ISSN 1124-044 X

MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE NATURALISTICA

UOMO, Un fiore da spremere MEMORIA, TERRITORIO Vite e muretti a secco

PARCHI PIEMONTESI Ma quanto mi costi?

MEDICINA NATURALE Allevare ortaggi

INCENDI L’Italia va in fumo

IN VIAGGIO ZODIACO VERSO... CRISTIANO Cultura e Astrologia valli valdesi e Cattedrali

ANNO XVI. N. 9 Novembre 2001 2001numero 103 104Spedizione 105 in a.p.-45%-art.2 106 107 comma 108 20/b legge 109 662/96 110 Filiale 111di Torino112 ANNO XVI. N. 9 Novembre 2001 Spedizione in a.p.-45%-art.2 comma 20/b legge 662/96 Filiale di Torino LE AREE PROTETTE DEL PIEMONTE

PARCHI REGIONALI La Mandria PARCHI NOVARA (Aree attrezzate Collina ALESSANDRIA Valle del Ticino di Rivoli; NAZIONALI Capanne di Marcarolo Villa Picchetta Ponte del Diavolo; 28062 Cameri (NO) Gran Paradiso Via Umberto I, 32a Tel. 0321 517706 Riserva Madonna della Neve 15060 Bosio (AL) Monte Lera) Via della Rocca 47 - 10123 Torino Tel. e fax 0143 684777 Viale Carlo Emanuele II, 256 Tel. 011 8606211 fax 011 8121305 (Riserve Monte Mesma; 10078 (TO) Sacro Monte di Crea Tel. 011 4993311 Val Grande Cascina Valperone Colle Torre di Buccione) fax 011 4594352 15020 Ponzano Monferrato (AL) Via Sacro Monte Villa S. Remigio Tel. 0141 927120 28016 Orta S. Giulio (NO) Stupinigi 28922 Verbania (VB) fax 0141 927800 Tel. 0322 911960 Tel. 0323 557960 fax 0322 905654 c/o Ordine Mauriziano, via Magellano, 1 fax 0323 556397 Parco Fluviale del Po 10128 Torino Tratto Tel. e fax 011 5681650 PARCHI Vercellese/Alessandrino (Riserva Torrente Orba) Lagoni di Mercurago PROVINCIALI Piazza Giovanni XXIII, 6 (Riserve Canneti di Lago di Candia 15048 Valenza (AL) Dormelletto e Fondo Toce) VERBANIA Via Gattico, 6 Alpe Veglia e Alpe Devero Via M. Vittoria, 12 - 10123 Torino Tel. 0131 927555 Tel. 011 8612584 fax 0131 927721 28040 Mercurago di Arona (NO) Via Castelli, 2 Tel. 0322 240239 28868 Varzo (VB) fax 011 8612788 fax 0322 240240 Tel. 0324 72572 ASTI fax 0324 72790 SETTORE PARCHI Parchi astigiani (Rocchetta Tanaro, TORINO Sacro Monte Calvario Via Nizza 18 - 10125 Torino Val Sarmassa, Collina di Superga di Domodossola Settore Pianificazione Borgata S. Monte Calvario, 5 Valleandona e Val Botto) (Riserva Bosco del Vaj) Tel. 011 4322596 Via S. Martino, 5 Via Alessandria, 2 28055 Domodossola (VB) Tel. 0324 241976 fax 0324 247749 Fax 011 4324759 14100 Asti 10090 (TO) Settore Gestione Tel. 0141 592091 Tel. e fax 011 912462 fax 0141 593777 Sacro Monte Tel. 011 4323524 Gran Bosco di Salbertrand della SS. Trinità di Ghiffa Fax 011 4324793 Via Monginevro, 7 P.zza SS. Trinità, 1 Banche dati 10050 Salbertrand (TO) 28823 Ghiffa (VB) Tel. 011 4324383 BIELLA Tel. e fax 0122 854720 Tel. 0323 59870 fax 0323 590800 Biblioteca Baragge (riserva), Bessa Tel. 011 4323185 (riserva), Brich Zumaglia Laghi di (area attrezzata) Via Monte Pirchiriano VERCELLI Via Crosa 1 10051 Avigliana (TO) Alta Valsesia 13882 Cerrione (BI) Tel. 011 9313000 C.so Roma,35 Tel. 015 677276 fax 011 9328055 13019 Varallo (VC) fax 015 2587904 Tel. e fax 0163 54680 Orsiera Rocciavrè Parco Burcina - (Riserve Orrido di Lame del Sesia parchi web Felice Piacenza e Orrido di Foresto) (Riserve Garzaia Casina Blu Via San Rocco, 2 - Fraz. Foresto tutti gli indirizzi 13814 Pollone (BI) 10053 (TO) di Villarboit; Tel. 015 2563007 Tel. 0122 49398 Isolone di Oldenico; e le e-mail fax 015 2563914 fax 0122 48383 Palude di Casalbertrame; Garzaia di Carisio) delle aree protette Val Troncea Via XX Settembre, 12 e del settore parchi sono CUNEO V. della Pineta 13030 Albano Vercellese (VC) Alta Valle Pesio e Tanaro 10060 (TO) Tel. 0161 73112 aggiornati (Riserve Augusta Tel. e fax 0122 78849 fax 0161 73311 Bagiennorum; Monte Fenera nel sito ufficiale della Ciciu del Villar; Canavese Fraz. Fenera Annunziata Regione Piemonte Oasi di Crava Morozzo; (Riserve Sacro Monte 13011 Borgosesia (VC) Sorgenti del Belbo) di Belmonte; Tel. 0163 209478 www.regione.piemonte.it/parchi/ Via S. Anna, 34 Monti Pelati e Torre Cives; fax 0163 209356 12013 Chiusa Pesio (CN) Vauda) Loc. Sacro Monte Piemonte Parchi on line Tel. 0171 734021 c/o Municipio fax 0171 735166 Piazza della Basilica Via Matteotti, 19 13019 Varallo (VC) www.regione.piemonte.it/parchi/rivista 10087 (TO) Tel. 0163 53938 Alpi Marittime Tel. 0124 659521 (Riserve: Juniperus fax 0124 616479 fax 0163 54047 Piemonte Parchi news Phoenicea); Parco Fluviale del Po www.regione.piemonte.it/parchi/news C.so Dante Livio Bianco, 5 Tratto torinese Bosco delle Sorti della 12010 Valdieri (CN) (Area Attrezzata Le Vallere) Partecipanza di Trino Tel. 0171 97397 Cascina Vallere, Corso Trieste 98 C.so Vercelli, 3 fax 0171 97542 10024 13039 Trino (VC) Tel. 011 642831 Tel. 0161 828642 Parco Fluviale del Po fax 011 643218 fax 0161 805515 Tratto cuneese (Riserva Rocca di Cavour) Via Griselda 8, 12037 Saluzzo Tel. 0175 46505 fax 0175 43710 editoriale REGIONE PIEMONTE 2001 Direzione Turismo, Sport e Parchi 9• Via Magenta 12, 10128 Torino 2 Direttore: Luigi Momo Parchi Piemontesi Assessorato Ambiente Ma quanto mi costi Via Principe Amedeo 17, Torino di Alessandro Corsi, Silvia Novelli Assessore: Ugo Cavallera Assessorato Cultura 6 Via Meucci 1, Torino Botanica Assessore: Giampiero Leo Un fiore da spremere Trenovequattro di Sandro Bassi PIEMONTE PARCHI 10 Zodiaco cristiano Ovvero la 394/91, la legge quadro dei parchi, legge “che non si Mensile tocca”, che “va migliorata” e di cui s’invoca ogni mattina “un bi- Direzione e Redazione Astrologia e cattedrali di Anna Ferrari lancio”, quella “paracadutata dall’alto” oppure “mirabilmente Via Nizza 18 15 10125 Torino integrata dal basso”, cui si affidano dubbi amletici - “prima l’uo- Tel. 011 4323566 Medicina naturale Allevare ortaggi mo o il muflone ?”. Insomma, “riformiamo la legge-quadro” Direttore responsabile: di Enrico Massone Gianni Boscolo ma poi “giù le mani dalla 394”. 17 Redazione In viaggio verso... Trenovequattro, dopo dieci anni un numero ormai familiare Enrico Massone (vicedirettore), L’Arboretum degli alpini per la piccola comunità che legge&scrive di parchi in casa no- Giovanni Boano (Museo Storia di Aldo Molino Naturale di , consulenza stra. Più del codice PIN del Bancomat, più dei maledetti deci- scientifica), Toni Farina, 19 Aldo Molino (itinerari e territorio), Uomo memoria territorio mali dell’euro. Emanuela Celona (Laboratorio 4 Vite e muretti a secco Carta della Natura, art.3. Istituzione e gestione delle aree protet- Ecomusei), Susanna Pia (archivio di Roberto Cagliero te marine, artt.18 e 19. Parco del Gennargentu, art.34. Il fallimento fotografico), Mauro Beltramone 22 (documentazione bibliografica), Ecomusei quasi completo soprattutto di questi tre passaggi della Legge qua- Maria Grazia Bauducco (segretaria I terrazzamenti della vite a di redazione), Fiorella Sina (CSI- dro sulle aree protette nella sua stessa evidenza denota in realtà, consulenza informatica) Cortemilia di Donatella Murtas per contrasto, un successo clamoroso. Quello di una legge che, sul Hanno collaborato a questo numero: 25 fronte della conservazione della natura, ha cambiato e sta cambian- G.V. Avondo, S. Bassi, G.G. Bellani, Le vecchie vigne specchio R. Cagliero, A. Corsi, D. Murtas, do volto a questo Paese. A. Ferrari, V. Gallesio, G. Ielardi, della storia Del successo dicono i numeri, abbastanza noti. Suppergiù il dieci per F. Lajolo, M. Maggi, S. Novelli, Val Sarmassa, Le vigne d’Antan R. Rutigliano di Vittorio Gallesio, Franco Lajolo cento di territorio protetto, finanziamenti per i parchi nazionali pas- Fotografie: 27 sati in un decennio da 884 milioni a un centinaio di miliardi l’anno, G.G. Bellani, G.L. Boetti, R. Borra, Ecomusei un sistema di parchi e riserve che da Cenerentola d’Europa si è fatto G. Carrara, M. Ghigliano, G. Ielardi, La vitivinicoltura diventa F. Liverani, B. Malò, M. Raffini, esempio da seguire. E dicono pure le parole. Per esempio, quelle del A. Salvi, archivio rivista (Farina ecomuseo a Candelo /Massone /Molino), archivio labora- di Enrico Massone ministro dell’Ambiente Altero Matteoli, che all’inizio del suo primo torio Ecomusei (Cardia/Celona), 28 mandato nel giugno ’94 non nascondeva la sua ostilità alla 394, tor- arch. Candelo/Ghirardelli Ecomusei La lunga marcia della cultura nato ministro dei parchi, oggi detta all’Ansa: “se la preoccupazione In copertina: locale era che con un ministro del centrodestra i parchi rischiavano un ri- Fiore di girasole di Maurizio Maggi dimensionamento, state certi che questo non accadrà”. di Fabio Liverani 31 Bassorilievi di Chartes Incendi Insomma nonostante i giusti campanelli d’allarme, i passi falsi, i di Marilaide Ghigliano L’Italia va in fumo commissariamenti e le Portofino, il consenso sociale del Paese sul- Registrazione del Tribunale di Torino di Rita Rutigliano la conservazione della natura – l’obiettivo ultimo e illuminato del- n. 3624 del 10.2.1986 34 Arretrati (se disponibili, dal n. 52): L. 3.500 Parchi italiani la legge - è in moderata ma costante crescita, si può dire di pari Manoscritti e fotografie non richiesti dalla Camper e aree protette passo con l’acquisita operatività di aree protette nella stragran- redazione non si restituiscono e per gli di Giulio Ielardi stessi non è dovuto alcun compenso. de maggioranza ancora di recente istituzione. D’altronde l’ave- 37 va già previsto uno dei “padri” della 394, Ceruti, che ancora nel Abbonamento 2001 (tutti i 10 In viaggio verso... numeri dell’anno, più gli speciali), Valdesi un popolo una fede ’95 diceva: “la società italiana non è ancora culturalmente pre- tramite versamento di lit. 24.000 un’identità culturale parata abbastanza per accettare senza resistenze una legge così a- sul conto corrente postale di Gian Vittorio Avondo n. 13440151 intestato a: vanzata”. Piemonte Parchi - SS 31 km 22, 43 Ecco. Più che sui meccanismi istituzionali e le previsioni della leg- 15030 Villanova Monferrato (AL). Reintroduzioni Tornerà a ruggire il leone ge che non hanno funzionato, preme qui sottolineare un aspet- Gestione editoriale e stampa: dell’Atlante di Giovanni Giuseppe Bellani to legato a filo doppio al successo/insuccesso della 394, forse non Diffusioni Grafiche S.p.A. evidenziato come meriterebbe. Cioè l’impresa di costruire una Villanova Monferrato (AL) 46 strategia di informazione e di sensibilizzazione dei cittadini che, Tel.0142/3381, fax 483907 Notizie, ricerche, sorprendentemente, si è rivelata più difficile di quella d’istituire Ufficio abbonamenti: rubriche, libri, tel. 0142 338241 internet parchi grandi come mezza Valle d’Aosta. Forse, anche per que- Grafica: M. Bellotti sto, merita sostenere questa piccola-grande rivista. Riservatezza -legge 675/96. L’Editore garantisce (Giulio Ielardi, rivista Parchi) la tutela dei dati personali. Dati che potranno essere rettificati o cancellati su semplice richiesta scritta e che potranno essere utilizzati per proposte o iniziative legate alle finalità della rivista. Stampato su carta ecologica senza cloro PIEMONTE PARCHI ON LINE www.regione.piemonte.it/parchi/rivista/index.htm 1 PIEMONTE PARCHI NEWS www.regione.piemonte.it/parchi/news MaPARCHI PIEMONTESIquanto Una ricerca nel Parco della Mandria

