REGIONE FRIULI VENEZIA-GIULIA PROVINCIA

COMUNE DI DOGNA

NUOVA CENTALE IDROELETTRICA SUL TORRENTE DOGNA, LOCALITÀ ROP, IN COMUNE DI DOGNA (UD)

STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE Ai sensi del D.Lgs n 152/2006 e s.m.i.

Il coordinatore Committente:

dott. FRANCESCO CAPRONI Comune di DOGNA Aspetti geologici e acustici Ufficio Tecnico Via Roma 20 Collaboratore : dott. For. Giuseppe MONTANARO 33010 Dogna (UD) Aspetti vegetazionali e ambientali

DATA: 0 1 2 3 VERIFIC

ATO: APPROV

ATO:

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INDICE

1. INTRODUZIONE ...... 4 1.1 Premesse ...... 4 1.2 Inquadramento territoriale e progettuale ...... 8

2. QUADRO DI RIFERIMENTO NORMATIVO E PROGRAMMATICO ...... 10 2.1 Norme di riferimento ...... 10 2.2 Strumenti di pianificazione territoriale e programmi ...... 11 2.2.1 Piano Regolatore Generale Comunale ...... 11 2.2.2 Piano Regionale di Tutela delle Acque ...... 15 2.2.3 Piano Energetico Regionale ...... 17 2.3 Vincoli ...... 18 2.3.1 Vincolo idrogeologico ...... 18 2.3.2 Vincolo PAI ...... 19 2.3.3 Vincolo paesaggistico ...... 26 2.4 Ambiti di tutela ambientale ...... 27 2.4.1 Aree protette regionali ...... 27 2.4.2 Rete Natura 2000 ...... 28

3. QUADRO AMBIENTALE ...... 30 3.1 Bacino e idrografia...... 30 3.2 Assetto geologico e geomorfologico dell’area ...... 32 3.2.1 Geologia ...... 32 3.2.2 Caratteristiche morfologiche e strutturali ...... 35 3.3 Aspetti idrologici – la portata naturale del corso d’acqua ...... 36 3.4 Morfologia dell’alveo ...... 38 3.5 Vegetazione acquatica ...... 40 3.6 Habitat perifluviali ...... 41 3.7 Vegetazione terrestre ...... 42 3.8 Fauna terrestre ed anfibia ...... 44 3.9 Fauna acquatica ...... 45 3.9.1 Fauna ittica ...... 45 3.9.2 Macrobenthos ...... 46 3.10 Analisi delle pressioni esistenti ...... 47 3.11 La qualità DEL CORPO IDRICO...... 48 3.12 Aspetti acustici ...... 53

4. QUADRO PROGETTUALE ...... 54 4.1 Descrizione delle opere ...... 54 4.3 Fase di cantiere: modalità e tempi di realizzazione delle opere ...... 65

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5. USO DELLE RISORSE E DEL TERRITORIO ...... 67 5.1 La portata utilizzata dall’impianto ...... 67 5.2 consumo di suolo, perdita di superficie boscata e produzione di rifiuti ...... 69

6. INTERFERENZE DEL PROGETTO CON L’AMBIENTE ...... 70 6.1 Interferenza con aree tutelate ...... 70 6.2 Compatibilità del progetto con gli strumenti urbanistici e Pianificatori ...... 71 6.3 Compatibilità del progetto con i vincoli esistenti...... 71 6.4 Cumulo con altri progetti ...... 73 6.5 Valutazione della significatività dell’interferenza con le componenti ambientali ...... 75 6.5.1 Individuazione dell’area di interferenza ...... 75 6.5.2 Individuazione delle componenti ambientali sensibili ...... 75 6.5.3 Individuazione degli elementi di interferenza potenziali ...... 76 6.5.4 Interferenze in fase di cantiere ...... 77 6.5.5 Interferenze in fase di esercizio ...... 88

8. INTERVENTI DI MITIGAZIONE E COMPENSATIVI ...... 96 9. VALUTAZIONE COMPLESSIVA DEGLI IMPATTI ...... 97 10. CONCLUSIONI ...... 99 11. PRINCIPALI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI ...... 100

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1. INTRODUZIONE

1.1 PREMESSE

In data 23/04/2018 il Comune di Dogna ha presentato all’Autorità competente domanda di concessione per derivare acqua in sponda destra del Torrente Dogna alla quota di 436,05 m slm, in località Rop del Comune stesso, in corrispondenza della briglia esistente, nella misura di massimi 2.500 l/s, medi 1600 l/s e minimi 500 l/s; la derivazione è finalizzata alla produzione, con un salto indicato di m 10,75, della potenza nominale media di 168,63 kW con restituzione delle acque alla quota di 425,30 m slm, in sponda destra dello stesso corso d’acqua a valle di una briglia esistente.

Con nota prot. n. 0002155 / P del 17/01/2020, Il Servizio Gestione Risorse Idriche della Regione Autonoma comunica che il progetto, in base ai dati riportati, risulta da sottoporre alla verifica di assoggettabilità a V.I.A. di cui all’art. 20 del D.Lgs. 4/2008, di competenza del Servizio V.I.A. della Direzione Centrale Ambiente ed Energia.

Il presente elaborato, redatto su incarico del Comune di Dogna, costituisce pertanto lo Studio Preliminare Ambientale per la Verifica di assoggettabilità a VIA relativa al progetto per la relazione di una centrale idroelettrica con derivazione dal Torrente Dogna in località Rop, Comune di Dogna.

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NORME DELLA REGIONE AUTONOMA FRIULI VENEZIA GIULIA IN MATERIA DI VIA

La Direttiva del Consiglio delle Comunità Europee 85/337/CEE ha istituito i procedimenti di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). Tale norma è stata recepita a livello statale e nella sua forma definitiva trova attuazione nella Parte II del D.L.vo 152/2006. La Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia dette per la prima volta attuazione alla Direttiva 85/337/CEE e norme statali collegate con la Legge Regionale 07/09/1990 n.43, successivamente modificata ed integrata, fino all’attuale stesura che adotta le previsioni della legge quadro nazionale in materia ambientale. La LR 43/1990 indica all’Art. 5 i progetti che devono essere sottoposti a verifica di assoggettabilità alla VIA:

Art. 5 1. Sono sottoposti a verifica di assoggettabilità, ai sensi dell'articolo 9 bis, i progetti di cui all'allegato IV alla parte seconda del decreto legislativo 152/2006.

Per quanto riguarda i progetti relativi ad impianti idroelettrici, l’Allegato IV alla Parte II del D.L.vo 152/2006 prevede quanto segue:

ALLEGATO IV - Progetti sottoposti alla Verifica di assoggettabilità di competenza delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano.

2. Industria energetica ed estrattiva h) impianti per la produzione di energia idroelettrica con potenza nominale di concessione superiore a 100 kW e, per i soli impianti idroelettrici che rientrano nella casistica di cui all’articolo 166 del presente decreto ed all’articolo 4, punto 3.b, lettera i), del decreto del Ministro dello sviluppo economico del 6 luglio 2012, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 159 del 10 luglio 2012, con potenza nominale di concessione superiore a 250 kW;

[…]

7. progetti di infrastrutture d) derivazione di acque superficiali ed opere connesse che prevedano derivazioni superiori a 200 litri al secondo o di acque sotterranee che prevedano derivazioni superiori a 50 litri al secondo, nonché le trivellazioni finalizzate alla ricerca per derivazioni di acque sotterranee superiori a 50 litri al secondo;

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CONTENUTI DELLO STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE (SPA)

Come indicato all’Art. 9bis della L.R. 43/1990, lo Studio Preliminare Ambientale (SPA) deve contenere gli elementi previsti all’Allegato V alla Parte II del D.L.vo 152/2006. Il decreto legislativo 16 giugno 2017, n. 104 (Attuazione della direttiva 2014/52/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014, che modifica la direttiva 2011/92/UE, concernente la valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati, ai sensi degli articoli 1 e 14 della legge 9 luglio 2015, n. 114) ha apportato alla parte seconda del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 numerose e rilevanti modifiche; per quanto riguarda i contenuti dello SPA, in particolare ha introdotto l’allegato IV bis, in forza del quale nella redazione dello Studio risulta necessario considerare:

ALLEGATO IV-bis - Contenuti dello Studio Preliminare Ambientale di cui all’articolo 19

1. Descrizione del progetto, comprese in particolare: a) la descrizione delle caratteristiche fisiche dell’insieme del progetto e, ove pertinente, dei lavori di demolizione; b) la descrizione della localizzazione del progetto, in particolare per quanto riguarda la sensibilità ambientale delle aree geografiche che potrebbero essere interessate.

2. La descrizione delle componenti dell’ambiente sulle quali il progetto potrebbe avere un impatto rilevante.

3. La descrizione di tutti i probabili effetti rilevanti del progetto sull’ambiente, nella misura in cui le informazioni su tali effetti siano disponibili, risultanti da: a) i residui e le emissioni previste e la produzione di rifiuti, ove pertinente; b) l’uso delle risorse naturali, in particolare suolo, territorio, acqua e biodiversità.

[…]

Ai sensi del punto 4 del medesimo allegato, nella predisposizione delle informazioni e dei dati di cui ai punti da 1 a 3 si tiene conto, se del caso, dei criteri contenuti nell’allegato V ; quest’ultimo in particolare prevede che i criteri per la verifica di assoggettabilità a VIA riguardino le caratteristiche dei progetti, la localizzazione dei progetti e le caratteristiche dell’impatto potenziale, come da estratto di seguito riportato:

ALLEGATO V - Criteri per la Verifica di assoggettabilità di cui all'articolo 19

1. Caratteristiche dei progetti Le caratteristiche dei progetti debbono essere considerate tenendo conto, in particolare: a) delle dimensioni e della concezione dell’insieme del progetto; b) del cumulo con altri progetti esistenti e/o approvati; c) dell’utilizzazione di risorse naturali, in particolare suolo, territorio, acqua e biodiversità; d) della produzione di rifiuti; e) dell’inquinamento e disturbi ambientali;

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f) dei rischi di gravi incidenti e/o calamità attinenti al progetto in questione, inclusi quelli dovuti al cambiamento climatico, in base alle conoscenze scientifiche; g) dei rischi per la salute umana quali, a titolo esemplificativo e non esaustivo, quelli dovuti alla contaminazione dell’acqua o all’inquinamento atmosferico. 2. Localizzazione dei progetti.

Deve essere considerata la sensibilità ambientale delle aree geografiche che possono risentire dell’impatto dei progetti, tenendo conto, in particolare: a) dell’utilizzazione del territorio esistente e approvato; b) della ricchezza relativa, della disponibilità, della qualità e della capacità di rigenerazione delle risorse naturali della zona (comprendenti suolo, territorio, acqua e biodiversità) e del relativo sottosuolo; c) della capacità di carico dell’ambiente naturale, con particolare attenzione alle seguenti zone: c1) zone umide, zone riparie, foci dei fiumi; c2) zone costiere e ambiente marino; c3) zone montuose e forestali; c4) riserve e parchi naturali; c5) zone classificate o protette dalla normativa nazionale; i siti della rete Natura 2000; c6) zone in cui si è già verificato, o nelle quali si ritiene che si possa verificare, il mancato rispetto degli standard di qualità ambientale pertinenti al progetto stabiliti dalla legislazione dell’Unione; c7) zone a forte densità demografica; c8) zone di importanza paesaggistica, storica, culturale o archeologica; c9) territori con produzioni agricole di particolare qualità e tipicità di cui all’articolo 21 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228. 3. Tipologia e caratteristiche dell’impatto potenziale.

I potenziali impatti ambientali dei progetti debbono essere considerati in relazione ai criteri stabiliti ai punti 1 e 2 del presente allegato con riferimento ai fattori di cui all’articolo 5, comma 1, lettera c), del presente decreto, e tenendo conto, in particolare: a) dell’entità ed estensione dell’impatto quali, a titolo esemplificativo e non esaustivo, area geografica e densità della popolazione potenzialmente interessata; b) della natura dell’impatto; c) della natura transfrontaliera dell’impatto; d) dell’intensità e della complessità dell’impatto; e) della probabilità dell’impatto; f) della prevista insorgenza, durata, frequenza e reversibilità dell’impatto; g) del cumulo tra l’impatto del progetto in questione e l’impatto di altri progetti esistenti e/o approvati; h) della possibilità di ridurre l’impatto in modo efficace.

L’allegato IV-bis, infine, al punto 5, dispone che lo Studio Preliminare Ambientale tiene conto, se del caso, dei risultati disponibili di altre pertinenti valutazioni degli effetti sull’ambiente effettuate in base alle normative europee, nazionali e regionali e può contenere una descrizione delle caratteristiche del progetto e/o delle misure previste per evitare o prevenire quelli che potrebbero altrimenti rappresentare impatti ambientali significativi e negativi.

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1.2 INQUADRAMENTO TERRITORIALE E PROGETTUALE

Il presente progetto proposto dall’Amministrazione Comunale di Dogna, viene redatto per la realizzazione di un nuovo impianto idroelettrico che sfrutta un salto esistente derivando le acque del Torrente Dogna nei pressi della località Rop nelle vicinanze dell’abitato di Ronceschin.

Estratto Google Earth

Estratto CTR

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L’impianto idroelettrico previsto dal presente progetto e del tipo ad acqua fluente e prevede di sfruttare il salto idraulico esistente di circa 10 m conseguente alla presenza di un manufatto idraulico composto da una coppia di briglie. La derivazione in progetto, prevista in destra idrografica al torrente Dogna avviene alla quota di 436,05 m s.l.m.m. mentre la restituzione a quota 425,30 m subito a valle della briglia con un conseguente salto nominale di 10,75 m. L’impianto in progetto, con una derivazione prevista di portata media nominale annua di 1,60 mc/s ed un salto nominale di 10,75 m, darà luogo ad una potenza nominale dell’impianto di kW 168,63.

Estratto corografia di progetto

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2. QUADRO DI RIFERIMENTO NORMATIVO E PROGRAMMATICO

2.1 NORME DI RIFERIMENTO

Norme Comunitarie

Direttiva 85/337/CEE, istituisce le procedure di valutazione di impatto ambientale Direttiva 43/92/CEE, crea il quadro normativo comunitario in materia di protezione dell’ambiente e delle specie animali e vegetali Direttiva 2000/60/CE, istituisce il quadro per l’azione comunitaria in materia di acque. Direttiva 2009/28/CE, sulla produzione e la promozione di energia a partire da fonti rinnovabili .

Norme nazionali

Decreto Legislativo n. 28/2011, attuativo della Direttiva 2009/28/CE. Decreto Legislativo 2004 n. 42, dà disposizioni in materia di tutela del paesaggio. Decreto Legislativo n. 152/2006 e s.m.i., norma quadro in materia ambientale, dà disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale, di classificazione dei corpi idrici e di deflusso minimo vitale.

Norme regionali

Legge regionale n. 35/1987, provvedimenti per lo sviluppo dei territori montani. Legge regionale n. 43/1990, procedure di valutazione di impatto ambientale nella Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. Legge regionale n. 28/2001, attuazione del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152, in materia di deflusso minimo vitale delle derivazioni d'acqua. Legge regionale n. 5/2007, riforma dell'urbanistica e disciplina dell'attività edilizia e del paesaggio. Legge Regionale n. 9/2007, norme in materia di risorse forestali. Delibera di Giunta regionale 1323 del 11 luglio 2014, procedure di valutazione di incidenza ambientale nella Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.

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2.2 STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E PROGRAMMI

2.2.1 Piano Regolatore Generale Comunale L’attuazione su scala comunale del PURG è articolata in piani regolatori comunali. Il Piano Regolatore Generale Comunale (PRGC) del Comune di Dogna identifica cartograficamente le aree interessate dagli interventi come: - Corsi d’acqua; - E2a - Boschive con prevalente funzione di produzione legnosa; - E2b - Boschi di protezione; - E2c - A destinazione paesaggistica e naturalistica (con salvaguardia della sicurezza idrogeologica delle sponde del fiume Fella, del torrente Dogna e dei vari affluenti).

Si riporta a seguire un estratto della cartografia di piano e delle NTA del Piano.

E2c

E2a

Estratto PRGC Comune di Dogna

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ART. 3.12. ZONE OMOGENEE “E2c” Sono aree destinate ad assumere una preminente destinazione paesaggistica e naturalistica unitamente alla salvaguardia della sicurezza idrogeologica delle sponde del fiume Fella, del torrente Dogna e dei vari affluenti.

ART. 3.12.1 STRUMENTI DI ATTUAZIONE. ( Zone omogenee “E2c”) L’attuazione avviene in maniera diretta. - Sono ammessi nuovi interventi di sistemazione idraulico forestale comprese opere spondali per la messa in sicurezza delle sponde, lo sghiaiamento dei corsi d’acqua, nel rispetto delle prescrizioni di cui al successivo ART. 3.12.2

ART. 3.12.2 DESTINAZIONI D’USO AMMESSE.. ( Zone omogenee “E2c”) Mantenimento della destinazione d'uso attuale, inoltre per il Fiume Fella percorso sportivo per le canoe

ART. 3.11 ZONE OMOGENEE “E2b” BOSCHI DI PROTEZIONE. Corrispondono alle aree caratterizzate dalla presenza di boschi soggetti preminentemente a dinamismi naturali ed in cui, per la scarsa produttività o per la loro ubicazione in aree inaccessibili, sono solo destinati alla produzione legnosa senza alcun sfruttamento della stessa. Nella maggior parte sono boschi di proprietà comunale per i quali il piano di assestamento forestale attribuisce la funzione di protezione. Solo in misura ridotta tali boschi sono di proprietà privata: in questi casi si tratta di aree boscate erte o scoscese non interessate da utilizzazioni boschive ordinarie soprattutto per la morfologia particolarmente ostile.

ART. 3.11.1 STRUMENTI DI ATTUAZIONE. (zone omogenee “E2b”) Gli interventi si realizzano attraverso la formazione di Piani territoriali regionali particolareggiati o di Piani Regolatori Particolareggiati Comunali “PRPC” da predisporsi nel rispetto della normativa vigente. o la formazione di piani di gestione forestale redatti secondo le direttive regionali. Il PRPC che costituisce variante al PRGC contiene gli estratti per le parti variate, della documentazione prevista dalla normativa vigente.

I piani attuativi dovranno: - prevedere i perimetri delle aree di intervento, determinati prioritariamente in base alle esigenze naturalistiche e secondariamente in base alle esigenze e disponibilità economiche dell’Ente e dovranno avere un’estensione tale da ricomprendere ambiti attualmente omogenei . - gli interventi per ricreare l’equilibrio naturale necessario a garantire la sopravvivenza e lo sviluppo delle aree boscate, - la realizzazione, oltre a quelli già individuati nel PRGC, effettuata la verifica di compatibilità ambientale, di nuova sentieristica sia ai fini turistici che di gestione dell’area. - l’esclusione di nuovi interventi edilizi ed infrastrutturali atti a comportare alterazioni al delicato equilibrio idrogeologico. - la catalogazione ed il recupero dei manufatti esistenti volto unicamente alle destinazioni d’uso consentite - eventuali attrezzature edilizie minime per la diffusione delle attività alpinistiche, sciistiche,

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In assenza di PRPC sul territorio sono comunque ammessi i seguenti interventi: - Tutte le funzioni compatibili con la conservazione dell’ambiente naturale nella sua integrità. - Il ripristino dei sentieri esistenti - Gli interventi previsti dall'ART.3.2 .limitatamente ai punti a), b) (solo manutenzione) - Il recupero dei manufatti esistenti se censiti, limitatamente a quanto previsto (dall’art.3 del D.P.R. n.°380 del 20.10.2001 alle lettere a), b),c) con le destinazioni d’uso consentite. - L’impianto di teleferiche fisse compresi gli ancoraggi.

