Luglio/Agosto 2006 Mostra fotografica

La figura politica

o 4 - ANNO VIII e culturale di

Numer Alessandro NATTA

Imperia 22 settembre - 20 ottobre 2006

Poste Italiane - Spedizione in A.p. - Art. 2 comma 20/c - Legge 662(96 D.C. - D.C.I. Imperia - n. 4/2006 SOMMARIO

Un percorso per recuperare la memoria storica di Paolo Odello ...... 3

Natta: l’intellettuale, il politico di Mauro Torelli ...... 4

Agosto 1945: Natta torna ad Imperia di Nedo Canetti ...... 9

Dalla militanza all’amicizia di Umberto Scardaoni ...... 12

Reducismo o Silenzio? di Alessandro Natta ...... 16

Per una diversa politica scolastica e una nuova didattica di Franca Natta ...... 22

1 luglio/agosto 2006 PAGINE NUOVE DEL PONENTE bimestrale di politica e cultura

ANNO VIII - n. 4 - luglio / agosto 2006 (uscita n. 25)

Direttore responsabile Registrazione Tribunale LUCIANA ZANETTA di Imperia n. 3/99

In redazione: Sede PIERO DE NEGRI, FRANCA NATTA, presso ARS CARLA NATTERO Salita Ricardi, 6 - 18100 Imperia Oneglia Tel. 0183 710801 - Fax 0183 765924 Proprietà www.arsimperia.it - e-mail: [email protected] ASSOCIAZIONE PER IL RINNOVAMENTO DELLA SINISTRA - IMPERIA Impaginazione e stampa Direttore politico - Presidente Grafiche Amadeo C.S.O. GIUSEPPE MAURO TORELLI Via Nazionale Sud km. 132 - Chiusanico (IM)

Disegno di copertina Questo numero è stato chiuso ARMANDO SABATELLA il giorno 5 settembre 2006

2 luglio/agosto 2006 Mostra fotografica sulla figura politica e culturale di Alessandro Natta Un percorso per recuperare la memoria storica di Paolo Odello*

Con l’apertura della mostra fotografica si è ripercorrere a ritroso il secolo appena concluso entra nel vivo degli eventi promossi dall’Ars im- in compagnia di un osservatore d’eccezione. Pro- periese in ricordo della figura politica e culturale tagonista e testimone del suo tempo, Natta non di Alessandro Natta. Un percorso di recupero della sembra mai voler fornire risposte semplici e defi- memoria, il nostro, iniziato con l’ Omaggio a Nat- nitive alle domande del lettore, preferisce invece ta pubblicato da Pagine Nuove del Ponente sul avvolgerlo nella propria prosa ricercata da latini- numero 4 del 2001, proseguito con l’intitolazione sta innamorato dei classici per poi accompagnarlo a suo nome della nostra associazione e continuato alla soluzione con il colpo di coda di un’analisi nella ricerca e nella pubblicazione di inediti. Per- politica e storica senza perifrasi. Si veda a questo corso che troverà compimento nella realizzazione proposito l’intervista rilasciata a Piero Sansonetti del documentario sul Natta testimone e protago- nel decennale del sequestro e dell’omicidio Moro nista di buona parte del ‘900 italiano. L’ Istituto o ancora le analisi lucide, spesso autocritiche, che per la Storia dei Movimenti dei Lavoratori del ci riportano al dopo Berlinguer e alla sua elezio- Ponente ligure e delle Alpi marittime, di cui l’Ars ne a segretario di un partito in crisi contenute nei peraltro fa parte, ne ha promosso la realizzazione. già citati I tre tempi del presente. Personaggio Recupero di memoria storica, si diceva, perché difficile da afferrare, Natta sembra essere stato parlare di Alessandro Natta equivale a racconta- creato apposta per sfuggire a facili etichettature. re la Storia del nostro Paese. E anche riannodare Intellettuale imprestato alla politica ha finito per il filo di un ragionamento politico a sinistra troppo vivere a fondo il proprio tempo: per oltre cin- frettolosamente interrotto. Senza volerne santifi- quant’anni politico di professione si è dimesso da care la memoria, la retorica delle celebrazioni non incarichi istituzionali e di partito per rituffarsi nel- ci appartiene, puntiamo invece a recuperarne il l’impegno della scrittura e della ricerca storica. rigore intellettuale. L’attualità del suo pensiero, del La mostra fotografica a lui dedicata e il docu- suo rigore scientifico di intellettuale e studioso, è mentario di prossima realizzazione, così come il racchiuso tutto in quella eredità gramsciana che percorso di recupero della memoria storica della lo stesso Natta mette in evidenza: “con Gramsci sinistra messo in cantiere dalla nostra associazio- abbiamo imparato a fare i conti con tutti, a entra- ne, altro non si prefiggono se non di ridare colore re dentro le grandi e diverse correnti di pensiero alle mille sfaccettature di un personaggio troppo per assumere anche da esse idee valide per capi- spesso liquidato frettolosamente come “grigio e re meglio il corso degli eventi e per trasformare la obbediente funzionario di partito”. Storico e ri- realtà secondo i valori del socialismo”. cercatore per puro diletto, scrittore, analista poli- Rileggere i suoi scritti: reportage in presa tico, uomo pubblico nato alla scuola togliattiana, diretta come ne Le ore di Yalta pubblicato nei parlamentare comunista per dieci legislature: la primi anni ’60 da Editori Riuniti, o l’analisi storico- vicenda personale e politica di Natta si intreccia politica, come nella lunga intervista curata da Al- con quella del movimento operaio e dell’Italia re- ceste Santini, I tre tempi del presente Edizioni pubblicana. Mostra fotografica e catalogo stanno Paoline 1989, o ancora testimone e protagonista lì a dimostrarlo. ne L’altra Resistenza Einaudi 1997 per finire con il Natta ricercatore e storico del Serrati vita e * Coordinamento ARS Imperia lettere di un rivoluzionario Editori Riuniti 2001

3 luglio/agosto 2006 Natta: l’intellettuale, il politico di Giuseppe Mauro Torelli*

Alessandro Natta è stato un protagoni- rina al confine italo-francese. sta della politica italiana nel secondo dopoguer- ra. La ricorrenza della sua scomparsa, sono cin- Movimento socialista que anni, ci ha stimolato a un percorso di recu- pero della sua esperienza. Nella storia del socialismo del Ponente La mostra fotografica, cui seguiranno al- ligure primeggiano figure notevoli come Giacinto tre iniziative già programmate, è il contributo che Menotti Serrati futuro direttore dell’Avanti, Ma- la nostra associazione, l’Associazione per il rin- rio Novaro figura di illuminato imprenditore, lau- novamento della sinistra di Imperia, gli ha voluto reato in filosofia all’Università di Berlino che sul intitolare. finire del secolo XIX rilancia la pubblicazione “La Senza il contributo importante della mo- Riviera ligure” che raccoglie i disegni liberty di glie Adele l’intrapresa sarebbe stata ancor più Novellini e quelli in stile art-nouveau di Kiernek, difficoltosa. Una menzione particolare va a Franca gli scritti, tra i tanti, di Boine, Pascoli, Pirandello, Natta e a Paolo Odello che si sono addossati Deledda, De Pisis, Di Giacomo, Sbarbaro. Una l’impegno gravoso dell’impostazione e della re- rivista che nel 1899, nel quinto anno dalla sua alizzazione della Mostra. nascita, ha una tiratura di centoventimila copia Tra i criteri possibili si è optato per quel- che accompagnano le confezioni dell’olio Sas- lo cronologico, pur con limitate varianti. so. Si è voluto contestualizzare la vicenda Vale ricordare che la pubblicità dell’Olio umana di Alessandro Natta con il territorio nata- Sasso campeggerà anche sull’Ordine Nuovo di le: conseguentemente la parte iniziale del percorso Gramsci. vuol fornire in modo sintetico, e ci auguriamo Oneglia, e dintorni, ha una tradizione pro- esaustivo, la realtà onegliese dei primi anni del gressista di alto livello. Vi operò Filippo Buo- secolo XX. narroti delegato della Francia rivoluzionaria e lea- Oneglia, città dove nasce Alessandro der del partito democratico, proto comunista, Natta il 7 gennaio 1918, è un sede di dell’inizio dell’800. Sempre ad Oneglia nasce importanti industrie, di un porto molto trafficato l’Edmondo de Amicis da ricordare in questa e che viene amministrato dai socialisti. occasione per il romanzo “Il primo maggio” as- Nel 1923 Oneglia insieme a Porto Mau- sai moderno nella sua filosofia di sinistra. rizio e ad altri nove comuni daranno vita a Impe- A Oneglia comparve nel 1908 un giova- ria1. ne che diresse il giornale so- Movimento socialista e presenza dei la- cialista “La lima”. voratori del porto e dell’industria sono l’habitat Giovanni Piana (Nannollo) sindaco di in cui cresce il giovane Alessandro. Oneglia nel 1920 lo ritroveremo tra i protagoni- Oneglia è anche la più importante Ca- sti in Consiglio comunale nel 1946 quando la mera del lavoro del Ponente ligure, da Finalma- Giunta social-comunista guidata dal sindaco Goffredo Alterisio segnerà il ritorno del Paese alla democrazia, dopo i venti mesi di lotta resi- 1 Con Regio Decreto 21 ottobre 1923 n. 2360 i comuni di Porto Maurizio, Oneglia, Piani, Caramagna Ligure, Ca- stenziale. stelvecchio Santa Maria Maggiore, Borgo Sant’Agata, Ed ancora, nelle elezioni del primo do- Costa d’Oneglia, Poggi, Torrazza, Moltedo Superiore e Montegrazie sono riuniti in un unico comune che prende poguerra, viene eletto primo deputato contadi- la denominazione di IMPERIA. no il socialista Pietro Abbo, anch’egli protagoni-