Alessandro Corsi mente: i parchi fanno parte di ciò gli utenti e dei cittadini più in gene- università di Agraria Torino che deve essere fornito dagli enti rale, ma questi benefici non sono pubblici. Certo, costano, ma fa par- normalmente espressi in denaro, Silvia Novelli te dei compiti della pubblica ammi- agronoma per l’ovvia ragione che il più delle nistrazione spendere per il bene volte la fruizione degli spazi naturali Foto Antonio Salvi collettivo, per garantire la fruizione non è sottoposta al pagamento di Quanto vale un parco? E quanto di spazi verdi, la protezione del ter- un prezzo, ma è libera per tutti. Da produce? Dette così, queste do- ritorio e la conservazione della na- tempo però l’economia ha elabora- mande lasciano probabilmente tura. to una serie di metodi che permet- molte persone perplesse: un parco Fermarsi a questo ragionamento ri- tono di dare un valore monetario ai non si compra e non si vende, è un schia però di dare una visione benefici che la popolazione trae dai bene pubblico, di cui tutti, si ritiene dell’attività degli enti pubblici in parchi e dalle riserve naturali, an- comunemente, hanno diritto di go- questo campo come pura voce di che quando non si ha un pagamen- dere. Allora cosa c’entra il valore? costo dal punto di vista economico. to effettivo. In questo modo è an- E come si fa a dire che “produce” In realtà i parchi producono benefi- che possibile stimare i benefici che qualcosa? Così si ragiona normal- ci, perché soddisfano esigenze de- la collettività ne ottiene, a fronte dei

2 mi costi?

costi che sostiene. Alcuni di questi metodi permettono anche di valuta- re il valore che la collettività attribui- sce a questi beni ambientali indi- pendentemente dal fatto di usarli: cioè il valore che la collettività attri- buisce alla pura conservazione dei parchi. Per capire il principio generale cui si riferiscono questi metodi, biso- gna partire da una considerazione banale: se io sono disposto a spen- dere 100.000 lire per una camicia, vuol dire che per me la camicia va- le la rinuncia a 100.000 lire. Allora le 100.000 lire sono una misura delle mie preferenze in fatto di ca- micie e rappresentano il beneficio, espresso in lire, che ottengo da una camicia. Certo, mi può “andare be- ne”, nel senso che posso trovare in vendita a 60.000 lire la camicia per la quale avrei speso 100.000 lire; ma non per questo il valore della camicia diventa per me minore (nel gergo dell’economia, si dice che in questo caso godo di un “surplus del consumatore”). Lo stesso principio vale però per quello che non si pa- ga: un parco non vale di meno per me se non pago un biglietto per en- trarci. Se si applica questo princi- pio, il modo di valutare quanto vale il parco, di dare cioè una misura monetaria di quanto “produce”, di- venta quello di capire quanto le persone sarebbero disposte a pa- gare per usarlo e mantenerlo. Ci sono diverse metodologie che permettono di stimare la disponibi- lità a pagare da parte dei consuma- tori; una delle più usate (anche se delle più delicate) è nota come va- lutazione contingente, e si basa su un’intervista diretta che mira a far dichiarare direttamente dagli inter- vistati quanto sarebbero disposti a pagare. Questo metodo è stato applicato per stimare il beneficio che la col- lettività trae dal parco regionale de La Mandria, e per confrontarlo coi costi che la collettività (nello specifi- co la Regione Piemonte) deve so- stenere per il suo mantenimento (“La valutazione economica dei parchi: il caso del Parco della Man- dria”, a cura di Alessandro Corsi,

3 Quaderni del Dipartimento di Agra- ria, Forestale e Ambientale, Torino, in corso di pubblicazione). Il parco della Mandria si estende su una superficie di circa 6.500 ha, comprensivi della fascia di prepar- co, situati allo sbocco in pianura dalla Val Ceronda, nel bacino idro- grafico della Stura di Lanzo. Con accessi situati nelle immediate vici- nanze di Torino, alla periferia nord- occidentale della città, il parco inte- ressa nel suo complesso i territori di quattordici comuni. é molto usato a scopo ricreativo (circa 400.000 vi- sitatori all’anno), ma è anche espressione di notevoli realtà di in- teresse ambientale (botanico e fau- nistico) e storico-architettonico, la cui esistenza va oltre alle sole esi- genze di tempo libero. L’indagine si è svolta nei comuni sul cui territorio si estende il parco e nei comuni limitrofi, incluso quello di Torino (comprendenti il 27% del- la popolazione piemontese e il 53% di quella della Provincia di Torino), attraverso un’intervista telefonica ad un campione casuale e rappre- sentativo di 1.311 persone, da cui sono stati tratti 590 questionari rite- nuti validi perché gli intervistati co- noscevano il parco (non si può attri- buire un valore sensato a quello che non si conosce) ed avevano ri- sposto alle domande. profilo degli utenti che hanno rispo- lità, per problemi di bilancio, Abbiamo così anche un quadro del sto al questionario, emerge che es- della chiusura o della vendi- tipo di utenza del parco: l’84,1% si sono costituiti per la maggior par- ta di una parte del parco degli intervistati lo ha visitato alme- te da donne (60,5%) e che le età per farne campi da golf, ed no una volta, ma la maggior parte maggiormente rappresentate (47% è stato chiesto se sarebbe- (48%) ha dichiarato di visitarlo ‘ra- degli utenti) sono quelle comprese ro stati favorevoli ad una tassa ramente’, meno di una volta all’an- fra i 40 e i 60 anni. La maggior par- regionale annuale di un certo no. Fra questi, molti hanno visitato te degli utenti, poi, il 67,3%, ha figli importo per evitarlo. Elaborando la Mandria una sola volta, ad esem- le risposte, si arriva ad una dispo- pio in occasione di una gita scola- di età inferiore ai 14 anni. é stato anche domandato agli inter- nibilità a pagare media per il parco stica, o per qualche manifestazione de La Mandria variante dalle particolare. I frequentatori assidui vistati se avessero l’intenzione di 63.000 alle 70.000 Lire annue a (solo il 6,8%) vanno alla Mandria visitare il parco in futuro (se non persona, a seconda del modello almeno una volta al mese, general- l’avevano già fatto) o di tornarci: il statistico di stima scelto. Moltipli- mente per fare sport o per portare i 77,3% ha risposto di sì, il 12,0% cando la disponibilità a pagare me- figli piccoli a giocare e a fare delle no, ed il resto (10,7%) non aveva dia delle persone del campione per passeggiate. I rimanenti utenti intenzioni certe. la popolazione del Comune di Tori- (29,3%) visitano il parco una o più Per valutare il valore del parco, a no e dei comuni confinanti con il volte l’anno. Volendo tracciare un tutti è stata prospettata la possibi- parco, si ottiene il valore di quanto

4 non hanno risposto al questionario il parco non valga nulla, si arriva comunque ad un valore medio di 23.000 Lire annue a persona, corri- spondenti ad un totale di 22 miliardi di Lire per la popolazione dei comu- ni interessati e di 82 miliardi di Lire per la popolazione regionale. Se questo è quanto “produce” il parco, possiamo confrontarlo con “quanto ci costa”. La spesa annuale della Regione Piemonte per parchi e ri- serve ammontava, nel 1999, a cir- “produce” ca 43 miliardi di Lire, di cui circa 9 complessiva- miliardi di Lire per il parco de La mente il parco, Mandria. Come si vede, allora, an- che risulta che usando le cifre più basse pos- dell’ordine di sibili, quel che il La Mandria “produ- 60 e 67 miliardi ce” copre infatti abbondantemente di Lire annue (a seconda che, la spesa pubblica per il suo mante- rispettivamente, si consideri nimento e gestione, ammontando, Nelle foto del servizio ambienti, fauna una disponibilità a pagare di per i soli comuni di riferimento, a e flora del parco 63.000 o 70.000 Lire). Moltipli- più del doppio dei relativi costi. Inol- cando invece la disponibilità a tre tali benefici da soli coprono la questo scopo come puramente in pagare media delle persone del metà dei costi sostenuti dalla Re- perdita, con l’altra domanda: “ma campione per la popolazione gione per tutti i parchi e le riserve quanto mi produce?”. dell’intera regione, si ottiene un va- del Piemonte. lore pari a 224-249 miliardi di Lire é una conclusione importante, per- L’analisi dimostra che le somme in- annue: cifre più che ragguardevoli, ché permette di rispondere, a chi vestite nella conservazione e ma- quindi. Ma anche usando una stima pensa ai parchi solo in termini di nutenzione delle aree naturali sono la più prudente possibile, cioè im- “ma quanto mi costi?”, che pensa “ben spese” perché procurano un maginando che per tutti quelli che cioè alla spesa pubblica diretta a beneficio superiore al costo.

5 Un fioreBOTANICA da sp emere E’ il girasole, roriginario delle Americhe, coltivato in Europa da almeno quattro secoli per l’olio che si ricava dai suoi semi, ma apprezzato anche da pittori (chi non ricorda i girasoli di Van Gogh?), poeti e registi. Allo stato spontaneo le varie specie del genere Helianthus si trovano un po’ in varie parti d’Italia, su incolti, terreni detritici, discariche e soprattutto rive dei fiumi.

6 Testo di Sandro Bassi Fotografie di Fabio Liverani Il girasole piega ad occidente Per la botanica sistematica il gira- E già precipita il giorno nel suo sole è una composita (grande fami- Occhio in rovina e l’aria dell’estate glia, detta anche asteracee, carat- terizzata da vistose infiorescenze a S’addensa e già curva le foglie e il fumo capolino: per intenderci, come la Dei cantieri. margherita) del genere Helianthus, che è originario delle Americhe ma (Salvatore Quasimodo, Quasi un Madrigale, da La vita non è sogno) si trova in Europa da almeno quat- tro secoli, coltivato per il seme o- eccezionalmente - a quattro o an- anche detritici e molto grossolani leoso (più raramente, in qualche che cinque, con foglie alterne, gros- (perfino su macerie). Fiorisce tardi, specie, per il rizoma commestibile) solanamente triangolari-cuoriformi, da luglio ad ottobre, ma alcune cul- e spesso anche allo stato sponta- neo, o meglio, subspontaneo in a margine dentato e dotate di visto- tivar sono un po’ più precoci dando quanto si tratta di inselvatichimento so picciolo. Il fiore è generalmente luogo ad una spettacolare fioritura in seguito a “fuga” dalle colture. unico, o comunque - nel caso siano già in giugno. Le vicende storiche Il “vero” girasole, quello più diffusa- più d’uno - quello centrale è molto che coinvolgono questa specie e il mente coltivato, è Helianthus an- maggiore, andando dagli 8 ai 15 cm suo luogo di origine non sono del nuus, pianta a fusto e robu- di diametro, che in particolari culti- tutto chiare: la maggior parte degli sto (il diametro va dagli 1 ai 10 cm), var possono diventare dai 20 ai 50! autori la ritiene oriunda del Sud A- eretto, scanalato, un po’ setoloso, Allo stato subspontaneo Heliantus merica, in particolare del Perù, men- alto da un metro o poco più fino - annuus si trova nei terreni smossi, tre altri ipotizzano il Messico o al-

7 Girasole appena Girasole. Campi di girasole in essicamento sbocciato.

cune zone meridionali degli Stati U- e ancora con olio di girasole impa- niti. Comunque il girasole veniva stato con grassi vegetali o con gras- rozzamente coltivato dagli indigeni so di maiale è possibile produrre americani che lo usavano come a- surrogati dello strutto o della mar- limento e, sembra, anche come a- garina; infine è particolarmente in- frodisiaco oltre che lenitivo. Bisognò dicato nella preparazione del pesce attendere circa un secolo dopo la sott’olio. scoperta del nuovo continente per- Il mercato del girasole è in forte e- ché la nostra essenza, come del re- spansione; particolarmente interes- sto numerose altre, venisse intro- santi sono i suoi impieghi nella cot- dotta in Europa, nella Spagna in un tura (nelle qualità ad alto contenu- primo tempo ed in seguito altrove, to di acido oleico, che non si ossi- in particolar modo nella Russia me- da facilmente neanche ad alta tem- ridionale dove in tempi recenti ha peratura) e, per quanto finora mar- assunto il carattere di una grande ginali, nella cosmetica e nella far- cultura di pieno campo (ricordate “I macia: non è allergizzante ed è ot- girasoli”, con Marcello Mastroianni timo per la formulazione di prodotti reduce della grande ritirata e Sofia solari, olii da bagno e da massag- Loren?). gio, fino ai rossetti. Attualmente in parecchi paesi, dal- Di discreto sapore, somiglianti va- la Russia alla Germania, dall’Un- gamente alla nocciola, sono anche gheria, alla , alla Francia, i “semi” del girasole del Canada o dagli Stati Uniti alla Cina, all’India, Topinambur, che viene coltivato in all’Australia, il girasole è considera- talune zone, soprattutto della Pia- Il processo produttivo all’Oleificio to una delle piante oleifere più im- nura Padana e dell’Italia centrale e S.A.B.O. di Manno Lugano portanti: dai suoi “semi” - che in che di frequente si trova inselvati- Scarico dei semi realtà sono acheni, quindi frutti - vie- chito negli incolti, tipicamente sugli ne estratto un olio che se ottenuto argini dei fiumi dove a settembre-ot- a freddo trova valido impiego nell’a- tobre dà luogo ad una fioritura di limentazione umana; è quasi del tut- non comune bellezza, da quadro im- to inodore ed insa- pressionista. Il rizoma del to- pore e di un bel colo- pinambur, fusiforme e di re giallo; diversa- dimensioni sui 3-5 mente, ottenuto a cal- cm di diametro, è do, necessita di una commestibile e usa- raffinazione suppletti- to in diverse forme di va. Lo stesso olio, per cucina. Sempre per rimanere nel campo rimanere agli im- dell’alimentazione, pieghi alimentari va viene utilizzato nella ricordato che un preparazione delle tempo (neanche margarine vegetali; poi tanto lontano) si

8 Immagazzinaggio dell’olio Mietitura dei girasoli.

usava preparare i piccioli teneri di girasole sulla graticola, per poi mangiarli così, arrostiti e conditi con olio e sale. Infine, un chiarimento etimologico: il girasole possiede un fototropismo positivo nella parte terminale del fu- sto - come del resto molte altre composite, ma un po’ più accen- tuato - per cui i fiori si orientano verso il sole del mattino, cioè ver- so est, e solo verso questo (con- trariamente a quanto dice Quasi- modo nei suoi versi, che in effetti sono poesia e possono infischiar- sene della scienza). Per concludere, la flora italiana an- novera anche altre due specie del genere Helianthus, sempre oriun- do-americane ma anch’esse in par- te spontaneizzate: Helianthus rigi- dus, tipico della Pianura Padana ed Helianthus decapetalus, di incolti e rive fluviali, fino a poco tempo fa Pressa per spremitura segnalato solo in Piemonte, in Val Sangone.

