“Zone Potenzialmente Inondabile Del Torrente Pioverna”
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Responsabile della ricerca Fabio LUINO Autori della ricerca Fabio LUINO Manuela BASSI Paolo FASSI Istituto Regionale di Ricerca CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE della Lombardia Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica nel Bacino Padano (IRPI) INDIVIDUAZIONE DELLE ZONE POTENZIALMENTE INONDABILI DAL PUNTO DI VISTA STORICO E GEOMORFOLOGICO A FINI URBANISTICI Torrente Pioverna (Valsassina) e Fiume Serio (Val Seriana) 2 La ricerca è stata affidata all’IReR dalla Regione Lombardia, nell’ambito del PRIR 1999, con il titolo “Determinazione delle fasce fluviali di alcuni corsi d’acqua lombardi ai fini urbanistici”. Il gruppo di ricerca è costituito da: IReR Project leader Liliana GRANCINI CNR-IRPI Torino Responsabile della ricerca Fabio LUINO Autori della ricerca Manuela BASSI Paolo FASSI Regione Lombardia Responsabili della ricerca Antonella BELLONI Nadia PADOVAN Cartografia urbanistica Nicola LA ROVERE Filippo NOVELLO Si ringraziano: CNR-IRPI Torino Domenico TROPEANO, Ettore BERETTA, Franco GODONE, Fiorangelo DI NUNZIO, Maria Luigia TORCHIO, Pier Giuseppe TREBÒ ed Edoardo VIOLA. Università degli Studi di Milano, Corso di Laurea in Scienze Ambientali Simona NOGARA e Silvia VAGHI Ufficio del Genio Civile di Como e Bergamo Giuseppe BONALUMI e Claudio MERATI Si esprime altresì riconoscenza a tutti i Sigg. Sindaci dei comuni esaminati, ai loro collaboratori e ad altri pubblici Amministratori per la disponibilità e l’aiuto forniti nell’ambito della ricerca. 3 ISTITUTO DI RICERCA PER LA PROTEZIONE IDROGEOLOGICA NEL BACINO PADANO (IRPI Torino) L'Istituto è un Organo del Consiglio Nazionale delle Ricerche, afferente al Comitato per le Scienze Geologiche e Minerarie, istituito con decreto del Presidente del CNR n° 2409 del 3 aprile 1970. L'Istituto è stato fondato unitamente ad altri due analoghi Organi di ricerca costituiti a Perugia e a Cosenza con compiti di ricerca rispettivamente nell'Italia centrale e meridionale. L'IRPI ha lo scopo di svolgere attività di ricerca, in tutti gli aspetti che siano preminentemente geologici, con particolare riferimento all'elaborazione di nuove metodologie, nell'ambito regionale dell'Italia settentrionale, nel settore della difesa dalle frane e dalle inondazioni, nei seguenti campi: - condizioni geologiche, idrologiche ed evoluzione morfologica dei bacini imbriferi; - fenomeni di erosione, trasporto e deposito, in relazione soprattutto a particolari eventi idrologici; - previsione e prevenzione dei fenomeni d'instabilità; - franosità dei versanti; - sistemazione dei bacini idrografici e dei corsi d'acqua; - studio delle metodologie relative alla raccolta, archiviazione ed elaborazione dei dati idrogeologici; - ricerche di fotointerpretazione applicata a problemi specifici d'instabilità dei versanti e dei corsi d'acqua. L'IRPI svolge, inoltre, interventi di studio in località colpite o minacciate da piene e frane, anche in seguito di specifiche richieste da parte di Enti pubblici. Partecipa a gruppi di studio, Commissioni, attività di consulenza e di informazione rivolta all'esterno nei campi di specifico interesse d'Istituto. Collabora inoltre con numerosi Enti Pubblici ed Istituzionali di ricerca. All'Istituto sono preposti: - il Direttore: Dr. Domenico Tropeano; - il Consiglio Scientifico composto da: Prof. Francesco Dramis (Presidente), Dr. Fabio Luino (Segretario), Dr. Domenico Tropeano, Ing. Virgilio Anselmo, Ing. Renzo Rosso, Dr. Gianni Mortara e Geom. Renato Massobrio. L'organico dell'Istituto è costituito da 18 persone, così suddivise: 8 ricercatori, 7 assistenti tecnico-professionali e 3 amministrativi. La sede dell'Istituto è a Torino, in Strada delle Cacce 73: tel. 011/3977257-343428, fax 011/343574, e-mail: [email protected] 4 INDICE Premessa 1. Scopo del lavoro, metodologie d’indagine e risultati 1.1. La ricerca storica 1.1.1. Le difficoltà nell'interpretazione del dato 1.1.2. La cartella del singolo comune e le schede storiche 1.1.3. La carta delle notizie storiche 1.2. L’analisi geomorfologica. La carta delle aree potenzialmente inondabili 1.3. L’analisi urbanistica. La carta dell’accorpamento degli strumenti urbanistici 1.4. La carta finale di sintesi delle aree a differente criticità 2. VALSASSINA 2.1. Inquadramento geografico 2.2. Inquadramento geomorfologico 2.3. Idrografia e idrologia 2.3.1. Pluviometria 2.3.2. Elenco generale degli eventi di piena 2.3.3. Gli eventi critici 3. VAL SERIANA 3.1. Inquadramento geografico 3.2. Inquadramento geomorfologico 3.3. Idrografia e idrologia 3.3.1. Pluviometria 3.3.2. Elenco generale degli eventi di piena 3.3.3. Gli eventi critici 4. Conclusioni 5. Bibliografia 5 1. SCOPO DEL LAVORO E METODOLOGIE D’INDAGINE 1.1. La ricerca storica Lo scopo della ricerca