4 luglio/agosto 2006 sta nel Pci dopo il 1945. liani che seppero opporsi ai nazisti e ai fascisti anche dentro il lager rifiutando allettamenti e blan- Il mondo del lavoro dizie. In verità Natta aveva tentato, quarant’an- Oneglia tra la fine dell’800 e gli inizi del ni prima della pubblicazione de “L’altra Resisten- secolo XX è un centro industriale in piena espan- za”, di sviluppare un ragionamento su codeste sione, con opifici nel settore alimentare (la pasta problematiche e ne fornisce testimonianza in un Agnesi e l’olio Sasso saranno i marchi più cono- suo intervento a Firenze nel maggio 1991: “Ho sciuti), un porto che nel 1916 traffica 216 mila scritto nel 1954, in vista del decennale della li- tonnellate di merci, un livello mai più raggiunto berazione, un saggio che ebbe la disavventura di nella sua secolare storia, le ferriere che occupa- essere bocciato per la pubblicazione dalla casa no circa 800 operai2, sono l’ambito in cui na- editrice, a cui mi ero rivolto, che era poi quella scono e si sviluppano movimento socialista e sin- del mio partito. Non ritengo che quel rifiuto fos- dacale. se motivato dalle ragioni di opportunità politica, Antonio, il padre di Alessandro e la so- che potevano essere accampate nell’immediato rella Teresita partecipano alla vita e alla crescita dopoguerra. Si trattava, penso, di una valutazio- del Psi. Una preziosa foto ci consegna quest’ul- ne critica sul libro, che in verità era cosa mode- tima intenta alla spedizione del settimanale so- sta. cialista “La lima”. Alessandro Natta in una lette- Ma oggi sono convinto che l’editore sba- ra del dicembre 2000 a Libero Nante, figlio di gliò, e soprattutto sbagliai io a non insistere, non un tesoriere de “La lima”, ricorda con simpatia so se per difetto o per eccesso di presunzione, di essere stato intestatario, all’età di diciotto mesi, perché quel lavoro – al di la della tesi di fondo di una sottoscrizione di lire una a favore del set- che proponeva: la vicenda degli IMI (internati timanale3. militari italiani ndr) come episodio della lotta ge- Il periodo che intercorre tra la scuola e nerale contro il nazifascismo- sollecitava una ri- l’esperienza militare è quello più carenteCASA di FONDATA do- cerca, NEL uno 1887 studio sul processo che spinse i sol- cumenti fotografici. Di quel periodo sicuramente dati e gli ufficiali prigionieri dell’esercito tedesco, si recupereranno testimonianze orali e scritte di in grandissima maggioranza a una sfida con il conoscenti e compagni di lotta tutt’ora viventi. Reich tedesco e la Repubblica Sociale”5. Natta vince il concorso per accedere ai Molte foto e i testi che le accompagnano corsi universitari della Normale di Pisa (dal 1936 sintetizzano l’esperienza politica, sociale, cultu- al 1941) ed entra in contatto con studenti e pro- rale e istituzionale che comunemente vengono fessori molti dei quali saranno tra i più prestigiosi definiti “la prima Repubblica” intrecciando l’espe- intellettuali del nostro Paese. rienza politica nazionale di Natta con le vicende Appena laureato, la guerra, il militare a della nostra terra e dei militanti comunisti che ivi Rodi, il ferimento, la prigionia in Germania a se- operarono. guito delle vicende posteriori all’otto settembre. Alcuni settori del percorso sono obietti- L’esperienza tedesca gli fornirà materiali vamente più ricchi di immagini ed esemplificano di riflessione contro il nazifascismo. Il suo con- in modo più approfondito i diversi passaggi po- tributo è importante e, quando le condizioni po- litici di Alessandro. litiche glielo consentiranno, pubblica “L’altra Resistenza”4. Un debito verso i tanti militari ita- 5 Da atti del convegno internazionale di studi storici su “Militari internati e prigionieri di guerra nella Germania nazista (1939-1945) fra sterminio e sfruttamento” (Firen- 2 Il censimento della Camera di Commercio del 1927 ne ze, 23-24 maggio 1991), promosso dalla federazione di quantifica 742 Firenze dell’Associazione nazionale ex internati, con la 3 Da “Lettera a Libero Nante” di Alessandro Natta, in Pagi- collaborazione dell’Istituto storico della Resistenza in ne Nuove del Ponente n.4/2001 pag.14 Toscana e con il patrocinio del Dipartimento di storia 4 A.Natta L’altra Resistenza. I militari italiani internati in dell’Università degli studi di Firenze. Casa Editrice Le Germania. Edizione Einaudi 1996 Lettere - Firenze

5 luglio/agosto 2006 Le missioni con Togliatti in Yugoslavia e venir meno delle speranze di una svolta del Pae- a Yalta nell’agosto del 1964 in occasione della se dopo la morte del principale esponente Dc. morte del segretario del Pci che Alessandro rac- E successivamente la svolta di Salerno conta nell’ormai introvabile “Le ore di Yalta”, ri- del Pci (la seconda dopo quella effettuata da cordano un’esperienza che riscosse il plauso di Togliatti nel lontano 1944) verso l’alternativa, la Amendola e degli altri più prestigiosi “senatori” rottura con il partito socialista craxiano che rag- del partito. giunse il punto più acuto in occasione dello scon- Pur non essendo per indole un viaggia- tro sulla scala mobile e soprattutto dopo l’im- tore, siamo riusciti a documentare molti incontri provvisa morte di nel giugno di Natta con capi di stato e segretari di partiti del 1984 il doversi far carico da parte di Natta comunisti e socialisti. della responsabilità di succedergli nell’incarico Diverse esperienze Alessandro le ha con- di segretario nazionale del partito comunista. vissute con , l’attuale Presi- Non sarà mai ricordato a sufficienza dente della Repubblica che assolse anche la re- come Alessandro Natta, dopo il congresso del sponsabilità di direzione della sezione esteri del 1983, avesse deciso di preparare il proprio di- Pci. stacco dai compiti di direzione politica e come Uno spazio particolare lo abbiamo volu- avesse cercato fino all’ultimo di evitare la nuova to riservare alla lunga esperienza che Natta ha responsabilità: alla fine accetta per evitare che avuto con Berlinguer. Non si esagera nell’indi- divenisse segretario il propugnatore di una linea care Alessandro come braccio destro dell’indi- politica del tutto diversa da quella tracciata e menticato Enrico. seguita da Berlinguer. Il centro della mostra è ben rappresen- Nella preconsultazione in preparazione tato dalla grande foto che ritrae Enrico e Ales- del Comitato centrale che doveva eleggere il sandro sorridenti con l’ECCOCI che campeg- nuovo segretario nazionale del Pci le indicazioni gia su l’Unità che, in edizione straordinaria, ac- in favore di Natta furono straripanti6. compagnò la formidabile manifestazione del mar- Gli anni di Natta segretario sono difficili zo 1984 contro il taglio della scala mobile voluto per la situazione internazionale e per le divisioni dal governo Craxi. nella sinistra. Soddisfazione per la riuscita della mani- Nel catalogo della mostra lo scritto di festazione, coscienza di essere guida di un parti- Antonio Rubbi, all’epoca responsabile della po- to in sintonia con milioni di lavoratori, fiducia nelle litica internazionale, chiarisce con ampiezza di dati possibilità ulteriori di lotta: questo volevano si- e ricchezza di notizie l’impegno di Natta per una gnificare i sorrisi e il titolo del quotidiano fondato coerente collocazione internazionale del Pci che da Gramsci. risulterà un potente aiuto ad evitare che dopo il E’ notevole il percorso politico di Natta 1989 il partito implodesse. che incrocia momenti salienti della politica mon- Come tutto il gruppo dirigente che ha di- diale e nazionale dove per molti anni s’interse- retto il partito comunista negli ultimi vent’anni della cano dibattiti che hanno coinvolto il movimento sua esistenza, Natta ha avuto responsabilità per operaio e comunista nelle sue varie espressioni. i ritardi a cogliere le profonde mutazioni interve- nute nel mondo e in Italia. Ma gli deve essere L’assunzione di responsabilità primarie riconosciuto il merito di aver tenuto la barra fer- ma e aver neutralizzato le spinte, anche interne al La mostra naturalmente ha evidenziato alcuni di questi avvenimenti, certo con un parti- 6 Luciano Barca in “Cronache dall’interno del vertice del colare riguardo verso quelli in cui Natta parteci- Pci” editore Rubbettino nel vol. III a pag. 965 ricorda “Il pò da protagonista. nome portato avanti dalla destra migliorista era stato in- Ed ecco quindi i momenti del rapimento fatti quello di Lama che nella preconsultazione aveva ri- portato venti voti contro i duecento fatti confluire su Moro e dell’eccidio della sua scorta, la scelta Natta (sedici voti sono andati a Napolitano, diciotto a della linea della fermezza da parte del Pci e il Occhetto e quattro a Reichlin)”

6 luglio/agosto 2006 partito, per impedire che il Pci si adeguasse al ticamente testimonia la relazione ufficiale che svol- socialismo craxiano che ha portato alla scom- se nell’ottobre del 1993 in occasione del 70° parsa di un partito centenario come il Psi. della città di Imperia8. Voler recuperare l’esperienza politica e Il completamento del libro su Giacinto intellettuale di Alessandro Natta non deriva da Menotti Serrati suggella significativamente la ri- una nostra visione municipalistica ma vuole frui- flessione sviluppata lungo l’arco degli anni no- re dell’esperienza di un nostro concittadino, e vanta. per molti anche compagno di lotta, per sottoli- Tra i diversi impegni pubblici di Natta negli neare alcuni valori sempre attuali come la ne- ultimi anni vogliamo ricordare la campagna in cessità dell’esistenza di una organizzazione poli- difesa della Costituzione e quella in favore del tica di sinistra che difenda sempre il punto di vi- NO al referendum sulla legge elettorale del Se- sta degli sfruttati, in difesa della pace e per la nato9 e soprattutto la campagna per la pace con- priorità della democrazia. tro l’intervento militare in Kosovo10. In questi anni si è avuta, in settori più di- Vogliamo concludere la presentazione versi, una sottile congiura del silenzio sulla figura della mostra sulla figura politica e intellettuale di di Natta. La politica deve certamente fare i conti Alessandro Natta rivolgendo doverosi ringrazia- con la realtà in movimento ma si oscura la figura menti alla Regione Liguria, alla Provincia di Im- di Natta per non parlare anche di Enrico Berlin- peria e al Comune del capoluogo che con il loro guer, del Pci e della sua diversità. Ancora oggi a patrocinio ci hanno confortato sulla validità del- sinistra c’è chi preferisce non doversi cimentare l’iniziativa. con problematiche scomode. Se la nostra intrapresa contribuirà a svi- La mostra non si propone certo di forni- luppare riflessioni sulle problematiche che sono re risposte non facili ai quesiti difficili su come alla base della Mostra ci sentiremo ricompensati costruire in Europa e nel nostro Paese una so- delle energie profuse. cietà in cui sia preminente l’uomo, la solidarietà, la pace. Ma certo si propone di mantenere vive tali problematiche. * Presidente Associazione per il Con sobrietà viene affrontato il passag- rinnovamento della sinistra gio della segreteria del Pci da Natta ad Occhet- “Alessandro Natta” Imperia to nel giugno del 1988 dopo l’infarto e la lettera di dimissioni da segretario di Alessandro. Mi piace sottolineare questo amaro epi- sodio con la descrizione che ne da Rossana Rossanda7. La parte della mostra che tratteggia il Natta del ritorno a Oneglia ci parla di un’attività assai ricca per interventi politici, produzione scrit- ta, conferenze su temi vari, approfondimento 8 A.Natta Orazione ufficiale in occasione del 70° della città di Imperia su Pagine nuove del Ponente n.6/2003 pag.35 della storia locale. Costante rimane l’intreccio 9 Il 18 aprile 1993 si è votato sul quesito referendario per tra i temi generali e quelli locali come emblema- modificare la legge elettorale del Senato. In quell’occasio- ne Alessandro Natta è stato il primo firmatario di un ap- pello proposto dal Comitato per il NO. “Natta firma 7 R.Rossanda “La ragazza del secolo scorso” ed. Einaudi l’appello del NO” articolo comparso su Il lavoro suppl. di pag. 109 “Natta era un latinista, persona di grande corte- Repubblica del 4 aprile 1993 pag. 22 e “Natta dice NO al sia. Da lui non sentii mai una parola offensiva, ma divenne quesito elettorale” articolo pubblicato da l’Unità del 5 il mio Pubblico ministero per conto della segreteria. Meno aprile 1993. di vent’anni dopo sarebbe stato deposto dalla carica di 10 Natta è stato il relatore, mercoledì 21 aprile 1999, in segretario del partito con minor correttezza di quanto aveva occasione dell’iniziativa organizzata dall’Associazione per messo nella requisitoria contro me e quelli de Il Manifesto. il rinnovamento della sinistra di Imperia sul tema “Contro Lo ritrovai molto malato e solitario e amareggiato negli la guerra, per i diritti umani, per la costruzione della pace”. ultimissimi anni a Imperia; la giovane guardia che seguì Il testo è stato pubblicato sul n. 1/1999 di Pagine nuove all’89 non guardava in faccia a nessuno.” del Ponente.

