si da alcuna volta il nome Scrittura, è sì solida e universale, di Lucifero al principe degli angeli da non potersene contrastare la apostati e ribelli, ritenuto da al verità, massime riguardo a coloro, cuni già capo di tutti i cori an che sono nella comunione della gelici, chiamandolo Behemoth, cioè Chiesa . Abbiamo dal salmo XC: bestia. Abbagliato egli dalla pro II Signore ha comandato a.' suoi pria eccellenza, fu seguito nella sua angeli di assistervi, e di custodiivi ribellione da una gran parte de m tutie le vostre vie. I primitivi gli spiriti celesti, per cui questi fu fedeli erano talmente convinti, che rono tutti all'istante precipitati nel ognuno avesse il suo angelo custo l'inferno. Altri però si appellano prin de, che quando il principe degli a- cipi delle tenebre, dell'aria, e del postoli, e primo sommo Pontefice mondo, e ad essi viene permesso s. Pietro, dopo la sua miracolosa il tentare gli uomini. Il loro prin liberazione dal carcere per opera cipe è chiamato Belial, cioè sciope di un angelo, presentossi agli apo rato, scapestrato, ed è appellato stoli ed ai discepoli, essi non pote anco satan, satanasso, o il nemico, rono dapprima credere che fosse e Beelzcbub. La rabbia, e l'invidia lui, e dissero in vece ch'era il suo dei demoni contro gli uomini è angelo. I giudei non dubitarono tale, che per perderci si trasfor punto, che l'arcangelo s. Michele mano essi talvolta in angeli di lu non fosse il protettore di loro na ce, e prendono anche il sembiante zione, e davano eziandio degli an pietoso. L' uomo fu precisamente geli tutelari alla maggior parte creato per occupare in paradiso degli altri paesi. Molti autori con il posto degli angeli ribelli, e Dio vengono, che angeli custodi e tu permette a Lucifero, e suoi complici, telari abbiano i regn.1, le provin- di tenderci lacci e di rivolgere con cie, le città, le diocesi, gli Ordini tro di noi gli sforzi della loro astu religiosi, i collegi , i pii istituti , le zia per provare la nostra fedeltà, e comunità, le famiglie, ec. Le persone porgerci occasioni di meritare colle poi costituite in dignitàsia nella Chie nostre vittorie Infelicità eterna, alla sa, sia nello stato, oltre l'angelo tute quale siamo destinati. I buoni angeli lare, che hanno ricevuto nel loro na da parte loro vengono in nostro soc scimento, ne hanno di una sfera più corso, ci proteggono dagli assalti, con nobile per dirigerli in ciò che siderando che saranno nostri compa concerne l'uffizio della loro cari gni ih cielo, come sono nostri fratelli ca, e quindi lo hanno i Papi, i in virtù dell'adozione divina. Laonde sovrani , e generalmente tutte le dobbiamo rispettare, ed onorare il persone poste in eminente dignità nostro angelo custode, come vero tanto ecclesiastica, che civile. amico e protettore potente, e col- I demoni, siccome ripieni di ma l'evitare il peccato, saremo degni del lizia, e di odio contro di noi, si suo patrocinio. Nell' anno i6o5 occupano costantemente dei mezzi Paolo V istituì la festa dei ss. au- »66 COTI Maria della Pietà COR in Roma in piaz geli custodi, e ad istanza dell'im peratore Ferdinando II, concesse za Colonna, che diede occasione ad dipoi che negli stati a lui soggetti una lettera di monsignor France se ne facesse a'2 ottobre l'uflizio e sco Bianchini, scritta a Papa Cle la messa. Clemente X, con decreto mente XI, e inserita nel t. II de de' i 3 settembre i67o, lo estese di gli Opuscoli. precetto alla Chiesa universale, con Nel Poutificato di Paolo III, ed fermando in pari tempo il s. Ar ai 4 febbraio i544, sotto la cap cangelo Michele in protettore del pella di s. Petronilla nella basili l'Ordine dei minimi o Paolotti, co ca vaticana, fu trovata una lamina me lo è di altri Ordini religiosi. d'oro dentro il sepolcro di Maria V. Tommassini de festis lib. II, cap. figlia di Stilicone, destinata sposa XXII, n. i i, e Lambertini De ca- all'imperatore Onorio, di che fan nonizatione Sanctorum lib. IV. par. no menzione il Surio, e il Fauno II, cap. XV. All'orazione Angele Dei, riferiti dal Baluzio nel tom. II ca- colla quale implorasi il patrocinio pit. col. i\i5; il Ciampini de sa- del proprio angelo custode , Pio VI cris aedificiis, tom. I, sess. XII ; il e Pio VII concessero indulgenza Mansi Annali ecclesiastici t. XIV; qualunque volta si recita. Sebastiano Munster, lib. II della Passeremo a notare quali angeli Cosmografia universale, ed altri ci riconosce, e venera la Chiesa. Il Pon tati dall'Arrighi nella Roma sotter tefice Zaccaria ordinò, che non si ranea. Nella detta lamina eravi potessero nominare più angeli, fuor scolpito il nome di Uriele, cogli chè Michele, Gabriele, e Raffaele. ll altri tre autentici di Michele, Ga s. Pontefice fece questa proibizione briele, Raffaele in lettere greche. Si nel concilio, che nell'anno 745 ce ha inoltre, che s. Ambrogio (che lebrò contro gli eretici Adalberto pochi anni avanti la figlia di Sti e Clemente. Il primo era prete licone era in vita), nel lib. IlI francese, già condannato nel con de fide ad grat. cap. II, fa men cilio di Leptines nel 74^, il secondo zione di detto angelo Uriele insie prete scozzese. Il Bartolucci, Biblioth. neliome cogli a Lapide, altri, come nel osservò Comiiicnt. Cor- in Ralib. t. I, p. i 93 presso anche Bes- nage, lib. IV Histoires de Juifs, cap. I dell' Apocalisse, ove tratta chapitre 9, ed il p. Calmet nella diffusamente di questi sette nomi prefazione a s. Luca, Dissert. sur di altrettanti angeli principali, ac les bons, W sur les manv. Anges cennando, che ancora s. Isidoro fe pag. 47, espongono certo codice ce espressa menzione di Uriele orazionario ebraico scoperto nella nel lib. VII, e, 5, e citando favo vaticana, nel quale fra i primari revoli al medesimo nome, il Sal- personaggi ivi invocati si trova Mi merone, Messalina, Sperello, Vitto- chele, Gabriele , Raffaele, Uriele, relli, ed altri scrittori meno antichi. Saultiele, Geudiele , e Barachiele, Ma per quanto si trovi il nome i quali nomi appunto si leggevano di Uriele ne' libri apocrifi di Enoch, sotto altrettanti angeli, che rappre- come vuole il citato Mansi , o nel sentavansi in una gloria, figurata IV libro d'Esdra, come opina il in un quadro dell'altare più vici riferito Bianchini, non ritrovasi più no al maggiore della chiesa di s. nè questo, nè alcuno di quegli al COR di Zrfricle, pretendendo COR di aver coni67 tri nomi in iscritti ini alcuna dalla Chiesa romana approvata. Laonde una mirabile arte discoperto , che come nomi discendenti da super con tal nome era chiamato da Dio stiziose dottrine de' basiliani, o per il suo angelo custode. Così egli di dir meglio di quelli esseni de' quali fatti appellavasi, e sottoscrivevasi ; accenna Giovanni Tritemio l'origi e nell' iscrizione sepolcrale, che gli ne, secondo Giuseppe Ebreo ( come fece Giulio del Pozzo, riportata nel- si può più ampiamente riconoscere l' Appendic. Colleg. Veron. Jndic. dalle annotazioni del Serrario, e del Advoc. p. 28o, e dal Mazzucchelli Binio, riportate dal Labbè nel tom. nel tomo II, par. III, pag. i93o, VII, p. 3o8), tali angeli, Urìele, Sa- chiamasi Zephirici. V. 'il nomi ultiele, Geudiele e Barachiele, non nato Gio. Tritemio, nella C/irono solo furono riprovati dal dotto , e logia mystica, seii libellus de septem illuminato Pontefice s. Zaccaria , secundeis, idest spiritibus moventi- ma eziandio dai sinodi d' Orleans, bus orbes, Orifici Saturni, Anael, riferiti dal Burcardo lib. III, cap. Veneris, Zachariel Jovis, Raphael i 98 ; dal Laodiceno nel canone Mercurii, Samuel Martis, Gàbriel XXXV; dai Capitolari di Carlo Ma Lunae, Michael Solis, Nurabergae gno, lib. I, cap. XVI; e dal sinodo i522, Francofurti i545-r567; Ca- d' Aquisgrana riportato da Ivone rolum Stengelium De VU Angeli^ parte III, cap. 25o. Perciò non solo prIncipibus, Vindobonae i6ii;Au- furono riprovati, ma proibita ne fu bin. historia del Diables de Lou ancora la divozione, e il riconosci dun, Amstelodami i693; De-la- mento, allorchè Papa Pio IV fece Menardaye , Examen critique de togliere le pitture di detti angeli V histoire des diables de Loudun, dalla chiesa di S. Maria degli an De la condemnation d' Urbain Gran- geli alle ferme di Diocleziano ( Vedi), podier Dionisi i7i9. scrisse Il canonico la Lettera Gio. sopra, Jaco- ivi poste nel i 527 da un sacerdote palermitano, che ne avea introdotto alcuni esorcismi d'un codice del ed- la divozione in Roma, come meglio pitolo di Verona, Sioria letteraria si può leggere nel citato articolo. tom. XIV. Ma specialmente intor Da ultimo la sagra congregazione no ad Uriele, uno de' sette angeli de' riti ha emanate analoghe ordi od arcangeli, merita di essere letto nazioni, cioè sul culto de' sette an tuttociò, che ne scrive il Renaudot geli di nomi propri; ordinazioni, che nel Commentario alla liturgia copti- furono confermate dal regnante Pon co, di s. Basilio, citato dal p. Ago tefice. L'erudito Cancellieri, nelle stino Giorgi nella prefazione al li Osservazioni ec., sopra (originalità bro de' miracoli di s. Coluto p. 76, della divina commedia di Dante, per illustrare gli atti del santo mar appoggiata alla visione del mona be,tire ove fanciullo s' incontra Anub il egiziano nome di di Urie Te- co Alberico, Roma i8i4, coll' au torità del Papadopoli , Historia le, o Suriele. Gymn. Patav. II , 269 , narra In detti atti si segue la tradizio che Tommaso Bovio veronese, ri ne de' padri , e di tutta la Chiesa goriocercò con XIII, un'orazione che dalla latinapubblica a Gre- au ortodossa egiziana , che nel III se colo , e nel principio del IV invo torità gli venisse imposto il nome cava l' arcangelo Uriele nelle sue i6$ COR s.bini Pietro stiiimo ad dmanzi Alberino, COR a Dio che ne'H'Utrs- i chi-ru- preci litur«irhe, come pure nell'en- cologio coptico, e nella liturgia e- tiopica. Il suo nome è stato am so modo, con cui prima della crea doro,messo da da Alberto s. Ambrogio, magno, da e s. da Isi- s. zione deI ciclo, e della terra, vo lava sopra le penne de' venti. Nel Bona ventura percliè trovasi nel li capitolo 4°,, Si dice, che nel sesto bro di Esdra , di cui, prima clic ciclo sono tutti i cori de' santi, de fosse fissato il canone delle santa glitriarchi, angeli de' , degli profeti, arcangeli degli apostoli,, de' pir- Scritture,tulliano, Clemente fecero uso Alessandrino, s. Ireneo, Ter- s. de' martiri, de' confessori , e delle CiprianO, s. Ambrogio ec. , avendo vergini; che il coro degli apostoli preso dal medesimo l'istcssa Chiesa è il più alto e il più glorioso, se cattolica , come osserva il p. Cal- dendo s. Pietro più alto di tutti ; met, I introito della messa della fe e clic gli spiriti angelici lodano, e ria V di Pentecoste , e nell' uflizio pregano il loro Creatore con voci pasquale de' mai tiri. Il lodato Can continue, ed incessanti, comunque cellieri nel tomo II, De secretarii*, queste voci altro non sieno che l'e- a p. i oo2, ha copiosamenie trattato spiessione della loro volontà. de Urieli nomina , una rum aliis Finalmente, come indicammo di trium archangeloritm , in lamiimia sopra, da molti è stato scritto che aurea reperti* mter cimelia sepulchii gli angeli cattivi spesse volte han Marine Augustae. Ha trattato pure no preso la figura di varie bestie, il Cancellieri delle diverse denomi per ingannare, o cagionare qualche nazioni degli angeli , e del culto grave male agli uomini, tentarli, e di s. Gatu'iele, nunzio di Dio a Ma distorli dal divino culto. Così tal ria Vergine, cioè nel t. IV. p. i864» volta comparvero sotto le forme di indi nelle Memorie di s. Medico, e animali schifosi, e feroci , come di delle Medichesse , a pag. 4^ e seg- pipistrello, di corvo, di avoltojo, di lungamente ha parlato di s. Raf dragone, di cane, di gatto, di ca faele, mentre alla pag. i93 e seg. pra, come si può vedere nalle ge- delle sue Osservazioni sulla divina ste de' santi, e spesso ancora di or Commedia , ne' capitoli della visio so, e sotto altre forme per accre ne del monaco Alberico, tratta co ditare specialmente i maleGcii, e le me il beato Pietro apostolo gli com stregonerie, come ha bene avvertito parve con due angeli , uno de'quali il can. Paulovich Lucidi nella vita chiamavasi Emamiele, e l'altro He- di s. Veneranda vergine e martire. los , che conduccndolo insieme co Nè deve tacersi il capriccio col qua minciarono a mostrargli i luoghi le Giovanni da s. Giovanni giunse delle pene, e dell'inferno. Al ca ad introdurre le angiolessc, tra i pitolo 39 parla eziandio del VII cori degli angeli ; capriccio, e strana ciclo dicendo: ll trono di Dio è novità impropriamente usata dalla situato in questo supremo ciclo, ove bizzarria de' pittori, e rilevata an avanti la gloria della sua maestà , che dal Pellettier nella Dissertazio i cherubini battendo le loro sei ali ne sopra gli errori dei dipinti, Me non cessano di cantare Santo, San- morie de Trcvoux, anno XI, se pu In, Santo, il signore Iddio Sabaoth. re questa non fu invenzione del V, TBISACIO AHCELICO . Disse poi cav. d' Arpino. f7. Pompco Sar- con nome. Ha In conforma di un triango i 69 nelli: se mai gli angeli santi sono apparsi in forma di donne? Vedi lo, di cui un angolo è formato da lo ancora nel Lume a' principianti una roccia scoscesa, sulla quale i ve nelle materie ecclesia stiche, Venezia neziani innalzarono nel i 463 una i723, pag, io7. Si può ancora torre, mentre i due altri angoli si consultare, De XII ordinum Angelo- scorgono dal golfo di Corone. Co rum fi-sto apud graecos VilI. Nov.j rona è sede di un vescovo greco, Cangiiis in CP. Christian. l. IV. p. e residenza di molti consoli esteri . i 88; Andrea Vittorelli de'ministeri, e Vi sono molte moschee, e chiese delle operazioni angeliche, Vicenza greche. Le case sono ben fabbrica i 6 i i ; Menochio, detti VII Angeli te, ma il porto è piccolo , e poco principali, che nella Scrittura si di profondo 5 lo che obbliga i grossi ce assistere al trono di Dio , Sluo- navigli ad ancorarsi nella rada . re, centuria ottava pag. i 8o. Conta più di cinque mila abitanti COIION o CORONEA (Coro- tra turchi, greci, ed ebrei. nen,\ Sede vescovile in partibns, sot neso Questa sul golfo antica di cittàMessenia, del Pelopon- secondo to la metropoli di Atene egualmen te in partibus. Coron è chiamata Pausania, si chiamò Aepeio; ma do ancora Cheronea secondo le antiche po che i messeni si ristabilirono, notizie ecclesiastiche. Fu eretta nel Epimelide capo di una colonia qui quinto secolo, ed appartenne all' e- vi condotta la chiamò Coronea, dal sarcato di Macedonia, nella prima nome della sua patria nella Beozia. provincia Achea. Questa antica cit Aveva molti templi, fra' quali ram tà della Grecia nella Beozia, sorge menteremo quelli di Diana, di Bac va in un luogo elevato presso al- co, e di Esculapio, le cui statue e- l' Eliconia , a qualche distanza dal rano di marmo. Corona poi fu sot sud ovest del tempio di Minerva tomessa nel i2o4 dai veneziani Itonia , nel quale si adunavano gli collegati a qualche altro principe, statisanzio della la dice Beozia. fabbricata Stefano da di Coro- Bi- che divise seco loro gli avanzi del greco impero. Nel i2o8 il corsaro nus figlio di Tersandro. ll genera genovese, Leone Veterano, s' impa le ateniese Tulmideo fu ucciso in droni di questa piazza, e di Modo- questa città l' anno 447 avanti l'e ne; ma i veneziani la ripresero po ralao cristiana, vi avea sconfitto e nell'anno i beozi 395 nelle Agesi- sue co dopo. ll sultano Baja/etto ÌJ, avendo nel i 4g8 conquistato Mo- vicinanze. La pianura, in cui Coron doiic, rivolse le sue armi contro è ora situata, divenne celebre per Corona, che nel i5oo gli fu cedu nofontela famosa sui vittoria tebani ;riportata ma al presente da Se- ta per capitolazione. Nel i532 l'am miraglio Andrea Doria, comandan non è che un miserabile villaggio te la flotta spagimola di Carlo V, detto Comari, abitato da pochi tur- la prese dopo un'ostinata resisten chi. za. I turchi però poco dopo la CORONA, o CORONE (Coro bloccarono, e quindi nel i 534 'a nai.). Sede arcivescovile in parti- ripresero essendo abbandonata da bus, città forte della Turchia Eu gli spagnuoli. Nel i 68 7 il genera ropea nella Morea, sangiacato sulla le veneto Francesco Mornsini pose còsta occidentale del golfo del suo l'assedio a questa città, e se ne rese i7o COR imperi dei persiani, COR dei greci, di padrone, prendendo anche lo sten dardo del sultano. In progresso di Siria, e di Egitto sotto I' emblema tempo essendo ricaduta nel domi di corni. Bario, ed Alessandro sono nio dei turchi, rimase in loro po rappresentati dal medesimo Daniele tere. come un vitello, ed un ariete, che La sede vescovile, secondo Com- colle corna aggrediscono Antioco manville, vi fu istituita nel quinto Epifane. La grande bestia dell' A- secolo, sotto la metropoli di Patrasso pocalisse, forse il grande impero nell'esarcato di Macedonia, e nella romano, tiene il capo ornato di quarta provincia ecclesiastica di A- dieci Si corna. narra d' Antioco, ch'essendo chea. Ebbe ventiquattro vescovi la tini, ed in seguito divenne arcive gli posto il real diadema, ch'era scovato titolare in partibus, senza allora una fascia, saviamente, pri suffraganei, o vescovi titolari sog ma che se ne cingesse il capo, getti egualmente in partibus. disse: O panno più nobile, che CORONA, Sertum. Ornamento, felice, chi ti conoscesse di yuan-* di cui si cingono la testa gl'impe te sollecitudini, pericoli, e mise ratori, i re, i principi in segno di rie sei ripieno, non ti alzerebbe onore, ed anche di autorità. Si fa nemmeno da terra. In quanto alle di varie materie, e foggie. Quindi punte, di che in seguito le corone pigliasi il vocabolo di corona an si sono ornate, si vuole che altro che in significato di maestà reale, non rappresentino se non figure e anche del regno, o del re mede di corni. L' idea del corno non era simo. Corona si dice anche una ignominiosa presso gli antichi, nè ghirlanda, o altro ornamento fem trovasi vestigio di senso ignominio- minile da portarsi in capo. Si vuo so, meno che presso Artemidoro, il le, che il vocabolo di corona pro quale sotto i Cesari scrisse le inter- venga da Como, perchè le antiche pretazioni dei sogni. Quindi dalle corone terminavano in punta, ed corone dei re sembra, che avessero esse erano indizi di potere, di di luogo quelle punte, che ora si veg gnità, di autorità, e di impero. gono, e corna in origine, dappoiché IVella sagra Scrittura i vocaboli di nelle corone ducali ec. , o non cornii, e cornua sono pigliati tal si veggono del tutto tali punte, volta per indizio della dignità rea oppure si veggono alquanto spun le, e nella lingua ebraica hanno tate, quasi indicando, gloria o po lo stesso significato. Qualche volta tere limitato, e subalterno, La più Ja medesima Scrittura per corno remota antichità non attribuì le intende la gloria, lo splendore, la corone se non che alla Divinità. forza, il potere, i raggi ; dicendosi Bacco, al dire di Plinio, si cinse che il viso di Mosè era circondato il primo di corona d'ellera dopo di corna, vale a dire, che era ra la conquista delle Indie. Tertullia- dioso, e che ne uscivano siccome no, nel libro de Corona, dice che de' corni di luce. Nella stessa Scrit non vi aveva alcuna pianta, di cui tura si legge : Elevabit Dominus non si fossero formate corone. Del carmi David, Psalm. i3i; Absds- le diverse corone delle divinità fa suni est corini Moab, Jerem. 4-8. volose trattano i mitologi. Le Paniele nel e. 7 esprime i grandi prime corone non erano che fa COH gran sacerdote COR degli ebrei portava i7[ scie, o zone, ovvero piccole stri- scie, o cerchietti, ai quali tlava una corona, di color giacinto, con si il nome di Diadema (Vedi). una lamina d'oro sovrapposta, sulla Con queste cingevasi il capo, e si quale era scritto : La santità è legava quell'ornamento al di dietro, del Signore. I semplici sacerdoti, come può vedersi sulle medaglie ed anche i semplici israeliti por- nelle teste di Giove, dei Tolomei , tavano in parecchie occasioni co e dei re di Siria. Talvolta si for rone, differenti da quelle del somi mavano i diademi di due striscio mo sacerdote e dei re; ravvicinate; tal'altra si ripigliarono Da alcuni passi di Eusebio di invece ramoscelli di diversi alberi, Cesarea, alcuni scrittori deduco a' quali si aggiunsero de' fiori. Il no che altre volte i vescovi por- Sarnelli, nel tomo X delle lettere ùssero pure una specie di coro ecclesiastiche, lettera LV tratta, se na. Le corone distinguevansi o /iureliano, o Costantino fossero i pei colori, o pel ricami, o per primi, dic mutassero la corona di le gemme. Erano poi le suddette alloro nel diadema. Egli pertanto fascie, o corone sottoposte a tia-r dice, che Costantino imperatore fu re, o mitre non solo ne' sacerdoti, il primo, il quale dopo di avere ma ancora nei re, come appari- abbracciata la fede cristiana, mutò sce nel libro di Ester al cap. le foglie del lauro, con cui cinge- ottavo, ove si fa menzione della vansi la fronte i suoi predecessori, tiara bissina e purpurea qinta di in una fascia d' oro con gemme, diadema, o corona, e da altri luo giacchè la corona di lauro dai gen ghi della .Scrittura, presso a po tili era usata anche per coronare co come ora nella tiara pontificia, il favoloso Apollo. Prima di Co ornata di tre diademi o corone, e stantino gl'imperatori Eliogabalo, nelle tiari imperiali, o regie cinte ed Aureliano avevano mutato il di una corona. La corona papale lauro in una fascia, in cc» erano è composta di una tiara, con tre co» affissi i raggi del sole. Eliogabalo rone da cui prese il nome di tri ciò fece come sacerdote del sole, e regno (Vedi), le quali corone fu- ne fu imitato dipoi dal solo Aiora- yono adottate in diversi tempi. biano, il quale era nato da una Agli articoli AUREOLA, NIMBO, ec. , sacerdotessa del sole. Costantino si parla delle corone dei santi. V. però fu il primo a cingersi la fron CORONA IMPERIALE, CORONA REALE, e te con fascia d'oro senza raggi, e COROXA DUCALE ec. La corona fu fu imitato dai successivi imperatori anche un ornamento ecclesiastico, l

COR sto globo nelle COR monete imperiali i77 il » E questa corona l' abbiamo ve- >.- duta due, o tre volte in Ger- mondo soggetto agli imperatori : ', mania, mentre l' imperatore con- quindi in quelle di Caracalla, e di » cedeva a certi principi cose'feu- Didio Giuliano, si legge: Rector » dali ". Orbis, e di altri imperatori si sa, La lodevole costumanza di porre che non ricusarono di essere chia sulla corona imperiale il santo se mati signori di tutto il mondo. Ad gno della croce, fu, introdotta dal- onta di quanto dicemmo superior l' imperatore Giustino, giacchè nelle mente di Benedetto VIII, alcuni monete prima di lui non si vede autori affermano, che primo ad u- nei diademi degli Augusti questo sare il globo fu l' imperatore Valen- nobilissimo ornamento , sebbene si tiniano, e sormontato esso pur era no dalla conversione di Costantino dal salutifero segno della croce. fosse riposta sulla bandiera detta Laonde Benedetto VIII non fu labaro, e sulle insegne delle squa l' inventore del globo, che si pone dre romane. E siccome nell' anno in mano agl' imperatori nella loro 525 il Pontefice s. Giovanni I si coronazione, ma ne donò uno a s. recò in Costantinopoli, quivi solen Enrico I. A qual fine poi la croce nemente ornò colle insegne impe siasi posta sul globo imperiale, ce lo riali lo stesso Giustino , che fu il dice Suida nel suo commento sulla primo imperatore, che ricevette la statua equestre posta a Giustiniano corona dal romano Ponteiice. Quan Augusto in Costantinopoli : Laeva do, poi nel io i 4 Papa Benedetto quideru manu globum tenet, cui crux VIII coronò nella basilica vaticana infixa est, quae significat ipsum pro l' imperatore s. Enrico I, formò lo pter fideni in crucem terrae domi scettro imperiale the gli regalò , e mmi faciimi. Globus enim in terra il pomo d' oro o globo cinto di est, quae significat ipsum propter gioie, con una ' croce nella parte su rotundam ipsius figurarii: fides vero periore, come si ha da Rodolfo Gla estipsa Crux, ol' incarnaium Deuni bro, lib. i. inter Scriptor. Histor. illis clavis qffìxum. Il Du-Cange os Francar.; e Duchesne, tomo IV pag. serva nella sua Costantinopoli cri io. Sul detto globo imperiale, scri stiana, che sebbene alcuni impera ve Isidoro, capo 3, lib. i 8, di Au tori perseguitassero le immagini del gusto, che Pilaiu in signo constituis- Ciocefisso , e de' Santi , nondimeno se fertur Augustus , propter natio- permettevano che in privato e in nes sibi in cuncto orbe sabiectas, ut pubblico si effigiasse la croce, an meigis figurani orbis ostenderetj e zi la veneravano. Basilio vescovo di Seleucia, Semi. Le prime corone degl' imperatori 2, riflette che chi si pone a guar di Germania sono state da prima dar fisso le immagini degli impe il diadema, cinto da un doppio or ratori, ammira in esse non solo la dine di perle, il Camalaucium de magnificenza, e nobiltà della clami gl' imperatori di oriente. Sotto Car de, la sontuosità e la ricchezza del lo, il Calvo, la corona imperiale diadema, ma eziandio manuni deni- era composta di un doppio ordine aue, quae orbem terramiii in mo di perle, e di un berretto sormon dam spherae formatuni digitis ge.- tatoto chiuso, da una in alto croce, c-ju con punte un berret-di bra- stare creditur. Significa dunque que- VOL. XVII. t2 i78 COR tom. I. Script. COR Rer. Gemi. Men- ni di perle, ed i di Ini successori adottarono la stessa corona. L' im chenii. peratore Lotario, secondo l'abbate CORONA REALE. Nell'anno 5i4 Suger, era coperto da una mitra il Pontefice s. Ormisda ricevette gli circondata verso l'altezza di un cer ambasciatori di Clodoveo re di Fran chio d'oro a foggia di elmo. In cia, che il riconobbe per vicario di appresso la corona imperiale si com Gesù Cristo ; ed il Papa mandò al pose di alcune punte con perle, e al re una corona d'oro. Il Ponte qualche volta di foglie di trifoglio. fice Silvestro II spedì a s. Stefano Sembra, che gli ultimi imperatori l re d' Ungheria per mezzo del suo di Costimtinopoli avessero tolto dai ambasciatore Anastasio, la corona re di Francia l' uso della corona, reale d' oro, la quale poi si custo formata di un cerchio d'oro, arric dì nel regno con grande divozione. chita di gemme, e circondata da S. Gregorio VII, dopo avere depo rosoni. Dopo il regno dell'impera sto Enrico IV, dichiarò re di Ger tore Rodolfo II la corona imperia mania Rodolfo duca di Svevia, e le è composta di un berretto, for gli mandò la real corona, con que mato da quattro foglie, Ira le qua sta epigrafe : PETRA DEDIT PETRO, li ci hanno puute con perle, e tre PETHUS DIADEMA RODULPUO. Papa archi, di cui quello di mezzo sor L rliauo HI concesse ad Enrico II regge il globo; dal berretto circo re d'Inghilterra di coronare re di lare discendono due nastri o lega Irlauda, quello de'suoi figliuoli che mi. La corona degl' imperatori di più gli fosse in grado, ed a tal effetto Russia ha al pari delle corone dei gli trasmise una vaga corona rea re, otto faglie racchiuse in otto circo le, formata di penne di pavone, li. Tra le foglie si trovano delle intrecciate con oro. Laonde il Car punte guernite di tre perle, collo dinal Ottaviano Conti, come lega cate al di sopra l'una dell'altra, e to apostolico l' impose sulla testa sormontate da una croce, compo di Giovanni. Clemente XI mandò sta di una pietra preziosa ovale, e al re di Congo lo scettro e la co di tre perle; l'interno è occupato rona reale arricchite di sante in da un berretto. Per altre notizie dulgenze. Oltre all'articolo CORO sulla corona imperiale, V. CORONA NAZIONE DEI RE, a quelli dei rispet ZIONE DEGLI IMPERATORI. Solo qui tivi regni, e stati, si parla delle co aggiungeremo col Garampi, Illu rone, e insegne reali spedite ai prin strazione del Sigillo della Garfa- cipi dai sommi Pontefici. gnana pag. 76, che in principio la Le antiche corone reali non era corona imperiale altro non fu che no dapprima che un semplice cer una niitra clericale, coi» sopra il chio, come quella di Agilulfo re diadema dell'impero, come si leg de' longobardi, e quella posta sul ge da Mabillon Mus. Jtal. toui. lI, la testa del re David, secondo si p. 4°i, e Benzone ci rappresentò rileva da una miniatura d'una Bib Enrico IV, venuto a Roma per la bia di Carlo, il Calvo. Qualche sua coronazione, cum viridissima volta si sono pure applicate a quel clamyde, cum nivea mitra, cui su cerchiotabile sconosciuto. alcune foglie Tra di un le foglievege- per impanii pafricialem circulum. Panegyr. Henr. JII. lib. I. cap. g. ti o vausi comunemente grandi per COR che viene detto COR il cimiero di Frau- I79 te , oppure punte ornate di per le. Tale è la corona attuale del eia. Pretendono alcuni che Carlo Portogallo, il cui cerchio è ornato VIII fosse il primo che portasse di quattro foglie, tra le quali s' in la corona chiusa allorchè volle as nalzano punte con perle. Le coro sumere nel i/ix)') il titolo d'impe- ne reali attuali hanno ordinaria tore d'oriente. Veggonsi tuttora nei mente otto foglie, fra le quali si gabinetti degli antiquari scudi d'oro, innalzano delle grandi perle, o del ed altre monete di Lodovico XII, le punte guernite di perle. Ci sono successore di Carlo ViII, in cui ancora quattro archi, su la cui quella corona non è chiusa. Sembra sommità poggia il globo , e qual dunque che Francesco I sia stato che volta un berretto che s' innal il primo che la portasse a quel za tra gli archi. V hanno pure modo, giacchè anteriormente non principi derivati da famiglie reali, era se non che un cerchio, o un che sono fregiati di eguali corone. diadema. Forse quel re cedere non La corona del re delle due Sicilie voleva in alcuna parte al grande è priva del berretto, ed invece del e degno .suo emolo Carlo V im globo dell' impero evvi una grande peratore, e ad Enrico VIII re d' In perla, nè i suoi archi sono guarni ghilterra, che adottata avevano di ti di perle. La corona del re d'In già la corona chiusa. Sotto la prima ghilterra è formata da due archi, razza i re di Francia vennero in e da quattro croci, a guisa di quel generale ornati di un diadema di la di Malta. Tra le croci in luogo perle simile a quello che si vede di foglie, e di piante veggonsi quat sulle medaglie degl' imperatori ro tro fiori di giglio. Essa è coperta mani. La corona di Teodeberto di quattro diademi , che finiscono rassomiglia a quella, che in allora in un piccolo globo, sormontato da usavanotinopoli, egl' che imperatori è aperta di in altoCostan- : si una croce. La corona di Svezia è priva del berretto ; quella del re chiamava spanoclista, e camelau- di Polonia non aveva berretta nel- cium, donde poi ebbe origine il l' interno, nè punte tra le foglie, e Camauro (Pedi): il piccolo fiocco in luogo del globo dell'impero, la che le è sovrapposto ricevette il corona era sormontata dall' aquila il nome di toapha. I primi re, e i polacca. Quella dell' Ungheria, la primi imperatori della seconda raz ' cui origine si fa risalire ai primi za veggonsi sui monumenti loro del secolo XI, differisce interamen colla testa cinta da un doppio or te da tutte le altre corone regali. dine di perle. I re della terza raz La corona di Prussia non ha pun za hanno cerchio d'oro ornato di te tra le foglie ; quella della Sar fiori di giglio. Questa corona adot degna è priva del berretto, e non poli,tata dagl' fu chiamata imperatori Crinium, di Costantiuo- e si usò ha che due archi, ed in vece del globo ha una croce. sino al menzionato Francesco I. La corona dei re di Francia è La corona dei re di Danimarca un cerchio composto di otto fiori ha fiori col cerchio, ed è chiusa di giglio, arcuato con sei diademi da piccoli archi, con un globo; ed che lo chiudono, e che portano al una croce sulla sommità. I ciuchi di sopra un doppio fior di giglio di Savoja, come re di Cipro, porta i8o COR quando poi egli COR prese il titolo di vano pure una corona con fiori sul cerchio, chiusi da piccoli archi, sui principe, deposto il berrettone , si quali vedevasi all' estremità di un mise in capo la corona regale, che bottone la croce dell'Ordine reli fu formata di quattro raggi acuti, gioso, ed equestre dei ss. Maurizio come osservasi nella sua immagine e Lazzaro. Grandi trifogli riflessi illustrata dal Borgia nelle Memorie veggonsi nella corona dei re di istoriche di Benevmto, tom. I, pag. Spagna, e quella corona è coperta 263. Lo fu pure a modo di diadema di diademi, clic finiscono in un glo con gemme, come si vede nelle sue bo sormontato da u.na croce. Del monete, e in quelle de' principi suc la berretta, che con corona vuolsi cessori : o finalmente venne intar che usassero i re di Francia del siata di gemme, e gigli, come nelle la prima stirpe, se ne parla al voi. pitture del codice Sofiano. Adun V. pag. i 56 del Dizionario. que nè quella co' raggi, nè quelle CORONA DUCALE, ed ALTRE abbellite di gemme ed anche di gi CORONE. Il Muratori nelle Antichiià gli, erano corone ducali. Se quei Estensi, pag. 28 congetturò che fi berrettoni dipinti nella cronaca di no dal secolo IX s' incominciasse Volturno, e negli atti di s. Mercu a dare ai duchi di ducato provin rio , che hanno nell'estremità un ciale il distintivo della corona du cerchio, o semplice, come negli atti, cale. Negli annali Bertiniani, anno o ornato, come nella cronica, deb- 867 , è scritto che l' imperatore bansi tenere per le antiche corone Carlo il Calvo, in un placito che ducali , ne lascieremo ad altri il tenne in Pavia, dichiarò Bosone fra giudizio. Non si sa precisamente tello di Richilde sua moglie, duca quali fossero le vestimenta assunte della Lombardia, e l'ornò poi con dal principe Arigiso allorchè depose corona ducale. Ma qual fosse dap il titolo di duca. Quel che sembra prima la foggia di questa corona congruente si è, che avendo assunte ducale, è ben difficile definirsi. Le tutte le regie divise fuori del titolo, antiche pitture che ci restano dei nello stesso modo che ornò il capo duchi beneventani altro non ci rap della corona, rivestì ancora il cor presentano che un berrettone di fi po de' regali arredi. L'anonimo Sa gura conica, siccome può vedersi lernitano, cap. 25 Chronic. ci fa nelle immagini dei duchi Gisolfo I, sapere che Arigiso nel giorno so e Gisolfo II inserite nella cronaca lenne di Pasqua soleva usare una di Vol turno, nella quale per distin ricca veste di saio, forse così detta zione del grado, quelle di Deside perchè di vario colore. Di qual ric taliario, e portano di altri la re longobardi, corona regia o d: , I- o chezza fossero le corone usate dai principi di Benevento si ha dagli con raggi semplici, che non termi atti della traslazione, che nell' 82o nano in acuto ma in piano a mo fece il principe Sicone del corpo di do delle corone turrite, o con raggi s. Gennaro da Napoli in Beneven aventi nell'acuto gigli, o perle. Nel to. In quegli atti dunque si dice codice degli atti di s. Mercurio pub che Sicone offerì la stessa corona blicati da monsignor Vettorio Gio- al santo: etiauiexcellcutissimus prin- vardi, vedesi dipinto il duca Arigiso ceps Sico, qui coronam auro opti- col solo berrettone in testa. Ma mo, excellentibusque genutiis prttio- COR volevano farne COR acquisto. Ma accorsi i8i sissimis de capite suis manibus de- pomit , et super altare beati Ja- in aiuto della città Guglielmo de nuarii locavit; e dalla cronaca di gli Adelardi primario cittadino di Monte Cassino cap. 26, lib. I, sap Ferrara , ed Aldruda Frangipani piamo clic Siconolfo principe di contessa di Bertinoro, fu la città Salerno, fra le altre cose che tolse liberata dall' imminente pericolo. a quell' insigne monistero, vi fu la Presso Du Cange (V. CORONA), leg- corona usata già da Sicone suo pa gesi ciò che segue : » Rogerus Hove- dre, e che questi, secondo l'antico » denus de Joanne comite Moritaniae pio costume, aveva offerta a s. Be » postmodo Reg. Angl. accinctus nedetto, valutata tre mila soldi , a » est gladio ducatus Normanniae cagione de' preziosi smeraldi che la » in matrici ecclesia per inanuni decoravano. » Walteri Rotomagensis archiep. Ne' seco] i posteriori la corona du » et praedictus archiep. posuit in cale consistette in un cerchio d'oro » capite ducis circulum aureum liscio , talvolta con qualche so » habentem in summitate per cir- vrapposto ornamento. ll maestro » cuitum rosas aureas ". Orda ad Boncompngno Fiorentino, che circa benedicendiim ducem Aquitaniae. il i2i8 insegnò il primo in Bolo » Post haec imponit episcopus ca- gna la grammatica, nel libro de » piti ducis circulum aureum, cum obsi diane Anconae tom. 6 rer. Ital. » oratione ista, etc. Le Roman de descrivendo al cap. 3 la potenza » Gazin , ciljus anetar vixit sub de' veneziani, nota, che illius civita- » Ludovico VII circulum aureum tis dux anreimi circulum in vertice » ducibus Iribus, etc. " E che an deferì, et propter aauarum dignita- che ai tempi di Calisto III il cer tem, quaedam regalia insignia obti- chio d'oro fosse la corona ordinaria nere videtur. ll berrettone ducale dei duchi, l'abbiamo dalle geste di del doge della repubblica di Vene Alfonso I re di Sicilia, allorquan zia, si chiamava Corno ducale , e do egli nel i 443 diede le insegne dice il Sarnelli ch' era somigliante di duca di Calabria a Ferdinando a quello del dio Luno, giacchè Orfeo suo figliuolo naturale con cingergli nell'inno ottavo chiamò la luna or la spada, e porgli il cerchio d'oro femmina or maschio. Il berrettone in testa. Anzi in un'istoria mano in forma di pileo era all'uso della scritta delle cose degli Sforzeschi Mesopotamia , e dell' Armenia ove dall'anno i4oo al i 5 i 7 composta appunto adoravasi il dio Luno. Tut da fra Girolamo pittore da san tora le famiglie patrizie venete che Fiore, descrivendosi all'anno i42i, ebbero un doge, fanno sormontare la maniera colla quale Giovanna II i loro stemmi gentilizii dal corno regina di Sicilia dichiarò principe ducale. di Capua il celebre Braccio da Mon Sottrattasi Ancona dall'ubbidien tone, si nota che lo insignì d'un no za del Papa per governarsi a mo bilissimo cerchio d' oro. Ma dopo i do di repubblica sotto il patrocinio tempi di Calisto III, nel medesimo dell'imperatore di oriente, nel i i72 secolo XV, troviamo che per i du soffrì un gravissimo assedio dalle chi era in uso altro ornamento in armi di Federico I per terra, e da vece del cerchio d'oro. Gio. Batti quelle de' veneziani per mare, che sta Pigna l. 8. de Princip. Atestin. I 82 COR desimo s. Pio COR V fece fare la coro ove narra le cerimonie, colle quali Paolo II nel i47i innalzò Borso natoventimila del valore, scudi come colle fu detto, dette di parole cen- d'Este vicario pontificio di Ferrara, all' onore di duca di quella città, e intorno. Quindi recatosi in Roma sue appartenenze, così ce lo descrive : il gran duca Cosimo I, fu ricevuto Ducis insignibus est ornatiii : ea au- regiamente, e con grande allegrezza teni fuerimi damascena vesti* alpi- da s. Pio V, che colla medesima nis candidissimis muribus sujfulta. corona a' 5 marzo i57o lo coronò Late humeros operiens infida in ga- solennemente nella cappella ponti Icricidi modum acuta binis pretiosis ficia, donandogli ancora la Rosa di lapillis utriiKjue dependentibus , vir- oro, che in quel giorno aveva con ga aurea in manu dextera. Nè dis sagrata e benedetta, trattandolo quin simile fu quello adoperato nel i474 di con regio convito. Il Maffei, nella da Sisto IV con Federico Feltresco Vita dis. Pio V, lib. III, capitolo quando lo dichiarò duca di quella i9, descrive il reale trattamento città, In mis*a ante evaiigelium titiilo fatto dal Pontefice al gran duca, e Ducatus, ac veste talari, pileoque la solenne funzione della coronazio quali ter et dux Borsius, et tarane au ne. Nella libreria del Gesù in Ro reo decoratus donatusque est. Tanto ma dice il Novaes di aver letto un si legge in un documento riportato dal manoscritto contenente un discorso Rinaldi, n. 2o. V. DUCA, e MARCHESE. con questo titolo: Discorso dell'au La corona dei grandi duchi di torità del Papa, circa il dare le Toscana è aperta con punte fram dignità, fatto in tempo che Papa, mischiate di grandi trifògli sopra s. Pio V insignì col titolo di gran altre punte, e il fior di giglio di duca di Toscana Cosimo de Medi Firenze nel mezzo. ll Pontefice s. ci. V. TITOLI ONORIFICI CONFERITI DAI Pio V, per togliere le gravi conte PONTEFICI. Del berrettone ducale, dicise di duca precedenza di Firenze, fra Cosi poscia mo de' primo Me che insieme allo stocco, o spada, sogliono i Papi benedire la notte gran duca di Toscana, ed Alfonso della vigilia di Nntale, e quindi do II duca di Ferrara (ad esempio di nare a' principi benemeriti della re Alessandro III, Innocenzo III, e Pao ligione, si tratta all' articolo BER lo IV, per non dire di altri, che RETTONE e STOCCO BENEDETTI. crearono i re di Portogallo, di Bul Il Patrizio Romano (Vedi), di garia, e d'irlandaj a'27 agosto i56g gnità antica primaria di Roma, dai l' ornò del titolo di gran duca col- Papi conferita a' grandi principi, u- l'autorità della bolla Romanus Pon- sava la corona, o cerchio d' oro tifex, che gl' inviò per mezzo del gemmato, col quale corona vasi la proprio nipote Michele Ghislieri, in fronte. Questa corona non era un al disegno della corona reale, radiata, come vuole il Muratori. fotta di propria mano del Papa, Fra gli altri la portò Carlo Magno come di proprio pugno sotto vi prima di essere dichiarato, e coro scrisse queste parole: Pius V Pon- nato imperatore dal sommo Ponte tifex Maximus, Oh eximiam dile- fice s. Leone III, il quale in lui ctionem : Ac catholicae religionis ze- rinnovò l'impero romano. Anche il lum,praecipuum

