Settembre Ottobre 2010

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Settembre Ottobre 2010 (r.e.) La nuova stagione apre al trentennale del Circuito Cinema Comunale (1981-2011). Allergici per natura (e cul- tura) alle celebrazioni, ve ne risparmieremo il tormentone, cercando di fare un uso “morigerato assai” del tempo tra- scorso, giusto per ricordare che non siamo nati ieri… Anche se le celebrazioni in sé non sempre sono da buttare. Dipende dai momenti e dai contesti. Prendiamo i 150 anni dell’unità nazionale: cascando in un periodo storico di ben note spinte centrifughe e di derive identitarie, rifulgono di luce nuova, cosicchè anche chi non ha mai avuto troppa dimestichezza con i temi della patria (“nostra patria è il mondo intero…”, ricordate?) si trova ad accarezzar- li. E allora tanto vale chiamare le cose con il loro nome: Viva l’Italia s’intitola la rassegna sul cinema d’ambientazio- ne risorgimentale in programma alla Casa del Cinema fra ottobre e dicembre, ideata in collaborazione con la rete provinciale degli insegnanti di storia, chiamati a spiegare il Risorgimento e tante altre cose a giovani che, di gene- razione in generazione, vanno perdendo il senso della Storia, e non certo per colpa o volontà soltanto loro. Il ricco carnet della ripresa, dopo una stagione estiva martoriata dal maltempo ma comunque gratificante, induce a riempi- re l’agenda di appuntamenti, soprattutto alla Casa del Cinema e al Candiani , dove lo spirito cineclubistico resiste all’usura dei tempi. Il modo migliore per festeggiare gli anniversari, in fondo, è non pensarci troppo su, facendo come se fosse sempre il primo giorno. O quasi. Quando il giornalista fa cinema DI Leopoldo Pietragnoli Anche nella più rapida rassegna sul giornalismo la “caccia alle streghe” del maccartismo (Good un cronista mondano: il film promosse soprat- nel cinema non può mancare il capolavoro di Night and Good Luck, di George Clooney, 2005) tutto la figura dei fotoreporter da gossip, uno dei Orson Welles, pietra miliare nella storia della e quella di Giancarlo Siani, il giovane giornali- quali, Paparazzo, avrebbe dato il nome all’inte- decima musa, quel Citizen Kane (1941) che in sta del Mattino di Napoli, ucciso dalla camorra ra categoria (La dolce vita di Federico Fellini, tutto il mondo è uscito con il titolo originale (o per le sue inchieste sui legami tra criminalità e 1960). Nella cupa Milano della strategia della settembre letteralmente tradotto) e soltanto in Italia è politica (Fortapàsc di Marco Risi, 2009). tensione, la campagna di un giornale reaziona- diventato Quarto potere: da vedere, o da rivede- Tragiche guerre civili sono l’eguale scenario di rio contro un esponente della sinistra extraparla- re, comunque, verrebbe da dire, soggetto a parte. due vicende del tutto differenti: in Africa c’è il mentare porterà alla sua ingiusta condanna ottobre Tra parentesi, non dovrebbe neppure mancare reporter Tv di successo che si finge morto per mediatica (Sbatti il mostro in prima pagina di L’ultima minaccia, di Richard Brooks (1952), sperimentare una diversa avventura di vita, che Marco Bellocchio, 1972). In un paesino del se non altro per la battuta conclusiva “È la stam- lo porterà a una tragica fine (Professione repor- Padovano un diciottenne aspirante giornalista si 2010 pa, bellezza! E tu non puoi farci niente”: film di ter di Michelangelo Antonioni, 1975); in Centro conquisterà il posto per essere riuscito a scovare culto per la generazione che ha frequentato America c’è il giornalista fallito che ritrova un assassino e rendere giustizia, purtroppo Cineclub e Cineforum, ma stranamente (?) nuova vita nel farsi coinvolgere nelle contraddit- postuma, a un innocente: ma ha dovuto infran- introvabile sul pur ampio mercato dei dvd, pec- torie ragioni della guerriglia, e sconterà nel fal- gere quella “giusta distanza” che un giornalista cato doverne fare a meno. Otto film consentono limento personale il suo coraggioso reportage dovrebbe mantenere tra sé e i fatti. Proprio sem- comunque uno sguardo non limitato e non (Salvador di Oliver Stone, 1986). pre giusta? (La giusta distanza di Carlo banale. Ci sono, in rassegna, storie vere: come Tre diversi “mondi” italiani per tre registi italia- Mazzacurati, 2007). quella dell’anchorman della Cbs Edward R. ni. Nel grande affresco della Roma fine anni Murrow e della sua coraggiosa campagna contro Cinquanta si muove, ora cinico ora intimidito, Il ponte e la roccaforte. Omaggio ad Akira Kurosawa DI Marco Dalla Gassa Oggi Kurosawa avrebbe cent’anni e qualche me- pea (Dostoevskij ne L’idiota, Shakespeare in Ran suoi personaggi, a partire da quelli interpretati se. Credo che il miglior onore che gli si potrebbe o Il trono di sangue, Gorky ne I bassifondi) e da Mifune Toshiro, un vero e proprio cavallo allo attribuire sarebbe quello di paragonarlo a Kan- suggerendo indirettamente a Sergio Leone in che stato brado che il nostro cineasta scova in un bei, il leader de I sette