L'inventario Settecentesco Di S. Maria Degli Angeli Di Pérfugas

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L'inventario Settecentesco Di S. Maria Degli Angeli Di Pérfugas L’inventario settecentesco di S. Maria degli Angeli di Pérfugas Edizione del manoscritto spagnolo con traduzione a fronte a cura di Mauro Maxia QUADERNI DI ERICIUM - 1 II L’inventario settecentesco di S. Maria degli Angeli di Pérfugas a cura di Mauro Maxia III IV La planimetria della chiesa di Santa Maria degli Angeli (fig. 2) è stata eseguita da Egidio Addis secondo le indicazioni contenute nel manoscritto. Le fotografie 4 e 11 sono tratte da F. PILIA , Sardegna tra due secoli nelle cartoline illustrate della collezione Colombini , Cagliari 1981; la n. 14 è tratta da AA.VV., Le chiese nel verde , Amministrazione Provinciale di Sassari, Cinisello Balsamo (MI) 1989. Le seguenti fotografie sono state offerte dalle persone indicate a fianco: Egidio Addis (3), Tullio Deperu (5), Gavino Moro (6, 8, 9, 10). La foto n. 7 è stata eseguita da Giovanni Andrea Deperu. Le restanti foto sono di proprietà del curatore. © 2007 Mauro Maxia © Parrocchia di Santa Maria degli Angeli (Perfugas, Sassari). Tutti i diritti sono riservati. In ricordo di mia nonna materna Francesca Soggia II III Sommario Presentazione p. 7 Introduzione 9 Il documento 19 Criteri di edizione 21 La lingua del documento 23 Abbreviazioni 36 L’inventario di Santa Maria degli Angeli 37 Nota de los bienes de la paroquial iglesia de Perfugas 38 Traduzione 39 Glossario 75 Termini spagnoli 77 Termini sardi 105 Indici 107 Indice dei luoghi 109 Indice dei nomi 119 Beni della Chiesa 124 Appendice documentaria e iconografica 131 Fonti 141 Bibliografia essenziale 143 1 2 Presentazione “Hominum sunt ista, non temporum” 1 ‘Queste cose appartengono agli uomini, non ai tempi’ . Così scriveva Seneca al giovane amico Lucilio, spiegandogli che nessun’epoca è indenne da macchia poiché le colpe sono frutto della vita umana e non opera dello scorrere del tempo. È evidente che con ciò non intendo affatto dire che il presente lavoro sia una denuncia dei vizi e dei mali delle epoche passate o degli uomini che ci hanno preceduto, anzi tutt’altro, ma intendo solamente affermare che qualsiasi opera di ricostruzione storica non è semplicemente un ripasso dei tempi andati ma è uno studio approfondito dell’animo umano e della società civile in genere che, con lo scorrere del tempo, non muta l’indole ma semplicemente le accidentalità di vita. Ecco allora la corretta interpretazione di queste pagine che non si propongono al lettore, coinvolto o meno da appartenenze storiche o familiari nelle vicende ricostruite, come un mero elenco d’accadimenti e congetture storiche, ma come una rilettura del milieu sociale del paese e della parrocchia di Perfugas attraverso l’accostamento di un documento scritto e tramandato, apparentemente arido, qual è un Registro d’inventario. Sono altresì fermamente convinto che una perita rivisitazione storica dei tanti documenti a disposizione possa essere utile a tutti noi per un recupero della memoria che ci aiuti a vivere bene il presente e ci proietti con più identità verso il nostro futuro, personale e paesano. Per questo, in accordo con il Curatore, abbiamo deciso di riqualificare l’Archivio parrocchiale della nostra Santa Maria degli Angeli, 2 attraverso un lavoro paziente di ricatalogazione, riscatto e studio dei volumi che ci provengono dalla storia dei nostri antichi e specialmente della sua Comunità cristiana, in tempi in cui non c’era alcuna distinzione fra le due realtà. A questo proposito è doveroso ringraziare anche Egidio Addis per la sua disponibilità e precisione certosina nel portare avanti gran parte del lavoro richiesto. 1 SENECA, Lettere a Lucilio. Epistola 97 , vol. II (Libri X-XX), Milano, Bur, 2000, (17 ed.), 815. 2 I volumi più antichi del nostro Archivio parrocchiale risalgono al 1670. 3 Siamo convinti che questo piccolo servizio culturale debba portare Perfugas ad una più orgogliosa ed autentica consapevolezza della propria identità civile e cristiana. Tutto ciò potrà essere agevolato da una puntuale, selezionata e futura pubblicazione di quanto la storia ci ha lasciato a disposizione e di quanto è riuscito a salvarsi da una terribile incuria e scarsa sensibilità del passato più recente, che ha portato allo smarrimento e alla distruzione d’importantissimi documenti, libri liturgici, arredi sacri e quant’altro. Proprio per questo motivo, quindi, è nostro desiderio dare inizio a una collana di pubblicazioni che denomineremo “Quaderni di Ericium” 3. Tutti noi attraverso la lettura di questo primo “quaderno”, che contiene l’inventario settecentesco di Santa Maria degli Angeli, certamente sapremo fare tesoro di tutte le informazioni desunte, gusteremo uno spaccato di Sardegna d’altri tempi grazie all’antica lingua spagnola, comprenderemo meglio il senso dell’esistenza attraverso la costatazione della sua caducità e mutevolezza, ci ricorderemo e sentiremo nostalgia di un antico paese che si sviluppava attorno al Campanile della Parrocchiale e dalla fede attingeva coraggio, forza e sostentamento in tutti i sensi. Il mio auspicio è che si continui con sempre più passione e maturità in quest’operazione culturale appena iniziata, restituendo al nostro paese ciò che gli appartiene in termini di patrimonio documentale, di personaggi storici, 4 di avvenimenti apicali. don Paolo Pala 3 Ericium era il nome di un insediamento, attestato nelle fonti del I secolo d.C., che sorgeva nelle vicinanze di Perfugas, forse in località Monterennu ( N.d.C. ). 