nuta dal dotto Fontanini, il quale dirigia Roma, pontificii), (come il si suo ha egli nipotedagli usò antichi Pietro la corona Dia-Bor- appoggiossi non solo alla tradizione, ma anche all'atto del coronamento dell'imperatore Carlo IV, ch'ebbe chiamata pileo, tiara, infula, coro luogo in Milano a' 6 gennaio i 355, na, le cui varie forme si possono nel quale quella corona viene ap vedere presso il Contelori nell'opu pellata la santa corona del ferro. scolo De Praef. Urbis. e. 2. L'ul Il Muratori però è d' avviso, che timo prefetto di Roma fu Taddeo il vocabolo santa non provasse pun Barherini, fatto dallo zio Urbano to l' identità di quel cerchio col VIII, il quale nel i626, nella cap chiodo della passione, perchè sem pella pontificia, gli diede l'abito, le pre aggiungevasi l'epiteto di santo insegne, e la corona. o di sacro agli ornamenti, che ser Nel medio evo la corona diventò vivano all' incoronatone degl' im un segno costante non solo della peratori, e dei re. Egli dubita al dignità imperiale, e reale, ma an tresì, che I' abbreviazione sa non che della signorile. Allora la distin tanto significhi santa quanto secon zione delle corone, che appartene da, come altre volte si costumava. vano alle diverse classi dei principi, Si pretende poi spiegare facilmente e dei baroni, diventò uno dei rami come quella corona fosse nomina della scienza araldica. Ed è perciò ta seconda, piuttosto che santa, per assai necessario, che gli artisti ab chè dopo l' imperatore Ottone I, i biano sicure nozioni della diversità suoi successori costumavano di far delle .corone per non commettere si coronare tre volte ; la prima ad errore di costume, e di cronologia, Aquisgrana (Vedi) come re di Ger nelle loro opere. Finalmente le di mania, la seconda in Milano come verse corone distinguonsi, o dalle fo re d' Italia, e la terza in Roma glie, che s' innalzano al di sopra dalle mani del sommo Pontefice co del cerchio; o da punte con perle, me imperatori. Certo è, che i mi collocate qualche volta tra le fo lanesi conservarono sempre con ri glie, e sovente senza foglie ; o dai spetto religioso quel secondo orna gigli spesso mischiati a croci, o a l'mento estinzione della del maestà regno imperiale, d' Italia dal-sino piccoli archi ornati di perle; o fi nalmente dal globo, o dalla croce, a' giorni nostri. Nella vita di Cle o da gigli alla corona sovrapposti. mente XI si legge, ch'era stato so CORONA FERREA. Lodovico speso da un visitatore il culto del Muratori, che pubblicò in Milano la corona di ferro, colla quale in una dissertazione sulla corona di fer Monza coronavansi gl'imperatori, ro, accenna l' opinione generalmen come quella che era conservata fra le te sparsa ne' secoli a lui precedenti, reliquie nel celebre tesoro di quella ch'essa avesse ricevuto il nome di chiesa di s. Giovanni, e come quel corona ferrea, perchè il cerchio di la che piamente si crede fetta da quel metallo da cui è circondata, un chiodo con cui Gesù Cristo fu crede vasi formato con uno de Chio alla croce affisso. Essa è a guisa di di (Vedi), che servirono alla cro- cerchio senza raggio, ed è scom cefissione di Gesù Cristo. Questa partita in sei lamine d'oro smalta- i84 COR gilulfo andò perduta, COR o fu involata te, brillantate di gemme, ed unite fra loro con sei cerniere, contenen a Parigi, quando vi fu trasportato te nel suo interno la striscia for il tesoro sui primordii del corrente mata col sacro ferro. L'arcivescovo secolo. Essa aveva in giro i dodici di Milano, a cui fu lasciato l'arbi apostoli, e in mezzo Gesù Cristo in trio di decidere su questo culto, atto di benedire. Questa corona fu ricorse in Roma alla sagra congre creduta a Parigi la ferrea, e come gazione de' riti, la quale commise tale anche incisa in una medaglia. l'esame delle scritture, e la compi Il tesoro, meno la corona ferrea, lazione del processo a Prospero Lam- dopo essere stato trasportato in bertini, allora avvocato concistoria Francia, venne restituito alla basili le e promotore della fede, poi Papa ca di Monza, quando si restitui Benedetto XIV. La medesima sa rono tutti i capo-lavori apparte gra congregazione dichiarò potersi nenti all'Italia. conservare questa corona fra le al Alcuni scrittori diedero tutt'altra tre reliquie del nominato tesoro, interpretazione alla corona ferrea, dentro ad una croce; quindi potersi ed alcuno pretese, che così fosse venerare sull' altare, e portare in chiamata perchè serviva alla inaugu processione all' adorazione de' fedeli. razione de' valorosi, e degli eroi nel Ciò fu confermato da Clemente XI la dignità reale. Incerto è pure tutto con un decreto de' i o agosto i7i7, ra, quale fosse la prima origine di che si legge presso il Bu.ll. Rom. questa corona, che per lungo tempo fu tom. VIII. p. 44o. celata allo sguardo di tutti ; ed in Non riuscirà discaro un piccolo certo è pure quale testa ne fosse relativo cenno del tesoro della chie per primo ornata, e in qual' epoca sa di s. Giovanni di Monza, dove cessasse di adoperarsi. Tuttavoltn si custodisce la corona ferrea. Que riuniremo alcune «udizioni su que sto tesoro consisteva in quattro co sta tanto celebrata corona, che da rone, in diverse croci, in vasi di gli imperatori, e dai re si prese varie forme, e grandezze, fra i qua non solo pel dominio di tanta par li evvi un superbo calice d' oro in te d' Italia, ma ancora per essere gemmato, come pure si contano una più forti nel combattere colle armi coppa d' agata orientale, una tazza gl'infedeli ed eretici, e nel difende di zaffiro, una chioccia con sette pul re la santa Chiesa. cini d' oro ec. ec. Sulla principal Prima di tutto conviene notare porta della chiesa si vede un basso sull'origine della corona terrea, che rilievo a due piani : in uno viene allorquando nell'anno 3p,?, morì effigiato il battesimo di Gesù Cristo, l' imperatore Teodosio I, il grande, fatto da s. Gio. Battista; nell'altro e se ne celebrarono in Milano le la regina Teodolinda, che offre una esequie alla presenza del suo figlio corona al medesimo santo precur Onorio, il santo vescovo Ambrogio sore, assistendo ai lati Gundeberga, pronunziò l'orazione funebre, facen e Adaloaldo figli, ed Agilulfo ma do elogio delle geste del defonto. rito di Teodolinda. Nella parte in Tra le altre cose narrò egli, che s. feriore è scolpito il resto del tesoro. Elena nelle sue pie peregrinazio Al presente però vi sono solo due ni , per ritrovare il vero legno corone, e la più ricca detta di A- della Croce su cui venne crocifis- r. OR COR so il Redentore , cercò pure i alcuni aurei fregi a guisa di rose, .8? chiodi e li rinvenne, e di uno di e bottoni in numero di quattro per questi fece un diadema ornato di ciascun campo smaltato, e nel mez gemme. Il diadema insieme ad al zo trovasi una nicchia con orlo di tro chiodo, fu dall'imperatrice man oro rialzato, in cui è incastrata una dato a Costantino suo figliuolo, il gemma ovale. Tali campi quadrati quale col diadema cinse il proprio tutti pure smaltati, ed ornati, sono elmo, e col chiodo formò il freno sei, e vengono divisi da altrettanti del suo cavallo, perchè gli fosse di campi quadrilunghi, i quali sotto difesa ne' viaggi, e nelle battaglie, un fondo d'oro portano tre gemme ciocchè avvenne verso l'anno 326. disposte in filo l'una sotto l'altra, Tanto il freno, che il diadema, do a somiglianza di quelle che stanno po che Costantino avea trasferito nel mezzo del campo smaltato, con la sede dell' impero in Bisanzio, la questa sola differenza che l'uno dei quale dal suo nome prese quello di detti campi quadrilunghi invece di Costantinopoli, ivi restarono lunga tre gemme, non ne ha che una nel mente, finchè s. Gregorio, che poi fu mezzo a due dei già menzionati Papa, e venne chiamato il magno, bottoni d'oro. Ciascuna adunque essendo in quella città come nunzio delle sei lamine formanti la corona od apocrisario di Papa Pelagio II, è composta di un campo smaltato ottenne in dono dall' imperatore Ti- più amplo, e di altro più stretto herio II molte reliquie, compreso con fondo tutto d'oro. Tanto i fre il diadema col sagro chiodo. Allor gi come le nicchie, ossia gli alveo chè poi Teodolinda, regina de'lon- li, sono di eguali forme e dimen gohardi, si convert'i alla fede cat sioni, toltone ciò che riguarda le tolica , s. Gregorio divenuto Ponte gemme, alcune delle quali sembra fice le scrisse più lettere per tener no sostituite alle antiche. Gli smal la solida nella conversione, e procu ti eseguiti con vago disegno, sono rare quella, de' suoi sudditi, e le di vivacissimi colori. La corona di donò alcune reliquie, insieme al oro perciò riveste la ferrea, la qua sacro diadema, che difendeva l'elmo le, come si disse, è una sottile lamina del gran Costantino. Avendo la pia interna battuta grossolanamente a regina , in onore di s. Giovanni martello, distinguendosene persino le Battista, edificato in Monza la sud impronte, anzi non sembra che vi sia detta basilica, tra le altre cose, le poi stata impiegata la lima, meno donò tal corona. qualche tratto intorno agli orli. Per La corona adunque del regno mezzo di due chiavelli l'estreme parti d'Italia viene chiamata ferrea, os si riuniscono in circolo. Questo cer sia corona di ferro, da uno stretto chietto non è forbito come una lami circolo, o anello di ferro, che in na di coltello, ma si conserva tal qua ternamente la cinge, essendo nel re le uscisse dalla officina di un fabbro, stante tutta decorata d'oro puro, che l'avesse di recente lavorato, nò di gemme, e di smalti. Questa co porta gl' indizi della ruggine gene rona è formata di sei lamine d'oro rata dal tempo. E da avvertirsi che riunite per mezzo di cerniere, o questo arredo non era una corona, spilloni pur d'oro. Dalla superficie ma un diadema, distinzione che si smaltata sorgono battuti in rilievo trova in tutti gii antichi monumen i86 COR tasei anni, cioè, COR finchè nel i3ig ti. La sua ristrettezza è tale, che come corona non può comprendere la riscattò Ottone Visconti. Il per un capo umano; ma è costrutta in chè, quando Enrico VII di Luxem- modo, che siccome diadema si può hurgo discese in Italia per farsi o con fibbia, o con nastri allarga coronare re di Lombardia, fu duo- re e restringere a proprio piacere. po costruirne una nuova di ferro, Di fatti sembra ragionevole, che o, come altri dicono, di acciaro, s. Elena mandasse a Costantino non guarnita di gioie, e quindi con es una corona, ma un diadema, se sa a' 6 gennaio i3ii venne co doveva adattarsi ai vari elmi, che ronato da Gaston della Torre ar inettevasi in capo. Finalmente dal- civescovo di Milano nel tempio di l' esame delle due parti, le quali s. Ambrogio, e poi passò in Roma formano questo arredo, risulta che a ricevere la corona imperiale. Non il diadema d'oro non fu in origine andò guari, che per le fazioni dei costrutto per contenere il cerchio Guelfi, e Ghibellini, Monza sosten di ferro, ma venne unito a questo ne un tremendo saccheggio per o- per ornamento, e che il fregio d'oro pera dei milanesi: tuttavolta, per è lavoro bisantino, benchè vi sia gran ventura, il tesoro della basi stato chi lo credesse lavoro fatto lica di s. Gio. Battista fu rispetta eseguire da Teodolinda. to. Proseguendo però le guerre, il Gravi furono le dispute intorno al capitolo della basilica reputò indis sinola corona in dubbio ferrea, le ed testimonianze alcuni posero isto-per- pensabile assicurare la corona e il tesoro, nascondendoli nel i323 sot riche, che asseriscono, il cerchio di fer to terra, ma discopertasi la cosa ro essere quello formato col santo chio nell'anno seguente, a maggior si do, cui s. Elena mandò in dono al curezza si trasportarono la corona suo figlio Costantino. Altri dubi e il tesoro in Avignone, allora resi tarono se sia veramente questo au denza de' Papi, e si diedero in cu tentico, altri negarono che esistesse stodia a Giovanni XXII; ma nel a Monza la corona, ed altri affer iSf'T Clemente VI fece restituire marono ch'era di paglia. I dubbi a Monza sì l'una che l'altro. e le contese progredirono tanto ol Non è certo quando siasi inco tre, che per l'identità del cerchio minciato ad usare la corona ferrea di ferro, fu portata causa alla san nelle incoronazioni dei re d'Italia. ta Sede, che risolvette in favore del Alcuni asseriscono, che la stessa re tanto chiodo, nel modo da noi ac gina Teodolinda, nel donare il sa cennato superiormente. Tali que gro arredo alla basilica da lei edi stioni possono avere avuto origine ficata, ordinò che con esso si con dalle vicende cui andò soggetta la sagrassero i suoi successori, ed an corona, dappoichè essa corse peri lulfozi ch' suo essa marito.stessa ne Presso coronasse i critici Agi- colo due volte di andare perduta. Nel i273, i della Torre, signo non si ammette l'ingiunzione di ri di Milano, e di Monza avendo Teodolinda, essendo noto, che i re estremo bisogno di denaro, impe longobardi non si coronavano, ma gnarono parte del tesoro di Mon venivano sollevati sugli scudi dopo za, insieme alla corona, per cui la la loro assunzione al trono. La basilica ne restò priva per quaran- prima volta, che la corona servì a con chè egli, come COR altri dicono, non i87 si coronare sce da alcuni i re < pendirosari i jussit: recitatio timi jam quia timi ejusmodi in usu cole pietre, cui portava nel suo se no, ad imitazione di alcuni anaco crai." Mabillonius tom. IV Ann. reti di Oriente. Ord. s. Benedirti ad aiuuun io44, COR ncdictae, si non COR poterat aliiid exhi- i97 5 (ig, 7o, cdit. Lucae ì73g. Ef. idem dict. andore in praefatione berc, praebebat. Nelle costituzioni ad nota Sanctorum sacc. V, nnm. del capitolo provinciale celebrato i25, et seq. pag. LXI, qui ex ad- dagli eremitani di s. Agostino, nel- » duntis non satis liquore Deiparae l' eremo di s. Severo di Centocel- » salutationem affirmat: sed potius le, l'anno i29o, si proibi ai reli «» originem coronae tribuendam es- giosi, che portassero chingukim de " se arbitratur initio duodecimi serico aut bursam, aut chirothecas, » saeculi , pag. 62. Vid. tamen aut musami, aut Pater noster de » Monelia, De origine Sacrar, pre- ambra vel cristallo. In un docu *, cum Rosarii, Romae i725." Il mento del i 33 i presso il Ducange suddetto fatto storico fu però già alla voce Cona, si legge; produobus provato con monumenti incontra filis de Pater noster de curallo, et stabili dal p. Echard domenicano duobus fìlis de vitro, et una Cona dottissimo, ed anche dal gran Na suode plumbo. Laberinto Perciò usò il l'espressione Boccaccio nel di V tale Alessandro nella sua Storia ecclesiastica. V". il Bergier tom. una filza di Pater noster. Della XIV, p. i 86 dell'edizione fioren compagnia di Fr. Venturino, che tina. nell'anno i 3 i 4 si recò in Roma, Tanto è importante ciò che su si legge che nella mano ritta por questo argomento scrive il dotto tavano lo bordone, ne la manca, Garampi, che crediamo opportuno li Pater noster, come abbiamo dal di qui riportarlo. Nelle sue Me Muratori, Antìq. med. evi. t. 3, p. morie ecclesiastiche, pag. i 5, dice 273. In un necrologio della basi che la divozione, la quale si ebbe lica Vaticana del XIV secolo, a' 2 sempre dai fedeli di recitare re- di marzo si nota, essere stata la plicatamente l' orazione domeni sciata al capitolo una casa cuni cale, fece poi pensare a più di signo mulieris cum Pater noster in voti di ritrovare un modo fa manibus, sitarii in contrada delle cile per tenere conto di questa Incarcerate, et in parochia s. Ma ripetuta recitazione; e fu l'uso del rine in Transpadina. Parimenti le nostre odierne corone , dette a' dì 26 luglio nomina altra casa perciò da principio Paler noster. posita in platea Castri s. Angeli Nella leggenda di s. Margherita da cum signo Palernostralium. In un Cortona, si ha che, nulli rei sibi censuale della medesima basilica ad necessarium vietuni missae par- del i395: Domus cum signo ven~ ccbat, immo nec ipsis signaculis , dentis signa Palernostralia. E nei ijuae tenebat ad lwrarum, et ora- Diari manoscritti di Antonio di Pie tionii; debitum persolvendum. Co tro, esistenti nell' archivio della sì al cap. 3, num. 47, presso il Bol predetta basilica, il quale visse sot lando, Acta V feb. die 22, Al cap. to Martino V, si legge che presso 2, i7 si legge: Si non luzbebat la medesima, e nella città Leonina cjuod posset tribiicre pauperibus, sua erano più botteghe di Paternostra- tunica manicas dissucbat, et velum ri. Nei processi fatti per la cano deponens de capite, mine Patc.r no- nizzazione di s. Francesco di Pao fter et cingulum, et tigna tecti de la è scritto: Fiiira lignea paria de corticaii-'!, etìam urccolum acjuae be- Paternostri* benedici faciendo et dis* pure ai cadaveri, COR e con essa si sep tiibuendo, ete. L'antico autore del la vita li chiama Rosarium oratio- pelliscono. Divotissimi furono sem ni* dominiccie , per ragione del- pre i Pontefici del pio esercizio l' uso già introdottosi di recitare della corona, e concessero parecchie con essi il rosario della b. Ver indulgenze alla recitazione di essa. gine- Clemente VIII, appena vestito per IV uso della corona, cioè di reci la prima volta degli abiti pontificii, tarla, è propagato per tutto il mon premurosamente ricercò la corona, do, pochi essendo i cristiani, che che avea lasciato negli abiti cardi non la tengano costantemente in nalizi : e Benedetto XIII nelle fre saccoccia, mentre altri la tengono quenti visite che faceva alle chiese, ad uno delle dita della mano. Que pubblicamente recitava con un suo sta ultima corona è un anello d'o cappellano la corona, ed il rosario. ro, d' argento, o altro metallo con Nelle processioni poi di penitenza, qualche divota immagine, come del di frequente si videro i Romani Crocefisso, e della Madonna, aven Pontefici colla corona in mano, re te in cerchio dieci punti rilevati per citarla con edificante raccoglimento, contare le decine delle Ave Maria. e gli ultimi esempi vennero dati Vi sono certe corone dette corone dal Papa che regna in siffatte pro alla cavalieri! formate di un anel cessioni. lo d'oro, di argento, o di metallo Antichissimo è il rito di benedirsi, dorato, da cui pendono dieci glo- e donarsi ai fedeli dai sommi Pon betti di pietre più o meno prezio tefici cose sagre di oro, o di metal se, con medaglie d'oro, di argento, o lo, donde poi ebbe origine la be di qualche pietra, o cameo pendente. nedizione pontificia, e distribuzione Per lo più queste corone alla cavalie delle croci, crocefissi, corone, meda iti si donano dai Pontefici a distinti glie ec ; ma certo si è, che alle signori, ed a persone qualificate, mu medesime, innanzi al secolo XVI, nite della loro benedizione, e con non si solevano applicare le indul indulgenze. Prima i Papi nella so genze. Allora quando Sisto V fece lenne cavalcata, con cui prendevano restaurare le cadenti mura della il possesso , erano corteggiati da patriarcale arcibasilica lateranense, buon numero di paggi, che perciò in più luoghi furono trovate mol facevano cavalieri dello sperone di tissime medaglie d'oro, nelle quali oro, e conti palatini, oltre il dona era impressa la ss. croce, o im tivo d' una corona di agata, di o- magini aventi la croce. Fattane la nice, di diaspro, di lapislazzoli etc. distribuzione, concesse molte indul con medaglia simile, ovvero d'oro. genze a chi ne aveva alcuna presso Molti religiosi, e molte religiose, di sè, purchè fossero adempite le come si può vedere ai rispettivi opere ingiunte, come rilevasi dalla articoli, molti confrati dei sodalizii sua costituzione Laudemus viros, o confraternite ec., portano al fian del primo dicembre i587. Non de cocefisso la corona pendente, con e medaglia, taluni anco e cro- con ve però tacersi che s. Pio V sem bra che fosse stato il primo Pon un piccolo teschio, cioè attaccano la tefice a benedire le Medaglie (Ve corona al cordone, cinto, cintura, o di) concedendo indulgenze a chi se fascia. Talvolta la corona si pone co le portasse, affine di promovere COR ai quali da questi COR saranno distribuite i99 ne' fiamminghi la «anta religione. Quindi i Papi, che successero aSisto per la prima volta ; che perdendo V, oltre alle medaglie, anche alle co sene una non se ne possa sostituire rone, rosari, croci, crocefissi ec. , da un'altra a proprio arbitrio, non o- loro benedetti, applicarono le indul stante qualunque concessione, e pri genze, considerando, che il pio uso di vilegio in contrario; che non possano tali cose sagre eccita nei fedeli cri prestarsi, o darsi ad altri precaria stiani la fede, e gli atti di adora mente ad effetto di comunicargli le zione verso Dio, e di venerazione indulgenze, altrimenti perdono le verso la beata Vergine, ed i santi. stesse indulgenze ; e che le suddette Delle indulgenze addette alle cose cose, ricevuta che abbiano la pon benedette dal Papa, o da quelli da tificia benedizione, non possano ven lui autorizzati con rescritto, o a dersi, a tenore del decreto della s. viva voce per numero determinato, congregazione delle indulgenze dei abbiamo parlato agli articoli delle giugno i72i. Finalmente va avver Benedizioni (Vedi). Solo qui avver tito, che tutte le indulgenze, descritte tiremo, che le cose, e le corone in nel Sommario, come si legge a p. 544» tal maniera benedette, affine di lu e seg. della mentovata Raccolta crare le relative indulgenze, deb (Sommario che si suole stampa bono necessariamente portarsi in re anche a parte, col titolo, In dosso, e ritenersi presso di sè (come dulgenze, che la Santità di Nostro nella propria camera, o in altro de Signore ec. , concede ai fedeli, che cente luogo della casa ove si abita), ritenendo appresso di se alcune oppur debbono innanzi alle mede delle corone, rosari, croci, crocifissi sime recitarsi le rispettive orazioni. medaglie benedette ec.), possono con Le indulgenze analoghe sono ripor seguirsi da chiunque fedele cristiano, tate nella Raccolta di orazioni, ed il quale abbia seco qualcima' delle opere pie per le quali sono state croci, o corone, o rosari, soltanto concedute dai Romani Pontefici le che abbiano toccato i luoghi santi, sante, indulgenze ; raccolta che si e le sagre reliquie di Terra Santa, pubblica colle stampe in Roma con per concessione del ven. Pontefice l'autorità della sagra Congregazione Innocenzo XI. Ciò si rileva dal delle Indulgenze (Vedi), la quale breve di questo Papa, Unigeniti nel i84i ne fece imprimere la de Dei Filii, dei 28 gennaio i688, cima edizione. confermato da Innocenzo XIII con Conviene ancora notare, che nella decreto della s. congregazione delle distribuzione e nell' uso delle coro indulgenze, dei 5 giugno i72i, con ne , rosari , ec. benedetti, si deve cui si proibisce il vendere dette cro osservare il decreto di Alessandro ci, corone medaglie etc., dopo aver VII emanato il dì 6 febbraio i 657, toccato quelle sagre reliquie, o com col quale confermò egli quanto avea mutarle con altre merci, o prestarle già stabilito su tale oggetto Clemente ad oggetto di comunicare ad altri VIII nella sua costituzione de' io le indulgenze, come dai decreti di gennaio i597, cioè, che le indulgen detta sagra congregazione degli i i ze annesse alle suddette cose non marzo i72i , ed i i febbraio i722. passino le persone di quelli, ai quali Avendo sino ad ora parlato delle le medesime saranno concedute, o corone in genere, passeremo breve- 200 C OR quc //i'fi Maria, COR e ail onore delle mente n trattare delle corone par ticolari, cioè delle principali divo cinque piaghe del medesimo Re zioni, e pie pratiche di recitazione dentore, e per rammentare la sua di corone, che ottennero dalla ma madre Maria, che fu la nostra cor terna generosità della Santa Sede redentrice appiè della croce. il premio delle indulgenze. La corona del Signore si divid« in quattro parti, che sono: la ve Della Corona del Signore. nuta, la conversazione, il transito, Il beato Michele camaldolese di la glorificazione del Redentore. Due Firenze, già coppiere alla corte di altri modi per recitare questa co Lorcnzo de Medici, dopo essersi or rona,, sono descritti nel libretto, che dinato sacerdote, preso dall' amore nel corrente anno i842 ha fatto di solitudine, vestì il sagro abito ristampare co' tipi di Propaganda di s. Uomualdo nel celebre eremo fide il Papa che regna, ed ha que- di (inimichili nel i5o2, ove perla 'sto titolo : Divoti metodi per reci sua gran virtù ottenne di vivere tare fruttuosamente la corona del in cella segregato dagli altri. Fu in Signore, col sommario delle indul questo penitente ritiro, che il santo genze, che ad essa sono state con solitario di frequente meditava sul cesse dai Sommi Pontefici, ed un le sette petizioni, che si contengono compendio della vita dd b. Mi nel Palcr noster, ravvolgendo di chele ec. I Papi, che fecero tali continuo nella sua mente, come concessioni, sono Gregorio XIII con meglio i fedeli potessero conseguirne breve de' i 3 febbraio i 58 3; Sisto i salutevoli efll-tti. Laonde per di V con breve de' 3 febbraio i 58f), vina ispirazione apprese, che molto Clemente X col breve De salute avrebbero i cristiani di quella ora Dominici gregis, de' 2o luglio i 67 4, zione profittato, se ad imitazione Benedetto XIII con decreto della della corona, che già recitavasi in congregazione delle indulgenze dei onore della b. Vergine, una pure 6 aprile i727, eLeoneXII con de iie recitassero in onore del Signor creto di detta congregazione degli i i nostro Gesù Cristo. Quindi, aven agosto i824. Inoltre Benedetto XIII done lavorata una colle proprie concesse all'abbate generale della mani, la consegnò al suo p. mag congregazione camaldolese, la facoltà giore, il quale presentatala al Pon di poter accordare a' sacerdoti, ove tefice Leone X, non solo ne otten nonmaldolesi, sono la monaci podestà od di eremiti benedire ca- ne l' approvazione, ma con bolla, data in Firenze a' i S febbraio i 5 i 6, le corone del Signore colle relative concesse alcune indulgenze a chi indulgenze; quindi Pio VII nel i8o6, avesse ritenuto appresso di sè det diede questo privilegio anche ai ta corona, o l' avesse recitata. Que maggiori pro tempore degli ere sta corona adunque venne ordinata miti camaldolesi. Sono fatte queste atre venerare anni, che la conversò memoria il dei Redentore trenta- corone dagli stessi camaldolesi coi nodi di abete, o con legno tinto nel mondo per operare la nostra giallo. Di esse, e delle indulgenze salute, e perciò, come l'istitutore annesse, tratta anche la menziona diceva, recitansi in essa altrettanti ta Raccolta a pag. 63, e scg. F. Patcr noster, e vi s' inseriscono cin- CAMALDOLESI. con si ad oggetto CORdi comunicare ad 2Oi al Della Corona di s. Brigida. tri le indulgenze concesse a dette Il rosnrio, ossia corona di s. Bri- corone, come comandò lo stesso ffda (Vedi), fu arricchito d'indul Clemente XI, e come prescrivono genze e grazie spirituali. Leone X, i decreti generali della congrega nella bolla de' io luglio i5i5, o zione delle indulgenze, confermati Clemente XI colla bolla, De salu da Benedetto XIV a' 9 febbraio te Dominici gregis, de' 22 settembre i743. Le indulgenze annesse alla i7i4, BalI. Rom. tom. XI, pag. corona detta di s. Brigida, sono 2/f, concessero per la recitazione riportate nella summentovata Rac

  • Della Corona dell' Immacolata Ad eccitare nei fedeli la divo* Concezione. zinne verso il Sangue prezioso di Gesù Cristo, col quale a nostra Il Sommo Pontefice Benedetto gran ventura siamo stati tutti re XIII, ad istanza del p. generale denti, Pio VII, con due rescritti de' minori osservanti, con bolla del de' 3 i maggio i8o9, e de' i 8 ot primo aprile i727, Ex qua, pres tobre i8i5, il primo esistente tra so il lìnll. Roui. tom. XII pag. i93, gli atti della congregazione delle istituì nel convento d'Araceli la con indulgenze, il secondo nell'archivio fraternita della congregazione di Ma dell'arcicontratemitadel Sangue pre ria Vergine, colle stesse indulgenze, zioso di Gesù Cristo, eretta nella che avea l'altra del medesimo no Chiesa di s. Nicola in Carcero me, nella basilica di s. Lorenzo in {J^edì), come dicemmo a quell' ar Damaso, dando ancora la facoltà ticolo, concesse in perpetuo sette ai religiosi suddetti di benedire le anni, ed altrettante quarantene di corone della Immacolata Concezione indulgenza per una volta al giorno di Maria, alle quali applicò diverse a quelli, che divotamente reciteran Indulgenze. V. CHIESA DI s. LOREN no la corona al Sangue prezioso di ZO IN DAMASO. Gesù Cristo nel modo, che riporta la Raccolta di Orazioni, e pie ape* Della Corona di Atti di amore re ec. a pag. i49, e seg. Inoltre verno Dio. Pio VII concesse l'indulgenza ple naria da conseguirsi una volta al Con decreto Urbis, et Orbis del mese, a quelli, che avendo recitata la congregazione delle Indulgenze detta corona ogni giorno del mese, degli i i agosto i 8 i 8, Pio VII a si confesseranno, e si comuniche tutti i fedeli cristiani, che con cuore ranno pregando per la s. Chiesa contrito devotamente reciteranno la eci concesse pure in perpetuo tre corona di atti di amore verso Dio, cento giorni d' indulgenza per cia che si riporta dalla citata Raccolta scun giorno a chiunque reciterà la a pag. 28, e seg., con cinque Glo sola orazione : O sangue preziosis ria Patii, concede una volta al simo, come alla p. i 56 della Rac giorno in perpetuo trecento giorni colta, le quali indulgenze sono ap

    ronazione. Già sino da Marcello II PONTIFICATO, ove dicesi di alcune del i 555, i Papi incominciarono cerimonie dell' antica coronazione a coronarsi nella gran loggia della de' Pontefici ; ed il Marcelii , Sa- basilica vaticana. Gregorio XIII, crarum caeremoniarum , etc. tit. ad esempio di s. Pio V, aboli l'uso II, De Coronatione Papae supra del banchetto, che s'imbandiva ai gradus ecclesiae p. i 6 e seg. tit. Cardinali ed ambasciatori per la III, Quae mutantur, si coronatio coronazione; ed ambedue que' Pon Pontifici* JiiU extra Urbem. tefici tolsero ancora il costume di CORONAZIONE DEGL' IMPERATO spargere per egual funzione dena RI. Avanti di parlare della corona ro al popolo, sulle scale della ba zione degli imperatori romani cri silica vaticana , incominciando in stiani dopo il rinnovamento del vece la distribuzione del paolo, e l'impero d'occidente, non riuscirà del grosso nel cortile di Belvedere. discaro che qui si dica qualche co Sisto V, nel i 585, fu coronato sa sulla coronazione degl' impera dal Cardinal Medici secondo dia tori greci. cono, essendo infermo il Cardinal La coronazione degl' imperato d' Este, cui come primo dell'ordine ri, e delle imperatrici greche, viene de' diaconi incombeva imporre nella riferita da didimi Curopalata, De testa del Papa il triregno, pronun officiii magnae ecclesia*:, et aiiine, ziando queste parole: Recipe tia- Constantinopolitanae. Per l'incoro ram tribus coronis ornatimi, ut nazione del nuovo imperatore, pri scias, te esse patrem principiim , ma di ogni altra cosa, egli tras regum, rectorem orbis, in terra vi- metteva la professione di fede sot cai'ium Salvatori! Nostri lesu Ciiri- toscritta di proprio pugno al pa sti, cui est honor, et gloria in sae- triarca, il quale col clero lo atten cula saeculorum. Amen. deva nel sontuoso tempio di s. So Anticamente -i Cardinali primi fia di Costantinopoli (Pedi). Quin diaconi avevano dodicimila scudi di l' imperatore ascendeva il tricli per questa funzione. Alcuni Cardi nio, ch'era una magnifica sala del- nali primi diaconi coronarono tre l' augusteo, piazza vastissima qua o quattro Pontefici successivamen drata, e cinta di magnifici portici , te. Il Cardinal Napoleone Orsi e grandiosi edifizi, che serviva di ni coronò Benedetto XI in Ro atrio alla stessa basilica di s. So ma, Clemente V in Lione, e Gio fia, ed al palazzo imperiale. Da vanni XXII in Avignone. Antica questa magnifica sala si vedeva l'e mente la coronazione, secondo il sercito, e l'affollato popolo, e dal cerimoniale, si faceva in giorno di luogo stesso per ordine dell'impe domenica, od altra festa, ma in ratore gittavansi alla sottoposti! progresso di tempo molti Papi si moltitudine migliaia di epicombi , coronarono in giorni feriali. Cle ossia pezzetti di panno, ne' quali mente XIV non si coronò nel me erano monete d'oro e di argento. desimo giorno della sua consagra- Dopo di ciò il nuovo imperatore zione, come avevano fatto diversi assiso sul proprio scudo, sostenuto suoi predecessori, ma le due fun- da' suoi parenti, dal patriarca, o /ioni volle che avessero luogo in dalle prime dignità veniva presen COR stanza, o tribuna COR di legno, l' uno tato al popolo, che lo accoglieva con grandi acclamazioni. Termina stringendo lo scettro, l'altra una ta questa cerimonia, l' imperatore palma. era condotto al detto tempio di s. Cantato l'inno trisagio, e letti i Sofia, dove vestito di una semplice santi evangeli, l' imperatore prece corona, o di una berretta a suo ar duto da tre cantori, ciascuno dei bitrio, ascendeva in una stanza, o quali portava un' asta adorna di tribuna di legno tappezzata di vari drappi di seta, rossi gli uni, drappi rossi a ciò destinata, e po candidi gli altri, e di Torma ovale, sta nel principio della chiesa. ed accompagnato dai littori o maz Frattanto il patriarca, ed i se zieri, e dalla guardia di cento no niori del clero pontificalmente ve bilissimi giovinetti, giunto che fosse stiti, ascendevano l'ambone, specie alla balaustrata o cancelli del san di loggia o pulpito, dove poscia tuario, vestiva la clamide aurata, saliva anche l' imperatore, il quale e colla destra prendeva la croce , cidopo prescritte recitate per dal la patriarca sagra unzione, le pre- il nartice, o ferula eolla sinistra. Qui l'imperatore riceveva il saluto nuda vasi il capo. Allora il patriar dal patriarca, e l'incenso dai dia ca ungeva in forma di croce col coni , trattenendosi ivi' mentre si sacro olio il capo dell'augusto can celebrava la messa, fino al momen didato, cantando ad alta voce la to in cui elopo la elevazione ascen parola agios, santo, che anche dal deva all'altare per partecipare della suo clero, e dal popolo veniva ri divina mensa. Terminata la fun petuta tre volte, per cui dicevasi zione, l'imperatore baciava la mano trisagio. Dopo ciò il patriarca gli del patriarca e dei vescovi, che a- poneva sul capo il diadema can vcvano assistito alla funzione, e tando le parola axios, degno, che quindi dopo essersi mostrato alla si ripeteva essa pure per tre volte folla degli spettatori dalla loggia dal clero, e dal popolo. Se il pa de' catecumeni , passava a cavallo dre del novello imperatore era pre nel palazzo imperiale col corteggio sente, l'imposizione della corona era de'grandi dell'impero a piedi. Qui eseguita da lui insieme al patriar vi per più giorni si celebravano ca. Terminate le preci, l' imperato feste, e sontuosi banchetti, facendo re partivasi dall'ambone per una si anche al popolo grandissime scala opposta a quella per la qua elargizioni di denaro, e vivande. le vi era asceso, e collocata dirim stino Nell'anno I ricevette 5z5 in l'imperatore Costantinopoli Giu- petto al tabernacolo. Nel discende re poneva egli stesso sul capo della con somma venerazione il Papa s. sposa un diadema dilTcrentc però Giovanni I, il quale celebrando nel dal suo, che gli veniva presentato la cattedrale nel dì della s. Pasqua dai più prossimi parenti di lei, o la gran messa in lingua latina , e da due eunuchi. L'imperatrice, ri col rito romano, coronò solenne cevuto il diadema, poncvasi innan mente l'augusto, essendo il primo zi allo sposo in atto di adorazio Pontefice romano, che ornò un ne, come per riconoscersi a lui imperatore colle insegne imperiali, soggetta; quindi ambedue ascende mentre prima di Giustino I, gl'im vano il trono posto null' au/idctta peratori greci avevano ricevute le COR li.i .iarme .cappellae COR Pontificiae 209 ., insegne imperiali , dai vescovi, e dai patriarchi. Giustino I, premessa perché meglio si comprenda quan la professione della fede cattolica to diremo su questo argomento : alla incoronazione , ricevette dal » Niuno degli imperatori romani Papa la benedizione pontificale . H ha ricevuta corona imperiale di Tale professione fu da lui fatta H mano del Pontefice romano , tanto a voce, che in iscritto. Quin » prima di Carlo Magno, nella cui di l'imperatore concesse con gran » persona fu trasferito l'imperio pompa le veste augustali al Pon »» dai greci ai latini. E, come spes- tefice, e suoi successori, e gli fece »»» soritissimomania, abbiamo a delle cui inteso coseabbiamo da dellaPio II,servito Ger- pe- ricchi e splendidi donativi. Il Pontefice Onorio III, a' 9 a- prile i2i7, nella patriarcale basi » di amanuense, e leggiamo nella lica di s. Lorenzo fuori le mura di » di lui istoria australe, che l'im- Pioma, coronò con diadema d'oro, » peratore non riceve altra coro- come imperatore d' oriente, Pietro » na che d'oro. Ed altre volte ha de Courtenai, conte d'Auxerre, colla » ricevuto corone per vari regni ; sposa Violante, sorella dei defunti » ma la corona dell'imperio la imperatorivino, ed Arrigo. latini dill Papa oriente fece Baldo- que » riceve in Roma dal sommo Pon- » tefice. Ottone vescovo Frisingen- sta funzione in tal basilica, non so » se, e zio di Federico I, uomo lo perchè l'impero orientale non » dotto ed eloquente, scrisse la potesse avanzare alcuna pretensio »» storiala dice, de' che suoi Federico tempi, edI fu in deco- quel- ne sull'impero occidentale, ma an cora per un riguardo, e per non » rato con cinque corone d' oro ; pregiudicaretinopoli, cui il spettava patriarca incoronare di Costan- » la prima del regno de' Franchi » in Acquisgrana; la seconda in, gl'imperatori greci, come il mede »» Ratisbonamania; la del terza regno in della Pavia Ger- del simo Onorio III scrisse a quel patriarca nel breve, che perciò gl'in » regno de' longobardi ; la quarta vio, V. la costituzione, Qui sta » fu da lui ricevuta in Roma per tuit, data a' i2 aprile i2i7 pres » lo romano imperio, da Adriano so il Bull. Rom. tom. III, par. I, » IV sommo Pontefice; la quinta pag. i 83, ed il Beaufort, Annales » l'ebbe in Monza per lo regno Francar, lib. 3, cap. 82. » d' Italia, e questa corona si dice Nella Russia la coronazione del » di ferro, perchè nella sommità l'imperatore si fa nella chiesa di » ha una certa laminetta di ferro; Nostra Signora a Mosca, ove l'im » del resto è d'oro e preziosissima. peratore rivestito degli abiti impe » V. CORONA IMPERIALE, e CORONA riali riceve dalle mani del patriar » FERREA. Abbiamo letto in altre ca la corona, lo scettro, e il globo » storie , che alcuni imperatori d'oro imperiale. V. RUSSIA. M hanno ricevuto in Arles la co- Passando a parlare della corona », rona del regno Arelatense, ed al- zione degl' imperatori romani, o di » trove altre per altri regni; im- occidente, incomincieremo dal ri » perciocchè Carlo IV venne ad portare quanto scrive il suddetto » Avignone ad Urbano V l'anno Piccolomini nel libro Caeremonia- » della salute i 365, molto prima voi,. XVH. «4 aio COR lente nella potestà, COR come nella giu » coronato in Roma per coman- » elamento d' Innocenzo VI , il stizia. » quale imperatore, avendo tcrmi- Aggiugneremo, prima di parlare » nato i suoi negozi, se ne an- delle coronazioni degl' imperatori , » dò in Arles a prendere la coro- quanto su questa coronazione, e » un del regno Arelatense (V. AH- sulle solennità che la seguivano, si » LES ). Sappiano adunque coloro , legge nella Relazione compendiosa » i quali favoleggiano delle tre degli elettori dell'impero, e del mo » corone, clic l'imperatore de' ro- do di eleggere l' imperatore, Pado " mani riceve una sola corona per va i7ii. Nella città di Francfort, » l' impero romano , e questa iu secondo la prescrizione della bolla M Roma, e dal romano Pontefice; d'oro, si faceva l' elezione del nuo » e le altre altrove per diversi re- vo imperatore, nel modo che si di » gni ". Noto è poi, che gl' impe ce all'articolo Imperatore (Vedi), ratori, finchè non avevano ricevuto ed in quella di Acquisgrana si fa dal Papa l' imperial corona, dice- ceva la coronazione. Dopo seguita vansi imperatori eletti. la elezione, l' eletto stabiliva il gior Tre poi erano le corone, cui no per essere coronato. In progres ordinariamente imponevansi sul ca so di tempo per minor incomodo, po degli imperatori. La corona di s' introdusse l'uso di fare la coro argento, che ricevevano in Acquis- nazione nelle città ove segue l'ele grana (Vecli), la quale prendevasi u zione. Va qui notato, che Papa titolo del regno di Alemagna, ossia Eugenio III, con diploma dato in Germania, dandole gli scrittori per Segni agli 8 gennaio i i 5i, accor significato il candore , e sincerità dò ad Arnolfo arcivescovo di Colo della fede cattolica, che l' impera nia, e a'di lui successori, il diritto tore doveva sempre conservare in di coronare l'eletto imperatore, os violata sino alla morte. La corona sia re de' romani, entro i confini di ferro, o di Monza, che dai re della propria giurisdizione, come de' longobardi, come dicono alcuni, appuntotre Francfort lo era apparteneva Acquisgrana, all'arci mcn- e dagli imperatori romani si pren deval' arcivescovo in quella di città Milano, per mano ovvero del- in vescovo di Magonza, che era elet tore dell'impero, come quello di quest' ultima città, vuole significare Colonia. Per questo egli subentrò non solo il dominio di tanta parte a farne la cerimonia. V. ELETTORI d'Italia, ma ancor la fortezza di DEL SAGJIO BOMANO IMPERO. Ncll' Ìn- - chi la riceve per conquidere colle gresso alla cattedrale, l'arcivescovo armi gl'infedeli, e gli eretici, come incontrava il re de' romani, e lo nel difendere la Chiesa. La corona accompagnava con tutto il seguito d'oro s' imponeva sulla testa degli all'altare, dove celebravasi la fun imperatori romani dal sommo Pon zione. Erano già prima preparati tefice nella patriarcale basilica va sullo stesso altare gli ornamenti e le ticana, in significato che l'oro, es insegne, ed accanto era vi un mae sendo il più nobile ed eccellente stoso soglio. Giunto il re de' roma metallo, cosi conveniva che l'im ni avanti l'altare, il detto arcive peratore dovesse distinguersi fra i scovo elettore di Magonza l'inter principi, e compariie il più eccel- rogava, se prometteva di conserva re e difendere CORla religione cattoli » seguentemente COR in Roma , come 2it

