Permission to use this file is granted subject to full acknowledgement of the source in the form available at this LINK

Mambrini D., nella storia e nell’arte. Bagno di Romagna 1935

III. I Castelli Civitella Sul declivio di amena collina sorge il paese o borgo di Civitella (m.219) a cui è unito, in quella lingua di terra che si forma dove il torrente di S.Filippo affluisce al Bidente, l’antico castello, del quale restano (insieme con le vecchie mura sovra cui si elevano ora piccole case) la porta principale sormontata dal torrazzo con l’orologio e la campana del , nonché dei sotterranei e alcuni bastioni diroccati fino al livello della strada, a figura di cilindri tagliati verticalmente a metà [...]. La chiesa del castello è di bello stile, a volta, ed ha stucchi ben ordinati. Soffrì assai per gli ultimi terremoti del 1918 e 1919 e fu restaurata. Collina di Civitella. La culla della famiglia Mussolini Molte località hanno il nome di Collina e la nostra si dice di Civitella per distinguerla da Collina di Pondo, che trovasi nello stesso territorio della antica diocesi "nullius" di S.Ellero di Galeata e di S.Maria in Cosmedin dell’Isola [...]. C’è in questa parrocchia di Collina, a sud, verso il torrente Suasia, una località detta Mucciolino (m.560) con una vecchia casa padronale ed un oratorio dedicato a S.Lorenzo. La casa fu distrutta dagli ultimi terremoti ed è stata riedificata. Pleda. La patria di Pasquale II Credo che si debba chiamare così e non Bleda, il castello che fu patria di Pasquale II. Forse il nome di Pleda deriva da "plebs", plebe o popolo. Si diede fra noi a questo castello il nome di Bleda quando gli storiografi del nostro Pontefice, ignorando l’esistenza del castello che sta sotto la Rondinaia, in prossimità dell’Isola, assegnarono a Pasquale, come patria, Bleda di Viterbo. In seguito a ciò questo nome di Bleda fu usato anche qui in certi atti pubblici, per indicare il castello di cui vogliamo tessere la storia [...]. Pieda dunque (m.279) è il nome popolare che nel dialetto del luogo si è dato sempre alla patria di Pasquale, quantunque nei documenti più antichi (pur usando talvolta anche il nome dialettale di Pieda) si usasse quello più corretto di Pleda [...]. Ora del maniero antico resta soltanto un muro a levante lungo ed alto circa 2 metri. Il resto è tutto scomparso, ché le 2 case coloniche le quali portano il nome di Pleda o Pieda, sono al di là della cinta che attorniava la rocca [...]. Il tempo, le guerre, i terremoti hanno compiute le distruzioni che erano in loro potere: il castello e le chiese di Pleda non esistono più, la chiesa antica dell’Isola fu distrutta anch’essa dal terremoto del 29 giugno 1919 e della gloriosa abazia rimangono miseri avanzi. Spescia Questo nome deriva forse da "Specus", luogo nascosto, e tale appunto è Spescia (m.479) [...]. La prima memoria del castello è in un atto dell’aprile 1142 [...]. Permission to use this file is granted subject to full acknowledgement of the source in the form available at this LINK