Non sono ammesse nuove opere di viabilità agro-forestale, salvo il caso della realizzazione di opere che per raggiungere un comprensorio boscato produttivo od aree agricole, intersechino forzosamente anche zone con boschi destinati all'evoluzione naturale.

ART. 3.11.2 DESTINAZIONI D’USO AMMESSE (zone omogenee “E2b”) Bosco, quale elemento di protezione naturale ed ambientale. Per quanto riguarda i manufatti esistenti: - Mantenimento della destinazione d'uso attuale, inoltre bivacco, rifugio, museo, osservatorio faunistico. Qualora gli interventi di recupero dovessero venir eseguiti da Enti non pubblici, il rilascio della concessione od autorizzazione verrà subordinata alla stipula di una convenzione tra soggetto operante ed Amministrazione, nella quale verranno definiti tra l’altro, i limiti e le caratteristiche dell'intervento, degli eventuali impianti tecnologici da installarsi che dovranno essere compatibili con l’ambiente in cui vengono installati, l’eventuale apertura o ripristino di sentieri. Dovrà essere fornita inoltre una adeguata garanzia fideiussoria per la corretta riuscita dell’intervento.

ART. 3.10 ZONE OMOGENEE “E2a” Comprende tutti gli ambiti boschivi “di produzione” ove la produzione legnosa destinata al taglio assume caratteristiche rilevanti.

ART. 3.10.1 STRUMENTI DI ATTUAZIONE . (zone omogenee “E2a”) Gli interventi si realizzano attraverso la formazione di Piani territoriali regionali particolareggiati o di Piani Regolatori Particolareggiati Comunali “PRPC” da predisporsi nel rispetto della normativa vigente., o la formazione di piani di gestione forestale redatti ai sensi del DGR 21.05.2004 n.1310 Il PRPC che costituisce variante al PRGC contiene gli estratti per le parti variate, della documentazione prevista dalla normativa vigente. I piani attuativi dovranno: - prevedere i perimetri delle aree di intervento, determinati prioritariamente in base alle esigenze naturalistiche e secondariamente in base alle esigenze e disponibilità economiche dell’Ente e dovranno avere un’estensione tale da ricomprendere ambiti attualmente omogenei . - gli interventi per ricreare l’equilibrio naturale necessario a garantire la sopravvivenza e lo sviluppo delle aree boscate, - la realizzazione, oltre a quelli già individuati nel PRGC, effettuata la verifica di

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In assenza di PRPC sul territorio sono comunque ammessi i seguenti interventi: - Tutte le funzioni compatibili con la conservazione dell’ambiente naturale nella sua integrità. - Il ripristino dei sentieri esistenti - Il recupero dei manufatti esistenti se censiti, limitatamente a quanto previsto (dall’art.3 del D.P.R. n.°380 del 20.10.2001 alle lettere a), b),c) con le destinazioni d’uso consentite. - La manutenzione e ripristino della viabilità agro-forestale. - L’impianto di teleferiche fisse compresi gli ancoraggi.

ART. 3.10.2 DESTINAZIONI D’USO AMMESSE (zone omogenee “E2a”) - Bosco, anche per la produzione legnosa. Per i manufatti esistenti: - Mantenimento della destinazione d'uso attuale, inoltre bivacco, rifugio, museo, osservatorio faunistico. Qualora gli interventi di recupero dovessero venir eseguiti da Enti non pubblici, il rilascio del permesso a costruire verrà subordinata alla stipula di una convenzione tra soggetto operante ed Amministrazione, nella quale verranno definiti tra l’altro, i limiti e le caratteristiche dell'intervento, degli eventuali impianti tecnologici da installarsi che dovranno essere compatibili con l’ambiente in cui vengono installati, l’eventuale apertura o ripristino di sentieri. Dovrà essere fornita inoltre una adeguata garanzia fideiussoria per la corretta riuscita dell’intervento.

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2.2.2 Piano Regionale di Tutela delle Acque Il Piano Regionale di Tutela delle Acque (PRTA) è lo strumento attraverso cui la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia individua le misure e gli interventi a tutela dei corpi idrici superficiali e sotterranei al fine del raggiungimento o mantenimento degli obiettivi di qualità ambientale definiti alla parte terza del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 in attuazione della Direttiva Acque 2000/60/CE. Il PRTA, approvato con Delibera n. 591/2018, individua i corpi idrici significativi sia per le acque superficiali che sotterranee, riporta i risultati della tipizzazione degli stessi e definisce le norme di tutela qualitativa e quantitativa delle risorse idriche. Per quanto riguarda le derivazioni di acque superficiali il PRTA, all’art. 43 delle Norme Tecniche di Attuazione, individua alcune limitazioni alle nuove derivazioni da corsi d’acqua superficiale, come da estratto di seguito riportato:

Art. 43 Limitazioni alle nuove derivazioni da corsi d’acqua superficiali 1. Non sono ammesse nuove concessioni a derivare che sottendano, in tutto o in parte, tratti di ricarica così come evidenziati nell’allegato 3.1. 2. Le acque dei tratti montani originati da sorgenti, come definiti nell’allegato 3.1, sono destinate esclusivamente all’uso potabile. 3. Sono vietate nuove derivazioni, ad eccezione di quelle ad uso idropotabile, il cui tratto sotteso ricade su di un corpo idrico classificato in stato elevato, salvo quanto previsto all’art. 77 comma 10 bis del decreto legislativo 152/2006. 4. Sono vietate nuove derivazioni il cui tratto sotteso ricade su di un corpo idrico classificato in stato/potenziale sufficiente, scarso o cattivo, ad eccezione dei seguenti casi: a) derivazione ad uso idropotabile; b) derivazioni con un tratto sotteso breve che utilizzano il salto di sbarramenti esistenti. c) siano prodotte esaurienti valutazioni sito specifiche fondate su dati sperimentali da cui risulti che il prelievo non impedisce il conseguimento degli obiettivi di qualità ambientale secondo le tempistiche fissate dal Piano di gestione e/o dalla pianificazione di settore; d) laddove non ricorra la situazione c) siano previste idonee misure di mitigazione atte a consentire e mantenere il buono stato di qualità con onere a carico del richiedente; e) per il corpo idrico oggetto di prelievo sia previsto, secondo le casistiche disciplinate dall’art.4 della Direttiva 2000/60/CE, un obiettivo di qualità inferiore al buono e sia comunque dimostrato da parte dell’istante che l’esercizio del prelievo non determina un ulteriore degrado. 5. Sono vietate nuove derivazioni la cui opera di presa, ricadente su un tratto di fondovalle, non sia impostata su traverse o briglie esistenti e a condizione che venga mantenuto inalterato il profilo longitudinale, la sezione e il salto. 6. A decorrere dall'entrata in vigore del presente Piano, non sono ammesse nuove istanze di derivazione, qualora il bacino sotteso dall’opera di presa sia inferiore o uguale a 10 chilometri quadrati, ad eccezione delle derivazioni d’acqua a uso di rifugi, di malghe e di abitazioni isolate non servite dalle reti pubbliche di approvvigionamento idropotabile ed elettrico (autoproduzione). 7. I divieti di cui ai commi 1, 3 e 4 non si applicano per le nuove derivazioni realizzate in attuazione delle misure specifiche previste al capitolo 3.2 del documento Indirizzi di piano.

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Estratto Allegato 3.1 NTA - Classificazione dei corsi d'acqua ai fini della definizione del deflusso minimo vitale

Lo stesso Piano definisce all’Art. 38 delle Norme i criteri per il calcolo del Deflusso Minimo Vitale (DMV), inteso come la portata che deve essere garantita in ogni tratto di corpo idrico al fine di conseguire gli obiettivi stabiliti dalle norme attuative della Direttiva 2000/60/CE. In merito alla necessità del rilascio del DMV, si riporta a seguire un estratto della relazione di progetto:

L’impianto in progetto non sottende nessun tratto d’alveo in quanto le portate vengono prelevate subito a monte di un manufatto esistente e restituite subito a valle. Lo spazio tra i due salti non può essere inteso come un tratto dell’alveo in quanto rappresenta un solo spazio tecnico necessario alla dissipazione energetica delle acque del primo salto. Questo piccolo tratto tra i due salti non ha comunque continuità biologica né con il tratto di alveo a monte né con quello di valle. Questo impianto rientra pertanto nella definizione di impianto puntuale interessato da una interruzione della continuità idraulica ai sensi dell’art.38 comma 4 del PTA adottato con Delibera n. 2673/2017 per il quale viene ritenuto non necessario il rilascio delle portate di DMV.

Art. 38 Individuazione dei valori di DMV caso – specifici 4. Nel caso in cui il tratto del corso d’acqua sotteso dalla derivazione presenti naturalmente interruzioni della continuità idraulica l’autorità concedente, in ragione delle caratteristiche locali, può prevedere una deroga alla previsione di cui al comma 4 dell’art.37.

Art. 37 Deflusso minimo vitale - DMV 4. La portata di DMV deve essere garantita lungo tutto il tratto del corso d'acqua sotteso dalla derivazione.

Estratto articolato NTA PRTA adottato con Delibera n. 2673/2017 – rimasti inalterati nella versione delle suddette approvata con Delibera n. 591/2018

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2.2.3 Piano Energetico Regionale Il Piano Energetico Regionale (PER) rappresenta lo strumento di pianificazione e di indirizzo per le politiche energetiche regionali, nel rispetto degli indirizzi comunitari, nazionali e regionali vigenti. Con Deliberazione di Giunta Regionale n. 1252 del 25 giugno 2015 è stata adottata la proposta di nuovo Piano energetico regionale (PER). L’iter di adozione, formazione e approvazione del Piano energetico regionale (composto da quattro documenti) è disciplinato dall’articolo 5 della Legge regionale 11 ottobre 2012, n. 19 “ Norme in materia di energia e distribuzione dei carburanti ” e dalla parte seconda del D.lgs. 152/2006 “Codice dell’Ambiente ” per quanto attiene alla procedura per la Valutazione ambientale strategica (VAS). La conclusione del procedimento è rappresentata dell’approvazione del Piano energetico regionale con tutti i documenti allegati e revisionati da parte della Giunta regionale eseguita in data 22 dicembre 2015 con deliberazione di Giunta Regionale n. 2564. L’esecutività di questo provvedimento giuntale è avvenuta con decreto del Presidente della n. 260 del 23 dicembre 2015. La strategia di fondo del PER persegue il principio dello sviluppo sostenibile, tutelando il patrimonio ambientale storico e culturale e, al tempo stesso, orientando il sistema economico alle "tecnologie pulite", incentivando le imprese a creare nuova occupazione attraverso i green job, con la promozione di nuove competenze collegate alle nuove professionalità che il settore energetico richiede. In allegato al Piano energetico regionale si trovano le Norme Tecniche di Attuazione (ai sensi della LR 19/2012 art.5, comma 4, punto g) dove si forniscono nello specifico precisazioni sulle infrastrutture energetiche lineari, su altre infrastrutture energetiche, sull’idroelettrico e sul solare termodinamico. Per quanto riguarda l’idroelettrico pertanto, il Piano Energetico Regionale, previa verifica puntuale, autorizza ed incentiva la realizzazione di centrali idroelettriche in ambito regionale. All’art.9 delle NTA inoltre il piano, specificatamente per il settore idroelettrico, prevede che “ Al fine di impedire per il settore idroelettrico che la relativa disciplina promani da più norme programmatico-pianificatorie non necessariamente coordinate, il P.E.R. rinvia alle previsioni del Progetto di Piano Regionale di Tutela delle Acque. ”

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2.3 Vincoli

2.3.1 Vincolo idrogeologico Per quanto riguarda il vincolo idrogeologico, gli interventi in progetto ricadono completamente all’interno delle aree vincolate , ai sensi del R.D. 3267 dd. 30.12.1923 e s.m.i..

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2.3.2 Vincolo PAI L’area interessata dal progetto ricade nell’ambito del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico del bacino idrografico del fiume Fella (PAIF).

• Per quanto concerne la carta della pericolosità idraulica , è possibile rilevare che gli interventi in progetto rientrano entro un’area fluviale (F) e, parzialmente, entro un’area a pericolosità idraulica elevata (P3)

Si riporta a seguire un estratto delle Norme di attuazione del PAIF per la classe di pericolosità P3 e F, nonché delle disposizioni comuni a tutte le aree interessate da pericolosità geologica, idraulica o valanghiva e zone di attenzione

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• Per quanto concerne la carta della pericolosità geologica , è possibile rilevare che l’area interessata dal progetto in sponda destra del torrente Dogna rientrano nella zona PAI n. 0302324800, caratterizzata da crolli e ribaltamenti verso valle (PAI classe P4).

Si riporta a seguire un estratto delle Norme di attuazione del PAIF per la classe di pericolosità P4:

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• Per quanto concerne la carta della pericolosità da valanga , è possibile rilevare che le opere principali (opera di presa, centrale di produzione), ubicate in destra idrografica del torrente, non rientrano nelle aree identificate come di localizzazione probabile delle valanghe.

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2.3.3 Vincolo paesaggistico Il corso d’acqua interessato dalle opere di progetto è soggetto a vincolo paesaggistico, ai sensi dell’art. 142 del D. Lgs. 42/2004 “Codice dei beni culturali e del paesaggio” che riprende l’elenco dell’art. 1-quater della legge 431/1985 (legge Galasso) e recepisce gran parte dei contenuti della legge 1089/1939 e della legge 1497/1939. Le opere di progetto ricadono infatti all’interno della fascia, di ampiezza pari a 150 m dalla sponda del torrente, soggetto a vincolo paesaggistico-ambientale ai sensi dell’art. 142, comma 1, lettera c, del citato D.Lgs. n 42/2004, in base al quale “ Sono comunque di interesse paesaggistico e sono sottoposti alle disposizioni di questo Titolo: […] c) i fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775 , e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna ;”.Nel caso specifico, il torrente Dogna è incluso con posizione n. 351 (codice attribuito negli elenchi delle Acque Pubbliche in attuazione del Regio Decreto n. 1775/1933). Le opere in progetto in sponda destra del torrente Dogna ricadono altresì in un’area soggetta a vincolo paesaggistico-ambientale ai sensi dell’art. 142, comma 1, lettera g, del citato D.Lgs. n 42/2004, in base al quale “ Sono comunque di interesse paesaggistico e sono sottoposti alle disposizioni di questo Titolo: […] g) i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall'articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227 ;”. L’area interessata dai lavori è parzialmente ricompresa in un’area classificata come boscata con tipologia forestale individuata dal PPR (Piano Paesaggistico Regionale) alla fattispecie della faggeta.

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2.4 AMBITI DI TUTELA AMBIENTALE

Le aree protette o comunque soggette a vincoli particolari di tipo ambientale presenti nel territorio della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia sono rappresentate da:

• Aree protette regionali − Parchi Naturali Regionali (PNR) − Riserve Naturali Regionali (RNR) − Biotopi • Aree Rete Natura 2000 − Siti di Interesse Comunitario (SIC) − Zone di Protezione Speciale (ZPS)

2.4.1 Aree protette regionali I Parchi Naturali Regionali sono stati istituiti con la Legge Regionale 42/1996. Lo scopo dei parchi è quello di conservare, tutelare, restaurare, ripristinare e migliorare l'ambiente naturale e le sue risorse, perseguire uno sviluppo sociale, economico e culturale, promuovere la qualificazione delle condizioni di vita e di lavoro delle comunità residenti attraverso attività produttive compatibili con quelle naturali. Tra le finalità dei parchi vi è anche quella di favorire la riconversione e la valorizzazione delle attività tradizionali esistenti, proponendo modelli di sviluppo alternativo in aree marginali, nonché promuovere l'incremento della cultura naturalistica mediante lo sviluppo di attività educative, informativo, divulgative, di formazione e di ricerca scientifica (fonte RAFVG). L’area interessata dal progetto non è localizzata all’interno di alcun Parco , ne sono presenti Parchi Naturali nell’area vasta interessata dal progetto (intesa come valli confinanti del Dogna). L’area protetta più prossima al sito di questo tipo è costituita dal Parco Naturale Regionale delle Prealpi Giulie, il cui limite settentrionale si trova ca. 10 km a SE dell’area interessata dal progetto.

Le Riserve Naturali Regionali, istituite dalla stessa Legge Regionale 42/1996, hanno estensione minore rispetto ai Parchi ed a differenza di questi hanno obiettivi preminentemente di conservazione dell’ambiente, della fauna e della flora. All’interno delle Riserve dunque gli aspetti sociali ed economici sono secondari rispetto all’esigenza di mantenere o migliorare lo stato di conservazione delle peculiarità ambientali e biologiche dell’area. Il progetto non ricade all’interno del territorio di alcuna Riserva Naturale , ne sono presenti Riserve Naturali nell’area vasta interessata dal progetto (intesa come valli confinanti del Dogna). L’area protetta più prossima al sito di questo tipo è costituita dalla Riserva Regionale della Val Alba, il cui limite orientale si trova ca. 4,5 km a W dell’area interessata dal progetto.

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A scala ancora minore sono stati individuati in Regione 20 biotopi, aree di modesta estensione, esterne a Parchi e Riserve, entro cui particolari emergenze ambientali richiedono tutela. L’area interessata dal progetto non interessa direttamente alcun biotopo , ne sono presenti Biotopi nell’area vasta interessata dal progetto (intesa come valli confinanti del Dogna).

4,5 km

10 km

Aree Protette Regionali prossime all'area di progetto

2.4.2 Rete Natura 2000 L'Unione Europea si è dotata di una rete di aree naturali composta da Siti di Importanza Comunitaria (SIC) che tutelano habitat e specie animali e vegetali significative a livello europeo e Zone di Protezione Speciale (ZPS) rivolte alla tutela degli uccelli e dei loro habitat. Il sistema Natura 2000 promuove l'integrazione della tutela di habitat e specie con le attività socioeconomiche e culturali delle popolazioni che vivono all'interno delle aree costituenti la rete. La costituzione della rete Natura 2000 è prevista dalla Direttiva 92/43/CEE relativa alla Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, comunemente denominata Direttiva Habitat.

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Le Zone di protezione speciale (ZPS) sono istituite con la Direttiva 79/409/CEE, comunemente conosciuta come Direttiva Uccelli. Il recepimento della Direttiva è avvenuto in Italia attraverso il DPR 357/1997 (modificato ed integrato dal DPR 120/2003). Il progetto non ricade all’interno del territorio di alcuna area Natura2000; il sito più prossimo all’area di intervento si trova nella valle del torrente Dogna, ca. 4,5 km a E dell’area in esame (sito IT3320010 di tipo G - ZSC incluso in una ZPS, recante la denominazione “Jof di Montasio e Jof Fuart”).

4,5 km

Siti di Interesse Comunitario prossimi all'area di progetto

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3. QUADRO AMBIENTALE

3.1 BACINO E IDROGRAFIA

Il torrente Dogna è un affluente in destra idrografica del fiume Fella, indicato nel sistema informativo regionale col codice TG03009. Il torrente scorre per la maggior parte del suo corso in direzione est-ovest percorrendo l’omonima vallata, per confluire nel Fella in corrispondenza dell’abitato di Dogna. Il bacino idrografico del torrente, avente estensione di poco inferiore ai 47 kmq, è delimitato a nord dalla boscosa costiera Jof di Dogna-Due Pizzi, e a sud dalle aspre pareti della catena monte Cimone-Jof di Montasio, ove si riscontra la sua quota massima (monte Jof di Montasio, 2735 m s.l.m.m.). Nel tratto iniziale e fino alla confluenza con il rio Mas, il torrente Dogna è caratterizzato da pendenze elevate, un substrato roccioso e grossolano e da una morfologia dell’alveo di tipo confinato; a valle della confluenza il Dogna assume invece le caratteristiche di un torrente di fondovalle caratterizzato da un alveo alluvionale largo e ghiaioso e con basse pendenze, che determina una morfologia fluviale di tipo transizionale (wandering) o a canali intrecciati. Il torrente vanta numerosi affluenti in destra e sinistra idrografica, originati perlopiù da scorrimento superficiale e aventi portata con variazioni stagionali notevoli (che per alcuni tratti può, in determinati periodi, risultare assente); tali rii, riconducibili alla fattispecie del rio montano, sono altresì caratterizzati da pendenze elevate, substrato roccioso e grossolano e morfologia dell’alveo di tipo confinato.