7 luglio/agosto 2006 8 luglio/agosto 2006 Agosto 1945: Natta torna ad Imperia

di Nedo Canetti *

Nulla è più incerto e fragile -scrive Luigi tive, dai cattolici erano arrivati Alocco e Bogge- Reitani, recensendo l’autobiografia di Gunter ro, da Mathausen , Raimondo Ricci e Alberto Grass, “Sbucciando la cipolla- del ricordo, espo- Todros, che subito si imposero come gli intellet- sto alle correzioni e alle censure dell’inconscio e tuali che (allora era molto importante, ai nostri della volontà”. occhhi), aderivano al Partito; facevano le prime A sessant’anni di distanza dagli eventi, apparizioni Gino Napolitano, Franco Dulbecco, che seguirono, ad Imperia, il 25 Aprile della Li- i fratelli Gennari; occupvano posti di responsa- berazione, che cosa resta nella memoria, in que- bilità, Gerini, Bianca (Rossana) Novaro, sua sta memoria “stravagante ed imbrogliona” come moglie, Ottavio Siri, Gustavo Berio. la taccia Rossana Rossanda nel suo bel libro di In quella temperie, in quella febbrile atti- memorie “La ragazza del secolo scorso”? Bran- vità da dopoguerra, arrivò Natta. Ricordo che, delli di ricordi, eventi e figure che si appannano per i primi tempi, si discusse, tra noi della “base”, nel volgersi degli anni, episodi che forse abbia- se quel giovane professore, cognato di Zanetta, mo ricostruito raccontandoli, ripensandoli. amico di Nannollo Piana, era comunista o del Nitido però mi è rimasto il ricordo del Partito d’Azione o socialista. Non sapevamo ritorno di Alessandro Natta ad Imperia. Ero ancora del suo passato antifascista proprio ad molto amico di un suo nipote, Piero. Insieme era- Imperia e alla Normale di Pisa. vamo alle prime armi della politica, nella cellula Il partito, forgiato da una durissima Lot- giovanile della Sezione “Adolfo Stenca” (la Fgci, ta di Liberazione, con qualche ancestrale rima- la Federazione giovanile del partito non era stata suglio di bordighismo (Natta lo ricorderà in arti- ancora ricostituita) e lui mi parlava spesso di coli e interviste di anni successivi) era chiuso e questo suo zio, professore, antifascista, interna- settario. Difficile occupare posti di rilievo, anche to in Germania. se eri stato in campo di concentramento, ma non Così, quando nell’agosto del ’45, ritor- avevi partecipato alla Resistenza o se non eri nò nella nostra città, già lo avevo collocato nella reduce da un lager di serie A (Ricci lo era ed mia memoria tra le figure importanti. Per noi, al- entrò quasi subito nella segreteria d Federazio- lora, i miti erano i partigiani, quelli appena scesi ne, Sandro più tardi, come vice di Giovanni Gi- dalla montagna -Curto, Stalin, Mancen- e poi lardi, che aveva sostituito Castagneto nell’ago- c’erano i “capi”, quelli che dirigevano la Fede- sto del 1946). razione del Pci, Castagneto, Ughes, Zanetta, Comunque Natta, mise fine alle incertezze Menicco Amoretti, quelli che stavano nel Crem- e si iscrisse subito, già nell’agosto del 1945, al lino (noi avevamo la sede in via Belgrano, prima Pci. Ricordo che, per me, che ancora ero stu- a pianterreno, poi al primo piano, dove poi sa- dente (e responsabile degli studenti della Cellula rebbe andata la Banca d’Imperia) e che ci pare- giovanile) fu una notizia bellissima. Sapere che vano alquanto inavvicinabili. quel professore era diventato uno dei nostri, mi C’erano anche giovani di grandi prospet- diede una grande soddisfazione. Orgoglio, direi.

9 luglio/agosto 2006 La memoria di quei primi mesi, un anno all’incir- discorsi, sempre attentamente preparati, con tanti ca, mi suggerisce soprattutto un Natta conferen- foglietti di appunti a quelli sempre un po’ enfati- ziere, non dirigente di partito. ci, vecchia maniera, a braccio dei “vecchi” diri- Le conferenze si svolgevano al “Bruno genti socialisti e del nostro Pietro Abbo. Natta Nello” in via S. Lucia, nella sede della Società batteva tutti, per noi, anche quelli che venivano operaia, dove aveva sede l’Università popolare, “da fuori”, dal centro o da Genova, come No- di cui Natta divenne dirigente. Conferenze che vella o Pessi. erano lezioni. Sulla letteratura, sugli amati giaco- Ho vivissimi, nella memoria, i memora- bini e sull’amatissimo Filippo Buonarroti, sul- bili contradditori al cinema Rossini, ancora con l’esperienza dei campi di concentramento. palchi e loggione, Natta versus Taviani, Natta Correvamo, noi giovani, ad ascoltare contro Pelizzari, rettore dell’Università di Geno- quelle conferenze-lezioni, assetati di conoscen- va e noto dirigente dc. Folle immense, tifo da ze, con l’entusiasmo dei neofiti. Apprendevamo stadio, il loggione tutto occupato dai comunisti le cose che non ci avevano insegnato e non ci che organizzavano la claque. In Consiglio co- insegnavano a scuola e Natta le esponeva con il munale Natta restò a lungo, diventò un leader. tipico piglio del professore. Noi giovani non frequentavamo il Consi- Lo stesso piglio e un po’ di cipiglio an- glio comunale, non ci pareva abbastanza “rivo- che, quando fummo chiamati (un ordine, prati- luzionario”. Di Natta consigliere ricordo però che camente) a frequentare la scuola di Partito, in continuò nel suo impegno anche quando fu elet- federazione. Conservo ancora un quaderno to, nel 1948, alla Camera e che, non avendo mai (quelli con la copertina nera e il bordo rosso che guidato la macchina e non essendo ancora la usavano allora) nel quale fermavo i miei appunti moglie Adele, la sua autista, andavamo a pren- delle lezioni di Natta. derlo, con la macchina della Federazione alla sta- Le Tre Internazionali, il Manifesto di zione di Porto, quando ritornava da Roma, e Marx, la Rivoluzione d’Ottobre, le elezioni in dovevamo subito portarlo ad un’importante se- Francia, il leninismo, Pisacane, la nascita del duta del Consiglio. In Consiglio io approdai qual- Pcd’I a Livorno. che anno dopo e fu proprio Natta, che puntava Natta si inserì lentamente nel gruppo di- sui giovani, allora già segretario di Federazione rigente della Federazione, non venne candidato (dal 1950), che sollecitò la mia candidatura e alla Costituente, ma diventò consigliere comu- che impose a Menicco Amoretti, allora nomina- nale alle elezioni del 1946. Vinsero le sinistre che to nell’organo di controllo dei comuni, a dimet- confermarono sindaco, Goffredo Alterisio, ma tersi per lasciare il posto a me, primo dei non Sandro non divenne assessore. Insegnava an- eletti. Il tutto in una burrascosa, infuocata riunio- cora al liceo e si parlava molto di quel brillante ne alla Stenca, allora già in via Amendola. insegnante (io ero alle Magistrali e invidiavo gli Puntava sui giovani, ma voleva che con- studenti del liceo). tinuassero gli studi fino a laurearsi. Per questo Anni dopo incontrai a Palazzo Mada- rampognò molto Francesco Rum perché non ma, il senatore Umile Peluso, del nostro gruppo concluse l’Università per fare il funzionario di che era stato collega di Natta ad Imperia e ri- partito. Forse ha rampognato anche Mauro To- cordava ancora le sue lezioni. Sandro si affer- relli, per lo stesso motivo, ma non ne ho notizie mò anzitutto come oratore. I suoi comizi furono precise. Lui che era fiero del suo titolo di pro- subito famosi e noi, accaniti ascoltatori, lo para- fessore (uno volta mi disse: “Nel partito di Im- gonavamo al mitico Terracini, il più famoso co- peria tutti chiamano “professore Dulbecco, ma miziante del Pci e ci piaceva confrontare i suoi a Roma, in direzione, il “professore” sono io”),

10 luglio/agosto 2006 voleva che i comunisti che potevano studiare, me, vedere che Natta già firmava articoli non solo fossero non solo istruiti, ma anche laureati. sul nostro giornale locale di Federazione -”La Ora che la mente si è messa in moto, i Verità”- ma anche su “l’Unità”, su “Vie Nuove” ricordi affluiscono a fiotti. me lo rendeva grandissimo. Chissà quante cose La grande soddisfazione di Natta eletto ho dimenticato; chissà se tutti i ricordi sono stati alla Camera nel 1948; l’incontro con Duclos nel fedeli. Una cosa è certo, dopo sessant’anni, qui 1952, Natta che ci lascia per la Capitale nel primi mesi e poi i primi anni di Alessandro Natta 1960. E, voglio segnalarlo, le primarie ante let- ad Imperia, restano tra le cose più belle della tera, tra i componenti del Comitato federale che mia giovinezza e le cose più importanti del mio organizzammo, quando Sandro lasciò la segre- apprendistato alla politica. A volte, negli ultimi teria di Federazione e dovevamo scegliere tra anni, ne riparlavamo, con Sandro, cercando di Nicola Surico (che vinse) e Giuseppe Gennari, rinverdire episodi e figure, con qualche sorriso e per la sua successione. con tanta malinconia. Un’ultima rimembranza. La mia grande passione, da giovanissimo, era il giornalismo. Per * senatore Pci

11 luglio/agosto 2006 Dalla militanza all’amicizia

di Umberto Scardaoni *

Sono tanti e molto vivi nella mia memo- Una circostanza particolare e, per tutti e due, ria i ricordi di quel rapporto con Natta, che solo fatte le debite proporzioni, non proprio soddi- quando entrambi uscimmo dall’impegno politico sfacente. Natta aveva avuto l’incarico dalla Se- militante definimmo di amicizia. greteria di sovrintendere alla formazione delle li- Per oltre trent’anni i nostri momenti di ste dei candidati per le elezioni politiche che, incontro e di colloquio sono stati numerosi: in appunto, si sarebbero svolte quell’anno. Con- occasione delle mie presenze a Roma, prima vocò una riunione a Roma per affrontare i casi come membro della Commissione centrale di più difficili ed io, in sostituzione di Noberasco controllo e successivamente come Senatore, che si era ammalato, fui inviato, avvocato di una quando Natta tornava a Loano e al Melogno per causa persa, a sostenere che alla Federazione di trascorrere le vacanze estive o di Natale, duran- Savona spettasse un secondo parlamentare. te le passeggiate sino al forte, le gite a Calizzano Tornai con le “pive nel sacco” natural- e a Upega con Adele e qualche volta con Anto- mente, ma con un’importante esperienza che nella e il nipote Alessandro, le cene da “Mario” avrebbe segnato la mia formazione di dirigente ad Albissola dopo i comizi, con Amedeo Basso, P.C.I. amico e compagno che gli faceva da autista e Fu così che invitai Natta a tenere a Sa- accompagnatore nei suoi soggiorni savonesi. Tutti vona il comizio di chiusura della campagna elet- momenti in cui considerazioni politiche, memo- torale. Egli accettò e poiché le elezioni andarono ria storica, giudizi culturali, s’intrecciavano con particolarmente bene, subito dopo venne a ce- la quotidianità della vita familiare, l’amore per la lebrare il successo, inaugurando così una sorta nostra terra, l’interesse per la musica e le canzo- di rito scaramantico che si ripeté per oltre un ni e persino lo sport e le barzellette di Bramieri. decennio puntualmente ad ogni tornata elettora- Natta fu sempre vicino alla federazione di Savo- le: politica, amministrativa o europea. na, anzi, per un periodo fu residente al Melogno Natta, lo avevo già conosciuto all’VIII e disciplinatamente veniva a votare nel comune Congresso, un congresso per molti aspetti dram- di Magliolo, anche per le elezioni comunali. Ri- matico, ma decisivo per la storia del P.C.I. e nella cordo l’inaugurazione della nuova sede del Par- mia considerazione Natta era soprattutto un gran- tito, i suoi contributi durante l’esemplare mobili- de intellettuale, un uomo raffinato di cultura, un tazione di Savona nel periodo delle bombe nere, “normalista”, uno dei padri della riforma della la sua orazione funebre ai funerali di Giacomo scuola media inferiore, un oratore brillante che Calandrone, il comizio con Corvalan, segretario nei comizi poteva permettersi di citare Tacito e del P.C. cileno al Festival provinciale dell’Unità Cicerone riscuotendo le simpatie di grandi mas- e tanti, tanti altri momenti della nostra vita politi- se di operai e l’ammirazione di tutti. ca e culturale. Ricordo che il Senatore Varaldo, che, in Ma se dovessi dire quando tutto questo occasione dei viaggi a Roma durante la prima ebbe inizio, certamente direi la primavera del ’68. legislatura, aveva stretto con Natta un rapporto