Girasole seccato Impianto di imbottigliamento ASTROLOGIA e ATTEDRALI C occhi tali immagini di pietra si ac- dere a qualcosa che a noi, spetta- Testo di Anna Ferrari compagna spesso alla difficoltà di tori del terzo millennio, appare irri- Fotografie di Marilaide Ghigliano decifrarne l’esatto significato. Molte mediabilmente perduto. figure sono ai nostri occhi irricono- La ricchezza di decorazioni sculto- Davanti a molte abbazie, cattedrali, scibili; spesso si tratta di mostri dei ree dei monumenti medievali non chiostri medievali si resta talvolta in- quali stentiamo a cogliere i contor- colpisce soltanto l’osservatore di og- cantati per la straordinaria ricchez- ni precisi, dove parti di animali e tal- gi. Nel XII secolo Bernardo di Chia- za di decorazioni scolpite che ne or- volta di piante diverse si incrociano; ravalle, il santo che diede grande nano i portali, i capitelli, i rosoni. La in molti casi anche le figure umane impulso alla diffusione dei monaci meraviglia che suscitano ai nostri sono deformate o sembrano allu- cistercensi in tutta Europa, scriveva ZODIACO CRISTIANO

10 in una celebre lettera a Guglielmo, abate di St. Thierry (citata anche da Umberto Eco nel Nome della rosa): “Nei chiostri, sotto gli occhi dei mo- naci intenti alla meditazione, cosa significano quelle ridicole mostruo- sità, quelle deformi formosità e for- mose difformità? Quelle sordide scimmie? Quei feroci leoni, quei mo- struosi centauri, quegli esseri se- miumani, quelle tigri maculate, quei guerrieri in lotta, quei cacciatori che soffiano nel corno? Puoi vedere mol- ti corpi con una sola testa e molte teste su un solo corpo, quadrupedi con la coda di serpenti e pesci con la testa di quadrupedi, qui un ani- male che davanti pare un cavallo e dietro un caprone, là un equino con le corna. C’è una tale infinita varietà di forme diverse e strabilianti che or- mai è più piacevole per il monaco leggere i marmi che non i mano- scritti, e passare l’intero giorno ad ammirare le opere dell’uomo anzi- ché meditare sulla legge di Dio. Dio mio! Se non vi vergognate per que- ste sciocchezze, perché non vi ver- gognate almeno per lo sperpero di denaro?” San Bernardo si riferiva esplicita- mente al fasto del monastero di Cluny e delle altre abbazie clunia- censi, alle quali egli e i cistercensi opponevano la spoglia nudità delle loro chiese, la sobrietà della vita, la semplicità dei costumi, in nome di un ritorno al rigore primitivo della re- gola di san Benedetto. Le decora- zioni in voga nelle chiese di allora erano così ricche e così straordina- rie che la gente restava incantata a guardarle; e come osserva san Ber- nardo, attraverso le immagini ogni cosa appariva più comprensibile e affascinante e la pietra parlava più

Pagina a fianco: Autun (Francia) cattedrale di St. Lazare timpano, sull’archivolta zodiaco e mesi. In basso: Leòn (Spagna) basilica di S. Isidoro, zodiaco A fianco: Chartres (Francia) cattedrale

11 Cattedrale di Amiens acquario. chiaramente dei mano- versione nei confronti di scritti. tutti i culti pagani, oppose Il linguaggio di quel- in principio un netto ri- le decorazioni, fiuto a ogni creden- però, presen- za nella divinità tava commi- degli astri e stioni che ai nell’astrologia, nostri occhi biasimando o- possono ap- gni atteggia- parire assolu- mento che por- tamente im- tasse a diviniz- prevedibili. Alla zare il mondo fi- storia sacra si af- sico e a venerare fiancavano personaggi la creazione, per quanto provenienti dalle storie dei mirabile, anziché il Crea- pagani. Alle immagini dei tore. Nel corso del tempo, santi si mescolavano i mo- tuttavia, questa contrappo- stri dell’antica mitologia. La sizione si attenuò. I molti Bibbia conviveva con gli eroi culti ellenistici e orientali che della tradizione classica. Sembra- avevano influito non poco sul cri- va che all’ombra delle alte volte del- stianesimo al suo nascere lasciaro- le cattedrali e nella quieta penom- no in eredità qualche apertura ver- bra dei chiostri dei monasteri le dif- so l’astrologia. Un esempio può es- ferenze tra le culture si annullasse- sere particolarmente significativo: ro e il paganesimo si lasciasse do- quando si trattò di fissare in modo cilmente assorbire dal cristianesimo ufficiale la data della nascita di Cri- in un comune inno all’unico vero sto e la ricorrenza della sua cele- Dio. brazione, la Chiesa di Roma scelse Di questa potente sintesi di culture il 25 dicembre, giorno che per i pa- l’esempio forse più straordinario è gani era quello della nascita del So- offerto nelle cattedrali e in altri mo- le in quanto da quel giorno il Sole numenti cristiani dalle sculture che cominciava il suo nuovo ciclo an- rappresentano i segni dello zodia- nuale. I primi scrittori cristiani che co. “Tribuenda est sideribus divini- ebbero occasione di sfiorare l’argo- tas”, diceva Cicerone (De natura mento dell’astrologia finirono con deorum 2.15): ossia, gli astri sono l’ammettere che, per quanto gli astri dei. E così apparivano agli occhi de- non possano decidere delle sorti gli antichi Greci e Romani; esseri dell’uomo, perché queste sono in dotati di vita propria, erano consi- mano a Dio solo, essi possono tut- derati potenti e temibili e ad essi ci tavia fungere da segni della volontà si rivolgeva per ottenere aiuto e pro- celeste, e, se correttamente inter- tezione e per avere indicazioni sui pretati, aiutare l’uomo ad agire in comportamenti da seguire nella vi- conformità al volere divino. Astra in- ta quotidiana e al momento di com- clinant, non necessitant: le stelle non piere scelte importanti. Il mondo ce- hanno alcun potere di determinare leste era popolato di dèi, capeggia- il destino degli uomini, ma possono ti dal più importante di tutti, Helios, in qualche modo indirizzarlo. Per dir- il Sole. la con Dante (Purgatorio 16.73-76): Il cristianesimo, al suo nascere, si trovò davanti a questa radicata con- Lo cielo i vostri movimenti inizia; vinzione; e per la sua inevitabile av- Non dico tutti, ma, posto ch’i’ ‘l dica, Cattedrale di Chartres, ariete Lume v’è dato a bene e a malizia, E libero voler... D’altronde nella cultura dei pagani l’astrologia era a tal punto fusa con la scienza che non soltanto sareb- be stato impossibile alla Chiesa pen- sare di estirparla, ma nel momento in cui la comunità cristiana si apriva alla cultura laica non avrebbe potu- to non fare i conti con essa, a me- no di apparire tagliata fuori proprio dal mondo della scienza e della cul- tura. Ricordavano i Padri della Chie- sa che come il popolo ebreo, al mo- mento di lasciare l’Egitto dove era stato in cattività, portò via con sé

12 molti vasi d’oro dei propri nemici, al- Cattedrale di Chartres, lo stesso modo si comportò il cri- scorpione stianesimo, facendo propri i tesori del sapere dei popoli pagani. Nell’astrologia classica stelle, co- stellazioni, astri in generale erano messi in relazione con episodi mi- tologici che solo con difficoltà i cristiani avrebbero potuto ac- cettare e assimilare nella propria visione del mon- terre- do; così, benché i no- ni e la mi delle costellazio- nostra ani- ni e dei segni zo- ma immortale; diacali siano ri- e così via. In que- masti fino a og- sta cornice, l’astrologia gi quelli che e- trova facilmente una col- ra stato loro locazione accettabile e di- assegnato nel venta anzi strumento di cono- mondo pagano scenza e avvicinamento alla ve- greco e romano, rità. non mancarono nei Ecco allora monumenti insigni (dal- primi secoli dell’era cri- la Sacra di San Michele presso To- stiana alcuni tentativi di rino alle cattedrali francesi) che o- trasformare gli dei pagani spitano senza difficoltà, l’uno ac- ricordati dalla tradizione in figure cri- canto all’altro, personaggi della Bib- stiane. In un manoscritto del nono bia e segni dello zodiaco, spesso af- secolo che si conserva nell’abbazia fiancati da mostri della mitologia di San Gallo, in Svizzera, si legge classica. Ai diversi segni zodiacali per esempio che il Cancro viene tra- vengono assegnati nuovi significa- sformato in Abramo, l’Ariete diven- ti. L’Ariete, per esempio, viene as- ta Giobbe, il Leone Daniele, e così similato all’agnello che, nelle più an- via; altrove si coglie il tentativo di i- tiche raffigurazioni cristiane, il Cri- dentificare Cefeo con Adamo e Cas- sto-Buon Pastore porta sulle spalle; siopea con Eva. In linea di massima o simboleggia, direttamente, il Cri- però questi tentativi, anche se rive- sto stesso, in quanto Agnello che lano lo sforzo di mettere definitiva- viene portato al sacrificio. La Bilan- mente in soffitta i miti pagani, non cia allude alla giustizia divina e al hanno successo e i nomi dei segni Giudizio Universale: il suo simbolo dello zodiaco rimangono immutati è un monito per tutti i fedeli. Il Leo- nei secoli. ne, emblema di potenza e di giusti- La convivenza tra le radici pagane zia, personifica il Cristo Giudice e dell’astrologia e il messaggio cri- Re; l’aspetto possente della sua par- te anteriore si riferisce alla natura Cattedrale di Vienne (Francia) stiano si perfeziona quando, in età medievale, si diffonde l’interpreta- divina del Cristo, mentre la maggio- zione allegorica come veicolo uni- re fragilità della parte posteriore al- versale di ogni manifestazione reli- lude alla sua natura umana. Il Ca- giosa. La mitologia classica si tra- pricorno, la cui figura simbolica fon- sforma in una sorta di filosofia mo- de due diverse nature - il corpo di rale; e come nell’Antico Testamen- capro e la coda di pesce -, sintetiz- to sempre più spesso si riconosco- za la duplice natura dell’uomo, in cui no prefigurazioni e anticipazioni del- le forze opposte del bene e del ma- la Nuova Alleanza, allo stesso mo- le si contendono il dominio dell’ani- do sembra di poter individuare nel- le leggende dei pagani prefigurazioni della verità cristiana. Il mito di Euri- dice può allora venir letto come sim- bolo della concupiscenza innata nel cuore umano; quello della ribellione dei Giganti contro Zeus come allu- sione al contrasto fra i nostri corpi

A sinistra: Basilica di San Marco, Venezia facciata, bassorilievi della terza arcata mesi e zodiaco (pesci, sagittario e capricorno) A destra: Cattedrale di Chartres, cancro

13 ma. Il dualismo di bene e male, cor- margini, ridotti al rango di demoni po e anima può essere parimenti let- e, in quanto tali, capaci di tornare to nel simbolo dei Gemelli. I Pesci di tanto in tanto fra gli uomini. In e- sono un’altra trasparente allusione silio dal mondo, relegati fra gli spa- al Cristo: il nome greco del pesce - zi celesti esplorati dall’astrologia, es- ichthys - fu usato fin dai primi seco- si avevano trovato il modo di so- li del cristianesimo per indicare Ge- pravvivere fra le pietre delle abba- sù, in quanto era costituito dalle ini- zie e delle cattedrali, come fossili di ziali dell’espressione greca che si- un tempo passato, addomesticati gnificava “Gesù Cristo figlio di Dio dalla religione cristiana ma ancora salvatore”. I Pesci, come anche l’Ac- capaci, con la straordinaria forza di quario, con il loro riferimento all’ac- cui avevano goduto un tempo, di in- qua, potevano essere letti come fluenzare la vita degli uomini. simbolo del battesimo cristiano... Il tessuto simbolico degli antichi segni In alto: Avallon, Cattedrale di St. Lazare zodiacali poteva quindi essere ri- sec. XII (Francia), portali. condotto, attraverso un’opportuna ne e di invito alla riflessione per i fe- Al centro: Cattedrale di Amiens interpretazione allegorica, alla di- deli. sec. XIII (Francia) il leone mensione cristiana, e trasformarsi Eppure qualche volta, nei comples- In basso: Cattedrale di Strasburgo, in potente strumento di persuasio- si intrecci di motivi che ornano ab- (Francia) il toro. bazie e cattedrali, sembra che gli antichi simboli pagani non siano del tutto domati. Pur se incasellati con Per saperne di più rigore entro la prigionia delle pietre J. Seznec, La sopravvivenza scolpite, in luoghi sacri al Dio cri- degli antichi dei, Boringhieri, stiano, fra i simboli rassicuranti del- Torino 1981. la nuova religione, sembrano talvolta A. Barbero, C. Frugoni, ancora ricchi di una vitalità propria. Medioevo. Storia di voci, Quando san Benedetto intraprese racconto di immagini, Laterza, la fondazione dell’abbazia di Mon- Bari 1999. tecassino, si legge nella Leggenda J. Chevalier, A. Gheerbrant, aurea di Jacopo da Varagine, il dio Dizionario dei simboli, Rizzoli, Apollo, al quale era dedicato un tem- Milano 1986. pio preesistente nello stesso luogo A. Ferrari, Dizionario di mitologia prescelto per la nuova costruzione, classica, voce Costellazioni, venne a tormentare il santo con le UTET, Torino 1999. sembianze di un orribile mostro ne- Cfr. anche A. Ferrari, ro dagli occhi che lanciavano fiam- Lo zoo nel cielo. Le costellazioni, me: giacché in fondo gli dèi pa- in “Piemonte Parchi”, n. 81, gani, per l’uomo medievale, non ottobre 1998, pp. 22-25. erano morti, ma solo respinti ai

