Istoria Della Compagnia Di San Paolo E

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Istoria Della Compagnia Di San Paolo E EMANUELE TESAURO ISTORIA DELLA COMPAGNIA DI SAN PAOLO E. TESAURO, ISTORIA DELLA COMPAGNIA DI SAN PAOLO DI SAN ISTORIA DELLA COMPAGNIA E. TESAURO, ISBN: 88-88284-03-6 QUADERNI DELL’ARCHIVIO STORICO QUADERNI DELL’ARCHIVIO STORICO COMPAGNIA DI SAN PAOLO Corso Vittorio Emanuele II, 75 - 10128 Torino Tel. 011.55969.11 e-mail: [email protected] www.compagnia.torino.it Fotografie: Filippo Gallino tra le pp. 64-65, 80-81, 112-113r, 128-129, 176-177, 240-241, 256-257r; Giacomo Lovera tra le pp. 256-257v. È vietata la riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo effettuata, non autorizzata. ISBN 88-88284-03-6 EMANUELE TESAURO ISTORIA DELLA VENERABILISSIMA COMPAGNIA DELLA FEDE CATOLICA, SOTTO L’INVOCAZIONE DI SAN PAOLO, NELL’AUGUSTA CITTÀ DI TORINO a cura di Anna Cantaluppi PRESENTAZIONE La documentazione conservata nell’Archivio Storico San Paolo rappresenta una fonte preziosa per tutti gli studiosi che intendono affrontare le problematiche inerenti la vita econo- mica e sociale di Torino e del Piemonte nel corso dei secoli. Le carte prodotte dal San Paolo nel corso della sua attività plurisecolare sono consultate abitualmente da studiosi di storia moderna, storia economica, sociale e del diritto, oltre che stori- ci dell’arte e architetti. Studi significativi hanno avuto per oggetto l’attività finan- ziaria e creditizia sviluppatasi sulle basi del cinquecentesco Monte di Pietà, l’evoluzione delle istituzioni educative, caritati- ve e assistenziali, la gestione di lasciti e donazioni destinati alle Opere promosse dalla Compagnia da esponenti di importanti famiglie piemontesi. La Collana dei Quaderni dell’Archivio Storico, ideata per valorizzare e riscoprire il patrimonio documentario giunto fino a noi, ha ospitato negli scorsi anni alcuni studi relativi a temi particolari: “I censi presso la Compagnia di San Paolo nei seco- li XVIII e XIX”, dedicato a uno strumento di credito che ebbe larga diffusione dal Medioevo all’età moderna; “Le case e le cose. La persecuzione degli ebrei torinesi nelle carte dell’EGELI 1938-45”, ampia e innovativa ricerca sulla legislazione antie- braica italiana; “La Compagnia di San Paolo e il servizio sani- tario per i poveri nella città di Torino”, significativa indagine sulla gestione delle condotte mediche comunali affidate alla Compagnia di San Paolo all’indomani della Restaurazione. Il quarto volume della Collana è ora dedicato all’Istoria della Compagnia di San Paolo, prima storia della Compagnia scritta a metà Seicento, a cento anni dalla fondazione, dal lette- rato e confratello Emanuele Tesauro. Pubblicata nel 1657, l’o- pera viene qui riproposta dalla dott.ssa Anna Cantaluppi, autri- ce di un importante commento critico, con prefazione del prof. Marziano Guglielminetti, studioso ed esperto conoscitore dello scrittore seicentesco. Nel congratularmi con la curatrice per l’accurato e appas- sionato lavoro di ricerca e di studio, desidero ringraziare il prof. Guglielminetti per l’importante contributo alla conoscenza del- l’autore e dell’opera. Desidero altresì esprimere l’auspicio che questo e altri studi e ricerche previsti per i prossimi anni possano arricchire la Collana e costituire la base per una “Storia della Compagnia di San Paolo” che, partendo dall’opera del Tesauro e dal volume di Mario Abrate pubblicato nel 1963 in occasione delle cele- brazioni del IV centenario dalla fondazione, si proponga di recepire i risultati delle ricerche condotte negli ultimi qua- rant’anni, con gli ampliamenti e gli approfondimenti resi possi- bili dal recente ordinamento delle carte successive al 1853. Onorato Castellino Presidente della Compagnia di San Paolo PREFAZIONE Fin dal titolo: Istoria della venerabilissima Compagnia della fede catolica, sotto l’invocazione di san Paolo nell’augusta città di Torino; fin dall’immediata chiamata in causa dell’autore, il conte don Emanuele Tesauro, «cavalier gran croce de’ ss. Maurizio e Lazaro», patrizio torinese, se si vuole fin dalla noti- zia tipografica («in Torino, per Gio. Sinibaldo stampator regio, e camerale. 1657»), il lettore è quasi invitato a non dimenticare che si tratta di un’opera integralmente “torinese”: espressione, voglio dire, di una città che è anche una corte, ma non esclusi- vamente una corte. In questo senso le successive e grandiose imprese storiografiche del Tesauro, nella concezione special- mente, confermeranno che non è sua intenzione venir meno alle ragioni di uno scrivere la storia circoscritto entro lo spazio della corte soltanto: alludo al Regno d’Italia sotto i barbari (1664) e all’incompiuta Istoria dell’augusta città di Torino (1679). L’obiezione eventuale, che Tesauro di storia sabauda aveva cominciato a scrivere sin dal 1643, pubblicando a Bolo- gna quei Campeggiamenti overo istoria del Piemonte dedicati alla campagna di Fiandra del principe Tommaso di Savoia, va integrata con l’aggiunta che la ristampa di quest’opera fu patro- cinata nel 1674 dal comune di Torino. Bisogna, comunque, non sottrarsi alla bipartizione prospettatasi con tanta evidenza. Maria Luisa Doglio aveva parlato, per i