Il bacino del torrente Dogna, dettaglio rete idrografica

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La parte di bacino imbrifero di interesse e quella sottesa dalla sezione di chiusura, posta a quota 435 m s.l.m., in corrispondenza della quale è prevista la derivazione. La sua estensione e di circa 46,69 km2 con una lunghezza massima di 10,95 km ed una altezza media di 1270 m circa.

Il bacino del torrente Dogna sotteso alla derivazione, vista da W

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3.2 ASSETTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO DELL’AREA

3.2.1 Geologia L’area di studio si trova lungo il corso inferiore del torrente Dogna, ad una quota pari a circa 435 m s.l.m.. L’area è caratterizzata dalla prevalenza di formazioni carbonatiche mesozoiche; in particolare, il versante settentrionale della val Dogna si imposta in dolomie e calcari dolomitici massicci (Dolomia dello Schlern, Ladinico - Anisico), mentre il versante meridionale è costituita da una sottile banda di marne alternate a calcari marnosi (Carniano) che segue l’andamento del corso d’acqua, e dalla potente serie rocciosa di dolomie e calcari dolomitici noriani (Dolomia Principale). Lungo l’asta e sulle parti basse dei versanti sono ben rappresentati i depositi quaternari costituiti da depositi alluvionali, morene wurmiane e da detriti di falda, talora misti a sfasciume morenico; questi ultimi sono presenti in prevalenza nella parte alta del bacino, a monte della confluenza con il Rio Bianco (ca. 1000 m s.l.m.m.).

L’area di intervento è caratterizzata dalla presenza di roccia affiorante o subaffiorante, riconducibile alle dolomie stratificate con intercalazioni argillose, calcari, calcari marnosi, arenarie, siltiti del Carnico. La serie inizia con i Calcari e le Dolomie di Loveana osservabili, in modo discontinuo, lungo le pendici settentrionali della val Dogna; tale unità è costituita da calcari e calcari dolomitici di colore grigio più o meno scuro con stratificazione molto netta di spessore decimetrico e più rare bancate metriche che si rinvengono specialmente nelle porzioni inferiori dell’unità, al contatto con la Dolomia Cassiana. Sono presenti intercalazioni argillose di ordine millimetrico ma con spessore crescente verso il tetto della formazione. Segue la Formazione di Chiampees, costituita da calcari, calcari dolomitici, calcari marnosi fittamente stratificati intercalati ad abbondanti marne e argilliti. Presenta strati netti di potenza compresa tra i 10 e i 50 cm, e la componente argillosa ha potenza analoga. Complessivamente si tratta di una formazione plastica, facilmente alterabile ed erodibile, e risulta intensamente tettonizzata; come osservabile sul versante sovrastante Chiout di Puppe, la scarsa compattezza della massa rocciosa, unita alla plasticità dei materiali per lo più marnosi che compongono questa formazione, fanno sì che si presenti completamente caoticizzata, smembrata e frammista ai Calcari di Loveana. Segue quindi l’orizzonte di Dordolla, litologicamente costituito da dolomie e calcari dolomiti massicci, potenti qualche decina di metri e caratterizzati da minore erodibilità rispetto alle marne del Chiampees. Infine si rammenta la Formazione di Raibl, che affiora in prevalenza in corrispondenza del versante meridionale della val Dogna, e la Formazione del Monticello, che si rinviene diffusamente lungo il corso del Dogna ed è costituita da una potente serie di dolomie (spesso cristalline) molto ben stratificate intercalate ad argilliti nere, con rapporto pressoché paritario tra i due litotipi.

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Estratto Carta Geologica del FVG:

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I materiali sciolti del Quaternario rinvenibili nell’area interessata dal progetto sono riconducibili agli estesi depositi alluvionali che occupano il fondo della val Dogna, solo parzialmente terrazzati e, a volte, mescolati a materiali fluvio glaciali.

Sono costituiti da ghiaie e sabbie con numerosi inclusi grossolani, anche di notevoli dimensioni, in gran parte provenienti da trasporto fluviale e subordinatamente dal disfacimento di apparati morenici.

Estratto relazione geologica di progetto (Floreani):

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3.2.2 Caratteristiche morfologiche e strutturali A scala della valle del torrente Dogna, è possibile osservare una differenziazione legata alla natura dei litotipi affioranti come, ad esempio, tra le dolomie del Norico più resistenti all’erosione e la formazione terrigena di età Carnica, caratterizzata da elevato grado di erodibilità. Va rilevata inoltre l’intensa tettonizzazione subita dai litotipi, che sommata al fattore altimetrico (il quale, influenzando le condizioni climatiche, accelera l’intervento e l’aggressività dei diversi agenti della degradazione meteorica) ha determinato la formazioni di vasti accumuli detritici addossati, a vari livelli, alle pareti rocciose. Infine non vanno rilevate le tracce lasciate dai ghiacciai, come il modellamento operato nella Sella di Somdogna, i circhi di origine glaciale ben conservati dello Jof di Montasio e dello Jof di Miezegnot, e l’estesa copertura morenica presente a varie quote. Ciò che comunque caratterizza maggiormente gran parte del territorio comunale è l’instabilità dei depositi sciolti della copertura di età quaternaria; spesso essi risultano soggetti a franamenti in corrispondenza di eventi meteorologici anche non particolarmente intensi. La stessa attività erosiva della maggior parte dei corsi d’acqua accelera questa instabilità, favorita da fasi di magra che si alternano alle piene legate alla forte piovosità dell’area.

I caratteri strutturali del bacino del torrente Dogna risultano complessi, in considerazione del fatto che i terreni sono stati soggetti sia ad una prima fase di compressione alpina lungo la direzione N-S, sia ad una successiva sollecitazione dinarica con spinte da NE verso SO. Le due fasi sono individuabili perché contraddistinte da strutture a diversa orientazione; questo ha contribuito alla formazione del grande sovrascorrimento val Gleris - Val Dogna, con direzione E-O, che attraversa tutta la Val Dogna mettendo a contatto la Dolomia Cassiana con la formazione del Carnico. A questa principale linea tettonica segue una fitta rete di faglie minori, con andamento prevalentemente NNO-SSE, che hanno determinato estese zone di debolezza, sulle quali si è impostato il reticolo idrografico.

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3.3 ASPETTI IDROLOGICI – LA PORTATA NATURALE DEL CORSO D’ACQUA

Viene fatto riferimento all’allegata Relazione Idrologica e Idraulica a firma dell’ing. Comuzzi (2018) e successiva integrazione a seguito della richiesta del Servizio gestione risorse idriche della Regione FVG prot. n. 0049375/P del 08/10/2018). Non essendo disponibili una serie storica di misura delle portate del torrente Dogna, i dati utilizzati per la stima delle portate disponibili sono: - Portate del torrente Dogna a Dogna nel periodo 1943-1961; - Precipitazioni della stazione pluviometrica di nel periodo 1915-2005; - Precipitazioni della stazione di Chiout nel periodo 2002-2017. Con questi dati a disposizione, è stata ricercata una correlazione tra le portate medie mensili del torrente Dogna e le precipitazioni a Chiusaforte nel periodo 1943-1961. In base a questa correlazione sono state stimate le portate a Dogna partendo dalle precipitazioni della stazione di Chiusaforte e Chiout nel periodo 1915-2017, e quindi le relative portate di interesse alla sezione di chiusura del bacino di derivazione ragguagliate in base alla dimensione del bacino. Per gli anni di riferimento sono così state stimate le portate mensili che poi sono state elaborate come medie mensili e disponendole in modo crescente è stato possibile risalire ai valori delle portate disponibili ed alla conseguente curva di durata Q; dalla suddetta si evince che la portata media disponibile per la derivazione risulta essere di 1,77 mc/s.

Portate medie mensili del torrente Dogna alla sezione di derivazione

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Curva di durata delle portate del torrente Dogna alla sezione di derivazione

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3.4 MORFOLOGIA DELL’ALVEO

Il tratto interessato dagli interventi in progetto si colloca a livello del basso corso del torrente Dogna, circa 400 m a monte della sua confluenza nel fiume Fella; il basso corso del torrente è caratterizzato da una generale riduzione della pendenza e contestuale aumento della larghezza dell’alveo di piena, nonché l’aumento della deposizione di sedimento mano a mano che il corso d’acqua raggiunge il livello rappresentato dal Fella. Il corso d’acqua scorre interamente entro le sue stesse alluvioni, a livello delle quali è possibile osservare (in particolare nelle foto aeree realizzate) le morfologie legate alle divagazioni del corso d’acqua.

Il corso del torrente Dogna a monte della sezione di derivazione

In tale tratto il torrente Dogna presenta un evidente restringimento di sezione, a livello della quale trova collocazione un manufatto idraulico composto da una coppia di briglie poste affiancate e distanziate di qualche decina di metri. Nella fattispecie, l’alveo del torrente Dogna a monte della briglia passa da una sezione media di 30 m ad una massima di 60 m poco prima della briglia fino a stringersi alle dimensioni della gaveta di 13,5 m circa per poi passare a una sezione media a valle di 50 m. I due versanti spondali in corrispondenza della briglia sono in roccia affiorante (calcari del Carnico); in sponda destra a monte del corpo della briglia insiste un muro di sostegno con altezza variabile rivestito in pietra. Il manufatto idraulico esistente, ancorato alle pareti di roccia presenti, è composto da due salti in successione con una prima briglia di monte di altezza 7 m e larghezza totale da sponda a sponda 27 m realizzata ad arco, ed una di valle di altezza 3 m e larghezza totale di 21 m.

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La briglia di monte pare realizzata in massi di pietra squadrata ed e in pianta con geometria ad arco. La briglia di valle e invece in cls con geometria trasversale rettilinea.

Il restringimento dell’alveo in corrispondenza del manufatto idraulico

Vista del manufatto idraulico

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3.5 VEGETAZIONE ACQUATICA

Con il termine di Macrofite acquatiche vengono indicati una serie di organismi vegetali che comprendono sia Alghe che Briofite e Fanerogame. Queste ultime in genere popolano i corsi d'acqua di pianura, mentre sono molto rare se non assenti nei corsi montani, dato che la ridotta velocità di accrescimento e la necessità di stabilità del substrato sono incompatibili con la dinamica degli alvei montani. Le Alghe hanno maggiore capacità di colonizzare le acque correnti montane, in particolare quando possono ancorarsi a sedimenti di grandi dimensioni, oppure occupare aree a ridotta corrente ai margini delle porzioni attive dell'alveo. Le Briofite sono capaci di colonizzare efficacemente anche torrenti particolarmente turbolenti, in presenza di massi di grandi dimensioni, dato che la stabilità del substrato ha per questi organismi un'importanza maggiore rispetto a quella che riveste per molte alghe.

Le Diatomee costituiscono un elemento ubiquitario negli ecosistemi acquatici, ma all'interno di questa Classe si trovano organismi unicellulari adattati a vivere in ambienti molto differenti fra loro e con forme estremamente variabili. Nel caso dei corsi d'acqua le Diatomee sono rappresentate quasi esclusivamente da specie bentoniche che possono colonizzare diversi substrati sommersi, su cui formano patine o aggregazioni di varia dimensione, creando anche aggregazioni piuttosto voluminose in forma coloniale. In genere questi organismi sono percepibili esclusivamente a causa della colorazione che imprimono al substrato, oltre tutto variabile a seconda delle stagioni, e al tatto dato che le patine che formano tendono ad essere "viscide", come sperimenta chiunque attraversi a guado un corso d'acqua.

Nel caso del basso corso del torrente Dogna, la copertura vegetale è scarsa o assente; quando è presente, la vegetazione sommersa è limitata a briofite (muschi in particolare) e patine algali.

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3.6 HABITAT PERIFLUVIALI

Gli habitat perifluviali sono quelli collegati all’ambiente acquatico, ma da esso distinti in modo chiaro. Vengono esclusi gli habitat compresi entro l’alveo di morbida, ovvero quella fascia di alveo compreso fra il limite dell’alveo bagnato e la prima fascia di vegetazione macrofitica delle sponde. Nei corsi d’acqua montani l’alveo di morbida è sempre nudo, con substrato di sedimenti periodicamente sommersi. Gli habitat presenti nella fascia perifluviale sono localizzati sull’ecotono fra l’alveo ed il territorio circostante. Le caratteristiche degli habitat perifluviali sono estremamente importanti nel garantire un’efficiente connessione ecologica fra l’ambiente fluviale vero e proprio e quelli confinanti. In genere gli habitat perifluviali sono caratterizzati dalla presenza di formazioni vegetali, composte da specie erbacee, arbustive od arboree, spesso queste specie sono tipicamente riparie, ma nei corsi d’acqua montani delle Alpi, ed in particolare nelle Alpi Orientali, la vegetazione della fascia perifluviale è frequentemente costituita da specie non riparie, la cui presenza è spesso attestata anche sui versanti della valle.

Nel caso del tratto interessato dal progetto, la forte incisione della valle fa sì che non si individuino vere e proprie fasce perifluviali. La connessione fra versanti e alveo è discontinua in corrispondenza del manufatto idraulico a causa delle correlate opere spondali (in particolare del muro in destra idrografica), ma in ogni caso le pendenze e l’affioramento di roccia fanno sì che non sia sempre possibile l’instaurarsi di vegetazione sulle rive. Quando questo avviene, si verifica generalmente l’estensione della vegetazione dei versanti fino al limite dell’alveo, con la presenza sporadica di elementi riparii veri e propri.

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3.7 VEGETAZIONE TERRESTRE

I contenuti del presente paragrafo derivano dalla collaborazione con il dott. Montanaro Giuseppe. La val Dogna è particolarmente interessante dal punto di vista vegetezionale in quanto, essendo disposta in direzione Est-Ovest, presenta versanti disposti a Nord e a Sud lungo i quali si insediano due fondamentali tipologie di vegetazione: - Boschi di pino nero e pino silvestre, - Boschi di faggio e misti con faggio, abete rosso e larice. I versanti interessati dalla costruzione della centralina, situati in destra ed in sinistra idrografica del T.Dogna, si caratterizzano prevalentemente per la presenza di formazioni di faggio appartenenti alla tipologia della “Faggete submontane tipica”, presente in maniera diffusa nel canal del Ferro dove spesso alla specie principale (il faggio) si associa il carpino nero ( Ostria carpinifolia ), contribuendo all’arricchimento della formazione in termini di composizione floristica con altre specie quali l’orniello, l’acero di monte; ricco è anche lo strato arbustivo con il nocciolo, specie colonizzatrice, i viburni ( V.lantana e V.opalus ). La formazione che è da considerarsi stabile in quanto cresciuta in ambiente con significativa aridità edafica, ha funzione prevalentemente di protezione vista l’asperità degli ambiti in cui si è sviluppata. Lungo il versante in sinistra idrografica, a monte della briglia esistente si evidenzia sempre questa tipologia con associati gruppi di resinose quali il pino silvestre e il peccio (abete rosso).

La faggeta nei pressi della spalla destra del manufato esistente

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Vista dei versanti a valle del manufatto idraulico esistente

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3.8 FAUNA TERRESTRE ED ANFIBIA

La Val Dogna, in virtù dell’elevato grado di naturalità e contenuto disturbo antropico, ospita una comunità faunistica variegata, con presenza di diverse specie tutelate delle direttive Habitat e Uccelli; altresì la vicinanza con la Slovenia, l’Austria e la Croazia determina una continuità ecologica con vasti ambienti naturali dove sono presenti ancora specie di grande importanza ecologica e naturalistica (quali i grandi carnivori), conferendo a questi settori alpini un’importanza strategica fondamentale per la ricolonizzazione del Paese e delle Alpi da parte di tali specie - la cui conservazione rappresenta uno degli obiettivi prioritari a livello comunitario. In particolare, in relazione ai dati del Reporting art. 17 disponibili per la cella in cui rientra l’area interessata dal progetto, è significativa in tal senso la presenza di Lynx lynx (lince), unitamente ad altri mammiferi quali Martes martes (martora) e Felis silvestris (gatto selvatico). Nei boschi della fascia alpina sono altresì generalmente presenti numerosi picidi come il Picchio cenerino Picus canus , il Picchio tridattilo Picoides trydactilus e il Picchio nero Dryocopus martius , per cui la presenza di piante vetuste rappresenta un habitat favorevole; tetraonidi come il Gallo cedrone Tetrao urogallus, diffuso soprattutto in formazioni di conifere o faggete mature del piano montano e altimontano ricche di sottobosco, e il Francolino di monte Tetrastes bonasia , legato in prevalenza ai boschi misti di conifere e latifoglie (faggeta altimontana con abete rosso o larice) ricchi di sottobosco e radure non molto ampie e ombrose; rari rapaci notturni come la Civetta capogrosso Aegolius funereus , tipico abitatore dei boschi d’alto fusto (boschi misti, peccete) della fascia montana su versanti in ombra, la cui diffusione è legata alla nidificazione del picchio nero, del quale sfrutta i nidi abbandonati. Le specie di invertebrati di allegato II e IV della Direttiva Habitat segnalate in corrispondenza della cella in cui rientra l’area di progetto sono i rari Morimus Funereus e Lucanus cervus , legati alla presenza di boschi con alberi vetusti e senescenti, nonché la farfalla Parnassius apollo e il gasteropode Helix pomatia . Tra gli anfibi di interesse comunitario potenzialemente presenti si ricordano l’Ululone dal ventre giallo Bombina variegata , la Rana montana Rana temporaria ,e la Salamandra atra . Nei siti oggetto di intervento e aree limitrofe tuttavia, a causa della ridotta disponibilità idrica e dell’elevata permeabilità del substrato, la presenza di pozze o lame d’acqua è molto scarsa; tale elemento ambientale costituisce un limite ecologico alla diffusione degli anfibi nel sito, in relazione al ruolo determinante che questi micro-habitat ricoprono nel ciclo riproduttivo di queste specie. Rispetto agli anfibi, i rettili sono maggiormente diffusi nel territorio, prediligendo i versanti esposti a sud; tra questi, significativa la presenza potenziale di Coronella austriaca (colubro liscio) legata ad ambienti soleggiati, come zone di margine di superfici arborate, su pendii assolati (mughete, praterie alpine, ecc.); Elaphe longissima , legata agli habitat forestali; Podarcis muralis (lucertola muraiola) e Iberolacerta horvatii (lucertola di Horvath); Vipera ammodytes (vipera dal corno), rinvenibile preferenzialmente nei macereti. Grazie alla notevole presenza di grotte e boschi sono presenti diverse specie di Chirotteri inserite in allegato II della Direttiva Habitat 92/43/CEE, tra i quali, nella cella in cui ricade il progetto, Eptesicus serotinus .

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3.9 FAUNA ACQUATICA

3.9.1 Fauna ittica Per il torrente Dogna sono disponibili i dati della stazione di rilevamento 08/057 (loc. Dogna, 410 m s.l.m.), rilevati nel periodo 1984-1988 e riportati nella pubblicazione “Carta Ittica del Friuli Venezia Giulia” (ex ETP, ora Ente Tutela Patrimonio Ittico, 1991), come di seguito riportato.