14 MEDICINA NATURALE A“”LLEVARE ORTAGGI L’ horticultural terapy al confine fra giardinaggio e medicina

Enrico Massone

Da sempre il mondo vegetale è il grande alleato del nostro benessere. Perciò, dire che le essenze botaniche sono fonte d’energia per l’uomo è af- fermare una cosa scontata. Meno ovvio, invece, è scoprire come l’interesse verso le piante mi- gliori le condizioni della nostra salute. L’orticoltura è una te- rapia che consiste nel colti- vare un pezzo di terra con l’obiettivo mirato non alla produzione di verdure, frut- ta o fiori, ma al migliora- mento di chi cura quel pez- zo di terra. Nella maggior parte dei casi, la anni dopo, sempre negli Stati Uniti, terapia ha dato risultati sorpren- incominciò ad operare l’American denti sotto il profilo fisico e psicologi- Horticultural Therapy Association che co. é rivolta a tutti ma soprattutto al- oggi conta circa 900 membri; nel ‘78 le persone affette da lievi handicap min Rush ne individuò i valori fon- si apri la prima filiale europea in In- comportamentali, disabilità del corpo, damentali. La prima serra adibita al- ghilterra e per l’impegno e la dedi- zione di Maurizio Formica, nel ‘95 disturbi legati alla sfera dei rapporti lo scopo, fu costruita in Pennsylva- l’Associazione approda anche in Ita- sociali. Nei pazienti che vivo- nia circa un secolo dopo e per de- no in condizioni di assenza lia, mantenendo invariato lo scopo di cenni, tale terapia venne proposta da promuovere e diffondere l’attività e mentale, passività o di- un esercito di volontari che quasi a pendenza, “allevare” far conoscere i risultati delle sue ap- titolo hobbistico con il loro impegno plicazioni. ortaggi, produce gratuito contribuirono al migliora- un improvviso La terapia è rivolta alle persone di o- corto circuito, mento delle condizioni di vita di mi- gni età e prevede si stabilisca uno una benefica gliaia di pazienti. Successivamente stretto contatto con l’area coltivata e inversione di si strutturò su basi scientifiche e nel con il terapista, un professionista un tendenza, ge- 1955 iniziarono i corsi di formazione po’ speciale e difficile da classificare nerata proprio del personale di assistenza, mentre dal grado di at- nel ‘71 l’Università del Kansas, isti- tenzione, dalla tuì un apposito corso di laurea. Due preoccupazione di curare una pianta, ac- cudirla nelle varie fasi del- lo sviluppo e vederla crescere giorno dopo giorno, sana e vigorosa. Si trat- ta di un impegno concreto, fisico e mentale, capace di risvegliare il sen- so di responsabilità, aumentare la confidenza con “l’altro”, finalizzare i propri atti e rigenerare la fiducia nei confronti della vita. Questa terapia può apparire un’in- venzione postmoderna, una risposta compensativa al ritmo frenetico del- la nostra vita quotidiana, mentre ha radici profonde che risalgono ad una rispettabile storia ultracentenaria. Nacque in America verso la fine del Settecento, quando il medico Benja-

5 15 nelle convenzionali categorie para- riposo) prendono contatto con il Cen- mediche di supporto e assistenza. tro che valuta la fattibilità della ri- La figura del terapista è fondamen- chiesta e offre l’assistenza e il sup- tale per aiutare il paziente nell’ana- porto necessario alla buona riuscita lisi dei suoi problemi, per incorag- dell’operazione; dall’esame del pa- giarlo a superarli e registrare i pro- ziente e del tipo di malattia alla gressi avvenuti. Oltre alla buona pre- progettazione dell’orto tera- parazione in discipline medico-psi- peutico, dalla formazione cologiche-riabilitative, il terapista or- dei terapisti alle verifiche ticolturale deve aver sviluppato una dei risultati ottenuti. Tra particolare sensibilità nei confronti le attività collaterali del della natura e un’approfondita co- Centro, si ricordano gli im- noscenza delle tecniche di giardi- pianti di orti didattici nelle naggio. Il suo apporto è indispensa- scuole e lo sviluppo di una mag- bile per la crescita dei pazienti e non giore sensibilità nei confronti degli si limita a coinvolgerli nei vari perio- anziani. di della coltivazione degli ortaggi, ma Nell’illustrare l’esperienza e le rea- li segue anche nelle fasi della rac- lizzazioni del programma adattato al- colta e della commercializzazione la nostra specifica realtà, la dotto- dei prodotti. La sede del Centro na- ressa Sonia Guidi, responsabile del zionale Horticultural Therapy in Ita- lia è a (in provincia di la Distrofia Muscolare - Progetto Ver- Torino) ed è composto da un grup- de Accessibile e la Scuola di Agra- po ristretto di professionisti - archi- ria del Parco di Monza. Sempre nel tetti del paesaggio, terapisti della comune di la comunità riabilitazione, psicologi e psi- terapeutico-riabilitativa “La Grazia” chiatri. Gli enti interessati all’i- ospita pazienti psicotici prevalen- niziativa (Comuni, A.S.L., temente affetti da disturbi schizo- cooperative sociali, conva- frenici, provenienti da quasi tutte lescenziari, case di cura o di le A.S.L. siciliane. Situata in un’an- tica villa patrizia ristrutturata, ha attrezzato un grande giardino curato dagli stessi ospiti e, i- noltre, in collaborazione con un’associazione ambientale è stata attivata un’oasi naturali- stica per la protezione e la ri- produzione delle tartarughe”.

Centro ha detto: “Su richiesta di en- ti pubblici e privati, la nostra attività Per saperne di più si esprime in tre aree fondamentali M._ Formica Perché l’orticoltura? - fornire corsi propedeutici, di for- Atti terapia orticolturale, Melfi 1995 mazione operativa di base e assi- stenza di tutoraggio per sostenere Horticultural Therapy Italia l’operatore (terapista, educatore, a- S. Anna dei Boschi 29 nimatore, ecc.) nel condurre un pro- 10081 Castellamonte (To) gramma terapeutico-riabi- Tel 0124 513228 litativo adattato alle Fax 0124 513165 specifiche esigenze E mail [email protected] delle persone. In Italia le Associazioni per i Le immagini sono tratte dall’Album disabili, le Cooperative Vilmorin, Les plantes potagères sociali e le Comunità del Museo nazionale di storia sono piuttosto attive e naturale di Parigi interessate all’argomen- to “ambiente e handicap”, ad esempio le A.I.A.S. di Melfi in Basilicata e di Calta- girone in Sicilia per citare le pri- me in Italia a condurre pro- grammi Horticultural Therapy. Nel Parco di Monza un giardino speri- mentale per anziani ad autonomia li- mitata è stato realizzato dalla Coop. Sociale “La Meridiana” assieme all’UILDM - Unione Italiana Lotta al-

16 L’Arboretum degli alpini

pini furono protagonisti nella batta- cordo. Siamo sulla porta del Rifugio glia di Amba Aradam che, per il suo Ciaô Pais, in Alta Val di Susa e, a esito confuso e controverso, dette raccontarci queste storie, è Carlo origine al famoso modo di dire dia- Felice che, assieme agli altri con- lettale piemontese “Ambaradan”. Fu venuti all’annuale festa alpina, è le- la Grande Guerra, quella del “15- gato con doppio filo al suo cappel- 18”, però a consacrarne definitiva- lo con la penna e a queste monta- mente la leggenda. gne. All’indomani di quella vittoria fu co- Ciaô Pais, ciao paese, è il saluto de- Aldo Molino stituita a Milano l’ANA, l’Associa- gli Alpini piemontesi quando incon- Testo e foto zione Nazionale Alpini che, pur con- travano un loro conterraneo, una figurandosi come una associazione storia di paisà. E Ciaô Pais è il rifu- In principio (il precursore fu Ales- di reduci fu subito chiaro che era gio di proprietà dell’omonima Coo- sandro Lamarmora) si pensò ai Ber- lontana da una certa retorica, in perativa Alpini, sito a 1890 m sulle saglieri come reparti di tiratori da quanto resa coesa e cementata da montagne di Sauze d’, non lon- montagna e in effetti le due prime quella scuola di vita e di solidarietà tano dal Parco Naturale del Gran compagnie di Bersaglieri effettua- umana che è la montagna. Bosco di Salbertrand. Costruito nel rono marce di addestramento in In un’epoca di profonde trasforma- 1931, è da molti lustri punto di rife- montagna, poi quando questi sce- zioni e di professionalizzazione de- rimento per gli Alpini torinesi e del- sero al piano per essere adibiti ad la Val di Susa. Ci si arriva dal ca- altre incombenze furono gli Alpini gli eserciti, in cui le Alpi non sono poluogo risalendo lungo una buona incaricati di operare e di presidiare più un confine ma uno spazio di carrareccia sterrata che finisce sul- i passi e le giogaie alpine. La costi- cooperazione e di integrazione, le lo spiazzo antistante l’edificio situa- tuzione ufficiale del corpo, voluto dal truppe alpine sono considerate me- to in una amena conca alpestre. generale Domenico Perrucchetti, no indispensabili. Non resteranno L’”ambaradan” delle piste da sci è data il 15 ottobre 1872. Non senza che pochi ed efficienti reparti, forte- lontano e boschi e prati, dove pa- le perplessità degli alti comandi, gli mente ridotti nel numero, e le miti- scolano ancora le mucche, invitano Alpini si caratterizzarono subito co- che grandi unità alpine solo un ri- alla meditazione. In alto, ai margini me forze distrettuali cioè reclutate della foresta, è la chiesetta della Ma- IN VIAGGIO VERSO... VIAGGIO IN nel territorio di appartenenza, aventi donna della Neve, edificata al posto come scopo la guardia di alcune della cappelletta preesistente, dagli valli della frontiera occidentale e o- Alpini del Battaglione Val Fassa du- rientale. Curiosamente la prima ar- rante i campi estivi nell’agosto del ma degli Alpini fu un fucile svizze- 1940, prima che la bufera della ro, il Vetterli 1870 a retrocarica; si guerra e la campagna di Russia si sosteneva infatti che il soldato non portasse via tante giovani vite e tre dovesse “sparare troppo”. Le esi- Divisioni alpine. genze militari li portarono presto ad Carlo Felice ed i suoi amici alpini, essere impiegati anche al di fuori pur consapevoli dell’ineluttabilità di del loro ambito naturale come sulle queste trasformazioni, non intendo- ambe abissine durante la guerra no dimenticare e così, per preser- d’Africa. In quella occasione gli Al- vare la memoria delle divisioni, dei

17 reggimenti, dei battaglioni e non alto fusto e ricordare i 4810 Cadu- Da sinistra: baita lungo la strada consegnarli all’oblio, è nata l’idea ti torinesi della 1^ Guerra Mondia- per il rifugio, dell’Arboretum Alpinorum. le. E proprio ispirandosi a quest’ul- prima Guerra Mondiale 1915-1918 Gli Arboreti sono un’invenzione in- timo che è nata l’idea di trasforma- sulle pendici del Rombon, glese della fine del secolo XVIII; si re il bosco di proprietà della Coo- mucche nei pressi dell’arboreto, tratta, come recitano le enciclope- perativa Alpini Ciaô Pais in Arbore- in basso: la festa al rifugio, il fucile Vetterli-Vitali, die,di una raccolta di alberi e di ar- tum Alpinorum. Sul modello del Par- alpino sciatore del 1902 (Disegni di busti raggruppati in un parco con cri- co della Rimembranza però, ad o- Ernestino Chiappa, dal libro Alpini del terio sistematico o fitogeografico. Al- gni albero, oltre al suo nome spe- Museo Nazionale della Montagna) cuni arboretum sono specializzati cifico, dovrà essere associata una nel senso che vi sono piantati albe- targa. Queste saranno circa 200 e ri di un solo o di pochi generi, men- ricorderanno i nomi delle Divisio- Per saperne di più tre in altri è un autentico campiona- ni, dei Reggimenti dei Battaglioni Per saperne di più sulla rio di specie arboree. e delle Brigate alpine. Cooperativa Alpini di Ciaô Pais Il primo arboretum fu realizzato a Per ora sono soprattutto larici, al- e sulla Chiesetta Kew in Inghilterra, sulle sponde del cuni molto belli ed annosi ad es- Madonna della Neve, Tamigi, a partire dal 1721, ampliato sere interessati al progetto ma rivolgersi a : nel 1759 e sistemato con numero- in futuro si pensa di integrare il Franco Morra (tel 011.539427) se strutture accessorie dall’architet- bosco con altre specie autocto- Fausto Masera (tel. 011.3095191) ne alpine, un tempo sicuramen- to Wiliam Chambers. Nel 1768 vi e- Un buon libro dedicato all’Arbore- rano già censiti 488 alberi, tra cui te presenti, come l’abete e il cembro, e poi sacrificate per mo- tum Taurinense realizzato in colla- molte robinie, all’epoca ancora una borazione con l’ANA Sezione di rarità botanica e non l’invasiva spe- tivi economici. Una rete di sen- Torino e con testi di Piero Tirone, cie attuale. A questo primo arbore- tieri consentirà la visita dell’Ar- di Maria Teresa Della Beffa e di tum fecero seguito numerosi altri boretum Alpinorum, fungendo Carlo Castoldi , è “Gli alberi della sparsi in tutta Europa. da traccia per quel percorso del- Memoria, il Parco della Rimembran- In Francia è celebre quello di Bar- la memoria che sarà anche sup- za di Torino tra storia,arte,natura.” res, in Germania il più è quel- portato da uno specifico opu- KOSMOS Proget 1994. lo di Grafath, in Russia quello di scolo illustrativo. Nikita, mentre in Italia gli arboreti più Le targhe rievocative finora ap- Innumerevoli ovviamente sono famosi sono quelli di Vallombrosa di poste sono una quarantina. i libri, i militaria e la memorialistica Firenze e del Colle della Maddale- Molto lavoro resta ancora da dedicati agli Alpini. na di Torino. fare. Gli interventi sono realiz- Impossibile elencarli tutti. zati soprattutto da volontari, tal- L’Arboretum Taurinense fu realiz- I classici: zato, a partire dal 1923, con la du- volta già in là negli anni e so- no resi difficoltosi dal substra- “Storia delle Truppe Alpine”, 3 vol. plice finalità di costituire una colle- a cura di Emilio Faldella zione scientifico-didattica di alberi di to roccioso che spesso è re- calcitrante a ricevere i paletti di Cavallotti edit. sostegno delle targhe. Il “bo- Milano 1972. sco” farà quindi parte inte- grante di quel percorso Me- “ Scarpe al sole “ di Paolo Monelli morial Alpino valsusino che Mondadori edit. ha nel forte di con il suo museo storico e la mo- “Centomila gavette stra delle divise alpine, nel- di ghiaccio“ la Cappella votiva del 3¡Al- di Giulio Bedeschi pini, nel faro votivo del Mursia edit. Monte Genevris e nella la- pide di Rochemolles che ricorda gli Alpini uccisi dalle valanghe, altri mo- menti significativi.