era quello d’individuare le zone potenzialmente inondabili lungo il corso del Torrente Pioverna e del Fiume Serio, al fine di identificare le aree urbanistiche maggiormente esposte al pericolo d’inondazione. Nell’ultimo decennio alcuni gruppi di lavoro hanno affrontato studi simili mediante approcci multidisciplinari che sopperiscono ai limiti insiti in ogni specifico approccio (idrologico, morfologico, geologico, storico, ecc.), limitando la soggettività dell’operatore o l’incertezza del dato, unendo contemporaneamente i punti di forza (Barla et alii, 1998). L’esperienza accumulata in questi anni ha dimostrato che per definire con buona approssimazione le aree esposte al pericolo d'inondazione e valutare per ognuna di esse il livello di rischio, è importante possedere un quadro conoscitivo di analoghi fenomeni avvenuti in passato nelle medesime zone (Caroni et alii, 1990). Anche nell'ipotesi che la zona esaminata abbia nel frattempo subito trasformazioni, soprattutto di natura antropica, una casistica sufficientemente ampia su quanto è accaduto in passato, in merito alla localizzazione dei punti di fuoriuscita delle acque, alla distribuzione di queste ultime sul fondovalle, può fornire utili basi di orientamento ai fini previsionali. La metodologia d'indagine seguita per la ricostruzione degli effetti prodotti dalle piene storiche dei due corsi d’acqua esaminati e dei loro tributari, si è sviluppata in particolare su quattro fasi di ricerca così sintetizzabili: 1. Individuazione delle fonti d'informazione; 2. Raccolta delle notizie e della documentazione cartografica; 3. Analisi, verifica e selezione dei dati; 4. Sintesi grafica. L'analisi storica ha preso avvio con la consultazione delle notizie conservate in copia presso l’Archivio Storico del CNR-IRPI di Torino. Queste sono state raccolte, dal 1970 ad oggi, presso una trentina di Enti pubblici operanti sul territorio (in particolare il Ministero dei Lavori Pubblici) e presso i principali archivi di stato: si tratta per lo più di documenti inediti (Fig. 1). E’ stata in seguito passata in rassegna anche la vasta collezione dei giornali a tiratura nazionale e locale, estraendo le notizie riguardanti le alluvioni avvenute dal 1800 ad oggi. Nella ricca biblioteca dell’IRPI di Torino sono stati esaminati testi di geomorfologia e idrologia, studi idraulici, atti di convegni, lavori pubblicati dal Ministero dei Lavori Pubblici, ecc. (Fig. 2). Una particolare attenzione è stata dedicata anche agli Annali dell’Ufficio Idrografico, anche se purtroppo la rete di misurazione è piuttosto carente, sia in Val Seriana, sia in Valsassina. Sono stati visitati successivamente gli Archivi di Stato di Como e Bergamo: quest’ultimo, a differenza del primo è già informatizzato e ciò ha consentito una ricerca rapida e completa dal 1800 ad oggi. 6 Fig. 1 – Ministero dei Lavori Pubblici: relazione tecnica del 1942 inerente lavori urgenti di difesa lungo l’asta del T. Pioverna (a sinistra). Amministrazione Provinciale di Bergamo: relazione di accompagnamento per la “liquidazione dei lavori di ripristino e riparazione della strada provinciale danneggiata dalle alluvioni del maggio 1926” (a destra). Fig. 2 – Esempi di testi consultati, presenti presso la biblioteca scientifica dell’IRPI di Torino. 7 In tali sedi sono conservate tutte le carte catastali risalenti al periodo napoleonico: è stato possibile visionare, purtroppo, solamente nell’archivio di Bergamo. Sono stati inoltre ritrovati importanti ed inediti documenti risalenti al periodo compreso fra i primi del XIX secolo sino al 1970 circa. Ultimata la raccolta di tale documentazione, è iniziata la ricerca specifica presso gli archivi comunali che ha consentito di ritrovare notizie inedite di grande importanza, che hanno completato la gran mole di dati già collezionati. Gli archivi visitati sono risultati abbastanza ben strutturati, in particolare quelli della Val Seriana. Fra questi è doveroso menzionare l’archivio comunale di Gromo, (Fig. 3) perfettamente ordinato e ricco di documenti risalenti persino al Medioevo. In Valsassina, invece, a parte l’archivio di Bellano (Fig. 3), non tutti gli archivi comunali visitati sono risultati ben organizzati: in particolare in quelli di Vendrogno e Parlasco i documenti sono accatastati in maniera disordinata e privi di indice. In questi casi, gli unici documenti utili sono stati ritrovati grazie alla disponibilità dei Sindaci e degli impiegati comunali. Fig. 3 – Particolare dell’archivio comunale di Gromo (a sinistra) e di Bellano (a destra). 8 In generale nei restanti 15 archivi, la documentazione è risultata essere catalogata secondo i criteri di archiviazione utilizzati a partire dalla fine del secolo scorso. I documenti più antichi sono ovviamente scritti a mano: si tratta di relazioni tecniche redatte dai tecnici dell’epoca (consorzi, dipartimenti),