cittàIntroduzione a eculture per lacooperazione e lapace e ac Pe d an n tio era oop al C ation Intern es for Cities and Cultur 4 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 5

torino per la pace, parte la solidarietà prima e la cooperazione internazionale n io at er op Co nal atio tern nd In rity a , Solida Torino for Peace 6 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 7

Il saluto di La Città di Torino, insieme a TOROC, Regione Piemonte, Provincia di Torino, Ministero degli Affari Esteri, CONI e CIO, Sergio Chiamparino ha voluto offrire un’edizione delle Olimpiadi che recuperasse l’originale significato di espressione e nobilitazione dell’uo- SINDACO DELLA CITTÀ DI TORINO - ITALIA mo in tutti i suoi aspetti. Dunque non solo gare sportive, ma anche un invito alla riflessione sulla società, sulla storia e sul mondo che ci circonda. I tre giorni di «One World. International Cooperation Cities», partendo da un motivo molto concreto – la sottoscrizione del- l’Appello per la Tregua Olimpica – sono stati dunque l’occasione per ribadire quelli che dovrebbero essere i valori fondanti non solo delle Olimpiadi ma della nostra civiltà: la pace, la solidarietà fra i popoli e il rispetto delle diversità. Tre giorni di dialogo e confronto – sui grandi temi che oggi l’umanità intera deve affrontare – che hanno coinvolto non so- lo importanti personalità istituzionali, della cultura, della ricerca scientifica e delle maggiori religioni, ma anche i giovani, vera risorsa e speranza per il nostro futuro.

Avec le TOROC, la Région Piemonte, la Province de Torino, le Ministère des Affaires Étrangères, le CONI et le CIO, la Ville de Torino a souhaité organiser une édition des Jeux Olympiques qui retrouve leur sens original d’expression et d’ennoblissement de l’homme sous tous ses aspects. Des compétitions sportives certes, mais aussi une in- vitation à la réflexion sur la société, sur l’histoire et sur le monde qui nous entoure. Tirant parti d’un motif très concret – la signature de l’Appel à la Trêve Olympique - les trois journées de «One World. International Cooperation Cities» ont ainsi été l’oc- casion de réaffirmer celles qui devraient être les valeurs fondamentales non seulement des Jeux Olympiques, mais aussi de notre civilisation: la paix, la solidarité entre les peuples et le respect des différences. Trois jours de dialogue et de rapprochement sur les grands thèmes que l’humanité toute entière doit affronter aujourd’hui; trois jours auxquels ont participé non seulement des personnalités importantes des Institutions, de la culture, de la recherche scientifique et des principales religions, mais aussi les jeunes, véritable ressource et source

The City of Torino, together with TOROC, the Piemonte Regional Government, the Torino Provincial Government, the Foreign Affairs Ministry, CONI and CIO, decided to offer an edition of the Olympics that brought back the original meaning of a noble expression and strength of man in all his aspects. Not just sporting competition, therefore, but also an invitation to reflect on society, history and the world we live in. The three days of “One World. International Cooperation Cities”, with a truly solid motive as its departure point – the signing of the Olympic Truce Appeal – was therefore an occasion to reiterate what ought to be the founding values not only of the Olympics, but of our entire civilisation: peace, solidarity among nations and respect for diversity. Three days of dialogue and exchange on wide-ranging topics that humanity needs to face; three days that involved not only important institutional, cultural and scientific re- search figures and representatives of the major religions, but also the young, the true resource and hope for our future. Città e culture per la cooperazione e la pace is a collection of the authoritative contributions of those who participated in that occasion. We wish to offer this as our statement of 8 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

Città e culture per la cooperazione e la pace raccoglie gli autorevoli contributi di quanti hanno partecipato a questo momento: > Sergio Chiamparino < lo vogliamo offrire come testimonianza di un impegno concreto e come – ci auguriamo – utile strumento per proseguire la costruzione di un futuro di crescita solidale e di pace.

d’espoir pour notre futur. Città e culture per la cooperazione e la pace est un recueil des remarquables contributions de ceux qui ont participé à cet événement: nous souhaitons l’offrir en té- moignage d’un engagement concret et – nous l’espérons – en tant qu’instrument utile pour poursuivre la construction d’un futur de développement solidaire et de paix.

a strong commitment and – hopefully – as a useful tool in pursuing the construction of a future of ever-increasing partnership and peace. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 9

Presentazione Cooperazione decentrata è pace Maurizio Baradello DAL “FORMAT” DELLE POLITICHE DI COOPERAZIONE INTERNAZIONALE DELLA CITTÀ DI TORINO (2001-2006) NASCE IL “FORMAT” DI «ONE WORLD», L’EVENTO CON CUI È STATA CELEBRATA E INTREPRETATA LA TREGUA OLIMPICA SETTORE COOPERAZIONE INTERNAZIONALE E PACE DELLA CITTÀ DI TORINO - ITALIA 1. Il significato delle politiche di cooperazione decentrata della Città di Torino Le politiche di cooperazione internazionale e pace della Città di Torino hanno conosciuto negli ultimi anni un sensibile svi- luppo orientato al rafforzamento della cooperazione decentrata, ottenuto incrementando i rapporti da governo locale a go- verno locale e la collaborazione con la società civile organizzata. Questa crescita, qualitativa e quantitativa, è stata possibile perché l’impulso ricevuto da parte delle Amministrazioni che si sono succedute ha saputo concretizzarsi in un consistente stanziamento nel bilancio comunale e nella costituzione di una struttura amministrativa a ciò dedicata: il Settore Coopera- zione internazionale e Pace. Tre sono gli ambiti di intervento individuati:

LA COOPÉRATION DÉCENTRALISÉE C’EST LA PAIX : LE “FORMAT” DES POLITIQUES DE COOPÉRATION INTERNATIONALE DE LA VILLE DE TORINO (2001-2006) DONNE NAISSANCE AU “FORMAT” DE «ONE WORLD», L’ÉVÉNEMENT AVEC LEQUEL A ÉTÉ CÉLÉBRÉE ET INTERPRÉTÉE LA TRÊVE OLYMPIQUE

1. La coopération décentralisée c’est la paix. Le sens des politiques de coopération décentralisée de la Ville de Torino Au cours des dernières années, les politiques de coopération internationale et de paix de la Ville de Torino ont connu un développement sensible visant à un renforcement de la coopération décentralisée, obtenu à travers une intensification des relations entre gouvernements locaux et la collaboration avec la société civile organisée. Cette crois- sance, qualitative et quantitative, a été possible parce que l’impulsion provenant des Administrations qui se sont succédées a pu se concrétiser en un financement sub- stantiel du budget municipal et en la constitution d’une structure administrative dédiée: le Département Coopération internationale et Paix. On a défini trois cadres d’intervention:

DECENTRALISED COOPERATION MEANS PEACE: FROM THE CITY OF TORINO’S INTERNATIONAL COOPERATION POLICY FORMAT (2001-2006) COMES “ONE WORLD”, THE EVENT THAT CELEBRATED AND INTERPRETED THE OLYMPIC TRUCE

1. Decentralised cooperation means peace. The meaning of City of Torino’s decentralised cooperation policies Over recent years the City of Torino’s international cooperation and peace policies have seen significant development targeted towards strengthening decentralised coopera- tion, achieved by expanding relations between local governments and by increasing cooperation with the community. This growth, in terms of both quality and quantity, has been possible because the input from successive Administrations has consolidated into a consistent provision in the municipal budget and into the constitution of a dedica- ted administrative framework: the International Cooperation and Peace Department. Three areas of action have been identified: 10 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

1) le politiche di cooperazione allo sviluppo. > Maurizio Baradello > Queste politiche vengono attuate attraverso la promozione di processi e il sostegno a progetti di cooperazione allo svilup- po, assistenza, ricostruzione ed emergenza. La metodologia utilizzata è quella della concertazione con le città partner e del coordinamento degli interventi con la società civile organizzata nei cosiddetti “tavoli-città” (cfr. infra pag. 141);

2) le politiche di sensibilizzazione alla cultura della cooperazione internazionale e della pace. Queste politiche mirano a produrre comportamenti cooperativi, partecipativi e di sensibilizzazione alla cultura della cooperazione e della pace e prevedono eventi, attività nelle scuole, assunzione di comportamenti equi nella gestione in- terna della Civica Amministrazione, scambi culturali;

3) il sostegno all’alta formazione. Il sostegno all’alta formazione di funzionari e studenti dei PVS o di studenti che si preparano ad operare in tali contesti

1) les politiques de coopération au développement. Ces politiques sont mises en œuvre à travers la promotion de processus et le soutien de projets de coopération au développement, assistance, reconstruction et secours. La méthodologie adoptée est celle de la concertation avec les villes partenaires et de la coordination des interventions avec la société civile organisée dans les tavoli-città (voir ci-dessous page 141);

2) les politiques de sensibilisation à la culture de la coopération internationale et de la paix. Ces politiques visent à engendrer des comportements coopératifs, participatifs et de sensibilisation à la culture de la coopération et de la paix et prévoient des événe- ments, des activités dans les écoles, des approches équitables dans la gestion interne de l’Administration Municipale, des échanges culturels;

3) le soutien à la formation de haut niveau.

1) development cooperation policies. These policies are implemented through the promotion of processes and the support to development cooperation, aid, reconstruction and emergency projects. The me- thodology adopted is that of working in concert with the city partners and coordinating action with the organised community into the so-called tavoli-città (cf. infra page 141);

2) awakening policies to the culture of international cooperation and peace. These policies aim to produce cooperative, participational and awakening approaches to the concept of cooperation and peace, and envisage events, school projects, adop- tion of appropriate codes of conduct within the Civic Administration and cultural exchanges;

3) support for higher education. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 11

> Maurizio Baradello > rappresenta una delle eccellenze del territorio torinese e costituisce uno degli elementi più importanti per l’ottimizza- zione delle iniziative di cooperazione decentrata.

I tre ambiti possono essere meglio compresi a partire dal quadro sinottico riportato nelle pagine seguenti (cfr. infra pag. 33), che fornisce la misura finanziaria, progettuale e relazionale degli interventi e che nel contempo esemplifica anche la qualità del percorso svolto grazie alle schede correlate, inerenti alcuni tra i progetti più importanti realizzati negli ultimi anni. Alle modalità dettagliate attraverso le quali la Città di Torino ha tentato di costruire una propria politica di partenariati sia a livello locale sia sul piano internazionale è dedicato uno specifico intervento (cfr. infra pag. 75). In questa sede si ritiene sufficiente segnalare che il passaggio ad una politica di concertazione ha costituito un segnale di discontinuità sensibile con le pratiche di selezione dei progetti precedentemente operate mediante bandi. L’obiettivo era proprio realizzare forme di partenariato globale che prevedessero un più forte coinvolgimento dell’Amministrazione torinese e delle omologhe Istitu-

Le soutien à la formation de haut niveau de cadres supérieurs et d’étudiants des PVD ou d’étudiants qui se préparent à intervenir dans ces contextes est un des points forts du territoire turinois et constitue un aspect essentiel pour l’optimisation des initiatives de coopération décentralisée.

Ces trois cadres d’intervention peuvent être mieux appréhendés à l’aide du tableau synoptique figurant sur les pages qui suivent (voir ci-dessous page 33), car celui-ci per- met une représentation de différentes interventions du point de vue financier et relationnel, et illustre en même temps la qualité du parcours suivi grâce aux fiches connexes, renvoyant à quelques-uns des plus grands projets réalisés au cours des dernières années. Les modalités détaillées selon lesquelles la Ville de Torino s’est efforcée de bâtir sa politique de partenariats tant au niveau local qu’international font l’objet d’une intervention spécifique (voir ci-dessous page 75). On se limitera à signaler ici que le passage à une politique de concertation a été un signal de fracture sensible avec les anciennes pratiques de sélection des projets par des appels d’offre publics. L’objectif était précisément de mettre en place des formes de partenariat global qui prévoyaient une plus grande implication de la part de l’Administration turinoise et des Institutions ho-

Support for the higher education of officials and students from the developing countries or students intending to work in such contexts is one of the excellences of Tori- no, and constitutes one of the most important elements in optimising decentralised cooperation initiatives.

A better understanding of these three areas can be gained from the summary provided in the following pages (cf. infra page 33), which discusses the financial, planning and relational extent of the actions and which at the same time offers examples of the quality of the work performed in attached data sheets on some of the more important pro- jects implemented in recent years. A specific report details the methods adopted by the City of Torino in order to construct its partnerships policy at both local and international level (cf. infra page 75). Here it is sufficient to mention that the transit to a policy of acting in concert has signalled considerable discontinuity with the selection procedures by invitations to tender adopted for projects in the past. The aim was precisely to achieve global partnership formats with a stronger involvement of the Torino Administration and its counterparts in the de- 12 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

zioni dei PVS, avviando così processi politici di cooperazione allo sviluppo a partire dai quali rafforzare le capacità tecniche > Maurizio Baradello > degli esperti di progettazione. Per avere una misura del lavoro svolto in questa direzione è dunque necessario ed utile leggere i dati riportati nelle pagine se- guenti. Da essi è possibile rilevare come nel quinquennio 2001-2006 la Città di Torino abbia utilizzato risorse per: 2.335.076,88 euro per i progetti di cooperazione decentrata; 680.278,93 euro per il sostegno alle politiche di pace; 847.916,71 euro per il sostegno all’alta formazione. Se si confrontano stanziamenti e risultati con quanto attuato da altre grandi metropoli nel medesimo periodo risulta evi- dente che Torino è certamente ai primi posti, in Italia e non solo, per l’attuazione delle politiche di cooperazione individua- te e richieste a livello internazionale.

mologues des PVD, afin de déboucher sur des processus politiques de coopération au développement à partir desquels renforcer les capacités techniques des experts chargés de la définition des projets. Pour mesurer l’importance du travail réalisé dans cette direction, il est donc nécessaire et utile de prendre connaissance des données indiquées sur les pages suivantes. Celles-ci montrent qu’au cours du quinquennat 2001-06 la Ville de Torino a imputé des ressources à hauteur de: 2.335.076,88 euros pour les projets de coopération décentralisée; 680.278,93 euros pour le soutien aux politiques de paix; 847.916,71 euros pour le soutien à la formation de haut niveau. Si l’on compare les financements et les résultats obtenus à ceux d’autres grandes métropoles au cours de la même période, Torino se classe incontestablement parmi les pre- mières places, en Italie et ailleurs, dans le domaine de la mise en œuvre des politiques de coopération définies et nécessaires au niveau international.

veloping countries, therefore launching development cooperation policy procedures from which enhancing the technical skills of planning experts. For an idea of the work done in this respect, the data given in the following pages therefore makes necessary and worthwhile reading. From this data it can be seen that in the five-year period 2001-2006, the City of Torino utilised resources as follows: 2,335,076.88 euro in decentralised cooperation projects; 680,278.93 euro in support to peace policies; 847,916.71 euro in support to higher education. If the amounts allocated and their results are compared with the achievements of other large Cities in the same period, it becomes clear that Torino is among the leaders, and not only in , for the implementation of cooperation policies identified and required at international level. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 13

> Maurizio Baradello > 2. «One World»

Proprio partendo dall’esperienza descritta, in occasione dei XX Giochi olimpici invernali la Città di Torino ha voluto inter- pretare l’antico istituto della Tregua Olimpica, vera e propria “pace sportiva”, nella logica della cooperazione decentrata allo sviluppo, organizzando in quest’ottica una fitta serie di iniziative in partenariato con gli altri Enti presenti sul territorio e con il CIO. Così, accanto ad un forum internazionale per i giovani, è stato promosso «One World. International Cooperation Cities», un evento di sensibilizzazione ai temi della pace e della cooperazione internazionale che ha saputo proporsi come modello a livello non soltanto nazionale. Dal 21 al 25 settembre 2005 meeting internazionali, convegni, rassegne cinematografiche, artistiche e musicali hanno fatto da cornice ad una grande manifestazione di piazza: una vera e propria vetrina per le Città dei PVS gemellate con Torino, co- stellata di molteplici occasioni di incontro tra i rappresentanti delle istituzioni municipali provenienti da tutto il mondo e

2. «One World»

Précisément à partir de l’expérience décrite, à l’occasion des XXèmes Jeux Olympiques d’hiver la Ville de Torino a souhaité interpréter l’ancienne institution de la Trêve Olympique, la “paix sportive” proprement dite, selon la logique de la coopération décentralisée au développement, en organisant dans cette perspective une riche série d’ini- tiatives en partenariat avec les autres Collectivités présentes sur le territoire et avec le CIO. C’est ainsi que, parallèlement à un forum international des jeunes, l’on a pro- mu «One World. International Cooperation Cities», un événement de sensibilisation sur les thèmes de la paix et de la coopération internationale qui a su se proposer comme un modèle au-delà même du seul cadre national. Du 21 au 25 septembre 2005, des meetings internationaux, des séminaires, des événements cinématographiques, artistiques et musicaux ont servi de toile de fond à une grande manifestation de rue: une véritable vitrine pour les Villes des PVD jumelées avec Torino, constellée de multiples occasions de rencontre entre les représentants des in-

2. “One World” Starting from the described experience, for the XX Winter Olympics the City of Torino decided to interpret the traditional institution of the Olympic Truce, pax sportiva in the truest sense of the word, within the logic of decentralised development cooperation, from this standpoint organising a concentrated series of initiatives in partnership with other Local Authorities and the CIO. Therefore, in parallel with an international youth forum, “One World. International Cooperation Cities” was promoted – an awa- kening event on peace and international cooperation that became a model project not only at national level.

From 21st to 25th September 2005, international meetings, conferences, film, art and music festivals formed the backdrop to a mass public event: a true showcase for the Cities of developing countries twinned with Torino, filled with opportunities for meetings between Municipal Authority representatives from all over the world and the associations and institutions of Torino working for cooperation. To awaken the local community, stands, scenographic arrangements and entertainment events were organised. 14 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

le realtà associative e istituzionali torinesi che si occupano di cooperazione. Per avvicinare la cittadinanza sono poi stati rea- > Maurizio Baradello > lizzati stand, allestimenti scenografici e attività di animazione. Con questa iniziativa la Città di Torino ha voluto indicare un percorso che desse concretezza al tema della pace e cercasse di in- dividuare azioni e temi applicabili nelle Città del mondo per costruire momenti di tregua nei conflitti e opportunità di svilup- po attraverso i contenuti della cooperazione internazionale. Un modo per esprimere che l’altro nome della pace è sviluppo. Questo l’elenco degli eventi principali: n La “piazza” Circa cento tra enti e soggetti della società civile organizzata torinese hanno presentato in piazza Castello le loro realiz- zazioni e il loro stile di cooperazione allo sviluppo. I progetti, raggruppati in nove aree (sei aree geografiche, due istitu- zionali e tre tematiche), sono stati illustrati e presentati alla cittadinanza utilizzando svariate forme comunicative.

stitutions municipales provenant du monde entier et les réalités associatives et institutionnelles turinoises qui s’occupent de coopération. Pour attirer la population, on a mis en place des stands, des décors et des activités d’animation. À travers cette initiative, la Ville de Torino a souhaité indiquer un parcours qui concrétisait le thème de la paix et tentait de définir des actions et des thèmes applicables dans d’autres Villes du monde pour instaurer des moments de trêve dans les conflits et des occasions de développement à travers les contenus de la coopération interna- tionale. Une manière d’affirmer que l’autre nom de la paix est le développement. Voici la liste des principaux événements: n La “piazza” Près de cent organismes et acteurs de la société civile organisée de Torino ont présenté sur Piazza Castello leurs réalisations et leur style de coopération au développe-

By this initiative the City of Torino wished to indicate a path to provide solidity to the topic of peace and to seek to identify actions and themes relevant to the Cities of the world so as to create opportunities for truce in conflicts and development by means of international cooperation. One way of showing that the other name for peace is deve- lopment. Below is a list of the main events: n The “piazza” Nearly a hundred of the authorities and organisations forming the Torino community gathered in Piazza Castello to present their achievements and development coope- ration technique. The projects, grouped into nine sections (six geographic, two institutional and three on specific themes), were illustrated and presented to the public in a wide range of communication formats. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 15

> Maurizio Baradello > n «Unire le Città per unire le nazioni» Dopo i workshop, gli incontri nelle scuole e le sessioni dei “tavoli-città”, i Sindaci e le circa cinquanta delegazioni presenti sono stati ricevuti in Sala Rossa a Palazzo Civico per suggellare i legami e la vicinanza fra le rispettive co- munità.

n «Primo Forum della cooperazione decentrata Italia-Brasile» Al Forum hanno partecipato i partner del programma «100 Città per 100 Progetti Italia-Brasile». Tale programma, na- to per promuovere le relazioni fra Amministrazioni locali dei due Stati e per rafforzare le azioni di cooperazione con le Città del Brasile, vede tra i propri capofila Torino per i Comuni e La Spezia per le Province italiane e si propone di crea- re occasioni di confronto e dialogo su competenze proprie degli EE.LL. quali i sistemi di gestione dei rifiuti, dell’acqua, dei trasporti, le politiche per la casa e le politiche a favore delle donne e dei giovani. La presenza al Forum di trenta Cit-

ment. Les projets, regroupés en neuf secteurs (six secteurs géographiques, deux institutionnels et trois thématiques), ont été illustrés et présentés au public sous de dif- férentes formes de communication.

n «Unire le Città per unire le nazioni» Après les séminaires, les rencontres dans les écoles et les sessions des tavoli-città, les Maires et les près de cinquante délégations présentes ont été reçus dans la Sala Rossa de l’Hôtel de Ville afin d’y sceller les liens et le rapprochement entre les communautés respectives.

n «Primo Forum della cooperazione decentrata Italia-Brasile» Le Forum à réuni les partenaires du programme «100 Città per 100 Progetti Italia-Brasile». Né pour promouvoir les relations entre les Administrations locales des deux pays et pour renforcer les actions de coopération avec les Villes du Brésil, ce programme compte parmi ses chefs de file Torino, pour les Communes italiennes, et La

n “Unire le Città per unire le nazioni” After the workshops, the school events and the tavoli-città, the Mayors of fifty or so delegations attended a reception in the Sala Rossa of Palazzo Civico to seal the links and affiliations between the respective communities.

n “Primo Forum della cooperazione decentrata Italia-Brasile” Attending the Forum were the partners in the “100 Città per 100 Progetti Italia-Brasile” programme. This programme, launched to promote relations between the Local Administrations of the two countries and to strengthen cooperation with the Cities of , is led by Torino for the Italian Municipalities and by La Spezia for the Italian Provincial Governments, and aims to create opportunities for exchange and dialogue on options appropriate to the Local Authorities, such as waste and water management systems, transport, household policies and policies in favour of women and young people. The Forum attendance of thirty Brazilian Cities and an equal number of Ita- 16 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

tà brasiliane e altrettanti Enti locali italiani, di Ministri brasiliani, dei vertici della Direzione generale per la Coopera- > Maurizio Baradello > zione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri, di rappresentanti di molte Regioni italiane, ha indicato che il per- corso avviato è realmente efficace. n «Le Città e gli Obiettivi del Millennio» Sindaci del Nord e del Sud del mondo ed esperti della campagna sugli Obiettivi del Millennio delle Nazioni Unite si sono riuniti nell’intento di evidenziare proposte e percorsi per abbattere la povertà nel mondo. Partendo dalla consta- tazione condivisa che il ruolo delle Città sta diventando sempre più determinante nei processi di aiuto alle Municipa- lità dei paesi emergenti o in via di sviluppo, i vari interventi hanno indicato con forza che queste possono, unendo le loro forze con quelle della società civile e dei Governi, individuare soluzioni concrete e spesso semplici per imprimere una svolta nei processi di sviluppo dei popoli.

Spezia, pour les Provinces, et se propose de créer des occasions de confrontation et de dialogue sur les compétences des Collectivités locales telles que les systèmes de gestion des déchets, de l’eau, des transports, les politiques pour l’habitat et les politiques en faveur des femmes et des jeunes. La présence au Forum de trente Villes brésiliennes et autant de Collectivités locales italiennes, de Ministres brésiliens, des principaux représentants de la Direction générale pour la Coopération au Développement du Ministère des Affaires Étrangères et de représentants de nombreuses Régions italiennes, a montré que le parcours suivi est réellement efficace. n «Le Città e gli Obiettivi del Millennio» Des Maires de l’hémisphère nord et de l’hémisphère sud et des experts de la campagne des Objectifs du Millénaire des Nations Unies se sont réunis dans le but de définir des propositions et des parcours visant à lutter contre la pauvreté dans le monde. En partant du constat partagé que le rôle des Villes est de plus en plus déter- minant dans le processus de soutien des Municipalités des pays émergents ou en voie de développement, les différentes interventions ont souligné avec force combien

lian Local Authorities, Brazilian Government Ministers, the Director-General for Development Cooperation of the Italian Foreign Affairs Ministry and representatives from many Italian Regional Governments was an indication that the path begun is truly effective. n “Le Città e gli Obiettivi del Millennio” Mayors from both northern and southern hemispheres and experts in the UN Millennium Campaign met with the aim of discussing proposals and ways to combat world poverty. From the shared statement that the role of the Cities is becoming increasingly important in aid to the Municipalities of emerging or developing countries, the va- rious speakers strongly indicated they can, by uniting their strengths with civil communities and Governments, identify concrete and often simple solutions with a posi- tive impact on the development procedures for such countries. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 17

> Maurizio Baradello > n La firma dell’Appello per la Tregua Olimpica Nella giornata conclusiva si sono raccolti al Teatro Regio Sindaci e rappresentanti di Città di tutto il mondo che, insie- me ai Sindaci del territorio piemontese e di altre Città italiane, hanno voluto testimoniare il loro impegno per la pace sottoscrivendo la Dichiarazione a sostegno della Tregua Olimpica. Le esperienze significative di Città come Hiroshima e Sarajevo, insieme alla riflessione del fondatore della «Comunità di Sant’Egidio» di Roma e alla testimonianza dell’Alto rappresentante dell’ONU a Baghdad, hanno evidenziato una volta di più che solo lavorando insieme Governi, Civiche Istituzioni, organizzazioni internazionali, associazioni posso- no costruire, ognuno con le proprie competenze e sensibilità, percorsi di pace possibili ed efficaci. L’impegno per una solidarietà internazionale che sia attenta alle culture dei popoli e che sia ricca del «gusto dell’incon- tro e dell’amicizia» tra cittadini e Istituzioni delle parti più diverse del mondo costituisce il miglior modo di reagire al-

celles-ci peuvent, en unissant leurs forces à celles de la société civile et des Gouvernements, déboucher sur des solutions concrètes et souvent simples pour franchir un tour- nant dans les processus de développement des peuples.

n La signature de l’Appel à la Trêve Olympique Lors de la journée de clôture, des Maires et représentants de Villes du monde entier se sont réunis au Teatro Regio pour témoigner, avec les Maries du territoire piémon- tais et d’autres Villes italiennes, leur engagement pour la paix en souscrivant la Déclaration en faveur de la Trêve Olympique. Les expériences significatives de Villes comme Hiroshima et Sarajevo, la réflexion du fondateur de la «Comunità di Sant’Egidio» de Rome et le témoignage du Haut Représentant de l’ONU à Bagdad ont montré une fois encore que seule la collaboration entre les Gouvernements, les Institutions municipales, les organisations inter- nationales et les associations peut construire des parcours de paix possibles et efficaces, grâce aux compétences et à la sensibilité de chacun d’entre eux.

n The signing of the Olympic Truce Appeal On the last day, the Mayors and representatives of Cities throughout the world, along with the Mayors from the Piemonte region and other Italian Cities, met at the Tea- tro Regio to confirm their commitment to peace by signing the Declaration in Support of the Olympic Truce. Accounts from Cities such as Hiroshima and Sarajevo, alongside reflections of the founder of the “Comunità di Sant’Egidio” in Rome and a reliable evidence from the UN High Representative in Baghdad, proved yet again that only by working together, each contributing its own skills and sensitivity, can Governments, Civic and State Institu- tions, international organizations and associations build sustainable and effective paths to peace. A commitment to international solidarity, caring for the cultures of the various nations and with a rich “flavour of encounter and friendship” between people and Civic Authorities in all corners of the globe is the best reaction to the impotency that denies hope and allows violence to increase. The public was also given the possibility of ex- 18 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

la cultura dell’impotenza che annienta le speranze e lascia crescere la violenza. Anche i cittadini hanno potuto espri- > Maurizio Baradello > mere il loro sostegno alla pace sottoscrivendo l’Appello per la Tregua Olimpica in un apposito stand.

Sempre nel medesimo intento di diffondere la cultura della pace, della solidarietà e della cooperazione internazionale, il «gusto dell’incontro e dell’amicizia» ha portato la Città di Torino ad ospitare e presentare i suoni, le immagini, le espressioni artistiche di alcune Città amiche (le Città del Brasile, Breza e Kragujevac, Gaza ed Haifa, Ouagadougou, Praia, Quetzalte- nango): ecco dunque che agli stand della “piazza”, agli incontri ed ai momenti più istituzionali sono state affiancate altre iniziative di taglio prettamente culturale. Nella cornice barocca di Palazzo Barolo due mostre, «Stand by» e «Espressioni artistiche dei burkinabé», hanno inteso pre- sentare al pubblico torinese un duplice percorso artistico di grande suggestione ed originalità nel comune segno della tre- gua. «Stand by», un’esposizione di opere fotografiche realizzate da artisti originari di alcuni dei PVS con cui collabora il Set-

L’engagement pour une solidarité internationale attentive aux cultures des peuples et riche du «plaisir du partage, de la rencontre et de l’amitié» entre citoyens et Insti- tutions des différentes régions du monde est le meilleur moyen de réagir à la culture de l’impuissance qui anéantit les espoirs et laisse croître la violence. Les citoyens ont pu, eux aussi, exprimer leur soutien à la paix en souscrivant l’Appel à la Trêve Olympique dans un stand spécifiquement aménagé.

Toujours dans la même intention de diffuser la culture de la paix, de la solidarité et de la coopération internationale, le «plaisir du partage, de la rencontre et de l’amitié» a amené la Ville de Torino à accueillir et présenter les sons, les images et les expressions artistiques de plusieurs Villes amies (Breza et Kragujevac, Gaza et Haïfa, Oua- gadougou, Praia, Quetzaltenango, les Villes du Brésil): c’est ainsi qu’aux stands de la place, aux rencontres et aux moments plus institutionnels, se sont ajoutées des ini- tiatives de nature purement culturelle. Dans le cadre baroque du Palazzo Barolo deux expositions, «Stand by» et «Espressioni artistiche dei burkinabé», visaient à présenter au public turinois un double par-

pressing its commitment to peace by signing the Olympic Truce Appeal at a special stand.

Again with the aim of spreading the culture of peace, solidarity and international cooperation, the “flavour of encounter and friendship” led the City of Torino to host and present the sounds, images and artistic expressions of a number of partner cities (Breza and Kragujevac, Gaza and Haifa, Ouagadougou, Praia and Quetzaltenango, the Cities of Brazil): and so the stands in the squares, meetings and more official institutional events were flanked by other initiatives of a strong cultural flavour. In the Baroque setting of Palazzo Barolo, two exhibitions, “Stand by” and “Espressioni artistiche dei burkinabé”, offered the Torino public a strongly effective and original dual artistic approach in the name of the truce. “Stand by”, a photographic exhibition with works by artists from a number of developing countries with which the International Cooperation and Peace Department works, illustrated instants of intermission, pause, stand-by in effect, in a difficult everyday situation marked by confrontation, conflict and a daily fight for survival. In “Espressioni artistiche dei burkinabé” the themes of peace and truce were instead recalled in the masks and sculptures from areas populated by Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 19

> Maurizio Baradello > tore Cooperazione internazionale e Pace, ha presentato momenti di sospensione, di pausa, di stand by appunto, all’interno di un difficile quotidiano in cui si avvertono distintamente temi quali il confronto, il conflitto e la lotta quotidiana per la so- pravvivenza. Con «Espressioni artistiche dei burkinabé» i temi della pace e della tregua sono invece stati richiamati da ma- schere e sculture provenienti dall’area in cui vive il popolo burkinabé, realizzate fra il 1500 e il 1800, in una sorta di cam- mino parallelo tra Nord e Sud del mondo. Insieme al linguaggio iconografico, la rassegna cinematografico-musicale «La pace in movimento» ha voluto raccontare at- traverso la musica e le immagini un mondo attraversato da profondi squilibri e disuguaglianze sociali. In «Ginca Nilé Bahia» giovani artisti di Salvador de Bahia, il Balé Folclorico da OAF, hanno suonato, cantato e danzato la capoeira, raccontando con suoni, movimenti e colori la loro realtà ricca di natura, umanità e culture. La proiezione di cortometraggi realizzati in aree del mondo dove si vive o si è vissuto un conflitto (come Balcani, Israele e Territori Palestinesi) ha dato spazio a scuole cine-

cours artistique particulièrement suggestif et original placé sous le signe commun de la trêve. «Stand by», une exposition d’œuvres photographiques réalisées par des artistes originaires des PVD avec lesquels le Département Coopération internationale et Paix de la Ville de Torino collabore, a présenté plusieurs moments de suspension, de pause, c’est-à-dire de stand by d’un quotidien difficile où les thèmes de la confrontation, du conflit et de la lutte quotidienne pour la survie sont clairement perceptibles. Avec «Espressioni artistiche dei burkinabé» les thèmes de la paix et de la trêve sont en revanche évoqués par des masques et des sculptures provenant de la région où vit le peuple burkinabé, réalisés entre 1500 et 1800, en une sorte de parcours parallèle entre hémisphère nord et hémisphère sud du monde. Avec le langage iconographique, le festival cinématographique et musical «La pace in movimento» entendait raconter, en musique et en images, un monde marqué par de profonds déséquilibres et inégalités sociales. Dans «Ginca Nilé Bahia» de jeunes artistes de Salvador de Bahia, le Balé Folclorico da OAF, ont joué, chanté et dansé la capoeira, en racontant par les sons, les mouvements et les couleurs leur réalité pleine de nature, d’humanité et de cultures. La projection de courts-métrages réalisés dans des

the burkinabé, produced between 1500 and 1800, in a kind of parallel path between the North and South of the world. Alongside the iconographic expression, a cinema and music festival, “La pace in movimento”, narrated a world fraught with profound imbalance and social inequality through music and image. In “Ginca Nilé Bahia”, young artists from Salvador de Bahia, the Balé Folclorico da OAF, played, sang and danced the capoeira, vividly illustrating with sound, movement and colour the rich quality of their nature, humanity and culture. The screening of short films produced in areas of the world where conflict is or was lived and breathed (such as the Balkans, Israel and Palestine) offered the cinematography schools and up-and-coming film directors to present themes of war and peace, blended with reality and hope. “One World” also had an international touch, not only due to the presence of Mayors and Administrators in Torino, but also through a number of initiatives launched abroad to transmit the contents of the Olympic Truce, such as the signing of the Appeal in Sarajevo and . 20 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

matografiche e registi emergenti per presentare i temi dello scontro e della pace, in una sintesi di realtà e speranze. > Maurizio Baradello > «One World» ha avuto inoltre un respiro internazionale, non soltanto per le tante presenze di Sindaci ed Amministratori a Torino, ma anche per alcune iniziative organizzate all’estero con l’obiettivo di trasmettere i contenuti della Tregua Olimpi- ca, come la firma dell’Appello a Sarajevo e Gerusalemme. A Sarajevo, città che come Torino ha ospitato i Giochi olimpici invernali, la sottoscrizione dell’Appello per la Tregua Olim- pica da parte dei vari Amministratori cittadini, espressioni delle varie componenti nazionali e religiose che in essa hanno ri- preso a convivere pacificamente, è stata accompagnata da due iniziative concrete a beneficio della popolazione locale. Il pro- getto «Cortometraggi – Conflitto/Risoluzione – Sarajevo», promosso in collaborazione con le locali scuole di cinema in modo da coinvolgere le diverse genti e culture che abitano la Bosnia Erzegovina, ha selezionato otto cortometraggi realizza- ti da giovani videomakers bosniaci sul tema del conflitto e del suo superamento, nell’intento di suscitare la discussione sul

régions du monde marquées, actuellement ou récemment, par des conflits (comme les Balkans, Israël et les Territoires Palestiniens), ont fait une place aux écoles de cinéma et aux réalisateurs émergents pour présenter les thèmes du conflit et de la paix, en un mélange de réalisme et d’espoir. En outre, «One World» a eu une ampleur internationale, non seulement en raison de la présence à Torino de nombreux Maires et Administrateurs de Villes du monde en- tier, mais également grâce à plusieurs initiatives organisées à l’étranger pour transmettre les contenus de la Trêve Olympique, comme la signature de l’Appel à Sarajevo et Jérusalem. À Sarajevo, une ville qui comme Torino a accueilli les Jeux Olympiques d’hiver, la signature de l’Appel à la Trêve Olympique par les divers Administrateurs Municipaux, représentant les différentes composantes nationales et religieuses qui ont recommencé à y cohabiter pacifiquement, était accompagnée par deux initiatives concrètes en faveur de la population locale. Le projet «Cortometraggi – Conflitto/Risoluzione – Sarajevo», promu en collaboration avec les écoles de cinéma locales afin d’impliquer

In Sarajevo, like Torino a Winter Olympics host, the signing of the Olympic Truce Appeal by the various Local Administrators, expressions of the several national and reli- gious components that have started again to live together in peace was accompanied by two concrete initiatives in favour of the local community. The project “Cortometrag- gi – Conflitto/Risoluzione – Sarajevo”, promoted in collaboration with local cinematography schools so as to involve the different peoples and cultures living in Bosnia and Herzegovina, selected eight short films produced by young Bosnian video makers on the theme of conflict and how to overcome it, with the aim of triggering discussion on this topic among the local community. The land mine clearance project in an area of Mount Trebevic, also possible with the help of the Piemonte Regional Government and Torino Provincial Government, brought back the woodcutting and grazing activities and launched the rebuilding of the sporting venues in what remains the most beautiful of the mountains surrounding Sarajevo, home to the bob run during the 1984 Games and now a preferred destination for Sunday outings by local inhabitants of the Bosnian capital. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 21

> Maurizio Baradello > tema tra la popolazione locale. La bonifica dalle mine antiuomo di un’area del Monte Trebevic, resa possibile anche grazie al contributo della Regione Piemonte e della Provincia di Torino, ha permesso di riprendere le attività legate al taglio della le- gna e al pascolo ed avviare la ricostruzione delle infrastrutture sportive in quella che forse resta la più bella fra le montagne che circondano Sarajevo, sede della pista di bob durante i Giochi del 1984 e abituale meta domenicale degli abitanti della capitale bosniaca. A Gerusalemme la Città di Torino si è fatta promotrice dell’adesione alla Tregua Olimpica presso i rappresentanti delle grandi religioni monoteiste, suscitando l’interesse di tutti i soggetti protagonisti sul testo e sull’ideale che l’iniziativa cercava di trasmettere, ma senza ottenere la firma contestuale dell’Appello, elemento fondamentale per testimoniare lo spirito del- la Tregua. Anche in questo caso la Civica Amministrazione ha deciso di attuare comunque due interventi: il primo in cam- po formativo, con il sostegno alla formazione di studenti palestinesi e israeliani provenienti da classi sociali svantaggiate; il

les différents publics et les différentes cultures de la Bosnie Herzégovine, a sélectionné huit courts-métrages réalisés par de jeunes videomakers bosniaques sur le thème du conflit et de sa résolution, dans le but de susciter un débat sur la question parmi la population locale. L’éradication des mines anti-personnelles d’une zone du Mont Trebe- vic, rendue possible grâce à la contribution de la Regione Piemonte et de la Provincia di Torino aussi, a permis la reprise des activités liées à la coupe du bois et au pâturage et la reconstruction des infrastructures sportives dans celle qui reste probablement la plus belle des montagnes environnantes de Sarajevo, où pendant les Jeux de 1984 la piste de bobsleigh était installée et où encore aujourd’hui les habitants de la capitale bosniaque aiment passer leur villégiature dominicale. À Jérusalem, la Ville de Torino a été la promotrice de l’adhésion à la Trêve Olympique auprès des représentants des grandes religions monothéistes, en suscitant l’intérêt de tous les sujets protagonistes pour le texte et pour l’idéal que l’initiative tentait de transmettre sans obtenir toutefois la signature simultanée de l’Appel, élément fondamental pour témoigner de l’esprit de la Trêve. Dans ce cas également, l’Administration Municipale a décidé de réaliser quand même deux interventions: la première dans le do-

In Jerusalem, the City of Torino promoted the signing of the Olympic Truce by representatives of the main monotheist religions, arousing the interest of all the signatories with regard to the text and the ideals that the initiative sought to transmit, but without managing to achieve a simultaneous signing of the Appeal, a fundamental element to confirm the spirit of the initiative. In this case also, the Civic Administration decided in any case to launch two forms of action: the first of an educational nature, in support of the education of Palestinian and Israeli students from socially deprived backgrounds; the second in the cultural field, in collaboration with the Jerusalem WHO, with a competition for young film directors from Israel and Palestine to produce four short films on the topic of a halt to conflict, in the hope of triggering public debate on the vio- lence that has taken root in the area and to investigate how, in that region of the world, violent behaviour develops in interpersonal and collective relationships, its causes and what prevention methods could be adopted. 22 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

secondo in campo culturale, in collaborazione con l’OMS-WHO di Gerusalemme, con un concorso per giovani registi > Maurizio Baradello > emergenti di Israele e dei Territori Palestinesi finalizzato alla realizzazione di quattro cortometraggi sul tema della sospen- sione dei conflitti, nell’intento di sviluppare un dibattito pubblico attorno alla violenza radicatasi nell’area e di investigare come in quella regione del mondo si sviluppino comportamenti violenti nei rapporti interpersonali e collettivi, quali siano le cause e quali le misure di prevenzione che si possono adottare.

maine de la formation, avec le soutien à la formation d’étudiants palestiniens et israéliens provenant de catégories défavorisées; la seconde dans le domaine culturel, en collaboration avec l’OMS-WHO de Jérusalem, avec un concours de jeunes réalisateurs émergents d’Israël et des Territoires Palestiniens visant à la réalisation de quatre courts-métrages sur le thème de la suspension des conflits, dans le but de créer un débat public autour de la violence qui s’est enracinée dans cette région du monde et de comprendre comment les comportements violents dans les relations interpersonnelles et collectives se développent, quelles en sont les causes et quelles sont les mesures de prévention à prendre. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 23

> Maurizio Baradello > 3. Il “format” Tregua Olimpica

Il percorso di iniziative ideato e realizzato dalla Città di Torino in occasione della Tregua Olimpica è stato piuttosto comples- so e articolato, ma ha saputo sostanzialmente raggiungere tutti gli obiettivi che la Civica Amministrazione si era prefissata:

n in primo luogo, ha contributo in misura sicuramente rilevante all’approvazione della risoluzione sulla Tregua Olimpica, votata il 3 novembre 2005, per la prima volta all’unanimità, dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Tale risultato non era assolutamente scontato, tant’è vero che in diverse edizioni precedenti dei Giochi non si era neppure arrivati sino al momento del voto. Lo sforzo diplomatico e politico messo in atto da tutti gli Enti interessati e anche il grande coinvol- gimento del territorio hanno fatto sì che l’idea iniziale si trasformasse in realtà;

n inoltre, grazie alla convinta volontà della Civica Amministrazione, ha inteso conferire continuità ai principi ed ai conte-

3. Le “format” Trêve Olympique Le parcours d’initiatives imaginé et réalisé par la Ville de Torino à l’occasion de la Trêve Olympique a été plutôt complexe et articulé, mais il a permis d’atteindre sub- stantiellement les objectifs que l’Administration Municipale s’était fixés:

n en premier lieu, il a contribué de manière incontestable à l’approbation de la résolution sur la Trêve Olympique, votée le 3 novembre 2005, pour la première fois à l’unanimité, par l’Assemblée Générale des Nations Unies. Ce résultat n’était en rien gagné d’avance, lorsqu’on sait que de précédentes éditions des Jeux Olympiques n’étaient même pas parvenues au moment du vote. L’effort diplomatique et politique accompli par l’ensemble des organismes intéressés, mais aussi l’énorme implica- tion du territoire ont fait en sorte que l’idée initiale soit devenue réalité;

n en outre, grâce à la volonté déterminée de l’Administration Municipale, il a assuré la continuité des principes et des contenus de paix et de démocratie propres à la Trê-

3. The Olympic Truce format The series of initiatives created and implemented by the City of Torino for the Olympic Truce has been somewhat complex and articulated, but has essentially managed to achieve all the objectives set by the Civic Administration:

n firstly, it has contributed to a certainly significant extent to approval of the resolution on the Olympic Truce, on 3rd November 2005 voted unanimously for the first time ever by the entire General Assembly of the United Nations. This result was definitely not to be taken for granted, given that in several past editions of the Olympics it even failed to reach voting stage. The diplomatic and political efforts by all the Authorities involved and even the mass involvement of the local communities ensured that the initial idea became reality;

n in addition, through the forceful tenacity of the Civic Administration, the intention was to confer continuity upon the principles and contents of peace and democracy 24 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

nuti di pace e democrazia propri della Tregua, individuando e promuovendo interventi concreti mirati alla formazione > Maurizio Baradello > delle giovani generazioni e consolidando nel contempo una vocazione ormai assodata all’alta formazione del territo- rio torinese in virtù della presenza feconda di enti e istituzioni che si occupano di qualificazione universitaria e post-uni- versitaria. Segni concreti di questo impegno, che si configura come una vera e propria “eredità” della Tregua, sono stati la firma del protocollo tra UNESCO, Città di Torino e Università di Torino per sostenere il perfezionamento post lauream di giovani laureati provenienti da zone uscenti da esperienze di conflitto, a partire dall’Iraq, e le borse di studio assegnate a studenti israeliani e palestinesi appartenenti a gruppi sociali svantaggiati. Atti magari non eclatanti, ma importanti per formare i leader e gli esperti del futuro; n ancora, ha saputo coinvolgere i giovani attraverso gli strumenti ed i linguaggi da loro più amati, in particolare il cinema. Tale percorso è stato facilitato dal fatto che Torino, già culla del cinema italiano, è sede del Museo nazionale del Cinema e

ve, en définissant et en promouvant des interventions concrètes destinées à la formation des jeunes générations et en renforçant en même temps une vocation désormais consolidée à la formation de haut niveau du territoire turinois, en raison de la présence féconde d’organismes et d’institutions qui s’occupent de qualification universi- taire et postuniversitaire. Les signes concrets de cet engagement, qui se présente comme un véritable “héritage” de la Trêve, sont la signature du protocole entre l’UNESCO, la Ville de Torino et l’Université de Torino pour soutenir le perfectionnement post lauream de jeunes diplômés provenant de régions marquées par des conflits récents, à partir de l’Irak, et les bourses d’étude allouées à des étudiants israéliens et palestiniens appartenant à des catégories sociales défavorisées. Des actions qui ne sont peut-être pas éclatantes, mais qui sont importantes pour former les leaders et les experts de demain; n encore, il a su impliquer les jeunes grâce à l’utilisation des instruments et des langages qu’ils préfèrent, notamment le cinéma. Ce parcours a été facilité par le fait que Torino, berceau du cinéma italien, est le siège du Musée national du Cinéma et d’organismes et d’institutions de haut niveau dans le domaine de la cinématographie.

under the terms of the Truce, identifying and promoting solid action targeted to education of the younger generations and at the same time consolidating the long-stan- ding vocation to higher education in Torino offered by the prolific presence of the authorities and institutions responsible for university and post-university qualifica- tions. Concrete signs of this commitment, configurable as a true “inheritance” of the Truce, were the signing of the protocol between UNESCO, City of Torino and Tori- no University to support post lauream proficiency for young graduates from areas emerging from conflict, commencing with Iraq, and study grants allocated to Israeli and Palestinian students from socially deprived backgrounds. Perhaps not earthshaking events, but important in forming future leaders and experts; n moreover, it has managed to involve the young through their most loved tools and languages, cinema in particular. This initiative was made easier by the fact that Torino, already the birthplace of Italian cinema, is home to the National Cinema Museum and to top-level authorities and institutions in the cinematography field. Therefore the competitions for young directors from the Balkans and Israeli-Palestinian areas on themes of the truce and peace led to the production and presentation, in a host of inter- Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 25

> Maurizio Baradello > di enti e istituzioni di alto livello nel campo della cinematografia. Così i concorsi rivolti a giovani registi dell’area balcani- ca e israelo-palestinese sui temi della tregua e della pace hanno permesso di realizzare e presentare in parecchie rassegne internazionali cortometraggi capaci di illustrare i punti di vista di chi vive in aree di conflitto e di suscitare un dibattito pubblico sulla violenza e sul suo superamento;

n in più, ha creato i presupposti necessari per stringere nuovi accordi di cooperazione e amicizia tra la Città di Torino e di- verse Città dei PVS. Durante i giorni di «One World» sono stati firmati ben sei protocolli per iniziare o proseguire proget- ti concreti, condivisi e compartecipati dalle Amministrazioni partner;

n infine, come ultimo obiettivo, forse il più rilevante, ha favorito il consolidamento di una rete di più di cento soggetti del territorio impegnati nella promozione della cooperazione internazionale e della pace. ONG, associazioni, gruppi sponta- nei, atenei, Agenzie dell’ONU, ordini missionari, istituzioni, aziende…: un mondo tutto “torinese”, che si è confermato

Ainsi, les concours ouverts aux jeunes réalisateurs des régions des Balkans et Israélo-palestinienne sur les thèmes de la trêve et de la paix ont permis de réaliser et de présenter dans de nombreux festivals internationaux des courts-métrages en mesure d’illustrer les points de vue de ceux qui vivent dans des zones de conflit et de susci- ter un débat public sur la violence et sa résolution;

n de plus, il a posé les bases nécessaires à la définition de nouveaux accords de coopération et d’amitié entre la Ville de Torino et les Villes des PVD. Pendant les journées de «One World», on a signé six protocoles destinés à entreprendre ou poursuivre des projets concrets, partagés et participés par les Administrations partenaires;

n enfin, dernier objectif mais non des moindres, il a favorisé le renforcement d’un réseau de plus de cent sujets du territoire impliqués dans la promotion de la coopération internationale et de la paix. Des ONG, des associations, des groupes spontanés, des universités, des Agences de l’ONU, des ordres missionnaires, des institutions, des entreprises…: un monde totalement “turinois”, qui s’est confirmé l’instrument plus valide pour témoigner les valeurs du partage des connaissances pour le développe-

national festivals, of short films illustrating the points of view of those living in areas of conflict and triggering public debate on violence and how it can be overcome;

n furthermore, it established the necessary prerequisites for the signing of new cooperation and friendship agreements between the City of Torino and Cities of developing countries. During “One World”, no less than six protocols were signed to commence or continue with concrete projects, with the willingly-shared participation of the partner Administrations;

n lastly, the final and perhaps most significant objective, it encouraged the consolidation of a network of over a hundred local entities committed to the promotion of interna- tional cooperation and peace. NGOs, associations, dedicated groups, Universities, UN Agencies, missionary orders, institutions, companies…: an “all-Torino” panorama, con- firmed as the most wide-ranging means of supporting the values of exchange of development know-how and demonstrating the operating capacity of a combined system. The list of results achieved, though far from complete, confirms the validity of the intentions and objectives behind the decision to celebrate the Olympic Truce by such 26 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

lo strumento più grande per testimoniare i valori della condivisione della conoscenza nello sviluppo e dimostrare le ca- > Maurizio Baradello > pacità operative del sistema unito.

L’elenco dei risultati raggiunti, per quanto non esaustivo, comprova la validità delle intenzioni e degli obiettivi che erano al- la base della scelta di celebrare la Tregua Olimpica con queste modalità. La Città di Torino ha fatto in modo che un evento di grande impatto come questo non nascesse dal nulla per morire nel nulla, ma che, partendo da azioni consolidate e parte- nariati reali, avesse una sua efficacia nei confronti di chi quotidianamente subisce la violenza della guerra, del mancato ri- spetto dei diritti umani o del sottosviluppo economico. La Tregua non soltanto per quindici giorni, ma come tensione e im- pegno permanente: questa era la logica che ha ispirato l’intero percorso delle iniziative organizzate e questo è stato il risultato finale. Un risultato raggiunto grazie alla capacità della Città di Torino di interpretare la Tregua Olimpica in modo articolato e complesso, tanto da creare un modello che può proporsi a buon diritto come format riproducibile.

ment et démontrer les capacités opérationnelles d’un système uni. La liste des résultats obtenus, bien que non exhaustive, prouve la validité des intentions et des objectifs qui étaient à la base de la volonté de célébrer la Trêve Olympique de cette manière. La Ville de Torino a fait en sorte qu’un événement ayant une telle ampleur ne naisse pas du néant pour retourner au néant, mais qu’à partir d’actions con- solidées et de partenariats réels, il soit efficace pour ceux qui, chaque jour, subissent la violence de la guerre, du non-respect des droits de l’homme ou du sous-développement économique. La trêve non seulement pendant quinze jours, mais aussi en tant que tension et engagement permanent: c’est la logique qui a inspiré le parcours des initiatives organisées tout entier et c’est aussi son résultat final. Un résultat obtenu grâce à la capacité de la part de la Ville de Torino d’interpréter la Trêve Olympique de manière articulée et complexe, au point de créer un modèle pouvant se proposer, de plein droit, comme un format reproductible.

means. The City of Torino has ensured that an event with such an important impact as this did not simply appear from nowhere to disappear into nothingness, but instead, through consolidated action and real partnerships, proved its effectiveness on behalf of those who every day suffer the consequences of war, lack of respect for human rights and economic underdevelopment. Not only a fifteen-day truce, but one of permanent pressure and commitment: this was the logic behind the entire series of initiatives organised and this was the ultimate re- sult. A result achieved through the ability of the City of Torino to interpret the Olympic Truce in a complex, articulated manner, so as to create a model into an easily transla- table format for application in the future. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 27

> Maurizio Baradello > 4. Città e culture per la cooperazione e la pace. Obiettivi e articolazione

Per le ragioni appena esposte, Città e culture per la cooperazione e la pace è articolato proprio in modo da far cogliere la fonte del- le scelte che hanno portato a interpretare la Tregua Olimpica nelle modalità sin qui descritte. Le pagine che seguono intendo- no dunque non tanto rappresentare semplici “atti” di eventi storicamente definiti, quanto piuttosto costituire lo strumento per comunicare, veicolare e disseminare un duplice format: quello delle politiche di cooperazione decentrata promosse dalla Città di Torino negli ultimi cinque anni (cui è dedicata la prima sezione) e quello dell’evento Tregua (illustrato nelle sezioni successive). Proprio la Tregua, infatti, non può essere pienamente compresa senza conoscere le politiche che l’hanno prece- duta, e queste risulterebbero parziali senza la ricchezza e il valore aggiunto apportato da un evento come «One World». In Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale vengono illustrati i processi e le metodologie delle politiche di cooperazione decentrata messe in atto dalla Città di Torino in questi ultimi anni, esplicitando quello che può essere con-

4. “Città e culture per la cooperazione e per la pace”. Objectifs et articulation Pour les raisons exposées ci-dessus, Città e culture per la cooperazione e la pace est précisément articulé de façon à faire saisir l’origine des choix qui ont amené la Ville de Torino à interpréter la Trêve Olympique de la manière décrite jusqu’ici. Les pages qui suivent n’entendent pas donc représenter de simples “actes” d’événements historique- ment définis; elles se proposent plutôt de constituer un instrument destiné à communiquer, à véhiculer et diffuser un double format: celui des politiques de coopération pro- mues par la Ville de Torino au cours de ces cinq dernières années (auxquelles on a consacré la première partie) et celui de l’événement Trêve (qui est illustré dans les parties successives). La Trêve en effet ne peut pas être complètement comprise sans connaître les politiques qui l’ont précédée, et celles-ci seraient incomplètes sans la richesse et la valeur ajoutée apportées par un événement comme «One World». Dans Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale on a illustré les processus et les méthodologies des politiques de coopération décentralisée mises en

4. “Città e culture per la cooperazione e per la pace”. Objectives and definition For the reasons illustrated above, Città e culture per la cooperazione e la pace is articulated in such a way as to capture the very source of the choices leading to interpretation of the Olympic Truce as described. The reasoning behind the pages that follow, therefore, are not so much to represent simple “acts” of defined historic events, but rather consti- tute a tool to communicate, vehicle and disseminate a dual format: that of cooperation policies promoted by the City of Torino in the last five years (to which the first section is dedicated) and that of the Truce event (illustrated in sections thereafter). The second cannot be fully understood without the first; and the first would be only partial wi- thout the wealth of added value contributed by an event such as “One World”. Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale illustrates the processes and methodologies of the decentralised cooperation policies implemented by the City of Torino in recent years, fully explaining what can be considered a true administrative management and organisation format. In support of the theoretical illustration, a syn- 28 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

siderato un vero e proprio format di gestione e organizzazione amministrativa. Inoltre a corredo dell’esposizione teorica è > Maurizio Baradello > stata riportata la sinossi degli interventi promossi dalla Civica Amministrazione negli anni 2001-2006 e sono stati ripresi in modo schematico alcuni progetti ritenuti significativi dal punto di vista metodologico, formativo e politico. Gli interventi de Le Città e gli Obiettivi del Millennio raccolgono i contributi emersi durante una giornata di confronto e scambio di esperienze tra Municipalità del Nord e del Sud del mondo, che a partire delle riflessioni della Coordinatrice del- la campagna delle Nazioni Unite «No Excuse 2015», del Direttore della Fondazione «Giustizia e Solidarietà», del Direttore generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri e dei responsabili delle Agenzie dell’ONU pre- senti a Torino hanno cercato di ragionare sul contributo apportato dalle Città alla lotta alle povertà del mondo. A questi possono essere accostati, non soltanto idealmente, gli atti del «Primo Forum della cooperazione decentrata Italia-Brasile», pubblicati nella primavera del 2006 e disponibili sul sito web del Settore Cooperazione internazionale e Pace della Città di

œuvre par la Ville de Torino au cours des dernières années, en décrivant ce qui peut être considéré comme un véritable format de gestion et d’organisation administrative. En outre, l’exposition théorique est accompagnée soit d’un tableau synoptique des interventions réalisées par l’Administration Municipale entre 2001 et 2006, soit des ré- sumés, indiqués de manière schématique, de certains projets jugés significatifs du point de vue méthodologique, formatif et politique. Les interventions de Le Città e gli Obiettivi del Millennio regroupent les contributions apportées au cours d’une journée de confrontation et d’échange d’expériences entre Municipalités de l’hémisphère nord et de l’hémisphère sud qui, à partir des réflexions de la Coordinatrice de la campagne des Nations Unies «No excuse 2015», du Di- recteur de la Fondation «Giustizia e solidarietà», du Directeur général pour la Coopération au Développement du Ministère des Affaires Étrangères et des responsables des Agences de l’ONU présentes à Torino, se sont efforcés de réfléchir à la contribution des Villes dans la lutte contre la pauvreté dans le monde. À celles-ci on peut bien rapprocher, d’une façon pas seulement idéale, les actes du «Primo Forum della Cooperazione decentrata Italia-Brasile», publiés au printemps 2006

opsis of the events promoted by the Civic Administration in the years 2001-2006 provides information on some of the most significant projects from a methodological, edu- cational and political point of view. The section on Le Città e gli Obiettivi del Millennio is a collection of contributions emerged during a one-day sharing and comparison conference attended by Municipalities from both hemispheres, which, commencing with reflections from the Coordinator of the UN “No Excuse 2015” campaign, the Director of the “Giustizia e solidarietà” Foundation, the Director-General for Development Cooperation of the Foreign Affairs Ministry and the heads of UN Agencies based in Torino, sought a rationale on the con- tribution of the Cities in the fight against world poverty. Alongside these, and not only in ideal terms, the documents from the “Primo Forum della Cooperazione decentrata Ita- lia-Brasile”, published in Spring 2006 and available on City of Torino’s International Cooperation and Peace Department web pages (www.comune.torino.it/cooperazio- neint), offer an idea of the multitude of timely, widely significant actions taken by Local Authorities as part of the “100 Città” project, launched to promote relations between Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 29

> Maurizio Baradello > Torino (www.comune.torino.it/cooperazioneint), che danno il senso di una pluralità di azioni puntuali, ma di significato più ampio, realizzate dagli Enti locali nel quadro del programma «100 Città», nato per promuovere le relazioni fra Ammi- nistrazioni locali dei due paesi. Due momenti tra loro differenti, quindi, ma accomunati da un medesimo scopo: comuni- care al mondo che la Tregua Olimpica può avere un senso solo se c’è un prima e un dopo di solidarietà internazionale, di scambi e di co-sviluppo. In La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi i testi degli accordi di collaborazione firmati dalla Città di Torino durante «One World» sono accompagnati dalla riproduzione dei pannelli che in piazza Castello hanno illustrato i partenariati e i pro- getti di cooperazione decentrata, fornendo la migliore memoria di un evento che ha voluto mettere nel centro anche urba- no del capoluogo subalpino le Città più lontane con cui Torino coopera e collabora da tempo. Dai pannelli si evincono an- che la ricchezza e la varietà dei soggetti della cooperazione torinese presenti, segno di un altro aspetto della cooperazione

et disponibles sur le site Internet du Département Coopération internationale et Paix de la Ville de Torino (www.comune.torino.it/cooperazioneint), qui donnent le sens d’une pluralité d’actions ponctuelles, mais de plus vaste signification, réalisées par les Collectivités locales dans le cadre du programme «100 Città», créé pour promouvoir les relations entre les Administrations locales des deux pays. Deux moments différents, donc, mais unis par un même but: annoncer au monde que la Trêve Olympique ne peut avoir un sens que s’il existe un avant et un après de solidarité internationale, d’échanges et de co-développement. Dans La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi les textes des accords de collaboration signés par la Ville de Torino pendant «One World» sont accompagnés par une re- production des panneaux qui étaient installés Piazza Castello pour illustrer les partenariats et les projets de coopérations décentralisée, en évoquant le meilleur souvenir d’un événement qui a voulu placer au centre urbain du chef-lieu subalpin les Villes les plus lointaines avec lesquelles Torino coopère et collabore depuis longtemps. Les pan- neaux font apparaître la richesse et la variété des sujets présents de la coopération turinoise, signe d’un autre aspect de la coopération décentralisée promue par la Munici-

the Administrations of the two countries. Two different occasions, therefore, but with a common purpose: to inform the world that the Olympic Truce makes sense only if both before and afterwards there is international solidarity, exchange and co-development. In La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi, the texts of cooperation agreements signed by the City of Torino during “One World” are accompanied by reproductions of the panels that in Piazza Castello illustrated the decentralised cooperation partnerships and projects as the best possible memory of an event that brought to the urban heart of the olympic city those far-away Cities with which Torino has a long-standing relationship of cooperation. These panels also illustrate the wealth and variety of existing coope- ration entities in Torino, sign of another aspect of decentralised cooperation promoted by the Municipality: without the international solidarity operators of Torino, such im- portant policies of international cooperation would not exist today. The section dedicated to La Tregua Olimpica tells of the event held on the afternoon of 24th September, when Mayors and representatives of Cities throughout the world, 30 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

decentrata promossa dalla Municipalità: senza gli operatori della solidarietà internazionale di Torino non ci sarebbero state > Maurizio Baradello > ad oggi politiche di cooperazione internazionale così significative. La parte dedicata a La Tregua Olimpica vede il racconto di quanto accaduto al Teatro Regio di Torino il pomeriggio del 24 settembre, quando Sindaci e rappresentanti di Città di tutto il mondo, insieme ai Sindaci del territorio piemontese e di al- tre Città italiane, hanno voluto testimoniare il loro impegno per la pace sottoscrivendo la Dichiarazione a sostegno della Tre- gua Olimpica. Non si è certo trattato di un momento puramente celebrativo, in quanto le significative riflessioni del fonda- tore della «Comunità di Sant’Egidio» e le appassionate testimonianze di Sindaci di Città come Hiroshima e Sarajevo e dell’Alto Rappresentante dell’ONU a Baghdad hanno fornito un ulteriore, rilevante contributo alla riflessione sui temi del- la tregua e della pace. Ancora, il sintetico resoconto degli sforzi compiuti dalla Civica Amministrazione per celebrare analo- ghi eventi a Sarajevo e Gerusalemme descrive il tentativo di diffusione internazionale dell’esperienza torinese, a sottolinea-

palité: sans les opérateurs de la solidarité internationale de Torino, aucune politique de coopération aussi significative n’aurait été possible. La partie consacrée à La Tregua Olimpica est le récit de ce qui s’est passé au Teatro Regio de Torino l’après-midi du 24 septembre, quand les Maires et les représentants de Villes du monde entier ont témoigné, en compagnie des Maires du territoire piémontais et d’autres Villes italiennes, leur engagement pour la paix en souscrivant la Décla- ration en faveur de la Trêve Olympique. Il ne s’est certes pas agi d’un pur moment de célébration, car les significatives réflexions du fondateur de la «Comunità di San- t’Egidio» et les témoignages passionnés de Maires de Villes comme Hiroshima et Sarajevo et du Haut Représentant de l’ONU à Bagdad ont apporté une importante con- tribution supplémentaire à la réflexion sur les thèmes de la trêve et de la paix. D’autre part, le récit synthétisé des efforts accomplis par l’Administration Municipale pour célébrer de tels événements à Sarajevo et Jérusalem décrit la volonté de diffusion internationale de l’expérience turinoise, soulignant encore une fois la logique de coopéra- tion Ville-Ville et de solidarité internationale qui était au cœur des célébrations de la Trêve Olympique.

along with the Mayors from the Piemonte region and other Italian Cities, met at the Teatro Regio to confirm their commitment to peace by signing the Declaration in Support of the Olympic Truce. This was certainly not a purely celebratory event, as the significant reflections offered by the founder of the “Comunità di Sant’Egidio” and the enthusia- stic accounts of the Mayors of Cities such as Hiroshima and Sarajevo and the UN High Representative in Baghdad confirm, offering further, significant food for thought on topics relating to the truce and peace. Then the summary report on efforts of the Civic Administration to hold similar events in Sarajevo and Jerusalem describes the attempt at international dissemination of the Torino experience, further highlighting the fact that the logic of City-to-City cooperation and international solidarity was the focus for the Olympic Truce celebrations. Lastly, in a similar manner and in addition to what included in the written text, the films on the attached DVD, which during the three-day event in Piazza Castello were screened on an ongoing basis, offer a direct overview not only of the projects but of faces and places, to complete with sounds and images an event that, it is to be hoped, will Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 31

> Maurizio Baradello < re ulteriormente la logica di cooperazione Città-Città e di solidarietà internazionale che è stata al centro delle celebrazioni per la Tregua Olimpica. Infine, analogamente ed in aggiunta a quanto riportato nella parte cartacea, i filmati contenuti nel DVD in allegato, che nei tre giorni di manifestazione in piazza Castello sono stati proiettati a ciclo continuo, permettono di visionare direttamente luoghi e volti oltre che progetti, completando con suoni ed immagini un incontro che si spera possa essere fecondo per il let- tore (e spettatore) come per chi in quei giorni si è trovato a passare nel centro di Torino.

Enfin, d’une façon analogue et en complément des pages de ce volume, les films présentés sur le DVD ci-joint, qui ont été projetés en boucle sur Piazza Castello pendant les trois jours de la manifestation, permettent de voir non seulement des projets, mais aussi des lieux et des visages, en complétant par les sons et les images une rencontre que l’on espère être aussi féconde pour le lecteur (et le spectateur) que pour ceux qui, pendant ces trois jours, sont passés par le centre de Torino.

prove to be as thought-provoking to the reader (and viewer) as it was for those who found themselves in the heart of Torino in that period. 32 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale 2006-2001: nomi e numeri degli interventi Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 33

parte prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale 2006-2001: nomi e numeri degli interventi 34 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale 2006-2001: nomi e numeri degli interventi

Area geografica di intervento Titolo progetto

Cooperazione internazionale Medio Oriente Servizio di accompagnamento al progetto «EPIC» Senegal Asilo nido nel quartiere Ndjang Bambodji di Louga Sri Lanka - India Monitoraggio dei progetti post-tsunami Brasile «100 Città per 100 Progetti Italia-Brasile» - Antenna Brasile Brasile Promozione e tutela dei diritti delle donne in Minas Gerais Brasile Programma pilota per sostenere il trasferimento di buone pratiche, l’assistenza tecnica e l’interscambio, l’instaurazione del principio di sussidiarietà tra pubblico e privato non profit nella pratica di un’importante Città brasiliana gemellata con Torino particolarmente nel settore dell’educazione, dell’assistenza, della formazione umana e professionale dei giovani Brasile Piano di ricerca per la progettazione di strutture nel quadro della riqualificazione urbana dell’area metropolitana di San Paolo - Santo André e nell’ambito del programma di cooperazione decentrata «100 Città per 100 Progetti Italia-Brasile» Bosnia Erzegovina Gemellaggio con la scuola di base «Enver Colakovic» di Breza Territori Palestinesi Rafforzamento delle relazioni di cooperazione decentrata tra le Città di Torino e Gaza Medio Oriente Il ruolo dell’altro. Esperienze teatrali tra dialogo interculturale ed impegno civile Senegal Gestione, protezione, valorizzazione dell'ambiente e del paesaggio, sviluppo locale sostenibile e partecipazione nelle attività di cooperazione tra Piemonte e Sahel

Capo Verde Progetto di rifacimento della piazza principale del quartiere Tira Chapeu di Praia - II Fase Nepal Progetto sanitario Nepal - Gorpar Albania Gielle bashke - Cucinare insieme Perù Casa della Montagna «Renato Gianoglio - Città di Torino» Totale 2006

I dati pubblicati nelle schede seguenti, raccolti e schedati da Maurizio Baradello, Maria Bottiglieri, Stefano Chicco, Stefano Melotti, sono pubblicati e quindi accessibili sul sito internet http://www.comune.torino.it/giunta/atti.shtml I dati qui pubblicati non hanno carattere ufficiale; pertanto in caso di eventuali inesattezze fanno fede gli atti amministrativi pubblicati a norma di legge. 2006 primo semestre Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 35

Settore Ente beneficiario Partner locale Costo Finanziamento progetto Città di Torino

Politiche di genere e pari opportunità AlmaTerra Municipalità di Gaza e di Haifa 8.800,00 8.800,00 Politiche educative Associazione «Ndjang Bambodji» Municipalità di Louga 15.000,00 5.000,00 Ricostruzione Assefa - Viaggi Solidali - Persone Come Noi Vari 12.287,00 12.287,00 Rafforzamento istituzionale Agenzia di Cooperazione degli Enti Locali Vari 45.968,00 45.968,00 Politiche di pari opportunità - Formazione professionale ISCOS CISL Municipalità di Belo Horizonte 38.250,00 26.250,00 Formazione professionale - Politiche giovanili Fondazione «Piazza dei Mestieri» Municipalità di Campo Grande - Fondazione Mirim 39.950,00 28.858,00

Riqualificazione urbana Dipartimento Casa Città - Politecnico di Torino Municipalità di Osasco 24.000,00 15.000,00

Politiche educative Istituto «Cairoli» Municipalità di Breza 38.033,00 29.270,00 Rafforzamento istituzionale CICSENE Municipalità di Gaza 41.560,00 29.310,00 Politiche giovanili CICSENE Municipalità di Gaza, Haifa, Ramallah 105.431,00 25.431,00 Migranti e sviluppo Dipartimento interateneo Territorio - Municipalità di Louga e St. Louis 57.700,00 10.000,00 Politecnico e Università di Torino Riqualificazione urbana - Sviluppo locale ANCI Municipalità di Praia 55.000,00 20.000,00 Politiche di genere e pari opportunità FIDAPA Gorpar 34.052,00 5.000,00 Politiche di pari opportunità - Formazione professionale Vides Laurita Scutari 14.600,00 11.500,00 Ambiente - Sviluppo locale CAI Comunità montana di Paclmon 14.317,00 10.000,00 544.948,00 282.674,00 36 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale 2006-2001: nomi e numeri degli interventi

Titolo progetto Ente beneficiario Costo Finanziamento progetto Città di Torino

Pace e Sensibilizzazione Accompagnamento al sotto-tavolo «Giovani e sensibilizzazione» sulla situazione dell’area israelo-palestinese CICSENE 11.040,00 11.040,00 Quota d’adesione Co.Co.Pa. Co.Co.Pa. 28.328,40 28.328,40 Slega il gigante che c’è in te Associazione «Vivacemente insieme» 5.620,00 2.000,00 Snichinajel Kibiltik - Fiorire delle nostre radici Peace Games 15.783,00 5.000,00 Abracadabra! Mai più bambini abbandonati Associazione «Amici dei Bambini» 2.350,00 1.850,00 Nel cuore del mondo Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice 10.000,00 2.000,00 Occhio al mondo Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice 13.992,00 5.000,00 Sarabanda Associazione «Teatro Reginald - Centro di Dramaterapia» 6.875,00 1.500,00 Preghiera della Pace 2006 Azione Cattolica Italiana - Associazione diocesana di Torino 2.473,22 2.000,00 Convivialità delle differenze Associazione Giovanile Salesiana 12.535,00 2.000,00 Torino Città del Mondo CISV 5.060,00 2.000,00 Curare i corpi, curare le anime. Medicina interculturale dalle montagne dell’Ecuador all’Italia Associazione «Zona Franca Spazi Interculturali» 10.000,00 2.000,00 Tam Tam. Tribuna dall’altro mondo Associazione «SUR - Società umane resistenti» 10.000,00 2.000,00 Totale 2006 134.056,62 66.718,40

Alta Formazione Master in Management of Development CIF - OIL 279.272,25 26.680,00 Quota di adesione «Scuola internazionale dell’acqua per lo sviluppo - Hydroaid» Hydroaid 476.000,00 102.000,00 Totale 2006 755.272,25 128.680,00

2006 primo semestre Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 37 38 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale 2006-2001: nomi e numeri degli interventi

Area geografica di intervento Titolo progetto

Cooperazione internazionale Senegal - Burkina Faso Da Rifiuto a Risorsa

Sri Lanka - India Iniziative di solidarietà e di cooperazione internazionale in favore delle popolazioni colpite dallo tsunami

Serbia Accompagnamento progettuale al tavolo «Torino-Kragujevac» (anno 2005/06) Territori Palestinesi - Israele EPIC - European, Palestinian and Israeli Cities for health and social partnership Guatemala Rafforzamento dello sviluppo rurale del Municipio di Quetzaltenango - seconda fase Varie Accompagnamento progettuale ad iniziative di cooperazione congiunte con strutture nazionali e internazionali (anno 2005) Burkina Faso Progetto Cinema Torino-Ouagadougou Brasile Scuola Sportiva São Julião a Campo Grande Bolivia Ampliamento del centro tecnico CEDICOR Muruamaya - La Paz Croazia Formazione professionale per giovani disoccupati nell’area di Knin Brasile - Bosnia Erzegovina Cittadini del Mondo - Servizio civile volontario nazionale all’estero Bosnia Erzegovina Intervento di sminamento umanitario in Bosnia Erzegovina. Bonifica del complesso sportivo ex olimpico del monte Trebevic (Sarajevo) Capo Verde Riqualificazione quartiere Tira Chapeu Ecuador Una scuola in Esmeraldas Guatemala Cuentanos Brasile Comitato Roraima: ricostruzione della Missione di Surumù Senegal Studio di fattibilità per l’allestimento di laboratori per preparazioni galeniche Brasile «100 Città per 100 Progetti Italia-Brasile» - Antenna Brasile Bosnia Erzegovina Sviluppo micro-imprenditoria femminile e giovanile nel settore turistico e ricreativo Totale 2005

2005 Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 39

Settore Ente beneficiario Partner locale Costo Finanziamento progetto Città di Torino

Politiche educative - Ambiente CISV Municipalità di Dakar, Louga, Mbour (Senegal), 53.480,00 53.480,00 (1) Tenkodogo, Nanoro, Ouagadougou (Burkina Faso) Ricostruzione Politecnico di Torino - Assefa - Mani Tese - SERMIG Comunità locali in India (Tamil Nadu) e Sri Lanka 2.420.889,00 401.920,95 (2) Persone Come Noi - I.So.La. - Suore di Sant’Anna Lavoro - Formazione professionale CerchiamoLaPace Kragujevac 10.000,00 9.000,00 Politiche di genere e socio-sanitarie AlmaTerra Municipalità di Gaza e di Haifa 35.600,00 35.600,00 Gestione del territorio CISV Quetzaltenango 23.000,00 10.000,00 Cooperazione decentrata Persone Come Noi Vari 28.500,00 25.500,00 Politiche culturali LVIA Municipalità di Ouagadougou 18.000,00 14.400,00 Politiche educative OASI Campo Grande 17.000,00 15.500,00 Politiche giovanili e di genere Equamente La Paz 29.437,42 5.000,00 Lavoro - Formazione professionale CerchiamoLaPace Knin 22.890,00 5.000,00 Politiche giovanili CISV Municipalità di Santo André e di Campo Grande 7.660,00 7.660,00 Ricostruzione Campagna italiana contro le mine Onlus Municipalità di Sarajevo 190.000,00 15.000,00 Riqualificazione urbana - Sviluppo locale ANCI Municipalità di Praia 55.000,00 35.000,00 Politiche educative Fondazione «Cottolengo» Onlus Municipalità di Esmeraldas 255.889,00 50.000,00 Ambiente MAIS Città del Guatemala 25.705,00 5.000,00 Ricostruzione Istituto Suore Missionarie della Consolata Roraima 100.000,00 10.000,00 Politiche socio-sanitarie I.So.La. Dakar - Louga 11.200,00 6.900,00 Cooperazione decentrata Agenzia di Cooperazione degli Enti Locali Vari 20.000,00 20.000,00 Lavoro - Formazione professionale - Sviluppo locale I.So.La. Municipalità di Breza 272.750,00 145.065,00 (3) 3.597.000,42 870.025,95

(1) Contributo Regione Piemonte 35.000,00 (2) Contributi: dipendenti e amministratori della Città di Torino 239.643,79 Ordine Ragionieri Commercialisti 25.000,00 - Azienda Farmacie Comunali 20.000,00 Comuni Co.Co.Pa. 87.277,16 - Provincia di Torino 30.000,00 (3) Contributo Regione Piemonte (Legge 84) 137.000,00 40 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale 2006-2001: nomi e numeri degli interventi

Titolo progetto Ente beneficiario Costo Finanziamento progetto Città di Torino

Pace e Sensibilizzazione Accoglienza delegazione Città di Baghdad Vari 7.831,36 7.831,36 Ripristino ed utilizzo delle mostre «Guatemala Rainbow», «Sete d’acqua, sete di giustizia» e «Riso» CISV 10.770,00 9.000,00 Quota d’adesione Co.Co.Pa. Co.Co.Pa. 23.607,38 23.607,38 Guida al sostegno a distanza Vari 8.545,00 8.545,00 (1) Produzione di quattro cortometraggi sulla violenza in Israele e nei Territori Palestinesi OMS 67.500,00 40.000,00 Historia do Brasil: musica, danza, percussioni, capoeira CerchiamoLaPace 2.048,23 452,60 Convegno sul sostegno a distanza NUTRIPA 3.751,03 3.676,00 Campo della Pace - Gerusalemme 2006 Progetto Sviluppo - CGIL Piemonte 12.192,08 3.000,00 Giovani e Pace Parrocchia San Giuseppe Lavoratore 6.844,07 888,84 Utopica 2005 ACLI Torino 28.969,44 2.946,00 Islam: ci ama o ci odia? MAIS 5.920,00 598,13 Storie e pratiche di turismo responsabile in Italia ed in Francia Viaggi Solidali 22.596,00 2.000,00 Pandemia AIDS: Africa chiama Italia Comitato «Salute Africa» 17.800,00 1.000,00 Accoglienza delegazione del Tribunale superiore del Lavoro del Brasile CIF - OIL 5.988,60 531,07 Marcia per la Pace Perugia-Assisi ACLI Torino 16.163,00 1.800,00 Accoglienza ospiti in occasione della manifestazione «One World» Vari 2.391,00 2.391,00 Accoglienza delegazione «Palestinian Israeli Peace Coalition» Vari 856,50 856,50 Scambio giovanile internazionale «New Graffiti Age» e progetto di animazione teatrale «Girls and Boys go abroad» I.So.La. 22.875,00 13.235,00 Totale 2005 266.648,69 122.358,88

Alta Formazione Master «Piani e Progetti per le Città del Terzo Mondo: formazione di esperti» COREP 155.665,00 18.000,00 Master in Management of Development CIF - OIL 315.300,00 26.680,00 Master in Peacekeeping Management Università di Torino - Facoltà di Scienze Politiche 323.785,38 53.000,00 Quota di adesione e fondo di dotazione «Scuola internazionale dell’acqua per lo sviluppo - Hydroaid» Hydroaid 1.158.409,00 110.709,00 Totale 2005 1.953.159,38 208.389,00

2005 (1) Contributo Provincia di Torino 4.000,00 Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 41 42 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale 2006-2001: nomi e numeri degli interventi

Area geografica di intervento Titolo progetto

Cooperazione internazionale Territori Palestinesi Eurogaza Haiti Contributo eccezionale per soccorrere le popolazioni di Haiti colpite dall’uragano Jeanne Bosnia Erzegovina La cura di sé, la mente e il corpo Bosnia Erzegovina Supporto tecnico per la realizzazione di un laboratorio informatico con funzione di Internet Point aperto al pubblico gestito dall’associazione giovanile «Desnek» a Breza Serbia Accompagnamento ai progetti di cooperazione decentrata Torino-Kragujevac Serbia Fornitura e invio di ambulanze e materiale sanitario all’ospedale civile di Kragujevac Varie Accompagnamento progettuale ad iniziative di cooperazione congiunte con strutture nazionali e internazionali (anno 2005) Burkina Faso Al di là della strada. Iniziative per l’inserimento socio-economico di giovani ragazze madri in situazioni estremamente difficili e a rischio prostituzione Capo Verde Fornitura di attrezzature e promozione di corsi di taglio e cucito per donne nel quartiere Tira Chapeu Albania Incontriamo l’Albania Varie Adesione all’Agenzia di Cooperazione degli Enti Locali Brasile 100 Città per 100 Progetti Italia-Brasile Brasile Progetto Scuole Salvador - Arredo e gemellaggio con scuole della Prefeitura di Salvador Brasile Scuola sportiva São Julião a Campo Grande - Estate ragazzi Brasile Rafforzamento alla produzione di miele nella comunità di Cajuba - Municipio di Ribeira do Pombal (Bahia) Brasile Panetteria comunitaria nella “Casa dell’adolescente” Brasile Piano di ricerca per la progettazione di strutture nel quadro della riqualificazione urbana dell’area metropolitana di San Paolo - Santo André e nell’ambito del programma di cooperazione decentrata «100 Città per 100 Progetti Italia-Brasile» Varie Giovani in servizio civile volontario nei PVS Territori Palestinesi - Israele Accompagnamento al tavolo Gaza-Haifa Territori Palestinesi - Israele Accompagnamento al progetto «EPIC» Albania ART - Albania Radio Television Argentina La casa dell’adolescente Repubblica Democratica Congo Spedizione di un container a Kinshasa Vietnam La salute della donna nell’impresa e nella famiglia Bosnia Erzegovina Sviluppo zootecnico della cooperativa di Kolo a Mostar Burkina Faso Creazione di un comprensorio orticolo per giovani e donne nel villaggio di Tangzougou - regione di Ouagadougou Varie San Martino 2004 Totale 2004 2004 Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 43

Settore Ente beneficiario Partner locale Costo Finanziamento progetto Città di Torino

Cooperazione decentrata - Gestione del territorio CICSENE Municipalità di Barcellona, di Dunkerque e di Gaza 11.650,71 11.650,71 Emergenza Ordine Camilliani - Provincia piemontese Port-au-Prince 8.500,00 6.000,00 Politiche socio-sanitarie - Politiche di genere I.So.La. Municipalità di Breza 17.948,00 13.449,61 Politiche giovanili Ingegneria senza frontiere Municipalità di Breza 5.050,00 3.750,00 Lavoro - Formazione professionale CerchiamoLaPace Municipalità di Kragujevac 10.000,00 9.000,00 Politiche socio-sanitarie Croce Rossa Italiana Municipalità di Kragujevac 8.000,00 5.000,00 Cooperazione decentrata Persone Come Noi Vari 14.000,00 11.000,00 Politiche di genere e pari opportunità Incontro Onlus Ouagadougou 80.000,00 7.000,00 Politiche di genere e pari opportunità MSP Municipalità di Praia 18.000,00 10.000,00 Politiche giovanili Società San Vincenzo de’ Paoli Vari 13.587,00 1.286,50 Cooperazione decentrata Agenzia di Cooperazione degli Enti Locali Vari 5.000,00 5.000,00 Cooperazione decentrata Agenzia di Cooperazione degli Enti Locali Vari 60.000,00 33.000,00 Politiche educative OAF-I Stato federale di Bahia 57.900,00 20.000,00 Politiche giovanili OASI Campo Grande 15.500,00 12.400,00 Lavoro - Formazione professionale Persone Come Noi Ribeira do Pombal 8.393,00 2.000,00 Formazione professionale Peace Games Municipalità di Cascavel 3.700,00 2.000,00 Gestione del territorio Dipartimento Casa Città - Politecnico di Torino Municipalità di Santo André 24.980,00 15.000,00

Politiche giovanili CISV Vari 7.160,00 6.444,00 Cooperazione decentrata CICSENE Municipalità di Gaza e di Haifa 20.400,00 20.400,00 Politiche socio-sanitarie - Politiche di genere AlmaTerra Municipalità di Gaza e di Haifa 8.400,00 8.400,00 Sviluppo locale TECFOR Tirana 11.000,00 1.000,00 Politiche giovanili Gruppo «Anna Laura» Municipalità di General Belgrano 15.000,00 15.000,00 Politiche socio-assistenziali Associazione «Italia-Congo» Kinshasa 3.600,00 967,00 Politiche di genere e pari opportunità Camera di Commercio Italia-Vietnam Dong Xam 7.000,00 2.000,00 Lavoro - Formazione professionale Associazione «Maria Madre della Provvidenza» Mostar 12.500,00 2.000,00 Politiche giovanili Mani Tese Tangzougou 44.978,00 2.000,00 Politiche socio-sanitarie Società di San Vincenzo de’ Paoli Vari 8.273,00 2.000,00 500.519,71 227.747,82 44 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale 2006-2001: nomi e numeri degli interventi

Titolo progetto Ente beneficiario Costo Finanziamento progetto Città di Torino

Pace e Sensibilizzazione Trame di cultura nei tessuti tradizionali della Bolivia AlmaTerra 8.700,00 3.000,00 Meeting internazionale del progetto «EPIC» Vari 29.275,00 29.275,00 (1)

Realizzazione del dvd relativo al meeting «Città solidali» Nova-T s.r.l. 500,00 500,00 Meeting Gaza-Haifa-Torino nell’ambito del progetto «EPIC» Vari 12.983,00 12.983,00 (2) Spettacolo teatrale «Rwanda ‘94» Teatro Stabile Torino 2.000,00 2.000,00 Giornate della Cooperazione Vari 1.268,75 1.268,75 Ecumenica MSP 97.516,00 2.193,00 Oltre la Fortezza - Beslan Associazione «Terra del Fuoco» 80.000,00 10.000,00 Accoglienza del Presidente del Consiglio Comunale di Khouribga Vari 290,00 290,00 Accoglienza delegazione della Città di Praia Vari 3.575,00 3.575,00 Scuole di Pace ISCOS - CISL 12.000,00 5.000,00 Alnima Tampep Onlus 32.466,00 1.000,00 Canto d’amore per la vita Diocesi di Torino - Centro Federico Peirone 2.872,46 1.000,00 Quota d’adesione Co.Co.Pa. Co.Co.Pa. 23.607,38 23.607,38 Laboratorio di educazione alla pace e alla solidarietà OASI 15.000,00 1.900,00 Insieme per l’Europa Associazione «Giovani per un mondo unito» 5.247,49 830,00 Vita piena per tutti, adesso non domani Istituto Missioni Consolata 3.000,00 2.000,00 Società civile e nuove forme di democrazia diretta tra Nord e Sud del mondo CISV 9.150,00 1.000,00 Totale 2004 358.401,08 102.422,13

Alta Formazione Master in Management of Development CIF - OIL 350.246,00 25.255,57 Master in Peacekeeping Management CSA 296.483,72 23.000,00 Corso di laurea binazionale Torino-Cordoba in Economia e gestione delle piccole e medie imprese Università di Torino - Facoltà di Economia 340.000,00 20.000,00 Master «Piani e Progetti per le Città del Terzo Mondo: formazione di esperti» COREP 123.165,00 20.000,00 Quota di adesione e fondo di dotazione «Scuola internazionale dell’acqua per lo sviluppo - Hydroaid» Hydroaid 130.709,00 130.709,00 Totale 2004 1.240.603,72 218.964,57

(1) Contributo OMS 10.725,00 2004 (2) Contributo OMS 3.017,00 Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 45 46 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale 2006-2001: nomi e numeri degli interventi

Area geografica di intervento Titolo progetto

Cooperazione internazionale Territori Palestinesi - Israele EPIC - European, Palestinian and Israeli Cities for health and social partnership

Senegal - Burkina Faso Da Rifiuto a Risorsa Varie Accompagnamento progettuale e formazione Territori Palestinesi Internet Center nella città di Gaza Guatemala Rafforzamento dello sviluppo rurale del Municipio di Quetzaltenango

Albania Passi leggeri Brasile Avvio progetto «100 Città per 100 Progetti Italia-Brasile» Bosnia Erzegovina Centro per la promozione del protagonismo giovanile e per la prevenzione delle dipendenze del Comune di Breza Serbia Cooperazione con la Città di Kragujevac Burkina Faso Progetto per il supporto tecnico delle iniziative di cooperazione decentrata avviate tra le Città di Torino e Ouagadougou Varie Bus e cooperazione Brasile L’espiga dourada da Bahia Capo Verde Riqualificazione quartiere Tira Chapeu Argentina Progetto di emergenza sanitaria a favore della Città di Cordoba Brasile - Bosnia Erzegovina Redazione del progetto e piano esecutivo per la realizzazione di tre corsi monotematici per l’area balcanica e studio di fattibilità per avviare la costituzione di una «Scuola di formazione per l’acqua in Brasile - Hydroaid» Territori Palestinesi - Israele 13° Festival delle marionette a Gerusalemme Mozambico Ristrutturazione e ampliamento del Centro di salute di Benefica (Maputo) Brasile Studio di fattibilità per programma di riqualificazione dei quartieri degradati nella città di Santo André - San Paolo Vietnam Donne del villaggio di Dong Xam Haiti Sostegno alla scolarizzazione primaria dei bambini di Port-au-Prince Honduras Festival teatrale «Bambu 2003» a Tegucigalpa Totale 2003

2003 Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 47

Settore Ente beneficiario Partner locale Costo Finanziamento progetto Città di Torino

Politiche socio-sanitarie - Politiche di genere Vari Municipalità israeliane e palestinesi 16.320,00 13.992,00 (1)

Politiche educative - Ambiente CISV Municipalità senegalesi e burkinabé 66.642,92 66.642,92 (2) Cooperazione decentrata Vari Vari 5.000,00 5.000,00 Politiche giovanili CICSENE Municipalità di Gaza 72.000,00 68.900,00 (3) Gestione del territorio CISV Quetzaltenango 23.000,00 20.000,00

Politiche educative COSPE Municipalità di Scutari 8.141,00 6.512,80 Cooperazione decentrata Vari Municipalità brasiliane 14.400,00 14.400,00 Politiche giovanili I.So.La. Municipalità di Breza 21.938,00 15.085,00 Politiche giovanili - Formazione professionale CerchiamoLaPace Municipalità di Kragujevac 11.160,81 8.928,70 Politiche ambientali, culturali e di gestione dei rifiuti LVIA Municipalità di Ouagadougou 25.000,00 20.000,00 Politiche dei trasporti GTT Municipalità di Cordoba, di Ouagadougou e di Praia 36.000,00 28.800,00 Formazione professionale OAF-I Stato federale di Bahia 33.660,00 25.418,70 Riqualificazione urbana Vari Municipalità di Praia 2.100,00 2.100,00 Emergenza Croce Rossa Italiana Municipalità di Cordoba 13.107,50 5.850,00 Ambiente Hydroaid Vari 40.000,00 40.000,00

Politiche culturali Associazione «Itaca» Municipalità israeliane e palestinesi 3.000,00 1.000,00 Politiche sanitarie Fondazione «Piccoli Ospedali» Maputo 16.615,38 10.000,00 Gestione del territorio Dipartimento Casa Città - Politecnico di Torino Municipalità di Santo André 15.300,00 3.000,00 Politiche di genere e pari opportunità Camera di Commercio Italia-Vietnam Dong Xam 12.550,00 10.000,00 Politiche educative Ordine dei Camilliani - Provincia piemontese Port-au-Prince 30.000,00 5.000,00 Politiche culturali Teatro Carillon Tegucigalpa 3.337,36 500,00 469.272,97 371.130,12

(1) Contributo OMS 2.328,00 (2) Contributo Regione Piemonte 35.000,00 (3) Contributo Regione Piemonte 15.500,00 48 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale 2006-2001: nomi e numeri degli interventi

Titolo progetto Ente beneficiario Costo Finanziamento progetto Città di Torino

Pace e Sensibilizzazione Meeting «Città solidali tra localizzazione e globalizzazione» Comitato «Cittadella delle Civiltà» 27.728,30 27.728,30 Video report del meeting «Città solidali» Nova-T s.r.l. 18.000,00 18.000,00 Quota d’adesione Co.Co.Pa. Co.Co.Pa. 15.493,71 15.493,71 Ecumenica MSP 55.505,03 8.367,03 Pianeta Possibile. Un mondo di scambi CICSENE 25.000,00 20.000,00 Mostra «L’arte in Africa per i diritti delle donne» CSA 9.200,00 1.500,00 Utopica - Semifestival contro l’ingiustizia globale e per una giustizia planetaria rispettosa della dignità dell’uomo e delle culture ACLI Torino 20.000,00 2.500,00 Settimana brasiliana Associazione «Spazio Sgombro» 5.419,22 2.500,00 Cooperazione con la Tunisia sul tema della comunicazione multimediale Istituto «Albe Steiner» 3.083,00 1.500,00 Incontro «L’Italia al III Forum mondiale dell’acqua» Centro Congressi «Torino Incontra» 2.519,52 2.519,52 In rotta per Ihanga Circolo Oratorio Santa Rita 15.960,00 3.000,00 Festa per il 43º anniversario dell’indipendenza della Repubblica Democratica del Congo Associazione «Italia-Congo» 1.579,00 1.191,00 Mostra interattiva «Equomondo. Giochi, giocattoli e suoni dalle strade del mondo» MAIS 47.200,00 1.000,00 Scuole di Pace ISCOS - CISL 12.950,00 2.000,00 Spettacolo e sostegno ai comedores di Cordoba Cooperativa «Assemblea Teatro» 20.000,00 2.000,00 Corso alla mondialità e al volontariato internazionale Associazione Giovanile Salesiana 24.550,00 3.500,00 Marcia per la Pace Perugia-Assisi ACMOS 4.966,60 1.152,87 Totale 2003 309.154,38 113.952,43

Alta Formazione Master in Management of Development CIF - OIL 380.805,00 12.260,00 Master in Peacekeeping Management CSA 162.385,98 20.000,00 Quota di adesione «Scuola internazionale dell’acqua per lo sviluppo - Hydroaid» Hydroaid 837.302,39 100.709,00 Corso post lauream «Cultural Projects for Development» CIF - OIL 340.234,00 17.136,00 Totale 2003 1.720.727,37 150.105,00

2003 Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 49 50 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale 2006-2001: nomi e numeri degli interventi

Area geografica di intervento Titolo progetto

Cooperazione internazionale Burkina Faso Centro culturale per giovani nel quartiere Kuinina Kura - Bobodioulasso Senegal - Burkina Faso Da Rifiuto a Risorsa Albania Centro donne di Scutari Brasile Hospital São Julião - Campo Grande Territori Palestinesi Costruzione della residenza Santa Teresa per studentesse a Betlemme Albania Progetto «Città di Scutari» Burkina Faso Progetto per la promozione di iniziative di cooperazione decentrata tra le Città di Torino e Ouagadougou Bosnia Erzegovina Centro per la promozione del protagonismo giovanile e la prevenzione delle dipendenze nella città di Breza Marocco Progetto pilota per il sostegno e la riqualificazione delle tradizioni artigianali Brasile L’espiga dourada da Bahia Capo Verde Promozione di un atelier artigianale femminile in periferia di Praia - Santa Cruz Benin Città pulite in Benin Romania Aiuto a «Il Quadrifoglio» Etiopia Support to the Livestock Sector Activities in Gode Zone - SNRS Bielorussia ECDL in Bielorussia India Collaborazione con villaggi gandhiani in India: un percorso condiviso verso la sostenibilità nei progetti di sviluppo e nell’educazione Senegal Abito anche qui India Programma integrato per la promozione dello sviluppo sostenibile Territori Palestinesi Almawrid Teachers Development Center (Ramallah) - Centro stampa per lo sviluppo della didattica Bosnia Erzegovina Consolidamento e sviluppo della cooperativa agricola di produzione e servizi «Kolo» a Mostar Perù Avvio di una sezione di informatica al «Centro Educativo Ocupational - Casa de Caridad Artes y Oficios» (Arequipa) Cile Dalla solidarietà alla partnership. Per un protagonismo del settore artigianale torinese nei progetti di cooperazione internazionale: progetto di sostegno alla creazione di imprese giovanili a Santiago del Cile Cuba Miglioramento della qualità della vita di piccole comunità agricole attraverso la realizzazione di un centro per la salvaguardia dell’avifauna selvatica (Parco nazionale «Cienaga de Zapata») Totale 2002

2002 Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 51

Settore Ente beneficiario Partner locale Costo Finanziamento progetto Città di Torino

Politiche giovanili Istituto Suore missionarie «Immacolata Regina Pacis» Bobodioulasso 122.140,00 2.000,00 Politiche educative - Ambiente CISV Vari 42.201,65 42.201,65 Politiche educative COSPE Municipalità di Scutari 11.000,00 7.000,00 Politiche socio-sanitarie OASI Municipalità di Campo Grande 50.544,00 30.000,00 Politiche giovanili Servizio diocesano Terzo Mondo Municipalità di Betlemme 25.000,00 12.500,00 Cooperazione decentrata LVIA Municipalità di Scutari 33.000,00 33.000,00 Politiche ambientali, culturali e di gestione dei rifiuti LVIA Municipalità di Ouagadougou 35.500,00 28.000,00 Politiche giovanili I.So.La. Municipalità di Breza 37.271,69 25.865,00 Lavoro - Formazione professionale Associazione culturale «Hafa» Casablanca 77.429,80 20.269,00 Formazione professionale OAF-I Salvador de Bahia 35.000,00 21.000,00 Politiche di pari opportunità MSP Municipalità di Santa Cruz 35.000,00 21.000,00 Gestione dei rifiuti CISV Vari 34.200,00 20.520,00 Politiche socio-assistenziali MAGIS Sighet 34.980,00 20.988,00 Politiche socio-sanitarie CCM Gode 27.093,00 16.255,80 Formazione professionale Comitato «Girotondo» Vari 35.000,00 17.500,00 Politiche educative ASSEFA Tamil Nadu 35.000,00 17.500,00 Ambiente Ideambiente Onlus Vari 35.000,00 14.000,00 Ambiente Mani Tese Chittur 34.375,00 13.750,00 Politiche educative CICSENE Ramallah 34.850,00 13.940,00 Politiche agricole - Sviluppo locale Associazione «Maria Madre della Provvidenza» Mostar 35.000,00 14.000,00 Politiche educative Associazione «Casa di Carità Arti e Mestieri» Arequipa 34.900,00 17.450,00 Politiche giovanili MLAL Santiago del Cile 28.500,00 14.250,00

Ambiente Università di Torino - Facoltà di Veterinaria Cienaga de Zapata 21.500,00 12.900,00

894.485,14 435.898,45 52 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale 2006-2001: nomi e numeri degli interventi

Titolo progetto Ente beneficiario Costo Finanziamento progetto Città di Torino

Pace e Sensibilizzazione Viaggi per conoscere, viaggi per raccontare: il viaggio in Medio Oriente ieri ed oggi Università di Torino - Facoltà di Lingue e Letterature Straniere 9.192,11 1.492,22 Quota d’adesione Co.Co.Pa. Co.Co.Pa. 15.493,00 15.493,00 Programma pilota di promozione dello sviluppo delle aree tunisine di emigrazione Organizzazione internazionale per le Migrazioni 36.000,00 5.000,00 Ecumenica MSP 290.242,84 20.000,00 Incontro «Donne di pace» Associazione «Where the Eagles Fly» 59.400,00 1.500,00 Marcia per la Pace Perugia-Assisi ACLI Torino 3.393,50 1.578,50 Pianeta Possibile. Un mondo di scambi CICSENE 15.480,00 15.480,00 Realizzazione del filmato «Desideri diversi» Videomark produzioni cine-televisive s.r.l. 48.261,00 2.500,00 Primo incontro interuniversitario Torino-Sahel. Dinamiche socioeconomiche in Mali e in Senegal: lavoro, genere e sviluppo locale Università di Torino - Dipartimento di Economia 19.660,00 2.000,00 Babazar Servizio diocesano Terzo Mondo 19.000,00 15.500,00 Ragione con passione: Balducci e Turoldo, profeti ieri e oggi ACLI Torino 20.400,00 2.582,50 Accoglienza della delegazione della Città di Gwangju (Corea) CECC 4.692,00 1.354,72 Campagna di sensibilizzazione per la solidarietà e la cooperazione internazionale rivolta al mondo del lavoro torinese ISCOS 10.000,00 6.000,00 Se vuoi la pace costruisci la giustizia CISV 12.000,00 7.000,00 Mostra-concorso «Guatemala: il genocidio impunito» Comitato «Guatemala» 12.000,00 7.000,00 Educazione alla pace e gestione dei conflitti Istituto «Regina Margherita» 12.176,00 7.000,00 Torino città del mondo, Torino città della pace CICSENE 11.560,00 6.237,00 Dalla parte delle bambine e dei bambini lavoratori del mondo MLAL 11.000,00 5.940,00 Laboratorio di educazione alla mondialità e alla pace OASI 24.200,00 6.300,00 Andiamo a scuola di nonviolenza... a San Salvario MSP 9.917,00 5.355,18 Io cerco pace ASAI 11.820,00 5.950,00 Sotto l’arco del nostro cielo... Ci siamo anche noi Istituto «Plana» 11.700,00 5.950,00 Fotogramia. Gli adolescenti si riscattano e si parlano MAIS 27.472,00 5.950,00 Forum «Città solidali tra localizzazione e globalizzazione» Comitato «Cittadella delle Civiltà» 103.000,00 103.000,00 Totale 2002 798.059,45 256.163,12

Alta Formazione Master in Management of Development CIF - OIL 776.906,00 10.740,00 Master in Peacekeeping Management CSA 284.000,00 20.000,00 Quota di adesione «Scuola internazionale dell’acqua per lo sviluppo - Hydroaid» Hydroaid 837.302,39 100.709,00 2002Totale 2002 1.898.208,39 131.449,00 Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 53 54 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale 2006-2001: nomi e numeri degli interventi

Area geografica di intervento Titolo progetto

Cooperazione internazionale Senegal Da Rifiuto a Risorsa India Acquisto di materiale sanitario per la clinica ginecologica «Dominique Lapierre» Bosnia Erzegovina Breza - Educazione e sostegno Senegal Una cassa di risparmio e credito ed una cooperativa di raccolta rifiuti con i giovani e le donne di Darou Mousty - Regione di Louga Brasile Il diritto come strumento di sviluppo sociale Madagascar Promozione di un focolare-pilota di famiglie povere - Villaggio agricolo di Ambohipamonjv (periferia di Antananarivo) Etiopia Intervento a favore della sicurezza alimentare nel distretto di Shashamanne (Regione Oromo) Guatemala Asentamiento «Nuestro Señor de Esquipulas - Colonia El Limon». Zona 18: drenajes y pavimentacion Etiopia Salute di madri e bambini nell’area di Geto Guatemala Sostegno alla produzione agroecologica ed all’organizzazione contadina nell’area rurale del Municipio di Quetzaltenango Territori Palestinesi Percorsi di empowerment delle donne a Torino e a Gaza Guatemala Appoggio allo sviluppo del potere locale delle organizzazioni comunitarie della Valle del Palajunoj Marocco Realizzazione a Khouribga in un quartiere popolare di un centro polivalente per giovani in difficoltà finalizzato all’inserimento sociale attraverso l’offerta di servizi di socializzazione, ascolto, accompagnamento all’apprendistato e al lavoro Totale 2001

Totale complessivo 2001 - 2006

2001 Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 55

Settore Ente beneficiario Partner locale Costo Finanziamento progetto Città di Torino

Politiche educative - Ambiente CISV Municipalità del Senegal 6.868,88 6.868,88 Politiche socio-sanitarie Associazione «San Bernardo» Bhopal 3.615,20 1.549,37 Politiche educative Re.Te. Breza 44.000,00 7.230,40 Sviluppo locale CISV Louga 30.884,12 15.442,06 Poliitiche del lavoro e tutela dei diritti ISCOS - CISL Teofilo Otoni 26.550,53 13.275,27 Sviluppo locale MSP Antananarivo 30.982,25 15.491,12 Politiche agricole - Sviluppo locale LVIA Shashamanne 25.822,84 12.911,42 Gestione del territorio International Help Città del Guatemala 30.987,41 7.746,85 Politiche socio-sanitarie CUAMM Geto 30.987,41 15.493,71 Politiche agricole - Sviluppo locale MAIS Quetzaltenango 25.745,38 12.872,69 Politiche di genere e pari opportunità AlmaTerra Gaza 25.822,84 12.911,42 Sviluppo locale CISV Quetzaltenango 25.791,86 12.895,93 Politiche giovanili Gruppo Abele Khouribga 25.822,84 12.911,42

333.881,56 147.600,54

6.340.107,80 2.335.076,88 56 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale 2006-2001: nomi e numeri degli interventi

Titolo progetto Ente beneficiario Costo Finanziamento progetto Città di Torino

Pace e Sensibilizzazione Spettacolo teatrale «Più di mille giovedì» Cooperativa «Assemblea Teatro» 329,75 329,75 Quota d’adesione Co.Co.Pa. Co.Co.Pa. 15.493,71 15.493,71 Acqua bene comune dell’umanità MSP 1.549,37 1.549,37 Concerto di musica classica in sostegno della «Asociacion Nicararaguita» ISCOS - CISL 1.807,60 1.032,91 Convegno «L’ultima lotta dei Nuba - I diritti umani in Sudan» Istituto Missioni Consolata 258,23 258,23 Totale 2001 19.438,66 18.663,97

Totale complessivo 2001-2006 1.885.758,88 680.278,93

Alta Formazione Master in Management of Development CIF - OIL 401.238,50 10.329,14 Totale 2001 401.238,50 10.329,14

Totale complessivo 2001-2006 7.969.209,61 847.916,71

2001 Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 57 58 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale Progetti-pilota della Città di Torino Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 59

parte prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale progetti-pilota della città di torino

n io at er op Co nal atio tern nd In rity a , Solida Torino for Peace 60 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale Progetti-pilota della Città di Torino

Da Rifiuto a Risorsa

Titolo del progetto Obiettivi generali Attività principali Da Rifiuto a Risorsa. - Contribuire entro il 2015 al raggiungimento dell’Obiettivo di Sviluppo Gli attori locali delle otto città hanno costituito reti locali coordinate da un del Millennio n. 7 delle Nazioni Unite: «Assicurare la sostenibilità «comitato di pilotaggio» cittadino. Annualmente elaborano un piano di Luogo e durata ambientale», ovvero «integrare i principi di sviluppo sostenibile nelle azione locale, con una metodologia condivisa e partecipativa. I territori coinvolti nel progetto sono quelli di otto Città: politiche e nei programmi dei paesi e arrestare la distruzione delle Le azioni scelte ed attuate sono state: - in Italia: Torino e Chieri; risorse ambientali». - microazioni per il miglioramento della raccolta rifiuti; - in Senegal: Louga, Mbour, Quartiere di Parcelles Assainies (Dakar); - Nella dimensione locale delle otto Città coinvolte, sostenere la - attività di formazione per associazioni di quartiere (donne, artigiani, - in Burkina Faso: Ouagadougou, Nanoro, Tenkodogo. collaborazione tra le Municipalità e la società civile in ordine ai seguenti GIE) sulla tutela dell’ambiente urbano; Il progetto ha avuto inizio nel 2001 ed è tuttora in corso. ambiti: miglioramento della gestione dei rifiuti in ambito urbano, - attività di sensibilizzazione per studenti nelle scuole; Target educazione ambientale della cittadinanza, in un’ottica di lotta alla - pubblicazioni divulgative sui pericoli del rifiuto plastico in Africa; In Italia: studenti e docenti delle scuole superiori, associazioni povertà. - seminari di studio e scambio tra Università e scuole italiane e africane. ambientaliste, studenti e docenti universitari, operatori sociali e artigiani Obiettivi specifici Partner coinvolti “diversamente abili”, cittadini. Nel 2005-2006: In Italia: In Senegal e Burkina Faso: studenti e docenti delle scuole superiori, - rafforzare la capacità di lavoro dei «comitati di pilotaggio» in Sahel in - ONG torinesi CISV, LVIA, MAIS; docenti e studenti delle Università, associazioni e GIE (groupements ordine al problema da loro identificato come prioritario per l’anno in - Università di Torino - Facoltà di Scienze Politiche; d’initiative économique) di varie città, Amministratori locali, artigiani, corso: i pericoli dell’uso della plastica; - Città di Chieri; cittadini. - diffondere le buone prassi del progetto rendendole accessibili ad altri - Istituto «Vittone» di Chieri; “attori” del sociale (Città, Università, scuole, associazioni); - Istituti «Regina Margherita» e «Boselli» di Torino; - realizzare uno scambio culturale sul tema “arte / ambiente” tra scuole - Centro del protagonismo giovanile «El Barrio»; superiori e tra centri giovanili di Torino, Chieri, Louga, Mbour, Nanoro, - Progetto «Ingenio»; Tenkodogo; - Associazione «Triciclo». - elaborare uno studio di fattibilità da parte dell’AMIAT in Senegal per In Senegal: un futuro progetto, con particolare attenzione alla raccolta a monte - Città di Louga, scuole e associazioni; della discarica. - Arrondissement de Parcelles Assainies (Dakar); - Città di Mbour, scuole e associazioni. Risultati ottenuti / attesi In Burkina Faso: - Piani d’azione locali per la gestione dei rifiuti concertati ed eseguiti - Città di Ouagadougou; nelle diverse città. - Comunità rurale di Nanoro; - Pubblicazione di un manuale in tre sezioni (attività per le scuole, per la - Liceo di Tenkodogo. cittadinanza, per le Amministrazioni locali) sui pericoli dei rifiuti plastici. - Presentazioni del volume presso le Università (Torino, Dakar, St. Louis). Investimento della Città - Avvio di ricerche, tesi e stage di studenti italiani e africani sul tema Nel 2005 il progetto ha avuto un budget complessivo di 92.100,00 euro “cooperazione e rifiuti urbani”. tra investimenti della Città di Torino, delle altre Città e degli altri partner - Sensibilizzazione di circa 1000 persone in Italia alle tematiche del ed il contributo della Regione Piemonte nell’ambito del progetto attraverso i vari momenti di “arte / ambiente”. «Programma di sicurezza alimentare e lotta alla povertà - Redazione ad opera di AMIAT di uno studio di fattibilità utile per la nell’area del Sahel e dell’Africa Occidentale». raccolta dei rifiuti in una delle città senegalesi.