Dati stazione: Località di prelievo: Dogna (Comune di Dogna) Larghezza media sezione bagnata: 8 m Profondità massima: 40 cm Corrente: veloce Substrato prevalente: sabbia, ghiaia, massi Copertura vegetale: assente Popolamento ittico: prevalentemente salmonicolo (76% del totale in peso) con ibrido fario x marmorata; presente scazzone

Tra le specie la cui presenza è stata riscontrata in corrispondenza della stazione di rilevamento, si segnalano la trota marmorata ( Salmo trutta marmoratus ), specie di allegato II della direttiva Habitat 91/43/CE indigena dei fiumi alpini dell’Italia nord-orientale e del Po e dei suoi affluenti di origine alpina, e lo scazzone ( Cotus gobio ), una delle specie a più ampia distribuzione sul territorio regionale che, in area montana, si rinviene con maggiore frequenza nelle acque di fondovalle. Nell’ambito della Carta Ittica Regionale, il torrente viene quindi classificato come “Acque a trota marmorata (più eventuale temolo)”, come da estratto riportato a seguire; trattasi di una tipologia riconoscibile per via della specie caratteristica (trota marmorata), potenzialmente accompagnata nel caso in oggetto a scazzone, temolo e trota fario. La corrente è medio-veloce, il substrato è a ciottoli e ghiaia grossolana. La vegetazione sommersa è limitata a muschi e patine algali.

Carta delle zonazioni ittiche (estratto Carta Ittica Regionale FVG, 1991)

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3.9.2 Macrobenthos I macroinvertebrati bentonici sono organismi acquatici le cui dimensioni superano 1 mm di taglia. Come suggerisce la denominazione si tratta di invertebrati con abitudini bentoniche, ovvero animali che vivono sul fondo od infossati in esso. L’utilità di questi organismi come indicatori dello stato di un corpo idrico è riconosciuta da oltre un secolo ed il loro impiego nella classificazione dei corsi d’acqua italiani è stato per la prima volta adottato formalmente col Decreto Legislativo 152/1999. In quel caso il macrobenthos veniva utilizzato mediante l’applicazione dell’Indice Biotico Esteso (EBI) che per le sue caratteristiche qualitative non è considerato adeguato alle richieste della Direttiva 2000/60/CE. Il macrobenthos dei corsi d’acqua della zona alpina del Friuli Venezia Giulia è costituito per la maggior parte da larve e ninfe di Insetti, cui si associano frequentemente Crostacei Anfipodi e Decapodi, Anellidi Oligocheti, Platelminti Turbellari, Gasteropodi Polmonati. Le famiglie macrobentoniche caratteristiche sono, nell’ordine di significatività: Chloroperlidea , Perlodidae , Blephariceridae , Nemouridae (pertanto prevalentemente Plecotteri); acconto ad esse sono strutturalmente importanti altre famiglie in comune con la zona prealpina, quali Hydraenidae , Limoniidae , Athericidae , Heptageniidae , Leuctridae , Rhyachophilidae , Philopotamidae . Un riguardo particolare, nell’ambito dei macroinvertebrati bentonici, meritano i Crostacei Astacidi del genere Austropotamobius . Per il Friuli Venezia Giulia sono segnalate due specie appartenenti a questo genere: Austropotamobius pallipes e Austropotamobius torrentium (De Luise, 2006). La presenza di questi organismi nelle acque regionali è stata verificata recentemente nell’ambito del Progetto LIFE RARITY coordinato dall’Ente Tutela Patrimonio Ittico del Friuli Venezia Giulia, nel corso del quale è stato effettuato un monitoraggio che ha interessato anche la val Dogna (in un tratto a monte dell’area interessato dal progetto) e l’alta Val Fella (con un punto nei pressi della confluenza tra il torrente Dogna). Il monitoraggio condotto nell’ambito del progetto RARITY non ha portato alla cattura di Austropotamobius nelle acque della Val Dogna e dell’alto bacino del Fella.

Distribuzione di Austropotamobius pallipes e Procambarus clarkii in Friuli Venezia Giulia (Rapporto finale LIFE RARITY)

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3.10 ANALISI DELLE PRESSIONI ESISTENTI

Nell’ambito del Piano di Tutela della Acque (PTA) della Regione FVG, i corsi d’acqua tipizzati sono stati assoggettati ad un’analisi delle pressioni secondo quanto definito nel “Documento guida per l’individuazione delle pressioni significative ” del Piano di gestione del distretto idrografico delle Alpi Orientali. L’analisi è stata in particolare effettuata tenendo in considerazione il concetto e la definizione di pressioni significative, definite quali “ pressioni che possono pregiudicare il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale secondo le tempistiche previste dalla direttiva comunitaria”.

L’analisi delle pressioni effettuata dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia nell’ambito del PTA a livello del corpo idrico interessato dal progetto ha riscontrato la presenza di pressioni significative per quanto riguarda il prelievo ad uso idroelettrico e l’alterazione morfologica (in relazione alla presenza di opere di difesa idraulica).

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3.11 LA QUALITÀ DEL CORPO IDRICO

Con l’entrata in vigore del Decreto Legislativo 152/2006 i metodi per la classificazione delle acque superficiali hanno avuto un cambiamento importante rispetto al passato. Fin dall’entrata in vigore del D.L.vo 152/1999, alla classificazione di tipo chimico si affiancò quella di tipo biologico, che utilizzava l’Indice Biotico Esteso come strumento di interpretazione delle biocenosi a macroinvertebrati bentonici delle acque correnti continentali. Con il D.L.vo 152/2006 le componenti biologiche assumono importanza primaria ed il reticolo idrografico viene suddiviso in Corpi Idrici (CI), sulla base di caratteristiche morfologiche, idrologiche e di un’analisi delle pressioni. L’estensione dei Corpi Idrici non coincide necessariamente con un intero corpo idrico nel senso idrografico del termine. I CI infatti sono caratterizzati da uniformità di caratteristiche dal punto di vista fisico, morfologico ed ecologico. Per le acque superficiali correnti la suddivisione in CI avviene in modo da individuare tratti omogenei, sia dal punto di vista delle caratteristiche ambientali che da quello delle pressioni antropiche. Ad ogni Corpo Idrico viene assegnato un codice relativo all’Idroecoregione di appartenenza (HER, HydroEcoRegion), alla tipologia ed un codice progressivo.

Le componenti biologiche analizzate, definite Elementi di Qualità Biologica (EQB) nella classificazione dei corpi idrici di acque correnti superficiali, sono quattro: - diatomee bentoniche - macrofite acquatiche - macroinvertebrati bentonici - pesci

Per ciascuna di queste componenti sono stati sviluppati nuovi protocolli di campionamento che, nel rispetto della Direttiva 2000/60/CE “Acque”, hanno carattere quantitativo. Dopo il 2006 l’attuazione del D.L.vo 152/2006 è stata demandata a Decreti attuativi, che hanno definito i metodi di campionamento e di elaborazione dei dati. Questi metodi sono stati applicati su scala regionale dall’Agenzia Regionale di Protezione dell’Ambiente (ARPA FVG) per la classificazione delle acque, accessoria alla redazione del Piano Regionale di Tutela delle Acque, previsto dal D.L.vo 152/2006.

Per i corsi d’acqua guadabili del macrotipo Alpino le componenti biologiche vengono valutate attraverso diversi indici, riportati nella tabella a seguire.

Componente Metodo / Indice Diatomee bentoniche ICMi – diatomee Macroinvertebrati bentonici STAR-ICMi Macrofite IBMR Pesci ISECI

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Per giungere ad un giudizio relativo allo Stato Ecologico di un Corpo Idrico i valori degli indici calcolati per ciascuna componente vengono confrontati con quelli di riferimento, elaborati per ciascuna tipologia. Il rapporto così ottenuto viene definito Rapporto di Qualità Ecologica (RQE), che può assumere valore massimo teorico pari ad 1. Il valore di riferimento per ciascuna tipologia fluviale viene assunto come quello che si determinerebbe in un sito caratterizzato dalla migliore condizione ecologica possibile per quella tipologia. Intervalli di valori di RQE vengono utilizzati per definire cinque categorie di Stato Ecologico, i cui limiti sono definiti per ciascun macrotipo fluviale. Gli intervalli individuati sono in complesso cinque, corrispondenti agli Stati: Elevato, Buono, Sufficiente, Scarso e Cattivo.

Alle componenti biologiche si affiancano, con funzione di supporto, alcune componenti chimiche e fisiche relative alle acque.

- Nutrienti (N-NH 4, N-NO 3, Fosforo totale) - Ossigeno disciolto (% di saturazione) - Temperatura - pH - Alcalinità - Conducibilità

I parametri Nutrienti ed O 2 disciolto sono stati integrati in un unico indicatore, definito LIMeco. Per la determinazione del LIMeco viene calcolata la media sui campionamenti effettuati utilizzando un punteggio assegnato attraverso una griglia di interpretazione del dato analitico di base.

Livello 1 Livello 2 Livello 3 Livello 4 Livello 5 Punteggio 1 0,5 0,25 0,125 0 Parametro 100-O2% sat. ≤ | 10 | ≤ | 20| ≤ | 40 | ≤ | 80 | > | 80 |

N-NH 4 (mg/l) < 0,03 ≤ 0,06 ≤ 0,12 ≤ 0,24 >0,24

N-NO 3 (mg/l) < 0,6 ≤ 1,2 ≤ 2,4 ≤ 4,8 >4,8 Fosforo totale < 50 ≤ 100 ≤ 200 ≤ 400 >400 (µg/l) Soglie Soglie per l’assegnazione dei punteggi ai singoli parametri per ottenere il punteggio LIMeco

Si noti che per il parametro O 2 viene utilizzata in tabella la differenza fra la % di saturazione misurata e 100, al fine di mantenere l’andamento crescente del parametro tabellare passando dal Livello 1 (migliore) al Livello 5 (peggiore).

Anche nel caso del LIMeco si giunge alla definizione di uno Stato di Qualità utilizzando una serie di intervalli di valore dell’indice, che viene calcolato come media aritmetica dei punteggi assegnati a ciascun parametro sulla base della griglia della tabella soprastante.

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Il corso d’acqua oggetto di studio rientra nella IdroEcoregione 02. La Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia ha tipizzato il reticolo delle acque correnti superficiali (rif. PTA della Regione FVG), e dalla tipizzazione effettuata è risultato che il torrente Dogna rientra nel corpo idrico IT0602SS2T7.

Estratto PRTA – Scheda Corpo Idrico IT0602SS2T7

Per tale corpo idrico sono disponibili i dati acquisiti nell’ambito dell’attività di monitoraggio e classificazione delle acque interne svolta dall’ARPA del Friuli Venezia Giulia; il punto di monitoraggio ARPA di riferimento per il corpo idrico in questione è indicato col codice UD146 si trova a monte della confluenza del torrente Dogna con il Fella, ca. 370 m a valle dell’area interessata dal progetto di cui al presente elaborato.

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Posizione del punto di monitoraggio UD146 (da ARPA FVG)

Vista sul punto di monitoraggio UD146 (da ARPA FVG)

I dati acquisiti dall’ARPA nel 2012 hanno evidenziato una situazione in cui, benché si riscontrasse uno stato elevato sia per l’EQB diatomee (componente considerata stabile e diversificata) sia per gli elementi chimici e fisici (indice LIMeco), lo stato ecologico del corpo idrico risultava penalizzato per effetto di una comunità macrozoobentonica poco abbondante in numero di taxa e individui – come peraltro contestualmente verificato anche in un secondo punto di monitoraggio sul Dogna a monte della derivazione in esercizio. Il giudizio espresso formulato sulla qualità del corpo idrico gli attribuiva in ogni caso uno stato SUFFICIENTE, in virtù della presunta transitorietà della situazione rilevata.

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Estratto scheda di sintesi del monitoraggio 2012 nel punto UD146 (ARPA FVG)

L’aggiornamento dei dati effettuato nel 2015 ha permesso di confermare la transitorietà della situazione rilevata nel 2012, portano a classificare il Corpo Idrico in stato buono - con stato elevato sia per l’EQB diatomee che per gli elementi chimici e fisici (indice LIMeco), e valutazione pari a buono per gli EQB macroinvertebrati e macrofite.

Scheda di sintesi del monitoraggio 2015 nel punto UD146 (ARPA FVG)

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3.12 ASPETTI ACUSTICI

Il presente capitolo ha lo scopo di definire il livello acustico ambientale prima della costruzione di un impianto per la produzione di energia elettrica dalle acque del torrente Dogna.

I confini sono i seguenti: lato nord: zona verde montana (con galleria strada comunale); lato sud: torrente Dogna; lato est: zona verde montana e viabilità di accesso alla presa; lato ovest: zona verde montana.

Sono presenti alcuni ricettori sensibili, in particolare: - abitazioni civili, ad una distanza superiore a 300 metri ad est dell’area di intervento, facenti parte del nucleo abitativo di Roncheschin - abitazioni civili, ad una distanza superiore a 350 metri ad ovest dell’area di intervento, corrispondenti alla periferia del nucleo abitativo di Dogna

> 300 m > 350 m

Individuazione potenziali ricettori sensibili

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4. QUADRO PROGETTUALE

4.1 DESCRIZIONE DELLE OPERE

L’impianto idroelettrico previsto dal presente progetto è del tipo ad acqua fluente, e prevede di sfruttare il salto idraulico esistente di circa 10 m conseguente alla presenza di un manufatto idraulico composto da una coppia di briglie. L’impianto in progetto nel suo complesso sarà costituito da: • Opera di presa realizzata mediante l’inserimento di una paratoia a ventola a monte della traversa esistente e la realizzazione di un manufatto di derivazione posto in destra idrografica; • Condotta forzata in acciaio DN 1.000 mm di lunghezza 45 ml, posta all’interno di una galleria scavata nella roccia con funzione anche di collegamento pedonale tra opera di presa e locale centrale; • Centrale di produzione, interna al versante roccioso, ove verrà installato un gruppo di generazione con turbina tipo Kaplan ad asse verticale • Opera di restituzione delle acque turbinate al torrente Dogna, costituito da un breve canale in calcestruzzo; • Opere di connessione alla rete elettrica.

Quota pelo morto superiore 436,05 m smm Quota pelo morto inferiore 425,30 m smm Salto di concessione 10,75 m

Portata massima derivabile 2,500 m3/s Portata media derivabile 1,600 m3/s Portata minima derivabile 0,500 m3/s MDV - m3/s

Potenza nominale di concessione 168,63 kW Potenza massima 166,73 kW Produzione media annua attesa 870 MWh

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SCHEMA DELL ’IMPIANTO

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Sezione lungo la galleria – monte

Sezione lungo la galleria – valle

DERIVAZIONE L’opera di presa del nuovo impianto idroelettrico sarà realizzata in destra idrografica subito a monte del manufatto di sbarramento esistente. Per favorire la derivazione e permettere una razionale autopulizia naturale dall’inghiaiamento del letto torrentizio è prevista l’installazione a monte della gaveta esistente di una paratoia a ventola con larghezza di 16,00 m in grado di innalzare il livello idrico di +1,00 m rispetto alla gaveta attuale. La geometria scelta con paramento di protezione di valle semi circolare permetterà che non si fermino a valle della stessa ghiaie e ciottoli tali da impedirne l’abbattimento in occasione delle piene; ne risulta che la paratoia medesima sarà completamente abbattibile durante le piene, ed idraulicamente invariante rispetto alla condizione attuale; altresì la programmazione di abbattimenti periodici della suddetta permetterà di facilitare lo sghiaiamento delle ghiaie di monte.

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Sezione tipo sulla gaveta

La captazione delle acque dal torrente Dogna è prevista in destra idrografica con uno sfioro di lunghezza 12 m presidiato da una griglia grossolana che adduce ad una vasca di sedimentazione e, quindi, ad una seconda vasca di carico attraverso un secondo sfioro di lunghezza 10 m presidiato da una griglia fine con relativo sgrigliatore. Le sabbie accumulate verranno fatte defluire attraverso l’azionamento di una coppia di paratoie di sghiaiamento poste in corrispondenza della gaveta della briglia. Dalla vasca di carico, attraverso un foro al muro esistente avrà inizio la condotta forzata in acciaio.

Sezione tipo sulla vasca di carico DISPOSITIVO DI RILASCIO DEL DMV Il progetto di cui al presente elaborato non prevede il rilascio del DMV, come da argomentazione riportata nella relazione di progetto.

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SCALA PER LA RISALITA DELLA FAUNA ITTICA Il progetto di cui al presente elaborato non prevede la realizzazione di un passaggio per i pesci, ritenendone la realizzazione non tecnicamente compatibile con il salto del manufatto esistente.

GALLERIA E CONDOTTA FORZATA Dall’opera di captazione al vano centrale è prevista la realizzazione di una galleria all’interno del versante roccioso per l’installazione della condotta forzata, dei cavidotti e per il camminamento di collegamento tra l’opera di presa e il vano centrale. La galleria sarà realizzata con copertura a volta e sezione di base ed altezza 300 cm, per una lunghezza complessiva di circa 40 m dal vano centrale di valle al muro esistente a monte, con pendenza costante di circa il 12% nel primo tratto e del 5% nel secondo tratto. Per accedervi è prevista la realizzazione dalla sommità a fianco dell’opera di presa di un pozzo del diametro di 300 cm posto subito a fianco la galleria attrezzato con una scala a chiocciola con altezza di circa 9 m. La galleria che prosegue dal pozzo verso monte per circa 8 m sarà prevista presidiata da un muro di protezione gettato contro il muro esistente. Alla base della galleria sarà alloggiata la condotta forzata in acciaio del diametro di 1.000 mm, lunga complessivamente 45 m.

Sezione tipo galleria

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CENTRALE DI PRODUZIONE E MANUFATTO DI RESTITUZIONE Alla conclusione della galleria, sempre all’interno del versante roccioso, trova collocazione il vano di alloggiamento della turbina, previsto con pianta circolare a più livelli sul quale è installata la turbina kaplan ad asse verticale. A lato turbina sono installati i quadri di macchina e di consegna in bassa tensione della energia elettrica. Sulla sommità del vano e prevista una apertura verso il torrente dal quale sono previsti gli interventi di installazione e rimozione delle apparecchiature mediante una gru direttamente dal letto fluviale. Sotto il piano di installazione della turbina, alla quota di 424,19 m slmm, è previsto il canale di scarico che restituisce le acque turbinate al torrente Dogna, costituito da un manufatto in calcestruzzo di lunghezza pari a ca. 12 m e larghezza media 3 m.

Planimetria area centrale

ALLACCIAMENTO ALLA LINEA ELETTRICA DISTRIBUTRICE Dal generatore posto in sommità alla turbina, la corrente generata passando dal quadro bordo macchina è prevista trasferita al locale trasformatore in un cavidotto appeso alla parete della galleria controtubato in un’anima in acciaio e poi, attraverso il pozzo, fino in superficie, e quindi collegato per 30 m in trincea di scavo lungo la pista di collegamento alla cabina MT/BT. In tale cabina, prevista in c.a. incassata nel versante con dimensioni conformi alle norme di settore. sono previsti il vano trasformatore con quadristica relativa e un vano misure. Dal vano misure la linea in M.T. si è ipotizzato di allacciarla direttamente alla linea M.T. aerea presente sul versante a nord dell’impianto di collegamento della val Dogna; l’allacciamento è ipotizzato per mezzo di una linea aerea per far fronte alle pendenze del versante (si specifica che questo ultimo tratto aereo viene soltanto ipotizzato nel presente

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Planimetria cavidotto interrato (tratteggio fucsia) – tratto centrale-cabina di trasformazione M.T./B.T.

Sezione tipo cavidotto interrato

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Planimetria ipotesi linea aerea di connessione (fucsia)

tratto cabina di trasformazione- linea aerea M.T. esistente (retta verde)

Profilo linea aerea di connessione

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PISTE DI ACCESSO Allo stato attuale, l’accesso all’alveo a monte dell’area interessata dal progetto avviene attraverso una pista forestale, che dalla strada comunale della val Dogna appena fuori dalla galleria scende al piano fluviale; al momento tale viabilità risulta interrotta da un recente fenomeno di instabilità, e sarà oggetto di un intervento di sistemazione programmato dall’Amm.ne Comunale. La viabilità di accesso al pozzo di ingresso alla galleria ospitante la condotta forzata, di larghezza pari a ca. 3 m, è prevista a partire dall’inizio della pista forestale in questione, procedendo verso destra verso un modesto spiazzo orizzontale su cui trova attualmente ubicazione un baraccamento (sul quale sul quale il progetto prevede la realizzazione della futura cabina di trasformazione per la consegna dell’energia prodotta alla rete elettrica); lo spiazzo verrà adibito a piazzale di manovra, per una larghezza prevista pari a ca. 7 m.