12 luglio/agosto 2006 di confidenza, non mancava mai di partecipare guente nei confronti dell’U.R.S.S. per anticipare ai suoi comizi e alla fine puntualmente, facendosi lo strappo che Berlinguer compirà diversi anni largo tra la folla, si avvicinava, si complimentava dopo. con lui e con la sua caratteristica schiettezza di- Dopo quel colloquio, e molte altre discus- ceva: “Non mi hai ancora convinto, ma sei stato sioni negli anni seguenti, ho maturato la convin- così bravo!”. E Natta di rimando “Tempo al tem- zione che Natta fosse più aperto e più disponibi- po...”. le al nuovo di molti che oggi criticano la sua “pru- Ma fu dopo quell’incontro per le candi- denza” e che se Berlinguer portò “ai limiti estre- dature che, per il piglio e l’abilità con cui aveva mi le peculiarità del P.C.I.” lo si deve anche al condotto quella difficile riunione, e soprattutto fatto che Natta fu certamente il dirigente politi- dopo il lungo e cordiale colloquio che ne seguì, co, il consigliere e il collaboratore più vicino a lui mi convinsi delle sue grandi doti di dirigente, della anche nelle scelte più controverse: il compromes- sua personalità, del suo rigore politico e intellet- so storico, il governo di solidarietà nazionale, il tuale e della sua capacità di analisi. discorso di Berlinguer sull’austerità, la questione Durante quel colloquio toccammo molti morale...solo per citarne alcune. Perché allora temi. Io mi ponevo molte domande, volevo ap- non fu più ardito? profittare di un’occasione che allora ritenevo ir- Io credo che Natta ebbe una preoccu- ripetibile per fare chiarezza su molti dubbi: dalle pazione costante: quella dell’unità del partito, difficoltà che incontravamo nel rapporto con le quella che a noi da giovani veniva indicata come giovani generazioni, alla nostra collocazione nel “il bene più prezioso” e si insegnava a preserva- movimento comunista internazionale, dalla crisi re come “la pupilla dei nostri occhi”. che soprattutto in Liguria attraversava il nostro Molte delle sue azioni, dalla collocazio- apparato economico all’atteggiamento verso i ne centrale nel partito, sempre vicino alle posi- socialisti di fronte ai segni già evidenti di crisi del zioni di Togliatti, sino alla decisione di uscire dal- centro-sinistra. la segreteria e “di fare un passo indietro”, dalla Natta, devo dire con pazienza, rispose vicenda del Manifesto, in cui egli ebbe un ruolo fuori dall’ufficialità, mostrando una dote per me da protagonista, all’accettazione di fare il segre- sconosciuta in altri leader comunisti, quella di sa- tario dopo la morte di Berlinguer e perfino il suo per ascoltare, di rispettare l’interlocutore e di non ritiro dalla vita politica con le dimissioni da de- fornire verità rivelate, ma di far scaturire le ri- putato furono dettate certo da una natura gene- sposte dalla discussione, dal confronto anche rosa, da una eccezionale moralità e coerenza, aspro, ma leale. ma anche dal tentativo di salvare l’unità del par- Del resto quel 1968 fu un anno cruciale tito. per i comunisti italiani: le rivolte studentesche in Del resto il suo impegno tante volte an- tutto il mondo, la primavera di Praga e il suo nunciato e finalmente realizzato, le sue pressioni drammatico epilogo, la ripresa delle lotte opera- su Togliatti per ricordare e valorizzare l’opera di ie, il successo elettorale del P.C.I. che raggiunse G.M. Serrati non rappresentano solo un omag- il 26-27%. gio a un illustre imperiese, anche se nato a Spo- Il Partito fu certamente il più avvertito e il torno, non solo un risarcimento verso un grande più pronto nel cogliere i segni delle novità, ma, a dirigente socialista, vilipeso e maltrattato anche distanza di anni, si può dire che si perse l’occa- dai suoi compagni, non solo il tentativo di rian- sione per spingere più avanti l’elaborazione e l’ini- nodare il filo con il giudizio di Gramsci alla morte ziativa sui problemi delle società a capitalismo di Serrati, ma esaltare la coerenza di un dirigente maturo, per una critica più netta e più conse- che fece dell’unità del partito il suo credo, gran-

13 luglio/agosto 2006 de anche se sconfitto. a suscitare partecipazione e consenso popolare Natta, con i suoi scritti, le sue interviste, i più estesi, con un qualche “heri dicebamus”. Ma suoi appelli e le sue conferenze continuò sem- il nuovo deve essere a un livello più alto del pas- pre, sino alla fine, a sostenere il valore della “me- sato, per la forza dell’ideazione, della proget- moria storica”. tualità teorica e politica, per la coerenza e la Nel contempo però, come scrisse signi- moralità dell’impegno, dentro ancora l’orizzonte ficativamente a conclusione di una testimonianza del socialismo.” su Pietro Nenni del luglio del 1999 “Nessuno, e Ed in questa citazione risiede, per me, non io certo, può tuttavia pensare che la sinistra tutta l’attualità del pensiero di Alessandro Natta. riesca a riprendere una carica vitale, a costruire una nuova grande e unitaria formazione politica, * già Sindaco di Savona e senatore Pci

Comizio in Piazza Dante, 9 aprile 1985.

14 luglio/agosto 2006 ASSOCIAZIONE per il RINNOVAMENTO della SINISTRA “Alessandro Natta” IMPERIA

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€ 10.00 (dieci) per l’iscrizione € 35.00 (trentacinque) come socio sostenitore

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15 luglio/agosto 2006 Reducismo o Silenzio? *

di Alessandro Natta

Ringrazio dell’invito che ho accolto vo- primo impegno, più strettamente politico, fu di lentieri, perché desideravo, anche solo con la parlare in una manifestazione a sostegno del go- presenza, fare ammenda di una colpa di omis- verno Parri, proprio a nome dei reduci! sione. Certo i motivi delle sottovalutazioni, dei Di omissione, dico, ma forse più grave silenzi, delle rimozioni, e dei ritardi nell’indagine perché io sono stato ben consapevole nel mo- e nella riflessione storica sono stati di carattere mento stesso della resistenza, dopo l’8 settem- politico, ben al di là degli errori che molti di noi bre nella convulsa e sfortunata battaglia contro i possono avere commesso per comportamenti di tedeschi, e poi nei lager, del significato e del va- troppo grande riserbo, quasi di pudore. lore etico politico e nazionale della esperienza A me è accaduto, proprio per la coscien- degli internati italiani; e perché per la posizione za, negli anni Cinquanta, che si stava sviluppan- politica che io ho avuto - di parlamentare dal do un tentativo colpevole di oscuramento, di 1948 - la mia testimonianza avrebbe forse potu- messa ai margini, ed anche di contestazione del- to avere qualche incidenza. le ragioni e dei valori del movimento di liberazio- Debbo dire con schiettezza che nei cam- ne nazionale; ed avvertendo il rischio che ciò pi, a Sandbostel, a Wietzendorf, verso il termine poteva comportare per l’unità e per l’ordinamen- della prigionia, io sono stato tra i critici del feno- to democratico della Repubblica, a me è acca- meno che veniva delineandosi del reducismo, duto di cimentarmi in un lavoro di riflessione sto- della rivendicazione vittimistica di meriti, in coe- rico-politica sulla resistenza nei lager. renza ritengo ad una visione rigorosa e schiva Ho scritto nel 1954, in vista del decen- del nostro dovere di ufficiali e più semplicemen- nale della liberazione, un saggio che ebbe la di- te di italiani, che dal lager di Asguro (a Rodi) a savventura di essere bocciato per la pubblica- quello di Küstrin, fino a Wietzendorf mi aveva zione dalla casa editrice, a cui mi ero rivolto, che spinto nell’area dell’intransigenza, ed in coeren- era poi quella del mio partito. Non ritengo che za anche al contributo che avevo cercato di dare quel rifiuto fosse motivato dalle ragioni di op- per costruire un senso unitario, ideologico e po- portunità politica, che potevano essere accam- litico alla nostra resistenza contro il nazismo e il pate nell’immediato dopoguerra. Si trattava, pen- fascismo, e per formare, in uno sforzo di mutua so, di una valutazione critica sul libro, che in ve- educazione, una nuova coscienza civile e morale rità era cosa modesta. degli italiani. Ma oggi sono convinto che l’editore sba- Sia chiaro: io temevo il reducismo pia- gliò, e soprattutto sbagliai io a non insistere, non gnone e indistinto; non certo l’opera doverosa so se per difetto o per eccesso di presunzione, rivolta a far conoscere e a valorizzare l’espe- perché quel lavoro - al di là della tesi di fondo rienza drammatica che avevamo vissuto. E del che proponeva: la vicenda degli IMI come epi- resto al ritorno ho cominciato subito (già nel set- sodio della lotta generale contro il nazifascismo tembre del ’45) a rivendicare, in una terra, come - sollecitava una ricerca, uno studio, al di là delle la Liguria, dove era stato forte e duro il movi- memorie dei singoli, sul processo complessivo mento e la guerra partigiana, il valore della non che spinse i soldati e gli ufficiali italiani caduti pri- collaborazione, della resistenza dei soldati ed gionieri dell’esercito tedesco, in grandissima ufficiali, prigionieri in Germania, come un aspet- maggioranza ad una presa di posizione e ad una to e un momento della lotta di liberazione del sfida, quali furono senza alcun dubbio il rifiuto nostro Paese. Così come ricordo bene che il mio opposto, in momenti diversi, a forme diverse

16 luglio/agosto 2006 Roma, 24 marzo 1984. Manifestazione del PCI contro la modifica della scala mobile.