A CURA DI MAURA FAVERO - CITTÀ DI TORINO Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 61

De Déchet à Ressource

Nom du projet Objectifs d’ensemble Activités principales De Déchet à Ressource. - Contribuer dans le 2015 à atteindre l’Objectif de Développement du Les acteurs locaux des huit villes ont construit des réseaux locaux Millénaire n. 7 des Nations Unies : «Assurer un environnement coordonnés par un «comité de pilotage» citadin. Ils élaborent un plan Lieu et date durable», c’est à dire «intégrer les principes du développement d’action local annuel, avec une méthodologie partagée et active. Les territoires impliqués dans le projet sont ceux de huit Villes: durable dans les politiques nationales et inverser la tendance actuelle Les actions choisies et réalisées ont été: - en Italie: Torino et Chieri; à la déperdition». - des micro-actions pour améliorer l’enlèvement des déchets; - au Sénégal: Louga, Mbour, Arrondissement de Parcelles Assainies - Dans le cadre local des huit Villes impliquées, soutenir la collaboration - activités de formation pour des associations de quartier (femmes, (Dakar); entre les Municipalités et la société civile dans les domaines suivants: artisans, GIE) sur le respect de l’environnement urbain; - au Burkina Faso: Ouagadougou, Nanoro, Tenkodogo. amélioration de la gestion des déchets dans le cadre urbain, éducation - activités de sensibilisation des élèves dans les écoles; Le projet a débuté en 2001 et se prolonge encore aujourd’hui. à l’environnement des citoyens, dans le cadre de la lutte contre la - des publications de vulgarisation sur les dangers des déchets Cible pauvreté. plastiques en Afrique; En Italie: lycéens et professeurs de lycées, associations - des séminaires d’étude et d’échange entre Universités et écoles Objectifs détaillés environnementales, étudiants et professeurs universitaires, agents italiennes et africaines. En 2005-2006: sociaux et artisans handicapés, citoyens. - renforcer la capacité de travail des «comités de pilotage» au Sahel Partenaires impliqués Au Sénégal et au Burkina Faso: lycéens et professeurs de lycées, étudiants selon le problème identifié comme prioritaire pour l’année en cours : les En Italie: et professeurs universitaires, associations et GIE (groupement d’initiative dangers de l’utilisation du plastique; - ONG de Torino CISV, LVIA, MAIS; économique) de différentes villes, Administrateurs locaux, artisans, - diffuser les bons usages du projet en les rendant accessibles à - Université de Torino – Faculté de Sciences Politiques; citoyens. d’autres acteurs du monde social (Municipalités, Universités, écoles, - Ville de Chieri; associations); - Institut «Vittone» de Chieri; - réaliser un échange culturel sur le thème “art / environnement” entre - Instituts «Regina Margherita» et «Boselli» de Torino; les lycées et les centres de jeunes de Torino, Chieri, Louga, Mbour, - Centre des jeunes protagonistes «El Barrio»; Nanoro, Tenkodogo; - Projet «Ingenio»; - élaborer une étude de faisabilité de l’AMIAT au Sénégal pour un projet - Association «Triciclo». futur, en apportant une attention particulière au ramassage en amont Au Sénégal: de la décharge. - Ville de Louga, écoles et associations; - Arrondissement de Parcelles Assainies (Dakar); Résultats obtenus/attendus - Ville de Mbour, écoles et associations. - Plans locaux d’action pour la gestion des déchets concertés et exécutés Au Burkina Faso: dans les différentes villes. - Ville de Ouagadougou; - Publication d’un manuel en trois parties (activités pour les - Communauté rurale de Nanoro; Administrations locales, pour la population, pour les écoles) sur les - Lycée de Tenkodogo. dangers des déchets plastiques. - Présentation de l’œuvre chez les Universités (Torino, Dakar, St. Louis). Investissement de la Ville - Mise en route de recherches, thèses et stages pour des étudiants En 2005 le budget total du projet a été de 92.100,00 euros italiens et africains sur le thème “coopération et déchets urbains”. provenant de la Ville de Torino, d’autres Villes, des partenaires - Sensibilisation aux thèmes du projet de prés de 1000 personnes en et de la subvention de la Région Piemonte dans le cadre du Italie, à travers les différentes moments de “art / environnement”. «Programme de sécurité alimentaire et lutte contre la pauvreté - Rédaction par AMIAT d’un rapport de faisabilité utile pour l’enlèvement dans la région du Sahel et de l’Afrique Occidentale». des déchets dans une des villes sénégalaises. 62 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale Progetti-pilota della Città di Torino

100 Città per 100 Progetti Italia-Brasile

Titolo del progetto Obiettivi generali Attività principali 100 Città per 100 Progetti Italia-Brasile. Concorrere allo sviluppo delle capacità e delle competenze dei governi Nel 2005: locali brasiliani in un’ottica di cooperazione decentrata - realizzazione del «Primo Forum della Cooperazione decentrata Italia - Luogo e durata con il coinvolgimento di Enti locali italiani. Brasile» a Torino nel settembre 2005; Italia e Brasile; programma pluriennale avviato nel 2003. - realizzazione di un database degli Enti e degli interventi; Obiettivi specifici Target - realizzazione di un sito internet aggiornato con tutte le iniziative ed i - Creare un ambito di interscambio e di presentazione di buone pratiche Enti locali e territoriali italiani e brasiliani. documenti; di amministrazione e gestione del territorio. - costituzione di gruppi di lavoro tematici; - Promuovere l’interscambio formativo e la progettualità comune tra Enti - elaborazione e realizzazione dei primi interventi promossi. locali dei due paesi. - Sostenere collaborazioni interistituzionali in funzione di concreti Partner coinvolti interventi di cooperazione. Collaborano al progetto il Comune di Torino (in rappresentanza dell’ANCI), - Individuare priorità di intervento sulla base delle problematiche la Provincia della Spezia (in rappresentanza dell’UPI), l’«Agenzia di identificate dagli Enti locali brasiliani e delle competenze disponibili in Cooperazione degli Enti Locali» (in qualità di entità tecnica) e circa trenta ambito italiano. Enti locali italiani; da parte brasiliana il Frente Nacional dos Prefeitos ed altrettanti Municipii. Risultati ottenuti / attesi - Promuovere l’interscambio di esperienze e la creazione di collegamenti Investimento della Città permanenti. Per «100 Città»: 67.400,00 euro. - Stabilire accordi-quadro di cooperazione a livello interistituzionale al Per altri progetti realizzati dalla Città di Torino in Brasile sono stati cui interno collocare interventi singoli e puntuali di cooperazione. investiti, dal 2003 al 2005, 125.300,00 euro. - Concordare priorità di intervento e su di esse organizzare gruppi di lavoro (tavoli tematici) e promuovere interventi comuni e coordinati. - Disporre di un data base dei soggetti e degli interventi con lo scopo di ottimizzare i risultati.

A CURA DI ROSANNA BRAGA - CITTÀ DI TORINO Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 63

100 Cidades para 100 Projetos Itália-Brasil

Título do projeto Objetivos gerais Atividades principais 100 Cidades para 100 Projetos Itália-Brasil. Apoiar o desenvolvimento das capacidades e das competências dos Em 2005: governos locais brasileiros, envolvendo os Entes locais italianos através da - realização do «Primeiro Forum da Cooperação Descentralizada Lugar e duração cooperação descentralizada. Itália-Brasil» em Torino, na Itália, em setembro de 2005; Itália e Brasil; programa plurianual ativo desde 2004. - realização de um banco de dados dos Entes participantes e das Objetivos específicos Alvo atuações; - Construir um âmbito de intercâmbio e de apresentação de boas práticas Entes locais e territoriais italianos e brasilieiros. - realização de um site que contém informações atualizadas sobre todas de administração e de gestão do território. as iniciativas além da documentação do projeto e dos eventos - Promover o intercâmbio no setor da formação e da projetualidade em realizados; conjunto, envolvendo as Administrações locais dos dois países. - formação de grupos temáticos de trabalho; - Apoiar as colaborações inter-institucionais em função de ações de - elaboração e realização das primeiras ações promovidas. cooperação concretas. - Identificar as prioridades de intervenção tendo como base de um lado Parceiros envolvidos as problemáticas indicadas pelas Administrações locais brasileiras, do Colaboram ao projeto a Prefeitura de Torino (como representante da outro as competências que os Entes italianos possam disponibilizar. ANCI), a Província de La Spezia (como representante da UPI), a «Agenzia di Cooperazione degli Enti Locali» como entidade técnica e Resultados obtidos / esperados operacional, e cerca de trinta Entes locais italianos; por parte brasileira a - Promover o intercâmbio de experiências e formar uma rede de ligações FNP e muitos Municípios. permanentes. - Estabelecer acordos–quadro de cooperação a nível inter-institucional, Investimento da Cidade que contenham as intervenções pontuais de cooperação. Em «100 Cidades»: 67.400,00 euros. - Definir as prioridades de atuação e organizar grupos de trabalho A Cidade de Torino investiu 125.300,00 euros, de 2003 a 2005, em outros (mesas temáticas) para promover ações coordenadas em conjunto. projetos realizados no Brasil. - Dispor de um banco de dados dos atores e das atuações com o objetivo de otimizar os resultados. 64 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale Progetti-pilota della Città di Torino

Coordinamento sul sostegno a distanza a Torino

Titolo del progetto Obiettivi generali Attività principali Coordinamento sul sostegno a distanza a Torino. Riunire le organizzazioni torinesi attive nel settore e stimolare la Nel 2005: solidarietà internazionale dei cittadini. - realizzazione, con il supporto della Provincia di Torino, di una Luogo e durata «Guida al sostegno a distanza a Torino» (48.000 copie); Il «Coordinamento» è attivo a Torino dal luglio 2003. Obiettivi specifici - realizzazione di un convegno sul tema e di una mostra allestita nella - Utilizzare il «Coordinamento» come luogo di scambio di idee e di Target principale via pedonale di Torino durante «One World»; esperienze sulle differenti concezioni e prassi di sostegno a distanza. La popolazione di Torino e provincia. - adesione della Città di Torino al «Coordinamento Enti locali per il - Favorire l’autoregolamentazione delle organizzazioni attraverso la Sostegno a Distanza» (ELSAD), che attualmente riunisce una trentina diffusione della «Carta dei princìpi del sostegno a distanza». di Province e Comuni italiani impegnati a promuovere il sostegno a - Fornire visibilità alle organizzazioni, stimolandole al contempo a distanza. garantire alti standard di trasparenza nei confronti dei sottoscrittori. - Mettere in contatto offerta e domanda di solidarietà, avvicinando Partner coinvolti famiglie, classi scolastiche, imprese e singoli cittadini al tema della Attualmente il «Coordinamento» è composto da 38 organizzazioni ubicate cooperazione internazionale attraverso lo strumento del sostegno a a Torino e nella prima cintura: associazioni, congregazioni missionarie, distanza. o.n.l.u.s., organizzazioni non governative, gruppi spontanei. - Avviare sostegni a distanza nel settore scolastico, con l’auspicio di Investimento della Città favorire relazioni concrete e durevoli di apprendimento interculturale, Nel 2005: 46.600,00 euro. di interscambio e di solidarietà fra classi del Nord e del Sud del mondo. Attualmente sono in corso gemellaggi con scuole di Praia (Capo Verde), mentre nel 2006 saranno realizzati gemellaggi con scuole di Breza (Bosnia Erzegovina) e Louga (Senegal). Risultati ottenuti / attesi - Favorire l’ingresso nel «Coordinamento» di nuove organizzazioni. - Aumentare il numero dei sostegni in corso. - Sensibilizzare i cittadini a questa pratica, intesa come strumento di solidarietà, di riequilibrio delle ingiustizie sociali, di educazione allo sviluppo, di impegno personale alla cooperazione internazionale e all’apprendimento interculturale e quale misura di accompagnamento allo sviluppo di interventi di cooperazione decentrata. - Agire in sintonia con le iniziative promosse dalla Provincia di Torino e dagli Enti locali italiani aderenti a ELSAD.

A CURA DI GIANPIERO TOSO - CITTÀ DI TORINO Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 65

Coordination of child sponsorship in Torino

Project title General goals Main activities Coordination of child sponsorship in Torino. Putting together Torino-based organizations operating in this sector and In 2005: encouraging the international solidarity of its citizens. - drawing up, with the support of the Province of Torino, a guide entitled Place and duration “Guida al sostegno a distanza a Torino” (48,000 copies); The “Coordination” activity has been operational in Torino since July 2003. Specific goals - organization of a conference on this subject and of an exhibition - Utilize “Coordination” as a venue to exchange ideas and experiences Target organized in the main pedestrian road of Torino during on the different concepts and practices on child sponsorship. The population of Torino and its province. the event “One World”; - Favour organization’s self-regulation through the circulation - support of the City of Torino to the “Coordinamento Enti locali per il of the “Carta dei princìpi del sostegno a distanza”. Sostegno a Distanza” (ELSAD), which currently groups about thirty - Provide organizations with visibility; encourage them to ensure high Italian Provinces and Municipalities committed to promote child transparency standards towards the subscribers. sponsorship programs. - Bring solidarity offers and demands into contact, bring families, school classes, enterprises and individual citizens closer to international Involved partners cooperation through a child sponsorship tool. At present, the “Coordination” consists of 38 organizations located in - Start child sponsorship activities in the school sector, with the aim Torino and in its closest outskirts: associations, congregations of of facilitating concrete and long-lasting intercultural learning, missionaries, non-profit institutions, NGOs, spontaneous groups. inter-exchange and solidarity relations among northern and southern City investment school classes of the world. At this time, twinning courses are underway In 2005: 46,600.00 euros. with schools in Praia (Cape Verde), while in 2006 twinning with schools in Breza (Bosnia-Herzegovina) and Louga (Senegal) will take place. Achieved / expected results - Facilitate the entry of other new organizations in the “Coordination”. - Increase the number of sponsorship programs underway. - Increase the awareness of citizens to this practice meant as a solidarity tool, a tool to rebalance social injustice, to educate to development, to encourage personal commitment to international cooperation; a tool for intercultural learning to support decentralized cooperation interventions. - Act in harmony with the initiatives promoted by the Province of Torino and by the Italian Local Authorities which joined ELSAD. 66 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale Progetti-pilota della Città di Torino

Tsunami: dopo l’emergenza, la cooperazione allo sviluppo

Titolo del progetto Obiettivi generali Attività principali Tsunami: dopo l’emergenza, la cooperazione allo sviluppo. Sostenere le popolazioni colpite con interventi di ricostruzione e di - Sostegno a villaggi di pescatori e fornitura di strumenti di lavoro per i sviluppo, in modo condiviso e coordinato, attraverso un intervento loro abitanti. Luogo e durata consortile diffuso con un bando pubblico. - (Ri)costruzione di strutture educative e di altri edifici di pubblica utilità. India (zone costiere della Stato del Tamil Nadu) e Sri Lanka (zone nord e - (Ri)costruzione di magazzini per la conservazione di prodotti destinati sud di Colombo, distretto di Matara). Obiettivi specifici al commercio equo e solidale. Il progetto ha avuto inizio in seguito allo tsunami del 26 dicembre 2004. - Mettere in comune risorse umane e finanziarie di diciassette Enti locali - Installazione di sistemi di potabilizzazione delle acque e formazione di Il termine è previsto per l’inizio del 2007, salvo ulteriori sviluppi in seguito e due associazioni private per un progetto di cooperazione decentrata tecnici per il loro uso. alla firma di accordi di cooperazione. dell’importo di circa 400.000,00 euro. - Supporto alla sussistenza vitale e alla tutela di gruppi di minori orfani - Concentrare i fondi su cinque settori collegati agli Obiettivi del Millennio. Target o in situazione di vulnerabilità fisica e/o psicologica. - Destinare i fondi in zone dove le organizzazioni torinesi operavano Popolazioni vittime del maremoto e abitanti delle zone costiere dei due anche prima dello tsunami. Partner coinvolti paesi sopra indicati. - Costituire un gruppo di lavoro formato dagli enti finanziatori e dalle - Enti finanziatori: Provincia di Torino; Comuni di Alpignano, Brandizzo, organizzazioni finanziate per monitorare i progetti, in Italia e in loco, e Bruino, Candiolo, Collegno, Cumiana, Grugliasco, Ivrea, Moncalieri, realizzare iniziative di comunicazione per i cittadini. Pianezza, Piossasco, Rivalta Torinese, Rivoli, Settimo Torinese, Torino e - Stabilire ove possibile relazioni istituzionali durature, regolate da Torre Pellice; Azienda Farmacie Comunali di Torino; Collegio dei accordi di cooperazione, così da favorire legami concreti tra le comunità Ragionieri e Periti Commerciali. di Italia, India e Sri Lanka. - Organizzazioni finanziate: Persone come Noi Onlus (progetto 1), Mani - Agire in sintonia con le iniziative promosse dal Ministero degli Affari Tese (progetto 2), Sermig (progetto 3), Politecnico di Torino – Esteri italiano, in particolare sul tema dei minori. Dipartimento Casa-Città (progetto 4), Assefa Italia Onlus (progetto 5), Cooperativa sociale I.So.La. (progetto 6), Congregazione Suore Risultati ottenuti / attesi di S. Anna (progetto 7). - Progetto 1: formazione professionale per giovani, salute di base, tutela - Svariati partner locali indiani e cingalesi. dell’infanzia abusata. - Progetto 2: assistenza scolastica per 1000 bambini, fornitura di Investimento della Città indumenti per 1000 donne, supporto psicologico per donne e bambini, Nel 2005: 116.000,00 euro dal bilancio comunale, 120.000,00 euro assistenza per riparare barche e reti, assistenza medica e legale, da donazioni dei dipendenti comunali e degli amministratori. formazione professionale per donne e pescatori, microcredito. - Progetto 3: costruzione di 106 case e di una struttura comunitaria, fornitura di materiale scolastico e per la casa, promozione di strumenti per la potabilizzazione dell’acqua. - Progetto 4: costruzione di un impianto di potabilizzazione e distribuzione dell’acqua, di impianti ad energia solare ed eolica per alimentare l’impianto idrico, di un centro comunitario polifunzionale. - Progetto 5: costruzione di una scuola e sostegno a 35 gruppi di auto-aiuto di donne. - Progetto 6: supporto alla commercializzazione di prodotti del commercio equo e solidale, costruzione di un centro comunitario polifunzionale. - Progetto 7: costruzione di quindici abitazioni, fornitura di venti barche e di 8000 kg di rete per la pesca, costituzione di cooperative di pescatori. A CURA DI GIANPIERO TOSO - CITTÀ DI TORINO Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 67

Tsunami: cooperation for development after the emergency

Project title General goals Main activities Tsunami: cooperation for development after the emergency. Support the affected populations through the implementation of - Support to fishermen villages and supply of work tools for their reconstruction and development interventions, in a shared and inhabitants. Place and duration coordinated way, thanks to a consortium-based intervention promoted - (Re)construction of educational structures and other public use India (coastal areas of Tamil Nadu State) and Sri Lanka (Northern and through a public notice. buildings. Southern areas of Colombo, Matara district). - (Re)construction of warehouses for the preservation of products The project was launched after the tsunami of December 26th 2004. Specific goals bound for fair trade products. Its end is expected by the beginning of 2007, unless additional events - Share human and financial resources of seventeen Local Authorities - Installation of water purification systems and training courses occur as a result of the signature of cooperation agreements. and two private associations for a decentralized cooperation project of addressed to technicians to teach them on their use. about 400,000.00 euros. Target - Support and protect groups of orphan under-age children or children - Focus the available funds on five sectors related to Millenium Goals. Populations affected by the tsunami and the people living along the experiencing physical and/or psychological problems. - Allocate funds in areas where Torino-based organizations were active coastal areas of the above mentioned countries. also before the tsunami. Involved partners - Create a workgroup including funding agencies and funded - Funding agencies: Province of Torino; Municipalities of Alpignano, organizations, to monitor projects, in Italy and on site, and implement Brandizzo, Bruino, Candiolo, Collegno, Cumiana, Grugliasco, Ivrea, communication initiatives addressed to citizens. Moncalieri, Pianezza, Piossasco, Rivalta Torinese, Rivoli, Settimo - Establish, where possible, long-lasting institutional relations, regulated Torinese, Torino and Torre Pellice; Azienda Farmacie Comunali di Torino; by Cooperation Agreements, in order to facilitate concrete links among Collegio dei Ragionieri e Periti Commerciali. the communities in Italy, in India and in Sri Lanka. - Funded Organizations: Persone come Noi association (project 1), Mani - Act in harmony with the initiatives promoted by the Italian Ministry of Tese (project 2), Sermig (project 3), Torino Politecnico – Department Foreign Affairs, especially on issues concerning under-age children. Casa-Città (project 4), Assefa Italia association (project 5), Cooperativa sociale I.So.La. (project 6), Congregazione Suore di S. Anna (project 7). Achieved / expected results - Several Indian and Sri Lankan local partners. - Project 1: professional training for young people, basic health care, protection of abused children. City investment - Project 2: school support for 1,000 children, provision of clothing for In 2005: 116,000.00 euros from the City budget; 120,000.00 euros obtained 1,000 women, psychological support for women and children, assistance from donations given by municipal employees and administrators. to repair fishing boats and fishing nets, medical and legal assistance, professional training for women and fishermen, microcredit. - Project 3: construction of 106 houses and of a community structure, supply of school and household materials, promotion of equipments for water purification. - Project 4: construction of a water purification and distribution plant, solar and wind energy plants to power the water system of a multi-functional community center. - Project 5: construction of a school and support to 35 women-support groups. - Project 6: support for the marketing of fair trade products, construction of a multi-functional community center. - Project 7: construction of fifteen houses, provision of twenty fishing boats and of 8,000 kg of fishing nets, creation of fishermen’s cooperatives. 68 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale Progetti-pilota della Città di Torino

Cittadini del Mondo 1/2

Titolo del progetto Obiettivi generali Obiettivi specifici - Santo André Cittadini del mondo. Progetto di Servizio civile volontario nazionale (SCV) - Offrire ai giovani orientati verso la solidarietà internazionale una seria - Rafforzare il partenariato tra Città di Torino, Politecnico di Torino nei PVS con cui la Città di Torino opera attraverso progetti di cooperazione e profonda occasione formativa e di crescita personale che consenta (II Facoltà di Architettura) e Municipalità di Santo André. decentrata. loro di sperimentarsi come operatori di cooperazione internazionale e - Raccogliere ed elaborare dati utili alla progettazione e realizzazione di che li orienti eventualmente verso definite scelte di vita e professionali attrezzature pubbliche e allo sviluppo dell’urbanizzazione Luogo e durata da realizzare in Italia o all’estero in seno a progetti di cooperazione. e post-urbanizzazione del centro e delle favelas della città. Il Servizio civile nazionale è stato istituito con Legge n° 64 - Educare i giovani alla progettualità. - Collaborare alla realizzazione di interventi di riqualificazione urbana del 6 marzo 2001. La durata del servizio volontario (in Italia o all’estero) - Promuovere fra i giovani coinvolti nel progetto una cultura di pace, di promossi dalla Municipalità di Santo André. è di dodici mesi. cittadinanza attiva e di cooperazione internazionale. Obiettivi specifici - Campo Grande - São Julião Target - Sensibilizzare la cittadinanza torinese sulle tematiche del volontariato - Rafforzare il partenariato tra Città di Torino, Università di Torino e Il Servizio civile si rivolge a ragazze/i tra i 18 ed i 28 anni. Per il progetto e della solidarietà internazionale, attraverso l’inserimento dei volontari Municipalità di Campo Grande attraverso il progetto «Saõ Juliaõ». «Cittadini del mondo» il limite minimo è elevato a 21 anni e il numero del Servizio in un gruppo più ampio di giovani con i quali promuovere - Migliorare il servizio svolto da strutture già esistenti nelle quali di giovani inseriti è di sei, suddivisi nelle tre realtà previste: Breza iniziative di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul territorio. operano personale locale e volontari italiani permanenti. in Bosnia Erzegovina, Campo Grande nello Stato del Mato Grosso - Promuovere nei PVS a livello locale, in partenariato con Municipalità - Integrarsi con la realtà del luogo ed il personale presente, lavorando a del Sud (Brasile), Santo André nello Stato di San Paolo (Brasile). e/o associazioni, iniziative in diversi settori tese alla aggregazione stretto contatto con gli utenti destinatari e provando a trasmettere le sociale e al superamento di situazioni generatrici di ingiustizia e di esperienze/tecniche/capacità personali maturate. conflitto sociale. Obiettivi specifici - Breza - Rafforzare i rapporti tra le associazioni di Breza e le loro omologhe a Torino. - Apportare competenze ed esperienze, particolarmente nel campo della gestione di dati e dell’animazione di proposte culturali, alle associazioni locali, in particolare l’associazione dei giovani «Desnek». - Partecipare a ricerche e studi condotti a livello locale e alla loro successiva diffusione a Torino, in particolare quelli relativi al progetto di screening e prevenzione del carcinoma dell’utero «Breza Vedra» e al progetto «La cura di sé: la mente e il corpo», realizzati dall’associazione «Centar za zene». Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 69

Citizens of the World 1/2

Title of the project General goals Specific goals - Santo André Citizens of the World. - Provide young people attentive to international solidarity with a - Reinforce the partnership between the City of Torino, Torino Politecnico Italian Voluntary Civilian Service (SCV) project in the PVS with which the serious, in-depth occasion for training and personal growth that allows (II Faculty of Architecture) and the Municipality of Santo André. City of Torino operates through decentralized cooperation projects. them to test their mettle as international cooperation operators and - Collect and process data useful for the design and construction of which may, possibly, guide future decisions regarding their life and public facilities and the development of urbanization and Place and duration professional activities inside cooperation projects to be carried out in post-urbanization of the center and of the favelas of the city. The National Civilian Service was established by Law no. 64 Italy or abroad. - Cooperate in implementing the urban requalification schemes promoted of March 6th, 2001. Voluntary service (in Italy or abroad) lasts 12 months. - Educate young people in project planning. by the Municipality of Santo André. Target - Instill a culture of peace, of active citizenship and of international Specific goals - Campo Grande - São Julião Civilian Service addresses young people in the 18 to 28 age range. For the cooperation in the young people involved. - Reinforce the existing partnership between the City of Torino, “Citizens of the world” project, the minimum age has been raised to 21, - Improve sensitivity of Torino community with regard to voluntary work University of Torino and Municipality of Campo Grande through the inserting six young people in the three contexts addressed: Breza in and international solidarity by inserting Service volunteers in a “São Julião” project. Bosnia-Herzegovina, Campo Grande in the State of Mato Grosso do Sul broader group of young people with whom to promote actions directed - Improve the service provided by existing structures manned by local (Brazil), Santo André in the State of San Paolo (Brazil). towards enhancing the sensitivity of public opinion in the territory. personnel and permanent Italian volunteers. - Promote actions in various sectors aimed at encouraging social - Promote integration in the local context and with personnel present, aggregation and at overcoming situations that generate injustice and working in close contact with the users addressed by the service and social conflict in the various local PVS, in partnership with transmitting personal experience/techniques/skills acquired. Municipalities and/or associations. Specific goals - Breza - Reinforce relations between the Breza associations and their counterparts in Torino. - Provide local associations, in particular the “Desnek” youth association, with expertise and experience, in particular as regards data management and animation of cultural proposals. - Participate in local research projects and studies and subsequent diffusion in Torino, in particular those relating to the “Breza Vedra” cancer of the uterus screening and prevention project and “La cura di sé: la mente e il corpo” project implemented by the “Centar za zene” association. 70 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale Progetti-pilota della Città di Torino

Cittadini del Mondo 2/2

Risultati attesi ed attività principali - Campo Grande Risultati attesi ed attività principali - Breza Partner coinvolti A Campo Grande i volontari vengono inseriti nel progetto che I volontari sono inseriti nei seguenti progetti, con il supporto di Municipio di Santo André l’associazione «OASI» e la Città di Torino hanno sviluppato nell’ambito operatori/operatrici in Italia e all’estero: Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino – Dipartimento Casa Città infantile a sostegno dell’ospedale São Julião, operando nei seguenti ambiti 1) collaborazione e sostegno al progetto «Breza Vedra» di screening e Associazione OASI di intervento: prevenzione del carcinoma dell’utero: il progetto in questione, avviato Cooperativa sociale I.So.La. - asilo presso l’«Hospital São Julião»: ospita in orario diurno (7.00-16.30) nel 2003 e tuttora in corso, è un’azione pilota di prevenzione rivolta a Associazione AlmaTerra bambini dai tre ai cinque anni; tutte le donne residenti nella Municipalità bosniaca (circa 7000 Associazione Centar za Zene - casa «Vovò Tulia» in Campo Grande: ospita bambini da zero a cinque beneficiarie potenziali). Il progetto è condotto dall’associazione delle ONG CISV (Comitato «Cittadella delle Civiltà») anni senza famiglia o sottratti dal Tribunale dei Minori alla famiglia donne «Centar za Zene» di Breza nei propri locali, appositamente d’origine ed in attesa di adozione; Investimento della Città attrezzati con apparecchiature medico-ambulatoriali, da un’équipe di - scuola primaria «Don Franco Del Piano», situata all’interno La Città di Torino, attraverso il proprio Ufficio Servizio civile quattro infermiere coordinate da una dottoressa in medicina. La dell’ospedale São Julião. (Settore Politiche giovanili), garantisce la formazione dei diversi attori caratteristica principale del progetto è quella di essere un’azione Le volontarie svolgono azioni volte a: coinvolti (volontari, operatori locali di progetto, responsabili, ecc.) preventiva, in quanto tale mai realizzata finora in Bosnia Erzegovina; - assistere i bambini nel corso della giornata in affiancamento al e la gestione amministrativa del servizio. personale locale; 2) collaborazione alla ricerca prevista dal progetto «La cura di sé: la Il Settore Cooperazione internazionale e Pace investe quote - costruire con i bambini un rapporto di fiducia che permetta loro di mente e il corpo»: il progetto, gestito dalla medesima associazione delle specifiche per attività di accompagnamento e supporto al progetto percepire l’affetto di un ambiente familiare; donne «Centar za Zene», consiste di una serie di conferenze rivolte alla (7.600,00 euro nel 2006). - formare il personale locale nelle tecniche di intrattenimento, gioco, popolazione femminile del Comune e in una ricerca, su un target group didattica; di 1000 donne di Breza e dei villaggi circostanti, sulla sessualità e sulla - aiutare le famiglie nell’educazione e nella cura dei figli; vita familiare e di coppia. I volontari saranno impegnati nel supporto - realizzare attività scolastiche o di doposcuola con corsi tematici, attività alla ricerca, nella raccolta dei dati, nella pubblicazione dei risultati in sportive, laboratori di espressione e manualità. Bosnia Erzegovina e in Italia; 3) collaborazione con l’associazione dei giovani «Desnek» nell’elaborare e sviluppare un «Progetto Giovani»: ai volontari è richiesto di supportare con idee ed esperienze personali le proposte di programma e di seguire le fasi di elaborazione e finanziamento dei progetti, mantenendo i contatti con le associazioni e gli enti di riferimento in Italia. Nel corso dell’ultimo mese di servizio, le/i volontarie/i, con l’aiuto e la collaborazione del tutor e del gruppo di sostegno, saranno chiamati a rileggere la propria esperienza, raccogliendo dati e materiali documentali di quanto realizzato nell’ambito del progetto. Sono previste forme di comunicazione sociale e di animazione specifiche per ogni progetto svolto all’estero, con lo scopo di far crescere il senso di solidarietà internazionale nella fascia giovanile della cittadinanza torinese.

A CURA DI MAURA FAVERO - CITTÀ DI TORINO Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 71

Citizens of the World 2/2

Expected results and main activities - Campo Grande Expected results and main activities - Breza Involved partners At Campo Grande, the volunteers are inserted in the children’s project The volunteers are inserted in the following projects, with the assistance Municipality of Santo André developed by the “OASI” association and the City of Torino to support the of operators both in Italy and abroad: Faculty of Architecture of Politecnico di Torino – Department São Julião hospital, operating in the following areas: of Housing and City 1) cooperation with and support of the “Breza Vedra” project for the - Nursery school at the São Julião hospital: accommodates 3- to 5-year- OASI association screening and prevention of cancer of the uterus: the project, launched old children during the day (7 a.m.-4.30 p.m.); I.So.La. cooperative in 2003 and still in course, is a pilot prevention scheme addressing all - “Vovò Tulia” home at Campo Grande: accommodates family-less children AlmaTerra association the women of the Bosnian Municipality (around 7,000 potential up to the age of five or children that the Juvenile Court has removed Centar za Zene association beneficiaries). The project is conducted by the Breza “Centar za Zene” from their original families and who are awaiting adoption; CISV NGO (“Cittadella delle Civiltà” committee) women’s association at its own premises specifically equipped with - “Don Franco Del Piano” primary school, located inside the São Julião medical-outpatient facilities and a team of four nurses coordinated by a City investment hospital. woman doctor. The main characteristic of the project is that it is Through its Civilian Service Office (Youth Policy Department), The actions carried out by the volunteers include: directed towards prevention and, as such, is the first of its kind in the City of Torino guarantees training of the various stakeholders - daytime care of the children together with local personnel; Bosnia-Herzegovina; involved (volunteers, local project operators, project managers, etc.) - build a relationship of trust with the children so that they perceive the and administrative management of the service. affection of a family environment; 2) cooperation in the research envisaged by the “La cura di sé: la mente e The International Cooperation and Peace Department earmarks - train local personnel in entertainment, playing, teaching techniques; il corpo”: the project, managed by the same “Centar za Zene” women’s specific sums for investment in project follow-up and support activities - help the families educate and look after their children; association, comprises of a set of conferences addressing the female (euros 7,600.00 in 2006). - carry out educational or after-school activities with theme-based population of the Municipality and research on a target group of 1,000 courses, sports activities, expression and manual dexterity workshops. women living in Breza and in the surrounding villages, on sexuality and the life of the family and couple. The volunteers will provide support for the research, for the collection of data, and publication of the results in Bosnia-Herzegovina and Italy; 3) cooperation with the Desnek youth association in drawing up and developing a “Youth Project”: volunteers are required to support the proposals of the program with personal ideas and experience and to follow up the phases of drafting and financing of the projects, maintaining contacts with the reference associations and organizations in Italy. During their last month of service, the volunteers, with the aid and cooperation of the tutor and of support groups, will be asked to reprocess their experience, collecting data and documentary material of all the activities carried out within the framework of the project. Specific forms of social communication and animation are planned for each project carried out abroad, with the aim of enhancing the attention of the young citizens of Torino to international solidarity. 72 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale Progetti-pilota della Città di Torino

Progetto EPIC

Titolo del progetto Obiettivi generali Attività principali EPIC - Città europee, palestinesi e israeliane Per il progetto EPIC nel suo complesso: Fase 1 (luglio 2003): per la collaborazione sanitaria e sociale. - affrontare i bisogni sociali e sanitari della popolazione palestinese invio di Focal Point a Gaza ed Haifa per la lettura del contesto ed israeliana, contribuendo nel contempo alla promozione del dialogo e dei bisogni. Luogo e durata e di una cultura di pace. Fase 2 (settembre 2004): Gaza (Territori Palestinesi), Haifa (Israele) e Torino. Per la triangolazione Gaza-Haifa-Torino: Meeting a Torino tra le tre Municipalità e le associazioni femminili Durata del progetto: 18 mesi. - favorire nelle tre città la costituzione di coordinamenti tra associazioni per il confronto tra buone prassi amministrative e pratiche Target femminili della società civile e Istituzioni civiche di Gaza, Haifa, Torino di coordinamento sulle politiche relative alla violenza contro le donne Sotto l’egida dell’OMS, il progetto si propone orientati allo sviluppo di politiche socio-sanitarie a favore delle donne e alla salute riproduttiva. di creare e/o rafforzare i partenariati tra otto Città europee, e di politiche di cittadinanza attiva delle donne; Fase 3 (2005): otto Città palestinesi e otto Città israeliane. - favorire la collaborazione tra le tre Città sul tema dello sviluppo realizzazione e sostegno a due microprogetti. La Città di Torino ha individuato come area d’intervento Gaza di politiche socio-sanitarie a favore delle donne (in particolare la salute A Gaza, in collaborazione con il «Women’s Empowerment Project» (Territori Palestinesi) e Haifa (Israele), Città gemellate con Torino. riproduttiva ed il contrasto alla violenza domestica). e il «Gaza Community Mental Health Program», per contribuire alla riduzione della violenza contro le donne e affrontarne le conseguenze Obiettivi specifici un numero selezionato di donne vittime di violenza e a rischio - Realizzazione a Torino di uno scambio triangolare tra gruppi è stato accolto in un centro protetto. Al termine del progetto, le comunità e associazioni delle donne di Gaza, Haifa e Torino possono affrontare in modo più adeguato le istanze di genere ed è stato finalizzato a far incontrare le esperienze dei vari centri, dato un contributo per il cambiamento del quadro legale e sociale evidenziando dal punto di vista metodologico le esperienze esistenti in merito alla protezione delle donne dalle violenze domestiche. di coordinamento tra l’Istituzione civica e la società civile Ad Haifa, in collaborazione con l’«Haifa Women’s Coalition» (che sulle tematiche oggetto della triangolazione. rappresenta quattro organizzazioni indipendenti di donne), sono stati - Realizzazione nelle tre città di incontri bilaterali a livello istituzionale attivati due gruppi (uno di art therapy e uno di biblioterapia) rivolti tra rappresentanti delle varie Municipalità per consolidare a una trentina di donne vittime di violenza, provenienti da un contesto i rapporti già avviati ed orientare i loro sviluppi in una prospettiva multiculturale, in modo da aiutarle a sviluppare uno stile di vita di genere, in particolare con la sensibilizzazione sull’importanza non condizionato dal trauma subito, ma da scelte e decisioni consapevoli. di politiche socio-sanitarie a favore delle donne e di politiche di cittadinanza attiva delle donne. Partner coinvolti Municipalità di Gaza, Municipalità di Haifa, associazione AlmaTerra, Risultati ottenuti / attesi CICSENE, Women’s Empowerment Project, Gaza Community Mental Health - Dialogo e confronto tra rappresentanti delle associazioni di donne Program, Haifa Women’s Coalition, Bnai Zion Medical Center, Mahut Center. di Gaza, Haifa e Torino sulle politiche socio-sanitarie in città e sulle politiche di partecipazione attiva. Investimento della Città - Incontri delle rappresentanti delle associazioni di donne di Gaza Dal 2003 al 2005: euro 110.000,00. e Haifa e della Municipalità di Gaza con le esperienze più significative sviluppate dalla Città di Torino in questi due ambiti. - Incontro e confronto tra rappresentanti istituzionali di Gaza e Torino e di Haifa e Torino sulle tematiche oggetto della triangolazione. - Sostegno a micro-progetti realizzati dalle associazioni di donne di Gaza ed Haifa per il contrasto alla violenza domestica. A CURA DI STEFANO CHICCO E ROBERTA GIARETTO - CITTÀ DI TORINO Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 73

EPIC Project

Title of the project General goals Main activities EPIC - European, Palestinian and Israeli Cities for health For the EPIC project as a whole: Step 1 (July 2003): and social partnership. - coping with the social and health needs of the Palestinian and Israeli Focal Point sent to Gaza and Haifa to analyse context and needs. population but also contributing to encouraging a dialogue and culture Step 2 (September 2004): Location and length of peace. Meeting in Torino between the three Municipalities and the women Gaza (Palestinian Territories), Haifa (Israel) and Torino. For the Gaza-Haifa-Torino triangulation: associations in order to confront good practices in administration and Length of the project: 18 months. - to foster the constitution of women associations from the civil society coordination practices for policies to prevent violence against women and Target and public institutions’ coordinations in Gaza, Haifa, Torino directed to reproductive health. Under the aegis of the WHO, the project proposes to set up and/or the development of social and health policies for women and to active Step 3 (2005): strengthen partnerships between 8 European, 8 Palestinian and 8 Israeli citizenship policies for women; implementation and support to two micro-projects. Cities. The Municipality of Torino has chosen Gaza (Palestinian Territories) - to promote the cooperation between the three Cities on the In Gaza, in collaboration with the “Women’s Empowerment Project” and Haifa (Israel), its twinned Cities, as intervention areas. development of social and health policies for women (especially on and the “Gaza Community Mental Health Program”, to contribute to reproductive health and the struggle against domestic violence). the reduction of violence against women and address its consequences in the Gaza Strip, a selected number of victims of violence and women Specific goals at risk have been protected and empowered. At the end of the project, - Organisation in Torino of a triangular exchange of women groups and communities can address gender issues better and a contribution associations of Gaza, Haifa and Torino that aims at mixing the has been made to the change of legal and social framework in order experiences of the different centres, marking from a methodological to protect women against domestic violence. point of view the existing experiences of a coordination between the In Haifa, in collaboration with “Haifa Women’s Coalition” (that represents civic institution and the civil society on the issues of the triangulation. four independent women organisations), two groups have been created (an - Organisation in the three cities of institutional bilateral meetings art therapy and a bibliotherapy one) addressed to thirty women victims of between representatives of the different Municipalities in order to violence that come from a multicultural framework in order to help them strengthen the existing relationships and steer their developments to develop a way of life not conditioned by the trauma they suffered but by a gender perspective especially through an awakening about the fully conscious choices and decisions. importance of social and health policies for women and active citizenship policies for women. Involved partners Gaza Municipality, Haifa Municipality, AlmaTerra association, CICSENE, Achieved/expected results Women’s Empowerment Project, Gaza Community Mental Health Program, - Dialogue and confrontation among the Gaza, Haifa and Torino women Haifa Women’s Coalition, Bnai Zion Medical Center, Mahut Center. associations’ representatives about the urban social-health and active citizenship policies. City investment - Meetings of the Gaza and Haifa women associations’ representatives From 2003 to 2005: 110,000.00 euros. and of the Gaza Municipalities with the most important experiences of the City of Torino on these issues. - Meeting and confrontation among the institutional representatives of Gaza and Torino and of Haifa and Torino on the issues of the triangulation. - Support to micro-projects implemented by Gaza and Haifa women associations to struggle against domestic violence. 74 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 75

Processi e metodologie delle 1.0.0 LA DEMOCRAZIA DEGLI ALTRI politiche di cooperazione decentrata: il “format” di gestione La definizione di democrazia come «governo attraverso la discussione» implica che «i valori individuali possono cambiare e e organizzazione amministrativa cambiano nel corso del processo decisionale» (J. M. Buchanan). della Città di Torino Che implicazione può avere questa premessa, nelle politiche di cooperazione decentrata di una Municipalità? Questo è Maria Bottiglieri quanto si intende esporre nelle pagine seguenti, nelle quali si tenterà di sintetizzare in che modo Torino ha promosso azioni SETTORE COOPERAZIONE INTERNAZIONALE E PACE DELLA CITTÀ DI TORINO - ITALIA di cooperazione allo sviluppo, singolarmente e in consorzio con altri Enti locali piemontesi e italiani, anche con il concorso delle espressioni della società civile organizzata del suo territorio, in un rapporto di partenariato prioritario con le Città dei cosiddetti “paesi in via di sviluppo” con cui è gemellata o è legata da relazioni istituzionali rilevanti (accordi di cooperazio- ne, dichiarazioni d’intenti, ecc.).

PROCESSUS ET MÉTHODOLOGIES DES POLITIQUES DE COOPÉRATION DÉCENTRALISÉE DE LA VILLE DE TORINO (2001-2006) La définition de la démocratie en tant que «gouvernement par le débat» implique que «les valeurs individuelles peuvent changer et changent au cours du processus déci- sionnel» (J.M. Buchanan). Quelles sont les conséquences d’un tel principe sur la politique de coopération décentralisée d’une Municipalité? C’est ce que nous entendons ex- poser au cours des pages qui suivent, où nous tenterons de résumer comment Torino a promu des actions de coopération au développement, de manière isolée et en collabora- tion avec d’autres Collectivités locales piémontaises et italiennes, notamment avec le concours des représentants de la société civile organisée de son territoire, dans un rapport de partenariat prioritaire avec les Villes de pays dits “en voie de développement” avec lesquels elle entretient des relations de jumelage ou institutionnellement importantes (accords de coopération, déclarations d’intentions, etc.). Dans cette perspective, le concept de démocratie en tant que «gouvernement par le débat», qui s’appuie davantage sur l’aspect participatif de la population aux débats sur les problèmes de gouvernance que sur l’aspect électoral (les élections n’étant alors qu’un moyen, certes des plus impor-

PROCESSES AND METHOLOGIES FOR CITY OF TORINO DECENTRALISED COOPERATION POLICIES (2001-2006) The definition of democracy as “government through discussion” implies that “individual values can change and do change during the course of decision-making processes” (J. M. Buchanan). What are the implications of this premise, in the decentralised cooperation policies of a Municipality? This is what we intend to explore in the following pages, attempting to summarise in what way Torino has promoted development cooperation actions, individually and together with other Piedmontese and Italian Local Authorities, as well as

In queste pagine sono pubblicate alcune immagini della mostra fotografica with elements of civil society organised within its territory, in a priority partner relationship with Cities in the so-called “developing countries” with which it is twinned or is della Città di Torino «Le donne e l'acqua», realizzata a cura dell'associazione connected by way of significant institutional relations (cooperation agreements, declarations of intent, etc.). «Scuola internazionale dell'acqua per lo sviluppo - Hydroaid» ed esposta in piazza Castello durante la manifestazione «One World». Within this context, we feel the concept of democracy understood as “government through discussion” is culturally interesting, a concept that significantly exploits the parti- 76 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

In questa prospettiva, si ritiene culturalmente interessante quella concezione di democrazia intesa come «governo attraver- > Maria Bottiglieri > so la discussione» che fa leva maggiormente sull’elemento della partecipazione popolare alla discussione dei problemi di go- verno anziché sull’elemento elettorale (essendo le elezioni solo un modo, anche se uno dei più importanti, per dare effica- cia concreta ai dibattiti pubblici); concetto ben tematizzato dal premio Nobel Amartya Sen, il quale ha sostenuto che la democrazia non è una invenzione occidentale quanto una indebita appropriazione, da parte dell’occidente stesso, di quella che è una «eredità globale» (La democrazia degli altri, 2004). Riflessione, questa di Sen, certamente opinabile, ma utile per leggere la tipologia delle relazioni istituzionali che Torino ha stabilito con le città partner e i processi d’organizzazione delle politiche civiche di cooperazione decentrata che la Municipalità subalpina ha tentato di avviare tra il 2001 e il 2006. Se infatti si volesse trovare un fil rouge tra i numerosi interventi di cooperazione decentrata promossi in questi ultimi anni, sicuramente si potrebbe far riferimento al sostegno delle politiche locali di decentramento politico e amministrativo, rea-

tants, de donner toute leur efficacité aux débats publics) est jugé culturellement important; il s’agit d’un concept bien thématisé par le prix Nobel Amartya Sen, qui soutient que la démocratie n’est pas une invention occidentale, mais une appropriation abusive de la part de l’Occident de ce qui constitue un «héritage global» (La démocratie des autres, 2004). Bien que certainement contestable, cette réflexion d’Amartya Sen est utile à une lecture de la typologie des relations institutionnelles que Torino a instaurées avec les villes parte- naires et des processus d’organisation des politiques municipales de coopération décentralisée que la Municipalité subalpine s’est efforcée de mettre en place entre 2001 et 2006. En effet, s’il fallait identifier le fil conducteur des nombreuses interventions de coopération décentralisée réalisées au cours de ces dernières années, on pourrait évoquer le soutien aux politiques locales de décentralisation politique et administrative, apporté à travers le renforcement des institutions locales et la promotion des processus de dé- mocratie participative à l’échelle locale. Le choix de renforcer les relations institutionnelles et le développement de projets avec les villes partenaires, ainsi que de collaborer

cipation of ordinary everyday people in the discussion of government problems rather than focusing on electoral considerations (elections are just one way, although one of the most important, of ensuring public debates are tangibly effective). A concept well delineated by the Nobel Prize-winner, Amartya Sen, who has opined that democracy is not a Western invention but an improper appropriation, on the part of the West, of something that is a “global inheritance” (The democracy of the others, 2004). A point of view that is certainly questionable, but useful in interpreting the typology of institutional relations which Torino has established with partner cities and the orga- nisation processes involving decentralised municipal cooperation policies which the subalpine Municipality has tried to launch between 2001 and 2006. If one were looking for a leitmotiv among the numerous decentralised cooperation interventions promoted in recent years, one could certainly cite the support given to ad- ministrative and political decentralised local policies, realised via institutional reinforcement and the promotion of “participatory” democracy processes on a local scale. The decision to strengthen project and institutional relations with partner cities and collaborate, in decentralised cooperation processes, with all the subjects in the Torino Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 77

> Maria Bottiglieri > lizzato mediante il rafforzamento istituzionale e la promozione dei processi di democrazia “partecipativa” su scala locale. La scelta di rafforzare le relazioni istituzionali e progettuali con le città partner e di collaborare, nei processi di cooperazione decentrata, con tutti i soggetti del territorio torinese già attivi nelle rispettive aree ha rappresentato un primo tentativo di promuovere quel «governo attraverso la discussione» in cui Sen ravvisa l’essenza dell’esperienza democratica. Questi alme- no erano gli indirizzi politici e gli input di alta amministrazione che hanno sotteso le scelte organizzative conseguenti; ed in tale prospettiva sono state compiute due scelte fondamentali che hanno cercato di tradurre nelle azioni quella forma di «go- verno attraverso la discussione» alla quale si è appena accennato:

n ad extra: il rafforzamento del dialogo istituzionale con le città partner al fine di condividere obiettivi, individuare bi- sogni e concertare politiche e processi. In quest’ottica vanno letti la rivitalizzazione dei gemellaggi storici (Quetzalte- nango, Gaza, Cordoba), la sottoscrizione di otto nuovi accordi di cooperazione (Scutari, Ouagadougou, Praia, Kragu-

avec l’ensemble des sujets du territoire turinois déjà actifs dans leur propre domaine, dans le cadre de processus de coopération décentralisée, est une première tentative de promotion d’un «gouvernement par le débat» qu’Amartya Sen considère comme l’essence de l’expérience démocratique. C’était là pour le moins les orientations politiques et les lignes directrices de haute administration qui ont sous-tendu les choix organisationnels opérés. Dans cette perspective, deux choix fondamentaux ont été opérés visant à traduire dans les faits cette forme de «gouvernement par le débat»:

n ad extra: le renforcement du dialogue institutionnel avec les villes partenaires afin de partager des objectifs, d’identifier les besoins et de concilier politique et processus. C’est dans cette optique que doivent être interprétés la redynamisation des jumelages historiques (Quetzaltenango, Gaza, Cordoba), la souscription de huit nouveaux accords de coopération (Scutari, Ouagadougou, Praia, Kragujevac, Haïfa, Campo Grande, Salvador de Bahia) et le renouvellement du protocole de coopération avec Breza. Ces actions ne sont que l’expression formelle d’un renforcement des relations institutionnelles entre ces Municipalités et la nôtre. Un renforcement qui se traduit

territory that are already active in their respective areas, represented an initial attempt to promote the kind of “government through discussion” which Sen points to as the es- sence of democratic experience. These at least were the administrative inputs and political guidelines that informed subsequent organisational decisions. Within this context, two fundamental decisions have been taken that have tried to translate the form of “government through discussion” which we have just outlined into action:

n ad extra: reinforcement of institutional dialogue with partner cities in order to share objectives, identify needs and agree on policies and processes. An approach exempli- fied in the revitalisation of historic twinnings (Quetzaltenango, Gaza, Cordoba), the signing of eight new cooperation agreements (Scutari, Ouagadougou, Praia, Kraguje- vac, Haifa, Campo Grande, Salvador de Bahia) and renewal of the cooperation protocol with Breza. These actions are a formal expression of the reinforcement of institu- tional relations between our municipality and those mentioned. A reinforcement translated into projects constructed through meetings, the hosting of delegations, exchanges of various types and between different subjects (students, administrators, technicians, volunteers, “antennas” and NGOs); 78 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

jevac, Haifa, Campo Grande, Salvador de Bahia) e il rinnovo del protocollo di cooperazione con Breza. Questi atti sono > Maria Bottiglieri > solo l’espressione formale del rafforzamento delle relazioni istituzionali tra la nostra e queste Municipalità; rafforza- mento tradottosi in progetti costruiti attraverso incontri, accoglienza di delegazioni, scambi di diverso tipo e tra diver- si soggetti (studenti, amministratori, tecnici, volontari, “antenne” e ONG); n ab intra: il passaggio da una politica d’intervento realizzato attraverso bandi per sostenere singoli progetti di coopera- zione a politiche di attivazione della “discussione pubblica” tradotte nell’avvio dell’esperienza di “tavoli-città” i quali, attraverso il confronto permanente con quanti da Torino operano in una determinata città del mondo, hanno consen- tito alla Civica Amministrazione di promuovere una politica per processi di partenariato. L’idea di fondo era che le Istituzioni non devono essere un soggetto in più che si affianca ai professionisti della progettazione allo sviluppo, quanto un soggetto che promuove politiche di intervento cui si possa fare riferimento.

en projets concrets réalisés à travers des rencontres, l’accueil de délégations, des échanges de différente nature et entre différents sujets (étudiants, administrateurs, tech- niciens, bénévoles, “antennes” et ONG); n ab intra: le passage d’une politique d’intervention mise en œuvre au moyen d’appels d’offre destinés à soutenir chaque projet de coopération, à une politique d’activa- tion du “débat public” qui s’est traduite par l’expérience des tavoli-città, lesquelles ont permis à l’Administration Municipale de promouvoir une politique de parte- nariat à travers une confrontation permanente avec tous ceux qui, à Torino, travaillent avec une ville dans le monde. L’idée de fond est que les Institutions ne doivent plus être des acteurs comme les autres accompagnant les professionnels de la conception au développement du projet, mais plutôt des sujets promouvant des politiques d’intervention auxquelles faire référence. Avoir voulu constituer des tavoli-città pour chaque processus de coopération en cours avec les différentes villes partenaires n’est pas simplement la traduction de cette in-

n ab intra: the change from an intervention policy realised through calls for tender to sustain individual cooperation projects to “public discussion” activation policies trans- lated into the launch of tavoli-città which, through ongoing comparison with those from Torino who operate in a specific city of the world, has allowed the Municipal Au- thorities to promote a partnership processes policy. The underlying idea was that Institutions must not be an extra subject that simply flanks professionals in development planning, but a subject that promotes intervention policies that can act as reference points. The desire to set up tavoli-città for each cooperation process underway with the individual partner cities involved not just the translation of this “democratic” emphasis, but al- so a decision to valorise the participatory aspect (both political and administrative) which our Municipality included in its Statuti (the City’s fundamental policies Charter) relative to the management of public policies. It was not therefore a novelty, for the City of Torino, when it chose to reinforce its policies of decentralised cooperation, to iden- tify a participatory style as an element characterising the intersubjective dynamics of those who, under various headings and in different ways, can contribute to defining gui- Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 79

> Maria Bottiglieri > In tal senso rende bene quanto affermato da Padre Clodoveo Piazza in occasione del meeting sugli Obiettivi del Millennio (cfr. infra): «C’è una differenza molto grande fra progetti e politiche. I progetti sono fatti per 5.000, per 50.000 persone, e quando concludono il compito che ci si era proposti come società civile, sono terminati. […] Un organo pubblico non può vivere di progetti: il progetto può essere l’inizio di una politica, un’esperienza utile a conoscere i costi, l’efficacia, la riprodu- cibilità; ma dopo aver capito tutto questo bisogna trasformare il progetto in politica. E la differenza è che la politica deve rag- giungere tutti quelli che ne hanno bisogno, altrimenti non è politica, è un progetto». Una possibile cifra attraverso cui leggere il concetto di «governo attraverso la discussione» sono le tematiche della partecipa- zione della sussidiarietà, cui è dedicata la riflessione dei paragrafi che seguono.

stance “démocratique”, mais également le choix de valoriser le phénomène participatif (tant politique qu’administratif) que notre Municipalité a inscrit dans ses propres Statuti (la charte fondamentale des politiques pour la Ville) pour la gestion des politiques publiques. Au moment où elle a souhaité renforcer sa politique de décentralisa- tion, considérer la démarche participative comme élément caractéristique des dynamiques liant des sujets pouvant, à différent titre et de différente manière, concourir à définir des orientations et des actions en la matière, n’a donc pas été une nouveauté pour la Ville de Torino. La vraie nouveauté est en fait d’avoir d’une part organisé et structuré ce processus participatif et, de l’autre, d’avoir souhaité tenir compte des dynamiques participatives, en tant que manière de concevoir le gouvernement démocra- tique de la Ville, dans ses relations avec les villes partenaires. Ceci dans le but de valoriser et de renforcer les dynamiques participatives qui existaient déjà en parallèle dans le contexte social turinois et dans celui des villes partenaires.

delines and actions in this area. Rather, the true novelty lies in having made this participatory process organic and structured on the one hand; and on the other, having sought to take participatory dynamics into account, understood as ways of conceiving democratic government of the City, including in its relations with its partner cities. All of which, in turn, sought to valorise and reinforce the participatory dynamics present in a parallel manner, both in Torino’s social context and in that of the partner cities. 80 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

n BOX 1 > Maria Bottiglieri >

Primi interventi della Città di Torino per la riformulazione delle politiche di cooperazione internazionale e pace

ORGANO: Consiglio Comunale

INTERVENTI: ai sensi dell’art. 2, lett. m dello Statuto della Città di Torino che indirizza la Città a «contribuire alla cooperazione pacifica fra i popoli e le nazioni», nonché dell’art. 3, I comma lett. n e II comma, il Consiglio Comunale si esprime con i seguenti atti di indirizzo:

n la mozione del Consiglio Comunale n. 44 del 3 dicembre 2001 (mecc. 2001-09070/02) su «Cooperazione internazionale», nella quale si impegnava il Sindaco e la Giunta a: 1) stanziare per la cooperazione allo sviluppo la destinazione a politiche attive anche in relazione ai programmi dell’Amministrazione già in atto, a partire dal bilancio 2002 (come previsto dal comma 2 dell’art. 272 del Testo Unico delle Leggi sull’ordinamento degli Enti locali), una cifra crescente che parta dallo 0,05% e che nel corso del quinquennio successivo venga incrementata attraverso il reperimento di risorse derivanti dalla riallocazione delle entrate esistenti e stornando le necessarie cifre da capitoli di costi che non riguardano le spese relative alle attività socio-assistenziali o comunque di sostegno al reddito». Torino sarebbe così la prima grande Città d’Italia a rispondere all’oramai trentennale richiesta dell’OCSE che impegna le nazioni a riservare lo 0,7% del prodotto interno lordo al sostegno dei paesi poveri; 2) «promuovere l’apertura delle Società partecipate dal Comune a forme di collaborazione tecnica con le ONG per quanto riguarda lo sviluppo di progetti che possano migliorare la qualità della vita di bambini e adulti dei paesi poveri»;

n la mozione n. 23 del 20 maggio 2002 (mecc. 2002-03546/002) su «Cooperazione internazionale e pari opportunità».

ORGANO: Giunta Comunale

INTERVENTI:

n la Giunta quadruplica lo stanziamento annuo finanziario a favore delle politiche di cooperazione allo sviluppo;

n 20 settembre 2001: nasce il Settore Cooperazione internazionale e Pace;

n gennaio 2003: al termine del meeting «Città solidali tra localizzazione e globalizzazione» esce il documento d’indirizzo po- litico espresso dal Vicesindaco. n Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 81

> Maria Bottiglieri > 1.1.0 Cooperazione decentrata tra partecipazione e sussidiarietà

1.1.1 COOPERAZIONE DECENTRATA E PARTECIPAZIONE

Nell’ordinamento italiano l’istituto della partecipazione, che si distingue solitamente in partecipazione politica (quella dei cittadini al governo dell’Ente locale) e procedimentale (partecipazione dei singoli ai procedimenti amministrativi che li ri- guardano), si atteggia al tempo stesso come un’applicazione del principio di sussidiarietà e come l’espressione di un princi- pio di democrazia procedimentale in nome del quale l’attività amministrativa deve essere caratterizzata dal c.d. “giusto pro- cedimento”, ovvero dall’opportunità di porre i cittadini in condizione di esporre le proprie ragioni ogni volta che l’azione amministrativa possa incidere in qualche modo sui loro interessi.

LA COOPÉRATION DÉCENTRALISÉE ET LE PARTENARIAT AU DÉVELOPPEMENT À ce jour, la Ville de Torino entretient des relations institutionnelles importantes avec une dizaine de Villes dans le monde avec lesquelles elle collabore plus ou moins régulièrement pour des actions d’échange et de développement. Chaque Ville noue des relations particulières avec Torino, qui vont de la présence d’une forte émigration piémontaise (Argentine, Brésil) ou d’une forte immigration à Torino d’habitants de la ville partenaire (Sénégal) jusqu’à la présence in loco d’un important tissu social et non gouvernemental d’origine turinoise (comme à Praia ou dans les villes brésiliennes) et à l’existence d’importantes relations industrielles et syndicales (Serbie). Les raisons qui incitent à un jumelage sont généralement de nature politique et s’expriment à travers des actes d’orientation ad hoc (comme dans le cas du jumelage avec Gaza et Haïfa, précédé de motions du Conseil Municipal); celles qui sont à la base d’un accord de coopération peuvent se traduire, outre l’acte par lequel le Conseil Municipal approuve les protocoles d’entente, par des actes d’orientation politique de dif-

DECENTRALISED COOPERATION AND THE PARTNERSHIP FOR DEVELOPMENT The City of Torino, to date, enjoys significant institutional relations with ten Cities round the world, with which it collaborates more or less continually in exchange and de- velopment actions. Each City enjoys specific links with Torino, ranging from the presence of a significant level of Piedmontese migration (e.g. Argentina and Brazil) or significant migration to To- rino on the part of the inhabitants of partner cities (e.g. persons from Senegal), through to the presence in loco of a significant social and non-governmental component having its origins in Torino (e.g. Praia or in Brazilian Cities) and the presence of significant industrial and trade union relations (e.g. Serbia). Normally, the kind of reasons that urge a twinning of Cities are political in character and are expressed in ad hoc terms (e.g. twinning with Gaza and Haifa, preceded by motions of the Municipal Council); those en- couraging a cooperation agreement may be expressed by formal decisions by means of which the Executive Committee approves draft protocols, or by actions of a political 82 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

La partecipazione in tal senso è diventata, sia sotto il profilo politico sia sotto quello amministrativo, il criterio di funziona- > Maria Bottiglieri > mento e di gestione dei pubblici poteri. Tale circostanza è stata recepita anche dalla Città di Torino non solo nelle buone pratiche di progettazione partecipata che sono state sperimentate in quasi tutti i settori di esercizio dei pubblici poteri, sia quelli tradizionali che quelli più innovativi, ma anche a livello regolamentare e quindi normativo dell’Ente. Recependo quanto stabilito dal Testo Unico delle Leggi sull’ordinamento degli Enti locali, l’art. 2 dello Statuto del Comune esprime in- fatti tra le finalità dell’Ente quella di «valorizzare le aggregazioni sociali, tutelandone l’autonomia, e stimolare l’iniziativa privata, la cooperazione sociale, il volontariato e l’associazionismo», mentre l’art. 3 riconosce nella «partecipazione dei citta- dini alle scelte politiche e amministrative» uno degli elementi metodologici e degli strumenti fondamentali per il buon go- verno dell’Ente; l’intero titolo II dello stesso documento è dedicato agli istituti di partecipazione sia politica (gli artt. 12-19 normano le forme di consultazione popolare) sia procedimentale (art. 11), e si valorizza e riconosce il fenomeno associativo

férente nature. Par exemple, les partenariats avec Quetzaltenango, Breza, Gaza et Haïfa, stipulés autour de 1997, concrétisent la volonté politique de la Ville d’associer la politique de coopération à une politique de promotion d’une culture de la paix; en effet, trois régions du monde où le problème de la guerre, du conflit et du respect des droits de l’homme se trouvait dans une phase d’évolution significative, avaient été identifiées. La lecture de l’ensemble des actes, déclarations et choix inhérents aux politiques de coopération décentralisée mises en œuvre au cours des cinq dernières années, permet de déduire les raisons d’une présence turinoise dans certaines régions du monde: n Méditerranée. Dans cette région, le principal objectif politique est la promotion de politiques de dialogue, de détente et d’intégration euro-méditerranéenne: c’est dans ce sens que vont les jumelages Gaza-Haïfa et Breza-Kragujevac, ainsi que l’adhésion de Torino à des réseaux comme Euromed et EuroGaza. n Afrique. Le choix d’une présence dans plusieurs États africain est lié aux flux migratoires et à l’émergence de la pauvreté (pas seulement économique) que ce continent affiche aux yeux du monde entier et sur lesquels la Ville de Torino se sent appelée à agir de manière significative.

character of various kinds. For example, the partnerships with Quetzaltenango, Breza, Gaza and Haifa, stipulated around 1997, are a result of the City’s decision to match the policies of cooperation with those promoting a culture of peace. Three areas of the world were identified where, in different ways, the problems of war, conflict and re- spect for human rights were undergoing significant evolution. When looking at the complex of actions, declarations and decisions regarding decentralised cooperation policies developed over the last five years, it is possible to understand why Torino is present in some areas of the world, as summarised below: n Mediterranean. In this area the main political objective is expressed by a desire to promote Euro-Mediterranean dialogue, tolerance and integration policies. The twinnings involving Gaza-Haifa and Breza-Kragujevac can be interpreted in this sense, as can adhesion to networks like Euromed or EuroGaza. n Africa. The decision to include some African states can be connected to migratory flows and poverty emergency (not just economic) which this continent exhibits in the Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 83

> Maria Bottiglieri > (art. 10). Inoltre, in attuazione di quanto predisposto dall’atto normativo fondamentale della Municipalità sono stati ema- nati, fra gli altri, il regolamento 211 che disciplina il registro delle associazioni, il regolamento n. 216 sulla partecipazione procedimentale e il regolamento n. 200 sul tema dell’accesso. Questo nucleo di norme informa le scelte e l’agire amministrativo in qualsiasi campo, non ultimo quello delle politiche di co- operazione decentrata. In tal senso, l’aver voluto costituire dei “tavoli-città” per ogni processo di cooperazione in corso con le singole città partner è espressione della scelta statutaria di valorizzazione del fenomeno partecipativo nella gestione delle po- litiche pubbliche. Non è stata quindi una novità, per la Città di Torino e per la struttura amministrativa dedita alla coopera- zione internazionale, nel momento in cui si è scelto di potenziare le politiche di cooperazione decentrata, individuare lo stile partecipativo come elemento caratterizzante le dinamiche intersoggettive di quanti a diverso titolo e in diverso modo posso- no concorrere a determinare indirizzi e azioni in materia. La novità, semmai, potrebbe essere rappresentata per un verso dal-

n Amérique Latine. L’Amérique du Sud s’est trouvée au centre des politiques de coopération décentralisée de la Ville pour trois raisons principales: la première, la plus immédiate, est celle relative à l’importance des déséquilibres économiques, sociaux et environnementaux qui touchent la région; la seconde est la sensibilité envers la culture et les droits des peuples indigènes et l’attention aux processus d’évolution démocratique et de respect des droits de l’homme; enfin la capacité d’expérimenter dans ces régions de nouvelles formes de coopération intégrée au développement où des acteurs du secteur tertiaire, des institutions et des sujets économiques peuvent con- courir au développement de pays émergents, riches en potentialités.

n Asie. L’intervention au Sri Lanka et en Inde (Tamil Nadu) est le fruit d’une solidarité liée au désastre du tsunami. Les instruments qui ont servi à discipliner les rapports de partenariat au développement avec les villes partenaires de ces régions peuvent être regroupés en trois catégories en fonction des sujets avec lesquels la Ville a stipulé ses accords. Le premier groupe est celui des accords passés entre la Municipalité de Torino et celle des villes partenaires des

eyes of the world and relative to which the City of Torino felt itself called upon to interact in a significant manner.

n Latin America. The Latin American area has been the subject of the City’s decentralised cooperation policies for at least three types of reasons. The first, and most imme- diate, concerns the intense economic-social and environmental disequilibria which so dramatically affect the area. The second is sensitivity in relation to the culture of rights for indigenous populations and the attention devoted to processes of democratic evolution and respect for human rights. Finally, the ability to explore, in these lo- cations, new forms of cooperation integrated with development, in which actors in the tertiary sector, institutions and economic subjects can contribute to the develop- ment of emerging countries that enjoy considerable potential.

n Asia. The intervention in Sri Lanka and India (Tamil Nadu) arose as an expression of solidarity following the tsunami disaster. The instruments by means of which partnership relations have been regulated, relative to development with the partner cities in these areas, can be grouped under three dif- 84 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

l’aver reso questo processo partecipativo organico e strutturato; per l’altro, l’aver voluto tener conto delle dinamiche parteci- > Maria Bottiglieri > pative anche nelle relazioni con le città partner non tanto con lo scopo di “esportare” un modello di democrazia partecipativa estraneo alle culture altre (nell’esperienza di collaborazione tra Torino e molte Città africane, latino-americane e mediterra- nee si è avuto modo di riscontrare che la discussione pubblica sulle politiche locali è patrimonio consolidato di molti popoli e culture), ma con quello di valorizzare e rafforzare le dinamiche partecipative presenti in modo differente ma parallelo sia nel contesto sociale torinese sia in quello delle città partner. I processi partecipativi, infatti, benché normativamente garantiti, non sono un dato pacifico e scontato nemmeno nella nostra prassi amministrativa corrente. In alcune città partner, luoghi di confronto e discussione tra istituzioni municipali e società civile organizzata esistevano prima che Torino avviasse questo processo in modo sistematico. Si pensi a Quetzaltenango dove, specularmente a quello to- rinese, esisteva già un coordinamento tra ONG locali, o ai casi di Breza e Kragujevac dove il dialogo tra le associazioni, in

pays émergents ou en voie de développement; le second est celui des réseaux de coopération auxquels la Ville de Torino participe avec de nombreuses autres Villes du monde; enfin le troisième est celui des accords passés entre la Municipalité et des sujets, publics ou privés, présents sur le territoire de la ville. À la logique bilatérale qui sous-tend les accords de coopération et de jumelage, s’ajoute une logique multilatérale mieux perceptible avec les réseaux. Quant aux accords sur le territoire, l’expérience menée par la Ville au cours de ces dernières années va d’expériences bilatérales à des expériences multilatérales composites, pour déboucher sur l’institution de nouveaux sujets juridiques, tels que des coordinations ou des associations.

ferent headings, distinguished on the basis of the subjects with whom the City has established its agreements. The first group includes agreements between the Municipality of Torino and the Municipal Authorities in partner cities in emerging or developing countries. The second involves cooperation networks by which the City of Torino parti- cipates with numerous other Cities round the world. While the third group concerns agreements between the Municipality and subjects, public or private, that are present on municipal territory. The bilateral approach which informs cooperation and twinning agreements is also flanked by a multilateral approach that is best seen in the net- works. On the other hand, as regards agreements on the territory, the experience acquired by the City in recent years ranges from bilateral experiences to composite multila- teral experiences, through to the constitution of new legal subjects as coordination groups and associations. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 85

> Maria Bottiglieri > particolare quelle dei giovani e delle donne, con la Municipalità locale rientra nella storia della presenza torinese in quei luo- ghi ed è sfociata in nuove e significative opportunità di aggregazione, autotutela ed azione sociale per i cittadini; si pensi an- che al Senegal, dove grazie al progetto «Da Rifiuto a Risorsa» si sono sperimentate delle forme (i c.d. “comitati di pilotaggio”) di interazione tra Municipalità, scuole, società civile per la gestione coordinata e partecipata del progetto. In altre zone del mondo, invece, in cui per ragioni di instabilità dell’area il processo democratico è in sensibile evoluzione e l’organizzazione delle Istituzioni è di conseguenza più accentrato, confrontarsi su una cultura del governo partecipato della cosa pubblica è stato un elemento di enorme interesse e significato. Si pensi al caso della Municipalità di Gaza, con cui Tori- no ha vissuto un’intensa esperienza di scambio di buone pratiche di democrazia partecipata nella promozione di politiche civiche di sviluppo. L’esito è stato quello di un progetto pilota, per la Città palestinese, in cui Municipalità, comitati di quar- tiere e alcune associazioni femminili hanno stipulato una convenzione per la gestione e il coordinamento di un centro poli-

COOPÉRATION DÉCENTRALISÉE VILLE-VILLE: LES ACCORDS ET LES RÉSEAUX Les jumelages sont la base d’un partenariat à 360° entre deux Villes et n’ont généralement aucune limite dans le temps et d’objet spécifique d’action. En réalité, deux au moins des trois jumelages que la Ville de Torino a stipulés avec des Villes de PVD comportent explicitement l’objectif partagé par les deux Villes dans le pacte d’amitié in- stitutionnel: en effet, le jumelage avec Gaza et celui avec Quetzaltenango ont été l’occasion de rappeler «les valeurs suprêmes de la paix, de la liberté, de la justice, de la coopération et du développement humain». Il en va différemment pour les accords de coopération: ceux-ci ont une durée limitée dans le temps, un terrain où les deux Villes mesurent leur partenariat et, dans certains cas, des modes opératoires clairement définis dans l’accord. Cette catégorie regroupe tous les accords présentant ces caractéristiques, même si le nomen juris varie dans cer- tains cas (pacte d’amitié, protocole de coopération, etc.).

CITY–CITY DECENTRALISED COOPERATION: AGREEMENTS AND NETWORKS Twinnings define a comprehensive partnership between two Cities. Generally speaking, there are no time limits and they do not have a specific action aim. In reality at least two of the three twinnings which the City of Torino has stipulated with LDCs Cities have an aim shared by the two cities in the institutional friendship agreement: both in the twinning with Gaza and in that with Quetzaltenango the “supreme values of peace, freedom, justice, cooperation and human development” are highlighted. The picture is different as regards cooperation agreements: these have a limited duration over time, a terrain on which two Cities can evaluate their partnership and in some cases the operative modalities already set out in the same. The said category can include all agreements with these features, although in some cases the nomen juris changes (friendship agreement, cooperation protocol and so on). The complexity and variety of the political and social situations of those Cities with which Torino is involved generates a different typology and intensity of institutional rela- 86 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

valente del quartiere East El Nasser dedicato ad interventi promossi dalle donne a beneficio della comunità locale (si veda il > Maria Bottiglieri > Box 2). Queste diverse esperienze, dunque, hanno consentito a Torino di conoscere il grado e la qualità della prassi parteci- pativa e del processo di dialogo tra istituzioni municipali e società civile di altre Città del mondo; tale conoscenza è stata propedeutica ad ogni forma di collaborazione successivamente avviata.

La complexité et les différences de la situation politique et sociale des Villes avec lesquelles Torino entretient des relations entraînent une différenciation du type et de l’in- tensité des relations institutionnelles qui se reflète pour ainsi dire dans l’acte formel dont elles émanent. C’est dans ce sens que doivent être abordés les accords institution- nels tels que les mémoires d’entente, les déclarations d’intérêt, les déclarations d’intentions, etc. Le parcours des relations internationales qui va des relations institutionnelles informelles, mais politiquement importantes, à la définition d’accords d’entente, comme les déclarations d’intention ou d’intérêt, et au-delà à la signature d’accords de coopération proprement dits, sinon de jumelage, est l’iter normal que la Ville s’est efforcée de suivre pour pouvoir signer n’importe quel accord de collaboration avec les villes partenaires: procéder par petits pas est le chemin le plus sûr pour construire un partenariat sur des bases solides et partagées. La logique des réseaux institutionnels de coopération, généralement des systèmes d’agrégation de différentes Villes partageant des objec- tifs et des actions précis de promotion du co-développement, dépasse la logique du jumelage ou de la relation Ville-Ville.

tionship, one that is reflected in the formal act that expresses it. This is how institutional agreements like memorandums of understanding, declarations of interest, declara- tions of intent and so on are to be interpreted. The range of international relations that runs from informal but politically significant institutional relations to definitions of draft agreements, like declarations of intent or interest, through to the signing of effective cooperation agreements, if not twinnings, is the normal iter which the City has tried to follow in signing any collaboration agree- ment with partner cities: proceeding by small steps is the most effective way to construct partnerships on solid and agreed foundations. The twinning or City-City relationship approach is superseded by that of institutional cooperation networks, which are normally systems of aggregation between different Cities, sharing precise objectives and actions for the promotion of co-development. The common feature of Torino’s participation in these systems is the City’s decision to work within the networks, almost all of an informal type, which nevertheless collabo- Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 87

> Maria Bottiglieri > n BOX 2

Memorandum d’intesa tra la Città di Gaza e alcune associazioni della società civile palestinese per lo sviluppo del progetto «Gaza Community Center – Unità sulle questioni delle donne e prospettive di genere»

NATURA: memorandum d’intesa

PARTI: Città di Gaza (MOG) e associazioni della società civile (Union of Health Work Committees – UHWC, Women’s Af- fairs Center – WAC, Women’s Empowerment Project – WEP-GCMHP, Palestinian Deaf Children Society – PDCS), in co- operazione con i comitati di quartiere di East El Nasser, West El Nasser, Sheikh Radwan e del distretto di Awda, sotto gli auspici della Città di Torino e con la partecipazione delle associazioni AlmaTerra e CICSENE

OGGETTO: Sviluppo del progetto «Gaza Community Center – Unità sulle questioni delle donne e prospettive di genere»

ESTRATTO DAL PREAMBOLO: « […] La Città di Gaza cerca di migliorare il tenore di vita dei suoi cittadini attraverso uno sviluppo globale dei servizi che tenga conto degli aspetti economici, sociali e culturali. In collaborazione con i cittadini la Municipalità compie sforzi verso il migliora- mento delle condizioni sociali in città al fine di garantire un ambiente pulito e gradevole, di affermare i valori culturali e di perse- guire con costanza lo sviluppo in campo scientifico in vari ambiti. La ferma convinzione che sia importante costruire un rapporto continuativo con i nostri cittadini e i partner di associazioni pub- bliche, private, locali e internazionali, lavorando inoltre con trasparenza e onestà in modo efficiente e sufficientemente democrati- co, guida la Municipalità nel suo lavoro. Nel 2003, compatibilmente con questa visione e questi obiettivi, la Città di Gaza si è trovata d’accordo con le Città europee ge- mellate (soprattutto Barcellona, Dunkerque, Torino) sulla necessità di concentrare i propri sforzi per lo sviluppo di un’area speci- fica del territorio urbano mediante un intervento onnicomprensivo e sostenibile. Vi è incluso il ripristino delle infrastrutture, la ca- pacity building del personale, il miglioramento in vari ambiti delle condizioni di vita della comunità locale individuata attraverso interventi economici, culturali, sanitari e sociali. Gli interventi proposti dovrebbero essere messi in atto in stretta colla- borazione con la comunità locale, la società civile e le ONG che lavorano attivamente in questi campi al fine di assicurare uno svi- 88 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

luppo efficiente e sostenibile. Il progetto è un progetto pilota che potrebbe in futuro essere esteso e applicato ad altre aree. > Maria Bottiglieri > La cooperazione con le associazioni locali della società civile (a Gaza) punta da un lato a trarre benefici dalle loro esperienze e competenze nei settori di sviluppo proposti e, dall’altro, a potenziare il lavoro in rete e i partenariati tra la Municipalità, in quali- tà di Ente locale, e le associazioni della società civile al fine di offrire servizi alla comunità locale. Questa esperienza potrà essere estesa al fine di includere tutti gli altri ambiti di sviluppo ed espandersi, in futuro, alla Città intera come metodologia di lavoro. In questo contesto, sia la Municipalità di Gaza che quella di Torino stanno attualmente lavorando insieme ad un progetto comu- ne per la creazione della «Unità sulle questioni delle donne e prospettive di genere», finanziata dalla Municipalità di Torino, che sarà parte del futuro Gaza Community Center. Questo progetto rappresenta il primo passo verso la realizzazione del progetto pi- lota che consiste nell’ottenere uno sviluppo urbano sostenibile dell’area presa in considerazione nell’ambito della rete EuroGaza. L’«Unità sulle questioni delle donne e prospettive di genere» mira a migliorare la condizione delle donne all’interno dell’area indi- viduata grazie alla partecipazione attiva e alla stretta collaborazione con la comunità locale, rappresentata dai comitati di quar- tiere e dalle associazioni della società civile che vi lavorano: Women’s Empowerment Project (WEP-GCMHP), Women’s Af- fairs Center (WAC), Union of Health Working Committees (UHWC), Palestinian Deaf Children Society (PDCS). Le associazioni scelte hanno una lunga esperienza e credibilità nel lavorare a livello locale, in particolar modo nell’ambito della sa- lute riproduttiva, delle politiche di genere e della famiglia, della violenza contro donne e bambini, dell’empowerment delle don- ne, degli strumenti per la riabilitazione dei bambini sordi, del management e del marketing dei prodotti artigianali. Riassu- mendo, in questo intervento sono inclusi i servizi sociali, con particolare attenzione alle donne e alle politiche di genere, basati sull’interazione e sul lavoro in rete degli attori locali come la Municipalità, le ONG e i comitati di quartiere. Lo sviluppo del pro- getto vedrà inoltre la partecipazione delle associazioni torinesi AlmaTerra e CICSENE […] » n Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 89

> Maria Bottiglieri > 1.1.2 COOPERAZIONE DECENTRATA E SUSSIDIARIETÀ

Un’ultima prospettiva attraverso cui si intende leggere le politiche civiche di cooperazione decentrata promosse dalla Città di Torino negli ultimi anni prende il via dal principio di sussidiarietà, inteso come meccanismo di riparto di competenze, compiti e ruoli e chiave di lettura delle dinamiche intersoggettive di quel processo di partecipazione democratica che si è tentato di sperimentare in questi ultimi anni. Il tema della sussidiarietà, che già in senso implicito era diffuso in tutta la pri- ma parte della Costituzione del 1948 (in particolare nelle disposizioni in cui si riconoscono le formazioni sociali), è stato consacrato nella riforma del Titolo V della Costituzione del 2001 a seguito di un significativo processo di riforme legislati- ve (per ricordare alcuni capisaldi di questo processo ci si limita a menzionare la Carta europea delle Autonomie locali del 1985, il Trattato di Maastricht del 1992 e le c.d. Leggi “Bassanini” degli anni novanta).