    ca, amministrare la giustizia, accre » imperatore, e in fine a Monza , scere l'impero, ec. L'imperatore » come re d'Italia. Gl'imperatori rispondeva che sì. Allora l'arcive x d'oggidì appena ricevono quella scovo faceva la sagra unzione; ce » di Germania ". rimonia, la cui origine, come di Terminata del tutto la cerimo cemmo, rimonta ai re d'Israele; nia della coronazione, l'imperatore indi, presa la spada, la cavava fuo partiva dalla chiesa con solenne ap ri del fodero, la riponeva nel me parato, ed accompagname'nto degli desimo, e poi la presentava all'im elettori, e principi dell'impero. In peratore, che successivamente rice di s'incamminava tra gli applausi veva dall'arcivescovo il manto im del popolo al luogo destinato per periale, lo scettro, e la corona. la creazione de' cavalieri, per lo Questa adunque chiamavasi la co spargimento delle nuove monete, e ronazione Germanica, la quale, se pel convito non tanto meraviglioso condo la citata Relazione, era la per la sua sontuosità, quanto pei sola che allora si usava . . . . » e le strane cerimonie, che in esso si » fassi con una corona di ferro, sì facevano, a seconda delle prescrizio « però riccamente ornata, che non ni della bolla d'oro. » si distingue la materia. Un'altra Il capitolo di Acquisgrana si chia » ve ne avea negli antichi tempi , mò imperiale, perchè gl' imperato » e si dicea lombardica, con la ri, che ivi si coronavano nella cat » quale venia dichiarato l'impera- tedrale, prima di assumere le au- » tore Re d'Italia e di Lombar- gustali insegne, si facevano canoni » dia, che si facevano allora due ci in quel capitolo. In tal qualità » regni separati. Questa corona era l' imperatore de' romani, secondo il » d'argento, e si pigliava o in Mi- cerimoniale romano, era ricevuto in » lano, o in altra chiesa d'Italia, Roma canonico di s. Pietro in Va » dove però facesse la funzione l'ar- ticano nel dì della coronazione pri » civescovo di Milano. Ve n' era ma della funzione, dopo la quale, » anche una terza, la più stimata passando alla basilica lateranense , » di tutte, perchè con questa : si era aggregato anche tra i canonici » dichiarava il coronato Imperato- di essa , nel modo che si dice al » re Romano, ed Augusto. Si fa- volume VII, pag. 247, e 255. Così " ceva in Roma con una corona all'articolo CHIESA DI s. PIETRO irr » d'oro per mano ordinariamente VATICANO si dice", che prima di es » del Pontefice ; e Carlo Magno fu sere coronati gl'imperatori erano " il primo a riceverla. Una volta unti coll' olio esorcizzato nel brac » gl' imperatori facevano gran con- cio destro, e nella spalla all'altare » to di queste corone ; e pare che di s. Maurizio : si parla inoltre della » alcuni di loro ad altro non pen- rota porfiretica, sulla quale si pre -•' sassero, mentre Federico I si fe- paravano due sedie, una pel Papa, " ce coronare sino a cinque volte; l'altra per l' imperatore , ove face- " prima in Acquisgrana , come re vansi varie cerimonie per la coro » di Francia; poi in Ratisbona co- nazione ; della chiesa di s. Maria » me re di Germania ; indi in Pa- inter duas Turres, ove gl'impera » via come re de' lombardi ; sus- tori prestavano il giuramento di 2i2 COR tale dell'anno COR 8oo, avanti l'altare, fedeltà, e di ubbidienza alla Sede apostolica, e venivano ammessi tra e la tomba di s. Pietro in Vatica i canonici per poter prestare l'uffi no, dopo la gran messa , s. Leone zio di suddiaconi nella messa pon III unse, e coronò imperatore ro tificale, assumendo in detta chiesa mano Carlo Magno, acclamandolo le insegne canonicali ; e si fa pa ad alta voce. Il popolo rispose colle rola anche dell'antica tunica dal consuete acclamazioni, dicendo : A matica, detta di s. Leone III, che Carlo Augusto incoronato da Dio, si conserta nella sagrestia, e vuolsi magno, e pacifico imperatore, mta, usata dagli antichi Pontefici nella e vittoria. V. Sfondrati in Gallia coronazione degl' imperatori ec. ec. minovind. De dissert. translat. 2, § imperii 2, n. 7 ;a Bellar- Grac- Il Sidone , ed il Martinetti Della sagrosanta basilica di s. Pietro, cis ad Franco*; Petra in constii. pag. i3o, credono che gl' impera apost. tom. III, pag. i'i1); e la tori siensi recati ad onore di esse Storia del regno di Carlo Magno re ricevuti ed annoverati fra i ca scritta in francese da M, de la nonici del capitolo vaticano, e ve Bruyè , e stampata in Parigi nel stirne gli abiti canonicali , per la i 745 in due volumi ; ma partico loro venerazione verso l'apostolo s. larmente il Cenni nel tomo II, Mo Pietro, desiderando di essere ascrit numenta Dominationis Pontificiae. ti al numero di quelli, che più da cap. III , ove ne tratta con singo vicino li servono. Si sa ancora, che lare erudizione. gl' imperatori per la loro pietà ver Carlo Magno, lasciato il titolo di so le reliquie maggiori, massime del patrizio romano, prese quello d'Im Polto Santo (Vedi), erano bramosi peratore ed Augusto, come si leg di vederle, e venerarle da vicino , ge negli Annali Bertiniani all' anno la qual cosa essendo permessa ai 8oi, presso il Muratori, Ssriptor. soli canonici , essi dovettero assu rer. Italie, tom. II, pag. 5o5. Si mere la cotta e cappa canonicale osserva, che Giustino I imperatore per appagare la loro divozione, e greco venne coronato da Papa s. così vestiti vennero ammessi nel Giovanni I con semplice corona santuario, ove gelosamente si con d'oro, mentre Carlo Magno fu il servano le dette reliquie. primo imperatore coronato con co Grato il Pontefice s. Leone III rona d'oro gioiellata, da s. Leone a quanto Carlo Magno re di Fran III, come anche fu il primo impe cia avea fatto per la santa Sede, e ratore, che sia stato immediatamen vedendo che gl'imperatori greci ave te creato dalla Sede Apostolica. vano abbandonato l'Italia, e Roma, S. Leone III, seguendo nella ba che per la maggior parte erasi ri silica vaticana la solennità , unse , tirata dal loro dominio, volle ripri creò, dichiarò, e coronò re di A- stinare nella persona del pio e be quitania Lodovico, e re d'Italia Pi nemerito principe francese l'impero pino, ambedue figli dello stesso Car d' occidente, ch' era stato privo del lo. Da questo memorabile avveni suo capo per trecento e venticinque mento s'introdusse poi il costume anni, dopo la morte dell'ultimo im di coronare gl'imperatori, ed i re peratore romano Momillo Augusto- nella basilica, e avanti la tomba Io. A tal effetto nel giorno di Na- del principe degli apostoli nell'alma COR re di Napoli , COR per cui fu necessa Roma. Va però notata, che i re si poterono consagrare , e coronare rio, che Enrico VII nell'anno i3i2 anche altrove, laddove gl'impera siteranense. coronasse Ed pure era sìnella necessario, basilica che la- tori romani, eccettuati pochi esem pi, dovettero coronarsi in s. Pietro. la coronazione dell' imperatore se Il Muratori racconta, che Federico guisse in Roma, e nella basilica di I prese la corona imperiale fuori s. Pietro, per l' indole dell' impero di Roma; ma il Cenni, e quanto rinnovato da s. Leone III in Car noi diremo prova, che prese l'im lo Magno , che , siccome diremo , periale corona in detta città da Clemente V, ed Innocenzo VI, Papi Adriauo IV. Un solo imperatore è residenti in Avignone , commisero stato coronato fuori di Roma, cioè ambedue con singolar esempio ai Lodovico I, il Pio, per cause gra Cardinali legati l'esecuzione di sif vissime, che non permettevano di fatta solennità, facendo un cerimo lazione, per cui Stefano IV detto niale apposito, usato pei due impe V, andò in Francia, e recando seco ratori Enrico VII, e Carlo IV, au da Roma l' imperial corona , con tore della celebre Solla iforo (Ve essa lo coronò in Reims. La coro di), i quali si recarono espressa nazione fatta in Bologna da Cle mente in Roma per ricevere la co mente VII, nel i 53 o, all'augusto rona imperiale. Carlo V, sembra che ne sommini La legge di ricevere dal rodano stri un secondo -esempio. Ma chi Pontefice la corona imperiale, tan riflette col Giovio, e con altri i to fu rispettata dai monarchi di quali descrissero tal funzione , do Francia, che Lodovico II, in una vrà confessare essersi convertita Bo sua lettera a Basilio imperatore logna in Roma, e la basilica di s. de'greci, francamente asserì, che i re Petronio, nella basilica vaticana, di Francia avevano per uso costante così dichiarando Clemente VII. Dap di non vestirsi degli abiti, nè usar poichè non solo in Roma , ma al il nome d'imperatori, prima di es l'altare eretto sopra il corpo del sere coronati dal Papa. Quando poi principe degli apostoli, dal quale il l' impero di occidente passò nei solo imperatore riceveva la spada, principi della Germania, incominciò e le insegne imperiali, si doveva il rito della suddescritta triplice co fare questa funzione, che due sole ronazione, colle corone d'argento, volte per dura necessità si dovette di ferro, e d' oro, essendo però eseguire nella basilica di s. Gio quest' ultima la più augusta, come vanni in Laterano. La prima fu quella, che all' imperial dignità da l'anno i i 33 quando l'antipapa A- va splendore, e perfezione, e per le iiacleto II, avendo occupato il Va mani da cui si riceveva, e per l'al ticano, Casici s. Angelo, e gli altri tare donde si pigliava. Onofrio luoghinocenzo forti, II a obbligò coronare il nellaPontefice basilica In- . Panvinio tesse un lungo catalogo degl' imperatori solennemente coro laieianen.se Lotario II, il quale non nati nel tempio vaticano, come am poteva più trattenersi in Roma: la piamente fra gli altri trattano il seconda volta avvenne per la me p. Mabillon, nel tom. I del Museo desima ragione, di essere occupato Ital. ed il Martene, nel tom. 3 il Vaticano dalle arini di Roberto Kit. Eccles. 2i4 COR tengono coronato COR nell'anno prece Dopo la coronazione di Carlo coMagno, I, detto abbiamo il Pio quella o il Buono, di Loilovi- fi dente, e a' 25 dicembre. Comune mente si dice, che Giovanni VIII glio del precedente. Il suddetto Pa abbia fregiato della corona imperiale pa Stefano IV detto V, nell'anno Lodovico III ; ma l' erudito p. Si r 8 i 6, si recò in Francia dove l'un mondo dimostra, che fosse coronato se e coronò imperatore con una soltanto re. Nell' 89 i , Stefano V , preziosa corona di gemme, che seco detto VI , a' 2o febbraio coronò avea condotto in Relais, come pu imperatore Guido, duca di Spoleto, re coronò Irmingarda, moglie di lui, ed in tal guisa dopo tante vicende, a' 29 novembre. Lodovico I, nel- tornò negl' italiani l' impero. Dopo l' incontrare il Papa, tre volte pro- la sua morte Papa Formoso, ve strossi a' suoi piedi, come narra il dendo le cose d'Italia in iscompi- Tegano, capo i 6 e i7, intc.r script. glio, chiamò occultamente a Roma Hist. Francar. , appresso Duchesne Arnolfo re di Germania, per repri tom. II. p. 278. Secondo la citata mere la fazione di Lamberto figlio opera, Della sag. basilica vaticana, di Guido, e poi lo coronò impera t. I, p. i28, Lodovico I sarebbe tore nell' 893, come riporta il Pa stato coronato in s. Pietro. S. Pas gi, Breviar. Gest. Pont, m Vita qualel' 826 I coronò nel giorno imperatore di Pasqua Lotario del- I, Formosi, n. i2. Giovanni IX ratificò l' unzione primogenito di Lodovico I, cioè ai dell'imperatore Lamberto, ed an 5 aprile. Sergio II, nella stessa nullò come sorrettizia quella di basilica vaticana, udl' anno 844, Berengario, duca del Friuli, e re di coronò re de' longobardi , e non Italia. Questi però, ai 24 marzo imperatore, come alcuni scrissero, dell'anno 9i6, giorno di Pasqua, Lodovico II, figlio di Lotario I, co fu coronato imperatore dal Ponte me si ha dagli Annali Bertiniani, fice Giovanni X. Dopo la funzione, da Anastasio Bibliotecario, dal Ba- Berengario I confermò alla Chiesa ronio, e dal Pagi in Vit. Scrg. II, romana tutte le donazioni, e resti num. 4- Sembra che sia poi stato tuzioni fatte da Pipino, da Carlo coronato anche imperatore, e forse Magno, e dagli altri imperatori, ad a' 2 dicembre 85o, da s. Leone IV, esempio dell'imperatore Guido. Pri affermandolo anche i citati Sidone, ma di questo tempo Benedetto IV, e Martinetti. Dipoi Adriano II or nell'anno 9oo, dopo i 3o agosto, dinò a Carlo II il Calvo di resti coronò imperatore Lodovico III, re tuire al fratello Lodovico II, sotto di Borgogna. Piena di erudizione è pena di scomunica, l'usurpato re la dissertazione del Cenni su questa gno, indi Giovanni VIII, a' 25 di coronazione, ed è l' VIII tra le sue cembre dell' 8/5, unse e coronò dissertazioni di storia ecclesiastica imperatore il medesimo Carlo II, nel tom. I, p. 22o, e seg. Giovanni Iucchè altri dicono essere avvenuto XII travagliato da Berengario II, e nell' 876. Questo Papa dentro quat e dal suo figlio Adelberto, chiamò tro anni coronò imperatori tre re di in Italia Ottone I, il Grande, re Francia; cioè Carlo II, Lodovico di Germania, il quale restituì alla III il Batto nell' 878, e Carlo III Chiesa quanto erede stato tolto, per il Grosso, nell' 88 o, che altri sos- cui il Papa in riconoscenza, ai i 3 COR glie da un COR giudice dativo, e dal-2if febbraio 962, lo coronò imperato re, essendo egli, dopo Arnolfo, il l' arcario, da' quali furono con primo tedesco, in cui si consolidò dotti pel portico, che da ponte la corona imperiale; il perchè l'im portava a s. Pietro. Da questi pero passò ad essere governato dai due ultimi fu la regina accom tedeschi. Riconoscente Giovanni XIII pagnata fino a che non si recitò ad Ottone I per avere restituito la seconda orazione, dopo di che alla santa Sede quanto avcano usur essa fu presa in mezzo da un pato i Berengarii, coronò il figlio Cardinale prete, e da un Cardi Ottone II re di Lorena in impe nale diacono, i quali la condus ratore, nel giorno di Natale 967. sero all'altare di s. Gregorio, Gregorio V, ai 3 i maggio del 996, ove aspettò, che il santo Padre festa di Pentecoste, coronò impera escisse con la processione. ll prio tore il suo parente Ottone III, con re e sotto priore degli oblazio- sua moglie Maria, e lo dichiarò nari presero la corona dell'eletto, protettore della Chiesa , come si e della regina, e la riposero so legge in Ditmaro, lib. 4- inter scri pra l'altare di s. Maurizio mar pt. Brunsw., t. I, p. 359. Benedet tire. Seguita la coronazione, il to VIII coronò imperatore, ai i 4 Papa co' suoi ministri all'altare, febbraio del io i4,s. Enrico II re di il prefetto di Roma, ed il pri- Germania, e primo fra gl'imperatori, micero de'giudici condussero l'im colla sua sposa s. Cunegonda, per peratore, ed il prefetto de'navali, la qual funzione il Papa formò lo ed il secondicero de' giudici con scettro imperiale, che donò ad En dusse l' imperatrice. Dettosi dal rico I, il quale confermò tutti i Pontefice il Gloria, l'arcidiacono , diritti della romana Chiesa. Ai 25 i prelati, i diaconi, il primicero, dicembre io46 fu coronato il Pon ed i suddiaconi cominciarono le tefice Clemente II, il quale nella laudi, exaudi Christe, cui rispose stessa mattina coronò Enrico III in la scuola co' notari, domino no imperatore, colla sua sposa Agnese, stro Clementi a Dea decreto sum- siccome dice Ermanno Contratto in 77io Pontifici, et universali Papac C/ironie, ad an. io47 aP- Canisium vita, e così replicarono nominan Antiej. lect. t. HI, p. 268. Ecco do ambedue gl'imperiali coniugi. quanto narra di questa coronazio Finita la messa, il conte del pa ne il Galletti, Del Primicero della lagio levò all' imperatore i san santa Sede Apostolica: » L' impe- dali e le calze, e lo ricalzò degli » ratore Arrigo colla sua piissima stivali imperiali, e gli pose gli " consorte Agnese la domenica di speroni di s. Maurizio; l'impe " buon'ora discese a s. Maria Trans- ratrice Agnese co' suoi conduttori » padina, ejuae est juxta Terebin- andò dietro l'imperatore, quando ,: Ihum, ed ove sono ora le fosse cavalcò dopo la messa : quindi il » di Castel s. Angelo dalla banda santo Padre fu condotto dall'im " destra per andare a s. Pietro. peratore, e dal prefetto di Roma, " Quivi furono onorificamente ri- fino alla camera majoris palatii, " cevuti l' imperatore dal prefetto e quivi si separarono. L' impera " di Roma, e dal conte del pala- trice fu condotta dal primicero, " gio laterancnse, e la di lui mo- e dal secondicero dei giudici alla COR mo al Volume COR I, p. i o2 del Di » camera detta di Giulia impcra- » trice, nella quale essa doveva zionario, ove pure si riporta il no » desinare co' vescovi, e co' baroni, vero de' sovrani, che resero i con » mentre l'imperatore pranzava col sueti omaggi ai romani Pontefici. " Pontefice, il quale ritornato che Quindi Adriano IV coronò l'im » fu alla propria camera, l'impe- peratore ai i 8 giugno i i 55, essen » ratore si portò anch' egli alla do chiuse le porte della città, ac » suddetta camera chiamata di Giu~ ciocchè non insorgesse tumulto tra " Ha per ritrovarsi con la consor- i romani, e i tedeschi. Tuttavolta » te". la plebe di Roma pel ponte s. An Pasquale IF, nell'anno iiii ai gelo si recò armata al Vaticano, i 3 aprile, nella basilica di s. Pietro uccidendo molti tedeschi. Inteso il coronò l' imperatore Enrico V, il tumulto da Federico I, usci fuori quale a cagione della famosa ver della basilica, imprigionò, ed uccise tenza delle investiture ecclesiastiche, molti romani, indi, a' preghi di A- mentre seguiva la coronazione, pose < Ina mi IV, restituì ai primi la li una buona guardia intorno alla bertà. Volendo poi l' imperatore, se basilica, e fece chiudere le porte condono, ed l' osservando usanza, passare che il al popolo Latera- era della città, per timore del popolo. Well' anno i i 33, essendo in pos in arme, se n' andò co' suoi alla sesso di detta basilica l' antipapa Magliana, e qui passato il fiume, Anacleto II, il Pontefice Innocen per la via di Sabina, e pel ponte zo II fu costretto di sostituirvi Lucano, recossi alla basilica latera la lateranense, per coronarvi ai 4 nense, ove seguirono le consuete giugno l'imperatore Lotario II, du cerimonie. Intorno alle diverse co ca di Franconia, in compagnia di ronazioni ricevute da Federico I, si Richenza sua moglie. Lotario II parlò di sopra. Solo qui aggiunge occupò il monte Gianicolo, e pro remo quanto si legge nell' Istoria curò guadagnare i fautori dell'an degli Antipapi, tomo II, p. 74, che tipapa ; ed Innocenzo II si recò in nello scisma contro Alessandro III, Roma per la funzione, e traversan all' antipapa Pasquale III, colle ar do l'Aniene a ponte Mammolo, si mi di Federico I, riuscì occupare la recò al Laicrano senza molestie. basilica vaticana, per cui ai 3o lu Dopo la coronazione, ad esempio glio ii67, in giorno di domenica, de' suoi predecessori, l'imperatore l'antipapa vi cantò solennemente la ringraziò il Pontefice, gli baciò i messa, e coronò l' augusto con un piedi, e condusse per la briglia la cerchio d'oro. Fu slmilmente l'au mula, che cavalcava. V. Ottone di gusta Beatrice coronata dall' anti Frisinga lib. 7, e. 8. papa residente in Vaticano. Avviandosi Federico I, duca di Celestino IH, ai i 5 aprile ii9i, Svevia, alla volta di Roma per esser coronò imperatore Enrico VI, in coronato da Adriano IV, vi furono sieme all' imperatrice Costanza di delle vertenze sul modo, col quale lui moglie. Roggero Ovedeno, i« vi si recava, e sul cerimoniale e sugli Aimal. Augliae p. 689 racconta : atti di ossequio, che da lui dove- » che in questa funzione il Papa vansi praticare al Papa ; vertenze, » sedendo sulla cattedra pontificale, che furono appianate, come dicem- •, avea tra i piedi la corona im- con Dopochè Clemente C OR V, il quale 217 ri » periale, e che l' imperatore, e la » imperatrice inchinati la ricevettero siedeva in Avignone, ebbe appro » dai piedi del Papa, il quale col vata l'elezione di Enrico VII in » suo piede percosse la corona re de' romani, colla condizione che » dell' imperatore, e la gettò a ter- si recasse in Roma dentro due an » ra, volendo significare , ch' egli ni a ricevervi le insegne imperiali, » avea autorità di deporlo daU'im- glidovino mandò arcivescovo incontro a di Losanna Tre veri Bal- , e » pero se lo meritasse; ma i Car- » dinali raccogliendo tosto la coro- Giovanni di Molans canonico di » na, la posero in testa dell' im- Tonl, a' quali ai i 7 ottobre i 3 i o » peratore". Questo racconto cre fece il giuramento, che già pe'suoi duto dal Baronio, e riportato al commissari avea fatto in Avignone, l'anno i i (ii nuca, io, e dal p. di difendere la fede cattolica,, di Bianchi t. II, p. 368, è stimato esterminare gli eretici, e di non falso da Natale Alessandro, Piisi. fare alleanza co'nemici della Chie Eccl. tom VI, saec. XI, XII, cap. sa, di proteggere il Papa, e di con 2, art. i 3, pag. 462, nè può ac servare i diritti della santa Sede, cordarsi con ciò che si legge nella cui rinnovò e confermò le donazio cronaca Reicherspergense, che En ni ad essa fatte dagli altri impera rico VI fu dal medesimo Celestino tori. ll Papa per questa coronazio III onorevolmente consacrato, e co ne deputò quattro Cardinali legati, ronato in lloma, come riflette il oltre il particolare legato, che il Muratori, Annali d'Italia tom. VII, rappresentasse, Arnaldo de Faugier, an. i i9i, p. 72. Di poi Innocenzo vescovo di Sabina. I quattro legati III coronò imperatore in Roma Ot furono Nicolo di Prato, vescovo di tone IV, duca di Sassonia, ai 4 Ostia, Leonardo Patras de Guer ottobre, o forse meglio ai 27 set cio, Francesco Orsini, e Luca Fie- tembre i2o9. Onorio III coronò schi. Diresse la bolla non al Car due imperatori, Pietro de Courte- dinal di Ostia, cui apparteneva co nai dell' oriente , nella patriarca ronare l'imperatore, ma al Cardi le di san Lorenzo fuori le mura, nal di Sabina, perchè voleva, co pei motivi suesposti, e Federico II me speciale suo legato , che per imperatore romano nella basilica questa volta precedesse al vesco vaticana ai 22 novembre i22o; e vo ostiense nel consagrar l' im nel i226 diede le insegne imperiali peratore, al quale gli altri Cardi eziandio a Jolante figlia di Giovan nali legati dovessero imporre la ni re di Gerusalemme, che il Papa corona, dargli lo scettro, la spada, unì in matrimonio con Federico II, e il resto. Per questa coronazione come abbiamo dal Sigonio, De re Clemente V fece compilare un ap gno Ital. lib. i 7. Ridolfo I, re dei posito cerimoniale, con formola, e romani voleva recarsi in Roma a rito, che veggonsi nel diploma pon prendere la corona imperiale; ma tificio, riportato dal Rinaldi all'an Innocenzo V gli vietò di entrare no i 3 i i n. 7 e i 3, ove ancora in Italia, senza essersi pacificato con si legge : » che, finita la messa, Carlo I re di Sicilia, acciocchè le M l' imperatore riceverà divotamen- fazioni di Guelfi, e Ghibellini non » te la benedizione, e tosto si av- accendessero la guerra civile. » vierà al luogo, dove deve il COR letto re de' romani COR Federico, e par » Papa cavalcare, per sostenergli » la staffa, e condargli per qual- te Lodovico di Baviera, il quale » dic tempo il destriere ". Enrico senza attendere la conferma pon VII avviatosi per Roma si fece tificia, si trattava da imperatore. Al precedere da Lodovico figlio del lora incominciarono colla santa Se conte di Savoja con cinquecento de que' gravi dissapori, che si de cavalli, che alloggici nelle case dei scrissero al vol. IV, p. 244 e seg. Colonnesi presso il Laterano, per del Dizionario. cui gli Orsini ne restarono spa Che la conferma pontificia fosse ventati, anzi nel convito imbandito necessaria agli eletti re de' romani, dall'imperatore non furono invitati. chiaramente lo si dimostra dalla Enrico VII fu ricevuto con festa lettera scritta dal collegio degli e- dai romani, ma per sicurezza pose lettori a Nicolo III, e riferita dal guardie ne' teatri, nelle terme, ed l'allarmino, De Translatione imper. in altri luoghi forti. Doveva la coro lib. 3, cap. 3; dal giuramento col nazione celebrarsi in s. Pietro, co quale obbligossi l' imperatore Al nie nella bolla aveva prescritto berto con Bonifacio VIII, che si Clemente V, secondo il rituale; di,legge Annali appresso ecclesiastici il mentovato ad an. Rinal- i 3o3, ma Roberto re di Napoli, che vo leva distornarla, avendo mandato a n. 9; dalla Clementina Romani Roma con un esercito il proprio Principes de jurejur., e dalla let fratello Giovanni principe di Mo- tera d' Innocenzo III al duca di rea, insorse tumulto nel popolo, Zuringia, registrata al capo f^ene- che più crescendo, l' imperatore rabilem 3 4, De electionc, e.t elee ti pregò i Cardinali perchè surrogas patestate. Recatosi poscia Lodovico sero la basilica lateranense : laonde in Roma, quivi nel iS28, a' i7 ripugnanti vi aderirono, protestan gennaio, si fece coronare imperato do, che la necessità li costringeva re nella basilica vaticana, da Ja- a fare la coronazione in tal basi- cobo Alberti vescovo di Venezia, e licu, come abbiamo da Albertino da Gherardo Orlandini vescovo di Mussato, nel lib. VIII de gestis Aleria, tutti, insieme al bavaro, Henrici VII. Seguì la coronazione scomunicati. Imposero la corona a a' 29 giugno i 3 i2, avendo pre Lodovico, Sciarra Colonna, e quat messo la rinnovazione de' mentova tro sindaci del popolo romano, per ti giuramenti. L' imperatore vessi) cui, come dicesi all'articolo COLOSNÀ alquanto i romani sia coll' esigere FAMIGLIA, i Colonnesi s'ebbero la certi giuramenti, sia coll' imporre corona d'oro sulla colonna, loro un insolito tributo, per lo che nac stemma gentilizio. Quindi il bava que tumulto, e il popolo fbrtificos- ro elesse l' Antipapa XXXI V (Ve si cogli Orsini sul ponte s. Ange di), che prese il nome di Nicolo lo, e sulle rive del Tevere, rice V. V. il Rinaldi loc. cit. ad an. vendo aiuti dal principe Giovanni, i328, ed il Platina nella vita di che discese dall'Aventino, per cui Giovanni XXII a pag. 357. Enrico VII si ritirò da Roma. Continuando i Pontefici a stare Mentre il Pontefice Giovanni in Avignone, Innocenzo VI coman XXII risiedeva in Avignonc, parte dò al Cardinal Albornoz suo lega degli elettori dell' impero aveva e- to in Roma, a ricevervi conve nientemente Carlo COR IV re dei roma Eugenio IV, COR a' 3 i maggio i 433, 7.i9 ni, che si recava colà per pren coronò colle insegne imperiali in dervi l'imperial corona. Ivi, ai 5 a- s. Pietro, Sigismondo re de' Roma prile del i 355, essendo il giorno ni, dopo la qual cerimonia l' im di Pasqua, per delegazione aposto peratore colla corona d' oro in capo lica, il Cardinale Pietro Bertrand servì di parafreniere al Papa men vescovo di Ostia, coronò nella ba tre montava a cavallo, conducendo silica Vaticana Carlo IV, insieme questo per tre passi. Montando di coll' imperatrice Anna sua moglie, poi egli pure sul suo destriere, si venuta perciò dalla Germania. As mise alla sinistra di Eugenio IV, sistettero alla coronazione cinque e l'accompagnò sino a Castel s. mila cavalieri tedeschi, e più di Angelo, ove essendosi licenziato dal diecimila italiani. Dopo la funzio Pontefice, questi si ricondusse al ne l' imperatore pnssò con solenne Vaticano. Sigismondo proseguì sino pompa in compagnia dell'impera al palazzo lateranense, dove allog trice a desinare nel palazzo latera- giava, avendo sul ponte s. Angelo nense, dal quale nel giorno stesso creato diversi cavalieri. Dell'uso, parti per dormire presso la patriar che aveano gl'imperatori di crear cale basilica di s. Lorenzo fuori cavalieri, dopo la loro coronazione, cenzodelle mura, VI, che per gli ubbidire aveva ad imposto hino- si tratta al vol. XI, pag. i i del Dizionario. di non rimanere un sol giorno Nicolo V in s. Pietro coronò nella città dopo coronato, siccome colla corona del regno di Lombar testifica Matteo Villani lib. V, cap. dia Federico III re de' romani, e 2. Essendo poi morta l'imperatri due giorni dopo, cioè ai i 8 mar ce Anna, Carlo IV si recò nuova zo i452, ch'era la domenica Lae- mente in Roma nel i 368, per pro tare, nella stessa basilica lo coronò fittare della venuta di Urbano V, insieme con Leonora di Portogallo e farvi coronare Elisabetta sua con sua sposa, colle insegne imperiali, sorte, come racconta Giovanni Du- colle quali Federico III fece l'uf bravio, Ilist. Bohem. lib. 22. A fizio di parafreniere al Papa. In tal fine il Papa nel dì d'Ognissan questa funzione l'imperutore non ti celebrò la messa solenne nella si comunicò sotto ambedue le spe basilica di s. Pietro, nella quale cie, come era solito farsi per Io l'imperatore fece alcune funzioni innanzi, affinchè non sembrasse che da diacono, presentando al Papa egli volesse approvare l'errore allora il libro, ed il corporale, senza can sostenuto dagli ussiti, che propu tare il vangelo, che avea diritto di gnavano necessaria la comunione cantare soltanto nella notte di Na ancora del calice. Essendo inoltre tale. Nel tempo che l' imperatore rito, che il Cardinal vescovo di si trattenne in Roma, traversando Ostia ungesse coll'olio esorcizzato' il Papa la città a cavallo per re l' imperatore, come dice il Mabil- carsi a s. Pietro, Carlo IV gli ten lon, Ord. Roin. XIV, pag. 4on« ne la staffa, e gli condusse per in questa funzione Io fece il Cardinal qualche tempo il destriere per la Condulmero vescovo di Porto, per briglia, avendo dall'altra parte A- chè il Cardinal Cervautes, vescovo nmdeo conte di Savoja. di Ostia, dimorava nella Spagna eoa coraggio in mezzo COR alla moltitudine come vescovo di Siviglia. Dopo la coronazione, Federico HI accom ivi accorsa, si mise a gridare per pagnò Nicolo V sino a Castel s. eccitare a tumulto : soccorso, soc Angelo, ove si separarono. Il Papa corso, Romani. Il senatore, coi con fece ritorno al Vaticano, e l' im servatori, e il vicecamerlengo, che peratore in cavalcata recossi al La- era l'arcivescovo di Milano, procu terano, ove, secondo il solito, fu rarono di farlo acquietare, ma inu fatto canonico. Ivi pranzò, e verso tilmente, eliè anzi gridando con vo sera tornò al palazzo vaticano, don ce più alta diceva : soccorrete, ro de l'imperatrice non si era mossa. mani, al vostro romano. Veduto Aieri ta per altro di essere riferito ciò d. Nicolao de Porciuari dell' A- il modo con cui Federico III fu quila, senatore romano, Io prese a creato canonico della basilica la- pugni, e lo discacciò dalla chiesa. teranense, e del convito a lui im Il giorno dopo il Pontefice ne or bandito, secondo la narrazione de dinò la carcerazione, ma il canoni sunta da un'enciclica, che il priore co, presa la fuga, si tenne ascoso generale de' canonici regolari late- alcuni mesi fuori di Roma, sinchè ranensi diresse per tale avveni non ricevette il perdono dal Papa. mento ai visitatori del suo Ordi Sedato così il tumulto, i cano ne ai 28 maggio i452, e che il nici regolari lateranensi, ponendo Pennotto riporta nella sua Storia in mezzo di loro l'imperatore, e tripartita, pag. 659. cantando il Te Deum, lo condus Era in allora abbate, ossia priore sero all'altare maggiore , dove si generale de' canonici regolari late- venerano le sagre teste degli apo ranensi, il p. d. Aurelio Piacentino, stoli Pietro e Paolo. Quindi il prio il quale, insieme ad altri cinquanta re generale de' canonici regolari canonici regolari (cui già era stata creò canonico l'imperatore, ch'era restituita la basilica lateranense do genuflesso avanti l'altare, avendogli po che vi erano stati i canonici se già tolta la corona imperiale dalla colari ) si fece incontro con croce testa l' altro canonico regolare d. e baldacchino all' imperatore Fede^ Ilarione ferrarese. Ricevette l' im iieo lll avanti all'ospedale del ss. peratore la cotta, e la berretta, e Salvatore, in cui fu incontrato l'au un ducato per la distribuzione, che gusto, ch' era seguito dal senatore, gli apparteneva in quel giorno. dai capo-rioni, dal popolo romano, Questo ducato venne consegnato dai principi, e dal suo seguito. Ven dallo stesso imperatore al suo se ne condotto alla porta maggiore gretario perchè gelosamente lo con della basilica, ove disceso da ca servasse. Dopo di ciò, l'imperatore vallo, baciò la croce di cristallo, fece una oblazione all'altare di do che gli presentò il detto priore ge- dici ducati d'oro, che consegnò 'al uerale, non senza resistenza di al priore generale. Fu condotto di poi cuni canonici secolari ( unici rima avanti l'altare della tribuna ove sta sti fra gli antichi, colà collocati da va sedendo, e cantandosi Da pa- lionifacio ViII), i quali si erano cem, Domine, fu riconosciuto co preparati con cotte e almuzie per me fratello e canonico, da tutti i \estire canonico l'imperatore. Uno canonici regolari ivi presenti col d.i questi canonici secolari fattosi bacio della mano, e della faccia. con lazzo ove abitava COR il Pontefice 221 , e Compiuta tal cerimonia, si recnro- no tutti i canonici coll' imperatore, nella cappella in cui i Cardinali le e coi baroni al refettorio preparato gati celebravano talvolta alcune fun lautamente dai ministri del Papa. zioni solenni, e che ora è una va Circa mille persone parteciparono sta sala dell'archivio del governo. della mensa, sedendo alcuni nel re La cappella era tutta parata per fettorio ov'era l'imperatore, e i la coronazione, e CarIo V fu ivi canonici regolari , altri stavano nei litoaccompagnato Medici, nipote dai di Cardinali Clemente Ippo- VII, chiostri, e nelle sale contigue. Era no coll' imperatore, oltre i baroni, e Girolamo Doria, avendo in dosso e i canonici regolari, anche il suo un saio di argento, ed una veste fratello Alberto d'Austria , e il re di broccato riccio alla francese. Lo d'Ungheria e di Boemia Lodovico precedeva l' altro nipote del Papa, ancor fanciullo, non che tre vesco Alessandro Medici, primo duca di vi, e si mangiava, mentre il cano Firenze, con vestimenta ornatissi- nico d. Desiderio suonava l' orga me, portando in mano per segno no, e cantava. Finito il pranzo a di dominio, il mondo, globo o pal tre ore di notte, tutti quei signori la d'oro del medesimo imperatore, dando dei baci ai canonici regola globo ch' era sovrastato da una cro ri, ascesero sui loro cavalli, e col- ce piena di rubini, e diamanti. Ac l' imperatore se ne andarono al canto al duca veniva il marchese Laterano, avviandosi verso il Vati di Moja d. Diego Pacecho spagnuolo, cano. Si volse poi l'imperatore ai con livrea assai ricca, portando in canonici regolari, e se ne partì dopo mano la spada di sua maestà con aver detto ad essi : Statevi con Dio un fodero e manico tutto d'oro, et gran mercede della cortesia dic ed ornato di gioje, e perle grosse. mi iiavetc fatta. Appresso seguiva il marchese di Dopo le note funestissime guer Monferrato Bonifacio Paleologo, tut re, che Carlo V fece al Papa Cle to vestito di tela di argento, che mente VII, non perdendo questi di portava in mano la corona di Car mira la pace, stabilì con quel mo lo V molto ricca. Dinanzi al mar narca un abboccamento a Bologna, chese, vestiti di ricchissime vesti, ove ambedue convennero nel i52f). procedevano tutti i grandi di Spa Fattasi la pace, il Papa ai 22 feb gna, e dell' impero, fra' quali erano braio i53o, coronò Carlo V colla i due Cardinali, ed alcuni prelati, corona di ferro, e colla imperiale non che molti illustri e nobilissimi due giorni dopo. Noi andremo ora italiani, come d. Ferrante Sanseve- brevemente a descrivere tali fun rino principe di Salerno, ed il prin zioni, desumendone in parte il rac cipe di Stigliano d. Antonio Caraf conto dal ch. Gaetano Giordani, fa, tutti i sei ambasciatori Veneti, Lettera inedita d'Ugo Boncompa- Dandolo, Gradenigo, Mocenigo, Bra- gni, poi Gregario XIII, sulla in gadino (oltre Contarino oratore stra coronazione di Carlo V, dal loda ordinario poi Cardinale), Veniero, e to scrittore illustrata , Bologna Suriano, e finalmente molti altri si i84i. gnori, od ambasciatori di Portogal Nel detto giorno 22 febbraio lo, Inghilterra, Siena, Genova, Fi l' imperatore Carlo V nndò nel pa- renze, Milano, e d. Michele Majo 9.22 C OR con tre cerchi COR ornati di gioie. Iridi oratore imperiale presso il Pontefice. Giunto Carlo V in cappella, ove l' imperatore fece ritorno alla sua era passato il Cardinal Guglielmo sedia, e consegnò la spada, il glo Enchenvoer, per cantare la messa, bo, e lo scettro ai sopraddetti si fece l;i sua preghiera all' altare, ed gnori, ritenendo la corona in testa. il Cardinale lesse molte orazioni, Di poi il Pontefice intuonò il Te ch'ebbero termine colle litanie. L'im Deum, che fu seguito dal vangelo; peratore portava un giubbone fatto e alzato il Corpus Domini, quando in modo, che senza levarlo, pote- il Cardinal volle dare la pace a vasi discoprire ove si volesse. Di Carlo V, la prese dal Papa. E fatti scoperto il braccio diritto, il quandofertorio, il Carlo Cardinal V andò volle all' fare altare, l'of- Cardinale l'unse coll' olio santo, fa cendogli una croce sulla spalla; di ed offrì una borsa con trenta dop poi gli unse la schiena, dopo di che pioni da dieci ducati l'uno. Di poi l'imperatore fu rivestito con una tornato alla sua sedia, e finita che guarnaccia da prete lunga sino a fu la messa, si andò a comunicare terra di tela d'oro, coprendolo con dal Cardinale senza alcuna cerimo un manto reale come fosse un pi nia; finalmente partirono per le viale pur di tela d' oro, avente in loro stanze, e per la mano, il Papa torno alle spalle un bavaro di ar- con Carlo V, e questi colla corona mellino, come le pelli che portano in capo. i cubiculari, però più grande, e col Ai 24 febbraio seguì la corona le code nere. Appena vestito l' im zione colla corona d' oro. Clemente peratore, giunse in cappella Cle VII dal palazzo si condusse pel mente VII, il quale, dopo avere ponte di legno costruito pel suo orato, andò a sedere sulla sua se passaggio, e per quello dell'im dia, avendo a sinistra l' imperatore peratore,nio ; palco, alla che basilica si ruppe di s.con Petro- rovi in una sedia, di due scalini più bassa della sua. Eranvi presenti i na di molti, dopo il passaggio dei Cardinali, che resero l' ubbidienza corteggi pontificio, e imperiale. Il a Clemente VII : indi ebbe princi Papa precedette Carlo V di un'ora, pio la messa. Detta che fu l' epi seguito dai Cardinali, e vescovi stola, Carlo V andò dal Papa, gli colle mitre. Assunti gli abiti pon baciò il piede, e stette genuflesso, tificali per la messa, giunse Carlo mentre Clemente VII lesse certe V in compagnia dei Cardinali Gio orazioni, dopo le quali pigliò la vanni Salviati, e Nicolo Ridolfi, am spada nuda, la benedì, e la mise bedue parenti del Pontefice, oltre in mano all'imperatore, che la ri la corte imperiale. Carlo V vestiva pose nel fodero, e gliela cinse colle coll' abito, che nella coronazione sue mani. Allora sua maestà si alzò anteriore gli avea posto Clemente in piedi, sguainò la spada, tre vol VII. Sulle scale della basilica erasi te la brandì, e dopo averla ripo fatto un palco, ed alzato un altare, sta nel fodero, tornò a inginocchiar per osservare l' antico costume di si avanti il Papa, e leggendo le a- ammettere, nella cappella di s. Ma naloglic orazioni, consegnò a Carlo ria inter duas turres, già adiacen V il globo , e lo scettro, ch' era te alla basilica vaticana, fra i ca fatto come una mazza cardinalizia, nonici di questa il nuovo impera COR bande figuravansi COR le due colonne di tore prima di essere coronato, ed io fatti entro tal palco fatto a gui Ercole come impresa dei re di sa* di cappella, eranvi diversi cano Spagna, col noto motto : non plus nici vaticani, e quivi l'imperatore ultra. Tutto il piviale era cosperso aveva divisato di prendere il detto a- di perle, e grosse gemme, e per Lito prima di entrare in chiesa. A rii- fermaglio del piviale vi erano un Tato in questa, andò in una cappel diamante ed un rubino sino allora la chiamata di s. Maurizio, per osser mai veduti ; ornamenti che valuta- vare le cerimonie, che in quella di e- ronsi ottocentomila scudi. gual nome facevansi in tal circostanza Così vestito, i Cardinali posero in s. Pietro di Roma; anzi Carlo V la corona reale in testa a Carlo V, avca destinato a memoria dell' avve che recossi in tal modo dal sommo nionimento una sontuosa di fabbricare cappella in as. s. Petro- Mar Pontefice, preceduto dal marchese di Monferrato vestito di una lunga tino, nelle cui pareti voleva dipinta giubba di velluto rosso, con bave lal' altare cerimonia di s. della Maurizio, coronazione. venne l'im Al- ro di armellini intorno al collo, ed avente in capo una berretta di vel peratore spogliato dal Cardinal Far luto rosso all'antica foderata di nese (poi Paolo III, decano del pelle, come a Roma la portavano sagro Collegio, e vescovo di Ostia), i sindnci del popolo romano nel e dal Cardinal Accolti, vescovo di carnevale. Sopra la berretta eravi Ancona. Da essi fu unto col sagro la corona marchesale, e portava lo olio, e poi venne vestito con un ca scettro di sua maestà. Dipoi veniva mice ricchissimo, sopra il quale gli Francesco Maria della Rovere duca posero una tonicella d'oro molto di Urbino, e prefetto di Roma, con preziosa, perchè ricamata di perle, una veste lunga di raso rosso, rica e sopra di essa un piviale assai mata d' oro, e in mano aveva la ricco, che Carlo V lasciò in dono spada di sua maestà. Indi seguiva ai canonici regolari di Bologna, e un alemanno, cioè il conte palati che fu poi consunto dal fuoco. Se no, ovvero un suo parente elettore ne ammira la memoria nel piviale, sau,dell' impero, cameriere forse maggiore il conte di di Carlo Nas- ehe porta la figura di s. Petronio dipinta da Guido Reni, nel quadro V, o il duca Filippo di Baviera. della Pietà, ora nella pinacoteca bo Aveva egli indosso una veste lunga lognese. Al di dietro quel piviale di raso alla tedesca, ed in testa la aveva un'aquila nera imperiale con berretta foderata di pelle, mentre le ali aperte, avente le penne rica in mano portava il mondo di sua mate di perle, e fra le due teste maestà. Poscia incedeva Carlo III dell' aquila eravi il bavaro proprio duca di Savoja cognato dell'impe dei piviali. In mezzo al medesimo ratore, col medesimo abito, che La varo in ricamo rappresentavasi portava il marchese, colla sua co Carlo V sedente tra due colonne rona ducale in testa, e in mano colla corona ferrea in capo ; nella lavasi corona coronare imperiale Carlo conV, ricchissima cui dove- mano dritta avea la spada, colla sinistra sosteneva il globo imperia di gioie preziose, e lavorata nelki le ; sopra di lui eravi il Padre e- stessa Bologna. Da ultimo vemva terno in atto di benedire. Dalle due sua maestà, ch' entrato in cappella. tefice voleva levare COR il Corpus Do fece riverenza al Pontefice, si cavò la corona di testa, gli baciò il pie mini, l'imperatore si pose ginoc de,l' altare ed insieme a far orazione. al Papa recossi al- chioni. AI tempo della comunione, il Papa, secondo il rito, recossi Ivi Clemente VII cominciò la alla sua sedia per farla, come Car messa, e finita la confessione, Gir lo V andò alla propria, e dipoi lo V ascese sull' altare, baciò il Clemente VII comunicò il diacono Papa in faccia, e in petto, come e suddiacono, e l' imperatore col sogliono fare i diaconi, indi il Papa sagramento, che gli portò un ve andò alla sua sedia, ed altrettanto scovo assistente al soglio pontificio. fece l' imperatore, ma fuori della Finita la messa, il capo del sacer cappella. L' epistola fu cantata da dozio, e quello dell' impero usciro m. Giovanni Alberino suddiacono no dalla chiesa di s. Petronio tro apostolico, e fece da diacono il vando in ordine a piedi delle sca Cardinal Innocenzo Cibo legato di le, i cavalli per cavalcare. Clemente Bologna. L' epistola in greco venne VII montò su d' un cavallo bianco, letta da m. Braccio Martello ca- e Carlo V gli tenne la staffa, e merier segreto del Papa. Quindi montato che fu» prese il cavallo Carlo V andò da Clemente VII, e per la briglia, e stava in atto di s' inginocchiò in terra. Gli fu levata volerlo menare, ma il Pontefice gli la corona reale dalla testa, ed allo disse che montasse a cavallo. Ob ra il Papa consegnò ad esso la bedì l' imperatore, deponendo pri spada, il mondo, e lo scettro colle ma il magnifico piviale siccome stesse cerimonie della precedente troppo pesante, e ne prese in vece coronazione, e poscia pose sulla uno più leggero di tela di argento. Il testa di lui la corona imperiale, e cavallo era un giannetto tutto bian lo benedì. Si alzò Carlo V, e andò co coi finimenti carichi di gioie. a sedere ad una sedia, due passi L' ordine della cavalcata si può discosta da quella di Clemente VII, leggere al vol. X, pag. 297, e seg. cioè alla sua destra, avendo due del Dizionario. scalini di meno della sedia Ponti Giunta la nobilissima, e solenne ficale. Poco dopo l' imperatore si cavalcata alla via, che conduce alla levò il ricco piviale, e restò in to- chiesa di s. Domenico, Clemente nicella. Senza corona andò a rin VII si recò al suo palazzo coi Car graziare il Pontefice, baciandogli il dinali, e prelati etc; e l'imperatore piede. Il Cardinal Alessandro Cesa andò alla detta chiesa di s. Dome rmi cantò il vangelo in latino, e nico, dove da Roma si erano con in greco lo disse monsignor Marco dotti, e parati i canonici di s. Gio Catanco, domenicano, arcivescovo vanni in Laterano, e dove si tro di Rodi. Terminata la lettura degli vavano per farlo canonico giusta il evangeli, il Pontefice passò all' al costume degli imperatori, che co- tare, e sua maestà si cavò di nuo ronaronsi in Roma. Ricevevano per vo il piviale che aveva riassunto, e ciò essi all' altare papale la cotta, la corona, restò in tonicella, e in la cappa, e la berretta canonicale, tal modo andò all'altare. Offri al come pur dicemmo al vol. XII Papa l' ostia e il calice, e poi gli pag. 3g, e 4° del Dizionario, Do baciò In mano, e quando il Pon- po il bacio di pace, e finita questa cerimonia, Carlo COR V creò molti ca repubblica francese, COR si fece procla 17.5 valieri, e rimontato a cavallo col mare imperatore de' Francesi per suo piviale e corona, per la via di mezzo d' un Senatus-consulto degli ». Mammolo, fece ritorno al palaz 8 maggio i8o4. Quantunque Napo zo, e subito spararono molte arti leone sembrasse ad alcuni non al glierie. La funzione durò dalle ore trimenti meglio consagrato che colla quattordici alle ventitre, indi Carlo vittoriosa sua spada, nondimeno ben V se ne andò a desinare, con tut conobbe quanto una tal' augusta ti i duelii, marchesi, ed altri si cerimonia, eseguita dal venerando gnori. La mensa durò sino alle ore capo della Chiesa cattolica, potesse tre di notte, ed in piazza si arro influire sopra la stessa persona di stì un bue intero, con le unghie, lui, dacchè rivestiva col carattere e con le corna dorate; due leoni religioso il possesso dell' acquistata gittavano vino bianco e rosso, giac sovranità. A tal effetto con repli chè in palazzo si tenne corte ban cate e gagliarde istanze invitò Pa dita per tre giorni, e nella sera pa Pio VII a recarsi in Parigi per della funzione Bologna fu rischia coronarlo con solennità. Veramente rata dai fuochi di gioia, e ralle il zelante Pontefice si trovò imba grata dal suono delle campane. razzato, perchè ciò disapprovavano Dopo pochi giorni, Clemente VII alcune delle principali potenze di pubblicò una bolla, colla quale sup Europa, le quali vedevano con pe plì alle cose che si potessero aver na, che le ulteriori mire del for tralasciate, secondo l' antico rito, tunato conquistatore, e l' occupa nella coronazione degl' imperatori, zione dell' altrui trono, dal manto e seguitando l' esempio di Leone della sublimità pontificia, venissero X, concesse che il regno di Napoli ricoperte. D'altronde Napoleone cre fosse per tutto il tempo della vita deva meritare questa condiscenden di Carlo V, congiunto ed unito za dal Papa, come un premio di all'impero Germanico. L'imperato quanto aveva operato a benefizio re partì da Bologna a' 2 3 marzo, del culto cattolico per lui ristabilito ed il Papa a' 3o di detto mese. in Francia, e, secondo molti scrit Giunto Carlo V a Castel Franco, tori, anche per la promessa che gli donò a'cavalieri gerosolimitani l'iso aveva fatta di restituirgli le lega la di Malta. zioni. Era a ciò mosso il Pontefice Nella vita del summentovato dalla lusinghiera speranza di otte Gregorio XIII si legge, ch' egli in nere nuovi vantaggi per la cattoli vitò a Roma Massimiliano II re ca religione, e di vederla per l'atto de' Romani a prendere la corona della coronazione dell'imperatore di oro, per fare quella funzione, dominante ancora nella Francia. In ch' egli avea veduta e descritta stan tali lusinghe, Pio VII si condusse do in Bologna sua patria. Tutta- in Parigi per coronarvi Napoleone volta nè Massimiliano II, nè altri colle insegne imperiali. imperatori romani ebbero le inse Ai 2 novembre i8o4, Pio VII gne imperiali dal sommo Pontefice, partì per la Francia, ed arrivò ai essendone Carlo V stato l' ultimo. 9.5 detto a Fontainebleau. Ivi fu Napoleone Bonaparte, dopo es incontrato dall'imperatore, e passan sere divenuto primo console della do quindi a Parigi, venne stabilito VOL. XVII, i5 «6 COR trono, dall'altra COR parte dell'altare il 2 dicembre per la funzione, che l' arcivescovo di Parigi pubblicò con sedevano i Cardinali, ed innanzi una lettera pastorale. Il corteggio alla balaustrata gli arcivescovi, i del Papa partì dalle Tuilleries alle vescovi, e il clero di Parigi. Ter ore nove di Francia , smontando minato l'inno, Sua Santità fece in Pio VII all'episcopio ove il Car latino all' imperatore la seguente dinale de Belloy arcivescovo in si domanda: » Promettete voi innaii - bito cardinalizio, dalle scale lo ac » zi a Dio, agli angeli, ed agli compagnò alla gran sala, in cui » uomini, di serbare ai Pontefici erano gli altri Cardinali, e gli arci » della Chiesa cattolica, apostolica, vescovi, e vescovi francesi, vestiti » romana, ciò che godono in linea degli abiti sagri. Tre tavole nella » di rispetto, e di onore, che loro sala erano preparate, per gli abiti » è dovuto secondo i sagri cano- pontificali, pegli arredi, per le sup » ni ?" Napoleone toccando con pellettili, e pei paramenti dei mi ambe le mani il vangelo, che il nistri sagri. Vestito il Papa pon grand'elemosiniere gli presentò , ri tificalmente, e preceduto dal solito spose, Profiteor, e promise in oltre corteggio, col quale si reca a ce di essere, quale altro Carlo Ma lebrare solennemente la messa, si gno, il perpetuo difensore della cat condusse alla cattedrale, incontrato tolica fede. V. Formule des cere- dal Cardinale arcivescovo in cappa, monies et des prìères pour le sacre che gli presentò l'aspersorio. All'in de Napoleon et Josephine, Paris gresso della chiesa i canonici pre i8o4. sero il Papa sotto il baldacchino, ci Ine le seguito litanie, intuonaronsi stando in quel altre tem pre- etrus i cantori etc., e intuonarono dopo avere : oratoTu es PioPe- po l' imperatore , e l' imperatrice VII si assise sul trono eretto den sotto il piccolo trono. Si posero in tro il presbiterio. Nel tempo che ginocchio, ed inchinarono il capo, Napoleone vestiva gli abiti, e gli quando Pio VII recitò i tre ver ornamenti imperiali nell'episcopio, setti : Ut hunc famulum tuum etc. il Pontefice intuonò l'ora di terza. Il grande elemosiniere di Francia, Dopo più di un'ora il corteggio il primo Cardinale francese arci imperiale entrò in chiesa, ed allora vescovo, e il più anziano vescovo s' incominciò la funzione della con- francese si avvicinarono agl'impe sagrazione a seconda del cerimo rialipina, coniugi fecero loroNapoleone, un profondo e Giusep- in niale e pontificale romano, meno alcune cose introdotte da Salma- chino, e li condussero ai piedi del toris gran cerimoniere di corte, e, l'altare per ricevere la sagra un secondo che si dice, per ordine di zione in ginocchio. Allora il Papa Napoleone. Nel tempo che questi fece all'imperatore, ed all'impera coll' imperatrice entrava nella ba trice una triplice unzione, cioè sul laustrata dell' altare maggiore, Pio la testa, e sulle mani. Dopo di ciò VII discese dal trono, andò all'al i coniugi dai personaggi nominati tare, ed ivi intuonò il Vera Crea- furono accompagnati al piccolo tro tor Spiritus. Presso l'altare, ed a no, restando il Papa più d'un quar corna evangelii, il Papa circonda to d' ora a pregare Dio. Universali to dai suoi ministri stava assiso sul furono le acclamazioni a Pio VII, e quindi diedesi COR principio alla mes risposero : Viva COR f imperatore, p 227 -'»?!•

    sa. Dopo il graduale benedì il Pon peratrice.tare col suo Passò accompagnamento, poi Pio VII a. in tefice la corona dell'imperatore, e della imperatrice, la spada, il man un al gran maestro delle cerimo to, gli anelli, dicendo le preci, che nie, essendo preceduto dagli araldi sono proprie di queste benedizioni. di arme. .Continuò il Papa la mes Durante tali cerimonie l' imperato sa, ed al fine del vangelo, il gran re, e l' imperatrice restarono assisi de elemosiniere recatosi all'altare, sul piccolo trono, quindi tornarono ricevè dal diacono il messale, che a piè dell'altare , tra i Cardinali , fu fatto baciare agli imperiali con arcivescovi, e vescovi, che servirono iugi. AH'.^grtMi Dei l'elemosiniere di assistenza alle sagre funzioni. si recò dal Pontefice a ricevere la Presentaronsi di poi di nuovo al pace, cum instrumento pacis, che Pontefice le imperiali insegne, co portò a baciare ai sovrani. Finita me l' anello, la spada, il manto, la la messa, Pio VII intonò il Te mano della giustizia, lo scettro, il Deum, e dai canonici sotto il bal globo, e la corona, e successiva dacchino fu ricondotto all'arcive mente il Papa recitò le analoghe scovato, ricevendo da per tutto se orazioni, nel dare ai coniugi le det gni di venerazione. Dopo breve ri te insegne. Tali insegne, apparte poso, colla sua corte, in uno al cor nenti a Carlo Magno, si tolsero da teggio imperiale, fece Pio VII ri Acquisgrana. Da Kellerman por torno alle Tuilleries, ed il giorno tavasi la. corona, da Lefebure la seguente Napoleone partecipò ai ve spada, da Berthier il globo, men scovi della Francia la seguita sua tre Bernadotte portava la corona incoronazione. dell' imperatóre. Ritornato Pio VII in Roma, il Prese però Napoleone la corona Cardinal Fesch, zio dell'imperato datl' altare, e da sè medesimo se re, a nome di lui gli presentò i] la pose in capo. L' imperatrice al prezioso triregno, che vediamo nelle lora si prostro genuflessa , e rice solenni funzioni portarsi avanti al vette la corona, che l' imperatore le Papa; otto arazzi esprimenti fatti posò sulla testa. Sua Santità, ac del nuovo testamento, due grandi compagnato dai Cardinali, condus e nobili tappeti, due candelabri di se formalmente l'imperatore, e Sevres, che Pio VII diede alla bi l'imperatrice nel gran trono, posto blioteca vaticana, ed un servizio in fine della chiesa, sotto l'arcata di tavola di squisita porcellana. Di del quarto e quinto pilastro , cioè questi donativi fanno la descrizione a tanta distanza dell'altar maggio i Diari di Roma, cioè i num. 5 i, Si re, quanta n' era dalla porta d'in e 7o dell' anno i8o5. r. i' ab. Bel- gresso. Allorquando Pio VII ascese Ionio Continuaz. della Sioria del Cri sui gradini del medesimo trono, ed stianesimo , vol. I, p. i69 e seg., i monarchi vi furono assisi , disse dove pur tratta di ciò che prece Pio VII la orazione: In hoc impe dette, accompagnò, e seguì la corona rii solio, etc., e poi abbracciò l'im zione di Napoleone : finalmente veg- peratore; indi rivolgendosi al po gasi la Storia di Pio VII di Ar- polo, esclamò ad alta voce: Vivat taud tradotta dal Rovida, vol. T, cap. imperniar in aeternwn, e gli astanti XXV^XXVII sinoalXLI inclusive. con mento dei principi COR della terza di CORONAZIONE DE' RE. L'in augurazione de' primi re di Fran nastia, di cui abbiamo autentici do cia era semplicissima, perchè con cumenti, è quello di Filippo I, che sisteva nell'innalzare il nuovo re nel io5g fu coronato in Reims sopra uno scudo, e portarlo sulle alla presenza de' pontificii legati, i spalle tre volte intorno 9l campo. quali ne approvarono ILattoi Seb Questa pratica fu mantenuta per bene la città di Reims fosse stabi riguardo alla prima dinastia, mal litavico per il Balbuziente, tal funzione, niuno meno dei Lodo- re grado le pretese di Reims (Vedi), relative alla coronazione di dodo- della seconda dinastia fu colà con veo, il primo de' re franchi, che sagrato, ed Enrico IV lo fu a Char- abbracciasse il cristianesimo. Aven tres, perchè l'esercito della famosa do il Pontefice s. Zaccaria deposto lega occupava Reims. Notarono gli per impotenza Childerico III re di storici, che il cerimoniale eseguito Francia, l'ultimo de' Merovingi , e per la coronazione di Pipino, sus sostituito Pipino figlio di Carlo sistette senza notabile cambiamen Maftelloi dicesi che Pipino fosse il to sino a quella di Filippo II Au primo re di Francia coronato colle gusto del i i 8o. Il suo predecesso cerimonie della Chiesa, perchè si re Lodovico VII, il Giovine, pre fece consagrare nella cattedrale di scrisse l' ordine che doveva tenersi, Soissons da Bonifazio legato del Pa e assegnò le funzioni pei dodici pari pa, ed arcivescovo di Magonza. di Francia. Il Du Tillet osserva, Certo è, che, recatosi il Pontefice che i re ammogliati, e le regine ri Stefano II detto III in Francia, cevevano al tempo stesso in Reims fu incontrato a Ponthieu da Pipi la corona, e l'unzione reale. Per le no colla famiglia reale, servendolo regine non si faceva però uso del quel principe alla guisa di scudie la celebre ampolla o crisma di s. re al lato del suo cavallo. Consa- Remigio, ma di un crisma diverso, grollo il Papa ai 2o luglio dell'an ungendosi esse sulla fronte, sulle nonisio, 754, in neluno monistero a Carlo diMagno, s. Dio- e spalle, e sul petto ; per lo che por tavano nel giorno della coronazione Carlomano suoi figli. Secondo al una tonaca, ed una camicia aperta cuni questa fu la seconda corona davanti, e di dietro. Le principes zione che ricevette Pipino ; anzi se, che sposavano i re dopo questa da altri vuolsi originata da que cerimonia, non s' incoronavano a sta la pretensione ch' ebbero poi i Reims, ma in altre città. Enrico successori di lui di essere consa IV, che sposò Maria de Medici, es grati, e coronati solo dai romani sendo già coronato ai i 3 maggio Pontefici, benchè i re della terza i6io, la fece incoronare a Parigi dinastia non venissero consagrati in s. Dionisio; e recandosi in città che dagli arcivescovi di Reims, i per vederne la pompa, fu misera quali sino a Carlo X ne hanno mente ucciso dall' empio Ravaillac. esercitato il diritto. Nell'844, e Alessandro IV, nel i 259, ad istan nella basilica vaticana, Sergio II za di Tibaldo II re di Navarra, coronò re dei longobardi Lodovico concesse a lui e a' suoi successori, II, figlio di Lotario I, imperatore che, posti sopra uno scudo, secondo e re de' franchi. ll primo corona- I' uso della nazione, fossero proda- con zione 45, Cum COR quanta, data 319 in mati re, e poscia ricevessero l'un zione, e la corona dal vescovo di Ferentino ai i7 luglio i2o6, Butt. Pamplona, il quale dove fosse im Rom. t. III, par. I, p, i i 3, stabilì pedito, venissero coronati da altro che i re d' Aragona fossero coro da loro prescelto. All'articolo Corona nati in Saragozza dall' arcivescovo reale (Vedi), ed all'altro Corona di Tarragona. In ricognizione di ferrea (Vedi), si riportano alcune tanti onori, il re fece tributario il coronazioni dei re, di che pure si suo regno alla santa Sede, e fece tratta agli articoli rispettivi, come il giuramento, che si legge nel di regni ec. Piazza, Gerarchia Cardinalizia, pag. gona, Non ma erano contraendo coronati imatrimonio re d'Ara- 599.nifacio Aggiungeremo, VIII, nel confermare che Papa i Bo-due