L’oratorio era prima dedicato a S.Antonio da Padova e fu distrutto dal terremoto del 1661. Fu ricostruito e inaugurato il 19 marzo 1665 e dedicato a S.Giuseppe. Gli ultimi terremoti lo avevano ridotto in rovina; ma fu riparato e ora vi si celebra la S.Messa nella festa dell’Ascensione. Dov’è questo oratorio, dentro l’antica cerchia del castello, era forse un tempo l’oratorio dei feudatari. Biserno Il popolo lo chiama Biserna, è alto sul livello del mare m.501 e dista 7 chilometri da S.Sofia, capoluogo del Comune [...]. I ruderi che rimangono del castello (m.725) di Biserno, alcuni muri ed una cisterna, furono convertiti in due oratori dal priore D. Vincenzo Ruscelli, attuale arciprete dell’Isola, nel 1906 [...]. L’attuale priore D. Giovanni Spighi ha ricostruita dalle fondamenta la chiesa parrocchiale, nel luogo stesso dove sorgeva l’antica, diroccata dai recenti terremoti, sull’altipiano ameno sottostante al castello. Ad essa ha unita un nuovo campanile a torre con un concerto di 4 belle campane che con suono or giocondo or triste narrano gli eventi della piccola parrocchia montana. L’inaugurazione fu fatta il 19 agosto del 1923 alla presenza del vescovo diocesano e delle autorità civili convenute da S.Sofia e da Forlì. Berleta Chiamasi così per una cava o lavorazione di pietre ivi esistente. Ì nel comune di S.Sofia in prossimità del fiume Bidente, nel ramo che viene dal Corniolo. Non è da confondersi, come fanno alcuni scrittori, coll’altra Berleta che è presso Rocca S.Casciano. Tra le rovine della vecchia chiesa distrutta dai terremoti del 1918-19 furono trovate alcune pietre di epoca bizantina. La nuova chiesa fu edificata un po’ più verso il monte, a poca distanza dell’antica, nel 1921, per cura del priore D. Pietro Bardi, col contributo concesso dallo Stato. Sasso Quattro chilomentri più su, a ponente di S.Benedetto, verso la Fratta del Corniolo e Monte Gufone (m.1198), che è una delle cime più alte dell’Appennino tosco-romagnolo, in un altipiano magnifico chiamato Sasso (m.763), che domina le sottostanti vallate, esisteva un’antica abazia, dedicata a S.Giacomo [...]. L’abazia di Sasso era fortificata come un castello: vi era una torre che nel 1757 fu concessa in enfiteusi a Gregorio Olivoni da Sasso per l’annuo canone di un’oncia di cera lavorata (Archivio comunale di Galeata, "Livelli" cc.). Coi terremoti del 1918-19 cadde anche il mozzicone di questa torre che rimaneva fra tante rovine a ricordare i palpiti d’una possente vita, spenta da secoli, in quello splendido meriggio italico del medioevo che irradiò di luce e di fede le gole più nascoste delle nostre valli e le vette più impervie dei nostri monti. Corniolo Ì un piccolo borgo pulito e ben messo, posto nella valle di quel ramo del fiume Bidente che scende dal Falterona, dove ha comune la sorgente con l’. Giace sul declivio di una fertile piaggia solatia, di fronte ad alte e scoscese montagne, in diocesi di S.Sepolcro. In antico dipendeva dalla pieve di S.Pietro di Galeata, dalla diocesi dell’abazia "nullius" di S.Ellero e dalla potesteria di Portico. Civilmente appartenne poi al comune di finché non fu unito a quello di S.Sofia nel 1926 [...]. Dov’è l’attuale borgo era la corte di Fafforata col quale nome, nella bolla di Alessandro III nel 1179, si ricorda una chiesa dedicata a S.Pietro e dipendente dall’abazia dell’Isola. L’ultimo terremoto, cui si aggiunse il danno di una Permission to use this file is granted subject to full acknowledgement of the source in the form available at this LINK

larga frana, distrusse la chiesa plebana che stava sopra il piccolo borgo dedicata pur essa a S.Pietro; ma nello stesso luogo è sorto un nuovo tempio, tutto di pietra concia, in bello stile romanico, dove sarà di nuovo posta la grande pala di maiolica di Giovanni della Robbia. Rondinaia Dalla piazza principale di S.Sofia, a 3 chilometri circa di lontananza in linea d’aria, vedesi torreggiare sopra un altissimo sprone di monte, a metri 579 sul livello del mare, la bruna Rondinaia [...]. La torre imponente che sola rimane, alta circa 20 metri e larga per ogni lato non più di 4, è una di quelle che i Romani distribuivano nelle alture più importanti, perché servissero di ricovero, di difesa, di segnalazione con fiammelle e con fumate. Di lì infatti si scorge l’altra simile di Poggio Galmino, presso S.Giacomo in Meleto, da questa quella di Valdoppio e di là quella delle Caminate fino alla pianura romagnola. Negli ultimi terremoti rovinò un lato della torre di Rondinaia ed ora resta solo una parte di muro, come uno scheletro alto e minaccioso, per ricordarci la vanità d’ogni potenza umana. S.Uberto alla Trappola Agli estremi limiti della parrocchia di Spinello, verso sud-ovest, esisteva fin dal 1199 il priorato di S.Uberto alla Trappola (m.751). Questo nome deriva forse da ciò che il monastero di S.Uberto, a guisa di fortezza, fra tanti castelli a lui prossimi, dominava in una stretta gola di monti un passo pericoloso che si prestava a sorprese strategiche [...]. Dov’era l’antico monastero c’è adesso una casa colonica col nome di S.Uberto, e più verso Crocedevoli un’altra chiamata Trappola. Pochi anni fa c’era un oratorio abbastanza vasto e fu riedificato in più piccole proporzioni dopo i terremoti del 1918-19. Spinello Di questo castello, che ha l’altimetria maggiore di tutti gli altri della nostra regione (m.927) resta soltanto un avanzo di torre o bastione dalla parte sud-ovest [...]. Il territorio di Spinello fu devastato di nuovo nel 1455 dalle truppe fiorentine e fu assai danneggiato il monastero o priorato della Trappola [...]. Il borgo non fu più edificato, ché l’attuale agglomerato di case, colla nuova bella chiesa ricostruita dopo gli ultimi terremoti, è dalla parte opposta. L’antico borgo aveva una chiesa parrocchiale dedicata a S.Nicolò (U.Console, "Il castello di Montegranelli" • Archivio parrocchiale di Spinello, "Libro Memorie") [...]. Spinello era la frazione più importante del comune di Mortano, ma mentre nel 1923 si stava ventilando il progetto di trasferire lassù la sede comunale, quell’antico comune fu soppresso e il territorio fu aggregato a S.Sofia, meno alcune case sull’Aiola, che furono unite a Galeata. IV. Le chiese S.Pietro in Bosco Origini storiche Mevaniola avrà avuto certamente il suo tempio sacro a qualche divinità. Esso forse sorgeva nel luogo stesso dov’è la nostra pieve di S.Pietro in Bosco [...]. Non ci è nota l’epoca precisa in cui sorse il tempio cristiano, sulle rovine di quello pagano. Sappiamo che in ogni municipio romano dopo la pace costantiniana sorse una sede vescovile, e potrebbe supporsi che una diocesi sorgesse nel municipio di Mevaniola; ma di ciò non abbiamo memoria alcuna [...]. Permission to use this file is granted subject to full acknowledgement of the source in the form available at this LINK