samurai: un individuo modo rinnovare il western (Per un pugno di provino, lo coinvolge in quasi tutte le sue produ- saggio e coraggioso, di non troppe parole, un dollari è il remake di La sfida del samurai); zioni (fino al ’65), lo innalza a star senza però esempio per i suoi compagni, non solo un virtuo- quello tra passato e presente raccontando sia la mai cercare di addestrarlo, ammansirne il carat- so della spada, ma un pragmatico e uno stratega, stagione postbellica con tutte le sue contraddi- tere o smussarne le spigolosità. un uomo capace di mettersi al servizio di una zioni (ad esempio in Cane Randagio o ne Una Ponte e roccaforte sono infine due immagini che storia (o della Storia) per renderla possibile an- meravigliosa domenica), sia l’attualità di certe funzionano anche per descrivere il corposo che contro le tradizioni avverse. Non sappiamo se situazioni sociali esperite nel corso del feudalesi- omaggio che la Casa del cinema ha deciso di pre- il discorso valga anche per la vita privata, ma mo nipponico (si veda Rashômon o lo stesso I parare in occasione del Centenario della sua na- certamente nel lavoro Kurosawa ha cercato di sette samurai); quello tra cinema d’autore e ci- scita. Viadotti verso una nuova conoscenza del aderire a un profilo così autorevole: ha guidato nema di genere; infine ha costantemente lancia- suo cinema sono, infatti, alcuni dei titoli pro- nel 1948 i primi scioperi scoppiati alla Tôhô; ha to un ponte tra la Settima e le altre arti catturan- grammati, scelti tra i meno noti della sua produ- dimostrato ai produttori che anche il cinema do suggestioni, sensibilità, visioni dal suo amore zione. Si tratta di pellicole come Quelli che cam- giapponese poteva conquistare il mercato estero; per la pittura, per la letteratura e per il teatro. Ku- minano sulla coda della tigre, La fortezza na- è stato il primo nel suo paese a sperimentare la rosawa ha inoltre spesso impostato le proprie sto- scosta, Dodes’ka den che ci mostrano un Kuro- strada della produzione indipendente; ha elabo- rie attorno a luoghi che diventavano di volta in sawa “minore” solo perché non rientra imme- Anno XXIV n. 6 settembre-ottobre 2010 Autorizzazione Tribunale di Venezia rato rischiosi progetti cinematografici sulla fal- volta metaforiche roccaforti da difendere o da diatamente nelle facili griglie adoperate da gior- n. 1070 R.S. del 5/11/1991 sariga delle grandi produzioni americane; ha espugnare: i castelli dei suoi film shakespeariani nalisti e critici, ma che si rivelerà, ne siamo con- DIRETTORE RESPONSABILE Roberto Ellero tentato persino il suicidio quando sentiva di aver come ne Il trono di sangue, Ran o Kagemusha vinti, “maggiore” perché capace di gestire generi fallito nel suo compito; poi è “rinato” dedican- - L’ombra del guerriero, gli ospedali o gli ospi- e registri inaspettati come il comico, il grottesco Mensile edito dal Comune di Venezia dosi sempre a nuovi progetti. «Più che un impe- zi de I bassifondi o Barbarossa, la cloaca a cie- o il film a episodi. Le roccaforti sono ovviamente Direzione Attività e Produzioni Culturali, ratore, mi sento uno schiavo del cinema» ebbe a lo aperto di L’angelo ubriaco, il sistema buro- i suoi capolavori più noti, da Cane Randagio a Spettacolo e Comunicazione dire. cratico statale di Vivere!, la fabbrica di Lo spirito Rashômon, da I sette samurai a Vivere! dai re- Circuito Cinema Comunale Ma sono altre le affinità che lo legano a Kanbei. più elevato ecc. Microcosmi che immediata- centi Dersu Uzala a Ran. Qui l’invito è vera- REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Come ricorderà chi ha visto il film, il vecchio ro- mente si stagliavano come metafore della socie- mente ad espugnarli una volta ancora questi for- Palazzo Mocenigo, San Stae 1991 nin raccoglie attorno a sé alcuni compagni d’ar- tà, dell’essere umano nelle sue manifestazioni tilizi, a salire su per i bastioni scoscesi, a eludere 30125 Venezia mi convincendoli a “lavorare” per dei contadini, elementari, di un’intera stagione storica. Nel la sorveglianza e a gettarvisi dentro, approfittan- tel. 0415241320, fax 0415241342 in modo da aiutarli a resistere agli attacchi dei ponte e nella roccaforte troviamo inoltre quella do di una sala cinematografica con annesso http://www.comune.venezia.it/cinema/ briganti. Per certi versi è possibile riconoscere nei permeabilità della vita che si ciba dell’inconci- grande schermo per godere il piacere dell’affre- [email protected] due compiti che Kanbei assolve – quello di getta- liabile: se si tengono aperti i ponti le roccaforti sco, la cura dei particolari (dall’illuminazione ai DIRETTORE Roberto Ellero re un ponte tra personaggi divisi da dubbi, tradi- diventano espugnabili, se si chiudono o si abbat- colori, dalla composizione del quadro al mon- REDAZIONE Norma Dalla Chiara (capo), zioni, censi e quello di unirli attorno a una mis- tono si rischiano implosione o isolamento.
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