    venivano armati cavalieri, quindi regni di Corsica, e di Sardegna a chiamati re. Volendo essere coro Jacopo II re d' Aragona, lo coronò nato il re Pietro II, nel pontifica colle insegne reali, come si legge in to d' Innocenzo III si recò in Ro un diploma dello stesso re dato ai ma, e fu ricevuto ed alloggiato con 9 aprile i297, nella basilica vati cano. onore Ivi dal giurò Papa fedeltànel palazzo ed ubbi vati' cana con pompa solenne, il qual diploma conservasi nell'archivio di dienza alla Sede apostolica, e pro detta basilica cap. 44» fase. i7"- mise di estirpare l' eresia degli Al- Clemente IV, dopo aver dato in bigesi. Nella chiesa di s. Pancrazio investitura il regno delle due Sici (Vedi), segui l' unzione del re per lieno alseguente re Carlo i266 I d'Angiò, lo fece coronare nell'an. le mani del Cardinal Pietro vesco vo suburbicario di Porto, e la co nella basilica vaticana nel giorno ronazione per quelle del Papa. Al dell'Epifania, come si rileva dal cuni dicono, che questa accadesse Pagi, e da un diploma dello stes nella medesima chiesa di s. Pan so re, che si conserva nel detto ar crazio: altri però vogliono in quella chivio, cap. 43, fase. 336. Raccon di s. Pietro in Vaticano. Certo è, ta l'annalista Rinaldi, a detto an zoche III in la questa spada ricevette militare, da come Innocen- ap no num. i, che dovendo Carlo I cacciar dal regno l' usurpatore Man parisce da un diploma di lui, dato fredi, il Pontefice Clemente IV agli i i aprile, ovvero novembre credette vantaggioso farlo coronare i2o4, apud s. Petrum, riferito dal solennemente in s. Pietro, da cin Rinaldi a detto anno num. 72. Il que Cardinali, che furono Ridolfo Novaes dice, nella vita d' Innocenzo vescovo d'AIbano, Ancherio prete III, che dopo la consagrazione del delconi titolo R i ecardo di s. di Prassede, s. Angelo, e iGodi- dia- Cardinal Pietro Gallimi fatta in s. Pancrazio, il Pontefice coronò so fredi di s. Giorgio in Velo aureo, lennemente Pietro II nella basilica e Mattco di s. Maria in Portico , vaticana, imponendogli tutte le in i quali pel Papa ricevettero il cor segne reali, cioè manto, scettro, rispondente omaggio, e giuramen pomo, corona, e mitra per partico- to. Il re donò alla basilica cinquan Iar privilegio, ad esempio di altri ta oncie d'oro, e dispose di darle principi, come dicesi all' articolo altrettantonazioni d'imperatori, annualmente. e re Delle fatte coro- nel- Mitra (Vedi). Quindi, colla costitu- COR nazlone degl' COR imperatori (Fedi), la basilica vaticana, là il novero il suddetto Piazza, nel suo Bortero- meno quelle particolari tà, riti, e logio a pag. 297. consuetudini proprie de' rispettivi Nel i289 ai 29 maggio Nicolo regni. Laonde per ultimo ci limi IV coronò in Roma nella basilica teremo a descrivere la solenne co di s. Pietro Carlo II re di Sicilia ronazione del regnante imperatore colla sposa Maria, sotto le medesi d'Austria Ferdinando I, come re me condizioni, con cui era stato del regno lombardo-veneto, seguita coronato Carlo I, suo padre, che con apposito cerimoniale in Mila riportate sono dal Rinaldi a detto no colla Corona ferrea (Vedi), al anno num. i. Questo annalista quale articolo si riportarono com sostiene, che la coronazione seguis pendiosamente le cerimonie, e le se in Roma, non in Rieti, come funzioni praticate in altre simili scrissero alcuni. Tuttavolta egli de coronazioni,colarità degne colle di speciale principali menzione. pai ti- scrive le beneficenze, che il re fe ce alla chiesa di Rieti, per esservi V. il Marcelii Sacrarum Caere- unto e coronato per mano del som moniarum tit. V, pag, 29, De plur, mo Pontefice, e descrive ancora i coronarian. donativi, ed i sussidi per la guer Avendo stabilito l'imperatore Fer ra di Sicilia, dati al re da detta dinando I, secondo l' ordinamento chiesa. Delle coronazioni di alcuni dell'imperiale suo genitore France re fatte dai Papi in Avignone sco I, di farsi incoronare in Milano {Vedi), come di Lodovico in re colla corona di ferro, si recò a quel delle isole fortunate, fatta da Cle la città coll' imperatrice sua con mente VI, e dei due re di Napoli sorte Maria Anna Carolina, facen coronati in Avignone dall'antipapa do il solenne ingresso il dì primo Clemente VII, si parla a quell'ar settembre i 838 con quel cerimo ticolo. Molti poi sono gli esempi, niale, che si legge nel numero 78 come si vedrà ai rispettivi articoli, del Diario di Roma di quell'anno, delle insegne reali mandate dai oltre le diverse narrazioni , che di Pontefici ai principi per mezzo dei tale ingresso, e della successiva inco Cardinali legati, autorizzati a coro ronazione si pubblicarono in Milano, narli. Il Cardinal Borgia venne ed altrove. Nella mattina pertanto mandato legato a Ferdinando re di domenica , 6 settembre, ebbe di Sicilia, per assistere alle reali luogo nella vasta ed illustre me nozze, e a portar la corona con tropolitana di quella celebre città, sagrata da Sisto IV alla regina la pia e solenne cerimonia. Le sue Giovanna,vio: La pietà come trionfante si legge pag. nel 283. Bo- porte si aprirono alle ore sette an timeridiane per accogliere il nume Divenuto il Borgia Papa Alessan rosissimo popolo insieme allo scelto dro VI, dopo la morte del re Fer concorso destinato ad occupare le dinando, fece coronare Alfonso II tribune, ed i funzionari, i magi figlio naturale del defontd, ad on strati, la nobiltà, chiamati ad assi ta delle ragioni, che vantava Carlo stere all'imponente funzione, coi VIII re di Francia. membri del corpo diplomatico, ed La coronazione dei re nel ceri i forestieri più distinti. L'aurora di moniale poco differisce dalla Coro- un tal giorno, che segna un'epoca COR ch'erano gli ultimi COR ; le deputazioni 23, memorabile, fu annunciata da centu no colpi di cannone, e dal festevole delle università di Padova, e di suono di tutte le campane. II duo Pavia, delle accademie di belle arti mo di Milano in tale occasione of di Milano, e di Venezia, e dell'i fri un saggio luminoso di quanto stituto di scienze, lettere, ed arti. I possano le belle arti in questo se deputati delle congregazioni pro colo vincendo la vaghezza, la ric vinciali a due a due, secondo l'or chezza delle stoffe, e degli aurei dine alfabetico delle provincia da fregi. Il genio del rinomato Ales essi rappresentate, presero fra loro sandro Sanquirico lo fregiò di que il posto secondo l'anzianità. Veni gli ornamenti, che corrispondendo vano poi i delegati provinciali a due alla santità del luogo, all'austerità a due nell' ordine dell'anzianità di della sua architettura, alla solenni nomina, precedendoli i meno an tà della cerimonia, espressero la ziani, e seguivano per ultimi i con sublimità, e la grandezza della cat siglieri aulici delegati provinciali di tolica religione, e della sovranità. Venezia, e di Brescia, il più anzia La descrizione degli addobbi del no alla dritta. I deputati delle con magnifico tempio, colle tavole in gregazioni generali procedevano a cise del suo prospetto interno, e due a due nel posto dell'anzianità del trono reale, si leggono in fine di nomina, senza distinzione se fa dell'importantissimo, e dotto Com cessero parte della congregazione mentario storico del ch. Ignazio centrale lombarda, o veneta. Indi Cantù, intitolato : Influenza degli venivano i consiglieri dei due gover imperatori di casa d'Austria nelle ni del regno lombardo- veneto pure vicende d" Italia , dall' elezione di a due a due ( quelli del governo Rodolfo d'Asburgo fino al nostri veneto per mezzo d' una deputa giorni, Milano i 838. Questa ele zione ), secondo l'anzianità, senza gante, ed ornata edizione, da An distinzione se appartenessero all'uno tonio Arzione, in divotissimo omag od all'altro governo; di poi segui gio, fu intitolata agli eccelsi prin va il consiglier aulico presso il go cipi. vernatore di Milano; indi venivano i La processione si mosse alle ore due signori governatori in ordine di nove dal palazzo di corte verso la anzianità; i forieri di corte; gli scudie metropolitana nell'ordine seguente. ri; i ciambellani; i consiglieri intimi ; Un distaccamento di granatieri ; e l'araldo del regno lombardo- vene due battistrada ; la servitù di corte; to in abito di costume, con berretto gli araldi delle città non regie, ma ornato di piume, portava il basto però fornite di una congregazione ne alzato. Succedeva il maggiordo municipale; indi quelli delle città mo maggiore del regno lombardo- regie a due a due, nell'ordine al veneto col bastone; indi venne il fabetico delle rispettive città, ad ec grande scudiere del regno lombar cezione di quelli di Milano, e di do- veneto colla spada regia nella Venezia, che furono gli ultimi; i guaina sopra un cuscino di vellu podestà delle suddette città aventi to turchino, e giallo riccamente ciascuno alla sinistra un assessore guarnito d' oro ; il gran coppiere municipale nello stesso ordine, me lombardo-Veneto, portante lo scet no quelli di Venezia, e di Milano, tro sopra un eguaI cuscino ; il gran COR cato con tre carrozze COR a sei cavalli, siniscalco lombardo- veneto, col glo bo del regno sopra un egual cu preceduto dalla propria servitù in scino; ed il gran ciambellano del gala, per attendere nel tempio l'ar regno lombardo-veneto colla coro rivo di sua maestà. na sopra un egual cuscino. Intanto, progredendo la proces Seguivano il serenissimo arciduca sione, tostochè l' imperatore si av Ranieri, vice-re del regno lombar- vicinò al duomo, il primo maestro •veneto, avendo a fianco il proprio delle cerimonie ecclesiastiche avvi gran maggiordomo; e sua maestà sò i Cardinali Gaisruck arcivesco l' imperatore Ferdinando I nell' a- vo di Milano, e Monico patriarca bito ricco dell' incoronazione, col di Venezia, monsignor nunzio a- manto imperiale di casa , il cui postolico , i vescovi , prelati, e ca strascico era portato da paggi. L'im nonici, perchè venissero tutti alla peratore era cinto della corona di porta maggiore del tempio a rice casa, fregiata dalle quattro collane vere l' imperatore, collocandosi i degli Ordini imperiali, e dal gran vescovi più vicini, che il resto del cordone dell' Ordine militare, sotto clero assistente ai Cardinali. Entra un ricco baldacchino sostenuto da to l' imperatore sotto baldacchino otto bastoni, i cordoni de'quali coi nella chiesa (alla cui porta si fer fiocchi d' oro, erano portati dai mò la servitù di corte ) , il Cardi ciambellani, e circondati dai deco nal arcivescovo di Milano colla mi rati del toson d' oro, ornati delle tra in testa gli presentò l' acqua proprie collane ( fra i quali il pri santa, al quale effetto il cerimonie mo maggiordomo maggiore, e il re di corte gli porse l' aspersorio. gran maresciallo di corte), e dalle In seguito si recò tutto il clero in gran croci degli imperiali, e reali processione verso l'altare maggio Ordini. I capitani delle guardie del re, precedendo mazzaconici, let corpo, e l'aj atante generale dell'im tori, e no tari , indi la croce ar peratore marciavano un poco avan civescovile, il capitolo metropolita ti da ambi i fianchi. La guardia no, ed in seguito i prelati, ed i nobile lombardo-veneta ( in questa vescovi tutti parati di piviale bian occasione istituita ) , ed all' infuori co , e mitre semplici. Per ultimi le guardie del corpo dei trabanti venivano i Cardinali Monico e Gais formavano l'accompagnamento la ruck coi loro assistenti. Li segui terale. Una divisione della guardia rono indi gli araldi civici, i pode nobile lombardo-veneta seguiva im stà, le congregazioni provinciali, i mediatamente il baldacchino. Indi delegati provinciali, le congregazio incedevano un distaccamento di ni centrali, i consiglieri di gover granatieri, sua maestà l' imperatri no, il consigliere aulico del gover ce, i serenissimi arciduchi, e le se no di Milano, ed i due governato renissime arciduchesse, non che gli ri. Poi procedettero i forieri di augusti ospiti presenti in Milano corte, le cariche di corte, monsi pel sotterraneo dell' arcivescovato gnor nunzio apostolico, il regio a- .si recarono al duomo alle tribune gnitariraldo lombardo-veneto, cogli onori del i regno gran , di- e loro destinate. Anche monsignor Altieri nunzio apostolico del Pon- l' arciduca vice-re. Finalmente ve ìcc Gregorio XVI, vi si era re- niva l' imperatore circondato dal COR ricca sedia a bracciuoliCOR presso l'ul solito corteggio, e con due vescovi ai fianchi destinati ad essere assi timo gradino dell'altare, nella qua stenti regii , tenendo sollevato il le, dopo fatta la presentazione, pre manto imperiale alle due estremi se posto l' imperatore con un in tà anteriori. Al suono delle trom chino verso il Cardinal arcivescovo bette, e dei timpani, continuò la fun celebrante. Allora segui la presen zione a muoversi verso l'altare tazione, e quindi l'ammonizione, maggiore. Le guardie di scorta ri che venne udita dall'imperatore se masero indietro ai posti assegnati , dente. Di poi l'imperatore si al prima la guardia del corpo dei zò, avvicinossi all'altare accompa trabanti, dopo, vicino al presbite gnato dai due assistenti, e s'ingi rio, la guardia nobile lombardo- nocchiò nel gradino più alto, ove veneta. ll baldacchino si lasciò ad il cerimoniere di corte aveva col dietro Giunto al presbiterio. all'altare maggiore il cle locato un ricco cuscino. Il primo gran maggiordomo maggiore tol ro s'inginocchiò, e fece una breve se dal capo dell'imperatore la co orazione. L' imperatore fece lo stes rona di casa, la quale venne por so sotto il suo piccolo trono, eretto tata a corte dal tesoriere, scortato dirimpetto all'altare, e frattanto si da una guardia del corpo degli collocarono sull' altare gli onori del arcieri, e da una guardia del cor regno. Dopo l'orazione prese ognu po ungherese . Indi l' imperatore no il posto assegnatogli, cioè il lesse il giuramento dell' incorona Cardinal patriarca di Venezia, il zione, finito il quale toccò colle due capitolo del duomo, i vescovi, ed mani il libro dei santi evangeli], i prelati negli stalli disposti dietro che il Cardinal arcivescovo seduto l'altare. Il Cardinal arcivescovo di tenne aperto sulle sue ginocchia, e Milano co' suoi tre assistenti, sedet pronunciò le parole: Così Iddio ci te sulla predella dell'altare colla ajuti. faccia rivolta al popolo, i due ve Dopo il giuramento rimanen scovi più anziani destinati all'assi do ancora l'imperatore genufles stenza dell'imperatore si recarono so, il Cardinal arcivescovo ed i ve ai due sgabelli a fianco del trono, scovi si alzarono senza mitra, e i e dopo qualche istante, l'imperato vescovi dissero sotto voce l'orazio re si alzò in piedi, e si recò, ac ne di benedizione sopra l' impera compagnato dai due vescovi assi tore. Dopo questa orazione si alzò stenti (che prima si fecero le sua maestà, discese dai gradini del- vare la mitra), all'altare maggio l' altare, s' inginocchiò dalla parte re preceduto dal gran maggior dell' epistola sull' ultimo gradino, e domo maggiore del regno lom- si prostrò col viso sul cuscino dis bardo-veneto col suo bastone. Il posto avanti di lui : il Cardinal ar gran ciambellano lombardo-veneto, civescovo, i vescovi, ed i prelati il primo gran maggiordomo mag posero di nuovo la mitra sul capo, giore, il faciente funzioni di gran e s'inginocchiarono unitamente al ciambellano, i due capitani delle resto del clero, e recitarono le li guardie del corpo, e l'aiutante ge tanie dei santi. Dopo il versetto nerale accompagnarono l' imperato ut omnibus fidelibus ete., si alzò in re. Nello stesso tempo si portò ima piedi il solo Cardinal arcivescovo. vescovi assistenti, COR dai suddetti gran con mitra, e pastorale, e rivolto verso l' imperatore diede la bene dignitari del regno, e grandi cari dizione, ciò che fecero pure gli al che di corte al padiglione reale, tri vescovi assistenti, ma in ginoc nel quale però insieme all' impera chio. L' imperatore si rizzò allora, tore non entrarono che i due as restando genuflesso ; il celebrante sistenti, il primo gran maggiordo s'inginocchiò, e terminò le litanie. mo maggiore, il faciente funzione Compite queste, si alzò in pie di gran ciambellano, e il gran di il Cardinal arcivescovo senza ciambellano del regno lombardo- mitra ; i vescovi restarono in ginoc veneto. Colà vennero asciugate al chio, deposero la mitra, e dissero l'imperatore dal primo dei due sotto voce col Cardinal arcivescovo i vescovi le unzioni fatte al braccio versetti, e le orazioni prescritte, dopo destro, e fra le scapole, e dopo ciò le quali, il Cardinal arcivescovo se bardo-veneto,il gran ciambellano e il faciente del regno funzione lom- dette colla mitra in capo avanti l'alta re; l'imperatore si alzò in piedi, a- di gran ciambellano ricongiunsero .scese i gradini dell'altare, e venne ad le vesti dell'incoronazione ove era inginocchiarsi sopra un ricco cusci no state aperte. Mise nuovamente no collocato dal cerimoniere di il primo gran maggiordomo mag corte sul gradino più alto avanti giore all' imperatore le collane de il Cardinal arcivescovo; gli altri gli Ordini, ed i due primi nomi vescovi con mitra e pastorale si nati lo vestirono del manto reale avvicinarono, e formarono un cir lombardo veneto. L'imperatore si colo intorno alI' imperatore. Il gran recò allora preceduto ed accom riamberlano lombardo-veneto, ed il pagnato come prima nell' andare lliciente funzione di gran ciambel dal trono all'altare, dal padiglio lano levarono a sua maestà il mani- ne reale allo stesso trono, e vi pre io imperiale di casa ; il primo gran se posto per assistere alla messa maggiordomo maggiore levò la col pontificale. Nel tempo che l' impe lana degli Ordini ; le quali insegne ratore erasi ritirato nel padiglione unitamente al manto furono traspor reale, il Cardinal arcivescovo andò tate dai forieri di camera nel padi alla sua sedia, si lavò le mani, si le glionebardo-veneto reale. Il scoprì gran ciambellano le spalle, ed Iom- il vò il piviale, e si vesti de' sagri paramenti da messa; indi gli si faciente funzione di gran ciambellano dinariaccostarono per i la quattro messa ministri pontificale; or- il braccio destro dell'imperatore. Il Cardinal arcivescovo intinse allo ilconono diacono per per l'alleluja. la ebdomadario, lezione, Quando e il il suddiaco- tutto sudcli fua- ra il pollice della mano destra nel sacro olio, che gli venne presentato dal cerimoniere di corte in una disposto, e l'imperatore si trovò al coppa d'oro, ed unse, orando, in suo gcnuflessorio, si recarono i ve ciodo di croce l' imperatore al scovi al loro posto nel coro, ove a braccio destro dalla giuntura delle due a due recitarono la confessione roani sino al cubito, come anche intanto che si fece lo stesso all' al sul dorso tra le spalle. tare dal Cardinal arcivescovo cele Dopo la sagra unzione, l'impe brante. La messa pontificale si ese ratore venne accompagnato dai due guì a norma del cerimoniale am COR COR 235 brogiano quanto al rito, e quanto cIntura, al Cardinal arcivescovo, il alla musica, colla colletta pro Rege. quale ne cinse l'imperatore. Quan Cantata l'epistola, i quattro mi do questi ebbe cinta la spada, si nistri della messa ritornarono in alzò in piedi, la sguainò, la ripose coro a riprendere il loro primiero poi di nuovo nel fodero, e s' ingi posto, e il Cardinal arcivescovo se nocchiò avanti l'altare, li Cardinal dette sul faldistorio posto avanti arcivescovo di Milano prese poi la l'altare co' suoi assistenti ordinari corona, che gli venne presentata come prima, Si recarono in segui dal gran ciambellano, la pose, uni to i vescovi, condotti dal Cardinal tamente al Cardinal patriarca di patriarca di Venezia, che era sem Venezia, sul capo dell' imperatore, pre rimasto al suo posto, in solen ed ambedue pronunciarono le pa ne processione verso il trono, s'in role determinate per questa solen chinarono profondamente avanti ne cerimonia. In questo atto si suo l' imperatore, e l' accompagnarono narono tutte le campane della me oll' altare ove l' imperatore si dires tropolitana, alle quali fecero eco se, preceduto dal gran maggiordo quelle pure delle chiese di tutta la mo maggiore lombardo-veneto col città, e si eseguirono dalla truppa bastone, dal grande scudiere, dal schierata sulle piazze tre salve di grande coppiere, dal gran siniscal moschetteria, e dal castello vennero co, dal gran ciambellano del regno fatte le salve d'artiglieria. In segui Jombardo-veneto, coi due vescovi to ricevette il Cardinal patriarca di assistenti ai fianchi, e seguito dal Venezia lo scettro dal gran coppie primo gran maggiordomo maggio re, e lo mise nella mano destra re, dal faciente funzione di gran dell' imperatore coll'allocuzione pre ciambellano, dai due capitani delle scritta. guardie del corpo, e dall'ajutante Finalmente il Cardinal arcivesco generale. Arrivato all'altare l' im vo di Milano diede all'imperatore peratore s'inginocchiò sul gradino nella mano sinistra il globo impe più alto, ove il gran cerimoniere riale presentato dal gran siniscalco avea collocato un ricco cuscino. lombardo-veneto. Il grande scudie Allora uno degli assistenti del Car re lombardo-veneto slacciò all' im dinal celebrante, togliendosi dall'al peratore la cintura della spada, e tare, presentò gli onori del regno dopo averla sguainata, consegnò la al Cardinal arcivescovo medesimo, cintura stessa al foriere di camera, tariil quale del regno,li consegnò perchè ai ligran tenessero digni- che la fece portare, per mezzo di un cameriere, col fodero, e col cu sopra cuscini. ll grande scudiere scino suindicato, a corte, ove si lombardo-veneto, a cui venne leva portò anche il manto imperiale di to il cuscino da un foriere di ca casa. La spada sguainata venne mera, sguainò la spada regia, che portata avanti l' imperatore, dal porse al Cardinale arcivescovo di grande scudiere in tutto il restante Milano, il quale la consegnò all'im della funzione. Allora si alzò in peratore con un'allocuzione. L'impe piedi l' imperatore e re, e si recò al ratore rimise dopo la spada a) gran trono d' intronizzazione, avendo il de scudiere, che la ripose nel fo Cardinal arcivescovo di Milano alla dero, e la richiese, unitamente alla destra, e il Cardinal patriarca di COR si alzò in piedi, COR e riprese nelle ma Venezia alla sinistra, preceduto dal capitolo del duomo, dai prelati, e ni, coll'ajuto degli assistenti, la dai vescovi, (lali araldo, e dai gran scettro ed il globo. Finito l' evan di dignitari del regno, fra i quali gelio, l' imperatore ritornò lo scet dal grande scudiere recante la spada tro, ed il globo sui cuscini nello snudata immediatamente avanti l'im stesso modo come prima, e s'ingi peratore, ch' era accompagnato dai nocchiò. Un vescovo, accompagnato due vescovi assistenti, e seguito dal dal suddiacono ebdomadario, dal le cariche di corte suaccennate. Die cerimoniere ecclesiastico di corte, e tro un segnale dato colla mano dai dai due paggi coi ceri, si recò col due elimosinieri della corona, l'im libro dell' evangelo avanti l' impe peratore sedette sulla sedia del tro ratore, lo presentò a lui per baciarlo, no. Il gran maggiordomo maggiore e Io consegnò al suddiacono. Ritor lombardo-veneto si rivolse al popolo, nati indi tutti e tre all' altare, il e colle parole: Viva Ferdinando vescovo riprese il suo posto. Detto Imperatore e Re nostro, diede il l' offertorio, il Cardinal arcivescovo segno per l'universale acclamazione, celebrante, colla mitra in capo, si nel qual momento, continuando an collocò presso l' altare maggiore a- cora il suono di tutte le campane, vanti il suo faldistorio colà traspor ed i colpi di cannone, vennero fatte tato, L' imperatore venne accompa nuove salve dalle truppe. ll Car gnato da due assistenti, e dal se dinal arcivescovo, deposta la mitra, guito enunciato di sopra alla pre intuonò l'inno ambrogiano TeDeum, sentazione, colla corona sul capo, e che si proseguì dalla musica. s' inginocchiò sul penultimo gradino Pronunziate le orazioni d' intro dell' altare maggiore, ove il cerimo nizzazione, ritornarono i due cap niere di corte pose un cuscino. Il pellani della corona, i vescovi, ad gran ciambellano lombardo-veneto eccezione dei due assistenti regii, i porse dopo all'imperatore l'offerta prelati, ed il capitolo del duomo, ai stata a lui consegnata dal cerimo loro posti, dopo di aver fatto un niere di corte, cioè una gran mo profondo inchino avanti l'impera neta d'oro, la quale offerta venne tore. Quindi l' imperatore rimise lo dall' imperatore data al celebrante scettro, e il globo, ai due regi as sopra una piccola tazza, che il me sistenti , i quali posero questi o- desimo teneva in mano, poi ritornò norì del regno sui cuscini tenuti collo stesso accompagnamento al dal gran coppiere, e dal gran sini trono d'intronizzazione. Il Cardinal scalco del regno lombardo-veneto, e arcivescovo, dopo di avere ricevuta ritornarono ai loro sgabelli. Allora l' offerta, si lavò le mani, ed indi i quattro ministri della messa si si continuò la messa pontificale, si avanzarono, e si celebrò la messa no inclusivamente ali' offerte vobis pontificale. pacem. Il suddiacono dell' AUeluja cantò Al principio del prefazio venne questo versetto, cui risposero il coro, levata all' imperatore la corona dal e la musica. L' arcidiacono cantò gran ciambellano del regno lom l'evangelio colle solite cerimonie, bardo-Veneto. Al canone l'araldo durante il quale comparvero sei lombardo-veneto, e gli araldi delle paggi coi ceri accesi. L'imperatore città scoprirono la testa. Al Sanctus s' inginocchiarono COR tutti, ad eccezio regno genuflessi COR sostenevano unii

    ne di quelli che portavano gli ono tovaglia avanti l'imperatore. L'ar ri del regno, del grande scudiere cidiacono recitò il Confiteor nell'an lombardo veneto, dell'araldo lom golo dalla parte dell' epistola, e il bardo-veneto, e degli araldi delle Cardinal arcivescovo celebrante, do città. Si avanzarono sei paggi at po essersi comunicato sotto ambe tendendo coi ceri accesi all' altare due le specie sagramentali, si volse maggiorel' elevazione sino sidopo avanzarono l'elevazione. pure, Al- verso l' imperatore, e proferita la consueta formola, lo comunicò: in come al solito, alcuni chierici coi di gli diede nel proprio calice la ceri accesi, e restarono in piedi purificazione, sostenendo l' arcidia avanti l' altare sino dopo la comu cono una patena sotto il mento nione. Durante l'elevazione il gran dell' imperatore. Della comunione de scudiere lombardo-veneto ab sotto ambedue le specie fatta da bassò verso terra la punta della alcuni re, e dagl' imperatori nel dì spada, e l' araldo lombardo-veneto della loro consagrazione, e corona il bastone, mentre gli araldi delle zione, si tratta al vol. XV, pag. città abbassarono le loro mazze, e ii2, i i 3 del Dizionario. tutti s' inchinarono profondamente. A cagione poi della lunghezza Al castello nel tempo stesso si fe della funzione dell' incoronazione, i cero salve d' artiglieria, e da per Pontefici permisero a diversi sovra tutto si suonarono le campane. Da ni, come si dice al detto vol. pag. to il segno dal cerimoniere eccle i22, di prendere prima qualche ri siastico, si avanzò il seniore dei storo, ad onta che dovessero co vescovi non destinati all' assistenza municarsi. Tale indulto, e dispensa dell' imperatore, verso l' altare collo venne pur domandata alla santa strumento osculatorio della pace, Sede dal regnante imperatore di ricevette dal Cardinal arcivescovo Austria per questa coronazione, e celebrante il bacio della pace, e si gli fu concessa dall' odierno Ponte recò al trono imperiale accompa fice Gregorio XVI. gnato dal suddiacono, dal cerimo Ritornando al nostro racconto, niere ecclesiastico di corte, e da durante la comunione dell'impera due paggi coi ceri accesi. Di là tore, il grande scudiere lombardo- porse all'imperatore la tabella da Veneto, l' araldo lombardo-veneto, e baciare, la consegnò poi al suddia gli araldi civici tornarono ad ab cono, indi ritornò coi ceri accesi bassare a terra la spada, il bastone all'altare. Per la comunione si e le mazze, inchinandosi profonda recò l'imperatore all'altare, prece mente. L'imperatore, dopo la co duto dal maggiordomo maggiore munione, ritornò collo stesso accom lombardo-veneto col bastone, aven pagnamento al suo trono per assi do ai fianchi i due regi assistenti, stere al rimanente della messa pon ed essendo accompagnato dal gran tificale. Tutti si alzarono in piedi, ciambellano del regno lombardo- e venne posta all' imperatore la co veneto. S' inginocchiò l' imperatore rona in capo dal gran ciambellano sopra il gradino più alto, ed i due lombardo-veneto. Gli araldi si co assistenti un gradino più abbasso. prirono, ed il gran ciambellano ri I due suddetti gran dignitari del prese il cuscino della corona, che 238 COR animi vinse la CO* santità dei luogo, ed avea prima deposto. Il Cardinale arcivescovo celebrante allora prese echeggiaronosiastiche acclamazioni. le più vive Restituitosi ed entu- le oblazioni, si pose la mitra in capo, e continuò la messa de more. l' imperatore a corte, si mostrò col Alla fine della messa diede la be paludamento dell'incoronazione dal nedizione pastorale. L' imperatore la gran loggia del palazzo all' im ricevette allora, coll' aiuto dei due menso popolo adunato, che unani- assistenti regi, lo scettro ed il glo mamente salutò ed applaudi. Quin bo. Tostochè fu letto l' evangelo di di segui il gran convito, o banchetto s. Giovanni, e finita la messa, l'im dell' incoronazione nella sala delle peratore ricevette le felicitazioni dei Cariatidi, che brevemente si de cappellani della corona, dei gran scrisse al fine dell' articolo Convito dignitari del regno, e degli altri, e (Vedi). Ai z5 poi dello stesso mese ritornò al suono delle trombette, e di settembre l'imperatore, e l' impe dei timpani, in solenne processione ratrice, in uno all' arciduca viceré, dalla chiesa al palazzo, collo stesso partirono da Milano per Pavia. ordine che fu osservato nel venire. CORONAZIONE DELLE SAGRE IM Monsignor nunzio apostolico ac MAGINI. Antico è il rito di coronarii compagnò l' imperatore dal tempio le sagre immagini della beata Ver alla corte, precedendo la maestà gine Maria, e del suo divino Fi sua, immediatamente prima dell'a gliuolo, come è antichissimo il pio raldo del regno lombardo-veneto. uso di consagrare, ed offrire corone L'imperatore avea nel ritorno la d'oro, e di argento , ed anche con corona di ferro in testa, lo scettro, gemme nelle chiese; di che molti ed il globo nelle mani, e vestiva esempi si possono leggere all'arti il manto reale lombardo-veneto. Il colo Chiese di Roma (Vedi). Si grande scudiere lombardo - veneto suole coronare con corone d'oro, e portava la spada regia snudata im d' argento anco qualche immagine mediatamente avanti l' imperatore, di santo, o santa, che sia in ispe- tenendola alzata. Il gran ciambel cial venerazione. Ordinariamente pe lano lombardo-veneto all' incontro rò la coronazione delle sagre im portava il cuscino, su cui era de magini si fa con solennità a quella positata la detta corona. I due della beata Vergine, e del suo Fi cappellani della corona, tutto il glio Gesù, dai sommi Pontefici, e clero, e i due regi assistenti resta dal capitolo di s. Pietro in Vati rono alla porta del tempio. Inco cano. Diremo prima delle incoro minciando dal presbiterio, l' impe nazioni che eseguiscono i Papi, po ratore andò sotto il baldacchino, e scia di quelle de' canonici vaticani. durante il ritorno si suonarono tutte Nè deve tacersi, che anche gli anti le campane, come si è detto di so chi solevano coronare le immagini pra. Quando l' imperatore dopo la dei loro dei. incoronazione ascese al soglio d'in Clemente VIII donò una corona tronizzazione, e che il gran mag di gemme alla prodigiosa imma giordomo lombardo-veneto volgen gine della b. Vergine Maria, che si dosi agli spettatori pronunziò le venera nella Chiesa e patriaivale parole : Viva Ferdinando Impera basilica di s. Maria Maggiore (Ve tore e Re nostro, il trasporto degli dì), cioè nella sontuosa cappella COR quali trovavansi COR persone di alta239 Borghesiana. Ma tanto la corona , con ni Clemente VIII incoronò la portata. Dopo la messa passò nel detta immagine, che le corone colle l'appartamento del Cardinal Ode- quali posteriormente fu da altri Pa scalchi arciprete, e radunatisi in pi incoronata, per le vicende dei tanto il sagro Collegio, ed i varii tempi andarono perdute, ed appe collegi de' prelati nella sagrestia, il na due corone d'argento coronava santo Padre assunse gli abiti pon no la sua effigie, e quella del suo tificali, e si diresse in sedia gestatoria divin Figliuolo. colla consueta processione alla cap gorio Grato XVI il regnante al possente Pontefice patrocinio Gre- pella di s. Caterina, ove adorò il ss. Sagramento esposto. Di là si re della b. Vergine esperimentato nel cò innanzi l'altare Papale, e dopo i 83 7, pel micidiale morbo asiatico aver genuflesso, e venerato la sa chiamato cholera, stabilì di porre gra immagine, ascese al trono, ed colle sue mani una corona el' oro ivi si assise. Quindi deponendo la gemmata , in quel giorno in cui mitra si alzò, e benedì col rito coronata la vide il paradiso regina prescritto le due corone, che su due degli angeli e de' santi, sì alla san bacili venivano sostenute da due tissima Vergine, che al divino In chierici di camera, dicendo : fante. A tal effetto ordinò, che a tutte sue spese venissero eseguite » Sub tinmi praesidium confugi- due corone in oro ricche di gem mus, etc. me per ollrirle nella mattina della » ^/. Adjutorium nostrum in no festa dell'Assunzione a' i 5 agosto, mine Domini. avanti la consueta cappella papale. »» R.^f. QuiDominus fecit coelum,vobiscum. et terram. L'altare pontificio della detta pa triarcale basilica liberiana era già » IJj. Et cum spirita tuo. preparato con pompa per tale sa gra funzione. La sagra immagine Oremus. dallasiana, cappella in alto collocata Paolina, sotto o Borghe- la tri » Omnipotens sempiterne Deus, buna sembrava essere sul trono. » cujus clementissima dispensatione Due scale vagamente adornate ren » cuncta creata sunt ex. nihilo : devano da ambe le parti comodis » Majestatem tuam supplices de- simo l' accesso al piano superiore , » precamur, ut has coronas pro ove l'augusta cerimonia doveva e- M ornatu sacrae Imaginis unigeniti seguirsi. Tutta non solo la tribuna » Fi Hi tui Domini Nostri Jesu Chri- stessa, ma anche l'abside, e por » sti, et ejusdem genitricis beatis- zione della nave principale della » simae Virginis Mariae fabricatas, basilica risplendeva per la quantità » bene +{+ dicere, et sanctì +£• fica- dei lumi in bella simmetrìa distri » re digneris. Per euuidem Chri- buiti. Il sommo Pontefice, circa le » stum, etc. ore otto antimeridiane, recatosi col » PI. Amen. solito treno alla basilica, celebrò dapprima privatamente la messa , Allora il Papa tornò a sedere, e di sua propria mano distribuì il pose l' incenso nel turibolo , dopo pane Eucaristico ai fedeli, tra i averlo benedetto, indi si alzò, asper se24o coll' acqua santa COR le corone, e le » y. Coronasti COR Eam, Domine.