17 luglio/agosto 2006 (politiche, militari, civili) di adesione, di consen- quella scelta, e dei sacrifici, dei rischi sempre più so, di cooperazione con il fascismo e il nazismo, evidenti e paurosi che essa comportava; fu ne- con il Reich tedesco e la Repubblica Sociale. cessario dare un fondamento ideale unitario a A me premeva allora, 35 anni fa, mettere quella resistenza, in qualche misura analogo a in luce il carattere peculiare dell’internamento quello di chi si batteva, e lo sapevamo, in Italia e degli italiani, certo un capitolo per altro verso in altri Paesi europei. della grande deportazione di uomini da tutti i paesi Per questo a me sembrava e sembra di d’Europa per il lavoro coatto, ma in senso spe- estremo interesse il processo di politicizzazione, cifico sia per chi lo inflisse sia per chi lo subì un in particolare nei campi degli ufficiali. È vero: non episodio di lotta politica più che una conseguen- molti avevano alle spalle una militanza politica za inevitabile di una vicenda bellica. Dalla deno- attiva, ma il professor Rochat mi consenta di minazione alla collocazione nella gerarchia della osservare che il dire «nessuno» è affermazione persecuzione che caratterizzò l’universo concen- troppo drastica! La verità è che molti di quegli trazionario, risulta evidente questo carattere pro- ufficiali avevano una formazione culturale, una prio della prigionia degli italiani. Ed anche noi mentalità, un modo di sentire che erano lontani e comprendemmo presto che avevamo di fronte spesso antitetici alle ideologie del fascismo, ed qualcosa di diverso dal potere di uno stato osti- ancor più del nazismo; che molti avevano matu- le, che dovevamo vedercela con un nemico po- rato nel corso della guerra un distacco via via litico - il nazifascismo - un nemico straniero e più netto dal regime fascista fino a pensare che uno di casa nostra. era augurabile, per la salvezza, la sconfitta del Per questo la prigionia diveniva cosa di- nostro Paese. versa dalla attesa, per quanto penosa e triste, A quale drastico vaglio fu sottoposto il che il conflitto si risolvesse sui campi di battaglia concetto di patria quando ci trovammo di fronte e si trasformava anch’essa in un momento, in un due stati, due governi, uno chiaramente nemico episodio del conflitto stesso assumendo il carat- e succube del nostro oppressore, l’altro distan- tere di un pronunciamento e di una resistenza te, indifferente! Molti di quegli ufficiali, credenti politica e ideologica. o laici, avevano un forte spirito di solidarietà, una A me sembrava allora (ma così ritengo grande passione civile, una intensa vocazione ancora oggi) che il tema centrale fosse proprio il pedagogica. perché e il come di questo faticoso, difficile pas- Ognuno di noi tende, naturalmente, a saggio dal crollo rovinoso di idee, di convinzio- generalizzare la propria esperienza, ma a me sem- ni, ed anche di presunzioni che la sconfitta mili- bra del tutto pertinente la considerazione che i tare determinò per centinaia di migliaia di soldati mancamenti più seri si verificarono là dove difet- e decine di migliaia di ufficiali alla determinazio- tò l’intervento, l’azione — a cominciare dal- ne di una così ampia e forte volontà e capacità di l’esempio — dei comandi o di un qualche grup- lotta e di riscatto. po deciso alla resistenza. All’inizio, subito dopo 1’8 settembre, i Non voglio esagerare, ma io ritengo che motivi e le ragioni del rifiuto opposto ai fascisti e abbia avuto una grande importanza la mobilita- ai tedeschi furono molti e diversi, e giustamente zione e l’educazione della coscienza alle idee di nella memorialistica e negli studi storici del re- libertà, di giustizia, di eguaglianza tra gli uomini e cente, positivo risveglio di interesse, sono stati tra i popoli, quale che sia stato il tramite: il van- messi in luce. (Se è lecita una considerazione, a gelo, i poeti tonici della nostra letteratura, la ri- me pare che si debba dare maggior rilievo alla flessione sulla storia, e in particolare su quella rottura anche sul campo militare, al solco anche del risorgimento e sulle origini e le responsabilità di sangue che ci fu tra italiani e tedeschi e che del fascismo. segnò immediatamente un discrimine, e non solo Ho già ricordato un piccolo episodio, ma nell’area dell’Egeo e della Balcania.) Ma poi per assai significativo. L’articolo di fondo che io les- reggere con dignità, come accadde, fu necessa- si in un giornale parlato della domenica (a Wiet- rio dare una motivazione politica e nazionale di zendorf) sulla scelta che al ritorno si sarebbe posta

18 luglio/agosto 2006 tra monarchia e repubblica, e in cui dissi tutte le senziale, decisivo della mia formazione di uomo, ragioni che rendevano, a mio giudizio, necessa- di italiano, di politico: la prigionia ebbe un rilievo ria l’opzione per la repubblica. Quell’intervento non minore degli studi alla Scuola Normale. fece rumore. Lo dico per le scelte collettive, per le La domenica successiva si ebbe una pre- esperienze e il patrimonio comune, il cui valore è sa di distanza del comando italiano e vi fu la re- bene richiamare con vigore qui e ora, proprio plica, se non ricordo male, di Giuseppe Allorio. perché nel nostro Paese è diffusa, quasi genera- E così in quel lager si aprì il dibattito sul proble- le, la constatazione e l’allarme per il disagio, la ma istituzionale, con un buon anticipo. sofferenza, la crisi dello stato democratico, del E non è un caso che al momento della sistema politico. liberazione nel campo di Wietzendorf, dove era Si dice da tempo: che bisogna procede- raccolto il gruppo più consistente degli ufficiali re ad una riforma della politica, delle istituzioni, italiani, vi fossero in embrione le stesse forma- dei partiti. zioni politiche che erano in campo e che aveva- Si dice che il ciclo storico aperto con la no guidato in Italia la lotta di liberazione. liberazione e la Repubblica è concluso. Anche per questa opera, e per l’orienta- Ed io condivido senz’altro: le preoccu- mento e il clima che contribuì a determinare nei pazioni, le sollecitazioni e le esigenze di rinnova- lager, fu possibile fare fronte alla prova più diffi- mento e di espansione della democrazia italiana. cile, quella del rifiuto, dopo agosto ’44, delle Ma attenti: io non metterei in causa la sollecitazioni e pressioni per il lavoro volontario; repubblica che bisogna non rifondare, ma sem- e fu reso più agevole, al ritorno, il reinserimento mai richiamare ai suoi principi; a quell’ispirazio- nella vita civile e politica. ne e intesa unitaria che vengono proprio dall’an- Gli ex-internati non posero e non rap- tifascismo, dalla resistenza, dal patto costituzio- presentarono un problema politico nella nuova nale. Italia. Non si tratta di richiamarsi ad una qual- Il dato critico fu piuttosto in un difetto di che ideologia, ma a quel complesso di valori, di sensibilità e di intelligenza nelle forze politiche idealità, di esperienze comuni su cui si è fondata democratiche, che avrebbero potuto far leva più e saldata e su cui vive l’unità della nazione. .apertamente sul patrimonio di quella esperien- Né io metterei in causa quel disegno dei za, saldandolo in modo esplicito con la resisten- principi e delle finalità del rinnovamento e dello za e la lotta di liberazione. sviluppo della società, quel programma di de- Ed io ho già confessato la mia parte di mocrazia piena e aperta, che è sancito nella pri- responsabilità, anche se non mi sento recidivo ma parte della Costituzione e che resta idea at- per avere lasciato ancora nel cassetto — 40 anni tualissima e leva essenziale del progresso della dopo — le mie riflessioni sulla prigionia. nostra nazione. La ragione è chiara. Io ho apprezzato Ma si dice: il discorso riguarda l’ordina- molto il lavoro di ricerca scientifica e di valuta- mento della Repubblica, la divisione dei poteri, il zione storica che è venuto svolgendosi in questi carattere e gli istituti di una democrazia rappre- ultimi anni, e ritengo che è questo sforzo di inda- sentativa, parlamentare; l’organizzazione e l’am- gine, di messa a punto, di giudizio complessivo ministrazione dello Stato; il ruolo dei partiti. che bisogna proseguire: per non lasciar travol- Ed io riconosco e concordo: da tempo è gere la verità dei fatti; la giustezza delle idee, delle aperta l’esigenza di una revisione, di una riforma lotte, dei sacrifici dall’ondata spaventosa dei re- che miri a dare più trasparenza, efficienza ed ef- visionismi storici e dei pentimenti politici. ficacia alla nostra democrazia, a rendere più si- Auschwitz c’è stato, Buchenwald e Bel- cura, penetrante la sovranità popolare, il potere sen, ed anche i lager dove hanno penato e resi- del cittadino. stito soldati e ufficiali italiani. Ma - se me lo consentite - formulo tre Ne valeva la pena! Non lo dico per i sin- consigli: e li rivolgo anche al Presidente della goli; per tutti credo, certo per me: momento es- Repubblica.

19 luglio/agosto 2006 Primo: è un errore serio scaricare sulla correggere e riformare la costituzione, e queste Costituzione, sull’ordinamento della Repubblica norme sono esse stesse elemento importante del i guai e i guasti che derivano da scelte politiche, patto costituente l’unità della nazione. da orientamenti e pratiche di governo, sbagliate Io dico che è saggezza, se si vuole dav- o inadeguate. Non voglio ripetere, con Norber- vero rinnovare l’edificio dello Stato, le regole della to Bobbio: che c’entra la Costituzione? vita politica, il rapporto tra partiti e istituzioni, Secondo: un modello perfetto di ordina- seguire il metodo e le procedure indicate dalla mento democratico dello Stato non esiste, ed io Costituzione. credo sia bene mettere in guardia nei confronti degli spacciatori di toccasana mirabolanti. Il che non significa che non si debba metter mano riso- lutamente a cambiamenti. * Dagli atti del convegno internazio- Ma non entro nel merito, poiché mi pre- nale di studi storici su “Militari internati e me giungere al terzo e conclusivo consiglio. prigionieri di guerra nella Germania nazista Le costituzioni, le forme di uno Stato si (1939-1945) fra sterminio e sfruttamento” possono cambiare per traumi, per rotture scon- (Firenze 23-24 maggio 1991) promosso dalla volgenti (come accadde nel ’45) oppure secon- Federazione di Firenze dell’Associazione na- do il metodo e le regole del consenso, della vo- zionale ex-internati, con la collaborazione lontà democratica. dell’Istituto storico della Resistenza in Tosca- Noi abbiamo avuto (nel ’46-’48) dei na e con il patrocinio del Dipartimento di sto- costituenti saggi: che hanno fatto una buona isti- ria dell’Università degli studi di Firenze. Edito tuzione e che hanno anche dettato le norme per da “Le lettere” – Firenze.

La figlia Antonella con l’On. Giorgio Napolitano all’epoca Presidente della Fondazione della Camera dei Deputati.

20 luglio/agosto 2006 Accogliendo l’invito rivoltoci dal Direttore di contribuire alla pubblicazione di un numero della Rivista “Pagine Nuove del Ponente” dedicata alla conoscenza del pensiero politico dell’On. Alessandro Natta, in ricordo della grande fraterna amicizia e stima che per lunghi anni ha legato il grande dirigente politico ai compianti:

Marchisio Bartolomeo “Min”

Contestabile Angela “Lina”

i figli, i vecchi compagni della Valle Arroscia e gli amici sopravvissuti desiderano ricordarli a tutti coloro che li hanno conosciuti e che hanno avuto modo di apprezzarne le alte qualità morali e la rettitudine nella militanza nelle file del P.C.I. e nella Resistenza, lo spirito autenticamente democratico, la bontà e la dedizione al dovere che come genitori e cittadini ne hanno contraddistinto i tratti per tutta la loro vita.