18 impossibili daleggeremediantel’indagi- casi egraziealcolloquiodiretto,dettagli mente limitarsiaunmodestonumerodi approfondimenti chedevononecessaria- la postale,èquelladicogliere,mediante complementare enonalternativaaquel- La finalitàdiquestotipoindagine, svedesi, danesi,tedeschieportoghesi. musei edecomuseiitaliani,francesi, infine sonostateeffettuatevisiteinsito Federazione degliecomuseisvedesi)e musées desociétéinFrancia, Fedération desecomuséeset Museums, RéunionMuséesNationauxe (Unesco, InternationalCouncilof operanti nell’ambitodegliecomusei di organismiinternazionaliocomunque tre effettuaticolloquidiretticonesponenti musei italianiedeuropei.Sonostatiinol- to 24direttoriemanagerdiecomusei Le intervisteegliincontrihannocoinvol- attualmente esistentieoperanti. dalle istituzioni,museiedecomusei, zioni sonoquindiderivatedirettamente generali. Lamaggiorpartedelleinforma- invece gliscritticheaffrontanotemi relativa asingoliecomusei.Sonopiùrari articoli epubblicisticaditipodescrittivo La letteraturainternazionaleèriccadi infine sopraluoghisulcampo. tistica tramiteunquestionariopostalee direttori ecuratoridimusei,indaginesta- “testimoni privilegiati”comemuseologio blicato sultema,incontriconicosiddetti quanto altriricercatoriavevanogiàpub- fonti: analisidellaletteratura,ossiadi L’indagine dell’Ireshautilizzatoquattro osservazione. l’utilizzo integratodimoltistrumenti richiedono unaparticolareattenzionee scientifiche consolidateecondivise, Museumdorf Duppel(Germania) Falletti, scandinava. MaurizioMaggi,Antonio tutto perareafrancofona,portoghesee tura statisticamoltosoddisfacentisoprat- un risultatopositivo,conpuntedicoper- il 29%diquelliinviati,checostituisce I questionariricevutirappresentanocirca informativa dirilievo. scono ecomusei)rappresentaun’offerta questionari (dicuioltre70siautodefini- cativo. Tuttavialaraccoltadicirca200 proprio campionestatisticamentesignifi- le, quindinonsipuòparlarediveroe La raccoltadeiquestionarinonècasua- torio. valorizzazione dellecomunitàodelterri- diversi paesinell’ambitodelleiniziativedi esperienze storicamentesviluppatesinei metmuseum esimili)tenendocontodelle freelichtmuseum, openairmuseum,hei- musei, museidemo-etno-antropologici, siderazione museidivarietipologie(eco- da 200circa.L’indaginehapresoincon- circa 700istituzionieharicevutorisposta Il questionariopostaleèstatoinviatoa tatore. indagini oesperienzecomecomunevisi- altrimenti nondisponibiletramitenormali backstage, disfruttareunpuntovista sente poi,attraversol’esplorazionedel visita delmuseoconiprofessionisticon- domande dainserirenelquestionario.La utile perdefinireinmodopiùmiratole Un brevecicloinizialediincontrièanche chiare derivantedallasurveypostale. za eventualiambiguitàorispostenon permettono didecifrareconpiùchiarez- ne conquestionario.Inoltreicolloqui Allemandi Editore Gli Ecomusei,TorinoUmberto

disegno di Cristina Girard musei ecomusei UOMO, MEMORIA, TERRITORIO4

A CURA DI EMANUELA CELONA, LABORATORIO ECOMUSEI ALDO MOLINO Degustare il Piemonte Roberto Cagliero (Laboratorio Ecomusei) Piemonte e vino, e viceversa. Un binomio: la vicenda e la cultura del vino sono al tempo stesso una metafora e strumento di lettura del Piemonte. Gli eventi della storia grande e della storia minuta che rac- contano la regione sono minuziosamente descritti, a volte anche pro- vocati, dalle vigne lungo il corso del Tanaro o tra le colline umide del Sesia. Distinguiamo. Parlare delle colline del Tanaro o delle colline che vanno da a Gattinara non è la stessa cosa: due mondi diver- si, due vicende diverse, ma in fondo un comune denominatore nella qualità. I due archi viticoli che si fronteggiano dinamici narrano di potere, di uomini e di fatiche in modo complementare e non è possibi- le disegnare il Piemonte dimenticando uno dei due percorsi. Del resto questo fatto è noto e anche la Regione Piemonte, al momento di implementare la legge sulle Strade del Vino, ha deciso di proporre in modo separato i due grandi percorsi. Come molti attributi oggi caratterizzanti la regione, anche il vino pie- montese nasce dalla contaminazione e da un imbastardimento delle abitudini. L’incontro tra Celti, Liguri ed Etruschi scatena, dall’unione dei saperi della coltivazione, della trasformazione e del commercio, la scintilla enoica della cultura vitivinicola. Un altro popolo straniero, i Romani, danno un forte impulso alla vite: le leggi sui coloni animano le nostre campagne; inizia il regno dello Spanna, il Nebbiolo del Sesia, e si trovano tracce delle prime sofisticazioni del Barolo; nella storia maiuscola si narra che la vittoria importantissima contro i Salassi sia festeggiata nelle cantine di Carema. Da sinistra: colline e vigneti tra Ovada e Acqui. Cantine del castello con le capienti botti in rovere di Slavonia. Vitigno a Cortese (foto G. Carrara)

La fine della pax romana rimette in bottali. Protetta da un corpus nor- subbuglio il Piemonte e le memo- mativo impressionante, la vite pie- rie dei cosiddetti barbari si leggono montese nel Medioevo si chiama nel vino piemontese dai toponimi alteno e abita le colline del Nord (come la Costa Ungherasca a La della regione; l’alteno rappresenta Morra) al paesaggio (la torre di una vetta dell’ingegneria agraria, Gattinara) alle leggende (la scon- uva portata in festoni su alberi da fitta dei Franchi di Refrancore frutta e grano tra le piante: l’autar- imputata al Barbera). Un po’ di chia definitiva del latifondo. quiete giunge in seguito alla gran- Poi: avanti Savoia, e con loro le de globalizzazione di quei secoli: il collinedell’Albese e dell’Astigiano. cristianesimo. La Chiesa in Il mondo del vino cambia in Piemonte non esercitò solo il pote- Piemonte; un boom demografico re spirituale e quello temporale, fa esplodere il fenomeno sociale ma anche quello agricolo, enoico della piccola proprietà fondiaria, in particolare. Dall’impulso al ripo- che, grazie alla forza di nuclei polamento delle campagne, all’uti- familiari di 10-13 elementi, scopre i lizzo rituale, simbolico e religioso vantaggi della vite e, in vero, della vite e del vino - ego sum vitis anche le prime forme di agricoltura vera - la Chiesa prende possesso sovvenzionata. Alle famiglie conta- del vino. Lo raccontano tanti per- dine si affiancano le grandi casate, sonaggi, tra i quali scegliamo i affascinate dal vino. L’elenco degli canonici del Capitolo di Santa aristocratici produttori di vini può Maria di Novara, al limite della facilmente essere scambiato con scomunica per amore del vino e quello dei ministri e dei generali: per il suo commercio, e il Vescovo Sella, Rovasenda, Falletti, Asinari di Torino, che chiedeva decime in di Bernezzo, Cavour (primo gran- de sponsor dei vini piemontesi). Si racconta, ad esempio, che il

20 Vendemmia (foto T. Farina) In basso: azienda vitivinicola colline del Gavi, Cortese (foto G. Carrara)

Sella brindi con del Lessona alla pe di Galles Edoardo dimostra per breccia di Porta Pia. Ma il il Barolo. Ubriaco al primo appun- Risorgimento è in realtà un perio- tamento, invece di confidare do difficile per le viti piemontesi, amore eterno per Jolanda, confes- vittime di terribili malattie che sa amore per la democrazia ed il seminano il panico nei vitigni, laburismo: troppo per casa Savoia tanto che a Vercelli si scomunica- e avviso di disgrazie per l’Italia no i bruchi. La lotta all’oidio, il tutta. temibile fungo, ha come personag- Oggi il vino piemontese è una gio, oltre ai veri combattenti agro- realtà impressionante. Viviamo nomi, l’eroe dei due mondi, quel l’epoca della grande qualità, delle Garibaldi che avrebbe spiegato ai DOC, dei successi commerciali. Il vercellesi come utilizzare lo zolfo vino piemontese è un fenomeno contro il “mal bianco”. culturale e un fattore di successo E fu il secolo veloce, il ‘900. della regione. La strategia del “gusto Piemonte” si rileva vincente L’industria arriva anche nel vino; e l’incredibile varietà dei vini pie- nascono i grandi vermouth e parte montesi è un tesoro gelosamente a spron battuto la filiera dell’Asti. custodito e attentamente valoriz- Politicamente il vino piemontese è zato. L’economia del vino, del indeciso: esiste il vignismo, il magiare bene, del sapere vivere movimento socialista di Annibale corrono a tutto vapore, anche se Vigna che punta sulle famiglie ogni tanto qualche scricchiolio contadine, ci sono i cattolici e poi il viene fuori a ricordare che il mer- fascismo, che aumenta la pressio- cato non è scemo. Già, diceva un ne fiscale sul vino. E ci sono sem- saggio: ma se tutto è DOC, allora pre i Savoia, traditi, però, dal vino forse niente è DOC. piemontese negli anni Venti. Infatti, un succulento matrimonio con la casata inglese va a monte a causa della passione che il princi-

21 ecomusei I terrazzamenti della vite a Cortemilia

Da sinistra in alto: posa delle pietre in un muretto a secco (Foto G. L. Boetti). Terrazzamenti (Foto A. Molino). Lavorazione della pietra (Foto G. L. Boetti) In bas

Donatella Murtas coordinatrice ecomuseo

Ordine e geometria, regolarità ed imponenza sono le caratteristiche che maggiormente colpiscono chi osserva un paesaggio agrario ter- razzato. Tranquillità, serenità e confidenza nelle capacità dell’uomo sono le sensazioni che ne derivano. Tutto sembra essere sotto controllo e nulla sembra essere lasciato al caso: la disposi- zione regolare delle fasce permet- te di rendere ancora più esplicita la forma dei territorio creando un collegamento tra gli elementi pre- senti e realizzando un manufatto che unisce i luoghi, che pulsa di vita e significati, che parla attraver- so forme e colori. Ma nonostante il fascino che ne deriva sia grande, il paesaggio ter- razzato non nasce con l’intenzione di realizzare un “bel paesaggio”. E neppure nasce per essere un pae- al meglio gli elementi di cui dispo- Cortemilia, sanno dov’è localizza- saggio-giardino dietro a cui non neva. C’è, in poche parole, l’arte sarebbe difficile intravedere ta. Ma fino a pochi decenni fa, modelli culturali ed estetici di origi- dei vivere. prima che la costruzione di nuove ne urbana, ma è piuttosto un pae- Per quanto poco riconosciuti, que- autostrade e ferrovie la rendesse- saggio originato dal lavoro delle sti versanti collinari e montani, ro marginale, Cortemilia si trovava classi più umili, è la solida testimo- smontati e rimontati pietra su pie- su una delle principali vie di comu- nianza dell’ingegno umano, di tra, sono delle vere opere monu- nicazione tra il Piemonte e la modi di vivere propri dei mondo mentali a grande scala, monumen- Liguria. E guardando ancora più rurale, di una cultura millenaria. ti originati dal lavoro, dall’inventiva indietro nel tempo si potrebbe Dietro a questo indubbio spettaco- e da un grande sforzo collettivo di notare ancora come da Cortemilia lo per la vista, c’è quindi un grande generazioni. transitasse la Via Aemilia, la stra- contenuto. C’è la storia di una da romana che da Rimini arrivava comunità che ha saputo trovare un Dov’é Cortemilia? a La Spezia, unendo quindi modo per poter vivere utilizzando Forse non molti conoscono l’Adriatico al Tirreno. Questa posi-

22 sso da sinistra: legatura con salici a pali di castagno ( Foto G. L. Boetti) Terrazzamenti (Foto B. Malò) Muretto a secco (Foto Arch. Laboratorio Ecomusei/Celona)

zione strategica, in termini geogra- che lo metteranno a lato, ma Che cosa fare allora, da cosa fici, l’aveva storicamente eletta a subirà il richiamo dell’industria che ripartire. luogo eccellente per scambi e lo priverà della forza manuale e Di qui l’idea di ripartire proprio da commerci, fattore questo a cui può intellettuale,l’ inquinamento ciò che più era radicato nell’animo essere ricondotta la presenza così dell’ACNA che costringerà anche i della popolazione locale, per rico- significativa dei versanti terrazzati. più coraggiosi all’abbandono dei struire in modo simbolico, oltre che versanti terrazzati, il dramma concreto, un riferimento che era Questi sembrano quasi originarsi stato sicuro nei secoli: i terrazza- da Cortemilia per poi srotolarsi sui dell’alluvione dei 1994 che trasci- menti. pendii meglio esposti delle Valli nerà a valle parte dei versanti Il progetto dell’Ecomuseo dei Bormida e Uzzone. costruiti non più mantenuti e vissu- Terrazzamenti e della Vite, voluto ti come un tempo. E’ fin troppo dal Comune di Cortemilia, nasce Ma nel tempo le cose . semplice collegare l’erosione dei proprio da qui: recuperare parte di Il territorio dovrà patire non solo versanti all’erosione sociale della un versante terrazzato con una per le nuove infrastrutture viarie comunità, all’erosione culturale. cascina ai suoi piedi, punteggiato