    incensò. Poscia discese dal trono, e «» J£. Et constituisti Eam super genuflesse avanti all'altare sul ge- » opera mainami tuarum. nuflessorio , intuonando l'antifona Regina coeli, che i cantori con Oremus. modulata voce proseguirono. Ter minato il canto, furono le corone » Praesta, misericors Pater, per consegnate ai monsignori Pentini , » »incoronationem . Amen. Genitricis, ete. e Macioti canonici della basilica, in cotta e rocchetto, facienti le veci di Allora il Papa intuonò l'inno diacono , e suddiacono al Papa. Te Deum laudamus, etc., che pro Quindi si alzò il Pontefice, prese la seguirono i cantori della cappella mitra, e preceduto dai due cano pontificia. Terminato l' inno, il Pa nici, ed accompagnato dai due Car pa recitò. dinali diaconi assistenti in cappe » ^/. Dominus vobiscum. rosse, e dai due uditori di rota » Jfe. Et CIIDI spiritu tuo. egualmente in cappa, ascese per la scala in cormi epistolae al piano Oremus. superiore, ove stava collocata la sa gra immagine. Si cavò la mitra, e » Dens, cujus misericordiae non prendendo la corona, che doveva » est nuinerus, etc. porsi alla testa dell'immagine di Dopo tale orazione, il Papa as Gesù, nell' imporla sulla medesima, sistè alla consueta solenne messa , disse il Papa: » Sicuti per manus pontificata dal Cardinal Costantino » nostras coronaria in terris, ita et Patrizi, avendo tutto il reverendis » a Te gloria, et honore coronari simo capitolo della basilica assisti *» mereamur in coelis ". Presa poi to tanto alla incoronarione, che al l altra corona, l'impose sul capo stolici.la messa, Terminò presso lai protonotari funzione collaapo- dell' immagine della beata Vergine, dicendo: » Sicuti per manus no- solita benedizione sulla gran loggia » stras coronaris in terris, ita et esterna, che il Papa compartì al » per Te a Jesu Christo Filio tuo l'immenso popolo. Nello stesso gior » gloria, et honore coronari me- no Gregorio XVI emanò il breve, » reamur in coelis ". Coele*ti* Begina, Maxima Virginum Seguita la coronazione solenne Maria, col quale affidò la custodia di dette sagre immagini, fra il giu d,elle due corone al collegio de' ca bilo, e la commozione universale nonici della basilica, acciocchè re dell'immenso popolo accorso, il stassero sempre di ornamento alla Pontefice discese dall' altra scala in sagra immagine. cornu evangelii, avanti l'altare de Passiamo ora a parlare delle in pose la mitra, benedì l'incenso, lo coronazioni , che delle miracolose pose nel turibolo, e tre volte in immagini di Maria Vergine ese censò le sagre immagini, indi disse: guisce il capitolo della basilica va " "%• Corona aurea super caput ticana. » ejus. Il Ratti, Della famiglia Sfor » jj. Expressa signo sanctitatis,glo- za, partcI, pag. i22, e i 25, par » ria honoris, et opus fortitudinis. lando della discendenza dei conti COR che immagine, COR è tenuta mandarne 24i di Borgonovo, feudo del duca to di Parma, fatta da un indi copia dipinta in quadro al capito viduo della nobilissima e possente lo , come si dice al volume XII, famiglia Sforza, dice che Alessan pag. 32o del Dizionario, nel di dro fu il più celebre degli Sforza chiararsi, che per indulto speciale di Borgonovo dopo Sforza secondo; pontificio è divenuto privilegio del che fu cavaliere di grande accor capitolo di s. Pietro l' incoronazio tezza ed esperienza, e più di tutto ne delle più miracolose immagini. si rese celebre colla sua pietà e re Non deve poi tacersi, che nell' Or ligione, di cui eterni monumenti sa da servandus in tradendis coronis ranno la fondazione fatta nella sua aiireis, auae donantur a reveren terra di Borgonovo de' chierici re dissimo capitolo s. Petri de Urbe golari ministri degl' infermi, ed il sacris imaginibus b. Mariae Virgi- pio legato di settanta uno Luoghi nis, di cui riporteremo le cose prin di 'Monte, lasciati al capitolo di s. cipali , il pio istitutore viene chia Pietro di Roma, coll' obbligo di co mato Alessandro Sforza Pallavicini. ronare le più insigni immagini di Perchè poi si giustifichi quanto Maria santissima , come apparisce dicemmo al citato volume XII del dal suo testamento rogato a' 3 lu Dizionario a pag. 283 sull'incoro glio i 636 per gli atti di Giulio nazione della immagine di s. Maria Lunati di Parma. Il conte Alessan della febbre, eseguita a' 27 agosto dro Sforza vivrà eternamente per i 63 i, mentre l'istituzione porta la si bella istituzione, che mostrò in detta data del i 636, riporteremo lui una straordinaria pietà , e la quanto si legge nel libro manoscrit più tenera divozione alla ss. Ver to del capitolo Vaticano, che ha gine. Nell'archivio del capitolo va per titolo: Sagre immagini di M. ticano si conservano alcune di lui tergine coronate dal reverendissi lettere originali dirette ai canonici mo capitolo di s. Pietro in Vati sull' oggetto del suo legato piene di cano nell'alma città di Roma de religiosissimi sentimenti. V. Carlo scritte per rione: » II sagro solenne Bartolommeo Piazza , Eusevologio » rito di collocare corone sopra la di Roma, tratt. 3, cap. 7, p. i 45, » testa di qualche celebre imma- e la Raccolta delle Immagini del » gine di Maria Vergine, ed an- la beatissima tergine ornate della » che del di lei divino figliuolo Ge- corona d'oro, ec. Roma i792. Nel » su Cristo, quando l'uno e l'altra la sagrestia dei beneficiati del so » si trovano unitamente dipinti in praddetto capitolo, si venera l'im » tela, in tavola, o in muro, o scol- magine di s. Maria della febbre col » piti in sasso, in legno o in altra divino Figliuolo, che fu la prima, » materia dalla pietà de'fedeli, ri- immagine ad essere coronata dal » conosce il suo stabilimento dal capitolo, a seconda della istituzione di » conte Alessandro Sforza patrizio Alessandro Sforza. Nelle diverse sa » di Piacenza. Egli, dopo avere da- grestie vaticane poi si conservano » ti ben chiari contrassegni della tutte le copie delle immagini dal » sua singolar divozione verso la capitolo coronate, perchè quella M regina del cielo, avendo prima chiesa, o luogo, in cui dal medesimo, » della sua morte fatto coronare o per delegazione, s' incorona qual- » buon numero di sagre immagi- VOL. XVII. i6 COR COR » ni di Maria Vergine le più ri- genza plenaria, previa la confessione » nomate in Roma, e riflettendo e comunione, a' fedeli, che assiste » che questa religiosissima opera sa- ranno alla coronazione, o visiteran » rebbe rimasta imperfetta dopo la no l' immagine incoronata. Tre » di lui morte, si risolse a perpe- giorni innanzi la funzione, le cam » timrla con lasciare un convene- pane della chiesa suoneranno a festa, » vole assegnamento affine di pro- ad annunziare al popolo la solen » seguirla. Quindi nell'ultimo suo nità. Se l' immagine sarà amovibi » testamento rogato per gli atti di le dovrà porsi sotto baldacchino, -• Giulio de Lunati con apostolica, e nell'altare principale, decentemen H ed imperiale facoltà, notaro del- te ornato con copiosi lumi. Inoltre » la città di Parma li 3 luglio dovrà pararsi la chiesa, e sulla per » i636, destinò per capitale di ta maggiore di essa dovrà porsi » queste coronazioni il fruttato di l' immagine dipinta simile a quella » luoghi settantauno di monti ca- da incoronarsi, collo stemma del » iucrali non vacabili, lasciandone Pontefice regnante, del Cardinal » la piena amministrazione al ri- arciprete e del capitolo vaticano, » spettabilissimo capitolo della sa- ed anche del canonico del medesi » grosanta basilica di s. Pietro in mo delegato, se la funzione si ese a Vaticano ". guisce da lui. A tenore pertanto, ed in esecu Essendo tutto preparato per l'in zione della mente, e disposizione del coronazione, nel dì precedente ad prelodato conte Alessandro, il capi ora di vespero si canteranno le li tolo vaticano elargisce coione di tanie della beata Vergine Maria, oro alle sagre immagini della b. coll' inno Ave maris stella, e l'ora Vergine, che per l'antica loro vene zione : Famulorum tuorum, ejuaesu- razione, per la frequenza degli ope mui Domine. Nel giorno poi desti rati miracoli, sono nel culto appro nato all' incoronazione , se il dele vate dai rispettivi Ordinari. Queste gato è canonico vaticano, v' incede corone si decretano dal capitolo va rà in abito prelatizio con sottana, ticano a petizione de' vescovi, o di fascia, rocchetto, mantelletta, come qualche corporazione , autenticata i protonotari apostolici, in forza però da lettere de' rispettivi Ordi- de' privilegi del capitolo vaticano, iuiri, rimettendosene l'imposizione venendo ricevuto dal clero, e dai ma ad alcun canonico vaticano, o a gistrati. Si aspergerà coll'acqua santa, persona costituita in dignità eccle sebbene vi sia presente il vescovo, siastica. Nella petizione si deve man indi ponendosi in ginocchio avanti dare la misura del capo dell' im l' altare, ove adorasi la ss. Eucari magine da coronarsi, acciocchè la stia, farà orazione. Indi si reca al luo corona, che dovrà spedirsi, insieme go della funzione, ed alla presenza a quella del Divin Figliuolo per de' magistrati del luogo, del notaro, quelle immagini che la hanno, sia dei testimoni, e del deputato della adatta tanto se l' immagine è di chiesa, si presenta la corona, o le coro pinta in tavola o tela, che se è ne d' oro, esigendosi giuramento, che di legno, di marmo, o di altra esse saranno custodite, ed in perpe materia. Quindi s' implora dal Papa tuo lasciate in capo della sacra im il breve di concessione deH'indul- magine, del che il notaro fa forma COR super tabulatimi COR duobus saltem gra-243 le istromento. Dopo la lettura di esso, del decreto e deputazione del dibus elevatimi, decentiaue tapeto capitolo vaticano , sulP incoronazio coopertum, con l'assistenza del mae ne, il delegato benedice la corona, stro delle cerimonie, ed avrà in o le corone poste su bacile d'oro, nanzi il genuflessorio. Dopo il van o di argento, dicendo : gelo il delegato pronunzierà un » Sub tuum praesidium etc. breve discorso sulle lodi della b. » ^. Adjutorium nostrum in Vergine. Se poi il delegato celebra » nomine Domini. la messa, ed il vescovo assiste , » Ife. Qui fecit coelum et terram. benchè lo stesso delegato non sia » Domin us vobiscum. vescovo, non ostante benedice l'in » Et cum spiriti! tuo. censo, lo mette nel turibolo, ed incensa l'altare, e l'immagine nel Oremus. modo consueto. Prima della puri » Omnipotens sempiterne Deus, ficazione, e prima di lavarsi le di cujus clementissima etc. ". Allora il ta, il delegato, ovvero il vescovo, funzionante asperge con acqua be secondo l'antico e sagro rito della nedetta ed incenso la corona, o le primitiva Chiesa praticato nelle fe corone; quindi, preceduto dalla croce, ste dal capitolo vaticano, il diaco ed accompagnato da otto ceri ac no, e il suddiacono devono prende cesi, si reca all'altare, ed intuona re la comunione. l'inno: O gloriosa Virginum, che Terminata la messa, il delegato, il coro prosegue alternativamente. sia sacerdote o vescovo, assume il Terminato l'inno, il delegato recita piviale, si reca all'altare, s'inchina l'orazione; » Deus, qui virginalem riverentemente alla sagra immagi » aulam b. Mariae semper Virgi- ne da incoronarsi, e postosi in gi » nis, in qua habitares, eligere di- nocchio intuona l'inno : Regina Coe- » gnatus es, da quaesumus, ut li, laetare alleluja, che viene pro » sua nos defensione munitos, ju- seguito dal coro. Indi il delegato » cundos facias suae interesse co- accompagnatodiacono superpelliceo dal diacono et rochetto e sud- » ronationi . Qui vivis et regnas » cum Deo Patre etc. " indutus, ascende a coronare con ve Allora si depone la corona in nerazione il capo della immagine, corna epistolae, e si promulga dal dicendo : Sicuti per manus nostras delegato la concessa indulgenza in coronarii in terris, ita et a Christo forma brevis dall'Ordinario ricono gloria et honore coronari merea- sciuto. Di poi si canta la messa mur in coelis. Allora suonano le votiva della b. Vergine dal vescovo, campane, e le bande musicali, se o dal delegato, ovvero dalla digni ve ne sono, e si sparano per alle tà della chiesa, ove segue l'incoro grezza i mortari, od altra artiglie nazione, assistendovi l'Ordinario del ria. Se l'immagine della b. Vergi luogo, e se vi sono canonici, essi as ne ha pure quella del suo divi sumono i sagri paramenti bianchi. no Figliuolo , questo s' incorona Se il delegato assisterà, o celebrerà per primo, dicendo : Sicuti per ma la messa, avrà distinta sede, quam nus nostras coronaris in terris , imperialem vocant cum ornamento ita et a te gloria, et honore coro postergali vulgo Tosello o Dosello, nati mereamur in coelis. Dipoi il 244 COR petua memoria COR si rimette alla ba vescovo, o il delegato, benedice l'in censo, lo pone nel turibolo, e con silica di s. Pietro un quadro di tre tiri incensa la coronata imma pinto, copia dell' immagine coronata, gine. Finito l'inno suddetto, il de la quale si colloca in sagrestia, co legato dice: me nell' archivio del capitolo si » "}([. Corona aurea super caput depone la descrizione della seguita » ejus. coronazione, e tuttociò che riguardu » J{j. Expressa signo sanctitatis, la santa immagine. » gloria honoris, et opus forti tu- Non mancano esempi, che i som » elinis. mi Pontefici abbiano coronate le »M p>.\'. CoronastiEt constituisti eam, eam Domine. super sagre immagini con corone del ca pitolo Vaticano. Allorquando Pio » opera manuum tuarum. VII nel i8i5 si recò a Genova, memore del suo anteriore soggior Oremus. no a Savona, e della miracolosa » Praesta, misericors Pater, per immagine scolpita iu marmo, che » invocationem genitricis unigeniti venerasi sotto il titolo della mise » Filli etc. Amen". Intuonasi quin ricordia in un tempio circa cinque di l'inno: Te Deum laudamus, e miglia distante da Savona dedicato in fine l'orazione : Deus, cujus mi- alla stessa b. Vergine, si recò a sericordiae non est numerus etc. coronarla solennemente colla corona fundis Poscia etc. si recita coll'orazione il salmo : : Deus, De pro- ve- d' oro, che da Roma aveale rimesso il capitolo vaticano, ed ornata di niae largitor, et humanae salutis ricche gioie donate dai fedeli della amator. Indi con voce bassa dicesi Liguria. La funzione seguì ai io il Pater noster, e /' Ave Maria pel maggio alla presenza di diversi so capitolo, e pei canonici della basilica vrani, cardinali, e personaggi di vaticana, coll' Oremus pro bencfa- stinti, nel modo che si descrive dal ctoribus nostris. Si da termine alla numero 4° del Diario di Roma funzione colla preghiera recitata da di detto anno i8 i5; e dal Pisto Benedetto Alii, nel coronare la Iesi, Vita del sommo Pontefice Pio immagine della b. Vergine, che, VII, tom. IV, a pag. 72 e seg. ll sotto il titolo della Rotonda, si ve medesimo Pontefice Pio VII, come nera nella città di Albano. si legge nel numero 89 del Diario Nelle ore pomeridiane si canta di Roma del i8i6, da Castel Gau- solennemente il vespero, colle anti dolfo si recò alla chiesa di Galloro, fone, ed i salmi propri della festa e coronò con corone d' oro quella di s. Maria ad Nives, indi si pro immagine di Maria Santissima col nunzia da qualche sagro oratore uu suo divin Figliuolo, avendo prima panegirico in lode della Madonna. celebrata la messa, che poi ascoltò Nello stesso tempo hanno luogo se eziandio, dopo la quale venne pro gni di pubblica, e religiosa alle nunziato un commovente analogo grezza, un triduo con panegirico, e discorso dal p. Augusto Altieri del la dispensa delle immagini di quel la compagnia di Gesù, compagnia la coronata; alcune delle quali or che tiene in custodia la chiesa. Le nate si danno pel capitolo, e Car dette sagre immagini erano state dinal arciprete vaticano, ed a per- coronate solennemente per commis COR dinal Galleffi, CORarciprete di s. Pietro, 245 sione del capitolo vaticnno, nel i726, con corone d'oro, le quali, coi canonici del suo capitolo, coro nelle note vicende repubblicane del nò con due corone d'oro da lui i 799, vennero derubate. Il Cancel medesimo benedette, la b. Vergine, lieri, nella Lettera al dottore Ko- e il divin Figlio. V. IMMAGINI SAGRE. rtff, ne fa la descrizione, e riporta CORONEA. V. COHON, CORONA, notizie analoghe a siffatte corona o CORONE. zioni, a pag. 25i, 252, e seg. Tut- COROSMAN MATTEO, Cardina tavolta il Cardinal arciprete della le. Matteo Corosman, secondo l'U- basilica vaticana eseguisce l' incoro ghellio, venne decorato della sacra nazioni delle sagre immagini. Nel porpora cardinalizia da Clemente numero i954 del Diario di Roma VI del i 3 42 Nessun altro scrittore dell'anno i793, si legge, che il parla di questo Cardinale, il cui no Cardinal duca di Yorck, dopo aver me non si trova nemmeno ne' re celebrato la messa nella chiesa già gistri del sagro Collegio. parrocchiale di s. Benedetto in Pi- CORPI DE' SANTI. V. SANTI, BEA scinula (così detta perchè ivi anti ticoliTI, MARTIRI, si dice C anche RELIQUIE, dei 3Ì corpi quali santi, 8i'- camente era forse un mercato di pesce), come arciprete della basilica e delle reliquie rubate. vaticana, coronò di corona d' oro CORPO DI CRISTO, o CORPUS il santo bambino, e la b. Vergine, DOMINI, Festa. V. il volume IX, la quale ivi si venera sotto il por pag. 45, 46 del Dizionario, ove tico, perchè secondo l' antica tra si dice anche della processione, la dizione ispirò al santo patriarca quale si chiama trionfale, perchè a Benedetto ( che ivi abitava nel modo di trionfo si porta per le la sua giovinezza, e spesso orava pubbliche vie il Redentore del mon innanzi ad essa), di fondare il cele- do, il re de' re, e il dominatore dei bratissimo e benemerito Ordine be dominanti. Jl concilio di Trento nedettino. Nell' altare maggiore ev- col seguente decreto confermò tal vi l' effigie appunto del santo, che processione : » Aequissimum est il Mabillon reputò colorita mentre » enim, sacros aliquos. statutos es- viveva. Dopo l' incoronazione vi fu » se dies, cum Christiani omnes cantato solennemente il Te Deuni » singulari, ac rara quadam signi- laudamus, e per la messa pontifi » ficatione, gratos, et memores te- cò monsignor Buschi arcivescovo di » stentur animos erga communem Efeso. Finalmente è da notarsi, che » Dominum pro tam ineffabili, et al volume XII, p. 32 del Dizio » plane divino beneficio, quo mor nario, si fece menzione del simu si tis ejus victoria et triumphus lacro, e della statua, che si venera » repraesentantur ". V. il Diclich, in Roma nella chiesa di s. Salva Diz.sac. liturg. Corpus Domini festa, tore in Lauro, fatta a somiglianza e Corpus Domini processione. di quella di Loreto, che il capito CORPO DI GESÙ' CRISTO lo vaticano coronò con corone di NELL'EUCARISTIA. V' EUCARISTIA. oro, cioè la b. Vergine nel i 644» CORPO DI GESÙ' CRISTO, e il s. Bambino nel i646. Ma nel o DEL ss. SACRAMENTO, Ordine re le suaccennate vicende desolatrici , ligioso. Dopo che il sommo Pon essendo state involate anche queste tefice Urbano IV istituì la festa del corone, a'9 dicembre i 836, il Car- ss. Sagramento, o del Corpo di 246 COR in decente locale COR per le cure del Cristo (Vedi), detta del Corpus Domini con voce latina, alcune per l'attual gonfaloniere di quella città. sone divote, bramose di venerare Nell'anno i84i, allorchè il regnan in ispecial modo tal solennità, e te Papa Gregorio XVI soggiornò ciò che celebravano, unironsi in so in Gualdo Tadino, volle il mede cietà, la quale fu poscia eretta in simo gonfaloniere, che tal quadro congregazione sotto il nome di Re decorasse l' altare domestico, eretto ligiosi bianchi del Corpo di Ge nella sala pubblica, ove il Ponte sù Cristo , e dei frati , o fratel fice nella mattina dei 2o settem li dell' officio del Corpo di Ge bre celebrò la messa. Nè si deve sù Cristo, e del santissimo Sagra- tacere, che per paliotto di tale al menta. tare, ne fu posto uno antichissimo L' origine di siffatti monaci ebbe di legno intagliato, collo stemma luogo in Gualdo Tadino (Vedi), de' monaci consistente in due an già sede vescovile, ed ora nella dio geli, che sostengono un calice con cesi di Nocera. Se ne celebra fon ostia sopra. Si vuole , che sì inte datore il beato Andrea di Paolo di ressante quadro venisse dipinto da Assisi, con licenza ed autorizzazione Mattia da Gualdo, il quale fiorì di monsignor Alessandro Vincioli nella metà del secolo XV , e che in allora vescovo di Nocera, in una appartenesse all'antica chiesa de' ss. chiesa cioè situata circa un tiro di Gervasio e Protasio ora diruta, che mano fuori di porta s. Benedetto fu dei monaci del Corpo di Cristo, in contrada chiamata la Buona ma e che venne dipoi ceduta a' minori dre, ove fu edificato un nobile conventuali. monistero, il quale poi divenne il Fiorendo la congregazione dei capo di tutti gli altri della con monaci del Corpo dì Cristo, venne gregazione, non che residenza del approvata nell'abito, nelle regole, suo abbate generale. I monaci di ne' suoi monisteri e chiese, dall'au questo Ordine professarono la re torità suprema di Gregorio XI, do gola de' cisterciensi, vale a dire la nepo inil suo Roma, trasferimento mediante breveda Avigno- dato regola di s. Benedetto, e le parti colari costituzioni di quell' insigne in Anagni ai 5 luglio i377. Quin Ordine, oltre alcune osservanze par di il Pontefice Bonifacio IX, ai 6 ticolari prescritte dal beato istitu luglio i393, fece partecipe la con tore, ed approvate dal suddetto ve gregazione di tutti i privilegi , in scovo. dulgenze, e grazie godute dall'Or Questi monaci ebbero per prin dine cistcrciense. Dodici erano i cipale istituto di accompagnare il monisteri di questa congregazione, ss. Sagramento nelle processioni so e tutti dipendenti da quello prima lenni , e di celebrare con pompa rio di Gualdo Tadino. Tutti erano ecclesiastica , e ricevere riverente situati nella provincia dell' Umbria, mente il ss. corpo di Cristo. Vesti dominio della santa Sede, ed era vano con abito monastico, e lungo no: i.° il monistero del Corpo di cappuccio. Però di tal vestiario non Cristo, di Gualdo, residenza dell'ab si ha altra memoria , che quella bate generale della congregazione ; tratta da un quadro antichissimo 2.° il monistero de' ss. Gervasio e esistente nella chiesa di s. France Protasio, distante circa due miglia sco di Gualdo Tadino , ora posto da Gualdo, in vocabolo Capo d'Ac COR che si distende COR sulla mensa dell'al 247 qua; 3.° quello di s. Angelo del Morone presso Camerino ; 4-° quel tare in tempo della messa, per lo di s. Caterina fuori della porta mettervi sopra immediatamente il di s. Andrea di santa Anatoglia ; calice, e poi il corpo del Signore 5.° quello del Corpo di Cristo, fuo nostro Gesù Cristo, per cui è chia ri della città di Todi ; 6° quello mato corporale. Serve ancora un diligno s. ; Maria 7.° quello in Campis di s.fuori Giovanni di Fo- talticelle pannolino dell' ostia a raccogliere consagrata, le che par- si di Bussi, o di rii i Ilo fuori della possono staccare quando si deve porta di Filillo della città di Ca usare dal sacerdote. Tali particelle merino; 8.° quello del Corpo di si raccolgono dal medesimo sacer Cristo nel bosco di Bacco non lun dote, con la Patena (Vedi) , e si gi da ponte Falcino di Perugia; o,,0 mettono nel Calice (Vedi). quello del Corpo di Cristo di Frat Il Sangallo, ed altri autori, co ta; io.° quello di s. Girolamo di me il Macri, dicono che questo pan Camerino;renzo di Perugia; ir.0 quello i 2.° di quello s. Fio- di nolino viene chiamato corporale , perchè si pone in esso il corpo di s. Ercolano pure di Perugia. Cristo, nel santo sagrifizio della mes A cagione degli scismi e delle sa, ed in memoria del corpo di guerre desolatrici, che afflissero l' I- Cristo,done monda, che fu e sepolto bianca. in ll corporale una sin- talia nel termine del secolo XIV , e sul principio del XV, molto sof fu chiamato Palla dal Pontefice s. frìdo, il per monistero cui Bonifacio generalizio IX dia' Gual-7 lu Clemente I ; Syndon da s. Isi- doro , e dal messale Ambrosiano; glio i393 ne trasportò le preroga e Palla Corporalis dall'Ordine ro tive e la residenza abbaziale, in 8. mano. Maria in Campis di Foligno. Quin I corporali devono essere di tela di per la penuria di monaci venne di lino bianchissima, come ordina la congregazione sottoposta alla vi espressamente la rubrica ; ma sic sita della congregazione Olivetana, come eransi introdotti degli abusi, mediante apostolico breve di Gre- perciò la sagra congregazione dei storio XIII, emanato in Roma il riti , con decreto de' i 5 maggio dì primo marzo i 582. Poscia la i829, comandò che in termine di nicongregazione (Vedi), e ne si fu unì l'ultimo agli Oliveta- religio un mese, tanto i corporali che le pal le, e i purificatori si facessero di so il p. abbate Bastiano di Bucillo lino, o canape, interdicendo quelli, dalle .Sterpeto, villaggio di Foli ch'erano fatti di altra sorte di tela. gno, il quale governò il monistero Ai corporali si permettono dei mer di Todi, e lungo tempo fu vicario letti pur bianchi agli orli. Vi si del m (mistero di s. Maria in Cam può porre però una crocetta di filo pis di Foligno, ove morì nel i 643. bianco fatta coll' ago , in quattro V. Dizionario storico degli Ordini parti, cioè nel sito dove il prete ba religiosi, a pag. 2o5 ; e l'Hernant, cia per ordinario l'altare, ed alcuni Storia degli Ordini religiosij non corporali l' hanno in mezzo. Vuolsi che il Bergier, Dizionario enciclo che il Pontefice s. Clemente I, elet pedico, al vocabolo Corpo di Cri to nell'anno 93, abbia ordinato che sto. i corporali si dovessero lavare in CORPORALE. Pannolino sagro, vaso particolare. Così a s. Sisto I, 248 COR del re di gloria. COR Vi dipingono in Papa dell' anno i 3 2, si attribuisce la proibizione che i corporali fos mezzo il monte Calvario colla cro sero di seta, o dipinti, coman ce, a piè della quale giace morto dando che fossero solamente di Cristo con molti angeli intorno: lino bianco, simbolo della puri nei quattro lati si veggono effigia tà necessaria nel celebrante , e ti i quattro animali, simboli degli in chi si comunica.- Altri attribui evangelisti. Pongono poi in una scono però tale proibizione di s. borsa le reliquie dei santi martiri, Sisto I , e l' ordine che i corporali sigillandola con cera vergine, e ma dovessero essere benedetti dal ve stice. Questi corporali de' Greci so scovo, al Pontefice s. Eusebio del no benedetti, e consagrati dal solo 3o9. Anche s. Silvestre I coman vescovo con l' unzione del crisma, dò, che il sagrifizio della messa non ed altre cerimonie. Gemma assegna si potesse celebrare in panni di altro mistero simbolico nella detta pinti, o di seta, ma sul solo lino piegatura del corporale: Quod ita puro, come osserva il ven. Beda, plicari debet, ut nec initium, nec in Mar. cap. i 5. Un prete non finis appareat, sicut etiam suda- può mai celebrare la messa sen rium Altre in sepulchro.volte il corporale era una za il corporale, quando anche un popolo intero dovesse perdere la gran tovaglia, che cuopriva tutto messa in un giorno di precetto, l' altare. L'Ordine Romano lo dice perchè la Chiesa vieta che si celebri espressamente, dandogli pure il no senza il corporale. Non è poi per me di corporale con queste parole: messo a verun laico, senza autoriz // diacono piglia il corporale di zazione, il toccare, o il baciare il sopra del calice j ed avendolo mes corporale, sotto pretesto di divo so sull'altare alla sua diritta, get zione, o altrimenti. Un tempo era ta una delle estremità di esso al costume di portare i corporali do- secondo diacono, con cui lo di v' erano gl' incendi, e presentarli al stende. Questa lunghezza del cor le fiamme per ispegnerli: questa porale era necessaria in quei tem pratica fu proibita con ragione, V. pi, perchè serviva a cuoprire le o- Grancolas all'articolo SACRAM. i,p. blazioni, o i pani , che allora si i 56, ?3o; Le-Brun l. 2, p. 297. consacravano, e ch' erano in gran Avverte il citato Macri, che il numero, il perchè precisamente non corporale si deve piegare in modo si distendeva che prima dell' obla tale, che non appariscano le estre zione del pane. Nel Colti, parte del mità, e ciò per diversi misteri: Dizionario, titolo Corporale, si leg Corporale cum complicatur , nec ge eziandio, che prima i corporali initium, nec finis efiis apparet, quia erano più lunghi e più larghi di Christi divinitas initio caret, et fi- quelli, che si usano al presente, neni non Tiabet. Gemma l. i, e. dappoichè col solo corporale si co 46- Questa piegatura di corporale priva tutta la pietra sagra, e dalla da molti si osserva, come dai Gre parte posteriore si alzava sopra il ci, i quali chiamano il corporale calice, e parimenti si copriva; quin antimension, che significa loco men- di si chiamava Palla da palliando, sae, perchè di esso si servono in nè si usavano altre Palle distinte. vece di altarini consagrati, e chia ( V. PALLA ). La palla , che chia mano pure il corporale, il trono masi anche animetta, considerando COR nella sontuosa COR cattedrale di Orvie si, per quanto abbiamo detto, sic come parte del corporale, si bene to, edificata per esso appositamen dice dal vescovo, e dall'abbate mi te, del prodigio, della festa e pro trato , insieme al corporale , non cessione del Corpus Domini, si trat essendovi per essa nel pontificale ta al vol. IX, pag. 45, 46. e seg. una distinta benedizione. Chi usas del Dizionario. se un corporale notabilmente im Oltre a ciò è a leggersi il citato mondo, peccherebbe mortalmente, Macri, che vide coi propri occhi, e come fra gli altri dice il p. Azo- contemplò il detto corporale, e par rio l. io, e. 28, q. 8, e come si te dei purificatori inzuppati in quel legge nel Jus cap. Relinq. de Cu- prodigio del prezioso, e vivifico stod. Euchar. n. 6. Sangue di Gesù Cristo, ventura e Prima si spiegava il corporale religiosa consolazione, che provai avanti l' offertorio, come si usa fare ancor io quando in Orvieto il re nella messa solenne, nella quale il gnante Pontefice volle venerare tali diacono lo spiega dopo essersi can portentose memorie. Con critica, tate dal coro le parole : Et incar- ed erudizione scrisse di questo ar natus est del Credo (Fedì], per de gomento l' Adami nella Sioria di notare, che Cristo dopo l' incarna Volseno o Bolsena, tomo II, a p. zione cominciò a manifestare gli 93, e seg., ove riporta la forma occulti misteri della nostra reden dell'altare dove seguì il miracolo. zione. I domenicani hanno il co In quanto al dono fatto da un stume di spiegare il corporale fi Pontefice a Luigi XI re di Fran nita l' epistola, lavandosi prima il cia di un corporale, su cui s. Pie diacono le mani per riverenza . tro aveva celebrato la messa, non I certosini usano grandi corpora si è in obbligo di credere a Fi li. Quando Urbano V nel i 368 lippo Comines. Va piuttosto qui coronò in Roma l'imperatrice Eli- fatta menzione del corporale di sabetta, moglie dell'imperatore Car Daroca di Spagna, di cui parla il lo V, nella messa solenne celebrata p. Menochio nel tomo II delle sue in s. Pietro, l'imperatore fece alcu Siuore a pag. 32i e seg. Nel i239 ne funzioni da diacono, e presentò un grande esercito di mori nel re al Papa il corporale. Nel i 566, s. gno di Valenza di Spagna andò PioV concesse ai sacerdoti spagnuoli per debellare circa mille cristiani, di portare all'altare il corporale che abitavano alcune terre. Consi fuori della Borsa (Vedi), nella quale derando questi l' inferiorità delle si suole mettere dagli altri sacerdoti. loro forze, ricorsero al divino aju- La festa del Corpo di Cristo to, ed i sei capitani vollero prima (Vedi) viene da alcuni chiamata comunicarsi. Nell'atto però, ch'e Festum Corporale, perchè fu isti rano per ricevere le sante particole, tuita da Urbano IV pel celebre sopravvenne il nemico, per cui il miracolo successo in Bolsena (Vedi) sacerdote, che avea celebrato e con sul corporale, mentre celebrava un sagrato, ripose le sei particole en sacerdote boemo, o tedesco. Fu tro un corporale, che nascose sotto detta anche Festum Corporis Do una pietra, acciò non fossero vitu mini, ovvero Corpus Domini (Vedi). perate dai maomettani. Intanto se Del ss, corporale, che si conserva guì il combattimento colla peggio 25o COR vescovo di Atene. COR Trattate da lui dei mori. Laonde volendo comuni carsi i vittoriosi capitani, rinvenne il alcune cause tra il Papa e l'im sacerdote con sorpresa di tutti il cor peratore, circa il dominio di Co- porale intriso di sangue, e le particole macchio, dallo stesso Pontefice Cle ad esso attaccate stillanti vivo sangue. mente XI, nel concistoro de' i 8 E mentre si pensava al modo maggio i7i2, fu creato Cardinal di porre in venerazione il corpora prete del titolo di s. Gio. a Porta lati le, i nemici ritornarono più nume na, da cui passò in seguito a quello di rosi su di loro, che fatti più co s. Maria in Trastevere nel i7i6. Nel raggiosi dal manifesto patrocinio i7i8 ebbe la prefettura alla congre- del cielo, vollero che il sacerdote gazion del concilio, e da Innocenzo alla propria vista esponesse il santo XIII fu promosso alla carica di pro corporale, riportando così animati datario. Amante del bene, persuase una completa vittoria. Quindi per a Benedetto XIII di fondare Io speda diversi prodigi , il corporale e le le di s. Gallicano; ed egli stabilì in particole furono riposti in una patria un monistero alle sacre ver chiesa di Daroca, che perciò divenne gini sotto l' invocazione della sacra un santuario celebre e frequentato. Famiglia, detto di presente del CORPUS DOMINI, Monache bambin Gesù, che poi lasciò erede domenicane di Macerata. V. il vol. di ogni suo avere, sotto l'ammini I, pag. 95 del Dizionario, e il p. strazione, e giurisdizione del Cardi Filippo Bonanni, Catalogo degli Or nal protettore, e pia congregazione dini religiosi parte III, pag. 23, Delle di s. Ivo, della quale egli era sta monache dette del Corpus Domini. to protettore. Beneficò generosa CORRADIN I PIERMARCEUIN o, Car mente parecchi luoghi; nel i724. dinale. Piermarcellino Corradini nac passò al vescovato Tusculano, che que a Sezzenel i 658 da nobili e ci resse da ottimo pastore; visitò la vili, ma poveri genitori. Morto il pa diocesi; riformò il clero, ed il po dre di lui, fu educato saggiamente polo; sollevò i poveri; accrebbe al dalla madre, che lo mandò a Ro seminario le rendite, e le ampliò; ma. Qui percorse egli i suoi studi, e donò quella cattedrale di candel- in breve divenne chiarissimo juris- lieri, e di una croce di argento ; perito , ed uditore del Cardinal donò parecchie migliaia di scudi al Pamphily. Trattò molte cause nella monistero presso s. Maria Maggio curia di Roma con tale successo, re, ed alla casa dei Neofiti, cui da meritarsi la stima degli stranieri proteggeva, nonchè a religiose fa medesimi, specialmente dopo aver miglie. Pubblicò un libro intitolato : pubblicata l' opera de fure praela- Sioria della chiesa di Sezze, Era tionis. Perlochè Innocenzo XII nel ascritto a quasi tutte le congregazio i699 lo elesse a sotto-datario, poi ni, colla protettoria de' monaci di a canonico nella basilica lateranese, Montecassino. Dopo essere interve confermato nella detta carica da nuto ai conclavi d'Innocenzo, e Be Clemente XI nell' anno appresso. nedetto XIII, di Clemente XII, e Poscia fu eletto nel i7o6 all'udi Benedetto XIV., morì a Roma nel torato del Cardinal Parafili, indi a i743 di ottantacinque anni, e tren canonista, e correttore della peniten- tauno di Cardinalato, e fu sepolto zieria, dopo di che venne consacrato nella basilica di s. Maria in Tras- tevere, rimpetto COR alla sacrestia. Era COR 25i sto elogio fu inserito nella Raccol il Corradini grave, integerrimo, e- tatifici, Calogeriana tom. XXXVII, degli Opuscoli pag. scien.'327, rudito. Ebbe ardente zelo per l'o nore di Dio, e per la santa Sede. stampato in Venezia nel i747- II Fu liberale ed affabile coi letterati, Cancellieri riporta, nella sua Lette e colla vasta sua dottrina pubblicò ra al dott. Koreff, p. i3i, altri diverse opere. Tante belle qualità, scrittori della vita di questo por nel conclave per l'elezione di Cle porato. Tra le sue opere, meritano mente XII, furono prese in consi menzione il Vetus Latium profa- derazione dal sagro Collegio, che num, et sacruni, in dodici volumi in voleva eleggerlo Pontefice. Ma quan foglio. do ebbe trenta voti, il Cardinal CORRADINO (b.). Era della no Bentivoglio protestò di partire cogli bile famiglia Bornati di Brescia, e spagnuoli da Romn , s' egli veniva fu priore de' padri predicatori di esaltato, tale essendo la volontà del Bologna, in cui morì, colpito dalla re di Spagna. A ciò si aggiunse pestilenza, mentre soccorreva a' suoi l'esclusiva, che minacciò il Cardi confratelli infermi, l'anno i429- nal Cienfuegos in nome dell' impe Ci piace riportare la seguente iscri ratore, e. la pubblicazione d'un sa zione, che in elogio di lui fu posta tirico scritto, intitolalo Bellum Cor- sotto alla sua statua, esistente in radinum, per cui i Cardinali risol Brescia, perchè, quantunque non signorvettero Domenico di cangiar Giorgi la elezione. fece un Mon- elo molto si raccomandi alla memoria degli uomini per la qualità dello gio storico di questo celebre Car stile, è pur degna che si conosca dinale, e più copioso di quello, che per le notizie, che reca delle geste gli fa monsignor Guarnacci nel suo di lui, ed in parte supplisce alla tomo II Vit. PP. et Cara.. Que- brevità di questo cenno storico.

    BEATVS . CORRADINVS . BORNATVS . NOBI1IS . BRIX. ORDINIS . PRAEDICATORVM CHRISTI . PRAECO . ANIMARVM FRAEDO . QVI . FECIT . MIRA . ET . PERTVLiT . DIRA BRIXIAE BONONIAE . SVA OAHZAE. CVM . PRAEDICATIONE . . FONTIFICE FLWIVM . . .AQVIS CIVIVM COMPOSVIT . . INVNDANTEM DISCOREIAS

    SVA . BENEDICTIOJVE . COMPESCVIT MORTVVS ET . EJVS . PROFLIGAVIT . OPE . IMPLORATA . MORBOS

    PVTEO VERE . . COR MERSVS . QVIA . DIWS. MAGNI . . EMERSIT ANIMI

    VERE . PAHVVS . QVIA . MAGNVS . HVMQVAM . ESSE . VOLVIT NAM VT . COELI . CARDO . FIERI . POSSET IJfTER . CARDINES . ORBIS . TERRAE SVB . MARTINO . V . ESSE . RENVIT NON . OBIIT . SED . ABIIT . Ale . DOMINI . MCDXXIX AETATIS . SVAE . XXXII. COR Corrado CORRADO trasse COR i (b.) natali da in Piacenza. Piacen CORRADO (s.), vescovo di Co stanza. La nobiltà dei natali, e la opulenza del suo casato non valse za, per cui viene esso così chia ro punto sul cuore del nostro san mato. Un impreveduto accidente to a ri moverlo dalle vie della per diede origine alla sua santificazione. fezione cristiana, sulle quali erasi Era egli ricco, avea moglie, ed era posto fin da fanciullo. Comechè de amante della caccia. Un giorno fe stinato per la nascita agli onori del ce dar fuoco ad una macchia, per principato , giacchè era figlio ad raccogliere abbondante salvaggiume, Enrico conte di Altorff, secondò le ma il fuoco si estese oltre, ed arse primitive chiamate della grazia, che e consumò una vicina foresta. Non il voleva ministro dell'altare. Poco palesò egli sulle prime la sua im appresso alla sua ordinazione venne prudenza, ed un uomo, che fu tro innalzato alla dignità di prevosto vato a caso in que' dintorni, fu ac della cattedrale di Costanza, ch'era cusato di essere l'autore dell' incen la prima di quelle chiese. Morto dio, e quindi condannato all' ulti il vescovo Notingo nel 934 , per mo supplizio. Corrado in allora non unanime sentimento fu chiamato a potè più occultarsi, e manifestatosi succedergli, ma egli non vi accon per l' autore dell' avvenuto , salvò sentì se non dopo iterate ripulse. l' innocente, che andava a perire. Nell'esercizio dell'episcopale suo mi Colla vendita de' suoi beni riparò nistero si mostrò infaticabile oltre ai danni cagionati , e coll' assenso ogni dire , che non vi era parte di della propria moglie, che si ritirò tempo, la quale non volesse impie all'ombra dell'Ordine di s. Chia gata alla gloria di Dio, ed al bene ra, abbandonata la patria , ed ab delle anime. Fu liberale in opere bracciato il terzo Ordine di s. Fran di beneficenza coi poveri , e donò cesco, rifugiossi in una grotta , e alla sua chiesa cattedrale la massi si consacrò sino al termine di sua ma parte di quei beni, che posse vita ad una austera penitenza. Neti deva nelle vicinanze di Costanza , in Sicilia fu il luogo ove morì nel avuti in cambio da suo fratello Ro i 35 i. Urbano VIII l'anno i6-ì5 dolfo, quarto conte di Altorff. Fab permise all' Ordine di s. Francesco bricò tre chiese dedicate a s. Mau di farne l' ufficio, e la di lui festa rizio, a s. Paolo, ed a s. Giovanni, si celebra il giorno i9 di febbraio. visitò per tre volte le terre sante, CORRADO (b.) di Ascoli. Fi non per vana compiacenza di viag gliuolo di Francesco Miliani e di giare, ma per fervoroso spirito di Agnese Saladini, ambidue nobilis devozione, e finì santamente la vita simi, nacque ad Ascoli nella Mar nel 976, dopo quarantadue anni ca di Ancona l'anno i234- Gio di episcopato. Fu sepolto nella sua vanotto ancora mostrò non equivoci chiesa di s. Maurizio, e la tomba indizi di santità, abbracciò l' istitu di lui volle Iddio che fosse onorata to dei frati minori in sua patria , per molti miracoli, siccome si legge si addottorò in Perugia, venne a nella cronaca di Costanza. Il Pontefi Roma dove si diede con tutto Io ce Calisto II lo canonizzò circa l'anno zelo, cogliendone largo frutto, al i i 2o , ed è ricordato dal martirolo ministero della parola. Non andò gio romano nel dì 26 di novembre. guari, che seguendo la sua voca COR strale, che fu COR ritenuto degno 253 dai zione recossi in Africa per guada gnare a Gesti Cristo con la predi suoi superiori di esser mandato a cazione quelle anime, e fu con Monte Alverno, luogo ove il pa fortato dal più felice successo. Di triarca Francesco avea ricevuto dal là ritornato in Italia si condusse in Signore i più distinti spirituali favo Francia,lamo, generale unitamente dell' Ordine a frate france Giro- ri. La sua modestia non sapea per suaderlo di essere degno di tale scano, ivi mandato da Nicolo HI missione,za vi acconsentì, ma poichè fu per là doveobbedien- am per affari della somma importan za. In quel regno fu distinto ol maestrato dallo Spirito Santo, fece tremodo, e per le pubbliche lezioni conoscenza delle cose divine, e riu che tenne di teologia, e per le sue chescìziare senza verità. fruttuosamente studio Morì abileegli lile ad io evangeli- annun-dicem prediche, che recitava frequentemen te, e per la caritatevole assistenza agli spedali , ma sovra ogni altra bre i3o6, ed il Pontefice Pio VII cosa era appresso di tutti avuto in permise, che fosse onorato di pub conto di santo per la austerissima blico culto il giorno stesso della sua vita, e per le guarigioni che di sua morte. spesso operava nel nome della ss. CORRADO, o CORRADI JACO- Trinità, cui era particolarmente di PO, Cardinale. Jacopo Corrado, o voto. Frate Girolamo intanto era Corradi , nato a Ferrara nell'anno stato promosso al pontificato , col i6o2, d'ingegno vivace, riuscì in. nome di Nicolo IV, e Corrado ven breve il miglior legista della patria. ne da lui richiamato in Italia. Egli Ebbe alcune onorevoli cattedre in obbedi a quell'autorevole invito, ma quella università, ove in gran copia pria di giugnere in Roma, cadde sceltissimi uditori traeano ad udirlo. gravemente malato in Ascoli sua Dipoi, datosi all'avvocatura, si fe patria, ed ivi ancora morì, nel mo ce un gran nome : il perchè Urbano do e nel giorno ch' egli avea do VIII lo chiamò a Roma, e l'anno mandato, cioè, disteso per terra ai appresso lo ascrisse agli uditori di 29 di aprile dell' anno i289. ll rota. Quindi Innocenzo X, a' i 9 corpo di lui, rimasto flessibile, e febbraio del i632, lo promosse al tutto spirante un soavissimo odore, Cardinalato col titolo di s. Maria dopo ottantadue anni fu traspor della Traspontina; poi nel i 653 al tato dalla prima tomba nella nuo vescovato di Jesi, cui dopo tre an va chiesa di s. Francesco, in cui ni rinunziò ad Alessandro VII, che tuttora è glorioso per la operazione lo elesse a prodatario, la qual ca dei miracoli. Il culto di questo bea rica esercitò con somma integrità. to ebbe l'approvazione del Ponte Senonchè andato per villeggiare fice Pio VI. alla villa Mattei , presso s. Maria CORRADO (b.), nacque nella in Domnica, affine di riaversi al città di Offida verso l'anno i24i, quanto da grave malattia, vi tro e nel quindicesimo di sua età si vò in vece la morte, che lo colse nel ricovrò all' ombra dell' Ordine di s. i666, di sessantaquattro anni, e dodi Francesco. La sua religiosa condot ci di Cardinalato, dopo essere inter ta, e lo spirito di ritiratezza tal venuto ai comizi di Alessandro VII, mente spiccarono nel novello clau- ove ottenne parecchi voti nl su premo254 Pontificato COR . La salma di monastico: di COR più un discorso ai lui venne riposta nel coro della pp. benedettini; un'opera sui con sua titolare, con epitaffio nobilis tratti per ciò che riguarda iI foro simo. Questo porporato lasciò e- interno, ed alcuni commenti sui redi universali de'suoi beni la chie libri delle sentenze. sa del suo titolo, e lo spedale del CORRARO ANGELO, Cardinale, la consolazione. Era religioso, dot V. GflEgORIO XII. tissimo, e sovrammodo disinteressa CORRARO ANTONIO, Cardinale. to, e sprezzatore delle vanità, laon Antonio Corraro era patrizio veneto, de fu riputato l'ornamento del sa nipote del Pontefice Gregorio XII, gro Collegio, la gloria, e l'onor della ed uno dei primi fondatori della Chiesa di Dio. congregazione di s. Giorgio in Alga. CORRADO, Cardinale. Corrado Divenuto vescovo di Bologna nel creato da Pasquale II Cardinal ve i 4o7 passò successivamente a ca scovo di Palestrina nel i i o5 , fu merlengo di S. R. C., a patriarca di al concilio di Guastalla, cui sotto Gerusalemme, e nel concistoro che scrisse. Mori verso il iii2, dopo tenne lo zio in Lucca a' 9 maggio sei anni di Cardinalato all'incirca. i4o8, fu creato prete Cardinale di CORRADO, Cardinale. Corrado s. Pietro in Vincoli. Da questa chie venne promosso al Cardinalato col sa titolare passò al vescovato di Por titolo di s. Pudenziana da Pasqua to, ed a quello di Ostia, non che le II, del quale segnò nel ni5 la fatto venne arciprete della basilica bolla, che quel Papa spediva alla Vaticana. Mori decano del sagro chiesa dei Marsi. Era Corrado uno Collegio a' i9 gennaio i445, men riodegli II, elettori e sotto diil Pontificato Gelasio II, di ed questo Ono- tre si trovava nel monistero della sua congregazione, dove si era ri ultimo morì nel ii27. tirato, dopo trentacinque anni di CORRADO, Cardinale. Corrado Cardinalato, in cui si distinse per viene ascritto tra i Porporati di l' illibatezza de' costumi. Calisto II, poichè in una bolla spe CORREGGIO GIROLAMO, Cardi dita da questo Papa nel in2 in nale. Girolamo Austriaco detto vol Laterano, si trova questa soscrizione : garmente da Correggio di Lom ego Corradus Presb. Cara. U. Pa- bardia, ove nacque da nobili geni storis. tori, ebbe a zio materno il Car CORRADO SUMMENHART. Scrit dinal Gambara, e percorsi rapi quinto,tore e teologosvedese del di secolo nazione, decimo- nato damente gli studi nella univer sità di Bologna, andò a Roma, do nelrantacinque i465, e anni. morto Era in etàuno di de' qua- più ve divenne caro a Paolo III, che nell'anno i54o lo inviò nunzio stra grandi uomini dell' università di ordinario a Francesco I re di Fran Tubinga. Abbiamo di lui un trat cia per condolersi a suo nome della tato, in cui mostra, che Dio ha vo perdita del duca d' Orleans figlio luto farsi uomo; e che il Messia di lui. Morto il Pontefice, servi al promesso nelle divine Scritture do- Cardinal Alessandro Farnese, quan vea essere Dio ed uomo ad un tem do nel i 556 dovette andar alla po stesso. Scrisse ancora un trat corte del re cattolico Filippo II, per tato sopra dodici abusi dello stato trattare della restituzione di Piacen COR COR 255 za da farsi ad Ottavio Farnese du no, sotto il Papa Alessandro III, li ca di Parma. Riuscito in questa condannò nell'anno ii79. incombenza a meraviglia, ebbe in CORRIERI PONTIFICII. ll Corrie dono da quel duca il castello Me- re o Corriero, Tabellarius, Cursor, dasano, e quello di Correggio, che è colui che porta le lettere, cor seppe valorosamente difendere dal rendo per le poste, e dicesi ancora le armi del duca di Ferrara. Quin messo, messaggiero, o mandato. Gli di Pio IV, a' 26 febbraio del i 56 i, antichi ebbero due specie di cor lo creò Cardinal prete di s. Gio rieri ; i corrieri a piedi, detti da vanni a Porta latina, donde passò essi emerogromi, cioè messaggieri a s. Stefano nel Monte Celio ; poi di un giorno, e i corrieri a cavallo nel i 569 ebbe da s. Pio V, dietro che cangiavano di cavalli a certe nomina di Filippo II, l'arcivesco neliodate distanze. Nipote, Cesare,parlano Plinio, di alcuni e Cor- di vato di Taranto, ove tenne, benchè 1lassente, sinodo il diocesanoconcilio provinciale, nel i57i, ed a que' corrieri a piedi, che fatte ave vano venti, trenta, e sino trentasei mezzo di Luigi Compagna vescovo leghe e mezzo in un giorno, ed an di Motula. Nello stesso anno il Pon che una corsa nel circo equivalente tefice lo dichiarò prefetto di Anco a quaranta leghe, affine di riportare il na, e di tutta la Marca a difenderla premio. Certo è, che il regolamento da Selimo imperatore de'turchi, che postale fu in ogni tempo, special minacciava la cristianità tutta quan mente dopo che la negoziazione ta. Poi mori a Roma nel i572 in cominciò a fiorire in Europa, un grande estimazione pel suo giusto oggetto di somma importanza. Si criterio, fortezza di spirito, grande ebbe anche anticamente in mira in esperienza, e somma autorità, dopo alcune circostanze il più celere mo undici anni di Cardinalato, e fu do di far giugnere le nuove in lon sepolto in chiesa di s. Silvestro nel tani luoghi, o riceverle dai mede Quirinale. simi : perciò troviamo nell' antica CORRERIANI o COTERELLI. storia di Dario I, figlio e successo tatiEretici assassini furiosi fautori del secolo dei XII,Petrobu- spie- re d' Istaspe re di Persia, che più di duemila e cinquecento anni indie siani, i quali infestavano alcune par tro, stabilì nel suo regno de' messi ti delle Gallie, specialmente verso probabilmente a cavallo. Questi mes la fine di quel secolo. Bestemmia si erano allora soltanto destinati a vano dapprima, che il corpo di Ge portare presto gli ordini reali, cam sù Cristo non è in ciclo glorioso, e biandosi vicendevolmente dopo un che dopo il giudizio universale non giorno di viaggio, ovvero a certe dovrà essere che un cadavere in distanze. fetto. A ciò aggiugnevano che la Senofonte attribuisce l' uso dei Beata Vergine era un angelo; che corrieri a Ciro. Erodoto dice, che le anime degli uomini erano pro era quello un costume ordinario pagate dalla sostanza de'lor parenti de' persiani, e che nulla vi aveva a guisa dei corpi ; che i santi non al mondo di più sollecito di quel avrebbero il possesso della gloria se la sorte di messaggieri. Ciro, al dire non dopo l'universale giudizio. Un del medesimo Senofonte, esaminò il concilio generale tenuto a Lutera- corso, e la quantità del cammino COR maschi dalle femmine, COR e trasportan che un cavallo poteva percorrere in un giorno, e distribuite così le doli nel paese, d'onde si vogliono giornate de' cavalli, a ciascuna di avere le nuove. Così usavasi al esse fece fabbricare scuderie, ove Cairo, ove il piccione ben pasciuto, collocò cavalli, e persone, che ne la mattina parte scdl' alba, e non tenessero cura. In ciascuno di quei si arresta un istante, finchè non è luoghi trovavasi altresì un uomo, giunto al colombaio, dove serbasi il quale all' arrivo di un corriere rinchiusa la sua compagna, portan riceveva il plico, e montato sopra do legato sotto l'ala il biglietto m un cavallo fresco, mentre il primo verniciato di cera. Esso fa in un riposavasi col suo cavallo, andava giorno il viaggio, che qualunque a portarlo ad una giornata di di volante a piedi ben veloce e robu stanza, ove trovava un nuovo ca sto potrebbe appena compire in valiere, che se ne incaricava, e sei. In Aleppo si faceva pure uso così giungevasi alla certe, o a'Iuo- de' piccioni, i quali in meno di sei ghi ove il sovrano spediva i suoi ore, tragittavano e portavano bi ordini. Non è però ben certo, che glietti da Alessandria in Aleppo, di i greci ed i romani avessero que stante ventidue leghe. Questo uso di sta specie di poste regolate avanti spedire le lettere con le colombe, fu Augusto, che fu il primo a stabi praticato nel i573 dagli olande lirle, destinando i messi solo per si, assediati in Harlem dagli spa- ispedire i comandi imperiali. Si gnuoli. Al presente fra il Belgio, e vede però, che sotto Diocleziano vi Parigi si è talvolta usato il mezzo avevano stazioni di cavalli freschi di trasmettere lettere ed avvisi per disposte di distanza in distanza. mezzo de' piccioni. Ed anche in Allorchè Costantino fu informato Inghilterra si è fatto altrettanto. della morte di suo padre Costanzo, V. Pantagruel e. 3, l. 4, Amster che teneva il governo delle Gallie dam i 7 i i ; Buffon Ornitologia j e delle isole brittauiche, pigliò se Antologia Rom. \. p. i95. Luciano gretamente, e anche di notte, la scrive, che i pesci, e le colombe via per le poste, affine di recarsi a erano sagri in Siria, e non si man succedergli nelle Gallie, e a ciascu giavano, perchè Semiramide fu cam na stazione in cui arrivava, faceva biata in colomba, e Berceta sua ma tagliare i garretti dei cavalli, che dre in un mezzo pesce. lasciava in dietro, affinchè alcuno Ritornando ai corrieri, dopo la non fosse in istato di seguirlo, o decadenza dell'impero, si sa che le di arrestarlo nel suo viaggio. In poste furono neglette nell'occidente, Roma però vi ebbero sempre dopo e vuolsi che il ristabilimento si lo stabilimento dell'impero, corrieri debba all'università di Parigi, la qua o messaggieri, che dicevansi f^erega- le pel bisogno degli scolari, stabilì ri. V. POSTE PONTIFICIE. corrieri, o messaggieri in tutta la Fran È interessante qui rammentare, cia; e vuolsi inoltre che nel i462 che in alcuni luoghi d' Oriente si il re Luigi XI abbia stabiliti corrieri, conserva ancora l' uso rammentato e poste di cavalli per tutto il suo da Plinio l. io, e. 24, e da Fron regno. Convien credere , che in tino lib. 3, di spedire, quali mes- fatto l'università di Parigi avesse seggieri, le colombe, dividendo i originariamente contribuito a quello C OR nello stato Pontificio COR in uno ai cor stabilimento perchè essa anche do po quel re conservava una specie rieri. Così siamo in istato di man di diritto sui corrieri, e sulle mes dare per mezzo dei corrieri le no saggerie. Dopo molte contestazioni stre corrispondenze di lettere, de non si venne se non che nel i7i9 naro, ed effetti anche ne' più lon ad un accomodamento, per cui le tani paesi, senza essere in timore, poste furono noverate tra i diritti che alcuna cosa vada in perdizione. regi. Questo stabilimento di corrie I corrieri Pontificii sono di due ri e di poste, dicono i francesi, pas specie : ordinari, e di gabinetto. Dal sò in seguito in altri stati, se pure moto proprio emanato dal regnante da questi non passò nella Francia, Pontefice li 4 novembre i84o, pel come molti sono d' avviso, trovan regolamento e per l' amministrazio dosi anche da noi antiche memorie ne generale delle poste pontificie, delle messaggerie, e delle poste. che incomincia colle parole : La Di fatti abbiamo nel nono secolo direzione generale delle Poste, al § indizii di messaggieri a cavallo, i 2 si legge che sono preservate, e quali furono adoperati nelle rela confermate le attribuzioni e facoltà zioni fra l'Italia, la Francia, e la del Cardinal segretario di stato nel tiche,Germania. come Le Amburgo, grandi città Brema, ansea- Lu- la nomina, servigio, ed invio di corrieri di gabinetto, i quali ven becca ec., incominciarono nel fiori gono scelti dal ceto dei Pontificii re del loro commercio a mantene corrieri ordinari. Quindi dice il § re particolari messi a cavallo, e carri, 3, che sono riservate le nomine degli e questi prendevano cura qualche altri corrieri al Cardinal camerlengo volta anche delle lettere, e pacchi di s. Romana Chiesa. I corrieri poi di de' privati. Nel decimo quinto se qualunque specie, a tenore del § colo fu procurato di migliorare, e 7, sono sottoposti alla soprainten- di rendere egualmente utile a cia denza del soprai ntendente generale scuno questo regolamento fino al delle medesime poste. lora imperfetto. Ruggiero I, conte I corrieri Pontificii fanno l' or di Tura, Taxis, e Valsassina fondò dinario servizio delle poste settima nel fine del XV secolo le poste nel nali, cinque volte la settimana. I Tirolo. Francesco I figlio di lui stabi giorni delle partenze e degli ar similianolì, per desiderio I, nel dell'imperatore i5i6, una regolare Mas- rivi in Roma, sono il lunedi, il martedì, il giovedi, il venerdì, e il posta a cavallo da Brusselles fino sabato. l corrieri di gabinetto ven a Vienna ; ed ottenne da quel mo gono spediti all' estero per qualche narca la dignità di generale mae affare straordinario massime per le stro delle poste. Carlo V fece poi seguenti circostanze. stabilire a mezzo di Leonardo di Si spediscono varii corrieri per Turn, e Taxis più poste a cavallo, partecipare l' elezione del nuovo e così continuarono Ferdinando II, Pontefice ai sovrani, e ai parenti e tutti i suoi successori, sempre dell'eletto, dove sieno dimoranti premurosi di migliorare il regola fuori di Roma. Così ai medesimi mento postale dell' impero germa sovrani, e ai Cardinali assenti si nico, come successivamente fecero i spediscono corrieri per avvisarli del inumili Pontefici in diversi tempi la morte del Papa. Elutto nel 59o VOL. IVH. >7 con colla vera notizia COR della morte, il con «uà ripugnanza s. Gregorio I, questi scrisse all' imperatore Mau perchè ritornò indietro. rizio, che, secondo lo stile di allora, Inoltre i corrieri di gabinetto in non approvasse la sua elezione; ma numero di due precedono i sommi Germano prefetto di Roma, avendo Pontefici ne' Piaggi (Vedi), anzi fatto arrestare il corriere di Gre quando i Papi sono andati alle gorio I, ne apri le lettere, e in Fi foggiature (Vedi), preceduti dal vece di quelle mandò all'impera generale delle pontificie poste, il tore il decreto dell'elezione. Il Car treno è stato pur preceduto da un dinal di Prato, volendo favorire il corriere di gabinetto. Sino al i 8o i, re di Francia Filippo i7 Bello nel- i corrieri Pontificii nelle promozio l' elezione di Clemente V, gli spedì ni de'Cardinnli, ch'erano assenti da un corriere nel i3o5, il quale con Roma, recarono loro la notizia, e il trentacinque giorni fra viaggio e Berrettino Cardinalizio (Vedi), come permanenza in Francia portò la si disse a quell'articolo. Se poi i Car risposta al Cardinale. Sebbene Paolo dinali promossi erano in Roma, i V si mostrasse benevolo coi nume corrieri recavano la notizia, dell'e rosi suoi parenti, pure nella stessa saltazione ai parenti de' medesimi mattina della elezione spedì loro sì nello stato che fuori, e i Diari due corrieri a Siena, uno dopo di Roma pubblicavano le spedizio l' altro con la proibizione di non ni dei corrieri, e i doni ricevuti s'i muoversi. Quando a Clemente XIV dai Cardinali che dai loro congiunti. furono fatte grandi istanze per i- e persino dai sovrani, negli stati dei spedire un corriere alle tre sorelle quali risiedevano i Porporati. Allor affine di significar loro l' assunzio quando, nel i784, Pio VI nel set ne al pontificato, egli in vece scrisse tembre creò Cardinale monsiguor ad esse per la posta, dicendo lepi Archetti, dimorante presso il re di damente, ch'esse non erano avvezze Polonia in qualità di nunzio apo a ricevere corrieri, onde ciò avrebbe stolico, dalla segretaria di stato fu loro cagionato qualche sconcerto. Al rono spediti due corrieri, cioè Maz tri dicono che rispondesse : io non zetti in Polonia a recargli la noti ho altra famiglia che i poveri, e zia nella città di Grodno, e Pore- questi sanno le nuove senza cor na a Venezia ed a Brescia, affinchè rieri. Si racconta poi sulla spedi la recasse ai suoi nobili parenti. Il zione de' corrieri pel Papa defonto, re di Polonia non solo regalò il che nel i59i Gregorio XIV tre corriere Mazzetti, ma dichiarò il suo volte fu vicino a morte. Laonde figlio ancor giovane suo corriere di per altrettante furono spediti cor gabinetto. Lo stesso Pio VI, nel rieri a chiamare i Cardinali in Ro i785, nel concistoro di febbraio, ma pel conclave. E molti Cardi creò tredici Cardinali, quattro dei nali si posero in viaggio, anzi al quali erano assenti da Roma. Per cuni arrivati in Roma, e trovato ciòris afu darne spedito la il notizia corriere al Carlo Cardinal Pa- vivo e in istato migliore il Ponte fice, ritornarono a' loro luoghi. Tra Garampi a Vienna ov'era nunzio; il essi fu il Cardinal Giojosa, che ve corriere Vincenzo Catenacci al Car niva di Francia ; ma giunto a Ri dinal Doria nunzio di Parigi ; il mini, lo soppraggiunse un corriere corriere Ambrogio Faini ai- Car dinali Colonna COR di Stigliano nunzio dito colà colla COR notizia il nominato

