Note Di Storia Sul Paesaggio Agrario Della Basilicata Tra XIX E XXI Secolo Bc
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Note di storia sul paesaggio agrario della Basilicata tra XIX e XXI secolo bc BiBlioteca del centro annali Bca 25 note di storia sul paesaggio agrario della Basilicata tra XiX e XXi secolo a cura di P. Fuccella - a. labella - e. M. lavoràno BiBlioteca del centro annali note di storia sul paesaggio agrario della Basilicata tra XiX e XXi secolo a cura di P. Fuccella, a. labella, e. M. lavoràno direzione editoriale Maria carmela consiglio calice immagine grafica Palmarosa Fuccella iSBn 978-88-8458-111-2 © 2010 calice editori rionero in Vulture (Pz) Prima edizione 2010 Stampa Grafiche Finiguerra lavello (Pz) dipartimento agricoltura Sviluppo rurale economia Montana Volume realizzato con il contributo della regione Basilicata dipartimento agricoltura, Sviluppo rurale economia Montana tutti i diritti riservati. Questa pubblicazione non può essere riprodotta, filmata o trasmessa in alcuna forma o in alcun sistema elettronico, meccanico, di fotocopia, di registrazione o altro senza l’autorizzazione dell’editore. referenze fotografiche: Ministero per i beni e le attività culturali. - archivio di Stato di Potenza. archivio luccioni Si ringraziano per la preziosa collaborazione: Valeria Verrastro, direttore dell’archivio di Stato di Potenza; Michele Saponaro, Soprintendenza B.S.a.e. della Basilicata; anna abate, direzione generale regione Basilicata. Si ringraziano inoltre tutti coloro che hanno gentilmente contribuito al buon esito di questo progetto. Presentazione Sviluppo rurale, valorizzazione del paesaggio e innovazione nelle politiche regionali “Il Vulture è suggestivo, incanta. Gli oliveti e i vigneti sembra che non abbiano altra funzione che quella di rivestire le pendici del monte [...]. Incanta anche la terra nera delle pendici [...] ricca, generosa che si vorrebbe prendere a piene mani…”. Così scriveva nel 1978 l’autorevole agronomo rotondellese Vincenzo Valicenti, in uno dei suoi tanti studi dedicati alla nostra terra e al paesaggio agrario lucano. E ancora, una “terra generosa” diceva della Basilicata Guido Spera, stimato divulgatore agricolo ed eminente artista che illustrò il mondo agro-pastorale lucano della prima metà del secolo scorso. Ma della Basilicata scrittori, poeti, sociologi e antropologi, viaggiatori stranieri hanno ampiamente rappresentato luoghi, culti e folclore, e per vari autori il pane e il grano sono materia che diviene simbolo di questo territorio. “[...] Da noi il mondo è lontano, ma c’è odore di terra e di gaggìa e il pane ha il sapore del grano”, riportava il poeta tricaricese Mario Trufelli in una lirica pubblicata nel 1959 nella rac- colta “Paese giorno e notte”. Insomma, la terra lucana è stata descritta in molteplici maniere quale metafora intensa ed emblematica di un Mezzogiorno pregno di asperità, umanità, testimonianze ancestrali, un teatro naturale fra cielo e terra tra sconfinati orizzonti, che disvelano la profonda bellezza di un mondo incontaminato e dalle radici contadine. Un mondo, come sosteneva Francesco Saverio Nitti, il quale intuì il nesso tra Mezzogiorno ed Europa, che deve trovare il modo di legare la propria visione di spazio locale a quello globale. Un tema aperto, quindi, per un nuovo confronto che la Basilicata rurale, conscia delle proprie radici ma anche delle potenzialità, descritte così acutamente nei contributi di studiosi e ricercatori, ha accettato convin- tamente. E lo ha fatto anche attraverso il Programma di sviluppo rurale, entrato oramai a pieno regime, i cui assi che contengono il miglioramento della competitività dei settori agricolo e forestale, dell’ambiente e dello spazio rurale e della qualità della vita nelle zone rurali, impegnano nell’insieme 875 milioni di euro, di cui 672 di partecipazione pubblica e 203 di sponda privata. Il nostro obiettivo, in conformità con le strategie europee, è rimettere al centro degli interventi regionali il settore primario riconoscendone l’importanza nel nostro territorio, puntando sull’innovazione, sulla qualità, sulla valorizzazione del paesaggio e sulle emergenze ambientali in un contesto di sviluppo ecosostenibile. Un programma di interventi coordinati teso non solo a frenare il processo di disarticolazione dell’agricoltura e di spopolamento dei nostri centri interni ma a costruire un modello lucano di agricoltura multifunzionale che sappia essere fattore di coesione e di integrazione fra territori e generazioni. Questa rivisitazione del paesaggio agrario lucano altri non è che la lettura di un percorso, l’anagramma di una società in cammino. Un compendio prezioso e un compagno di strada. On. Vincenzo Viti Assessore all’Agricoltura della Regione Basilicata INDICE Cap. I Il paesaggio rurale italiano tra continuità 169 e distruzione. Un caso lucano Il paesaggio agrario della Basilicata 11 fAbio fontanA nella storiografia nazionale e regionale dell’ultimo ventennio Storia amara del vino 181 Angelo lAbellA lucio TufAno Magia dell’orto e della montagna 51 lucio TufAno Appendice Cap. II Il paesaggio lucano nella pittura 191 fra ’800 e ’900 Natura e paesaggio agrario lucano dell’Ottocento 57 PAlMArosA fuccellA nelle osservazioni scientifiche di autori coevi e in alcune interpretazioni storiografiche contemporanee Il paesaggio dei fotografi. 