Le prime pievi erano piuttosto rozze e sempre aperte per la libertà d’asilo. Solo più tardi verso il secolo X, furono chiuse ed ebbero il privilegio del battesimo [...]. Fu intorno a quest’epoca che la nostra chiesa prese maggiore importanza ed ebbe giurisdizione su tutti i fedeli e su tutte le chiese della valle bidentina superiore, ne divenne il centro di tutto il movimento religioso ed il suo rettore assunse il nome di arciprete o capo di preti, ossia di quei sacerdoti, detti anche cardinali o canonici che lo assistevano non solo nella chiesa plebana, ma lo coadiuvavano anche nel pastorale ministero, per cui si può ritenere che anche Galeata, nella sua chiesa plebana, abbia avuto in antico un collegio più o meno numeroso di canonici [...]. Dopo i terremoti del 1918-19 è stato costruito dalle fondamenta il campanile, che prima era dall’altra parte della cappella laterale "in cornu epistulæ", addossato all’abside. Il disegno dello stesso campanile e dei restauri della chiesa, alquanto modificato, è dell’architetto Fronzoni dell’Unione Edilizia Nazionale. I lavori furono diretti dal geometra Alfredo Tabanelli. Durante questi lavori dietro il quadro dell’Annunziata, sotto uno degli archi della navata di destra fu trovato nascosto da una parete di mattoni un affresco della prima metà del ’500, assai deperito. Resta visibile una graziosa immagine della Madonna col Bambino. Le nuove decorazioni dell’abside, di cui fu rifatta la volta sul disegno dell’altra, sono state eseguite dalla ditta Zannetti di Galeata e le figure dal pittore Dolci di Prato, che ha pure dipinto S.Pietro nella lunetta della porta principale. Furono anche ricostruite dalle fondamenta le case dei 3 poderi prebendali. Nel 1925 coll’offerta delle donne della parrocchia fu acquistata dallo scultore Cav. Guacci di Lecce, la nuova statua dell’Immacolata, che è stata posta nel primo altare "in cornu evangeli", nella navata della chiesa, in una nicchia scolpita esternamente in pietra da Antonio Albertini. L’altra statua ad onore della Madonna di Lourdes, con quella di S.Bernardina, fu posta nella nostra chiesa in segno di ringraziamento per essere noi stati preservati da disgrazie mortali nel terremoto del 10 novembre 1918. Chiese minori Chiesa della Compagnia Fu costruita adiacente alla chiesa arcipretale, per cura della venerabile Confraternita del SS.Sacramento, usufruendo della metà di una delle navate laterali dell’antica pieve [...]. Negli ultimi restauri dopo i terremoti la chiesa è rimpicciolita alquanto; ma continua ad essere ufficiata come per l’addietro e serve anche per le adunanze, alle varie associazioni cattoliche femminili [...]. Nel costruire l’accesso dalla chiesa della Compagnia all’arcipretale, in un pilone degli antichi archi, fu scoperto un affresco di scuola giottesca rappresentante S.Antonio Abate. S.Zenone a S.Zeno San Zeno (m.300) fu fin dall’inizio uno dei piccoli comuni della potesteria di Galeata, da cui dista circa 7 chilometri [...]. Nel 1925, dopo gli ultimi terremoti, l’arciprete Mercati ampliò la sacrestia, riformò a stile migliore l’abside e la facciata.