    di Spagna in Madrid, e Ranuzzi corriere Pio Mazzetti, che recò e- nunzio di Portogallo in Lisbona. gual nuova ai nobili parenti di ll corriere Bartolommeo Radavero lui in Bologna. Ma istituita da Pio fu inviato a significarne la promo VII la Guardia nobile pontificia zione ai parenti di alcuni Cardi ( Vedi) , dispose quel Papa , che nali residenti in Roma, per cui an dal i 8o i in poi un individuo della dò a Napoli, ed a Messina, mentre medesima , invece dei corrieri ponti il corriere Andrea Novi si recò a ficii, avrebbe portato ai nuovi Car Modena, Cesena, ed altri luoghi dinali l'avviso della loro esaltazio dello stato pontificio. Nel i788 poi ne. Cessò pertanto l'uso di spedire i sebbene il cav. Percira incaricato corrieri alle famiglie dei promossi, della corte di Portogallo, abbia edpeo il de' marchese principi Costaguti, Gabrielli e nel d. iPom- 8o i, spedito ad essa il corriere Francesco Lenzi, in occasione che Pio VI a- e nel i8o2, furono le prime guar vea creato Cardinale Mendoza pa die nobili , che esercitarono l' ono triarca di Lisbona, pure il Cardi revole incarico, cui tuttora prose nal segretario di stato mandò al guono a sostenere. novello porporato il corriere Vin I corrieri pontificii ordinari sono cenzo Tagliavini colla notizia di sedici, compresi però i corrieri di sua esaltazione. Nello stesso anno il gabinetto,tari, ed un che soprannumero. sono quattro Iproprie- corrie corriere Vincenzo Catenacci venne spedito a Nizza di Provenza al ri pontificii soprannumerari sono ot nuovo Cardinal Lomeniè di Brien- to, i corrieri pontificii aspiranti e- ne, che lo gratificò con cento luigi sercenti sono egualmente otto; e fi d'oro, più con cinquanta luigi di nalmente i corrieri pontificii aspi oro per una scatola, oltre venticinque ranti non esercenti sono in numero luigi d'oro allorchè partì. Per l'e di quattro. saltazione al Cardinalato di Sant- La divisa dei corrieri pontificii manat, e Lorenzana, di Montmoren- di gabinetto, e loro soprannumera cy, di Costa, e d'Avesperg, furono ri, è lunga di panno rossa, gallo nell'anno i789 spediti i corrieri nata d' oro, gilè bianco gallonato Cannilo Davia in Germania, Pio d'oro, con cappello bordato d'oro, Mazzetti a Torino, e Gio. Antonio cangiarro al fianco ec. Quella dei Tifoni in Ispagna, oltre i due cor corrieri pontificii ordinari , se in rieri mandati alle loro famiglie dai servizio con qualche personaggio Cardinali Busca, ed Antici dimo estero , o Cardinale, è lunga di ranti in Roma. Il Tifoni ebbe dal panno turchino, bavaro, e rovesci re di Spagna quattrocento scudi , rossi gallonati, gilè pure gallonato, oltre duecento doppie d'oro pel viag cappello come sopra, cangiarro ec. gio, ed i Cardinali Santmanat, e Nel servizio giornaliero poi la di Lorenzana residenti in Madrid pres visa dei corrieri pontificii è di pan so quel re, furono larghi di orolo no turchino corta con bavaro e ro gi e scatole d'oro, più della som vesci rossi con piccola trina d'oro, ma di scudi trecento. Quando Pio e coppola ec. VI nel i792 creò Cardinale il CORRUTTICOLI. Eretici euti- nunzio a Vienna Caprara, fu spe- chiani insorti nel secolo VI. Ebbero COR a quello de' preti, COR ed ebbe in titolo il loro nome dall'errore che pro fessavano ; imperocchè, dietro le se la chiesa di s. Pietro in Montorio, duzioni di Severo falso patriarca di e dopo essere concorso alla elezio Antiochia ritirato in Alessandria , ne di Alessandro VIII, ed Innocen predicavano che il corpo di Gesù zo XII, morì a Rimini di sessan- Cristo era corruttibile , aggiugnen- taquattro anni, e undici di Cardi do che non sarebbero stati reali i nalato nel i697. Era divotissimo patimenti di lui qualora si volesse alla ss. Vergine, al cui onore in ascrivergli la immortalità. Costoro nalzò un oratorio presso la sua cat rosi diffusero qualche appoggioper l' Egitto, nelle ed potenze ebbe. tedrale. Ebbe gran zelo per la sa lute delle anime, e si distinse altre secolari. sì per somma rettitudine, e singo CORSI DOMENICO MABIA, Cardi lar generosità verso i poveri. nale. Domenico Maria Corsi de' mar CORSI RAIMONDO. Scrittore del chesi di Caiazzo, nacque a Firenze secolo deci mottavo, lettore di teo da nobile lignaggio n«l i 633. Era logia nel collegio di s. Marco in fornito di bello ingegno^ e perciò, Firenze. Scrisse due opere impor dopochè ebbe percorsi gli studi di tanti, cioè: i. Della storia eccle retto dallo zio Lorenzo Corsi, A- siastica, deW antico Testamento; »>.. lessandro VII lo fece protondario Delle vite degli uomini illustri in apostolico, e vicelegato di Urbi no, santità e dottrina, dei pruni sei se e poi gli conferì il governo di Fer coli della Chiesa. Di queste opere mo. Quindi Clemente X lo elesse non conosciamo che tre volumi : il chierico di camera, presidente alle primo delle vite degli uomini il ormi, ed il sacro Collegio lo volle lustri , il secondo e il terzo della governatore del conclave, dopo la storia ecclesiastica. Questa storia è morte del medesimo Papa. Poscia scritta con molto giudizio, e eoa Innocenzo XI lo dichiarò uditore eleganza. della camera, ed a' i settembre del CORSICA. Una delle più gran i686, lo creò Cardinal diacono di di isole del Mediterraneo , già do s Eustachio, e poi lo nominò le minio temporale della santa Sede, gato di Ravenna. In appresso, ad ed ora l' ottantesimo sesto diparti istanza di tutta la provincia della mento della Francia e perciò dai Romagna, divenne vescovo di Ri- moderni scrittori viene chiamata mini nel i687, ove ampliò ed l' Italia Francese. Il suo lato bo arriccia lo spedale pubblico, isti reale col l'acuta estremità del Capo- tuì il seminario, nuove parrocchie, e Corso guarda il golfo di Genova , confraternite , due cappelle nella all' est s' interpongono nel canale , cattedrale, e spese tremila scudi a che la disgiunge dalle toscane e ro costruire un ponte sul fiume Savo. mane maremme, l'Elba e le altre A bene istituire il clero, ed il po contigue isolette, al sud la punta polo, chiamò da hmgi celebri per di ISonifacio ha con quello di Lan- sonaggi, visitò la diocesi , e tenne go Sardo subacquea comunicazio il sinodo, cui pubblicò nel i698. ne, ed al nord-ovest libero, e non Verso i poveri era assai generoso, lungo è il tragitto alle coste fran specialmente colle famiglie vergo cesi della Provcn/a. Dal 4i° i^ gnose. Dall' ordine de' diaconi passò aggiunge al 4^ " lat. N. trovandosi fra il 3." ed il COR 4° lat. O. La sua e di Creno: scaturisce«SOR dal primo 26r lunghezzatre leghe, maggiorosulla media è di larghezza quaranta- di il fiume Golo, che dirigendosi al nord, volge poscia il corso verso la quindici, e si approssima a cento costa orientale, e presso Marlana leghe la sua totale circonferenza. sbocca nel mare. Sgorgano dall' al Monti di ragguardevole eleva tro, in opposta direzione, il Liamo zione frastagliano l'isola per ogni ne, che mette foce nell' occidenta verso, e mostrano le cime coperto le golfo di Sagona, ed il Ta- di neve nella maggior parte del vignano, che riunitosi alla Restoni- l'anno. Sono essi composti massi ca, presso la città di Corte, gettasi mamente di terre primordiali. Il in mare nella costa orientale, ove granito, e l' oliolite ne costituiscono racoogliesi lo stagno di Diana. Pa la totalità, e solo una parte della recchi fiumicelli di minor conto , costa orientale presenta calcaria al ed una immensa moltitudine di ri pina secondaria, mentre nella parte gagnoli bagnano tutti gli altri lati. meridionaleziari, e grossolano si veggono macigno marmi confor ter- l romani molto si giovarono delle copiose sue acque termali, e ferrug- me a quello de'meridionali Appen ginose, che attestano le vulcaniche nini. Le vette più sublimi sono proprietà del suolo, e sono oggi quelle del Monte rotondo, il quale pur frequenti i bagni di Pietrapo- supera per 9,9oo il livello del ìa, di Guango, di Orezza, non me mare, ed il Monte d' oro che ascen no per la salubrità, che per la ro de a piedi 8,72o. La costa occi mantica loro situazione famosi. So dentale non ha quasi prominenze, no pur celebri i bagni della Cal- dic ne rendano irregolare l'aspetto. tedaniccia scoperti. presso Ajaccio, recentemen- Il promontorio (.iraniano , o capo Erbicaria, priano, forma oggi il detto vasto capo seno di di s. Por Ci- Non è del nostro proponimento parlare de' prodotti della Corsica. goto vecchio,chiude al ed di il sotto promontorio di Bastia- -Sa Io Dicono però alcuni geografi che il suolo non è molto fertile , e ch' è stagno di Biguglia ; il seno di Porto- poco coltivato; però tutt'altro, il vecchio è capace di essere ridotto suolo dell'isola generalmente è fe ad uno de' migliori porti dell'isola. racissimo, ma per la scarsezza di Ma dalla punta boreale dell'antico braccia, l' industria poco ha potuto promontorio sacro , o Capo-Corso , provocare la sua fecondità. Certo è volgendo ad occidente, frequentissi- che abbonda di alcune cose, come rni sono i capi che formano altret abbondante n'è la pescagione lungo tanti vastissimi golfi, come quello le coste, anzi in vari punti è ric cio,di s. mfino Fiorenzo, alla di meridionale Sagona, di estreAjac- chissima quella de' coralli delle tre specie, e soprattutto della corallina mità, il di cui orlo presenta una clic dicesi muschio di Corsica. Il serie di punte, che terminano colla regno minerale offre importanti, e baja di Bonifacio. vaghissime produzioni. In generale Sul detto Monte d'oro, che pur il clima è salubre, eccettuati alcuni chiamasi Monte Gradacelo, e sorge luoghi bassi. qnnsi nel centro, si trovano l' uno L'idioma italiano è proprio dei all'altro prossimi i due laghi d'Ino Corsi, i quali hanno rifuso nel po 262 COR Purigi, per propagarla COR da un confine polare dialetto i vari linguaggi dei loro dominatori. Rapidi però sono ;i I l'altro del globo. Divenuto genera attualmente i progressi della fran le, e chiamato allora l' eroe della guer cese favella, alle colte genti, ed al ra, fu dichiarato primo console dei- la gioventù studiosa, omai comune. In repubblica, ricondusse in Fran Quantunque in Francia siavi la li cia la religione cattolica, rialzò gli bertà de' culti, in Corsica però è altari, e fu proclamato imperatore unicamente ed universalmente pro de' Francesi. Nel i8o4 Pio VII si fessata la sola religione cattolica recò a Parigi a coronarlo, ciò che romana, nè vi è affatto esercizio di seguì nel modo che si descrive al altro culto. l'articolo Coronazione degli impe Un tempo contò la Corsica i tre ratori (Vedi), ma non molto dopo vescovati di Sagona, di Aleria, e di con aperta ingratitudine Napoleone Ajaccio suffraganei di Pisa, ed i fece occupare i dominii della s. Se due di Mariana, e di Nebbio, suf de, e nel i 8o9 fece sbalzare dal tro fraganei di Genova : la sola sede di no Pio VII, e prigioniero il fece Ajaccio (Vedi) è oggi conservata, trarre qua e là sino al i8i4. Per ed è suffraganea della metropoli di tratto però mirabile della Prov Aix. La Corsica manda due mem videnza, stanca finalmente la nazio bri alle camere dei deputati, e rin ne francese della dominazione di chiude vari monumenti di epoche lui , e più le nazioni delle tante diverse. I corsi sono commendati sue guerre e conquiste, nelle quali il per penetrante ingegno, e raro ta sangue umano si versò a torrenti, nel lento, ed onorevole è la serie degli detto anno i8i4 fa dichiarato deca abilissimi diplomatici, de'prodi guer duto dal trono, su cui avea poten rieri, e dei prestantissimi scienziati, temente seduto per dieci anni, ad per cui si resero distinti fra le più onta che avesse impalmato la figlia colte nazioni. Da ultimo la Corsica dell' imperatore Francesco I, ed a- diede Napoleone Bonaparte, che di vesse posto sui troni di Spagna , venne imperatore de' francesi, ed il di Westfalia, d'Olanda, di Milano, suo zio Giuseppe Fesch creato ven e di Lucca i suoi fratelli Corsi, ed ne da Pio VII Cardinale. A cagione alcuni congiunti. La sua domina della celebrità del primo, ci per zione gli tirò addosso la coalizza- metteremo di dare un cenno di zione di tutte le potenze dell'Euro lui. Nacque egli in Ajaccio a' i 5 pa, che alla testa delle loro armate agosto i769, da una famiglia o- consumarono i loro divisameuti, e riunda di Ascoli, e di s. Miniato, lo fecero deporre dallo stesso se come si disse al vol. III, p. 53 del nato da Napoleone istituito. Quin Dizionario. Divenne distinto solda di fu mandato in esilio nell' isola to sul fiore degli anni, e ai giorni dell' Elba , e dopo la sua fuga , e della repubblica francese si perfe la sua apparizione e dimora iu zionò nelle infuocate arene dell'E Francia di cento giorni, fu nuo gitto. Riuscì all' ombra de' suoi ta vamente vinto a Waterloo dal lenti , e per occulta ordinazione lel' Inghilterra, potenze del e nord ad altre coallzzate potenze al- ; superna , a distruggere l' anarchia francese, che una numerosa orda di indi fu relegato nell' isola di s. tiranni sanguinari, aveva stabilita a Elena in Africa, dove morì a' Ti COR greci, e Corsia o COR Corsica dai Romani. 263 maggio i82i, dopo avere riempito del suo nome tutto il mondo. Gli Erodoto è il più antico degli scrit storici vogliono che consumasse in tori che abbia di essa parlato sot dieci anni quindici mila milioni di to il nome di Callista. Si preten imposizioni, e che non soddisfatto de, che i suoi primi abitanti siano delle spoglie di gran parte del stati fenici lasciativi da Cadmo fi mondo, e di mille cinquecento mi glio di Agenore allorchè vi giunse. lioni di rendite, in detto tempo Otto generazioni dopo furono i fe fece perire più di cinque milioni nici accresciuti da una colonia di di francesi, anzi negli ultimi dodi lacedemoni, condotta da Theras, da ci mesi del suo regno, senza con cui forse prese il nome di Thera. tare la guardia nazionale, levò un Quella colonia qualche tempo do milione, e trecento mila uomini po fu aumentata da una tribù va in un mese. Il suo codice sulla gabonda, rifugiatasi presso i la coscrizione e sulle leve d'uomini, cedemoni, ai quali essendo divenu venne chiamato il Codice del re ta sospetta, venne per consiglio di gno infernale. Da ultimo la Fran Theras, trasportata in quest' isola. cia ne onorò le ceneri, che dall' i- Essa ricevette poscia il nome di sola di s. Elena formalmente ven Cyrnos, dai numerosi suoi promon nero trasportate a Parigi. Ma sulla torii, incerta essendo l' origine di giustezza, e veracità degli addotti quello di Corsica. Alcuni il voglio calcoli, sulle sue geste ed azioni, no pur derivante da una donna ci riportiamo all' innumerabile stuo ligure chiamata Corsa Bubulca, che lo de' suoi biografi. Non si deve condusse quivi una colonia della poi occultare, che mentre Napo sua patria, come altri dicono che leone si riconduceva in Francia ricevesse il nome di Cyrnos dai dalla sua spedizione di Egitto, git Focesi di Marsiglia, che prima vi tato nel dì 29 settembre i799 dai stanziarono. Altri dicono che la contrarii venti, e dal timore delle Corsica venisse chiamata Cimo dal crociere inglesi nel porto di Ajaccio, figlio d'Ercole di tal nome, e che stanziò per sette giorni in quella la colonia dei Greci, che fondò Ale- rada ove fu tosto ammesso a libe ria, fu all'epoca di Ciro re di Per ra pratica dal magistrato di sanità; sia; ma veramente, come diremo, sbarcò, fu ricevuto, e festeggiato Aleria fu colonia fondata dai Ro dai suoi concittadini con segni di mani. Comunque siasi, è certo che grande esultanza, e dopo salpò per un tempo la Corsica fu sede dei la Francia approdando a Frejus corsari tiranni, appartenne lunga li 7 ottobre, e sbarcandovi il 9. mente all' Etruria , e i siracu Questa antica isola, la terza fra sani le recarono gravi molestie in lo grandi isole italiche, che, come si parecchie navali spedizioni. Indi è detto, ha il mare ligustico di Ge fu conquistata dagli ateniesi, e poi nova pei1 confine al settentrione ed dai cartaginesi, i quali estesero il al ponente, il mare di Toscana loro dominio sopra tutte le altre all'oriente, e la Sardegna al mez isole del Mediterraneo , il perchè zogiorno, si crede abbia avuto il servi alla guerra punica, e final primo nome di Theraplane, e fu chia mente soggiacque alla romana do- mata Cyrnos dai Fenici, Cyrnus dai mimmone. 264 COR re porta ancora COR il nome di Seneca. I corsi fremendo portarono il gio go de 'cartaginesi, e de'romani, dopo Mariniia si volle fonduta da Mario, avere lottato colle due possenti na Aleria da Siila. Bastia è oggi la zioni, per la patria indipendenza, ed città più considerabile di Corsica; essendo stati prima governati da laonde indispensabile ci sembra la ventiquattro re nazionali. Nell'anno seguente breve notizia. 403 dalla fondazione di Roma fu La città di Bastia, Bastita, col Lucio Cornelio Scipione, che ne suo porto sorgo sulla costa orien fece la conquista nella prima guer tale dell'isola di Corsica, ed è ca ra punica, terminata poi da Sesto po luogo di circondario e di can Clario pretore, contro un esercito tone. Ivi risiedono un tribunale di di sardi , e corsi , comandati da prima istanza e di commercio, la Annone generale cartaginese. Sem corte reale, ossia di appello, il quar- bra però che i corsi non soffrissero tier generale, il general comandante di buon grado la soggezione, facen la divisione, il conservatore delle do continui tentativi per ricupera ipoteche, e l'ispettore principale re la libertà, nè i romani poterono delle foreste. E il secondo capo luo anzi chiamarsene giammai posses go del circondario forestale, come sori tranquilli: ond'è che i corsi lo è della decimascttima divisione tratti a Roma in cattività, non mai militare di una direzione di arti piegarono il collo ai dominatori, glieria. Posta sul declivio di una ina serbarono indomabile l'animo montagna in forma di anfiteatro, alla sventura. Tuttavolta valse ad presenta da lunge, dalla parte del ammansarli alquanto il saggio e Mediterraneo, un bel colpo d'oc paterno governamento di Catone il chio, ma da vicino non corrispon censore , che lasciò ai corsi una de il suo interno. Essa in generale qualche indipendenza. Due colonie non è ben fabbricata, e le strade vi dedussero i Romani a Marlana, sono strette e tortuose. È una piaz ed Aleria. A poco a poco l'isola za di guerra di prima classe, seb ebbe più di trenta città, fra le qua bene sia porto poco spazioso e si li si distinsero Nebbio, e Sagona, curo. Un castello, situato in terreno Calerla, ed altre, che coprivano il separato , che si chiama Terra littorale. Si vuole che ivi si sieno Nuova, e qualche fortino la difen edificati importanti edifizi; ma niu- dono. Conta più di tredici mila na traccia di ciò si rinvenne, tran laboriosi abitanti. Bastia per lungo ne alcuni avanzi di antichi templi tempo fu la capitale della Corsica, e rustici casolaii piantati su inac avendovi i genovesi stabilito la se cessibili rupi. Lucio Anneo Seneca, de del loro dominio. Quindi sosten nella persecuzione suscitatagli da ne molti assedii. Nell' anno i j^.5 Sejano, rese celebre la Corsica col fu bombardata, e presa dagl'inglesi, suo esilio, ed immortalò col suo che nel medesimo anno la restitui nome la torre posta sulle montagne rono ai genovesi. Nel i749» senza delle provinoie del Capo-Corso, ove alcun successo fu assediata dagli fece dimora, ed ove scrisse vari suoi austriaci e piemontesi, e presa poi libri di filosofia morale, principal dagl' inglesi chiamativi da alcuni ri mente quello diretto alla madre belli nel i 794, finchè passò in potere Eivia, De consolatione. Quella tor- della Francia. Pi-ima che sotto di essa COR epist. 4?, ove COR si vedrà non essere 265 l' isola Ai Corsica formasse un solo dipartimento, Bastia era il capo luo questo patrimonio eguale a quello go di Golo. ll circondario di Bastia della Sardegna e di altri, privi del comprende i i 3 comuni, e circa più diritto di sovranità anche prima di cinquantacinque mila abitanti delle donazioni di Carlo Magno, e ripartiti in diecinove cantoni. Fi del suo figlio Ludovico I il Pio, di nalmente si crede che Bastia cor cui andiamo a parlare. Fu forse risponda a Mantinum o Mantìno- per questo riguardo, che le isole di riim oppidum degli antichi. Sicilia, di Corsica, e di Sardegna Ritornando alle notizie storielie donate vennero alla santa Sede. dell' isola di Corsica, diremo che Verso l'anno 60o vuolsi che i "pel suoi tentativi di sottraici dal saraceni portassero la prima loro giogo dei romani, Licinio Varo, e orribile irruzione sulla Corsica, la poi Metello la ridussero al dovere. quale non respirò che dopo i trionfi Dapprima vi si stabilirono dei pre riportati da Carlo Martello su quei tori per governarla, e dipoi vi si barbari. Fu precaria nondimeno la posero dei presidenti. Ma dopo il tranquillità, perchè a più riprese trasferimento della sede del romano succedettero gli assalti e le stragi, impero a Costantinopoli , subi la a segno che i corsi ne scacciarono sorte della vicina Sardegna, ed al talvolta goti, e longobardi nell'VIH tempo delle barbare irruzioni, la secolo. Quindi è, che si asserisce, Corsica divenne preda dei goti, che essere i mori o saraceni stati i pri vi stabilirono il loro sistema feu mi che costituissero l' isola in re dale. Qualche autore dice, ch'essa gno. E poi certo che nel suo stem fosse conquistata da A lario re dei ma portò la testa di un moro. Dalle goti ; ma, secondo Procopio, lo fu notizie ecclesiastiche abbiamo, che piuttosto da un distaccamento di il Pontefice Sisinnio, eletto l'anno Totila inviato nell' isola. Da que 7o8, ne' venti giorni del suo pon sto tempo la sua storia non offre, tificato, creò un solo vescovo, e che una lunga serie di guerre, di questo per la Corsica. Dal Borgia saccheggi, e di devastazioni fattevi poi, Difesa del dominio temporale da diverse potenze, in guerra l'una della Sede apostolica ec. , a pag. coll' altra ; tutto però è involto in io3, e io4, ecco come descrivesi oscurità di epoche e di fatti. Si l' origine della sovranità de' sommi vuole che i longobardi alternassero Pontefici sulla Corsica. coi goti il possesso dell'isola. Cer » Avevano i longobardi assorbito to è, e lo si rileva dalle epistole » in Italia quasi tutto il dominio del Pontefice s. Gregorio I Magno, » greco, ed i saracini miravano a creato l' anno 59o, che a quell' e- » rendersi padroni delle isole. Quin- poca già la santa Sede possedeva » di Carlo Magno, veggendo la un pingue patrimonio nella Corsi » Corsica pressochè abbandonata ca, che dai Pontefici davasi ad » dai greci, e temendo di essi per amministrare ad uno dei prima » il suo regno, e molto più dei rii chierici della chiesa Romana, » saracini, se vi avessero posto pie- col nome di difensore, o retto si de, vi stese le sue armi, e se ne re, come si può leggere nell'opera : » impadronì. Egli ne avea fatto De Corsie., lib. I, epist. 5o, lib. 9, » dono a s. Pietro ai tempi di 266 COR COR Adriano I (che regnò dal 772 ,• dell'altra di Sardegna diede Bo- al 795); ma poi, o collo stesso » nifacio VIII a Giacomo II re di Pontefice Adriano I, o certamen » Aragona coll'annuo censo duorum te con Leone III convenne di » millium marcharum argenti bo- ritenerla a nome della santa Se » no rum et legalium sterlingorum. de fintantochè questa fosse a » (Hayn. an. i297, n. 2, et seq.), portata di possederla. Tanto ci » come pure gli atti posteriori di manifesta la lettera scritta da » Eugenio IV (Rayn. an. i444, n- Leone III nell' 8o8 a Carlo Ma » ii, an. i447, n- i2)- Tutti poi gno, tom. 2, Cod. Carol. epist. » sanno che in questi ultimi tetn- 4. Da questa si apprende il con » pi (il Borgia pubblicò la citata cordato tra il Pontefice e Carlo » opera nel i79i), Piu volte i perchè la Corsica rimanesse ai » Corsi reclamarono gli antichi di re di Francia, acciocchè a nome t, ritti della santa Sede su di quel- della santa Sede la presidiassero, » V isola". la governassero, e con le loro ar Dall' annalista Baronio, e all'an mate la difendessero ab insidiis no 775, si ha che la Corsica fu inimicorum, cioè dai saracini , donata da Pipino re di Francia, che in quei tempi infestavano padre di Carlo Magno, alla santa tutte le marine del Mediterraneo. Sede, ed in virtù di questa dona Provvido certamente si fu que zione, che poi fu confermata da sto consiglio, mentre dalla storia Carlo Magno, da Ludovico I il sappiamo quanto lo stesso Carlo, Pio nell' 824, da Federico II, e e poi i suoi figli Pipino e Lu da Rodolfo I, come attesta lo stesso dovico l il Pio, si adoprassero Baronio all'anno i275, il Ponte per tenerne lungi i saracini. Ma fice Stefano IV, vedendo i saraceni essendo, dopo la morte di Carlo pervenuti ad un sorprendente gra il Grasso, rimasa l' Italia divisa do di potenza, e signoreggiare nel dalla monarchia francese, i re la Corsica, mandò colà nell' 87 i ed imperatori, che ottennero il Ugo Colonna, come asserisce il Fi regno d' Italia, si resero padroni lippini nella Storia di Corsica, il l' un dopo l' altro della Corsica qual prode capitano dopo trentasei fintantochè messisi i corsi in anni di guerre ed aspre vicende, libertà, dopo essersi per qual ne scacciò finalmente i saraceni , che tempo governati a comune, ed ottenne in guiderdone dalla riconobbero spontaneamente l'an santa Sede l' investitura dell' isola tico diritto della Chiesa romana, trasmissibile a' discendenti. Allora e senza riserve e senza limiti, si il Colonna distribuì molte signorie diedero a s. Gregorio VII nel ai suoi primi uffiziali, prese il tito io77 (lib. 5, Epist. 4-). Da que lo di conte di Corsica, lo che con st'epoca il dominio della santa fermò il Papa colla condizione, che Sede su la Corsica, quando più, l' isola continuasse a restare sotto quando meno, fu sempre per la protezione della Chiesa Romana. severante. Federico II, Rodolfo Ad Ugo Colonna succedettero cin I, Carlo IV ed altri imperatori que conti suoi discendenti per Bian ne riconobbero il diritto. È nota co suo primogenito, e poi, per la l'investitura che di quest' isola, e mancanza di questa linea in Arri COR COR 267 go, chiamato il Belmessere , pre de' genovesi, de' pisani, e d'altri, il tese di succedergli nello stato il santo Papa Gregorio VII fece sul conte Antonio discendente di Cicar- la medesima valere i diritti della co , o Cinarco secondogenito di Chiesa Romana. De Corsie, lib. 5, Ugo, e marito di Bianca, figliuola epist. 2 et 4- ed erede di Arrigo, da cui proce A certo Adimuro ammiraglio ge dono le famiglie, che ancora con novese si da la gloria di aver de servano in Corsica il cognome Co finitivamente liberato l' isola dai lonna. Ma gli altri baroni dell'isola saraceni. Il Muratori, Dissertazio negandogli ubbidienza, si fecero in ni tom. II, p. i i 3 dice, che i pi dipendenti ne' loro feudi, e gli altri sani, e i genovesi cacciarono dalle popoli si dessero un conte. Altri isole di Sardegna, e di Corsica Mu- noverano quattro discendenti di geto, ossia Musaito, re dei sarace Ugo col titolo di re di Corsica, l' ni. Racconta inoltre che verso l'an ultimo de' quali si dice Mario III no 852 molte schiere di corsi si che la perdette sotto Ottone. Es rifugiarono a Roma nel pontifica sendo poscia insorta la guerra fra to di s. Leone IV, per non poter i signori dell' isola, e vedendosi più tollerare le scorrerie, e gl' in que'popoli trattati crudelmente, spe sulti de' mori, per cui il buon Pa dirono nel io77 un ambasciatore pa pieno di carità assegnò loro al Pontefice s. Gregorio VII pre luoghi da abitarvi. Da altri sappia gandolo di prendere l' intero ed mo che a migliaia i corsi ricorse assoluto dominio, non che il go ro a s. Leone IV, e ch'egli nel verno di Corsica, come abbiamo permetter loro di stabilirsi in Roma, dai citati Baronio, e Filippini a per sostentamento , diede ad essi a pag. 63. coltivare terre, prati, e vigne. Ab Fu allora che s. Gregorio VII biamo inoltre, che s. Leone IV, a- nello scrivere ai vescovi e no vendo fortificato la città di Porto, bili corsi, si lamentava non aver contro le incursioni de' saraceni, vi essi da gran tempo prestato alcun fondò una colonia di corsi, la. qua servigio e segno di fedeltà a san le secondo alcuni è la prima colo Pietro; quindi dichiarò loro che nia fondata dai Papi. Continuaro l' isola non avea altro sovrano che no i Pontefici, dopo la morte del la Sede apostolica, ed in pari tem marchese di Massa, a mandare in po vi spedì il marchese di Massa, Corsica governatori, ma incontra il quale in nome del Papa sotto rono non pochi contrasti sì coi mise tutti i signori, e godette nei principali signori, che coi popoli ; sette anni che sopravvisse, il paci laonde Papa Urbano II, del io88, fico dominio dell'isola. Il lodato per reprimerli, e per meglio assi Borgia, parlando nel tom. I, pag. curare l'isola dagli attacchi de'ge- 3 i e seg. delle Memorie istoriche novesi che ne aspiravano alla con di Beneve.nto, della sovranità dei quista, la consegnò ai pisani, affin Pontefici sulla Corsica, dice che do chè la governassero sotto l'alto do po la donazione di essa alla Chiesa minio della santa Sede. Romana, se ne impadronirono i sa Mentre i pisani felicemente go raceni , ma essendo poi stata ricu vernavano l' isola, approdò al por perata da quei barbari per opera to o capo di Bonitacio una nave 268 C O R spogliandone COR i legittimi signori di genovesi. I soldati di essa pro- iittando del tempo di certe nozze, chiamati del Mare. L'isola di Ca nelle quali il popolo «i abbandona praja trovasi nel mar Toscano, ed va all'allegria, sorpresero il castel all' ovest ha la punta nordica del lo, e ne discacciarono i pisani. Que Capo-Corso : ebbe il titolo di con sta fu la prima conquista che i ge tea, ed allora era soggetta all'isola novesi fecero della Corsica. Noi pe di Corsica. Tutto racconta il cita rò per meglio farle conoscere ne to Filippini alle pag. 29, 67, 82 indicheremo qui anche altre progres e 2o7. sivamente. La seconda conquista L' imperatore Federico I produs che i genovesi fecero sull' isola fu se delle pretensioni sulle isole di adunque nell'occasione che, morti Sardegna e di Corsica, consideran essendo i signori della provincia di dole quali feudi dell' impero, al Capo Corso, la piii settentrionale che si oppose Adriano IV. Ma della Corsica, e la cui provincia è lun prima di tale epoca Alessandro ga circa trenta miglia, deliberarono III, siccome congettura il Murato quei popoli di governarsi in forma di ri, loc. ut, ove parla di alcuni repubblica. Laonde spedirono a Ge signori della Corsica, investì di nova a dimandare due uffiziuli, che ambedue Berliugieri conte di Bar in qualità di giudici, da loro pa cellona col titolo di re. Ma gati, vi amministrassero la giusti quanto può dirsi per rapporto a zia. Per tal richiesta prontamente questi tempi con le sole congettu i genovesi inviarono due loro sud re, si fa chiaro nel pontificato di diti, uno della famiglia Avogari, Innocenzo III, il quale in più mo l'altro de' Poverelli ; ma , passato di esercitò il suo diritto nella Sar qualche tempo, seppero essi farsi degna contro gli sforzi de' pisani, riconoscere per signori invece di cedendo la metà dell' isola di Cor giudici. La terza conquista fu della sica alla repubblica di Genova col- signoria cl' Istria, nella quale si sta l'annuo censo d' una libbra d'oro, bilì come padrone un capitano di come prima di lui avevano fatto due galere genovesi colà giunto, ed altri Pontefici. Ne' libri de'censi invitato da alcuni malcontenti, che della Chiesa Romana, di Cencio ca- protetti da lui si ribellarono ai pi merlingo, si legge : » Consules ja- sani nel i2i2. Della medesima » nuenses imam libraiu auri pro maniera fu la quarta conquista, nel M dimidia Corsica, quam concessit la quale i genovesi si resero padro » eis Papa Innocentius. Et tam ni di Calvi, Litus Caesiae, città » consules, quam populi debent forte, già residenza del vescovo di » facere fidelitatem romano Pon- Sa gona, con buon porto, e castel » tifici, quando ab eo requisiti fuc- lo fortificato. I genovesi vi furono » rint, pront in eorum privilegio chiamati dagli abitanti della pro » continetur ". Questa concessione vincia, acciocchè li soccorressero nel venne poi confermata da Onori o la ribellione contro il proprio ba HI, con bolla indirizzata nel i2i7 roni:, che restò spogliato della sua ad Ottone arcivescovo di Genova . legittima signoria. Così fu la quin V. tom. III del Sull. Rom. Tutta- ta conquista dell' isola di Capraja, volta abbiamo dal Rinaldi a detto di cui s' impadronirono i genovesi anno, che Onorio IH comandò ai COR gni cosa, e nel COR seguente anno i3o5 269 genovesi, che restituissero l'usurpa to castello di Bonifacio. Nel ponti Giacomo II, si recò a Montpellier ficato di Martino IV nacque tra i per assistere all' incoronazione del genovesi, e i pisani gran contesa nuovo Papa Clemente V, che avea per la Corsica, siccome racconta il fissato la sua residenza in Avignone. Platina a pag. 335 delle Vitt dei Ad esso fece l' omaggio per la Pontefici. Corsica e per la Sardegna, che Nel i295 Bonifacio VIII levò Clemente V confermò colla costitu l' interdetto alle terre di Giacomo zione In posteriori data Borde- II re d'Aragona, e in compenso galae die 9 junii i3o5, come si della cessione della Sicilia fatta a può vedere nel Lunig, tom. IV, p. Carlo II, gli diede in feudo l'isole i 385, e nel Rinaldi a detto anno. di Corsica, e Sardegna, che colla Lo stesso re, nel i3i7, mandò in bolla Super Regis, gli confermò Avignone ambasciatori a Giovanni per tutta la posterità di lui, col XXII, per giurargli fedeltà come tributo annuale di duemila marche tributario della Corsica : omaggio d'argento, come si legge nel Bull. che venne accettato dal Papa. Ab Rom. tom. III, par. II, pag. 82, biamo poi, che l' altro re d'Arago e nel Rinfddi all'anno i 297. Sopra na Alfonso IV, nel i 336, fece pa di questa concessione può vedersi gare il solito tributo e giurare fe il catalogo di molte antiche carte deltà a Benedetto XII, che coll'auto- della Chiesa Romana fatto nel i 366, rità della costituzione Ifupcr infra e riferito dal Muratori, Diss. 7i, data Avenion. die 2o decembris antiq. Italie. Si può leggere anco i 335, presso il citato Lunig a p. ra il Rinaldi all'anno i3o3, n. 29, i589, gliene avea dato l'in vestitu e all'anno i36o, n. i i, dove nar ra, giacchè secondo i patti, nel primo ra le controversie, che poi sono anno d' ogni pontificato doveano insorte tra' pisani, e genovesi da i re d' Aragona rinnovare il giu una parte, e gli aragonesi da 1 l' al ramento" di quei feudatari, e tro tra, sul dominio di queste due iso vandosi il re infermo o impotente le, salva quella metà dell'isola di di recarsi dal Papa, si faceva sup Corsica, della quale i genovesi era plire da un regio procuratore, col no stati investiti dai sommi Pon consueto tributo di due mila marche tefici, e per la quale fino all'anno di argento. Montato sul trono ara i36o, erano soliti prestare il giu gonese Pietro IV, nel i 338, fece pa ramento di fedeltà alla s. Sede, e gare al medesimo Benedetto XII le pagarle il censo. due mila marche di argento; locchè Quindi Giacomo II inviò nel allo stesso Papa fece rinnovare nel i3o4 ambasciatori in Perugia a i 339 perla Corsica e per la Sar Benedetto XI, che ai 5 giugno ri degna. Il re Pietro IV , tanto a cevette in pubblico concistoro il Clemente VI, che ad Innocenzo VI giuramento di fedeltà pei regni di nel i 354, con gran solennità fece Corsica, e di Sardegna, avuti in feu il giuramento di fedeltà in Avigno do col diploma di Bonifacio VIII , a ne pei detti feudi, a tenore dell'ob condizione che prestasse omaggio e bligo imposto da Bonifacio VIII di giuramento di fedeltà alla Romana fare il giuramento ad ogni nuovo Chiesa. Benedetto XI confermò o- Papa dentro il primo anno del 27" COR rinnovando le CORminaccie di privazio pontificato. Però va notato legger si nel Rinaldi all'anno i 347, C'R' ne. Temendo il re che Urbano V ne i genovesi ebbero la signoria di tut investisse il giudice d' Arborea, per ta l'isola, acconsentendovi quasi tut mezzo di un suo ambasciatore prestò ti i baroni e signori corsi, giacchè il giuramento, che dal Pontefice fu gli aragonesi non aveano restituito pubblicato a perpetua memoria della ai discendenti di Carlo II la Trinu- soggezione di quel sovrano alla Se cria. Nel i36o Innocenzo VI spedi de apostolica per un tal feudo. E- mini,a Genova per ricevere Andrea da vescovo quella direpub Ri- letto nel i 37o Gregorio XI, si con dussero in A vignone gli ambascia blica il giuramento di fedeltà per tori di Pietro IV, fecero il giu quella parte di Corsica, che aveva ramento di fedeltà per la Corsica, il feudo dalla Chiesa Romana, e e Sardegna, e rinnovarono i trat per esigere il debito tributo. Nel tati stabiliti da Bonifacio VIII. Di l'anno medesimo vide Innocenzo VI poi, nel i396, Bonifacio IX con decisa la lite, che avea quel sena fermò agli aragonesi la Corsica, to con Pietro IV sopra il regno e nel i4i2 fece altrettanto Giovan di Sardegna, e della Corsica, colla ni XXIII. Ma quei re, essendo oc sentenza, che diede a favore dei cupati in altre imprese, l'isola restò genovesiferrato, elettoGiovanni arbitro marchese di ambedue di Mon- in potere de'genovesi, contentando si i re di Aragona, e poi di Spa le parti, come abbiamo dal Surita, gna, del titolo di re di Corsica. Annal. lib. 9. cap. 29. Urbano V Martino V nel i 42 5 premuro con solenni minacce, contenute nella samente si diede ad estinguere le costituzione Oliin Cum , Avenion., conseguenze del lungo e lagrime- die i 3 niartii i264, presso 1l Lu- volo scisma avignonese , ed a to nig, tom. II p. i245, domandò al gliere molti abusi nella Corsica, in re Pietro IV il censo per le due iso cui si contraevano matrimoni proi le di Corsica e Sardegna, e gl' in biti dai sagri canoni, si conferivano timò di torgliele se non presta dai chierici ai figli che avevano i va giuramento, e pagava dieci an loro benefizi, come se fossero ere ni di tributi arretrati. Il re vera ditarii , ed altri simili abusi. Fi mente confessò di essere feudatario nalmente sotto il suo successore della santa Sede, e si scusò per Eugenio IV, l' isola di Corsica spon mezzo de'suoi ambasciatori, di non taneamente, stanca dell' altrui do aver soddisfatto il censo per man minio , ritornò al pieno dominio canza di denaro, essendo rimasto della santa Sede. Il Papa vi sped\ esausto il suo erario, a cagione delle per governatore Monaldo Terrani , guerre, che aveva dovuto sostene o Paradisi da Terni, al quale suc re. Ma non attendendo Pietro IV cesse Didaco vescovo di Potenza ; le promesse, il Papa, nell'ottobre indi Francesco Angelo vescovo di lo chiamò di nuovo in giudizio, e Montcfeltro, che poi da Nicolo V gl'impose pene maggiori ; indi nel fu confermato ai 23 aprile i447- i 366 formalmente lo condannò Quel Pontefice nello stesso anno perchè continuava ad essere debi mandò neh" isola, in qualità di nun tore del tributo, nè prestava il giu zio e di governatore fr. Jacopo di ramento per la Corsica e Sardegna, Gaeta domenicano, che nel primo COR COR 27i di luglio ricevette, in nome del Pon per capo il loro concittadino Sam- tefice, le fortezze di Biguglia, Cor piero di Bastelica, meglio conosciu te, e Bastia, da Giano di Campo- to sotto il nome di Sampiero con fregoso doge di Genova, che fino al te di Ornano, dal cognome della lora le riteneva , e le consegnò a moglie. I genovesi sotto la valoro Tommaso de Magistris. Di fatti in sa condotta del loro celebre Andrea un breve, che Eugenio IV avea in Doria, potentemente assistito dal- viato a quei popoli, dichiarava per l' imperatore Carlo V, dopo vari usurpatori , oppressori , e tiranni sanguinosi combattimenti, s' impa quelli, che allora, cioè nel i444, dronirono nuovamente dell' isola, il ritenevano in possesso la Corsica , cui libero possesso fu loro assicu ed erano appunto i genovesi, V. rato nel i 559 dal trattato di Cha- monsignor Giorgi Vita di Nicolo teau-Cambresis. Tuttavolta Sampie V ad ann. i 44? n- LI. Il castello ro non depose le armi, e nel i 564 della città di Corte suddetto per la ribellò ai genovesi quasi tutta la sua erta posizione si ritiene impren isola , la quale non poterono dibile. Il general Paoli, di cui do recuperare che nel i567 colla mor vremo parlare, ed il consiglio della te di Sampiero ; morte che non si nazione avevano quivi la loro re tiene naturale, anzi il Ranucci nel sidenza nel i760,. La città di Cor la Storia di Corsica tom. I, pag. te, Curia, posta nel centro della 25, lo dice assassinato per trama Corsica, fu un tempo residenza del de' liguri. Il Casoni, storico geno vescovo di Aleria. vese, ne' suoi Annali della repub Apprendiamo dal Ratti, Della blica di Genova, parlando del Sam famiglia Sforza, tom. I, p. 372, piero, dice che con ragione egli si che la Corsica fu ceduta a Fran può dare il vanto dell' uomo più cesco Sforza IV, duca di Milano, prode, che allora avesse l' Italia. figlio di Sforza, il grande, dallo Intanto nel i57o fu consagrato da stesso comune di Genova ai i2 lu s. Carlo Borromeo, il b. Alessan glio i464, riserbandosi le sole for dro Sauli, settimo generale de'Bar- tezze di s. Bonifacio, e Calvi, di nabiti, in vescovo di Aleria, per cui cui parlammo di sopra. V. du la Corsica divenne il luogo ove e- Mont, p. 33 i. Anzi dicono gli sto minentemente brillarono le sue vir rici, che il duca donò a Tommasi- tù, a segno, che meritossi il titolo di no Fregoso le città di Corte, e di apostolo della Corfica. Questa iso s. Fiorenzo con altre terre, per cui la era stata ab antico convertita prese il titolo di conte di Corsica. alla fede cristiana dai missionari In progresso di tempo , avendo i venuti da Roma, e la chiesa d'A- pisani perduta la battaglia navale leria fu una delle più antiche del della Meloria, dopo altre imprese l'isola, perchè fondata verso l'anno pervennero alla fine i genovesi, 6oo, essendovi stato predicato il verso il i48i, ad essere i soli pa vangelo nel pontificato di s. Pasqua droni della Corsica. Fu indi loro le I secondo altri. Si conosce princi contrastata da Enrico II re di Fran palmente uno de'suoi vescovi chia cia collegatosi a tal fine coi turchi mato Pietro, il quale vivea a tempo nel i 553, e secondato da un'inte di s. Gregorio I, che gli scrisse diie ra fazione di corsi, che avevano lettere. Ma questa chiesa era da 272 COR delle milizie papali. COR Quindi abbia molto tempo ridotta al più deplo rabile stato, e non vi avea nè pie mo che, nel i6o3, Clemente VIII tà, nè disciplina, allorchè il Sauli prese al suo soldo seicento corsi, e ne fu nominato vescovo da s. Pio che nel i622 nel Piceno eravi V. Egli vi si recò benchè avesse stanziato un corpo di fanteria di il padre agonizzante, e benchè i corsi, capitanati da Paolo Pozzo di corsari maomettani infestassero tutte Borgo: ma nel i662 soggiacquero le coste dell'isola, e presto ivi si nd aspra vicenda per le prepoten acquistò il soprannome di Angelo ze, che in Roma commettevano i di pace. famiglian del duca di Crecquì, am Veramente s' ignora l'epoca pre basciatore di Luigi XIV re di cisa dell'introduzione della fede nel- Francia ad Alessandro VII. Laon l' isola. Ma essendo già soggetta al de venuti i famiglian in rissa coi l'impero romano, e in tanta vici soldati corsi, vedendosi questi alta nanza e frequenza di comunicazio mente provocati, vennero alle ma ne coll' Italia e con Roma, è a cre ni, uccisero alcuni francesi, e spa dersi, che nei primordi stessi del rarono alcuni colpi di archibugio cristianesimo vi sia stata piantata sulla carrozza dell' ambasciatrice, la religione cristiana. Certo è, che ch'ebbe morto un paggio, e spa vi furono dei martiri. Dunque è rarono persino contra le finestre manifesto, che a' tempi degli im del palazzo Farnese, residenza del peratori pagani già era professato in l'ambasciatore. Questo avvenimento Corsica il cristianesimo. In Nonza, costò all'innocente Pontefice gravi paese della provincia del Capo-Corso conseguenze, e sagrifici, e per ri è celebre la memoria di s. Giulia stabilire la concordia colla Francia, vergine e martire corsa, della qua dovette promettere , che i corsi le fa menzione anche il martiro non potrebbero servire nelle mili logio romano. Al concilio roma zie pontificie, e permettere dovette no contro i monoteliti, sotto il che presso la chiesa di s. Salvato Papa san Martino I nell'anno re in Lauro in Roma fosse innal 649, assistette Benedetto vescovo zata una piramide, la cui iscrizione di Ajaccio, uno dei più zelanti pre esprimesse il delitto, e la punizio lati, che provocasse con energica o- ne de' corsi. Dipoi nel i667 riuscì razione la condanna del monotelita a Clemente IX di far demolire un Paolo patriarca di Costantinopoli monumento sì umiliante per la na (V. la Collezione dei concili del zione corsa. Tuttavolta abbiamo Labbé). Da ciò può bene argomen memorie, che attestano avere i tarsi che la fede non tardò ad es corsi tornato a servire la santa sere predicata nell'isola. Commanvil- Sede nella milizia. Ie registra l'origine dei vescovati di Nella dominazione genovese , Corsica al quinto, al sesto, e al set una colonia di greci, in numero timo secolo. di circa mille individui, si rifugiò Dopo che, come dicemmo, i nell'isola sotto la protezione della corsi andarono ad abitare in Ro repubblica di Genova, la quale non ma nel pontificato di s. Leone IV, potendovisi mantenere tranquilla i Romani Pontefici presero al soldo mente, nè mai sedare le intestine de' corsi, che formarono un corpo discordie, che bene spesso scoppia COR COR 273 vano, chiamò in suo soccorso nel loro somministrò ottomila tedeschi i 7 3ole truppe im periali, ed otto anni comandati dal generale Vactendok. dopo quelle di Francia. Il malconten Avvertiti di ciò i corsi spedirono to dei corsi non vuolsi addebitare, a Roma nel i78i l'ecclesiastico se non alla durezza con cui erano Paolo Orticone per supplicare la trattati dai genovesi. Però la ribel santa Sede di prendere sotto la sua lione del i73o fu originata dalle protezione la loro isola, per libe esigenze del commissario generale, rarla dal giogo genovese, esibendo che in nome del senato genovese eziandio al Pontefice Clemente XII governava l' isola di Corsica. Vole la sovranità del regno di Corsica, va obbligare gl' isolani a rimbor col dimostrare con prove autentiche, sare la repubblica di ciò, che loro che questo regno era stato in altri avea somministrato per una straor tempi sotto il dominio della Sede dinaria carestia. Si opposero a que apostolica. Ma il Papa, col consi sta ricerca i corsi, e richiamando glio de' Cardinali, stimò non deco le loro antiche doglianze contro i roso e prudente accettare l'offerta, genovesi, si unirono in numero di ma in vece essere meglio farsi me dieci mila tutti ben armati, e fuse diatore di pace. A tal fine spedì le campane ne fecero molti can un breve all'arcivescovo di Ge noni, entrarono in Bastia capitale nova Nicolo Franchi per comuni del regno con molto ardore, e con care a quel senato il suo desi certo Pampiliano alla testa, obbliga derio ; ma i senatori ingratamente rono quel governatore a ritirarsi nel lo rimandarono indietro con gran castello. Il vescovo di Aleria, Canni rammarico del zelante Pontefice, lo de Mari teatino, emulando gli che per la sua prudente condotta esempi apostolici di s. Gio. Criso meritava ben diversa accoglienza. stomo in Antiochia, e di s. Basilio Intanto, non avendo prodotto i te in Cesarea, s'interpose per acchetare i deschi quanto i genovesi speravano, sollevati , e gli riuscì di far loro di nuovo ricorsero all' imperatore^ deporre le armi, e uscire da Ba che mandò in Corsica altri tremila stia, colla promessa che la repub cinquecento soldati sotto il comando blica di Genova diminuirebbe certe del principe di Wirtemberg, il quale imposizioni. Ma in vece il senato fece cambiare l'aspetto alle cose, per volendo punire i corsi, spedì per cui certo Luigi Giafferi, capo degli commissario generale Girolamo Ve insorti, convenne di accettare una nerano, con ordini rigorosi. Allora amnistia generale, e di rientrare gl'isolani ripresero le armi, e pub nella ubbidienza della repubblica blicarono tutte le loro doglianze con genovese, con molti vantaggi, che tro il governo di Genova, giun descrive il Bercastel facendo la sto gendo i malcontenti in numero di ria di questi avvenimenti, nel tomo tredici mila a minacciare di nuo XXX, p. 27, e seg. della Storia vo la città di Bastia. Dopo u- del Cristianeswio. na sospensione di armi i mal Non andò guari che i genovesi, contenti si divisero in tre corpi dimentichi de' trattati, con rigore forti ognuno di dieci mila uomini; trattarono i capi degl'insorti, mas il perchè i genovesi ricorsero all'a sime Giafferi, e Ceccaldi, che furo- iuto di Carlo VI imperatore, che vio tradotti nella torre di Savona VOL. XVII. i8 dodici cannoni COR ed alcune munizio come rei di alto tradimento. Perù avendo i corsi fatto ricorso a Car ni da guerra, potè illudere gl' iso lo VI su tal procedere, l' impera lani a segno, che alla metà di a- tore obbligò i genovesi a mantene prile radunatasi in Aligiana una re i patti, ed a porre in libertà i generale assemblea di corsi, Teo prigionieri. Prevedendo i corsi di doro fu proclamato re di Corsica, andare soggetti ad altre calamità, e secondo l' uso antico venne alza si ribellarono di nuovo, e inalberando to in una gran pianura, acciocchè 1o stendardo d' Aragona, convocaro fosse possibilmente veduto da tutti no un' assemblea generale di tutta i suoi sudditi, e venne coronato di la nazione, per istabilir nuove leg alloro. Quindi il re decorò i prin gi pel governo dell'isola; quindi per cipali dell' isola coi titoli di conti, sottrarsi affatto dai genovesi, spe di marchesi, di generalissimi ec ; dirono al re di Spagna Filippo V pubblicò parecchie leggi, si mostrò 1l suddetto canonico Orticone, per popolare, fece coniare monete colla implorarne la protezione, in conside iscrizione da una parte T. R. cioè razione dell' antico dominio, che Theodorus Rex, e dall'altra Rego l' Aragona avea esercitato sull'isola. pro bona publico. Ma avendo i Però il gabinetto del re ricusò a- genovesi con un manifesto, dirama derire alle brame de' corsi. Tutta- to a tutta l' Europa, fatto conosce volta quasi tutta l'isola fu occupa re Teodoro e le sue imposture, egli ta da' malcontenti, meno Bastia, e dopo sei mesi di regno, travestito tre, o quattro piazze marittime ; e fuggì dall' isola. Dalla dichiarazio convocata un'assemblea de' soli ca ne, che prima del partire emanò, pi di famiglia , fu deliberato di appare che partisse col consenso stabilire in libera, e sovrana re de' principali membri del regno ; pubblica la Corsica, con nuove leggi, anzi con regio decreto istituì l' or annullando interamente le leggi dine dei Cavalieri della delibera genovesi ; che Andrea Ceccaldi,. Gia zione, che doveva sottomettersi alla cinto Paoli, e Luigi Giafferi, già approvazione del Papa, dovendone eletti generali del regno fossero ri essere gran maestro il re. Ad onta conosciuti per primati della Corsica dell'assurdità di tal Ordine, l'isti col titolo di altezza reale ; che si tutore del quale per debiti giaceva formerebbe una dieta generale, qua nelle prigioni di Olanda, furono lificata del titolo di Serenissima ec. in esso ammessi da quattrocento Regolate dai corsi le cose spettanti cavalieri. Su questo fantasma di re, al governo dell' isola, con più ar molte furono le opinioni degli sto dore continuaronsi le ostilità contro rici, i quali lo credettero strumen i genovesi. to di qualche potenza, che aspirava Nel i736 sbarcò in Aleria un a dominare l' isola. personaggio incognito, cioè Teodoro Frattanto i genovesi ottennero Antonio barone di Newoff prussia da Luigi XV re di Francia, l'aiuto no, o della contea Westfalica della di tre mila uomini, che il generale Marck. Spacciando egli fastosi ti Boissieux. sbarcò iu Corsica, e potè toli, e millantando di avere navi conchiudere, che i corsi riconosce e militari soccorsi a sua disposizio rebbero Teodoro I per re sotto ne, come quello che aveva seco la protezione della repubblica di Genova, e colla COR garanzia della Fran gioni, onde essere COR malcontenta dei cia. Poco dopo comparve Teodoro sardi egualmente che dei francesi, nell' isola con diversi soccorsi smon abborrendo il giogo genovese, ri tando alla spiaggia di Campoloro, solvette di uscire da questo stato fra le grida di : viva il nostro re di oppressione, e di eleggersi un Teodoro. Ma questi vedendo, che capo, e questo fu Pasquale de Pao il generale francese bramava averlo li, figlio del summentovato Giacinto, nelle mani, pensò bene allontanar che pe'suoi rari talenti venne eletto si di nuovo dall' isola facendo ritor capo generale economico, e politi no in Olanda. Con nuove munizioni co di tutto il regno con autorità volendo poscia fare ritorno nell'i illimitata. Accettò il potere non sola, per un tradimento le per senza ripugnanza, e dopo aver su dette, e si salvò dalle trame con perate le trame di alcuni concitta tro di lui ordite; tuttavolta gli riu dini, incominciò a regolare l'ammi scì in appresso approdare in Corsi nistrazione, disciplinar le truppe, ca, ove fu ricevuto con dimostra emanar leggi, ed istituì una uni zioni di giubilo. Adunati i princi versità, per raddolcire i costumi pali dell' isola, raccontò loro le in colle arti e le scienze. Ma la sola sidie tramategli dai genovesi, e ri religione, che ispira l'amore dell'or cevette nuovo giuramento di fedel dine, dell'onesto, e dei propri dove tà. Quindi fu pubblicato un atto, ri, e il rispetto alle leggi, era nel col quale i corsi confermarono la più deplorabile stato. I beni della elezione di Teodoro in re di Cor Chiesa passati erano nelle mani dei sica, e dell' isola Capraja con le sollevati per servire alle spese della sue attinenze, e dipendenze. Allora guerra, le sedi vescovili erano prive i corsi si videro minacciati dai ge dei loro prelati, le diocesi di Aleria, novesi, e dai francesi. A IJoissieux di Mariniia, di Ajaccio, e di Neb- successe nel comando il marchese bio sentivano gli effetti luttuosi di di Maillebois , per cui gli affari questa privazione; le greggi subor presero una differente piega, e fece dinate mancavano dei secondi pa sapere ai corsi, che il re di Fran stori; i fedeli non avevano chi loro cia prendeva l' isola sotto la sua spezzasse la divina parola, illangui tutela, e protezione. Teodoro, che dita la pietà, intiepidito il fervore, era uscito di Corsica, invano potè i templi e gli altari divennero de rientrarvi, e si ecclissò in certo mo serti, i pochi superstiti sacerdoti do agli occhi dell' Europa. In Lon struggevansi in lagrime e sospiri, dra i suoi creditori tornarono ad ed il libertinaggio ovunque si ma imprigionarlo, e non si parlò qua nifestava orgogliosamente. si più di lui, finchè non soggiac Altro non ci voleva certamente que a quella insuperabile legge, a per la Corsica, se non l'autorità e cui sono soggetti gli abitatori delle la sollecitudine della santa Sede, misere capanne, egualmente che i che in ogni tempo provvide ai bi veri, e finti monarchi. sogni dell' universo, perchè senza La Corsica rimase per qualche ledere i diritti episcopali, e senza tempo sotto la protezione del re di pregiudicare quelli del principa Francia, indi sotto quella del re di to, potesse provvedere alle tante Sardegna. Avendo però tutte le ra- calamità , che inutilmente tenta COR affari spirituali, COR senza punto interes rono riparare Clemente XII, e Be nedetto XIV. Questo secondo Pon sarsi ne' politici, e tendeva solo a ri tefice beatificò Alessandro Sauli, ve stabilire nella Corsica la religione nerato in Corsica qual suo aposto cattolica, estirparvi gli abusi, e ri lo, come dicemmo di sopra, prov destar così ne'popoli l' ubbidienza, vide di due vescovi nazionali le e il rispetto al loro principe. Quin diocesi di Nebbio, e di Aleria, di di a' i 5 maggio, col breve In a- cui da molto tempo erano prive , postolica, condannò, annullò, e pro e spedì in Corsica il b. Leonardo scrisse l'editto de'genovesi. Per mez da Porto Maurizio, per far rien zo del Cardinal Orsini s'interpose trare quelle popolazioni nella pie mediatore il re di Napoli, ma inu tà. Finalmente Clemente XIII, ce tilmente, giacchè il Papa, e il Car dendo alle istanze de' corsi e del dinal Torregiani suo segretario di general Paoli, dopo aver ben matu stato, persistettero nella rivocazione ratoti metropolitani le cose, per dell'arcivescovonon ledere i dirit- di dell'editto. Intanto il visitatore apostolico ri Pisa, e non dar ombra ai genovesi chiamò in Corsica l'ecclesiastica di sul fine de' suoi divisamenti ; ai sciplina , mentre il general Paoli i 8 settembre i759, coll'autorità sosteneva l' indipendenza de' corsi del breve : Inter caeteras curai, con prudenza e valore , facendo deputò in visitatore apostolico del fronte continuamente al furore ven l'isola, monsignor Cesare Crescenzio dicativo de'genovesi, e alla poten de Angelis vescovo di Segni, colle za delle armi francesi, non che ai opportune facoltà. Nelle istruzioni nemici connazionali. Tuttavolta bi dategli il Papa unicamente si mo sognò cedere , perchè un trattato strò premuroso de' vantaggi spiri conchiuso tra Luigi XV e la re tuali dei corsi, con tutti i riguardi pubblica di Genova diede l'ultimo alla giurisdizione de' vescovi, e al crollo ai pretesi Lacedemoni del se temporale de'genovesi. Il visitatore colo XVIII, e nel i 768, i genovesi fu ricevuto colla massima venerazio sotto diverse condizioni cedettero l'i ne dai corsi, i quali subito lascia sola alla Francia. Subito quella po rono l'amministrazione dei beni ec tenza vigorosamente accrebbe le forze clesiastici. Ad onta del prudenzial marittime e terrestri, che aveva in contegno di Clemente XIII , la re Corsica, ed inutili furono gli sforzi di pubblica di Genova a' i4 aprile Paoli, il quale dovette abbandonare i76o, cioè sette giorni dopo lo la patria , dopo alcune battaglie , sbarco del visitatore apostolico, pub specialmente quella decisiva di Pon- blicò un ingiurioso editto contro la tenuovo, e dopo altri infelici suc santa Sede, e mise la taglia ed il cessi. Salito sulla cattedra di s. Pie premio di seimila scudi a chiunque tro Clemente XIV, provvide di egre avesse condotto arrestato in Geno gi prelati le sedi di Sagona, di A- va il degno visitatore. A sì trista leria, e di Nebbio, e procurò mi notizia Clemente XIII convocò il gliorare le cose ecclesiastiche ; nel concistoro, dimostrò al sagro Col i77o concesse a Luigi XV re di legio quanto ingiurioso era l'editto, Francia, ed a' suoi successori , fin giacchè la deputazione e missione chè l'isola fosse sottoposta alla Fran del visitatore non riguardava che gli cia, di poter nominare i suoi eia COR nel i792 agli COR emigrati vescovi 277 e que vescovati , di Ajaccio , Aleria , Nebbio, Sagona, e Marianna unita sacerdoti francesi, dopo aver fatto ad Accia. Però nel i 793 , epoca discutere l'affare ad una congrega della rivoluzione francese, un par zione di Cardinali, col prelato di tito possente, alla cui testa trova- Pietro per segretario, e col parere vasi il nominato Paoli, facilitò la di dotti teologi, trovando che nelle conquista dell' isola agl' inglesi , e richieste non variavasi la discipli Giorgio III re d' Inghilterra nel na , approvò secondo alcuni storici i 796 venne proclamato re di Cor i decreti proposti dal parlamento. sica. Noi però diremo, che le domande L' Inghilterra, dopo l'occupazione del parlamento comprese in venti dell'isola, vi stabilì un parlamento. due articoli, furono da Pio VI ac Nel i795 fece esso otto decreti, cordate soltanto in parte, mentre che da quattro commissari furono altre vennero negate, ed altre sos portati alla santa Sede per l'appro pese. V. il citato Ranucci pag. 73, vazione. Erano essi: i.° La ridu ove distesamente riporta il decreto, zione dei cinque vescovati della Cor e la pontificia risposta. sica a tre soli. 2.° Che l'appunta L'arrivo di un vice-re nell'isola mento di essi fosse di mille e quat di Corsica, speditovi dall' Inghilter trocento scudi, da pagarsi dalla re ra, cagionò nuove turbolenze. I gia cassa d'Inghilterra. 3.° L'abo francesi nel i 796 vi rientrarono , lizione dei diritti metropolitani de mentre spontaneamente ritiravansi gli arcivescovi esteri, cioè di Pisa gl'inglesi in meno di sei settimane, e di Genova sopra i vescovi della ed ecco come procedette questo av Corsica. 4-° Che la consagrazione venimento. Primieramente va no di questi vescovi si dovesse fare tato, che oscuri furono i venti anni nell' isola stessa. 5.° L' abolizione del governo francese nell' isola, do delle decime. 6.° La facoltà ai detti po la' cessione di Genova, e prima tre vescovi sulle dispense matrimo che scoppiasse la rivoluzione. L' as niali sino al terzo grado. 7.° La li semblea costituente, a petizione del bertà dei benefizi curati dalla spe famoso Mirabeau, volle riparare dizione delle bolle. 8.° La soppres l' ingiustizia del conquisto parifi sione di tutte le collegiate. Il ze cando la Corsica alla Francia nel- lante Pio VI, che allora governava l' esercizio de' diritti civili, e richia la Chiesa, non avrebbe sicuramen mando gli antichi sostenitori della te inclinato ad approvare siffatte patria indipendenza. Parigi acclamò variazioni; rea come pur troppo il reduce Paoli , e Luigi XVI lo con dolore del paterno suo cuore creò luogotenente generale dell'iso vedeva altri stati, i quali sebbene sog la, per cui il suo arrivo fu eguale getti a sovrani cattolici, non ricerca ad un trionfo, giungendo al colmo vano l'assenso della Sede apostolica, ilmagogici, tripudio che nazionale. funestarono I deliri di poi de- la come lo ricercava il regno di Corsi ca soggetto a Giorgio III sovrano Francia, la diffidenza che ispiraro di religione riformata ; così , e pei no i vari progetti stranissimi della riguardi che doveva al re inglese , convenzione, gli attentati contro il e per la riconoscenza che gli pro cattolico culto, alienarono Paoli, ed fessava, per l'ospitalità accordata i suoi corsi da quel partito. Nel 278 COR i8i/1; ma il trattatoCOR di Parigi del regno del terrore il nome di Paoli si vide nella lista de' venti generali seguente anno i8i5 assicurò di proscritti, quasi avesse egli influito nuovo quest' isola alla Francia. al cattivo successo della spedizione Anticamente divideva*i la Corsi del vice ammiraglio Truquet con ca in quattro parti, cioè la costa tro la Sardegna. Egli ruppe allora di dentro, ossia l' orientale, la costa ogni freno, ed eletto generale degli di fuori, ovvero l'occidentale, la ammutinati ai ali giugno i79?, provincia cismontana o boreale, e discacciò in pochi giorni ogni presi quella di là dei monti, o meridio dio francese, corseggiò l'Adriatico nale. Ciascuna suddividevasi in più a danno della bandiera repubbli cantoni, che chiamavansi pievi3 ch'e cana di Francia, e di quella di Ge rano sessantotto, e potevano essere nova, ed invitò il re d' Inghilterra paragonati ai decanati, o alle arci- ad aggiungere agl' isolani suoi do- preture di Francia. Nel i796 se miuii questa isola. Allora la Corsica ne formarono i due dipartimenti ricevette le forme costituzionali d'In del Gcito e del Liamone, ì quali ghilterra ; ma la nomina di Elliot poi riuniti costituiscono oggi l' ot a vice-re, e di Pozzodiborgo alla tantesimo sesto dipartimento della presidenza del parlamento in pre monarchia francese, che comprende ferenza di Paoli, fece nascere tra i i cinque distretti di Ajaccio prefet tre personaggi disgustose avversità, tura, Calvi, Bastia, Corti, e Sarte- che indussero l'ultimo nel i 796 a na sotto-prefetture. La popolazione togliersi dalla pubblica carriera, ed ascende a circa duecentomila abitanti, a ritirarsi di nuovo a Londra ove secondo la più recente statistica. Lo terminò di vivere nel i8o7. Poco stemma o scudo della Corsica è di si sostenne dopo la partenza di Pao argento con una testa di mora fa li la preponderanza inglese, da che sciata slmilmente di argento. I suoi le vittorie di Bonaparte in Italia scrittori principali sono : Antonio erano troppo forte incentivo di nuo Pietro Filippini, che pubblicò nel vi moti a' suoi compatriotti. i 594 l' Istoria di Corsica raccolta A meditare il conquisto della ed ampliata. Filippo Cluverio è Corsica, si recò il generalissimo fran l'dinia autore et dellaCorsica, Sicilia Lugduni antiqua, Batavo- Sar- cese in Livorno, e spedi il colon nello Bonelli con armi e sussidii a rum, i6i9. Pietro Cirneo scrisse fomentare l' insurrezione. Tutto riu De rebus Corsicis, presso il Mura scì a seconda de' desiderii, ed in tori Scriptorum rerum italicarum, breve salparono per l' isola a com n. 24. Abbiamo inoltre dal ch. Lim- piere l'opera i generali Gentili, Ca perani, Sioria di Corsica; F. O. salt a, e Cervoni. Gl' inglesi si de Ranucci, Storia di Corsica, Bastia terminarono volontariamente a la i834, non che la famosa opera sciar la Corsica, ma sul punto del della Giustificazione della rivolu l'imbarco furonvi alcuni piccoli fatti zione dell' isola di Corsica; e il d'armi. La Corsica fu perciò an Curdo Tulliano di monsignor Na- noverata di nuovo ai dominii fran 1 tali vescovo di Tivoli , nativo di cesi, e Saliceti ne esegui la unifor Oletta in Corsica. me organizzazione. Tuttavolta gl'in CORSIGNANO. V. PIENZA. glesi vi ricomparvero ancora nel CORSINI FAMIGLIA. In Firenze, C O R di Francia, che COR Io fece suo primo 279 secondo alcuni, ebbe^ l' origine da Corsino, il cui figliuolo chiamato consigliere. Neri Corsini fu signore di Castel- Dal secolo XIII infino ai nostri dì l uccio, e di Poggibonzi verso l'an non v'è quasi generazione che sia no n5o; ma la vera origine di degna di lode, e di gloria da rendere questa antichissima e nobilissima illustre e chiara sopra altre molte una famiglia toscana, divenuta poscia nobile, ed antica famiglia, come eziandio romana, si perde tra la ca quella dei Corsini, o non sia stata ligine delle più vetuste memorie, dagli altri, o non siasi per sè me e sembra potersi stabilire verso la desima onorata. Uscirono però da mela del secolo decimo primo. Nel essa di secolo in secolo uomini per la celebratissima libreria Corsiniana pietà,clesiastiche per cariche, e civili, per per dignità ingegno ec- e di Roma vi sono documenti della detta sua antichità, e lustro, col qual sapere massime nella giurispruden fiorì sino dal suo nascere. In essi za, e per amore alle arti , e alle viene rammentato un Lapo nato nel lettere segnalatissimi. Per non dir i236, discendente da Bonaccolti di nulla delle ricchezze, e dell' uso Neri Corsini. È egualmente sicuro fattone nell'erezione di cappelle, che i Corsini ab antico fiorirono e chiese, e pii luoghi, come delle pa furono signori di Poggibonzi, uno rentele contratte con i più illustri de' più belli e forti castelli d'Italia, casati degli Strozzi, degli Albizi, e posto quasi nel bilico di Toscana, de' Manelli, degli Altoviti, degli An- ovvero furono signori di un castel tilla, de' Medici, de' Gini, de'Mac- lo chiamato Corsino presso Poggi- chiavelli, degli Odescalchi, de' Cae- bonzi, ed anche chiamato Castelluc- tani, de'Barberini , de' Rinuccini, cio , dal quale presero il cognome. ed altre molte; di questa famiglia Indi verso il i257, ° meglio nel si contano sette gonfalonieri, e qua- i 268, i Corsini cambiarono domi rantanove priori di Firenze, nove cilio, e si recarono a Firenze, ove senatori, molti ambasciatori, e gran ben presto soggiacquero al bando di di Spagna di prima classe; e fra per Carlo d'Angiò, siccome di par le nobiltà, cui fu ascritta oltre la te ghibellina. romana,neta, e la meritano genovese. menzione la ve- Di poi successivamente nell'istes- sa città fiorirono con molta gloria Pietro Corsini vescovo di Firen i discendenti di Neri. Tommaso, ze, e Cardinale fu mandato da Ur Filippo, Giovanni Bertoldo, Pietro, bano V legato ali' imperatore Car e Gherardo ne furono tutti gonfa lo IV, dal quale ottenne nel i 364 lonieri, carica che si dava al su per sè, e per la sua famiglia il premo capo della fiorentina repub titolo, e le prerogative di principe blica. Fra questi Tommaso fu am del sagro romano impero, in pre basciatore ai sanesi, ai bolognesi, ai mio di aver conchiuso la pace fra il milanesi, al sommo Pontefice, a detto imperatore, e il di lui fratel Vencesfeo imperatore, e al re d'Un lo Giovanni, e fra Lodovico re di gheria, da cui fu decorato colla Ungheria, e Rodolfo duca d'Au dignità equestre. Filippo figlio di stria, siccome ancora tra altri prin Tommaso fu anch'egli ambasciato cipi della Germania. V. Consliti re ai medesimi, e più volte al re PIETRO, Cardinale. 28o COR nella patriarcale COR basilica lateranen- Fra le maggiori glorie di questa nobilissima ed illustre famiglia, dee se in onore di questo santo suo an annoverarsi quella di aver prodot tenato dedicò una sontuosissima to al mondo, e al cielo s. Andrea cappella, e volle esservi sepolto. Di Corsini (Vedi), religioso carmelita questa nobile cappella si tratta al no, morto nel i 373, e canoniz volume XII, pag. 28 del Dizio zato a tutte spese de' suoi nobili nario, e della deposizione del ca parenti, nel i629, da Urbano VIII davere di Clemente XII, si tratta al nella domenica in Albis. Egli nac vol. VI, p. 2oo, del medesimo Di que da Nicolo Corsini, e da Pelle zionario. grina Stracciabende nel i3o2, gior S. Andrea nel vescovato di Fie no dedicato a s. Andrea apostolo ; sole ebbe per successore Neri Cor quindi morì vescovo di Fiesole ai sini suo fratello, che per le sue vir 6 gennaio i3j3. Il suo corpo nel tù meritò anch'esso il titolo di beato. l'anno seguente fu trasportato dal Nel numero degli altri insigni ve la cattedrale di Fiesole alla chiesa scovi della famiglia Corsini due ve del suo Ordine in Firenze; e volendo ne sono della chiesa di Firenze, si poi trasferire dal sepolcro in cui uno de'quali fu Cardinale, cioè Pie giacque per più di tre secoli, ad tro suddetto, e l'altro fu il primo una cappella in suo onore ivi fab arcivescovo della città, vale a di bricata dai marchesi Bartolommeo, re il nipote del Cardinale Pietro, e Neri Corsini, aperta la cassa ai chiamato Amerigo di Filippo, che 29 ottobre dell'anno i 683 futro nell' anno i42o ebbe tale onore vato incorrotto. Agostino Biscaret- da Martino V. Nel secolo XVII to descrisse le allegrezze fatte in Ottavio ed Ottaviano Corsini otten Roma dai padri Carmelitani per nero il protonotariato apostolico, e la canonizzazione di sani' Andrea il chiericato di camera. Il primo Corsini, Roma pel Mascardi i629. da Gregorio XV fu fatto arcivesco La vita di s. Andrea Corsini scrit vo di Tarso, e nunzio in Fran ta dal suo successore nel vescovato cia, indi da Urbano VIII destina di Fiesole e tradotta dal gesuita to presidente della Romagna, collo Giampietro Maffei sta fra le sue incarico di provvedere allo strari Vùe di XVII confessori di Cristo pamento del Reno nel i 632, e di a p. 484. Un' altra compilata, cir comporre le discordie pei confini ca l'anno i 46o, da Pietro Andrea del Ferrarese, e dei domini veneti: Castagna carmelitano fiorentino, e il secondo tenne il decanato della pubblicata con note dal p. Dome camera, la presidenza delle ripe, e nico di Gesù dello stesso Ordine il governo della Tolfa : ma sì l'uno nel libro De actis canonizationis s. che l'altro morirono in sul fiore Andreae etc., sta con altra di au delle speranze, il primo nel i 643, tore incerto, presso i Bollandisti, il secondo nel i 696. A Neri Cor act. ss. Januar. tom. II, die 3o. p. sini chierico anch'esso della came io64 e i o7 3. Un'altra venne da ra apostolica durò tanto la vita, e Andrea Venturi pubblicata per oc il favore della fortuna, che Inno- casione della solenne canonizzazio cenzo X Io nominò arcivescovo di ne col titolo Fita s. Andreae Cor- Damiata, e nunzio in Francia, fin *ini, Romae i629. Clemente XII chè Alessandro VII nel i664 creò COR meo Corsini, e diCOR Giovanna Falconie 28i Cardinale Neri Corsini. V. COR SIMI NERI, Cardinale. ri, da' quali era nato nel i652. Ab A tante ed altre gloriose prero bracciatosi da Lorenzo lo stato ec ritamentegative della celebrate famiglia da medesima tanti scrit me- clesiastico , percorse una brillante carriera prelatizia prima sotto la tori, si aggiunge l' essersi fino dai direzione del zio Cardinale, poi sot più antichi tempi segnalata nella to quella del marchese genitore, seb riverenza alla santa Sede, ed ai som bene primogenito di sua famiglia, e mi Pontefici, come chiaramente si che avesse il fratello Ottaviano, pre scorge dai due brevi apostolici di lato e presidente dell' annona. Nel Papa Gregorio XI a Giovanni, e l'anno i 7o6 Clemente XI lo creò a Filippo di Tommaso Corsini, ri Cardinale , e fu in questo tem portati dal gesuita portoghese Aze po, che essendo insorta discus vedo nella prefazione al Vetus sione tra i primi fondatori del missale Romanum Monasticum la- l'Arcadia, gli uni si vollero divi teranensK, Romae i754. Giovanni dere dal consorzio degli altri. Egli fu fatto in Parigi cavaliere del re parte ne raccolse sotto il titolo di di Francia , e portò il titolo di accademici Quirini, prima nel pa gran siniscalco del regno di Arme lazzo Pamphily a piazza Navona, nia, e Filippo, con diploma de'6 ove abitava (per cui il Cancellieri marzo i4o2, da Roberto re dei nel suo Mercato, ed il palazzo Romani venne dichiarato, in uno Pampliiliano ci diede molte eru a tutti i primogeniti discendenti da dite notizie sulla famiglia Corsini), lui, conte Palatino, con amplissime poi nella magnifica sua villa posta facoltà e giurisdizione, il qual tito fuori di porta s. Pancrazio, e nel lo, come antichissimo, ebbero in uso giardino dell'altra villa dietro il pa di portare per lungo tempo i Cor lazzo fabbricato nella via della Lun- sini. gara. Il Cardinal Corsini, dopo es Principale e splendido ornamen sere intervenuto ai conclavi del to della famiglia Corsini, si fu il i72i, e del i724, per la morte magnanimo Pontefice Clemente XII di Benedetto XIII, sebbene fosse (Vedi). Chiamato prima Lorenzo, nell'età di 78 anni, a' i 2 luglio nacque in Firenze nel i 652 da i73o, fu sublimato alla cattedra Bartolommeo Corsini marchese di apostolica, e prese il nome di Cle Castigliano ec. , e da Isabella Stroz mente XII. Il Cancellieri, ne'suoi zi sorella del duca di Bagnuolo. Possessi de Sommi Pontefici, nel Qui noteremo, che Lorenzo per can descrivere quello preso da Clemen to paterno ebbe per zia Virginia te XII, a pag. 369, e seg., fa il Corsini, la quale nel i 64o fu spo catalogo delle descrizioni, relazioni, sata al marchese Patrizio Patrizi, componimenti ed altro, ch'ebbero della qual nobile e rispettabile fa luogo nella elezione, coronazione, e miglia parlammo all'articolo Chigi, solenne possesso di' Clemente XII. (Vedi), la cui figlia Olimpia Patri Amorevole questo Pontefice coi zi fu data nel i679 in moglie a suoi parenti, conferi la prefettura Giambattista Corsini, dell'altro ra di giustizia da lui esercitata nel mo de'Corsini, fatto da Antonio cardinalato, al Cardinal Alemanno Cprsiqi figlio minore di Bartolom.-- Salviati, suo parente, e concittadi- 282 COR e di Tresana, COR Castagnotolo, e Gio- no. Fece capitani dei cavalleggieri il marchese Bartolommeo Corsini, vagallo nella Lunigiana, già della suo nipote, e il duca Strozzi, della famiglia de'marchesi Malaspina, con cui famiglia era sua madre. Fece amplissima giurisdizione, e mero, segretario de' memoriali Neri Ma e misto impero, qual feudatario ria Corsini altro suo nipote, nomi nobile del sagro romano impero. nandolo da secolare subito a pro- Questo Bartolommeo, figlio di Fi tonotario apostolico. Dichiarò ge lippo Corsini, e di Lucrezia Rinuc- nerale delle poste pontificie il suo cini, e perciò nipote di Clemen affine marchese Filippo Patrizi. In te XII, continuò la successione del di a' i 4 agosto creò Cardinale il la famiglia. Fu egli grande scu nipote Neri Maria, e poi lo pub diere del gran duca di Toscana, e blicò agli i i dicembre del mede del re di Napoli, vicerè di Sicilia simo anno i 73o. E siccome per nel i737, principe assistente al so sonaggio di rara prudenza, e di glio pontificio, e duca di s. Co maturità di consiglio, gli affidò la lomba fatto dallo zio con aposto ri.soprai Egli n tendenza ottimamente generale vi corrispose, degli aflà- lico breve de' 2 3 giugno i 73 r. Fu ancora primo capitano nella guar massime negli ultimi otto anni del dia pontificia de' cavalleggieri , e pontificato di Clemente XII, i quali grande di Spagna di prima classe, furono passati dal Papa in un'assoluta fatto nel i739 dal re Filippo V. cecità. Questo Cardinale insieme Bartolommeo prese per moglie Ma al principe d. Filippo Corsini , nel ria Vittoria Altoviti, dalla quale maggio i74^1 ricevette nel suo pa ebbe Filippo Maria Corsini capita lazzo di Porto d' Anzo Benedetto no de'cavalleggieri, ciamberlano del XI V, che vi pernottò . V. Francesco re di Napoli, e principe di Piti- Cancellieri nella lettera al d. Korejf gliano, come dichiarollo il Papa suo a pag. i5i, e seg. Nel i73i Cle pro-zio a'29 giugno dell'anno i73i. mente XII esaltò al cardinalato fr. Ammogliato Filippo ad Ottavia Giannantonio Guadagni fiorentino, Strozzi, figlia del principe di Fora carmelitano scalzo e suo degno ni no, lasciò il principe d. Bartolom pote, facendolo ancora vicario di meo Corsini, nato nel i 73o, che spo Roma, che morì poscia santamente. sato nell'ottobre del i758 con d. Clemente XII cessò di vivere d'an Felicita Barberini, lasciò abbondan ni 88, a' 6 febbraio i 74o. Ne lodò te, e fortunata discendenza. Mo le geste il dotto sanese monsignor rì a Firenze nel i792, a' 22 feb Enea Silvio Piccolomini, poi Car braio, e fu ambasciatore al sacro dinale. Il suo pronipote Andrea Collegio in morte di Clemente XIV, Corsini, nel i759, fu creato Cardi ed al nuovo Pontefice Pio VI per nale da Clemente XIII, ed ancor destinazione di Giuseppe II impe egli divenne vicario di Roma. ratore, e di Maria Teresa regina di Bartolommeo Corsini, nipote di Ungheria,l' Ordine del per Tosone cui fu d'decorato oro, e del- del Clemente XII, fu marchese di Ca sigliano nell'Umbria, di Sismano, e grado d' intimo consigliere cesareo Civitella pure nello stato ecclesiastico, e regio di stato. di Campetelli nel regno di Napoli, Ne continuò l'illustre prosapia il di Lajatico, ed Orciatico V nel Pisano, vivente loro figlio, principe di Si- COR sposa dell' attuale COR regnante gran 283 smano ci. Tommaso ('orsini consi gliere di stato, e ciambellano del ducatore del di suddettoToscana ; gran ed ambascia- duca per regnante gran-duca di Toscana, grande di Spagna di prima classe, le nozze del principe di Savoja , conte dell'impero austrìaco, e già senza mentovare altre onorevolis senatore di Roma, come si può ve sime incumbenze. Questo principe dere al vol. V, pag. 3 i 4, e seg. d. Tommaso ebbe due mogli : la del Dizionario, ove riportammo la prima fu d. Antonietta baronessa relazione della nobile cavalcata, ed ditalia Waldstetten; Kazatoff, che la secondamori nel d. cor Na- il solenne possesso, che il principe prese di sì cospicua cariea a' 2 i rente anno i842, senza che da essa giugno i8i8 in Campidoglio. Pio avesse figli. Dalla baronessa di Wad- VII gli conferì la senatoria digni stetten però ebbe i seguenti : tà, ma egli rinunziolla a lui stes so nell' anno seguente. Questo ris i.° D. Andrea duca di Casigliano, pettabile principe, che per le sue ammogliato a d. Luisa Scotto. cognizioni, e per la sua destrezza 2.° D. Neri governatore di Livor nel maneggio de' più alti affari è no, generale in capo della ma stato onorato dai gran-duchi di rina toscana, ammogliato a d. Toscana delle più distinte commis Eleonora Rinuccini. sioni, fu decorato di molti insi- 3.° D. Luisa già maritata al mar gni * Ordini equestri. È *. cavaliere chese Tolomei defonto. gran priore dell'Ordine toscano di 4-° D. Elisabetta, maritata al ge s. Stefano ; gran croce dell'Ordine nerale Casanuova, ambedue de toscano del merito, sotto il titolo fonti. di s. Giuseppe; gran croce dell'Or 5.° D. Adelaide moglie al mar dine di Ferdinando, delle due Si chese Cosimo Conti, pel quale il cilie; gran croce dell' Ordine di regnante Pontefice Gregorio XYI Cristo, fatto dal Pontefice Leone eresse in principato il marchesa XII; gran croce dell'Ordine ponti to di Trevignano, elevando per ficio di s. Gregorio Magno, per be ciò al grado di principe il detto nignità del Papa che regna, istitu marchese, che decorò ancora del- tore di esso Ordine; gran croce l' Ordine di s. Gregorio Magno. dell'Ordine piemontese de' ss. Mau 6." D. Antonietta, ora defonta, ma rizio e Lazzaro; ed ufficiale dell'Or ritata al marchese Berti. dine reale di Francia della legione 7.° D. Tommaso ciambellano del di onore. Questo principe fu am 8.° gran D. ducaLorenzo, di Toscana, ciambellano del basciatore del gran duca di Tosca na al primo console della repub gran duca di Toscana. blica francese Napoleone Bonapar- te ; per la regina di Etruria Maria Va pure rammentato il cav. d. Luisa di Borbone, ambasciatore a Neri, fratello del principe, che da Milano per la coronazione dell'im tosi di buon' ora a correre l' arrin peratore Napoleone in re d'Italia; gò diplomatico, nell' impero france senatore in Parigi durante l'impe se fu fatto consigliere di stato, se ro francese ; ambasciatore al re natore, e membro della legione di delle due Sicilie per la richiesta onore. Il gran duca Ferdinando III s84 COR era tuttora marchese COR secolare, ed lo mandò qual inviato straordina rio al congresso de' sovrani in Vien inviato dal gran duca di Toscana na. È decorato di più ordini ca al congresso, che si teneva all'Aja vallereschi, ed è al presente consi per la successione agli stati di To gliere di stato, ed uno de'principali scana. La prima spesa ammontò a ministri del gran ducato. venti mila scudi. Ebbe poi da esso Della celebre Biblioteca Corsini Cardinale notabile aumento, infino (Vedi), oltre quanto dicemmo a a che visse, e particolarmente con, quell' articolo, aggiungeremo , che l' acquisto di parecchie edizioni, che 1l benemerito di essa principe d. appartenevano al Cardinal de Me Bartolommeo già vicerè di Sicilia, dici, e ad un raccoglitore romano, non di Napoli, fu il padre del vi chiamato Andreoli Giustiniani. Og vente sullodato principe, il quale gidì ha ricevuto e tutto giorno pagò metà della somma già stabi riceve nuove ricchezze, e novello lita per l'acquisto della libreria de ordinamento per cura e generosità Rossi ; che le stanze occupate dalla dell' odierno principe d. Tommaso, biblioteca sono nove, formando cin colla giunta delle stampe più rare que di esse il corpo principale ; che e celebri , che mancavano , .e di riguardo alla disposizione testamen quelle, che sono uscite alla luce taria del Cardinal Neri, intorno alla ne' tempi a noi più vicini insino ai apertura della biblioteca al pub nostri giorni. blico in tutti i dì per tre ore sol Sul palazzo Corsini in Roma per tanto, vanno eccettuate le solite la via della Lungara, poco prima vacanze settimanali, ed autunnali, di giungere alla porta Settimiana, come si è sempre osservato, e tut quasi dirimpetto alla Farnesina, ol tora si osserva; che l'acquisto fat tre quanto si disse al citato luogo to da Clemente XII della libre del Dizionario, e di quanto eru ria del Cardinal Gualtieri costò ditamente scrisse il Cancellieri nel diecimila e cinquecento scudi ; fi suo Mercato ec., noteremo che sen nalmente , che i pregi i quali di za dubbio è una delle più superbe stinguono la biblioteca Corsiniana fabbriche di Roma, e che l' inter dalle altre librerie, e la rendono na sua distribuzione è molto ma degna di Roma, sono due, cioè la gnifica. Questo palazzo nella faccia raccolta delle edizioni del secolo ta esterna ha tre portoni, i quali XV, una parte sola della quale si occupano la parte di mezzo. Quel acquistò colla libreria de Rossi, e lo del centro, per un ampio vesti l' altra fu già acquistata da Clemen bolo, conduce alla villa, che fa di te XII, e dal Cardinal Neri; e la sè amenissima mostra per la sua raccolta delle stampe d' ogni gene costante verdura, salendo sino alla re, e d' ogni scuola, per cui, se vetta dell'elevato monte Gianicolo. condo il parere dell' abbate Zani, Gli altri due portoni laterali met che a tal uopo aveva corsa l' Eu tono a due grandi scale, che poi si ropa, deve riguardarsi per ricchez riuniscono in una a comodo degli za la quarta tra quelle dell' Europa, appartamenti. La facciata esterna, dopo le regie di Parigi, di Vienna, e sebbene grandiosa, non ha ordini, di Dresda. Cosiffatta raccolta fu ac essendo solamente decorata di fasce quistata dal Cardinal Neri, quando a bugne. Non fu lodato l'architetto COR Lorenzo in Damaso. C OR Nel suo ritor 285 Fuga nelle decorazioni delle fine stre. Nel piano nobile trovasi una no in Francia il Corsini accompa eccellente galleria, che viene descrit gnò il Pontefice, e passò in Roma ta negl'itinerarii, e nelle guide di con Gregorio XI, dal quale otten Roma. Ivi si ammirano raccolti ne il vescovato di Porto, e fu man quadri stupendi, e pregevoli ogget dato a riformar la disciplina delle ti di belle arti, che lungo sarebbe comunità religiose per tutta l'Ita descrivere. A dir solo quello che lia, decaduta a causa delle fazioni, sembra più cospicuo e di più raro e delle generali rivoluzioni. Senon- tra i dipinti, rammenteremo il ri chè da vecchio oscurò tanti pregi nomato Ecce Homo del Guercino; coll'abbandonare il legittimo Pon il ritratto di Lutero, e di Caterina tefice Urbano VI per ubbidire al Bora supposta di lui moglie; la sa l'antipapa Clemente VII. Fulmina gra famiglia di fr. Bartolommeo da to pertanto di anatema, e deposto s. Marco; il ritratto di Filippo II dalla dignità Cardinalizia, scrisse re di Spagna; la famigerata For- un trattato dell' abolimento dello narina di Raffaello ritratta da Giu scisma diretto a' principi cristiani, lio Romano; l'effigie di Paolo III non che alcuni eruditi sermoni. mentre era ancora Cardinale, ope Lasciò assai pregevole biblioteca, e ra di Tiziano; l'Erodiade di Gui parecchie opere pie da eseguirsi do Reni ; una Nostra Donna d' In dopo la sua morte, come una cap nocenzonocenzo X,da linola;del Velasquez; il ritratto Seneca d'In- pella a s. Lorenzo da fondarsi nel la cattedrale di Firenze, dotando nelravaggio; bagno, una di Michelangelo Nostra Donna da Ca- di la di copiose rendite ; e dopo es sere intervenuto ai conclavi di Gre Morillo, detta la Donna di Moril- gorio XI, e di Urbano VI, morì 1o, ec. in Avignone nel i4o5 dopo trenta CORSINI PIETRO , Cardinale. cinque anni di Cardinalato. Fu tras Pietro Corsini, nato da illustre, ed portato poscia e sepolto nella cat antica famiglia di Firenze, era cugino tedrale di Firenze con bellissimo carnale a s. Andrea Corsini vesco elogio. vo di Fiesole, abbate della abbazia CORSINI NERIO, Cardinale. Ne- fiorentina, come scrive il Puccinel- rio Corsini nacque nel i6oo da l1, nel suo Apparato degli uomini nobile famiglia ed antica di Firen illustri. Siccome perito nelle leggi, fu ze. Condottosi a Roma, Innocenzo uditorera, e di di Firenze rota; vescovonel i 363; di Volter- quindi X lo fece cherico di camera, pre sidente delle strade, e nunzio in nunzio apostolico all'imperator Car Francia. Come arcivescovo di Da- lo IV; a Lodovico re d' Ungheria ; miat;i, si trattenne alquanto in A- a Ridolfo duca di Austria ; ed a vignone per sedarvi le turbolenze, Giovanni re di Boemia, e marchese e fu destinato dal Papa nunzio di Moravia, tra' quali stabilì la pa successore al Bagni. Senonchè d'or ce. A nome del Pontefice, compo dine regio il Corsini sbarcato ai li se le discordie dei fiorentini nel di della Francia, fu trattenuto in i36g; per cui Urbano V a' 7 giu un monistero di Marsiglia, impo gno del i37o lo ascrisse al colle nendosi al Bagni di continuare la gio Cardinalizio col titolo di san sua nuoziatura . Ma il Papa non 286 COR togallo, e dell' COR Ordine dei predica contento di lui, poco assai se ne va leva. Dipoi, avendo prese le redini tori. Presiedette con somma pru della Chiesa Alessandro Vll.nel i66o denza, e spese molto nel i'istau stabilì tesoriere il Corsini, e a' i 4 rare, ed abbellire alcune chiese, co gennaio del i 664 lo creò Cardinal me quella di s. Eustachio ultima prete de' ss. Nereo ed Achilleo , col sua diaconia, ove in urna di por la legazione di Ferrara, e colla fido, dopo solenne processione col- protettoria dell' Ordine de' servi. l' intervento del sacro Collegio, del Però non fu pubblicato che nel i 666. senato romano, e di tutta la pre Dopo sei anni, Clemente X lo fece latura, furono riposti i corpi dei vescovo di Arezzo, che rinunziò dopo santi Eustachio, e compagni mar un anno ad Innocenzo XI. Da ul rotiri. dei Beneficò minori la osservanti chiesa di , s. aprì Isido- a timo, dopo essere concorso alla ele zione dei due Clementi IX e X, e pubblico uso una scelta biblioteca, di Innoceuzo XI, morì a Firenze e finalmente dopo essere inter nel i678, di settantotto anni, e venuto ai conclavi di Benedetto quattordici di Cardinalato, e fu XIV, dei Clementi XIII, e XIV, sepolto nella cappella di s. Andrea morì a Roma nell'anno i77o, Corsini suo avolo in chiesa dei car di ottantacinque anni, e quaranta melitani. Benchè il Corsini non fos di Cardinalato. Fu sepolto nella se molto dotto, pure si contenne sontuosa cappella Corsini nella ba in modo da cattivarsi la comune silica lateranense con magnifica epi soddisfazione, e Clemente XII suo grafe sopra urna di porfido adorna nipote innalzò alla memoria di lui di statue eccellenti. in CORSINI Roma un sontuosoLoREirao, mausoleo. Cardinale. CORSINI AITOREA, Cardinale. An drea Corsini, nobile romano, orion- V. CLEMENTE XII. do da Firenze , nacque in Roma CORSI NI NERI MARIA, Cardina agli it giugno i735. Ricevuta l'e le. Neri Maria Corsini nacque a ducazione religiosa e letteraria pro Firenze da nobile ed antica prosa porzionata allo splendore della fa pia nel i 685, ed era nipote di miglia, mostrò desiderio per lo sta Clemente XII. Scorse quasi tutta to clericale , per cui fu fatto prelato l'Europa; dal granduca Cosimo III domestico, e protonotario apostolico, venne dichiarato suo ministro ple e dal Cardinal arciprete della basili nipotenziario alla corte di Parigi , ca lateranense venne nominato a suo donde passò a quella di Londra, e vicario. A premiarne i meriti, il fu al congresso di Cambrai. Morto Pontefice Clemente XIII si deter quel principe nel i 7^5, andò a minò d'innalzarlo alla sagra por Roma, ove indotto a farsi ecclesia pora, anche in restituzione del cap stico, divenne segretario dei memo pello Cardinalizio, ch' egli avea ri riali. Di poi lo stesso Clemente XII cevuto dal glorioso di lui zio. Il ai i 4 agosto del i73o lo creò Car perchè, nel concistoro de' 24 set dinal diacono di s. Adriano, Io fece tembre i759, lo creò Cardinale prefetto al tribunal della segnatura dell' ordine de' diaconi, e poscia gli di giustizia, lo ascrisse a tutte le conferì la diaconia Cardinalizia di congregazionitettoria dei regni di d'Roma Irlanda, colla di Por- pro- s. Angelo in Pescaria. In tale lieta circostanza furono pubblicati quei componimenti poetici, COR di cui il Can questo cospicuo COR Porporato , che 287 a- cellieri fa menzione nel suo Mer vrebbe meritato certo più lunga cato, il lago, ec. a pag. i 36, ove vita. Diversi scrittori ne celebraro ricorda l' elegia al Cardinale da lui no le virtù, e le egregie doti , ed intitolata: De reintegrata concardia abbiamo da M. F. Gagliuffi : Ora- inter Romanam Aulam, ac Por- tio de laudibus Andreae Corsini tugalliae et Algarbiorum Regem , Cord., Romae i796. Romae i77o. Dalla detta diaconia CORSON PIETRO DE GHOS, Cardi il Cardinale, nel passare all' ordine nale. Pietro de Gros Corson nacque presbiterale, ebbe in titolo la chiesa in Francia in Calimaforte, ovvero de di s. Matteo in Merulana; e suc la Chaul nella diocesi di Limoges, cessivamente divenne vescovo subur- ed era parente dei Papi Clemente bicario di Sabina, prefetto della se VI e Gregorio XI. Fu celebre pro gnatura di giustizia, arciprete della fessore di teologia nella Sorbona, patriarcale basilica di s. Maria Mag vescovo di Senlis nel i 343, da cui giore, e vicario di Roma, ove assai nel i 349 venne trasferito ad Au- compianto morìa' i9 gennaio i795. xerre. Fatto fu da Clemente VI Fu esposto nella basilica di s. Ma nel i 35o prete Cardinale del titolo di ria in Trastevere, quindi privata s. Martino a' Monti, e morì di peste in mente venne trasportato alla pa Avignone nel i 36 i. Alcuni prolun triarcale basilica lateranense, dove gano la promozione di lui a Car fudrea sepolto Corsini nella di juspatronato cappella di s. della An- dinale, al i 356, per Innocenzo VI; ma il Contelori, coll' autorità dei sua eccellentissima casa. Questo de libri del sagro Collegio, la fissa al gno Cardinale fu inoltre prefetto i35o. sopra lo spirituale del collegio , e CORTE, e CORTI DIVERSE, e COR seminario romano, e della residen TIGIANI. Per corte, Aula, s'intende za de' vescovi. Venne annoverato il palazzo dei principi, e anche la a dieci congregazioni Cardinalizie, famiglia stessa del principe. Pigliasi ebbe molte protettorie, fra le quali ancora questo vocabolo in significa nomineremo il regno d' Inghilterra to di festa , o adunanza di gente e suo collegio in Roma, parecchie per alcuna allegria , o per conviti città, come Camerino, Cingoli, To- pubblici, detti dagli antichi corti scanella, Bagnorea , Cori, ec., la bandite. Corte pur dicesi pel luo protettoria de' monaci di Vallom- go dove si tiene ragione, e per li brosa, dell' Ordine de' servi di Ma ministri, ed esecutori stessi di essa, ria, di tutto l'Ordine carmelitano, forum, curia. Dice il Dizionario dei pp. delle scuole pie, e de' ben- della lingua italiana, che uomo di fratelli, del collegio Nazareno, di corte vale cortigiano. Dicesi pure diverse arciconfraternite, ed univer un proverbio : chi in corte è de sità artistiche, delle monache dei stinato, s'è, non muor santo, ei settedolesi, dolori, paolette, delle ec., monache nonchè di cnmal- molti muor disperato; e vale che l'invi dia, la quale regna nelle corti, ren monisteri, conservatori, chiese, ospe de altrui o sofferente, o disperato. dali, e luoghi pii, ec. Da tutto ciò Per corte, vale eleggere i cortigia si può dedurre qual fosse l" animo ni ; e corte si disse già, o quel re benefico, caritatevole e zelante di cinto di siepe, o di muro, che com COR statore , di un' COR indole da non la prendeva case, orti, e altre appar tenenze della villa. Fin qui il ci sciarsi contraddire dalle assemblee, tato Dizionario. abbia corretti, e approvati -gli an Il Muratori, nella dissertazione tichi statuti risguardanti la celebra XIX sopra le antichità italiane, a zione del parlamento, i quali nella pag. 225, dice che per corti anti prefazione vengono attribuiti ad E- camente volevasi significare l' unio doardo il confessore. La manie ne di molti poderi, anzi un castello, ra di radunare questa corte vi e dimodochè molte terre , e castella regolata in venticinque articoli ; ma de' nostri tempi erano allora appel sembra che molti di questi sieno late corti, e ne riporta il citato au stati aggiunti dopo il regno di Gu tore gli analoghi esempi, e le prove. glielmo. Il parlamento, il cui no Che cosa significasse il nome corte me è moderno e francese, era ri ne' secoli di mezzo, o barbari, lo si guardato nelle guerre dai baroni , legge a pag. 59 e 6o nel libro : come il ristabilimento della grande Osservazioni dell' origine , e com assemblea della nazione, che si te mercio della moneta, e delle zec neva sotto gli anglo-sassoni, quan che d'Italia. Il Borgia, nel t. I, p. tunque la forma ne fosse notabil nevento,35 delle Memoriedescrive laistoriche splendidezza di Be- mente cangiata. La cronaca sasso ne non dice, che una parola di della corte de' principi beneventani, wittena gemot, il che sembra indi cii alcuni de' quali uffizi, oltre a care, che le sue decisioni non fos quanto si dice sul fine di questo sero allora troppo celebri. Vi era articolo, terremo proposito all'arti no delle altre corti presso gli anglo colo FAMIGLIA PONTIFICIA , ove si sassoni, cioè la shiregemot o folk- parla della corte de' sommi Ponte mote., che si teneva due volte l'an fici. no. Vi si giudicavano le cause di Le antiche corti d' Inghilterra una provincia, e il vescovo e l'eal- erano come segue. Si chiamava derman vi presedevano. In casi di wittena gemot, o mycel synod, l'as assenza, al primo sottentrava ua semblea degli stati della nazione. deputato ecclesiastico, ed al secon Vi sono diverse opinioni intorno do il gran sherijf. I vescovi sotto al termine di autorità, che essa a- Guglielmo il Conquistatore cessa veva, e alla qualità delle persone, rono di assistere a questa corte, e che la componevano. Pare dall' eti ne ebbero una particolare per le mologia del nome , il quale le si materie ecclesiastiche. Ciascun tan dava, che vi fossero ammessi sol no della prima classe aveva una tanto i gran tanni o lord, e go corte, in cui decideva sugli affari vernatori. Parlasi tuttavolta di per risguardanti i suoi vassalli. Fu que missione, di approvazione, e di con sta l'origine della corte dei baroni sentimento del popolo, nelle corti sotto i normanni , ma il giudizio d' Ina, di Egberto , di Alfredo , di delle cause, che vi si decidevano, Edgaro, di Canuto, e di altri re, e fu poscia riservato ai giudici regi. da ciò alcuni moderni concludono Alla corte del re presedeva o il che i comuni dessero il loro voto principe, o il suo cancelliere, e ad nell'assemblea generale della nazio essa appellavasi da tutte le shires- ne. Dicesi che Guglielmo il Conaui- S, o corti delle provincie. Al COR no dal secolo CORduodecimo in poi, 289 si fredorantaquattro vi condannò giudici dellea morte corti qua- in celebrarono con maggiore regolarità, feriori, convinti di negligenza nel senza disastrose vicende, e tenute l'amministrazione della giustizia. Le furono con una straordinaria ma leggi di questo principe non erano gnificenza nelle corti de' principi severe; ma egli le faceva eseguire d' Italia. colla maggior esattezza. A quella Parlando il citato Muratori nella corte succedette l'altra, che si chia dissertazione XXIX Degli spettaco mò Banco del re. V. Lambard li, e giuochi pubblici de' secoli di Sulle, leggi degli antichi inglesi. mezzo a pag. io del t II, dice, Le corti, o corti plenarie poi dei che il tener corte bandita, si face re di Francia, erano quelle assem va col mandare un bando, o pub blee pompose, che tenevano nelle blico invito, per li vicini paesi, che principali festività dell'anno, come serviva di tromba per trarre colà per la Pasqua, e per Natale. Di- anche i principi, non che la no cevansi corti plenarie, perchè in esse biltà straniera. Si facevano ivi giuo non vedevansi che feste, conviti, bal chi militari, cioè giostre, tornei, ed li, e altri divertimenti. Queste as altre finte battaglie, magnifici con semblee duravano sette , od otto viti, e balli, si conducevano schie giorni , e ad esse erano invitati i re di cavalieri ornati colla stessa grandi del regno, insieme a molti divisa, facevansi corse di cavalli, e illustri stranieri. In gran numero simili altri pubblici divertimenti con vi accorrevano ciarlatani, giocolieri, incredibile magnificenza, e appa ballerini da corda, mattaccini ec., e rato di addobbi. Per lo più nel questo costume, che proprio era del palazzo era preparata la mensa per le corti bandite d' Italia de' bassi tutta la nobiltà forestiera. Si sole tempi, sembra essere dall' Italia pas vano particolarmente praticare que sato in Francia. Il re compariva in sti sontuosi sollazzi ed allegrie al quelle feste colla corona sul capo, lorchè alcuno de' principi menava e con tutto l'apparato della maestà moglie, o era creato Cavaliere (Ve reale. La sua corte era composta di). ll Muratori riporta la descri dei pari laici , ed ecclesiastici , del zione di varie corti bandite. contestabile, e di tutti i grandi uf Vi furono anche ne' bassi tempi ficiali della corona. le corti di amore, le quali erano Più ampie e più romorose era composte di una società di persone no le corti bandite in Italia , alle di spirito d'ambo i sessi, che eri- quali concorrevano gl' invitati an gevansi in una specie di tribunale che dai paesi vicini , e riuni vansi per giudicare le questioni agitate diversi ordini di persone, tra le qua tra i poeti (e massime tra i trova li primeggiavano le donne più ele tori nel tempo della cavalleria) so ganti. Il regno de' Carlovingi fu pra argomenti in cui l'amore avea distinto per la frequenza delle corti la parte principale. Il ch. e rino plenarie, e Carlo VII le abolì in mato scrittore Defendente Sacchi teramente, perchè forzavano la no da ultimo ci diede il Saggio sulle biltà a spese rovinose ed assorbi feste degl' italiani nel medio evo , vano gran parte de' tesori dello sta nel quale egregiamente descrive le to. Le feste, o corti bandite, alme- cortì bandite, le corti d'amore, le voi,. xvu. ì9 ' 29o COR i anche da un COR piccolo splendore tenzoni o le contese de'trovatori, i giudicii portati da quei giocosi tri • della tua gloria, chi sospirerà per bunali, e l'origine eziandio di si i avidità del tuo guadagno, e chi mili istituzioni. i per la grazia che godi del tuo Finalmente ritornando alla corte • padrone, suggerii il veleno, dic per famiglia dei principi, ed ai cor • lo consuma. Se tu sei di co tigiani, non riuscirà discaro, che stumi severi, costoro non posso qui riportiamo quanto ne scrisse il no soffrir Catone ; se riservato celebre Francesco Parisi nelle sue nel parlare, detestano le sibille, Istruzioni per la gioventù impiega e le sfingi; se facondo, ed elo ta nella segretarla, considerando egli quente, ti chiamano fastoso, e ci il segretario come uomo di corte. calone; se manieroso e cortese, Dopo aver egli al tomo I, cap. VI, t'accusano per cortigiano, ed af trattato Delle qualità richieste nei fettato; se naturale, e senza com segretario come uomo di corte, e plimenti, ti spacciano per rozzo, della prudenza, ec., nel seguente ed incivile. Vorrei pure addi cap. VII discute lo stesso argomen tarti un luogo eminente, ove ri to, massime sull' evitare le malevo tirarti innanzi che gli effetti del lenze, in questo modo: » L'invidia è l'invidia non ti piombassero ad- » una peste (V. Martinetti, L' invi- • dosso, e donde suspici, non de- » dia, opuscolo etico-morale, Ro- spici posses, ma difficilmente si » ma i8i9), la quale talmente trova. In altre disavventure può » infesta tutte le corti , che piut- verificarsi, che ognuno sia fab » tosto si può prevedere, che fug- bro della propria fortuna, ma » gire. Quello stesso senso, che non in questa. La furia dell'in » rende l' uomo avvertito del pro- vidia assalì i Perez, i Richelieu, » prio bisogno, spinta più oltre i Malbourough, i Mazzarini ; ed » l'umana cupidità, ed ottenuto, in ogni tempo o ha abbattuti » che abbia il necessario , gli fa quasi tutti i favoriti, o certa » credere tolto a sè quel bene, che mente li ha tenuti lungo tem » vede in altri. £ perciò nelle cor- po agitati ed inquieti. E poichè » ti, ove più che altrove si bada non può declinarsi una sì fiera » a' fatti altrui, si fanno paragoni nimica, gioverà provvedere, onde » delle persone, ed è esposto in vi- meno ci offendano i suoi colpi, » sta ciò, che più in alcuno ris- ed armarci di vigorosa fortezza » plende, diviene quanto epidemi- di animo, che ci tenga fermi » co il mal dell'invidia, altrettan- nella base della virtù. Non si » to incurabile ". ascolti veruna nostra voce, che Urit enim fulgore suo qui prae- sia indegna di noi, niuna que gravat artes rela, niun sospiro, niun segno, Infra se positas. che mostri timore, diffidenza, ed » Per quanto tu santamente at- avvilimento. » tenda a tutti i doveri, e cerchi » Ma, alla fine, vogliamo imi » di contentare, e beneficar tutti, tare i medici, che nei mali più N non potrai scansare gl'invidiosi, gravi e disperati non lasciano » i dileggiatori, ed i maldicenti. tuttavia di ordinare all'infermo » Vi sarà chi resterà abbngliato qualche rimedio, per mostrare COR Luciano de Mercede COR conelucti*, 29! nel >• almeno che non manchi l'arte, e M per non parere di abbandonare quale colla solita sua vivacità, co » il malato alla disperazione. Così pia, e piacevolezza descrive i co » anche noi prepariamo qualche stumi ordinari delle corti, e ripor » antidoto al veleno della invidia. ta l'epilogo, che ne fece Gilberto » In primo luogo ritieni altamen- cognato. Tra le dissertazioni del » te nell'animo i principii genera - dotto Gio. Arrigo Boclero, ve ne » li per conservarti in quiete nella ha una in questo proposito intito » società in cui tu vivi ; che sono lata : Dissertatio academica de » il non offèndere alcuno, ed il non elegantia moris civilis et aulici. ,,, offènderti di nulla; e perciò Abbiamo pure di Cristoforo To- » fuggi tuttociò, che sa di super- masio, il libro : Introductto in phi- » bia, di jattanza, e di avviinoci!- losophiam aulicam, Halae i7o2. » to altrui, e soprattutto guardati Però queste due opere da chi è » dal contraddire le opinioni al- munito di licenza vanno lette con » trui, e dall'opporti alle loro pas- cautela in ciò che riguarda l' orto » sioni, che sono le due cose, che dossia. Quindi il Parisi, alla pag. » ci tendono gli uomini, se non i i9 e i7o, tratta dei frutti ordi » nemici, certamente poco favo- nari della corte; alle pag. i74 e » revoli. Su di ciò veggasi il quar- i87 quali vantaggi rechi la corte » to trattato del tomo I, de' sag- a certuni ec. Sempre però deve » gi di morale del signor Nicole: l' uomo di corte col gran Belisario » Des moyens de conserver la paix dimenticare le debolezze dell' impe » avec les hommes, dove e colla ra- ratore Giustiniano I, e non ram » gione, e colla religione si confer- mentarne che le beneficenze. Se al » mano questi principii generali, che padrone conviene avere carità, e » noi proponiamo. Usa nel vestire, prudenza, il servo deve usar molta » nelle mobilie, e nel tuo trattamen- pazienza. Crispo Sallustio diceva : » to un decoro, che non ecceda la » da una certa prosperità, o po- » moderazione convenevole al tuo » tenza nascer Suole tra gli uomini » grado. £ non che tu abbia da » l' invidia altrui, e la sola probità » invanirti, e millantarti della gra- » non è bastante scudo . . . rammen- » zia del tuo padrone, tienla piut- »»» vidianell'autoritàta che alla moderarsigloria mal tiene possono nel dietro potere coloro, l'in- e » tosto occulta quanto tu puoi, » perchè se i maligni scuoprono » che tu la godi, tenteranno tutte » che buoni si finsero per ambizio » le vie per privartene, e se non si ne ". Appena fu esaltato al pon » otterranno dal padrone quanto tificato Eugenio IV, fu domandato » desiderano per sè medesimi, ne a Tommaso Parentucelli, che fu » attribuiranno a te solo la colpa. poi Cardinale e Papa col nome » Finalmente combattendo coll'in- di Nicolo V, qual uomo fosse Eu " vidia imita il silenzio dell'eserci- genio, ed egli rispose: Considerate, » to de'greci, non già i clamori le qualità de' servi che ha intorno, » de' trojani ". e così verrete a cognizione della ll medesimo Parisi, a pag. 75 sua medesima. Il p. Menocchio, e seg., propone a chi deve vivere nelle sue Stuore tom. III, p. i3o, in corte, la lettura del dialogo di tratta: che gli ecclesiastici, e par COR COR ticolarmente le persone religiose non eia ; ma nel senso proprio si limita si devono impacciare nelle cord, ed a forma del presente articolo. Pel a pag. i5o, della malignità delle nome curia, e corte, in latino aula, corti. Baldassare Graziano spagnuo- preso in largo senso s'intende tante 10 nell' Eroe intraprese di formare volte il ministero universale dello 1l cuore di un grand'uomo, nel stato, ed in ambi questi modi si Critico diede una censura ingegno ricevono tali vocaboli nel linguag sa de' vizi, nel Discreto l'idea di gio diplomatico ; ma nel senso pro un uomo imperfetto. Porge nel- prio non può indicare, che il mi l' Uomo di corte i primi rudimen nistero introduttore nella reggia del ti di essa, opera commendevole, principe, e le persone che spesso chiamata dal traduttore de la Hous- frequentano il principe, come per saie: codice, o raccolta delle miglio sone da lui ben vedute e favorite, ri, e più delicate massime della escluse anche le guardie di onore, vita civile, e della corte. che fanno un servizio di fatto, e Ci sembra poi assai utile ed silenzioso, senz' alcun' altra attribu opportuno per ultimo, quanto della zione. Per giustificare poi quali corte, e de' cortigiani ha detto il de- persone di qualunque stato possano fonto tano chiar.Martinetti, avvocato nel Giuseppesuo erudito Gae- e ascendere al favore de' principi, ba sterà leggere la storia de' più illu interessante Codice d' etonomia pub stri favoriti antichi, e moderni, stam blica, a pag. i 48, e seg. , Del ra pata in Leida nel i 659, ove si leg mo Corte. Egli adunque dice, che ge la vita di quaranta, e più. fa la maestà, e il decoro del principe voriti, tra cui quella di alcune sovrano, e gradatamele dei grandi, donne, cominciando da Apelle fa ha originato il ministero con i vorito dal re Filippo il Macedone, magistrati di corte. Sotto questo sino al maresciallo d'Ancre, ossia rapporto però si comprendono quei Concino Concini, figlio di un nota- ministri ed ufficiali introduttori, che ro fiorentino, che visse nella corte si trovano nel palazzo del principe, del re di Francia Luigi XIII, e di o dei grandi chiamati altrimenti Maria de' Medici sua madre, regina maggiordomi di palazzo, maestri di reggente. £ osservabile anche in camera, camerieri di diversa specie, questo trattato, che niuno de' fa segretari, e simili. Talvolta si com voriti ivi descritti, è stato esènte prendono quelli tanto tra i mini da un tragico fine per l' impruden stri, che tra i particolari, i quali za, ed ingiustizia non solo, ma pel si trovano spesso in corte, e godono sommo pericolo di contenersi in il favore del principe . Tacito, Hist. una posizione la più esposta alla lib. 2, nel fare l' elogio di Giulio gelosia ed invidia, f^. [' istoria det Agricola, lo da per esempio del le proprietà infelici di Elio Sejano, più degno, e benefico favorito di pubblicata da Pietro Mattei istorio- corte. grafo del re di Francia, in Vene Il vocabolo corte preso in un zia nel i62i ; per cui il favorito senso più largo indica il gabinetto deve presentire il futuro, e regolarsi o la politica, anzi rappresenta sen come si è esposto. za distinzione tutti i ministri di È natura della gelosia, e della uno stato, o di una casa magnati- invidia di accrescere il veleno, se s'investe di fronte, COR o se si dispre origine, e la radiceCOR di tutti i vizii gia, come avviene ncll' irritare le ed i delitti, dell'infedeltà e delle belve. Cpn diverso sistema, e con detrazioni contro i propri padroni, l' esercizio della virtù, anche gli o contro il governo. Si ascoltano uomini elevati all'apice del favore, talvolta i servitori nelle sale, ed al mostrar si possono dei veri eroi, la tri servi ne' luoghi loro assegnati, cui memoria è benedetta : tal fu ridere e garrire frequentemente, in Elvidio Prisco uomo il più favori ventar novelle, mormorare, ed im to de' tempi suoi, e il più amato. mergersi in futilità, e curiosità di Così dicesi di Marco Lepido uomo ogni genere. Questa è la spuma di aperto caniiore presso Ti berio ; dell' ozio, dicea Plinio lib. 9, ep. rone.così di Di Memmio L. Pisone Regolo infiniti presso elogi Ne- si 32 ad Titianum ; e Teodoreto t. II, p. i 32, sull'ep. I ad Timot., fanno da Vellejo Patercolo ; ma li descrive dicendo: Otiosorum prae- basti per tutti l'esempio di Mece cipue sunt nugae, futilisque loqua- nate, e di Agrippa i più grandi citas , et imitilis curiositas . Nei lavoriti dell' antichità, non che di bassi tempi, dove v'erano minori Giuseppe Ebreo. Nel tempo stesso lumi, ma più principii religiosi, si offrir possono i favoriti gli esem era pur conosciuto il danno dell'o plari più dignitosi di bontà, e di zio cortigiano, come si ha da molti benignità verso il pubblico. L' es scrittori, e dal Du-Cange in Gloss. v. sere più amato che odiato è parte famulus, famulitium, familiares ec. essenziale della felicità, ed il poter Dopo avere deplorato le conseguen poi vivere in corte, e nella patria ze dell' ozio, che trasforma gli stessi con piena riputazione è fortuna. servi, e cortigiani in nemici, narra Scipione moveva querela, che gli no i medesimi scrittori, che ciascun uomini potessero ben dire quante servo, ed uomo di bassa corte, do- capre o pecore avessero, ma non vea possedere un mestiere non cla quanti amici. Vi sono di quelli che moroso, e risiedere in parvis celluli* se la prendono con voi perchè sono ligneis disposte intorno la sala o stanchi di udirvi nominare, somi l' anticamera , pronti sempre ad n- glianti a quel greco, che inveendo scire alle chiamate ed ordini del contro Aristide, votò pel suo ostra padrone ; diversamente dovevano cismo, annojato com' era d' udirlo occuparsi del mestiere anche con di frequente celebrare per giusto. loro profitto, e sotto la sorveglianza Queste e le altre suespresse rifles d' un ministro destinato. sioni filosofiche, e morali sono da Termineremo il presente articolo considerarsi dagli uomini di corte. coi cenni sull' ordine delle corti an Riguardo a tutti gli addetti del tiche, i quali prendiamo dall' enco la bassa corte, di cui parla Cajo miato Codice d' etonomia. Nei pa nella l. 22, ff. De operibus liber- lazzi degli imperatori, dopo aver torum, deve ricercarsi ogni mezzo percorso molte camere di una su sia da questi, sia dai loro padroni perba magnificenza, si vedeva una o magistrati, d' impedire con qua cancellata, e poscia un gran velo lunque genere di occupazione lecita che copriva l'ingresso, per concilia o manuale l'ozio permanente di re venerazione alla maestà del prin queste classi, ch' è precisamente la cipe. Chi giungeva tra la cancella COR popolari, che COR rimuovendo l' impe In, ed il velo, aveva ottenuto iiite- riorem admissionem. Il ministro pri dimento dei ministri introduttori, mo dell'antica corte era il mae ammettevano i sudditi al saluto , stro delle udienze delle ammissio che in oggi chiamasi baciamano, e ni, equivalente al maestro di came facevano restare i soli velarii, siccome ra, e chiamavasi Magister admis- custodi e guardie costituite dal corpo sionum. L'officio di questo magi del loro principe. Oli uffiziali poi, strato di corte era d' introdurre detti accen*i velarii, cosi chiamavansi le persone più grandi, e più degne, quod ad necessaria* res saepius ac- come i legati di estere nazioni, ciantur velati accersiii, qiio* mine Cassiodoro dice, che tal magistrato dicimus deputati. Avevano questi Io risplendea come la più lucida stella incarico di eseguir (e chiamate, le tra le persone di corte. Dal mae ambasciate, ed i voleri del princi stro delle ammissioni dipendevano pe, come fanno in oggi talvolta i i diversi ufficiali ammissionali, ossia segreta ri d'ambasciata, ed altri. Que introduttori, clic cominciavano al sta è la descrizione dell' antica corte primo ingresso del palazzo fino al romana, di cui vediamo una specie velo. Era questo un collegio che di conservazione nelle corti attuali. aveva gerarchia nelle rispettive an Quindi passiamo a dire della splen ticamere, e componeva nulla meno dida corte dei possenti principi di che quattro decurie. Di questi uf- Bene ven to, dio di sopra accennammo. fiziali d' udienza, ossia d' ammissio Come si può vedere all'articolo ni, parlano le leggi 3 e 7, cod. BENE VENTO, la città era la residen Theodos. De priviUegiis eor. qui in za del duca, e quasi capitale di sacr. palat. Dopo di questi, che ampio e fiorito dominio, che nien potevano chiamarsi ufficiali intro te meno abbracciava pressochè tutte duttori, venivano gli ufficiali che le provincie, le quali ora compongo guardavano la cancellata, detti an no il reame di Napoli. La città di co ministri cancellarii, ed i quali Benevento (particolarmente a'tempi diffusamente furono descritti dal di Desiderio re de' Iqngobardi, che Salmasio nelle note al Lampridio diede la sua figlia Adelberga al duca; pag. 483, e 486 dell'edizione di di Benevento Arigiso II ) ne'tempi Parigi i62o. Sembra che tali can di mezzo era la più colta, e la più cellari abbiano qualche relazione coi magnifica di quella parte d'Italia, camerieri, e bussolanti. In seguito detta perciò da Paolo diacono, cap. venivano i velarii, ossia ministri ad 2o. lib. 2. de G. L., ricchissima città, fores, ed erano una specie di guar et ipsa harum provinciarum caput die di onore, che custodivano il ve ditissima Beneventus , e da altri lo, doy' era l' ingresso per l' impe un secondo Ticino, ossia Pavia, sede corratore. essi Questi un capo, velarii chiamato avevano prepo an- dei re longobardi. La sua corte era splendidissima, e quasi alla re sto o sopraintendente, come vede- gale, come ce la descrive l'anoni si nella collezione di Grufero a mo Salernitano, cap. i 2 et i 3 P3?- 599, n- 7- Altri reputano che Chronicon. Per tutte queste cose stessero ivi i velarii alla difesa, non teveggendosi duella nazione, Arigiso e II lusingandosi il più poten di ad alzare la portiera. In fatti tal volta vi furono dei sovrani assai poter far fronte alle armi, sebbene vittoriose, del re COR Carlo Magno, la tore, che gastaldo. COR C'erano pure il 293 To-