La démarche constante de la participation de Torino à ces systèmes est le choix de la Municipalité de travailler au sein de réseaux, presque tous de nature informelle, qui collaborent cependant à des projets ou des actions ponctuels et concrets. Des réseaux comme Euromed, un groupe de travail du réseau Eurocities pour la coopération euro- méditerranéenne; EuroGaza, un groupe de coordination des Villes européennes jumelées avec Gaza; l’«OIDP», observatoire international de la démocratie participative; «URB-AL 12», pour la mise en place transversale de politiques d’égalité des chances et de promotion d’une citoyenneté active des femmes; et le réseau de Villes italo-brésili- ennes qui se reconnaissent dans le programme de coopération décentralisée «100 Città per 100 Progetti Italia-Brasile».

rate on precise and concrete projects or actions. Networks like Euromed, a working group in the Eurocities network for Euro-Mediterranean cooperation; EuroGaza, a group promoting coordination between European Cities twinned with Gaza; “OIDP”, participatory democracy international observatory; “URB-AL 12”, for transversal implemen- tation of equal opportunity policies and the promotion of active citizenship on the part of women; and the network of Italo-Brazilian Cities involved in the decentralised co- operation programme, “100 Città per 100 Progetti Italia-Brasile”. 90 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

1.1.3 LA SUSSIDIARIETÀ VERTICALE > Maria Bottiglieri >

Il principio di sussidiarietà verticale è elemento regolatore della distribuzione delle funzioni e delle competenze fra i diver- si livelli territoriali di amministrazione pubblica. Tralasciando gli aspetti connessi alla funzione legislativa, che riguardano più da vicino le relazioni tra Stato e Regioni (aspetti su cui una recente sentenza della Corte Costituzionale ha definitiva- mente ricordato la competenza esclusiva dello Stato, essendo «la cooperazione allo sviluppo parte integrante della politica estera dell’Italia», come stabilito dall’art. 1 della Legge 49/87), ci preme soffermarci sulle tematiche connesse all’esercizio delle funzioni amministrative. A riguardo, la nuova formulazione dell’art. 118 della Costituzione stabilisce che «le funzio- ni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per assicurarne l’esercizio unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza».

COOPÉRATION AVEC LE TERRITOIRE: ASSOCIATION, CONVENTIONS ET TAVOLI-CITTÀ La promotion des politiques participatives de coopération décentralisée a été réalisée essentiellement à travers le processus de concertation expérimenté à l’occasion des tavoli-città. Cependant, la volonté de promouvoir des formes de coordination à tous les niveaux a souvent été formalisée par des accords perpétuant les relations entre la Ville et certains organismes présents sur le territoire. C’est ainsi que sont nées les associations que la Ville a instituées avec d’autres organismes, pour la plupart de dimen- sion locale, pour la gestion d’interventions spécifiques de coopération internationale («Hydroaid» et l’«Agenzia di cooperazione degli Enti Locali»); les coordinations (comme le «Co.Co.Pa.», coordination chargée des questions de la paix et de la solidarité internationale à laquelle la Ville participe); les conventions de nature non patri- moniale et non lucrative stipulées avec des sujets turinois opérant dans le domaine de la coopération internationale, qui définissent les modalités et le cadre de la collabo- ration entre la Municipalité et des organismes de différente nature pour la gestion commune de politiques de coopération décentralisée promues par la Ville, par les dif-

COOPERATION WITH THE TERRITORY: ASSOCIATIONS, CONVENTIONS AND TAVOLI-CITTÀ The promotion of decentralised cooperation participatory policies has essentially been organised through the process of discussion and agreement in so-called tavoli-città. Ho- wever, the drive to promote forms of coordination at every level has often been formalised in agreements that confer continuity on relations between the City and some enti- ties present in its territory. The Associations which the City has constituted with other entities have arisen in this manner, for the most part having a local character, for the management of specific in- ternational cooperation interventions (“Hydroaid” and the “Agenzia di cooperazione degli Enti Locali”); coordination bodies (e.g. “Co.Co.Pa.”, a coordination body focusing on the subject of peace and international solidarity in which the City participates); conventions of a non patrimonial and non lucrative character established with Torino sub- jects that operate in the world of international cooperation, defining modalities and contexts for collaboration between the City and entities of various kinds for the co-ma- Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 91

> Maria Bottiglieri > Questa statuizione capovolge completamente l’ordine e la logica precedenti e apre una serie di possibili suggestioni inter- pretative, anche rispetto alle funzioni amministrative connesse alla cooperazione decentrata. Pur nelle normali difficoltà che derivano dalla portata innovativa della norma, non sussiste infatti alcun dubbio che nel nuovo sistema lo Stato ha del tutto perso quella competenza generale all’esercizio delle funzioni amministrative che aveva invece nel precedente quadro costituzionale: se qualche soggetto ha oggi la competenza generale questo è il Comune, anche se circondata di limiti e con- dizioni (F. Pizzetti, 2001). Per quanto riguarda la concreta individuazione delle funzioni attribuite allo Stato o ai diversi enti territoriali è evidente, pur nel silenzio della norma costituzionale, come essa venga rimessa alla legislazione ordinaria, la quale deve far salvo il li- mite della competenza generale e residuale dei Comuni alla stregua del principio di sussidiarietà. Ne consegue che, in atte- sa di modifiche legislative sensibili, occorre far riferimento alla legislazione vigente. In materia di cooperazione decentrata i

férents sujets avec lesquels elle stipule un accord, ou co-promues avec ces sujets. La convention stipulée avec le comité «Cittadella delle Civiltà», un comité d’ONG turinoises, est exemplaire dans ce sens et constitue une véritable expérience pilote de dia- logue entre niveau «non gouvernemental» et niveau institutionnel sur le territoire de la ville. Cette expérience significative n’est pas la seule et s’accompagne entre autres des conventions pour la promotion de la formation de haut niveau (citons le «Master in Peacekeeping Management» ou le master «Piani e progetti per le città del Terzo Mondo: formazione di esperti»), les conventions dans le domaine sanitaire et social (comme celle stipulée avec la Croix Rouge Italienne ou avec les Ordres des médecins, des pharmaciens et des infirmiers), les conventions de projets communs (CIF-OIL), les conventions avec des entreprises de service public pour des interventions ciblées (à ce propos citons l’entente stipulée avec l’AMIAT pour l’étude de faisabilité du système de traitement des déchets d’une ville brésilienne), jusqu’à la réalisation de parcours et d’initiatives pour le dialogue et la paix soutenus par toutes les confessions religieuses présentes à Torino («Ecumenica»).

nagement of decentralised cooperation policies promoted by the City, promoted by individual subjects with which an agreement is stipulated or co-promoted with the enti- ties themselves. An example of this approach is provided by the Convention stipulated with “Cittadella delle Civiltà”, a committee of Torino NGOs, which constitutes a true pilot experience for dialogue between “non-governmental” and institutional levels in the municipal territory. This significant experience is accompanied by others, like conventions for the promotion of higher training (e.g. “Master in Peacekeeping Management” or the “Piani e progetti per le città del Terzo Mondo: formazione di esperti” master), conventions regarding socio-sanitary matters (like the one with the Italian Red Cross or with the Roll of Doctors, Chemists and Nurses), conventions for co-project planning (CIF-OIL), conventions with public servi- ces companies for targeted interventions (in this regard, one can cite the agreement stipulated with AMIAT concerning a feasibility study for the refuse system in a Brazilian city), through to that for the realisation of courses and initiatives on dialogue and peace promoted by all religious denominations in Torino (“Ecumenica”). 92 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

riferimenti normativi di cui si è avvalsa la Municipalità per individuare gli ambiti di azione nell’esercizio delle proprie fun- > Maria Bottiglieri > zioni amministrative sono stati i seguenti: n l’art. 2 della Legge 26 febbraio 1987, n. 49 («Nuova disciplina della cooperazione dell’Italia con i paesi in via di svilup- po»), che attribuisce a Regioni ed Enti locali la facoltà di promuovere attività di cooperazione internazionale nei se- guenti ambiti: a) l’elaborazione di studi, la progettazione, la fornitura e costruzione di impianti, infrastrutture, attrezzature e servizi, la realizzazione di progetti di sviluppo integrati; c) l’impiego di personale qualificato per compiti di assistenza tecnica, amministrazione e gestione, valutazione e moni- toraggio dell’attività di cooperazione allo sviluppo; d) la formazione professionale e la promozione sociale di cittadini dei paesi in via di sviluppo in loco, in altri paesi in via

LES TAVOLI-CITTÀ Les tavoli-città ont été réunis pour la première fois à l’occasion du meeting «Città solidali tra localizzazione e globalizzazione. Borsa delle opportunità» qui s’est déroulé à Torino du 28 janvier au 1er février 2003, parallèlement à la présence des Administrateurs des villes partenaires; ils se sont réunis, selon la même configuration, en septem- bre 2005 à l’occasion de la manifestation «One World. International Cooperation Cities». Les tavoli sont des lieux de rapprochement entre la Ville et l’ensemble des sujets opérant activement à Torino en matière de coopération internationale. Ils peuvent être con- sidérés comme un modèle de dialogue (structuré) entre sujets sociaux et institutionnels, comme un lieu de rencontre des différents acteurs et lieu d’agrégation des intérêts du territoire. Certains aspects spécifiques se dégagent de ce noyau, ce sont les tavoli:

THE TAVOLI-CITTÀ The tavoli-città were convoked for the first time for the meeting “Città solidali tra localizzazione e globalizzazione. Borsa delle opportunità”, held in Torino from 28th January to 1st February 2003 in the presence of the cities partners’ Administrators. A similar approach led to them meeting in 2005 for the “One World. International Cooperation Cities” event. The tavoli represent opportunities for comparison between the City and all the subjects in Torino that are active in the field of international cooperation. They can be defined as a (structured) dialogue model between social and institutional subjects, a meeting place for actors and an aggregation of interests within the territory. This common nucleus comprises a number of specific typologies i.e. tavoli: n discussion and agreement. The tavoli activities are directed at an extensive communication of the motivations behind twinning and the intervention priorities which the Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 93

> Maria Bottiglieri > di sviluppo e in Italia, e la formazione di personale italiano destinato a svolgere attività di cooperazione allo sviluppo; e) il sostegno alla realizzazione di progetti e interventi ad opera di organizzazioni non governative idonee, anche trami- te l’invio di volontari e di proprio personale nei paesi in via di sviluppo; f) l’attuazione di interventi specifici per migliorare la condizione femminile e dell’infanzia, per promuovere lo svilup- po culturale e sociale della donna con la sua diretta partecipazione; h) la promozione di programmi di educazione ai temi dello sviluppo, anche nell’ambito scolastico, e di iniziative volte all’intensificazione degli scambi culturali tra l’Italia e i PVS, con particolare riguardo a quelli tra i giovani;

n l’art. 19, comma 1 bis, del Decreto Legge 18 gennaio 1993, n. 8, così come convertito dalla Legge 19 marzo 1993, n. 68 («Conversione in legge, con modificazioni, del Decreto Legge 18 gennaio 1993, n. 8, recante disposizioni urgenti in ma- teria di finanza derivata e di contabilità pubblica»), che dice: «I Comuni e le Province possono destinare un importo non

n de concertation. Les activités du “tavolo de concertation” visent à une communication élargie des motivations qui sont à la base du jumelage et des interventions pri- oritaires exposées par la ville partenaire. Un autre élément important est de connaître les différentes expériences réalisées sur le territoire ou en cours de réalisation dans cette ville et les motivations et les méthodes que les acteurs expérimentent ou souhaitent mettre en œuvre;

n de coordination. Les activités du “tavolo de coordination” visent à mettre en place un parcours concret et commun de coordination d’interventions ponctuelles déjà pro- grammées ou d’élaboration de programmes de plus grande ampleur. Les réunions de coordination regroupent donc essentiellement des acteurs déjà actifs souhaitant co- ordonner leurs propres actions avec les autres participants au tavolo;

n de projet. Le “tavolo de projet” se concentre sur la réalisation des interventions ponctuelles définies lors d’une précédente concertation, même si non issue du tavolo. Y participent exclusivement les acteurs concernés par le projet; les activités sont donc destinées à la définition, à la formulation et la gestion des initiatives, ainsi qu’à la

partner city expresses. Another important element involves being aware of the different experiences which the territory is exploring or has explored in the city in question and the motivations and methodologies that the actors are exploring or which they wish to implement;

n coordination. The tavoli activities are aimed at constructing a concrete and common approach for coordinating interventions that have already been programmed, or for the preparation of more far-reaching programmes. The coordination meetings are therefore attended by those actors who are already active and interested in coordinating their actions with other subjects attending the tavolo;

n project planning. The project planning tavolo concentrates on interventions launched as a result of previous discussion and agreement, including those that have not been constructed through the tavolo. The same is attended exclusively by actors involved in the project. The activities are therefore aimed at designing, formulating and mana- ging initiatives, as well as searching for resources, financial and other, required to promote the initiative in question. 94 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

superiore allo 0,80% della somma dei primi tre titoli delle entrate correnti dei propri bilanci di previsione per sostenere > Maria Bottiglieri > programmi di cooperazione allo sviluppo ed interventi di solidarietà internazionale»; n la Legge regionale 17 agosto 1995, n. 67 («Interventi regionali per la promozione di una cultura ed educazione di pace per la cooperazione e la solidarietà internazionale»); n altri riferimenti interpretativi, come il regolamento di esecuzione della Legge 47/89 (ovvero l’art. 7 del D.P.R. 177 del 12 aprile 1988) e la delibera n. 51 del 24 marzo 2000 del Comitato direzionale per la Cooperazione allo Sviluppo con cui si approvano le «Linee di indirizzo e modalità attuative per la cooperazione decentrata allo sviluppo», la quale, te- nendo ben presente il processo normativo di decentramento degli anni novanta e in particolare le c.d. Leggi “Bassanini” e i Decreti attuativi, arriva a definire i seguenti punti: - la valenza strategica della cooperazione decentrata nell’aiuto ai PVS per la promozione dello sviluppo. Le politiche di

recherche des ressources, financières et autres, nécessaires à la réalisation du projet. Il s’agit souvent d’un tavolo créé pour la coordination qui s’est ensuite transformée en “tavolo de projet” ou qui a donné le jour à des groupes de projet qui n’ont pas exclu le moment de concertation plus élargi. Malgré leur diversité, les tavoli sont nés avec une série d’objectifs communs: n renforcer la sensibilité locale sur les problèmes et les capacités du territoire à affronter ces questions; n renforcer les informations et la communication relatives aux activés du territoire; n améliorer la coordination des activités du territoire dans la ville partenaire; n concilier les besoins de la ville partenaire avec les ressources du territoire; n stimuler la définition de projets du territoire en matière de coopération et de solidarité internationale;

A tavolo created for coordination is often subsequently transformed into a co-project planning location, or generates co-project planning working groups that have not exclu- ded a more extensive opportunity for discussion and agreement. Despite their diversity, the tavoli-città are created with a series of similar objectives: n increase local sensitivity to problems and the ability of the territory to tackle the subjects in question; n increase information and communication on activities in the territory; n improve coordination of activities in the territory of the partner city; n match the needs of the partner city with the territory’s resources; n stimulate project planning for the territory as regards international solidarity and cooperation; Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 95

> Maria Bottiglieri > decentramento amministrativo della maggior parte dei PVS o in fase di transizione, riconosciute come fattori fonda- mentali di crescita democratica e quindi di sviluppo, rendono particolarmente feconda l’esperienza degli Enti locali italiani il cui patrimonio di conoscenze, competenze e know how è riconosciuto come particolarmente qualificato per rispondere ai bisogni dei PVS nell’attuazione del loro processo di decentramento; - il coinvolgimento delle autonomie locali nella cooperazione governativa può essere di natura propositiva, attuativa ma anche programmatica; - il riconoscimento normativo di convenzioni tra le associazioni nazionali di Enti locali (ANCI, UPI) e MAE-DGCS che prevedano uno stanziamento da utilizzarsi anche per iniziative di cooperazione «da attuarsi anche da parte dei singoli associati» (Legge 68/93). Questo quadro interpretativo ha costituito il punto di riferimento dell’azione amministrativa di rilevanza internazionale

n catalyser les ressources disponibles et trouver d’autres ressources supplémentaires. Dans cette perspective, les activités typiques de chaque tavolo peuvent se résumer comme suit:

n circulation des informations et divulgation des activités;

n partage d’expériences et de méthodologies;

n diffusion de la sensibilité, de la capacité et de l’implication du territoire;

n définition commune de projets et gestion concertée d’initiatives;

n recherche de ressources potentielles. Comme on peut le remarquer, la fonction du tavolo n’a pas été tant celle de sélectionner des projets ou des interventions (même si telle en a été la conséquence dans certains

n catalyse available resources and find additional resources. Within this context, the typical activities of each tavolo can be summarised as follows:

n circulation of information and divulgation of activities;

n sharing of experiences and methodologies;

n diffusion of sensitivity, ability and commitment within the territory;

n co-project planning and integrated management of initiatives;

n search for potential resources. Clearly, therefore, the function of the tavoli-città has not been so much the selection of projects or interventions (even though in some case this may have happened), as iden- 96 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

intrapresa dalla Città di Torino negli ultimi anni, in attesa di quel processo di riforma legislativa sulla cooperazione decen- > Maria Bottiglieri > trata cui stiamo assistendo in questi mesi in vista di una positiva e auspicata ripresa. In tale contesto, e nell’ambito delle attribuzioni che la Legge 49/87 riconosce alle autonomie locali, la Civica Amministrazione ha agito tenendo conto di ulteriori limiti entro i quali ha ritenuto di doversi attenere per l’esercizio delle azioni di rilievo internazionale di sua competenza. Innanzitutto, il criterio dell’esistenza di un interesse pubblico di dimensione locale. Per definire l’ambito di questo limite è stato necessario far riferimento a quelli che sono gli interessi della collettività locale. Nel caso del Comune, ad esempio, è evidente che le competenze storicamente attribuite (confermate, se non ampliate, dal nuovo assetto costituzionale), espres- sione di tale interesse collettivo locale, sono quelle di gestione dei servizi sociali, istruzione, attività culturali, viabilità, servi- zi pubblici di interesse comunale, trasporti, urbanistica, attività produttive, ecc. (per un quadro completo si rinvia all’art. 3

cas) que d’identifier des processus de débat sur les stratégies d’intervention du “système-ville” dans une déterminée région du monde et d’instaurer un lieu de rapproche- ment et de concertation permanent sur les politiques de coopération au développement dans et avec les villes partenaires.

tifying discussion processes on intervention strategies for the “city-system”, within a specific area of the world, and establishing a permanent opportunity for comparison, dis- cussion and agreement regarding cooperation policies for development in and with the partner cities. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 97

> Maria Bottiglieri > D. Lgs. 31 marzo 1998, n. 112 – «Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed agli Enti locali, in attuazione del capo I della Legge 15 marzo 1997, n. 59»). Rispetto a queste materie si è ritenuto che potesse esistere, in capo alla Municipalità, l’interesse pubblico a promuovere inter- venti di cooperazione decentrata (in tal senso vanno letti gli interventi nell’ambito delle public utilities o delle politiche giovanili ed educative). Interesse pubblico che ad esempio sarebbe mancato nel caso di interventi di cooperazione relativi a politiche montane e forestali o in quelle agricole, materie per l’appunto che o non rientrano nella competenza di una Città metropolita- na come Torino o che si ritiene più opportuno gestire a livelli superiori (di Comunità montana o di Provincia o di Regione). Un altro limite che è stato valutato nell’attivazione di iniziative di cooperazione decentrata è stato quello delle correlate competenze, legislative e amministrative, delle città partner. In una logica di co-sviluppo non si poteva infatti immaginare di proporre alle istituzioni locali del resto del mondo interventi a 360 gradi, in tutti quegli ambiti cioè nei quali la normati-

CONCLUSION La présentation de l’expérience et des méthodes expérimentées au cours de ces dernières années par le Département Coopération internationale et Paix de la Ville de Torino avait pour objectif de décrire une des nombreuses expériences possibles en la matière. Les instruments administratifs tels que les conventions, les tavoli de concertation, les accords de partenariat international, les procédures administratives des organismes locaux étant largement expérimentés dans plusieurs domaines par les Administra- tions Municipales, dont la nôtre, aucun parcours méthodologique adopté ne comporte un aspect innovant en soi. La valeur ajoutée de cette expérience, d’un point de vue technique, est probablement la combinaison de plusieurs instruments en un modèle organisé d’action et d’organisation. En effet, au lieu d’engendrer une sommation d’élé- ments différents conservant chacun leur valence autonome, cette sorte d’alchimie a donné le jour à un modèle de gestion des politiques municipales de coopération décen- tralisée qui a ses propres caractéristiques univoques, tout au moins dans le paysage italien, au point de s’élever au rang de format et de modèle répétable dans des contextes

CONCLUSIONS The presentation of experience and methodologies explored in recent years by the International Cooperation and Peace Department of the City of Torino has sought to de- scribe one of the many possible experiences in this area. In and of itself, almost no methodological approach adopted has particular innovative valency, given that administra- tive instruments like conventions, discussion and agreement tavoli, international partnership agreements, administrative procedures typical of Local Entities are all widely ex- perimented by various sectors in this and certainly other Municipal Authorities. The added value of this experience, from a technical point of view, lies perhaps in the combination of various instruments within an organic action and organisation context. This sort of alchemy, more than producing a summation of various elements that flank each other while maintaining their inherent autonomy, has instead produced a mana- gement model for decentralised cooperation municipal policies which has specific and unique features, at least within an Italian context, creating a repeatable format and a 98 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

va italiana consentiva agli Enti locali una potestà di azione. In tal senso si è cercato di non prescindere dalla conoscenza e > Maria Bottiglieri > comprensione della natura, tipologia, consistenza e qualità dei poteri amministrativi di cui fruivano le città partner: per ci- tare un’eventualità concreta, proporre interventi in materia sanitaria laddove l’Ente omologo non ha alcuna potestà deciso- ria in materia, non sarebbe stato coerente né opportuno alla logica del co-sviluppo. Conoscere il tipo di autonomia di cui godono gli Enti locali è dunque un altro dato da cui si è tentato di non prescindere prima di qualunque tipo di intervento, come pure non era solo un dettaglio comprendere se nelle materie di propria com- petenza l’Ente omologo del PVS avesse solo un’autonomia di funzioni o anche un’autonomia finanziaria. A differenza del sistema non governativo che ha la facoltà, laddove registri aporie del genere, di ampliare o far riferimento ai partner istitu- zionali che sono maggiormente adatti e adeguati a far crescere e sviluppare un determinato progetto, come Ente locale ci si è sforzati di tener conto prima del quadro istituzionale di riferimento per poi procedere con il singolo intervento.

analogues. Si notre expérience peut venir en aide à d’autres Collectivités locales devant faire face à des politiques de coopération ou sur le point de les mettre en œuvre, il nous semble que le fait de divulguer les résultats obtenus répond moins à une opération de promotion de la Ville qu’au respect d’une logique de mise à disposition d’un savoir-faire acquis et de solidarité interinstitutionnelle.

model that can be applied in similar contexts. If our experience can be of help to other Local Entities, involved in cooperation policies or which intend to implement the same, we feel that disseminating the results we have obtained is not so much a promotion activity for the City as part of a networking approach that prioritises acquired know-how and inter-institutional solidarity. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 99

> Maria Bottiglieri > Di fronte a questi limiti ci si chiede allora quali possano essere gli sviluppi interpretativi futuri circa le nuove opportunità e responsabilità che il principio di sussidiarietà verticale apre alle Municipalità. È immaginabile, ad esempio, che un futuro atto normativo possa riconoscere che anche le funzioni amministrative in materia di cooperazione decentrata siano attri- buite ai Comuni in modo prioritario salvo che, « […] per assicurarne l’esercizio unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato»? Naturalmente con gli stessi limiti e condizioni che la norma pone per tutte le altre funzio- ni amministrative, limiti come quelli stabiliti dai principi di differenziazione ed adeguatezza. In base al principio di differenziazione si imporrebbe di attribuire le funzioni amministrative connesse alle azioni di coope- razione decentrata non per “classi di Enti” (ad esempio ai Comuni, e quindi a tutti i Comuni), ma solo a quei Comuni che ai diversi livelli, per dimensione di popolazione e quantità di risorse, possono adempiere alle funzioni assegnate; per il prin- cipio di adeguatezza, invece, occorrerebbe sempre un collegamento fra le funzioni amministrative e la capacità dei soggetti destinatari di assolvere quelle funzioni con la dovuta efficacia ed efficienza. In virtù di tali principi, dunque, anche le fun- zioni amministrative relative alle azioni di cooperazione internazionale decentrata potrebbero spettare, in via generale e prioritaria, a quei Comuni che per dimensione e tipologia di risorse, umane e finanziarie, possono adempiere a dette fun- zioni amministrative e che hanno la capacità, regolamentare ma anche organizzativa, di assolvere ad esse con la dovuta effi- cacia ed efficienza: quindi non tutti i Comuni, ma solo quelli con queste caratteristiche. Se per i Comuni di grandi dimen- sioni, a partire dalle Città metropolitane, sembra presumibile riscontrare la vigenza di queste condizioni, per quelli piccoli occorrerà di volta in volta verificare la struttura organizzativa dell’Ente e il tipo di investimento finanziario e organizzativo che questo ha fatto rispetto alle azioni di cooperazione decentrata per poi valutare se anche in quel caso esso può esercitare questa competenza amministrativa in modo prioritario. 100 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

1.1.4 LA SUSSIDIARIETÀ ORIZZONTALE > Maria Bottiglieri >

Alla competenza generale del Comune dal punto di vista istituzionale fa da contraltare l’art. 118, comma 4, della Costitu- zione, in cui si stabilisce che «Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà». Questa definizione del principio non implica che la Repubblica, nelle sue varie articolazioni, intervenga solo laddove i pri- vati e le formazioni sociali non siano in grado di raggiungere un determinato obiettivo; quindi la sussidiarietà non si identi- fica né con lo spontaneismo né con un ultraliberismo che rinuncia a dotarsi di criteri di giudizio, ma più semplicemente si- gnifica che lo Stato promuove e favorisce l’azione delle formazioni sociali a 360 gradi in un quadro statuale che ha le sue regole e i suoi criteri nell’obiettivo di garantire il raggiungimento del bene comune. Il tipo di sussidiarietà accolta nel nostro ordinamento prevede infatti che il potere pubblico favorisca l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale. L’art. 3 del Testo Unico sugli Enti locali (D. Lgs. 18 agosto 2000, n. 267) dispone che «i Comuni e le Province svolgono le loro funzioni anche attraverso le attività che possono essere adeguatamente esercitate dalla autonoma iniziativa dei cittadini e delle loro formazioni sociali». Nel caso della sussidiarietà orizzontale, a differenza di quanto avviene per quella verticale laddove la fonte elenca in modo tas- sativo le tipologie di atti adottabili a livello superiore (c.d. “sussidiarietà rigida”), la valutazione circa la necessità di farne uso è rimessa alla valutazione del caso concreto (c.d. “sussidiarietà elastica”). Questo comporta che, a seconda della situazione spe- cifica, l’ente pubblico debba individuare nell’ambito della propria discrezionalità amministrativa (su questo tema cfr. meglio par. 3.2) la modalità e il soggetto adeguato per la realizzazione dell’interesse pubblico in materia di cooperazione decentrata. Il problema della sussidiarietà orizzontale in rapporto agli interventi di cooperazione decentrata degli Enti locali si dovreb- be pertanto porre non in via generalizzata per qualunque tipo di intervento, ma solo per quella gamma di interventi che ri- spondono ad un interesse pubblico locale e non di singoli gruppi o associazioni. Riflettere sul tipo di relazione che dovrebbe sussistere tra gli enti territoriali e il mondo non governativo è uno dei temi più sensibili e più complessi, non tanto dal punto di vista teorico quanto dal punto di vista delle esperienze pratiche di concer- Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 101

> Maria Bottiglieri > tazione esistenti; questo, infatti, è solo un altro terreno della tradizionale dialettica tra pubblici poteri e società civile orga- nizzata. Tuttavia, in ordine alle già richiamate differenze tra processi politici di cooperazione decentrata (di competenza de- gli organi di governo locale) e promozione di singoli progetti di sviluppo, competenza normalmente riconosciuta a ONG e associazionismo specializzato, appare inutile contrapporre i due percorsi laddove possono più utilmente convergere nella chiara distinzione di ruoli di ciascun soggetto. Abbozzare la distinzione tra cooperazione internazionale promossa dagli Enti locali e quella promossa dal non governativo a livello locale non è semplice e forse rappresenta un’ulteriore sfida che anche il legislatore, come le Amministrazioni, po- trebbe raccogliere. In questi anni di osservazioni delle dinamiche esistenti ci sembra di poter affermare che la prima perse- gue l’obiettivo di promozione di processi politici locali, nell’interesse generale dei cittadini di Municipalità omologhe, nelle materie di loro competenza amministrativa e nel rispetto delle attribuzioni dei Comuni stranieri; la seconda promuove per lo più progetti mirati, ispirati e coerenti con le finalità statutarie dell’ente a favore di target specifici e di comunità non ne- cessariamente connotate da vincoli istituzionali. Pur nei limiti di una evidente semplificazione, ciò che preme segnalare è come dall’esperienza fatta a Torino sia emersa una sostanziale diversità di obiettivi e modi di intendere la cooperazione allo sviluppo dell’istituzione locale e del non governa- tivo: circostanza, questa, che ha rappresentato un’opportunità e una ricchezza non tanto e non solo in senso culturale, ma in senso concreto e pratico. Tali differenze infatti implicano come prima ed elementare conseguenza l’impossibilità di so- vrapposizioni; effetto secondario è invece l’opportunità che i due processi si integrino e si compensino, con il risultato du- plice di rafforzare le azioni reciproche e di dare valore aggiunto alle azioni di entrambi nell’ottica di un percorso integrato di cooperazione internazionale allo sviluppo. Gli aspetti connessi al tema della sussidiarietà orizzontale inaugurano così un nuovo modo di amministrare che è davvero difficile metabolizzare. Contrariamente al «paradigma bipolare» (S. Cassese) cui finora si è sempre ispirato l’agire ammini- strativo, con la contrapposizione tra soggetti che amministrano e amministrati, il principio di sussidiarietà si fonda invece su una logica «relazionale, in quanto disciplina i rapporti fra soggetti tutti dotati di autonomia: i cittadini, singoli o associati, le Pubbliche Amministrazioni, i vertici politici delle Amministrazioni. I rapporti basati sull’autonomia relazionale si pos- 102 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

sono dunque descrivere come un sistema reticolare in cui ogni snodo è un soggetto portatore di interessi ed in cui i rappor- > Maria Bottiglieri > ti fra i vari soggetti sono potenzialmente infiniti, perché ognuno di essi può collegarsi con gli altri in una molteplicità di combinazioni senza però con questo perdere la propria identità. Tutti i soggetti che formano i nodi della rete di rapporti so- no da considerare come portatori di risorse, ognuno secondo le proprie capacità e possibilità» (G. Arena). La logica della sus- sidiarietà non è solo più “democratica” perché realizza il «governo attraverso la discussione», ma è anche più efficace: si pen- si ai progetti di cooperazione internazionale condivisi nei “tavoli” di co-progettazione. In quei casi il fatto che il progetto sia stato “sentito e pensato”, sia dalla parte pubblica che da quella privata, ha consentito che ogni attore apportasse non soltan- to le proprie competenze e il proprio know how, ma anche altre risorse tali da far abbattere notevolmente i costi rispetto al caso in cui la Pubblica Amministrazione avesse dovuto “acquistare” in toto l’intero servizio o l’ONG avesse voluto ricercare finanziamenti autonomi. Ciò significa che i risultati dell’interazione fra le risorse di cui sono portatrici le Amministrazioni e quelle di cui sono por- tatori i cittadini non costituiscono una semplice somma aritmetica: quello che ne esce fuori non è un nuovo soggetto, una nuova struttura, bensì un nuovo modo di amministrare una funzione pubblica svolta in modo nuovo. Qui sta la sfida della sussidiarietà orizzontale, e al momento anche il suo limite: di fronte a questa novità, infatti, si fa difficoltà a inventare isti- tuti amministrativi applicabili (che attualmente non esistono), ed è problematico adeguare la struttura organizzativa non solo pubblica ma anche privata. Perché se è vero che la sussidiarietà orizzontale può mettere tutti gli attori sullo stesso livel- lo, è anche vero che a tutti viene chiesta eguale responsabilità: alla politica, ai tecnici dell’Amministrazione e ai cittadini. Così ecco che da un lato mancano strumenti amministrativi che riconoscano il valore e l’esistenza di un “procedimento sussidiato”, ben diverso da quello partecipato (in cui la Pubblica Amministrazione resta comunque il dominus dell’intero procedimento, mentre i cittadini possono soltanto esprimere pareri consultivi); e dall’altro non esistono strumenti in grado di garantire che soggetti privati possano essere sottoposti agli stessi standard di trasparenza, correttezza e competenza degli enti pubblici. Un’esperienza che può andare in questa direzione è quella del «Coordinamento sul sostegno a distanza a Torino». In questo caso la Civica Amministrazione si è impegnata a dare visibilità e a promuovere le singole azioni degli enti impegnati in tale Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 103

> Maria Bottiglieri > attività attraverso la pubblicazione di una Guida e la costituzione di un “tavolo” di coordinamento; le associazioni conti- nuano a svolgere le loro attività di solidarietà internazionale secondo la propria filosofia di intervento, ma inserite in un con- testo peculiare, mentre i cittadini hanno la possibilità, grazie a un atto di autolimitazione degli stessi enti SAD, di visionare i bilanci degli stessi. Benché si tratti di un caso ancora embrionale, ci sembra utile sottolinearlo relativamente ad alcuni aspetti che ne scandiscono le possibili valenze sussidiate: in questo caso, infatti, non ci si trova di fronte né ad associazioni della società civile che “partecipano” ad un procedimento la cui titolarità appartiene all’Ente pubblico, né ad un processo di mero sostegno da parte dell’Ente locale ad iniziative della società civile organizzata; questa forma di collaborazione disegna invece in qualche modo una sorta di funzione pubblica nuova, in cui potere pubblico e società civile organizzata costrui- scono insieme politiche locali secondo le specifiche competenze (in questo caso, politiche di sensibilizzazione alla cultura della solidarietà internazionale). Per un Comune il tema della sussidiarietà orizzontale nelle politiche di cooperazione internazionale costituisce pertanto il reale terreno di gioco delle politiche civiche. Secondo la logica della sussidiarietà verticale, infatti, essendo proprio l’Ente municipale il primo ente pubblico che i gruppi organizzati e gli individui incontrano sul loro cammino, dovrebbero regi- strarsi essenzialmente a questo livello le prime e più innovative esperienze di azioni pubbliche sussidiate. In tal senso il Co- mune costituisce una soglia e, come tale, ha la responsabilità e al tempo stesso l’opportunità di essere luogo di separazione o di attraversamento, momento di chiusura o di apertura. Nella consapevolezza che gli obiettivi di un’Amministrazione sussidiata delle politiche locali sono ancora tutti da costruire, l’auspicio è che le azioni di cooperazione decentrata possano essere il terreno su cui sperimentare le prime buone prassi. Nelle pagine che seguono si darà conto delle modalità secondo le quali la Città di Torino ha iniziato a raccogliere, negli ulti- mi anni, le sfide della democrazia partecipata e della sussidiarietà nelle politiche locali di cooperazione decentrata. 104 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

2.0.0 LA COOPERAZIONE DECENTRATA E IL PARTENARIATO ALLO SVILUPPO > Maria Bottiglieri >

2.1.0 Le ragioni e gli strumenti

La Città di Torino, ad oggi, intrattiene relazioni istituzionali significative con una decina di Città del mondo con le quali collabora stabilmente in azioni di scambio e sviluppo. Ogni città presenta dei legami peculiari con la realtà torinese che vanno dalla presenza di una forte migrazione piemontese (il caso argentino e brasiliano) o di una forte migrazione a Torino degli abitanti della città partner (il caso senegalese) fino al- la presenza in loco di un forte tessuto sociale (ONG, Istituti missionari, associazioni di volontariato internazionale) di pro- venienza torinese come a Praia, Ouagadougou, in Medio Oriente o nelle città brasiliane. Esistono poi anche partenariati av- viati già da tempo sul piano imprenditoriale/produttivo e sul piano della solidarietà sindacale (il caso di Kragujevac) o nati a seguito di azioni di solidarietà autonomamente promosse dai cittadini e dalla società civile torinese a seguito di conflitti o altre calamità (Breza, nel corso della guerra in Bosnia Erzegovina, e le località coinvolte dallo tsunami del dicembre 2004). Normalmente le ragioni che spingono ad un gemellaggio sono di tipo politico e sono espresse in atti di indirizzo ad hoc (come nel caso Gaza-Haifa, preceduto da mozioni del Consiglio Comunale); quelle che spingono ad un accordo di cooperazione possono essere descritte, oltre che nell’atto con il quale la Giunta approva i protocolli d’intesa, da atti di indirizzo politico in materia di varia natura. Ad esempio, l’indirizzo politico espresso dal Consiglio Comunale intorno al 1997 per la promozione dei gemellaggi con Quetzaltenango, Breza, Gaza e Haifa manifesta la scelta politica della Città di collegare le politiche di co- operazione internazionale a quelle di promozione di una cultura di pace: erano infatti state individuate tre aree del mondo in cui in modo differente il problema della guerra, del conflitto e del rispetto dei diritti umani era in significativa evoluzione, nella convinzione che il rafforzamento della pace passasse attraverso la rimozione delle cause che hanno determinato i con- flitti e il rafforzamento della dialettica democratica, delle istituzioni locali e della partecipazione della collettività. Leggendo il complesso di atti, dichiarazioni e scelte sulle politiche di cooperazione decentrata sviluppate negli ultimi anni, è possibile desumere alcune delle principali ragioni della presenza torinese nelle diverse aree del mondo: Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 105

> Maria Bottiglieri > n Mediterraneo. In quest’area l’obiettivo politico principale è stata la volontà di promozione di politiche di dialogo, disten- sione e integrazione euro-mediterranea: in tal senso vanno letti i gemellaggi Gaza-Haifa e Breza-Kragujevac, insieme al- l’adesione a reti come Euromed o EuroGaza;

n Africa. La scelta della presenza in alcuni Stati africani è stata collegata ai flussi migratori e all’emergenza povertà, non solo economica, che questo continente pone agli occhi del mondo intero e su cui anche la Città di Torino si è sentita chiamata a interagire in modo significativo;

n America Latina. Lo spazio latino-americano è stato posto all’attenzione delle politiche di cooperazione decentrata della Città per almeno tre ordini di ragioni: la prima, più immediata, è relativa ai forti squilibri economico-sociali e ambien- tali che attraversano l’area; la seconda è l’attenzione politica nei confronti della cultura dei diritti dei popoli indigeni e l’attenzione ai processi di evoluzione democratica e di rispetto dei diritti umani; infine la capacità di sperimentare in questi luoghi nuove forme di cooperazione integrata allo sviluppo, in cui attori del Terzo settore, istituzionali ed econo- mici possono concorrere allo sviluppo di paesi emergenti ricchi di potenzialità;

n Asia. L’intervento in Sri Lanka e India (Tamil Nadu) è nato da ragioni di solidarietà legate al disastro provocato dallo tsunami. Gli strumenti attraverso cui sono stati regolati i rapporti di partenariato allo sviluppo con le città partner di queste aree pos- sono essere raggruppati in tre tipologie distinte in base ai soggetti con cui la Civica Amministrazione ha stabilito i suoi pat- ti. Nel primo gruppo si annoverano i patti tra la Municipalità di Torino e quelle delle città partner dei paesi emergenti o in via di sviluppo; nel secondo le reti di cooperazione cui la Città di Torino partecipa con numerose altre Città del mondo; nel terzo i patti tra la Municipalità e i soggetti, pubblici o privati, presenti sul territorio cittadino. Alla logica bilaterale che sottende i patti di cooperazione e gemellaggio si affianca quella multilaterale che meglio è eviden- ziata nelle reti. Riguardo invece ai patti sul territorio, l’esperienza portata avanti dalla Città in questi ultimi anni è passata da esperienze bilaterali a esperienze multilaterali composite, fino ad arrivare alla costituzione di nuovi soggetti di diritto co- me coordinamenti e associazioni. 106 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

2.2.0 Cooperazione decentrata Città-Città > Maria Bottiglieri >

Gli strumenti attraverso i quali sono stati regolati i rapporti di partenariato allo sviluppo si possono raggruppare in tre catego- rie: i gemellaggi, gli accordi di cooperazione e altri tipi di atti diversamente definiti.

2.2.1 GEMELLAGGI

I gemellaggi definiscono un partenariato di ampia portata tra due Città, generalmente non hanno limite di tempo e non hanno un oggetto specifico di azione. La Legge “La Loggia” prima e la Legge 131/2003 poi riconoscono questa pratica agli Enti locali, perché rientra nelle attività di mero rilievo internazionale esplicitamente consentite nelle materie loro attribuite. Nell’espe- rienza della Città di Torino due dei tre gemellaggi stipulati con Città di PVS esplicitano l’obiettivo condiviso nel patto di amici- zia istituzionale: sia nel gemellaggio con Gaza che con Quetzaltenango si richiamano infatti i «valori supremi della pace, della li- bertà, della giustizia, della cooperazione e dello sviluppo umano». Se si pensa al contesto politico-istituzionale delle due aree si coglie in via immediata come questo richiamo non abbia valenza puramente formale, ma costituisca in un certo senso l’ambito su cui basare il partenariato con quelle due Città; in tale ottica ne deriva che, se lo sfondo di azione non fosse questo, potrebbe venir meno la ragion stessa e l’efficacia del patto. Verosimilmente è anche in virtù di questo elemento che in occasione di ogni tornata elettorale amministrativa delle città partner l’Amministrazione torinese si riserva sempre un momento di riflessione per accertare, insieme agli attori torinesi che partecipano al “tavolo-città”, che la nuova compagine politica scelta dalla omologa comunità locale garantisca il rispetto dei diritti democratici essenziali. Se, infatti, per il non governativo è plausibile operare con una comunità civile prescindendo dai governi locali, per una Municipalità la relazione istituzionale è basilare: non è dunque pensabile di collaborare con poteri locali che non riconoscano ad esempio i diritti umani, poiché significherebbe riconoscere in qualche modo la loro autorità e le loro politiche. Nei momenti di sospensione delle relazioni istituzionali collegati a una torna- ta elettorale, la Città cerca di continuare a essere vicina alle comunità locali attraverso il sostegno a progetti promossi dalle ONG torinesi presenti in quell’area, affinché non vi sia discontinuità nel sostegno alle popolazioni amiche. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 107

> Maria Bottiglieri > n BOX 3

GAZA (Territori Palestinesi)

NATURA: dichiarazione di gemellaggio

ANNO: 1997

OBIETTIVI: «valori supremi della pace, della libertà, della giustizia, della cooperazione e dello sviluppo umano. Al perseguimento di questi fini saranno tesi gli scambi tra Torino e Gaza» n

n BOX 4

QUETZALTENANGO (Guatemala)

NATURA: dichiarazione di gemellaggio

ANNO: 1999

OBIETTIVI: «valori supremi della pace, della libertà, della giustizia, della cooperazione e dello sviluppo umano. Al perseguimento di questi fini saranno tesi gli scambi tra Torino e Quetzaltenango» n

n BOX 5

CORDOBA (Argentina)

NATURA: dichiarazione di gemellaggio

ANNO: 1986 n 108 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

2.2.2 ACCORDI DI COOPERAZIONE > Maria Bottiglieri >

Diverso è il discorso per gli accordi di cooperazione, che hanno una durata limitata nel tempo, un ambito tematico su cui le due Città misurano il loro partenariato e, in taluni casi, prevedono specifiche modalità operative. Talora si individua l’ONG o l’organismo internazionale che facilita le relazioni tra le due Municipalità, cioè il c.d. soggetto “accompagnatore” (l’ente che mette a disposizione della Civica Amministrazione competenze, abilità e saperi per la migliore riuscita delle at- tività di cooperazione decentrata); in altri casi esiste una vera e propria procedura attuativa dei singoli interventi. In questa seconda categoria rientrano tutti gli accordi che hanno tale caratteristica, anche se in taluni casi il nomen juris cambia (ac- cordo di amicizia, protocollo di cooperazione e così via). Nella lettura comparativa di questi protocolli è interessante notare non soltanto la differente caratterizzazione degli obietti- vi concertati dalle due Città, ma anche l’elemento dell’accompagnamento che denota una maggiore o minore disponibilità delle Civiche Amministrazioni alla concertazione con la società civile organizzata.

n BOX 6

BAGHDAD (Iraq)

NATURA: protocollo di amicizia, scambi e cooperazione

ANNO: 2005

DURATA: tre anni

ACCOMPAGNAMENTO: non specificato

OBIETTIVI: accrescere l’amicizia e i rapporti istituzionali tra le due Città promuovendo azioni di scambio e cooperazione su alcune tematiche di comune interesse e segnatamente: Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 109

> Maria Bottiglieri > n scambi e azioni di collaborazione sui temi della gestione dei servizi pubblici e della capacity building nei seguenti campi: ac- qua, gestione dei rifiuti solidi e dei liquami;

n assistenza per l’organizzazione e la gestione del servizio idrico integrato (produzione e distribuzione dell’acqua potabile, raccol- ta e trattamento acque reflue);

n addestramento di tecnici alle nuove tecnologie e metodologie gestionali;

n gestione delle acque reflue e consulenza tecnica e validazione della pianificazione urbana e sistemi informativi geografici n

n BOX 7

BREZA (Bosnia Erzegovina)

NATURA: accordo di cooperazione

ANNO: 1998, rinnovato nel 2005

DURATA: cinque anni

ACCOMPAGNAMENTO: tra i partner progettuali della società civile delle due Città si segnalano i soggetti già operativi: AlmaTerra, De- snek, Equamente, Centar Za Zene, I.So.La., Ingegneri senza frontiere, Re.Te.

OBIETTIVI:

n lo sviluppo delle politiche giovanili a tutti i livelli (spazi di aggregazione, formazione, lavoro, cultura, creatività, prevenzione del disagio, salute, ecc.);

n la promozione delle politiche di genere e pari opportunità, con particolare attenzione ai temi della salute delle donne;

n la formazione professionale, il turismo locale e la valorizzazione del territorio;

n lo sviluppo economico-agricolo locale n 110 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

n BOX 8 > Maria Bottiglieri >

CAMPO GRANDE (Brasile)

NATURA: accordo di cooperazione

ANNO: 2002

DURATA: tre anni

ACCOMPAGNAMENTO: AARH (Associação de ausilio e recuperação dos Hansenianos) e OASI

OBIETTIVI:

n promuovere amichevoli rapporti ed incontri che rendano possibile la conoscenza reciproca della realtà economica, culturale e sociale di entrambe le Città;

n promuovere e mantenere iniziative che permettano l’interscambio dei rispettivi cittadini, come manifestazioni culturali, sporti- ve, commerciali, universitarie n

n BOX 9

PRAIA (Capo Verde)

NATURA: protocollo di cooperazione

ANNO: 2003

DURATA: illimitata (con facoltà di recesso incondizionato previo preavviso di tre mesi)

ACCOMPAGNAMENTO: non esplicitato

OBIETTIVI: i Comuni di Praia e Torino si propongono di cooperare, ove possibile, a programmi di sviluppo, incoraggiamento e agevo- lazione di varie iniziative da intraprendere a livello municipale o promosse da altri rispettivi enti pubblici o privati. La coopera- zione e l’interscambio saranno rivolti ai settori ritenuti d’interesse per entrambe le parti ed in particolare per ciò che attiene a: Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 111

> Maria Bottiglieri > n incentivazione dello sport;

n sviluppo economico e sociale;

n interscambio culturale;

n organizzazione e potenziamento dei servizi comunali;

n comunità migranti;

n bonifica;

n educazione e formazione professionale;

n salute;

n sviluppo del turismo. La Città di Torino patrocinerà il quartiere di Tira Chapéu, col quale manterrà un rapporto preferenziale per quanto attiene alle azioni di cooperazione

TORINO – PRAIA – ANCI

NATURA: protocollo tecnico-finanziario

DURATA: cinque anni

ANNO: 2005

OBIETTIVI:

n definire strumenti di raccordo tra i Comuni italiani che intendano realizzare interventi di cooperazione con la Municipalità di Praia, per il tramite del coordinamento finanziario dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e il coordina- mento tecnico della Città di Torino;

n regolare la modalità di intervento della cooperazione torinese a Praia, ove elemento di punta è il controinvestimento della Mu- nicipalità di Praia pari al 50% di quanto investito dal Comune di Torino n 112 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

n BOX 10 > Maria Bottiglieri >

SALVADOR DE BAHIA (Brasile)

NATURA: accordo di cooperazione

ANNO: 2003

DURATA: non esplicitata

ACCOMPAGNAMENTO: non esplicitato

OBIETTIVI:

n promuovere amichevoli rapporti, incontri ed occasioni di collaborazione che rendano possibile l’accrescersi della conoscenza re- ciproca e della solidarietà fra le rispettive comunità;

n promuovere e sostenere iniziative che permettano l’interscambio fra i cittadini sulle rispettive realtà economiche, culturali e so- ciali e soprattutto che favoriscano la creazione di opportunità di cooperazione internazionale finalizzate alla soluzione di pro- blemi e alla risposta a bisogni manifestati dai cittadini stessi n

n BOX 11

SCUTARI (Albania)

NATURA: accordo di cooperazione

ANNO: 2002

ACCOMPAGNAMENTO: LVIA

DURATA: tre anni

OBIETTIVI:

n promuovere amichevoli rapporti ed incontri che rendano possibile l’accordo di cooperazione; Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 113

> Maria Bottiglieri > n conoscenza reciproca della realtà economica, culturale e sociale di entrambe le città;

n promuovere iniziative che permettano l’interscambio dei rispettivi cittadini: manifestazioni culturali, sportive, commerciali, universitarie, ecc. I Comuni di Scutari e Torino si impegneranno a definire un programma triennale di attività di cooperazione in concertazione con i rispettivi territori n

n BOX 12

OUAGADOUGOU (Burkina Faso)

NATURA: accordo di cooperazione

ANNO: 2003

DURATA: non specificato

ACCOMPAGNAMENTO: LVIA – Comitato «Cittadella delle Civiltà»

OBIETTIVI:

n promuovere rapporti di amicizia, di incontro e altre occasioni di cooperazione;

n favorire lo scambio di conoscenze, di iniziative e di solidarietà tenendo conto delle rispettive realtà economiche, sociali e cultu- rali n

n BOX 13

KRAGUJEVAC (Serbia)

NATURA: accordo di cooperazione

ANNO: 2005 114 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

DURATA: tre anni > Maria Bottiglieri >

ACCOMPAGNAMENTO: non specificato

OBIETTIVI: promuovere azioni di scambio e cooperazione su alcune tematiche di comune interesse e segnatamente:

n lo sviluppo delle politiche occupazionali e del lavoro;

n la formazione e la riqualificazione professionale;

n la valorizzazione dei rapporti tra le imprese;

n la valorizzazione delle relazioni sindacali;

n la promozione delle politiche giovanili;

n lo scambio sulle pratiche di riconversione industriale;

n la promozione di politiche culturali e di alta formazione n Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 115

> Maria Bottiglieri > 2.2.3 ALTRO (MEMORANDUM, DICHIARAZIONI DI INTERESSE E DI INTENTI E RELAZIONI ISTITUZIONALI SIGNIFICATIVE)

La complessità e varietà delle situazioni politiche e sociali delle Città con cui Torino si relaziona fa scaturire una differente tipologia e intensità delle relazioni istituzionali stesse, le quali si riflettono anche nell’atto formale che le esprime. In tal sen- so sono raggruppati in questo paragrafo patti istituzionali completamente diversi tra loro, che non sono stati inclusi in nes- suna delle due categorie precedenti. Il memorandum di intesa con Haifa, ad esempio, ha caratteristiche tali da renderlo fortemente assimilabile ad un accordo di cooperazione per alcuni versi (la definizione delle tematiche di intervento) e ad un gemellaggio per altri (la non indica- zione della durata). Tuttavia esso è diverso da entrambi, poiché rientra più nella logica della collaborazione che della coope- razione almeno per due buone ragioni: 1) innanzitutto questo patto nasce, nelle intenzioni delle parti, come propedeutico alla sigla di un patto di gemellaggio, auspicato dal Consiglio Comunale di Torino già dal 1997; 2) in secondo luogo Haifa non si trova in un PVS come negli altri casi: la ragione del mantenimento delle relazioni con questa Città da parte del Settore Cooperazione internazionale e Pace (e non del settore che ne avrebbe avuto competen- za) va individuata nelle politiche di pace che, in modo coordinato a quelle di cooperazione, la Città di Torino intende portare avanti nell’area mediorientale. Molto meno impegnativa è, invece, la clausola di dichiarazione di interesse della Civica Amministrazione ad un protocollo siglato da altri due soggetti torinesi (un’ONG e il Politecnico) con la Municipalità di Santo André (Brasile): con questo atto, infatti, la Città si dichiara interessata ad un progetto e non alla gamma di relazioni istituzionali che ne possono conseguire. Ancora meno vincolante è la dichiarazione di intenti con Campinas, che rappresenta però una tappa istituzionale impre- scindibile per la definizione di un eventuale accordo di cooperazione. Torino, inoltre, ha relazioni istituzionali politicamente rilevanti con diverse altre Città. Tra di esse spicca Louga, in Senegal, con cui Torino intrattiene rapporti da svariati anni in ragione del progetto «Da Rifiuto a Risorsa». Ultimamente, viste le si- 116 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

gnificative presenze nella cittadina africana di soggetti della cooperazione torinese (Università, ONG, scuole), nonché nella > Maria Bottiglieri > città subalpina di comunità di migranti provenienti proprio da Louga (con le quali si sta sperimentando il primo progetto che lega migrazione e sviluppo) è stato avviato il percorso di consolidamento delle relazioni istituzionali tra le due Città ed è stato costituito il relativo “tavolo-città”. Infine, attraverso alcuni interventi o incontri, sono state costituite le basi per futuri rapporti e accordi con altre Città, tra cui Esmeraldas (Ecuador) e General Belgrano (Argentina). Il percorso di relazioni internazionali che va dall’intraprendere relazioni istituzionali informali, ma politicamente rilevanti, alla definizione di accordi di intesa, come dichiarazioni di intenti o di interesse, fino alla sigla di veri e propri accordi di co- operazione se non gemellaggi, è il normale iter che questa Civica Amministrazione ha tentato di seguire per giungere a si- glare qualsiasi accordo di collaborazione con le città partner: procedere per piccoli passi costituisce la strada più opportuna per costruire partenariati fondati su basi solide e condivise.

n BOX 14

HAIFA (Israele)

NATURA: memorandum d’intesa

ANNO: 2005

DURATA: non specificata

ACCOMPAGNAMENTO: non specificato

OBIETTIVI:

n promuovere opportunità, sia a livello interno sia congiuntamente a Città terze qualora idonee, mediante un’interazione delle comunità nei settori pubblici e privati nei quali entrambe le parti rivelano riconoscibili aspirazioni e punti in comune;

n scambiare informazioni, esperienze e idee riguardanti tutti gli aspetti dei servizi comunali, siano essi sociali, culturali, ricreativi o altro;

n creare una collaborazione in ambito civico, culturale, economico, nonché nei settori dei servizi sociali, della giustizia sociale, Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 117

> Maria Bottiglieri > dell’ambiente e della democrazia locale;

n fornire informazioni, collegamenti e supporti alle potenziali imprese interessate in investimenti e opportunità commerciali così da facilitare l’accesso ai reciproci mercati;

n incoraggiare il coordinamento di missioni con le rispettive Città e, qualora se ne presentasse l’occasione, la collaborazione con altri livelli di governo n

n BOX 15

SANTO ANDRÉ (Brasile)

NATURA: dichiarazione di interesse a protocollo stipulato tra altre parti (il Politecnico di Torino, la Prefeitura di Santo André, il CICSENE)

ANNO: 2004

OBIETTIVI: l’obiettivo dell’accordo è la cooperazione tecnica sui temi della progettazione e realizzazione di attrezzature pubbliche e dello sviluppo del Comune di Santo André. Dall’art. 2: «Le parti tengono ad evidenziare che il Comune di Torino ha manifesta- to interesse nei confronti della progettazione di cui all’art. 1, anche nella prospettiva di una possibile collaborazione con la Prefet- tura di Santo André» n

n BOX 16

CAMPINAS (Brasile)

NATURA: dichiarazione di intenti

DURATA: cinque anni 118 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

ANNO: 2003 > Maria Bottiglieri >

OBIETTIVI: promuovere lo sviluppo di eventi culturali e turistici, azioni urbanistiche di integrazione sociale e protezione, recupero e salvaguardia del patrimonio storico della città di Campinas n

n BOX 17

LOUGA (Senegal)

NATURA: relazione istituzionale informale, ma politicamente rilevante

OBIETTIVI: avviare un percorso di rafforzamento delle relazioni istituzionali tra le due Città che, facendo leva sulle precedenti colla- borazioni progettuali, sulla presenza di cittadini di Louga a Torino e di ONG torinesi a Louga, possa costruire percorsi di co-svi- luppo sulle seguenti tematiche: ambiente e sviluppo sostenibile, formazione ed educazione per giovani e bambini n Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 119

> Maria Bottiglieri > 2.3.0 Le reti di cooperazione internazionale

Diverge dalla logica bilaterale del gemellaggio o della relazione Città-Città quella delle reti istituzionali di cooperazione, le quali sono sistemi di aggregazione tra diverse Municipalità che condividono precisi obiettivi e azioni per la promozione del co-sviluppo. Torino partecipa ad alcune di esse, di segno differente, con un apporto diverso a seconda del proprio maggior o minor coinvolgimento: in alcuni casi la Città ne è capofila o presidente, in altri è partecipante più o meno alla pari. La carat- teristica comune della partecipazione a questi sistemi è la scelta della Civica Amministrazione di lavorare all’interno di reti quasi tutte di tipo informale, in cui non sono previsti una quota di partecipazione o uno statuto (come invece capita in vari organismi di questo genere, dove la partecipazione spesso rischia di esaurirsi in questa sorta di adesione istituzionale), nelle quali si collabora su programmi o azioni puntali e concrete. Le ragioni dell’adesione della Città a ognuna di queste reti sono di tipo differente, così come meglio specificato nei box successivi. Tra tutte va ricordato in questa sede il valore aggiunto di un’esperienza cone EuroGaza, nata per coordinare gli interventi di cooperazione delle singole Città europee gemellate con Gaza cercando di evitare quello che sovente capita nei percorsi di cooperazione internazionale, e cioè che i vari donors non conoscano le reciproche attività e di conseguenza sovrappongano inutilmente i loro interventi. Questa esperienza ha già prodotto una prima serie di azioni che danno il senso delle modalità di azione e integrazione delle diverse logiche cooperative esistenti a livello europeo. Al di là dei singo- li progetti, il valore aggiunto di questa esperienza va individuato nello spirito di organizzazione partecipata di percorsi di cooperazione decentrata: in tal senso, la rete non ha rappresentato soltanto una palestra di confronto tra la Città medio- rientale e quelle europee, ma anche un luogo in cui le stesse Città europee si sono confrontate sui diversi approcci parteci- pativi nelle politiche di cooperazione decentrata e sulle diverse modalità di interpretare questo aspetto delle politiche ci- viche. È interessante osservare che il confronto tra Città europee sul loro modo di relazionarsi a Città di paesi terzi, se debitamente organizzato, coltivato e ottimizzato, può creare un modello di cooperazione decentralizzata “all’europea” nuovo e diverso da quelli di partenza: un altro debito, questo, che la costituenda cultura europea della cooperazione de- centrata ha nei confronti dei paesi partner; e non è un caso se questa rete è stata presa come modello dalla «Rete europea 120 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

degli Enti Locali per la Pace in Medio Oriente». > Maria Bottiglieri > Peculiare anche l’esperienza dell’«Osservatorio per la democrazia partecipativa». La circostanza che le numerose Città fino- ra associate siano sia europee che latino-americane sottolinea ancora una volta come il tema della democrazia partecipata nelle e delle Città costituisca un patrimonio comune su cui tali Municipalità, a partire da background e prospettive cultura- li differenti, intendono confrontarsi.

n BOX 18

EUROMED

NATURA: gruppo di lavoro della rete Eurocities

ANNO: 2002

ALCUNI PARTNER: Alessandria d’Egitto, Al Hoceima, Amioun, Antwerpen, Athína, Barcelona, Beyrouth, Bordeaux, Bosra, Région Bruxelles Capitale, Byblos, Casablanca, Charleroi, Fes, Firenze, Frankfurt am Main, Genova, Köln, Lille, Mahdia, Marseille, Nancy, Nice, Paris, Rabat, Roma, Rotterdam, Salé, Zaragoza, Sfax, Sidi Bdellah, Stockholm, Strasbourg, Thessaloniki, Tizi Ou- zou, Torino, Toulose, Tunis, Venezia

COORDINATORE: dal 25-26 giugno 2004 fino al 2006, Torino; dal 2006 Nice (Nizza)

OBIETTIVI:

n promuovere le relazioni e il dialogo fra le Città del bacino euromediterraneo nell’ambito del c.d. “processo di Barcellona”;

n sviluppare progetti di cooperazione fra le Città del Mediterraneo del Nord e del Sud;

n realizzare azioni di lobbing verso le Istituzioni dell’Unione europea nell’ambito del dibattito sui fondi a disposizione per i pros- simi anni e il ruolo delle Città nella nuova politica europea di vicinato n Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 121

> Maria Bottiglieri > n BOX 19

EUROGAZA

NATURA: gruppo di coordinamento tra le Città europee gemellate con Gaza, nato su proposta della stessa Città palestinese

DATA: 2001

ALCUNI PARTNER: Barcelona, Torino, Dunkerque, Tromsø, Cascais

OBIETTIVI: coordinare gli interventi di cooperazione delle Municipalità europee a Gaza per ottimizzare gli interventi, anche in fun- zione della presentazione di progetti congiunti di cooperazione all’Unione europea

PROGETTI: 2001-2005: adiacente al parco urbano donato dalla Municipalità di Barcellona e all’interno della Biblioteca donata dalla Co- munità Urbana di Dunkerque, la Città di Torino ha sostenuto l’allestimento di un Internet Center per i giovani di Gaza 2005-in corso: nel quartiere di East El Nasser, oggetto di riqualificazione urbana da parte della Città di Barcellona, sarà edifi- cato dalla Comunità Urbana di Dunkerque un Centro polivalente, in cui saranno promossi progetti con le associazioni femmini- li della città sostenuti dalla Città di Torino n

n BOX 20

OIDP – Osservatorio internazionale della Democrazia partecipativa

NATURA: coordinamento di Città

ANNO: 2002

ALCUNI PARTNER: Municipalità europee e latino americane tra cui Barcelona, Saõ Paulo, Bilbao, Córdoba, Granada, Madrid, Buenos Aires, Dunkerque, Pesaro, La Paz, Montevideo, Quetzaltenango, Rosario, El Cusco, Belo Horizonte, Recife, Porto Alegre, Grenoble, Lille, Nanterre, Saint-Denis 122 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

OBIETTIVI: > Maria Bottiglieri >

n promuovere uno spazio aperto all’analisi e al dibattito, una rete di incontro delle diverse esperienze mondiali di partecipazione cittadina e democrazia partecipata;

n promuovere la cooperazione tra Municipalità, fondamento di interscambio di esperienza di democrazia partecipativa (“ban- ca di esperienze”);

n cooperare con le Municipalità nella ricerca di mezzi per l’applicazione e sviluppo delle esperienze oggetto dell’«Osservatorio»;

n aprire un’“agenda delle attività” per diffondere i programmi di interesse delle diverse Municipalità;

n contribuire mediante lo studio e la riflessione alla conoscenza ed alla diffusione dei concetti e delle pratiche di democrazia par- tecipativa;

n ampliare l’«Osservatorio» a tutte le Municipalità di qualsiasi zona del mondo interessate a collaborare a tale processo n

n BOX 21

URB-AL 12

NATURA: rete di Città latino-americane ed europee

ANNO: 2003

ALCUNI PARTNER: Municipalità europee e latino-americane tra cui Barcelona, Wien, Bruxelles, Granada, Sevilla, Málaga, Córdo- ba, Marseille, Paris, Trento, Bolton, Arezzo, Stockholm, Rosario, Concepción, Santo André, Belém, Saõ Paulo, Rio de Janeiro, Bo- gotá, L’Avana, Quito, San Salvador, Quetzaltenango, Ciudad de Guatemala, Tegucigalpa, Acapulco, Lima

OBIETTIVI: l’obiettivo generale della rete è condividere esperienze e favorire progetti di scambio tra Enti locali di Stati della UE e del- l’America Latina, con la finalità di proporre nuovi modelli di città attraverso l’implementazione trasversale di politiche di ugua- glianza di opportunità e la promozione di una cittadinanza attiva delle donne. La rete propone quattro grandi aree di lavoro: 1. La democrazia paritaria nelle Città Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 123

> Maria Bottiglieri > 2. Le donne nella pianificazione della Città 3. L’elaborazione di un nuovo contratto sociale per la suddivisione delle responsabilità tra uomini e donne nella città 4. La formazione politica delle donne e la promozione dell’approccio di genere nei mezzi di comunicazione n

n BOX 22 100 Città per 100 Progetti Italia-Brasile

NATURA: programma “contenitore” della cooperazione decentrata italo-brasiliana

ANNO: 2003

ALCUNI PARTNER: Torino (Città capofila per l’ANCI), La Spezia (Provincia capofila per l’UPI), Belo Horizonte (Città capofila per il FNP). A queste si aggiungono più di trenta Enti locali italiani e altrettanti brasiliani, oltre a enti pubblici differenti (Universi- tà, aziende di pubblica utilità, ecc.)

OBIETTIVI: creare una rete di Città, Enti e governi locali attivi per la cooperazione decentrata tra Italia e Brasile offrendo loro un quadro di riferimento istituzionale. Obiettivo prioritario del programma è l’appoggio alle politiche di decentramento ammini- strativo e di democrazia partecipata del Governo brasiliano

ATTIVITÀ:

n dicembre 2004 a Lerici il primo seminario tra le Città e gli Enti locali italiani promotori delle rete;

n settembre 2005 a Torino il «Primo Forum della Cooperazione decentrata Italia-Brasile» su cinque temi: infanzia e adolescen- za, pianificazione territoriale, questioni ambientali (risorse idriche e gestione dei rifiuti), diritti delle donne, cooperazione in- terregionale decentrata. I primi atti (vedi infra) che hanno segnato il percorso di partenariato alla rete che mira a creare tale programma sono la «Dichia- razione di Lerici», sottoscritta dalle prime Città italiane che si sono riunite in preparazione del «Forum» di Torino, e il protocollo d’intesa tra ANCI e Frente nacional de Prefeitos, firmato dalle associazioni che rappresentano l’80 per cento dei Comuni italia- ni e da una delle maggiori realtà rappresentative delle Municipalità brasiliane. 124 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

> Maria Bottiglieri > Dichiarazione di Lerici

NATURA: dichiarazione d’intenti

ANNO: 2004

DURATA: non prevista

ALCUNI OBIETTIVI:

n confermare l’interesse al programma «100 Città per 100 Progetti Italia-Brasile»;

n impegnarsi a: - sollecitare il Governo italiano a rinnovare l’accordo di cooperazione con il Brasile del 1972 e a supportare, monitorare e ac- compagnare l’iniziativa di cooperazione decentrata degli enti territoriali con il Brasile; - sollecitare l’UPI e l’ANCI a divenire promotori di questa prima fase di coordinamento della cooperazione decentrata degli Enti locali con il Brasile; - promuovere un progetto pilota di cooperazione allo sviluppo che testi la metodologia «100 Città» e che costituisca un’espe- rienza riproducibile in altri contesti analoghi

Protocollo d’intesa tra i Municipi brasiliani e gli Enti locali italiani

NATURA: protocollo d’intesa

PARTNER: ANCI e Frente nacional de Prefeitos sotto l’auspicio dell’UPI

ANNO: 2005

DURATA: non esplicitata

OBIETTIVI:

n sollecitare i Governi italiano e brasiliano a rinnovare e aggiornare l’accordo quadro di cooperazione tecnica Italia-Brasile del 1972 in modo da considerare nell’accordo il supporto e l’accompagnamento alle iniziative di cooperazione decentrata tra gli Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 125

> Maria Bottiglieri > Enti locali italiani e i Municipi brasiliani;

n promuovere, incrementare ed estendere i progetti di cooperazione decentrata tra i propri aderenti e coinvolgere gli altri soggetti delle società civili locali;

n costituire un comitato bilaterale di monitoraggio e promozione degli accordi bilaterali tra Città italiane e brasiliane nel qua- dro del programma «100 Città» n 126 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

2.4.0 Cooperazione con il territorio > Maria Bottiglieri >

La promozione delle politiche partecipate di cooperazione decentrata è stata organizzata essenzialmente attraverso il pro- cesso di concertazione sperimentato nei c.d. “tavoli-città”. Tuttavia, la propensione a promuovere forme di coordinamento a ogni livello si è spesso formalizzata in accordi che davano continuità alle relazioni tra la Città e alcuni enti presenti sul ter- ritorio. La gestione associata e concertata delle politiche civiche è promossa dagli artt. 2 e 3 dello Statuto della Città, in coerenza con quanto stabilito dal Testo Unico delle Leggi sull’ordinamento degli Enti locali, laddove è esplicitato che «nella propria azione il Comune si conforma ai seguenti principi e criteri: […] i) la cooperazione con la Provincia e altri enti pubblici, anche appartenenti ad altri Stati, per l’esercizio di funzioni e servi- zi, mediante tutti gli strumenti previsti dalla normativa italiana e comunitaria ed in particolare convenzioni, accordi di programma, conferenze di servizi, consorzi; j) la cooperazione con soggetti privati nell’esercizio di servizi e per lo svolgimento di attività economiche e sociali, garan- tendo al Comune adeguati strumenti di indirizzo e di controllo; k) la collaborazione e l’integrazione, nelle forme previste dalla legislazione vigente, con i Comuni dell’area metropolitana torinese per l’esercizio comune delle competenze di programmazione e di gestione dei servizi a scala metropolitana». La gestione associata delle politiche di cooperazione rientra normalmente nelle competenze amministrative della Giunta (convenzioni con enti privati e soggetti del privato sociale); è invece il Consiglio l’organo competente a deliberare su «con- venzioni tra i Comuni e quelle tra i Comuni e la Provincia, costituzione e modificazione di forme associative» (art. 42 T.U. EE.LL. ripreso dallo Statuto dell’Ente). Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 127

> Maria Bottiglieri > 2.4.1 LE ASSOCIAZIONI

Le associazioni che la Città di Torino ha costituito per la gestione di interventi specifici di cooperazione internazionale con altri enti, per lo più di natura locale, costituiscono autonomi soggetti di diritto. L’autonomia parziale che deriva loro dall’es- sere centri autonomi d’interesse e soggetti di diritto destinatari di situazioni giuridiche soggettive proprie, distinte da quel- le che fanno capo ai singoli associati, le rende uno strumento agile ed efficace per perseguire le finalità non profit di solidarie- tà internazionale. Elementi caratterizzanti queste associazioni sono la pluralità di persone (ovvero l’organizzazione interna di tipo collettivo), un patrimonio e uno scopo non lucrativo da perseguire. Il fondamento consensuale del fenomeno associativo è estrinsecato nell’Atto costitutivo e nello Statuto. Il primo è un con- tratto a struttura plurilaterale, aperto alla successiva ed eventuale adesione di altri soggetti; lo Statuto è l’atto unilaterale proveniente dall’ente già costituito che ne stabilisce le norme di funzionamento. Nella prassi, i due testi nascono conte- stualmente. Dal punto di vista organizzativo, queste associazioni si avvalgono almeno dei seguenti organismi: un’assemblea dei soci (che costituisce il luogo preposto a definire le attività di volta in volta necessarie a svolgere il programma e a perseguire gli obiet- tivi che l’associazione si è data e che regolamenta la dialettica tra associazione e associati) e l’amministratore o presidente che rappresenta l’associazione all’esterno. Il patrimonio dell’associazione si forma normalmente con le quote degli associati e i beni acquisiti che entrano a far parte del fondo comune, per il quale vige un regime di autonomia patrimoniale imperfetta (nel senso che il patrimonio dell’asso- ciazione non è assolutamente separato da quello degli associati). Con questa struttura e con differenti obiettivi non lucrativi sono nate due associazioni cui la Città di Torino aderisce per perseguire finalità collegate ai temi della cooperazione internazionale: la «Scuola internazionale dell’acqua per lo sviluppo – Hydroaid» e l’«Agenzia di Cooperazione degli Enti Locali». L’atto costitutivo di ciascuna indica i soggetti che le hanno costi- tuite e le finalità che sottendono le due scelte; i rispettivi Statuti definiscono gli obiettivi perseguiti e regolano le vicende le- gate agli organi sociali, alle dinamiche endoassociative e alle relazioni delle associazioni verso terzi. La riflessione sulla loro 128 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

distinta capacità giuridica rispetto ai soggetti che le hanno costituite comporta conseguenze concrete sotto molti profili; in- > Maria Bottiglieri > fatti, che la Città abbia scelto, insieme ad altri enti, di dar vita ad un soggetto che si occupi della formazione internazionale in materia di acqua o ad uno che si occupi di supporto alla progettazione decentrata significa almeno una serie di cose: n su alcune tematiche vi è stata una valutazione di opportunità tecnica e politica in merito alla co-gestione delle relative progettualità in partenariato con altri enti, quasi a sottolineare che alcuni ambiti delle politiche di cooperazione posso- no essere meglio organizzati trascendendo la semplice dimensione dell’ente o la semplice logica istituzionale; n l’aver dato vita ad un soggetto che è un centro di interessi autonomo rispetto agli enti che l’hanno costituito esplicita la volontà di agire e operare in modo innovativo rispetto alla tematica in oggetto e non significa aver scelto di delegare una quota di “sovranità” in materia al nuovo ente: è infatti inimmaginabile che un’associazione possa essere il prolungamen- to dell’ente stesso laddove la naturale struttura collettiva costringe di volta in volta la Municipalità a confrontarsi, tra- mite il dibattito assembleare, con gli altri associati. È evidente come le delibere finali, espressione della volontà dell’as- sociazione, per il semplice fatto di essere condivise da tutti ed essere l’espressione di tutti non potranno quasi mai riprodurre le posizioni di partenza dei singoli, ma costituiranno sempre qualcosa di nuovo e diverso, frutto delle me- diazioni e delle reciproche concessioni avvenute in quella sede; n per questa stessa ragione, l’alterità tra ente costituente e associazione costituita non comporta nemmeno un diritto di esclusiva dell’associazione nella gestione delle politiche civiche di cooperazione decentrata ad essa affidate: ciò significa che proprio in virtù di questa separazione la politica dell’ente non deve esaurirsi solo nelle attività promosse dall’asso- ciazione, ma può andare anche oltre. Nei due casi citati, ad esempio, è facile osservare che non tutte le politiche di for- mazione in materia di gestione delle acque sono affidate ad «Hydroaid»: la Città continua a promuovere progetti analo- ghi in vari campi e in diversi luoghi. Stessa cosa dicasi per la gestione dei progetti di cooperazione allo sviluppo affidata alla cura dell’Agenzia: anche nel caso del programma «100 Città», l’«Agenzia» non costituisce l’unico partner, pur essen- do diventata uno dei punti di riferimento per il supporto alla rete. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 129

> Maria Bottiglieri > n BOX 23

Scuola internazionale dell’acqua per lo sviluppo – HYDROAID

NATURA: associazione senza scopo di lucro

ANNO: 1999

PARTNER: Ministero degli Affari Esteri, Regione Piemonte, Provincia di Torino, Città di Torino, ATO3, Università di Torino, Poli- tecnico di Torino, fondazioni bancarie

FINALITÀ: solidarietà e assistenza nel campo della formazione a favore dei paesi svantaggiati e bisognosi di sostegno allo sviluppo

ATTIVITÀ PRINCIPALE: corsi teorico-pratici di formazione su creazione e gestione globale di infrastrutture e servizi idrici riferiti al ciclo integrato delle acque, con relativo training

ORGANI: Assemblea dei Soci; Consiglio d’Amministrazione; Comitato Scientifico; Presidente; Vicepresidente; Direttore; Collegio dei Revisori dei Conti n

n BOX 24

Agenzia di Cooperazione degli Enti locali

NATURA: associazione senza scopo di lucro

ANNO: 2004

PARTNER: Provincia di Torino, Città di Torino, Coordinamento dei Comuni per la Pace della provincia di Torino

FINALITÀ: a) supportare le attività di promozione delle relazioni e degli accordi di partenariato tra gli enti aderenti e le amministrazioni locali di altri paesi, in particolare di quelli in via di sviluppo ed emergenti; b) supportare le azioni di internazionalizzazione degli enti associati, nonché le relazioni tra i soggetti della società civile e pro- 130 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

duttiva locale e le culture e le economie dei paesi partner; > Maria Bottiglieri > c) fornire servizi di messa a punto di progetti di cooperazione che, in ordine alle competenze degli enti aderenti, favoriscano il rafforzamento istituzionale degli Enti locali e delle amministrazioni decentrate partner e il partenariato pubblico privato nelle azioni di supporto allo sviluppo locale; d) ricercare presso i competenti enti nazionali, europei e internazionali i cofinanziamenti necessari alla realizzazione di proget- ti di cooperazione nei settori sopra indicati; e) fornire servizi per la realizzazione dei progetti di cooperazione degli enti associati e gestirne su loro mandato le azioni previste

ORGANI: Assemblea dei Soci; Consiglio di Amministrazione; Presidente; Vicepresidente; Collegio dei Revisori dei Conti n Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 131

> Maria Bottiglieri > 2.4.2 I COORDINAMENTI

Affine al fenomeno associativo è la figura del coordinamento, struttura che gode di una propria soggettività giuridica anche se affievolita rispetto alla prima. Si pensi ad esempio al caso del «Coordinamento dei Comuni per la Pace della provincia di Torino», coordinamento attinente ai temi della pace e della solidarietà internazionale, cui la Città partecipa: pur essendo as- similabile alle strutture associative relativamente a molti aspetti, come la sussistenza di organi associativi e l’attitudine dello stesso, in qualità di centro giuridico d’interessi, ad operare autonomamente in molti ambiti (ad esempio partecipare a ban- di, promuovere progetti e iniziative), su altri non ha sufficiente autonomia per poter prescindere dalla volontà degli associa- ti (ad esempio, non esiste un fondo o patrimonio separato, tant’è che di anno in anno si individua un Comune capofila che assolva anche alla funzione di cassa). In tal senso, il «Co.Co.Pa.» si presta bene a essere interpretato nel suo ruolo elastico di spazio aperto alla discussione, al con- fronto e alla concertazione delle politiche di cooperazione decentrata e di promozione di una cultura di pace; un luogo in cui pensare campagne di sensibilizzazione (si pensi al ruolo svolto in occasione della «Marcia per la Pace Perugia-Assisi») o coordinare interventi come la promozione dell’azione educativa (si pensi al catalogo Crescere in Pace), la formazione alle po- litiche di cooperazione decentrata (si pensi all’esperienza di Poliedro) e la promozione di iniziative consortili di cooperazio- ne allo sviluppo (si pensi al caso del bando tsunami).

n BOX 25

Co.Co.Pa.

NATURA: coordinamento senza scopo di lucro tra Enti locali

ANNO: 1996

PARTNER: Comuni di Airasca, Almese, Alpignano, Avigliana, Beinasco, Brandizzo, Bruino, Candiolo, Carmagnola, Chieri, Col- 132 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

legno, Condove, Cumiana, Grugliasco, Moncalieri, Nichelino, None, Orbassano, Pianezza, Pinerolo, Piossasco, Rivalta, Rivoli, > Maria Bottiglieri > Sangano, Settimo Torinese, Torino, Torre Pellice, Traves, Trofarello, Venaria, Villafranca Piemonte, Villarbasse, Villardora, Vol- vera; Provincia di Torino

DURATA: a tempo indeterminato

OBIETTIVI:

n educazione alla pace, alla mondialità, alle differenze, alla solidarietà, alla tolleranza, alla non violenza, alla cooperazione, all’integrazione, all’accoglienza, alla condivisione, alla legalità, alla convivenza pacifica, al lavoro attivo contro la guerra e al- la “diplomazia popolare”;

n promozione dell’obiezione di coscienza al servizio militare e del servizio civile;

n avvio e sostegno di rapporti di cooperazione e solidarietà nazionale ed internazionale;

n divulgazione della cultura inter e multietnica, con particolare attenzione ai temi dell’accoglienza;

n avvio e potenziamento delle relazioni di gemellaggio

ORGANI: Assemblea; Presidente; Comitato Direttivo n Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 133

> Maria Bottiglieri > 2.4.3 LE CONVENZIONI

Le convenzioni sono assimilabili ai contratti se hanno contenuto patrimoniale e, in caso contrario (come per la cooperazio- ne internazionale), hanno un valore politico assimilabile ai partenariati stabiliti con le Città gemellate; al tempo stesso, sono strumenti che definiscono le modalità e gli ambiti di collaborazione tra Città ed enti di vario genere per la co-promozione e co-gestione di politiche di cooperazione decentrata. Con le convenzioni la Città da una parte e l’ente dall’altra restano due soggettività distinte (a differenza delle associazioni, in cui i diversi enti costituiscono un soggetto nuovo di cui entrano a far parte come organi sociali) e si limitano a convenire e regolamentare l’oggetto, gli ambiti e i modi in cui collaborare su temi di interesse comune. L’alto numero di convenzioni stipulate dalla Città di Torino negli ultimi anni relativamente alle politiche di cooperazione decentrata e la tipologia dei soggetti con cui queste sono state concluse (dalle organizzazioni internazionali alle ONG, dai soggetti pubblici agli ordini professionali, dai centri culturali ai centri di alta formazione) traduce la scelta di rendere il par- tenariato con il territorio l’elemento caratterizzante dell’azione amministrativa in materia. In tutti i casi il testo della con- venzione è stato oggetto di una concertazione che talvolta ha richiesto tempi lunghi, evidenziando così gli sforzi compiuti da soggetti con differenti culture della cooperazione internazionale per voler comunque individuare dei terreni di comune confronto. Esemplificativa in tal senso resta la convenzione con «Cittadella delle Civiltà», il comitato delle ONG torinesi, che costituisce un modello di dialogo tra non governativo e livello istituzionale sul territorio civico. Accanto a questa esperienza ve ne sono altre che vale la pena di ricordare: a) le convenzioni per la promozione dell’alta formazione. Si tratta della convenzione con l’Università per il «Master in Peacekeeping Management», quella con il COREP per il Ma- ster «Piani e progetti per le città del Terzo Mondo: formazione di esperti», quella di supporto alla convenzione UNE- SCO-Università di Torino, che si aggiungono a quella stipulata con il Centro di Formazione dell’Organizzazione inter- nazionale del Lavoro per il «Master in Development Management». In quasi tutte le convenzioni si stabiliscono condizioni di scambio reciproco: la Città sostiene alcune borse di studio (spesso destinate a studenti provenienti dalle città part- 134 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

ner), accetta stagisti e trasferisce competenze e know how con alcune docenze; l’istituto formativo spesso consente che > Maria Bottiglieri > tecnici della Città possano accedere alla formazione in alcuni ambiti di specifico interesse e utilità per le attività e i pro- getti in corso. La collaborazione positivamente sperimentata in questi anni nasconde tuttavia molteplici opportunità, tutte ancora da riconsiderare o sperimentare: si pensi ad esempio alla possibilità di creare una banca dati degli esperti formatisi a Torino e poi tornati nelle loro città di provenienza, al fine di potersi avvalere di questi contatti per le azioni e gli interventi nel- l’area. L’idea della banca dati, come qualunque altra iniziativa che vada in questa direzione, rappresenterebbe un ele- mento intelligente per ottimizzare questo filone d’intervento e per ancorare agli obiettivi di rafforzamento istituziona- le della cooperazione decentrata promossa dalla Città un’azione che non risponde a una competenza diretta della Municipalità (la formazione rientra piuttosto nelle attribuzioni di altri enti territoriali), ma che diventa interesse pub- blico della Città nel momento in cui questo tipo di formazione è orientata al rafforzamento delle relazioni istituzionali con le città partner dei PVS tramite la valorizzazione delle eccellenze formative presenti sul territorio urbano; b) le convenzioni in materia socio-sanitaria. In osservanza di una delibera quadro di indirizzo sulla cooperazione in materia socio-sanitaria (delibera di Giunta 2003- 11034/050 del 9 dicembre 2003, avente ad oggetto «Interventi di cooperazione decentrata in ambito socio-sanitario»), la Città ha stipulato due convenzioni con soggetti tradizionalmente in grado di mettere a disposizione esperienze e compe- tenze a riguardo: la Croce Rossa Italiana e gli Ordini professionali di Medici, Farmacisti e Infermieri; c) le convenzioni per la co-progettazione. Con il CIF-OIL (Organizzazione internazionale del Lavoro) e l’UNICRI (Organizzazione per le ricerche sul crimine e sulla giustizia) la Città ha inaugurato, attraverso il proprio Settore Cooperazione internazionale e Pace, un modello in- novativo di relazioni che la legano alle Agenzie internazionali: non più e non solo mera ospitalità sul proprio territorio e sostegno alle attività formative istituzionali, ma condivisione di percorsi progettuali. Un’esperienza concreta in cui il globale e il locale si incontrano su terreni comuni per sperimentare forme di condivisione di know how ed esperienze per la realizzazione di interventi integrati di cooperazione internazionale; Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 135

> Maria Bottiglieri > d) le convenzioni con le aziende municipalizzate. Le città partner chiedono sovente e ripetutamente alla Città di Torino il trasferimento o lo scambio di esperienze e know how in materia di gestione di servizi pubblici essenziali come acqua, rifiuti, trasporti. In tal senso, le singole espe- rienze già realizzate in diverse città del mondo (Cordoba, Quetzaltenango, Ouagadougou) si stanno ora avviando a una sorta di sistematizzazione tale da rendere tutte le aziende municipalizzate soggetti promotori di cooperazione decen- trata. Per questo, ha un significato peculiare la convenzione stipulata con l’AMIAT per uno studio di fattibilità sul siste- ma dei rifiuti di una città brasiliana, che può diventare un’esperienza pilota per un’organizzazione più ampia di questa tipologia di interventi; e) le convenzioni per la promozione della pace e del dialogo. Con il «Movimento Sviluppo e Pace» e il patrocinio del comitato «Cittadella delle Civiltà», la Città ha stipulato una con- venzione per la realizzazione di «Ecumenica» i cui obiettivi sono: - favorire il dialogo interreligioso, sostenendo così la comprensione, il reciproco rispetto e la pace; - contribuire ad una diffusa e reale informazione sulle fedi presenti nel territorio torinese; - realizzare eventi ed attività di respiro locale ed internazionale, in un clima di consenso e collaborazione partecipata tra esperti e rappresentanti delle diverse fedi.

n BOX 26

Comitato Cittadella delle Civiltà

DATA: 2004

DURATA: tre anni rinnovabile

OBIETTIVI:

n realizzazione di seminari di formazione; 136 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

n progettazione congiunta, nel rispetto dei differenti ruoli, fondata sulla disponibilità delle parti a condividere il proprio baga- > Maria Bottiglieri > glio di esperienza e di lavoro nella cooperazione con le città partner e di dialogo con il territorio torinese e piemontese;

n rafforzamento del carattere di utilità sociale e non lucrativa del comitato;

n allargamento a soggetti torinesi su tematiche di cooperazione internazionale e di cultura di pace;

n coinvolgimento e/o adesione al comitato di altre ONG, associazioni, soggetti impegnati nello sviluppo del commercio equo e so- lidale, enti laici e/o religiosi che promuovano attività di cooperazione internazionale e di cultura di pace

ATTIVITÀ: la cooperazione decentrata, gli scambi, gli eventi, lo sportello

ALCUNI INTERVENTI:

n attività di accompagnamento ai “tavoli-città”;

n promozione di scambi internazionali tesi a promuovere una cultura cooperativa;

n co-organizzazione di workshop, seminari e della manifestazione sulla Tregua Olimpica «One World. International Coope- ration Cities» n

n BOX 27

Centro piemontese di Studi africani (2002) e Università degli Studi di Torino (2005)

DATA: 2002 e 2005 (rinnovo)

DURATA: triennale, rinnovabile

OBIETTIVI: soddisfare le specificità delle competenze richieste dallo scenario del peacekeeping in quell’unicum che va dall’interven- to umanitario all’institutional building allo sviluppo attraverso i corsi di formazione organizzati nel «Master in Peacekeeping Management» n Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 137

> Maria Bottiglieri > n BOX 28

COREP

DATA: 2004

DURATA: triennale

OBIETTIVI: promuovere il Master universitario di I livello in «Piani e progetti per le città del Terzo Mondo: formazione di esperti», con l’obiettivo di rafforzare le istituzioni locali dei paesi in via di sviluppo e rendere più efficace la cooperazione decentrata italiana attraverso l’alta formazione di tecnici e funzionari del Sahel n

n BOX 29

UNESCO – Università degli Studi di Torino

NATURA: patrocinio e supporto all’accordo tra UNESCO e Università

ANNO: 2006

DURATA: tre anni

OBIETTIVI: promuovere la pace e la democrazia in realtà uscite da un’esperienza di conflitto attraverso l’educazione e lo sport

ATTIVITÀ: sostenere gli studi post lauream di giovani provenienti da aree di conflitto (Iraq, Medio Oriente, ecc.) sotto il segno della Tregua Olimpica

CARATTERISTICHE: rispetto alle altre convenzioni, la peculiarità di quest’ultima è che la Città promuove l’alta formazione presso le strutture idonee della Università torinese insieme ad un’Agenzia delle Nazioni Unite n 138 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

n BOX 30 > Maria Bottiglieri >

Croce Rossa Italiana

DATA: 2003

DURATA: due anni

OBIETTIVI: realizzazione di attività di cooperazione internazionale caratterizzate dall’emergenza e dall’aiuto umanitario in campo sanitario

ALCUNI INTERVENTI: donazione di materiale sanitario a Cordoba (Argentina) e di ambulanze e materiale sanitario a Kragujevac (Serbia) n

n BOX 31

Ordini dei Medici, degli Infermieri, dei Farmacisti e Titolari di Farmacia

DATA: 2004

DURATA: due anni prorogabili

OBIETTIVI: realizzazione di attività di cooperazione internazionale caratterizzate dall’emergenza e dall’aiuto umanitario in campo sanitario

ALCUNI INTERVENTI: raccolta di medicinali presso le aziende farmaceutiche e loro invio nelle aree colpite dallo tsunami; donazione di risorse economiche per supportare le iniziative messe a bando per l’emergenza nel Sud-Est asiatico n Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 139

> Maria Bottiglieri > n BOX 32

CIF-OIL

NATURA: dichiarazione d’intenti

ANNO: 2005

DURATA: coincide con la definizione e gestione del progetto

OBIETTIVI: promuovere ed implementare un progetto di cooperazione tecnica volto ad assistere le Autorità statali serbe e i locali sta- keholders nell’affrontare le conseguenze della ristrutturazione dell’impresa automobilistica Zastava a Kragujevac, nella regio- ne della Sumadija. Il progetto intende rafforzare le capacità istituzionali delle principali controparti locali, migliorando le loro abilità, e le competenze dei lavoratori disoccupati, in particolare di coloro che hanno perso il posto di lavoro a causa della ricon- versione in atto, preparandoli per attività autonome o per un reimpiego in altre occupazioni. n

n BOX 33

Movimento Sviluppo e Pace – Cittadella delle Civiltà

NATURA: convenzione

ANNO: 2002

DURATA: tre anni

OBIETTIVI: creare uno spazio di dialogo e confronto tra tutte le comunità religiose presenti sul territorio torinese attraverso la realiz- zazione di iniziative sulle tematiche relative alla pace e al dialogo n 140 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

n BOX 34 > Maria Bottiglieri >

AMIAT

NATURA: convenzione per lo sviluppo del progetto del sistema integrato di gestione dei rifiuti della città di Campo Grande (Brasile)

ANNO: 2003

DURATA: coincide con la definizione del progetto

OBIETTIVI: lo studio del nuovo sistema di gestione dei rifiuti della città di Campo Grande. L’AMIAT ricopre il ruolo di coordinatore tecnico del progetto. La Città di Torino si riserva il ruolo di regia e di indirizzo politico del progetto e la cura delle relazioni politi- che con la Municipalità di Campo Grande n Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 141

> Maria Bottiglieri > 2.4.4 I “TAVOLI-CITTÀ”

Nel 2003, contemporaneamente alla scelta di non utilizzare più i bandi di selezione di progetti di cooperazione ammessi al co-finanziamento della Città di Torino e all’introduzione di criteri generici di selezione degli interventi a partire da linee di indirizzo politico individuate dalla Civica Amministrazione, sono stati messi a regime i c.d. “tavoli-città”. In realtà, i “tavoli” non costituiscono una novità né dal punto di vista metodologico né rispetto alla cooperazione decentrata della Città: si tratta, infatti, di una rivisitazione dei tavoli di concertazione promossi dall’esperienza dei c.d. “patti territoria- li” che avvengono normalmente a livello provinciale; inoltre esistevano già momenti di confronto su singoli progetti (come nel caso di «Da Rifiuto a Risorsa») o su alcune aree (si pensi a Quetzaltenango). La novità è stata l’aver reso questa esperienza uno strumento di collaborazione negoziata caratterizzato dalla continuità, dalla perseveranza, dalla periodicità di scambio di informazioni: un luogo, quindi, nel quale convergono diversi interessi specifici verso gli obiettivi di cooperazione allo svi- luppo comuni a tutti i soggetti che da Torino operano in alcune città del mondo. Realtà ed interessi diversi a sostegno di obiettivi condivisi: sono questi gli elementi che hanno reso i “tavoli-città” strumento caratterizzante delle politiche civiche in materia di cooperazione allo sviluppo. Questa circostanza ha creato di conseguenza un tessuto di relazioni sul territorio tanto consolidato da aver reso, dopo alcu- ni anni di difficile e certamente ancora parziale sperimentazione, il settore civico dedicato alle politiche di cooperazione e pace uno dei punti di riferimento per le politiche di cooperazione internazionale della Città. I “tavoli” sono stati convocati per la prima volta in modo contestuale in occasione del meeting «Città solidali tra localizzazione e globalizzazione. Borsa del- le opportunità», che si è tenuto a Torino dal 28 gennaio al 1° febbraio 2003 alla presenza degli Amministratori delle città partner; da allora ogni “tavolo” ha seguito un proprio ritmo, percorso e tipologia organizzativa. Un percorso comune è stato realizzato nel 2005 quando, aggiungendo all’ordinaria competenza sulla cooperazione decen- trata quella della sensibilizzazione alla cultura della pace e della cooperazione ogni tavolo, con modalità differenti, si è ri- unito per la co-organizzazione della manifestazione «One World. International Cooperation Cities». Proprio in quei giorni si è svolta la seconda sessione torinese dei “tavoli” aperti agli Amministratori delle Municipalità gemellate ed amiche. 142 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

Come si è detto, i “tavoli-città” presentano caratteristiche profondamente diverse tra loro; ciò nonostante, si è tentato di indi- > Maria Bottiglieri > viduare un nucleo comune in grado di caratterizzarli. Così tutti i “tavoli-città” possono essere definiti «modello di dialogo (strutturato) tra soggetti sociali ed istituzionali, luogo di incontro degli attori e di aggregazione degli interessi del territorio» (R. Saraco, 2003).

Nella definizione adottata sono stati evidenziati tre concetti: 1) il “tavolo” come modello di dialogo strutturato, laddove risulta importante cercare di definirne e condividerne con tutti gli attori partecipanti le regole e i meccanismi di funzionamento: la periodicità degli incontri, i temi di discussione, le mo- dalità e i luoghi degli incontri; 2) il “tavolo” come luogo di incontro, e cioè uno spazio di dialogo e confronto tra tutti gli attori a diverso titolo coinvolti o in- teressati a lavorare nell’area del partenariato del “tavolo” stesso; 3) il “tavolo” come metodologia d’aggregazione di interessi differenti, il che non equivale a fare del “tavolo” un luogo di assun- zione di scelte politiche o di indirizzo; queste infatti, in base al principio di legalità dell’azione amministrativa, per- mangono nella sfera della responsabilità della Civica Amministrazione. Va tuttavia osservato come, nell’esperienza degli ultimi anni, i “tavoli-città” abbiano assunto almeno una funzione consultiva rispetto all’azione della Civica Am- ministrazione la quale, dovendo agire tenendo presente la complessità e la totalità degli interessi generali connessi alle politiche di cooperazione decentrata (all’interno dei quali gli interessi particolari, anche se collettivi, espressi dai sin- goli “tavoli” rappresentavano sempre un aspetto parziale), si è per lo meno sforzata di motivare le sue scelte e soprat- tutto di spiegare le ragioni degli eventuali scostamenti tra le deliberazioni finali e i pareri espressi.

Altri elementi caratterizzanti i “tavoli-città” sono: n obiettivi: - aumentare la sensibilità locale sui problemi dei PVS e le capacità del territorio nell’affrontare queste tematiche; - aumentare l’informazione e la comunicazione sulle attività del territorio; Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 143

> Maria Bottiglieri > - migliorare il coordinamento delle attività del territorio nella città partner; - comporre le necessità della città partner con le risorse del territorio; - stimolare la progettazione del territorio sui temi della cooperazione e della solidarietà internazionale; - catalizzare le risorse disponibili e trovare risorse aggiuntive;

n attività: - circolazione, informazione e divulgazione delle attività; - condivisione di esperienze e metodologie; - diffusione di sensibilità, capacità e impegno del territorio; - co-progettazione e gestione concertata di iniziative; - ricerca di risorse potenziali.