Planimetria viabilità accesso all’opera di presa

Sezione cabina trasformazione e piazzale di manovra

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OPERE DI MITIGAZIONE DEL RISCHIO CROLLO L’ubicazione dell’impianto e prevista all’interno della zona a rischio geologico elevato P4 delle norme PAI vigenti. Trattandosi di un impianto di pubblica utilità con la realizzazione di soli locali tecnici che non richiedono la presenza continuativa di personale, oltre a disporre i locali in modo tale da renderli meno vulnerabili a possibili crolli, il presente progetto prevede la realizzazione di opere di difesa passiva dal rischio di crollo quali barriere paramassi del tipo elastico. Il dimensionamento delle stesse sarà oggetto delle successive fasi progettuali il tutto concordato con il Servizio geologico regionale.

Ipotesi ubicazione barriere elastoplastiche paramassi (in verde)

CONTROLLO E STRUMENTAZIONE RELATIVA Non essendo necessario il rilascio delle portate di DMV, l’impianto sarà dotato di un dispositivo di misurazione della portata derivata posizionato sulla condotta forzata; tale posizione è ritenuta la migliore possibile sia in termini di precisione che di funzionalità. Con riferimento allo schema di seguito riportato, in cui Q0 rappresenta la portata del torrente Dogna Q1 rappresenta la portata derivata Q2 rappresenta la portata che stramazza oltre lo sbarramento, l’impianto funzionerà in modo tale che la portata Q1 sia sempre inferiore al valore massimo di concessione; il sistema verrà gestito in modo automatico da un PLC in grado di regolare l’apertura della turbina, e le portate eccedenti sfioreranno dalla traversa a ventola posta in alveo. Il funzionamento del sistema è di seguito descritto.

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Schema sistema di misura delle portate derivate

La misurazione delle portate derivate (Q1) avverrà per mezzo di un misuratore a corde foniche installato all’interno della condotta forzata per la regolazione e rispetto delle portate massime derivabili (M1). Attraverso il misuratore di livello L2 ed il grado di apertura della paratoia sarà possibile determinare la portata Q2 rilasciata a valle della presa e conseguentemente la portata Q0 del torrente Dogna. Il misuratore L1 permetterà il controllo dell’intasamento della griglia e dei rendimenti dell’impianto. I dati registrati dai vari misuratori verranno inviati verso un apposito PLC per una loro elaborazione sulla base della quale verrà definito il livello del pelo libero a monte la derivazione con il funzionamento delle turbine affinché vengano garantite sempre e comunque le condizioni di servizio: - non venga derivata una portata superiore a quella di cui se ne richiede la concessione di derivazione; - venga mantenuto un livello quanto più possibile costante nel torrente Dogna a quota 436.05 m s.l.m.. I dati inviati al PLC verranno anche registrati su apposite schede di memoria cosi che possano essere prontamente consultati dagli organi competenti. In particolare i dati che verranno memorizzati riguardano la portata derivata. Il PLC sarà pure dotato di un display alfanumerico per l’indicazione sequenziale dei valori istantanei dei parametri sopraccitati. Con questa strumentazione non solo si potrà assicurare una registrazione temporale dell’attività di derivazione dell’impianto nel suo complesso, ma se ne potrà anche avere un accesso immediato mediante una lettura sul display del PLC dei valori istantanei delle portate. La registrazione dei dati e prevista su supporto informatico in formato Excel e ASCII con una frequenza ogni 6 ore per complessivi 4 valori giornalieri. I dati raccolti dovranno essere comunicati entro il 31 gennaio e 31 luglio di ogni anno alla Direzione Centrale Ambiente Lavori Pubblici, Unità Operativa Idrografica di Udine e alla Direzione Lavori Pubblici di Udine.

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4.3 FASE DI CANTIERE: MODALITÀ E TEMPI DI REALIZZAZIONE DELLE OPERE

I contenuti del presente paragrafo derivano dalle indicazioni fornite dal gruppo di progettazione in tal senso. La durata presunta del cantiere sarà complessivamente pari a circa 320 giorni. L’accesso al cantiere per i lavori in alveo avverrà per mezzo dell’esistente pista forestale (di cui è previsto il ripristino, a seguito del dissesto riscontrato in corrispondenza dei materiali di riporto che la costituiscono), così come l’accesso per i lavori in sommità pozzo avrà luogo dalla viabilità comunale, a partire dall’accesso al termine della galleria esistente. Per il raggiungimento delle aree interessate dalla realizzazione della centrale e galleria, a valle delle opere di difesa idrauliche, è previsto l’accesso da via Prerit di Sopra per mezzo della realizzazione di una pista di cantiere fino allo scarico. Per il deposito temporaneo del materiale da costruzione e del materiale da scavo sarà valutata l’area a disposizione del Comune prima dell’accesso da via Prerit, mentre in sito è individuata un’area di apprestamento del cantiere presso la piazzola di installazione della cabina BT/MT. Si specifica che cantiere si sviluppa esternamente alle viabilità pubbliche, interferendo con queste ultime solo per i transiti. Si specifica infine che per una trentina di metri a monte dell’opera di presa e previsto un preliminare sghiaiamento dell’alveo per la rimozione degli accumuli presenti con spessori variabili da 0 a 150 cm. Questa attività rimane comunque prevista nelle fasi di esercizio dell’impianto programmata in base alle esigenze dello stesso ed ai fenomeni di piena fluviale, in continuità con quanto avvenuto fino ad ora senza sensibili incrementi volumetrici rispetto a quelli previsti in passato.

Si riporta a seguire il cronoprogramma indicativo degli interventi, con le relative fasi di lavorazione e una previsione in merito ai mezzi d’opera necessari.

DURATA FASI DI LAVORO 320 gg MEZZI D’OPERA IMPIEGATI consecutivi

Approntamento cantiere 10 gg n.1 escavatore, n. 2 camion

Realizzazione piste di cantiere 5 gg n.1 escavatore, n. 1 camion

Installazione barriere paramassi 45gg n.1 camion

Deviazione del filone attivo della corrente 5 gg n.1 escavatore, n. 1 camion

Sca vo galleria e pozzo di accesso n. 1 escavatore, n. 3 camion, (scavo a cielo aperto per la realizzazione del vano 60 gg demolitore interno alla galleria centrale, quindi scavo della galleria da valle con

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mezzi tradizionali e con l’uso di mine ed escavatore)

n.1 escavatore, n. 1 camion, n. 2 Realizzazione opera di presa 30 gg autobetoniere n.1 escavatore, n. 1 camion, n. 1 Realizzazione vano centrale e scarico 30 gg autobetoniera

Messa in opera condotta forzata 30 gg n. 1 camion gru

Realizzazione Cabina MT/BT 15 gg n. 1 camion gru, n. 1 autobetoniera

Installazione impianti elettromeccanici (dall’apertura alla sommità del vano centrale, per 60 gg n. 1 camion gru mezzo di gru direttamente dal letto fluviale) Opere di rifinitura, sghiaiamento, smantellamento cantiere (comprende sghiaiamento per una trentina di metri a 30 gg n.1 escavatore, n. 1 camion monte dell’opera di presa per la rimozione degli accumuli con spessori variabili da 0-150 cm)

I mezzi utilizzati dovranno essere adeguati alle indicazioni del D.L.vo 262/2002, attuazione della Direttiva Comunitaria 2000/14/CE. Per i macchinari e le attrezzature non disciplinati dal citato D.Lvo. 262/2002, dovranno, comunque, essere adottati tutti gli accorgimenti tecnici (ad es. regolare manutenzione delle apparecchiature) e gestionali atti a minimizzare l’impatto acustico verso l’esterno. Al fine di contenere la produzione di polveri, in particolare in corrispondenza della viabilità di accesso e piste di cantiere, si ritiene necessario procedere periodicamente alla bagnatura del sedime stradale interessato dal traffico veicolare. L’adozione di opportune pratiche per lo stoccaggio e la manutenzione dei materiali da costruzione e dei mezzi d’opera, oltre all’adozione di una buona pratica di cantiere, saranno fondamentali per ridurre al minimo la possibilità di incidenti nell’ambito delle operazioni di cantiere. Al fine di limitare il rischio di incidenti in grado di determinare una contaminazione delle matrici ambientali a livello delle aree interessate dal progetto sarà necessario operare nel rispetto della normativa vigente e garantire una corretta gestione dei rifiuti, evitandone la dispersione nell’ambiente ad opera degli agenti atmosferici o dei fenomeni di piena in corrispondenza della lavorazioni in alveo o in prossimità dello stesso. In caso di sversamento accidentale di olii o combustibile durante le lavorazioni in alveo, questo dovrà essere prontamente confinato mediante l’apposizione di barriere mobili. L’adozione di una buona pratica di cantiere, con particolare attenzione alla sicurezza dei lavoratori e l’utilizzo dei DPI, saranno fondamentali per ridurre al minimo la possibilità di incidenti nell’ambito delle operazioni di cantiere. A scopo cautelativo, in ogni caso, nel corso dei lavori sarà opportuno porre particolare attenzione nel procedere con azioni volte a limitare il rischio di incidenti e di inquinamento delle matrici ambientali entro l’alveo, ed in particolare prevedere la deviazione del filone attivo della corrente nel corso delle lavorazioni in alveo al fine di evitare l’intorbidimento delle acque del torrente a tutela dell’habitat acquatico. Particolare attenzione verrà inoltre prestata al periodo di realizzazione delle opere in alveo che, a salvaguardia del corso dei corsi d’acqua e degli ambienti umidi, verranno preferibilmente dirottati nel periodo compreso tra luglio e settembre.

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5. USO DELLE RISORSE E DEL TERRITORIO

5.1 LA PORTATA UTILIZZATA DALL’IMPIANTO

L’impianto è stato progettato per entrare in esercizio con una portata minima disponibile pari a 500 l/s e sarà capace di utilizzare fino a 2500 l/s, su un salto nominale di concessione pari a 10,75 m. Nello specifico, i dati di concessione risultano essere i seguenti: - Portata Massima Q max = 2,50 mc/s = 2500 l/s; - Portata Media Q med = 1,60 mc/s = 1600 l/s; - Portata Minima Q min = 0,500 mc/s = 500 l/s;

Non essendo previsto il rilascio del DMV, tutte le acque disponibili potranno essere destinate alla produzione idroelettrica, nei limiti di funzionamento dell’impianto.

Nella fattispecie, l’utilizzazione del corso d’acqua può essere rappresentata mediante una curva di durata che ordina in senso decrescente le portate naturali ovvero quelle utilizzate.

Curva di durata delle portate per il torrente Dogna e confronto con la portata utilizzabile dall’impianto

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Possono pertanto definirsi i seguenti periodi significativi: • Per circa 40 gg all’anno l’impianto esercirà nelle condizioni di regime, utilizzando una portata pari a quella massima • Per circa 325 gg all’anno l’impianto esercirà in condizioni diverse da quelle di regime, utilizzando una portata inferiore a quella massima (corrispondente alla portata disponibile)

Non sono prevedibili giorni di inattività dell’impianto a causa di portate in alveo insufficienti all’esercizio della derivazione, in considerazione del fatto che la portata disponibile attesa è sempre superiore alla minima portata derivabile dall’impianto.

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5.2 CONSUMO DI SUOLO, PERDITA DI SUPERFICIE BOSCATA E PRODUZIONE DI RIFIUTI

L’occupazione di suolo determinata dalla realizzazione del progetto è limitata in considerazione del fatto che la derivazione si inserisce in corrispondenza di un’opera di regimazione idraulica esistente, e che l’impianto si sviluppa in prevalenza in sotterraneo. Il consumo di suolo sarà pertanto, di fatto, circoscritto agli spazi di pertinenza delle opere di nuova realizzazione (centrale di produzione) e relativa viabilità di accesso (pista e piazzale antistante cabina BT/MT), per un totale di ca. 1.000 mq. In considerazione dell’inserimento delle opere in corrispondenza di un’area classificata come boscata, la realizzazione del progetto comporterà altresì una perdita di superficie boscata pari a ca. 1.000 mq (superfici interessate dalle opere di nuova realizzazione e relativa viabilità di accesso), cui si aggiungono ulteriori ca. 750 mq per l’installazione delle barriere paramassi a protezione delle opere. In merito a tale punto si specifica in ogni caso che, in fase di esercizio, la presenza di barriere elastoplastiche paramassi non costituisce un ostacolo alla proliferazione della vegetazione che caratterizza il versante interessato dai lavori; pertanto, a seguito dell’intervento, avverrà spontaneamente la ricolonizzazione delle aree di interessate dal cantiere da parte delle specie arboreo-arbustive fino a ridosso delle opere medesime.

La realizzazione delle opere e lo sghiaiamento preliminare dell’alveo comportano la produzione di materiali da scavo per un quantitativo stimato pari a ca. 2.800 mc, così ripartiti: Scavo per pozzi e galleria: 1.200 mc Scavo per piazzali e piste: 600 mc Scavo per sghiaiamento alveo: 1.000 mc Di questi, è previsto il riutilizzo in sito di parte del materiale di scavo per i necessari ripristini; il materiale non soggetto a riutilizzo in sito sarà destinato a cantieri limitrofi come da indicazioni della committenza (gestione come sottoprodotto ai sensi della vigente normativa in materia di terre e rocce da scavo, DPR 120/2017). L’attività di sghiaiamento prevista in fase di esercizio dell’impianto sarà programmata in base alle esigenze dello stesso ed ai fenomeni di piena fluviale, in continuità con quanto avvenuto fino ad ora senza sensibili incrementi volumetrici rispetto a quelli previsti in passato.

Eventuali ulteriori rifiuti prodotti dall’attività di adeguamento delle briglie esistenti saranno gestiti ai sensi della normativa vigente, così come il materiale derivante dalle operazioni di rimozione della vegetazione interferente con le lavorazioni.

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6. INTERFERENZE DEL PROGETTO CON L’AMBIENTE

6.1 INTERFERENZA CON AREE TUTELATE

Al fine di stabilire l’interferenza del progetto con le aree naturali protette esistenti è stata definita una zonazione di intorno dell’area vasta così suddivisa:

A zona di progetto aree interessate direttamente dalle attività di cantiere, comprese quelle accessorie e provvisionali, aree occupate permanentemente da opere in fase di esercizio, tratto del torrente Dogna interessato dalla derivazione B zona di prossimità Tratto di torrente Dogna a valle delle restituzione fino alla confluenza nel Fella, tratto di monte del torrente Dogna fino alla confluenza con il rio Terra Rossa e territorio circostante alle opere per 200 m (stimato da portata rumore, vibrazioni etc.) C zona di media Intera Val Dogna, Canal del Ferro entro il territorio scala comunale di Dogna (zona prossima alla confluenza del torrente Dogna nel Fella) D zona vasta Valli confinanti della val Dogna (Val Canale, Canal del Ferro, Val Raccolana)

Nella tabella a seguire sono riportate le aree naturali protette più prossime al sito di intervento con relative distanze, dalle quali si evince che non sono presenti aree naturali tutelate nella zona di progetto o nella zona di prossimità al medesimo.

Distanza ZONA A B C D minima Riserva R. Val Alba 4,5 km Parco R. Prealpi Giulie X 10 km ZSC/ZPS IT3320010 Jof di Montasio e Jof Fuart X 4,5 km

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6.2 COMPATIBILITÀ DEL PROGETTO CON GLI STRUMENTI URBANISTICI E PIANIFICATORI

In relazione all’analisi effettuata al cap. 2.2, si riscontra che:

- La zonizzazione attuale del P.R.G.C. del Comune di Dogna attualmente in vigore non prevede in modo specifico la realizzazione del nuovo impianto idroelettrico nelle zone di interesse; di conseguenza, come attestato dal progettista, sarà necessario redigere apposita Variante Urbanista a tale strumento, la quale contempli ed autorizzi la realizzazione di quanto previsto in progetto con la definizione di una apposita zonizzazione specifica in cui dovrà essere realizzato l’impianto di progetto.

- Per quanto riguarda il Piano di Tutela delle Acque della Regione FVG, il progetto in esame non rientra tra i casi per cui, ai sensi dell’art. 43 delle NTA del Piano, è prevista una limitazione alle nuove derivazioni. La compatibilità del progetto con le previsioni del Piano per quanto concerne la non necessità del rilascio del DMV è attestata dal progettista ai sensi dell’art. 38 comma 4 delle NTA del Piano.

6.3 COMPATIBILITÀ DEL PROGETTO CON I VINCOLI ESISTENTI

L’analisi effettuata al cap. 2.3 ha evidenziato che l’area interessata dal progetto (o una porzione di questa) è assoggettata ai seguenti vincoli: - Vincolo Idrogeologico - Pericolosità idraulica PAI F e P3 - Pericolosità geologica PAI P4 - Vincolo Paesaggistico

Per quanto riguarda il vincolo idrogeologico, si osserva che la superficie interessata dal progetto è di limitata estensione, e le superfici soggette a scavo e movimentazione terreno saranno ripristinate, a seconda della loro collocazione, con manto stradale ovvero riprofilatura ed eventuale ripristino del cotico vegetale. La gestione delle acque superficiali sarà opportunamente garantita per mezzo della realizzazione in fase di cantiere, laddove eventualmente necessario, di fossi di guardia.

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Il progetto interessa altresì un’area identificata come zona P4 ad elevata pericolosità geologica; il pericolo e conseguenza della presenza di un’area di crollo posta a monte del versante. Il progetto di cui al presente elaborato tiene conto di questa classe di pericolosità ed e stato redatto con scelte progettuali atte a ridurre il rischio verso i manufatti e le maestranze impiegate durante la realizzazione, gestione e manutenzione dell’impianto stesso. Le scelte fatte sono le seguenti: 1) collocazione dei manufatti sensibili all’interno del versante: la cabina MT/BT e stata ricavata all’interno del versante protetta da possibili crolli. La centrale cosi come tutto il collegamento pedonale tra opera di presa e centrale stessa e stato ricavato in galleria. 2) installazione di una barriera paramassi a protezione di tutto il tratto interessato dall’impianto e dalla possibile presenza di operatori. Contestualmente si coglie l’occasione per proteggere anche la viabilità comunale in uscita dalla galleria. Le opere di protezione dalla caduta massi saranno oggetto di dimensionamento nelle successive fasi della progettazione. La progettazione successiva dovrà contenere le opere di mitigazione del rischio crollo concordata con il Servizio Geologico Regionale affinché sia possibile contestualmente all’approvazione del progetto e la sua compatibilità con il vincolo PAI, l’espressione favorevole del parere alla variante al PRGC.

Per quanto concerne il vincolo determinato dalla pericolosità idraulica, nella relazione Idrologica e Idraulica di progetto è stata effettuata una modellizzione delle condizioni di deflusso delle portate di massima piena (valutata in modo indiretto utilizzando formule di tipo empirico a partire dalla curva di possibilità pluviometrica ottenuta da elaborazioni statistiche delle precipitazioni). Dalle simulazioni effettuate risulta che i franchi di sicurezza calcolati in corrispondenza dell’ingresso dell’impianto a monte e prossimo allo scarico sono in grado di difendere l’ingresso a monte ed a valle dalle esondazioni. Il resto dell’impianto sarà comunque oggetto di allagamento e nelle successive fasi della progettazione dovranno essere curati gli aspetti che garantiscano la tenuta alle pressioni idrostatiche della sala macchine e dell’opera di presa. Il progettista conclude ritenendo comunque opportuno che anche gli ingressi all’impianto di cui sopra siano predisposti per resistere a possibili eventi alluvionali che in condizioni di sovralluvionamento del letto fluviale potrebbero coinvolgerli in modo occasionale.