23 da piccoli edifici accessori - i ciabòt - e spiegarne il funziona- mento, i valori complessivi, che non sono solo ambientali, ma anche culturali, economici e socia- li. Attraverso dei percorsi che par- tiranno da un centro visita princi- pale collocato in un edificio storico nel centro dei paese, si metteran- no in relazione gli aspetti naturali - la geologia e le cave, l’acqua e la sua corretta regimazione, la vege- tazione spontanea, il micromondo dei muri a secco - e quelli umani: Muretti a secco ( Foto Arch. Laboratorio Ecomusei/Cardia Foto G. L. Boetti) la storia della valle, il saper fare locale, i prodotti e le tradizioni locali. I terrazzamenti diventeranno così la struttura portante, il pretesto, per raccontare una storia più ampia, quella della sua comunità, che verrà approfondita negli anni e di cui l’Ecomuseo si farà portavo- ce. Questo sarà fatto cercando di offrire non solo spunti di riflessione sulla ricchezza di cui la comunità locale dispone, ma cercando inol- tre, e soprattutto, di essere spinta culturale diretta alla ricerca di modalità con cui i terrazzamenti possano trovare la loro dimensio- ne moderna, la loro utilità. Così si intende far partire progetti pilota su nuove coltivazioni ad alto rendi- mento e che non richiedano molta manodopera, su utilizzazioni della vegetazione spontanea, o ancora si prevede di avviare progetti per la creazione di condizioni favore- voli per giardini e pastorizia. Non da ultimi verranno considerati gli Legatura con salici a pali di castagno ( Foto G. L. Boetti) aspetti e le ricadute nei settori dell’accoglienza e dei turismo che si otterranno proprio attraverso la valorizzazione e la promozione dell’unicità della bellezza paesag- gistica propria di questi luoghi, così densi di armonia, silenzi e sapere. Ancora una volta i terrazzamenti sono messi alla prova e con loro la comunità che li accudisce: c’è bisogno di creatività perché scatti una scintilla innovativa, analoga a quella di chi un giorno, e non si sa dove per la prima volta sulla terra, ebbe la geniale idea di incomincia- re a costruire dei muri in pietra secco per sostenere la terra da coltivare, per controllare l’erosione dei versanti delle montagne.

Veduta dei terrazzamenti ( Foto A. Molino)

24 le vecchie vigne specchio Val Sarmassa della storia Le vigne d’antan di Vittorio Gallesio e Franco Lajolo

Percorrendo i sentieri della Val Sar- massa si incontrano aree di varia na- tura, che ci riportano a periodi di tem- po diversi tra loro. I querceti, gli al- neti, gli olmeti, le radure di felci ed e- quiseti ci riportano alla primitiva mac- chia monferrina, nata dopo i numero- si assestamenti geologici, ben visibi- li nei vari strati dei non pochi affiora- Vendemmia anni ‘60 (Foto G. Carrara) menti di sabbie marine. Segni, que- sti, di una storia che non ha avuto oc- polta ed in gran parte dimenticata: so- cespugli spinosi costituivano le "zuen- chi umani come testimoni. L'arrivo del- no casotti divorati dal verde; sono ba- de"(chiudende), recinzioni delle varie l'uomo, testimoniato dal ritrovamento rili di cemento, i "treu", rovesciati e an- proprietà. Anche l'altezza dei grado- di un'ascia litica in zona, risalirebbe cora azzurri di verderame; sono boc- ni di confine delle proprietà , propor- al tardo neolitico. Non è dato di sa- che di pozzi e cisterne; e poi canne- zionale al numero degli scassi, per- pere se qualche "graffito", rinvenuto, ti, siepi di prugnoli e di biancospini; mette di calcolare l'età della coltura. risalga a quell'epoca o sia opera di rosmarini e ancora la vite che si ar- Sulla ripa i canneti, ma anche gli ol- qualche contadino del secolo scorso rampica sulle gaggie e sui sambuchi meti: una fila di olmi segnava i confi- in vena di fantasie artistiche. per non morire soffocata. Tutto ciò in- ni inamovibili fin dalla dominazione Segni evidenti dell'intervento umano dica quanto qui sia stata massiccia longobarda. Da queste antiche im- sono invece riscontrabili nella vege- la presenza del vigneto che, trascu- pronte si salvarono solo alcuni boschi, tazione: veri reperti di archeologia a- rando le generiche relazioni di Stra- oggi discreti querceti o alneti, appar- graria, e pertanto preziosi documen- bone e Tito Livio relative al periodo tenenti al Marchese o al Barone. ti per la lettura della storia del territo- precristiano, è documentata da alcu- Altri boschi furono cancellati per fa- rio. ni atti dell'Archivio Capitolare di Asti vorire le colture indotte della vite, del La più grossa rivoluzione nell'assetto nel X secolo e successivamente nel castagno, della robinia e del salice. della macchia monferrina ibrida è cer- secolo XVI dai catasti comunali, do- Nel secolo XIX l'incremento demo- tamente dovuta all'arrivo della coltu- ve troviamo: vitte in Montem Maris, vi- grafico spinse numerose famiglie a ra della vite, oggi in gran parte scom- gna Monte Mare. sfruttare anche i pendii più scoscesi, parsa nell'area, dove però ha lascia- Le siepi di prugnoli e biancospini che vere e proprie "rive", dove i filari era- to impronte e condizionamenti profon- ancora si possono notare in prima- no angusti e fitti, ma dove le viti era- di. Infatti, nei boschi cresciuti sui vi- vera, quando fioriscono nel bosco an- no baciate dal sole più a lungo di gneti abbandonati, si notano ruderi e cora spoglio, sono residuo retaggio quelle dei piani, perché non faceva- vegetazioni, fantasmi di una civiltà se- di quelle antichissime vigne. Questi no ombra che a se stesse, come len-

Vigneti nella Val Sarmassa (Foto archivio/R. Borra)

25 zuola stese su terrazzi a gradoni. Così il territorio della Riserva era di- ventato un grande giardino di picco- li vigneti, irto di canne e di pali, che manteneva il popolo affamato dei quattro paesi confinanti: Cortiglione, Incisa, Vinchio e Vaglio. Allora su quelle vigne verticali nacquero detti e motti paesani come: "se ti cade la merenda, scivola a valle e te la man- giano gli scoiattoli"; oppure "se ti ca- de il falcetto gli spiriti follettí te lo fan- no sparire laggiù"; ed ancora "le gal- line di Vinchio girano con il cestino appeso alla coda, sennò le uova ro- tolano a valle, e chi le ha viste le ha viste!" Quelle vigne magre, difficili, piantate tra le sabbie fossili, davano grappoli sparuti e magri, nonostante le profon- de radici della barbatella "Rupestre", Collina con boschi di robinie e latifoglie miste (Foto archivio/R. Borra) ma i vini risultavano di rara bontà. Le vigne vecchie, "le vigne d'antan" no custode della vite, che la proteg- Purtroppo, con la crisi dell'agricoltu- non possono morire. ge da larve e parassiti, forse sparito ra seguita alla seconda guerra mon- Ci sono già, è vero, altre vigne su col- prima che un naturalista ne abbia diale, furono le prime ad essere ab- line più dolci, ben tracciate e coltiva- scovato il nome scientifico. bandonate, anche a causa della loro te da robot, con filari scarsa adattabilità alla meccanizza- Ed ancora, su per quella vigna, non sterilizzati; ci sono ancora vini perfet- una villa, ma un casottino, un buco, zione. L'abbandono continua tuttora, ti, equilibrati in gusto, sapore, profu- benché la richiesta di quel vino, affi- una tana, dove un tempo si riparava- mo e colore, ma ci sarà ancora chi e- no uomini, animali ed attrezzi, e si fa- nato ora in quegli "scrigni" di rovere vocherà "quei vini" delle antiche, sto- del Tronchais, sia superiore alla pro- cevano certi spuntini realmente rusti- riche vigne di un'isola della quale non ci. Accanto al casotto, la pianta del- duzione. Ai vecchi che vedono quei resteranno che belle storie di Monti, loro impossibili vigneti ingerbidire, le ciliegie, del pesco ed in capo al fi- Pavese, Firpo, Petrini ... ? lari, ad alternarsi con la rosa canina, piange il cuore: sanno che non ber- Perché non riproporre qualche e- ammonitrice dell'arrivo dei "maleur" ranno più quel fantastico vino della semplare di quelle vigne "integrali", loro gioventù. Quel vino che, forse, a- costruite tutte con materiale vegeta- della vite, il carciofo, per un ambito veva ispirato al rustico cantore bac- le: con filari sostenuti da pali di ca- pinzimonio, o un profumato rosmari- chico quel canto estremo che diven- stagno, di robinia e da canne, perse- no; o un "pino" o un gruppo di pini ta una supplica: guitati da erbe come la "mentolina", (così chiamano qui anche i pioppi ci- la "nebietta", le "burbe", i "cucu" blu, pressiini), in vetta al bricco. Sarebbe E quand ca mera mein, gli aglietti selvatici e pizzicosi, ma am- bello vedere restaurate nella riserva E quando morirò, biti dal palati forti, i "sarset", le foglio- alcune di queste vigne: per motivi a vej chi ma steru an t'la crota oh ! line di valeriana o qualche "malvagio" "storici", e per avere ancora l'oppor- voglio essere seppellito in cantina ciuffo di gramigna, che fa dimagrire tunità e il piacere di gustare, in mo- Trulla la la! la vite. Così, tra le foglie palmate, i menti eccezionalmente evocati, quel Quatr butegli per candeila oh! "pampini", qualcuno potrebbe anco- vino che, come dicono qui, "fa resu- con quattro bottiglie come candele ra cercare il nido del "lia-vì", l'uccelli- scitare i morti!". Trulla la la!

Veduta di Vinchio (Foto archivio/R. Borra)

26 ecomusei La vitivinicoltura diventa ecomuseo a Candelo

Il Ricetto (Foto archivio Comune/G. Ghirardelli)

Spiegare i temi della vite e del vino partenza e di arrivo di percorsi che tua solamente con mostre tempo- attraverso una realtà ecomuseale la collegano al territorio circostan- ranee o fisse, ma si basa sulla let- è un’idea che diventa realtà a te. tura dei segni presenti sul territorio Candelo, in provincia di Biella. Con il supporto finanziario della stesso, attraverso itinerari diversi Il progetto nasce nel 1996, quando Regione Piemonte, della Provincia legati alla vigna, al vino, alle oste- l’Amministrazione comunale, in di Biella e del Comune di Candelo, rie, al castagneto, alle chiese inte- piena sinergia con la Pro loco, ha è previsto che dal locale del se come centri di culto e aggrega- gettato le basi per un progetto di Ricetto, vero cuore del paese, si zione della comunità. Epicentro di valorizzazione e riqualificazione snodino diversi percorsi in varie tutto, il Ricetto, un “unicum” a livel- del Ricetto medievale del paese, località dei dintorni, spiegando lo europeo, “cantina comunitaria” con l’intento di coinvolgere attiva- temi quali: l’azienda agricola, la per eccellenza, propaggine del mente la popolazione per ricostrui- stazione di torchiatura, l’officina vigneto e cuore vivo e pulsante re le abitudini di vita e di lavoro, le del bottaio, le cantine, le antiche della comunità candelese. Ieri relazioni con l’ambiente circostan- osterie. come oggi. te, le tradizioni religiose, culturali e Ma l’ecomuseo nasce anche per Nel novembre 1998 è stato istituito ricreative che hanno da sempre favorire lo sviluppo di attività pro- un protocollo d’intesa con la pro- caratterizzato il territorio. duttive a sostegno dell’economia vincia di Biella e oggi, l’ecomuseo Il territorio di Candelo ed il Ricetto locale, grazie alle sinergie con le a Candelo è una realtà viva con il hanno infatti conservato in misura attività turistiche, agrituristiche, Ricetto, il vigneto-laboratorio di apprezzabile quelle particolari commerciali, artigianali del territo- Santa Croce, il recupero del casta- caratteristiche e conformazioni che rio candelese, coerenti con il gneto nelle “antiche sorti comuna- consentono il recupero delle atti- carattere dell’istituzione ecomu- li” e i due itinerari tematici tra le vie vità, delle tecniche e della cultura seale che opera su base scientifi- del paese: “ Osterie e trattorie tra che per secoli sono state il fonda- ca. ‘800 e ‘900” e “Architettura e arte mento della vita economica e Il mosaico museale, fatto di ogget- sacra a Candelo.” Da poco é stato sociale della comunità candelese. ti, tecniche, strutture architettoni- inaugurato un nuovo itinerario: “La Questa situazione ha contribuito a che e materiali (la cantina, la bet- preghiera dipinta”, un percorso tra far sviluppare l’idea dell’ecomuseo tola, l’azienda agricola, il vigneto, il cinque affreschi della scuola De della vitivinicoltura, che si distin- castagneto, la Baraggia) compone Bosis risalenti alla fine del ‘400. gue dal museo classico, luogo di un quadro in cui sono percepibili il Così la cellula ecomuseale cande- deposito e di esposizione di reperti patrimonio culturale e il suo lega- lese racconta un aspetto e collezioni, in quanto affronta il me funzionale creato nei secoli dell’Ecomuseo del Biellese. problema della tutela e della valo- scorsi dalla necessità e dall’attività (E. C.) rizzazione del patrimonio tecnico- degli uomini e delle donne della culturale, mediante una rete costi- comunità: così il territorio di Info: tuita da più nodi, in cui la cellula Candelo diventa ecomuseo. Comune di Candelo, tel.015.2537020 museale si pone come base di L’esperienza di visita non si effet- Pro Loco di Candelo, tel. 015.2536728