Le attività e gli obiettivi variano sensibilmente a seconda della tipologia dei “tavoli-città”, identificabile in base a variabili qualitative e quantitative che li caratterizzano come il numero di incontri svolti, il numero e la tipologia dei partecipanti, le risorse allocate (finanziarie e di altro tipo), il numero e la tipologia di progetti avviati o implementati anche in seguito alle riunioni del “tavolo”. In base a questi elementi è stato possibile desumere le seguenti tipologie:

n Il tavolo di concertazione Questa modalità di dialogo rappresenta la volontà di riunire in un solo luogo tutte quelle realtà espressione del territo- rio, istituzionali e non, che a diverso titolo lavorano o sono interessate ad impegnarsi nella città partner. Le attività del “tavolo” sono dirette ad un’ampia comunicazione delle motivazioni che stanno alla base del gemellaggio e delle priorità d’intervento che la città partner esprime.

n Il tavolo di coordinamento Le attività di questo “tavolo” sono dirette a costruire un percorso concreto e comune per il coordinamento di interventi pun- tuali già programmati o per la preparazione di programmi di più ampio respiro. Alle riunioni di coordinamento partecipano dunque essenzialmente quegli attori già attivi interessati a coordinare le proprie azioni con gli altri soggetti del “tavolo”. 144 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

n Il tavolo di progettazione > Maria Bottiglieri > Il “tavolo” di progettazione si concentra su interventi puntuali avviati attraverso una precedente concertazione. A que- sto “tavolo” partecipano solo gli attori coinvolti nel progetto; le attività saranno quindi indirizzate al disegno, alla for- mulazione e alla gestione di iniziative, oltre che alla ricerca delle risorse, finanziarie e non, necessarie per promuovere l’iniziativa scelta. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 145

> Maria Bottiglieri > 2.4.5 CONTAMINAZIONI E OSMOSI TRA MODELLI

La tipizzazione dei “tavoli-città” è stata effettuata per ragioni interpretative e organizzative; nella prassi ogni “tavolo”, in sen- so sincronico o diacronico, ha assunto contemporaneamente più di una veste tipologica. Dal punto di vista diacronico si può osservare che spesso i “tavoli-città” sono nati come luoghi di concertazione per poi evol- versi man mano in luoghi di coordinamento se non di vera e propria co-progettazione. In senso sincronico, invece, conte- stualmente al “tavolo” di concertazione aperto a tutti in alcuni casi si sono organizzati dei “sotto-tavoli” o gruppi di lavoro te- matici: si pensi al “tavolo Gaza-Haifa”, per il quale nel quadro del “tavolo-città” si sono articolati gruppi di lavoro sulle tematiche di genere (progetto «EPIC») e sulla sensibilizzazione rivolta al mondo giovanile; analogamente, nel caso di Louga il “tavolo” di concertazione si è suddiviso nei gruppi incentrati sugli interventi per l’infanzia e per l’ambiente. Anche nel caso del processo di concertazione sulle Città del Brasile, all’interno del programma «100 Città», parallelamente alla concertazione istituzionale dei Municipi italiani e brasiliani (che hanno dato vita al Forum) sono stati organizzati tavo- li tematici dedicati a infanzia e adolescenza, pari opportunità, ambiente, ecc. Diverse dalle esperienze dei “tavoli geografici” sono i coordinamenti tematici ad essi trasversali. Tra questi, il «Coordina- mento cittadino per il sostegno a distanza», nato come luogo permanente di incontro tra tutte quelle realtà che a diverso ti- tolo promuovono azioni di sostegno a distanza nei paesi in via di sviluppo. Il «Coordinamento» ha già all’attivo iniziative in- teressanti, tra cui spicca la realizzazione di una Guida sulle organizzazioni torinesi che svolgono attività di sostegno a distanza, creata agli scopi di promuovere nuove sottoscrizioni e mettere in contatto offerta e domanda di solidarietà avvici- nando famiglie, classi di scuola, imprese e singoli cittadini alla cooperazione internazionale. In questa stessa tipologia rientra l’esperienza del programma «Torino città amica delle bambine e dei bambini del mondo», programma quadro che, con una componente educativa e una componente di cooperazione decentrata, supporta, favorisce e implementa gli scambi culturali tra le scuole primarie torinesi e quelle omologhe delle Città gemellate (al momento sono stati attivati progetti a Praia e Breza). 146 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

2.4.6 NODI PROBLEMATICI > Maria Bottiglieri >

La neonata sistematizzazione della “metodologia tavolo” ha evidenziato alcuni nodi problematici che in questa prima fase di sperimentazione del sistema si sono rivelati di difficile risoluzione: n le funzioni del “tavolo”. Il fatto che i “tavoli-città” siano sedi di incontro tra l’istituzione civica e la società civile organizzata li rende sedi privile- giate per governare le politiche di cooperazione della Città attraverso la pubblica discussione; tuttavia, non sempre è sta- ta chiara la funzione del soggetto promotore, della Municipalità, se letta in relazione alle funzioni degli altri attori. È chiaro che per lo più i “tavoli-città” hanno avuto una funzione informalmente consultiva, mentre le scelte di intervento sono restate formalmente in capo alla responsabilità della Città; ciò anche nei casi di “tavoli” di progettazione, dove tutte le istanze venivano ponderate e assunte della scelta amministrativa finale; n le risorse economiche. In questi anni il collegamento tra lavoro del “tavolo” e stanziamento di risorse è avvenuto solo e unicamente per i “tavoli” di progettazione e comunque sempre in modo informale. In altri casi, l’attribuzione di contributi a progetti è avvenuta a partire dai “tavoli-città”, ma al di fuori di questo contesto e in base alle normali procedure di erogazione dei contributi stabilite dagli atti normativi della Municipalità. Sciogliere questi due nodi è essenziale perché significa chiarire le regole del gioco e garantisce chiarezza e trasparenza tra tut- ti gli attori senza ingenerare false aspettative. A tale scopo può forse giovare una osservazione: come si può notare dalla let- tura degli obiettivi e dalle attività dei “tavoli-città”, appare chiaro che fino ad ora la funzione dei “tavoli” non è stata quella di selezionare progetti o interventi (benché in alcuni casi questa ne possa essere la naturale conseguenza), quanto quella di es- sere luoghi privilegiati per favorire i processi di discussione sulle strategie di intervento, il confronto e la concertazione di politiche di cooperazione allo sviluppo nelle e con le città partner. La logica del confronto e della discussione ha costituito lo strumento attraverso il quale la Civica Amministrazione ha cer- cato di ascoltare e raccogliere le molteplici e differenti (talora divergenti) motivazioni, con i relativi percorsi progettuali che Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 147

> Maria Bottiglieri > hanno portato i numerosi soggetti della società civile torinese ad intervenire in una determinata area, nonché di mediarle e contemperarle affinché, sempre in modo concertato, diventassero politiche civiche. In questo senso, il lavoro di concerta- zione espresso nei “tavoli-città” ha avuto l’aspirazione di superare anche quella logica dell’apparente inconciliabilità o con- correnza tra progetti della società civile e processi politici dell’Istituzione, con l’intento di far emergere la diversità dei piani su cui l’una e le altre si muovono e le possibili e molteplici integrazioni che talora sono nate, nella logica di una cooperazio- ne allo sviluppo integrata e plurale. 148 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

3.0.0 LE PROCEDURE AMMINISTRATIVE > Maria Bottiglieri >

Questa varietà e ricchezza di soggetti, processi e progetti non emerge in modo immediato dagli strumenti amministrativi cui la Civica Amministrazione ricorre per attuare le azioni di cooperazione decentrata. Le procedure di cui la Città di Tori- no può avvalersi per la promozione di progetti di cooperazione allo sviluppo sono infatti quelle ordinarie e consistono quin- di essenzialmente in due tipologie: l’acquisto di servizi e il contributo a progetti. Tale alternativa normalmente si pone per progetti propri della Pubblica Amministrazione, per i quali occorre individuare solo un ente esecutore, e progetti propri di altri enti, cui essa concede un contributo a parziale copertura delle loro spese. Nell’ottica di procedimenti partecipati, concertati o addirittura sussidiati, viene subito da osservare che questa duplice pos- sibilità di scelta è un po’ limitante per le esigenze del partenariato globale. Infatti, anche se è sempre individuabile il sogget- to ideatore e promotore di un progetto, nella logica della condivisione articolata della progettazione allo sviluppo è spesso difficile dire se, alla fine di un percorso di confronto, il progetto appartenga a un solo soggetto: il dover essere costretti ad una scelta significa spesso disconoscere le paternità di idee che dispiace non valorizzare. De jure condendo mai come in que- sto campo sarebbe auspicabile l’individuazione di procedure amministrative nuove attraverso cui riconoscere il valore della progettualità e del co-finanziamento: si pensi, ad esempio, al project financing già sperimentato dal legislatore nei settori dei lavori pubblici, ma talmente tipizzato che difficilmente è suscettibile di interpretazione analogica. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 149

> Maria Bottiglieri > 3.1.0 I progetti affidati

La conclusione di qualsiasi contratto in cui la Civica Amministrazione acquista beni o servizi è regolata dalle leggi sulla con- tabilità dello Stato e degli enti pubblici e, per le forniture di maggior importo, anche dalle norme dell’Unione europea. L’in- sieme di queste norme impone l’obbligo di individuare il fornitore mediante apposite gare pubbliche (asta pubblica, licita- zione privata, appalto concorso); solo eccezionalmente si può procedere a trattativa privata (D. Lgs. 163 del 12 aprile 2006, «Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE»). Per l’affidamento del servizio di progettazione o del servizio di gestione di progetti di cooperazione internazionale è tuttavia molto difficile procedere attraverso altri provvedimenti che non siamo la trattativa privata: ciò perché non solo sono pochi i soggetti italiani che operano in una determinata città di un PVS, ma lo sono ancora meno quelli specializzati in un settore d’intervento e, ancora meno, quelli collegati sia al territorio torinese sia a quello della città partner di Torino. Nella maggior parte dei casi, infatti, le città partner chiedono a Torino di trasferire know how e competenze relative alle funzioni ammini- strative proprie di una Municipalità (funzioni come le politiche educative, i servizi anagrafici o del catasto, la gestione dei servizi pubblici essenziali, la pianificazione del territorio urbano, ecc.). È quindi evidente come difficilmente l’ente che si occupa della gestione dei rifiuti in una città italiana diversa da Torino possa farsi vettore dell’esperienza torinese in materia di raccolta e differenziazione, oppure come enti diversi dalla SMAT (la Società Metropolitana Acque Torino) possano trasferire strumenti ed esperienze maturate in ambito subalpino al labo- ratorio delle acque di Quetzaltenango. Per tali ragioni, vista la frequente “unicità” del contraente, nei rarissimi casi di pro- getti affidati la procedura finora più utilizzata è stata quest’ultima. In questi casi l’individuazione del partner è stata deter- minata anche da altri fattori, come l’indicazione dei soggetti co-finanziatori del progetto. Sotto il profilo tecnico l’atto che individua l’affidatario e il servizio affidato consiste in una determina dirigenziale d’impegno. 150 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

3.2.0 I progetti co-finanziati > Maria Bottiglieri >

Normalmente i progetti di cooperazione internazionale della Città di Torino sono finanziati tramite l’erogazione di contri- buti. I contributi sono un atto rimesso alla discrezionalità della Giunta Comunale e sono, quindi, un atto essenzialmente politico: requisito caratterizzante d’altronde la stessa cooperazione decentrata dell’Ente locale. Va precisato che la discrezionalità amministrativa non si identifica con l’arbitrio, ma implica, nelle sue diverse accezioni (per Virga è «la facoltà di scelta tra comportamenti giuridicamente leciti al fine del soddisfacimento dell’interesse pubbli- co»; per Giannini è «la ponderazione comparativa degli interessi secondari in ordine all’interesse primario», quello di cui la Pubblica Amministrazione è portatrice), che si esprima prima un giudizio, che si concretizza nell’analisi dei fatti e degli in- teressi pubblici primari (di cui è portatore l’Ente locale) e secondari (di cui sono portatori altri enti) e che poi si faccia una scelta, momento in cui l’Amministrazione adotta la soluzione che ritiene più opportuna e conveniente per il miglior perse- guimento dell’interesse pubblico primario (ovvero quello che rientra nei suoi fini istituzionali). Tale scelta, che può riguar- dare vari aspetti (il quando, cioè il momento più opportuno; il quomodo, ovvero le modalità; e il quid, cioè la determinazio- ne del contenuto che si concretizzi come più opportuno), costituisce l’essenza della discrezionalità amministrativa e deve essere effettuata, per non essere arbitraria, nel rispetto di determinati parametri quali il rispetto del fine pubblico primario e di alcuni principi come logica, imparzialità, ragionevolezza e istruttoria adeguata (esatta e completa informazione). In base a queste considerazioni, con la delibera quadro 2003-08807/050 del 4 novembre 2003, la Giunta ha individuato i parametri cui la Città si è auto-vincolata nell’erogare contributi a progetti di cooperazione internazionale. Tali criteri vanno letti in riferimento all’interesse primario della Civica Amministrazione in questo campo, il quale può essere desunto dallo stesso art. 2 dello Statuto della Città, ovvero: n contribuire alla cooperazione pacifica fra i popoli e le nazioni, concorrere al processo di integrazione e unificazione euro- pea ed alla valorizzazione del ruolo di Torino in questo contesto; n valorizzare le aggregazioni sociali, tutelandone l’autonomia, e stimolare l’iniziativa privata, la cooperazione sociale, il vo- lontariato e l’associazionismo. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 151

> Maria Bottiglieri > Un interesse pubblico primario duplice, dunque: promuovere la cooperazione tra i popoli e valorizzare le aggregazioni so- ciali. Ciò significa che non vi è un fine preordinato all’altro, ma che entrambi sono obiettivi, e non mezzi, delle politiche ci- viche di cooperazione allo sviluppo. In questa logica, è più semplice leggere la ratio di alcuni criteri (come la creazione di re- ti per i progetti di cooperazione o il coinvolgimento delle istituzioni locali).

n BOX 35

I criteri per sostenere progetti di cooperazione internazionale

1. Fonti

n Statuto della Città di Torino (artt. 2 e 3) Art. 2. Il Comune esercita le proprie attribuzioni perseguendo le seguenti finalità: […] m) contribuire alla cooperazione pacifica fra i popoli e le nazioni, concorrere al processo di integrazione e unificazione euro- pea ed alla valorizzazione del ruolo di Torino in questo contesto. A tal fine, il Comune sviluppa i propri rapporti con l’U- nione europea e le proprie relazioni internazionali e promuove i valori di pluralismo e convivenza solidale, operando per garantire i diritti delle minoranze etniche. […] Art. 3. Nella propria azione, il Comune si conforma ai seguenti principi e criteri: […] n) le relazioni e gli scambi nazionali ed internazionali con gli altri Enti locali e la partecipazione alle loro strutture associa- tive; […]

n Regolamento per l’erogazione dei contributi della Città di Torino - n. 206

2. Modalità di intervento La Città ha individuato due modalità di intervento per sostenere e promuovere progetti di cooperazione internazionale e pace: 1) la prima, a sostegno degli interventi di cooperazione decentrata da Città a Città, promossi dalla Civica Amministrazione 152 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

di concerto con le istituzioni e la società civile torinese, a favore delle città partner (Breza – Bosnia Erzegovina, Campo > Maria Bottiglieri > Grande – Brasile, Cordoba – Argentina, Gaza – Territori Palestinesi, Haifa – Israele, Kragujevac – Serbia, Ouagadougou – Burkina Faso, Praia – Capo Verde, Quetzaltenango – Guatemala, Salvador de Bahia – Brasile, Belo Horizonte – Brasi- le, Louga – Senegal); 2) la seconda, a sostegno di singoli progetti di cooperazione internazionale e di educazione a una cultura di pace, promossi dal- la società civile e dalle altre istituzioni torinesi secondo i criteri specificati nella delibera quadro del 4 novembre 2003

3. Criteri di valutazione

ATTIVITÀ RIENTRANTE IN: 1. tematica rientrante in attività di cooperazione internazionale e/o di sensibilizzazione alla pace; 2. luogo di realizzazione del progetto (hanno priorità i progetti realizzati nelle città con le quali Torino ha stipulato gemellaggi di solidarietà o intrattiene accordi formali di cooperazione; in subordine sono considerati i progetti realizzati in città appar- tenenti ai medesimi Stati della Città gemellate o con cui Torino ha avviato contatti informali); 3. soggetto proponente (ONG, aziende di pubblica utilità, istituti di alta formazione, altri enti pubblici o privati, con sede le- gale o operativa a Torino); 4. tematica rientrante tra le funzioni amministrative proprie della Civica Amministrazione o di aziende di pubblica uti- lità comunali (come interventi in materia di urbanistica, trasporti locali, rifiuti urbani, servizi per i giovani, attività culturali); 5. indirizzo politico sui temi della cooperazione internazionale e della pace (per esempio la mozione del Consiglio Comunale n. 8 del 10 febbraio 2003, che induce a privilegiare progetti di cooperazione internazionale aventi per oggetto politiche di ge- nere e di pari opportunità); 6. capacità del progetto di essere utilizzato come modello innovativo e ripetibile in altri contesti; 7. dimensione di rete con altre organizzazioni ubicate nel territorio torinese; 8. appoggio da parte di realtà istituzionali della città partner; Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 153

> Maria Bottiglieri > 9. collocazione nel quadro di eventi già organizzati dalla Città; 10. ulteriori indirizzi politici del Consiglio o della Giunta Comunale; 11. programmazione annuale delle politiche di cooperazione e pace n 154 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

3.3.0 I bandi > Maria Bottiglieri >

I bandi sono uno strumento strutturato con cui la Pubblica Amministrazione definisce i criteri per l’esercizio della propria discrezionalità amministrativa nel selezionare gli interventi di cooperazione decentrata e pace. Sotto il profilo normativo doppiano le procedure di evidenzia pubblica: pertanto, qualora la Civica Amministrazione decidesse di ricorrere a questo strumento amministrativo anche per erogare contributi a progetti, finirebbe per avvalersi del proprio potere discrezionale nel senso sopra descritto al fine di autolimitare e organizzare al meglio la propria attività di scelta degli interventi più idonei per il perseguimento degli interessi pubblici primari. Prima del 2002, quando le risorse e gli strumenti della Città di Torino per le politiche di cooperazione internazionale erano più circostanziati, i bandi per cofinanziare progetti di cooperazione allo sviluppo costituivano la modalità ordinaria di sele- zione dei progetti stessi. Dal 1997 al 2002 sono stati pubblicati con cadenza tendenzialmente annuale, ma con significative differenze: nelle prime due edizioni il bando presentava una sola sezione; nel 2000 si stabilì di cofinanziare anche progetti di sensibilizzazione sui temi della pace e della solidarietà; nel 2001 venne prevista una ulteriore sezione del bando per quei progetti da realizzare in aree allora ritenute prioritarie per la Municipalità (Quetzaltenango – Guatemala; Breza – Bosnia Erzegovina; Scutari – Albania; Kragujevac – Serbia; Gaza – Palestina; Khouribga – Marocco). È interessante notare, leggendo i dati raccolti in uno studio realizzato sul tema (R. Saraco, 2002), alcune caratteristiche dei bandi 1997-2001: n le aree di intervento dei progetti presentati erano, nell’ordine, l’Africa (46%), l’America Latina (27%), l’Asia (18%) e l’Europa (12%); rispetto a queste richieste la valutazione ha rispettato tendenzialmente le stesse proporzioni; n le tipologie di interventi per cui si richiedeva il contributo erano: sviluppo economico (27%), diritti (26%), salute (13%), sviluppo agricolo (12%), educazione (16%), ambiente/acqua (6%). Riguardo a queste richieste la Civica Ammi- nistrazione ha risposto rispettando tendenzialmente la stessa proporzione; n i soggetti ammessi a finanziamento erano ONG quasi all’80%; il 60% dei soggetti che presentavano domanda non erano co-finanziati; Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 155

> Maria Bottiglieri > n i partner locali erano rappresentati per il 43% da ONG e o associazioni locali, per il 24% partner nazionali o sovranazio- nali, per il 12% da cooperative o sindacati, per finire con un 9,8% di enti religiosi e un 9,8% di istituzioni locali. Questi dati suggeriscono alcune osservazioni:

n tendenzialmente esisteva un’equivalenza tra il chiesto e il concesso, sia nell’individuazione dei luoghi di intervento sia delle tematiche di azioni; ciò a sottolineare come la Civica Amministrazione, in mancanza di propri indirizzi politici strutturati, accogliesse in buona sostanza i progetti promossi dal non governativo nell’anno in corso. Attraverso il bando, pertanto, prevaleva la centralità del singolo progetto rispetto sia ai processi della politica che a quelli del non governativo;

n i partner locali erano solo in minima parte (il 9,8%) istituzioni locali, a dimostrazione che il metodo del bando, pur avendo il merito di rafforzare i partenariati internazionali presenti a livello di società civile organizzata, non riusciva a promuovere anche la dimensione della collaborazione istituzionale; e proprio tale dimensione, in una logica di coope- razione decentrata Città-Città, dovrebbe costituire un’attenzione prioritaria o quantomeno equipollente alla prima. Il bando, quindi, risultava essere uno strumento stretto per le esigenze dell’Istituzione e delle stesse ONG. Per la Civica Amministrazione, infatti, significava effettuare una serie di interventi sostanzialmente a pioggia, non necessariamente espressione degli obiettivi di collaborazione concertati con le città partner e incapaci di rafforzare i partenariati istituziona- li e di conferire continuità ai processi politici di cooperazione decentrata già avviati. Per il non governativo, invece, il bando rappresentava un vantaggio solo parziale (vista la scarsa consistenza del contributo erogabile dalla Civica Amministrazio- ne), temporaneo (il progetto finanziato un anno non necessariamente poteva essere finanziato l’anno successivo) e a volte incisivo solo relativamente anche nei processi di partenariato con i partner locali di riferimento, dal momento che l’Ente lo- cale non poteva garantire la continuità dell’intervento. Per sopperire a parte di queste problematiche, il bando del 2002 tentò di introdurre sensibili novità, tra cui l’ampliamento dei soggetti ammissibili a bando e la richiesta di un maggior coinvolgimento dei partner istituzionali locali. Tale operazione non dovette tuttavia essere sembrata sufficiente, tanto che il 2003 segnò il passaggio dalla politica per bandi a quella dell’in- dividuazione di aree geografiche prioritarie di azione (quelle delle città partner), della concertazione dei processi e delle po- litiche di cooperazione internazionale nei “tavoli-città”, nonché del finanziamento dei progetti effettuato sulla base dei cri- 156 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

teri geografici di intervento già citati e di quelli espressi nella delibera quadro. > Maria Bottiglieri > Il bando, tuttavia, non è stato definitivamente abbandonato dal punto di vista della modalità di individuazione dei para- metri per selezionare i progetti, a dimostrazione che la Civica Amministrazione, sotto il profilo della discrezionalità ammi- nistrativa, non opera scelte ideologiche, ma agisce in base a criteri di opportunità, efficienza e adeguatezza. In tal senso, non deve destare stupore se nel 2005 è stato promulgato un bando per selezionare i progetti di ricostruzione nelle aree colpite dallo tsunami in considerazione di alcuni fattori peculiari quali: n l’elevata quantità di risorse messe a disposizione da soggetti terzi (prevalentemente dipendenti della Civica Amministra- zione), dalla Città stessa e da altri partner (più di 350.000 euro a fronte dei 20.000 mediamente investiti per ogni città partner); n la pluralità di committenti pubblici e privati; n l’inesistenza di una tradizione di relazioni internazionali e di politiche specifiche già avviate con le aree colpite dal maremoto; n la natura puntuale degli interventi di post-emergenza e ricostruzione (senza quindi la necessità dei tempi lunghi tipici degli interventi di co-sviluppo e dell’attenzione alla continuità del processo di collaborazione avviato). Va segnalato che la prima valenza positiva di questa esperienza va individuata nella concertazione delle politiche di inter- vento nell’area che tutti i committenti (in particolare gli altri Enti locali già vicini all’esperienza del «Co.Co.Pa.») hanno in- teso promuovere attraverso la redazione partecipata del bando e la sua gestione coordinata. Sia che il contributo venga erogato in base ad un bando sia che questo sia attribuito secondo i criteri stabiliti con delibe- ra quadro, l’atto che lo definisce è una delibera di Giunta, cui segue una determina dirigenziale di impegno. Gli aspetti connessi alle procedure amministrative conseguenti (dall’erogazione degli anticipi alla liquidazione) sono normati dal «Regolamento per l’erogazione dei contributi» della Città di Torino e sono comunicati ai cittadini attraverso il sito del Settore (www.comune.torino.it/cooperazioneint/contributi_index.htm). L’ultimo aspetto che interessa ancora sottoli- neare in questa sede è la possibilità per i soggetti beneficiari di ottenere un anticipo del 70% sull’importo deliberato dal- la Giunta sulla base della semplice esecutività della determina: questa circostanza, nel panorama della cooperazione allo Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 157

> Maria Bottiglieri > sviluppo, è una sorta di “valvola di sfogo” per molti operatori visto che, nella maggior parte dei casi, i finanziatori pub- blici erogano le risorse soltanto al momento della rendicontazione e che quindi il problema degli anticipi (e dei loro co- sti) cui il non governativo è tenuto a far fronte su progetti comunque finanziati non è un aspetto marginale ai fini del- l’efficacia ed efficienza degli stessi progetti.

n BOX 36

Il bando «Iniziative di solidarietà e di cooperazione internazionale in favore delle popolazioni colpite dallo tsunami del 26 dicembre 2004»

COMMITTENTI E PROMOTORI: Provincia di Torino, Comune di Alpignano, Comune di Brandizzo, Comune di Bruino, Comune di Candiolo, Comune di Collegno, Comune di Cumiana, Comune di Grugliasco, Comune di Ivrea, Comune di Moncalieri, Co- mune di Pianezza, Comune di Piossasco, Comune di Rivalta Torinese, Comune di Rivoli, Comune di Settimo Torinese, Comune di Torino (capofila), Comune di Torre Pellice, Co.Co.Pa., Azienda Farmacie Comunali di Torino, Ordine dei Commercialisti

ANNO: 2005

OBIETTIVO GENERALE: i progetti selezionati devono sostenere le iniziative di ricostruzione, di riassetto ambientale, di riassetto e/o svi- luppo produttivo e del tessuto sociale, elaborate e realizzate con il concorso di enti e organizzazioni dei paesi colpiti nei seguenti set- tori:

n villaggi di pescatori e strumenti di lavoro (imbarcazioni, reti per la pesca, ecc.) per i loro abitanti;

n strutture educative (scuole, case-famiglia) e altri edifici di pubblica utilità;

n magazzini per la conservazione di prodotti destinati al commercio equo e solidale o rientranti in progetti condotti con criteri di equità sociale in cui siano trasparenti i percorsi di rintracciabilità del prodotto primario;

n supporto alla sussistenza vitale e alla tutela di gruppi di minori orfani o in situazione di vulnerabilità fisica e/o psicologica, an- 158 Parte Prima Torino per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale

che attraverso il sostegno a distanza; > Maria Bottiglieri >

n sistemi di potabilizzazione delle acque e formazione di tecnici.

BENEFICIARI: le comunità che abitano le zone delle aree di intervento

AREE DI INTERVENTO: Sri Lanka e India (zone costiere del Tamil Nadu). Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 159

> Maria Bottiglieri < 4.0.0 CONCLUSIONI

La presentazione dell’esperienza e delle metodologie sperimentate in questi ultimi anni dal Settore Cooperazione interna- zionale e Pace della Città di Torino ha avuto l’obiettivo di narrare una delle tante esperienze possibili in materia. Di per sé, quasi nessun percorso metodologico adottato ha particolare valenza innovativa, visto che strumenti amministrativi come convenzioni, tavoli di concertazione, accordi di partenariato internazionale, procedure amministrative tipiche degli Enti locali sono diffusamente sperimentati da diversi settori di questa e sicuramente di altre Civiche Amministrazioni. Il valore aggiunto di questa esperienza, dal punto di vista tecnico, consiste nella combinazione dei diversi strumenti in un disegno organico di azione e organizzazione. Questa sorta di alchimia, infatti, più che produrre una sommatoria di diversi elementi che si sono affiancati tra loro mantenendo un’autonoma valenza, ha invece prodotto un modello di gestione delle politiche civiche di cooperazione decentrata che ha caratteristiche peculiari almeno nel panorama italiano, tanto da poter assurgere a veste di format e modello ripetibile da poter spendere in contesti analoghi. Tuttavia, già nel corso di queste riflessioni sono stati evidenziati nodi problematici e criticità che se possono essere connatu- rati alle esperienze nuove devono tuttavia venire assunti in una fase successiva per essere quantomeno esaminati se non sciolti. Pur con tali limiti, se questa esperienza può essere d’ausilio ad altri Enti locali che si affacciano alle politiche di co- operazione o che intendono implementarle, magari andando anche oltre il percorso fatto da Torino, ci sembra allora che diffondere i risultati acquisiti non sia tanto un’operazione di promozione della Città, quanto piuttosto rientri nella logica di messa in rete di un know how acquisito e di solidarietà inter-istituzionale. 160 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Prima Le Città e gli Obiettivi del Millennio Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 161

one world parte international seconda cooperation sezione prima cities 162 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Prima Le Città e gli Obiettivi del Millennio Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 163

parte seconda One World International Cooperation Cities le città e sezione gli obiettivi del prima millennio

s a l G o u m n n i i l l e e M n d t h T h e C i t i e s a 164 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Prima Le Città e gli Obiettivi del Millennio Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 165

Introduzione La Città di Torino, nell’ambito del «Meeting Peace» per le celebrazioni della Tregua Olimpica, ha voluto un momento di con- Maurizio Baradello fronto e scambio sui temi della lotta alla povertà con i Sindaci convenuti a Torino dalle Città di quattro continenti. SETTORE COOPERAZIONE INTERNAZIONALE E PACE La ragione fondamentale che sottende questa scelta è che oltre alla violenza della guerra c’è oggi anche una violenza dell’eco- DELLA CITTÀ DI TORINO - ITALIA nomia: non a caso Ghandi diceva che «la povertà è la peggiore delle violenze fatte ai poveri». La violenza dell’economia, quando è eclatante come lo è oggi, diventa violenza sulla persona. Malauguratamente siamo tal- mente assuefatti allo scandalo di miliardi di persone sottoccupate o inoccupate da non riuscire a vedere con chiarezza la vio- lenza che la povertà infligge a quanti sono privi non solo dei mezzi di sussistenza, dell’istruzione elementare e del diritto al- la salute (persino nei confronti di malattie curabili), ma anche della dignità umana. Per questa ragione le Città convenute a Torino con l’obiettivo di confrontarsi sugli strumenti a loro disposizione per co- struire ponti di pace non possono non soffermarsi a discutere delle opportunità che hanno di intervenire anche nei sistemi

Dans le cadre du «Meeting Peace» pour les célébrations de la Trève Olympique, la Ville de Torino a souhaité organiser un moment de rapprochement et d’échange sur la question de la lutte contre la pauvreté avec les Maires de Villes des quatre continents invités à Torino. La raison fondamentale de ce choix est qu’au-delà de la violence de la guerre il existe également aujourd’hui une violence économique: ce n’est pas par un hasard si Ghandi disait que «la pauvreté est la pire des violences faites aux pauvres». La violence de l’économie, quand elle est si éclatante qu’aujourd’hui, devient violence personnelle. Nous sommes malheureusement tellement habitués au scandale de mil- liards de personnes sous-occupées ou inoccupées que nous ne parvenons pas à distinguer clairement la violence que la pauvreté inflige à ceux qui sont privés non seulement de moyens de subsistance, d’instruction élémentaire et du droit à la santé (même face à des maladies curables), mais aussi de la dignité humaine. Pour cette raison, les Villes invitées à Torino dans l’objectif de se confronter sur les instruments dont elles disposent pour construire des ponts de paix ne peuvent pas ne pas

The City of Torino, as part of the “Meeting Peace” in celebration of the Olympic Truce, has planned an occasion for comparison and exchange with the fight against poverty as its theme, and plays host to Mayors from Cities across four continents. The fundamental reason behind this decision is that, other than the violence of war, today there is also violence of the economy: it was no mere chance that Ghandi said “poverty is the worst form of violence”. Violence of the economy, when it is as manifest as it is today, becomes violence upon the individual. Unfortunately, we are so used to the scandal of billions of people under- employed or unemployed that it is difficult to see clearly the violence that poverty inflicts upon those deprived not only of a means of subsistence, basic education and health rights (even for curable diseases), but also of their human dignity. For this reason, the Cities invited to Torino with the aim of comparing the tools available to them to build bridges of peace must also carefully discuss their options in taking 166 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Prima Le Città e gli Obiettivi del Millennio

economici che creano disuguaglianza, violenza, ingiustizia sociale, “guerra”. > Maurizio Baradello > Le Città italiane, tramite la cooperazione decentrata, hanno iniziato a contribuire, con azioni piccole ma concrete, alla rico- struzione e allo sviluppo delle Città dei paesi in via di sviluppo cui sono legate. Tra queste la Città di Torino, che, dopo il po- tenziamento delle politiche di cooperazione internazionale degli ultimi cinque anni, inizia a chiedersi se le risorse umane e finanziarie investite possono avere anche un impatto ulteriore e mediato rispetto a quello immediato dell’aver ricostruito un centro giovanile in Bosnia, piuttosto che un Internet Center a Gaza o un laboratorio per la potabilizzazione delle acque in Guatemala. In tale ottica, un momento di queste giornate dedicate allo sviluppo e alla pace è stato riservato a fare il punto sullo stato di attuazione degli Obiettivi del Millennio proposti dall’ONU e sulle modalità concrete che le Città hanno a disposizione per contribuire al loro raggiungimento. Su quest’ultimo aspetto, quello degli strumenti, interessava capire se le Città, per il tra-

s’arrêter sur les opportunités qu’elles ont d’intervenir également sur les systèmes économiques qui génèrent l’inégalité, la violence, l’injustice sociale et la “guerre”. À travers la coopération décentralisée, les Villes italiennes ont commencé à contribuer, au travers d’actions petites mais concrètes, à la reconstruction et au développement des Villes des PVD qui y sont liées. Parmi ces Villes, la Ville de Torino commence, après le renforcement des politiques de coopération internationale réalisé au cours des cinq dernières années, à se demander si les ressources humaines et financières investies peuvent avoir aussi un impact à plus long terme et plus indirect que l’impact immé- diat de la construction d’un centre juvénile en Bosnie, plutôt qu’un Internet Center à Gaza ou un laboratoire pour la potabilisation des eaux au Guatemala. Dans cette optique, un moment de ces journées dédiées au développement et à la paix a été réservé pour faire le point sur la situation actuelle des Objectifs du Millénaire proposés par l’ONU et sur les moyens concrets dont les Villes disposent pour contribuer à leur accomplissement. Sur la question des instruments, il était intéressant de com- prendre si les Villes, à travers des interventions de coopération décentralisée, peuvent concourir non seulement à la lutte contre la pauvreté mais aussi à l’annulation de la

action against economic systems that create inequality, violence, social injustice, “war”. The Italian Cities, through decentralised cooperation, have begun to contribute via small but concrete initiatives to reconstruct and develop Cities in the developing coun- tries to which they are linked. Among these the City of Torino which, after reinforcing its international cooperation policies over the last five years, has begun to ask whether the human and financial resources invested might also have a further and more mediated impact with respect to the direct effect of having reconstructed a youth center in Bo- snia, rather than an Internet center in Gaza or a water purification laboratory in Guatemala. In this perspective, a moment in these days dedicated to development and peace was reserved for a status briefing on the Millennium Goals set by the UN, and on the conso- lidated methods available to the Cities in contributing to their achievement. On this last aspect, that regarding tools, the idea was to discover if the Cities, via decentralised co- operation tasks, are able to compete not only in the fight against poverty, but also in the cancellation of the foreign debt of developing countries. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 167

> Maurizio Baradello < mite degli interventi di cooperazione decentrata, possono concorrere non solo alla lotta contro la povertà, ma anche all’an- nullamento del debito estero dei paesi in via di sviluppo. Si spiega così la partecipazione del Direttore della Fondazione «Giustizia e Solidarietà», della Coordinatrice della campagna «No Excuse 2015», del Direttore generale per la Cooperazione allo Sviluppo del MAE e dei responsabili delle Agenzie del- l’ONU insediate nel territorio urbano torinese. Insieme a costoro, Sindaci e Amministratori locali delle Città del Nord e del Sud del mondo, Città come Milano e Roma, Ouagadougou e Salvador de Bahia, hanno dato il loro prezioso contributo a questa riflessione.

dette étrangère des pays en voie de développement. Ceci explique la participation du Directeur de la Fondation «Giustizia e Solidarietà», de la Coordinatrice de la cam- pagne «No Excuse 2015», du Directeur général pour la Coopération au Développement du MAE et des responsables des Agences de l’ONU présentes dans la communauté urbaine de Torino. À leurs côtés, des Maires et Administrateurs locaux des Villes du Nord et du Sud du monde, de Villes comme Milano et Roma, Ouagadougou et Sal- vador de Bahia, ont apporté leur précieuse contribution à cette réflexion.

This explains the participation of the Director of the “Giustizia e Solidarietà” Foundation, the Coordinator of the “No Excuse 2015” campaign, the Director-General for Development Cooperation of the Foreign Affairs Ministry and heads of the UN Agencies based in Torino. With them, the Mayors and Local Administrators of Cities from both northern and southern hemispheres, Cities such as Milano and Roma, Ouagadougou and Salvador de Bahia, made a precious contribution to these thoughts. 168 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Prima Le Città e gli Obiettivi del Millennio

Interventi / Discours / Speeches Sergio Chiamparino Giuseppe Deodato François Trémeaud Gioacchino Polimeni Paolo Ceratto Eveline Herfkens Riccardo Moro Gabriele Albertini Staffan De Mistura Simon Compaoré Padre Clodoveo Piazza Maria Pia Garavaglia

Moderatore / Modérateur / Chairman Mario Lubetkin Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 169

Apertura Questa seconda sessione plenaria dedicata a «Le Città e gli Obiettivi del Millennio» si svolge dopo il dibattito sul programma «100 Città per 100 Progetti Italia-Brasile». Entriamo così appieno nel tema centrale, che è la sfida fatta propria dal Sindaco di Torino di mettere insieme Mario Lubetkin un numero importante di Città africane, italiane, europee, latino-americane, per discutere il ruolo delle Città relativamente agli Obiettivi DIRETTORE del Millennio. La questione cardine su cui verterà il dibattito sugli Obiettivi del Millennio sarà il ruolo della comunicazione. In questo sen- IPS NEWS AGENCY so il Comune di Roma, con l’appoggio del Ministero degli Affari Esteri, specie della Direzione generale per la Cooperazione, ha lanciato la principale iniziativa della comunicazione sugli Obiettivi del Millennio, alla quale daremo oggi inizio formale. Questa sessione plenaria sa- rà inoltre il palco ideale per lanciare la Press Room, ovvero la possibilità che i Press Releases realizzati dagli uffici stampa di ogni Comune sia- no messi in un basket e resi disponibili e consultabili dagli uffici stampa delle altre Città del mondo, creando un dialogo orizzontale. Sarà attivato un indirizzo e-mail ([email protected]) attraverso il quale gli uffici stampa potranno inviarci i loro Press Releases che verranno pub- blicati sul sito web. Apriranno i lavori il Sindaco di Torino Sergio Chiamparino e il Ministro Giuseppe Deodato, Direttore generale della Cooperazione italiana, che hanno appoggiato centralmente lo sviluppo e la concretizzazione di questa iniziativa. Daremo poi la parola per un breve saluto ai diversi rappresentanti delle strutture delle Nazioni Unite che hanno sede a Torino: François Trémeaud, Direttore del- l’OIL, Gioacchino Polimeni, Direttore dell’UNICRI, e Paolo Ceratto, Vicedirettore dello «UN Staff College». Seguiranno due relazioni, una della Coordinatrice della campagna «No Excuse 2015», Eveline Herfkens, e una di Riccardo Moro, Direttore della Fondazione «Giusti- zia e Solidarietà», che farà luce sulla questione del debito estero dal punto di vista della società civile, nonché sul rapporto fra Città e società civile. Nella seconda parte del convegno si passerà al dibattito centrale intorno agli spunti, alle idee ed alle esperienze che si stanno portan- do avanti, con interventi di quattro Sindaci, due di Città del Nord e due di Città del Sud: il Sindaco di Milano Gabriele Albertini, il Mini- stro dello Stato di Bahia Clodoveo Piazza, il Sindaco di Ouagadougou Simon Compaoré e il Vicesindaco di Roma Maria Pia Garavaglia. Inoltre, al dibattito parteciperà anche Staffan De Mistura, Rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite in Iraq.

Le thème conducteur de ce débat sur les Objectifs du Millénaire sera le rôle de la communica- The main theme of the today discussion about the Millennium Goals will be communication. tion. Dans ce sens là, la Municipalité de Roma, avec le soutien du Ministre des Affaires On this subject, the Municipality of Roma, with the support of the Ministry of Foreign Affairs Étrangères et, en particulier, de la Direction générale pour la Coopération, a lancé l’initiative and, in particular, of the Directorate General for Development Cooperation, has launched the la plus importante pour communiquer les Objectifs du Millénaire, initiative que débutera au- main communication initiative about the Millennium Development Goals, an initiative to jourd’hui avec le lancement de la Press Room, c’est à dire de la possibilité que les Press Releases which we will give today formal beginning with the launch of the Press Room, the possibility réalisées par les bureaux de presse de chaque Municipalité soient envoyés par courrier électro- that the press releases realized by every Municipality’s press offices are sent via mail, rendered nique, disponibles et consultables par les bureaux de presse des autres Villes du monde. available and consultable by those of the other Cities of the world. Le Maire de Torino Sergio Chiamparino et le Ministre Giuseppe Deodato, Directeur général The Mayor of Torino Sergio Chiamparino and the Minister Giuseppe Deodato, Director- de la Coopération italienne, ouvriront les travaux; ensuite il y aura les interventions des dif- General of the Italian Cooperation, will open the works; then, the various representatives of férents représentants des structures des Nations Unies dont Torino est le siège: François Tré- the structures of the United Nations based in Torino will speak: François Trémeaud, Director meaud, Directeur du BIT, Gioacchino Polimeni, Directeur de l’UNICRI et Paolo Ceratto, of the ILO, Gioacchino Polimeni, Director of the UNICRI and Paolo Ceratto, Deputy Direc- Adjoint au Directeur du «UN Staff College». S’ensuivront les relations de Eveline Herfkens, tor of the “UN Staff College”. The reports of the Coordinator of the “No Excuse 2015” cam- Coordinatrice de la campagne «No Excuse 2015», et du Directeur de la Fondation «Giustizia paign, Eveline Herfkens, and of the Director of the “Giustizia e Solidarietà” Foundation, Ric- e Solidarietà», Riccardo Moro. cardo Moro, will come after. Dans la deuxième partie prendront part au débat le Maire de Milano Gabriele Albertini, le In the second part of the convention there will be the participation of the Mayor of Milano Ministre de l’État de Bahia Clodoveo Piazza, le Maire de Ouagadougou Simon Compaoré Gabriele Albertini, the Minister of the State of Bahia Clodoveo Piazza, the Mayor of Oua- et l’Adjoint au Maire de Roma Maria Pia Garavaglia, avec la participation de Staffan De gadougou Simon Compaoré and the Deputy Mayor of Roma Maria Pia Garavaglia, with the Mistura, Représentant spécial du Secrétaire général des Nations Unies pour l’Irak. participation of Staffan De Mistura, Special Representative in Iraq of the General Secretary of the United Nations. 170 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Prima Le Città e gli Obiettivi del Millennio Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 171

Intervento di Questa manifestazione di tre giorni è organizzata da una Città che è stata la prima capitale d’Italia e che ha per ragioni storiche ed economiche una vocazione internazionale spiccata. Mi fa piacere ricordare, alla presenza di Staffan De Mistura, il ruolo che da metà Sergio Chiamparino degli anni sessanta Torino svolge come Agenzia di formazione delle Nazioni Unite, ruolo che siamo interessati a continuare a svolge- SINDACO DELLA CITTÀ DI TORINO - ITALIA re e a rafforzare. Inoltre ricordo l’evento che stiamo per organizzare, le Olimpiadi del 2006, che in modo in parte diverso rappresenta- no un’apertura internazionale molto importante per la nostra Città. Abbiamo voluto collocare questi tre giorni di confronti e dibattiti partendo da un punto molto concreto: la sottoscrizione dell’Appello per la Tregua Olimpica. Il nostro obiettivo è quello di arrivare all’Assemblea Generale il 3 novembre con un alto numero di firme raccolte a Torino in questi giorni e a Sarajevo verso la fine di ottobre, coinvolgendo i Sindaci e gli esponenti della cultura. Vorremmo consegnare alle Nazioni Uni- te questo Appello, che speriamo accoglieranno nella loro sessione plenaria, con l’obiettivo che nei quindici giorni di Olimpiadi lo spiri- to olimpico di competizione fraterna sia accolto e, anche solo simbolicamente, vengano sospesi tutti i conflitti. Nel rinnovare il mio saluto, vorrei fare una rapida considerazione basata sul perché abbiamo voluto partire dai Sindaci in questo lavoro per la Tregua Olimpica. Abbiamo voluto farlo per una semplice ragione: perché pensiamo che essi rappresentino più di ogni altro espo- nente istituzionale le domande e le istanze dei loro cittadini. Pensiamo che siano in grado di guardare al di là delle appartenenze, com- prese quelle politiche, ai grandi temi che oggi l’umanità intera deve affrontare. Non credo sia un’enfatizzazione del ruolo dei Sindaci, credo rientri nella loro natura istituzionale avere questa tensione al dialogo ed al confronto. Ecco quindi la prima ragione per la quale abbiamo voluto partire dai Sindaci. L’altra ragione è che questi ultimi rappresentano le Città, vettori concreti della cooperazione de- centrata, la quale non pensiamo debba concepirsi in alternativa alla cooperazione globale ma crediamo possa integrarla in modo molto efficace. Questo perché è obbligata ad avere obiettivi concreti e verificabili e perché il rapporto diretto fra comunità rende più facile l’investire risorse per attivare risorse locali.

Cette manifestation de trois jours a été organisée par une Ville qui, pour des raisons histori- This three-day event was organized by a City that, in historic and economic terms, has proved ques et économiques, a une importante vocation internationale. Nous avons souhaité donner to have outstanding international vocation. We chose to found these exchanges and debates on le coup d’envoi de ces jours de rencontres et de débats à un moment très précis: celui de la sou- a particularly concrete baseline: the undersigning of the Olympic Truce Appeal. scription de l’Appel à la Trêve Olympique. Our aim is to arrive at the General Assembly with a number of signatures collected in Torino Notre objectif est d’arriver à l’Assemblée Générale chargés du plus grand nombre de signatu- and Sarajevo, involving Mayors and exponents of culture. We would like to deliver this Appeal res provenant de Torino et de Sarajevo, de la part de Maires et de représentants de la culture. to the United Nations in the hope that the fifteen days of the Games will be acknowledged Nous voudrions remettre cet Appel aux Nations Unies dans l’espoir que pendant ces quinze with the Olympic spirit of friendly competition and, even if only symbolically, that all world jours de Jeux Olympiques l’esprit olympique de compétition fraternelle l’emporte et que tous conflicts will cease. les conflits soient suspendus, même si uniquement de manière symbolique. In this task for the Olympic Truce we preferred to begin with the Mayors for two simple rea- Pendant notre travail pour la Trêve Olympique, nous avons souhaité partir des Maires pour sons. First of all, we believe that, more than any other institutional figure, Mayors represent the deux raisons très simples. D’abord, parce que nous sommes convaincus que, plus que tout au- demands and pleas of their communities, and are able to contemplate the daunting questions tre représentant institutionnel, ceux-ci sont porteurs des demandes et des attentes de leurs con- necessarily faced today by the entire race without political or other form of prejudice. In addi- citoyens, et qu’ils sont en mesure d’aborder les sujets importants auxquels l’humanité toute tion, Mayors represent the Local Authorities, steadfast bearers of a decentralized cooperation entière doit faire face aujourd’hui, au-delà de tout clivage, y compris politique. De plus, les that must not be conceived as an alternative to global cooperation, but rather that the two Maires représentent les Villes, des vecteurs concrets d’une coopération décentralisée que nous could be very effectively integrated. ne voyons pas comme une alternative à la coopération globale, mais bien comme un moyen supplémentaire particulièrement efficace. 172 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Prima Le Città e gli Obiettivi del Millennio

Vorrei brevemente inquadrare l’argomento riepilogando i famosi Obiettivi del Millennio, lanciati nel 2000 dal Segretario generale del- Intervento di le Nazioni Unite come obiettivo da raggiungere entro il 2015. Essi, come è noto, riguardano la lotta alla povertà ed alla fame, l’educa- zione di base universale, l’eliminazione della disparità tra i sessi, la riduzione della mortalità infantile, il miglioramento della salute ma- Giuseppe Deodato terna, la lotta contro l’AIDS e le altre pandemie, la protezione dell’ambiente e l’istituzione di rapporti di partenariato globale per lo DIRETTORE GENERALE PER LA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI - ITALIA sviluppo. Voi sapete che nei giorni scorsi ha avuto luogo a New York un vertice molto importante, al quale hanno partecipato tutti i Capi di Sta- to e di Governo che seguono l’argomento. Ritengo importante esaminare brevemente le conclusioni del vertice perché così è possibile inquadrare meglio il tema del nostro convegno, cioè quale sia l’evoluzione futura del rapporto tra le Città e gli Obiettivi del Millennio. Come sempre accade, dopo l’annuncio nel 2000 del Segretario generale, si erano create delle grandi aspettative. Bisogna sottolineare che mai come oggi la comunità internazionale è stata ricca di istituzioni che si prefiggono come scopo la lotta alla povertà ed il miglio- ramento delle condizioni dell’umanità. Questo è certamente un segnale molto positivo, perché essere molti vuol dire disporre di mol- tissimi strumenti, ma significa anche armonizzare i processi decisionali di quasi 200 paesi che non sempre hanno interessi comuni. È proprio questo aspetto, la difficoltà di mettere insieme differenti punti di vista, che spesso crea dei problemi a livello internazionale. Il summit ha comunque prodotto dei risultati significativi: un documento di carattere generale, che, seppure in forse fino all’ultimo momento, può essere comunque considerato molto positivo; e due riferimenti contenutistici precisi che coincidono proprio con l’ar- gomento che trattiamo oggi: le cifre dello sviluppo e gli Obiettivi del Millennio. Per quanto riguarda il primo punto, le critiche si sono concentrate sul fatto che non è stato riaffermato un passo fondamentale della Conferenza di Monterrey, cioè la percentuale fissa che i paesi maggiormente industrializzati si erano ripetutamente impegnati a rag- giungere in materia di aiuto allo sviluppo. Il fatto che a New York non vi sia stato accenno esplicito a indicazioni precise è estremamen-

La campagne des Objectifs du Millénaire a été lancée en 2000 par le Secrétaire général des The Millennium Development Goals were launched in 2000 by the Secretary general of the Nations Unies dans le but de les atteindre avant 2015. Ils concernent la lutte contre la pau- United Nations for achievement by 2015. They concern the fight against poverty and famine, vreté et la faim, l’éducation universelle de base, l’élimination de l’inégalité entre les sexes, la basic education for all, elimination of sex discrimination, reduction of infant mortality, im- réduction de la mortalité infantile, l’amélioration de la santé maternelle, la lutte contre le SI- provement in maternal health, the fight against AIDS and other pandemics, environmental DA et les autres pandémies, la protection de l’environnement et la création de relations de protection and the establishment of global development partnerships. partenariat global pour le développement. Never before has the human race had such a wealth of international organisations to fight Aujourd’hui, l’humanité est plus que jamais riche en institutions internationales qui se sont poverty and improve life quality. This is certainly an extremely positive sign. Nevertheless, the fixées pour but de lutter contre la pauvreté et d’améliorer les conditions de l’humanité. C’est difficulty in unifying the points of view of the various countries often results in problems on bien évidemment un signe très positif. Cependant, la difficulté de regrouper les points de vue an international scale. In this respect, the results of the New York summit are important. des différents pays crée souvent des problèmes au niveau international. En ce sens, les résul- We need to create more feasible paths to achieve the Millennium Development Goals. One of tats du sommet de New York sont très significatifs. these is cooperation with the Local Authorities, City Councils and all other organisations Il faut créer des voies mieux praticables pour atteindre les Objectifs du Millénaire; la colla- operating at regional level on questions of development. Our country is able to manage and boration avec les Collectivités locales, avec les Villes et avec toutes les Institutions qui, au ni- make available truly wide-ranging resources. We can provide a wealth of skills at global level veau régional, opèrent activement en matière d’aide au développement en est une. Notre pays and this, in my opinion, is the answer for the future. est en mesure de gérer et de libérer d’énormes ressources. Nous avons une grande capacité au The City of Torino had the marvellous idea and commitment to combine hosting of the plan mondial et c’est, à mon sens, la réponse du futur. Olympic Games with the concept of development, support and solidarity. My appreciation is La Ville de Torino a eu l’idée extraordinaire d’associer l’hospitalité des Jeux Olympiques à immense and deeply felt because I believe that cooperation between Central Government celle du développement, de l’aide et de la solidarité. Le remerciement est vraiment important and Local Authorities is the way of the future, the option to use not only financial but also et sensible parce que je crois que la collaboration entre les autorités centrales et les organismes highly expert human resources, the chance to make the most of the great opportunities our locaux est la voie du futur, la possibilité de disposer non seulement de ressources financières country offers. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 173

> Giuseppe Deodato > te rivelatore, significa che la maggior parte dei paesi presenti ha ritenuto che gli obiettivi che erano stati fissati fossero difficilmente rag- giungibili. È un dato di cui bisogna prendere atto, perché da questa constatazione dipende il futuro dell’aiuto pubblico allo sviluppo nel mondo. Per quanto invece riguarda gli Obiettivi del Millennio è parso molto importante il fatto che essi siano stati ribaditi nel documento finale e dunque che siano considerati obiettivi universalmente accettati. Tra di essi, alcuni rivestono un’importanza speciale proprio a fronte delle precedenti considerazioni. Ad esempio l’Obiettivo n. 8, lo sviluppo di una partnership globale per lo sviluppo, si riferisce proprio alla ne- cessità di lavorare insieme per realizzare impegni non condivisi come la riduzione del debito estero, un maggior accesso ai mercati, il trasfe- rimento di tecnologie verso paesi in via di sviluppo. Su tutti questi argomenti che, oggi, riteniamo acquisiti non esiste una visione comune, a cominciare dagli Stati Uniti; e questo è un elemento che dà la misura della difficoltà di raggiungere l’accordo sul come procedere. Occorre, quindi, creare delle vie più percorribili, perché gli Obiettivi del Millennio restano comunque una meta da raggiungere. La raggiungeremo nel 2015? Questo non lo sappiamo. Credo, dunque, che l’argomento di oggi affronti uno dei problemi più importanti rispetto alla soluzione e alla ricerca di nuove risorse, cioè la collaborazione con gli Enti locali, con le Città e con tutte le Istituzioni che a livello regionale ormai operano attivamente in materia di aiuto allo sviluppo. A questo proposito devo veramente ringraziare molto la Città di Torino per l’invito che è stato rivolto alla Cooperazione italiana del Ministero degli Affari Esteri per essere qui presente oggi. Per quanto ci riguarda, siamo consapevoli della limitata quantità di risorse a livello governativo, ma anche della straordinaria risposta che in materia di cooperazione abbiamo potuto registrare e che ci fa sperare per il futuro, perché il nostro paese è in grado di gestire e liberare veramente grandissime risorse. Il Comune di Torino ha avuto la straordinaria idea e l’impegno di abbinare l’ospitalità dei Giochi olimpici con l’idea dello sviluppo, del- l’aiuto e della solidarietà. Credo si tratti di un segnale importante che dev’essere acquisito anche da altre entità, che devono comunque

mais aussi humaines et de grande expérience, la possibilité d’utiliser au mieux les énormes Italy has an important ace up its sleeve: the ace of solidarity, of experience, of wide-ranging potentiels de notre pays. L’Italie a bien sûr une carte importante à jouer: la carte de la solida- professionalism achieved by our NGOs in all sectors and an innate awareness of the need to rité, de l’expérience, du grand professionnalisme de nos ONG dans tous les domaines et la help others. conscience d’avoir au fond de nous le besoin d’aider les autres. 174 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Prima Le Città e gli Obiettivi del Millennio

fare riferimento sempre a questi obiettivi dell’umanità. Il ringraziamento è veramente sentito perché credo che la collaborazione tra le > Giuseppe Deodato < Autorità centrali e gli Enti locali sia la via del domani, la possibilità di avere non solo risorse finanziarie, ma anche risorse umane di grande esperienza, la possibilità di utilizzare al meglio le grandi possibilità del nostro paese. Voglio concludere ricordando come l’anno scorso abbiamo organizzato delle iniziative in tutta Italia che hanno avuto una grande rispo- sta: le «Giornate per la Cooperazione italiana». Questo successo ci ha indotto a riproporle quest’anno, dal 27 ottobre e per tutto il mese di novembre. Ringrazio fin d’ora per la collaborazione che gli Enti locali vorranno dare a questo nostro progetto e vorrei, comunque, ribadi- re la massima disponibilità delle Istituzioni ad una collaborazione a tutto campo nel settore della cooperazione internazionale. Se è vero che gli obiettivi sono estremamente ambiziosi, e se è vero che le risorse esistono ma i nostri movimenti sono, certe volte, poco coordinati e poco ordinati perché siamo in tanti e mettere d’accordo 120 paesi non è facile, è anche vero che tutti quanti sappiamo e siamo convinti che l’Italia ha una grande carta da giocare: la carta della solidarietà, dell’esperienza, di una grandissima professionalità acquisita dalle nostre ONG in tutti i settori. Siamo consapevoli di essere portatori nel nostro intimo di un bisogno che è quello di aiu- tare gli altri, bisogno che deve coniugarsi inevitabilmente con un’analisi obiettiva dei fatti che ci porta a considerare l’aiuto allo svilup- po anche come un investimento. È un’idea, questa, che mi ripropongo di ribadire in tutte le occasioni possibili, per sottolineare che in un mondo come il nostro i pro- blemi degli altri sono inevitabilmente i nostri e quindi, oltre alla necessità di appagare questo bisogno di solidarietà che ciascuno di noi sente, dobbiamo avere ben presente che si tratta di un inevitabile, importante e necessario investimento per il futuro di tutti noi e del- la nostra società. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 175

Intervento di Je voudrais remercier la Ville de Torino, et en particulier le Maire Monsieur Chiamparino, pour avoir associé le Centre international de Formation du BIT à cette importante manifestation, ainsi qu’à ces trois jours de la Trêve Olympique consacrés au développement et François Trémeaud à la solidarité. Ce fut l’occasion pour les délégations et pour les Maires des Villes représentées de visiter le Centre et d’être informés de DIRECTEUR EXÉCUTIF DU BIT ses capacités et de ses programmes de formation et d’appui en particulier à la coopération décentralisée que le Centre conduit ici et BUREAU INTERNATIONAL DU TRAVAIL dans les pays eux-mêmes. Ce fut également l’occasion de signer un projet entre les Mairies de Torino et de Kragujevac en Serbie dont l’exécution est confiée au Centre de Torino. En outre, l’exposition en Piazza Castello et Via Garibaldi a permis aux citoyens et à l’opi- nion publique en général de voir tout ce qui a été réalisé par la voie de la coopération, et notamment dans le domaine de la formation, par les organisations internationales qui ont leur siège à Torino. Ce matin la réunion est consacrée à une question très importante: comment atteindre les Objectifs du Développement du Millénaire? Madame Herfkens, présente parmi nous aujourd’hui, était membre de la Commission sur la dimension sociale de la globalisation créé sous les auspices du BIT. Une des conclusions de cette Commission est que pour délivrer de la pauvreté la moitié de ceux qui se trou- vent dans cette condition en 2005, la voie la plus importante est celle de leur donner la chance de trouver un travail ou de créer eux- mêmes leur propre travail de façon qu’ils puissent vivre avec leurs familles dans des conditions décentes. Atteindre ces objectifs c’est non seulement une question de volonté politique ou de financements, mais c’est aussi une question de compétence. Pour faire ça, les hommes et les femmes concernés doivent pouvoir recevoir les formations nécessaires. Ainsi, tout ce qui est fait ici à Torino sur le plan international par la voie de la formation joue un rôle important puisque cela s’effectue au bénéfice du secteur informel, de la création de petites et moyennes entreprises, de la lutte contre les formes les plus scandaleuses du travail des enfants ou du travail forcé. Ces acti- vités sont soutenues très généreusement par la Coopération italienne; donc je voudrais remercier le Ministre Deodato pour son aide, nous permettant de réaliser un grand nombre d’activités très utiles.

Questi giorni sulla Tregua Olimpica, consacrati allo sviluppo e alla solidarietà, sono stati These workshops on the Olympic Truce, dedicated to development and solidarity, have offered un’occasione per le delegazioni presenti di visitare il Centro di Formazione del BIT e scoprir- the opportunity for participant delegations to visit the ILO Training Centre and to discover its ne capacità e programmi. Segnalo l’avvenuta firma di un accordo tra il Sindaco di Torino, il resources and programmes. I would like to mention that an agreement has been undersigned Sindaco di Kragujevac e il BIT, e la mostra in piazza Castello e via Garibaldi che ha per- between the Mayor of Torino, the Mayor of Kragujevac and ILO, and that the exhibition in messo ai cittadini di vedere ciò che si fa nel campo della cooperazione. Piazza Castello and Via Garibaldi has demonstrated to citizens what is involved in the field of Riguardo al dibattito di oggi su come raggiungere gli Obiettivi del Millennio, la Commissio- cooperation. ne sulla dimensione sociale della globalizzazione creata dal BIT ha concluso che, per libera- With regard to the present debate on how to achieve the Millennium Goals, the ILO Commit- re dalla povertà coloro che si trovano oggi in questa condizione, bisogna dare loro una pro- tee on the social dimension of globalisation has concluded that, to help the poverty-stricken of spettiva di lavoro, affinché possano vivere insieme alle loro famiglie in condizioni decenti. In today, we need to provide them with employment options so that they and their families may questo senso, la formazione realizzata a Torino sul piano internazionale e finalizzata alla enjoy decent standards of living. In this respect, the international-level training arranged in creazione di piccole e medie imprese e alla lotta contro il lavoro minorile e forzato, sostenuta Torino on the creation of small and medium enterprises and on the fight against child and dalla Cooperazione italiana, gioca un ruolo fondamentale. forced labour, with the support of the Italian Cooperation, plays a fundamental role. È grazie al lavoro del BIT e delle altre organizzazioni delle Nazioni Unite qui presenti che si It is due to the constant efforts of ILO in Torino and other UN organisations present here to- è formata a Torino una massa critica nell’ambito della formazione allo sviluppo. In questo day that a critical mass in development training has formed. In this field, Torino could play an ambito, Torino potrà avere un futuro importante se saprà perfezionare e sviluppare queste important future role if it can develop and perfect these tasks. attività. 176 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Prima Le Città e gli Obiettivi del Millennio

Je voudrais enfin dire que, grâce à la présence du Centre de Formation du BIT et à sa dimension – qui a accueilli l’année dernière > François Trémeaud < 11000 participants venant de 177 pays – et grâce aussi au travail des autres organisations des Nations Unies et de l’Union européenne qui se trouvent ici, il y a maintenant à Torino une masse critique dans le domaine de la formation. À partir de là, Torino peut avoir un grand avenir sur le plan international dans ce domaine. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 177

Intervento di L’UNICRI è l’Istituto delle Nazioni Unite competente per la ricerca e la cooperazione tecnica nel campo della prevenzione del crimine e della giustizia penale, ed ha sede qui a Torino. Vorrei dunque esprimere un ringraziamento alla Città, al Sindaco Chiamparino ed al- Gioacchino Polimeni le Autorità tutte per le iniziative estremamente rilevanti che in questi giorni sono state qui sviluppate ed alle quali da parte nostra ab- DIRETTORE DELL’UNICRI biamo cercato di contribuire con attiva partecipazione. Abbiamo tentato in questo modo di corrispondere all’approccio assolutamen- UNITED NATIONS INTERREGIONAL CRIME AND JUSTICE RESEARCH INSTITUTE te positivo e favorevole che la Civica Amministrazione ha più volte dimostrato nei confronti della cooperazione internazionale; numerose sono le attività di cooperazione che gli Enti torinesi da tempo direttamente attuano o comunque sostengono. Sono convin- to che questa cooperazione possa svilupparsi tra Enti locali ed Istituti delle Nazioni Unite o altri organismi multilaterali internazionali in modo sempre più efficace ed accolgo con compiacimento le indicazioni di sostegno che su questa linea sono state espresse anche dal Direttore generale per la Cooperazione allo Sviluppo. Il mio auspicio è pertanto di incrementare la collaborazione che con la Città di Torino l’UNICRI ha già sperimentato in passato e che lo si possa fare nelle forme della cooperazione decentrata: queste ultime effettivamente ormai contribuiscono in modo efficace all’a- zione della comunità internazionale, affiancandosi ai più tradizionali schemi della cooperazione allo sviluppo gestita dalle Autorità go- vernative nazionali, nel cui ambito l’UNICRI ha sempre ricevuto un generoso supporto da parte del Ministero degli Affari Esteri, al quale pure esprimo qui il mio più sentito ringraziamento. Vorrei concludere collegandomi al tema del convegno di oggi con un accenno agli Obiettivi del Millennio. Se scorriamo l’elenco sinte- tico di quegli Obiettivi, possiamo notare che vi sono solo indiretti accenni ai problemi della giustizia e della difesa dei diritti, mentre credo che siamo tutti d’accordo sul rilievo assoluto dei temi della difesa delle fasce deboli, della sicurezza dei cittadini, della prevenzio- ne del crimine e del rafforzamento dei sistemi di giustizia. Forse si può paradossalmente dire che la brevità di quei cenni non contrasta con il condiviso rilievo di tale tematiche, le quali comunque – e inevitabilmente – sono presenti e spesso adeguatamente trattate in

La liste des Objectifs du Millénaire ne comprend que des allusions indirectes aux problèmes The list of Millennium Development Goals offers only indirect hints with regard to the pro- de la justice et de la défense des droits, alors que je pense que l’accord est partagé sur l’impor- blems of justice and the defence of rights, whereas I believe that there is general agreement on tance capitale de questions comme la défense des populations défavorisées, la sécurité des ci- the supreme importance of defence of the weak, community safety, crime prevention and toyens, la prévention des crimes et le renforcement du système judiciaire. Paradoxalement, la reinforcement judicial systems. Surprisingly, the restricted quality of those hints is not in brièveté de ces allusions n’est pas en contradiction avec l’importance généralement accordée à conflict with such topics which, in any event – inevitably, even – are included and often de- ces questions qui sont, en tout état de cause – et inévitablement – mentionnées et souvent trai- bated in many, if not all, development cooperation initiatives. In fact, UNICRI – a Torino- tées de manière adéquate dans de nombreuses, voire toutes les interventions de coopération based United Nations Institute – has the task of research and technical cooperation in the au développement. En effet, l’UNICRI – Institut des Nations Unies siégeant à Torino – s’oc- field of crime prevention and criminal justice on a wider scale, in consideration of the more cupe de la recherche et de la coopération technique dans le domaine de la prévention des cri- general conceptualisation of development goals. Supported by the City of Torino and the mes et la justice pénale dans un contexte plus général défini par les objectifs du développe- Italian Foreign Affairs Ministry, amongst others, we can happily consider ourselves part of ment au sens large. Soutenus, entre autres, par la Ville de Torino et le Ministère des Affaires this general action of development cooperation, in which our mature expertise contributes Étrangères, nous avons la satisfaction de nous sentir acteurs de cette action générale de coopé- to specialized initiatives on topics of crime and justice. ration au développement, à laquelle nous contribuons par des interventions spécialisées sur les questions du crime et de la justice qui sont de notre ressort désormais spécifique. 178 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Prima Le Città e gli Obiettivi del Millennio

molti, se non tutti, gli interventi di cooperazione allo sviluppo. Ed, infatti, l’UNICRI si occupa di prevenzione del crimine e di giustizia > Gioacchino Polimeni < penale in un contesto più ampio, qualificato dagli obiettivi generali dello sviluppo nella sua concettualizzazione più generale. Sostenu- ti, tra gli altri, dalla Città di Torino e dal Ministero degli Affari Esteri, abbiamo il conforto di sentirci partecipi di questa azione genera- le di cooperazione allo sviluppo, alla quale contribuiamo con un intervento specializzato sui temi del crimine e della giustizia di nostra già specifica competenza. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 179

Intervento di È davvero un grande piacere per lo «Staff College» delle Nazione Unite intervenire toccando brevemente dei temi che, oltre ad essere al cuore del nostro mandato, si rispecchiano nella luce degli ideali olimpici. Da tre anni, il «College» lavora per cementare quella che deve Paolo Ceratto essere l’armonia operativa della famiglia delle Nazioni Unite, in vista di traguardi essenziali quali gli Obiettivi per il Millennio, la ridu- VICEDIRETTORE DELL’UNSSC zione della povertà e il mantenimento della pace. Tutto ciò attraverso la conoscenza e la formazione del capitale umano, con attività UNITED NATIONS SYSTEM STAFF COLLEGE che svolgiamo sia nei paesi in via di sviluppo, sia naturalmente qui, a Torino. Anche a beneficio dei Sindaci convenuti da tutto il mondo, vorrei soffermarmi su tre rapidi esempi delle attività che svolgiamo a Tori- no. Il primo riguarda la formazione dei giovani, che sono e rappresentano il futuro delle Nazioni Unite: solo da pochi giorni si è chiuso il nostro ultimo corso, della durata di due settimane, con cinquanta partecipanti. Si tratta di giovani italiani ed olandesi che sono stati selezionati da tutte le organizzazioni internazionali del sistema ONU e che da noi hanno ricevuto la loro prima formazione su cosa vo- glia dire il servizio civile internazionale. Una formazione radicata proprio nelle parole che il primo Segretario generale, Dag Ham- marskjöld, aveva detto ai funzionari internazionali: «Cercate di divenire un mezzo e mai un fine». Torino diventa così una piattaforma di lancio per una carriera internazionale, vero punto di partenza verso l’arte di imparare la cooperazione internazionale. Un’altra iniziativa che il «College» porta avanti a Torino nell’ambito della pace è la formazione dei gradi più alti del personale militare africano, un progetto scaturito dal G-8 di Evian. In questo caso la nostra formazione è imperniata sul rispetto dei diritti umani e ci tro- va a collaborare anche con la Scuola di Applicazione e la Brigata Taurinense, che hanno offerto il loro contributo di esperienze a ben settanta militari provenienti da trentacinque paesi africani; a loro volta, poi, questi militari avranno il compito di formare i loro quadri alle attività di peacekeeping in Africa. Di questo non siamo solo grati ma fieri, perché vuol dire che l’insieme delle Nazioni Unite e la so- cietà civile possono lavorare insieme e farlo anche molto bene. Inoltre, lo scorso maggio si è svolto, sempre a Torino, uno dei workshop più importanti, con un record di ben novanta partecipanti da tutto il mondo appartenenti a tutte le Agenzie delle Nazioni Unite. Sono

Depuis trois ans le «UN Staff College» travaille dans le but de cimenter l’harmonie opération- For three years the “UN Staff College” has worked to strengthen the harmony of working re- nelle de la famille des Nations Unies, en vue d’atteindre des objectifs essentiels tels que les lations between United Nations members, in view of essential milestones such as the Millen- Objectifs du Millénaire, la réduction de la pauvreté et le maintien de la paix. Tout cela à tra- nium Development Goals, poverty relief and peacekeeping. All of this via the awareness and vers la connaissance et la formation du capital humain, par des activités que nous exerçons training of human resources, through activities we perform both in developing countries dans les pays en voie de développement et ici à Torino. and, naturally, here in Torino. Parmi les initiatives réalisées ici, nous rappellerons: la formation des jeunes fonctionnaires, Worthy of note among the initiatives completed here are: training of the younger managers, the qui sont et représentent le futur des Nations Unies; la formation des hauts cadres militaires present and future of the United Nations; training of the higher ranks of African military staff, africains, un projet s’adressant à 70 militaires provenant de 35 pays africains, qui auront à involving no less than 70 soldiers from 35 African countries, who in turn will be responsible for leur tour la mission de former leurs cadres aux activités de maintien de la paix; et enfin un training their professionals on peacekeeping tasks; and finally, an important workshop was held important atelier qui s’est déroulé au mois de mai, avec 90 participants appartenant à tou- last May, with no less than 90 participants from all United Nations Agencies, true professionals tes les Agences des Nations Unies, de véritables professionnels qui s’occupent quotidienne- with day-to-day involvement in Millennium Development Goals-related projects. ment de projets liés aux Objectifs du Millénaire. The Secretary general reminds us that the objective of achieving and maintaining world peace Le Secrétaire général nous a rappelé que l’objectif de l’établissement et du maintien de la is the primary challenge. And just as in sport, each challenge calls for training, unanimity of in- paix au niveau mondial est le premier des défis. Comme pour tout défi sportif, la prépara- tention and observance of the rules. Therefore, from this occasion to reflect, sport could be- tion, l’unité des objectifs et le respect des règles sont essentiels. Le sport donc, en cette occasion come one of the tools from which we can learn, as it communicates with everyone in a com- de réflexion, peut constituer un instrument pour apprendre, parce que son langage touche mon, universal, cross-nation language. tout le monde de manière commune, universelle et transversale. 180 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Prima Le Città e gli Obiettivi del Millennio

professionisti che si occupano quotidianamente di progetti legati agli Obiettivi del Millennio, al fine di migliorare l’aiuto allo sviluppo, > Paolo Ceratto < garantendone condivisione, coerenza e flessibilità, e soprattutto risultati tangibili, verificabili annualmente nei diversi paesi in via di sviluppo. Questi sono solo degli esempi, e con numeri limitati, mi direte. È vero: le sfide sono enormi, come ha ricordato anche il Di- rettore Deodato, al quale il «College» esprime tutta la propria gratitudine non solo per il sostegno finanziario, ma anche per l’impegno dei funzionari del Ministero. Questo divario tra forze e benefici esiste: vorremmo fare di più, ed ha ragione Eveline Herfkens quando ci dice che non ci sono più scuse per la nostra generazione davanti agli Obiettivi del 2015. Mi auguro che anche con la Regione Piemonte, la Provincia e la Città di Torino si possa sviluppare quella collaborazione che siamo riusciti ad ottenere finalmente con l’Università di Torino, con la quale adesso collaboriamo attivamente attraverso il «Master in Peace- keeping Management», per esplorare insieme il canale della cooperazione decentrata. Il Segretario generale ci ricorda che l’obiettivo del raggiungimento e del mantenimento della pace a livello mondiale è la prima sfida. E per ogni sfida, proprio come nello sport, servono preparazione, unità d’intenti e rispetto delle regole. Oscar Wilde diceva: «Quanto ho imparato nei campi da gioco di Eton mi è stato al- trettanto utile di quanto mi è stato insegnato a Cambridge!». In questa occasione di riflessione lo sport può quindi essere anche uno strumento da cui imparare, perché ha un linguaggio che tocca tutti in maniera comune, universale e trasversale. Nel concludere, desidero ringraziare i rappresentanti e gli invitati alla manifestazione di oggi per l’impegno con cui promuovono l’Appello della Tregua nel loro lavoro quotidiano; in particolare, attraverso il Sindaco Chiamparino, coloro come i volontari, e non solo, che a Torino già lavorano per una città olimpica e solidale. Si tratta di una città votata anche alla conoscenza ed alla formazione: una formazione che, come ricordava il Direttore Trémeaud, ci può aiutare a vivere nella certezza dell’incertezza e che riesce a sostenere l’in- dividuo nei suoi progetti di vita. Una formazione che, porgendo delle scelte, rappresenta la vera risposta da dare ai cittadini di un mondo migliore. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 181

Intervento di You’ve already heard a lot about Millennium Development Goals; they were mentioned by earlier speakers. What I really want to un- derline today is the fact that the Millennium Development Goals are not the UN’s goals: they are your goals, they are the goals that Eveline Herfkens your Governments signed up to. EXECUTIVE COORDINATOR Actually, the Goals are derived from the Millennium Declaration which the Heads of State and Government of countries around the OF THE MILLENNIUM CAMPAIGN world signed in the year 2000. In the Declaration leaders say six times: “We will spare no effort to put an end to extreme poverty. We will spare no effort to get all kids to school by 2015. We will spare no effort to ensure globalisation benefits all”. So some really impor- tant promises were made at that time. The Millennium Declaration also acknowledged – and this was confirmed two years later at the Conference on Financing for Develop- ment – that rich countries have obligations to promote development in the poorest ones. These obligations are included in Millen- nium Development Goal n. 8. So, while it is the primary responsibility of poor countries to achieve the first seven Goals – for example by improving governance, ensuring that their own budgetary priorities are right, and by fighting corruption – the Millennium Declara- tion also acknowledged the responsibilities of rich countries for development. And these responsibilities have been confirmed ever sin- ce. Poor countries simply cannot achieve the Goals unless we in rich countries do a better job in increasing our aid, improving the ef- fectiveness of this aid, providing more trading opportunities and enhancing debt relief. As you can imagine, documents negotiated among Governments are rarely inspiring literature. But the Millennium Declaration was ac- tually quite visionary. At the beginning of this century, world leaders acknowledged that poverty is the biggest challenge confronting hu- manity. What vision! But vision without implementation is hallucination, and poor implementation is really the heart of the problem. Nevertheless, I would like to underline that the Goals are still achievable if Governments live up to their promise from now on. We still have ten years to go and I really want to stop the spread of pessimism because there is good news: even in some of the poorest parts

Gli Obiettivi del Millennio non sono soltanto gli obiettivi dell’ONU: sono anche i vostri Les Objectifs du Millénaire ne sont pas seulement les objectifs de l’ONU: ils sont aussi les obiettivi, gli obiettivi che si sono assunti i vostri Governi. Infatti, gli Obiettivi trovano origine vôtres, les objectifs que vos Gouvernements se sont fixés. En effet, ces Objectifs naissent de la nella Dichiarazione del Millennio che, sottoscritta nel 2000 da Capi di Stato e di Governo, Déclaration du Millénaire, signée en 2000 par des Chefs d’État et de Gouvernement, qui riconosceva nel problema della povertà la sfida più grande che l’umanità si trovasse ad af- identifiait le problème de la pauvreté comme le défi le plus important que l’humanité devait frontare. affronter. Vorrei sottolineare quanto gli Obiettivi sarebbero ancora raggiungibili se solo i Governi te- Je voudrais souligner combien ces Objectifs sont encore réalisables si les Gouvernements de- nessero fede, da oggi in poi, alla promessa fatta. Abbiamo ancora dieci anni di tempo. Persi- meuraient seulement fidèles à leurs promesses. Nous avons encore dix ans. Même dans les ré- no in alcune delle parti più povere dell’Africa sub-sahariana alcuni paesi sono sulla strada gions les plus pauvres de l’Afrique sub-saharienne, plusieurs pays sont sur la bonne voie. Quel giusta per il raggiungimento di alcuni di questi. Quale segreto si cela dietro un tale successo? secret se cache derrière un tel succès? Ces Gouvernements ont tenu promesse. Quei Governi hanno mantenuto le promesse. Nous vivons dans un monde d’États souverains et l’ONU ne peut en aucune façon forcer le Viviamo in un mondo di Stati sovrani e l’ONU non può in alcun modo forzare il livello di consensus au sein des pays. Il n’y a donc que vous – citoyens et Parlements des États membres consenso all’interno dei paesi. Ecco quindi che solo voi – cittadini e Parlamenti degli Stati des Nations Unies – qui ayez le pouvoir de demander à votre Gouvernement de rendre des membri delle Nazioni Unite – avete il potere di chiamare il vostro governo alla resa dei conti. comptes. C’est précisément le but de la campagne «No Excuse». Ed è esattamente di questo che si occupa la campagna «No Excuse». Les collectivités locales jouent un rôle fondamental pour la réalisation des Objectifs et c’est en Gli Enti locali giocano un ruolo fondamentale per il raggiungimento degli Obiettivi ed è a li- effet au niveau local qu’ils trouveront leur pleine réalisation. Pour les pays en voie de vello locale, infatti, che gli Obiettivi troveranno la loro piena realizzazione. Nei paesi in via développement les Objectifs du Millénaire résument les aspirations de la population et il est di sviluppo gli Obiettivi del Millennio riassumono le aspirazioni delle popolazioni ed è quin- donc très important que les collectivités de ces pays sachent les adapter et les circonscrire. di importante che gli Enti locali di quei paesi li sappiano adattare e circoscrivere. Les plans d’action pour la réalisation des Objectifs du Millénaire ne seront vraiment efficaces I piani d’azione per il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio saranno davvero effica- que si l’on tient compte de la particularité de chaque situation, tant au niveau régional que lo- ci solo se si terrà conto delle peculiarità di ogni singola situazione sia a livello regionale che a cal. Les organismes des pays riches jouent eux aussi un rôle fondamental. Il est fondamental 182 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Prima Le Città e gli Obiettivi del Millennio

of sub-Saharan Africa, countries are on track to meet some of the Goals. There are at least ten African countries on track to achieve the > Eveline Herfkens > primary education Goal. Uganda and Senegal have already reversed the Aids pandemic, thereby achieving that part of Goal 6. And Mozambique is on track for the child mortality and poverty Goals. What is the secret behind these success stories? Governments that have lived up to their promises. These countries have good policies in the health and education sectors, for example, and have benefited from relative generosity from rich countries in terms of aid – good quality aid that really helps, which is not always the case – and debt relief. As the song New York, New York goes: “If you can make it there, you’ll make it anywhere”. If you can achieve the Millennium Goals in some of the poorest countries in Africa, we should be able to achieve them anywhere! But – and I keep saying this – leaders have to live up to our promises. The problem is that Government leaders come to the UN, they make wonderful speeches and sign up to wonderful declarations, but they then take the plane home and go back to business as usual, forgetting what they signed up to. We at the UN can provide a platform for leaders to make speeches, we can provide the input for declarations, but we cannot send the police to Finland if it doesn’t live up to its promise to spend 0.7% of its GNI on development cooperation. We live in a world of sove- reign States and the UN has no means of forcing compliance on countries. So, it’s only you – the citizens and the Parliaments of mem- ber States of the United Nations – that can hold your Government to account. And this is exactly what the “No Excuse” campaign is about. Local Authorities are a crucial player in achieving the Goals. In developing countries the Millennium Development Goals sum up the aspirations of your own people. They are about health, education, sanitation, clean water and the framework that connects Local Au- thorities with their own citizens. Indeed – it seems like stating the obvious – but it is at your local level that the Goals will be achieved.

livello locale. Gli Enti locali dei paesi ricchi giocano anch’essi un ruolo cruciale. È per loro fon- pour eux que les citoyens prennent davantage conscience de ces problèmes: il y a, en effet, une damentale che i cittadini aumentino il grado di consapevolezza verso questi problemi: esiste, in- nette différence entre ce que les gens veulent et ce qui arrive en réalité. fatti, una chiara disparità tra ciò che la gente vuole e ciò che accade nella realtà dei fatti. L’essentiel de mon message aujourd’hui est le suivant: les promesses doivent être tenues. Les Il cuore del messaggio che oggi vi rivolgo è questo: le promesse vanno mantenute. Gli Obietti- Objectifs du Millénaire sont un nouveau contexte dans lequel il est possible de faire quelque vi del Millennio rappresentano un contesto nuovo all’interno del quale si può fare qualcosa chose de réellement important. En effet, les Objectifs ont un sens très large et, en ce sens, ils di davvero importante. Infatti, gli Obiettivi hanno grande ampiezza di significato e, in que- vous permettent de les adapter au cas par cas aux problèmes les plus sensibles de vos conci- sto senso, vi danno la possibilità di adattarli di volta in volta alle tematiche più care ai vo- toyens. Les Collectivités locales peuvent aider à réduire l’écart entre l’opinion publique et la stri cittadini. Gli Enti locali possono essere d’aiuto nel restringere il divario tra l’opinione politique. pubblica e la politica. De nombreuses Collectivités sont déjà actives au niveau international. Les initiatives présen- Molti Enti sono già attivi a livello internazionale. Le iniziative che vengono ospitate a Torino tées ici à Torino sont réellement importantes pour l’amélioration des niveaux de subsistance sono davvero importanti per il miglioramento dei livelli di sostentamento delle persone che vi- des personnes vivant dans les Villes avec lesquelles vous travaillez. Voilà pourquoi l’intensifica- vono nelle Città con le quali lavorate. Ecco perché la crescita del livello di consapevolezza e tion de la prise de conscience et la pression de l’opinion publique sont si importantes. Les Col- la pressione da parte dell’opinione pubblica sono così importanti. Gli Enti locali potrebbero lectivités locales pourraient exploiter les relations existantes entre les Villes du monde dans le sfruttare i rapporti già esistenti con le Città del mondo allo scopo di costruire consapevolezza but de faire prendre conscience aux concitoyens du problème du développement. Ils devraient tra i propri cittadini riguardo alle tematiche dello sviluppo. Dovrebbero inoltre coinvolgere en outre impliquer dans ces initiatives les Parlementaires qui les représentent au niveau na- in queste iniziative i Parlamentari che li rappresentano a livello nazionale, incoraggiandoli tional, en les encourageant et en les aidant à débattre au niveau national des questions relatives ed aiutandoli a discutere a livello nazionale delle tematiche relative allo sviluppo. Gli Enti au développement. Les Collectivités locales peuvent faire vraiment beaucoup; au cours de mes locali possono fare davvero molto; durante i miei viaggi nei paesi ricchi mi stupisco spesso di voyages dans les pays riches, je m’étonne souvent de la créativité des efforts qu’elles accomplis- quanta creatività ci sia negli sforzi che essi fanno per assicurare il raggiungimento degli sent pour la réalisation des Objectifs du Millénaire. Obiettivi del Millennio. Même l’énergie et l’engagement des jeunes qui travaillent à ces questions suscitent l’espoir. Au Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 183

> Eveline Herfkens > Far away capitals cannot necessarily deliver primary school education, water, sanitation to all the small towns and villages across a country, so it’s the Local Authorities that should be empowered to actually take charge on these issues. In addition, the Millennium Development Goals can be used as a framework to help Local Authorities connect with national development priorities, and to tap into the focus of the international donor community at the national and global level. In this way, the framework provided by the Goals can help ensure that resources come to Local Authorities, and that National Governments and Regions empower Local Autho- rities to take real decisions and do their part in the achievement of the Goals. In addition, the Goals should not be a one-size-fits-all. It’s very important that developing countries adapt and localise the Millennium Development Goals. In addition, the reports produced by poor countries on their progress towards the Goals must discuss and reflect upon regional differences. Only if regional and local circumstances are taken into account can MDG action plans really be relevant. Local Authorities in rich countries also have a crucial role to play. Yesterday, I was in Milan – where the Film Festival was devoted to promoting the Millennium Development Goals – and I was on a panel with the CEO of MTV Italy. He said: “If the Goals are not achieved it’s because of ignorance and indifference in rich countries”. He felt it was his duty as MTV to promote the Goals and to raise awareness among citizens in Italy and in Europe. However, if you look at public opinion polls in rich countries, you find that it’s not a case of indifference. People do care. Look at the reaction to the tsunami: when people in rich countries were confronted with the plight of people in poor countries, their hearts pou- red out. It’s not indifference, it’s not ignorance. Indeed, if you look at public opinion polls in Italy – and I’m mentioning Italy because most of you come from Italy – you see what I call the “Italian Paradox”. This paradox puzzles us foreigners enormously. There’s no other rich country where the polls show such a high percentage of the public saying: “We want our Government to act and to do more to fight world poverty”. There’s no other rich

Anche l’energia e l’impegno dei giovani che lavorano per queste tematiche infondono speran- fond, après tout, ce sont eux qui hériteront du monde en 2015, terme pour lequel nous de- za. In fondo, dopo tutto, saranno loro ad ereditare il mondo nel 2015 e, per quel periodo, do- vrons avoir atteint nos Objectifs. vremo aver raggiunto gli Obiettivi. Nous sommes la première génération qui puisse mettre fin à la pauvreté. Nous avons les con- Siamo la prima generazione in assoluto che può mettere fine alla povertà. Abbiamo la cono- naissances et les ressources nécessaires pour y arriver. Il ne nous reste qu’à tenir nos promesses. scenza e le risorse necessarie per riuscirci. Non ci resta che adempiere alle promesse fatte. Ri- Refusons de toutes nos forces de manquer cette extraordinaire opportunité. fiutiamoci con tutte le nostre forze di perdere questa straordinaria opportunità. 184 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Prima Le Città e gli Obiettivi del Millennio

country where there’s so much citizen mobilization around these kinds of issues. But there is a clear disconnect between what people > Eveline Herfkens > want and what is actually taking place. Let me now give you the facts. While Italy is committed to 0.7% of GNI on development cooperation, it currently only spends around only 0.12 - 0.13% of GNI on aid. This level of assistance is the lowest, not only in Europe, but among donor countries. It is even lower than the United States! What is worse, Italy will fail to implement the commitment it made in 2002 – at the Barcelona European Summit and at the Conference on Financing for Development in Monterey – to achieve at least 0.33% ODA/GNI in 2006. Further, while Italy – as part of the European Union – has promised to reach 0.51% in 2010 and 0.7% at the latest by 2015, it has announced no timeframe or budgetary plan on how it will do so. This is the paradox: while the vast majority of Italian citizens that say we have to do something, but this has not yet translated into policy change. Moreover, Italy is one of the few rich countries – or maybe the only one – that doesn’t have either a Development Ministry or Agency. This is really a problem. It means that no-one and no institution is politically responsible for commitments on development. So there is no-one to respond to the public mobilization and action on development issues. And finally: trade issues. There’s much too little debate today in Italy about the impact of our European trade policies on the liveli- hoods of poor people in developing countries. The situation today is that poor people in poor countries have real difficulty in produ- cing and marketing their goods on rich consumer markets. If you make Italian ties you can sell them everywhere in the world. If you make a simple t-shirt in Africa it’s very hard to sell it to rich consumers. What is more, with our trade policies we are not only saying: “My market is mine”, but we are also saying to poor countries: “Your market is mine too”. This is particularly the case in agriculture. Our European agricultural policies subsidise production, thereby creating enormous surpluses which we then dump on markets that poor farmers in developing countries depend on. Two-thirds of the world’s poor live in rural areas. They will never be able to lift them- selves out of poverty unless they get a chance to sell their own products. Europe needs to stop undermining and destroying the markets that these poor people depend upon. The essence of my message to you today is that commitments have to be kept. Commitments are not worth the paper they’re written on if Governments ignore them and continue with business as usual. And it is citizens that can hold Governments to account. Mass citizen mobilization is one way to achieve this. Now, what can Local Authorities in rich countries do? Local Authorities in rich countries have already proven how international is- sues can be integrated into their agenda. What is more, you are closer to the people than politicians at the national level. Agenda 21 has been a very important framework for debate at the local level. But the Millennium Development Goals provide you with a new framework to do the same important work. In fact, the Goals are more comprehensive and cover more areas allowing you to connect better with the issues that your citizens care about. I already spoke a lot about the gap between public opinion and policy action, and I really believe that Local Authorities can help close that gap. Many Local Authorities in fact are already internationally active. I was walking around the fair last night looking what Torino is already doing with Cities around the world. These are really important and worthwhile initiatives that will improve the livelihoods of people in the cities in which you work. Unfortunately, however – in the face of the 1.2 billion people living on less than a dollar a day – the truth is that all these initiatives added together can never compensate for lack of action by Governments at the national level. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 185

> Eveline Herfkens > This is why awareness raising and citizen pressure is so important, hand-in-hand of course with the kinds of “international solidarity” initiatives that Local Authorities are good at. In fact, Local Authorities could use their existing links with Cities around the world to build awareness among your citizens about development issues. Local Authorities should start involving Parliamentarians that repre- sent you at the national level in such initiatives, and encourage and help them to raise development issues at the national level. One way of raising awareness is for Local Authorities to sponsor events that civil society is organising. There’s a lot already happening in Italy. As I am looking into this audience, I recognize many faces that I’ve met around Italy. I’ve met many Mayors as they’ve been sponsoring events organized by civil society. Another way to get the debate going is to do what Cities have been doing in the United States. The Cities of Los Angeles, Seattle, Phi- ladelphia and Minnesota all passed resolutions in their City Council supporting the Millennium Development Goals. Now, you might say that this is just another resolution, like in the UN. But these resolutions have led to debates which have raised awareness and sent a signal, not only to the media but also to Washington. Such debates can send a signal to your national Government that you care about these issues. Another way of providing support is through Fair Trade shops. In my own country I used to be the chairman of the Fair Trade move- ment. We were tremendously supported by Cities that gave us prime locations for our shops allowing us to sell more that we would have done otherwise. Also consider using existing events to promote the Millennium Development Goals. This summer I was in Bayreuth, where the “Wa- gner Festival” is always combined with a young artists’ festival. This year they chose the Goals as the theme for their theatre plays. I can see the Deputy Mayor of Rome. A few months ago I was talking with Mayor Walter Veltroni about the possibility of using the “white nights” as a way of promoting the Goals. This is also happening now in Frankfurt. Also, a movie festival – like the one in Milano – can be used. You can definitely use events that you are organizing anyway. For example, Mr. Mayor, I know that my staff and your staff ha- ve been talking about what we can do to promote awareness around the Goals during the Olympics here. The Olympics are about the Truce and peace but, as my boss Kofi Annan always says, there will not be sustainable peace until we have achieved the Millennium Development Goals. Another thing that can be done – and this is something that we at the UN campaign initiated – is the exposition of the eight huge tra- velling gates in piazzas and plazas. People see these huge gates – each one covering one of the Goals – and say: “Oh! What is this?”. The gates confront people out on the street and you are able to reach out to people that you would never get to otherwise. The gates have been in Piazza Navona in Rome and in Plaza Mayor in Madrid. Another example – and one that links into a global movement – are the “white bands”. Wearing a “white band” is a show of solidarity, showing that you care about the world’s poors. The “white band” movement resulted in many cities wrapping buildings with “white bands” to make the point — particularly in the run up to the September UN summit – that Cities wanted their Governments to ensu- re that these goals would be achieved. The “United Cities and Local Authorities” (CGLU) is also promoting large white banners that talk about the Goals. I was in Vienna two days ago and there was a huge banner hanging from the City Hall. And finally, formal education. In many countries the curriculum for primary education is very much influenced at the local level. If Local Authorities can include development issues in the primary curriculum then this would make a massive difference in raising 186 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Prima Le Città e gli Obiettivi del Millennio

awareness among children. I consider this to be crucial. And, in fact, if you look within Europe at the countries that have actually > Eveline Herfkens < achieved the 0.7% aid target, they are exactly the countries where kids learned about these issues at primary school. For me, the Mil- lennium Development Goals are not just about preventing another generation of one hundred million kids in poor countries not going to school, they are also about not letting yet another generation of kids in rich countries grow up without a clue as to how their peers in poor countries live and as to how their own society shares responsibility for this plight. To sum up, there is a huge number of things that Local Authorities can do. And in my travels across rich countries, particularly in Italy, I’m often amazed at the creativity that I have seen in the efforts of Local Authorities to ensure that we meet the Millennium Develop- ment Goals. I am also deeply inspired by the energy and commitment of young people, including here in Torino, involved in these is- sues. And rightly so: after all, they will inherit the world from us in 2015. We must have achieved the Goals by then. We are the very first generation that can put an end to poverty; we have the knowledge, we have the resources. All it takes is getting the promises that have been made implemented. Let’s refuse to lose this unique opportunity to do so. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 187

Intervento di Vorrei iniziare il mio intervento ringraziando il Sindaco, il Vicesindaco e tutti coloro che mi hanno permesso di essere qui con voi oggi a portare il punto di vista della società civile. Un punto di vista che non è monolitico, ovviamente, ma fatto di tante componenti e tan- Riccardo Moro ti contributi che si collocano in forte sintonia con ciò che abbiamo sentito da Eveline Herfkens. Cercherò di rappresentarlo a partire DIRETTORE DELLA FONDAZIONE dall’esperienza che ho avuto il privilegio di condividere nella Fondazione che dirigo: uno dei soggetti che nel mondo si occupano di de- «GIUSTIZIA E SOLIDARIETÀ» - ITALIA bito internazionale e di finanziamento allo sviluppo e che in Italia in particolare ha coordinato le campagne sulla cancellazione del de- bito dei paesi impoveriti, uno degli elementi che costituiscono ostacolo o, viceversa, diventano opportunità per raggiungere gli Obiet- tivi del Millennio. Prima di sviluppare la riflessione che intendo condividere con voi, però, vorrei che tutti alzaste gli occhi a guardare i dipinti che decora- no questa sala. Osservate quello in fondo, e anche diversi altri: rappresentano scene di guerra. La nostra storia è una storia segnata e co- struita dalla guerra. Ebbene, io credo che noi oggi qui abbiamo la testarda volontà di dire che vogliamo costruire la nostra storia e quel- la dei nostri figli sulla pace e non sulla guerra. La pace non è una semplice asserzione retorica, ma la testarda volontà – ripeto questa formula – di consentire una realizzazione nella reciprocità. La pace è una relazione attiva, non una condizione che esiste di per sé o che permane se non è alimentata. Ha bisogno di un atteggiamento attivo da parte dei membri della comunità, ha bisogno di regole che consentano quel nutrimento. L’alternativa è il mo- dello della giungla. Non porsi “testardamente” l’obiettivo di costruire positivamente la pace significa rassegnarsi ad una logica in cui prevale il più forte. E noi vediamo che le relazioni del mondo oggi, figlie della storia raffigurata dagli affreschi di questa sala, sono rela- zioni in cui prevale la logica del più forte. Anche sul piano economico, la ragione delle differenze fra Nord e Sud del mondo è dovuta in buona parte ad una diversa capacità di esercitare potere contrattuale nelle relazioni economiche internazionali. Il risultato di questa condizione è la straordinaria vulnerabilità di molti paesi e della maggioranza dei cittadini che abitano la grande comunità del pianeta.