Le pratiche paesaggistiche saranno espletate in una opportuna relazione redatta in sede di progettazione definitivo-esecutiva; nel presente elaborato tuttavia viene effettuata una, seppur preliminare, valutazione dell’impatto paesaggistico, che si ritiene trascurabile in virtù dell’inserimento della derivazione a livello di un’opera di regimazione idraulica esistente e della realizzazione del vano centrale e galleria di collegamento in sotterraneo – e conseguente limitata occupazione di suolo e perdita superficie forestale (anche in considerazione del fatto che per la tipologia forestale individuata non sono previste specifiche prescrizioni ai sensi dell’art. 28 delle NTA del PPR).

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6.4 CUMULO CON ALTRI PROGETTI

Intendendo il cumulo come sommatoria di effetti sulla stessa porzione di territorio, l’ambito territoriale di riferimento in tal senso è individuabile nel Corpo Idrico IT0602SS2T7 – sul quale insiste il progetto cui è riferito il presente elaborato. La valutazione del cumulo dell’opera proposta con altri progetti non può prescindere dall’analisi della significatività delle pressioni insistenti sul corpo idrico medesimo. In tal senso, si ricorda che l’analisi delle pressioni effettuata nell’ambito del PRTA per il Corpo Idrico IT0602SS2T7 ha riscontrato la presenza di pressioni significative per quanto riguarda il prelievo ad uso idroelettrico e l’alterazione morfologica (in relazione alla presenza di opere di difesa idraulica).

Alcuni criteri che consentono di individuare quale sia la significatività di ciascuna pressione sono previsti nel Piano di Gestione del Distretto Idrografico Alpi Orientali in vigore; nel caso specifico delle derivazioni a uso idroelettrico, il punto 15 dell'Allegato 2 alla delibera n. 2 del 17.12.2015 del Comitato Istituzionale congiunto dell'Autorità di bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta-Bacchiglione e dell'Autorità di bacino del fiume Adige, integrati con le regioni ricadenti nel distretto Alpi Orientali, prevede che: Le nuove istanze di prelievo ad uso idroelettrico sono accompagnate da idonea documentazione atta ad individuare le fonti di pressione presenti sul corpo idrico interessato e, per i soli corsi d’acqua di second’ordine o superiore, sull’intera asta, compresi gli impianti idroelettrici più prossimi a monte e a valle. Rispetto a tutte le fonti di pressione individuate, la documentazione in argomento contiene una valutazione degli effetti cumulati con particolare riferimento ai possibili impatti sulle caratteristiche idrologiche (portata residua), sull’eventuale alterazione degli indici biotici e chimico-fisici e sulla dinamica morfologica. Le regioni e le Province Autonome possono individuare valori soglia del rapporto tra lunghezza complessiva di sottensione idroelettrica e lunghezza del corpo idrico al di sopra dei quali non sono ammesse nuove istanze di derivazione idroelettrica. Con riguardo alle determinazioni della Provincia Autonoma di Bolzano assunte con D.G.P. 834 del 14.7.2015, quale esito di un percorso di consultazione, si suggerisce in tal senso il valore orientativo del 70%.

Nella tabella a seguire è riportata la lunghezza percentuale dei tratti sottesi effettivi e potenziali in relazione all’uso idroelettrico in riferimento al corpo idrico medesimo, desunti dal catalogo IRDAT delle opere di presa realizzate/in progetto (WebGIS FVG); dai dati si evince che il rapporto tra la lunghezza complessiva di sottensione idroelettrica e la lunghezza del corpo idrico IT0602SS2T7 è ampiamente inferiore al 70%.

Val Dogna Lunghezza % su (km) totale CI CI IT0602SS2T7 5,107 100,00 Tratto sotteso derivazione t. Dogna (in esercizio) 1,082 21,19 TOTALE tratti sottesi uso idroelettrico 21,19

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Per quanto riguarda la pressione relativa alla derivazione in sé, secondo i criteri individuati nell'ambito del Piano di Gestione, la significatività del prelievo a scopo idroelettrico viene valutata secondo il criterio per cui una pressione è risultata “potenzialmente” significativa al contemporaneo verificarsi delle seguenti condizioni: - QMEDIADER > Q CI / 3 - Lsottesa /L CI > del 50 % Nel caso del progetto in esame, benché il progetto preveda la derivazione di una portata media superiore a ad un terzo della portata del corpo idrico, l’impianto sottende un tratto molto breve limitatamente ai manufatti idraulici esistenti, per cui è non è verificata la condizione Lsottesa/L CI > del 50 %. La pressione derivante dall’esercizio della derivazione risulta dunque non potenzialmente significativa in base ai criteri di valutazione individuati nell'ambito del PdG Alpi Orientali. Si conclude pertanto che l’effetto di cumulo di diverse derivazioni in quest’area appare ridotto, e il peso relativo del progetto esaminato è irrilevante in considerazione delle caratteristiche puntuali dell’impianto medesimo.

Per quanto la presenza a scala di Corpo Idrico di pressioni significative riconducibili a alterazioni morfologiche determinate dalla presenza di opere di difesa idraulica, si specifica che la realizzazione del progetto non comporta l’introduzione di ulteriori elementi in tal senso – insistendo l’opera di presa su un manufatto esistente. Come desunto dalla documentazione di progetto, l’unica opera che interferisce con la regimazione del torrente Dogna è la modifica allo sbarramento all’opera di presa che prevede l’introduzione di una soglia regolabile (paratoia a ventola) per favorire la derivazione, che si presume essere invariante per le scelte progettuali fatte nei confronti delle piene del corso d’acqua poiché se ne prevede il completo abbattimento. L’esercizio della paratoia determina un innalzamento in condizioni ordinarie del pelo libero di 1,00 m, e il conseguente bacino che si viene a creare a monte si esaurirà in massimi circa 50 m, riducendosi in conseguenza ai depositi ghiaiosi - in condizioni di piena, supposto che tale paratoia possa bloccarsi e non abbattersi, i suoi effetti si esauriranno completamente in 150 m. La paratoia ha anche la funzione di permettere lo sghiaiamento verso valle delle ghiaie che si andranno ad accumulare a monte nel periodo di morbida, pertanto il progettista conclude che la derivazione non sarà quindi in grado di modificare il trasporto solido nel torrente, dal momento che in condizioni di piena si riconfigura la situazione attuale (soglia completamente abbattuta). Il maggior trasporto solido infatti, avviene in corrispondenza di queste condizioni estreme in cui l’impianto riesce ad essere invariante rispetto alle condizioni attuali, mentre in condizione di morbida con abbattimenti programmati sarà possibile sghiaiare il bacino di monte. Il programma di sghiaiamento a monte della traversa esistente previsto per la gestione ottimale dell’impianto avverrà in analogia a quanto avvenuto in passato sfruttando per l’accesso all’alveo la pista forestale che dall’uscita della galleria della strada comunale scende a monte della briglia. Le attività di sghiaiamento sono previste in continuità con quanto avvenuto fino ad ora senza sensibili incrementi volumetrici rispetto a quelli previsti in passato ma con una programmazione ben tarata e non più in modo occasionale (rif. Relazione Idrologica e Idraulica di progetto).

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6.5 VALUTAZIONE DELLA SIGNIFICATIVITÀ DELL’INTERFERENZA CON LE COMPONENTI AMBIENTALI

6.5.1 Individuazione dell’area di interferenza L’area di interferenza del progetto può essere suddivisa in più fasce, relative a intensità e fasi differenti della realizzazione. C1) area di interferenza diretta in fase di cantiere, costituita dalle aree direttamente interessate dal cantiere come siti di costruzione, aree destinate al parcheggio dei mezzi, piazzali di servizio, aree stoccaggio temporaneo terre da scavo e materiali di costruzione. C2) area locale di interferenza indiretta in fase di cantiere, costituita dalle zone prossime al cantiere stesso, interessate da rumore e traffico di veicoli e dal tratto di corso d’acqua immediatamente a valle dell’opera di presa. E1) area di interferenza diretta in fase di esercizio, costituita dai siti occupati dalle opere e dalle aree accessorie, dal tratto di torrente Dogna fra la presa e la restituzione e fino a ca. 150 m a monte dell’opera di presa. E2) area di interferenza indiretta in fase di esercizio, costituita dalle aree prossime all’impianto potenzialmente interessate da rumore.

Al di fuori di queste aree non sono prevedibili effetti od interferenze del progetto né in fase di cantiere né in quella di esercizio.

6.5.2 Individuazione delle componenti ambientali sensibili

- Ambiente idrico - Portata - Quantità delle acque sotterranee - Continuità idraulica - Morfologia fluviale - Vegetazione acquatica - Macroinvertebrati bentonici - Fauna ittica - Vegetazione perifluviale - Stato chimico e fisico delle acque superficiali - Stato chimico e fisico delle acque sotterranee - Stato ecologico dei corpi idrici superficiali

- Ambiente terrestre - Suolo - Sottosuolo - Atmosfera - Rumore - Fauna anfibia

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- Fauna terrestre - Flora e vegetazione terrestri - Rifiuti - Ambiente antropico - Paesaggio - Beni storici, architettonici, archeologici - Attività artigianali ed industriali - Attività agricole e forestali - Attività commerciali - Trasporti - Occupazione - Fruizione turistica e ricreativa

6.5.3 Individuazione degli elementi di interferenza potenziali Gli elementi di interferenza potenziale, generati dalla realizzazione dell’impianto ed all’esercizio della centrale idroelettrica sono legati alla natura dell’intervento ed alle necessarie modificazioni che esso produrrà. Gli elementi individuati sono ovviamente differenti per la fase di cantiere (realizzazione) e per la fase di esercizio dell’impianto idroelettrico.

Elementi di interferenza potenziale in fase di cantiere - Preparazione delle aree di cantiere - Costruzione dell’opera di presa - Posa della condotta di adduzione - Costruzione della centrale - Posa della condotta di scarico - Allacciamento alla rete di distribuzione - Ripristino delle aree di cantiere - Produzione di rumore - Produzione di rifiuti Elementi di interferenza potenziale in fase di esercizio - Derivazione di acque dal torrente Dogna - Produzione di energia elettrica - Rumore e vibrazioni da funzionamento macchine - Manutenzione opere e macchine - Presenza di opere e manufatti - Presenza di scarichi

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6.5.4 Interferenze in fase di cantiere

Le interferenze potenziali in fase di cantiere, ovvero nel corso della costruzione dell’impianto, sono state individuate incrociando le componenti sensibili con gli elementi di interferenza. Le possibili interferenze individuate, non riferite al progetto ed all’area specifica, ma riferite alla sola potenzialità di un progetto su un territorio, sono sintetizzate discusse nelle sezioni che seguono.

- Ambiente idrico

e centrale e

Preparazionearee di cantiere Costruzioneopera di presa condotta Posa di adduzione Costruzion condotta Posa di scarico Allacciamentoalla rete di distribuzione Ripristinoaree cantiere di

Portata

Continuità idraulica •

Morfologia fluviale •

Vegetazione acquatica •

Macroinvertebrati bentonici • • •

Fauna ittica • • • Vegetazione perifluviale • • • • • Stato chimico e fisico delle acque superficiali • • • • • • Quantità acque sotterranee • • • • • Qualità acque sotterranee • • • • • • Stato ecologico dei corpi idrici superficiali •

Portata e continuità idraulica Nessuna interferenza è possibile in fase di cantiere in quanto non vi sarà derivazione delle acque superficiali. Lo scostamento del canale di magra durante le lavorazioni determinerà solo l’uso preferenziale di una parte dell’alveo rispetto a quella opposta, analogamente a quanto avviene naturalmente con le divagazioni del filone attivo della corrente entro il suo alveo di piena.

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Nessun impatto prevedibile.

Morfologia fluviale Dato l'uso di strutture trasversali esistenti per la realizzazione dell'opera di presa e di una pista forestale per l’accesso all’alveo a monte della presa, le operazioni di cantiere determineranno una limitata introduzione di elementi morfologici estranei. La diversione del filone attivo della corrente nel corso delle lavorazioni inoltre, di fatto, corrisponde a quanto naturalmente avviene con le divagazioni del torrente entro il suo alveo di piena. Lo sghiaiamento preliminare previsto a monte dell’opera di presa comporterà unicamente la rimozione degli accumuli con spessori variabili da 0-150 cm per un tratto di 30 m, in continuità con quanto avvenuto in passato. In ogni caso l’escavazione di materiale litoide dall’alveo non comporterà variazioni significative in termine di pezzatura dei depositi che costituiranno il nuovo alveo fluviale rispetto alla situazione attuale, avvenendo sempre nel contesto dei depositi alluvionali dei corsi d’acqua medesimi – che si ritiene avere caratteristiche relativamente omogenee considerato il materasso alluvionale nel suo complesso. Impatto negativo poco significativo, temporaneo e localizzato.

Vegetazione acquatica La vegetazione acquatica è costituita unicamente da muschi e alghe, mancano fanerogame radicate. In generale la copertura delle macrofite acquatiche è modesta, di conseguenza non vi sarà un’interferenza significativa di questa componente con l’ambiente. Impatto negativo trascurabile, temporaneo e localizzato.

Macroinvertebrati bentonici L’unica interferenza diretta può essere quella relativa alla diversione locale del flusso dell’acqua durante alcune lavorazioni, che tuttavia avviene in analogia con quanto naturalmente verificato con le divagazioni del torrente entro il suo alveo di piena. Altresì la deviazione del filone attivo della corrente e conseguente prevenzione dell’intorbidimento delle acque non comporterà alterazioni del substrato per sedimentazione di materiale fine; l’escavazione di materiale litoide dall’alveo non comporterà variazioni significative in termine di pezzatura dei depositi che costituiranno il nuovo alveo fluviale rispetto alla situazione attuale, avvenendo sempre nel contesto dei depositi alluvionali dei corsi d’acqua medesimi – che si ritiene avere caratteristiche relativamente omogenee considerato il materasso alluvionale nel suo complesso. In ogni caso, a salvaguardia del corso dei corsi d’acqua e degli ambienti umidi, gli interventi relativi alla realizzazione delle opere in alveo verranno preferibilmente dirottati nel periodo compreso tra luglio e settembre. Impatto negativo trascurabile, temporaneo e localizzato.

Fauna ittica Analogamente a quanto osservato per quanto riguarda i macroinvertebrati bentonici, l’unica interferenza diretta in fase di cantiere può essere quella relativa alla diversione locale del flusso dell’acqua durante alcune lavorazioni, in relazione a cui si rimanda alla disamina effettuata al punto precedente. A tale misura si applicano le prescrizioni operative di cui alla L.R. 42/2017 art. 40 per le quali:

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“1. Nel caso di esecuzione di asciutte artificiali, di lavori in alveo, di manovre idrauliche che riducono in modo anomalo la portata, il livello o l'estensione delle acque o ne modifichino il percorso, il soggetto esecutore ne dà comunicazione scritta all'ETPI, almeno cinque giorni prima dell'esecuzione, salvo termini più brevi determinati da motivate ragioni di urgenza; 2. Nel caso in cui l'ETPI verifichi che, a seguito delle operazioni di cui al comma 1, non sarebbero garantite le condizioni necessarie alla conservazione della fauna ittica in relazione al periodo dell'anno, al contesto ambientale e alle specie ittiche presenti, con provvedimento del Direttore generale dell'Ente: a) viene prescritto il differimento delle operazioni di cui al comma 1 per il tempo strettamente necessario alla salvaguardia della fauna ittica; b) viene prescritto il recupero della fauna ittica a opera del soggetto esecutore e la consegna al personale dell'Ente individuando le tempistiche e le modalità; c) viene imputato il pagamento a favore dell'ETPI dei costi per la selezione e il trasporto della fauna ittica recuperata nelle acque di destinazione, secondo le modalità e nell'entità definite dall'Ente medesimo.[…]” In considerazione del fatto che le operazioni di deviazione del filone attivo avverranno in periodi di ridotta vulnerabilità delle specie presenti nel fondovalle (potenzialmente Salmo marmoratus e Cottus gobio ), si esclude la presenza di interferenze significative in fase di cantiere su tale componente. Impatto negativo trascurabile, temporaneo e localizzato

Vegetazione perifluviale L’area interessata dal progetto è caratterizzata dall’assenza di vegetazione riparia; la connessione fra versanti e alveo è discontinua in corrispondenza del manufatto idraulico a causa delle correlate opere spondali (in particolare del muro in destra idrografica), ma in ogni caso le pendenze e l’affioramento di roccia fanno sì che non sia sempre possibile l’instaurarsi di vegetazione sulle rive. Quando questo avviene, si verifica generalmente l’estensione della vegetazione dei versanti fino al limite dell’alveo, con la presenza sporadica di elementi riparii veri e propri. Non è pertanto prevedibile alcun impatto su tale componente; per la disamina relativa alla vegetazione perifluviale intesa come vegetazione compresa entro i 50 m dalla sponda del torrente Dogna, si rimanda quindi al paragrafo “Vegetazione terrestre”.