Pieve di Teco, settembre 2006

21 luglio/agosto 2006 Un inedito di Alessandro Natta Per una diversa politica scolastica e una nuova didattica

di Franca Natta *

All’inizio della sua lunga carriera di par- le redini della pubblica istruzione. lamentare Natta era noto soprattutto come Ho ritenuto più utile, perciò, trascrivere esperto di politica scolastica e questo particola- ed offrire ai nostri lettori un manoscritto che Natta re interesse per i temi dell’educazione è stato ha dato alla pronipote Martina che stava prepa- sempre presente anche quando gli incarichi di rando la sua tesi di laurea su “Gramsci educato- partito lo hanno portato ad altre responsabilità. re”. Si tratta di una serie di appunti che Natta Scrive Natta: “Se io dovessi ora dare aveva scritto per sé, in occasione di una confe- un senso al mio lavoro in quegli anni, all’Isti- renza, ma come ho imparato nei mesi in cui l’ho tuto Gramsci, in parlamento, nel partito, di- aiutato a mettere ordine in alcuni suoi scritti, i rei che è stato proprio quello di aver operato, testi di Natta, sia quando parlava che quando o meglio di aver cooperato con le idee di prendeva appunti, erano perfettamente pronti per Gramsci per porre come asse della politica essere pubblicati. culturale della sinistra e del PCI quello della Si tratta di una conferenza su Gramsci scuola, del suo sviluppo e rinnovamento, per educatore, ma è anche un documento sulla po- definire (come ci sforzammo di fare nel de- litica scolastica del PCI e sul pensiero pedago- cennio 1950-60) una linea e un programma gico di Alessandro Natta. organico di riforma della scuola, da quella di base all’università, e per convincere il parti- * Presidente Proteo fare sapere Liguria to, per far divenire persuasione di massa l’idea che una riforma della scuola era un compito dell’oggi, non del futuro (del dopo la conquista del potere!); era un momento es- senziale di una strategia di riforme, era un Gramsci educatore campo decisivo di prova, per il partito dei lavoratori, della propria intelligenza e capa- cità di egemonia, di alleanza e di direzione, e Tanti anni fa, nel 1957, scrissi e pubbli- di conquista del consenso della intellettuali- cai su “Società” un saggio su “La scuola negli tà, degli strati più numerosi e diffusi che sono scritti di Gramsci”: un esame complessivo e ra- appunto gli insegnanti.” gionato del pensiero di Gramsci sul problema della scuola, dell’educazione, della pedagogia; Per questo numero speciale di “Pagine prima del 1926 e soprattutto dopo l’arresto, nelle nuove del Ponente” mi era stato chiesto di scri- lettere e nei Quaderni dal carcere. vere qualcosa sulle idee pedagogiche di Natta e Quell’articolo, lo dico oggi senza falsi sulla sua concezione della Riforma della scuola pudori, a me sembra di notevole importanza, non nel nostro Paese, ma ho pensato che solo le tanto per il mio itinerario gramsciano, e se si vuole parole di Natta stesso potessero essere efficaci per il modo in cui noi comunisti abbiamo studia- per una analisi che giudico attualissima nel mo- to e messo a frutto l’opera eccezionale di quel mento in cui, dopo la bufera della Riforma Mo- grande politico e pensatore. Ciò che intendo ratti, tocca ora al centro sinistra prendere in mano sottolineare è altro: in primo luogo il rilievo poli-

22 luglio/agosto 2006 .

23 luglio/agosto 2006 tico di quel mio saggio che si colloca nell’azione, e concreto, che ci consentì di far fronte alle tante avviata dal PCI nel 1955, di recupero dei dati “sfide” e di contribuire al progresso delle classi costituenti e di ulteriore sviluppo della politica lavoratrici e allo sviluppo, economico e civile, della “via italiana”, dell’avanzata democratica al del nostro Paese. socialismo; un’azione che aveva fatto leva su una Dall’insegnamento di Gramsci, noi – e noi rilettura ed una comprensione più acuta del pen- vuol dire innanzi tutto Togliatti, facemmo scatu- siero di Gramsci, in particolare della sua elabo- rire un indirizzo politico generale, che, avrete ben razione sui temi della riforma intellettuale e mo- inteso, non puntava affatto sugli assalti insurre- rale, della lotta per dare un carattere nazionale e zionali, sull’uso violento della forza; ma privile- popolare alla cultura e per la conquista dell’ege- giava il fare politica, la lotta per le riforme, l’ar- monia. ma dell’ intelligenza e delle idee per riuscire ad Se io dovessi ora dare un senso al mio affermare una funzione dirigente nazionale da lavoro in quegli anni, all’Istituto Gramsci, in par- parte della classe operaia e costruire un grande lamento, nel partito, direi che è stato proprio schieramento unitario di forze democratiche e quello di aver operato, o meglio di aver coope- progressiste. rato con le idee di Gramsci per porre come asse Non può sorprendere l’attenzione alla della politica culturale della sinistra e del PCI questione della cultura, degli intellettuali, della quello della scuola, del suo sviluppo e rinnova- scuola e quella impresa enorme e disperata che mento, per definire (come ci sforzammo di fare Gramsci, nel tormento del carcere e nell’ag- nel decennio 1950-60) una linea e un program- gressione della malattia, viene compiendo con la ma organico di riforma della scuola, da quella di sua indagine a fondo sulla storia, sulla cultura, base all’università, e per convincere il partito, sulla filosofia e la letteratura e la realtà sociale e per far divenire persuasione di massa l’idea che politica dell’Italia e dell’Europa. una riforma della scuola era un compito dell’og- Nel carcere egli cerca di approntare le gi, non del futuro (del dopo la conquista del po- idee, gli strumenti teorici e culturali per l’egemo- tere!); era un momento essenziale di una strate- nia del proletariato. E non può sorprendere l’in- gia di riforme, era un campo decisivo di prova, teresse acuto per la scuola da parte di chi – come per il partito dei lavoratori, della propria intelli- Gramsci – riteneva che nella scuola si esprimes- genza e capacità di egemonia, di alleanza e di se la gara egemonica tra i blocchi contrapposti, direzione, e di conquista del consenso della in- sul terreno delle alleanze, del consenso, delle tellettualità, degli strati più numerosi e diffusi che concezioni del mondo . Nel Risorgimento, egli sono appunto gli insegnanti. scriveva, i moderati avevano prevalso sugli azio- Dalla riflessione di Gramsci nel carcere nisti, Cavour e Mazzini, perché erano stati ca- emergeva, con grande forza e chiarezza, che una paci, tra l’altro, di offrire “un programma scola- rivoluzione democratica e socialista in occidente stico, un principio educativo e pedagogico origi- poteva essere solo un’opera di lunga lena, un nale, che aveva raccolto la frazione più omoge- processo di graduale trasformazione e che di nea e più numerosa degli intellettuali. eguale importanza e necessità dei cambiamenti Non solo: la scuola, per Gramsci, avreb- delle strutture ed assetti economico-sociali do- be avuto un rilievo ancor più grande nella co- veva intendersi una riforma intellettuale e morale struzione di una società socialista, poiché la nuova e che questa esigenza di rinnovamento della cul- classe avrebbe dovuto affermare, oltre il pro- tura, dell’etica, dei modi di pensare, del costu- prio dominio, il suo compito di direzione e lo stato me pubblico - e, insomma, della formazione di avrebbe dovuto di conseguenza superare e scio- un uomo nuovo –poneva al centro il problema gliere l’attività coercitiva della funzione educati- della scuola. va. Non occorre che io sottolinei troppo il Ma nei Quaderni e nelle lettere, Gram- valore e la portata di questa visione politica, e sci delinea sia sotto il profilo pedagogico e di- l’impegno che noi ponemmo allora, tra il ’55 e il dattico sia sotto quello strumentale – organizza- ’60, nel definire un programma di riforme, serio tivo un vero e proprio programma di riforma sco-

24 luglio/agosto 2006 lastica: non, badate, il progetto di una scuola ide- La trama classista viene spezzata non ale di una astratta e generica società socialista, solo perché si rompe la dicotomia tradizionale ma un concreto programma di politica scolasti- della scuola culturalmente “disinteressata” (gin- ca per una società moderna, e in particolare per nasio) e di quella professionalmente impegnata, l’Italia del suo tempo, dove la scuola, dopo la ma anche perché in questa scuola ci si propone crisi del primo dopoguerra, ha visto il predomi- di educare “le classi strumentali e subordinate a nio delle correnti idealistiche e la riforma Genti- un ruolo dirigente nella società, come comples- le, e con essa l’inizio della ripresa cattolica, suc- so e non come singoli individui”. cessivamente favorita dal concordato del 1929. La scuola unica di Gramsci – con il suo Tutta la riflessione di Gramsci, e la sua asse culturale storico-scientifico – si può defini- proposta, muovono dalla constatazione della cri- re umanistica, perché il suo obiettivo è di prepa- si, irrimediabile, della scuola tradizionale (quella rare alla conquista dei valori fondamentali del- dello Stato unitario, della legge Casati del ’61), l’umanesimo moderno: l’autodisciplina intellettua- della vecchia divisione tra scuola classica e scuola le e l’autonomia morale; ed è chiaro che la scuo- professionale, del tipo di formazione umanistico la, in tutti i suoi gradi, dalle classi elementari alle (l’elogio del latino, ma anche l’affermazione dra- facoltà universitarie, deve obbedire, secondo stica “ bisognerà sostituire il latino e il greco Gramsci, ad un principio unitario:la conquista di come fulcro della scuola formativa”). una concezione storica e dialettica del mondo e Occorre per Gramsci ricreare uno svi- la formazione dell’uomo moderno, concepito luppo unitario della scuola, attraverso uno sche- come il nuovo Leonardo, l’uomo rinascimentale ma di organizzazione razionale e pertinente alla nella sua espressione di uomo - collettivo. società moderna. E qui la sua intuizione più feconda consi- Dovete perdonarmi questa premessa, ma ste nella indicazione, come cardine della nuova essa era, a mio giudizio, del tutto necessaria, per organizzazione scolastica, anzi dell’intera strut- capire bene il Gramsci educatore e il suo pen- tura culturale della nazione, della scuola unica di siero pedagogico. base: un ciclo decennale (elementare e medio) E’ di tutta evidenza in lui l’istinto, la vo- che deve necessariamente avere i caratteri della cazione pedagogica. Sono molte e unanimi le obbligatorietà, della gratuità, della pubblicità che, testimonianze che indicano la funzione socratica prima ancora che dal diritto-dovere dello Stato di “persuasore permanente” che egli esercitò nei di “formare” e di “conformare” i cittadini, deriva confronti di amici e di compagni dal periodo del- dal fatto che la scuola, come altre istituzioni di l’Ordine Nuovo (1919-20) fino al momento della cultura, non può vivere ormai se non come “ser- formazione, tra il ’23 e il ’25, di un nuovo grup- vizio intellettuale” dello Stato. po dirigente del PCI e durante gli stessi anni del Questa scuola unica deve avere come confino ad Ustica e del carcere a Milano e a ispirazione culturale la conquista di una visione Turi. positiva della realtà, e in tale senso si prospetta A questa vocazione sono in qualche mi- come scuola laica di cultura generale, di forma- sura da ricondurre la stessa concezione del par- zione, di contemperamento delle esigenze di svi- tito come scuola capace di elaborare un nuovo luppo delle capacità al lavoro manuale e a quel- tipo di intellettuale; del partito come organismo lo intellettuale. di lotta e di educazione, di elaborazione di una Lo scopo che essa deve proporsi non politica e nello stesso tempo di una coscienza e consiste pertanto né nella specializzazione pro- di una cultura, di un costume morale e politico fessionale, nè nella specificazione culturale: si trat- nuovi. ta bensì di immettere i giovani nell’attività sociale Ed anche la specifica attività di educa- dopo averli portati ad un certo grado di maturità zione, nel partito, attraverso le scuole, una idea e di capacità alla creazione intellettuale e pratica che si affaccia presto in Gramsci: si può vedere e di autonomia nell’orientamento e nell’iniziati- l’iniziativa del “Club di vita morale” del 1917 e va. la ricerca di consigli da parte di un pedagogista