    sciato il titolo di duca, assunse quel poterius ossia vicario del duca, ap lo di principe, nome assai signifi pellato pure Lociservator ; il Porta- cante allora a chi non riconosceva rius cioè il Bussolante (Vedi);\\ The- superiore sopra di sè. Quindi, per saurarius, il quale ben s'intende che attestato di Erchemperto, in Au- impiego fosse, cioè Tesoriere (Vedi); ctar. ad hist. Paul, Diac., e di altri, il Referendarius, vale a dire co si fece ungere da' vescovi, siccome lui che dettava al notaio i diplo facevano i re di Francia, e di Spa mi da scriversi ( Mabillon. lib. a gna, e deposto il berrettone, o sia la cap. II. iie re diplom.), ed al quale corona ducale, si cinse di gemmato può riferirsi il segretario de'memo- diadema il capo, prese in mano lo riali ( Vedi); l'Actionarius, o sia a- scettro, si coprì con clamide e man gente ; il V estar arius, o guardaro to regale, ascese sopra un trono d'o biere. Paolo diacono, lib. 5. cap. ro, ordinò che ne' suoi diplomi si 2. de G. L., pare che prenda ponesse la forinola già da altri suoi questo uffizio a denotare colui che predecessori usata, cioè in sacra- porgea le vesti, ed ajutava il prin tissimo nostro palatio, pubblicò leg cipe a vestirsi. Dell' uffizio del vestia- gi, e coniò moneta ec. rario, massime della corte pontificia, Ecco adunque la descrizione del abbiamo un' erudita dissertazione la corte di Arigiso II, potente prin del p. ab. Galletti, e noi ne parlia cipe di Benevento, dell'anonimo Sa mo all' articolo Vesti Pontificie (Ve lernitano, Dalla mol tiplicità, e varietà di). Vi erano anche il Vicedominus, degli uffizi, altri presi da' latini, ed cioè colui che teneva le veci del signo altri dai greci , che leggiamo es re (V. Maggiordomo}; il Pincerna, o sere stati nella corte de' eiuchi, e coppiere ; il Basilicus, o colui che poi de'principi di Benevento, age portava gli ordini del sovrano; il vole cosa è il comprendere la no Candidatus, o quegli che invigilava biltà, e la magnificenza della corte nel palazzo alla custodia del principe, medesima. Noi ne riferiamo i prin il quale era un impiego militare. Il cipali, e, colla scorta del glossario Stratigus finalmente era il prefetto del dottissimo Ou Cange, spieghe della città. remoscheduno. brevemente Vi erano l' pertanto impiego Comesdi cia- Oltre questi uffizi, ve n'erano de gli altri inferiori, de'quali non oc falatii, Comes Siabuli, de'quali par corre parlare, e chi desiderasse sa lammo agli articoli Conte Palatino, perli legga la cronaca del moniste- e Cavallerizzo (Vedi), Protospatarius ro di s. Sofia di Benevento pub O sia principe o capo degli armige blicata dall'abbate Ferdinando U- ri; Marhais, ovvero Marpahis cioè ghelli nella sua Italia Sacra. Va gtratore, oppure cavallerizzo; Ga- però avvertito, che alcuni de'mento- staldius , che vuol dire economo vati impieghi non erano occupati delle corti, poderi, ed altri effetti da uno solo, ma da più persone. patrimoniali. Si avverta però, che Cosi vi erano più Candidati, più nel ducato Beneventano anche i Marpahis, ec. È sebbene si lègga governatori delle città si dissero ga- essere tutti questi impieghi stati staldi, onde quivi lo stesso fu l'es nella corte de'duchi, e principi di sere Conte (Vedi) , cioè governa- Benevento, non può asserirsi che 296tutti fossero al COR tempo di Arigiso tal distinzione COR cominciarono molti