Stato chimico e fisico delle acque superficiali Gli effetti potenziali riguardano la messa in sospensione di sedimenti fini e l’eventuale accidentale sversamento di olii o combustibili dalle macchine operatrici. La probabilità di un evento del genere verrà minimizzata operando solamente all’asciutto mediante diversione del canale attivo. In caso di sversamento accidentale di olii o combustibile questo verrà prontamente confinato mediante l’apposizione di barriere mobili. Non è prevedibile alcun effetto negativo su questa componente. Nessun impatto prevedibile

Quantità delle acque sotterranee Non si ritiene che le lavorazioni possano determinare variazioni su questa componente; l’attività sghiaiamento preliminare in particolare non si ritiene possa determinare interferenza in tal senso per la generale omogeneità, nel suo complesso, del materasso alluvionale sul quale scorrono i corsi d’acqua. Nessun impatto prevedibile

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Stato ecologico dei corpi idrici superficiali In fase di cantiere il tratto interessato dalle operazioni è effettivamente ininfluente rispetto all’estensione del corpo idrico, in ogni caso le misure adottate per minimizzare o annullare gli effetti sulle componenti biologiche e abiotiche dell’ecosistema acquatico consentiranno di garantire il mantenimento dello stato attuale. Nessun effetto negativo prevedibile. Nessun impatto prevedibile

Qualità delle acque sotterranee In considerazione dei possibili scambi tra acque superficiale e scorrimento in subalvea dei corsi d’acqua, in analogia a quanto osservato sulla qualità delle acque superficiali, non è prevedibile alcun effetto negativo su questa componente. Nessun impatto prevedibile

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- Ambiente terrestre

onearee di cantiere

Preparazi Costruzioneopera di presa condotta Posa di adduzione Costruzionecentrale condotta Posa di scarico Allacciamentoalla rete di distribuzione Ripristinoaree cantiere di Suolo • • • • • • • Sottosuolo • • • • Atmosfera • • • • • • • Rumore • • • • • • • Fauna anfibia • • • • • • • Fauna terrestre • • • • • • • Flora e vegetazione terrestri • • • • • • • Rifiuti • • • • • • •

Suolo Le interferenze col suolo in fase di cantiere riguarderanno la preparazione delle aree ed il loro utilizzo. Gli interventi all’esterno dell’alveo sono limitati per la vicinanza della viabilità pubblica alle aree di cantiere e per la preesistenza della pista forestale per quanto riguarda l’accesso all’alveo da monte, nonché per lo sfruttamento quali aree di deposito materiale unicamente di aree successivamente occupate dalle opere definitive (piazzale antistante la cabina BT/MT) o esistenti nelle disponibilità del Comune prima dell’accesso da via Prerit. Per quanto riguarda gli interventi all’interno dell’alveo di piena, questi sono altresì limitati in considerazione del fatto che il progetto insiste a livello di un manufatto idraulico preesistente, e non si ritiene che il rimaneggiamento delle alluvioni possa determinare un’interferenza significativa con tale componente (in considerazione della presunta omogeneità dei depositi a scala del materasso alluvionale nel suo complesso, se si intende il suolo come l’orizzonte vegetale potenzialmente in grado di ospitare vegetazione). È previsto il ripristino delle aree di cantiere non occupate da opere definitive, che generalmente avviene con riutilizzo in sito del terreno vegetale e del materiale da scavo sottostante. L’effetto negativo sarà pertanto di lieve entità, limitato e parzialmente reversibile. Impatto negativo trascurabile e localizzato

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Sottosuolo Le interferenze con il sottosuolo sono generalmente ascrivibili alla produzione di materiali da scavo dalla realizzazione delle opere in progetto. Al livello di progettazione attuale, si stima una produzione di materiali da scavo pari a ca. 2800 m, di cui si ravvede la necessità di riutilizzare in sito solamente una limitata parte per i ripristini. La realizzazione degli scavi in ogni caso non comporta di per sé lo scadimento delle caratteristiche del sottosuolo, anche in considerazione del fatto che in fase di cantiere saranno previsti opportuni accorgimenti per limitare il rischio di incidenti in grado di determinare una contaminazione delle matrici ambientali; l’effetto viene pertanto considerato nullo. Nessun impatto prevedibile

Atmosfera Le emissioni prodotte dalle macchine operatrici avranno un effetto percepibile limitato all’area ristretta interessata dalle operazioni. La ventilazione della val Dogna garantirà la rapida dispersione delle emissioni dei motori Diesel, che in ogni caso saranno adeguati alle norme più recenti in materia. In considerazione infine della limitata durata del cantiere, nonché dell’adozione di opportuni accorgimenti per contenere la produzione di polveri (eventuale bagnatura sedime pista di cantiere), l’effetto negativo sarà poco rilevante e limitato nello spazio e nel tempo. Impatto negativo trascurabile temporaneo e localizzato

Rumore I mezzi utilizzati dovranno essere adeguati alle indicazioni del D.L.vo 262/2002, attuazione della Direttiva Comunitaria 2000/14/CE. In base a tale norma i macchinari più rumorosi utilizzati nei cantieri si identificano con la categoria dei “mezzi di compattazione” per cui è stabilita una soglia di emissione pari a 106 dB. Per i mezzi apripista e le terne è previsto un limite massimo di 103 dB, mentre per i martelli demolitori il limite previsto è pari a 105 dB. A titolo cautelativo, per il cantiere viene considerata l’emissione dei macchinari più rumorosi, pari a 106 dB. L’attenuazione del rumore a partire da una fonte puntiforme segue la seguente legge:

Lp = L w – 20 logr + 10logQ – K

Dove, L p = pressione sonora nel punto; L w = pressione sonora alla fonte; r = distanza del punto dalla fonte; Q = coefficiente di direzionalità; K = coefficiente legato al tipo di diffusione

Nel caso di suoni emessi su una superficie piana libera si assume Q = 1, mentre in presenza di una superficie riflettente Q = 2. Il coefficiente K è assunto pari a 11 in caso di diffusione sferica, pari a 8 in caso di diffusione emisferica del suono.

Le caratteristiche dell’orografia dell’area interessata dal cantiere rendono complessa la modellizzazione della diffusione del rumore. Nel caso in cui il cantiere fosse localizzato in pianura l’attenuazione del rumore, partendo dal livello iniziale di 106 dB, avverrebbe come rappresentato nella figura sottostante.

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Attenuazione della pressione sonora in relazione alla distanza su una superficie piana libera

Sono di seguito riassunti i limiti di immissione sonora in ambiente, previsti dalla normativa, per l'impianto oggetto della presente. Il comune di Dogna ha provveduto alla zonizzazione acustica della propria area di competenza in conformità alla legge 447 del 26/10/1995 e successivo D.P.C.M. 14 del 14/11/1997. L'installazione, secondo la documentazione comunale fornita, ricade in Classe II insieme ai suoi ricettori civili più prossimi.

Estratto dal piano di classificazione acustica di Dogna per la zona di interesse

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In considerazione che i più vicini recettori occupati stabilmente sono ubicati nell’abitato di Roncheschin, a più di 300 m dal punto più prossimo del cantiere, si ritiene che l’impatto in termini di rumore in fase di cantiere sarà contenuto. La presenza di pendii potrebbe determinare una diffusione direzionale del rumore, ma si osserva tuttavia che la presenza diffusa di vegetazione arborea ad alto fusto avrà una funzione di attenuazione del rumore; in ogni caso, va inoltre precisato che l’impresa ha l’obbligo di monitorare il cantiere – nella fase esecutiva – eventualmente procedendo a misurazioni dirette ed ottemperando agli adempimenti necessari nel rispetto di quanto disposto dal DLgs 277/91. Si sottolinea infine che l’attività di cantiere avrà una durata limitata nel tempo, pertanto gli eventuali impatti negativi e disagi da parte dei potenziali recettori risulteranno temporanei; le operazioni di cantiere non potranno comunque essere effettuate nei giorni festivi e nei giorni feriali fra le 12:30 e le 14:00 e fra le 19:00 e le 8:00 (7:30 durante il periodo di ora legale). Impatto negativo poco rilevante, temporaneo.

Fauna anfibia Il disturbo alla fauna anfibia può avvenire sia attraverso l’azione diretta sugli habitat usati dagli adulti, sia impedendo l’accesso all’habitat acquatico necessario per la riproduzione. Il progetto in esame tuttavia insiste in un tratto a limitata vocazione faunistica per tali specie, in considerazione della limitata accessibilità all’alveo determinata dall’acclività dei versanti e della presenza della coppia di manufatti idraulici e opere annesse. Eventuali interferenze con habitat potenziale per tali specie sono prevedibili unicamente per le limitate lavorazioni a monte o a valle della coppia di manufatti idraulici, in riva destra; si ritiene pertanto che la potenziale interferenza con tale componente sia temporanea ed estremamente contenuta. Impatto negativo trascurabile, temporaneo e localizzato.

Fauna terrestre L’area interessata dalle operazioni di cantiere è circoscritta, e si inserisce in un contesto considerabile antropizzato essendo delimitata verso monte dalla viabilità pubblica della val Dogna. Il disturbo antropico costituito dalla frequentazione della viabilità limitrofa, così come la frammentazione dell’habitat forestale determinato dall’esistenza della viabilità medesima e la limitata accessibilità all’alveo in tale tratto concorrono nel ridurre la vocazione faunistica dell’area interessata dal cantiere, che in ogni caso non si ritiene avere caratteristiche tali da potere generare un disturbo agli spostamenti della fauna terrestre per la limitata durata delle lavorazioni ed il suo carattere localizzato. Impatto negativo trascurabile, temporaneo e localizzato.

Flora e vegetazione terrestre Il versante a livello del quale insistono le opere in progetto è caratterizzato dalla formazione forestale riconducibile alla faggeta, che sarà interessata dal cantiere previsto in destra idrografica per la realizzazione della viabilità di accesso alla presa e piazzale antistante alla cabina BT/MT, nonché del cantiere per la realizzazione della centrale di produzione e relativa pista di accesso da valle del manufatto esistente. La perdita di superficie boscata in tal senso è quantificabile in ca. 1000 mq. A tale valutazione si

doc. SPA_DO_01 STUDIO TECNICO CAPRONI Studio Preliminare Ambientale Rev.0- Nuova centrale idroelettrica Via Piazza D’Armi 64 – 33100 Udine Pagina 85 di 103 torrente Dogna, loc. Rop Tel./Fax 0432/282782 aggiunge la perdita di superficie boscata legata alla realizzazione delle barriere paramassi a protezione delle opere e degli allacciamenti alla rete elettrica, per cui è possibile stimare a livello preliminare una perdita di superficie boscata quantificabile in ca. 750 mq. Tale perdita può tuttavia essere considerata relativamente poco rilevante, in considerazione del fatto che interessa una porzione di habitat che presenta evidente frammentazione per effetto della limitrofa viabilità pubblica, e che in ogni caso si inserisce in un contesto (versante settentrionale della Val Dogna) ad elevata disponibilità di habitat analogo e, peraltro, caratterizzato da maggiore continuità ecologica. L’impatto legato alla perdita di vegetazione viene quindi considerato non significativo; essendo in ogni caso previsto il ripristino delle aree di cantiere non occupate da opere definitive, che generalmente avviene con riutilizzo in sito del terreno vegetale e del materiale da scavo sottostante, l’effetto negativo sarà pertanto parzialmente reversibile. Impatto negativo trascurabile, localizzato

Rifiuti La realizzazione delle opere e lo sghiaiamento preliminare dell’alveo comportano la produzione di materiali da scavo per un quantitativo stimato pari a ca. 2.800 mc, di cui è previsto il riutilizzo in cantiere solamente di una limitata parte per i ripristini necessari; il materiale non soggetto a riutilizzo in sito sarà destinato a cantieri limitrofi come da indicazioni della committenza (gestione come sottoprodotto ai sensi della vigente normativa in materia di terre e rocce da scavo, DPR 120/2017). I rifiuti prodotti nelle diverse lavorazioni (riconducibili in particolare al materiale derivante dalle operazioni di rimozione della vegetazione interferente con le lavorazioni e eventuali rifiuti prodotti dall’attività di adeguamento delle briglie esistenti) verranno gestiti secondo le indicazioni della normativa cogente, seguendo, in particolar modo, le disposizioni inerenti i cantieri mobili e temporanei. Particolare attenzione verrà posta nel tenere monitorate le aree adibite a deposito temporaneo al fine di evitare incidenti e / o la dispersione nell’ambiente di materiali, per cui non si prevedono effetti rilevanti in tal senso Impatto negativo trascurabile.

doc. SPA_DO_01 STUDIO TECNICO CAPRONI Studio Preliminare Ambientale Rev.0- Nuova centrale idroelettrica Via Piazza D’Armi 64 – 33100 Udine Pagina 86 di 103 torrente Dogna, loc. Rop Tel./Fax 0432/282782

- Ambiente antropico

condottadi adduzione

Preparazionearee di cantiere Costruzioneopera di presa Posa Costruzionecentrale condotta Posa di scarico Allacciamentoalla rete di distribuzione Ripristinoaree cantiere di Paesaggio • • • • • • • Beni storici, architettonici ed archeologici • • • • • • • Attività artigianali ed industriali • • • • • Attività agricole e forestali • • • • • • Attività commerciali • • • • • • • Trasporti • • • • • • • Occupazione • • • • • • • Fruizione turistica e ricreativa • • • • • •

Paesaggio Gli unici impatti prevedibili in questo senso sono identificabili dalle variazioni costituite dalla presenza dei mezzi d’opera, recinzioni di cantiere e aree di deposito materiali, nonché dalla possibilità di intorbidimento delle acque del rio nel corso delle lavorazioni in alveo. In considerazione del fatto che sono previste misure di controllo atte a evitare l’intorbidimento dei corsi d’acqua (deviazione temporanea del filone attivo della corrente durante le lavorazioni in alveo), in considerazione dei mezzi d’opera previsti (un camion gru corrispondenza del cantiere di pertinenza della centrale di produzione in particolare) e delle recinzioni necessarie alla delimitazione delle aree di cantiere, e considerato in ogni caso che la portata dell’impatto è estremamente contenuta in virtù della morfologia locale, l’impatto negativo può essere considerato temporaneo, limitato, e complessivamente poco rilevante. Si specifica che comunque tale argomento sarà affrontato nel dettaglio nell’ambito della necessaria relazione paesaggistica. Impatto negativo poco rilevante, localizzato e temporaneo.

doc. SPA_DO_01 STUDIO TECNICO CAPRONI Studio Preliminare Ambientale Rev.0- Nuova centrale idroelettrica Via Piazza D’Armi 64 – 33100 Udine Pagina 87 di 103 torrente Dogna, loc. Rop Tel./Fax 0432/282782

Beni storici, architettonici ed archeologici Le operazioni di cantiere non interferiranno con aree, manufatti od opere di interesse storico, architettonico od archeologico. Nessun impatto prevedibile

Attività artigianali ed industriali La localizzazione dell’area di cantiere è tale da non provocare alcuna interferenza con attività artigianali e industriali. Nessun impatto prevedibile

Attività agricole e forestali Le aree boscate interessate dal cantiere sono limitate e, in ogni caso, non corrispondono a particelle forestali con funzione di produzione o a vocazione selvicolturale; non è nota al momento attività pastorale nell’ambito interessato dal cantiere. Nessun impatto prevedibile

Attività commerciali La localizzazione dell’area di cantiere è tale da non provocare alcuna interferenza con attività commerciali. Al contrario il cantiere può produrre un effetto positivo per le attività presenti nel territorio comunale che forniscono servizio di ristorazione. Impatto potenzialmente positivo, temporaneo, localizzato e poco rilevante.

Trasporti Il cantiere si svilupperà esternamente alla viabilità pubblica. L’interferenza con il flusso di veicoli diretti lungo la Val Dogna sarà limitato dato il transito rarefatto di veicoli diretti al cantiere prevedibile per effetto dell’utilizzo di aree per il deposito intermedio del materiale da scavo e da costruzione. Impatto negativo trascurabile e temporaneo.

Occupazione Nella fase di cantiere è possibile un effetto positivo a scala locale con l’impiego di maestranze per la costruzione dell’impianto, nonché per la gestione dei materiali da scavo in esubero e dei residui vegetali derivanti dalle attività di pulizia delle aree di cantiere. Impatto potenzialmente positivo, temporaneo, poco rilevante.

Fruizione turistica e ricreativa La costruzione dell’impianto non interferirà in modo significativo con alcun percorso escursionistico né con eventuali funzioni ricreative rivestite dal torrente Dogna, in considerazione del carattere localizzato del cantiere e alla sua collocazione in un punto interessato dalla presenza di manufatti idraulici e non interessato dalla presenza di sentieristica. Il cantiere non interferirà con l’accesso alla Val Dogna sviluppandosi esternamente alla viabilità pubblica, e l’utilizzo di aree per il deposito intermedio del materiale da scavo e da costruzione consentirà eventualmente di limitare il traffico veicolare dei mezzi d’opera lungo la viabilità medesima. Impatto negativo trascurabile e temporaneo.

doc. SPA_DO_01 STUDIO TECNICO CAPRONI Studio Preliminare Ambientale Rev.0- Nuova centrale idroelettrica Via Piazza D’Armi 64 – 33100 Udine Pagina 88 di 103 torrente Dogna, loc. Rop Tel./Fax 0432/282782

6.5.5 Interferenze in fase di esercizio

- Ambiente idrico -

Derivazione acqua Produzionedi energia elettrica Manutenzioneopere e macchine Presenza di operemanufatti e Presenza scarichi di

Portata •

Continuità idraulica • •

Quantità acque sotterranee • •

Morfologia fluviale • • •

Vegetazione acquatica • • •

Macroinvertebrati bentonici • • •

Fauna ittica • • • •

Vegetazione perifluviale • • • Stato chimico e fisico delle acque superficiali • • • Stato chimico e fisico delle acque sotterranee • • • Stato ecologico dei corpi idrici superficiali • • • •

Portata e continuità idraulica In riferimento al capitolo 5 (“Uso delle risorse e del territorio”), non sono prevedibili giorni di inattività dell’impianto a causa di portate in alveo insufficienti all’esercizio della derivazione, in considerazione del fatto che la portata disponibile attesa è sempre superiore alla minima portata derivabile; è quindi prevista la derivazione della portata complessivamente disponibile alla sezione di presa, fatta eccezione nel corso dei fenomeni di piena e nei prevedibili 40 gg/anno in cui la portata disponibile in alveo sarà eccedente la portata massima derivabile dall’impianto. Nella Relazione Geologia di progetto (geol. Floreani) si osserva come l’impianto in progetto non sottenda nessun tratto di alveo, in quanto le portate vengono prelevate subito a monte della briglia esistente e restituite subito a valle della traversa posta a ca. 30 m

doc. SPA_DO_01 STUDIO TECNICO CAPRONI Studio Preliminare Ambientale Rev.0- Nuova centrale idroelettrica Via Piazza D’Armi 64 – 33100 Udine Pagina 89 di 103 torrente Dogna, loc. Rop Tel./Fax 0432/282782 dalla briglia; lo spazio tra i due salti non può essere inteso come un tratto dell’alveo in quanto rappresenta un solo spazio tecnico necessario alla dissipazione energetica delle acque del primo salto. Nella relazione si sostiene altresì che la particolare posizione della centralina nei confronti dei due sbarramenti esistenti e il fatto che l’opera di presa sarà posta immediatamente a monte della briglia, mentre la restituzione è prevista immediatamente a valle della traversa, fa si che non venga alterati in alcun modo il bilancio idrico del torrente. A fronte di tali considerazioni, l’interferenza con tale componente può essere considerata limitata, ed in ogni caso, completamente reversibile Impatto poco significativo, localizzato e reversibile

Morfologia fluviale Come osservato in relazione alla fase di cantiere, l'uso di strutture trasversali esistenti per la realizzazione dell'opera di presa, la realizzazione del progetto determinerà una limitata introduzione di elementi morfologici estranei; in tal senso nella Relazione Geologica di progetto si osserva come, in considerazione della preesistenza dei due sbarramenti, la realizzazione delle opere previste non avrà alcun effetto sulle caratteristiche del trasporto solido del torrente. Nella relazione Idrologica e Idraulica di progetto si osserva come le opere in progetto, per quanto determinato dalle valutazioni sulle portate di piena nonché dalle indagini puntuali condotte, risultano essere compatibili con il sistema arginale esistente. Tra gli elementi morfologici estranei potenzialmente interferenti con tale componente, l’impianto in progetto prevede in particolare l’introduzione di una soglia regolabile in corrispondenza della traversa esistente per favorire la derivazione; questa traversa, che si abbatte completamente in corrispondenza delle piene, ha anche la funzione di permettere lo sghiaiamento verso valle delle ghiaie che si andranno ad accumulare a monte nel periodo di morbida. Nella Relazione Idrologica e Idraulica di progetto si conclude pertanto che la derivazione non è in grado di modificare il trasporto solido nel torrente, poiché in condizioni di piena si riconfigura la situazione attuale (soglia completamente abbattuta); il maggior trasporto solido infatti, avviene in corrispondenza di queste condizioni estreme in cui l’impianto riesce ad essere invariante rispetto alle condizioni attuali, mentre in condizione di morbida con abbattimenti programmati sarà possibile sghiaiare il bacino di monte. Lo sghiaiamento previsto a monte della traversa per l’ottimale gestione dell’impianto avverrà in continuità a quanto avvenuto in passato, e sfruttando al pista forestale esistente. In ogni caso l’escavazione di materiale litoide dall’alveo non comporterà variazioni significative in termine di pezzatura dei depositi che costituiranno il nuovo alveo fluviale rispetto alla situazione attuale, avvenendo sempre nel contesto dei depositi alluvionali dei corsi d’acqua medesimi – che si ritiene avere caratteristiche relativamente omogenee considerato il materasso alluvionale nel suo complesso. L’interferenza con tale componente è di conseguenza considerata irrilevante. Impatto trascurabile, localizzato

Vegetazione acquatica, macroinvertebrati bentonici, fauna ittica Gli effetti dell’esercizio di una derivazione su tali componenti si esplicano generalmente in corrispondenza del tratto sotteso dalla derivazione, per effetto della riduzione della portata (e, conseguentemente, disponibilità di habitat per tali specie). In considerazione del fatto che lo spazio tra i due salti non può essere inteso come un tratto dell’alveo in quanto

doc. SPA_DO_01 STUDIO TECNICO CAPRONI Studio Preliminare Ambientale Rev.0- Nuova centrale idroelettrica Via Piazza D’Armi 64 – 33100 Udine Pagina 90 di 103 torrente Dogna, loc. Rop Tel./Fax 0432/282782 rappresenta un solo spazio tecnico necessario alla dissipazione energetica delle acque del primo salto, si ritiene che l’interferenza con tali componenti non possa essere considerata significativa. L’interferenza determinata dalle attività di sghiaiamento periodico per la gestione dell’impianto sarà di carattere temporaneo, e complessivamente non significativa in virtù delle considerazioni già effettuate per la fase di cantiere in tal senso. Impatto negativo trascurabile, localizzato e reversibile

Vegetazione perifluviale Valgono le stesse considerazione effettuate per gli impatti in fase di cantiere; in considerazione dell’assenza di vegetazione riparia nel tratto interessato dalle opere, non sono prevedibili impatti su tale componente in fase di esercizio dell’impianto. Per la disamina relativa alla vegetazione perifluviale intesa come vegetazione compresa entro i 50 m dalla sponda del torrente Dogna, si rimanda quindi al paragrafo “Vegetazione terrestre”.