27 ecomusei La lunga marcia della cultura locale

Maurizio Maggi, Ires culturale si è allargata ancor più, includendo via via elementi architet- Cos’è il patrimonio culturale? Se tonici come edifici tipici di particolari avessimo posto questa domanda luoghi, pozzi, cancelli e recinzioni, ad un uomo di un secolo fa, la pietre confinarie, selciati, lapidi sto- risposta sarebbe stata un elenco di riche, scritte tradizionali ma anche beni come statue o quadri di grandi elementi dell’edificato industriale e artisti, oggetti preziosi e rari come produttivo come camini, forni per la gioielli e ornamenti appartenuti a calce, mulattiere, carrettiere, canali, qualche sovrano. Il patrimonio era terrazzamenti, punti di estrazione di In alto: Ecomuseo Skansen (Svezia) In basso: Eco insomma, in analogia con il linguag- minerali, mulini, miniere, fucine e gio quotidiano, un insieme di beni locali di fabbricazione delle botti e materiali e la cultura era natural- naturalmente elementi ambientali, mente quella dei gruppi e degli indi- poiché è sempre più evidente vidui più in vista nella società. Poi l’opera di modifica, spesso irreversi- qualcosa è cambiato. bile, che le attività umane determi- nano sul paesaggio. Alle origini del patrimonio culturale Dai beni all’immateriale Alla fine dell’Ottocento un linguista Anche determinati elementi immate- svedese, Artur Hazelius, crea il riali sono oggi considerati parte del primo museo all’aperto a Skansen, patrimonio culturale di una popola- una collina vicino a Stoccolma. Qui zione o di un territorio come ad le case tipiche del mondo rurale esempio storie, poesie o canzoni scandinavo vengono ricostruite e locali, dialetti, ricette, tradizioni e animate dall’azione di figuranti in gente famosa, caratteristiche cultu- costume. In questo modo anche le rali relative a come la gente viveva, tradizioni, l’architettura, i costumi e lavorava e si comportava come la vita quotidiana della gente comu- nomi di luoghi, nomi di campi, confi- un’immagine del tempo svanito”. ne assumono un ruolo di testimo- ni parrocchiali, belvedere, sentieri Queste parole di Hazelius chiarisco- nianza del passato con pari dignità interpoderali e tratturi. no l’importanza del patrimonio cul- rispetto ai reperti preziosi apparte- Tutto questo è considerato oggi turale locale. Per conservare questa nuti ai potenti o ai personaggi famo- patrimonio e viene sempre più ricchezza sono stati creati molti si. comunemente definito patrimonio nuovi musei, di solito un po’ diversi Da allora la nozione di patrimonio locale per distinguerlo da quello, di rispetto al modello tradizionale, immagine tradizionale, costituito come l’Open air museum realizzato dalle opere, dai beni e dalla storia dall’etnologo svedese e poi diffuso della “gente importante”. in buona parte dell’Europa centro settentrionale, l’Heimatmuseum Le tappe del patrimonio loca- (museo della patria locale) in le Germania negli anni Venti e Trenta, “Può venire il giorno in cui tutto l’oro il Folklife museum (museo della Vita del mondo non basterà a ridarci popolare) diffuso negli Stati Uniti

Ecomuseo della Montagna Pistoiese Ecomuseo di Saint Degan (Bretagne, Francia)

28 omuseo Kristianstands Vattenrike (Svezia)

soprattutto per iniziativa di immigrati Memoria, ma non solo nazionale), la ricerca di strade per scandinavi negli anni ‘50, l’ecomu- Tutte queste esperienze hanno for- lo sviluppo sostenibile, sono tutte seo in Francia (e con nomi diversi in nito nuove spinte a un processo finalità che si sono affiancate a America Latina) a partire dalla fine secolare di riscoperta del patrimo- quelle originarie. Oltre la memoria degli anni’60. In tempi più recenti nio culturale con obiettivi che si dunque, perché non esiste migliore omaggio al passato che dargli un molti piccoli musei locali hanno sono modificati in parte nel corso del tempo. futuro. cominciato a ad avvicinarsi ai temi e Oggi lo scopo non è più solo la con- Le trasformazioni in corso negli anni al modo di operare degli ecomusei servazione di una memoria passa- recenti hanno, nella sensibilità di e in fondo anche il Parque Cultural, ta, minacciata dallo sviluppo. La molti esperti, modificato in modo in Spagna negli anni ‘80 e il Cultural creazione di nuovi strumenti didatti- rilevante lo scenario degli ecomusei Landscape (paesaggio culturale), ci, l’interpretazione (che è qualcosa rispetto al periodo della loro nascita. negli Stati Uniti negli anni ‘90 si pos- di più e di diverso rispetto all’infor- Gli studi in campi di questo tipo, che sono considerare come episodi di mazione), il rafforzamento indagano su realtà poco conosciute questa lunga storia. dell’identità locale (e non solo e non hanno alle spalle esperienze

Museo Guatelli (Ozzano Taro, Emilia Romagna)

29 INCENDI

Incendio presso

Rita Rutigliano 1989 la media annuale è stata di dichiararsi immune dal pericolo di Fotografie di Roberto Borra 11.500 incendi e 147.000 ettari col- roghi: in sintesi, nell’ultima ventina piti. Nel 1990 un numero presso- d’anni sono spariti tra le fiamme Migliaia d’incendi grandi e piccoli ché uguale d’incendi ha devastato poco meno di 3 milioni di ettari. In distruggono in breve tempo ciò che oltre 195.000 ettari. E nel 2000? più, aggravante tutt’altro che tra- la natura ha costruito nel corso di Sono bruciati altri 114.648 ettari di scurabile!, i roghi non colpiscono millenni, assottigliando sempre più territorio (dato del Ministero delle solo gli alberi e gli animali selvati- la nostra dotazione di boschi e fo- Politiche Agricole). Bilancio del pri- ci: lambiscono spiagge affollate di reste. Un patrimonio dal valore i- mo periodo del 2001, che esclude turisti e bagnanti, e colpiscono di- nestimabile - anche per le sue im- gli ingenti danni registrati nel pe- rettamente contadini, boscaioli, cit- portanti funzioni di stabilizzazione riodo estivo: il fuoco ha investito tadini, operatori antincendio. del territorio, climatiche e idrogeo- oltre 23.000 ettari di bosco. logiche (di cui sembriamo ricordar- Nella classifica delle regioni a più Una rovente battaglia ci solo in occasione delle ricorren- alto rischio il non invidiabile primo Quali le cause del divampar delle ti, devastanti alluvioni) - che ormai posto va alla Calabria (23.451 et- fiamme? Posto che oggi le grandi ammonta a meno di 9 milioni di et- tari), seguita dalla Sicilia (16.416) arterie stradali e la rapidità dei tari, circa il 28 % della superficie e dalla Sardegna (15.734). Dalle mezzi di collegamento espongono nazionale. Alpi a Capo Passero, però, nes- le aree boschive a maggiori occa- Qualche dato: nel decennio 1980- suna regione del “Bel Paese” può sioni di pericolo, una parte di re-

31 Interventi durante l’incendio del a di due anni fa sponsabilità è imputabile anche al consapevolezza, cioè, che ciascu- quindi perfettamente a loro agio in fatto che da troppo tempo i nostri no di noi deve fare la propria par- zone marginali e disagiate), coor- boschi sono privi di manutenzione te: per sé stesso, per i suoi simili, dinati dal Corpo Forestale dello Sta- e dunque vi si sono create le con- per l’ambiente in cui tutti viviamo. to grazie alla convenzione con la dizioni ideali per favorire l’innesco Regione Piemonte. Dispongono di del fuoco. In particolare, l’esodo La situazione in Piemonte finanziamenti, mezzi, attrezzature, delle popolazioni montane ha por- Questi, in Piemonte, i dati emersi formazione e strumenti per presta- tato ad una sensibile riduzione del- nell’autunno scorso durante una re la loro opera in sicurezza”. L’as- la cosiddetta “viabilità minore”: ov- conferenza stampa della Regione sessore, insomma, garantisce che vero le scorciatoie, i sentieri, le pi- sulla campagna anti incendi bo- in questo campo “i piemontesi pos- ste che tutti i montanari percorre- schivi 2000-2001. Dal 1¡ gennaio sono stare tranquilli”. vano per raggiungere i paesi, i pa- 1997 al 31 agosto 2000 si sono ve- Elio Dotta (coordinatore regionale scoli, le malghe. rificati 1.856 incendi boschivi, che CFS) e Cesare Mino (ispettore ge- Resta che le micce che appiccano hanno interessato 22.232 ettari. So- nerale dell’AIB) hanno quindi illu- o attizzano il fuoco - preludio allo lo in 22 casi gli incendi hanno avu- strato le caratteristiche di un “si- spalancarsi di scenari infernali - so- to cause naturali (fulmini), mentre stema d’avvistamento”, innovativo no in piccolissima parte naturali, in per 459 non si è potuto classifica- e tecnologicamente avanzato, che una discreta percentuale di casi re l’origine. Dei rimanenti, 293 in- dispone di punti di rilevamento au- non classificabili, in buona parte in- cendi sono divampati per cause in- tomatico e di un rilevamento mo- volontarie e assai più spesso vo- volontarie e ben 1.082 per cause bile (collocato su un veicolo spe- lontarie. E’ evidente, dunque, che volontarie. Pochissimi, in ogni mo- ciale attrezzato allo scopo) utiliz- nella rovente battaglia contro gli in- do, i responsabili individuati per in- zato nei momenti di massima e- cendi boschivi un fattore fonda- cendi volontari e non: soltanto 88. mergenza in zone particolarmente mentale sta nei nostri comporta- In Piemonte sono presenti solo 350 suscettibili d’incendio boschivo. menti: qualsiasi strategia di pre- agenti del CFS, un numero che - In caso d’incendi, che possono es- venzione e di lotta al fuoco, per data la struttura morfologica delle sere segnalati da telefonate ai nu- quanto valida nei principi ispirato- valli piemontesi - è ritenuto inade- meri 1515, 800-80.70.91 e ri, è destinata a fallire se non è so- guato per pattugliare, presidiare e 011.562.31.51 o dalle undici sta- stenuta dalla partecipazione della monitorare continuamente (“giorno zioni automatiche posizionate lun- gente. Un ruolo decisivo spetta per- e notte nei periodi di massima al- go l’arco alpino (per il monitorag- ciò all’impegno personale di cia- lerta, che per noi sono quelli inver- gio di 150.000 ettari), la sala ope- scuno di noi, un impegno “a costo nali”) il territorio montano. rativa del CFS provvede ad attiva- zero” - che cioè non pesa sui no- In questo scenario, secondo l’as- re le pattuglie ed i volontari, rac- stri risparmi, privati o pubblici che sessore Vaglio, i risultati positivi cordarsi con i Vigili del Fuoco se siano - perché è fatto unicamente nella lotta agli incendi giungono non l’incendio coinvolge infrastrutture di maggior attenzione e di autodi- tanto dai sistemi d’avvistamento a- civili, chiedere l’intervento di eli- sciplina. Più degli aerei, delle au- dottati quanto dagli strumenti per cotteri ed aerei se necessario. Du- tobotti, dei sistemi di monitoraggio, intervenire con prontezza. E qui, “il rante tutto l’anno sono inoltre svol- dei satelliti - e del pur lodevole, im- Piemonte ha messo in piedi una ti l’attività di controllo del territorio, menso sforzo di migliaia di forestali, vera e propria macchina da guerra l’aggiornamento del personale di- pompieri, volontari - forse nella lot- agli incendi. Abbiamo un esercito pendente e volontario, il censi- ta al fuoco può incidere una preci- di oltre 6.000 unità, il Corpo volon- mento dei punti d’acqua per ap- sa consapevolezza individuale. La tari AIB (residenti sul territorio e provvigionare i mezzi aerei.

32 La nuova legge e i parchi Il 1¡ dicembre dell’anno scorso è entrata in vigore la “Legge-quadro in materia di incendi boschivi” (n¡ 353/2000). Comprende tredici articoli, dei quali ben 9 contenuti nella parte relati- va a “Previsione, prevenzione e lotta attiva” e gli altri 4 suddivisi fra i successivi due capi dedi- cati alle “Funzioni amministrative e sanzioni” ed a “Disposizioni finanziarie, abrogazione di norme ed entrata in vigore”. Se ne è parlato molto, anche per le modifiche che apporta al Codice Penale (inserimento, artt. 423 e segg., del reato specifico di “incendio boschivo”) e per l’inasprimento delle pene previste. Fra gli altri elementi importanti: ha fissato un termine (sette mesi) entro il quale le Regioni dovevano approvare un piano delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi; prevede azioni, d’intesa tra Stato e Regioni, per inte- grare la formazione e assicurare l’informazione ai cittadini sull’argomento; per la prima volta, associa le aree protette alle attività complessive dalla stessa legge previste. Riguardo all’ultimo punto, la Federazione nazionale dei parchi ha sottolineato come nei piani regionali dovrà essere compresa un’apposita sezione relativa ai Parchi, definita d’intesa con gli Enti gestori e su loro proposta. Per le aree protette statali tali sezioni saranno anche il risul- tato di un piano nazionale, predisposto dal Ministro dell’Ambiente, ma sempre su proposta degli Enti parco. Le aree protette attueranno direttamente le attività di previsione e prevenzione e collaboreranno alle attività di lotta attiva.