    II, quantunque ciò sia molto pro a sfogare il più tristo veleno con babile pel fasto in cui egli si pose, tro l' apostolica Sede. N' ebbimo avendono alle pensato ragioni didel succedere prigioniero persi- re nel decorso secolo esempi in Fe- bronio, e il Gazzettiere ecclesiasti Desiderio suo suocero nel floridissi co, nelle Novelle, del 27 marzo mo, e vasto reame longobardico. i765, non dubita di dire chiara Di molti antichi oflizi di Corte, mente, che questa distinzione era dei principi sovrani, sì latini, che un pctit detour, che si usa, lorsque greci, italiani, francesi -ec., massime la cour de Roma se rende digne, de'romani Pontefici, non che di qu'on ait pour elle quelques niena- quelli odierni, si tratta in parecchi gemens. Può vedersi su ciò \'j4nti- articoli di questo Dizionario. febronius vindicatus, del dottissimi) CORTE DI ROMA, o CORTE Zaccaria, nel toni. I, diss. I. cap. IV , ROMANA. Nell'usare il nome di Corte u. io e 1 i. o Curia Romana (V^edi), seguiamo Il celebre Bergier nel suo Dizio l' uso introdotto sul principio del nario enciclopedico, al vocabolo secolo duodecimo, innanzi a cui non Corte di Roma, lo definisce : » Frase mai si udì un tal nome , non esi » de' nostri giorni usata da' mo- stendo affatto le distinzioni de' vo » derni novatori in dispregio delle caboli di corte di Roma, e Santa » costituzioni dommatiche, de' bre- Sede , o Sede apostolica ( Vedi} , » vi pontificii ec. della santa Sede incognite agli antichi. Geroo, pre » apostolica Romana. Se bene ci vosto Reicherspergense, che visse a » ricorda, è questa una frase, che quei tempi, quando appunto quella x incominciò ad essere usata da. frase incominciò a prendere piede, » Calvino, e dai suoi seguaci. In- assai ebbe a disapprovarla (Expo- M orriditi anch'essi dal furioso, e sit. in psalm. XLIV ap. Halite. » insieme villanesco vocabolario Lu- ton2. II MiscelI, edit. Luccae i76i, » terano, cioè di gente settentrio- pag. i97 ), allorchè scrisse ad Eu » nale non troppo colta, il calvi- genio III eletto nel i i 45: ffeque » nista nato in una più colta na- enim vel hoc ipsum carere macula •, zione, volendo pur errare anti- videtur , quoiI mine dicitur Curia » cattolicamente, volle almeno ac- Romana, qnac antchac dicebatur » coppiar all' errore la francese ur- Ecclesia romana. Neun si revolvan- » banità, e pulitezza apparente, tur antiqua Romanorum Pontificum » adottata poi anche da que' no- scripta, nusquam in eis reperitur » stri italiani infaticabili per gli hoc nomea, quod est Curia, in de- » errori insieme, e per tutto lo stile signatione sacrosanctae romanae Er.- » della Francia^ clesiae, quae rectius Ecclesia, quani » Nel vocabolario de' moderni Curia nominatur. Ma non è tanto » giansenisti la frase Corte di Ro- il male che siasi introdotto questo » ma presa per sinonimo della san- vocabolo , quanto l' abuso che se » ta Sede apostolica romana (seb- n'è fatto dappoi, perocchè da certi » bene dovesse collocarsi soltanto maligni scrittori si è cominciato a » nella lettera C), si trova pure distinguere la Carte dalla Sede ro » come lettera comune in tutte le mana, e sotto il pretesto di una » pagine di esso. Sapendo eglino COR »» vincie;no gli affaried i COR consigli, di religione, tanto quan-intor- 297 - di non aver nell' animo la fede » della cattolica Chiesa romana , » comunicano colla corte , giacchè » to que' che si contengono pegli « non possono comunicare colla ro- » interessi di stato, si chiamano » mana Chiesa. » congregazioni; le giurisdizioni di- » Il loro antesignano Pavese, nel » consi rote ; li tribunali per le spe- suo libro intitolato falsamente; " dizioni delle bolle, dataria ec. ec. ". Vera idea della santa Sede, ha Ma per ciò che spetta la corte Pon spiegato su quella frase le sue tificia, sua origine, progresso, e sta analitiche dottrine. Nel capo 3 to presente, con tuttociò che la ri distingue la Romana corte civile guarda, sono a vedersi l'articolo Fa dall'ecclesiastica, considerando la miglia Pontificia, e i molti altri persona del sommo Pontefice, co articoli relativi. La Relazione della me capo di uno stato civile, prin corte di Roma del cav. Girolamo cipe della terra, e come vescovo Lunadoro, vide la luce per la pri della chiesa di Roma, capo vi ma volta in Bracciano nel i 64 1 , sibile della universale, accompa ed ivi per la seconda nel i 646 , gnato da un certo numero di ec accresciuta ed ampliata. Indi nel clesiastici, cioè da alcuni Cardi i7o2 fu stampata pel Cartoli a nali, da' suoi teologi e canonisti, Venezia, e rinnovata ed aumentata dalle sue congregazioni ec. Così in Roma nel i765 dall' ab. Andrea forma egli nel § l ciò che si chia Tosi. Finalmente fu ritoccata, ed ma ancora assolutamente la corte ampiamente illustrata con preziose di Roma, corte ecclesiastica. Nel note da d. Francesco Antonio Zac § II poi prosegue la detta ana caria, ed in due parti fu pubblicata lisi osservando, che questa corte in Roma nel i774 per Giovanni spesso si prende per l' unione di Bartolomicchi, ed in un solo volu tutti gli ufliziali , ministri , con me ivi nel i83o pei tipi del Giun gregazioni, tribunali che forma chi e compagni. L'edizione del Tosi no il corpo della curia, prescin fu nel i774 ristampata in Marsi dendo dalla persona del sovrano glia con questo titolo : Lo stato o ecclesiastico, o civile. presente della corte di Roma. Quindi Il citato Lunadoro nel capo I, venne pubblicata nuovamente in Ve Della corte di Roma in generale, nezia nel i8oo per l'Andreola, con ecco come la dichiara: » Cardinali, questo titolo : Del sommo Pontefi " prelati, ministri formano la corte ce e della corte romana. Su que » di Roma. Il capo e principe por- sto argomento scrissero però anche » ta il nome di Papa, titolo, che i seguenti autori. » oggimai a lui solo per eccellen- Cornaro , Relazione della corte » za meritevolmente compete, e dì Roma fatta nel i 66 i , Leyden » ch' è al di sopra di tutti gli al- i663. Abbiamo anche un'altra e- » tri più eminenti della cristiani- dizione, con questo titolo: Angelo » tà. I Cardinali sono suoi consi- Cornaro, Relation de la cour de Ro » glieri ; gli ambasciatori di lui or- me faite V an. i 66 i , au conseil de » dinari diconsi nunzi. I legati ven- Pregadi, Leide i663; Itinerario del » gono detti gli ambasciatori straor- la corte di Roma, ovvero teatro i- » dinari, e governatori delle pro- storico, cronologico, e politico della 298 eoa COR *ede apostolica, dataria, e cancelle coui- de , dans le quel sont ria romana, Venezia i675, tomi representèes au naturel sa politiijue, tre. Questo Itinerario però è proi et son gouvernement tant spiritacI bito, perchè è dell'apostata e cal que temporel pour le S. J. A. a vinista Gregorio Leti morto nel l'Haye, i7o7. Giacomo Aymon pre i7oi. Ne abbiamo pure un' edizio lato domestico d' Innocenzo XI ne ne di Valenza del i675 col titolo : fu l'autore, come riferisce il Mi- Relazione della corte di Roma, e lio nella Bib. degli Anon. alla pag. de' riti da osservarsi in essa, e dei 327. F. Tantouche, Traite de tont suoi magistrati, ed offici I' anno ce iini s'observe dans la cour de Ro i6ii, Venezia i 63 5; Relation de me, tant par notre s. Pere, que Rome ùrèe d'un de plus curieux par messeigneurs les Cardinaujc, cabinets de Rome, Paris i662. Ri Paris i628; De Vertot, Origine de levasi dal Placci p. 666 nel lib. de la grandeur de la cour de Rome, Anon., che questa relazione fu scrit et de la nomination aux evechès, ta da Angelo Cornaro già amba et aux abbaies, a Lausanne chez sciatore ad Alessandro VII. Distesa Are. Michel Bousquet, i 745. in italiano con istile mordace ed CORTESE GHEGOBIO, Cardinale, impudente, ritrovasi nel libro sud Gregorio Cortese, nato nel i 48 3 detto stampato in Leida, ove vi è da nobile, antica e doviziosa fami espressamente il nome di Cornaro, glia modenese, si fece benedettino. nesebbene del Tiepolo, dal contesto che precede della relazio^ quella Dopochè ebbe studiate a Padova ambe le leggl, divenne familiare del Cornaro, bastantemente appari al Cardinal Giovanni de' Medici , sce essere parto di qualche segre» poi Leone X, che lo elesse a suo torio, od amico delli detti amba uditore. Se non che, desiderando il sciatori poco premurosi del rispetto Cortese di attendere allo studio , dovuto alla corte Romana. V, ed alla lingua greca, lasciate le cu pure i Tesori della Corte di Roma re di Roma, fece ritorno in patria, in varie relazioni fatte da diversi ove pel i5o4 fu rettore della chie ambasciatori, Brusselles i672; re sa parrocchiale di Albareto, juspa- lazioni più abbondanti di falsità, tronato di sua famiglia, poi cano che di notizie storiche della città nico della cattedrale, e vicario ge di Roma. Il più soIfribile è quanto nerale. In appresso vesti l'abito nel Appartiene alle famiglie Romane. V. tova,monistero e poscia di Polirone si recò in presso quello Man- non ancora (limiamo Maria Allegri: Lo spirito della corte di Roma, Napoli men famoso diLerino nella Provenza, i725; Michel Martin, Du gouver- ove attese allo studio, e per le sue nement de Rome, où il est traite de premure questo monistero divenne la religion, de la justice, de police, celebre per tutta la Francia, e l'Ita et de tout ce (jui s'y passe de re- lia, e molti lo visitavano per godere tnarquable dtirant les Coufs, Caen anche della piacevole ed erudita con i 659. V. inoltre : Fioravante Mar- versazione di lui. Anche parecchi tinelli , Relazione della corte di altri monisteri del suo Ordine lo Roma, Riti eo. Venezia in 8.vo; e ebbero ad abbate , e ne sperimen Nodot, Relation de la cour de Ro tarono molti vantaggi. Chiamato a me, Paris i7oi; Tableau de la Roma, Paolo III lo deputò visita COR le, mercé i provvidi COR lavori, non 399 ha, tore, e riformatore apostolico per tutta l' Italia ; poi lo diede teologo guari compiuti, cangiò in aprici giar a Tommaso Campeggi nunzio in dini i paludosi suoi stagni. È cinta Alemagna per assistere al colloquio da antiche mura di grossi pezzi di di Yormazia tra i cattolici , e gli pietra, connessi senza calce, ed in" eretici, nel i54o. Egli corrispose alcune parti tuttora benissimo con pienamente alle premure de] som servate. Delle sue pregevoli chie mo Pontefice Paolo III, il quale se, parleremo per ultimo. Quadri a' 3 i maggio del 1 547 '° cre^ di gran merito, collezioni, e buone Cardinal prete di s. Ciriaco, col biblioteche si conservano nelle case la facoltà di lasciar nell'abito Car dei suoi particolari. Evvi un teatro, dinalizio il color nero proprio dei e Irovansi molte vestigie di antichi Cardinali benedettini, e vestir di tà, fra le quali un antico tempio di rosso. Lo stesso Papa lo fece ve Bacco, degli avanzi de'bagni ornati scovo di Urbino, e lo deputò agli di mosaici, oltre le diverse raccol afiàri del concilio di Trento. Fi te di preziose altre antichità, che nalmente morì a Roma nel i 548 simodi continuo suo territorio. si escavano È nel celebre fertilis- la di sessantacinque anni, e sei di Car dinalato, e fu sepolto nella basilica sua società letteraria conosciuta dei ss. XII apostoli ri m petto l'altare sotto il nome di accademia Etra- di s. Eugenia. Le migliori opere di sca, fondata nel i726 da Marcella, |ui sono Le sue lettere familiari; Ridonino, e Filippo Venuti cava fd il tratiato della venuta di s. Pie lieri cortonesi, la quale, oltre una tro a Rama, pubblicato a Venezia ricca biblioteca , possede un gabi nel i573. Si distinse per innocen netto di storia naturale, ed un mu za di costumi, sapere, e sovrana, seo di antichità, di stampe, di me gentilezza. Monsignor Giannantoniq daglie, di gemme rare, d'idoli, urne Gradenigo, vescovo di Ceneda, scris iscrizioni ec. Quelle antichità , e se la Vita del Cardinal Cortese, quelle accademie vennero celebrate che fu premessa alle opere dello da molte iscrizioni, ed anche dal stesso Cardinale, pubblicate in la Zaccaria in uno al suo museo nel tino dal marchese G/io. Battista Cor volume l1 della Sloria letteraria tese, colle stampe del Comino in, nad' Jtalia sono piantati . I dintorni di vigne, di e Corto- di uli Padova nel i774 in due volumi. CORTONA (Cortonen.). Città vi, avendo anche varie cave di con residenza vescovile iq Toscana, bellissimo marmo. Cortona produs provincia di Firenze, capo luogo di se molti celebri pittori, come il ri vicariato, e situata sopra un alta nomato Luca Signorelli, e il non poggio coltivato, sparso di vigneti men celebre Pietro Berrettino detto e di altri alberi fruttiferi, da cui da Cortona, e molti uomini illustri, godesi la deliziosa veduta del piano come Silvia Passerini, già reggente semicircolare, che si estende inferior del governo di Firenze, creato Car mente per due leghe sino al lago dinale, nel i5i7, da Leone X, i] Trasimeno di Perugia. Dalla chie quale inoltre lo investi della signo sa di s. Margherita si gode un ria di Petrignano , passata dipoi sorprendente colpo di vista della nella sua famigli», ed il cui palazzo sottoposta valle di Chiana, la qua- i il più interessante di quelli che 3oodecorano la piazza COR principale di nata del Trasimeno, COR fatale a Caio

    Cortona. Celebre è pure per le sin Flaminio. golari pitture di Guglielmo di Mar Dal Muscum Cortonense, Romae siglia abilissimo nel maneggiare il i75o, ricco di belle notizie sulle pennello nel vetro. È pure interes antichità di Cortona, si apprende co sante l'altro palazzo fatto edificare me ella fosse il Corico di Silio Ita in uno colla magnifica villa, un lico, la Crestona d'Erodoto, o Cre- miglio distante da Cortona , che tona o Oratone, la Gortìnea di Lico- per la sua grandezza e magnificen frone, e come abbiasi daTeopom- za, venne chiamato il pala-zone, po, e da Licofrone, che Ulisse alla anch'esso ricco di pitture, che si sua Itaca ritornato passasse dappoi attribuiscono a Giulio romano. in Etruria, abitasse in Cortona, e Questa antichissima città non si quivi morisse; come da Silio Ita deve confondere, siccome alcuni fece lico si rilevi che Tarconte re, figliuo ro, con Crotone (Vedi) della Magna lo di Teleso, dopo l'eccidio trojano Grecia fabbricata da Oiomede, o da venuto in Etruria stabilisse in Cor Misceliei. Cortona portò prima il no tona la sua dimora. Ma checchè sia me di CoryUius, perchè alcuni pen dina ciò, non le men più sicure, gloriose e pernotizie, Gorto- ri sano essere stata rifabbricata sul luogo stesso. Altri vogliono che sia guardano i tempi de'pelasgi, e degli patria di Dardano, il quale vivea etruschi. Racconta Dionigi d'Alicar- i 6oo anni avanti l' era cristiana. nasso nel lib. I, che alcuni pelasgi Chi la dice fondata da ('orito figlio oriondi dal Peloponneso vennero di Danao, e chi da Miscello, 7io nell'Umbria, poi negli aborigeni; ma anni avanti detta era. Dione di circa due età avanti la guerra di Alicarnasso, Tito Livio, e Polibio Troia, afflitti, e travagliati, molti ne parlano spesso, e la chiamano di essi lasciarono l' Italia, altri si Corto, Cyrtonium , Cortona. Con mantennero qualche tempo negli questo ultimo nome si chiamò dai occupati luoghi, finchè a pochissi romani allorchè fu loro alleata, ai mi si ridussero mancando le loro tempi di Annibale. Divenne poscia città, a riserva di Cortona, città colonia romana, avendo prima a- insigne dell'Umbria, e d'alcun altro vuto, secondo taluno, anche dei re luogo degli aborigeni. Le città dei proprii. Delle antiche monete di pelasgi abbandonate furono, come Cortona, parla il discorso intito narra lo stesso Dionigio, e dagli e- lato: II fiorino d'oro antico illustra truschi singolarmente occupate. A to, massime a p. 372. Fu una delle questi venne ancora Cortona, con dodici primarie città degli etruschi fortunato passaggio. o Locumonie, per cui resistè con È noto che in etrusco Lar fu fermezza, e per lungo tempo alle semplice pronome, non nome di re, armi romane, collegandosi alle altre ovvero invocazione sepolcrale. Ci ac di Arezzo, Chiusi, e Volsinio; ma corderemo perciò a dire, che i re de litialmente divenuta, come dicem gli Etruschi abbiano in Cortona risic mo, colonia romana, fu ascritta al duto, perchè ivi un sepolcro si è tro la tribù stellatine. Ne'suoi dintorni vato di certo Larte. Ma senza ciò, accampò il cartaginese Annibale , da Stefano fu Cortona chiamata me quando si combattè la gran gior- tropoli dell' Etruria, anzi nel quinto COR Luigi Battista COR Caseili a darsi 3oi nel secolo di Roma, come né assicura Tito Livio citato al lib. IX, quasi dislao, i4o9 in il manoquale alnel re i4i di Napolii la vendè La- capitali de' popoli etruschi erano Arezzo, Perugia, e Cartona. Riten ai fiorentini per settantamila scudi. ne Cortona l' antica figura gran La più costante amistà si vide re tempo, e solo poco avanti l'età di gnare d' allora in poi fra l' una, e Dionigio d' Alicarriasso, che l' affer l'altra gente, e si valsero i corto- ma, fu fatta colonia de' romani, e nesi di moltiplici elementi di pro quindi furonvi i quatuor viri j'uri sperità, onde fu larga ad essi natura, dicundo, i Seviri Augiistali, gli E- per procacciarsi negli ozii di pace dilj, i Questori, e somiglianti altri dalle terre e dall' industria un' in maestrati delle più illustri colonie vidiabile opulenza, seguendo i de romane. Dopo la decadenza di Ro stini della Toscana. ma, pare da un frammento di La fede vuolsi ricevuta dai corto- lapida, che in Cortona risiedesse un nesi, e si attribuisce la predicazione prefetto, o corretto!" dell' Etruria. del vangelo al beato Romolo, che fiorì Ma che a' tempi di Onorio, d'Ar- sotto Costantino Magno. Comma n- cadio, e di Valentiniano Augusti, ville dice, che nel sesto secolo vi fu un certo Decio, rettore dell' Etru eretta la sede vescovile, e l'Ughelli ria, avesse in Cortona la sua sede, gilio,aggiunge, in una che nel condanna pontificato contro di Vi- il è manifesto per l'autorità di Clau dio Rutilio Numaziano contempo vescovo di Cesarea, nell'anno 552 raneo, che lo narra nel suo Itine si sottoscrisse certo Giordano ve rario. scovo di Cortona; nè altre memo Cortona, sotto il basso impero, rie si hanno de'suoi antichi vesco molto soffrì dai perugini, dagli are vi. Certo è, che il Pontefice Giovanni tini, e dai fiorentini, e poscia dallo XXII residente in Avignone colla spirito di parte nelle tremende fa autorità della bolla, V'igilis specu zioni , che cotanto lacerarono l' I- latori* officium super gregem Do- talia. Nell' invasione de' barbari fu niinicum data in Avignone, XIII quasi ridotta all' estrema rovina ; Kal. julii i325, eresse questo ve ma nel decimo primo secolo fioriva scovato, col distaccare dal monistero per popolazione e commercio. Fu di s. Flora di Arem», alla cui dio così aderente al partito ghibellino, cesi allora Cortona trovavasi sog che fu detta il loro nido ; ed è per getta, la chiesa di s. Vincenzo di ciò che nel i3i2 l' imperatore En Cortona, che ne dipendeva. L'eres rico VII, che per tre giorni vi si se in cattedrale, sotto il titolo del fermò, la dichiarò dipendente dalla l'Assunzione di Maria Vergine. Vi camera imperiale, e le confermò la stabilì quattro dignità , cioè un libertà del suo governamento. Nel prevosto, un arcidiacono, un arcipre i325 se ne rese signore il concit- te, ed un decano, undici canonici, ' ladino Uguccione Casali, che vi e- ed alcuni altri chierici per l'uffizio sercitò un moderato governo ; non divino. Dichiarò questa diocesi im così il nipote Ranieri Casali, e gli mediatamente soggetta alla s. Sede, altri suoi successori, che si fecero come lo è tuttora, e ne fece primo per tiranni modi detestare, e deter vescovo nell'anno seguente i326, minarono il popolo ribellato contro Raniero, cioè Raynerius Ubertinus 3o2 COR battesimale, è COR ben fornita di sagri de' conti Chitignani, cui Clemente VI nel i348 diede per successore paramenti ricchissimi ; ma tutti so Goro de' conti Fasciani. Nel i382 no superati dal parato donato dal ne divenne pastore il cortonese Giu cortonese Cardinal Silvio Passerini, liano Angelo Neri de Chinibaldesiis. pregevolissimo per la ricchezza, ma Ubaldino ne fu dal capitolo eletto più per la sua antichità, e per le vescovo nel i 39 i; ed il suo pa figure che vi sono intessute a oro, rente: Bonifacio IX alle proci del ed a colori. Nella città vi sono in senato di Firenze ne confermò la oltre altre quattro chiese parroc elezione. Dipoi nel i5o4 la chiesa chiali, quattro conventi di religiosi, di Coitomi fu data in ammini due monisteri di monache, un con strazione al Cardinal Francesco So- servatorio, delle confraternite, un derini. Leone X non solo creò ospedale, monte di pietà, e semina Cardinale il summentovato Sil rio. L'episcopio è vicino alla cat vio Passerini di Cortona , ma poi tedrale. Il santuario de' francescani, bel i 52 i a' i 3 novembre lo fece consagrato alla santa penitente MAR vescovo di sua patria. Sotto il ve GHERITA DÌ CoBToieA (Vedi), come scovato di Cosimo Minerbetti, e quello che fu il luogo della sua negli anni i624, e i 625 in Corto penitenza, e della beata sua morte, na si pubblicarono alcune ordinan poggia sul sommo giogo in mae ze sinodali. Ma degli altri vescovi stosa foggia, ed è costruito in so Cortonesi tratta l' Ughelli, nella Ita lidissimo macigno. Racchiude un lia sacra, tom I, pag. 639, e seg. capo lavoro di pittura del corto Nella cattedrale, ottimo edifizio nese Luca Sjgnorelli, rappresentante sagro, oltre un quadro famoso del il Redentore morto; ma tutti gli la Natività del sullodato Pietro da altri pregi che decorano questa Cortona, si mostra un antico se chiesa sono superati dalla magnifi polcro, che si dice essere quello deI ca cappella, ove si conserva il cor console Flaminio. Questa chiesa non po incorrotto della santa penitente, è quella di s. Vincenzo ch'era uf e principale protettrice della città, ficiata dai monaci benedettini, quan con preziose decorazioni d' oro, e do Giovanni XXII la dichiarò cat di gemme, nelle quali la materia tedrale, ma sì quella che nell' anno viene vinta dalla perfezione del i5o7 s'inaugurò. Il nuovo tempio lavoro. Giovanni V, re di Portogallo, ha tre navate, ed è ornato di ec nel i739, fece fabbricare in detta cellenti quadri, ed all' antica catte chiesa la crociata, ossia il cappello drale rimase il titolo di collegiata; ne ov'è il corpo di s. Margherita, ma ora più non esiste. Il capito e le due cappelle laterali colla cu lo si compone di cinque dignità, pola, per la gran divozione che. essendo la prima il prevosto, e di aveva alla santa. quattordici canonici compresi il Questa insigne santa nacque in teologo ed il penitenziere, oltre Laviano diocesi di Chiusi, e dopo una alcuni cappellani, preti, e chierici ad vita licenziosa si ascrisse al terzo detti all' ufliziatura. Da due di detti Ordine di s. Francesco in Cortona, cappellani, scelti dai canonici, si e- ed ivi morì a' 22 febbraio i297, scroltano le funzioni di parroco. meritando di essere canonizzata da Questa cattedrale, che ha il fonte Benedetto XIII nel 1728 colla au- cos sotto la metropoli COS di Rodi. Dipoi 3o3 toiità della bolla Sanctitate, BulL Rom. tom. XI, par. II, p. 436. Il nel decimoquinto divenne arcive Novaes, t. XIII, pag. 98, Vite, dei scovato onorario. I turchi la chia Pontefici riporta un elenco di au mano Siarna, o Stanchlo, ed è da tori che ne scrissero la vita. Nelle loro abitata la città, mentre in due altre chiese di Cortona si ammira villaggi dimorano i cristiani. Questa ci, no del dipinti Perugino, del Bronzino, di Antonio del Baroc- dal città è uell' isola di Cos dell' Asia minore, nel mare Egeo o Carpasio. Santo, del lodato Pietro da Corto Anticamente si chiamò Merope, e na, e di altri buoni maestri. La poscia Ninfèa. I cavalieri gerosoli mensa vescovile è tassata ne' libri mitani di Rodi lungamente la pos della cancelleria apostolica, in fiori sederono, sino alla conquista, che ni quattrocento trentatre. ne fecero i turchi. CORTUNERO GUGLIELMO, Cardi COSCIENZA. La coscienza, se nale. Guglielmo Coi- timero, Cortuney, condo la fòrza della parola , è la 0 Cortuneio, nacque in Exfòrd dai scienza del cuore. Viene definita un conti di Devonia. Si diede con impe giudizio ultimo pratico, che detta gno allo studio delle leggi, nelle qua ciò che debba farsi od evitarsi, li divenne assai perito. Per le sue e ciò che sarebbesi dovuto fare od belle qualità, egli consegui successi ommettere in particolare, dappoichè vamente i vescovati di Exford, di non concerne solo le azioni pre Londra , di Cantuaria. In questa senti e future, ma altresì le pas ultima città tenne due sinodi, nel sate, per approvarle o condannarle. primo dei quali condannò Gio. È la coscienza la regola interna, pros Viclefo, che già principiava ad in sima e immediata degli atti umani, festare l' Inghilterra. Visitò tutta la che fa l'applicazione dei principii del provincia, non senza grave resisten le leggi ne'casi particolari. Quindi i za dei vescovi suffraganei ; ristaurò moralisti dividono la coscienza prin cou magnificenza parecchie chiese; cipalmente, in retta, o buona, o ve ed a Maidston stabilì un collegio ra; erronea o falsa, scrupolosa, dub di sacerdoti secolari con dote con biosa, e probabile, ec. Il Bergier al veniente. Quindi nel dicembre del vocabolo Coscienza la dichiara per i 38 i Urbano VI lo creò Cardinal il giudizio che facciamo noi stessi prete di S. R. Chiesa, la qual di sulle nostre morali obbligazioni , gnità egli rinunziò, come apparisce sulla bontà, o malizia delle nostre

    FINE DEL VOLUME DKCIMOSETT1MO.

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