209 costanTino conTe, Angelo lAbellA, Una ricognizione sulle immagini ezio M. lAvorAno della Basilicata PieTro Dell’AquilA Per il miglioramento dell’agricoltura. 81 La Reale Società Economica nell’800 Il paesaggio agrario lucano 223 Michele sTrAzzA nel documentario rocco brAncati Il feticismo da letame 97 lucio TufAno La Basilicata nella produzione 235 cinematografica documentaria Cap. III dell’Istituto Luce: 1928 - 1964 PieTro Dell’AquilA Il paesaggio agrario lucano nel XX secolo 103 vAlerio giAMbersio, cArMelA Menchise Glossario feudale – demaniale 239 ezio MAriA lAvoràno Mercato e sviluppo nella zona di Metaponto 149 tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento nicolA lisAnTi Igiene, salute e paesaggio agrario nella Basilicata 157 tra Ottocento e Novecento luigi luccioni Capitolo I Note di storia sul paesaggio agrario della Basilicata tra XIX e XXI secolo 9 Nella pagina precedente e in copertina: Veduta dei mulini dei signori Siervo e Mazzei in territorio di Lagonegro. 1827; Antonio Cascino, disegnatore; mm. 580x435; non in scala; disegno a penna acquerellato; ASPZ, Intendenza di Basilicata, b. 622, fasc. 548 [su concessione del Ministero per i Beni e le Attività culturali. Archivio di Stato di Potenza, Aut. n.296 del 29 gennaio 2010] Il paesaggio agrario della Basilicata nella storiografia nazionale e regionale dell’ultimo ventennio Angelo lAbellA a Basilicata dei calanchi: paradossalmente quest’unica immagine di “assenza” verrebbe fuori, se andassimo dietro a tutta la letteratura Lstoriografica marcata dall’impronta del meridionali- smo classico,quella di una Basilicata orrida e sfasciata idrogeologicamente- per riprendere G. Fortunato-, in cui, oltre la monotonia del latifondo cerealicolo-pa- storale, “paesaggi agrari” più movimentati sarebbero comparsi solo negli ultimi cinquanta- settanta anni. Come è noto i calanchi materani sono stati, a partire dal secondo dopoguerra e dalla uscita del Cristo si è fermato a Eboli, l’immagine più tipica della Basili- cata, schiacciata dal peso di una natura selvaggia e matrigna. La storia economica e sociale della Basilicata, in- clusa quindi la storia del paesaggio agrario, è apparsa segnata, nella lunga durata, da una massiccia passività nell’accettazione dei vincoli ambientali. F. Assante, studiosa attenta di società rurali indagate nell’arco di più secoli, così spiega una storia lunga di utilizzo pas- sivo, non specializzato, “promiscuo” del suolo. Lo squilibrio climatico ed ambientale condizionava […] le forme di utilizzazione del suolo e gli ordina- menti produttivi. Non solo. In epoca preindustriale, per una società essenzialmente agricola, alla specia- lizzazione delle colture era di ostacolo il problema sempre difficile della sopravvivenza. La sopravvivenza e quindi la produzione per l’au- toconsumo è stata la chiave per spiegare, fino a tempi 12 Angelo lAbellA piuttosto recenti, l’uso produttivo del suolo all’in- di «metodi e strumenti primitivi» e, in più, su terre- terno di una economia quasi tutta agro- silvo- pa- ni distanti gli uni dagli altri continua a riportare in storale, in cui la pratica della cerealicoltura diffusa, primo piano una interpretazione in chiave di perma- con la sottrazione di grandi superfici al pascolo e al nente arretratezza dell’attività dei contadini lucani. bosco, ha rappresentato l’unica rottura nell’arco di In queste note cercheremo di documentare una molti secoli. Perciò in una logica economica segnata evoluzione più articolata e movimentata del paesag- dall’autoconsumo e non dal mercato, gio agrario più tradizionale, quello del latifondo ce- realicolo- pastorale, e di rintracciare in Basilicata la il sistema produttivo era caratterizzato da una diffusione di quella «stabile azienda contadina [di estrema varietà di coltivazioni. L’aratorio s’in- cui] _ secondo E. Sereni _ nel Meridione e nelle Iso- crociava con il querceto, con il castagneto, con il le, non si [poteva] generalmente parlare [alla vigilia bosco ceduo, con il pascolo. Così pure la vigna dell’eversione della feudalità], salvo che nei limitati s’intersecava con il gelso e con l’olivo; quest’ul- settori di prevalente proprietà allodiale, o in quelli timo con gli agrumi, ma anche con il ceduo e con dove lo jus coloniae e i contratti di tipo enfiteutico il pascolo. In tutti i fondi alberati si insisteva nella hanno permesso la diffusione