Campeggiamenti, di «esordio militante», ed anche di una «scelta all’avanguardia in quanto il cronista manifestamente decide di “dar conto” non “dei negoziati segreti, nei quali spesse volte gli scrittori ingan- nati ingannano i lettori”, ma delle azioni militari che […] “da tutti possono esser vedute e senza un ricoglitore” venir “eter- namente sepolte” dagli aratri “sotto il terreno medesimo sopra cui nacquero”». «Sangue, inchiostro e tempo», per dirla con il 7 Tesauro dei Campeggiamenti 1, ingaggiano in questo modo una partita stretta, quasi drammatica. Certamente chi la descrive è fuori della solenne area storica, da cui si è partiti poco sopra e alla quale si è fatto ancor troppo rapido cenno. Giuseppe Ricu- perati, del resto, ha potuto discorrere dei Campeggiamenti come del «prodotto vivace e partigiano di un rapporto di patro- nage con uno dei protagonisti delle guerre civili»2 , che videro allora fronteggiarsi, com’è ben noto, “principisti” e “madami- sti”. Ad evitare che il discorso intrapreso porti all’ovvia conclu- sione, l’avere la storia del presente e la storia del passato (meglio direbbesi nel primo caso, la cronaca) obiettivi diversi, e il conseguente maturare di modalità espressive differenti, occorrerebbe dimostrare che una linea interpretativa è tutt’al- tro che scontata. La sottrazione alla storiografia di corte della storia della Compagnia di San Paolo, per l’intanto, non è inficiata nella dedica dell’opera «alla Reale Altezza di madama Cristiana di Francia, duchessa di Savoia, reina di Cipri» (una regina senza trono, si sa). Chi la firma, il già sindaco di Torino Giovan Fran- cesco Bellezia, di lì a poco primo presidente del Senato del Pie- monte, sottolinea altre cose: specialmente l’intento della Com- pagnia, di cui è al momento rettore, quello «da qualch’anni in qua di procurare il ritrovamento dell’antico deposito» rappre- sentato dalle «opere preziose di carità da essa amministrate». Ma, soggiunge, annunciando la sola possibile operazione di «ritrovamento», «vana è stata ogn’industria, inutile ogni dili- genza sinché è piacciuto alla divina bontà di condurci a ricercar San Paolo in San Paolo e il tesoro della carità nella erudita 1 M. L. DOGLIO, Dalla metafora alla storia. «Apologie» e postille inedite del Tesauro, in «Studi secenteschi», XXXI (1990), p. 4. 2 G. RICUPERATI, Le avventure di uno stato «ben amministrato». Rappre- sentazioni e realtà nello spazio sabaudo tra Ancien Régime e Rivoluzione, Torino, Tirrenia Stampatori, 1994, p. 26. 8 penna del conte e cavalier gran croce don Emanuele Tesauro, peritissimo ritrovatore de’ preziosi depositi delle antiche erudi- zioni, delle quali apena vi restava memoria». Il riconoscimento sembra quasi prescindere dall’altra dote riconosciuta da sem- pre al Tesauro, fin dagli anni burrascosi trascorsi nei collegi gesuiti e conclusi, dopo il ’35, col farsi cronista del principe Tommaso: quel «verborum fucus» riconosciutogli a Cremona sin dal ’19, e temuto perché «non auditoribus spirituale bonum»3. Detto questo, occorre prendersi ben guardia, almeno per ora, dal pensare che a questo Tesauro, diminuito di forza stilistica e svincolato dagli obblighi della storia di corte, possa eventualmente convenire quella caratteristica fondamentale che rese nuovo, nel Piemonte di quegli anni, l’impegno cele- brativo di un Guichenon, che licenzia nel ’60 l’Histoire généalo- gique de la maison de Savoye: l’«utilizzare – parole ancora di Ricuperati – non solo le magre cronache che la storiografia pre- cedente aveva individuato e su cui aveva stilizzato il proprio discorso, ma l’estendere la sua ricerca agli archivi, da quelli di corte, a quelli camerali, a quelli religiosi (delle diocesi, delle abbazie e monasteri), agli archivi di altri paesi»4. Oltre tutto, stringendo un rapporto del genere, si verrebbe meno a quella di Tesauro Critica contro Guichenon (il «mulo bressano» era morto nel ’64) ricuperata ed illustrata dalla Doglio, e qui da riprendere nell’articolata «Censura» generale: Che al mondo nascesse un cervel balzano, il quale si prendesse una pedantesca per non dir una vituperosa fatica di cercar il fondo della sto- ria della Casa di Savoia e trattasse tutti gli storici sino al giorno d’oggi di favolosi e mentecatti e bugiardi senza eccepirne uno, forse si potea sof- frire per soddisfazione de’ curiosi ammiratori delle novità, purché questo volume fosse restato in originale a mano e seppellito nell’archivio della 3 M. ZANARDI, Vita ed esperienza di E. Tesauro nella Compagnia di Gesù, in «Archivum Historicum Societatis Jesu», XLVII (1978), p. 20. 4 RICUPERATI, Le avventure… cit., p. 23. 9 Real Casa, lontano dalla notizia degli altri Principi stranieri, e degli loro storici, purtroppo inclinati e sagaci a tassare per favole le antiche memo- rie ch’a nostri Principi sono gloriose5. Difficile qui sottrarsi alla nozione di «archivio», come a luogo che non deve essere consultato e portato alla luce della scrittura, ma trattasi di un archivio regale, e non di quegli archi- vi camerali e religiosi che di necessità sono da tenere presenti per le istituzioni non ospitate entro la corte, come la Compa- gnia di San Paolo.
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