4 A questo proposito vorrei ricordare e sollecitare la realizzazione dell’antico progetto che riguarda la traslazione a Perfugas delle spoglie mortali di Frà Giorgio Piga, con la celebrazione di un adeguato convegno di studi. 4 Introduzione Il manoscritto di cui si propone l’edizione rappresenta un documento 5 di notevole importanza per la storia di Perfugas e del territorio circostante. Esso offre una descrizione minuziosa dello stato in cui allora, nella seconda metà del Settecento, si trovava il maggior edificio di culto del villaggio. Ma il suo contenuto spazia ben oltre fino ad abbracciare, in rapida sintesi, lo stato patrimoniale di tutte le chiese perfughesi, sia quelle urbane sia quelle rurali, durante il periodo compreso tra il 1760 e il 1795. Si vengono a conoscere così dei dati fondamentali sullo stato dell’oratorio di Santa Croce e delle due chiese situate ai margini dell’abitato, Santa Maria della Concezione o de Foras e San Giovanni Battista. Anche le chiese rurali dedicate allo Spirito Santo e a Santa Vittoria del Sassu erano non solo efficienti ma rappresentavano dei punti di riferimento per i fedeli del paese e per quelli che dimoravano, allora come oggi, nel vasto territorio. Il documento è importante anche perché cita le due chiese dedicate a San Giorgio con i rispettivi titoli detoponimici: de Bangios quella più antica dedicata al santo vescovo di Suelli 6, de Ledda quella cinquecentesca dedicata al megalomartire patrono della Catalogna. Mentre della seconda si conoscono le principali vicende storiche 7, della prima soltanto in pochi ormai sono in grado di riconoscere il sito in cui giacciono i resti dell’antico tempio da cui traeva la propria dignità il canonico di Bangios. Soltanto dell’antica chiesa di San Pietro Puligosu il documento non fa menzione sebbene sia certo che anch’essa appartenesse alla 5 L’esistenza del documento è emersa in occasione della ricognizione e riordino dell’Archivio Parrocchiale di Santa Maria degli Angeli cui lo scrivente ed Egidio Addis hanno atteso tra la metà del 2005 e gli inizi del 2006. 6 La chiesa di San Giorgio di Bangios durante il medioevo apparteneva al scomparso villaggio di Bangios i cui territori, dopo il suo abbandono avvenuto probabilmente nel Quattrocento, furono accorpati a quelli di Perfugas. I ruderi della chiesa si trovano in località Niedda all’interno della proprietà Addis. Per ulteriori dati sul villaggio di Bangios cfr. Anglona medioevale , pp. 171-180. 7 Cfr. M. MAXIA , A. SARI , San Giorgio di Perfugas. Arte e Storia (v. Fonti editre ). 5 parrocchia perfughese durante il medesimo periodo 8. Altri scritti dell’archivio parrocchiale ne documentano, infatti, l’efficienza fino agli anni Quaranta del secolo scorso. L’orizzonte del documento si allarga, poi, ad aspetti non strettamente legati allo stato patrimoniale della parrocchia, tanto che esso offre un inatteso inventario delle “anime” distinto tra uomini, donne e bambini. La descrizione degli immobili di cui la chiesa parrocchiale deteneva la proprietà o dei cui diritti aveva la titolarità costituisce l’occasione per tentare di localizzarne i siti. Un aspetto, questo, che, trovando dei confronti nella toponimia sia del villaggio sia dell’agro, propone interessanti quesiti sui nomi di alcune vie che nessuno ormai, neanche i più anziani del paese, saprebbe riconoscere nel reticolo viario del centro storico. Nel medesimo contesto appare degno di attenzione il fatto che la cosiddetta Tanca de sa Cheja , toponimo che attualmente corrisponde all’esteso quartiere di San Giovanni e alla sua appendice di S’Aimuttalzu, nella seconda metà del Settecento rappresentava effettivamente una proprietà della chiesa parrocchiale ed è a questo aspetto, appunto, che essa deve il nome. La minuziosa descrizione dei beni mobili, rappresentati da alcuni greggi di pecore, capre e cavalle che in parte spettavano alle chiese rurali, ci informa sullo stato patrimoniale da cui proveniva la maggior parte delle entrate fisse. Una parte di queste ultime era appannaggio dell’arciprete di Ampurias. Sulla rimanenza faceva affidamento il clero locale di cui, a cavallo tra Sette e Ottocento, facevano parte il vicario parrocchiale, tre curati e due sacerdoti 9. 8 La chiesa di San Pietro Puligosu sorgeva lungo il confine amministrativo tra i comuni di Perfugas e Laerru. Precisamente il confine attraversava l’edificio passando per le porte laterali. Mentre la parte anteriore ricadeva nel territorio di Laerru, la parte posteriore col presbiterio spettava al territorio di Perfugas ed era proprio questo particolare a determinare la titolarità della parrocchia di Perfugas. Cfr. M. MAXIA , I confini del villaggio di Perfugas in un inedito verbale spagnolo settecentesco , pp.
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