Stato chimico e fisico delle acque superficiali Il passaggio delle acque all’interno della condotta e le macchine non determinerà alcun effetto prevedibile sullo stato chimico e fisico delle acque. Non avverrà alcuna immissione di sostanze non naturalmente presenti nelle acque, non è prevista alterazione della temperatura e per quanto riguarda l’ossigenazione l’effetto di incremento di questa dovuto alla turbolenza e scambio con l’atmosfera determinerà alla restituzione una saturazione pari al 100%, ovvero favorevole alla vita degli organismi acquatici. Non si prevede pertanto alcuna interferenza con tale componente. Nessun impatto prevedibile

Quantità delle acque sotterranee Nella Relazione Geologica di progetto si osserva come, per la particolare posizione della centralina rispetto ai manufatti idraulici preesistenti, l’esercizio della derivazione non modifichi in alcun modo la falda di subalveo; non sono pertanto prevedibili interferenze con tale componente. Nessun impatto prevedibile

Stato chimico e fisico delle acque sotterranee In considerazione della mancanza di effetti sulle acque superficiali, si ritiene che anche per questa componente l’effetto sia nullo. Nessun impatto prevedibile

Stato ecologico delle acque superficiali In considerazione di quanto detto in merito agli elementi biologici, chimici e fisici che determinano lo stato del corpo idrico superficiale, si ritiene che l’effetto su questa componente possa essere considerato nullo anche in fase di esercizio. Si ritiene che non vi siano ragioni perché avvenga uno scadimento dello stato del corpo idrico per uno qualunque degli elementi di qualità utilizzati nella determinazione dello Stato Ecologico e che pertanto il progetto sia compatibile con quanto previsto dalla Direttiva 2000/60/CE, anche alla luce della Sentenza della Corte di giustizia europea ECLI:EU:C:2015:433 del 01/07/2015. Nessun impatto prevedibile

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- Ambiente terrestre

Derivazione acqua Produzionedi energia elettrica Manutenzioneopere e macchine Presenza di operemanufatti e Presenza scarichi di Suolo • Sottosuolo • Atmosfera • • Rumore • • •

Fauna anfibia • • • •

Fauna terrestre • • Flora e vegetazione terrestri • • Rifiuti • •

Suolo Ad impianto realizzato l’area occupata dalle opere e dalle aree provvisionali, dunque le aree permanentemente modificate, saranno estremamente limitate in considerazione del carattere puntiforme dell’impianto (che si inserisce peraltro su manufatti idraulici preesistenti) e delle scelte progettuali di posizionare buona parte delle opere in sotterraneo. L’impatto è ritenuto non significativo. Impatto negativo trascurabile e localizzato.

Sottosuolo In fase di esercizio non si prevede di interferire con tale componente ambientale, fatta eccezione per l’occupazione del sottosuolo determinata dalla presenza delle opere. Non si ritiene rilevate tuttavia tale interferenza in quanto non in grado di produrre effetti. Nessun impatto prevedibile

Atmosfera In esercizio l’impianto non determinerà emissioni in atmosfera, ma piuttosto contribuirà alla produzione di energia elettrica senza l’uso di combustibili fossili, determinando un effetto modesto ma positivo. Sulla base del calcolo di seguito riportato, l’impatto positivo conseguente alla realizzazione dell’opera è quantificabile in ca. 383 tonnellate di CO 2 /anno per quanto concerne l’energia idroelettrica prodotta.

doc. SPA_DO_01 STUDIO TECNICO CAPRONI Studio Preliminare Ambientale Rev.0- Nuova centrale idroelettrica Via Piazza D’Armi 64 – 33100 Udine Pagina 92 di 103 torrente Dogna, loc. Rop Tel./Fax 0432/282782

RISPARMIO EMISSIONI CO 2 Energia prodotta 870 MWh/anno Conversione t (CO2)/MWh* 0,440 CO2 383 t/anno

*da: “ Rapporto ambientale Enel" 2009.

Impatto positivo poco rilevante, esteso

Rumore Il rumore prodotto dall’impianto sarà limitato a quello delle macchine nell’edificio centrale. I locali tecnici e turbina della centrale idroelettrica in progetto sono collocati in sotterraneo, e separati dall’ambiente esterno. Si ritiene che i livelli sonori percettibili esternamente saranno pertanto trascurabili. Non si evidenzia nessuna nota per quanto concerne l'incremento del rumore indotto dal traffico veicolare connesso all’attività, il cui incremento è da considerarsi irrilevante in considerazione del fatto che l’impianto sarà completamente telegestito e che le attività di manutenzione ordinaria e straordinaria saranno sporadiche e, pertanto, non influenti Impatto negativo trascurabile localizzato

Fauna anfibia Le opere definitive non introducono elementi che possono determinare un aggravio dell’attuale limitata vocazione faunistica dell’area per tali specie; essendo inoltre previsto il ripristino delle aree di cantiere non interessate dalla presenza di viabilità forestale preesistente o opere definitive, si ritengono assenti interferenze con tale componente in fase di esercizio dell’impianto. Nessun impatto prevedibile

Fauna terrestre L’area occupata dalle strutture in fase di esercizio sarà molto limitata, così come la frequentazione delle stesse da parte del personale deputato alla manutenzione. L'impianto verrà gestito da remoto e pertanto l'unico disturbo possibile riguarda eventualmente la sensibilità al rumore prodotto dalle macchine – che tuttavia, per la collocazione in ambiente sotterraneo, si ritiene sarà trascurabile, e irrilevante se si considera la disponibilità di habitat a maggior vocazione faunistica presente nell’area prossima a quella di intervento nonché l’antropizzazione dell’area legata alla presenza e frequentazione della limitrofa viabilità pubblica. Nessun impatto prevedibile

Flora e vegetazione terrestre Come osservato per quanto concerne la componente suolo, ad impianto realizzato l’area occupata dalle opere e dalle aree provvisionali, dunque le aree permanentemente modificate, saranno estremamente limitate in considerazione del carattere puntiforme dell’impianto e delle scelte progettuali di posizionare buona parte delle opere in sotterraneo. In merito a tale punto si specifica in ogni caso che, in fase di esercizio, la presenza di barriere elastoplastiche paramassi non costituisce un ostacolo alla proliferazione della vegetazione che caratterizza il versante interessato dai lavori;

doc. SPA_DO_01 STUDIO TECNICO CAPRONI Studio Preliminare Ambientale Rev.0- Nuova centrale idroelettrica Via Piazza D’Armi 64 – 33100 Udine Pagina 93 di 103 torrente Dogna, loc. Rop Tel./Fax 0432/282782 pertanto, a seguito dell’intervento, avverrà spontaneamente la ricolonizzazione delle aree di interessate dal cantiere da parte delle specie arboreo-arbustive fino a ridosso delle opere medesime. Non essendo prevedibili ulteriori interferenze su tale componente in relazione all’esercizio delle opere, l’impatto viene considerato trascurabile. Impatto negativo trascurabile, localizzato

Rifiuti Tutti i rifiuti prodotti nelle fasi di manutenzione ordinaria o straordinaria verranno asportati e smaltiti come previsto dalle norme vigenti. Come desumibile dalla relazione di progetto, è inoltre prevista una periodica attività di sghiaiamento a monte della presa, da programmare in base alle esigenze dell’impianto ed ai fenomeni di piena fluviale. Il programma di sghiaiamento a monte della traversa esistente previsto per la gestione ottimale dell’impianto avverrà in analogia a quanto avvenuto in passato sfruttando per l’accesso all’alveo la pista forestale che dall’uscita della galleria della strada comunale scende a monte della briglia. Le attività di sghiaiamento sono previste in continuità con quanto avvenuto fino ad ora senza sensibili incrementi volumetrici rispetto a quelli previsti in passato ma con una programmazione ben tarata e non più in modo occasionale (rif. Relazione Idrologica e Idraulica di progetto). In considerazione di quanto sopra osservato, si ritiene che gli impatti in tal senso possano essere considerati irrilevanti. Impatto negativo trascurabile

doc. SPA_DO_01 STUDIO TECNICO CAPRONI Studio Preliminare Ambientale Rev.0- Nuova centrale idroelettrica Via Piazza D’Armi 64 – 33100 Udine Pagina 94 di 103 torrente Dogna, loc. Rop Tel./Fax 0432/282782

- Ambiente antropico

a a scarichi di

Derivazione acqua Produzionedi energia elettrica Manutenzioneopere e macchine Presenza di operemanufatti e Presenz Paesaggio • • Beni storici, architettonici ed archeologici • Attività artigianali ed industriali • • Attività agricole e forestali • Attività commerciali • • Trasporti • • Occupazione • • Fruizione turistica e ricreativa • • •

Paesaggio Gli impatti prevedibili in tal senso sono identificabili nell’esistenza ed esercizio delle opere in progetto. In tal senso si osserva tuttavia che è previsto il ripristino delle aree di cantiere, e che l’occupazione di solo con conseguente perdita di superficie boscata è contenuta, anche in virtù del fatto che il progetto prevede l’interramento della centrale di produzione, della condotta forzata e di buona parte dei manufatti annessi alle opere principali (che insistono su manufatti idraulici esistenti cui saranno apportate modifiche di entità contenuta); in considerazione del fatto che in ogni caso la portata dell’impatto è estremamente limitata in virtù della morfologia locale, l’impatto negativo può essere considerato trascurabile e localizzato. Si specifica che comunque tale argomento sarà affrontato nel dettaglio nell’abito della necessaria relazione paesaggistica. Impatto negativo trascurabile, localizzato.

Beni storici, architettonici ed archeologici Il progetto non modificherà né direttamente né indirettamente beni storici, architettonici od archeologici. Nessun impatto prevedibile

Attività artigianali ed industriali Non è prevedibile alcuna interferenza con altre attività produttive. Nessun impatto prevedibile

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Attività agricole e forestali In fase di esercizio l’impianto occuperà una porzione di territorio che allo stato attuale non ha uso dal punto di vista agricolo e forestale. Non sono prevedibili interferenze con questa componente. Nessun impatto prevedibile

Attività commerciali Nessuna interferenza è prevedibile. Nessun impatto prevedibile

Trasporti In fase di esercizio non verrà prodotto nuovo traffico veicolare (considerato che l’impianto sarà completamente telegestito e che le attività di manutenzione ordinaria e straordinaria saranno sporadiche e, pertanto, non influenti), né verrà modifica la viabilità esistente. Nessun impatto prevedibile

Occupazione In fase di esercizio non risulta prevedibile alcun effetto negativo su questa componente. Per le attività di manutenzione ordinaria e straordinaria è previsto l’impiego di tecnici specializzati, per quanto in numero estremamente ridotto e per un arco temporale molto limitato Impatto positivo trascurabile e localizzato

Fruizione turistica e ricreativa L’esercizio dell’impianto non interferirà in modo significativo con alcun percorso escursionistico né con eventuali funzioni ricreative rivestite dal torrente Dogna, in considerazione del carattere localizzato del cantiere e alla sua collocazione in un punto interessato dalla presenza di manufatti idraulici e non interessato dalla presenza di sentieristica. Nessun impatto prevedibile

A tali considerazioni sull’ambiente antropico risulta infine opportuno aggiungere che ulteriori ricadute a favore del territorio sono rappresentate dal fatto che l’investimento è proposto da una Amministrazione Pubblica, e conseguentemente gli utili derivanti dallo stesso verranno reimpiegati per investimenti pubblici i cui benefici rientreranno direttamente all’interno del comune di Dogna.

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8. INTERVENTI DI MITIGAZIONE E COMPENSATIVI

Il progetto dell’impianto analizzato nel presente Studio prevede insitamente degli accorgimenti atti a limitare l’impatto determinato dalla realizzazione ed esercizio delle opere medesime, prima tra tutte il carattere puntuale dell'opera e la collocazione della presa in corrispondenza della traversa esistente. Il progetto prevede inoltre la collocazione in sotterraneo del vano centrale, della condotta e del collegamento presa-restituzione, limitando il consumo di suolo, e prevedendo il ripristino delle aree di cantiere non interessate dalla viabilità o dalle opere definitive. Gli effetti della produzione di rumore in fase di cantiere saranno limitati dallo svolgimento delle attività in orario diurno, come da tabella delle Linee guida ARPA F.V.G. (maggio 2008 - Allegato A del Decreto del Direttore Generale n. 123 dd.20/05/2008), così come gli effetti derivanti all’incremento del traffico veicolare legato in particolare all’allontanamento del materiale da scavo in esubero potranno essere mitigati per effetto dello sfruttamento dell’area in disponibilità del comune all’inizio di via Prerit per il deposito intermedio del materiale medesimo. A salvaguardia dell’ambiente acquatico e della fauna ittica, infine, gli interventi che comportano lavorazioni in alveo saranno preferibilmente dirottati tra luglio e settembre, ed in tale frangente sarà attuata la pratica della diversione del filone attivo della corrente (prevedendo gli accorgimenti di cui alla LR 42/2017 art. 40).

doc. SPA_DO_01 STUDIO TECNICO CAPRONI Studio Preliminare Ambientale Rev.0- Nuova centrale idroelettrica Via Piazza D’Armi 64 – 33100 Udine Pagina 97 di 103 torrente Dogna, loc. Rop Tel./Fax 0432/282782

9. VALUTAZIONE COMPLESSIVA DEGLI IMPATTI

Gli impatti sopra descritti e valutati sono stati considerati in modo integrato al fine di definire il bilancio ambientale complessivo del progetto esaminato. I singoli impatti sono stati distinti in categorie così definite: Positivo : gli effetti non sono negativi ma anzi l’attività determina un effetto positivo. Nullo : non esistono effetti ipotizzabili del progetto Non rilevante : è ipotizzabile un effetto difficilmente rilevabile per la sua modesta entità, oppure gli effetti sono tali da confondersi con quelli di altri elementi di interferenza indipendenti dal progetto esaminato. Poco rilevante : gli impatti individuati sono rilevabili e misurabili, ma non hanno entità tale da modificare in modo significativo lo stato attuale delle componenti ambientali. Mediamente rilevante : gli impatti individuati sono rilevabili ed hanno entità tale da modificare in modo significativo e negativo lo stato delle componenti ambientali. Rilevante : gli impatti individuati hanno entità tale da modificare in modo esteso ed intenso lo stato delle componenti ambientali.

Positivo Nullo Negativo trascurabile Negativo poco rilevante Negativo mediamente rilevante Negativo rilevante

Temporaneo T Localizzato L Esteso E Reversibile R Legenda delle sigle e dei colori usati nella compilazione delle tabelle di sintesi

Per la visualizzazione complessiva degli impatti previsti questi sono stati organizzati in tabelle che tengono conto delle interferenze potenziali individuate e delle valutazioni effettuate sulle singole componenti ambientali.

doc. SPA_DO_01 STUDIO TECNICO CAPRONI Studio Preliminare Ambientale Rev.0- Nuova centrale idroelettrica Via Piazza D’Armi 64 – 33100 Udine Pagina 98 di 103 torrente Dogna, loc. Rop Tel./Fax 0432/282782

Fase di Fase di cantiere esercizio

Portata e continuità idraulica LR Morfologia fluviale TL L TL LR Vegetazione acquatica Macroinvertebrati bentonici TL LR Fauna ittica TL LR Vegetazione perifluviale Stato chimico e fisico delle acque superficiali Ambiente idrico Stato ecologico dei corpi idrici superficiali Quantità acque sotterranee Qualità acque sotterranee Suolo L L Sottosuolo Atmosfera TL E Rumore T L Fauna anfibia TL Fauna terrestre TL

Ambiente terrestre Flora e vegetazione terrestri L L Rifiuti Paesaggio TL L

Beni storici, architettonici ed archeologici Attività artigianali ed industriali Attività agricole e forestali Attività commerciali TL Trasporti T

Ambiente antropico Occupazione TL L Fruizione turistica e ricreativa T

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10. CONCLUSIONI

Dal punto di vista dell’impatto ambientale, l’analisi effettuata in relazione al progetto di realizzazione di una nuova centrale idroelettrica sul torrente Dogna, in località Rop, proposto dal Comune di Dogna ha permesso di individuare impatti poco significativi, trascurabili o nulli per tutte le componenti ambientali considerate. Il carattere puntuale dell’intervento, nonché la sua collocazione (peraltro in corrispondenza di manufatti di difesa idraulica esistenti), concorrono nel limitare la portata dell’impatto e la sua magnitudo. Altresì è possibile constatare che la maggior parte degli impatti prevedibili in fase di cantiere (ed in particolare quelli di maggior rilievo, riconducibili alla produzione di rumore) sono di carattere temporaneo, così come buona parte degli impatti prevedibili in fase di esercizio (ed in particolare quelli riconducibili all’ambiente idrico) sono di carattere reversibile. In relazione agli impatti positivi legati alla realizzazione ed esercizio dell’opera in progetto, oltre all’utilizzo di fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica, risulta opportuno evidenziare che l’investimento è proposto da una Amministrazione Pubblica, e conseguentemente gli utili derivanti dallo stesso verranno reimpiegati per investimenti pubblici i cui benefici rientreranno direttamente all’interno del comune di Dogna.

In quest’ottica si ritiene che il progetto esaminato non debba essere sottoposto a procedura di Valutazione di Impatto Ambientale ai sensi del D.Lgs. 152/2006.

Udine, aprile 2020 dott. geol. Francesco CAPRONI

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11. PRINCIPALI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Aspetti metodologici

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Varie

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doc. SPA_DO_01 STUDIO TECNICO CAPRONI Studio Preliminare Ambientale Rev.0- Nuova centrale idroelettrica Via Piazza D’Armi 64 – 33100 Udine Pagina 103 di 103 torrente Dogna, loc. Rop Tel./Fax 0432/282782

- Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, Piano Regionale di Sviluppo 1996-1998, Trieste 1996 - Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Direzione Regionale Igiene e Sanità, 1983. Ricerca per la Difesa dell'Ambiente, studio sul clima, sulle immissioni delle sostanze tossiche industriali nel Friuli Venezia Giulia, premesse per possibili soluzioni. - Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Direzione Regionale dell'Ambiente, 1990. Catasto regionale dei pozzi per acqua e delle perforazioni eseguite nelle alluvioni quaternarie e nei depositi sciolti del Friuli Venezia Giulia, vol. IV - V. - Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Assessorato dei Lavori Pubblici, 1977. Criteri e metodologie di studio per indagini geologico tecniche in prospettiva sismica nelle zone terremotate del Friuli. A cura dell'Università degli Studi di Trieste. - Regione Veneto, Assessorato Agricoltura e Foreste. “Manuale Tecnico di Ingegneria Naturalistica”. - Stefanini S., Gerdol S., Stefanelli A., 1979. Studio per la definizione dei pericoli naturali nella regione Friuli Venezia Giulia (alluvioni, mareggiate, frane e valanghe). Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Assessorato dell'Agricoltura, Foreste, Economia Montana. - Stefanini, Le sistemazioni idraulico forestali nella Carnia (bacino montano del fiume Tagliamanto) - Zavatti A., 1986. Ambiente: protezione e risanamento, vol. 2. Pitagora editrice, Bologna.