Notre histoire a été marquée et bâtie par la guerre; aujourd’hui, nous avons la volonté infle- Our history is marked by and constructed from war, yet nowadays we have the tenacity to say xible de dire que nous voulons bâtir notre histoire et celle de nos enfants sur la paix. La paix that we wish to build our own history and that of our children on peace. Peace is not a simple n’est pas une simple notion de rhétorique, mais la volonté inflexible de permettre une réalisa- rhetoric assertion, but the resolve to allow mutual achievement. It is an active relationship, tion dans la réciprocité. C’est une relation active qui n’existe pas en soi: elle implique un com- inexistent in its own right: it therefore calls for an active approach from community mem- portement actif de la part des membres de la communauté, ainsi que de règles qui permettent bers and rules that allow its development. The alternative is the jungle model: failure to stub- des échanges. L’alternative, c’est la loi de la jungle: ne pas se fixer comme objectif inflexible la bornly set positive peace-building objectives, in fact, means acceptance of a “survival of the construction positive de la paix signifie se résigner à la logique de la loi du plus fort. Nous le fittest” logic, and we see that relations in the world today, the children of that history, are rela- voyons, les relations du monde d’aujourd’hui, héritées de cette histoire, sont des relations ba- tions in which only the strongest survives. Moments such as this Olympic Truce can there- sées sur la loi du plus fort. Des moments tels que ceux offerts par la Trêve Olympique peuvent fore contribute to pursuing its construction. contribuer à aller vers la construction de la paix. The international community has adopted these 8 Goals as a solid peace-building tool. In this La communauté internationale a choisi comme instrument concret de construction de la respect I would like to quote Kofi Annan: “Peace will not be possible if we fail to achieve these paix ce grand objectif articulé autour de huit points; à ce propos, je souhaiterais citer une Goals”. Our experience on the topic of national debt cancellation, the most significant among phrase de M. Kofi Annan: «La paix ne sera pas possible si l’on atteint pas ces Objectifs». L’ex- those conducted by the world community thus far, along with others in the past such as the périence de l’effacement de la dette, la plus importante parmi celles réalisées par la société ci- campaign against land mines and the current “Global Call Against Poverty” and “No Excuse” vile internationale jusqu’ici, ainsi que d’autres dans le passé, telle que la campagne contre les campaigns forming part of the Millennium Goals, all demonstrate the fundamental nature of mines, la «Global Call Against Poverty» et la campagne «No Excuse» pour les Objectifs de Dé- community involvement. In fact, this guarantees both transparency and ownership, in other veloppement du Millénaire, montrent combien l’implication de la société civile est essentielle. words the chance to make projects our own: a project that falls into our hands is never put into En effet, celle-ci garantit transparence et ownership, c’est à dire la possibilité de s’approprier practice with all our heart. However, a project in which we contribute in the construction and des programmes: un programme venu d’en haut n’est jamais suivi de bon cœur; mais un pro- preparation becomes ours, and we therefore put all our efforts and resources into its success. gramme dont je contribue à la réalisation et à l’écriture, je le ressens comme mien et je consa- From this point of view I believe that Local Authorities play a significant role, and that the 188 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Prima Le Città e gli Obiettivi del Millennio

Credo che sia bello, allora, essere qui oggi nella giornata della firma dell’Appello per la Tregua Olimpica, perché momenti come questo > Riccardo Moro > possono contribuire alla costruzione di quella pace fatta di relazioni attive. Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio sono uno strumen- to concreto che la comunità internazionale ha scelto per costruire la pace. Il Segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan ha di- chiarato: «La pace non sarà possibile se non si raggiungono questi Obiettivi». È una frase in sintonia con quella di un grande Papa, Paolo VI, che nella Populorum Progressio, nel 1967, scriveva: «Il nuovo nome della pace è lo sviluppo». L’enfasi sulla necessità di un impegno comune per sradicare la povertà è preziosa, ma tutti siamo consapevoli del rischio che corriamo di pronunciare frasi ed affermazioni retoriche a cui poi non corrispondono i comportamenti. Di fronte alla tentazione del velleitari- smo da un lato o dello scetticismo dall’altro, vorrei offrire allora il punto di vista della società civile, o meglio l’esperienza condivisa in questi anni, che dimostra che cambiare è possibile. Ciò che è avvenuto nel mondo intorno al tema del debito estero internazionale ne è un esempio particolarmente notevole. Voi tutti sapete che la vicenda del debito costituisce quella che noi chiamiamo una moderna forma di schiavitù: paesi del Sud del mondo che vivono condizioni sociali estremamente pesanti pagano, per il servizio del loro debito, cifre superiori a quelle che riescono a destinare a scuole e ospedali, alla tutela della vita e allo sviluppo della comunità. Il permanere del debito, col suo peso finanziario, impedisce – come una schiavitù appunto – la lotta alla povertà e lo sviluppo. Prima del Giubileo questo fenomeno era particolarmente pesante; ed è stato grazie anche all’appello di Giovanni Paolo II in tale occa- sione che le reti della società civile di tutto il mondo si sono unite e rafforzate per chiedere ai Governi del Nord e del Sud del mondo di cambiare questa relazione perversa. Ciò che fu chiesto era che il debito fosse cancellato e che ad ogni azione di cancellazione del debito fosse strettamente legata un’azione di finanziamento della lotta alla povertà, per evitare che il denaro “liberato” con le cancellazioni fos- se sprecato o usato per finanziare l’acquisto di armi. Inoltre, si chiedeva che la società civile dei paesi debitori fosse coinvolta nelle deci- sioni sull’utilizzo di questo denaro.

cre toutes mes forces à sa réussite. community aims at reaching a city dimension. The role currently played by Torino and by all De ce point de vue, je crois que les Villes ont un rôle particulier à jouer, et que la société civile the Cities and Mayors present today, therefore, is exactly one whereby it is willing to imple- tend beaucoup à la dimension de la ville. Le rôle que Torino joue en ce moment, et que jouent ment and expand this kind of culture. The goal for each of us is to transform a temporary toutes les Villes et les Maires ici présents, est précisément de se mettre à disposition pour que ce Truce into a permanent peace-building resolution: peace that is built and nurtured daily to genre de culture se répande. L’objectif pour nous est de transformer une trêve provisoire en un safeguard dignity in the lives of every member of the community. Following this path would choix permanent de la paix, une paix qui construit et alimente quotidiennement la protection be a chance to restore dignity to all. de la dignité de la vie de tous les membres de la communauté. Marcher sur cette voie est une opportunité de regagner la dignité de tous. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 189

> Riccardo Moro > Fino a quel momento la cancellazione del debito era un tabù, e al Sud del mondo erano state imposte infauste politiche di aggiusta- mento strutturale, politiche di liberazione selvaggia dell’economia. Mi permetto di utilizzare una parola forte: nel Novecento noi non abbiamo conosciuto un unico olocausto, ne abbiamo conosciuto almeno un secondo, quello che si è determinato nel Sud del mondo con le politiche di aggiustamento strutturale, politiche che hanno sistematicamente sottratto risorse finanziarie agli interventi che po- tevano tutelare la vita umana nel Sud del mondo. Ai paesi del Sud del mondo è stato chiesto di ridurre le loro risorse investite in sanità ed educazione e di lasciar fare al mercato alleggerendolo di ogni regola. In un contesto debole in cui la vita umana è particolarmente vulnerabile, lasciar fare al mercato senza regole significa lasciar fare al più forte, dimenticando proprio le ragioni per cui il mercato esi- ste: rendere efficiente la produzione e lo scambio dei servizi che produciamo e scambiamo per soddisfare i bisogni umani e cioè, in ul- tima istanza, per tutelare e promuovere la vita. La campagna sul debito, diffusa in tutto il mondo coinvolgendo Istituti di Ricerca, Università, Enti locali, ogni tipo di soggetto non so- lo della società civile ma anche delle Istituzioni, è riuscita a dialogare con autorevolezza con i Governi, la Banca mondiale ed il Fondo monetario internazionale, ed è stata accolta con grande forza dal sistema ONU, sino ad arrivare ad ottenere l’anno prima del Giubileo, nell’autunno del 1999, durante gli «Annual Meetings» di Banca e Fondo, la scelta di mettere la parola fine alle politiche di aggiustamen- to strutturale e di rafforzare quella che era una timida iniziativa di cancellazione. Quel passaggio portò ad approvare, dodici mesi dopo, i Millennium Development Goals dall’intera Assemblea delle Nazioni Unite. I risultati di quella campagna, e tutto ciò che è avvenuto in questi cinque anni, fanno guardare al futuro con grande speranza: ciò che sembrava immutabile nella sensibilità e nei comportamenti degli attori e dei decisori è effettivamente cambiato. La parola d’ordine og- gi nelle grandi Istituzioni internazionali è la lotta alla povertà ed i Governi del Sud del mondo costruiscono le loro politiche attraverso strumenti, i Poverty Reduction Strategy Papers, in cui la lotta alla povertà deve essere prioritaria ed il coinvolgimento della società civile obbligatorio. Questo elemento del coinvolgimento della società civile è fondamentale perché è quello che garantisce trasparenza e ow- nership, cioè la possibilità di appropriarsi dei programmi da parte della popolazione. Un programma che è calato dall’alto non verrà mai messo in atto con tutto il cuore necessario; viceversa tutti noi sentiremo come nostro un programma che contribuiremo a elaborare e costruire, lo difenderemo e cercheremo di realizzarlo con tutte le nostre risorse. Questo è l’elemento di cambiamento positivo che, come ho già detto, fa pensare che cambiare si può, se ci si propone con rigore, con argomentazioni scientificamente fondate, con “testardaggine”, l’obiettivo fondamentale di costruire la pace, cioè di estendere la tute- la della dignità della vita a tutti i membri della comunità. Esiste però anche una valutazione critica, qualcosa che ci fa guardare con preoccupazione al futuro. Conoscete la retorica che esiste in tema di debito: se ne è parlato al G8, se ne sta parlando ancora oggi a Washington, è stato inserito all’interno del documento di conclusione del «World Summit», anche se, come ricordava il Ministro Deo- dato, non con tutto il consenso che ci si augurava. Ma a fronte di queste parole, oggi della ottantina di paesi a basso reddito, cioè quel- li in cui le persone vivono in condizioni di maggiore vulnerabilità, solamente ventisette hanno ricevuto effettivamente una cancella- zione; nove di questi hanno terminato il percorso che la comunità internazionale prevede e diciotto di questi lo stanno percorrendo. E tutti gli altri? La domanda che occorre porsi è come continuare a dare alimento e visibilità alle ragioni che fondano la domanda di giustizia e come individuare gli strumenti concreti per estendere queste iniziative a tutti coloro che ne hanno effettivamente bisogno e non lasciarle li- 190 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Prima Le Città e gli Obiettivi del Millennio

mitate a chi oggi, in qualche modo, ha incontrato le iniziative internazionali. Ci si scontra davvero di fronte al problema della retorica e > Riccardo Moro < alla sordità e, se mi permettete, talvolta alla spregiudicatezza della politica. Qualcuno prima ha parlato di comunicazione: è fortissimo il rischio in questi argomenti di fermarsi ad una retorica in cui un risultato piccolo è presentato come il risultato che soddisfa tutti e che permette di fermarsi e di non camminare più. Credo che stamattina noi, insieme alla Città di Torino, con questo Appello per la Tregua Olimpica abbiamo la possibilità di offrire un contributo per camminare in direzione degli Obiettivi del Millennio. Porto un esempio che viviamo in prima persona. L’Italia, grazie ad una spinta della società civile, con un programma che la nostra Fondazione si trova a coordinare in dialogo col Ministero degli Affari Esteri, è riuscita ad ottenere con un paese africano, la Guinea Conakry, la firma della cancellazione del debito attraverso la crea- zione di un fondo, il FOGUIRED («Fonds Guinéo-Italien de Reconversion de la Dette»), che riceve il denaro del Governo guineano che non viene più pagato all’Italia, e riceve quello che con una grande raccolta fondi durante il Giubileo è stato raccolto dalla Chiesa in Ita- lia. Insieme, queste somme vengono utilizzate per finanziare progetti di sviluppo in Guinea con un comitato di gestione che è costitui- to non solo da un rappresentante italiano e da uno del Governo guineano, ma anche da una maggioranza di rappresentanti della socie- tà civile locale. Concludo dicendo che l’esperienza che noi abbiamo vissuto sul debito, l’esperienza più consistente fra quelle che la società civile mon- diale ha condiviso – dalla campagna sulle mine antiuomo alla attuale «Global Call Against Poverty» e alla campagna «No Excuse» per gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio – è fondamentale per costruire una cittadinanza universale, per rendersi conto che siamo tutti membri di una grande comunità nella quale vorremmo che per ciascuno fossero tutelati i diritti fondamentali della persona. In questa prospettiva le Città hanno un ruolo particolare e rappresentano una dimensione fondamentale. Non per niente parliamo di “cittadinanza”, perché è nella città che si crea quella vicinanza in grado di stabilire un dialogo diretto tra i membri della comunità, i cit- tadini, ed i loro rappresentanti. Il ruolo che ha dunque Torino in questo momento, ma che hanno tutte le Città ed i Sindaci presenti oggi, è esattamente quello di mettersi a disposizione perché la cultura e i valori di cui parliamo stamane si diffonda. L’obiettivo, per tutti noi, è quello di trasformare ciò che è provvisorio, la Tregua, in una scelta permanente, quella della pace. Una pace che si costruisce ed alimenta quotidianamente nella tutela della dignità della vita di tutti i membri della comunità. Come mi piace spesso dire, è bello camminare insieme su questa strada, una strada che restituisce dignità a chi la percorre: donne e uomini del Sud del mondo la cui vita è violata, donne e uomini del Nord che, più tutelati, non sanno condividere le opportunità di cui godono, custoden- do gelosamente i propri privilegi. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 191

Intervento di Lo sport è un’occasione per mettere in pratica i valori della correttezza, della generosità e della responsabilità; un’occasione per esten- dere il nostro sguardo ai paesi più in difficoltà, che hanno bisogno del nostro sostegno per emergere dalla povertà o che hanno già intra- Gabriele Albertini preso la via del progresso, ma devono consolidare i risultati ottenuti. SINDACO DELLA CITTÀ DI MILANO - ITALIA Credo che alle nostre dichiarazioni di amicizia, di disponibilità e di partecipazione debbano corrispondere interventi concreti ed una solidarietà attiva e qualificata, che prevedano il nostro sostegno finanziario e la promozione di rapporti culturali ed economici. Essi ri- sultano fondamentali perché i paesi emergenti possano prendere in mano il loro destino e dare impulso autonomamente al proprio sviluppo. Negli ultimi anni si è affermato un modello di solidarietà internazionale imperniato sul ruolo delle Città, ruolo chiave che ha dimostrato di funzionare e di produrre effetti tangibili. Si parla di cooperazione decentrata, di rapporto da Città a Città, nel senso di una collaborazione meno generica ma più stretta e pragmatica, di una vicinanza che si radica anche nelle vocazioni economiche delle diverse realtà territoriali, dei distretti, delle filiere. Questa pratica consiste in rapporti tra Municipalità per trasferire alle realtà in via di sviluppo risorse e competenze tecnologiche e per creare contatti tra soggetti del mondo produttivo, dei poli universitari e degli operatori del terzo settore. Milano ha maturato in questo campo un’esperienza notevole. L’Amministrazione comunale ha assunto negli ultimi anni un ruolo di primo piano per lo sviluppo del- la cooperazione decentrata, co-finanziando progetti destinati alle comunità locali di diversi paesi emergenti e collaborando con asso- ciazioni internazionali, organismi non governativi, Università ed istituzioni economiche cittadine. Solo nel 2003-2004 sono stati de- stinati al co-finanziamento di programmi in Africa oltre 370.000 euro, per iniziative riguardanti il Senegal, il Niger, la Guinea-Bissau, l’Eritrea, il Burkina Faso, il Marocco. In Senegal, ad esempio, abbiamo finanziato un progetto della FAO sui microgiardini, che andrà a beneficio di 5000 famiglie dei quar- tieri più disagiati di Dakar: partendo dalla constatazione che ormai non c’è più terra coltivabile, attraverso di esso si promuove una tec-

Le sport est une occasion de mettre en pratique les valeurs de la civilité, de la générosité et de Sport offers an opportunity to put values of honesty, generosity and responsibility into prac- la responsabilité; une occasion de nous tourner vers les pays en difficulté qui ont besoin de no- tice; a chance to extend our outlook to countries in difficulty, in need of our support to emerge tre aide pour sortir de la pauvreté ou qui se sont engagés sur la voie du progrès, mais qui doi- from poverty or already on the path to progress but needing to consolidate their results. I be- vent consolider les résultats obtenus. Je crois que nos déclarations d’amitié, de disponibilité et lieve our declarations of friendship, willingness and participation must be backed by real ini- de participation doivent être suivies par des interventions concrètes et une solidarité active et tiatives combined with active and qualified solidarity involving our financial support and the qualifiée impliquant un soutien financier de notre part et la promotion de relations culturel- promotion of cultural and economic relationships. les et économiques. In recent years, a tested international solidarity model based on the key role of Cities has Au cours des dernières années, un modèle de solidarité internationale axé sur le rôle clé des Vil- proved it can achieve tangible results. We speak of decentralised cooperation and City-to-City les s’est imposé; un modèle qui s’est montré efficace et qui a entraîné des résultats tangibles. Il s’a- partnership with a view to a less generic but more pragmatic and closer cooperation. git d’une coopération décentralisée, de relations de Ville à Ville, dans le sens d’une collabora- This practice consists in relationships between Municipalities whereby technological re- tion moins générique mais plus étroite et plus pragmatique. Cette pratique consiste à exploiter sources and know-how is transferred to developing situations and contact is established be- les relations entre les Municipalités pour transférer aux réalités en voie de développement des tween manufacturers, Universities and service providers. ressources et des compétences technologiques permettant d’instaurer des contacts entre des ac- The City of Milano has developed considerable expertise in this field. In recent years, the City teurs du monde productif, des pôles universitaires et des opérateurs du secteur tertiaire. Council has played a leading role in the development of decentralised cooperation, financing Milano possède une expérience considérable dans ce domaine. L’Administration communale projects addressed to the local communities of several developing countries and working to- a joué, au cours des dernières années, un rôle de premier plan pour le développement de la gether with international associations, NGOs, Universities and public economy authorities, as coopération décentralisée, en co-finançant des projets destinés aux Collectivités locales de dif- demonstrated by our initiatives in Senegal, Niger, Guinea-Bissau and Burkina Faso. férents pays émergents et en collaborant avec des associations internationales, des organisa- tions non gouvernementales, des Universités et des institutions financières locales, comme en témoignent nos initiatives au Sénégal, au Niger, en Guinée-Bissau et au Burkina Faso. 192 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Prima Le Città e gli Obiettivi del Millennio

nica di coltivazione in ambiente urbano. A questo si aggiunge il finanziamento delle iniziative culturali ed economiche per il trenten- > Gabriele Albertini < nale del gemellaggio tra Milano e Dakar. In Niger abbiamo finanziato il progetto dell’Istituto di zootecnia dell’Università degli Studi di Milano, destinato alla promozione della zootecnia sostenibile ed alla salvaguardia della biodiversità. In Guinea Bissau abbiamo soste- nuto l’associazione «Cielo e Terre» nel proseguire un progetto per la salute e la lotta all’Aids, realizzato in collaborazione con le Autorità governative del paese e con il reparto malattie infettive dell’ospedale «Sacco» di Milano. In Burkina Faso abbiamo sostenuto un’associa- zione internazionale nella realizzazione di un centro di formazione professionale per capo-cantiere. Si tratta di progetti specifici, alcuni dei quali trovano origine in proposte delle associazioni di immigrati presenti sul territorio milane- se; sono iniziative che vengono attentamente monitorate e che in molti casi rappresentano il proseguimento di un lavoro precedente concluso con buoni risultati. Lavoriamo con le Municipalità e con le Istituzioni dei luoghi a cui portiamo la nostra solidarietà, con partner qualificati ed affidabili come FAO, ONU, ACLI, Croce Rossa, Istituti scientifici, Università, associazioni e Fondazioni. Sono lo- ro che devono gestire i finanziamenti e realizzare i progetti, ribadendo quello che abbiamo sempre detto e che abbiamo messo in prati- ca per il non profit a Milano: le Istituzioni non devono avere un ruolo accentratore, ma devono lasciar fare a chi ha dimostrato di saper fare, valorizzando le competenze della società civile. È un’impostazione che ricalca quanto a Milano abbiamo adottato per il governo della città: un esercizio non invadente, ma mirato a fa- vorire la libera iniziativa dei cittadini, delle imprese e delle associazioni. La nostra parola d’ordine è allentare la morsa del dirigismo per liberare energie e risorse; ed energie e risorse sono state infatti liberate in abbondanza per le iniziative rivolte non solo al continente africano ma anche all’America Latina (Brasile, Argentina, Ecuador), all’Asia, al Medio Oriente, nonché all’Europa dell’Est, in partico- lare a Romania, Albania, Bosnia, Serbia e Russia. Dal 2000 al 2004 il Comune di Milano ha destinato per la cooperazione decentrata oltre 740.000 euro per l’Africa, 300.000 per l’America Latina, 542.000 per l’Asia ed il Medio Oriente e 265.000 euro per l’Europa dell’Est. Le cifre sono importanti ed è importante il metodo prescelto perché questi contributi vadano a buon fine, originando un mec- canismo di sviluppo che può portare i paesi in difficoltà a raggiungere un maggior grado di benessere e di indipendenza. La coopera- zione decentrata è un buon metodo e credo che sia importante anche la collaborazione fra le nostre Città, per portare un sostegno an- cor più significativo e per scambiare idee e conoscenze con i paesi a cui rivolgiamo la nostra attenzione. Oggi è qui presente la Vicesindaco di Roma, Città con cui siamo stati promotori di una nuova collaborazione che, superando i campanilismi ed anche i di- versi orientamenti politici, potesse produrre qualcosa di utile per i cittadini di Milano e di Roma. Il governo delle Città si pone di fronte ai problemi concreti in modo più immediato rispetto al governo di realtà territoriali più vaste. Anch’esso è legato a scelte politiche, ma più un ente territoriale è vicino ai cittadini, più il tema prettamente politico ed ideologico pas- sa in secondo piano rispetto all’esigenza di operare prontamente e bene, utilizzando le risorse di cui si dispone in modo efficace. È necessaria la solidarietà, anche all’insegna di una maggiore collaborazione fra di noi, fra le nostre Città e i nostri sistemi territoriali, per offrire a chi ha bisogno il miglior sostegno possibile. Un aiuto che non sia fatto di slogan ma di concretezza, di disponibilità ad im- pegnarsi ed a lavorare. La cooperazione decentrata è una politica realista, fatta di tanti piccoli utili interventi che insieme possono pro- durre un risultato straordinario. In questo non è diversa dallo sport, di cui le Olimpiadi sono la massima celebrazione: servono buona volontà, fatica e duri allenamenti lontano dai riflettori; ma poi, quando si vince, la soddisfazione è enorme e coinvolge nell’entusiasmo non soltanto i campioni, ma tutto il loro paese e spesso anche tutto il mondo. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 193

Intervento di Ho di fronte a me un bicchiere: mezzo pieno o mezzo vuoto? Per motivi di pura deformazione professionale, ho deciso da trent’anni di Staffan De Mistura vedere il bicchiere mezzo pieno perché, in caso contrario, quante volte sarei potuto cadere nello sconforto vedendo che certi risultati non venivano ottenuti! Credo che il Segretario generale Kofi Annan, proprio dopo il «Summit», abbia voluto vedere insieme a noi qual’è RAPPRESENTANTE SPECIALE IN IRAQ la parte mezza piena di questo bicchiere. E l’ha trovata ricordandoci quanto un grande Segretario generale come Dag Hammarskjöld DEL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU amava ripetere: il mondo non ha creato le Nazioni Unite per essere portato in Paradiso, ma per evitare di andare all’Inferno. Ebbene, in questo caso dobbiamo renderci conto che le Nazioni Unite sono lo specchio di quello che le nazioni riescono a volere e a fare, anche se questo non dev’essere un motivo per non spingere le nazioni ed i popoli delle Nazioni Unite a fare di più. Vi darò alcuni esempi. Persino in Iraq, dove le condizioni giustamente ci fanno domandare cosa c’entrino i Millennium Goals quando sussistono problemi rea- li di sopravvivenza, i punti in cui abbiamo visto il bicchiere mezzo pieno sono certamente alcune iniziative di rafforzamento del peace- keeping, del peacemaking e del peacebuilding. Le vedremo realizzarsi, mi auguro, anche con la costituzione di una «Peace Building Com- mission»; e chissà che non vadano anche a collegarsi con iniziative di formazione qui a Torino. Dobbiamo inoltre prendere atto di ciò che è stato raggiunto in termini di diritti umani, con la determinazione nel rafforzare la Commissione che se ne occupa; e Dio solo sa quanto ne abbiamo bisogno. Abbiamo anche riscontrato un impegno reale per un sistema delle Nazioni Unite più efficace nell’allerta sui problemi globali dell’ambiente e più risorse contro l’AIDS e per i fondi di aiuto all’emergenza. Ricordo quando qualche anno fa a Kabul, subito dopo l’uscita degli ultimi soldati sovietici, piansi di gioia insieme ai miei colleghi, nel momento in cui durante l’assedio della città vidi arrivare per la prima volta un aereo etiopico con cibo indiano a bordo. Avevamo aiu- tato l’Etiopia nel corso della sua terribile fame del 1984; ed io avevo vissuto come un incubo nei miei primi anni alle Nazioni Unite le carestie in Cina e in India, che erano fami bibliche. Ebbene, proprio queste due nazioni erano riuscite, come Eveline ci diceva, non so- lo a diventare produttrici e sostenitrici, ma addirittura ad aiutare le Nazioni Unite nel soccorrere un’altra nazione! Questo non vuol di-

Devant moi, il y a un verre: est-il à moitié plein ou à moitié vide? Pour des raisons de défor- Here in front of me is a glass: is it half full or half empty? Out of sheer professional stress, thirty mation professionnelle, j’ai décidé depuis trente ans de le considérer à moitié plein parce si- years ago I decided to consider the glass half full, because otherwise I would have been plunged non, combien de fois me serais-je laissé décourager parce que certains résultats n’étaient pas into despair far too often on seeing that certain results were not achieved! Even in Iraq, where obtenus! Comme en Irak, où les conditions nous contraignent à nous demander, avec raison, in all fairness conditions lead us to ask where Millennium Goals fit in when problems are of ac- à quoi servent les Objectifs du Millénaire quand il y a de réels problèmes de survie, les points tual survival, the moments in which we have seen the glass as half full certainly include some où l’on a vu le verre à moitié plein, sont sans aucun doute certaines initiatives de renforce- of the peacekeeping, peacemaking and peacebuilding initiatives. I hope we will also see a simi- ment du peacekeeping, du peacemaking et du peacebuilding; et nous les verrons se réaliser, lar success from the constitution of a “Peace Building Commission”, and who knows if all this avec je l’espère également la création d’une «Peace Building Commission», et qui sait si tout ce- might also be linked to training initiatives here in Torino. In Iraq there is a need for safety, but la ne sera pas coordonné par quelque initiative de formation ici à Torino. En Irak, il y a un this is immediately followed by a need for water, health, education and employment. Our cur- grand besoin de sécurité, mais tout de suite après l’eau, la santé, l’éducation et le travail. rent tasks are therefore focused on stabilizing the atmosphere, assisting in elections and the re- C’est pourquoi notre mission actuelle est de stabiliser la situation, en soutenant les élections ferendum and at the same time attempting to avoid a nationwide explosion, over and above et le référendum, en évitant, en même temps, que le pays n’explose, au-delà des circonstances uncontrolled circumstances, seeking to alleviate emergencies via special projects. de non-contrôle, et en essayant de pallier aux urgences avec des projets spécifiques. The message that I would like to put forward is this, the same appeal launched by the Iraqi peo- Le message que je souhaiterais faire passer est le suivant, et c’est celui que nous transmettent ple to us: “Help us to gain stability. We are 26 million people, we have two rivers and 200 bil- les Irakiens: «Donnez-nous l’aide dont nous avons besoin pour nous stabiliser. Nous sommes lion barrels of oil. We have the capacity to start over, and need your help to overcome this ini- 26 millions de personnes, nous avons deux fleuves et 200 milliards de barils de pétrole, nous tial phase. Immediately afterwards, what we need most is training, to make up for the years in avons la capacité de repartir, vous devez nous aider à sortir de cette mauvaise passe. Tout de which we were left behind”. This would allow these truly intelligent people to become the fu- suite après, ce dont nous aurons besoin c’est de la formation, pour récupérer les années per- ture citizens of Iraq. dues». Ceci permettrait à des personnes vraiment intelligentes de devenir les citoyens de l’Irak de demain. 194 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Prima Le Città e gli Obiettivi del Millennio

re che le cose vadano bene: per quello che riguarda la povertà rimangono anzi gravi problemi; la realtà è che bisogna prepararsi. Pensate > Staffan De Mistura < che in Africa ciò che stiamo vedendo adesso è la preparazione di una “tempesta perfetta”: con ingredienti quali l’AIDS, la povertà, le zo- ne in conflitto, la malaria, la mancanza di una vera e propria concretizzazione dell’abolizione del debito pubblico, c’è un uragano in ar- rivo che costerà un’enormità per poter essere recuperato e che invece potrebbe essere evitato. Vale dunque la pena di impegnarsi. Tornando all’Iraq, posso dire che vengo da Baghdad e faccio uno sforzo serio nel cercare di distaccarmi e non pensare agli orrori ed agli errori che vedo ogni giorno avvenire là. Vi porto un esempio: noi abbiamo compiuto un’indagine tra 22000 famiglie di tutto l’Iraq e di tutti i diciotto Governatorati, lavorando sotto traccia per evitare di essere attaccati. Queste 22000 famiglie ci hanno detto di cosa loro hanno bisogno: la sicurezza, certo; ma immediatamente dopo acqua, sanità, educazione e lavoro. Hanno bisogno, inoltre, della loro di- gnità, di cui hanno diritto e capacità. Il nostro lavoro attuale è perciò focalizzato sia sullo stabilizzare l’ambiente – aiutando le elezioni ed il referendum e, nello stesso tempo, procurando che il paese non scoppi, al di là delle circostanze di non controllo – sia sull’interve- nire nelle emergenze con progetti speciali. In questo devo dire che la Cooperazione italiana, nonostante disponga di meno risorse e meriti di averne di più – perché la politica estera delle grandi nazioni oggi si fa proprio con la cooperazione – è comunque capace di intervenire. Do dunque credito al Ministro Deodato per la capacità di avere incisività a dispetto degli scarsi mezzi. A proposito della Città di Roma, è vero che l’Italia e gli italiani hanno a volte degli alti e dei bassi in termini di coinvolgimento, ma il lo- ro cuore non ha mai dei bassi: quando ci sono state la capacità e la possibilità di mobilitare la volontà degli italiani, il risultato è sempre stato straordinario. A Roma, in occasione della campagna contro la pena capitale, il Colosseo si è illuminato – e si illumina tuttora – per 48 ore ogni volta che si ha notizia dell’abolizione della pena di morte da parte di uno Stato o della commutazione di una condanna a morte, in modo da ringraziare quel Capo di Stato che ha il coraggio morale di dire: «Io non applico la pena capitale». Nonostante le proteste di alcuni, l’incentivazione che è derivata dal vedere illuminarsi il luogo delle pene capitali per eccellenza ha costituito un mes- saggio fortissimo. Anche quando circondammo la FAO eravamo 11000 persone – me compreso, autorizzato da Kofi Annan – tutti stesi per terra insie- me a ricordare a chi, assediato in maniera costruttiva ed amichevole, dentro la FAO doveva decidere, cosa che fece, che una Corte pe- nale internazionale era necessaria. Altrimenti sarebbe dovuto passare su di noi, come simboli dei cadaveri di quanti muoiono ogni an- no a causa di uno o due personaggi convinti che sia più facile uccidere un milione di persone – come fece Pol Pot – anziché rubare una macchina: in effetti nel primo caso non si va in prigione. Questo è stato fatto in Italia, a Roma, e può essere fatto a Torino o a Milano: oc- corre sapersi mobilitare. Concludendo, il messaggio che vorrei dare è questo, ed è quello che gli iracheni lanciano a noi: «Dateci l’aiuto per stabilizzarci: siamo 26 milioni di persone, abbiamo due fiumi e 200 miliardi di barili di petrolio; abbiamo la capacità di ripartire, dovete aiutarci a supera- re questo periodo. Subito dopo, ciò di cui abbiamo bisogno è la formazione, il recupero degli anni in cui siamo rimasti indietro». Ciò permetterebbe a queste persone veramente intelligenti di diventare i cittadini futuri dell’Iraq. Da qui il mio incoraggiamento a Torino: se Torino vuole – come già sta avvenendo – diventare il centro o uno dei poli della formazio- ne internazionale, ne ha tutti i diritti e le capacità; deve soltanto impegnarsi a continuare la strada intrapresa. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 195

Intervento di Je voulais tout d’abord exprimer toute ma joie de nous rencontrer ici: pour des Villes du Sud comme la mienne il s’agit d’une vraie op- portunité de pouvoir se retrouver avec les autres Villes, parce que c’est un combat unitaire et nous devons solidariser pour le gagner. Simon Compaoré J’ai écouté avec attention les différents orateurs qui m’ont précédé et qui disaient qu’il ne faut pas être pessimistes: je suis d’accord, on SINDACO DI OUAGADOUGOU - BURKINA FASO ne peut pas être pessimistes par rapport aux Objectives du Millénaire. Mais nous devons être aussi réalistes pour défoncer les portes qui refusent de se laisser défoncer. Vous avez dit tout à l’heure, Monsieur l’Ambassadeur, que un ouragan se prépare: pour vous paraphraser, je dirais plutôt que c’est une bombe, une bombe à la dimension d’Hiroshima et de Nagasaki qui va éclater au-delà des frontières de l’Afrique, en Europe, en Améri- que et dans les autres continents. Je suis d’accord avec vous qu’il faut qu’il y ait cette solidarité, à commencer par ceux qui ont le mo- yens, afin qu’ils les mettent à disposition de ceux qui ne les ont pas. Avant tout, l’eau: l’eau c’est la vie. Moi, je viens d’une ville du Sahel où il pleut très peu et où la question de l’eau est une question fon- damentale. Donc, en parlant des Objectives du Millénaire, nous ne pouvons ne pas penser à l’eau et aux services sociaux de base, parce que tout commence par-là. Pour avoir la santé il faut d’abord avoir de l’eau à boire. Pour ce qui nous concerne, nous avons pris des ini- tiatives pour la réalisation de micro-projets à la dimension humaine, qui permettent aux populations dont nous avons la charge de ren- contrer et satisfaire les besoins essentiels. La plupart de ces micro-projets sont réalisés soit à travers notre budget soit à travers celui de la coopération décentralisée, qui représente une façon de partager entre les Villes du Nord et les Villes du Sud. C’est à travers ce partage qu’on peut «humaniser l’humanité» et faire en sorte que ces Villes du Sud, qui n’ont pas les moyens nécessaires, puissent avoir non seu- lement le savoir-faire, mais aussi les ressources additionnelles qui leur permettent de stabiliser les jeunes et de faire travailler les fem- mes, parce-qu’ils sont les couches sur lesquelles frappe la pauvreté. Parlant de la pauvreté en Afrique on ne peut pas donc les oublier; et moi-même j’essaie dans ma Ville de mettre en oeuvre un certain nombre de projets. Dans ce sens, mon partenariat avec la Ville de To-

Concordo con coloro che mi hanno preceduto: solidarizzare e mantenere un atteggiamento ot- I agree with those speaking before me: it is fundamental to sympathize and to keep an opti- timista riguardo agli Obiettivi del Millennio è fondamentale. Credo però anche che sia im- mistic attitude with regard to the Millennium Development Goals. I believe, however, that it is portante mantenere un atteggiamento realista, riconoscendo che l’Africa è una bomba ad also important to maintain a realistic outlook, acknowledging that Africa is a time bomb the orologeria delle dimensioni delle bombe di Hiroshima e Nagasaki; una bomba che esploderà size of Hiroshima and Nagasaki; a bomb bound to explode well beyond its own boundaries. al di là dei suoi stessi confini. La risposta è la solidarietà: i paesi che hanno i mezzi a disposi- Solidarity is the answer: countries with the means to do so must help the ones that don’t, espe- zione devono aiutare quelli che non ne hanno, soprattutto per ciò che concerne le risorse idri- cially with regard to drinking water resources. Water is life and to face this problem means fa- che. L’acqua è la vita; affrontare questa problematica significa dunque affrontare tutte le al- cing all other related problems. tre che ne conseguono. Often, one of the problems is how to mobilise resources and one of the solutions is to sign a de- Spesso si pone il problema di come mobilitare le risorse: uno dei modi è la cooperazione de- centralized cooperation agreement. But unfortunately, the risk of this kind of cooperation is a centrata, con la firma di accordi tra governi locali. Esiste però il rischio che un improvviso sudden administrative change in the North followed by an abrupt halt to projects in progress. cambio di Amministrazione al Nord comporti un conseguente brusco arresto dei progetti già This is why sensitisation plays a significant role, so that citizens can exercise constant pressure iniziati; ecco perché assume importanza rilevante la sensibilizzazione che i cittadini possono on their Governments. esercitare sui loro rappresentanti politici ai vari livelli. We have achieved, also thanks to the funds from decentralized cooperation, a number of mi- Grazie anche ai fondi della cooperazione decentrata, abbiamo realizzato alcuni micro-pro- cro-projects to satisfy the basic needs of people and to improve the quality of life. In Africa getti che soddisfano i bisogni primari delle popolazioni migliorandone la qualità della vita: there is no need for large-scale projects. In this respect, sharing between the Cities of North in Africa non abbiamo necessità di progetti enormi. In questo senso, la condivisione tra Cit- and South is fundamental to the “humanisation of humanity”. tà del Nord e Città del Sud è fondamentale per «umanizzare l’umanità». If we speak of poverty, we cannot avoid speaking about women and young people. For women, Se parliamo di povertà non possiamo non parlare delle donne e dei giovani. Per quanto ri- our partnership with the City of Torino and cooperation with the LVIA NGO made it possi- guarda le donne, il partenariato con la Città di Torino e la collaborazione con l’ONG ble to construct a plastics processing centre in Ouagadogou, where women with no alternative LVIA hanno permesso di realizzare a Ouagadougou un centro di trattamento della plastica employment prospects may work. 196 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Prima Le Città e gli Obiettivi del Millennio

rino et notre travail avec des ONG (LVIA, notamment) est un exemple qui magnifie la coopération: en effet, à travers cette dynamique > Simon Compaoré > nous avons pu mettre en place, au niveau de la Ville de Ouagadougou, une unité de traitement du plastique où travaillent des femmes qui, autrefois, n’avaient pas la possibilité de se prendre en charge; elles collectent le plastique et, après l’avoir transformé en pastilles, l’u- tilisent pour la fabrication d’objets utilitaires telles que les sièges. C’est un exemple, ce n’est qu’un petit projet; mais nous n’avons pas besoin d’énormes projets. Ce sont des micro-projets qui, reliés un à un, permettent enfin d’augmenter la qualité de vie dans la ville en participant des Objectives du Millénaire. Je voudrais dire aussi que notre problème c’est quelque fois la manière de mobiliser les ressources. Il y a plusieurs façons de le faire, mais je n’en citerais que quelques-unes. D’abord, il y a la coopération décentralisée; à ce propos je voudrais dire aux Villes du Nord que, en décidant de créer et de signer des partenariats avec nous, vous faites des oeuvres utiles parce que vous faites parfois ce que certains Gouvernements centraux ne font pas: vous allez vers les pauvres, vous allez vers des Villes qui ont peut de moyens pour partager. Mais le risque, à ce niveau, est celui du changement d’équipe municipale. Il y a eu, dans notre pays, des Villes qui avaient des partenariats qu’ont été annulés, en arrêtant la coopération, après des changements d’équipe municipale au Nord. Donc, c’est bien de magnifier la coopération décentralisée, mais il faut qu’il y ait la sensibilisation et, on l’a dit tout à l’heure, la communication pour que les citoyens fassent une pression au niveau des gouvernements locaux, afin que quelque soit l’équipe municipale qui va venir elle doit suivre la co- opération, s’il y en avait déjà une. Je voulais également dire qu’en matière de santé notre Ville a développé des initiatives pour apporter une contribution à la lutte contre le SIDA. En Afrique, le SIDA ravage la société et tue beaucoup de jeunes qui sont notre avenir et notre demain. On ne peut pas parler des Objectives du Millénaire sans parler des jeunes; et qui en parle doit parler de leur santé et du SIDA. Là également nous avons réussi à mettre en place à Ouagadougou un projet avec une association française pour la sensibilisation des jeunes.

che dà lavoro a donne senza altre prospettive di occupazione. Young people, devastated by AIDS, are our future and it is unthinkable to speak of Millen- I giovani, devastati dall’AIDS, sono il nostro futuro; ed è impensabile parlare di Obiettivi nium Goals without considering young people, or speak of the young without considering the del Millennio senza parlare dei giovani, e di giovani senza parlare di lotta all’AIDS. AIDS campaign. Il nostro contributo alla realizzazione degli Obiettivi del Millennio parte quindi dai micro- Our contribution in achieving the Millennium Goals therefore stems from micro-projects. progetti. È finito il tempo della provvidenza e dell’autocommiserazione; bisogna sensibilizza- The time for divine providence and self-pity is over. We need to sensitise the people so that re le popolazioni affinché diano il loro contributo a livello delle Autorità locali. they may contribute at Local Authority level. Un altro problema è costituito dall’impossibilità per i prodotti africani di circolare sui mer- Another problem is the impossibility of African goods circulation on the world trade markets. cati internazionali. Il mio paese è il secondo produttore di cotone in Africa. Non abbiamo pe- My country is the second leading cotton producer in Africa. We have neither oil nor gold: our trolio né oro: il nostro oro è il cotone, che deve però sottostare alle regole imposte dagli Stati gold is cotton, yet it is subject to rules established in the United States and is sold at a very Uniti e viene venduto a bassissimo prezzo. Bisogna che l’Africa possa finalmente entrare a cheap price. It is necessary that Africa finally becomes a member of the international market. far parte del mercato internazionale: per questo contiamo su di voi, per agire a livello delle For this reason we count on you to take action at United Nations level. Alone we are powerless, Nazioni Unite. Da soli siamo impotenti, siamo dei piccoli paesi; ma sappiamo che grazie al- we are small countries, but we do know that with the support of northern world citizens we l’azione dei cittadini del Nord del mondo questa bomba la potremo disinnescare davvero. could truly defuse that time bomb. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 197

> Simon Compaoré < Je termine en disant que dans nos villes il y a également ceux qui travaillent dans le secteur informel et qui à Ouagadougou représen- tent 30% du PNB. Pour permettre aux jeunes de sortir du chômage nous les avons aidés en leur permettant, par exemple, d’avoir des kiosques pour des activités commerciales au niveau de l’artisanat; chez nous, l’artisanat est très développé et je crois qu’il soit un mo- yen pour lutter contre la pauvreté aussi. Mobiliser les ressources de la coopération décentralisée est très important, mais il y a aussi la question de la remise des dettes. Donc, il faudrait qu’on mette en place un système qui permet de vérifier que les États centraux rétrocèdent ces crédits aux Municipalités pour réaliser les projets de base, parce que ce sont ces petits projets qui permettent de lutter vraiment contre la pauvreté. Faire de grands bar- rages c’est important, et nous en avons fait à Ouagadougou pour donner de l’eau à boire aux citoyens; mais c’est bien de pouvoir ap- prendre les gens à faire quelque chose, des activités rémunératrices qui les amènent à s’affranchir de la pauvreté. Au niveau de la Ville nous réalisons des petits micro-projets et nous pensons que notre contribution à la réalisation des Objectives du Millénaire parte de ces actions-là aussi. C’est par-là que nous allons certainement amener les uns et les autres à savoir que l’état de providence c’est fini. Il faut cesser de faire du misérabilisme; il faut que nous puissions organiser une mobilisation sociale des populations pour qu’elles puissent apporter leur part contributive. Nous en avons une au niveau des nos Villes, au niveau des Autorités locales, au niveau des citoyens qui demandent d’être mobilisés. Je vous avais dit tout à l’heure qu’il y a des productions en Afrique qui ne peuvent pas circuler sur les marchés internatio- naux et mon pays, le deuxième producteur de coton, se trouve dans cette situation. Malheureusement, nous ne pouvons pas écouler ce coton parce que les américains subventionnent celui américain et forcent la concurrence sur le marché international. Donc, vous voyez que nous n’avons pas de pétrole comme chez vous: on n’a pas d’or, notre or c’est le coton. Cependant, les paysans sont obligés de le vendre à vil prix et comment voulez-vous que dans ce contexte on puisse dire qu’on appuie les Objectives du Millénaire et qu’on aide l’Afrique? Il faut que les américains et tous ceux qui subventionnent cessent de le faire en permettant à l’Afrique de faire partie du mar- ché international, de se faire valoir, de vendre ses produits au juste prix, de rémunérer les producteurs, c’est à dire ceux qui apportent production et richesse parce que sans richesse on ne peut pas parler de répartition. Alors, nous comptons sur vous aussi pour faire ce lobbying au niveau des structures des Nations Unies, parce que nous, de petits pays, n’avons pas ce pouvoir, mais, grâce à l’action des ci- toyens du Nord comme vous qui êtes ici, nous savons que cette bombe-là nous allons pouvoir la désamorcer. 198 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Prima Le Città e gli Obiettivi del Millennio

Credo di aver provato l’esperienza di aver lavorato nel Terzo settore, nella società civile, nelle ONG, ed in questo momento sto sperimen- Intervento di tando anche il settore pubblico. Società civile significa società civilizzata, cioè società che sente la presenza dell’altro. Penso, ad esempio, alle leggi nazionali che accusano di omissione di soccorso chi non soccorre qualcuno cadutogli vicino, e lo considerano un criminale. La Padre Clodoveo Piazza società civile invia molte persone anche all’estero, nei posti più sperduti del mondo, e se ne occupa perché sente la responsabilità su di lo- MINISTRO DELLO STATO DI BAHIA - BRASILE ro: crede quindi che l’omissione di soccorso si debba applicare anche in questa direzione. Mi chiedo come i Capi di Stato sentano questo problema. All’interno della loro nazione, quando non fanno ciò che dovrebbero, possono essere criminalizzati perché hanno la respon- sabilità nei confronti dei cittadini; ma quando si occupano di un altro popolo, un’altra nazione, un’altra razza ed un’altra tribù senza as- sumersene la responsabilità, si possono definire civilizzati? Non appartengono, forse ancora, al regno della barbarie, della schiavitù, al re- gno in cui si può invadere l’altro, portargli via tutte le ricchezze senza considerarlo persona, in cui gli uni sono più potenti degli altri? Ho visitato molti paesi e come uomo “civile” ho visto morire bambini e giovani nelle forme più barbare che si possano immaginare. Quando parlo di morte non parlo solo di morte fisica, ma anche di morte psicologica: parlo di ragazzi in prigione perché hanno cercato di mangiare, di sopravvivere. I ragazzi abbandonati da sempre non sanno il confine tra la violenza e la non violenza, non sanno il confine tra il bene ed il male, devono sopravvivere avendo ricevuto sempre solo violenza: dunque è chiaro che rispondono con la violenza. Penso che molti Capi di Stato non riescano a capire questi problemi. Ritengo che dobbiamo cominciare a considerare questi Capi di Sta- to come dei criminali. Se noi siamo civilizzati, qual è il confine della nostra civilizzazione? Noi qui presenti apparteniamo tutti a una clas- se di persone estremamente sensibilizzate e consapevoli di questi discorsi, al punto che essi per noi sono abbastanza ovvi. Ma se non riusciamo a raggiungere le alte sfere del potere tutto il nostro operato si perde. È chiaro che se un Capo di Stato non ha i mezzi – sto pen- sando alle nazioni del Terzo mondo – non può intervenire; ma chi ha i mezzi e li trattiene per spese superflue è un criminale. Sono state spese decine di milioni semplicemente per compiere interventi di carattere superficiale, quando ci sono milioni di persone che muoiono

Une société civile est une société civilisée, c’est à dire une société qui ressent la présence des au- A community implies a civilised society. It is a society that senses the presence of others, that al- tres, qui envoie aussi beaucoup de gens à l’étranger, dans les endroits les plus reculés du mon- so sends people abroad, to the most far-off corners of the world, because it feels a responsibility de, parce qu’elle s’en sent responsable. Je me demande comment les Chefs d’État ressentent ce towards them. I ask myself how Heads of State see this problem: on national questions, even problème: dans leur propre pays, ils sont jugés lorsqu’ils n’assument pas leurs responsabilités; they, when they fail to act as they should, are criminalised, because they are the ones responsi- mais lorsqu’ils considèrent un autre peuple, une autre nation, une autre race et une autre tri- ble; but when they consider another people, another nation, race and tribe without any sense of bu sans en sentir la responsabilité, sont-ils civilisés? Je crois que nous devons commencer à responsibility, are they civilised? I think we ought to begin to judge such Heads of State as crimi- considérer ces Chefs d’État comme des criminels. Si nous, nous sommes civilisés, quelle est la nals. If we are civilised, what are the boundaries of our civilisation? limite de notre civilisation? The community implements projects, but there is a great difference between projects and La société civile réalise des projets, mais il y a une grande différence entre projets et politiques: policies: projects, in fact, concern limited numbers in a limited time. A public authority can- les projets sont destinés à un certains nombre de personnes dans un temps limité. Les services not live by projects alone: a project could represent the start of a policy, an experience to assess publics ne peuvent pas vivre de projets: un projet est le fruit d’une politique, de l’expérience its costs, effectiveness, replicability; but after having understood these factors, it is necessary to permettant d’en connaître les coûts, l’efficacité, la répétabilité; mais après avoir compris tout know how to transform the project into policy. The difference is that policy must reach all cela, il faut savoir transformer le projet en politique. La différence, c’est que la politique doit those in need. toucher tous ceux qui en ont besoin. Both the community and the third system are currently involved in marvellous initiatives. Tant la société civile que le troisième systeme font de très belles choses aujourd’hui. Ces sociétés These communities must start to form a government lobbying network, because the maturity civiles doivent commencer à s’unir en réseau pour faire pression, parce que la maturité de la so- of a community, maturity of the best of a nation, must quickly be acknowledged up there, at ciété civile, la maturité de la plus belle part de la nation, doit aller très vite là-haut, au sommet the top of the power. du pouvoir. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 199

> Padre Clodoveo Piazza < di fame nel mondo. Vorrei delineare anche un’altra differenza: la società civile fa progetti, ma c’è una differenza molto grande fra proget- ti e politiche. I progetti sono fatti per 5000 persone, per 50000 persone, e quando concludono il compito che ci si era proposti sono ter- minati. Passando invece agli organi pubblici – ed io avverto molto questa responsabilità – un organo pubblico non può vivere di soli pro- getti. Il progetto può essere l’inizio di una politica, un’esperienza utile a conoscere i costi, l’efficacia, la riproducibilità; ma dopo aver capito tutto questo bisogna trasformare il progetto in politica. E la differenza è che la politica deve raggiungere tutti quelli che ne hanno bisogno, altrimenti non è politica, è un progetto. Un Capo di Stato che non fa politica non è degno del nome di Capo di Stato e dovrebbe essere reso responsabile di omissione di soccorso. Certo, ripeto, se un Capo di Stato non ha i mezzi fa quello che può, ma se ha i mezzi è perseguibile! Mi chiedo anche: quando sono di fronte a una persona che sta morendo e a un banchiere che deve riavere indietro dei soldi, chi soccorro per primo? Lascio a voi questa decisione, perché è una decisione etica e di civiltà. A quale livello di civiltà siamo arrivati? Cia- scuno ha il suo, ma possiamo sensibilizzare l’opinione pubblica portandola allo stesso livello minimo di civiltà: un livello minimo da de- finire insieme e senza il quale una nazione non si può definire civile. Un Capo di Stato che si limita ad attuare progetti e afferma di ope- rare bene è un bugiardo. La sua funzione non è fare passi minimi per poter dire che sta cercando di risolvere quello che non gli compete, perché ha alle spalle una società civile che potrebbe fare molto meglio di lui ed in forma molto più profonda. Ricordo quando lavoravo al Ministero della Giustizia in un Consiglio federale e rimanevo là da due a quattro giorni al mese: dopo il terzo giorno mi sentivo cambiato geneticamente, i miei pensieri vagavano in un altro mondo! Quando tornavo sul territorio, il mio ragiona- mento tornava ad avere una solidità ed una responsabilità umana e civile, nonché etica. Sia la società civile che il Terzo settore stanno fa- cendo oggi delle cose molto belle. Queste società civili devono cominciare ad unirsi in rete per fare pressione, perché la maturità della so- cietà civile, la maturità della parte più bella di una nazione, deve arrivare rapidamente in cima, ai vertici del potere. 200 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Prima Le Città e gli Obiettivi del Millennio

Da molti anni seguo i problemi dei paesi emergenti e mi trovo sempre in imbarazzo a intervenire sull’argomento perché ogni medaglia Intervento di ha il suo diritto e il suo rovescio. Insisto a ritenere che bisogna essere ottimisti anche nelle nostre scelte in materia di politiche di sviluppo perché il bene, in realtà, supera il male, in tutto. Lavoriamo nelle città su un materiale preziosissimo, ma molto fragile: l’uomo. Maria Pia Garavaglia Questa è un’assemblea di persone già predisposte, già “convertite”, che già lavorano, eppure ognuno dei relatori sta aggiungendo cono- VICESINDACO DELLA CITTÀ DI ROMA - ITALIA scenza. Dopo ciò che ha detto il Sindaco di Ouagadougou, mi chiedo perché i nostri concittadini non si indignino del fatto che paghiamo poco il cotone in Burkina Faso e si indignano invece se ci sono gli africani in giro per Roma. Se si indignassero perché i Governi non fanno le politiche appropriate sul mercato mondiale, avremmo meno povertà anche a Roma e le comunità straniere presenti a Roma avrebbero la dignità di cittadini romani. A Roma ci sono 140 gruppi etnici. La scelta del Comune di Roma è che nessuno si deve sentire solo. Pur- troppo questo vale anche per i romani, anch’essi sono poveri. Un’Amministrazione che voglia sentirsi degna di essere guida democratica di un popolo deve non mettere in conflitto i romani con gli ospiti stranieri, quale che sia la loro condizione. Per Roma è, dunque, divenu- ta importante un’operazione di educazione civica alla comunità, che passa attraverso comunicazione ed azione. L’Africa, per esempio, se- condo la mia esperienza personale migliora passo a passo. Non c’è nulla dato all’Africa che non crei immediatamente un risultato. A Roma abbiamo utilizzato lo strumento della cooperazione decentrata perché realizza queste due finalità insieme: mentre si fa il pro- getto, lo si divulga e nel frattempo cresce la conoscenza. C’è un esempio commovente che voglio raccontare. Siccome bisogna partire da chi verrà dopo di noi, vi sono quattro licei a Roma i cui studenti dai sedici ai diciotto anni vanno in Africa con il Sindaco a vedere che co- sa sono riusciti a fare con le loro forze. In Mozambico, nella periferia della capitale, è sorta una scuola che si chiama «Roma»: è il frutto di 80.000 euro raccolti dagli studenti dei quattro licei attraverso diverse iniziative, mercatini, concerti, mostre, ecc. Gli studenti sono anda- ti là con il Sindaco Veltroni, hanno inaugurato la scuola, avviando dunque un’operazione di alfabetizzazione dei loro pari. In novembre il Sindaco, con gli stessi studenti, tornerà in Mozambico per inaugurare un asilo nido ed una scuola materna.

Une Administration Municipale qui veut se sentir digne d’être le guide démocratique d’une A Local Authority that would like to consider itself a worthy democratic community leader population doit réussir à ne pas créer de conflits entre ses propres administrés et les hôtes must be able to avoid conflict between its native residents and foreign guests, whatever their étrangers, quelle que soit leur condition. À Roma, où vivent 140 groupes ethniques différents, situation. For Roma, where 140 ethnic groups co-exist, civil education through communica- une opération d’éducation civique de la communauté, à travers la communication et l’ac- tion and action has therefore become important. tion, est donc essentielle. Our City adopted the instrument of decentralized cooperation as it achieves two purposes at Notre Ville a utilisé l’instrument de la coopération décentralisée dans le but d’atteindre deux once: as the project progresses, awareness of the project expands as it becomes more widely objectifs simultanés: pendant que l’on réalise un projet, on le divulgue et la connaissance s’ac- used. A touching example of this is the experience in Mozambique, where in the peripheral croît entre temps. L’expérience du Mozambique, où une école a été bâtie dans la banlieue de area of the capital a school was constructed with funds collected from students in four Roman la capitale avec les fonds collectés par les étudiants de quatre lycée romains, en est un exem- high schools. ple émouvant. These are just small steps. However, if we work on young people here and on families there, it Ce ne sont que quelques petits pas en avant, mais si l’on travaille sur les jeunes et les familles is possible to change policy in those countries too, not only in our own. In fact, when mothers sur place, on parvient à changer la politique de ces pays, pas seulement la nôtre. En effet, no longer see their children dying from malnutrition and realise that someone from abroad quand les mamans s’aperçoivent que leurs enfants ne bougent plus à cause de la malnutri- cares for them, they begin to insist at local level also. Public opinion rallies, albeit still elitist, tion ou la dénutrition et voient que des gens venus de loin s’intéressent à elles, elles commen- and raises questions to its Governments. cent elles aussi à être exigeantes au plan local. L’opinion publique se mobilise, même si de fa- Willingness on the part of the Administration exists: what must we do in order for it to change çon élitaire, et interpelle ses Gouvernants. Roman public opinion? Policy is objectively linked to diffusion: the City of Roma cares for de- La volonté de l’Administration existe: que devons-nous faire pour que celle-ci modifie l’opi- veloping countries and in its budgets seeks to establish areas in which it can contribute in nion publique romaine? La politique est objectivement liée à la divulgation: la Ville de Ro- achieving the eight points of Millennium Development Goals. ma s’intéresse au populations en voie de développement et tente de faire de la place dans son If the Romans acquire this mentality, their own lives are better and also racism is kept at bay as, budget pour contribuer à la réalisation des huit points des Objectifs du Millénaire. regrettably, when someone is poor, warring with other poor becomes a risk. Money is objec- Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 201

> Maria Pia Garavaglia < Sono piccoli passi; tuttavia, se si lavora sui giovani qui e sulle famiglie là, si riesce a cambiare la politica anche di quei paesi, non solo la no- stra. Quando infatti le mamme vedono che i bambini non muoiono più per malnutrizione o denutrizione e vedono che c’è qualcuno che viene da lontano e si interessa a loro, cominciano a pretendere anche sul piano locale. Si mobilita un’opinione pubblica, ancorché eli- taria, che fa domande ai suoi Governi e senza le armi riesce davvero ad incidere sulla democrazia. Un altro progetto si è sviluppato in Ruanda, altri in Brasile: sono la testimonianza della volontà dell’Amministrazione. Cosa dobbiamo fare affinché questa volontà modifichi a valle l’opinione pubblica romana? Io ho la presunzione di ritenere che Roma abbia più responsa- bilità rispetto ad altre Città italiane, perché è la capitale e ciò che avviene nella capitale deve essere esempio per il paese. Ogni anno a Ro- ma viene organizzata la «Glocalisation Conference» e nel 2004 si è tenuto a Roma anche il «Forum sulla povertà». La collaborazione di Ro- ma con gli organismi internazionali, specialmente quelli dell’ONU, è continuativa per convinzione, non per consenso elettorale. Ogni anno, da tre anni, viene organizzata la «Settimana Italia-Africa», per conoscere la capacità dell’Africa di aiutarsi da sé. Tuttavia, serve un’informazione sufficiente per mobilitare la politica: si fanno progetti, i volontari placano la coscienza della società civile, ma manca la politica. La politica è legata oggettivamente alla divulgazione. In questi giorni, fuori dal Campidoglio, era esposto un grande mani- festo con la scritta, in italiano e altre lingue, «No Excuse» e gli otto punti, affinché chi passasse di là, soprattutto il turista, si domandasse alme- no cosa fosse e gli fosse spiegato. Roma si interessa dei popoli in via di sviluppo e cerca nel suo bilancio di ricavare spazi per soddisfare questi otto punti: 1) eliminare la povertà estrema e la fame; 2) assicurare l’istruzione elementare universale; 3) promuovere la parità tra i sessi; 4) ri- durre la mortalità infantile; 5) migliorare la salute materna; 6) combattere l’HIV/AIDS, la malaria ed altre malattie; 7) assicurare la sosteni- bilità ambientale; 8) sviluppare un partenariato globale per lo sviluppo. Se i romani acquisiscono questa mentalità, vivono meglio anch’essi e tengono a bada il razzismo: purtroppo, quando si è poveri si crea il rischio della guerra tra poveri. I soldi sono oggettivamente pochi; però le Città che, come dice Baumann, sono «terreno di discarica di tutti i problemi della globalità», hanno bisogno di aiutarsi.

Si les romains changent de mentalité, ils vivront mieux eux aussi et contiendront le racisme, tively scarce, yet the Cities which, as Baumann says, are “dumping grounds for every possible parce que malheureusement quand on est pauvre le risque de la guerre entre pauvres existe. globalisation problem”, need to help each other. Objectivement, il n’y a pas beaucoup d’argent, et pourtant les Villes, qui comme le dit Bau- mann sont «la décharge publique de tous les problèmes de la mondialisation», ont besoin de s’aider mutuellement. 202 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Prima Le Città e gli Obiettivi del Millennio Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 203

Chiusura Alla fine di questa giornata, che ha visto la preziosa partecipazione di oltre settanta Sindaci o loro rappresentanti da molte parti del mondo, credo sia importante trarre qualche conclusione facendo così tesoro del patrimonio di esperienze del quale siamo stati tutti Mario Lubetkin testimoni. DIRETTORE Inizierei ricordando l’intervento del Sindaco di Torino che ha fatto da trampolino di lancio per l’intero dibattito. I presenti sono infatti IPS NEWS AGENCY stati messi di fronte ad una domanda alla quale occorre dare una risposta e che intende risolvere l’enigma di quale identità dovrà avere il ruolo dei Sindaci nell’affrontare la sfida del raggiungimento degli Obiettivi del Millennio. Anche l’intervento del Ministro Deodato ha stimolato la discussione su tre livelli: quello del rapporto, in tema di cooperazione, fra Governo centrale e Città; quello dell’importanza della presa di coscienza da parte di tutti del fatto che gli Obiettivi del Millennio non potranno essere conquistati nei termini e nei tempi stabiliti; infine, quello della riflessione: i Sindaci delle Città del Nord devono porsi come obiettivo principale ed inderogabile quello di trovare le modalità più adatte per far capire ai cittadini che l’aiuto allo svi- luppo non è una spesa ma un investimento. Eveline Herfkens ha sottolineato, in qualità di responsabile della campagna «No Excuse 2015», alcune tematiche quali l’indifferenza, l’ignoranza ed il ruolo che gioca l’educazione, parte fondamentale di questa sfida. Non dimentichiamo però anche l’accento da lei posto sull’Obiettivo n. 8, Obiettivo attorno al quale ruotano le partnership; l’importanza di mantenere fede alle promesse fatte; le modalità da trovare perché gli Obiettivi del Millennio entrino di diritto a fare parte della vita quotidiana di tutti; la sfida dello 0,7% del PIL che devono combattere i Governi dei paesi sviluppati; il ruolo del commercio; il problema agricolo, ed in particolare quale sa- rà il ruolo dei giovani e lo spazio che lasciamo loro nella sfida agli Obiettivi del Millennio. Ringrazio poi Riccardo Moro per aver parlato di pace e stabilità, della debolezza del sistema internazionale, del ruolo della società civi- le, del diritto alla cittadinanza, del debito e, soprattutto, per averci ricordato che cambiare è possibile.

Je voudrais rappeler l’intervention du Maire de Torino qui, en introduisant le thème, a souli- I would like to remember the participation of the Mayor of Torino who, introducing the topic, gné la question du rôle des Maires qui font face au défi de la réalisation des Objectifs du has pointed out the issue of the Mayors’ role in facing off the challenge of the Millennium Millénaire. Goals’ achievement. D’autre part, l’intervention du Ministre Deodato a stimulé le débat à trois niveaux: celui du The participation of Minister Deodato has then stimulated the argument on three levels: that rapport entre le Gouvernement central et les Municipalités, celui de l’importance que tout le of the relationship between the Central Government and the Cities, that of the importance of monde ait pleinement conscience du fait que les Objectifs du Millénaire ne seront pas réali- everybody’s awareness of the fact that the Millennium Goals will never be achieved within the sés dans les délais et les temps établis et, finalement, celui de la réflexion. established times and terms and, finally, that of the importance of making some remarks. Eveline Herfkens a mis l’accent sur l’indifférence, l’ignorance, l’éducation; mais elle a aussi Eveline Herfkens has placed the accent on indifference, ignorance, education and on Goal n. 8 souligné l’importance de l’Objectif n. 8, l’importance de tenir sa parole et de trouver des for- as well, on the importance of keeping faith to the promises that have been made and of trying mules pour que les Objectifs du Millénaire deviennent partie intégrante de la vie quotidien- to find a way to make the Millennium Goals part of everybody’s daily life; on the challenge of ne de tous, sur le défi du 0,7% du produit intérieur brut, sur le commerce, sur la question de 0.7% of the GDP, the commerce, the agricultural problem and on the role of the young people. l’agriculture et sur le rôle des jeunes. Moreover, I would like to thank Riccardo Moro for having spoken about peace and stability, Je remercie en outre Riccardo Moro parce-qu’il a parlé de paix et stabilité, de la faiblesse du the weakness of the international system, the role of the civil society, the right to citizenship, système international, du rôle de la société civile, du droit à la citoyenneté, des dettes et, sur- the debt and, above all, for having remembered us that change is possible. tout, pour nous avoir rappelé que changer est possible. Finally, I would like to stress the importance of the presence inside the entire debate of the Finalement, je voudrais souligner l’importance de la présence dans le débat du système des system of the United Nations, with Ambassador De Mistura’s precious participation. Nations Unies avec la précieuse intervention de l’Ambassadeur De Mistura. The emerged questions have found an answer in the Mayors of Milano, of Ouagadougou and Les questions qui sont émergées ont trouvé une réponse dans les mots des Maires de Milano, in the Deputy Mayor of Roma’s words. It is emerged clearly that the Millennium Goals will be de Ouagadougou et du Premier Adjoint au Maire de Roma, qui ont souligné clairement achieved only through the public opinion awareness and participation. That is why communi- qu’on réalisera les Objectifs du Millénaire seulement avec la participation d’une opinion pu- cation must be the core of the campaign: otherwise, the lack of incentives and ways of partici- 204 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Prima Le Città e gli Obiettivi del Millennio

Le domande che sono emerse sia nelle due introduzioni che nei saluti iniziali hanno trovato risposta nelle parole di alcuni Sindaci. Al > Mario Lubetkin > Sindaco di Milano – una città fra le più importanti d’Europa, con un ruolo da protagonista permanente in ognuna delle iniziative che porta avanti ai più diversi livelli – è stato chiesto di parlare della propria esperienza in qualità di Sindaco e delle iniziative intraprese dalla Città di Milano. Il Sindaco ha illustrato la propria visione delle iniziative che ogni paese sviluppato dovrebbe intraprendere. Ha poi proseguito in questa riflessione il Sindaco di Ouagadougou Simon Compaoré. Vorrei inoltre ricordare l’importanza della presenza all’interno dell’intero dibattito del sistema delle Nazioni Unite. Le parole dell’Am- basciatore De Mistura ci hanno portato ad una visione più complessa e multiculturale tipica del mondo della cooperazione. Prenden- do spunto dalle parole del Ministro Deodato, che ha illustrato come al dibattito di New York sia emerso che gli Obiettivi non sono rag- giungibili, abbiamo chiesto all’Ambasciatore De Mistura se, grazie alla sua esperienza in Iraq e alla sua visione globale degli Obiettivi del Millennio, li ritenesse raggiungibili in un paese complesso come l’Iraq. A Padre Clodoveo Piazza, Ministro dello Stato di Bahia, è stato poi chiesto quale fosse il suo pensiero riguardo al possibile ruolo della società civile ed al possibile collegamento col lavoro delle Città. Al Vicesindaco di Roma, Città che coordina il lavoro sugli Obiettivi del Millennio per «Città e Governi Locali Uniti», abbiamo posto una domanda: attraverso quali interventi si può far sì che l’aiuto allo sviluppo venga in futuro considerato alla stregua di un investi- mento? Come riuscire a creare questa consapevolezza nei cittadini e nei policy decision makers, proprio perché ci sia la crescita necessa- ria dei contributi d’appoggio e d’azione? Come si può riuscire a risolvere quest’enorme sfida che sembra ad alcuni impossibile proprio per la non volontà dei cittadini? Dalla risposta del Vicesindaco si è evinto che gli Obiettivi del Millennio saranno raggiunti se l’opinione pubblica sarà consapevole e partecipativa. I sondaggi rivelano, purtroppo, esattamente il contrario: quando si parla di Obiettivi del Millennio, le persone non san-

blique informée. C’est pour ça que la communication doit être le pôle d’influence de la cam- pation will prevent citizens from considering the MDGs a personal problem. pagne: dans le cas contraire, l’absence de nouvelles idées et de formes de participation fera Exactly in the attempt to face the communication issue, it has been created a fortnightly publi- échec aux citoyens de considérer les MDGs comme des problèmes personnels. cation in Spanish, English and Italian (and within some months in French and Arab, too) that Exactement dans le tentative de faire face à la question de la communication on a créé une is now published in 1,500 cities and has 100,000 read pages: this is the demonstration that publication bimensuelle en espagnol, anglais et italien (et dans quelques mois en français et the public wants to know. Well, I believe there are no excuses: communication has a role to arabe aussi) qui en ce moment est publiée en 1500 villes et dont on lit 100000 pages: cela in- play too and, if it does not make it, it will not be just a witness but co-responsible of the fact dique bien que le public veut être informé. Donc, je crois qu’il n’y a pas d’excuses: même la that the Millennium Goals will never be achieved. communication a un rôle et, si elle ne le jouera pas, elle ne sera pas seulement spectatrice mais coresponsable du fait qu’on ne réalisera jamais les Objectifs du Millénaire. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 205

> Mario Lubetkin < no di cosa si sta parlando. Questo non è un problema del Nord e del Sud, è una questione per gli addetti ai lavori e non per i cittadini. Per questo la comunicazione deve essere l’elemento centrale della campagna e la mancanza di stimoli e di forme di partecipazione im- pedirà che i cittadini considerino gli Obiettivi del Millennio come un proprio problema. Concludendo, vorrei tornare a parlare della principale iniziativa sulla comunicazione in merito agli Obiettivi del Millennio alla quale ho accennato nell’introduzione. Questa iniziativa di comunicazione, direi la più importante fra quelle che ci sono in giro, è la tradu- zione in concreto dell’Obiettivo n. 8, cioè delle forme di partnership globale utili e necessarie per giungere a realizzazioni tangibili dei sette Obiettivi precedenti. I punti critici sono stati individuati grazie al lavoro congiunto del Comune di Roma con il Ministero e con i tre grandi supporters di questo progetto: le Nazioni Unite, la Campagna del Millennio e l’ANCI. L’iniziativa concreta è un prodotto per- manente concentrato sugli Obiettivi del Millennio, inizialmente in tre lingue (spagnolo, inglese e italiano), ma fra alcuni mesi anche in francese ed in arabo, ed è un’alleanza fra la Città di Roma, che coordina la commissione di CGLU sugli Obiettivi del Millennio, la Di- rezione generale per la Comunicazione, la Campagna del Millennio delle Nazioni Unite, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani ed il Consiglio mondiale delle Città e dei Governi locali. Il prodotto è una pubblicazione quindicinale che in questo momento arriva a 1500 città ed ha 100000 pagine lette; abbiamo più di 100 pezzi scritti dai nostri giornalisti da più di cinquanta città sui temi di cui ab- biamo parlato oggi e già riceviamo i primi commenti: questa è la dimostrazione che il pubblico vuole sapere. La formazione dei comu- nicatori è fondamentale. Non ci sono scuse: anche la comunicazione ha un ruolo da giocare e, se non lo fa, non sarà spettatrice, ma cor- responsabile del fatto che gli Obiettivi del Millennio non verranno mai raggiunti. 206 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 207

one world parte international seconda cooperation sezione seconda cities e s t i C i n t i o e ra o o p a l C t i o n t e r n a O n e Wo r l d I n 208 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 209

parte seconda One World International Cooperation Cities la piazza, sezione i tavoli-città, seconda gli accordi, gli eventi ts en Ev e th ts, en eem Agr the ittà, avoli-C The Piazza, the T 210 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 211

Introduzione 1 LA PIAZZA, I TAVOLI-CITTÀ, GLI ACCORDI, GLI EVENTI Maria Bottiglieri SETTORE COOPERAZIONE INTERNAZIONALE E PACE «Siamo tutti diversi, difficilmente unificabili; ma anche uniti da tante connessioni culturali e politiche, finanziare e geogra- DELLA CITTÀ DI TORINO - ITALIA fiche, positive e negative. Si sono accorciate le distanze e i lontani si sono fatti vicini. Vecchi legami si sciolgono e nuovi ne nascono. Nel conoscere, nel comporre alterità, connessioni, distanze, prossimità e meticciati si esercita quell’arte del convi- vere, frutto di realismo politico e di speranza umana e religiosa. È il realismo di fronte a un mondo plurale. È la speranza che non si ripeta l’impazzimento della pluralità nel conflitto. È la realizzazione di una civiltà fatta di tante civiltà – se si vuo- le utilizzare questa espressione – o di tanti universi culturali, religiosi o politici. La coscienza della necessità della civiltà del convivere è l’inizio di una cultura condivisa tra uomini e donne differenti» (A. Riccardi, Convivere, 2006). Il «gusto della condivisione, dell’incontro e dell’amicizia» tra cittadini e civiche istituzioni delle parti più diverse del globo è

1 LA PIAZZA, LES TAVOLI-CITTÀ, LES ACCORDS, LES ÉVÉNEMENTS «Nous sommes tous différents, et difficilement on peut nous unifier; mais nous sommes aussi unis par d’innombrables relations culturelles et politiques, financières et géo- graphiques, positives et négatives. Les distances ont été raccourcies et le lointain s’est rapproché. D’anciens liens se dénouent et de nouveaux liens se tissent. En connaissant, en composant les altérités, les relations, les distances, les proximités, les métissages, on exerce l’art de la cohabitation, fruit du réalisme politique et de l’espérance humaine et religieuse. C’est le réalisme face à un monde pluriel. C’est l’espoir que l’affolement de la pluralité dans le conflit ne se répète pas. C’est la réalisation d’une civilisation faite de plusieurs civilisations – si l’on veut utiliser cette expression – ou de plusieurs univers culturels, religieux ou politiques. La conscience de la nécessité de la civilisation de la cohabitation est le début d’une culture partagée entre hommes et femmes différents» (A. Riccardi, Convivere, 2006).

1 THE PIAZZA, THE TAVOLI-CITTÀ, THE AGREEMENTS, THE EVENTS “We are all different, hard to unite; but still united by many cultural and political, financial and geographic, positive and negative connections. Distances have become shorter and those far away have come closer. Old bonds die out and new bonds are made. In knowing, in bringing together diversity, connections, distances, proximities and interre- lations we exercise the art of living together, the fruit of political realism and of human and religious hope. It is realism in the face of a plural world. It is hope that the folly of complex conflict is not repeated. It is the building of one civilisation made of many civilisations – if we can use this expression – or of many cultural, religious or political uni- verses. Awareness of the need of a living together civilisation is the first step on the path to a culture shared by different men and women” (A. Riccardi, Convivere, 2006). The “flavour of exchange, encounter and friendship” between local people and civic institutions from the farthest corners of the world was the rationale that led the City of Torino to open up the city’s streets and a number of historic buildings to present the projects, sounds, images and cultures of some of its partner cities (Breza and Kragujevac, 212 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi

stata la ragione che ha portato la Città di Torino a voler presentare nelle strade del centro e in alcuni palazzi storici i proget- > Maria Bottiglieri > ti, i suoni, le immagini, le culture di alcune Città amiche (Breza e Kragujevac, Gaza ed Haifa, Quetzaltenango, Ouagadou- gou, le Città del Brasile). Almeno tre gli obiettivi: 1) testimoniare, non solo in senso simbolico, che le Città lontane sono per Torino nel cuore e al centro del proprio spazio urbano e delle proprie politiche civiche; 2) rendere visibile e riconoscibile la cultura della solidarietà internazionale propria delle tante ONG, associazioni, istitu- zioni laiche e religiose presenti nel capoluogo subalpino; 3) promuovere le ragioni della solidarietà internazionale tra tutti i cittadini torinesi. Questo “gusto” per l’amicizia tra Città e tra cittadini del mondo è dunque l’esperienza che la Civica Amministrazione ha inteso portare come “dote” alle manifestazioni in celebrazione della Tregua Olimpica. Tutto ciò è stato possibile non solo

Le «plaisir du partage, de la rencontre et de l’amitié» entre citoyens et Administrations Municipales des régions les plus différentes du globe a été la raison qui a amené la Ville de Torino à présenter dans les rues du centre ville et dans certains édifices historiques les projets, les sons, les images et les cultures de quelques Villes amies (Breza et Kragujevac, Gaza et Haïfa, Quetzaltenango, Ouagadougou, les Villes du Brésil). Trois objectifs minimum: 1) montrer, pas uniquement de manière symbolique, que les Villes lointaines sont pour Torino au cœur et au centre de son propre espace urbain et de ses politiques municipales; 2) rendre visible et identifiable la culture de la solidarité internationale propre aux nombreuses ONG, associations, institutions laïques et religieuses présentes dans le chef-lieu subalpin; 3) promouvoir les raisons de la solidarité internationale parmi les turinois.

Gaza and Haifa, Quetzaltenango, Ouagadougou and the Cities of Brazil). There were at least three objectives: 1) to confirm, not just symbolically, that far-off Cities remain in Torino’s heart, in the urban heart of the city itself and in its civic policies; 2) to ensure visibility and acknowledgment for the culture of international solidarity of the many NGOs, associations, lay and religious orders present in the Piemonte capital; 3) to encourage reflection upon international solidarity among the entire Torino community. This “flavour” for friendship between Cities and citizens of the world is therefore the experience that the Civic Administration thought to offer as its “gift” to the events cele- brating the Olympic Truce. All this was possible not only with the cooperation of the city partner Administrators present in Torino during the period of the Truce, but above all through the input and precious help of all those who, in the Piemonte capital, have always worked in this field. Were it not for the culture of international solidarity pro- moted by the non-governmental organisations, voluntary associations, social cooperatives, trade union organisations, missionaries, non-profit making organisations working for Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 213

> Maria Bottiglieri > grazie alla collaborazione degli Amministratori delle città partner, che sono stati a Torino nei giorni della Tregua, ma so- prattutto grazie all’input e all’aiuto prezioso di tutti coloro che nel capoluogo subalpino operano, da sempre, in questo cam- po. Se non fosse stato per la cultura della solidarietà internazionale promossa da organizzazioni non governative, associazio- ni di volontariato, cooperative sociali, organizzazioni sindacali, istituti missionari, enti non profit che lavorano da tempo nei paesi più poveri del mondo, la Municipalità non sarebbe mai stata stimolata a mettere al centro delle proprie azioni pubbli- che le politiche di cooperazione decentrata allo sviluppo. Differenti sono stati i linguaggi utilizzati per raccontare le storie di relazioni solidali che a Torino sono arrivate o da Torino sono partite: la “piazza”, i “tavoli-città” e gli eventi.

Ce “plaisir” pour l’amitié entre les Villes et entre les citoyens du monde est donc l’expérience que l’Administration Municipale a voulu apporter en “dot” aux manifesta- tions organisées pour célébrer la Trêve Olympique. Tout ceci a été possible non seulement grâce à la collaboration des Administrateurs des villes partenaires qui étaient présents à Torino pendant les jours de la Trêve, mais surtout grâce à l’impulsion et à l’aide précieuse de tous ceux qui, dans le chef-lieu subalpin, œuvrent depuis toujours dans ce domaine. Sans la culture de la solidarité internationale promue par les organisations non gouvernementales, les associations de bénévoles, les coopératives sociales, les organisations syndicales, les instituts missionnaires, les organismes à but non lucratif qui travaillent depuis toujours dans les pays les plus pauvres du monde, la Mu- nicipalité n’aurait jamais été incitée à placer au centre de ses actions publiques les politiques de coopération décentralisée au développement. De différents langages ont été utilisés pour raconter les histoires de relations solidaires qui sont arrivées à Torino ou qui en sont parties: la piazza, les tavoli-città et les événe- ments.

many years in the poorest countries of the world, the Municipality would never have felt driven to place its decentralised development cooperation policies at the core of its public activities. Different languages were used to give accounts of the joint relations coming into or departing from Torino: the piazza, the tavoli-città and the events. 214 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 215

> Maria Bottiglieri > 2 LA PIAZZA

Dal 23 al 25 settembre 2005 piazza Castello e via Garibaldi sono state una sorta di libro bianco su cui ognuno dei circa cen- to enti che hanno animato con la Municipalità la piazza di «One World» ha potuto scrivere e disegnare le proprie storie, illu- strate con i pannelli espositivi (pubblicati in questa sezione), proiettate con i suoni e le immagini delle città partner (ripor- tati nel DVD allegato) o mostrate in mille altri modi: attività ludiche per i bambini, danze brasiliane, spirituals, caffè guatemalteco e olio palestinese da degustare. Non solo l’evento di piazza, ma anche il percorso organizzativo che lo ha preparato sono stati pensati con spirito di condivi- sione e partecipazione. Dopo un incontro aperto a tutti i soggetti già attivi nelle città partner (giugno 2004), si è poi prose- guito attraverso “tavoli-città” dedicati all’organizzazione dell’evento: un anno di lavoro, confronto e dibattito sulle modalità

2 LA PIAZZA Du 23 au 25 septembre 2005, Piazza Castello et Via Garibaldi ont été une sorte de livre blanc dans lequel chacun des près de cent organismes qui ont animé la place de «One World» avec la Municipalité a pu écrire et dessiner ses propres histoires, illustrées avec des panneaux d’exposition (publiés dans cette section), projetées avec les sons et les images des villes partenaires (disponibles sur le DVD joint) ou montrées de mille manières différentes: activités ludiques pour les enfants, danses brésiliennes, spirituals, dégustations de café guatémaltèque et d’huile palestinienne. La manifestation de rue, mais aussi le parcours d’organisation qui l’a préparée, a été pensée dans un esprit de partage et de participation. Après une rencontre ouverte à tous les sujets déjà en activité dans les villes partenaires (juin 2004), on a ensuite mise en place des tavoli-città pour organiser l’événement: un an de travail, de confrontation et de débat sur les modalités de présentation de la coopération turinoise. Un apport significatif est venu du comité «Cittadella delle Civilità» qui, au-delà des actions particulières

2 THE PIAZZA

From 23rd to 25th September 2005, Piazza Castello and Via Garibaldi were a kind of book with blank pages, on which each of the nearly a hundred organisations that anima- ted the “One World” event together with the Municipality, writed and drew their own history, illustrated with display panels (published in this section), screened with the sounds and images of their partner cities (included in the attached DVD) or demonstrated in a thousand different ways: games for children, Brazilian dance, spirituals, ta- sting sessions of Guatemalan coffee and Palestinian olive oil. Not only the open-air event, but also the entire organisation in its preparation was filled with the spirit of sharing and participation. After an open meeting of all the active members in the partner cities (June 2004), we went on working with the tavoli-città dedicated to the event organisation: a year of work, exchange and debate on the Torino cooperation presentation methods. A significant contribution was given by the “Cittadella delle Civiltà” Committee which, over and beyond the individual activities for “One 216 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi

di presentazione della cooperazione torinese. Significativo l’apporto dato dal comitato «Cittadella delle Civiltà» che, al di là > Maria Bottiglieri > delle singole azioni organizzate per «One World» (come i “tavoli-città” e gli incontri dei Sindaci delle città partner con gli stu- denti delle scuole torinesi), ha accettato di confrontarsi con la Civica Amministrazione per pensare l’organizzazione del partenariato in piazza. Sia la fase preparatoria che l’evento stesso, infatti, volevano essere una ulteriore occasione di promo- zione, a livello locale, di quella partnership globale per lo sviluppo che è l’Obiettivo di Sviluppo del Millennio n. 8. In questo contesto vale la pena ricordare anche i criteri che hanno guidato la selezione dei progetti e dei soggetti ospitati in piazza. Per gli spicchi geografici (Breza e Kragujevac, Gaza ed Haifa, Quetzaltenango, Ouagadougou, le Città del Brasile) si è ritenuto opportuno che l’ente non profit ospitato avesse una sede legale o operativa torinese, che fosse presente in una delle città partner, che i suoi progetti fossero stati co-finanziati dalla Città di Torino e che partecipasse a uno dei “tavoli-città” pro- mossi dalla Civica Amministrazione. Per le aree tematiche (progetti socio-sanitari, infanzia, economia solidale) si è ritenuto

organisées pour «One World» (comme les tavoli-città et les rencontres des Maires des villes partenaires avec les élèves des écoles turinoises), a accepté de se confronter à l’Administration Municipale pour penser l’organisation du partenariat sur la place. Tant la phase préparatoire que l’événement en lui-même se proposaient justement d’être une occasion supplémentaire de promotion, au plan local, de ce partenariat global pour le développement qui est l’Objectif de Développement du Millénaire n. 8. Dans ce contexte, il convient de rappeler également les critères qui ont guidé la sélection des projets et des sujets accueillis sur la place. Pour les secteurs géographiques (Breza et Kragujevac, Gaza et Haïfa, Quetzaltenango, Ouagadougou, les Villes du Brésil), on a estimé convenable que l’organisme à but non lucratif accueilli devait avoir un siège social et opérationnel à Torino, qu’il devait être présent dans l’une des villes partenaires, que ses projets devaient être cofinancés par la Ville de Torino et qu’il devait participer à l’un des tavoli-città promus par l’Administration Municipale. Pour les espaces thématiques (dédiées à projets socio-sanitaires, enfance, économie solidaire), on a estimé convenable que l’organisme à but non lucratif accueilli devait avoir un siège social et opérationnel à Torino, qu’il devait promouvoir des projets dans les domaines

World” (e.g. the tavoli-città and the meeting of the Mayors of the partner cities with Torino students), accepted to confront with the Civic Administration to think the part- nership into the open square together. In fact, both the preparatory stages and the event itself were intended as another opportunity to promote at local level that global deve- lopment partnership that is the Millennium Development Goal n° 8. In this context, it is also worth remembering the criteria adopted in selecting the projects and subjects hosted by the mass public event. For the geographic sections (Breza and Kragujevac, Gaza and Haifa, Quetzaltenango, Ouagadougou and the Brazilian Cities) it was considered appropriate that the non-profit organisation should have a legal or operative office in Torino, that it was in one of the partner cities, that its projects were co-financed by the City of Torino and that it took part in one of the tavoli-città promo- ted by the Civic Administration. For the topic areas (social and health projects, childhood and solidarity economy) it was considered that the non-profit organisation should have a legal or operative office in Torino promoting projects in the identified topic areas and having significant institutional relations with the City of Torino. For the institu- Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 217

> Maria Bottiglieri > opportuno che l’ente non profit ospitato avesse una sede legale o operativa torinese, che promuovesse progetti nelle are te- matiche individuate e che avesse relazioni istituzionali significative con la Città di Torino. Per l’area istituzionale, insieme agli stand del Ministero degli Affari Esteri, significativo partner anche finanziario dell’evento, e a quelli della Regione Pie- monte e della Provincia di Torino, la Città ha ospitato in due stand dedicati due esperienze torinesi che esprimono una par- te significativa della tradizione e della storia della solidarietà internazionale di questa città: «Torino città della cooperazione missionaria» e «Torino città della formazione internazionale». In entrambi i casi è stato interessante il coordinamento che si è venuto a creare (tra tutti gli istituti missionari per il primo e tra le diverse agenzie formative per il secondo), coordinamen- to simbolicamente evidenziato in due mappe che davano conto dei luoghi in cui si intrecciano modi diversi di fare coopera- zione e alta formazione.

thématiques sélectionnés et qu’il devait entretenir des relations institutionnelles significatives avec la Ville de Torino. Dans l’espace institutionnel, outre les stands du Ministère des Affaires Étrangères, partenaire important de l’événement, notamment du point de vue financier, et ceux de la Région Piemonte et de la Province de Torino, la Ville de Torino a accueilli deux stands dédiés à deux expériences turinoises qui expriment une part significative de la tradition et de l’histoire de la solidarité interna- tionale de cette ville: «Torino città della cooperazione missionaria» et «Torino città della formazione internazionale». Dans les deux cas, la coordination qui s’est créée (en- tre tous les instituts missionnaires pour le premier et entre les différentes agences de formation pour le second) était bien intéressante; une coordination mise symbolique- ment en valeur par deux cartes qui rendaient compte des lieux où se croisent les différentes façons de faire de la coopération et de la formation de haut niveau.

tional section, along with the stands of the Italian Foreign Affairs Ministry, a key partner and joint financier of the event, and those of the Piemonte Regional Government and Torino Provincial Government, the City of Torino dedicated two stands to two Torino experiences that express an important quota of the tradition and history of internatio- nal solidarity of this city: “Torino città della cooperazione missionaria” and “Torino città della formazione internazionale”. In both cases it was interesting to watch the coordination develop (between all the missionaries in the first instance, and between the various education agencies in the second), a coordination symbolically illustrated in two maps pin- pointing the areas in which the different cooperation and higher education methods are interlinked. 218 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi

3 I TAVOLI-CITTÀ E I PROTOCOLLI > Maria Bottiglieri >

Le sessioni dei “tavoli-città” che si sono tenute nel corso di «One World» alla presenza degli Amministratori delle città partner di Torino rappresentano l’esito di un lavoro di concertazione avviato sin dal 2003, in occasione del meeting «Città solidali tra localizzazione e globalizzazione». Ogni riunione è stata preceduta da un momento di concertazione tra il Settore Cooperazione internazionale e Pace e le ONG che compongono il comitato «Cittadella delle Civiltà» per condividere obiettivi e strumenti; ad essa sono poi state in- vitate le realtà che, per quanto era dato conoscere dalla Civica Amministrazione, lavoravano già da tempo nelle Città gemel- late ed amiche. Per ogni “tavolo-città”, inoltre, «Cittadella delle Civiltà» ha individuato un’ONG che ha “accompagnato” l’e- vento (in genere la stessa che negli anni precedenti aveva facilitato le relazioni istituzionali e progettuali tra la Città di

3 LES TAVOLI-CITTÀ ET LES PROTOCOLES Les sessions des tavoli-città qui se sont déroulées pendant «One World» en présence des Administrateurs des villes partenaires de Torino sont l’issue d’un travail de concer- tation qui a débuté en 2003, à l’occasion du meeting «Città solidali tra localizzazione e globalizzazione». Chaque réunion a été précédée d’un moment de concertation entre le Département Coopération internationale et Paix de la Ville de Torino et les ONG membres du comité «Cittadella delle Civiltà» afin de partager les objectifs et les instruments; au tavolo-città on a ensuite invité les sujets qui, à la connaissance de l’Administration Munici- pale, œuvraient depuis longtemps dans les Villes jumelées et amies. Pour chaque tavolo, en outre, «Cittadella delle civiltà» à désigné une ONG qui a “accompagné” l’événe- ment (en général celle qui, au cours des années passées, avait facilité les relations institutionnelles et projectuelles entre la Ville de Torino et la ville partenaire) en assistant la Municipalité pour la gestion logistique des délégations et en organisant pour les Administrateurs étrangers des rencontres avec les élèves des écoles de Torino.

3 THE TAVOLI-CITTÀ AND THE PROTOCOLS The tavoli-città sessions held during “One World”, in the presence of the Administrators of the Torino’s partner cities, are the result of an arrangement work that began back in 2003 at the meeting “Città solidali tra localizzazione e globalizzazione”. Each meeting was preceded by joint action between the International Cooperation and Peace Department and the NGOs forming the “Cittadella delle Civiltà” Committee to discuss aims and tools. The organisations that had already worked for some time in the partner and twin Cities, as far as the Civic Administration had been informed of, we- re then invited to attend the meetings. In addition, for each tavolo-città, the “Cittadella delle Civiltà” Committee identified an NGO that “accompanied” the event (normally the one which had facilitated institutional and planning relations between the City of Torino and its partner city in previous years), cooperating with the Municipality on de- legations’ logistics and organising meetings for the foreign Administrators with students from Torino schools. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 219

> Maria Bottiglieri > Torino e la città partner), coadiuvando la Municipalità nella gestione logistica delle delegazioni e organizzando per gli Am- ministratori stranieri alcuni incontri con gli studenti delle scuole torinesi. Stante l’impossibilità di riportare in maniera esaustiva la ricchezza delle sensibilità, degli argomenti e del dibattito che ha animato i lavori dei vari “tavoli-città” e degli incontri preparatori, risulta preferibile offrire una sintesi degli elementi di fon- do con la semplice scheda che segue. Va tuttavia sottolineato come tutti gli Amministratori delle Città amiche ricordino an- cora in modo positivo l’incontro con Torino e i torinesi, così come le visite che ognuno di loro ha poi compiuto, in separata sede, con gli alunni delle scuole torinesi già coinvolte in progetti educativi o di sensibilizzazione: questo per ribadire, una volta di più, che l’incontro con le città partner non è avvenuto soltanto a livello istituzionale, ma ha abbracciato, almeno nelle intenzioni, la cittadinanza intera.

Etant donné l’impossibilité de rapporter de manière exhaustive la richesse des sensibilités, des sujets et du débat qui a animé les travaux des différentes tavoli-città et des rencontres préparatoires, il est préférable de proposer une synthèse des éléments de fond à l’aide de la fiche ci-dessous. Il convient toutefois de souligner combien tous les Administrateurs des Villes amies se rappellent de manière positive leur rencontre avec Torino et les turinois, ainsi que les visites que chacun d’eux a ensuite faites, en dif- férents endroits, avec les élèves des écoles de Torino déjà impliquées dans des projets éducatifs ou de sensibilisation: ceci pour affirmer, une fois encore, que la rencontre avec les villes partenaires n’a pas eu lieu uniquement au niveau institutionnel, mais a embrassé, au moins dans les intentions, l’ensemble des citoyens.