25 luglio/agosto 2006 di professione come Giuseppe Lombardo Radi- più “disinteressata”, o scoperta, nello sforzo tra- ce; un’idea che resta e diventa anzi un punto fer- gico di riuscire ad essere il maestro dei figli lon- mo, come strumento essenziale per la prepara- tani, il consigliere e l’educatore dei famigliari, zione di dirigenti politici, non solo in polemica muove sempre dalla visione unitaria nel politico, con la tradizione molto spontaneista, artigianale e il nesso evidente tra le osservazioni e i consigli del vecchio PSI, ma anche e soprattutto per le delle lettere e la contemporanea riflessione criti- difficoltà drammatiche che il nuovo partito deve ca dei Quaderni sul tema della scuola aiuta a affrontare nella bufera sconvolgente dell’attacco capire che questa sollecitazione verso il fatto fascista e della illegalità. educativo scaturisce dall’impegno fondamentale Di questo assillo di Gramsci di formare, di trasformare le classi subalterne in classi diri- sotto il profilo culturale e politico un complesso genti. di forze, e a livelli diversi, in grado di far fronte Vediamo dunque qual è la pedagogia di “all’uragano storico” abbiamo ora una prova ul- Gramsci. teriore di grande interesse nel volume [recente- Ho già osservato che Gramsci mira a ri- mente edito da Einaudi] che raccoglie le lettere costituire, pur nella necessaria differenziazione, di Gramsci dal 1908 al 1926: a testimonianza tra i diversi tipi e gradi di scuola, un processo della cura paziente di Gramsci vorrei solo se- unitario il cui fine deve essere individuato nella gnalare una lettera bellissima a Vincenzo Bianco volontà e nell’impegno di condurre le masse ad del 1924, in cui, dopo avergli promesso di cor- una concezione superiore della vita, in un pro- reggere un suo articolo, scrive: “ti invierò poi gresso intellettuale di massa, dunque, e nella re- una lettera – lezione per correggere gli errori alizzazione di una unità ideologica tra “intellet- che commetti, di stile e di grammatica. [E tuali” e “semplici” al più alto livello. quindi vengono alcuni suggerimenti: è vero Il problema fondamentale della scuola, e che Bianchi espone con grande chiarezza i suoi della pedagogia, consiste pertanto nel creare concetti, ed è già gran cosa, ma bisogna im- questo progresso intellettuale di massa nel quale parare a scrivere, e per questo occorre abitu- il singolo individuo può realizzare la propria per- dine, esercizio]. Prima di scrivere un artico- sonalità e nello stesso tempo si elaborano le for- lo, devi fare uno schema, stabilire un ordine, ze necessarie ad una modificazione dei rapporti secondo uno sviluppo dialettico. E per impa- sul terreno della direzione della società civile. rare bisogna fare degli esercizi su scritti di L’intuizione pedagogica di Gramsci affonda le sue altri: ad esempio sul “Manifesto dei comuni- radici nella visione generale del materialismo sto- sti” che è un capolavoro di chiarezza, di sem- rico: l’uomo è sempre visto come “uomo collet- plicità e di dialettica. Leggi, riassumi, rileg- tivo”, da una parte e dall’altra come una “serie gi: è un buon esercizio formale e servirà an- di rapporti attivi in cui entrano sempre organica- che per assorbire la dottrina. Antonio Labrio- mente gli altri uomini e la natura, come un pro- la, che era Antonio Labriola, diceva di aver cesso storico complesso. letto più di cento volte il Manifesto e di aver Su questa base egli riconosce il carattere ogni volta imparato qualcosa di nuovo!” dialettico, attivo di ogni rapporto educativo e nello Già queste lettere, e poi quelle del car- stesso tempo può condannare decisamente ogni cere, con la ricchissima serie di osservazioni pe- teoria di tipo “spontaneista”, rinunciataria, o in dagogiche e di spunti didattici, mettono in piena senso metafisico, o in senso naturalistico, all’edu- luce il maestro – discepolo degli operai torinesi, cazione. il costruttore di militanti e di dirigenti del partito L’uomo è una formazione storica, un nes- comunista, l’educatore dei figli, dei nipoti e dei so di rapporti attivi: e dunque per Gramsci sono famigliari, il pedagogo – come egli stesso si defi- un assurdo le concezioni che presuppongono in nisce – spesso severo e pedante della moglie potenza nel bambino tutto l’uomo e fanno del- Giulia e della cognata Tania. l’educazione una sorta di “sgomitolamento”. Per Certo questa spinta e passione pedago- tale via si giunge al ridicolo della contemplazione gica e didascalica, anche quando può apparire estetica del bambino, ad una sorta di nuovo mito

26 luglio/agosto 2006 del “buon selvaggio”, alle stranezze della peda- fasi. gogia idealistica: in sostanza ad una abdicazione Quella del “conformismo dinamico”, di fronte al compito educativo. che è il principio educativo della scuola di base, La condanna della teoria della sponta- dell’età prepuberale: e nei due termini si vuole neità si accompagna al rifiuto netto delle conce- mediare l’esigenza della direzione e dell’orienta- zioni autoritarie e dogmatiche. mento da parte dell’educatore nel momento in Certo nella polemica contro il sistema cui il ragazzo deve essere guidato a conquistare della pedagogia autoritaria “gesuitica” Gramsci determinate abitudini di ordine, di disciplina, di non esiterà a mettere in luce quanto di valido e di serietà nel lavoro e nello studio, deve insomma necessario si esprimeva in essa come conquista essere conformato ad una visione razionale della di norme e di abitudini alla disciplina ed alla se- natura e della società e si potrebbe ugualmente rietà degli studi e come possesso di utili stru- dire liberato dalle concezioni mitologiche, folclo- menti tecnici del pensare e dell’agire; ed è vero ristiche proprie dell’età e dell’ambiente e l’esi- altresì che egli segna esattamente il limite dello genza dell’impegno, della partecipazione, dell’in- sviluppo del principio roussoiano in quella fase tervento attivo e quindi del consenso dell’alun- “romantica” dell’attivismo pedagogico che con- no. Si intenda bene quel termine di “conformi- clude nello spontaneismo, nel libertarismo, nel- smo dinamico”: Gramsci esclude ogni forma di l’astrattezza e nella “eccezionalità” delle cosid- autoritarismo disciplinare, di coercizione capo- dette scuole progressive, ma ciò non toglie che ralesca, di compressione dogmatica, di abitudi- Gramsci abbia affermato esplicitamente che “tutta ne conformistica; in primo piano si pone il lavoro la scuola unitaria è attiva, che il rapporto tra vivente del maestro. Ma è evidente che Gramsci maestro e scolaro è un rapporto attivo, di rela- vuole insistere sul valore, soprattutto per le mas- zioni reciproche e pertanto ogni maestro è sem- se popolari, del tirocinio, della logica formale, pre scolaro ed ogni scolaro è sempre maestro” della grammatica, della filosofia descrittiva, del In questo rapporto Gramsci distingue due possesso della lingua in rapporto al dialetto come

Viozene (CN) 19 agosto 1989. Si riconoscono da sinistra: Carla Girardi Canetti, Nedo Canetti, Alessandro Natta, Mauro Torelli, Lorenzo Trucchi (di spalle), Francesco Rum, Giuseppe Rainisio.

27 luglio/agosto 2006 Due libri significativi del percorso politico e culturale di Alessandro Natta: “Le ore di Yalta” pubblicato nel 1964 e “Serrati vita e lettere di un rivoluzionario” pubblicato nell’ottobre del 2001.

28 luglio/agosto 2006 arricchimento della propria intuizione del mon- interventi a favore di Gramsci, che divenivano do; e si comprende la preferenza accordata alle talvolta per lui prevaricazioni, scelte superflue e espressioni scritte dell’insegnamento rispetto a inutili e che lo inquietavano fino allo scoppio ira- quelle orali (la svalutazione del comizio, della condo del “rimbrotto”, alla minaccia di rompere pedagogia fondata sull’oratoria!); si comprende ogni rapporto, perché temeva che Tania, per la polemica contro il rischio della “scuola facile” amore e per pietà potesse intraprendere qual- che Gramsci vede insito nello sviluppo stesso della che iniziativa umiliante, disonorevole, quel suici- scuola Media come fenomeno di massa e si com- dio politico che Gramsci pur consapevole che il prende l’affermazione costante che lo studio non carcere avrebbe significato per lui la morte, non è un piacere, ma un esercizio faticoso, una disci- intendeva assolutamente compiere. plina alla quale occorre abituarsi, soprattutto negli Chi ha letto le lettere sarà stato certa- anni giovanili e per la quale conta inizialmente mente colpito dalla costanza, in questo rapporto più la forza di volontà che l’intelligenza. così stretto e profondo tra Gramsci e Tania (che Ecco perché, nelle lettere ai figli, sarà divenne via via il doppio di Giulia) delle predi- continuo il richiamo alla costanza, alla serietà, che, dei richiami, delle lezioni, ora dolci, ora aspre all’ordine. Ciò che importa è imparare a stare e amare, ora dirette come quelle di un maestro, seduti ad un tavolino, a lavorare per alcune ore ora dietro il velo dell’apologo esopiano o del al giorno, a mettere ordine nei propri pensieri, a raccontino didattico. Ricordate quella sorriden- saperli esprimere con chiarezza, a mantenere le te allusione all’esigenza dell’essere precisi? “Al promesse, e non gliele risparmia a quei bambini mio paese .covata” (Favole 141) pur tanto amati (“ma guarda che asinello di Con la moglie Giulia questo tentativo e figlio!”) . sforzo di farsi maestro diventa ancor più acuto e Ecco perché nelle lettere alla moglie e a drammatico, perché si tratta non solo di “educa- Tania insisterà tanto sulla necessità di trattare i re l’educatore”, ma prima ancora della difesa del bambini come “esseri ragionevoli”, come “per- loro amore dai colpi crudeli della separazione e sonalità complete”, non come giocattoli, in modo della lontananza e dalle insidie delle malattie, delle da evitare nella loro formazione ogni casualità e incomprensioni, dei silenzi “Quello che da me meccanicità, facendo leva sul loro senso di re- non era stato preventivato era l’altro carce- sponsabilità, nella franchezza e verità nei rapporti re, che si è aggiunto al primo ed è costituito reciproci. dall’essere tagliato fuori non solo dalla vita Ecco perché Gramsci potrà giungere ad sociale, ma dalla vita famigliare”. essere aspro perfino con la madre e le sorelle a Per misurare la tragedia del carcere per proposito dell’educazione della nipote Mea Gramsci bisogna avere ben presente quale even- “commette un numero di strafalcioni d’ orto- to straordinario fosse stato per lui - che aveva grafia troppo grande .Si potrà pensare che pensato di non poter mai essere amato da una si tratti di una di quelle tante bambine che donna – l’incontro e l’amore con una giovane hanno i nastrini ai capelli, le vestine ben sti- bella e intelligente come Giulia e i figli, Delio e rate ecc. e poi hanno le mutandine sporche” Giuliano. E questo distacco si fa tanto più cru- L,C. 246-47) dele, disperato, perchè Gramsci capisce questo Ecco perché Gramsci non avrà timore a che il carcere per lui significa ben più della per- fare l’elogio della “vecchia tradizionale pedante- dita della libertà, una vera e propria condanna a ria” e ad essere e definirsi un pedagogo pedan- morte. te, insistente e in primis verso la persona (la co- Così le difficoltà di comunicare – poiché gnata Tatiana) che negli anni del carcere gli fu anche Giulia si ammala e gli viene nascosto – più vicina, con una attenzione e un affetto infini- diventa rovello di dubbi, di sospetti e tormento e to. Ma per Gramsci Tania (come la moglie Giu- questo fondo amaro emerge anche nelle favolet- lia e gli altri della famiglia) peccava per un ec- te dolenti e ironiche che Gramsci, sempre mae- cesso di sentimento, un assillo disordinato di fare stro, racconta ancora a Giulia, come quella dei il bene; un fantasticare ingenuo sugli aiuti e gli tre giganti (favole 147) o l’altra dell’uomo cadu-