Since it is impossible to encompass the entire wealth of sensitivity, topics and debate that animated the work of the various tavoli-città and preparatory meetings, it was consi- dered preferable to offer a summary of the base elements in the simplified chart below. It should be emphasised, however, that all the Administrators of the partner cities still have positive memories of the meetings with Torino and its citizens, and of their separate encounters with Torino school students already involved in educational or awake- ning projects: this to repeat, once again, that the meetings with the partner cities were not only at institutional level, but, or at least this was the intention, with the city popu- lation as a whole. 220 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi

Città partner Amministratore presente Accompagnamento Risultati del tavolo: definizione degli indirizzi tematici Protocolli e politiche di cooperazione decentrata oggetto della futura collaborazione tra le due Città

Breza (Bosnia Erzegovina) Sindaco Seid Smailbegovic Re.Te. ONG - I.So.La. coop. soc n sviluppo delle politiche giovanili Rinnovo del protocollo di n promozione delle politiche di genere e pari opportunità, cooperazione del 1997 con particolare attenzione ai temi della salute delle donne n formazione professionale e valorizzazione del territorio n sviluppo economico-agricolo locale

Cordoba (Argentina) Direttore generale Ruben Borello CICSENE Politiche sociali, culturali, socio-sanitarie Città gemellata nel 1986

Gaza (Territori Palestinesi) CICSENE Politiche giovanili, politiche di genere e pari opportunità, Città gemellata nel 1999 politiche di riqualificazione delle periferie

Haifa (Israele) Vicesindaco Zvi Dahari CICSENE Politiche sociali, culturali, ambientali Memorandum d’intesa

Kragujevac (Serbia) Sindaco Veroljub Stefanovic Re.Te. ONG - Associazione «Cerchiamo la Pace» n sviluppo delle politiche occupazionali e del lavoro Protocollo di cooperazione n formazione e riqualificazione professionale n valorizzazione dei rapporti tra le imprese n valorizzazione delle relazioni sindacali n promozione delle politiche giovanili n scambio di pratiche di riconversione industriale n promozione di politiche culturali e di alta formazione

Ouagadougou (Burkina Faso) Sindaco Simon Compaoré LVIA ONG Promozione delle politiche civiche in materia di comunicazione Protocollo di cooperazione come occasione di sviluppo e lotta contro la povertà: attivo dal 2003 cinema, radio, informatica

Praia (Capo Verde) Sindaco Felisberto Vieira MSP ONG n politiche di gestione del territorio Protocollo tecnico Torino-Praia-ANCI n riqualificazione delle periferie n politiche sociali n formazione professionale n attenzione alle fasce deboli

Quetzaltenango (Guatemala) Rettore dell’Università di San Carlos CISV ONG Politiche culturali, Public Utilities Città gemellata nel 1997. e due Consiglieri Comunali Gemellaggio tra l’Università di Torino e l’Università di San Carlos Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 221

Ville partenaire Administrateur présent Accompagnement Résultats du tavolo: définition des lignes thématiques Protocoles et politiques de coopération décentralisée visés par la future collaboration entre les deux Villes

Breza (Bosnie Herzégovine) Maire Seid Smailbegovic Re.Te. ONG - I.So.La. coop. soc. n développement des politiques en faveur des jeunes Renouvellement du protocole n promotion des politiques pour l’égalité des sexes et l’égalité de coopération de 1997 des chances, avec une attention particulière aux questions liées à la santé des femmes n formation professionnelle et valorisation du territoire n développement économique agricole local

Cordoba (Argentine) Directeur général Ruben Borello CICSENE Politiques sociales, culturelles, socio-sanitaires Ville jumelée en 1986

Gaza (Territoires Palestiniens) CICSENE Politiques en faveur des jeunes, politiques pour l’égalité des sexes et l’égalité des chances, politiques de requalification des banlieues Ville jumelée en 1999

Haïfa (Israël) Premier Adjoint Zvi Dahari CICSENE Politiques sociales, culturelles, environnementales Mémorandum d’entente

Kragujevac (Serbie) Maire Veroljub Stefanovic Re.Te. ONG - Association «Cerchiamo la Pace» n développement des politiques pour l’emploi et le travail Protocole de coopération n formation et requalification professionnelle n valorisation des rapports entre les entreprises n valorisation des relations syndicales n promotion des politiques en faveur des jeunes n échange de pratiques de reconversion industrielle n promotion de politiques culturelles et de formation de haut niveau

Ouagadougou (Burkina Faso) Maire Simon Compaoré LVIA ONG Promotion des politiques municipales en matière de communication Protocole de coopération comme occasion de développement et de lutte contre la pauvreté: actif depuis 2003 cinéma, radio, informatique

Praia (Cap Vert) Maire Felisberto Vieira MSP ONG n politiques de gestion du territoire Protocole technique Torino-Praia-ANCI n requalification des banlieues n politiques sociales n formation professionnelle n attention aux catégories faibles

Quetzaltenango (Guatemala) Recteur de l’Université de San Carlos CISV ONG Politiques culturelles, Public Utilities Ville jumelée en 1997. Jumelage entre et deux Conseillers Municipaux les Universités de Torino et de San Carlos 222 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi

City partner Administrator attending Accompanied by Tavolo results: definition of theme guidelines Protocols and decentralised cooperation for future joint action by the two Cities

Breza (Bosnia and Herzegovina) Mayor Seid Smailbegovic Re.Te. ONG - I.So.La. coop. soc. n youth policy development Renewal of the 1997 n promotion of gender and equal opportunities policies cooperation protocol with special focus on women’s health topics n professional training and territorial valorisation n local economic and agricultural development

Cordoba (Argentina) Director-General Ruben Borello CICSENE Social, cultural and social health policies 1986 twinship agreement

Gaza (Palestine) CICSENE Youth policy, gender and equal opportunities policies, 1999 twinship agreement hinterland revitalisation policies

Haifa (Israel) Deputy Mayor Zvi Dahari CICSENE Social, cultural and environmental policies Memorandum of understanding

Kragujevac (Serbia) Mayor Veroljub Stefanovic Re.Te. ONG - «Cerchiamo la Pace» association n development of employment and labour policies Cooperation protocol n professional training and requalification n valorisation of relations between companies n valorisation of trade union relations n youth policy promotion n exchange of industrial reconversion know-how n promotion of cultural and higher education policies

Ouagadougou (Burkina Faso) Mayor Simon Compaoré LVIA NGO Promotion of civic communications policies as an opportunity Standing cooperation protocol from 2003 for development and the battle against poverty: cinema, radio, IT

Praia (Cape Verde) Mayor Felisberto Vieira MSP NGO n territorial management policy Torino-Praia-ANCI technical protocol n hinterland revitalisation n social policy n professional training n focus on weaker classes

Quetzaltenango (Guatemala) Rector San Carlos’ University CISV NGO Cultural policies, Public Utilities 1997 twinship agreement. and two City Councillors Twinship between Torino and San Carlos Universities Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 223 224 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi

4 GLI EVENTI > Maria Bottiglieri >

Sempre nello spirito di promuovere una cultura della cooperazione internazionale e della condivisione la Civica Ammini- strazione ha organizzato due mostre a Palazzo Barolo («Stand by» e «Espressioni artistiche dei burkinabé») e una rassegna fil- mografica e musicale organizzata al Sermig («La pace in movimento. Immagini e suoni dal mondo»); ad esse si sono affian- cate quelle promosse dalle organizzazioni che hanno partecipato all’evento animando gli spazi messi a disposizione da «One World ospita». L’arte, come la musica, è un linguaggio universale: avvicina nelle diversità, fa crescere, parla di noi e ci per- mette di ascoltare e dialogare con gli altri. Nella cornice barocca di Palazzo Barolo le due mostre, «Stand by» e «Espressioni artistiche dei burkinabé», hanno inteso pre- sentare al pubblico torinese un duplice percorso artistico di grande suggestione ed originalità nel comune segno della tre-

4 LES ÉVÉNEMENTS Toujours dans la volonté de promouvoir une culture de la coopération internationale et du partage, l’Administration Municipale a organisé deux expositions au Palazzo Barolo («Stand by» et «Espressioni artistiche dei burkinabé») et un festival cinématographique et musical au Sermig («La pace in movimento. Immagini e suoni dal mon- do»); d’autres expositions ont été promues par les organisations qui ont participé à l’événement en animant les espaces mis à leur disposition par «One World ospita». L’art, comme la musique, est un langage universel: il rapproche dans la différence, il fait grandir, il parle de nous et nous permet d’écouter et de dialoguer avec les autres. Dans le cadre baroque du Palazzo Barolo deux expositions, «Stand by» et «Espressioni artistiche dei burkinabé», visaient à présenter au public turinois un double par- cours artistique particulièrement suggestif et original placé sous le signe commun de la trêve. «Stand by», une exposition d’œuvres photographiques réalisées par des artistes originaires des PVD avec lesquels le Département Coopération internationale et Paix de la Ville de Torino collabore, a présenté plusieurs moments de suspension, de pause,

4 THE EVENTS Still in the spirit to promote international cooperation and exchange culture, two exhibitions were organised by the Civic Administration at Palazzo Barolo (“Stand by” and “Espressioni artistiche dei burkinabé”), and a cinema and music festival at Sermig (“La pace in movimento. Immagini e suoni dal mondo”) and those promoted by organisations par- ticipating in the event by providing open-air entertainment in “One World ospita”. Art, like music, is a universal language: it brings diversities closer, it grows you up, it talks about us and allows us to listen to and communicate with the others. In the Baroque setting of Palazzo Barolo, two exhibitions, “Stand by” and “Espressioni artistiche dei burkinabé”, offered the Torino public a strongly effective and original dual artistic approach in the name of the truce. “Stand by”, a photographic exhibition with works by artists from a number of developing countries with which the International Cooperation and Peace Department works, illustrated instants of intermission, pause, stand-by in effect, in a difficult everyday situation marked by confrontation, conflict Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 225

> Maria Bottiglieri > gua. «Stand by», un’esposizione di opere fotografiche realizzate da artisti originari di alcuni dei PVS con cui collabora il Set- tore Cooperazione internazionale e Pace, ha presentato alcuni momenti di sospensione, di pausa, di stand by appunto, al- l’interno di un difficile quotidiano in cui si avvertono distintamente temi quali il confronto, il conflitto e la lotta quotidiana per la sopravvivenza. Con «Espressioni artistiche dei burkinabé» i temi della pace e della tregua sono invece stati richiamati da maschere e sculture provenienti dall’area in cui vive il popolo burkinabé, realizzate fra il 1500 e il 1800, in una sorta di cammino parallelo tra Nord e Sud del mondo. Insieme al linguaggio iconografico, la rassegna cinematografico-musicale «La pace in movimento» ha voluto raccontare at- traverso la musica e le immagini un mondo attraversato da profondi squilibri e disuguaglianze sociali. In «Ginca Nilé Bahia» giovani artisti di Salvador de Bahia, il Balé Folclorico da OAF, hanno suonato, cantato e danzato la capoeira, raccontando con suoni, movimenti e colori la loro realtà ricca di natura, umanità e culture. La proiezione di cortometraggi realizzati in aree

c’est-à-dire de stand by d’un quotidien difficile où les thèmes de la confrontation, du conflit et de la lutte quotidienne pour la survie sont clairement perceptibles. Avec «Espressioni artistiche dei burkinabé» les thèmes de la paix et de la trêve sont en revanche évoqués par des masques et des sculptures provenant de la région où vit le peuple burkinabé, réalisés entre 1500 et 1800, en une sorte de parcours parallèle entre hémisphère nord et hémisphère sud du monde. Avec le langage iconographique, le festival cinématographique et musical «La pace in movimento» entendait raconter, en musique et en images, un monde marqué par de profonds déséquilibres et inégalités sociales. Dans «Ginca Nilé Bahia» de jeunes artistes de Salvador de Bahia, le Balé Folclorico da OAF, ont joué, chanté et dansé la capoeira, en racontant par les sons, les mouvements et les couleurs leur réalité pleine de nature, d’humanité et de cultures. La projection de courts-métrages réalisés dans des régions du monde marquées, actuellement ou récemment, par des conflits (comme les Balkans, Israël et les Territoires Palestiniens), ont fait une place aux écoles de cinéma et aux réalisateurs émergents pour présenter les thèmes du conflit et de la paix, en un mélange de réalisme et d’espoir.

and a daily fight for survival. In “Espressioni artistiche dei burkinabé” the peace and truce themes were instead recalled in the masks and sculptures from areas populated by the Burkinabé, produced between 1500 and 1800, in a kind of parallel path between the North and the South of the world. Alongside the iconographic expression, a cinema and music festival, “La pace in movmento”, narrated a world fraught with profound imbalance and social inequality through music and image. In “Ginca Nilé Bahia”, young artists from Salvador de Bahia, the Balé Folclorico da OAF, played, sang and danced the capoeira, vividly illustrating with sound, movement and colour the rich quality of their nature, humanity and culture. The screening of short films produced in areas of the world where conflict is or was lived and breathed (such as the Balkans, Israel and Palestine) offered the cinematography schools and up-and-coming film directors to present themes of war and peace, blended with reality and hope. Lastly, the seminars for reflection on a number of strategic topics of decentralised cooperation in Torino: child sponsorship as an initial opportunity to awaken citizens to 226 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi

del mondo dove si vive o si è vissuto un conflitto (come Balcani, Israele e Territori Palestinesi), ha dato spazio a scuole cine- > Maria Bottiglieri > matografiche e registi emergenti per presentare i temi dello scontro e della pace, in una sintesi di realtà e speranze. Infine i seminari di riflessione su alcune tematiche strategiche per la cooperazione decentrata di Torino: il sostegno a di- stanza come prima occasione di sensibilizzazione dei singoli cittadini ad una cultura della solidarietà internazionale; i pro- getti consortili degli Enti locali consorziati nel «Co.Co.Pa.» e lo tsunami come esperimento pilota di collaborazione e concer- tazione; ancora, il ruolo dei migranti nei progetti di cooperazione internazionale per un co-sviluppo equo e sostenibile; la tutela dei diritti e il ruolo della cooperazione internazionale; il turismo solidale come buona prassi da supportare e diffon- dere anche tra le Pubbliche Amministrazioni.

Enfin les séminaires de réflexion sur certaines questions stratégiques pour la coopération décentralisée de Torino: l’adoption à distance comme première occasion de sensi- bilisation des citoyens à une culture de la solidarité internationale; les projets consortiaux des Collectivités locales regroupées au sein du «Co.Co.Pa.» et le tsunami comme expérience pilote de collaboration et de concertation; mais aussi, le rôle des migrants dans les projets de coopération internationale pour un co-développement équitable et durable; la défense des droits et le rôle de la coopération internationale; le tourisme solidaire comme bonne pratique à soutenir et diffuser notamment au sein des Administrations publiques.

international solidarity, the consortium projects of the “Co.Co.Pa.” pooled Local Authorities and the tsunami as an in-concert pilot cooperation project. Furthermore, the role of migrants in international development projects for fair and sustainable co-development, rights protection and the role of international cooperation; solidarity tourism as a good practice to be backed by and spread to Public Administrations. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 227

> Maria Bottiglieri < 5 PER CONCLUDERE

È stato dunque questo il modo con cui la Città di Torino ha cercato di interpretare, tradurre, raccontare e immaginare la pa- ce olimpica. Immaginare la pace significa, come ricorda anche Paul Ricoeur, «non sognarla o allucinarla, ma concepirla, vo- lerla e sperarla. La pace, infatti, in ultima istanza, è più dell’assenza della guerra o della sospensione della guerra: è un bene positivo, una condizione di felicità che consiste nell’assenza di timore, nella tranquillità dell’accettazione delle differenze. […] Se si dovesse designare una forma verbale che distingua l’immaginazione della pace dal sogno io la chiamerei l’ottativo della tranquillità, nella calma accettazione delle differenze su scala planetaria».

5 POUR CONCLURE C’est donc de cette manière que la Ville de Torino s’efforcée d’interpréter, traduire, raconter et imaginer la paix olympique. Imaginer la paix signifie, comme le rappelle Paul Ricœur, «non la rêver ou l’halluciner, mais la concevoir, la vouloir et l’espérer. En effet, la paix, en dernière instance, est plus que l’absence de guerre ou la suspension de la guerre: c’est un bien positif, une condition de bonheur qui consiste en l’absence de crainte, dans la tranquillité de l’acceptation des différences. […] Si l’on devait désigner une forme verbale qui distingue l’imagination de la paix du rêve je la nommerais l’optatif de la tranquillité, dans l’acceptation calme des différences à l’échelle de la planète Terre».

5 TO CONCLUDE This, therefore, was how the City of Torino sought to interpret, translate, narrate and imagine Olympic peace. As Paul Ricoeur also tells us, to imagine peace means “not to dream of it or fantasise about it, but to conceive, want and hope for it. Peace, in fact, when all is said and done, is more than the absence of war or suspension of conflict: it is a positive asset, a condition of happiness that consists in the absence of fear, in the acceptance of differences’ tranquillity. […] If I were to choose a verbal expression to distin- guish imagination of peace from a dream, I would call it the optative of tranquillity, the calm acceptance of differences on a planetary scale”. 228 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / Gli accordi Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 229

parte seconda / sezione seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi

gli accordi

ts en Ev e th ts, en eem Agr the ittà, avoli-C The Piazza, the T 230 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / Gli accordi Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 231 232 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / Gli accordi Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 233 234 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / Gli accordi Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 235 236 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / Gli accordi Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 237 238 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / Gli accordi Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 239 240 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 241

parte seconda / sezione seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi

la piazza

ts en Ev e th ts, en eem Agr the ittà, avoli-C The Piazza, the T 242 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 243 244 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 245 246 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 247 248 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 249 250 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 251 252 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 253 254 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 255 256 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 257 258 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 259 260 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 261 262 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 263 264 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 265 266 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 267 268 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 269 270 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 271 272 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 273 274 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 275 276 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 277 278 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 279 280 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 281 282 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 283 284 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 285 286 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 287 288 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 289 290 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 291 292 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 293 294 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 295 296 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 297 298 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 299 300 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 301 302 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 303 304 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 305 306 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 307 308 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 309 310 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 311 312 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 313 314 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 315 316 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 317 318 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 319

la definizione dei due pannelli SMAT non è buona e potrebbero essere impaginati insieme su una sola pagina ... brutti e piccoli!!! o sue due singole brutti ma grossi!!! 320 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza

Nel 2003 la Città di Torino ha promosso il «Coordinamento sul sostegno a distanza a Torino», organismo che si pone due obiettivi: riunire le organizzazioni attive in questo settore e stimolare la solidarietà internazionale dei cittadini. A tal fine, tra le altre iniziative il «Coordinamento» ha promosso con il Comune e la Provincia di Torino la mostra informativa presentata a Torino in via Garibaldi durante «One World», i cui pannelli più importanti sono riportati nelle pagine che seguono.

En 2003 la Ville de Torino a promu la «Coordination pour l’adoption à distance à Torino» qui se propose deux objectifs: réunir les organisations qui travaillent dans ce domaine et stimuler la solidarité internationale de la population. Dans ce but, parmi ses autres initiatives, la «Coordination» a promu avec la Ville et la Province de Torino l’exposition informative qui a été présentée à Torino en Via Garibaldi pendant «One World» et dont les tableaux les plus importants sont reproduits dans les pages suivantes.

In 2003 the City of Torino has promoted the “Coordination of child sponsorship in Torino”, a double-purpose organization: to put together Torino-based organizations operating in this sector and to encourage its citizens’ international solidarity. For this reason and among other initiatives the “Coordination”, together with the City and the Province of Torino, has organized the informative exhibition that was in Via Garibaldi during “One World” and whose most important panels are shown on the next pages. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 321 322 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 323 324 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 325 326 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 327 328 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 329 330 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 331

La presenza a Torino di numerose Agenzie di formazione internazionali, sia delle Nazioni Unite sia dell’Unione europea, unita alla forte vocazione internazionalistica dei Master e delle Scuole di Specializzazione di Politecnico ed Università degli Studi, permette al capoluogo subalpino di essere definito a pieno titolo «Capitale della formazione internazionale». In tal senso agiscono anche le politiche civiche di cooperazione internazionale che promuovono, valorizzano e sostengono le molteplici e variegate azioni di alta formazione internazionale a beneficio degli studiosi, dei funzionari e dei tecnici provenienti dalle Città del mondo con cui Torino è gemellata.

La présence à Torino de nombreuses Agences de formation internationales des Nations Unies et de l’Union européenne, avec la grande vocation internationaliste des Masters et des Écoles de Spécialisation du Politecnico et de l’Université, permettent à la Ville de porter le titre de «Capitale de la formation internationale». Dans ce sens les politiques municipales de coopération internationale agissent en promouvant, en valorisant et en soutenant les nombreuses et différentes activités internationales de formation de haut niveau à avantage des étudiants, des fonctionnaires et des techniciens des Villes du monde jumelées avec Torino.

The presence in Torino of many UN and EU international learning Centres and the strong international vocation of the Masters and the Specialization Schools of Politecnico and University, allow the City to be worthy of the name of “International Training Capital”. Therefore, the civic policies of international cooperation keep on fostering, supporting and bringing the varied and numerous high international learning actions out to the advantage of the scholars, the functionaries and the technicians coming from Torino’s twinned Cities of the world. 332 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza

ETF European Training Foundation

Centro Internazionale di Formazione dell’OIL Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 333

CCTM - Centro Città del Terzo Mondo Politecnico di Torino

SIOI - Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale 334 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / La piazza

UNSSC United Nations System Staff College

Centro UNESCO di Torino Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 335

UNICRI United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute

Master in Peacekeeping Management Università di Torino 336 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / Gli eventi Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 337

sezione seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi

le mostre

ts en Ev e th ts, en eem Agr the ittà, avoli-C The Piazza, the T 338 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / Gli eventi Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 339

Espressioni artistiche La Città di Torino ha richiesto al «Movimento Sviluppo e Pace» di curare nel quadro di «One World» una mostra di carattere africanisti- co che richiamasse i temi della pace e della Tregua Olimpica, presentando un’esposizione di manufatti che fossero preferibilmente pro- dei burkinabé venienti da uno dei paesi gemellati con Torino. MSP, di concerto con il «Centro piemontese di Studi africani» e con la consulenza dello Mostra studio di architettura AS, ha individuato una selezione ragionata di pezzi di pregio inclusi nella collezione del Museo Etnografico del- TORINO, PALAZZO BAROLO l’Istituto dei Fratelli della Sacra Famiglia di Chieri (Villa Brea). 19 SETTEMBRE / 8 OTTOBRE 2005 La collezione di Villa Brea consiste in un nucleo di oggetti burkinabé, composto da: una pregevole serie di maschere, per la maggior par- te bobo, bwa, gurunsi; un nucleo di statue, in particolare lobi, mossi, dogon; una serie di strumenti musicali e gioielli provenienti da va- rie etnie burkinabé. In funzione dei temi richiesti (Tregua Olimpica/pace) è stato individuato un gruppo di oggetti, scelti nella duplice chiave di attinenza con tematiche vicine a quelle proposte (coesione sociale, superamento del conflitto, coesistenza tra gruppi etnici diversi) e di identifi- cazione delle espressioni culturali ed artistiche delle varie etnie burkinabé. La selezione è stata attuata con criteri di tipo estetico e cul- turale ed ha portato all’individuazione di un percorso suddiviso in tre sezioni.

Le feste In questa sezione, attraverso un gruppo funzionale di maschere e strumenti musicali, si è voluto analizzare il significato di “festa afri- cana”, intesa non come festa tradizionale (riti di iniziazione, della fertilità, ecc.), ma nella nuova accezione di festival, fenomeno che si sta diffondendo nell’Africa sub-sahariana, in cui la maschera compare con valore depotenziato e folcloristico, con valenze di incontro e festeggiamento tra gruppi etnici diversi.

La Ville de Torino a demandé au «Movimento Sviluppo e Pace» d’organiser, dans le cadre de The City of Torino has asked “Movimento Sviluppo e Pace” to organize an exhibition about «One World», une exposition empreinte d’africanisme évoquant la question de la paix et de la Africa, devoted to the themes of peace and the Olympic Truce and presenting a display of arte- Trêve Olympique en présentant une collection de pièces provenant de préférence de l’une des Vil- facts preferably from one of Torino’s twinned Cities in the framework of “One World”. “Movi- les jumelées avec Torino. Avec le «Centro piemontese di Studi africani» et la consultance du cabi- mento Sviluppo e Pace”, together with the the “Centro piemontese di Studi africani” and the net d’architecture AS, le MSP a sélectionné une série ciblée de pièces de valeur appartenant à la “Studio di Architettura AS” as consultants, has identified a selection of prized pieces from the collection du Musée Ethnographique de l’«Istituto dei Fratelli della Sacra Famiglia» de Chieri Ethnographic Museum of the “Istituto dei Fratelli della Sacra Famiglia” in Chieri (Villa Brea). (Villa Brea). La collection de Villa Brea consiste en un groupe d’objets burkinabés comprenant: The Villa Brea collection comprises a nucleus of Burkinabé articles including: a priceless series une série de masques de valeur, la plupart bobo, bwa et gurunsi; un groupe de statues, notam- of masks, mainly Bobo, Bwa and Gurunsi; a collection of statues, especially Lobi, Mossi and ment lobi, mossi et dogon; et une série d’instruments de musique et de bijoux provenant de diffé- Dogon; a number of musical instruments and jewellery from the various Burkinabé ethnic rentes ethnies burkinabées. groups. En fonction des thèmes demandés (Trêve Olympique/paix) un groupe d’objets a été sélectionné se- In relation to the requested themes (Olympic Truce, peace) a group of items has been chosen lon la double perspective de l’afférence à des thématiques proches de celles proposées (cohésion so- with the dual purpose of pertaining to themes closest to those proposed (social cohesion, over- ciale, règlement du conflit, coexistence de groupe ethniques différents) et d’une identification des coming of the conflicts, coexistence between different ethnic groups) and to the definition of expressions culturelles et artistiques des différentes ethnies burkinabées. Le choix a été opéré selon the cultural and artistic expressions of the different Burkinabé ethnic groups. The selection des critères de nature esthétique et culturelle et a débouché sur la définition d’un parcours com- followed criteria of visual and cultural impact and led to the division of the exhibit into three prenant trois sections: les fêtes (masques et instruments de musique); les défenseurs de l’ordre et de sections: traditional festivals (masks and musical instruments); defenders of order and peace la paix (statues ayant la fonction d’éloigner les influx négatifs, malveillants et belliqueux des (statues protecting the community from negative, malicious and warmongering attacks); communautés); l’habillement (objets ornementaux, étoffes et vêtements résultant d’influences clothing (ornamental objects, fabrics and items of clothing consequence of mutual style and stylistiques et techniques réciproques). technique influences). 340 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / Gli eventi

> Espressioni artistiche dei burkinabé > Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 341

> Espressioni artistiche dei burkinabé < I difensori dell’ordine e della pace Questa sezione ha presentato un gruppo di statue e pali che hanno la funzione di allontanare dalle comunità gli influssi negativi, mal- vagi e bellicosi. Le società africane hanno sviluppato nei secoli dei sistemi per mantenere e proteggere la pace e l’armonia sociale da qua- lunque forza interna o esterna all’uomo: strumento di questa “politica sociale” nella tradizione è la statuaria. Particolarmente interessanti i pilastri del Togu-na (casa della parola) dogon, etnia presente anche nel Burkina: luogo di incontro e di di- scussione, sede del consiglio degli anziani dove vengono prese le principali decisioni della comunità e vengono trattate e risolte le ver- tenze individuali.

L’abbigliamento Questa sezione, attraverso un gruppo di oggetti (in particolare gioielli e vestiti), ha illustrato il concetto di incontro tra culture diverse. L’Africa è stata sempre al centro di attività che hanno implicato l’incontro e lo scambio tra popoli: ne è risultata una ricca produzione di oggetti ornamentali, stoffe e capi di abbigliamento frutto di vicendevoli influenze stilistiche e tecniche, tuttora fonte di ispirazione per designer e stilisti di tutto il mondo. 342 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / Gli eventi Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 343

Stand by Nella cornice barocca di Palazzo Barolo, «One World» ha ospitato la mostra di arte contemporanea «Stand by». Curata e organizzata dal- Mostra l’associazione culturale «Passaporto», associazione torinese fondata e gestita da giovani sensibili alle nuove tematiche dell’arte contem- poranea, «Stand by» ha presentato al pubblico opere di fotografi in cui il termine “tregua” è stato letto nella più ampia accezione dei suoi TORINO, PALAZZO BAROLO significati, da quello più propriamente etimologico a quello di sospensione momentanea di ogni attività umana. 19 SETTEMBRE / 8 OTTOBRE 2005 La tradizione della Tregua Olimpica risale ai Giochi olimpici del IX secolo a.C. e prevedeva che durante il periodo dei Giochi atleti e cittadini delle poleis potessero viaggiare per partecipare o essere spettatori delle Olimpiadi, difesi dall’annuncio della Tregua. All’avvici- narsi del giorno di apertura dei Giochi, la tregua sacra era proclamata e annunciata dai cittadini che viaggiavano attraverso la Grecia per trasmetterne il messaggio. Nelle Olimpiadi dell’epoca moderna si è deciso di far rivivere l’antico istituto della Tregua con l’idea di proteggere gli atleti e lo sport e di contribuire alla ricerca della pace e della soluzione diplomatica dei conflitti. Oggi, la consuetudine della Tregua Olimpica è stata ri- presa e investita di un forte significato simbolico che spesso ha spinto ad identificarla del tutto con la pace. In realtà, la tregua, pur essendo in sé un momento di speranza per tutti coloro che operano per la pace, non è pace, poiché non è vera conclusione di un conflitto, ma solo sua momentanea sospensione. Quindi, in ogni tregua è possibile cogliere un senso profondo di precarietà e di incertezza, specchio della sua intrinseca natura. «Stand by» è stato l’esito di una riflessione partita dall’originale significato del termine “tregua” e dal suo primo intendimento, ovvero l’essere sospensione momentanea di un qualche cosa. La ricerca curatoriale si è proposta di cogliere attraverso opere di artisti contem- poranei questi momenti di sospensione, di pausa, gli “stand by” delle più comuni categorie umane: il tempo, lo spazio, l’azione e il pen- siero. La selezione delle opere è stata condotta scegliendo il genere artistico che più di tutti ha in nuce la peculiarità di fissare l’attimo e fermare la realtà: la fotografia. Infatti, come ha ben evidenziato E. Muybridge, «solo la fotografia ha saputo dividere la vita umana in

Dans le décor baroque de Palazzo Barolo, «One World» a accueilli l’exposition d’art contempo- In the Baroque setting of Palazzo Barolo, “One World” has hosted the contemporary art exhi- rain «Stand by». Organisée par l’association culturelle «Passaporto», une association turinoise de bition “Stand by”. Organized by the “Passaporto” cultural association, a Torino youth associa- jeunes sensibles aux nouvelles thématiques de l’art contemporain, «Stand by» a présenté au public tion sensitive to new contemporary art themes, “Stand by” offered the public an exhibition of des œuvres de photographes où le terme “trêve” a été décliné dans la multitude de ses acceptions, photographic works in which the term “truce” was readable in all its possible meanings, from de son sens proprement étymologique au concept de suspension momentanée de toute activité hu- the most etymological to that of momentary suspension of all human action. maine. Today, the practice of the Olympic Truce has been revived and given a strong symbolic signifi- De nos jours, l’usage de la Trêve Olympique a été repris et investi d’une forte signification symbo- cance that has often led to its total classification with peace. In effect, the truce, albeit a mo- lique qui a souvent conduit à la confondre avec la paix. En réalité, bien qu’étant en soi un mo- ment of hope for all who work towards peace, is not peace in itself, since it is not a real ending ment d’espoir pour tous ceux qui œuvrent pour la paix, la trêve n’est pas la paix, parce qu’elle to a conflict, but merely a temporary suspension. In every truce, therefore, it is possible to n’est pas véritablement la conclusion d’un conflit: elle en est simplement son interruption mo- glean a profound sense of precariousness and uncertainty, mirroring its intrinsic nature. mentanée. Chaque trêve nous replonge donc dans un sentiment profond de précarité et d’incerti- “Stand by”, through the works of contemporary artists, sought to capture these moments of tude, les reflets de sa nature intrinsèque. suspension, pause, stand by in the most common human categories: time, space, action and À travers les œuvres d’artistes contemporains,«Stand by» s’est proposée de saisir ces moments thought. Selection of the works was conducted by choosing the artistic genre which more than suspendus, de pause, de “stand by” des catégories humaines les plus communes: le temps, l’espace, any other encapsulates the fixing of an instant and stopping reality: photography. l’action et la pensée. Le choix des œuvres a été opéré en optant pour le genre artistique qui, plus The exhibition included 24 photographs, the work of eight photographers from countries col- que tout autre, a la propriété de fixer l’instant et d’arrêter le cours de la réalité: la photographie. laborating with the International Cooperation and Peace Department of City of Torino, L’exposition comprend 24 photographies, œuvres de huit photographes originaires de pays avec amongst which Israel, Argentina, Brazil, Burkina Faso, Bosnia and Serbia. The artists displayed lesquels collabore le Département Coopération International et Paix de la Ville de Torino, com- were Francesco Acerbis, Didier Bergounhoux, Mario Caroni, Eduardo Gil, Alex Levac, Ivana DIDIER BERGOUNHOUX - BURKINA FASO me Israël, l’Argentine, le Brésil, le Burkina Faso, la Bosnie et la Serbie. Les artistes exposés étaient Telebak, Cassio Vasconcellos and Helen Zout. ORPAILLEUR, MINE DE YAKO - 1997 L’ENFANT QUI PENSE - 1999 Francesco Acerbis, Didier Bergounhoux, Mario Caroni, Eduardo Gil, Alex Levac, Ivana Tele- The proposed layout presented the photographs in four different theme areas – action, idea, 344 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / Gli eventi

> Stand by >

ALEX LEVAC - ISRAELE ABU DIS - 2004 Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 345

> Stand by < una serie di attimi, ognuno dei quali ha il valore di un’intera esistenza». Le fotografie sono istantanee della realtà, sospendono un mo- mento, un luogo e un gesto e lo traspongono, come immagine, in una nuova dimensione spazio-temporale. Partendo da tali riflessioni, la mostra ha presentato opere fotografiche che nella loro immediatezza sono fermimmagini di tempi, spazi, azioni e pensieri. Infatti nei soggetti colti dall’obiettivo si manifesta in primo luogo la rappresentazione della sospensione stessa dell’at- timo, del posto, dell’atto o dell’identità e dell’idea e le fotografie diventano pertanto “stand by” del tempo, dello spazio, dell’azione e del pensiero. Contemporaneamente, l’immediatezza dello scatto fotografico traspone i soggetti al di fuori di qualunque categoria reale: uomini e cose perdono così la loro precarietà e la loro immanenza per fermarsi in una temporalità eterna. L’esito della ricerca è quindi una duplice constatazione: da un lato l’immagine fissata nella fotografia è come sospesa, è frame del sog- getto, dall’altra tale “pausa” porta il soggetto stesso in una dimensione al di sopra delle consuete categorie umane, al di là del tempo, del- lo spazio, dell’azione e del pensiero. La mostra ha esposto 24 fotografie, opere di otto fotografi originari di paesi con i quali collabora il Settore Cooperazione internaziona- le e Pace della Città di Torino, tra cui Israele, Argentina, Brasile, Burkina Faso, Bosnia e Serbia. Gli artisti in mostra sono stati Francesco Acerbis, Didier Bergounhoux, Mario Caroni, Eduardo Gil, Alex Levac, Ivana Telebak, Cassio Vasconcellos, Helen Zout. L’allestimento proposto ha presentato le fotografie in quattro differenti ambienti – azione, idea, tempo e spazio – tali da mettere anco- ra maggiormente in risalto come questi artisti, grazie all’immediatezza del loro scatto fotografico, siano riusciti a fermate il tempo, a fis- sare lo spazio nei loro paesi travagliati, a cogliere il pensiero, a bloccare l’azione di soggetti, testimoni reali del loro crudo mondo. «Stand by» ha quindi rappresentato davvero un’occasione di incontro tra culture diverse, uno spunto alla ricerca del dialogo sempre e comunque: se c’è dialogo è perché c’è tregua nella contrapposizione, nella lotta, nell’odio. L’associazione culturale «Passaporto» si propone di promuovere attività nel campo delle arti visive, della musica, del cinema, divulgan-

bak, Cassio Vasconcellos et Helen Zout. time and space – emphasising even further how these artists, through the immediate quality L’agencement présentait les photographies dans quatre espaces différents – action, idée, temps et of their shots, managed to stop time, fix space in their conflict-ridden countries, capture espace – afin de mettre davantage en relief comment ces artistes, grâce à l’immédiateté de leur cli- thought and inhibit the action of the subjects, all true witnesses to their cruel world. ché, ont réussi à arrêter le temps, à fixer l’espace dans leurs pays meurtris, à saisir la pensée, à blo- “Stand by” was therefore a real encounter of different cultures, one step further in the search quer l’action de sujets, de témoins réels de la cruauté de leur monde. for dialogue, anyway and anyhow: if there is dialogue it is because there is a truce in opposition, «Stand by» a donc été une occasion réellement unique de rapprochement entre des cultures diffé- conflict, hate. rentes, un élan vers la recherche du dialogue toujours et partout: parce que le dialogue est la trêve de l’opposition, de la lutte, de la haine. 346 Parte Seconda One World International Cooperation Cities Sezione Seconda La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi / Gli eventi

IVANA TELEBAK - BOSNIA > Stand by > SENZA TITOLO - 2002

ALEX LEVAC - ISRAELE A ROAD TO JERUSALEM - 1997 Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 347

> Stand by < dole attraverso mostre, seminari, rassegne e laboratori. Inoltre, promuove e diffonde con diverse iniziative, in ambito locale e non, lo sviluppo della creatività e dell’espressione individuale attraverso il linguaggio delle arti e conduce ricerche e approfondimenti interdi- sciplinari che evidenzino il legame delle varie forme di espressione artistica con la storia, la società, il mondo contemporaneo. Il progetto «Stand by» ha confermato l’impegno dell’associazione a studiare e realizzare progetti culturali ad hoc per specifiche circo- stanze e occasioni. In sintonia con tale proposito, «Stand by», ideato in occasione della firma della Tregua Olimpica e realizzato in colla- borazione con il Settore Cooperazione internazionale e Pace della Città di Torino, muove da questo importante evento per suggerire una riflessione più ampia e certamente singolare del concetto di tregua e, in senso lato, di realtà. 348 Parte Terza La Tregua Olimpica Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 349

la parte tregua terza olimpica

u c e i c T r T h e O l y m p 350 Parte Terza La Tregua Olimpica Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 351

Introduzione «Nel mondo contemporaneo si rischia di essere sopraffatti dal pessimismo. Basta guardare l’orizzonte internazionale, legge- Maurizio Baradello re i giornali o ascoltare le notizie. Infatti oggi è facile essere raggiunti dalle notizie e dai problemi di ogni parte del mondo. SETTORE COOPERAZIONE INTERNAZIONALE E PACE Buone notizie, ma molto spesso cattive notizie. E di fronte alla notizia di una tragedia o di una guerra ci si chiede: che fare? DELLA CITTÀ DI TORINO - ITALIA Spesso si può far poco. Riusciamo a vedere tutto con l’aiuto dei media, almeno tanto: ma che si può fare? Si è diffusa una specie di rito dell’impotenza che si consuma in molte case occidentali di fronte al televisore che porta notizie di guerre o di tragedie lontane. L’impotenza porta al pessimismo e al senso di essere spettatori tristi di un mondo grande, forse troppo grande» (A. Riccardi, La pace preventiva, 2004). Di fronte a un’analisi così lucida da apparire fortemente condivisibile, la Città di Torino, interpellata dal CIO e dal TOROC per tematizzare e dar contenuto politico efficace alle celebrazioni per la Tregua Olimpica, ha immaginato che le possibili reazioni al senso di diffusa impotenza di fronte alle tragedie dell’umanità potessero essere almeno due, e di segno opposto:

«Dans le monde d’aujourd’hui, il ya le risque d’être écrasés par le pessimisme. Il suffit de regarder l’horizon international, de lire les journaux ou d’écouter les informations. En ef- fet, rien de plus facile aujourd’hui que d’être touché par des informations et des problèmes venant du monde entier. De bonnes nouvelles parfois, de mauvaises nouvelles plus sou- vent. Face à la nouvelle d’une tragédie ou d’une guerre, on se demande: que faire? Bien souvent on ne peut rien faire. Les media nous permettent de tout voir, sinon beaucoup: mais que pouvons-nous faire? Une sorte de rite de l’impuissance s’est diffusé et se consomme dans de nombreux foyers occidentaux face à la télévision qui apporte des nouvelles de guer- res ou de tragédies du bout du monde. L’impuissance conduit au pessimisme et à au sentiment d’être les tristes spectateurs d’un monde vaste, voire trop vaste» (A. Riccardi, La pace preventiva, 2004). Face à cette analyse lucide au point d’en apparaître incontournable, la Ville de Torino, interpellée par le CIO et le TOROC pour thématiser et conférer une dimension politique efficace aux célébrations de la Trêve Olympique, a imaginé au moins deux réactions possibles au sentiment d’impuissance diffus face aux tragédies de l’humanité, deux réactions

“In today’s world we risk being overwhelmed by pessimism. All we need to do is look at the international picture, read newspapers or listen to the news. News and problems from all over the world reach our eyes and ears easily now. Good news, but very often bad. And on hearing news of a disaster or war we ask: what can we do? Often we can do very little. We get to see everything via the media, this much at least: but what can we do? A kind of ritual of impotence has spread throughout many Western homes, tor- menting us when the TV brings news of far-off wars or tragedies. Impotence leads to pessimism and a sense of being a small, sad spectator in a very big world, perhaps too big” (A. Riccardi, La pace preventiva, 2004). Challenged with an analysis so eloquent it seems widely endorsable, the City of Torino, when asked by the CIO and TOROC to set a theme and give an effective political con- tent to celebrations of the Olympic Truce, imagined that there could be at least two reactions to the sense of widespread impotence when faced with human tragedy, two op- posing reactions: one positive, one negative. 352 Parte Terza La Tregua Olimpica

una positiva e una negativa. La reazione forse più immediata è in genere quella negativa, con il ripiegamento su di sé, sulla > Maurizio Baradello > ricerca della propria sicurezza, sui propri problemi piccoli e grandi, veri drammatici o irreali che siano. Si tratta di un pessi- mismo che brucia la voglia di fare per gli altri, spegne anche l’inquietudine dell’intelligenza, scoraggia; ed è una soluzione che già appare inaccettabile per i singoli individui, e che è tanto più insostenibile da parte delle collettività e delle Pubbliche Amministrazioni. Per questa ragione la Città di Torino ha inteso incamminarsi sull’altra strada possibile: quella dell’impe- gno per una solidarietà internazionale che sia attenta alle culture dei popoli e che sia ricca del «gusto dell’incontro e dell’a- micizia» tra cittadini e civiche istituzioni delle parti più diverse del globo. Ecco perché l’unico nome possibile che la Civica Amministrazione si è sentita di dare al tema della pace olimpica, la Tregua, è quello delle politiche di cooperazione allo sviluppo. In queste azioni la Città di Torino ha inteso e ancora intende spende- re quella voglia di “fare” cose piccole ma concrete che consentono di costruire percorsi di incontro, dialogo, scambio, colla-

de signe opposé: une positive et une négative. La réaction probablement plus immédiate est en général négative, avec le repli sur soi, sur la recherche de sa propre sécurité, sur ses propres problèmes, grands ou petits, qu’ils soient véritablement dramatiques ou irréels. Il s’agit d’un pessimisme qui consume l’envie de faire quelque chose pour les autres, qui éteint l’inquiétude de l’intelligence, qui décourage. C’est une solution qui apparaît aussitôt inacceptable pour l’individu et qui est d’autant plus insupportable pour les collectivités et les pouvoirs publics. Pour cette raison, la Ville de Torino a souhaité suivre l’autre chemin possible: celui de l’engagement pour une solidarité internationale qui soit attentive aux cultures des popula- tions et qui soit riche du «plaisir de la rencontre et de l’amitié» entre des citoyens et des institutions municipales de régions les plus diverses du monde. Voilà pourquoi le seul nom possible que l’Administration Municipale pouvait donner au thème de la paix olympique, la Trêve, est aussi celui des politiques de coopération au dé- veloppement. Avec ces actions, la Ville de Torino souhaitait et souhaite toujours mettre à contribution cette envie de “faire” de petites choses concrètes qui permettent de construire

Generally, the most immediate reaction is negative, a closing-in on ourselves, to seek our own safety, ponder our own major and minor problems, real, dramatic or imaginary as they may be. This is a pessimism that kills the desire to help others, that also switches off the restlessness of intelligence, that discourages. And it is a solution that for many individuals seems unacceptable, and thoroughly intolerable from communities and Public Administrations. For this reason, the City of Torino has chosen to follow the other path: that of a commitment to international solidarity, caring for the cultures of the various nations and with a rich “flavour of encounter and friendship” between people and Civic Authorities in all corners of the globe. This is why the only possible name that the Civic Administration felt able to give to the Olympic peace theme, the Truce, is that of development cooperation policies. To im- plement such action, the City of Torino intended and still intends to share that yearning to “do something”, small but concrete actions to construct paths towards contact, di- alogue, exchange and cooperation between communities and Municipalities the world over. A means to react to that impotent stance that wipes out hope and cultivates vio- Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 353

> Maurizio Baradello > borazione tra cittadini e Municipalità del mondo. Un modo di reagire a quella cultura dell’impotenza che annienta le spe- ranze e lascia crescere la violenza. Per questa ragione, nell’arco della settimana dedicata alla Tregua, la Città ha invitato a Torino le Municipalità cui è legata, da lungo tempo, da patti di gemellaggio o accordi di cooperazione e in cui ha avviato progetti di collaborazione e scambio reciproco. E sempre per questa ragione in piazza Castello, il cuore della città, per tre giorni sono stati ospitati e presentati i progetti, i suoni, le immagini, le culture di alcune di queste Città amiche. Questo “gusto” per l’amicizia tra Città del mondo è l’esperienza che la Città di Torino ha voluto portare come “dote” nelle manife- stazioni atte a celebrare la Tregua Olimpica; per tale motivo nella giornata conclusiva delle varie celebrazioni la Città ha chiesto ad alcune Città amiche di raccontare la loro personale esperienza di promozione di politiche di solidarietà inter- nazionale e pace. Città con esperienze diverse e storie significative, Città come Hiroshima e Sarajevo. Insieme a questi rac- conti la riflessione del fondatore della «Comunità di Sant’Egidio» di Roma, la testimonianza dell’Alto Rappresentante del-

des parcours de rencontre, de dialogue, d’échange, de collaboration entre citoyens et Municipalités du monde entier. Une façon de réagir à cette culture de l’impuissance qui anéan- tit les espoirs et laisse grandir la violence. Pour cette raison, au cours de la semaine dédiée à la Trêve, la Ville a invité à Torino les Municipalités auxquelles elle est liée depuis longtemps par des pactes de jumelage ou des ac- cords de coopération et avec qui elle a réalisé des projets de collaboration et d’échanges réciproques. Toujours pour cette raison Piazza Castello, le cœur de la ville, a accueilli et pré- senté pendant trois jours les projets, les sons, les images, les cultures de certaines de ces Villes amies. Ce “plaisir” pour l’amitié entre des Villes du monde entier est le fruit de l’expérience que la Ville de Torino a souhaité offrir en “dot” aux manifestations visant à célébrer la Trêve Olympique. Pour ces motifs, la Ville a demandé à certaines Villes amies de raconter, au cours de la journée de clôture des célébrations, leur expérience personnelle de promotion de politiques de solidarité internationale et de paix. Des Villes qui ont une expérience différente et une histoire significative, comme Hiroshima et Sarajevo. Avec ces récits, la réflexion

lence. For this reason, during the week dedicated to the Truce, the Civic Administration invited to Torino all the Municipalities to which it has for a long time been linked by twinships or by cooperation agreements or projects for mutual cooperation and exchange. And for this same reason, for three days the heart of the city, Piazza Castello, played host to the projects, sounds, images and cultures of some of these allied Cities. This “flavour” for friendship between Cities of the world is the know-how that the City of Torino chose to contribute as a “dowry” to the Olympic Truce celebratory events. In this respect, on the final day of the various celebrations, the City asked a number of its twinships to speak of their personal experience in the promotion of international soli- darity and peace policies. Cities with different experiences and momentous histories, Cities like Hiroshima and Sarajevo. Alongside these accounts, the reflections of the founder of the “Comunità di Sant’Egidio” in Rome, a success story from the UN Chief Representative in Baghdad and a speech by a Foreign Affairs Ministry spokesman con- firm that only non-governmental, civic and state institutes and international organizations can work together, each contributing its own skills and sensitivity, to build sustain- 354 Parte Terza La Tregua Olimpica

l’ONU a Baghdad, l’intervento del rappresentante del Ministero degli Affari Esteri confermano che solo non governativo, > Maurizio Baradello > istituzioni civiche e statuali, organizzazioni internazionali possono costruire insieme, ognuno con le proprie competenze e sensibilità, percorsi di pace possibile ed efficace. Ma quali sono le “doti” che le Municipalità, nell’ambito di questo sistema concertato di operatori di sviluppo e pace, posso- no apportare? Per rispondere a questo quesito è utile riprendere il pensiero di Giorgio La Pira, già Sindaco di Firenze, il qua- le, affermando che occorre «unire le città per unire le nazioni» (G. La Pira, Il sentiero di Isaia. Scritti e discorsi 1965-1977, 2004), individuava alcuni punti significativi del percorso di costruzione della pace che le Città possono attivare: 1) innanzitutto le Città dovrebbero imparare a “vedere” quest’epoca nella sua novità essenziale: un’epoca in cui i destini della pace e della guerra non sono in mano alle sole nazioni, ma a chiunque. E tuttavia, se oggi «tanti possono fare la guerra (Stati, gruppi etnici, terroristi, ecc.), molti, davvero tanti (capi religiosi, giovani, organizzazioni non governative,

du fondateur de la «Comunità di Sant’Egidio» de Rome, le témoignage du Haut Représentant de l’ONU à Bagdad et l’intervention du représentant du Ministère des Affaires Étrangères confirm que seules des organisations non gouvernementales, des institutions municipales et nationales et des organismes internationaux peuvent construire ensemble, chacun avec ses propres compétences et sensibilités, des parcours de paix possibles et efficaces. Mais quelle sont les contributions que les Municipalités peuvent apporter dans le cadre de ce dispositif concerté d’opérateurs de développement et de paix? Pour répondre à cette question il est utile de reprendre la pensée de Giorgio La Pira, ancien Maire de Florence qui, en affirmant qu’il «faut unir les villes pour unir les nations» (G. La Pira, Il sentiero di Isaia. Scritti e discorsi 1965-1977, 2004), définissait plusieurs points significatifs du parcours de construction de la paix que les Villes peuvent suivre: 1) tout d’abord, les Villes devraient apprendre à “lire” notre époque dans sa nouveauté essentielle: une époque où les destins de la paix et de la guerre ne sont plus dans les mains des seules pays, mais de tout un chacun. Et pourtant, si aujourd’hui «nombreux sont ceux qui peuvent faire la guerre (États, groupes ethniques, terroristes, etc.), plus nombreux

able and effective paths to peace. But what are the skills that Municipalities, as part of the concentrated system of peace and development operators, can contribute? To answer this question it is worthwhile remembering the thoughts of Giorgio La Pira, once Mayor of Florence who, declaring that we need to “unite cities to unite nations” (G. La Pira, Il sentiero di Isaia. Scritti e discorsi 1965-1977, 2004), identified a number of significant points on the path to peace-building that Cities must put into practice: 1) first of all, the Cities must learn to “see” this era in its essential freshness: an era in which the destinies of war and peace are not only in the hands of nations, but in anyone’s. Nevertheless, if today “many can make war (nations, ethnic groups, terrorists, etc.), then many, vast numbers even (religious leaders, youth, non-government organizations, voluntary organizations, missionaries) have the chance to work for peace and achieve it” (A. Riccardi); 2) secondly, the Cities must become aware of “being the heritage of humanity, because it incorporates the entire history and civilization of its people: a heritage that past Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 355

> Maurizio Baradello > volontari, missionari), hanno la possibilità di lavorare per la pace e di determinarla» (A. Riccardi); 2) in secondo luogo, le Città devono prendere consapevolezza di «essere il patrimonio dell’umanità, perché in esse si in- corporano tutta la storia e la civiltà dei popoli: un patrimonio che le generazioni passate hanno costruito e trasmesso a quelle presenti, di secolo in secolo, di generazione in generazione, affinché fosse accresciuto e ritrasmesso alle genera- zioni future». Un patrimonio che nessuno ha il diritto di distruggere (né gli Stati nelle guerre dichiarate, né i gruppi ter- roristici nelle guerre diffuse), perché costituisce la continuità del genere umano e appartiene al futuro; 3) da questa consapevolezza nasce l’impegno a collaborare alla pace e al dialogo tra i popoli del mondo: come? Con gli stru- menti e le competenze di cui le Città sono dotate: quegli strumenti che consentono alle Città di costruire ponti, siano essi scientifici, tecnici, economici, commerciali, urbanistici, politici, sociali, culturali, spirituali. Questa è la finalità dei gemellaggi, degli accordi di cooperazione e amicizia tra Città del mondo: creare un sistema di ponti che uniscano le une

encore sont ceux (chefs religieux, jeunes, organisations non gouvernementales, bénévoles, missionnaires) qui ont la possibilité de travailler pour la paix et d’en créer les condi- tions» (A. Riccardi); 2) en second lieu, les Villes doivent prendre conscience du fait qu’elles «sont le patrimoine de l’humanité car elles intègrent toute l’histoire et la civilisation des peuples: un patri- moine que les générations passées ont construit et transmis aux générations présentes, de siècle en siècle, de génération en génération, afin qu’il grandisse et soit transmis aux gé- nérations futures». Un patrimoine que personne n’a le droit de détruire (ni les États dans les guerres déclarées, ni les groupes terroristes dans les guerres diffuses), parce qu’il constitue la continuité du genre humain et appartient à l’avenir; 3) de cette prise de conscience naît l’engagement à collaborer à la paix et au dialogue entre les peuples du monde: comment? Avec les instruments et les compétences dont les Villes sont dotées: les instruments qui permettent aux Villes de construire des ponts, qu’ils soient scientifiques, techniques, économiques, commerciaux, urbanistes, politiques, sociaux,

generations have constructed and handed down to us, century after century, from generation to generation, growing further ready to be handed down again to future generations”. A heritage that no one has the right to destroy (neither nations in declared wars, nor terrorist groups in warmongering), because it represents the continuity of the human race and belongs to the future; 3) from this awareness comes the commitment to cooperate for peace and dialogue between world nations: how? With the tools and skills the cities possess: those tools that allow Cities to build bridges, whether they be scientific, technical, economic, commercial, urban, political, social, cultural or spiritual. This is the objective behind twin- ships, cooperation and friendship agreements between Cities of the world: to create a network of bridges, systematically linking Earth’s Cities, small and large. This is how the “united Cities”, in twinships, in membership of international networks, are the other face, both integrational and complementary, of the United Nations. This, therefore, is what will remain after this event: a mutual commitment to guarantee and hope that the Truce is not merely Olympic, but continues to be constructed 356 Parte Terza La Tregua Olimpica

alle altre, in modo organico, le Città piccole e grandi della Terra. Ecco allora che le “Città unite”, nei patti di gemellaggio, > Maurizio Baradello < nelle reti internazionali cui aderiscono, sono l’altro volto, integratore e complementare, delle Nazioni Unite. Ecco dunque ciò che resterà dopo questo evento: un impegno reciproco a garanzia ed auspicio che la Tregua non sia solo Olimpica, ma continui ad essere costruita nelle politiche e nelle azioni amministrative quotidiane di tutte le Municipalità che come Torino intendono essere i pilastri di questi ponti di dialogo, scambio, amicizia e collaborazione.

culturels ou spirituels. C’est la finalité des jumelages, des accords de coopération et d’amitié entre des Villes du monde: créer un système de ponts qui unissent les unes aux autres, de manière organique, les Villes petites et grandes de la Terre. C’est alors que les “Villes unies”, avec les pactes de jumelage et les réseaux internationaux auxquels elles adhèrent, représentent l’autre visage, intégrateur et complémentaire, des Nations Unies. C’est ce qui restera de cet événement; cet engagement réciproque peut être à la fois une garantie et un vœu que la Trêve ne soit pas uniquement Olympique, mais qu’elle continue à être construite dans les politiques et les actions administratives quotidiennes de toutes les Municipalités qui, comme Torino, souhaitent continuer à être les piliers de ces ponts de dialogue, d’échange, d’amitié et de collaboration.

through the policies and everyday administrative tasks of all Municipalities which, like Torino, intend to be the keystones in these bridges of dialogue, exchange, friendship and cooperation. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 357 358 Parte Terza La Tregua Olimpica

Interventi / Discours / Speeches Sergio Chiamparino Michelangelo Pipan Valentino Castellani Roberto Placido

Andrea Riccardi Tadatoshi Akibaˆ Josip Jurisic’ Staffan De Mistura

Moderatore / Modérateur / Chairman Alberto Chiara Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 359

Apertura È con comprensibile emozione e con riconoscente orgoglio che ho accettato di essere protagonista, insieme con voi, dell’evento di oggi. Parlare di pace, meglio: costruire la pace – questo ci sforzeremo di fare – presuppone un lavoro comune, un’intesa, un recipro- Alberto Chiara co ascolto. Un camminare insieme. GIORNALISTA Torino, sede delle prossime Olimpiadi invernali, propone al mondo quindici giorni di tregua in concomitanza con i Giochi, tra il 10 e il 26 febbraio 2006. Sentiremo da fonti qualificate, come certamente è Staffan de Mistura, quanto è realistico aspettare che ciò ac- cada veramente, e che cosa la storia recente dice al riguardo. Valentino Castellani, Presidente del TOROC, ci dirà quanto è stato fat- to all’interno dell’ONU affinché la Tregua diventi una realtà. Diplomatici ed esperti ci racconteranno il loro impegno e le loro pre- visioni al riguardo. Mancano 139 giorni al via. Fuori da questo teatro, proprio mentre stiamo parlando, 34 paesi vivono situazioni di conflitto: 24 Stati sono scossi da guerre guerreggiate (si spazia dall’Afghanistan e dall’Iraq, tutti casi a noi noti, alla Colombia, al Sudan, alla Nigeria, al- la Somalia); dieci nazioni sono attraversate da gravi tensioni.

C’est avec une émotion compréhensible et avec une fierté reconnaissante que j’ai accepté d’être acteur, avec vous, de l’initiative d’aujourd’hui. Parler de paix, ou mieux: construire la paix – voilà ce que nous nous efforcerons de faire – suppose un travail collectif, une entente, une écoute réciproque. Un chemin à parcourir ensemble. Torino, siège des prochains Jeux Olympiques d’hiver, propose au monde quinze jours de trêve en concomitance avec les Jeux, entre le 10 et le 26 février 2006. Nous apprendrons de sources qualifiées, telles que Staffan de Mistura, combien il est réaliste d’espérer que ceci se vérifie réelle- ment, et ce que l’histoire nous dit à ce sujet. Valentino Castellani, Président du TOROC, nous dira ce que l’on a fait au sein de l’ONU pour que la Trêve devienne une réalité. Des diplomates et des experts nous raconteront leur engagement et leurs prévisions en la matière. Il ne reste que 139 jours avant le coup d’envoi. A l’extérieur de ce théâtre, pendant que nous débattons, 34 pays connaissent une situation de conflit: 24 États sont secoués par des guerres ouvertes (parmi lesquels l’Afghanistan et l’Irak, que personne n’ignore, la Colombie, le Soudan, le Nigeria, la Somalie); dix pays sont traversés par de graves tensions. Dans quelques cas, on enregistre des pas en avant: en octobre on votera enfin au Libéria, après la très sanglante guerre qui a ravagé le pays. En

It is with understandable excitement and gratitude that I proudly accepted to join you at today’s event. When we speak of peace, or rather peace-building – which involves some commitment on our part – we assume it is based on common action, an understan- ding, listening. A path shared. Torino, venue for the next Winter Olympics, proposes a fifteen-day truce for the duration of the Games, from 10th to 26th February 2006. From qualified sources – as Staffan de Mistura most certainly is – we hear that we can realistically expect it to happen, confir- med by recent history. Valentino Castellani, President of TOROC, will inform us of action within the UN to ensure that the Truce be- comes reality. Diplomats and experts will tell us of their own efforts and predictions in this respect. 139 days to go. As we speak, outside this theatre 34 countries are in a state of conflict: 24 countries are dazed by all-out war (from Afghanistan to Iraq, the cases we all know of, to Colombia, Sudan, Nigeria, Somalia); ten nations live under the threat of relentless tension. Some cases have seen progress: in October, finally, Liberia will hold elections after the lacerations of a bloody war. This summer in In- 360 Parte Terza La Tregua Olimpica

In qualche caso si registrano passi avanti: ad ottobre si vota finalmente in Liberia, dopo la sanguinosissima guerra che l’ha piagata. In > Alberto Chiara > Indonesia, quest’estate, Governo e ribelli hanno trovato un’intesa che pare reggere e far respirare un po’ la zona di Aceh, devastata dallo tsunami, nove mesi fa. Altre volte, purtroppo, si segnalano passi indietro: è il caso dello Sri Lanka, dove l’accordo tra Tigri Tamil e il Governo di Colombo – rafforzato dall’intesa per gli aiuti post-tsunami – da agosto s’è fatto invece più traballante, in se- guito all’assassinio del Ministro degli Affari Esteri. Torino si rivolge ad un mondo che versa in queste condizioni. Ha la forza etica e lo spessore culturale necessari per farlo, perché da sempre declina la parola “cultura” al plurale: ha una radicata tradizione liberale e una robusta presenza di sinistra, nonché una ca- pillare e feconda anima cattolica che tenta di vivere con coerenza la duplice fedeltà a Dio e alla storia. I nomi sono i soliti: Antonio Gramsci, Piero Gobetti, San Giovanni Bosco; ma anche , Alessandro Galante Garrone, Don Luigi Ciotti, Ernesto Olivero… Torino sta dimostrando che costruire la pace, costruire percorsi di dialogo e di comprensione, percorsi di affrancamento dalla

Indonésie cet été, le Gouvernement et les rebelles ont trouvé un accord qui semble tenir bon et permet à la région d’Aceh, dévastée par le tsuna- mi il y a neuf mois, de souffler un peu. D’autres fois, on signale malheureusement des pas en arrière: c’est le cas du Sri Lanka, où l’accord entre les Tigres Tamouls et le Gouvernement de Colombo – renforcé par l’entente pour les aides consécutives au tsunami – est de plus en plus chancelant depuis le mois d’août, suite à l’assassinat du Ministre des Affaires Étrangères. Torino s’adresse à un monde qui vit dans ces conditions. Elle a la force éthique et l’ampleur culturelle nécessaires pour le faire, parce qu’elle dé- cline depuis toujours le mot “culture” au pluriel: elle a une profonde tradition libérale et une solide présence politique de gauche, ainsi qu’une âme catholique capillaire et féconde qui tente de vivre avec cohérence la dualité de la fidélité à Dieu et à l’histoire. Les noms sont les noms ha- bituels: Antonio Gramsci, Piero Gobetti, St. Giovanni Bosco; mais aussi Norberto Bobbio, Alessandro Galante Garrone, Don Luigi Ciotti, Ernesto Olivero… Torino montre que construire la paix, construire des parcours de dialogue et de compréhension, des parcours d’affranchissement de la pauvre- té et de l’injustice, des parcours de pardon des offenses est possible. A l’extérieur, sur Piazza Castello et sur Piazzetta Reale, des photos et des té- donesia, Government and rebels reached an understanding that seems to work, offering the Aceh area, devastated by the tsunami nine months ago, a chance to breathe. Other countries, unfortunately, have taken a backward step: in Sri Lanka, for example, where the agreement between Tigers Tamil and the Colombo Government – strengthened by post-tsunami aid commitments – has since Au- gust begun to waver following the assassination of the Foreign Minister. Torino makes its appeal to a world faced with such scenarios. Torino has the ethical force and cultural depth to make it, as grammati- cally speaking, “culture” has always been considered plural: the city has a deep-rooted tradition of freedom and a strong left-wing presence, together with a strong-spirited and tightly knit Catholic network that makes every effort to live coherently with a dual faith – in God and in history. The names to quote are those you might expect: Antonio Gramsci, Piero Gobetti, Saint Giovanni Bo- sco; but also Norberto Bobbio, Alessandro Galante Garrone, Don Luigi Ciotti, Ernesto Olivero… Torino is demonstrating that peace-building, the construction of paths of dialogue and comprehension, paths to combat poverty and discrimination, paths of forgiveness, is possible. Outside here, in Piazza Castello and Piazzetta Reale, images and evidence tell us Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 361

> Alberto Chiara < povertà e dall’ingiustizia, percorsi di perdono delle offese è possibile. Fuori di qua, in piazza Castello e in piazzetta Reale, immagini e testimonianze raccontano cosa voglia dire fare seriamente cooperazione internazionale, indispensabile premessa per ottenere la pace duratura. E poi ci siamo noi, qui, dentro il teatro. Cittadini normali, bambini, adulti, anziani. E cittadini con qualche respon- sabilità in più, ovvero Amministratori locali: circa 300. Proprio ad uno di essi, al Sindaco di Torino, al padrone di casa, cedo volen- tieri la parola.

moignages illustrent ce que faire de la coopération internationale veut dire: un préalable indispensable pour obtenir une paix durable. Et puis il y a nous, ici, dans ce théâtre. Des citoyens ordinaires, des enfants, des adultes, des personnes âgées. Et des citoyens qui ont quelques responsa- bilités en plus, c’est-à-dire des Administrateurs locaux: environ 300. C’est précisément à l’un d’entre eux, au Maire de Torino, au propriétaire des lieux, que je cède volontiers la parole.

what serious international cooperation is all about, a crucial keystone to long-lasting peace. And then there’s us, here, in the theatre. Everyday citizens, children, adults, the elderly. And citizens with added responsibility, the Local Authorities: about 300 in all. It is one of these citizens, the Mayor of Torino, our host today, that I now invite to take the floor. 362 Parte Terza La Tregua Olimpica Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 363

Intervento di Saluto di nuovo volentieri e con grande piacere i colleghi Sindaci e i loro rappresentanti, con cui abbiamo già avuto modo in questi giorni di parlare degli alti temi della pace e dell’Appello per la Tregua Olimpica, per la quale siamo qui riuniti oggi. E saluto natural- Sergio Chiamparino mente coloro che sono qui per la prima volta. SINDACO DELLA CITTÀ DI TORINO - ITALIA Oltre all’amico Castellani accolgo qui molto volentieri per questo importante appuntamento il Ministro Pipan e saluto il Presidente del Comitato per il Premio Nobel, il Professor Ole Danbolt Mjos. Mi fa molto piacere che Lei sia qui, sia per la funzione importante che Lei e la sua associazione state svolgendo da molti anni per la pace nel mondo, sia – se mi permette – perché ho avuto modo questa mattina di sentire il suo appassionato intervento all’incontro per il cinquantenario di «Intercultura». Naturalmente mando un saluto particolare – l’ho fatto questa mattina e l’ho fatto anche privatamente, però vorrei che fosse fatto dall’assemblea – al Sindaco di Hi- roshima, che è il Presidente dell’associazione «Mayors for Peace» e che con la sua presenza qui, a nome anche dell’associazione – alla quale d’altra parte aderisce anche Torino – ci onora e dà forza alla sottoscrizione dell’Appello per la Tregua Olimpica che ci accingiamo a firmare.

Je salue tout d’abord volontiers et avec grand plaisir mes collègues Maires et leurs représentants, avec qui nous avons déjà eu l’occasion, au cours des jours derniers, d’aborder les sujets importants que sont la paix et l’Appel à la Trêve Olympique, pour laquelle nous sommes réunis ici aujourd’hui. Naturellement, je salue aussi ceux qui sont venus ici pour la première fois. Avec mon ami Castellani, j’accueille ici très volontiers, pour cet important rendez-vous, le Ministre Pipan et je salue le Président du Comité du Prix Nobel, le professeur Ole Danbolt Mjos. Je suis très heureux de vous compter parmi nous, tant pour la fonction importante que vous et votre association remplissez depuis de nombreuses années en faveur de la paix dans le monde que – si vous le permettez – parce que j’ai eu l’op- portunité ce matin d’entendre votre intervention passionnée lors de la rencontre pour le cinquantenaire d’«Intercultura». Bien entendu, je sou- haiterais saluer particulièrement – je l’ai fait ce matin et je l’ai fait aussi en privé, mais je voudrais que cela soit fait par l’assemblée – M. le Maire d’Hiroshima, qui est le Président de l’association «Mayors for Peace» et qui, par sa présence ici, au nom de l’association – dont Torino fait également partie – nous honore et donne une grande force à la souscription de l’Appel à la Trêve Olympique que nous sommes sur le point de signer.

It is willingly and with great pleasure that I again greet my colleagues the other Mayors, and their representatives, with whom I have al- ready had the recent opportunity to discuss important themes such as peace and the Olympic Truce Appeal, for which we are conve- ned here today. And naturally my greetings go to everyone here for the first time. As it was for my friend Mr Castellani, so it is a great honour for me to welcome Minister Pipan and the Chairman of the Nobel Prize Committee, Professor Ole Danbolt Mjos, to this important meeting. I am especially pleased you were able to attend, both for the pri- mary role that you and your association have played for so many years in world peace, and – allow me to say this – because this mor- ning I had the honour of listening to your moving speech at fiftieth anniversary meeting of “Intercultura”. Of course a special welcome – proffered this morning and also in private, but I would like the acknowledgement of the entire assembly – is reserved for the Mayor of Hiroshima, Chairman of the “Mayors for Peace” association whose presence here, also on behalf of the association – of which Tori- no is also a member – is a great honour and lends even greater importance to the Olympic Truce Appeal we are about to sign. As Alberto Chiara has already mentioned, Torino is a global-minded city particularly for historic reasons: it was in fact the first capital 364 Parte Terza La Tregua Olimpica

Come è già stato detto da Alberto Chiara, Torino è una città che ha una vocazione internazionale, innanzitutto per ragioni storiche: è > Sergio Chiamparino > stata infatti la prima capitale del nostro paese, anzi prima ancora di diventare capitale d’Italia è stata capitale di un piccolo regno eu- ropeo che ha avuto un’importanza elevata nella storia dell’Europa del 1800. È stata poi una città dalla forte vocazione industriale, che l’ha sempre spinta a misurarsi sui terreni dell’internazionalizzazione: una città, quindi, che ha dentro di sé – anche se a volte noi tori- nesi siamo, direbbero gli anglosassoni, un po’ affetti dalla virtù dell’understatement – una grandissima vocazione, direi storicamente naturale, al rapporto internazionale. E le Olimpiadi – Valentino Castellani, Presidente del TOROC, ci racconterà più da vicino questa esperienza – offrono un’occasione straordinaria di esaltare questa vocazione internazionale della città. Lo fanno non soltanto, com’è giusto che sia, sul terreno dello sport, ma anche sul terreno delle relazioni fra le persone: esse infatti permettono che le persone si ri- conoscano, cerchino il dialogo ed evitino che questo incontro si trasformi in guerra, in scontro. Quindi prima di tutto le Olimpiadi ci offrono un’occasione di parlare di pace. E noi oggi chiamiamo qui i Sindaci da tutti i continenti a firmare l’Appello per la Tregua Olimpica, che presenteremo a Sarajevo verso la fine di ottobre, per arrivare poi il 3 novembre a New York, all’Assemblea Generale delle

Comme l’a dit Alberto Chiara, Torino est une ville qui a une importante vocation internationale, d’abord pour des raisons historiques: en ef- fet, n’a-t-elle pas été la première capitale de notre pays? Bien plus, avant même de devenir la capitale d’Italie, elle a été la capitale d’un petit royaume européen qui a joué un rôle très important dans l’histoire de l’Europe du dix-neuvième siècle. Elle a été ensuite une ville à la forte vo- cation industrielle qui l’a toujours poussée à se battre sur les terrains de l’internationalisation: une ville donc, qui porte en elle – même si les An- glo-saxons disent de nous, les turinois, que nous sommes légèrement enclins à la vertu de l’understatement – une forte vocation, je dirais histo- riquement naturelle, aux relations internationales. Et les Jeux Olympiques – Valentino Castellani, Président du TOROC, nous racontera plus en détail cette expérience tout à l’heure – offrent une occasion extraordinaire d’exalter cette vocation internationale de la ville. Ils le font non seulement, fort justement d’ailleurs, dans le domaine du sport, mais aussi dans celui des relations entre les hommes: en effet, ils permettent aux hommes de se rencontrer, de rechercher le dialogue et d’éviter que cette rencontre ne se transforme en guerre, en confrontation. C’est pour- quoi les Jeux Olympiques sont avant tout une occasion de parler de paix. Et nous, aujourd’hui, nous appelons les Maires de tous les continents à signer l’Appel à la Trêve Olympique, que nous présenterons à Sarajevo fin octobre, pour arriver le 3 novembre à New York, à l’Assemblée Gé- of our country, but even before that it was the capital of a small European reign that was very important in the history of Europe du- ring the 18th century. It was later also an industrial-minded city, which has always been an open competitor in international trade. A city, ours, with the gift of a naturally historic inclination towards international relations, even if Torino citizens are sometimes – as the British might say – addicted to understatement. The Olympic Games, moreover – as Valentino Castellani, President of TOROC, will explain from personal experience later – offer us a unique opportunity to further emphasise the international attitude of our city. This attitude applies not only, and rightly so, on the sports field, but also in relation to the community relations: these, in fact, allow all concerned to acknowledge each other, to seek a means of communication that will never be transformed into war, into conflict. The Olympic Games first and foremost offer us the opportunity to discuss peace. And today we call upon the mayors from all five conti- nents to sign this Olympic Truce Appeal, due for presentation in Sarajevo at the end of October, then reaching New York on 3rd No- vember where we hope – and I am sure it will – the Appeal will be adopted also by the United Nations. All this in the hope that, with such prestige, given both the route and UN General Assembly involvement, that in those fifteen days of the Olympic Games world lea- Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 365

> Sergio Chiamparino > Nazioni Unite, dove noi ci auguriamo – e sono sicuro che sarà così – che l’Appello verrà fatto proprio dalle Nazioni Unite. Tutto ciò con l’auspicio che con questa autorevolezza, data sia dal percorso sia dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, i governanti del mondo durante quei quindici giorni di Giochi olimpici accolgano anche simbolicamente queste richieste e sospendano le conflittua- lità. Dunque noi iniziamo qui un percorso che ha questo obiettivo. La Città di Torino ha voluto inserire l’iniziativa di oggi in un contesto più vasto. Abbiamo chiamato 1500 giovani da tutte le parti del mondo a discutere fra di loro e con esperti di diverse, talora opposte, tendenze culturali e politiche sui grandi temi, da quelli ambien- tali a quelli della pace, da quelli sociali a quelli culturali a quelli politici. Li abbiamo invitati a discutere non perché ci aspettassimo che da loro potessero venire delle ricette miracolose, ma perché pensiamo che il parlarsi, il dialogare sia la cosa più importante. Abbiamo poi organizzato significativi incontri con i Sindaci sul tema della cooperazione allo sviluppo, in particolare sulla cooperazione tra Enti locali, tra Città, nella convinzione che questa possa, non in alternativa ma come complemento a quella fra gli Stati, dare una mano im- portante ad aiutare la crescita della cooperazione internazionale. Questa iniziativa è stata collocata – ci tengo a dire non casualmente –

nérale des Nations Unies, où nous l’espérons – mais cela ne fait aucun doute – l’Appel sera accueilli favorablement par les Nations Unies. Tout cela dans l’espoir que par son poids, résultant autant de son parcours que de l’Assemblée Générale des Nations Unies, les gouvernants du monde accueillent favorablement cette requête et suspendent les conflits, même uniquement de manière symbolique, pendant les quinze jours des Jeux Olympiques. C’est l’objectif du parcours que nous entreprenons donc aujourd’hui. La Ville de Torino a souhaité inscrire cette initiative dans un cadre plus vaste. Nous avons invité 1500 jeunes de toutes les régions du monde à débattre entre eux et avec des experts de tendances culturelles et politiques différentes, voire opposées, de sujets importants tels que l’environne- ment, la paix, des problèmes sociaux aux problèmes culturels en passant par les problèmes politiques. Nous les avons invités à discuter entre eux, non parce que nous attendons d’eux des recettes miraculeuses, mais parce que nous sommes convaincus que le dialogue est la chose la plus importante. Nous avons ensuite organisé des rencontres significatives avec les Maires sur le thème de la coopération au développement, notam- ment la coopération entre Collectivités locales, entre Villes, dans la certitude que ceci peut, non en tant qu’alternative mais de manière com- plémentaire à la coopération entre les États, soutenir considérablement le développement de la coopération internationale. Cette initiative

ders will, albeit symbolically, acknowledge our pleas and suspend all conflict. So today we begin a mission to pursue this goal. The City of Torino chose to include today’s initiative in a much wider context. We called upon 1500 young people from all over the world to discuss important topics, both among themselves and with experts from opposing and different cultural and political trends, including the environment, peace, and social, cultural and political problems. We invited them to debate not because we expected them to formulate miraculous solutions, but because we believe that dialogue in itself is the most important aspect. We then organi- sed meaningful encounters with the Mayors in order to discuss development cooperation, especially between Local Authorities and Cities, in the conviction that this, not as an alternative but as a complement to that between nations, can give a valid lending hand in improving international cooperation. This initiative was also promoted – not by chance, I have to say – in the context of other cultural events organised by the City of Torino, each focused on an exchange of ideas. For example, Teatro Stabile has in these last five days organized a series of meetings en- titled “Torino Spiritualità. Domande a Dio, domande agli uomini”, with a particular objective: to bring together men of culture and 366 Parte Terza La Tregua Olimpica

anche in altri contesti di eventi culturali promossi dalla Città di Torino, tutti imperniati sull’obiettivo del dialogo. Per citare un esem- > Sergio Chiamparino > pio, il Teatro Stabile ha organizzato in questi cinque giorni una serie di incontri dal titolo «Torino spiritualità. Domande a Dio, do- mande agli uomini», con un obiettivo peculiare: mettere insieme uomini di religione e uomini di cultura a discutere della diversità e della differenza. Ecco, tutto questo insieme di iniziative che ho voluto ricordare sommariamente è il contesto nel quale collochiamo l’iniziativa di oggi. Un’ultima riflessione: abbiamo voluto che il nostro percorso partisse in questo contesto – quindi non solo la firma dell’Appello, ma l’importante riflessione sugli Obiettivi del Millennio delle Nazioni Unite e sulla guerra alla povertà, l’evento sulla cooperazione decen- trata, il confronto fra i giovani – e al tempo stesso abbiamo voluto che fossero i Sindaci, i rappresentanti delle comunità locali, a dare l’avvio ad esso. Questo perché crediamo che i Sindaci ed i rappresentanti delle comunità locali in genere siano coloro che, per il rappor- to che hanno con la loro comunità, sono capaci di guardare – o per lo meno sono capaci di sforzarsi di guardare – oltre le appartenenze di parte, siano esse etniche, religiose, politiche, per cercare di misurarsi con gli altri. s’inscrit également – et ce n’est pas un hasard, je tiens à le dire – dans d’autres initiatives culturelles promues par la Ville de Torino, toutes cen- trées sur l’objectif du dialogue. Pour citer un exemple, le Théâtre Stabile a organisé pendant ces cinq derniers jours une série de rencontres inti- tulées «Torino Spiritualità. Domande a Dio, domande agli uomini» dans un objectif précis: rassembler les hommes de religion et les hommes de culture pour parler de diversité et de différence. Voilà, ce panel d’initiatives que j’ai voulu rappeler brièvement forme le cadre dans lequel s’inscrit l’initiative d’aujourd’hui. Une dernière réflexion: nous avons voulu que notre parcours commence dans ce cadre – non seulement la signature de l’Appel donc, mais aus- si l’importante réflexion de ce matin sur les Objectifs du Millénaire des Nations Unies et sur la guerre contre la pauvreté, l’événement sur la co- opération décentralisée, le rapprochement des jeunes – et nous avons voulu en même temps que ce soient les Maires, les représentants des Col- lectivités locales, qui en donnent le coup d’envoi. Pourquoi? Mais pour une raison très simple: nous sommes convaincus que les Maires et les représentants des Collectivités locales en général sont ceux qui, en raison de leurs relations avec la communauté, sont en mesure de dépasser les clivages, capables d’aller plus loin – ou tout au moins capables de s’efforcer de dépasser – les clivages partisans, qu’ils soient ethniques, reli- religion to discuss diversity and difference. And so, the entire group of projects I have chosen to summarise form the background to our own initiative today. One final observation: We wanted our mission to stem from this background – so not only the signing of the Appeal, but also the im- portant observations this morning on the UN Millennium Goals and on war, poverty, decentralised cooperation and the exchange among young people – yet at the same time we wanted the Mayors and Local Authorities representatives to launch it. Why? For a very simple reason: because we believe that Mayors and the representatives of the Local Authorities, due to their relationship with the com- munity they represent, are generally those who can go beyond the confines of their own peer groups, can see – or at least attempt to see – beyond these confines, whether on questions of race, religion or politics, in order to weigh themselves against others. In our day-to-day work as Mayors, we are continually called upon to weigh ourselves against diversity, against the next, where the next may be a different opinion or a person; and we are constantly expected to put ourselves in their shoes, to understand why they perceive problems better than we do. Then, extending this very local dimension to a more international dimension, these attempts to take off Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 367

> Sergio Chiamparino < Noi Sindaci, nella quotidianità del nostro lavoro, siamo continuamente chiamati a misurarci con il diverso, con l’altro, dove l’altro può essere un’opinione diversa o dove l’altro può essere un altro in carne ed ossa; e siamo chiamati quotidianamente a fare lo sforzo di provare ad indossare la sua giacca, per capire come lui vede i problemi meglio di noi. Ecco, proiettata questa dimensione molto locale su una dimensione più internazionale, provare a sfilarsi di dosso la propria giacca ed indossare quella dell’altro – dove l’altro può essere un’altra religione, un’altra etnia, un’altra figura politica, un’altra pratica politica – è lo sforzo che secondo noi va fatto perché questo percorso che vogliamo tentare – non a caso con le altre comunità locali dal basso – possa dare risultati. Il fatto che voi siate qui e siate stati così numerosi in questi tre giorni è per noi motivo di grande soddisfazione, di grande orgoglio e di grande felicità.

gieux, politiques, pour tenter de se rapprocher des autres. Nous les Maires, dans le quotidien de notre travail, nous sommes en permanence appelés à nous confronter avec la différence, avec l’autre, où l’autre peut être d’un avis différent et où l’autre peut être un autre en chair et en os; et nous sommes appelés tous les jours à faire l’effort d’es- sayer de se mettre à sa place, pour comprendre comment il voit les problèmes mieux que nous. Voilà cette dimension très locale projetée dans une dimension plus internationale, celle d’essayer de faire tomber le masque et de se mettre à la place de l’autre – un autre qui peut être d’une autre religion, d’une autre ethnie, d’un autre rivage politique, d’une autre pratique politique – c’est l’effort qui, selon nous, doit être fait pour que ce parcours que nous souhaitons entreprendre – précisément avec les autres Collectivités locales depuis la base – donne des résultats. Le fait que vous soyez ici et si nombreux pendant ces trois jours est pour nous un énorme motif de satisfaction, de fierté et de bonheur.

our own shoes and wear those of the next – the next being a different religion, race, political figure or political policy – is an attempt that in our opinion has to be made so that our chosen path – by no mere chance working from the bottom up with other Local Au- thorities – can be successful. The fact that you are here and in such numbers over these last three days is for us a tremendous satisfac- tion, filled with pride and pleasure. 368 Parte Terza La Tregua Olimpica

È per me un grande onore essere qui oggi a portare il saluto del Ministro degli Affari Esteri Gianfranco Fini a questa cerimonia densa Intervento di di significati che travalicano l’ambito puramente sportivo. La Città di Torino, che si appresta ad ospitare una delle manifestazioni di maggior risonanza che esistano al mondo quali sono i Giochi olimpici, ha voluto e saputo trarre l’occasione e lo spunto per una serie di Michelangelo Pipan iniziative di ampio respiro. Felicitazioni particolari vanno alla Città per lo speciale risalto che ha inteso dare alla Tregua Olimpica, che MINISTRO PLENIPOTENZIARIO MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI - ITALIA riprende la tradizionale Ekecheiria dell’Antica Grecia, sottolineando in chiave moderna la stretta connessione fra i Giochi olimpici e la pace e facendone lo strumento per la promozione della pace attraverso l’ideale olimpico. Nelle iniziative di questa settimana e in quelle a venire viene giustamente evidenziato il fondamentale aspetto della Tregua Olimpica, e cioè la relazione fra sport, pace e sviluppo. In tale contesto viene sottolineata la dimensione comunale e locale dell’aiuto allo sviluppo: la cosiddetta cooperazione decentrata costituisce infatti una componente molto importante dell’aiuto allo sviluppo, proprio per quei motivi che diceva poco fa il Sindaco Chiamparino; essa consente di svilupparne le espressioni originali e può ben armonizzarsi con le altre dimensioni dell’aiuto, quelle della società civile e dei Governi. Il sostegno fornito dalla Direzione generale per la Cooperazione al-

C’est pour moi un grand honneur de me trouver parmi vous pour apporter le salut du Ministre des Affaires Étrangères Gianfranco Fini à cet- te cérémonie pleine de significations qui vont bien au-delà du cadre purement sportif. La Ville de Torino, qui s’apprête à recevoir l’une des ma- nifestations les plus retentissantes du monde comme le sont les Jeux Olympiques, a voulu et su trouver l’occasion et le point de départ d’une sé- rie d’initiatives de grande ampleur. La Ville mérite des félicitations particulières pour l’importance extraordinaire qu’elle a voulu donner à la Trêve Olympique, dans le droit fil de la traditionnelle Ekecheiria de la Grèce antique, soulignant selon une perspective moderne le lien étroit qui existe entre les Jeux Olympiques et la paix, et en en faisant un instrument de promotion de la paix à travers l’idéal olympique. Les initiatives de cette semaine et de celles à venir mettent justement en lumière l’aspect fondamental de la Trêve Olympique: la relation entre le sport, la paix et le développement. Dans un tel contexte, la dimension communale et locale de l’aide au développement est parfaitement mi- se en relief: la coopération décentralisée constitue en effet une composante très importante de l’aide au développement, précisément pour les mo- tifs qu’indiquait tout à l’heure M. le Maire. Celle-ci permet d’en développer les expressions originales et peut parfaitement s’harmoniser avec les autres dimensions de l’aide, celle de la société civile et des Gouvernements. Le soutien fourni par la Direction générale pour la Coopération

It is a great honour for me to be here today as representative of the Foreign Affairs Minister, Gianfranco Fini, at this important cere- mony rich in deep meaning that extends far beyond pure sport. The City of Torino, soon to host the Olympic Games, one of the most significant events in the world, has opted to make the most of the occasion to trigger a series of wide-ranging initiatives. Particular con- gratulations go to the City Council for the special prominence it has aimed to give to the Olympic Truce, that evokes the ancient Greek tradition of Ekecheiria, emphasising from a modern point of view the direct connection between the Olympics and peace, and rendering it an instrument to promote peace through the Olympic spirit. Quite rightly, in the initiatives covered this week and in those to come, emphasis has been placed upon the essential aspect of the Olympic Truce, that is the relationship between sport, peace and development. In such a framework the local and municipal dimen- sion of development aid are also highlighted: the decentralised cooperation, in fact, is one of the main components of development aid, for the very reasons mentioned earlier by the Mayor Chiamparino. It allows us to develop the initial questions and can easily fit in with other forms of aid, for example community and Central Government aid. The support provided by the Directorate General for Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 369

> Michelangelo Pipan > lo Sviluppo alle iniziative di questi giorni testimonia l’attenzione che il Ministero degli Affari Esteri le attribuisce. Il superamento da parte dello sport dei propri ambiti specifici è stato riconosciuto solennemente dalle Nazioni Unite, al punto di farvi specifico ed esplicito riferimento nella Dichiarazione del Millennio adottata nel 2000 da 150 Capi di Stato e di Governo. Quanto poi alla Tregua Olimpica, la tradizione dell’Antica Grecia è stata ripresa dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1993 dopo che l’anno precedente l’appello lanciato dal Comitato olimpico internazionale permise la partecipazione degli atleti della ex-Jugoslavia ai Giochi di Barcellona. Si è quindi affermata la prassi secondo la quale ogni due anni viene presentata dal paese organizzatore dei Giochi successivi una risoluzione il cui spirito rimane quello originario: promuovere la pace attraverso l’ideale olimpico. Spetterà quindi all’Italia, in qualità di paese organizzatore dei prossimi Giochi, la responsabilità di presentare quest’anno all’Assemblea Generale un progetto di risoluzione per la Tregua Olimpica. Il testo di questa risoluzione avrà il significativo titolo «Per la costruzione di un mondo in pace e migliore attraverso lo sport e l’ideale olimpico». La risoluzione ribadirà i principi di comprensione, amicizia, solidarietà, giustizia alla base dell’ideale olimpico; essa poi sottolineerà il ruolo del mondo dello sport a favore della pace, attraverso

au Développement aux initiatives des jours derniers témoigne de l’attention que le Ministère des Affaires Étrangères lui prête. Le dépassement de la part du sport de ses propres champs d’action spécifiques a été reconnu formellement par les Nations Unies, au point de que cette institution s’y réfère de manière spécifique et explicite dans la Déclaration du Millénaire adoptée en 2000 par 150 Chefs d’État et de Gouvernement. Quant à la Trêve Olympique, la tradition de la Grèce antique a été reprise par l’Assemblée Générale des Nations Unies en 1993 après que l’appel lancé l’année précédente par le Comité olympique international avait permis aux athlètes de l’ex-Yougoslavie de par- ticiper aux Jeux Olympiques de Barcelone. La pratique selon laquelle tous les deux ans le pays organisateur des Jeux suivants présente une résolution dont l’esprit reste fidèle à l’originel – promouvoir la paix à travers l’idéal olympique – s’est affirmée. L’Italie, en qualité de pays organisateur des prochains Jeux, aura donc la responsabilité de présenter cette année à l’Assemblée Générale un projet de résolution pour la Trêve Olympique. Le texte de cette résolution portera le titre significatif de «Pour la construction d’un monde de paix et meilleur à travers le sport et l’idéal olympique». La résolution confirmera les principes de compréhension, d’amitié, de solidarité et de justice qui sont à la base de l’idéal olympique. Elle soulignera ensuite l’importance du rôle que joue le monde du sport en faveur de la paix, à

Development Cooperation to these current initiatives demonstrates their importance in the eyes of the Ministry for Foreign Affairs. The extension of sport beyond its own precise frontiers has been also recognized by the UN, so much so that it was specifically men- tioned in the Millennium Declaration adopted in 2000 by 150 Heads of State and Government. Furthermore, in relation to the Olympic Truce, this ancient Greek tradition was revived by the UN General Assembly in 1993, after the appeal launched by the In- ternational Olympic Committee the previous year that enabled athletes from ex-Yugoslavia to take part in the Barcelona Olympics. Hence a standard procedure was established according to which every two years the hosting country proposes a resolution, in the sa- me original spirit: promoting peace through the Olympic ideal. This year it will be up to Italy therefore, as organiser of the next Olympics, to submit a project for the Olympic Truce to the General Assembly. The text of this proposal will have the meaningful title “For the building of a peaceful and better world through sport and the Olympic ideal”. The resolution will reconfirm the principles of understanding, friendship, solidarity and justice strongly implicit in the Olympic ideal. It will emphasise the role of sport in favour of peace, through the work of the International Olympic Committee 370 Parte Terza La Tregua Olimpica

l’opera del Comitato olimpico internazionale e delle organizzazioni sportive internazionali, salutandone gli sforzi che unitamente alle > Michelangelo Pipan < Nazioni Unite questi dispiegano nel settore dello sviluppo umano. Sul piano politico, la risoluzione sollecita gli Stati membri all’osser- vanza della Tregua e fa loro appello affinché collaborino con il Comitato olimpico internazionale e tutte le istituzioni delle Nazioni Unite per fare della Tregua uno strumento per la promozione della pace. Concludendo, vorrei assicurare alla Città di Torino e ai primi cittadini che da molte Città italiane e straniere sono convenuti qui oggi per firmare l’Appello per la Tregua che l’Italia e il Governo italiano si assumeranno la responsabilità di presentare la risoluzione per la Tregua con il massimo impegno e faranno ogni sforzo per assicurare l’adesione universale degli Stati membri. Avremo quasi certa- mente il sostegno del CIO, con il quale operiamo in stretta collaborazione, ma anche la forza dell’Appello che vi accingete oggi a sotto- scrivere qui. Sono quindi certo che la risoluzione potrà essere approvata all’unanimità.

travers le travail du Comité olympique international et des organisations sportives internationales, en saluant les efforts qu’ils accomplissent aux côtés des Nations Unies dans le domaine du développement humain. Sur le plan politique, la résolution demande aux États membres le respect de la Trêve et leur fait appel afin qu’ils collaborent avec le Comité olympique international et toutes les institutions des Nations Unies pour faire de la Trêve un instrument de promotion de la paix. Pour conclure, je souhaiterais assurer à la Ville de Torino et aux premiers citoyens qui sont venus ici aujourd’hui depuis de nombreuses Villes italiennes et étrangères pour signer l’Appel à la Trêve que l’Italie et le Gouvernement italien se chargent de présenter la résolution avec la plus grande diligence et feront tous les efforts possibles pour garantir l’adhésion universelle des États membres. Nous aurons quasi certainement le soutien du CIO, avec lequel nous travaillons en étroite collaboration, mais aussi la force de l’Appel que vous vous apprêtez à signer ici. Je suis par conséquent certain que la résolution pourra être approuvée à l’unanimité.

and of the international sports organizations, acknowledging the efforts they make, together with those of the UN, in the human de- velopment sector. On a political level, the resolution invites member States to observe the Truce and calls upon them to collaborate with the Internatio- nal Olympic Committee and all UN organisations to adopt the Truce as an instrument to promote peace. Finally, I would like to reas- sure the City of Torino and the leading citizens from many Italian and foreign Cities here today to sign the Truce Appeal that Italy and the Italian Government undertake to submit the proposal for the Truce with maximum dedication, and that every effort will be ma- de to ensure global adhesion by all member States. The IOC, which whom we cooperate closely, will certainly help us, but I am sure that the force of the Appeal to be signed here today will contribute also. I am convinced, therefore, that the proposal will be unani- mously approved. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 371

Intervento di Abbiamo già profuso tanto lavoro e tante energie per l’organizzazione dei Giochi olimpici invernali; quindi arrivare a questi appunta- menti preludio del grande evento che ci coinvolgerà tutti rappresenta davvero un’emozione particolare. Mancano 139 giorni: noi li Valentino Castellani contiamo uno alla volta, anche perché ogni giorno è un giorno di lavoro e le cose da fare sono tante. PRESIDENTE DEL TOROC Le Olimpiadi sono prima di tutto una grande festa di sport e una grande festa di pace. E questa festa avrà come protagonisti atleti, gior- COMITATO ORGANIZZATORE XX GIOCHI OLIMPICI INVERNALI nalisti e spettatori provenienti da tutto il mondo: ai Giochi parteciperanno i rappresentanti di 85 paesi dai cinque continenti, per un totale di 2500 atleti e 10000 giornalisti. L’esperienza che tutti fanno e tutti ricordano è quella di un grande scambio tra culture, modi di vivere, religioni, comportamenti: si tratta dell’occasione più grande di sperimentare le diversità e di vivere momenti di grande com- petizione nel rispetto reciproco. Stiamo lavorando perché le Olimpiadi siano un’esperienza indimenticabile non soltanto per coloro che vinceranno nelle rispettive discipline, ma soprattutto perché lo siano per tutti, all’insegna dell’apertura verso gli altri, dello scam- bio reciproco di esperienze e del rispetto della diversità. Il Ministro Pipan ha ricordato che la tradizione della Tregua Olimpica è una tradizione che ci arriva dall’Antica Grecia, dalle Olimpiadi

Nous avons déjà tant travaillé et dépensé tant d’énergie pour l’organisation des Jeux Olympiques d’hiver; donc c’est avec une grande émotion que nous abordons les rendez-vous qui marquent le début de la saison de ce grand évènement auquel nous participerons tous. Il ne reste que 139 jours: nous les comptons un à un, car chaque jour qui passe est un jour de travail et il reste encore tant de choses à faire. Les Jeux Olym- piques sont avant tout une grande fête du sport et une grande fête de la paix. Une fête dont les protagonistes seront des athlètes, des journalistes et des spectateurs venant du monde entier: des représentants de 85 pays provenant des cinq continents participeront aux Jeux, soit un total de 2500 athlètes et 10000 journalistes. L’expérience vécue par tous et le souvenir qu’elle laisse est celle d’un grand échange entre les cultures, les modes de vie, les religions, les comportements: il s’agit de la plus grande occasion d’expérimenter nos différences et de vivre ensemble des instants de grande compétition dans un respect mutuel. Nous travaillons pour que les Jeux Olympiques soient un moment inoubliable pas uniquement pour les vainqueurs des différentes disciplines, mais pour tout le monde, sous le signe de l’ouverture vers les autres, de l’échange réciproque d’expériences et du respect de la différence. M. le Ministre Pipan rappelait tout à l’heure que la tradition de la Trêve Olympique est une tradition qui est née en Grèce antique, avec les

The organisation of the Olympic Games has required from us all a vast effort in terms of work and energy: we can’t help but feel parti- cularly moved on gathering at these meetings to mark the beginning of the season of that great event due to involve us all. Only 139 days to go: we are counting them off one by one, also because every remaining day is a working day and there are so many things to be done. The Olympic Games are, first and foremost, an immeasurable celebration of sport and peace. And in this celebration, athletes, jour- nalists and spectators from all over the world are to play a leading role: representatives from 85 countries from all five continents will participate, with a total of 2,500 athletes and 10,000 journalists. The experience lived and remembered by all is the global exchange among different cultures, lifestyles, religions and attitudes: it is simply the greatest opportunity we all have to savour these differences and enjoy an immense competitive spirit in an atmosphere of mutual respect. We are working hard to ensure that these Olympic Ga- mes will be an unforgettable event, and not only for the winners in their various disciplines, but especially because they will be for everyone, in the name of openness towards others, sharing of experiences and respect for diversity. A few moments ago, Minister Pipan mentioned the Olympic Truce, explaining that this is an old Greek tradition, as old as the Olympic 372 Parte Terza La Tregua Olimpica

così come la cultura greca ce le ha trasmesse. A quei tempi, la Tregua veniva percepita e vissuta davvero nel pieno del suo significato, re- > Valentino Castellani > galando, nei limiti del possibile, un autentico periodo di pace: agli atleti-soldati veniva infatti consentito di raggiungere liberamente i luoghi di gara che si trovavano ad Olimpia. Oggi purtroppo la tecnologia bellica ha compiuto progressi enormi, per cui dichiarare la Tregua può sembrare un gesto retorico. Noi però non crediamo questo; noi che siamo qui oggi siamo anzi convinti di non stare facendo della retorica. Come è stato ricordato, fin dagli anni novanta il movimento olimpico internazionale ha fatto rivivere l’antica tradizione della Tregua. Poco fa parlavo con il Vicesindaco di Sarajevo, città che come sapete ci ha preceduti nella storia dei Giochi olimpici invernali perché nel 1984 ne ha ospitato una grande edizione. Ebbene, durante le Olimpiadi di Lillehammer c’è stato, forse per la prima volta, un segnale importante, perché in quel periodo si ottenne l’interruzione dei bombardamenti proprio sulla città di Sarajevo. Questo, ne sono certo, ha salvato delle vite umane; e io credo fermamente che anche una sola vita umana valga lo sforzo di ciascuno di noi. Siamo consapevoli di essere disarmati. Siamo consapevoli del rischio che corriamo, presentando al mondo questo Appello che vivrà il

Jeux Olympiques, tels que la culture grecque nous les a transmis. A l’époque, la Trêve était perçue et vécue dans le vrai sens du terme et cor- respondait, dans les limites du possible, à une réelle période de paix: les athlètes-soldats avaient alors le droit de rejoindre sans être inquiétés les lieux de compétition qui se trouvaient à Olympie. Aujourd’hui, l’art de la guerre a malheureusement fait d’énormes progrès technologiques, et parler de trêve peut n’apparaître qu’un artifice rhétorique. Nous ne le croyons pas; nous qui nous retrouvons ici aujourd’hui restons convain- cus de ne pas tomber dans la rhétorique. Comme nous l’avons rappelé, depuis les années quatre-vingt-dix, le mouvement olympique international a fait revivre l’antique tradition de la Trêve. Je parlais récemment avec le Premier Adjoint au Maire de Sarajevo, une ville qui, comme vous le savez, nous a précédés dans l’histoi- re des Jeux Olympiques d’hiver en en accueillant une grande édition en 1984. Et bien, c’est à l’occasion des Jeux Olympiques de Lillehammer qu’un signal important a été donné, peut-être pour la première fois, avec la suspension des bombardements sur la ville de Sarajevo. Ceci a, j’en suis convaincu, sauvé des vies humaines; et je crois fermement que même une seule vie humaine mérite l’effort de chacun de nous. Nous sommes conscients d’être désarmés. Nous sommes conscients du risque que nous prenons de nous perdre en actes exclusivement symbo-

Games, which Greek culture has handed down to us. In ancient Greece, all involved were moved so much by the significance of this Tru- ce that it could ensure, as far as possible, an authentic peacetime. The athlete-soldiers were, in fact, granted free access to the competition fields in Olympia. Since war technology has now advanced enormously, so the declaration of a Truce has rather sadly become something of a rhetorical gesture, but we don’t believe this. Those of us here today are convinced that we are not being rhetorical. As previously mentioned, in the 1990s the international Olympic organisation brought back the old tradition of the Truce. A little while ago I was talking to the Deputy Mayor of Sarajevo, the city that hosted a marvellous edition of the Winter Olympics in 1984, as you all know. Well then, during the Lillehammer Olympics we saw, perhaps for the first time, a sign of historic importance, when the bombings stopped just over the city of Sarajevo. This, I am certain, saved many human lives, and I firmly believe that even the saving of just one human life would repay all our efforts. We are well aware that we are disarmed. We are fully aware of the risk we are taking in presenting this Appeal to the world, which will experience its most solemn moment on 3rd November at the UN General Assembly, that it could be lost in mere symbolic gestures. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 373

> Valentino Castellani > suo momento più solenne il giorno 3 novembre all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, di perderci in gesti esclusivamente sim- bolici. Eppure – e lo ricordava molto bene il Sindaco Chiamparino – siamo anche consapevoli di aver fatto come Comitato organizza- tore un grande passo avanti rispetto alle precedenti edizioni dei Giochi, amplificato grazie alla collaborazione delle Istituzioni locali: la Città di Torino, la Provincia di Torino, la Regione Piemonte, il Governo italiano, il CONI. Il salto di qualità del quale parlo consiste nel- l’aver costruito un percorso dal basso; e credo che tutti i percorsi che nascono dal basso nascano nel cuore delle persone, da un profon- do e sincero senso di partecipazione lontanissimo dalla retorica perché chiama in causa l’autenticità di ciascuno di noi. Allora io sono molto contento della presenza qui, oggi, di tanti altri Sindaci provenienti da tutte le parti del mondo, perché i Sindaci vivono questa quotidianità nei rapporti tra le persone ed essendo i più prossimi alle diversità possono essere degli autentici testimoni di pace. Noi ci prepariamo quindi a compiere un percorso contraddistinto da questo elemento di innovazione; e sono particolarmente or- goglioso che questo elemento di innovazione parta da una città come la nostra, come la mia, che ha sempre fatto dell’innovazione, come paradigma culturale, una delle proprie caratteristiche fondamentali. A tutto questo faranno poi da corollario dei gesti concreti, e

liques, en présentant au monde cet Appel qui vivra son moment le plus solennel le 3 novembre à l’Assemblée Générale des Nations Unies. Et pourtant – comme M. le Maire Chiamparino rappelait si bien – nous sommes aussi conscients, en tant que Comité organisateur, d’avoir fait un grand pas en avant par rapport aux éditions précédentes des Jeux Olympiques, un pas largement soutenu par la collaboration des Institu- tions locales comme la Ville de Torino, la Province de Torino, la Région Piemonte, le Gouvernement italien et le CONI. Ce saut de qualité a consisté à créer un parcours depuis la base; et je crois que tous les parcours commençant par la base naissent dans le cœur des gens, d’une volonté profonde et sincère de participation très éloignée de la rhétorique parce qu’elle fait appel à l’authenticité de chacun de nous. C’est pourquoi je suis très heureux de la présence aujourd’hui ici de tant de Maires provenant du monde entier, parce que les Maires vi- vent ces rapports au quotidien avec les gens et, se trouvant au plus près des différences, ils sont d’authentiques témoins de paix. Nous nous pré- parons donc à suivre ce parcours innovant et je suis particulièrement fier que cette innovation soit le fruit d’une ville comme la nôtre, comme la mienne, qui a toujours su faire de l’innovation, élevée en paradigme culturel, l’une de ses caractéristiques fondamentales. De nombreuses ac- tions concrètes prendront le relais de ce parcours. Je n’ai pas le temps matériel de vous en livrer tous les détails maintenant, mais vous pouvez

Nevertheless – and Mayor Chiamparino recalled this particularly well – as the Organising Committee, we are also aware of having ta- ken an important step forward with respect to previous editions of the Games, possible thanks to support from the Local Authorities: City of Torino, Torino Provincial Government, Piemonte Regional Government, Italian Government and CONI. This leap in quality consists in having constructed a path from the bottom up, and I believe that all paths built in this way come from the heart, from a profound and sincere sense of participation; anything but rhetoric since it calls upon the spontaneity in each of us in order to survive. So this is why I am especially pleased to see so many Mayors here today from all over the world, because it is the Mayors who experien- ce the day-to-day quality of relations among people and are closest to their diversities, and therefore are true witnesses of peace. We are about to follow a path that offers this element of innovation, and I am so proud that such an element begins in a city such as ours, as mine, that has always considered innovation a cultural standard and one of its fundamental characteristics. The outcome to all of this will be concrete gestures, many concrete gestures. Sadly I have too little time to provide all the details, but you can browse through the Truce programme distributed to understand just how much it has been possible to achieve from coopera- 374 Parte Terza La Tregua Olimpica

tanti. Io non ho ora il tempo necessario per fornirvi tutti i dettagli, ma voi potete scorrere il programma della Tregua che vi hanno di- > Valentino Castellani > stribuito e rendervi così conto in prima persona di quanto si è riuscito a fare grazie alla collaborazione tra Istituzioni. Voglio citare soltanto due casi, due iniziative che per quanto piccole mi pare abbiano un profondo significato e anche un impatto di- retto. La prima riguarda la città di Sarajevo, dove grazie all’impegno delle nostre Istituzioni locali – in particolare in questo caso della Regione, della Provincia e della Città – ci recheremo alla fine del prossimo mese di ottobre. Sarajevo è stata scelta perché è stata sede dei Giochi olimpici e perché è un simbolo della coesistenza, una città in cui le etnie, le religioni, i popoli diversi vivevano in pace tra di loro finché dall’esterno si è fatto irruzione su questa realtà di convivenza violentandola nelle sue radici profonde. Intorno a Sarajevo esistono ancora vaste zone, sedi degli impianti che hanno visto la celebrazione dei Giochi olimpici, che restano piene di mine inesplose; e quindi nella logica della Tregua Olimpica si è pensato di sminare un’area piuttosto ampia. Mi pare che sia un segnale di straordinaria rilevanza, così come mi pare che sia molto bello quello che faremo insieme all’UNICEF il prossimo Natale. Tradizionalmente, l’UNICEF crea, per le Feste, delle bambole in pezza chiamate «Pigotte» che quest’anno useremo feuilleter le programme de la Trêve qui vous a été distribué et vous rendre ainsi compte par vous-même de tout ce qu’il a été possible de faire grâ- ce à la coopération entre Institutions. Je ne citerai que deux cas, deux initiatives qui, bien que petites, ont à la fois une signification profonde et un impact direct. La première concer- ne la ville de Sarajevo, où nous nous rendrons au mois d’octobre prochain grâce aux efforts de nos Institutions locales – et plus particulière- ment de la Région, de la Province et de la Ville. Le choix de Sarajevo repose sur le fait que cette ville a accueilli les Jeux Olympiques, et parce qu’elle est le symbole de la cohabitation: c’est une ville où les différentes ethnies, les différentes religions, les différentes populations vivaient en- semble en paix jusqu’à ce qu’une intervention extérieure ne vienne rompre cet équilibre de cohabitation et ne porte violemment atteinte à ses ra- cines profondes. Autour de Sarajevo, les sites où se sont célébrés les Jeux Olympiques sont encore aujourd’hui truffés de mines qui n’ont pas ex- plosé; fidèles à la logique de la Trêve, nous avons jugé que le déminage d’une vaste zone serait opportun. Cela me semble un signal d’une extrême importance, tout comme celui que nous organiserons avec l’UNICEF à Noël prochain. Traditionnellement, pour les fêtes de fin d’an- née l’UNICEF crée des poupées de chiffons appelées «Pigotte»; cette année, nous utiliserons ces poupées de chiffons pour récolter des fonds en tion among Authorities. I would like to mention just two instances, two initiatives that, though small, have a profound meaning and direct impact. The first concerns the city of Sarajevo where, thanks to the efforts of our Local Authorities – in this case the Regional, Provincial and Local Governments – we will meet at the end of October. Sarajevo was chosen because it has already hosted the Olym- pics and is a symbol of co-existence, a city in which different ethnic groups, religions and populations lived together in peace, until an intrusion from outside deeply violated this cohabitation, shaking it to its roots. Around Sarajevo there are still extensive areas, where venues that saw Olympic Games celebrations were built, but where there are still unexploded mines. So as part of the Olympic Truce logistics it was decided to clear a much wider area of such mines. In my opinion this is an extraordinarily important sign, just as won- derful as what we have planned together with UNICEF for next Christmas. By tradition, during the Christmas holidays UNICEF pro- duces rag dolls, the “Pigotta”, which this year we will sell to collect funds to vaccinate children in areas still under conflict. Just little things, quite possibly, compared with the surrounding tragedy; but every person represents a small universe of his own, and to save him or her means we can look upon the world with one more grain of hope. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 375

> Valentino Castellani < per raccogliere fondi destinati a vaccinare bambini delle zone nelle quali ci sono ancora dei conflitti. Sono piccole cose, probabilmente, rispetto al disastro che ci sta attorno; ma ciascuna persona rappresenta essa stessa un piccolo universo e salvarla fa sì che si possa pensare al mondo con un briciolo di speranza in più. Durante i Giochi ci saranno anche molte altre iniziative. In particolare, mi preme ricordare il «Muro della Tregua» che verrà collocato al Villaggio olimpico: sarà una parete completamente bianca dove tutti gli atleti che lo vorranno e tutti i dignitari che visiteranno il Vil- laggio potranno mettere la loro firma, testimoniando così la loro adesione a questa petizione di pace che tutti vogliamo sottoscrivere. Permettetemi di concludere rinnovando il ringraziamento per queste innumerevoli iniziative nate attorno al valore più profondo del movimento olimpico, un valore che si è radicato anche dentro le celebrazioni dei nostri Giochi. Il resto mi auguro lo faranno i singoli Stati, che quasi sicuramente voteranno tutti la risoluzione delle Nazioni Unite; noi ci auguriamo che possano concorrere a fermare le guerre almeno per i giorni in cui noi celebreremo i Giochi.

vue d’organiser une campagne de vaccination des enfants se trouvant dans des zones encore en conflits. Ce sont probablement bien peu de choses en comparaison du désastre qui nous entoure; mais chaque personne représente un petit univers en soi et la sauver nous permet d’imagi- ner le monde avec un peu plus d’espoir. Il y aura bien d’autres initiatives pendant les Jeux Olympiques. Je souhaite rappeler en particulier le «Mur de la Trêve» qui sera installé dans le Village Olympique: il s’agit d’un mur blanc sur lequel tous les athlètes qui le souhaiteront, et toutes les personnalités qui visiteront le Village, pourront apposer leur signature pour témoigner leur soutien à cette pétition de paix que nous souhaitons tous signer. Permettez-moi de conclure en renouvelant ma gratitude pour ces innombrables initiatives nées autour de la valeur centrale du mouvement olympique, une valeur qui habite aussi les célébrations de nos Jeux. Dans la quasi certitude que les États feront le reste en votant unanime- ment la résolution des Nations Unies, nous espérons qu’ils puissent faire en sorte d’interrompre les hostilités, au moins pendant le déroulement des Jeux Olympiques.