29 luglio/agosto 2006 to nel fosso (favole 159). maestro come interprete della lotta che nella Una pedagogia dunque, quella di Gram- scuola si svolge tra la concezione mitologica, fol- sci, severa, rigorosa, esigente. cloristica del bambino e del suo ambiente a quella Questa concezione non è solo l’espres- superiore della civiltà: dal grado di consapevo- sione di un temperamento e di una formazione lezza critica del proprio compito, dalla coscien- intellettuale [ della quale si è osservato erano ti- za della propria funzione, dalla capacità cultura- piche e certamente derivate dall’insegnamento le del maestro dipende la possibilità di realizzare dei grandi cultori del metodo storico dell’Uni- il principio della scuola unica. Il problema del- versità di Torino “ la precisione del ragiona- l’educazione diventa pertanto il problema del- mento, l’esattezza dell’informazione, il disde- l’educazione degli educatori, cui tocca il peso e gno, la ripugnanza, perfino morale per l’im- la responsabilità decisiva nella fase di “confor- provvisazione e la superficialità, e lo scrupo- mazione” del ragazzo. lo filologico] . Per Gramsci si tratta anche, e prima an- Naturalmente Gramsci ritiene che, dopo cora forse, del frutto di una esperienza persona- la pubertà, quando la formazione del giovane le nella quale lo studio e il lavoro erano stati fati- diventa impetuosa e ogni intervento estraneo si ca dura e lotta logorante contro la debolezza fi- fa “odioso, tirannico, insopportabile”, occorre sica “ho lavorato forse troppo, più di quanto che l’educazione obbedisca a un diverso criterio le mie forze permettessero” scriveva ancora pedagogico e didattico. studente, con accenti leopardiani, alla sorella. Ed E’ il tempo della scuola creativa, e in ora sappiamo, dalle lettere dure e implacabili al questa fase (liceo – università) il protagonista padre, quanto abbia pesato sul giovane Gram- diventa l’allievo. Ora deve valere nell’apprendi- sci, liceale a Cagliari e universitario a Torino, l’an- mento lo sforzo “spontaneo e autonomo” del di- gustia umiliante della povertà, talvolta al limite scente, ora il maestro esercita solo una funzione della fame. di “guida amichevole”. Ma questa concezione è, in verità, il co- La scuola creativa deve essere fondata rollario logico di una visione della realtà, degli sui principi dell’autodisciplina intellettuale e del- uomini e del mondo, che procede e si sviluppa l’autonomia morale del giovane e creativa per- attraverso la lotta infaticabile e dove le classi tanto essa è non già sotto il profilo dei risultati subalterne, per divenire protagoniste e trasfor- dello studio, della originalità, della scoperta, della mare il mondo debbono conquistare a duro prez- innovazione nella elaborazione, ma come con- zo anche il sapere, il possesso della scienza, del- quista di un metodo di studio, di ricerca, di co- la tecnica, della cultura noscenza dal quale il giovane potrà derivare, ma Era vero ieri e resta vero, anzi è forse non necessariamente e ad ogni costo, verità nuo- ancor più vero oggi! ve. Al centro dell’interesse pedagogico di Gramsci è sempre il ragazzo del popolo, la scuola Ora vorrei tornare un momento alla scuola delle masse che occorre condurre al livello delle di base. Quella in cui occorre formare -magari elites e che a quel risultato potrà giungere solo tirando un po’ le piantine – i ragazzi sulla base di attraverso l’esercizio costante e severo dello stu- una visione e di una conoscenza razionale della dio inteso come “ un mestiere molto faticoso, natura – societas rerum – e della società – so- con un suo speciale tirocinio, oltre che intel- cietas hominum (la scienza e la storia). lettuale, anche muscolare – nervoso..un pro- Ho già osservato però che bisogna in- cesso di adattamento, un abito acquisito con tendere bene quella definizione di “conformismo lo sforzo, la noia e anche la sofferenza”. dinamico” e quella pedagogia severa e rigorosa Nella scuola unica di base, si tratta di di Gramsci. conquistare gradualmente il ragazzo ad una vi- Egli riconosce infatti un posto di rilievo , sione razionale del mondo, ed è evidente che in nell’istruzione di base, alla libertà di espressio- questa fase della formazione il protagonista è il ne, alla fantasia, ai valori della coscienza popo-

30 luglio/agosto 2006 lare, al legame con il mondo della natura e della Questa Sardegna favolosa e le “inven- propria terra. zioni sardesche”, gli animali parlanti, le metafore Non è un caso che nel primo periodo zoologiche, le tavolette di tipo esopiano sono ben della prigionia Gramsci si fosse impegnato, per presenti già nel Gramsci giornalista battagliero distensione, per allenamento mentale e anche per dell’Avanti! e dell’Ordine Nuovo a Torino, e il migliorare la sua conoscenza delle lingue, in un gusto del favoleggiare, dell’inventare storie, fu in lavoro di traduzione dal tedesco, dal russo, dal- lui precoce e forte e lo testimoniano le cronache l’inglese, ma non è un caso nemmeno che tra i scherzose delle avventure del fratello più giova- testi scegliesse le Favole dei fratelli Grimm (ne ne Carlo “Carlo andò a Bosa un uccello” ha tradotto parecchie, e tutte quelle famose, - (Favole 137) e la gustosissima lettera del no- tra il ’29 e il ’31 – e le possiamo leggere nella vembre ’24 in cui racconta alla moglie della sua raccolta curata da Mimma Paulesu, una delle ni- ultima visita in Sardegna “ Al mio paese per poti a cui Gramsci pensava di mandare – e ave- tre giorni” (lettere 394) va cominciato a ricopiarle in un album – quelle Così nel carcere, in quell’accanito tenta- favole per dare, come scriveva, “un mio con- tivo di costruire un rapporto, di dialogare con i tributo alla fantasia dei piccoli”. figli, di contribuire in qualche misura alla loro for- Gramsci avverte, e lo scrive alla sorella mazione e educazione, Gramsci si fa anche fa- Teresina, che quelle “novelline popolari: Ce- voleggiatore. nerentola, Cappuccetto Rosso, Biancaneve, Le favole che egli viene inventando nelle Mignolino, Giovannin senza paura, sono un lettere, seppur tutte sorgenti e nutrite di osser- po’ all’antica, alla paesana, che bisognerà vazioni “del reale” – il rimpianto per l’esaurirsi leggerle ai bambini con un pizzico di ironia e del mito di Robinson Crusoè, ch’era stato anco- di compatimento, come omaggio alla moder- ra l’eroe della sua fanciullezza (come il poliziotto nità” Ma poi ricorda alla sorella che anche loro, o il ladro scientifico); e il riconoscimento che il quando erano bambini, si divertivano a mettere maggior piacere dei bambini nel leggere libri in contrasto “i trogloditi con la modernità re- come Pinocchio consiste nella “arbitraria fanta- lativa di allora e, pur essendo già più oltre sticheria” intorno all’immagine del protagonista, del nostro ambiente, questo non cessava di il timore che il gioco del meccano possa atte- esserci simpatico e di destare sensazioni pia- nuare in Delio lo spirito inventivo; le preoccupa- cevoli in noi”. zioni per la secchezza macchinale della cultura Attenti, dunque; Gramsci pensa che il moderna, di tipo americano, e per un nuovo tipo dialetto costringa all’orizzonte angusto del fol- di astrattezza, dopo quella nata dall’intossicazio- clore, del provincialismo, ma a Teresina scrive ne metafisica, prodotta dall’intossicazione ma- (nel ’27) che è stato un errore non aver lasciato tematica : tutto ciò testimonia che nell’educa- che la nipote “da bambinetta parlasse libera- zione razionale del fanciullo debbono entrare, mente in sardo. Ciò ha nuociuto alla sua for- secondo Gramsci , quel tanto di certezza peren- mazione intellettuale e ha messo una camicia toria e di buon senso e di fantasia come inven- di forza alla sua fantasia Ti raccomando zione, che servono a sviluppare armonicamente proprio di cuore di non commettere un tale il processo di maturazione intellettuale. errore e lasciare che i tuoi bambini succhino tutto il sardismo che vogliono e si sviluppino Insomma, anche con le favole che egli spontaneamente nell’ambiente naturale in cui inventava nel carcere, Gramsci cercava che i suoi sono nati” (L.C.64-65) figli lontani “ non fossero tirati su un po’ trop- Il “quadruplice provinciale” sente acuta- po da femminucce”, che conoscessero il gusto mente il legame con la sua terra – e il carcere “del tirar sassi e dell’acchiappar lucertole”. accrescerà ancora in Gramsci questo senso del- Non so se conoscete questi brevi rac- la Sardegna come un mondo favoloso, perché è conti di vicende avventurose, di fatti singolari e il mondo della sua infanzia ed è il mondo di una favolosi dell’immaginario del Gramsci bambino civiltà contadina e pastorale. che egli scrive a Delio e Giuliano: la storia del

31 luglio/agosto 2006 cane bambinello; del caprone Barbabucco, dei “per non stancarlo”, approdava a una delle più ricci che raccolgono le mele, della volpe e il pol- alte pagine di prosa d’arte che siano mai state ledrino. scritte nella nostra letteratura contemporanea (i Ha ragione Carlo Muscetta quando os- ricci e le mele): con queste pagine e con quelle serva che questi raccontini di Ghilarza, queste della volpe e il polledrino e del cagnolino, Gramsci storie naturali di lotta per la sopravvivenza, e di offriva a Delio, a Giuliano ( e a tutti i suoi non spiccato contenuto “economico”, Gramsci ave- previsti e non prevedibili lettori) una verità che va già accennato a raccontarle quando rievoca- attingeva la luce favolosa della poesia va alla propria madre la storia della gallinella e il Ed ora ce li leggiamo, questi racconti, serpe, vissuta nella valle del Tirso. così poi ve li leggerete ancora, ne sono certo, e Ma solo scrivendo a Delio, per il pro- vi verrà voglia di farli leggere ad altri. posito di stilizzarle in modo facile e interessante

32 luglio/agosto 2006