During the Games there will be many other initiatives. I would like to remind you especially of the “Truce Wall” which will be erected in the Olympic Village: a totally white wall on which every athlete and everybody visiting dignitary may choose to sign, demonstrating their agreement to this petition of peace to which we would all like to put our names. Allow me to close by repeating my thanks for the many initiatives born under the flag of the Olympic movement that form the core of our own celebration of the Olympics. I hope that the rest will come from each country, who will almost certainly vote in the UN reso- lution. Let us hope that they will agree to stop all wars, at least during the Olympic Games celebrations. 376 Parte Terza La Tregua Olimpica

È con immenso piacere che vi porto il saluto della Presidente della Giunta regionale del Piemonte Mercedes Bresso e dell’intero Intervento di Consiglio regionale del Piemonte. È un momento particolarmente importante: tra le numerosissime iniziative, avvenimenti, eventi che saranno presenti sul territo- Roberto Placido rio del Piemonte in vista delle Olimpiadi invernali del 2006, questa mi è particolarmente cara perché i Sindaci di quattro conti- VICEPRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL PIEMONTE - ITALIA nenti si ritrovano a parlare di pace, di cooperazione, di iniziative di solidarietà. Evento tra i più importanti che sono stati organizzati per questa grandissima manifestazione, la Tregua non ha solo una valenza simbolica, anche se i simboli hanno la loro importanza: la Tregua è un atto che deve aiutarci a riflettere e a porre attenzione alle nu- merosissime guerre presenti nel mondo, alcune molto conosciute grazie agli organi di informazione, altre sconosciute e dimenti- cate ma ugualmente tragiche. Nell’Antica Grecia la Tregua veniva rispettata scrupolosamente, al giorno d’oggi ha forse perso un po’ della sua forza; tuttavia ogni sforzo, ogni iniziativa, ogni evento, ogni momento legato alla Tregua è un tassello in più nella speranza che i Giochi olimpici pos-

C’est avec un très grand plaisir que je vous apporte le salut de la Présidente de la Région Piemonte, Mercedes Bresso, et du Conseil régio- nal du Piemonte tout entier. C’est un moment particulièrement important: parmi les innombrables initiatives, événements et manifesta- tions prévus sur le territoire du Piemonte en vue des Jeux Olympiques d’hiver du 2006, celle-ci m’est particulièrement chère parce que les Maires de quatre continents se retrouvent pour parler de paix, de coopération et d’initiatives de solidarité. Événement comptant parmi les plus importants qui aient été organisés pour cette extraordinaire manifestation, la Trêve ne revêt pas uni- quement une valeur symbolique, même si les symboles ont leur importance: la Trêve est un acte qui doit nous aider à réfléchir et à tour- ner notre regard sur les innombrables conflits en cours dans le monde, certains desquels sont très connus grâce aux organes d’informa- tions, d’autres moins connus, voire oubliés, et pourtant tous également tragiques. Si dans la Grèce antique la Trêve était respectée scrupuleusement, aujourd’hui elle a un peu perdu de sa vigueur. Mais chaque effort, chaque initiative, chaque événement, chaque moment lié à la Trêve est un pas de plus dans l’espoir que les Jeux Olympiques puissent ser- vir, outre les médailles, à faire réfléchir sur la question de la paix et de la solidarité, pour lesquelles on ne fera jamais assez.

It is with great pleasure that I greet you on behalf of Mercedes Bresso, President of Regione Piemonte and of the entire Regio- nal Council. This is a very important occasion: among the many initiatives, undertakings and events to be presented on Piemonte territory for the 2006 Winter Olympic Games, this one is for me especially treasured because the Mayors of four continents are meeting to discuss peace, cooperation and solidarity initiatives. One of the most significant events organized for this great occasion, the Truce is not only of symbolic value, though symbols do have a certain importance: the Truce is an act that has to help us reflect and pay attention to the numerous wars going on in the world, some well known through the media, others unknown, some forgotten, though all equally tragic. In ancient Greece the Truce was meticulously respected, though nowadays it has maybe lost a little of its potency; nevertheless, any effort, initiative, event or occasion linked to the Truce is an added extra in the hope that the Olympic Games may, other than grant medals, serve to reflect on peace and solidarity problems, where what we achieve is never enough. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 377

> Roberto Placido < sano servire, oltre alle medaglie, a far riflettere sul problema della pace e della solidarietà, per le quali non si fa mai abbastanza. Questo è lo spirito del saluto che la Presidente Mercedes Bresso avrebbe avuto piacere di portare, che ho esteso sia a nome suo sia come Vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte.

C’est là l’esprit du salut que la Présidente Mercedes Bresso aurait voulu avoir le plaisir de vous donner, que je vous ai rapporté tant en son nom qu’en qualité de Vice-Président du Conseil régional du Piemonte.

This is the spirit of the greeting that Mercedes Bresso would have liked to express, and which I extend both on her behalf and for myself as Deputy Chairman of Piemonte Regional Council. 378 Parte Terza La Tregua Olimpica

Venendo a Torino in questa occasione in cui si parla di pace a partire dalla Tregua Olimpica – antica tradizione rinverdita recente- Intervento di mente ed opportunamente – ho ripreso in mano, quasi per assonanza, il libro di Primo Levi, La tregua. L’ho fatto convinto che il rac- conto di Levi andasse ben al di là del tema che trattiamo. Eppure, rileggendo questo libro, credo di avere capito un po’ di più il perché Andrea Riccardi del titolo: La tregua è la storia del ritorno di Levi dal campo della morte, attraverso un’Europa appena in pace ma tutta segnata dalla FONDATORE DELLA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO - ITALIA guerra, fino all’arrivo a casa. Ma la pace non gli sembra sicura. Non lo è dentro di lui, tanto che gli ritorna un incubo: la casa e la famiglia ritrovate dopo tanto dolore scompaiono all’improvviso, e lui si ritrova nel caos e nel lager. La tregua è forse la realtà in cui viviamo, più che la pace. Una pace che si può smarrire o una guerra sospesa. Noi europei avevamo di- menticato che cosa fosse la guerra. Più di una generazione di europei non aveva mai visto la guerra da vicino: era un ricordo dei più anziani o un’immagine televisiva. Per la prima volta ho visto la guerra da vicino – e non sono un bambino, essendo nato nel 1950 – in Libano nel 1982, quando sono passato in mezzo a quel conflitto tra fratelli che era la guerra del Libano e ho visitato – e non lo dimen- tico – i campi palestinesi distrutti di Sabra e Chatila.

En venant ici à Torino, pour cette occasion de parler de paix à partir de la Trêve Olympique – une tradition antique récemment et opportuné- ment reverdie – j’ai repris en main, presque par assonance, le livre de Primo Levi, La tregua. Je l’ai fait convaincu que le récit de Levi allait bien au-delà du sujet dont nous parlons. Et pourtant, en relisant ce libre, je crois avoir compris un peu plus l’explication de son titre: La tregua retrace l’histoire du retour de Levi des camps de la mort, à travers une Europe qui vient de retrouver la paix mais profondément marquée par la guerre, jusqu’à son arrivée chez lui. Mais la paix ne semble pas sûre. Elle ne l’est pas dans son for intérieur, au point qu’un cauchemar lui revient: la maison et la famille qu’il vient de retrouver après tant de douleur disparaissent subitement et il retrouve le chaos et le camp. La réalité que nous vivons est peut-être plus une trêve que la paix. Une paix que l’on peut perdre ou une guerre suspendue. Nous, les européens, avions oublié ce qu’était la guerre. Plus d’une génération d’européens n’avait jamais connu la guerre de près: ce n’était qu’un souvenir des plus âgés ou une image à la télévision. J’ai vu la guerre de près la première fois – et je ne suis pas un enfant, puisque je suis né en 1950 – au Liban en 1982, quand j’ai traversé ce conflit fratricide qu’était la guerre du Liban et j’ai visité – et n’oublierai jamais – les camps palestiniens de Sabra et Chatila.

Knowing I would be coming here to Torino for this occasion in which we speak of peace, commencing with the Olympic Truce – an old tradition recently and quite rightly revived – I decided to take a second look, poetic justice perhaps, at Primo Levi’s book, La tre- gua. I did so convinced that Levi’s story went beyond our own topic for discussion. Yet, on reading the book again, I believe I under- stand a little more as to its title: La tregua is the story of Levi’s homeward journey from the concentration camp, across a Europe then in peacetime but still marked by the war. But, to him, that peace seemed uncertain. In his own mind it is, so much so that his night- mare returns: his home and family rediscovered after so much pain suddenly disappear, and he finds himself back in the chaos of the concentration camp. Is it truce, perhaps, the reality we live in, and not peace? A peace that cannot be found or merely a ceasefire. Western Europeans have forgotten what war means. More than a generation of them have never seen war first hand: it was a memory of our elders or a televi- sion image. The first time I have seen war at close range – not as a child, since I was born in 1950 – was in in 1982, when I passed through that conflict between brothers which marked the Lebanon war and visited – and I shall never forget – the destroyed Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 379

> Andrea Riccardi > Con il 1989, tutti abbiamo sperato in una pace ancora più grande, con la fine di quella duratura tregua che chiamavamo guerra fredda. Invece la guerra non è stata solo l’esperienza di popoli lontani – in fondo si pensava: poco evoluti – fragili nei loro confini ereditati dagli imperi coloniali, deboli nelle loro istituzioni. La guerra è arrivata, con tutte le sue contraddizioni, molto vicino, anche in Europa: si pensi alla ex-Jugoslavia, dove sono esplose virulente le identità nazionali; dove si è usata l’arma terribile delle stragi delle popolazioni o del loro spostamento per creare Stati in confini certi e in territori omogenei; dove si è rinnovato quell’intreccio tra religione e guerra che sembrava retaggio di tempi antichi. La guerra ci è passata vicino. È vero: non ci ha toccato. Sono venuti in Italia un po’ di zingari, sospinti dal conflitto; quelli che noi, tanto democratici, non riusciamo a tollerare con il loro vivere diverso nelle nostre città. La guerra si è avvicinata negli anni novanta e poi, con il terrorismo, ha raggiunto l’Occidente. Prima New York, quell’11 settembre 2001, un obiettivo lontano e protetto. Poi Madrid, infine Londra… e la minaccia, veicolata da messaggi farneticanti e terribili, che pesa su noi tutti. La nostra pace sembra sempre più fragile: una tregua, negoziata con nessuno, ma minacciata.

En 1989, tout le monde avait cru en une paix encore plus grande, avec la fin de cette longue trêve baptisée guerre froide. Mais la guerre n’a pas été uniquement l’expérience de peuples éloignés – au fond, on pensait même: peu évolués – aux frontières fragiles héritées des empires colo- niaux, aux institutions faibles. La guerre est arrivée en Europe, tout près, avec toutes ses contradictions: rappelons-nous l’ex-Yougoslavie, où les identités nationales ont explosé avec virulence; où l’on a utilisé l’arme terrible du massacre des populations et de leur déplacement pour créer des États avec des frontières certaines et des territoires homogènes; où est réapparu cet entrelacement entre guerre et religion qui semblait venir tout droit des temps anciens. La guerre est passée tout près. C’est vrai: elle ne nous a pas touchés. Quelques tsiganes chassés par le conflit se sont réfugiés en Italie; ceux que nous, si démocratiques, ne parvenons pas à tolérer dans nos villes avec leur mode de vie différent. La guerre s’est approchée pendant les années quatre-vingt-dix puis, avec le terrorisme, elle a atteint l’Occident. D’abord New York, le 11 septembre 2001, un objectif éloigné et protégé. Puis Madrid et enfin Londres... avec la menace, véhiculée par des messages délirants et terrifiants, qui pèse sur nous tous. Notre paix semble désor- mais plus fragile: une trêve, négociée avec personne, mais menacée.

Palestinian Sabra and Chatila refugee camps. In 1989 we all hoped for an even greater peace, with the end of the perpetual truce we called the Cold War. Instead, war was not only so- mething that happened to far-off nations – little developed, we thought – with flimsy frontiers inherited from the colonial era and frail organisations. War arrived, with all its contradictions, on our doorsteps in Europe: and we remember ex-Yugoslavia, where national iden- tities virulently exploded, where the horrifying weapon of population massacre was used or where populations had moved to create new States with defined frontiers and uniform territories, where that binding of religion and war seemingly of ancient tradition was revived. The war came close to us. True: it didn’t touch us. A few gypsies came to Italy, forced by the war; with their different way of living in our cities that we, democratics that we are, cannot tolerate. War passed by us in the 1990s, and then, through terrorism, it reached the West. First New York, on that tragic 11th September 2001, considered an unthinkable, protected target. Then Madrid, followed by London… and the threat, carried by fanatical and terrible messages, now hangs over all of us. Our peace seems increasingly fragile: a truce, not negotiated, but threatened. 380 Parte Terza La Tregua Olimpica

La nostra pace assomiglia ad una tregua, anche perché è difficile che si possa vivere in pace quando i nostri vicini non sono in pace. La > Andrea Riccardi > destabilizzazione è contagiosa, soprattutto in un mondo dove tutto si vede, dove facilmente si passano le frontiere, dove i messaggi e le esistenze s’incrociano. E pace non c’è nel mondo che ci circonda. Basta riflettere sul Medio Oriente, sulla guerra che dura da più di mezzo secolo tra israeliani e palestinesi, sulla situazione dell’Iraq dopo la guerra, sulle tensioni di tanti paesi arabo-musulmani nei quali la mancanza di libertà si connette a tanti e irrisolti problemi. Basta guardare a talune regioni dell’ex-impero sovietico: chi si ricorda di Beslan, appena un anno fa? C’è poi la situazione complessa dell’Africa subsahariana, attanagliata da problemi endemici, come la fame; dall’AIDS; da una serie di conflitti ancora aperti, come in Costa d’Avorio, nel Nord Uganda o in altri paesi. La nostra pace non può essere salda. Ma mi permetto di dire che non può essere salda nemmeno di fronte all’esistenza di tante povertà. Alcuni hanno contestato la connessione tra violenza, guerra e povertà. Hanno rilevato che i nuovi terroristi non sono disperati, ma gente agiata e fanatica. È vero. Ma enormi distese di povertà sono pericolosi terreni di coltura per la violenza, in un mondo in cui tutto si vede: dal benessere dell’altro al fatto che in Europa l’AIDS si può curare mentre nel mio paese africano si muore. Non è un caso che il

Notre paix ressemble à une trêve, parce qu’il est difficile de vivre en paix quand nos voisins ne sont pas en paix. La déstabilisation est conta- gieuse, surtout dans un monde où tout se voit, où l’on franchit facilement les frontières, où les messages et les existences se croisent. Il n’y a pas de paix dans le monde qui nous entoure. Il suffit de se pencher sur le Moyen-Orient, sur une guerre qui dure depuis plus d’un demi-siècle entre israéliens et palestiniens, sur la situation de l’Irak après la guerre, sur les tensions de tant de pays arabo-musulmans où le manque de liberté est lié à tant de problèmes irrésolus. Il suffit de regarder les régions de l’ex-empire soviétique: qui se rappelle de Beslan, il y a un an seulement? Et puis il y a la situation complexe de l’Afrique subsaharienne, martyrisée par des problèmes endémiques, comme la faim; par le SIDA; par une série de conflits encore ouverts, comme en Côte d’Ivoire, au Nord de l’Ouganda ou dans d’autres pays. Notre paix ne peut pas être solide. Mais je me permets de dire qu’elle ne peut pas être solide même face à l’existence de tant de pauvreté. Cer- tains ont contesté le lien entre violence, guerre et pauvreté. Ils ont remarqué que les nouveaux terroristes ne sont pas désespérés, ce sont des gens aisés et fanatiques. C’est vrai. Mais les énormes étendues de pauvreté sont de dangereux terrains de culture pour la violence dans un monde où tout se voit: du bien-être de l’autre au fait qu’en Europe le SIDA peut être soigné tandis que dans mon pays africain on meurt. Ce n’est pas

This peace of ours resembles a truce, also because it is difficult for us to live in peace when our neighbours cannot. Destabilization is contagious, especially in a world where all is plain to see, where frontiers are easily crossed, where messages and lives are exchanged. There is no peace in the world around us. We only need remember the Middle East, the over fifty years war between the Israelis and Palestinians, the situation in post-war Iraq, the pressure in many Arab-Muslim countries where the lack of freedom is linked to many, unsolved problems. We only need look at certain regions of the ex-Soviet Union: anyone remembers Beslan, just a short year ago? Then we have the complex situation in sub-Saharan Africa, in the grip of endemic problems, such as famine, AIDS, and a number of still un- settled conflicts on the Ivory Coast, in Northern Uganda and other countries. Our peace can not be solid. But allow me to say that it could never be solid given the existence of so much poverty. Some dispute the link between violence, war and poverty. They point out that the new terrorists are far from desperate, rather they are well-off fanatics. True. But enormous areas of poverty are dangerous cultivation grounds for violence in a transparent world: from the well-being of the next to the fact that in Europe AIDS is curable whilst in my African country we die. It is no mere chance that Islamic terrorism is care- Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 381

> Andrea Riccardi > terrorismo islamico si sia rivolto con attenzione al mondo africano e che i servizi americani ne siano consapevoli. Tanta miseria aspetta il suo vendicatore, sia un Bin Laden o un Che Guevara. Un’Africa in crisi crea gravi problemi al di là del continente. Lo ripeto da tempo, ma sembra un motivo per giustificare una politica di buon cuore. Al contrario: è la prova che la lotta alla povertà è ragionevole e utile per tutti, africani ed europei. Esiste un rapporto stret- to tra guerra e povertà. La guerra è «madre di tutte le povertà»: cioè impoverisce e lascia un’eredità di povertà che si riassorbe solo nel tempo. Da un punto di vista statistico i trentadue paesi del mondo più poveri sono più esposti ai conflitti: ben ventidue di essi hanno sofferto di guerre dal 1990 ad oggi. Altri paesi, colpiti dalle guerre come l’Afghanistan o la Liberia, non compaiono nella statistica del- la povertà per mancanza di dati attendibili. La nostra pace è fragile. Tutti possono fare la guerra. Pochi possono destabilizzare paese interi. Me ne sono accorto tante volte, in Africa: le guerriglie possono mettere in crisi un paese anche a partire da pochi elementi. Del resto, in Italia, negli anni di piombo, abbia- mo sperimentato la capacità destabilizzante del terrorismo di fronte a uno Stato forte e sorretto dal consenso. Tanti possono muovere

par hasard si le terrorisme islamique s’est adressé avec tant d’attention au monde africain et que les services américains en sont conscients. Une telle misère attend son vengeur, que ce soit un Ben Laden ou un Che Guevara. Une Afrique en crise crée de graves problèmes au-delà de ce continent. Je le répète depuis longtemps, mais cela sonne comme un motif visant à justifier une politique du bon cœur. Au contraire, c’est la preuve que la lutte contre la pauvreté est raisonnable et utile à tous: africains et euro- péens. Il y a une relation étroite entre la guerre et la pauvreté. La guerre est «mère de toutes les pauvretés»: elle appauvrit et laisse un héritage de pauvreté qui ne disparaît qu’avec le temps. Du point de vue statistique, les trente-deux pays du monde les plus pauvres sont les plus exposés aux conflits: vingt-deux d’entre eux ont souffert de guerres depuis 1990 à nos jours. D’autres pays, frappés par la guerre comme l’Afghanistan ou le Libéria, ne figurent pas dans les statistiques de la pauvreté par manque de données fiables. Notre paix est fragile. Tout le monde peut faire la guerre. Une poignée d’individus peut déstabiliser un pays tout entier. Je m’en suis rendu compte très souvent, en Afrique: les guérillas menées par quelques éléments peuvent mettre un pays en crise. Du reste, pendant les “anni di piombo” en Italie, nous avons expérimenté la capacité déstabilisante du terrorisme face à un État fort et soutenu par le consensus. Nombreux sont ceux qui

fully directed to the African world and that the US secret services are aware of this. So much deprivation awaits its avenger, whether Bin Laden or Che Guevara. An Africa in crisis provokes serious problems beyond the continent. I have repeated this many times, but I believe it is a reason to ju- stify an open-hearted policy. Moreover, it proves that the fight against poverty is worthy and profitable for all concerned, Africans and Europeans. There is a strong connection between war and poverty. War is “the mother of all poverties”, depriving and leaving an inhe- ritance of scarcity that only time can reabsorb. From a statistical point of view the thirty-two poorest countries in the world are those most exposed to conflicts, no less the twenty-two of them being hit by war since 1990. Other war-ridden countries, such as Afghani- stan or Liberia, do not even appear in the poverty statistics due to lack of reliable data. Our peace is fragile. Anyone can make war. Few can destabilize entire nations. I have seen this many times in Africa. Guerrilla warfare can bring down a country with just a few elements. In Italy even, the “anni di piombo” demonstrated the destabilizing capacity of ter- rorism against a strong, well-supported Government. There are many able to provoke war and use terrorism. Arms, even the most for- 382 Parte Terza La Tregua Olimpica

guerra e usare il terrorismo. Tanti hanno a disposizione armi, anche le più temibili. > Andrea Riccardi > Questo potere negativo di tanti è una condizione particolare del nostro tempo. Infatti il nostro è un tempo in cui gli uomini e le donne contano. Questa mia affermazione sembrerà infondata. Si parla molto di forte concentrazione di poteri. Tanti Stati non contano niente. Ci si potrebbe chiedere quali dei nostri paesi europei contano. Questo avviene – lo dico per inciso – anche perché scelgono di non contare e sono totalmente assorbiti dai problemi e dalle logiche politiche interne. Ma è un altro discorso. In realtà oggi gli uomini e le donne tornano a contare. Ne è indice il salto in avanti dell’alfabetizzazione. Tra il 1980 e il 2000 è avvenuta una rivoluzione culturale che ha conseguenze sul rapporto tra gli individui e il loro ambiente ed incide profondamente sulle aspettative dei singoli. Nel 1980 i cinesi alfabetizzati erano il 66%, oggi sono l’85%. Ci sono anche sviluppi spettacolari: in Nige- ria, questo colosso africano dove è tanto delicata la convivenza tra cristiani e musulmani, si è passati dal 33 al 64%; in Costa d’Avorio dal 27 al 47%; in Mali dal 14 al 40%. L’alfabetizzazione degli adulti si stima che raggiungerà nel 2010 l’83% a livello globale, par- tendo dal 63% del 1970. peuvent faire la guerre et utiliser le terrorisme. Les armes, même les plus terribles, sont à la disposition du plus grand nombre. Ce pouvoir négatif aux mains d’une masse de gens est une condition particulière de notre temps. En effet, notre temps est un temps où les hommes et les femmes comptent. Cette affirmation de ma part pourra paraître sans fondement. On parle beaucoup de forte concentration des pouvoirs. De nombreux États ne comptent pas. On pourrait se demander quels sont les pays européens qui comptent. Ceci arrive – soit dit en passant – notamment parce qu’ils choisissent de ne pas compter et sont totalement absorbés par des problèmes et des logiques internes. Mais c’est un autre débat. En réalité, aujourd’hui les hommes et les femmes comptent de nouveau. C’est ce que montre le bond en avant de l’alpha- bétisation. Entre 1980 et 2000, une révolution culturelle a eu lieu avec de grandes conséquences sur les relations entre les individus et leur mi- lieu, et influe profondément sur les attentes individuelles. En 1980, 66% des chinois étaient alphabétisés, aujourd’hui ils sont 85%. Il y a éga- lement des développements extraordinaires: au Nigeria, ce colosse africain où la cohabitation entre chrétiens et musulmans est si délicate, on est passé de 33 à 64%; en Côte d’Ivoire de 27 à 47%; au Mali de 14 à 40%. On estime que l’alphabétisation des adultes dans le monde at- teindra 83% en 2010 alors qu’elle était de 63% en 1970. midable, are openly available. This negative power of so many is a situation particular to our times. In fact, in our times men and women count. This claim may seem unfounded. We hear much talk of a strong concentration of power. Many nations do not count at all. We could ask which European countries count. This happens, incidentally, also because they choose not to be counted, being totally absorbed by internal problems and political logic. But that is another matter. Today in effect, men and women count once again. The leap forward in literacy is just one illustration. Between 1980 and 2000 there was a cultural revolution affecting the relationship between individuals and their environment and this had a profound impact on in- dividual expectations. In 1980 the literacy rate in China was 66%, today it is 85%. There has been outstanding progress also: in Nige- ria, this African giant where the co-existence of Christian and Muslims remains delicate, literacy has increased from 33 to 64%; in the Ivory Coast from 26 to 46%; in Mali from 14 to 40%. By 2010 it is expected that adult literacy will reach 83% worldwide, compared with 63% in 1970. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 383

> Andrea Riccardi > Gli uomini e le donne contano: si mettono in rete, aspettano, si muovono. Possono molto più di ieri, perché sanno più di ieri. Infatti – lo ripeto – molti possono fare la guerra. Gli uomini e le donne non si possono escludere. Io non sono un patito dell’espressione “società civile”, perché rischia di rappresentare un mito. Ma la gente conta, non va esclusa. Bisogna parlare con gli uomini, con le loro comunità, comprenderli. L’esclusione e la marginalizzazione sono ingiuste e pericolose. Per questo bisogna creare una rete virtuosa tra i paesi, le regioni, le città, tra Nord e Sud. C’è bisogno di politica internazionale, di dialo- go tra mondi, di incontro tra religioni e civiltà, di incroci di culture e di vissuti. È vero: gli Stati sono spesso deficitari come politica in- ternazionale. Quando viaggio per l’Africa, posso constatare la caduta di interesse politico del nostro paese per molti Stati africani. Non era così vent’anni fa. Non era così ancora nel 1992, quando il Governo italiano decise di inviare i soldati per favorire l’avvio del proces- so di pace in Mozambico, con l’appoggio dell’allora Ministro della Difesa, un grande e onesto realista come Nino Andreatta. Gli Stati sono deficitari, ma ci sono molti altri soggetti nel mondo. Infatti, se tutti possono fare la guerra, tutti possono lavorare per fare la pace o per mantenere la pace, per allargare i tempi e gli spazi della tregua. Nel mondo globalizzato i soggetti si qualificano anche per la loro ca-

Les hommes et les femmes comptent: ils se connectent en réseaux, ils attendent, ils bougent. Ils peuvent beaucoup plus qu’hier parce qu’ils savent plus qu’hier. En effet – je le répète – tout le monde peut faire la guerre. On ne peut pas exclure les hommes et les femmes. Je ne suis pas fanatique de l’expression “société civile” parce qu’elle risque de représenter un mythe. Mais les gens comptent. On ne peut pas les exclure. Il faut parler avec les hommes, avec leurs communautés, les comprendre. L’exclusion et la marginalisation sont injustes et dangereuses. Pour ce faire, il faut créer un réseau vertueux entre les pays, les régions, les villes, entre le Nord et le Sud. Le monde a besoin d’une politique in- ternationale, de dialogue entre les mondes, de rapprochement entre les religions et les civilisations, de croisements de cultures et d’expériences. C’est vrai: les États sont souvent déficitaires en politique internationale. Quand je voyage en Afrique, je constate la baisse de l’intérêt politique de notre pays pour de nombreux États africains. Ce n’était pas le cas il y a vingt ans. Ce n’était pas le cas en 1992, quand le Gouvernement italien décida d’envoyer des soldats pour favoriser l’essor du processus de paix au Mozambique, avec le soutien du Ministre de la Défense de l’époque, un grand et honnête réaliste comme Nino Andreatta. Les États sont déficitaires mais il y a beaucoup d’autres sujets dans le monde. En effet, si tout le monde peut faire la guerre, tout le monde peut aussi œuvrer à la paix ou au maintien de la paix, pour agrandir les temps et

Men and women do count: they find each other through the Internet, they wait, and they act. They can do this much more easily than before, because they are more knowledgeable than before. I repeat, many can make war. Men and women cannot be excluded. I am not a fan of the expression “Civil Society”, because there is a risk that it represents a myth. But people count, we can’t forget them. We need to speak to the people, their communities, and understand them. Exclusion and marginalization are unfair and dangerous. Therefore we need to create a moral network between countries, regions, cities, North and South. There is a need for international po- licy, communication between worlds, convergence between religions and civilizations, cultural and experience sharing. It’s true: Cen- tral Governments are often not too smart when it comes to international policy. When I travel in Africa, I can see a drop in political in- terest in our country by many African States. Not so twenty years ago. Nor was it even in 1992, when the Italian Government decided to send troops to help launch the peacekeeping process in Mozambique, backed by the Defence Minister at that time, Nino Andreat- ta, a great and honest realist. Central Governments may lack the initiative, but there are many other factions in the world. In fact, if all of them can make war, then all of them can work towards peace or to keep peace, to widen the times and the extent of a 384 Parte Terza La Tregua Olimpica

pacità di essere in rete con altri. Le Città, ad esempio, contano se vogliono, se si impegnano con i loro mezzi. Per questo sono venuto vo- > Andrea Riccardi > lentieri a questa iniziativa del Comune di Torino, a cui sono stato gentilmente invitato: credo nel ruolo che una Città, con un suo pro- filo internazionale, può avere nel mondo. Vorrei dire che, in un certo senso, nessun soggetto nel mondo globalizzato può vivere solo di politica interna, perché il mondo lo rag- giunge con l’emigrazione, gli scambi e il commercio. E qui c’è il genio di una Città, che ha nei suoi cromosomi frammenti di mondialità e che può valorizzarli come luogo d’incontro, che può proiettarsi in tante parti del mondo: tessere una delle reti che coinvolgono gli uo- mini e le donne, i luoghi del loro vivere, in una convivenza con gli altri. Infatti oggi non si vive più solo con i vicini, ma siamo tutti, vo- lenti o nolenti, alla finestra del mondo. Il mondo ci raggiunge nel locale; che questa sia un’esperienza arricchente o sconcertante, è la nostra realtà. Gli scambi, una politica di presenza, un’azione internazionale, sono reti di pace che danno umanità ai flussi della globa- lizzazione, che prevengono i conflitti, che tengono dentro alterità. La pace è fragile ed assomiglia ad una tregua. Ma molti possono lavorare per allargare la tregua. È una possibilità insita nel mondo con- les espaces de trêve. Dans un monde globalisé, les sujets se distinguent par leur capacité d’entrer en réseau avec les autres. Les Villes, par exemple, comptent si elles le veulent, si elles s’engagent avec leurs moyens. C’est pour cela que je suis venu volontiers à cette initiative de la Ville de Torino, où j’ai été aimablement invité: je crois dans le rôle qu’une Ville, avec son profil international, peut jouer dans le monde. Je souhaiterais dire que, dans un certain sens, aucun sujet du monde globalisé ne peut vivre uniquement de politique interne, parce que le monde l’atteint par l’émigration, les échanges et le commerce. C’est là qu’entre en scène le génie d’une Ville, qui porte dans ses gènes des fragments de mon- dialité et qui peut les mettre en valeur comme lieu de rapprochement, qui peut se projeter dans tant de régions du monde: tisser une des toiles qui im- pliquera les hommes et les femmes, leurs lieux de vie, dans une cohabitation avec les autres. On ne vit plus aujourd’hui uniquement avec les voi- sins: nous sommes tous, qu’on le veuille ou non, à la fenêtre sur le monde. Le monde nous atteint localement, que ce soit une expérience enrichissante ou déconcertante: c’est notre réalité. Les échanges, une politique de présence, une action internationale, sont des réseaux de paix qui confèrent de l’humanité aux flux de la mondialisation, qui préviennent les conflits, qui contiennent de l’altérité. La paix est fragile et ressemble à une trêve. Mais beaucoup d’entre nous peuvent travailler à agrandir la trêve. C’est une possibilité inhérente au monde truce. In the globalised world factions qualify as such also for their capacity to form networks with others. Local Authorities, for exam- ple, count if they want to, if they make the effort. For this reason I was happy to accept the kind invitation to participate in this initia- tive of the City of Torino. I believe in the role that a Local Authority with an international profile can play in the world. In a certain sense, I would like to say that no subject in a globalised world can live by internal politics alone, because it comes into con- tact with the world through immigration, exchange and trade. It is in this that the genius of a Local Authority lies, with fragments of globalisation in its chromosomes for use as starting points and for its self-promotion worldwide, weaving networks involving people and their hometowns, in co-existence with others. Nowadays we no longer merely live next door to our neighbours, but are all, like it or not, a window upon the world. The world reaches us locally, and whether it is an enriching or disconcerting experience, it is real. Exchanges, representative policy, international action, are all peace networks that give a humanitarian touch to globalisation, pre- vent conflict, and welcome diversity. Peace is fragile and resembles a truce. But many can work to extend the truce. It is an option intrinsic to the modern world. If Chur- Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 385

> Andrea Riccardi > temporaneo. Se Churchill diceva che la guerra è una cosa troppo seria per lasciarla ai militari, direi che la pace è una cosa troppo seria per lasciarla ai diplomatici o ai militari. C’è un grande spazio per tutti i soggetti. Naturalmente non dobbiamo delegittimare le Isti- tuzioni che rappresentano il bene comune: lo Stato o le organizzazioni internazionali. L’ONU, con le sue debolezze, ricorda la esistenza di un bene comune internazionale, tanto evidente com’è evidente la realtà dell’ambiente o quella del contagio delle crisi. Lo Stato è un valore, proprio dove mancano quasi tutte le risorse. Me ne sono reso conto in Africa di come lo Stato rappresenti la risorsa dei più poveri. Tutti possiamo lavorare per la pace. Sono stato invitato a parlare in questa occasione per quello che ritengo il mio titolo migliore: l’espe- rienza di umanità fatta dalla «Comunità di Sant’Egidio». Siamo una comunità di cristiani, nata a Roma nel 1968, oggi presente in tan- ti paesi del mondo. A Sant’Egidio e grazie alla mediazione della «Comunità», dopo due anni e mezzo di negoziati tra Governo del Mozambico e guerriglia, si è posta fine alla guerra civile che ha insanguinato il paese con più di un milione di morti. Fu un’iniziativa che prendemmo dopo anni di cooperazione in Mozambico, constatando che niente andava a buon segno in quel paese senza pace. Per-

contemporain. Si Churchill disait que la guerre est une chose trop sérieuse pour la laisser aux militaires, je dirais que la paix est une chose trop sé- rieuse pour la laisser aux diplomates ou aux militaires. C’est un vaste espace pour tous les sujets. Naturellement, nous ne devons pas délégitimer les Institutions qui représentent le bien commun: l’État ou les organisations internationales. L’ONU, avec ses points faibles, rappelle l’existence d’un bien commun international, aussi évident que la réalité de l’environnement ou celle de la contagion des crises. L’État est une valeur, là où presque toutes les ressources font défaut. En Afrique, j’ai constaté combien l’État représentait la ressource des plus pauvres. Tout le monde peut œuvrer à la paix. J’ai été invité à parler à cette occasion pour ce que j’estime être mon plus grand titre: l’expérience d’huma- nité vécue par la «Comunità di Sant’Egidio». Nous sommes une communauté de chrétiens, née à Rome en 1968, aujourd’hui présente dans de nombreux pays du monde. A Sant’Egidio, grâce à la médiation de la «Comunità», après deux ans et demi de négociations entre le Gouverne- ment du Mozambique et la guérilla, la guerre civile qui avait ensanglanté le pays avec plus d’un million de morts prit fin. C’est une initiative que nous entreprîmes après des années de coopération au Mozambique, constatant que rien n’allait comme il fallait dans ce pays sans paix. Parce que la guerre est mère de toutes les pauvretés et engendre en permanence de nouvelles pauvretés. Ainsi nous décidâmes d’agir pour qu’un

chill said that war is something too serious to be entrusted to military men, I would say that peace is too serious to be entrusted to di- plomats or military men. There is an enormous gap between the two. Clearly we must not de-legitimise Institutions that represent the common good: Central Government and international organizations. The UN, for all its weaknesses, demonstrate the existence of an international common good, just as evident as the environment situation or that of crisis-spreading. A Central Government is an asset, where almost all other resources are non-existent. In Africa, for example, I saw the extent to which the Government is actually the re- source of the poor. We can all work for peace. I was invited to speak here today from a viewpoint of what I consider to be my best qualification: the huma- nitarian experience of the “Comunità di Sant’Egidio”. We are a Christian community, founded in Rome in 1968, and are now present in many different countries. At Sant’Egidio and through “Comunità” mediation, after two and a half years of negotiations between the Mozambique Government and guerrillas, the civil war which steeped the country in the blood of more than a million dead was fi- nally stopped. This was an initiative that we launched after years of cooperation in Mozambique, realising that nothing worked in that 386 Parte Terza La Tregua Olimpica

ché la guerra è la madre di tutte le povertà e produce continuamente nuove povertà. Così decidemmo di operare perché un Governo > Andrea Riccardi > afromarxista, quello mozambicano, e una guerriglia dai contorni incerti si sedessero al tavolo dei negoziati. Fu una lunga scuola di dialogo ma una grande soddisfazione vedere passare due parti dal conflitto armato a quello politico. Ed oggi il Mozambico, uno dei paesi più poveri dell’Africa, rappresenta un modello di sviluppo e di democrazia. Sono stato invitato a parlare al Parlamento mozambi- cano e sono rimasto commosso nel vedere la guerriglia, quella che ho conosciuto ai negoziati di Roma, sedere sui banchi delle oppo- sizioni e l’ex partito unico rappresentare la maggioranza. Il ruolo della «Comunità di Sant’Egidio» per la pace in Mozambico è stato rivelatore della forza di pace che possiede un soggetto che non ha nessun interesse se non la pace. Ha scritto Boutros Boutros-Ghali descrivendo i negoziati di pace per il Mozambico come “for- mula italiana”: «Se la parola chiave è sembrata più volte amicizia, dialogo, flessibilità, l’esito di tutto il lavoro è stato un rilevante corpo di documenti interessante dal punto di vista del diritto internazionale e delle metodologie adottate... Il convergere di più soggetti, governativi e non governativi, in tempi e modi dettati dall’intelligenza di una mediazione paziente, merita in futuro considerazione

Gouvernement africain marxiste, celui du Mozambique, et une guérilla aux contours indéfinis s’assoient à la table des négociations. Ce fut une longue école de dialogue mais une grande satisfaction de voir deux parties passer du conflit armé à celui de la politique. Aujourd’hui le Mozambique, l’un des pays les plus pauvres d’Afrique, représente un modèle de développement et de démocratie. J’ai été invité à parler au Par- lement mozambicain et j’ai été ému de voir la guérilla, celle que j’ai connue pendant les négociations de Rome, s’asseoir sur les bancs de l’oppos- ition et l’ex-parti unique représenter la majorité. Le rôle de la «Comunità di Sant’Egidio» pour la paix au Mozambique a été révélateur de la force de paix que possède un sujet qui n’a d’autre intérêt que la paix. Décrivant les négociations pour la paix au Mozambique, Boutros Bou- tros-Ghali a écrit en parlant de “formule italienne”: «Si le mot clé a souvent semblé être amitié, dialogue, flexibilité, le résultat de tout ce travail est un important ensemble de documents intéressant du point de vue du droit international et des méthodologies adoptées… La convergence de plusieurs sujets, gouvernementaux ou pas, dans des temps et des modes dictés par l’intelligence d’une médiation patiente, méritera à l’avenir une considération plus approfondie». C’est une expérience qui nous a conduits à continuer de travailler pour la paix en Afrique et ailleurs, dans des fonctions différentes. C’est le country without peace. Because war is the mother of all poverties and constantly produces new poverty. So we decided to arrange for an Afro-Marxist Government, that of Mozambique, and a group of guerrillas with poorly-defined aims to sit around the negotiating table. It was a long drawn-out discussion but it was an enormous satisfaction to see the two parties transform armed conflict into poli- tics. And today, Mozambique, one of the poorest countries in Africa, is a leading model of development and democracy. I was invited to speak before the Mozambican Parliament and was moved to see the guerrillas, that I had met during negotiations in Rome, on the opposition benches and the former single party now representing the majority. The peace-building role of “Comunità di Sant’Egidio” in Mozambique was an indicator of the power of peace in a faction that is not interested in peace at all. In describing the Mozambique peace negotiations as an “Italian formula” Boutros Boutros-Ghali suggested that if the keywords at times seemed to be friendship, dialogue and flexibility, the outcome was a meaningful series of documents, in- teresting from the points of view of both international rights and the methodologies adopted. He added that the mix of government and NGO activities, with timing and methods dictated by the good practice of patient mediation, warranted further investigation for Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 387

> Andrea Riccardi > più approfondita». È stata un’esperienza che ci ha condotto a continuare a lavorare per la pace in Africa e altrove, anche se con vari ruoli. È il caso del Burundi, dove si è operato per il disarmo nel quadro dei negoziati condotti da Nelson Mandela. È stato anche il caso della Liberia, dove la «Comunità di Sant’Egidio» ha aiutato per una rapida pacificazione; o del Togo, per cui abbiamo favorito un in- contro – spero promettente – tra il Presidente e il leader dell’opposizione in esilio. Non voglio insistere sull’esperienza particolare, ma la considero rivelatrice di una potenziale capacità di lavorare per la pace. A partire dal terreno accidentato dei combattenti emerge una constatazione: lavorare per la pace è possibile e non bisogna rinunciarci! Nel mondo globalizzato tanti, troppi, possono fare la guerra, ma molti possono lavorare e fare la pace. La nostra pace è fragile. Ma non dobbiamo cedere alla tentazione di assumere la cultura di guerra. «La guerra – scrive Chris Hedges – rende il mondo più comprensibile, come un quadro in bianco e nero». È una comprensione terribile. In realtà il mondo odierno è diffi- cile. Chi si sa orientare, pur essendo di media cultura, nel conflitto hutu-tutsi in Ruanda? Quant’era più facile invece collocarsi nella lotta tra Nord e Sud Vietnam! Dipendeva dalle proprie opzioni politico-ideologiche. Di fronte alla televisione la gente si affanna a

cas du Burundi, où l’on a œuvré pour le désarmement dans le cadre des négociations menées par Nelson Mandela. C’est également le cas du Libéria, où la «Comunità di Sant’Egidio» a contribué à une pacification rapide; ou du Togo, où nous avons favorisé un rapprochement – que j’espère prometteur – entre le Président et le leader de l’opposition en exil. Je ne souhaite pas insister sur une expérience particulière, mais je la considère comme révélatrice d’une capacité potentielle de travailler pour la paix. À partir du terrain accidenté des combattants, une constata- tion est évidente: travailler pour la paix c’est possible et il ne faut pas y renoncer! Dans ce monde globalisé, nombreux d’hommes, beaucoup trop, peuvent faire la guerre, mais beaucoup d’autres peuvent travailler et faire la paix. Notre paix est fragile. Mais nous ne devons pas céder à la tentation d’entrer dans une culture de la guerre. «La guerre – écrit Chris Hedges – rend le monde plus compréhensible, comme un tableau en noir et blanc». C’est une compréhension terrible. En réalité, le monde d’aujourd’hui est com- plexe. Qui sait s’orienter, même avec une culture moyenne, dans le conflit entre hutu et tutsi au Rwanda? Comme c’était plus facile de se situer dans la lutte entre le Nord et le Sud du Vietnam! Cela dépendait de ses options politiques et idéologiques. Devant la télévision, les gens s’efforcent de comprendre les problèmes de pays lointains. Ils se demandent: «Pour qui je suis?». Puis un sentiment d’impuissance naît, ce qui n’est ni beau ni

similar negotiations in future. This experience led us on to work for peace in Africa and elsewhere, albeit with different roles. In Burundi, for example, we were active members of the military disarmament negotiations headed by Nelson Mandela. It was also the case in Liberia, where the “Comunità di Sant’Egidio” helped in reaching a rapid peace agreement; or in Togo, where we worked to arrange a meeting – promising, hopefully – between the President and the exiled leader of the opposition. I have no wish to overdo comments on this particular experience, but I consider them an indicator of a potential peacebuilding capacity. From the difficult terrain covered by the combatants, one observation emerges: peace-building is possible and we should never give up! In a globalised world, many, too many, are able to make war, but many can also work to make peace. Our peace is fragile. But we must not give in to the temptation to become involved in the customs of war. As Chris Hedges wrote, “war makes the world more comprehensible, like a painting in black and white”. It is a frightening comprehension. In effect, today’s world is tough. Who can find is on way even with an average cultural background, in the hutu-tutsi conflict in Rwanda? Orientation was so 388 Parte Terza La Tregua Olimpica

capire i problemi di paesi lontani. Si chiede: da che parte stare? Poi matura un senso di impotenza, che non è né bello né utile. Vediamo > Andrea Riccardi > tutto con la televisione o Internet, ma capire e orientarsi è difficile. C’è necessità di una cultura geopolitica più vasta; bisogna fare un salto a questo livello. Non si sta nel mondo globalizzato solo con la piantina mentale del proprio quartiere. Il vuoto di cultura, ma anche le sfide dei grandi problemi, favoriscono il successo dei terribili semplificatori. Dire oggi che tutto il mon- do musulmano è, se non attivamente almeno potenzialmente, contro l’Occidente o che l’Islam è una religione di violenza terrorizza ed affascina. «Almeno sappiamo con chi combattere!», si dice. Ma questo è proprio il riconoscimento che Bin Laden vuole, presentandosi attraverso i media come il nuovo califfo di un Islam globale. È quell’Islam che affascina immigrati spaesati, oppositori nei paesi musul- mani, ricchi svuotati, combattenti… Ma l’Islam è molteplice, con il suo miliardo di fedeli, fra mondo arabo e mondo asiatico, con l’In- donesia così varia, i tanti Islam nazionali. Certo – come afferma Meddeb – oggi il mondo musulmano passa una stagione di malaise; ma è altra cosa! Mi perdonerete l’esempio, trattato in modo rapido. Ma il mondo non può ridursi alla lettura dei semplificatori. Meglio aspettare a utile. Nous voyons tout – avec la télévision ou Internet – mais comprendre et se situer reste difficile. Une culture géopolitique plus vaste est nécessai- re; il faut atteindre ce degré. On ne peut pas vivre dans un monde globalisé avec le schéma mental de son quartier. Le vide culturel, mais aussi les défis que constituent les grands problèmes, favorisent le succès des terribles simplificateurs. Dire aujourd’hui que le monde musulman est entièrement, sinon activement au moins potentiellement, contre l’Occident ou que l’Islam est une religion violente terrorise et fascine. «Au moins, nous savons contre qui nous battre!», dit-on. Mais c’est précisément ce que recherche Ben Laden, en se présentant à travers les media comme le nouveau calife d’un Islam global. C’est cet Islam qui fascine les immigrés dépaysés, les opposants des pays mus- ulmans, les riches vidés, les combattants. Mais l’Islam est multiple, avec son milliard de fidèles, entre monde arabe et monde asiatique, avec l’Indonésie aussi variée, les innombrables Islam nationaux… Bien sûr, comme l’affirme Meddeb, aujourd’hui le monde musulman traverse une période de malaise, mais c’est autre chose! Vous me pardonnerez cet exemple, traité rapidement. Mais le monde ne peut se réduire à la lecture des simplificateurs. Il vaut mieux attendre d’avoir compris plutôt que de céder aux simplifications. Et puis, il y a les simplifications diffuses dans le monde musulman par rapport à much easier in the war between North and South Vietnam! It all depended on your political and ideological options. In front of the te- levision, people struggle to understand the problems of far-off countries. They ask themselves: “Which side should we support?” This develops a sense of impotency, which is neither good nor useful. We see everything – via TV or the Internet – but understanding and orientation are difficult. A much wider geopolitical culture is needed, and a leap forward to that level must be made. You cannot sur- vive in a globalised world if your mental map shows only your own district. The culture vacuum, and also the challenge of mass problems, favour the success of worrying simplifiers. To say that nowadays the en- tire Muslim world is, if not actively at least potentially, against the West or that Islam is a religion of violence, terrorises and fascinates. “At least we know who to fight with!” – we might say. But this is the very recognition that Bin Laden seeks, presenting himself through the media as the new khalif of global Islam. It is that Islam that fascinates disoriented immigrants, opposers of Muslim countries, tho- se devoid of their wealth, combatants… But Islam is multi-faceted, with a billion of followers, between Arab and Asian, so many varia- tions in Indonesia, and the many national Islams. Certainly, as Meddeb says, the Muslim world is currently suffering a period of ma- Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 389

> Andrea Riccardi > capire che cedere alle semplificazioni. Ci sono poi le semplificazioni diffuse nel mondo musulmano rispetto all’Occidente. Si pensi che l’opera di Huntington – di cui è stata data una lettura riduttiva, intendendola solo come scontro di civiltà – ha avuto un buon suc- cesso negli ambienti fondamentalisti, come ricorda Gilles Kepel. Uno sguardo semplificatore discetta del destino di milioni di persone, di vari paesi, di culture. Il mondo è complesso: globalizzazione o facile accesso alla comunicazione non possono ridursi a formule sem- plificatrici. I problemi della pace sono complessi, ma non incomprensibili. C’è bisogno di chiamare più gente a sentirli come propri at- traverso un salto di partecipazione culturale, illuminati dalla consapevolezza e dalla speranza che tutti possono fare di più. Ero a Kigali, la capitale del Ruanda, per la Pasqua 2005; ho visitato il memoriale del genocidio, il Kigali Memorial Centre. Sono passati poco più di dieci anni da quei tragici eventi. Ci sono a tutt’oggi tante situazioni pendenti. L’aria è di tregua più che di pace. Le prigioni rigurgitano di gente da giudicare per il genocidio. Per strada si riconoscono i condannati per il loro abito rosa. Il Kigali Memorial è una ferita aperta: si vedono le bare degli assassinati, una sequela di immagini guida il visitatore al punto focale, una sala tappezzata di teschi. Come è stato possibile che i vicini di casa abbiano assassinato quelli con cui vivevano da sempre? Infatti gli assassini non venivano da

l’Occident. Citons l’œuvre de Huntington – dont une lecture réductrice a été faite qui n’y voit qu’un choc entre civilisations – qui a rencontré un certain succès dans les milieux fondamentalistes, comme Gilles Kepel rappelle. Un regard simplificateur disserte sur le destin de millions de personnes, de divers pays, de cultures. Le monde est complexe: mondialisation ou accès facile à la communication ne peuvent se réduire à des formules simplificatrices. Les problèmes de la paix sont complexes, mais pas incompréhensibles. Il faut appeler plus de gens à les ressentir comme leurs problèmes à travers une intensification de la participation culturelle, éclairés par la conscience et l’espoir que tout le monde peut faire davantage. Je suis allé à Kigali, la capitale du Rwanda, à Pâques 2005; j’ai visité le mémorial du génocide, le Kigali Memorial Centre. Plus de dix ans ont passé depuis ces événements tragiques. Encore aujourd’hui, il y a encore beaucoup de situations provisoires. L’ambiance est plus proche de la trêve que de la paix. Les prisons sont pleines de gens en attente de procès pour le génocide. Dans la rue, on reconnaît les condamnés à leur ha- bit rose. Le Kigali Memorial est une blessure ouverte: on voit les cercueils des assassinés, une kyrielle d’images guide les visiteurs vers le centre nerveux, une salle tapissée de crânes. Comment est-il possible que des voisins aient assassiné des gens qui vivaient à leurs côtés depuis toujours?

laise – but this is different! Please excuse my citing such a rapid example. But the world cannot be reduced to a mere reading by simplifiers. It is better to wait to understand than to give in to simplifiers. Then there are the simplifications heard in the Muslim world about the West. The work of Huntington – of which only a reductive version was issued, intended only as a clash of civilisations – met with great success in funda- mentalist spheres, as Gilles Kepel recalls. A simplified outlook used to decide the destiny of millions of people, from different coun- tries, different cultures. The world is complex: globalisation or easy access to communication cannot be reduced to simple formulas. The problems of peace are complex, but not incomprehensible. More people need to be called upon to adopt them as their own through a leap forward in cultural participation, clear in the knowledge and hope that everyone can do much more. I was in Kigali, the Rwanda capital, at Easter 2005, and visited the memorial to genocide – the Kigali Memorial Centre. More than ten years have past since those tragic events. Yet still today, many situations are still in mid-air. The air is one of truce, not of peace. The pri- sons are overflowing with people awaiting sentence for genocide. The condemned can be recognised on the street by their pink robes. 390 Parte Terza La Tregua Olimpica

lontano, ma erano i vicini. La domanda è la stessa di Sarajevo. > Andrea Riccardi > Le immagini del Kigali Memorial Centre manifestano la paura di vivere con gli altri, che è divenuta violenza, anche se i tutsi non sono diversi in niente, nemmeno nella lingua, dagli hutu. Come a Gerusalemme, allo Yad Vashem, al memoriale della Shoah, anche a Kigali il ricordo dei bambini è l’aspetto più sconvolgente. Di Francine Murenzi Ingabire, dodici anni, si ricorda come il piatto preferito fossero le uova fritte e il suo sport il nuoto; si aggiunge che è stata uccisa con il machete. A questi bambini è stata rubata tutta la vita. La do- manda che aleggia, mentre ci si muove mestamente nel Memorial, è sul futuro: come potranno vivere ancora insieme? È una domanda che riguarda tante situazioni africane. È stato il dramma della ex-Jugoslavia. È quello dell’Iraq, del Medio Oriente, del- la Terra Santa. È quello di grandi paesi come l’Indonesia, con più di 15000 isole. Ma è anche la domanda del rapporto delle nostre città con gli immigrati. È la questione delle migliaia di minoranze e dei poteri maggioritari nel mondo. Come vivere insieme? È una doman- da antica nella storia, quella che ha dominato il secolo passato, a cui spesso si è risposto con divorzi, con la nascita di nuove nazioni, ma anche purtroppo con guerre e massacri. La domanda resta anche in Stati nazionali che si sono voluti omogenei. Nessuno oggi può vi-

En effet, les assassins ne venaient pas de loin, c’était des voisins. Même question pour Sarajevo. Les images du Kigali Memorial Centre manifestent la peur de vivre avec les autres qui s’est transformée en violence, même si les tutsi ne sont en rien différents, même du point de vue de la langue, des hutu. Comme à Jérusalem, à Yad Vashem, au mémorial de la Shoah, à Kigali, le souvenir des enfants est l’aspect le plus bouleversant. De Francine Murenzi Ingabire, douze ans, on se souvient que son plat préféré était les œufs sur le plat et son sport favori la natation; on ajoute qu’elle a été tuée à coups de machette. C’est toute la vie de ces enfants qu’on a volée. La question qui vient alors à l’esprit, alors qu’on avance tristement dans le Memorial, concerne l’avenir: comment pourront-ils vivre encore ensemble? C’est une question qui concerne de nombreuses situations africaines. Ça a été le drame de l’ex-Yougoslavie. C’est celui de l’Irak, du Moyen-Orient, de la Terre Sainte. C’est celui de grands pays comme l’Indonésie, avec plus de 15000 îles. Mais c’est aussi la question du rapport de nos villes aux immigrés. C’est la question des milliers de minorités et des pouvoirs majoritaires dans le monde. Comment vivre ensemble? C’est une question vieille comme l’histoi- re, celle qui a dominé le siècle dernier, à laquelle on a souvent répondu par le divorce, par la naissance de nouvelles nations, mais aussi et malheu- reusement par des guerres et des massacres. La question persiste aussi dans des États nationaux, qui se sont voulus homogènes. Personne aujour-

The Kigali Memorial is an open wound: the coffins of those assassinated are plainly visible, a sequel of images guiding the visitor to- wards the focal point – a room carpeted with skulls. How is it possible that people assassinated those neighbours who had always lived next door? The assassins, in fact, were not from far away but were neighbours. The same question could be asked of Sarajevo. Photographs of the Kigali Memorial Centre illustrate the fear of living with others, which became violence, even though the Tutsi are not different, not even in terms of language, from the Hutu. As with Yad Vashem in Jerusalem, and the Shoah memorial, the epitaphs of the children are the most tragic in Kigali too. Of Francine Murenzi Ingabire, twelve years old, the epitaph tells that her favourite dish was fried eggs and her favourite sport swimming. It adds that she was killed with a machete. Life was stolen from these children. The unanswered question, as you slowly move along the Memorial is for the future: how can they still live together? It is a question that concerns many African situations. It was the drama faced in ex-Yugoslavia. And in Iraq, the Middle East, the Holy Land. And in larger countries such as Indonesia, with over 15,000 islands. But it is also a question valid for the relations with immi- grants to our cities. It is the matter of the thousands of minorities and of the majority Authorities throughout the world. How can we Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 391

> Andrea Riccardi > vere in una condizione di purezza etnica o culturale: l’altro, se non ti raggiunge fisicamente, ti arriva vicino attraverso i flussi della glo- balizzazione. Come vivere insieme? Non è solo una domanda per il Ruanda, ma lo è anche per le nostre città italiane. Gli altri – vicini o lontani – sono tanti. Anche perché in questo mondo globalizzato tutti abbiamo riscoperto le nostre identità. Le nazioni non muoio- no. Le religioni non finiscono, come aveva previsto una certa sociologia, dominata dal dogma che la modernità avrebbe spazzato via le religioni con la secolarizzazione. Le religioni, le etnie, le culture non muoiono: sono identità che si ripropongono, si ristrutturano, tal- volta confliggono. Come vivere insieme? In questo mondo globalizzato, dove abbiamo anche gusti simili, dove pochi Stati fanno le grandi scelte, le tante identità esistono e si ripropongono. Il mondo è irriducibile ad una sola cultura, ad un solo impero, ad una sola religione, ad una sola egemonia politica o cul- turale che sia. Anche i più grandi devono vivere con i più piccoli, se vogliono stare in pace. Anche i piccoli possono nuocere. Bisogna vi- vere insieme. Come? È la domanda della pace. Se non trova risposta, ecco che si apre la strada alla guerra. Giovanni Paolo II, grande uomo del Novecento dall’acuto intuito geopolitico ma anche dall’appassionato fervore per la pace, che aveva

d’hui ne peut vivre dans une condition de pureté ethnique ou culturelle: l’autre, s’il ne vient pas physiquement, se rapproche à travers les flux de la mondialisation. Comment vivre ensemble? Ce n’est pas une question réservée au Rwanda, elle concerne aussi nos villes italiennes. Les autres – proches ou éloignés – sont nombreux. Surtout parce que, dans ce monde globalisé, tout le monde a redécouvert son identité. Les nations ne meurent pas. Les religions ne disparaissent pas, comme l’avait prédit une certaine sociologie, dominée par le dogme selon lequel la modernité aurait balayé les religions avec la sécularisation. Les religions, les ethnies, les cultures ne meurent pas: ce sont des identités qui se reproposent, se restructurent et s’op- posent parfois. Comment vivre ensemble? Dans ce monde globalisé où nous avons les mêmes goûts, où quelques États font les grands choix, les identités innombrables existent et se repro- posent. Le monde n’est pas réductible à une unique culture, à un unique empire, à une unique religion, à une unique hégémonie politique ou culturelle. Même les plus grands doivent vivre avec les plus petits, s’ils veulent vivre en paix. Même les plus petits peuvent nuire. Il faut vivre en- semble. Comment? C’est la question de la paix. Si elle ne trouve pas de réponse, la voix de la guerre est ouverte. Jean-Paul II, un grand homme du vingtième siècle, d’une fine intuition géopolitique mais aussi d’une ferveur passionnée pour la paix, lui qui

live together? It is a question as old as time, one that dominated the last century, and one often answered by divorce, by the birth of new nations, but also, unfortunately, by war and massacre. The question is also asked by national States that hoped to remain united. No one today can live in a condition of ethnic or cultural purity: the other, if not reached physically, is reached through the flow of glo- balisation. How can we live together? It is not only a question for Rwanda, but also for our own Italian cities. The others – near or far – are many. Also, because in this globalised world we have all discovered our own identities. Nations do not die. Religions do not come to an end, as predicted by a certain sociological viewpoint, dominated by the dogma that modern society would have swept away religion along with secularisation. Religions, races and cultures do not die: they are identities that are rehashed, restructured, and occasionally conflict. How can we live together? In this globalised world, where we even have similar tastes, where few Governments take big decisions, the many identities exist and come back. The world cannot be reduced to a single culture, a single empire, a single religion, a single political or cultural hegemony, or whatever. Even the biggest have to live with the smallest, if they wish to be left in peace. Even the smallest can be harmful. We have to 392 Parte Terza La Tregua Olimpica

conosciuto l’orrore della guerra e della Shoah, nel 1986 invitò ad Assisi i leader delle grandi religioni mondiali a pregare gli uni accanto > Andrea Riccardi > agli altri per la pace: non più – egli disse – gli uni contro gli altri. L’immagine di Assisi, quella dei diversi leader vicini, mostra che nes- suna religione è egemonica. Radicato profondamente nella fede cristiana, sentì che bisognava sottrarre le religioni alla logica dello scon- tro e mostrare la via del dialogo. Il dialogo come via per scoprire le condizioni per vivere insieme, per scoprire l’altro, per fare la pace. Ed è proprio in occasione di quell’incontro che Giovanni Paolo II chiese ai belligeranti di ogni parte del mondo un giorno di tregua. In un messaggio farneticante e aggressivo rivolto agli occidentali, Bin Laden ha scritto: «Loro vogliono il dialogo, noi la morte». È vero: noi non vogliamo la morte; non vogliamo morire. Tante guerre ci hanno insegnato il valore della vita, anche quella di un uomo anziano – troppo spesso disprezzata – o quella di un portatore di handicap, quella di un uomo o di un bambino lontani la cui scomparsa non avrebbe ricadute affettive sul nostro mondo. La pace vuol dire molte cose, ma innanzitutto significa salvare vite. È vero che noi non vogliamo la morte: l’arte del dialogo è la via per strappare una tregua, per salvare le vite, per costruire la pace, per rafforzare i legami tra mondi e culture che si guardano ostilmente. Ogni dialogo è una tregua, magari solo delle lotte tra culture o in mezzo allo scatenarsi avait connu l’horreur de la guerre et de la Shoah, invita en 1986 à Assise les leaders des plus grandes religions du monde à prier les uns à côté des autres pour la paix: non plus, dit-il, les uns contre les autres. L’image d’Assise, celles des différents leaders côte à côte, montre qu’aucune re- ligion n’est hégémonique. Profondément ancré dans la foi chrétienne, il sentit qu’il fallait soustraire les religions à la logique de la confronta- tion et montrer la voie du dialogue. Le dialogue comme voie de découverte des conditions permettant de vivre ensemble, de la découverte de l’autre, pour faire la paix. C’est précisément à l’occasion de cette rencontre en 1986 que Jean-Paul II demanda aux belligérants de toutes les ré- gions du monde un jour de trêve. Dans un message délirant et agressif adressé aux occidentaux, Ben Laden a écrit: «Ils veulent le dialogue, nous la mort». C’est vrai: nous ne voulons pas la mort; nous ne voulons pas mourir. Toutes les guerres passées nous ont appris la valeur de la vie, même celle d’un vieil homme – trop souvent mé- prisée – ou celle d’un handicapé, celle d’un homme ou d’un enfant éloignés dont la disparition n’aurait aucun effet affectif sur notre monde. La paix veut dire beaucoup de choses, mais elle signifie avant tout sauver des vies. Il est vrai que nous ne voulons pas la mort: l’art du dialogue est la voie pour arracher une trêve, pour sauver des vies, pour construire la paix, pour renforcer les liens entre les mondes et les cultures qui se regardent de manière live together. How? This is the question of peace. If no answer is found, it paves the path towards war. John Paul II, unforgettable leader of the 20th century, of great geopolitical intuition but also with a remarkable passion for peace, he who had seen the horrors of war and of the Shoah, in 1986 in Assisi invited the leaders of all major world religions to pray together for peace: never again – he said – one against the next. The image of Assisi, that of the many leaders gathered together, demonstrates that no religion is dominant. Deep-rooted in the Christian faith, he felt the need to remove religion from the logic of conflict and pave the way to dialogue. Dialogue as a way to discover conditions in which we can co-exist, discover the other, make peace. And it was at that same gathering in 1986 that John Paul II made a plea to all those in combat throughout the world to establish a one-day truce. In a fanatical and aggressive message to the West, Bin Laden said that we seek dialogue, whereas his followers seek death. True. We don’t seek death, nor do we want to die. So many wars have taught us the value of life, even that of an old man – too often belittled – that of a disabled person, that of a person or child in a distant land and whose death would not be mourned in our world. Peace means many things, but its primary meaning is to save lives. It is true that we do not seek death: the art of dialogue is the path to call for truce, to Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 393

> Andrea Riccardi > degli odi. Il nostro mondo è globalizzato, ma non unificato; è irriducibilmente al plurale ed in talune sue parti balcanizzato. Come vi- vere insieme, se non con l’arte paziente di dialogare, di mettere insieme le diverse identità, di far emergere un interesse comune e un senso di destino comune? La tregua fa emergere quello che unisce. Il dialogo evidenzia quello che unisce. La guerra approfondisce quel- lo che divide. L’altro non è così diverso come a volte crediamo: è simile, è dentro di noi. C’è un meticciato profondo di culture, storie, uomini che ci unisce in profondità, tanto che il Generale de Gaulle, un grande visionario, esclamava con le sue formule ardite: «L’avenir c’est métis!». Tanto ci unisce, anche se siamo diversi, irriducibilmente diversi. Il nostro mondo non è quello di una civiltà, di una religione o di una cultura. La vera civiltà oggi – mi pare – è quella del vivere insieme, del convivere. All’interno degli Stati nazionali; sugli scenari del mondo; tra mondi diversi. La pace è vivere insieme: questa è una grande civiltà, la vera civiltà globale. Fare vivere insieme diverse civiltà, etnie, nazioni, culture… Una simile impresa non si fa con una vittoria o con l’annientamento dell’altro. Non sarebbe giusto, ma nemmeno prudente. L’altro non può essere annientato, perché oggi troverebbe potenti risorse non per vincere, ma per rendere impossibile la vita del vincitore.

hostile. Tout dialogue est une trêve, rien que pendant les luttes entre les cultures ou pendant que la haine se déchaîne. Notre monde est mondialisé, mais non unifié; il est inévitablement au pluriel et dans de nombreuses régions balkanisé. Comment vivre en- semble, sinon avec l’art patient de dialoguer, de rassembler les différentes identités, de faire naître un intérêt commun et un sentiment de destin commun? La trêve fait apparaître ce qui unit. Le dialogue souligne ce qui unit. La guerre creuse ce qui sépare. L’autre n’est pas aussi différent que nous le croyons: c’est un semblable, il est en dedans de nous. C’est un métissage profond de cultures, d’histoires, d’hommes qui nous unit en profondeur, au point que le Général de Gaulle, un grand visionnaire, s’exclamait en une formule hardie: «L’avenir, c’est métis!». Tant de choses nous unissent, même si nous sommes différents, irrévocablement différents. Notre monde n’est pas celui d’une civilisation, d’une religion ou d’une culture. La vraie civilisation aujourd’hui – me semble-t-il – est celle du sa- voir vivre ensemble, de la cohabitation. A l’intérieur des États nationaux; sur les scènes du monde; entre mondes différents. La paix c’est vivre en- semble: voilà une grande civilisation, la vraie civilisation globale. Faire vivre ensemble plusieurs civilisations, ethnies, nations, cultures… Une telle entreprise ne se fait pas par une victoire ou par l’anéantissement de l’autre. Ce ne serait ni juste, ni prudent. L’autre ne peut pas être anéanti, parce

save lives, to build peace, to strengthen ties between worlds and cultures that look upon us with hostility. Every dialogue is a truce, even if only in conflict between cultures or in the midst of raging hatred. Our world is globalised, but not unified. It is implacably plural and in some parts balkanized. How can we live together, unless we know the patient art of dialogue, of combining different identities, of bringing out a common interest and a sense of a common de- stiny? Truce brings out that which unifies. Dialogue highlights that which unifies. War deepens that which separates. The next is not as different as we might think: it is similar, it is inside of us. There is a profound hybrid quality in cultures, histories and life that unites us deep within, so much so that in one of his most ardent speeches General de Gaulle, a great visionary, exclaimed: “L’avenir c’est mé- tis!”. So we become united, even though we are different, obstinately different. Our world is not one of one civilisation, one religion or one culture. Real civilisation today, in my opinion, is living together, co-existing. Within National States; in world scenarios; between different worlds. Peace means living together: this is a great civilisation, a true glo- bal civilisation. To convince different civilisations, races, nations, cultures to live together… and a similar task is not achieved by victory 394 Parte Terza La Tregua Olimpica

La civiltà del convivere si costruisce con un lavoro paziente di tessitura pacifica e di coinvolgimento dell’altro, dei tanti altri in un > Andrea Riccardi > quadro comune, in interessi comuni, nella coscienza della fecondità dello scambio. La tregua è – secondo me – strappare giorni, anni, uomini e popoli alla guerra. È dare il tempo perché si possa gustare quanto la pace è bella e umana, mentre la guerra è una condizione inumana. La tregua è il tempo per riparare i ponti attraverso cui far passare gli scambi. La tregua è il tempo per far scoprire che è tanto quello che unisce; è l’occasione per lasciare sedurre i nemici dalla bellezza degli affetti e della casa; è lo spazio per ridare il gusto del la- voro al posto dell’isteria onnipotente del guerriero. Ogni pace inizia nell’incertezza come una tregua e la si chiama con il nome di pace solo con la prova degli anni. La tregua è anche il tempo della riflessione, il momento per uscire dagli ingranaggi oscuri della guerra e del- la violenza. Del resto un’antica tradizione cristiana, tendente a comprimere la bellicosità dei popoli, faceva della Quaresima, tempo di conversione, un periodo di tregua. Abbiamo di fronte a noi una grande opportunità: creare una civiltà planetaria, una civiltà di tante civiltà, di tante culture, di tante reli- gioni; una civiltà del convivere. Per quest’opera c’è bisogno di tutti. Non è un appello retorico, ma il mondo in cui siamo necessita che qu’aujourd’hui il trouverait des ressources puissantes, pas pour convaincre, mais pour rendre impossible la vie du vainqueur. La civilisation de la cohabitation se construit par un travail patient de tissage pacifique et d’implication de l’autre, des nombreux autres dans un cadre commun, dans des intérêts communs, dans la conscience de la fertilité de l’échange. La trêve est, selon moi, arracher des jours, des an- nées, des hommes et des peuples à la guerre. C’est trouver le temps de se rendre compte combien la paix est belle et humaine, alors que la guerre est une condition inhumaine. La trêve c’est le temps de réparer les ponts sur lesquels passeront les échanges. La trêve c’est le temps de faire dé- couvrir tout ce qui nous unit; c’est l’occasion de laisser séduire les ennemis par la beauté des sentiments et de la maison; c’est l’espace pour re- donner le goût du travail au lieu de l’hystérie omnipotente du guerrier. Chaque paix commence dans l’incertitude comme la trêve et elle ne prend son nom de paix que par l’épreuve des années. La trêve c’est aussi le temps de la réflexion, le moment de sortir de l’engrenage obscur de la guerre et de la violence. Du reste, une ancienne tradition chrétienne, qui tendait à contenir la bellicosité des populations, faisait du Carême, temps de conversion, une période de trêve. Nous sommes face à une grande opportunité: créer une civilisation planétaire, une civilisation faite d’innombrables civilisations, d’innom- or annihilation of the other. It wouldn’t be neither fair nor prudent. The other cannot be wiped out, because today he would find po- werful resources not to win, but to make life impossible for the victor. The art of co-existence is constructed with patient peace-building and involvement of all concerned, of many others in a common fra- mework, in common interests, in an awareness of the profitability of exchange. A truce, in my opinion, is to steal days, years, human li- fe and nations away from war. It is to buy time so that we can taste how marvellous and human peace can be, whilst realising that war is inhuman. A truce is the time to repair bridges across which exchange may travel. A truce is the time to discover that there is so much that unites us. It is a chance to seduce our enemies with the wonder of affection and home, a chance to give a warmonger a taste of em- ployment rather than invincible hysteria. All peace begins with the uncertainty of a truce, and becomes true peace only after years of proof. A truce is also time for reflection, a moment to step outside the harsh chains of war and violence. It is also an old Christian tra- dition, with the tendency to repress the bellicosity of nations, by making Lent, a time for conversion, a ceasefire. We are now faced with a marvellous opportunity: to create a global civilisation, one civilisation made of many civilisations, of many Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 395

> Andrea Riccardi < comunità periferiche e comunità determinanti siano coinvolte in un’unica coscienza del vivere insieme. Non abbiamo sicurezze dogmatiche sul futuro: non quelle scientifiche di un’ideologia, non quelle del destino storico e provvidenziale di una civiltà o di un paese, non quelle del mercato. Il futuro è incerto, ma non per questo buio. Ci sono strumenti per costruirlo migliore, per fare in modo che il mondo sia finalmente una civiltà: quella del vivere insieme di tanti. Per questo bisogna moltiplicare le iniziative, far tregua dove ci sono guerre guerreggiate, conflitti tra culture, religioni. Questo dà un nuovo senso: scopre la funzione di una città o di un paese. Dà una prospettiva e valori ai più giovani. Lo si fa moltiplicando l’incontro, che lega, connette, fa scoprire l’altro, ricorda la comune umanità di tutti. È anche il senso di una vita. È quello che per il poeta brasi- liano Vinicius de Moraes diventa una scelta esistenziale e il suggerimento di una politica, quando canta: «Amico, la vita è l’arte dell’in- contro!».

brables cultures, d’innombrables religions, une civilisation de la cohabitation. Pour y arriver, nous avons besoin de tout le monde. Ce n’est pas un appel rhétorique, mais le monde où nous vivons exige que les communautés périphériques et les communautés déterminantes soient impli- quées dans une conscience unique de la cohabitation. Nous avons des certitudes dogmatiques sur le futur: pas les certitudes scientifiques de l’idéologie, pas celles du destin historique et providentiel d’une civilisation ou d’un pays, pas celles du marché. L’avenir est incertain, mais il n’est pas sombre. Les instruments pour le rendre meilleur existent. Pour faire en sorte que le monde soit enfin une civilisation: celle de la coha- bitation de tous. Pour faire ça, il faut multiplier les initiatives: faire la trêve là où il y a des guerres ouvertes, des conflits entre cultures, entre re- ligions. Cela donne un sens nouveau; cela permet de découvrir le rôle d’une ville ou d’un pays. Cela offre une perspective et des valeurs aux plus jeunes. Cela se fera en multipliant les rencontres, qui lient, qui unissent, qui font découvrir l’autre et rappellent l’humanité commune à tous. C’est aussi le sens d’une vie. C’est ce qui pour le poète brésilien Vinicius de Moraes devient un choix existentiel et la suggestion d’une poli- tique, quand il chante: «Ami, la vie c’est l’art de la rencontre!».

cultures, many religions; a civilisation in which to co-exist. For this task we must all lend a hand. There is no melodramatic appeal, but the world in which we live needs the involvement of peripheral and central communities with one ideal of living together. We have no dogmatic certainty about the future: no scientific ideology, no historic or celestial destiny for a civilisation or country, no certainty about the market. The future is uncertain, but by no means gloomy. Tools exist to make a better world. To guarantee that the world fi- nally becomes a civilisation: the co-existence of many. For this we need to multiply the initiatives, call for truce where there is all-out war, conflict between cultures and religions. This gives us a new direction: to discover the function of a city or country. It offers prospects and values to our young people. It is achieved by multiplying encounters that bind, connect, discover the other, remembering the humanity common to all. It also offers a meaning to life. It is that which for the Brazilian poet, Vinicius de Moraes, becomes a lifelong resolution and political recommendation when he sings: “A vida amigo, e arte do encontro!”. 396 Parte Terza La Tregua Olimpica

È per me un onore potermi rivolgere a voi in occasione della firma della Tregua Olimpica. Lasciate che inizi raccontandovi della città di Intervento di Hiroshima. Hiroshima è l’area sciistica più a sud in Giappone e potrebbe, infatti, ospitare i Giochi olimpici invernali. Siamo inoltre, come Torino, un centro dell’industria automobilistica. Per questi motivi Torino e Hiroshima condividono l’impegno di utilizzare la Tadatoshi Akiba scienza e la tecnologia unicamente per scopi pacifici e umanitari. SINDACO DI HIROSHIMA - GIAPPONE Condividiamo con Sarajevo e molte altre città la triste consapevolezza di cosa significhi soffrire a causa di una guerra. Ci accomuna il senso di indipendenza dei nostri popoli che hanno combattuto per costruire la pace con le loro mani. Ci accomuna inoltre il fatto di aver potuto godere dell’aiuto generoso delle persone da tutto il mondo, aiuto che ha permesso la ricostruzione. Eppure, nonostante questo, la sofferenza a Hiroshima non conosce sosta nemmeno dopo 60 anni. Da tutta questa sofferenza è emerso un messaggio importante da parte degli hibakusha, i sopravvissuti al bombardamento atomico, e il messaggio è: «Nessuno dovrà mai più soffrire quanto noi». Con lo scopo di raggiungere questo obiettivo, stabilito dai nostri hi- bakusha, abbiamo lavorato con voi e con altre grandi Città del mondo, con le Nazioni Unite e con chiunque si fosse reso disponibile a

C’est pour moi un honneur de pouvoir m’adresser à vous à l’occasion de la signature de la Trêve Olympique. Laissez-moi commencer en vous parlant de la ville d’Hiroshima. Hiroshima est le domaine skiable le plus au sud du Japon et pourrait, en effet, accueillir les Jeux Olympiques d’hiver. De plus, comme Torino, nous sommes un important centre industriel de l’automobile. C’est pour ces raisons que Torino et Hiroshima partagent cette volonté d’utiliser la science et la technologie à d’uniques fins pacifiques et humanitaires. Nous partageons avec Sarajevo, et bien d’autres villes, le triste privilège de savoir ce que souffrir à cause d’une guerre veut dire. Nous avons en commun le sens de l’indépendance de nos peuples, qui ont combattu pour construire la paix de leurs mains. Nous avons en commun le fait d’avoir pu bénéficier de l’aide géné- reux de personnes du monde entier, une aide qui a permis notre reconstruction. Pourtant, malgré cela, la souffrance d’Hiroshima n’a pas ces- sé, même pas au bout de 60 ans. De toute cette souffrance, les hibakusha, les survivants au bombardement atomique, nous envoient un message important, et ce message est le suivant: «Plus personne ne devra jamais souffrir autant que nous». Dans le but d’atteindre cet objectif, fixé par nos hibakusha, nous avons travaillé avec vous et avec d’autres grandes Villes du monde, avec les Nations Unies et avec quiconque était disposé à collaborer. L’idée domi-

It is an honor for me to address you on this occasion, the signing of the Olympic Truce; and let me begin by telling you a little about Hi- roshima. Hiroshima is the southernmost area in Japan where you can ski. In fact, it might become possible for Hiroshima to host the Winter Olympic Games, if everything works out. In addition, we are, like Torino, a center of the automotive industry. Thus, Torino and Hiroshima have in common a commitment to utilize science and technology only for truly peaceful and humanitarian purposes. With Sarajevo and many other cities we share the sad fact that we know what it means to suffer as a result of war. We share the inde- pendence of our people, who struggled to build peace with their own hands. We also share the experience of receiving generous help from people around the world, allowing us to rebuild. Nevertheless, the suffering in Hiroshima continues even 60 years later. Through all this suffering, an important message emerged from among the hibakusha, the survivors of the atomic bombing. That message is: “No one else should ever suffer as we did”. In order to accomplish this goal, established by our hibakusha, we have been working together with you, with other great Cities of the world, with the United Nations and anybody who has been willing to work with us. And the overwhelming majority opinion among all who strive to ensure that “no one else ever suffers as the survivors did”, Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 397

> Tadatoshi Akiba > collaborare. L’idea dominante di coloro che lottano per assicurare che «nessuno dovrà mai più soffrire quanto noi» è che bisogna muoversi con determinazione verso la messa al bando dalla faccia della Terra di tutti gli armamenti nucleari. Partendo da questa convinzione, reputo adeguato il fatto che le Città si assumano il compito di dare vita a questa Tregua durante i Giochi olimpici. Sono degni di encomio il Sindaco Chiamparino, per aver pensato a questo tipo di iniziativa, e tutte le Città che l’hanno sostenu- ta, compresa la mia, Hiroshima. È un’iniziativa appropriata non solo perché parte dalle Città, dalle grandi Città, l’idea che le Città stesse debbano essere leader nel processo di costruzione della pace, ma anche perché, come il Sindaco Chiamparino ha così eloquentemente detto, noi Sindaci e le nostre Città siamo le Istituzioni di governo più vicine ai cittadini dei quali siamo al servizio. Ne siamo i rappresen- tanti eletti più vicini in assoluto. Ne siamo il cuore pulsante ed è quindi naturale trovarci a capo di questo movimento. Per risolvere nello specifico il problema degli armamenti l’associazione di Sindaci «Mayors for Peace», i cui membri sono quasi triplicati negli ultimi due anni, ha lanciato due anni fa una campagna dal titolo «2020 Vision» con lo scopo di mettere al bando tutti gli arma- menti nucleari entro il 2020. Abbiamo l’appoggio del mondo intero. Credo in questo sostegno perché, come ho detto, i membri sono

nante de ceux qui luttent pour garantir que «plus personne ne devra jamais souffrir autant que nous» est qu’il faut agir avec détermination pour bannir de la surface de la terre la totalité des armes nucléaires. En partant de cette conviction, le fait que les Villes se donnent pour mission de faire revivre la Trêve pendant les Jeux Olympiques est une ex- cellente opportunité. M. le Maire Chiamparino, qui a pensé à cette initiative, et toutes les Villes qui l’ont soutenue, y compris la mienne, Hiro- shima, sont dignes d’éloges. C’est une excellente opportunité non seulement parce qu’elle part des Villes, des grandes Villes, l’idée que les Villes elles-mêmes doivent être les chefs de file du processus de construction de la paix, mais aussi parce que, comme l’a dit M. Chiamparino avec tant d’éloquence, nous les Maires et nos Villes sommes les Institutions de gouvernement les plus proches des citoyens desquels nous sommes au service. Nous en sommes les représentants élus les plus proches en absolu. Nous en sommes le cœur battant et il est naturel de nous trouver à la tête de ce mouvement. Pour résoudre le problème spécifique des armements, l’association de Maires «Mayors for peace», dont les membres ont pratiquement triplé au cours des deux dernières années, a lancé il y a deux ans une campagne intitulée «2020 Vision» dans le but de bannir totalement les

is that we must move decisively to eliminate all nuclear weapons from the surface of the Earth. Based on this conviction, I believe it is quite appropriate and fitting that Cities are taking the lead in creating this Truce during the Olympic Games. I commend Mayor Chiamparino for taking this initiative and I applaud all Cities that support it; and my City, Hiroshi- ma, will be among them. It is fitting not only because it is the Cities, great Cities, that created this idea that Cities should be leaders in building peace, but also, as Mayor Chiamparino so eloquently stated, we Mayors and our Cities are the closest governmental organiza- tions to the citizens we serve. We are their closest elected officials. We hear the heartbeat of our people, our citizens, and therefore, it is natural that we lead this movement. To specifically address the problem of nuclear weapons, the “Mayors for Peace” association, whose membership has almost tripled in the past two years, launched a campaign called “2020 Vision” two years ago. The purpose of this campaign is to eliminate all nuclear weapons by the year 2020, and the world is with us. I believe this because, first of all, as I said, our membership has almost tripled sin- ce the start of the campaign. We have received endorsements from important individuals and organizations around the world. The 398 Parte Terza La Tregua Olimpica

quasi triplicati dall’inizio della campagna e abbiamo ricevuto adesioni da parte di persone importanti e organizzazioni di tutto il mon- > Tadatoshi Akiba > do. Il Parlamento europeo, il vostro Parlamento, ha approvato una risoluzione a sostegno di «2020 Vision» impegnandosi a lavorare con noi. La «Conferenza statunitense dei Sindaci», della quale sono membri 1183 Città di 30000 abitanti e oltre, ha approvato all’una- nimità «2020 Vision», promettendo di rivolgersi direttamente al Presidente Bush per chiedergli di avviare quanto prima le trattative per la messa al bando di tutti gli armamenti. La «Conferenza nazionale statunitense dei Sindaci neri» ha dato il suo appoggio alla cam- pagna così come altre ONG quali IPB e IPPNW. Molti cittadini, inoltre, stanno lavorando alacremente e si sono associati a noi. Le Città prendono molto seriamente le problematiche della pace e della guerra e oggi, in qualità di Città, ci dedichiamo a preservare la pace. Firmando l’Appello per la Tregua ci prendiamo nuovamente l’impegno di fare tutto ciò che è in nostro potere per aiutare le Nazioni Unite e le altre organizzazioni importanti a livello mondiale nella loro missione di portare la pace alle regioni devastate dai conflitti. Firmando l’Appello per la Tregua ci prendiamo nuovamente l’impegno di lavorare insieme ai nostri cittadini raddoppiando e triplicando gli sforzi per la messa al bando degli armamenti nucleari. armes nucléaires avant 2020. Nous avons l’appui du monde entier. Je crois en ce soutien parce que, comme je l’ai dit, le nombre de ses membres a pratiquement triplé depuis le début de la campagne et nous avons reçu l’adhésion de personnalités importantes et d’organisa- tions du monde entier. Le Parlement européen, votre Parlement, a approuvé une résolution soutenant «2020 Vision» et s’est engagé à nos cô- tés. La «Conférence américaine des Maires», à laquelle appartiennent 1183 Villes de plus de 30000 habitants, a approuvé «2020 Vision» à l’unanimité et promis de s’adresser directement au Président Bush afin de lui demander d’entreprendre au plus tôt des négociations pour le bannissement de la totalité des armes nucléaires. La «Conférence nationale américaine des Maires noirs» a donné son appui à la cam- pagne ainsi que d’autres ONG telles que IPB et IPPNW. De plus, de nombreux citoyens travaillent avec entrain et se sont associés à nous. Les Villes prennent très au sérieux le problème de la paix et de la guerre et aujourd’hui, en tant que Ville, nous nous consacrons à préserver la paix. En signant l’Appel à la Trêve, nous nous engageons de nouveau à faire tout ce qui est en notre pouvoir pour aider les Nations Unies et les autres organisations importantes au plan mondial, dans leur mission d’apporter la paix dans les régions dévastées par des conflits. En si- gnant l’Appel à la Trêve, nous nous engageons de nouveau à travailler aux côtés de nos concitoyens pour redoubler, voire tripler les efforts vi-

European Parliament, your Parliament, endorsed a resolution supporting the “2020 Vision” and pledged to work with us. The “US Conference of Mayors”, whose membership includes 1,183 Cities with a population of 30,000 or larger, has unanimously endorsed the “2020 Vision” and promised to appeal directly to President Bush, asking him to commence negotiations as soon as possible toward the elimination of nuclear weapons. The “US National Conference of Black Mayors” endorsed the campaign, as have other NGOs, such as IPB and IPPNW. Many ordinary people have joined hands with us as well and are working effectively. Cities are indeed serious when it comes to the question of peace or war, and today we recommit ourselves as Cities to the task of pre- serving peace. By signing the Olympic Truce Appeal, we pledge again that we will do anything and everything in our power to help the United Nations and other important organizations of the world to bring peace to the regions where conflicts continue. By signing this Truce, we again pledge that we will work together with our citizens to double and triple our efforts to eliminate nuclear weapons. There are many forces at work in the world that seek to divide us into different and opposing groups. Any difference whatsoever is uti- lized for the purpose of creating division to keep us from working together. This is because unity among us, united power among us, Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 399

> Tadatoshi Akiba < Nel mondo molti stanno cercando di dividerci in gruppi opposti ed ostili gli uni agli altri. Le reciproche differenze vengono strumen- talizzate allo scopo di creare divisioni per impedirci di lavorare insieme: questo perché restando uniti otterremmo qualcosa della quale alcune persone hanno paura. No, non dirò «molte persone», perché si tratta solo di una manciata di persone che continuano a minac- ciarci con gli armamenti nucleari. Solo una manciata di uomini traggono profitto dal seminare conflittualità e divisioni. La realtà è questa: se noi Sindaci riusciamo a restare uniti ai cittadini del mondo possiamo vincere la battaglia per l’abolizione degli armamenti nucleari e portare finalmente la pace, una pace sostenibile e permanente, al globo intero. Quindi, in questa occasione, rinnoviamo il nostro impegno per lavorare insieme per la creazione di un mondo di pace libero dagli armamenti nucleari.

sant au bannissement des armes nucléaires. Nombreux sont ceux qui dans le monde tentent de nous diviser en groupes opposés et hostiles. Nos différences sont instrumentalisées dans le but de créer la division et de nous empêcher de travailler ensemble: parce qu’en restant unis, nous obtiendrons une chose dont quelques personnes ont peur. Non, je ne dirai pas «de nombreuses personnes», car il s’agit d’une poignée de gens qui tirent leurs profits en semant la guerre et la division. La réalité est la suivante: si nous, Maires, parvenons à rester unis avec les citoyens du monde, nous pouvons gagner la bataille de l’abolition des armes nucléaires et apporter enfin la paix, une paix durable et permanente, à la Terre toute entière. C’est pourquoi nous renouvelons ici notre en- gagement à travailler ensemble pour la création d’un monde en paix, libéré des armes nucléaires.

will achieve something that many people are afraid of. No, I should not say, “many people”. It is only a handful of men who continue to threaten all of us with nuclear weapons. Only a handful of men gain from continuing to sow conflict and division among the people. The fact is, if we join our hands together as Mayors, and through Mayors, with citizens around the world; if we unite, we can win the battle to abolish nuclear weapons and finally bring sustainable and permanent peace to this globe. Thus, on this occasion, let us com- mit ourselves once again to working together for the creation of a peaceful world free from nuclear weapons.

400 Parte Terza La Tregua Olimpica Stimati sottoscrittori dell’Appello per la Tregua Olimpica, portatori di pace, promotori di un mondo migliore e più umano, è con Intervento ˆ di grande orgoglio e piacere che vi porto un messaggio di pace e speranza dalla città di Sarajevo, città di bellezza e d’armonia, di unità nel- ’ la diversità culturale e urbanistica, città che crede profondamente nella pienezza della vita umana e nella vittoria delle forze dell’amore Josip Jurisic e del diritto sulle forze dell’odio e del terrore. VICESINDACO DI SARAJEVO - BOSNIA ERZEGOVINA Che l’Appello per la Tregua Olimpica sia per tutti un invito alla purificazione dei cuori, alla generosità d’animo, alla limpidezza d’intel- letto e ci spinga dal nostro profondo ad essere migliori. Che le città diventino il centro del mondo degli uomini e che questi le vivano con pienezza, riempiendole di umana coscienza, così che ne ricavino bontà i cuori dei loro abitanti. Nessuno più vuole essere materiale di consumo per la storia. Tutti insieme dobbiamo agire allo scopo di promuovere la pace, la dignità e tutto ciò che di altro attiene la vita umana, di modo che più non ci inghiotta la tempesta della violenza e della distruzione. Ricordiamoci del rinnovato spirito olimpico, che ci ha resi migliori, più attivi, più sicuri. Non dimentichiamoci mai che nelle nostre città olimpiche si sono incontrate differenti culture e tradizioni e che da questi incontri si è irradiata una cultura internazionale della

Appréciés signataires de l’Appel à la Trêve Olympique, porteurs de paix, promoteurs d’un monde meilleur et plus humain, c’est avec une gran- de fierté et un grand plaisir que je vous apporte le message de paix et d’espoir de la ville de Sarajevo, une ville de beauté et d’harmonie, d’unité dans la diversité des cultures et de l’urbanisme, une ville qui croit profondément dans la plénitude de la vie humaine et dans la victoire des forces de l’amour et du droit sur les forces de la haine et de la terreur. Que l’Appel à la Trêve Olympique soit pour tous une invitation à la purification des cœurs, à la générosité, à la limpidité intellectuelle et nous incite au fond de nous à être meilleurs. Que les villes deviennent le centre du monde des hommes et que ceux-ci y vivent avec plénitude, en les remplissant de conscience humaine, de façon que les cœurs de leurs habitants y trouvent le bonheur. Plus personne ne veut être un objet de consommation pour l’histoire. Tous ensemble nous devons agir pour promouvoir la paix, la dignité et tout ce qui concerne la vie humaine, pour que la tempête de la violence et de la destruction ne nous engloutisse plus jamais. Rappelons-nous l’esprit olympique renouvelé, qui nous a rendus meilleurs, plus actifs, plus sûrs. N’oublions jamais que des cultures et traditions différentes se sont rencontrées dans nos villes olympiques et que ces rencontres ont irradié une culture internationale de la cohabitation. Les

Revered signatories to the Olympic Truce Appeal, bearers of peace, promoters of a better and more humane world, it is with great pri- de and pleasure that I bring you a message of peace and hope from the city of Sarajevo, a city of beauty and harmony, of unity in its cul- tural and urban diversity, a city that deeply believes in the fullness of human life, in the triumphal power of love and in the right to combat hatred and terror. May the Olympic Truce Appeal bring forth in one and all a purification of hearts, a spirit of generosity, a clarity of mind and a force from within to become better people. May the cities involved become the centre of our world and that its inhabitants exploit them to the full, filling them with human awareness, and receiving in return a heartfelt goodwill. No one aspires to become a mere by-product of history. We must all act together to promote peace, dignity, and all else relevant to hu- man life, so that we no longer succumb to a storm of violence and destruction. Let us remember the renewed Olympic spirit as having made us better people, more active, more secure. May we never forget that our Olympic cities united different cultures and traditions and that an international culture of co-existence spread forth from these mee-

Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 401 ˆ > Josip Jurisic’ > convivenza. Gli sportivi di tutto il mondo ci hanno infatti dimostrato come lo sport non conosca nazione o intolleranza e come sia uno dei mezzi più potenti per cancellare le frontiere ed abbattere i muri. Sarajevo è stata, in quell’indimenticabile anno 1984, un mondo con molti altri mondi al suo interno, una città della gioventù e della bellezza, con infrastrutture rinnovate ed energie infaticabili di sereni e gioiosi olimpionici che ci hanno provato come lo sport sia la forza più grande per promuovere e realizzare un mondo unito. Che questo Appello sia dunque anche una strada aperta verso il dialogo interculturale, per irrobustire lo spirito di apertura verso gli altri e verso le diversità. A Sarajevo, città che ha vissuto uno dei più lunghi assedi della storia dopo la Seconda guerra mondiale, si è radicata questa profonda volontà di realizzare una civiltà di pace nella quale non vi sia possibilità alcuna che si rinnovi il recente passato. Sarajevo è infatti una cit- tà che ha vissuto e che vive tuttora questo dolore, ma che è rimasta forte e integra nel suo orgoglio e nella sua resistenza. I cittadini di Sarajevo e della Bosnia Erzegovina ancora soffrono delle ferite, conseguenza di un passato traumatico, ma certamente credono in un futuro migliore e più giusto.

sportifs du monde entier nous ont en effet montré que le sport ne connaît pas de nation ou d’intolérances, qu’il est un des moyens les plus puis- sants pour supprimer les frontières et abattre les murs. Au cours de cette inoubliable année 1984, Sarajevo a été un monde fait d’innombrables autres mondes à l’intérieur, une ville de la jeunesse et de la beauté, avec des infrastructures rénovées, des énergies infatigables, des athlètes olympiques sereins et joyeux qui nous ont prouvé que le sport est la plus grande force qui soit pour promouvoir et bâtir un monde uni. Que cet Appel soit donc aussi une voie ouverte vers le dialogue in- terculturel, pour renforcer l’esprit d’ouverture vers les autres et vers les différences. À Sarajevo, une ville qui a vécu l’un des plus longs sièges de l’histoire depuis la Deuxième guerre mondiale, s’est ancrée la volonté profonde de donner le jour à une civilisation de paix où le passé récent n’aurait aucune chance de se répéter. Sarajevo est une ville qui a vécu et qui vit encore maintenant cette douleur, mais qui a su rester forte et intègre par sa fierté et sa résistance. Les habitants de Sarajevo et de Bosnie Her- zégovine souffrent encore de leurs blessures dues à un passé traumatisant, mais ils croient fermement en un avenir meilleur et plus juste. Que cette planète soit de nouveau la joyeuse maison de l’homme!

tings. World athletes have actually shown us that sport does not recognize the terms nation or intolerance, and that it is one of the most powerful means of eradicating frontiers and breaking down walls. Sarajevo, in that unforgettable year of 1984, was a world containing many other worlds, a city of youth and beauty, with renewed in- frastructures, tireless energy, serene and amiable Olympic athletes demonstrating that sport has the supreme power to promote and assemble a united world. May this Appeal therefore also be an open path to inter-cultural discussion, strengthening the spirit of open- ness towards others and towards diversity. Deep-rooted in Sarajevo, a city that experienced one of the longest raids in history after World War II, is the determination to build a culture of peace in which there is no room for a return of the past. Sarajevo is in fact a city that experienced and is still living with this pain, but whose pride and resistance has remained steadfast and intact. Citizens of Sarajevo and Bosnia-Herzegovina still suffer from their injuries, the consequence of their traumatic history, but they certainly believe in a better and more unprejudiced future. May this planet become again a true home for the human race!

402 Parte Terza La Tregua Olimpica ˆ Che questo pianeta sia di nuovo la gioiosa casa dell’uomo! > Josip Jurisic’ > Che il ramo d’ulivo sia nuovamente simbolo di pace e tolleranza! Che la Tregua Olimpica, sottoscritta oggi da Sindaci di tutto il mondo, sia un passo decisivo verso la realizzazione di un mondo di pace! Sia con questo intendimento che le Città diventino chiavi di volta di un processo di collaborazione e sviluppo locale e di rafforzamento delle relazioni internazionali! Sarajevo è una Città che con decisione opera nel costruire questi ponti di collaborazione, simboleggiando con questo ogni azione che sia rilevante a livello locale e che divenga aspetto di un’amicizia vera e senza maschere. La Città di Sarajevo si è associata in questo alla grande famiglia delle Città che si fanno carico della nobile missione di essere portatrici e annunciatrici di un messaggio di pace. È stata infatti scelta come prima tra le Città interculturali europee ed ha relazioni di gemellaggio con 25 altre Città in Europa e nel mondo. Davvero, dunque, Sarajevo è il simbolo delle Città nelle quali si conserva integro lo spirito della tolleranza. Durante la recente guerra, quando sono state scritte le più dure e tragiche pagine della nostra storia, i cittadini di Sarajevo non hanno permesso che il dolore li an-

Que le rameau d’olivier soit de nouveau un symbole de paix et de tolérance! Que la Trêve Olympique, que les Maires du monde entier signeront aujourd’hui, soit un pas décisif vers la réalisation d’un monde de paix! Qu’à cette intention les Villes deviennent les clés de voûte d’un processus de collaboration et de développement local et de renforcement des re- lations internationales! Sarajevo est une Ville qui œuvre avec résolution à la construction de ces ponts de collaboration, en symbolisant ainsi toute action importante au niveau local et constituant la manifestation d’une amitié vraie et sans masque. La Ville de Sarajevo s’est associée en cela à la grande fa- mille des Villes qui ont assumé la noble mission d’être porteuses et annonciatrices d’un message de paix. En effet, elle a été choisie en premier parmi les Villes interculturelles européennes et a des relations de jumelage avec 25 autres Villes en Europe et dans le monde. Sarajevo est donc réellement le symbole des Villes où l’esprit de la tolérance est resté intègre. Pendant la guerre récente, alors que l’on écrivait les pages les plus dures et les plus tragiques de notre histoire, les citoyens de Sarajevo nous ont appris à être plus forts et plus profondément hu- mains. Nous n’avons pas voulu, pendant notre marche vers un futur meilleur pour la Bosnie Herzégovine, nous laisser détourner par la haine

May the olive branch again become a symbol of peace and tolerance! May the Olympic Truce, due to be signed today by Mayors from around the globe, be a decisive step towards a world of peace! By this initiative, may the Cities become the keystones in a process of local cooperation and development and of consolidation in in- ternational relations. Sarajevo is a tenacious City in constructing these bridges to cooperation, every action symbolising what is pertinent at local level and which becomes an aspect of true friendship, with no hiding behind masks. In this respect, Sarajevo is a member of the family of Cities assuming the responsibility for this noble mission as carriers and announcers of a message of peace. In fact, it was elected leader of the inter-cultural European Cities and enjoys twinships with 25 others both in Europe and worldwide. So it is true, Sarajevo is the symbol of all Cities in which the spirit of tolerance is preserved intact. During the recent war, when the harshest and most tragic pages of our history were written, the citizens of Sarajevo never allowed anguish to annihilate them. All our suffering taught us to be stronger and more profoundly human. On our path to a better future for Bosnia-Herzegovina, we had no

Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 403 ˆ > Josip Jurisic’ < nientasse. Le sofferenze che abbiamo vissuto ci hanno insegnato ad essere più forti e più profondamente umani. Non abbiamo voluto, nel nostro cammino verso un futuro migliore per la Bosnia Erzegovina, farci sviare dall’odio e dalla vendetta. Perciò, siate davvero certi che lo spirito olimpico di Sarajevo vive ancora, nell’accettazione delle diversità, nel sorriso di benvenuto a tutti gli amici di buona volon- tà. Il nome Sarajevo significa oggi luce e speranza: la speranza che il coraggio e la tolleranza possano trionfare. Per finire, vi saluto ancora calorosamente e vi invito a visitare Sarajevo, per trovarvi i riflessi delle sue buone intenzioni. Che lo spirito olimpico viva in noi tutti e che di nuovo porti a sbocciare le forze dell’unità, della fiducia, della collaborazione e della buona volontà per tutti gli uomini del mondo. «Citius, altius, fortius!»

et le désir de vengeance. Soyez donc vraiment convaincus que l’esprit olympique de Sarajevo vit encore, dans l’acceptation des différences, dans le sourire de bienve- nue à tous les amis de bonne volonté. Aujourd’hui le nom de Sarajevo signifie lumière et espoir: espoir que le courage et la tolérance puissent triompher. Pour finir, je vous salue une fois encore chaleureusement et vous invite à visiter Sarajevo, pour voir s’y refléter ses bonnes intentions. Que l’esprit olympique vive en nous tous et qu’il pousse les forces de l’unité, de la confiance, de la collaboration et de la bonne volonté à refleurir encore pour tous les hommes du monde. «Citius, altius, fortius!»

wish to be diverted by hatred and vengeance. So you may be certain that the Olympic spirit of Sarajevo is still burning, in its acceptance of diversity, in its welcoming smile to all friends of a like mind. Today the name Sarajevo means light and hope. The hope that courage and tolerance will triumph. To conclude, I again proffer my most sincere best wishes to you all, and invite you to Sarajevo, where the reflection of its good inten- tions will be evident. May the Olympic spirit burn in us all and may it again encourage a blossoming of the power of unity, trust, colla- boration and goodwill in every member of the human race. “Citius, altius, fortius!” 404 Parte Terza La Tregua Olimpica

Sono qui per la Tregua Olimpica, e principalmente per tre motivi. Intervento di Il primo è che vengo da Baghdad. Baghdad simboleggia, agli occhi di tutti e francamente anche ai miei – perché lo vedo ogni giorno – ciò che c’è di più orribile: l’odio, il conflitto, la guerra che continua. Una guerra all’interno della quale si combattono altre guerre, Staffan De Mistura guerre che tuttavia producono risultati positivi: altrimenti non varrebbe la pena di restare e di combattere. Vi cito due, tre esempi, ma- RAPPRESENTANTE SPECIALE IN IRAQ DEL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU gari piccoli, ma che danno a me ed ai miei colleghi l’energia e la volontà di continuare. Fortunatamente in Iraq non c’è la poliomielite, altrimenti, oltre a quello che vedete sulla CNN o alla televisione, avreste assistito a delle vere e proprie epidemie di polio. Ebbene, tre settimane fa abbiamo vaccinato, lontano dai clamori mediatici, 4,6 milioni di bambini. In Iraq non c’è nemmeno il colera, sebbene le fogne siano a cielo aperto e ci sia una temperatura di 52 gradi, perché potabilizziamo silenziosamente tutti i pozzi d’acqua. Quest’anno, poi, nonostante la tragedia che si consuma ogni giorno nelle loro strade, i bambini iracheni andranno a scuola; e verranno stampati circa 6,9-7 milioni di libri di testo, affinché loro possano continua- re una vita più o meno normale. Infine stiamo producendo 5 milioni di copie – 4 milioni in arabo e 1 milione in curdo – del

Je suis ici pour la Trêve Olympique, et principalement pour trois raisons. La première c’est que je viens de Bagdad. Aux yeux de tous et sincèrement aux miens également – parce que je le vois tous les jours – Bag- dad symbolise ce qu’il y a de plus horrible: la haine, le conflit, la guerre qui continue. Une guerre à l’intérieur de laquelle il y a d’autres guerres, mais des guerres qui ont des résultats positifs: sinon cela ne vaudrait pas la peine de rester et de combattre. Je vous cite deux, trois exemples, qui peuvent paraître insignifiants, mais qui donnent à mes collègues et à moi l’énergie et la volonté de continuer. Par chance, il n’y a pas de poliomyélite en Irak, sinon, outre ce que vous voyez sur CNN ou à la télévision, vous auriez déjà assisté à de vé- ritables épidémies de polio. Eh bien, il y a trois semaines, nous avons vacciné, loin des media, 4,6 millions d’enfants. En Irak, il n’y a pas non plus de choléra, même si les égouts sont à ciel ouvert et que la température atteint 52 degrés, parce que nous potabilisons sans faire sen- sation tous les puits d’eau. Ensuite, cette année, malgré la tragédie qui se consume tous les jours dans les rues, les enfants irakiens iront à l’école; et près de 6,9-7 millions de livres seront imprimés pour qu’ils puissent continuer à vivre plus ou moins normalement. Enfin nous sommes en train de d’imprimer 5 millions d’exemplaires – 4 millions en arabe et 1 million en kurde – du texte de la Constitution, de ma-

I am here as a supporter of the Olympic Truce, and mainly for three reasons. The first is because I come from Baghdad. Baghdad symbolizes, in the eyes of everyone, and mine too quite frankly – as I see it everyday – that which is most horrifying: hate, conflict and constant war. A war in which other wars are fought, wars that never- theless produce positive results: otherwise there would be no need to stay and fight. I would like to mention two, three examples, that may be small, but that give myself and my colleagues the energy and will to go on. Fortunately in Iraq poliomyelitis does not exist, otherwise, apart from everything you see on CNN or on television, you would have witnessed true polio epidemics. However, three weeks ago we vaccinated 4.6 million children. In Iraq there is no cholera ei- ther, even though sewers are open and there is an average temperature of 52 degrees Centigrade, because we silently purify the water in every well. Moreover, in spite of the tragedy seen every day on our streets, this year Iraqi children will go to school; and about 6.9-7 million books will be printed so they can enjoy a more or less normal life. Lastly, we are producing 5 million copies – 4 million in Arabic and 1 million in Kurdish – of the Constitutional text, in order to hold, God willing, a referendum. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 405

> Staffan De Mistura > testo della Costituzione, in modo che si riesca, a Dio piacendo, a svolgere il referendum. Il secondo motivo è perché amo Torino, lo devo confessare. Vengo spesso a Torino e rispetto quello che Torino vuole essere e fa nel contesto internazionale, soprattutto nell’ambito della formazione internazionale. Il terzo perché sono felicissimo di essere stato il coordinatore della prima iniziativa a favore della Tregua Olimpica delle Nazioni Unite ad Atlanta nel 1996. Le Olimpiadi di Barcellona vi avevano fatto un primo accenno, ma senza un contesto operativo in ter- mini globali. Poi c’erano stati i Giochi invernali di Lillehammer in Norvegia, dove una persona molto attiva – il grande pattinatore sul ghiaccio Johann Olav Koss – aveva dato il via ad alcune iniziative in zone di conflitto grazie a qualche contributo. Lo contattai e ad Atlanta realizzammo questa iniziativa, chiamata «Olympic Aid». Per questo voglio ora compartecipare ed affermare che se a Lillehammer ci fu il primo lancio, a Barcellona il primo accenno, ad Atlanta il primo tentativo, a Torino dovremo realizzare la prima vera iniziativa assieme. Sarà doppiamente difficile, perché i con- flitti sono cambiati: oggi abbiamo il terrore del terrorismo, abbiamo difficoltà a negoziare con chi non vuole negoziare una tregua

nière à pouvoir réaliser le référendum, si Dieu veut. La deuxième raison, c’est parce que j’aime Torino, je dois l’avouer. J’y viens souvent et je respecte ce que Torino souhaite faire et fait au plan international, notamment dans le cadre de la formation internationale. La troisième, c’est parce que je suis particulièrement heureux d’avoir été le coordinateur de la première initiative en faveur de la Trêve Olympique des Nations Unies à Atlanta en 1996. Les Jeux Olympiques de Barcelone l’avaient évoquée, mais sans cadre d’application au plan mondial. Ensuite, sont venus les Jeux Olympiques d’hiver de Lillehammer en Norvège, où une personnalité très active – le grand patineur sur glace Johann Olav Koss – avait donné le coup d’envoi de plusieurs initiatives dans des zones de conflit grâce à quelques contributions. Je l’ai contacté et à Atlanta nous avons mis sur pied cette initiative, appelée «Olympic Aid». C’est pour cela que je souhaite maintenant participer et affirmer que si le premier coup d’envoi a eu lieu à Lillehammer, la première évo- cation à Barcelone et la première tentative à Atlanta, à Torino nous devrons réaliser la première véritable initiative ensemble. Ce sera doublement difficile parce que les conflits ont changé: aujourd’hui, nous avons peur du terrorisme, nous avons des difficultés à négocier

The second reason is that I love Torino, I must confess. I often come to Torino, and I respect what Torino wants to do and does in an international context, especially in reference to international training. The third reason is that I was thrilled to have been the coordinator of the first UN Olympic Truce initiative in Atlanta in 1996. The Barcelona Games were the first to mention it, but lacked a global operative context. Then we had the Winter Games in Lille- hammer, Norway, where, with some support, a very active man – the great ice skater Johann Olav Koss – launched a number of initiatives in areas of conflict. I contacted him, and in Atlanta we began the initiative known as “Olympic Aid”. This is why I now wish to participate and confirm that even if Lillehammer saw the first launch, Barcelona the first mention, and Atlanta the first attempt, together today in Torino we will achieve the first real initiative. It will be twice as hard, because the con- flicts have changed: today we are alarmed by terrorism, we have difficulty in negotiating with those with no wish to adopt a truce that perhaps does not affect them personally. This is why our efforts must be even more determined. On that previous occasion, we tried in seventeen countries and in nine of them we succeeded in halting conflict for two days, 406 Parte Terza La Tregua Olimpica

che forse non gli interessa neppure. È per questo motivo che dobbiamo tentare con ancor più determinazione. In quell’occasione > Staffan De Mistura > tentammo in diciassette paesi e tra questi riuscimmo in nove a fermare per due giorni, in un caso tre giorni, il conflitto. Negli altri e comunque in tutti avvenne qualcosa che marcò quei giorni particolari. «Si può fare?», mi domanderete. Ci siamo riusciti in tante altre occasioni, e quindi non vedo perché non dobbiamo tentare e riu- scirci anche questa volta. Erano tutte occasioni a cui ho partecipato in prima persona; dunque non parlo per sentito dire. In Salvador, durante il conflitto tra varie componenti interne, riuscimmo a fermare le ostilità con le vaccinazioni dicendo: «Avete tutti dei bambini, non è vero? Tutti potrebbero avere delle malattie gravissime e tutti devono e possono essere vaccinati, dall’una e dall’altra parte. Fermiamo il conflitto per quattro giorni, vacciniamo tutti e parliamo solo di vaccinazioni, non di chi ha ragione e di chi ha torto». Fu l’inizio di un dialogo tecnico che portò poi ad un dialogo umano il quale, a sua volta, portò a quel qualcosa che costituì l’alibi per la rottura della spirale folle di una guerra che non aveva alcuna senso. A Dubrovnik, nella nostra beneamata Dubrovnik, si riuscì a rompere l’assedio proprio con la nave San Marco, creando un corri- avec ceux qui ne veulent pas négocier une trêve à laquelle ne sont probablement même pas intéressés. C’est pour cette raison que nous de- vons tenter avec d’autant plus de détermination. À cette occasion, nous avions tenté dans dix-sept pays et réussi dans neuf pays parmi ceux-ci à arrêter le conflit pendant deux jours, et mê- me trois jours dans un cas. Dans les autres pays, mais dans tous les pays en général, quelque chose a marqué ces jours particuliers. «Peut-on le faire?», me demanderez-vous. Nous y sommes parvenus à tant d’autres occasions, et je ne vois vraiment pas pourquoi nous ne devrions pas réussir cette fois encore. Ce sont toutes des occasions auxquelles j’ai participé personnellement, je ne parle donc pas personne interposée. Au Salvador, pendant le conflit entre des composantes internes, nous avons réussi à arrêter les hostilités par le biais des vaccinations en leur disant: «Vous avez tous des enfants, n’est-ce pas? Ils pourraient tous avoir des maladies très graves et ils doivent être vaccinés, d’un cô- té comme de l’autre. Arrêtons le conflit pendant quatre jours, vaccinons tout le monde mais ne parlons que de vaccinations, pas de qui a tort ou qui a raison». Ce fut le début d’un dialogue technique qui déboucha sur un dialogue humain qui, à son tour, déboucha sur quelque chose qui constitua un alibi pour la rupture de la spirale de folie d’une guerre qui n’avait aucun sens. three in one case. In the others, and in any event in all of them, something happened that marked those days as special. “Can it be done?”, you may ask. We succeeded on many other occasions, and so I do not see why we shouldn’t try and succeed this time too. I personally took part in all those initiatives; so this is not mere hearsay. In El Salvador, during the conflict between the various local factions, we managed to stop hostilities by vaccinations, saying: “You all have children, don’t you? They could all ha- ve serious diseases and they all must and can be vaccinated, whatever side they are on. Let us stop the conflict for four days, per- form and discuss only vaccinations, with no discussions as to who’s right and who’s wrong”. It was the beginning of a technical dialogue that led to a human one, which in turn led to that certain something that gave us the pretext to disintegrate the mad spi- ral of a war that had no sense at all. In Dubrovnik, in our beloved Dubrovnik, we managed to break the assault thanks to the cruiser San Marco, creating a humanita- rian corridor that carried more than 4,000 people to Italy; people who later returned to their beautiful city. In Sarajevo we com- pleted an operation together: that of transporting blankets during winter, an enemy common to both sides. In effect, Sarajevo Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 407

> Staffan De Mistura > doio umanitario che portò più di 4000 persone in Italia, poi ritornate nella loro bella città. A Sarajevo realizzammo un’operazione insieme: quella del trasporto delle coperte durante l’inverno, nemico comune sia degli uni che degli altri. In fondo, Sarajevo ha vis- to sia le Olimpiadi, sia l’inverno, sia l’orrore della guerra. Grazie alle coperte che servivano a coprire gli uni e gli altri riuscimmo a fermare per alcuni giorni quella follia. In Sudan, grazie a Madre Teresa di Calcutta, riuscimmo a portare un aereo chiamato Rainbow, arcobaleno, con i colori di coloro i quali contribuivano a questa iniziativa. L’aereo ruppe l’assedio di Juba che non venne mai più ripreso, perché gli assedianti capirono che contro la determinazione della volontà di chi ci crede – ed erano tanti – l’assedio contro la popolazione civile è inutile. In Etiopia ricordo l’operazione «San Bernardo», che prese il nome dal cane San Bernardo: il cane della neutralità, essendo svizze- ro; ma soprattutto colui che salva dalle nevi. Quella fu un’operazione di lancio di cibo a bassa quota con aerei militari che mise NATO e Patto di Varsavia in competizione tra loro; quindi chi era addestrato per la guerra fu messo in condizione di lanciare non bombe, ma sacchi di cibo che raggiunsero la popolazione nei villaggi di Wollo e di Tigrai. Scegliemmo un nome neutrale,

À Dubrovnik, dans notre bien-aimée Dubrovnik, nous avons réussi à briser le siège avec le bateau San Marco en créant un couloir humani- taire qui conduisit plus de 4000 personnes en Italie, qui sont ensuite retournées dans leur belle ville. À Sarajevo, nous avons réalisé une opéra- tion ensemble: celle du transport des couvertures pendant l’hiver, ennemi commun des uns et des autres. Au fond, Sarajevo a vu les Jeux Olym- piques, l’hiver et les horreurs de la guerre. Grâce aux couvertures qui servaient à couvrir les uns et les autres, nous avons réussi à arrêter cette folie pendant quelques jours. Au Soudan, grâce à Mère Teresa de Calcutta, nous avons réussi à apporter un avion appelé Rainbow, arc-en- ciel, avec les couleurs de ceux qui contribuaient à cette initiative. L’avion brisa le siège de Juba qui ne reprit jamais, parce que les assiégeants comprirent que contre la détermination de ceux qui y croient – et ils étaient nombreux – le siège contre la population civile était inutile. En Éthiopie, je me rappelle de l’opération «Saint Bernard», du nom du chien Saint Bernard: le chien de la neutralité, puisque suisse; mais surtout celui qui sauve les gens de la neige. Ce fut une opération de parachutage de nourriture à basse altitude avec des avions militaires qui mirent l’OTAN et le Pacte de Varsovie en compétition; des hommes qui étaient entraînés pour la guerre et les bombardements furent mis en conditions de parachuter des sacs de nourriture qui furent récupérés par la population des villages de Wollo et de Tigrai. Nous

saw the Olympics, winter and the horrors of war. Thanks to those blankets, used by both factions, we managed for a couple of days to call a halt to that madness. In Sudan, thanks to of Calcutta, we managed to bring in a plane called Rainbow, bearing the colours of all who had contributed to that initiative. The plane interrupted the Juba assault, which never began again as the assault force under- stood that, against the will and determination of those who believed in us – and they were many – any siege upon the civilians was pointless. In Ethiopia I remember “Operation St Bernard”, named after the St Bernard dog: a dog that is the symbol of neutrality, being Swiss; but more famed for its snow rescues. That was a low-quota food drop operation from military planes that saw NATO and the Warsaw Pact in competition; so, those trained for war were forced not to drop bombs, but food parcels that reached inhabi- tants of the Wollo and Tigrai villages. We chose a neutral name, “St Bernard”, as what could be more neutral than a Swiss dog? The last was in Lebanon, where we began a de-mining operation to interfere somewhat on the frontier between Israel, Hezbol- 408 Parte Terza La Tregua Olimpica

«San Bernardo», perché chi è più neutrale di un cane svizzero? > Staffan De Mistura > L’ultimo fu il Libano, dove iniziammo un’operazione di sminamento per interferire in qualche maniera nella linea di frontiera tra Israele, gli Hezbollah, la Siria, il Libano. Quella era in effetti una terra di nessuno, minacciata da soldati che non dormivano mai e che uccidevano i bambini, soprattutto i bambini libanesi che nella zona a volte giocavano o lavoravano come pastorelli. Fu grande l’emozione quando riuscimmo ad organizzare una piccola maratona calpestando con fierezza quella terra che prima era invece un campo minato: ho tenuto con me, a casa, il segnale in ebraico, arabo e inglese di quel campo minato che oggi invece è un percorso di maratona. Si può fare, quindi, ma non sarà facile. Non sarà facile perché oggi c’è un altro tipo di conflitto, e anche noi dobbiamo in qualche maniera blindarci in termini morali e prepararci perché Torino non sia un lancio velleitario di un messaggio che non verrà ascolta- to. Alcuni non ci ascolteranno, ma non importa, ci siamo abituati; faremo comunque in maniera tale da rendere la vita molto diffi- cile a chi non accetterà la Tregua, cercando di raggiungere la gente e la popolazione locale. avions choisi un nom neutre, «Saint Bernard», parce qu’il n’y a rien de plus neutre qu’un chien suisse. Le dernier fut le Liban, où nous avons commencé une opération de déminage pour interférer de quelque manière sur la ligne de frontière entre Israël, les Hezbollah, la Syrie et le Liban. C’était un no man’s land menacé de soldats qui ne dormaient jamais et qui tuaient les en- fants, surtout les enfants libanais qui venaient parfois jouer ou travailler comme bergers dans la zone. Notre émotion fut énorme quand nous avons réussi à organiser un petit marathon en piétinant fièrement cette terre qui n’était qu’un terrain miné: j’ai toujours chez moi le panneau en hébreux, en arabe et en anglais de ce terrain miné qui est aujourd’hui un parcours de marathon. C’est possible donc, mais cela ne sera pas facile. Ce ne sera pas facile parce qu’aujourd’hui il y a un autre type de conflit, et nous aussi nous devons en quelque sorte nous blinder du point de vue moral et nous préparer pour que Torino ne soit pas simplement un message vel- léitaire qui ne sera pas écouté. Certains ne nous écouteront pas, mais peu importe, nous sommes habitués; nous agirons en sorte de rendre la vie difficile à ceux qui n’accepteront pas la Trêve, en essayant de toucher les gens et la population locale. Puisque nous vivons une occasion particulière, je me permets de faire ici une proposition à M. le Maire et au Président Castellani pour fai- lah, Syria and Lebanon. That was actually in no man’s land, threatened by soldiers that never slept and that killed children, espe- cially Lebanese children who sometimes played or worked as shepherds in the area. Emotion was high as we managed to organise a mini-marathon, proudly trampling ground that was once a minefield. At home I still have the sign in Hebrew, Arabic and En- glish of that minefield that is now a marathon route. So it can be done, but it won’t be easy. It won’t be easy because today there is a different kind of conflict, and we have to protect ourselves in moral terms too, ensuring that Torino does not become the utopian launching pad for a message that will not be heard. Some won’t listen, but no matter, we’re used to that; and we’ll still make life very difficult for those who will not accept the Truce, trying to reach the people and the local community. Given that this is a special occasion, allow me to set forth a proposal for the Mayor Chiamparino and President Castellani to do something over and above what you are already doing and planning, something strictly linked to the nature and determination and image of Torino. Come what may – and we’ll do our best to make it work – I suggest that during the Olympic Games you in- Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 409

> Staffan De Mistura > Visto che ci troviamo in un’occasione particolare, mi permetto di lanciare qui una proposta al Sindaco Chiamparino e al Presidente Castellani di fare qualcosa oltre quello che state facendo e quello che farete, qualcosa che sia collegato alla natura e alla volontà e al- la proiezione di Torino. Comunque vada – e faremo di tutto perché vada – propongo di invitare qui durante le Olimpiadi dieci ragazzi giovani che non siano soltanto atleti delle Olimpiadi della neve, perché purtroppo la buona parte dei conflitti avviene – con l’eccezione di Sarajevo – in zone dove la neve non c’è. Invitiamoli qui perché ci spieghino cosa vuol dire il conflitto, cosa vuol dire la guerra, testimoniando assieme nell’ambito dello sport che cosa vuol dire anche volere la pace. Inoltre – e questo è l’aspetto concre- to, che poi mi pare coincida con la vostra visione da me condivisa – invitiamo dieci ragazze e ragazzi – in quest’ordine perché dob- biamo assicurare una presenza femminile – che siano figli di vittime della guerra e che provengano da zone di conflitto. Propongo che vengano offerti loro cinque anni di formazione cosicché, comunque vada, il seme della costruzione della pace possa ger- mogliare attraverso loro e la loro formazione. Quando a Baghdad distribuiamo acqua, cibo e altro, ci chiedono pace, tranquillità e formazione, perché vogliono cominciare a rimboccarsi le maniche e a fare da soli. Hanno il diritto, hanno la capacità, hanno l’intel-

re quelque chose de plus que ce que vous faites et que vous ferez, quelque chose qui est liée à la nature, à la volonté et à la projection de Tori- no. Quoi qu’il en soit – et nous ferons tout pour que tout aille bien – je propose d’inviter ici pendant les Jeux Olympiques dix jeunes qui ne soient pas uniquement des athlètes des Jeux Olympiques d’hiver, parce malheureusement la plupart des conflits ont lieu – à l’exception de Sarajevo – dans des régions où la neige n’existe pas. Invitons-les ici pour qu’ils nous expliquent ce que conflit veut dire, ce que la guerre veut dire, en témoignant ensemble dans le cadre du sport de ce que vouloir la paix veut dire. De plus – et ceci est l’attente concrète qui me semble coïncider avec votre vision et que je partage – invitons dix jeunes filles et dix jeunes hommes – dans cet ordre parce que nous devons garan- tir une présence féminine – enfants de victimes de la guerre et provenant de zones de conflit. Je propose qu’on leur offre cinq ans de forma- tion pour que, d’une manière ou d’une autre, la graine de la construction de la paix puisse germer à travers eux et leur formation. Quand à Bagdad, nous distribuons de l’eau, de la nourriture ou autre, on nous demande la paix, la tranquillité et de la formation, parce qu’ils veulent commencer à se retrousser les manches et agir seuls. Ils ont le droit, ils ont la capacité et ils ont l’intelligence pour le faire; c’est le meilleur investissement que nous puissions faire.

vite ten young people that are not only winter Olympics athletes – because, unfortunately, most conflicts take place where there is no snow, apart from Sarajevo. Let’s invite them here so they can explain to us what conflict means, what war means, so that all together in the framework of sport we can witness the meaning of peace. Moreover – and this is the concrete aspect that I believe corresponds with your vision, shared by me – let’s invite ten girls and boys – this to ensure a female participation – who are chil- dren of war and come from areas of conflict. I suggest we offer them five years of training, so that – come what may – the seed of peace building may grow through them and their education. When we distribute water, food and so on in Baghdad, they ask for peace, tranquillity and education, because they want to roll up their sleeves begin working on their own. They have the right, the skills and the intelligence to do so; and this is the best investment we could make. One final observation: almost ten years have gone by – it will be ten in 2006 – since Atlanta, were, I assure you, it was tough be- cause no one believed us. Nevertheless one of the countries in which we tried and succeeded in holding both a football match and a real race was actually Afghanistan, an experience relived in a magical moment in Rome, when a football match was played 410 Parte Terza La Tregua Olimpica

ligenza di farlo; ed è il migliore investimento che possiamo realizzare. > Staffan De Mistura > Un’ultima osservazione: sono passati quasi dieci anni – saranno dieci nel 2006 – da Atlanta, dove, vi assicuro, fu faticoso, perché nessuno ci credeva. Eppure uno di quei paesi in cui si provò e si riuscì a fare sia una partita a pallone sia una vera e propria corsa fu l’Afghanistan, esperienza poi riprodotta nel momento magico di Roma, quando riuscimmo a giocare una partita a pallone con la «Nazionale italiana cantanti» da una parte e dall’altra palestinesi e israeliani. Io giocai con i palestinesi e gli israeliani come terzino, non essendo rapidissimo; ma ci tenni a giocare e giocai. Vinsero gli israeliani e i palestinesi, e si davano delle belle pacche sulle spalle quando facevano gol: non ancora un abbraccio, ma pacche sulle spalle; e ci diede una grande gioia vedere che quando giocano assieme vincono. Ebbene, questo è il messaggio da sentire e rinnovare assieme: in Afghanistan avvenne la stessa cosa. C’era un corridore, si chiamava Farid, che mi diede una maglietta. L’ho tenuta con me sempre, da allora: era la maglietta della sua corsa a Kabul, era la maglietta di Atlanta. In quell’occasione gli sponsor erano l’Unione europea e l’UNICEF, e c’era una degna cittadina piemontese come Commis-

Une dernière observation: dix ans se sont écoulés depuis Atlanta où, je vous l’assure, ce fut difficile parce que personne n’y croyait. Eh bien, l’un des pays où l’on avait réussi à organiser un match de football et une vraie course était l’Afghanistan, une expérience qui s’est ré- pétée pendant le moment magique de Rome, quand nous avons réussi à organiser un match de football avec l’équipe d’Italie des chanteurs d’un côté et une équipe de palestiniens et d’israéliens de l’autre. J’ai joué avec les palestiniens et les israéliens comme arrière parce que je ne suis pas très rapide; mais je tenais à jouer et j’ai joué. C’est l’équipe de palestiniens et d’israéliens qui a gagné, et ils se donnaient des claques dans le dos à chaque fois qu’ils marquaient: pas d’accolades, mais des claques dans le dos; nous étions très heureux de voir que quand ils jouent ensemble, ils gagnent. Voilà le message à entendre et à répéter ensemble: en Afghanistan, ce fut la même chose. Il y avait un coureur qui s’appelait Farid et qui m’a donné son maillot. Je l’ai gardé et je l’ai encore: c’était le maillot qu’il portait pendant une cour- se à Kaboul, c’était son maillot d’Atlanta. À cette occasion, les sponsors étaient l’Union européenne et l’UNICEF, et il y avait une pié- montaise très digne comme Commissaire aux interventions humanitaires de l’Union européenne, Emma Bonino. Farid m’a donné ce maillot; je l’ai conservé pendant dix ans. Monsieur le Maire, le moment est venu de vous l’offrir. with the Italian National Singers Team on one side, and a mixed team of Israelis and Palestinians on the other. I played with the Palestinian and Israelis as full-back, not being the fastest of runners; but I wanted to play, and did. The Israeli-Palestinian team won, and gave each other great pats on the back when they scored: not hugs yet, but pats on the back nevertheless; and we were delighted to see that when they play together, they win. So, this is the message to be heard and renewed together: in Afghanistan the same thing happened. One of the runners, Farid, gave me a T-shirt. I have kept it ever since: it was the T-shirt worn during his race in Kabul, the one from Atlanta. On that occasion the sponsors were the European Union and UNICEF, and there was a worthy Piedmontese citizen as Commissioner for humanitarian intervention of the European Union, Emma Bonino. Farid gave me that T-shirt; I have kept it for ten years. Mr Mayor, the time has come to hand it over to you. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 411

> Staffan De Mistura < sario per gli interventi umanitari dell’Unione europea, Emma Bonino. Farid mi ha dato quella maglietta; l’ho tenuta dieci anni. Signor Sindaco, è giunto il momento di darla a Lei.

STAFFAN DE MISTURA CONSEGNA A SERGIO CHIAMPARINO LA MAGLIETTA DEL CORRIDORE FARID STAFFAN DE MISTURA DONNE À SERGIO CHIAMPARINO LE MAILLOT DU COUREUR FARID STAFFAN DE MISTURA GIVES SERGIO CHIAMPARINO RUNNER FARID’S T-SHIRT 412 Parte Terza La Tregua Olimpica / Documenti ufficiali Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 413

parte terza La Tregua Olimpica documenti ufficiali

u c e i c T r T h e O l y m p 414 Parte Terza La Tregua Olimpica / Documenti ufficiali Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 415 416 Parte Terza La Tregua Olimpica / Documenti ufficiali Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 417 418 Parte Terza La Tregua Olimpica / Documenti ufficiali Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 419

Le Città firmatarie / Les Villes signataires / The signatory Cities

Acerra (Italia) Ceglie Messapica (Italia) Guarulhos (Brasile) Neive (Italia) Quetzaltenango (Guatemala) Tbilisi (Georgia) Água Branca (Brasile) Cervasca (Italia) Hadz˘ici (Bosnia Erzegovina) Nepi (Italia) Quinto Vercellese (Italia) Teófilo Otoni (Brasile) Alpignano (Italia) Cesana (Italia) Haifa (Israele) Nice (Francia) Ravenna (Italia) Torino (Italia) Amman (Giordania) Chiomonte (Italia) Hiroshima (Giappone) Nova Gorica (Slovenia) Reggio Emilia (Italia) Torre Mondovì (Italia) Ancona (Italia) Ciconio (Italia) Imperia (Italia) Novi Ligure (Italia) Rivalta Torinese (Italia) Torre Pellice (Italia) Aracaju (Brasile) Cinquefrondi (Italia) Irbid (Giordania) Novi Sad (Serbia) Roma (Italia) Torre San Giorgio (Italia) Araquara (Brasile) Civitella in Val di Chiana (Italia) Itamargiu (Brasile) Occimiano (Italia) Rossa (Italia) Torre Santa Susanna (Italia) Baakline (Libano) Claviere (Italia) Kallithea (Grecia) Orbassano (Italia) Rosta (Italia) Tourcoing (Francia) Baca˘u (Romania) Córdoba (Argentina) Köln (Germania) Ormea (Italia) Rovigo (Italia) Travnik (Bosnia Erzegovina) Bagnolo Piemonte (Italia) Cosenza (Italia) Kotor (Montenegro) Osasco (Brasile) Salmour (Italia) Trieste (Italia) Bar (Montenegro) Cremona (Italia) Kragujevac (Serbia) Osasco (Italia) Saluggia (Italia) Trnovo (Bosnia Erzegovina) Barcelona (Spagna) Crescentino (Italia) Larino (Italia) Ostuni (Italia) Saluzzo (Italia) Val della Torre (Italia) Bardonecchia (Italia) Cuneo (Italia) La Spezia (Italia) Ouagadougou (Burkina Faso) Salvador de Bahia (Brasile) Vancouver (Canada) Barzago (Italia) Dubrovnik (Croazia) Lille (Francia) Ovada (Italia) San Germano Chisone (Italia) Venezia (Italia) Baveno (Italia) Esmeraldas (Ecuador) Limassol (Cipro) Pale (Bosnia Erzegovina) San Giorgio Monferrato (Italia) Vezza d’Alba (Italia) Belo Horizonte (Brasile) Évora (Portogallo) Livorno (Italia) Parma (Italia) San Giusto Canavese (Italia) Vignone (Italia) Bergamo (Italia) Fes (Marocco) Louga (Senegal) Pasturana (Italia) San Pietro Vernotico (Italia) Villa Castelli (Italia) Borgo San Dalmazzo (Italia) Foglizzo (Italia) Luserna San Giovanni (Italia) Pavia (Italia) Sant’Antonino di Susa (Italia) Villanova d’Asti (Italia) Borgo Ticino (Italia) Fogo (Capo Verde) Lyon (Francia) Pavone (Italia) Santena (Italia) Volpedo (Italia) Brandizzo (Italia) Foligno (Italia) Macerata (Italia) Pécs (Ungheria) São Felipe (Capo Verde) Zarqa (Giordania) Brescia (Italia) Forlì (Italia) Mahdia (Tunisia) Perugia (Italia) Sarajevo (Bosnia Erzegovina) Zenica (Bosnia Erzegovina) Breza (Bosnia Erzegovina) Galliate (Italia) Maragogi (Brasile) Piacenza (Italia) Sauze d’Oulx (Italia) Zlín (Repubblica Ceca) Brusnengo (Italia) Garbagnate Milanese (Italia) Marzabotto (Italia) Pinerolo (Italia) Savigliano (Italia) Bussoleno (Italia) Gaza (Territori Palestinesi) Milano (Italia) Piossasco (Italia) Savona (Italia) Cambiasca (Italia) General Belgrano (Argentina) Modena (Italia) Plzen˘ (Repubblica Ceca) Sestriere (Italia) Campo Grande (Brasile) Genova (Italia) Montanaro (Italia) Polonghera (Italia) Settimo Torinese (Italia) Canelones (Uruguay) Glasgow (Regno Unito) Montechiaro d’Asti (Italia) Pragelato (Italia) Sfax (Tunisia) Caraglio (Italia) Graglia (Italia) Monticello d’Alba (Italia) Praia (Capo Verde) Shenyang (Cina) Casalborgone (Italia) Granada (Spagna) Monza (Italia) Prali (Italia) Siena (Italia) Castagnole delle Lanze (Italia) Grosseto (Italia) Moretta (Italia) Pralungo (Italia) Sondrio (Italia) 420 Parte Terza La Tregua Olimpica Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 421

La Tregua Olimpica per la pace: Gli eventi organizzati dalla Città di Torino per la celebrazione della Tregua Olimpica sono stati pensati, come si evince da cosa è rimasto dopo il 2005 queste pagine, in modo tale che l’evento dell’autunno 2005 non nascesse dal nulla per morire nel nulla, ma che andasse a Maria Bottiglieri e Stefano Chicco collocarsi nell’alveo di processi, progetti, partenariati e azioni già consolidatisi nel passato e orientati agli sviluppi futuri. SETTORE COOPERAZIONE INTERNAZIONALE E PACE La Tregua Olimpica come tensione e impegno permanente della Città di Torino per promuovere politiche di pace, dialogo, DELLA CITTÀ DI TORINO - ITALIA sviluppo: questa la logica e l’obiettivo che hanno sotteso l’intero evento. Ed è in questo spirito che vanno lette e interpretate alcune iniziative nate in quel contesto perché da esso ispirate, i cui effetti hanno una durata continuativa e proiettata nel fu- turo. Iniziative che, pur rivestendo una forte valenza simbolica, non mancano certo di concretezza.

La pace olimpica a Sarajevo: gli impegni delle Istituzioni e lo sminamento A Sarajevo, città olimpica che ospitò i Giochi invernali del 1984 e che per la pluralità di culture e genti è chiamata anche

LA TRÊVE OLYMPIQUE POUR LA PAIX: CE QU’IL RESTE DE 2005 Comme le montrent ces pages, les événements organisés par la Ville de Torino pour la célébration de la Trêve Olympique ont été imaginés pour que l’événement de l’automne 2005 ne soit pas né du néant pour retourner au néant, mais pour qu’il s’inscrive dans le cadre dynamique des processus, des projets, des partenariats et des actions consolidés dans le passé et aspirant à de futurs développements. La Trêve Olympique comme tension et engagement permanent de la Ville de Torino pour la promotion de politiques de paix, de dialogue et de développement: ce sont la logique et l’objectif qui ont sous-tendu l’événement tout entier. Et c’est dans cet esprit que certaines initiatives, nées dans ce contexte car c’est de lui qu’elles s’inspirent, doivent être comprises et interprétées: des initiatives dont les effets ont une durée continue et projetée vers l’avenir et qui, bien que revêtant une forte dimension symbolique, ne manquent certes pas de ca- ractère concret.

THE OLYMPIC TRUCE FOR PEACE: WHAT REMAINS AFTER 2005 The events organised by the City of Torino to celebrate the Olympic Truce were designed, as will be seen from these pages, so that the event of autumn 2005 would not ap- pear from nowhere to disappear into nothingness, but would instead become a focal point for the processes, projects, partnerships and actions already consolidated in the past and directed towards future developments. The Olympic Truce as an enduring enthusiasm and commitment of the City of Torino to promote peace, dialogue and development policies: this logic and objective were the accent for the entire event. And it was with this spirit that certain initiatives should be read and interpreted, launched in this context because it was here that they received their inspiration, whose effects are continuative and projected into the future. Initiatives which, though of a strong symbolic value, certainly do not lack solidity. 422 Parte Terza La Tregua Olimpica

«Gerusalemme d’Europa», la Civica Amministrazione ha promosso – unitamente a tutti gli altri partner locali (Regione > Maria Bottiglieri e Stefano Chicco > Piemonte e Provincia di Torino) e nazionali (CONI, Ministero degli Affari Esteri, Fondazione per la Tregua Olimpica, TOROC), in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia ed in accordo con gli Enti locali bosniaci – alcune iniziative che ne sottolineassero tali aspetti a più livelli: istituzionale, culturale ed educativo. Come nella piazza di «One World» e nei luoghi torinesi in cui si sono organizzate le iniziative per far firmare l’Appello per la Tregua Olimpica, a Sarajevo il 26 ottobre 2005 è stato promosso un evento di sottoscrizione della Tregua in un luogo che da solo racconta i momenti storici più diversi e contradditori: il Museo olimpico, in cui sono custoditi gli emblemi delle XIV Olimpiadi invernali, riporta infatti ancora le tracce del serio danneggiamento conseguente alle azioni belliche, nonché il ri- cordo delle tombe, cristiane e musulmane, che hanno parzialmente occupato l’attiguo stadio durante il recente conflitto. Così, tra trofei che raccontano l’epica delle imprese sportive e ferite che perpetuano un angoscioso vissuto di guerra, il Sin-

LA PAIX OLYMPIQUE À SARAJEVO: LES ENGAGEMENTS DES INSTITUTIONS ET LE DÉMINAGE À Sarajevo, la ville qui accueillit les Jeux Olympiques d’Hiver 1984 et qui par la pluralité de sa culture et de sa population a été baptisée la «Jérusalem d’Europe», la Municipa- lité de Torino – conjointement à tous les autres partenaires locaux (Regione Piemonte et Provincia di Torino) et nationaux (CONI, Ministère des Affaires Étrangères, Fondation pour la Trêve Olympique, TOROC), en collaboration avec l’Ambassade d’Italie et en accord avec les Collectivités locales bosniaques – a promu certaines initiatives visant à sou- ligner ces aspects à différents niveaux: institutionnel, culturel et éducatif. Comme sur la place de «One World» et dans les lieux turinois où ont été organisées les initiatives en vue de la signature de l’Appel à la Trêve Olympique, un événement de sou- scription de la Trêve a été organisé à Sarajevo le 26 octobre 2005 dans un lieu qui, à lui seul, évoque des moments historiques différents et contradictoires: le Musée Olympique, où sont conservés les emblèmes des XIV Jeux Olympiques d’Hiver, montre encore les traces des mutilations engendrées par les actions belliqueuses, ainsi que le souvenir des tombes,

OLYMPIC PEACE IN SARAJEVO: INSTITUTIONAL COMMITMENT AND DE-MINING In Sarajevo, the host city for the 1984 Winter Olympics that for the cosmopolitan nature of its cultures and people is also known as the “Jerusalem of Europe”, the Civic Ad- ministration – along with all the other local partners (Piemonte Regional Government and Torino Provincial Government) and national partners (CONI, Foreign Affairs Ministry, the Olympic Truce Foundation and TOROC), with the support of the Italian Embassy and in agreement with the Local Bosnia Authorities – promoted a number of initiatives that emphasised these aspects on different levels: institutional, cultural and educational.

As with “One World” and in the Torino venues for initiatives organised for the signing of the Olympic Truce Appeal, on 26th October 2005 in Sarajevo an event to sign the Truce was held in a place that needs no assistance in narrating the most diverse and contradictory historic occasions: the Olympic Museum, where the emblems of the XIV Winter Olympics are held, in fact still bears traces of the serious damage suffered during the war, and the memory of the tombs, Christian and Muslim alike, which in part oc- Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 423

> Maria Bottiglieri e Stefano Chicco > daco metropolitano di Sarajevo, Semiha Borovac, e i quattro Sindaci delle diverse Municipalità in cui è suddivisa la Città (Centar, Novi Grad, Stari Grad e Novo Sarajevo) hanno firmato, tutti insieme, il Libro della Tregua, nel segno del comune passato olimpico ed a testimonianza della ferma volontà di pace. A tale momento intriso di alti significati simbolici è stato associato un gesto di speranza concreta a beneficio della popola- zione locale: la presentazione e l’avvio del progetto di bonifica dalle mine antiuomo di un’area del Monte Trebevic, forse la più bella fra le montagne che circondano Sarajevo, sede della pista di bob durante i Giochi del 1984 e abituale meta dome- nicale di tutti i cittadini della capitale bosniaca. La guerra civile aveva completamente devastato questi luoghi, che venivano utilizzati dagli assedianti come punto privilegiato di controllo e di bombardamento della città nel corso del suo lungo asse- dio. Il progetto, sostenuto da Regione Piemonte, Città di Torino e Provincia di Torino con un investimento di 155.800 euro (di cui 15.000 finanziati dalla Civica Amministrazione), ha bonificato da mine ed ordigni ancora inesplosi un’area di

chrétiennes et musulmanes, qui ont partiellement occupé le stade voisin au cours du récent conflit. Ainsi, entre trophées évoquant l’épopée des événements sportifs et blessures per- pétuant un angoissant souvenir de guerre, le Maire métropolitain de la Ville de Sarajevo, Semiha Borovac, et les quatre Maires des Municipalités composant la Ville (Centar, Novi Grad, Stari Grad et Novo Sarajevo) ont signé, tous ensemble, le Livre de la Trêve, en signe du passé olympique commun et en témoignage de leur ferme volonté de paix. Ce moment pétri d’intentions hautement symboliques a été associé à un geste d’espoir concret en faveur de la population locale: la présentation et le coup d’envoi du projet d’éradi- cation des mines anti-personnelles d’une zone du Mont Trebevic, probablement la plus belle des montagnes environnant Sarajevo, où était installée la piste de bobsleigh pendant les Jeux de 1984 et lieu de villégiature dominicale de prédilection des habitants de la capitale bosniaque. La guerre civile avait entièrement dévasté ces lieux qui étaient utilisés par l’assiégeant comme point de contrôle privilégié et de bombardement de la ville tout au long du siège. Soutenu par la Regione Piemonte, la Ville de Torino et la Provincia di To- rino à hauteur de 155.800 euros (dont 15.000 euros versés par la Municipalité), le projet a permis d’éradiquer les mines et divers engins non explosés d’une zone de 30.000 m2, et

cupied the adjacent stadium during the recent conflict. So among the trophies that tell of the epic sporting victories and the wounds that perpetuate a painful experience of war, the Metropolitan Mayor of the City of Sarajevo, Semiha Borovac, and the Mayors of the four Municipalities that go to form the City (Centar, Novi Grad, Stari Grad and Novo Sarajevo) all signed the Truce Book, as a sign of their mutual Olympic history and to bear witness to their strong commitment to peace. Associated with that moment steeped in highly symbolic significance was a gesture of firm hope for the local population: the presentation and launch of the anti-personnel land mine clearance project for an area of Mount Trebevic, perhaps the most beautiful of the mountains surrounding Sarajevo, location for the bob run during the 1984 Games and preferred Sunday outings destination for everyone in the Bosnian capital. The civil war completely destroyed these areas, used by the assault force as a strategic control point for city bombings during their interminable offensive. The project, backed by the Piemonte Regional Government, Torino Provincial Government and the City

of Torino with a 155,800 euro investment (15,000 euro of which financed by the Civic Administration), cleared an area of 30,000 m2 of unexploded mines and bombs, plus 424 Parte Terza La Tregua Olimpica

30.000 m2, oltre che altri 15.000 m2 di vie d’accesso alla zona, permettendo di riprendere le attività legate al taglio della le- > Maria Bottiglieri e Stefano Chicco > gna e al pascolo ed avviare la ricostruzione delle infrastrutture sportive.

Fotogrammi di pace. Sarajevo e Gerusalemme nelle immagini dei più giovani La Tregua Olimpica non solo come momento di impegno per le Istituzioni, le autorità diplomatiche, le Città, ma anche co- me occasione educativa, quasi maieutica, di riflessione e rielaborazione della violenza e del conflitto vissuto o subito: questo l’obiettivo dei progetti promossi dalla Civica Amministrazione in due aree del mondo, i Balcani e il Medio Oriente, ove il conflitto si è fermato da troppo poco o dove invece la sospensione resta ancora un obiettivo. Due luoghi scelti perché in en- trambi la Città di Torino, insieme al relativo partenariato istituzionale, ha avuto modo di promuovere e realizzare progetti con e per i giovani del luogo: si pensi ad esempio al centro giovanile di Breza e all’Internet Center per i giovani di Gaza. Da

de 15.000 m2 de voies d’accès à la zone, permettant la reprise des activités liées à la coupe du bois et au pâturage et la reconstruction des infrastructures sportives.

PHOTOGRAMMES DE PAIX. SARAJEVO ET JÉRUSALEM DANS LES IMAGES DES PLUS JEUNES La Trêve Olympique non seulement comme moment d’engagement pour les Institutions, les autorités diplomatiques et les Villes, mais aussi comme occasion éducative, quasi maïeu- tique, de réflexion et de réélaboration du conflit vécu ou subi: c’est là l’objectif des projets promus par la Municipalité dans deux régions du monde, les Balkans et le Moyen-Orient, où le conflit a été suspendu depuis peu ou dont la suspension n’est encore qu’un objectif. Deux lieux choisis parce que la Ville de Torino, par le truchement du partenariat institution- nel, est parvenue à promouvoir et réaliser des projets avec et pour les jeunes de ces deux régions: citons par exemple le centre de la jeunesse de Breza et l’Internet Center pour les jeunes de Gaza. De ces expériences spécifiques est née l’idée de donner la parole aux jeunes, pour qu’ils racontent avec leurs mots leur expérience d’une violence vécue et d’une trêve attendue,

another 15,000 m2 of access roads to allow the return of woodcutting and grazing activities, and the launch of a project to rebuild the sports facilities.

PHOTOGRAMS OF PEACE. SARAJEVO AND JERUSALEM THROUGH THE EYES OF THE YOUNG The Olympic Truce not only as an opportunity for Institutions, diplomatic authorities and Cities to demonstrate their commitment, but also an educational, almost maieutic, opportunity to reflect upon and re-elaborate the violence and the experienced and suffered conflict: this is the objective of projects promoted by the Civic Administration in two areas of the world, the Balkans and the Middle East, where conflict was suspended too short a time ago and where an end to it remains an objective. Two areas chosen be- cause in both of them the City of Torino, with its institutional partners, was able to promote and implement projects with and for the young locals: as mere examples, the Youth Centre in Breza and the Internet Center for young people in Gaza. These specific assignments triggered the idea of allowing the young people to have their say, to let them tell us Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 425

> Maria Bottiglieri e Stefano Chicco > queste esperienze specifiche è scaturita l’idea di lasciar la parola ai giovani, per far raccontare con il loro linguaggio l’esperien- za di una violenza vissuta e di una tregua attesa, sperata o deludente. Il mezzo espressivo scelto, quello del cortometraggio, è forse il più immediato per comunicare con i loro coetanei, italiani ed europei, che pronunciano in modo diverso il termine pace non solo perché parlano altre lingue, ma anche perché il conflitto e la guerra sono per loro soltanto quelli degli altri: altri popoli, geograficamente lontani, o altre epoche storicamente differenti. Sarajevo ha costituito il set simbolico del progetto «Cortometraggi – Conflitto/Risoluzione – Sarajevo», promosso dalla Civica Amministrazione in collaborazione con la Scuola di scenografia, cinema e teatro di Sarajevo, la Scuola di Arte ci- nematografica di Banja Luka, il Festival del cortometraggio di Mostar e Re.Te. ONG, in modo da coinvolgere le diverse genti e culture che abitano la Bosnia Erzegovina. La giuria, composta dai docenti di queste tre scuole, ha selezionato otto cortometraggi realizzati da giovani videomakers bosniaci sul tema del conflitto e del suo superamento; le opere vincitrici,

espérée ou décevante. Le moyen d’expression choisi, le court-métrage, est probablement le plus immédiat pour communiquer avec le public italien et européen de leur âge, un public qui prononce différemment le mot paix non seulement parce qu’il parle d’autres langues, mais aussi parce que le conflit et la guerre ne sont, pour lui, que ceux des autres: d’autres peu- ples, géographiquement éloignés, ou d’autres époques historiquement différentes. Sarajevo a constitué le décor symbolique du projet «Cortometraggi – Conflitto/Risoluzione – Sarajevo», promu par la Municipalité en collaboration avec l’École de scénographie, de cinéma et de théâtre de Sarajevo, l’École d’art cinématographique de Banja Luka, le Festival du court-métrage de Mostar et Re.Te. ONG, afin d’impliquer les différentes po- pulations et les différentes cultures de la Bosnie Herzégovine. Le jury, composé des enseignants de ces trois écoles, a sélectionné huit courts-métrages réalisés par des jeunes videoma- kers bosniaques sur le thème du conflit et de sa résolution. Les œuvres des lauréats du concours, récompensées à Sarajevo le 24 octobre 2005, ont été projetées à Torino à l’occasion de la Trêve mais aussi pendant la période olympique. Caractérisés par une bonne maîtrise de leur outil et marqués par une atmosphère ironique et amère à la fois, les huit courts-

in their own way their experienced violence and a waited, hoped-for or disappointing truce. The means of expression chosen was the short film, perhaps the most immediate to communicate with people of their own age, Italians and Europeans, who pronounce the word “peace” in different ways, not only because of the language differences but also be- cause conflict and war are, to them, only for others: other populations, distant geographically-speaking, or from other periods in history. Sarajevo built the symbolic set for the project “Cortometraggi – Conflitto/Risoluzione – Sarajevo”, promoted by the Civic Administration in collaboration with the Sarajevo School of scenography, cinema and theatre, the School of Cinematographic Art in Banja Luka, the Short Films Festival in Mostar and the Re.Te. NGO, so as to involve the dif- ferent people and cultures that live in Bosnia-Herzegovina. The jury, composed of professors from the three schools, selected eight short films produced by young Bosnian

videomakers on the theme of conflict and its solution; the winning films, awarded in Sarajevo on 24th October 2005, were screened in Torino during both the Truce and Games periods. 426 Parte Terza La Tregua Olimpica

premiate a Sarajevo il 24 ottobre 2005, sono stati proiettate a Torino sia in occasione della Tregua sia durante il periodo > Maria Bottiglieri e Stefano Chicco > olimpico. Caratterizzati da una buona padronanza del mezzo tecnico e pervasi da un’atmosfera di amara ironia, gli otto cortome- traggi tracciano una sorta di corrispondenza tra la tregua dichiarata e le tregue quotidiane, narrando le contraddizioni di una tregua finta, formale, ancora estranea alla quotidianità della vita e del cuore delle persone. Emblematico in tal senso è Primo stipendio (Prva plata) di Alen Drljevic´, il film vincitore della rassegna, che senza ricorrere a facili espedienti visivi (come il sangue o i corpi dilaniati cui ci hanno ormai abituati i mezzi di informazione internazionali) racconta tra sarca- smo, eccesso e triste realtà il primo stipendio onestamente guadagnato da un giovane bosniaco, rappresentando nel con- tempo il dramma interiore di una pace apparente, deludente, rischiosa, disperata, alla quale il protagonista stesso si sor- prende di essersi rassegnato.

métrages tracent une sorte de correspondance entre la trêve déclarée et les trêves quotidiennes, en décrivant les contradictions d’une trêve fictive, formelle, encore détachée de la vie quotidienne et du cœur des gens. Le film Premier salaire (Prva plata) d’Alen Drljevic´, lauréat du concours, est emblématique en ce sens car il raconte, sans avoir recours à de faciles expédients visuels (comme le sang ou les corps mutilés auxquels les moyens d’information internationaux nous ont désormais habitués), entre sarcasme, excès et triste réalité le pre- mier salaire honnêtement gagné par un jeune bosniaque, en représentant en même temps le drame intérieur d’une paix apparente, décevante, risquée, désespérée, à laquelle le pro- tagoniste s’étonne de s’être résigné. Toujours en s’appuyant sur le langage cinématographique, la Ville de Torino s’est proposée d’ouvrir un débat public sur la violence qui s’est enracinée dans la région israélo-pale- stinienne, en tentant de comprendre comment, dans cette région du monde, se développent des comportements violents dans les relations interpersonnelles et collectives, quelles en sont les causes et quelles sont les mesures de prévention à prendre. Dans cet objectif, elle a donc décidé de soutenir le projet «Produzione di quattro cortometraggi sulla salute e la

Characterised by their good technical skills and infused with an atmosphere of bitter irony, the eight short films trace a kind of correspondence between the truce declared and the daily truces, narrating the contradictions of a false truce, a formal truce still being unheard of in the daily lives and hearts of the people. Emblematic in this respect was First Wage (Prva plata) by Alen Drljevic´, the winning film which, without falling back on effortless visual expedients (the blood or broken bodies we are used to seeing in the international media), but with sarcasm, excess and sad reality tells of the first wage honestly earned by a young Bosnian, simultaneously representing the interior drama of an illusory, second-rate, risk-filled and fraught peace in which the leading actor is surprised to find himself rewarded. Again making use of cinematographic expression, the City of Torino proposed the development of a public debate on the violence rooted in the Israel-Palestine area, seeking to investigate how, in that region of the world, violent behaviours develop in interpersonal and collective relationships, what are the causes and what preventive measures might be adopted. With these as its objectives it was therefore decided to support the project “Produzione di quattro cortometraggi sulla salute e la violenza in Israele e nel Ter- Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 427

> Maria Bottiglieri e Stefano Chicco > Sempre avvalendosi del linguaggio cinematografico, la Città di Torino si è proposta di sviluppare un dibattito pubblico at- torno alla violenza radicatasi nell’area israelo-palestinese, cercando di investigare come in quella regione del mondo si svi- luppino comportamenti violenti nei rapporti interpersonali e collettivi, quali siano le cause e quali le misure di prevenzione che si possono adottare. Con questi obiettivi ha dunque deciso di sostenere il progetto «Produzione di quattro cortometrag- gi sulla salute e la violenza in Israele e nel Territorio Palestinese Occupato», promosso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Ufficio di Gerusalemme per West Bank e Striscia di Gaza) che negli ultimi anni ha inteso affiancare alla tradiziona- le battaglia a favore dell’igiene collettiva e personale, di una dieta appropriata, dell’uso di acqua potabile e contro il fumo e l’alcool un crescente impegno contro la violenza, considerata come un vero e proprio problema di sanità pubblica. Il progetto si è svolto in tre fasi: 1. in seguito alla pubblicazione di uno specifico bando pubblico, sono stati selezionati i quattro soggetti (due di filmmakers

violenza in Israele e nel Territorio Palestinese Occupato», promu par l’Organisation Mondiale de la Santé (Bureau de Jérusalem pour West Bank et Bande de Gaza) qui, au cours des dernières années, à visé à accompagner la traditionnelle bataille en faveur de l’hygiène collective et personnelle, d’un régime alimentaire approprié, de l’utilisation de l’eau potable et contre le tabac et l’alcool, par un engagement croissant contre la violence, considérée comme un véritable problème de santé publique. Le projet s’est articulé en trois phases: 1. suite à la publication d’un avis de concours public, on a sélectionné les quatre sujets (deux de réalisateurs israéliens et deux de réalisateurs palestiniens) décrivant le mieux les perceptions, les comportements et les pratiques ayant un effet négatif sur la santé (comme la violence individuelle et collective ou celle directement liée à la guerre) et, si possible, proposant des solutions pour la combattre; 2. à l’aide d’un fonds dédié, on a tiré et réalisé des quatre sujets sélectionnés les courts-métrages;

ritorio Palestinese Occupato”, promoted by the World Health Organization (West Bank and Gaza Strip Office) that has brought its traditional battles, for public and personal health, for a suitable diet, for drinkable water and against smoke and alcohol, alongside with an increasing engagement against violence seen as a real public health issue in recent years. The project was implemented in three stages: 1. following the publication of a specific competition notice, four subjects were selected (two from Israeli film makers and two from Palestinian film makers) which best described the perceptions, attitudes and practices capable of a negative impact on health (such as personal and collective violence, or directly war-related) and, where pos- sible, proposing scenarios to combat the problem; 2. then, with the aid of dedicated funds, the related short films were produced based on the four subjects selected; 428 Parte Terza La Tregua Olimpica

israeliani e due di filmmakers palestinesi) che meglio descrivessero percezioni, atteggiamenti, pratiche capaci di avere un > Maria Bottiglieri e Stefano Chicco > effetto negativo sulla salute (come la violenza individuale e collettiva o direttamente legata alla guerra) e, ove possibile, proponessero ipotesi per combatterla; 2. successivamente, ricorrendo ad un fondo dedicato, dai quattro soggetti selezionati sono stati tratti e realizzati i relativi cortometraggi; 3. infine, nelle principali città della regione sono state organizzate proiezioni aperte al pubblico dei film seguite da dibattiti sulle tematiche presentate. A tal fine, i cortometraggi vincitori sono stati presentati al «Jerusalem Film Festival» svoltosi presso la Cinémathèque di Tel Aviv, a Ramallah, Nablus, Betlemme, Jenin, Gaza e poi ancora a vari festival internazionali (tra i quali il «Montreal Human Rights Film Festival», il «Rotterdam Documentaries Film Festival», il «Cinéma du Réel Film Fe- stival» di Parigi).

3. enfin, on a organisé des projections ouvertes au public dans les plus grandes villes de la région, suivies de débats sur les thèmes abordés. À cet effet, on a présenté les courts-mé- trages lauréats au «Jerusalem Film Festival» organisé dans la Cinémathèque de Tel Aviv, à Ramallah, Nablus, Bethlehem, Jenin, Gaza et dans le cadre d’autres festivals in- ternationaux (parmi lesquels le «Montreal Human Rights Film Festival», le «Rotterdam Documentaries Film Festival», le «Cinéma du Réel Film Festival» de Paris). Les œuvres lauréates (Missing Gaza, The Mall, Power et Journey with Naba’) racontent des histoires de vie difficile, notamment pour les plus jeunes, à Gaza comme à Tel Aviv, dans le village bédouin d’Arab el Sawaed ou dans le camp de réfugiés de Dheisheh.

LA FORMATION DE HAUT NIVEAU POUR LA PAIX Un héritage supplémentaire des initiatives promues par la Ville de Torino à l’occasion de la Trêve Olympique consiste dans les bourses d’étude que la Municipalité a instituées en

3. lastly, in the main cities of the region, public screenings of the films were organized, followed by debate on the covered topics. For this purpose, the winning short films were presented at the “Jerusalem Film Festival” held at the Cinémathèque in Tel Aviv, in Ramallah, Nablus, Bethlehem, Jenin and Gaza, and again at several international film festivals (including the “Montreal Human Rights Film Festival”, the “Rotterdam Documentaries Film Festival” and the “Cinéma du Réel Film Festival” in Paris). The winning films (Missing Gaza, The Mall, Power and Journey with Naba’) tell of a difficult citizenship, especially for the young, in both Gaza and Tel Aviv, in both the Bedouin village of Arab el Sawaed and the Dheisheh refugee camp.

HIGHER EDUCATION FOR PEACE A further inheritance from the initiatives promoted by the City of Torino for the Olympic Truce is the study grants established by the Civic Administration in favour of stu- Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 429

> Maria Bottiglieri e Stefano Chicco > Le opere vincitrici (Missing Gaza, The Mall, Power e Journey with Naba’) raccontano storie di una cittadinanza difficile, so- prattutto per i più giovani, a Gaza come a Tel Aviv, nel villaggio beduino di Arab el Sawaed come nel campo rifugiati di Dheisheh.

L’alta formazione per la pace Una ulteriore eredità delle iniziative promosse dalla Città di Torino in occasione della Tregua Olimpica consiste nelle borse di studio che la Civica Amministrazione ha istituito a favore di studenti provenienti da aree del mondo in cui perdura una si- tuazione di crisi e di conflitto. All’idea lanciata dall’Alto commissario per l’ONU a Baghdad proprio a conclusione della ceri- monia per la firma dell’Appello tenutasi al Teatro Regio, la Città ha inteso dare un seguito immediato sostenendo, in collabo- razione con il Commissariato di Terra Santa del Piemonte, due borse di studio per uno studente universitario israeliano e

faveur d’étudiants provenant de régions du monde où perdure une situation de crise et de conflit. Juste après la clôture de la cérémonie de la signature de l’Appel organisée chez le Teatro Regio, la Ville de Torino a souhaité donner immédiatement suite à l’idée lancée par le Haut-Commissaire de l’ONU à Bagdad en finançant, en collaboration avec le Commissariato di Terra Santa del Piemonte, deux bourses d’étude pour un étudiant israélien et un étudiant palestinien. Un peu plus tard, alors que l’événement olympique bat- tait son plein, une convention a été signée par l’UNESCO et l’Université de Torino afin d’instituer le «Fellowship Programme for Peace, Democracy and Human Rights in post- conflict areas». Il s’agit d’un programme d’une durée triennale renouvelable, finalisé au perfectionnement post lauream de jeunes diplômés provenant de groupes sociaux défavo- risés de zones ayant récemment connu un conflit par la participation à Torino à des Masters sur les thèmes de la paix, de la démocratie et des droits de l’homme. La Municipalité a apporté son parrainage et son soutien financier à cette convention, en instituant pour la première année deux bourses d’étude destinées à des étudiants irakiens. Les raisons d’un tel rapprochement entre pax olimpica et formation universitaire ou postuniversitaire doivent être recherchées dans la conscience que les Universités constituent une

dents from areas of the world still torn by crisis and conflict. From an idea launched by the UN High Commissioner in Baghdad, concluding the signing ceremony for the Appeal held at the Teatro Regio, the City of Torino decided to take follow-up action immediately and, in collaboration with the Commissariato di Terra Santa del Piemonte, established two study grants – one for an Israeli university student and for a Palestinian one; later, while the Olympics were in full swing, it signed, together with UNESCO and Torino University, a special agreement for the start-up of the “Fellowship Programme for Peace, Democracy and Human Rights in post-conflict areas”. It is a renewable 3-year post lauream programme for young graduates from socially deprived groups in areas of former conflict, frequenting Masters at Torino University on the subjects of peace, democracy and human rights. It is backed by the promise of patronage and economic support from the Civic Administration, which destined for the first year two study grants (by no mere chance) to Iraqi students. The reasons behind such a link between pax olimpica and university or post-university education can be identified in the knowledge that the universities form the natural, 430 Parte Terza La Tregua Olimpica

uno palestinese; successivamente, in pieno evento olimpico, è stata siglata con l’UNESCO e l’Università di Torino una appo- > Maria Bottiglieri e Stefano Chicco > sita convenzione per istituire il «Fellowship Programme for Peace, Democracy and Human Rights in post-conflict areas». Si tratta di un programma di durata triennale rinnovabile, finalizzato al perfezionamento post lauream di giovani laureati provenienti da gruppi sociali svantaggiati di zone uscenti da esperienze di conflitto mediante la frequenza a Torino di master relativi ai temi della pace, della democrazia e dei diritti umani; ad esso la Civica Amministrazione ha garantito il proprio patrocinio ed il pro- prio sostegno economico, istituendo per il primo anno due borse di studio destinate (non a caso) a studenti iracheni. Le ragioni di un simile collegamento tra la pax olimpica e la formazione universitaria o post-universitaria vanno individuate nella consapevolezza che le Università costituiscono la comunità naturale e privilegiata in cui è dato sperimentare l’etica della ricerca, lo stile del confronto (non solo scientifico) e il metodo del sapere critico; elementi, questi, che consentono di far maturare nello studente la capacità di problematizzare, la propensione alla dialogicità (vale a dire il gioco fecondo di op-

communauté naturelle et privilégiée où il est possible d’expérimenter l’éthique de la recherche, le style de la confrontation (pas seulement scientifique) et la méthode du savoir criti- que; autant d’éléments qui permettent de faire mûrir chez l’étudiant la capacité à problématiser, la propension au dialogue (c’est-à-dire au jeu fertile d’opposition des grandes idées: foi/doute, raison/religion, croyance/science), la rationalité (critique mais aussi autocritique). Ces “valeurs” représentent un excellent antidote contre tous les totalitarismes, les fondamentalismes et les hystéries ethno-nationalistes: l’esprit de celui qui cherche est naturellement porté à l’écoute des raisons de l’autre et au choix du dialogue comme moyen de résolution des divergences et des conflits. Pour la Ville de Torino, qui porte le titre de capitale de la formation internationale grâce à la présence de centres de formation de premier ordre des Nations Unies et de l’Union eu- ropéenne, soutenir les jeunes dans leur parcours de recherche a été le meilleur moyen de construire une culture de la trêve qui soit réellement en mesure de promouvoir la culture du dialogue et de la paix.

privileged community in which to experiment ethics research, comparison techniques (and not just scientific) and the critical knowledge methodology. These elements allow a student to mature his skills in considering problems, his propensity to comparative dialogue (i.e. creative opposition of wide-ranging ideas: faith/doubt, reason/religion, be- lief/science), and to rationality (both critical and self-critical). Such “values” are an excellent antidote to all forms of totalitarianism, fundamentalism and ethnic-nationalist hysteria: the spirit of the researcher naturally tends towards listening to others’ reasoning and to the choice of dialogue as a means to solve dissensions and conflict. For the City of Torino, proud of its title as the capital of international training through its leading UN and UE training centres, to support young people in their research was the best possible way to establish a culture of truce that really can promote a culture of dialogue and peace. Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 431

> Maria Bottiglieri e Stefano Chicco < posizione delle grandi idee: fede/dubbio, ragione/religione, credenza/scienza), la razionalità (critica ma anche autocritica). Tali “valori” rappresentano un eccellente antidoto contro tutti i totalitarismi, i fondamentalismi e le isterie etno-nazionali- ste: lo spirito di chi ricerca è naturalmente propenso all’ascolto delle ragioni dell’altro e alla scelta del dialogo come mezzo per risolvere divergenze e conflitti. Per la Città di Torino, che si fregia del titolo di capitale della formazione internazionale grazie alla presenza di primari cen- tri di formazione delle Nazioni Unite e dell’Unione europea, sostenere i giovani nel loro percorso di ricerca è stato il modo migliore per costruire una cultura della tregua che sappia davvero promuovere la cultura del dialogo e della pace. 432 Indice Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 433

ringraziamenti e sommario 434 Sommario

«ONE WORLD. INTERNATIONAL COOPERATION CITIES» SUPPORTO ORGANIZZATIVO è un evento della Città di Torino Fondazione Atrium IPS – Inter Press Service Opera Diocesana Pellegrinaggi COORDINAMENTO E ORGANIZZAZIONE GENERALE Associazione Linguadoc CITTÀ DI TORINO - SETTORE COOPERAZIONE INTERNAZIONALE E PACE Turismo Torino Dirigente: Maurizio Baradello Agenzia di Cooperazione degli Enti Locali Funzionario in posizione organizzativa: Maria Bottiglieri Opera Pia Barolo Assointerpreti Équipe di lavoro: Giovanni Bagna, Rosanna Braga, Master dei Talenti - Fondazione CRT Stefano Chicco, Maura Favero, Giulia Gallo Cassarino, Roberta Giaretto, Cecilia Gosso, Corrado Mazzoli, Stefano Melotti, Maristella Pecchio, Silvana Straforini, Gianpiero Toso PARTNER ISTITUZIONALI Master dei Talenti: Cristina Archanco e Agustina Calatayud MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI Stagiaires: Daniele Mela e Valeria Vitale Direzione generale per la Cooperazione allo Sviluppo REGIONE PIEMONTE PROVINCIA DI TORINO Il Settore Cooperazione internazionale e Pace ringrazia tutti i colleghi della Città di Torino che hanno partecipato TOROC – Comitato organizzatore dei XX Giochi olimpici invernali alla realizzazione dell’evento e in particolare: Fondazione internazionale per la Tregua Olimpica Gabinetto del Sindaco Soprintendenza per i beni architettonici e Settore Relazioni internazionali per il paesaggio del Piemonte Servizio centrale Comunicazione, Olimpiadi e Promozione della Città Fondazione del Teatro Regio Divisione Servizi culturali Divisione Servizi educativi Divisione Servizi tributari e Catasto PARTNER Divisione Ambiente e Verde Divisione Funzioni istituzionali – Direzione Economato e Archivi Comitato Cittadella delle Civiltà Divisione Gioventù e Cooperazione internazionale (LVIA, CCM, CICSENE, CISV, MAIS, Re.Te., OAF-I, ISCOS, MLAL) Divisione Suolo pubblico e Arredo urbano Divisione Corpo di Polizia municipale Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 435

PER «LA PACE IN MOVIMENTO» PER L’ANIMAZIONE DELLA PIAZZA PER L’ORGANIZZAZIONE DELLA PIAZZA I.So.La. AGESCI Intercultura Onlus AEM OAF-I Ai.Bi. - Amici dei bambini International Training Centre of the ILO AMIAT Re.Te. AlmaTerra ISCOS Associazione Nazionale Carabinieri SERMIG – Arsenale della Pace AMSES I.So.La. CRI Studio Valperga ANPAS ITER GTT WHO - West Bank and Gaza Office Arcidiocesi di Torino - Pastorale sociale e del Lavoro La ragnatela della solidarietà Interfiere ASL 4 LVIA SMAT PER LE MOSTRE Associazione umanista Ritmi Africani Master in Peacekeeping Management Studio Aldo Ferrero Centro piemontese di Studi africani Camera di Commercio Italia-Vietnam Medici Senza Frontiere Fratelli della Sacra Famiglia CCM Missionari della Consolata SARAJEVO Movimento Sviluppo e Pace Centro di comunicazione diretta Alice Missioni Don Bosco Ambasciata d’Italia a Sarajevo Associazione culturale Passaporto CerchiamoLaPace Mondo Nuovo scs Campagna italiana contro le mine Studio AS - Architetti associati Chierici regolari somaschi Nova-T CerchiamoLaPace CICSENE Pianeta Possibile NutriPa Italia Festival del cortometraggio di Mostar PER IL MEETING CIFA OAF-I INTERSOS «CITTÀ E OBIETTIVI DEL MILLENNIO» CIS OASI Re.Te. Città di: Milano, Roma, Ouagadougou CISV Operazione Mato Grosso RAI - TGR Piemonte Fondazione Giustizia e Solidarietà CMEFC Peace Games Scuola di Arte cinematografica di Banja Luka Segretariato generale dell’ONU Co.Co.Pa. Persone Come Noi Onlus Scuola di scenografia, cinema e teatro di Sarajevo Stato federale di Bahia Comitato Girotondo Piccola casa della Divina Provvidenza UN Millennium Campaign Comitato Guatemala Piccole Serve del Sacro Cuore di Gesù GERUSALEMME Comitato Roraima Politecnico di Torino Ambasciata d’Italia a Tel Aviv PER LA CERIMONIA DI SOTTOSCRIZIONE Comitato Salute Africa Quartarete Commissariato di Terra Santa della Provincia Piemontese DELL’APPELLO PER LA TREGUA OLIMPICA Compagnia di Gesù - Gesuiti Missionari Re.Te. Consolato generale d’Italia in Gerusalemme Città di: Hiroshima, Sarajevo Comunità di Sant’Egidio Salesiani di Don Bosco Custodia Francescana di Terra Santa Comunità di Sant’Egidio Congregazione delle Suore del SS. Natale Segretariato Missioni Camilliane Ponte di Pace Onlus Segretariato generale dell’ONU COOPI S.O.S. Zastava CRI Suore carmelitane di Santa Teresa PER «ONE WORLD OSPITA» Culture in movimento Suore di San Gaetano Si ringraziano ancora CeSPI Donne in Nero Suore di San Giuseppe tutti i numerosi e qualificati fornitori CISV EquaMente Suore di Sant’Anna che attraverso la Fondazione Atrium Comitato Roraima ETF - European Training Foundation Telecity hanno contribuito Comitato Salute Africa Figlie della Carità Telesubalpina con professionalità alla riuscita di COOPI Figlie di Maria Ausiliatrice Tuttiartisti «One World. International Cooperation Cities» Intercultura Onlus Frati minori cappuccini UN Staff College ISCOS GEOS Onlus UNICRI Istituti missionari torinesi GRP Università di Torino Si ringraziano infine Marco Calgaro e Aurelio Catalano Orchestra dei Vigili del Fuoco 1889 Hydroaid Viaggi Solidali Onlus per aver voluto e reso possibile questo evento Viaggi Solidali Onlus Insieme senza confini SVDP '87 436 Sommario

Città e Culture per la Cooperazione e la Pace 5 Parte prima Copyright 2006 Città di Torino – Settore Cooperazione internazionale e Pace Torino per la pace, Via delle Orfane, 22 - 10122 Torino (Italia) Tel. +39.011.44.34818 - 24990/ Fax +39.011.44.34888 la solidarietà e la cooperazione internazionale [email protected] http://www.comune.torino.it/cooperazioneint 7 Il saluto di A cura di Sergio Chiamparino Maurizio Baradello, Maria Bottiglieri, Stefano Chicco

Coordinamento editoriale Stefano Chicco 9 Presentazione - Cooperazione decentrata è pace Maurizio Baradello Redazione Maria Bottiglieri, Agustina Calatayud, Stefano Chicco, Roberta Giaretto 9 1. Il significato delle politiche di cooperazione decentrata della Città di Torino Hanno collaborato alla stesura dei testi 13 2. «One World» Rosanna Braga, Maura Favero, Roberta Giaretto, Stefano Melotti, Gianpiero Toso 23 3. Il “format” Tregua Olimpica 27 4. Città e culture per la cooperazione e la pace. Obiettivi e articolazione Traduzioni Single Point Languages

Immagini 33 2006-2001: nomi e numeri degli interventi Maria Bottiglieri, Michele D’Ottavio, Hydroaid, LVIA, Mani Tese, Corrado Mazzoli, Stefano Melotti, Reporters de La Stampa, Weber Shandwick 59 Progetti-pilota della Città di Torino Art Direction dichinonazienda.it 60 Da Rifiuto a Risorsa 62 100 Città per 100 Progetti Italia-Brasile Graphic Designer Edizioni Cosmopolis e Davide di Colloredo Mels 64 Coordinamento sul sostegno a distanza a Torino 66 Tsunami: dopo l’emergenza, la cooperazione allo sviluppo Stampa Graf Art - Venaria Reale (To) 68 Cittadini del Mondo

Authoring DVD 72 Progetto EPIC La Bottega dell’Immagine

Stampa e duplicazione DVD Phonoplast

Sigla video e audio DVD dichinonazienda.it

Con il supporto organizzativo di Fondazione Atrium Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 437

75 Processi e metodologie delle politiche di cooperazione decentrata: il “format” di gestione e organizzazione amministrativa della Città di Torino Maria Bottiglieri 75 1.0.0 LA DEMOCRAZIA DEGLI ALTRI 81 1.1.0 Cooperazione decentrata tra partecipazione e sussidiarietà 81 1.1.1 Cooperazione decentrata e partecipazione 89 1.1.2 Cooperazione decentrata e sussidiarietà 90 1.1.3 La sussidiarietà verticale 100 1.1.4 La sussidiarietà orizzontale 104 2.0.0 LA COOPERAZIONE DECENTRATA E IL PARTENARIATO ALLO SVILUPPO 104 2.1.0 Le ragioni e gli strumenti 106 2.2.0 Cooperazione decentrata Città-Città 106 2.2.1 Gemellaggi 108 2.2.2 Accordi di cooperazione 115 2.2.3 Altro (memorandum, dichiarazioni di interesse e di intenti e relazioni istituzionali significative) 119 2.3.0 Le reti di cooperazione internazionale 126 2.4.0 Cooperazione con il territorio 127 2.4.1 Le associazioni 131 2.4.2 I coordinamenti 133 2.4.3 Le convenzioni 141 2.4.4 I “tavoli-città” 145 2.4.5 Contaminazioni e osmosi tra modelli 146 2.4.6 Nodi problematici 148 3.0.0 LE PROCEDURE AMMINISTRATIVE 149 3.1.0 I progetti affidati 150 3.2.0 I progetti co-finanziati 154 3.3.0 I bandi 159 4.0.0 CONCLUSIONI 438 Sommario

161 Parte seconda / 1 «One World. International Cooperation Cities»

163 SEZIONE PRIMA Le Città e gli Obiettivi del Millennio

165 Introduzione Maurizio Baradello 169 Apertura Mario Lubetkin

Interventi 171 Sergio Chiamparino 172 Giuseppe Deodato 175 François Trémeaud 177 Gioacchino Polimeni 179 Paolo Ceratto 181 Eveline Herfkens 187 Riccardo Moro 191 Gabriele Albertini 193 Staffan De Mistura 195 Simon Compaoré 198 Padre Clodoveo Piazza 200 Maria Pia Garavaglia 203 Chiusura Mario Lubetkin Città e Culture per la Cooperazione e la Pace pagina 439

207 Parte seconda / 2 «One World. International Cooperation Cities»

209 SEZIONE SECONDA La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi

211 Introduzione Maria Bottiglieri 211 1 La piazza, i tavoli-città, gli accordi, gli eventi 215 2 La piazza 218 3 I tavoli-città e i protocolli 224 4 Gli eventi 227 5 Per concludere

229 Gli accordi

241 La piazza 242 Torino con Campo Grande, Salvador de Bahia e il Brasile 256 Torino, Breza e la Bosnia Erzegovina 263 Torino, Kragujevac e la Serbia-Montenegro 267 Torino, Gaza e i Territori Palestinesi 277 Torino, Haifa e Israele 284 Torino, Ouagadougou e il Burkina Faso 298 Torino, Praia e Capo Verde 311 Torino, Quetzaltengango e il Guatemala 320 Il sostegno a distanza 331 Torino, capitale della formazione internazionale

337 Le mostre 339 Espressioni artistiche dei burkinabé 343 Stand by 440 Sommario

349 Parte terza La Tregua Olimpica

351 Introduzione Maurizio Baradello

359 Apertura Alberto Chiara

Interventi 363 Sergio Chiamparino 368 Michelangelo Pipan 371 Valentino Castellani 376 Roberto Placido

378 Andrea Riccardi 396 Tadatoshiˆ Akiba 400 Josip Jurisic’ 404 Staffan De Mistura

413 Documenti ufficiali

419 Le Città firmatarie

421 La Tregua Olimpica per la pace: cosa è rimasto dopo il 2005 Maria Bottiglieri e Stefano Chicco