Cartello di pericolo incendio nel parco Orsiera 33 CaPARCHIm ITALIANIper & A

Giulio Ielardi Testo e foto

Si chiama plein air ed é il turi- smo all’aria aperta. Si fa con la tenda, la caravan, soprattutto il camper, e dopo gli altri Paesi europei sta conquistando anche PLEIN AIR l’Italia. Niente o poco a che ve- dere con le ben note vacanze in campeggio, tra formiche, fu- NELLA NATURA mi di barbecue e crepuscolari cacce alle zanzare. E’ un turi- Viaggiare in camper piace E SENZA smo nuovo, di qualità, tenuto per anni nel ghetto innanzi tut- sempre più alle famiglie italiane. to dall’arretratezza dei costumi PRENOTAZIONE e dalle distorsioni del mercato. Un modo di far vacanza Alle indolenze della sosta pro- lungata preferisce il valore della mobilità. Alla “stessa spiag- con maggiore autonomia, gia, stesso mare” sostituisce mete sempre diverse, lungo itinerari liberamente scelti da percorrere dodici mesi all’an- libertà di azione, contatto diretto no. Ovvio che sia proprio la natura, tanto più protetta e più o meno attrezzata per la fruizione, tra le sue mete predi- con le realtà visitate. lette e naturali. Inutile negarlo, però: parchi e camper a lungo si sono guar- Tra le mete preferite dati di traverso. Da una parte i turisti con famiglia al se- guito e la voglia di trascorrere le vacanze lontano dalla so- sono proprio i parchi, lita spiaggia, tra monti e vallate. Dall’altra gli amministra- tori delle aree protette, abituati all’invasione di residence che ora iniziano a conoscere e villette ma niente affatto a quella di “nuovi” visitatori mo- torizzati, con motivazioni e soprattutto esigenze quasi sco- e ad apprezzare, come avviene nosciute. Ma qualcosa sta cambiando. Intanto, secondo i dati dell’Anfia - l’associazione naziona- da tempo in altri Paesi d’Europa, le fra le industrie automobilistiche - il numero dei camper che circolano in Italia è in continuo aumento ed oggi è a un turismo diluito nelle stagioni quota 130.000. Un piccolo boom, le cui motivazioni sono diverse ma nemmeno tanto: dal desiderio di gestione au- e a bassissimo impatto sul territorio. tonoma del proprio tempo libero al contatto diretto con la natura e la vita all’aria aperta, dalla fuga da vacanze con- gestionate che ripropongono i modelli stressanti della vi- ta quotidiana ai risparmi innegabili, una volta ammortiz- Parco naz. d’Abruzzo - Sosta all’imbocco della Val Fondillo, zata (in fretta, specialmente per le famiglie con figli) la spe- sullo sfondo il Monte Amaro sa per l’acquisto del mezzo. Comprato il camper, dove si va? C’è un Bel Paese tutto immense di coltivi e pascoli dei polder. Campeggi sempre da scoprire, naturalmente, anche quello dove l’assenza di aperti sono dislocati ovunque, giustificando così anche il ricettività causa problemi al turismo tradizionale. Pensan- divieto assoluto - e per questo un po’ antipatico e occhiu- do alla realtà di tanti parchi montani di casa nostra, lonta- to - di sosta libera. Considerando che il 39% (il trentano- ni dalle coste e dalle grandi direttrici battute dai tour ope- ve percento!) della popolazione utilizza il camper, la ca- rator, l’autonomia del turismo in camper più che un pro- ravan o la tenda per le proprie vacanze, non ci pare az- blema può davvero divenire una importante opportunità. zardato concludere che qui gli strumenti del plein air so- E poi ci sono i riflessi sulla stessa gestione del territorio, stituiscono di fatto seconde case e residence. Dalla prati- dove l’Europa fornisce - e da tempo - esperienze illumi- ca diffusa del turismo individuale ed autogestito, insom- nanti. ma, a guadagnarci sono non solo i diretti fruitori ma pure A parte i casi della Germania (Paese leader per diffusio- - soprattutto? - quella risorsa collettiva e irripetibile che è ne dei camper), della Francia (con la straordinaria rete dei il paesaggio. camping municipal) e della Gran Bretagna (patria stessa E L’Italia? Negli ultimi tempi sta riguadagnando il terreno del turismo all’aria aperta), ci sembra qui interessante sof- perduto. I camperisti snobbano i nostri 2355 campeggi (in fermarsi sulla realtà dell’Olanda. Con più di 400 abitanti Francia sono 12 mila), tra i più cari d’Europa, a localizza- per kmq è il Paese a più alta densità di popolazione del zione quasi esclusivamente costiera e ad apertura troppo continente, eppure in viaggio sfilano immagini di paesag- spesso stagionale? Ecco allora il fiorire delle aree di so- gi verdi, boschi e zone umide in abbondanza, le estensioni sta attrezzata, oggi ben 1.108 secondo l’ultimo Portolano

34 Aree protette

Tra le fioriture al Piani di Castelluccio nel parco nazionale dei Monti Sibillini

Parco reg. Valle Ticino - Sosta con vista sul Ticino presso Zerbolò

della rivista PleinAir, la più autorevole e diffusa del setto- direttori le priorità - e anche comprensibilmente - sono al- re. A promuoverle sono quasi sempre i Comuni, talvolta i tre. In molti casi ci hanno però pensato i Comuni. privati, e adesso anche i parchi. Al Gran Paradiso, ad esempio: il parco più antico d’Italia La legge nazionale sui parchi, cioé la 394 del ‘91, riguar- conta oggi quattordici campeggi, ma anche tre aree di so- do al turismo e tanto più in camper dice poco o niente. sta (a Cogne, Lillaz e ). Oppure le Foreste L’art.11 specifica che il regolamento del parco disciplina, casentinesi, dove le aree di sosta sono quattro (a Prato- fra l’altro, “il soggiorno e la circolazione del pubblico con vecchio, San Godenzo, Santa Sofia e adesso anche a Pre- qualsiasi mezzo di trasporto”. Per il successivo art.12, l’e- sistenza di “aree di campeggio” é inclusa tra quelle da re- milcuore). Il parco toscano-romagnolo è anche tra quelli golare dal piano del parco. All’art.14 si affida al piano e- che si sono dotati di un regolamento specifico per le atti- conomico e sociale il compito di agevolare e promuovere vità di campeggio, sosta dei camper compresa. Approva- “ogni ... iniziativa atta a favorire, nel rispetto delle esigen- to di recente, consente anche la sosta libera notturna dei ze di conservazione del parco, lo sviluppo del turismo e camper - purché in alcuni parcheggi indicati dall’ente par- delle attività locali connesse”. In sostanza, la regolamen- co - per non più di tre giorni consecutivi. Anche il parco tazione della sosta dei camper all’interno del territorio di del Gran Sasso-Laga ha approvato un regolamento ana- un’area protetta é materia su cui può esprimersi ciascun logo, dove ai camper è consentita la sosta “nelle apposi- parco. L’hanno fatto le aree protette, e come? Sostan- te aree attrezzate”, purtroppo però ancora tutte da realiz- zialmente no, tranne pochissime eccezioni. Sul tavolo dei zare.

35 nadico), dove il regola- mento dell’area protetta prevede espressamente la possibilità di accordarsi con le amministrazioni locali per realizzare aree di sosta per camper, “anche esterna- mente al parco”. Buona ac- coglienza la offrono pure, ad esempio, i Comuni emi- liani del parco del Delta del Po (, Argenta, Campotto, Casal Borsetti), il Comune di Alberese all’Uccellina in Toscana e quello di Marano sul Pana- ro nel modenese (parco dei Sassi di Roccamalatina). Il parco delle Alpi Apuane e- lenca le aree per camper nei suoi depliant, e al par- co del Conero sulla costa Parco naz. Gran Paradiso Parco reg. Monti Aurunci l’area di sosta per camper sosta notturna marchigiana - dov’era fino- a Cogne. ra assente - si sta predi- sponendo un’area attrez- Restando fra i parchi na- zata. Per non dire del Pie- strumenti ed attività volte a zionali, esistono aree at- monte, dove di aree per promuovere l’uso eco-so- trezzate ai Sibillini (a Mon- camper ne esistono già ai stenibile dei camper nei Area attrezzata. tefortino), al parco d’A- parchi dell’Alta Valle Pesio, Parchi italiani”. E’ stato lan- Cos’é? bruzzo (Pescasseroli e Vil- del Gran Bosco di Salber- ciato anche un concorso, lavallelonga), all’Arcipela- trand, dei Laghi di Aviglia- che ha premiato (con 50 Si tratta della struttura ri- go toscano (a Cavo, Porto na, del Po cuneese e della milioni ciascuno) il parco cettiva più semplice che Azzurro, Procchio sull’El- Val Troncea (come riporta- nazionale della Foreste Ca- c’é. Semplice, perché si ba), al -Vallo di Dia- to, bella novità di quest’an- sentinesi ed il parco regio- parla di mezzi pratica- no (ad Acciaroli, Marina di no, nell’Atlante dei parchi nale del Conero che hanno mente autosufficienti che Camerota, , Sala allegato qualche mese fa a presentato il miglior pro- ogni tanto (due-cinque Consilina, San Rufo), alle questa rivista). Ma la situa- getto per la realizzazione di giorni) necessitano di Dolomiti Bellunesi (a Bellu- zione è in continua evolu- un sistema di aree attrez- compiere piccole opera- no e a Cesiomaggiore), al zione e anche i privati, so- zate. Nonostante l’esiguità zioni quali il rifornimento Gargano (a Mattinata, San prattutto al Sud, stanno degli interventi, l’accordo idrico e lo scarico delle ac- Giovanni Rotondo), al par- scoprendo le potenzialità Anfia-Federparchi forse è il que reflue. Un’area pen- co finora solo sulla carta del settore. viatico che il plein air at- sata per questi mezzi, del Gennargentu (a Santa Infine, l’ultima e decisiva tendeva da tempo. Il mon- dunque, deve offrire al- Maria Navarrese e a Dor- novità è giunta dalla Fe- do dei parchi ha finalmen- meno una presa d’acqua gali), alla Majella (a Roc- derparchi nazionale. L’as- te compreso qual è la potabile e un pozzetto di caraso e Sulmona), al Pol- sociazione dei parchi italia- scommessa vera del plein scarico. Quest’ultimo può lino (Morano Calabro, San ni e l’Anfia - Gruppo Veico- air, del turismo itinerante essere collegato alla rete Severino Lucano), alla Sila li da Campeggio, nella pri- all’aria aperta. Capire e far fognaria oppure a una (a Camigliatello Silano), al- mavera scorsa hanno infatti capire che camper e cara- fossa biologica periodica- lo Stelvio (a Bormio, Livi- sottoscritto un protocollo van non sono solo comodi mente svuotata. Per il re- strumenti di vacanza in li- gno, Ponte di Legno, San- d’intesa, con il seguente o- sto occorre un qualunque bertà ma anche, come av- ta Caterina Valfurva), in Val biettivo: “la realizzazione di parcheggio sufficiente- Grande (a Santa Maria viene oltreconfine, possibi- mente ampio e pianeg- Maggiore). E persino alle li alternative alle seconde giante. Se preesistente, e (a case fronte-mare e ai re- se adiacente alla rete fo- e a Levanto). sidence vista-parco. gnaria, non occorrono mo- Anche sul fronte dei parchi Perché alla fine, gi- difiche agli strumenti ur- regionali chi viaggia in cam- rata la chiave banistici e per l’allesti- per trova porte aperte in d’accensione, mento dell’area bastano molte località su e giù per un camper met- pochi milioni di spesa, un lo Stivale. Tra i precursori te in moto e se paio di cartelli indicatori a ci sono i Comuni nel ne va. grafica standardizzata (un parco trentino di Pa- Il cemento camper e una freccia sot- neveggio-Pale di resta. tostante, a simboleggiare S.Martino, (Pre- l’operazione di scarico- dazzo, S.Martino serbatoi) e una settimana di Castrozza, To- di lavori.

36 Sosta panoramica sulle colline del Monferrato un popolo, una fede, un’identità culturale di Gian Vittorio Avondo Fotografie Mauro Raffini

Tra le minoranze etnico-religiose che popo- lano l’arco alpino italiano i Valdesi costitui- scono indiscutibilmente un unicum di sicuro interesse. Dislocati un una limitata area mon- tana delle Alpi Cozie settentrionali, gravitan- te attorno a e comprendente le valli Pellice, Germanasca ed il basso corso del Chisone, infatti essi non si limitano a rap- presentare un gruppo religioso (si calcola siano circa 30.000 in tutta Italia, dislocati in stragrande maggioranza lungo l’area in oggetto ed in minima parte nei grandi centri urbani ed Monumento in Sicilia), ma anche un ad Arnaud gruppo evidenziante una in- a discutibile caratterizzazione culturale. Giunti in Piemonte at- torno al XII/XIII secolo, probabilmente prove- nienti dall’area pirenai- co-provenzale e tran- sfughi dalle persecuzio-

37 Simbolo valdese Lux Lucet in Tenebri

ni che in quella zona si stavano intraprendendo contro Ca- se. A metà degli anni ‘80 del XVII secolo, un’offensiva par- tari, Albigiesi ed altri gruppi ereticali minori i Valdesi ebbe- ticolarmente dura derivante dall’applicazione anche nel Du- ro origine forse dall’incontro di esponenti di queste confes- cato di Savoia della revoca dell’Editto di Nantes, sembrò se- sioni con membri di ordini monastici all’interno del Cattoli- gnare la fine di questa piccola Chiesa. Le valli valdesi ven- cesimo. nero devastate, la popolazione venne costretta a fuggire ver- Il luogo di origine del Valdismo è Lione, dove un mercante so il nord Europa o rinchiusa nelle prigioni della pianura pie- di nome Valdo o Valdesio, o Valdes, contemporaneo e for- montese, dove molti morirono di stenti e di epidemie. I su- se epigono di Francesco d’, attraversò all’inizio del perstiti riuscirono a trovare scampo in Svizzera e Germania, XIII secolo una forte crisi religiosa che lo portò a disfarsi dei nel 1686, da dove torneranno nel 1689 con una marcia di- suoi beni e alla decisione di mettersi a predicare l’Evange- ventata quasi leggendaria, chiamata dalla storiografia tradi- lo. Ben presto quest’ultima scelta incontrò l’opposizione del- zionale Glorioso Rimpatrio (Glorieuse Rentrée). Dopo alcu- la gerarchia ecclesiastica dato lo stato laicale di Valdo e, ni decenni di recrudescenza dell’intolleranza in conseguen- quindi, finì col situare il movimento nato da tale predicazio- za della Restaurazione, il 17 febbraio 1848 il popolo valde- ne fuori dall’ortodossia cattolica. Solo nel XVI secolo, con la se ottenne dal re Carlo Alberto il riconoscimento dei diritti ci- nascita della Riforma protestante, il Valdismo sentì il biso- vili. Questa data diventa alla fine del secolo un giorno di gran- gno di darsi una più adeguata struttura organizzativa. Alla de festa e tale è rimasto fino ad oggi. Fin qui la storia che, Riforma, infatti, i Valdesi diedero la loro adesione, dopo va- così drammatica e travagliata, non poté far altro che favori- rie discussioni e contrasti interni, nel Sinodo tenutosi a re l’unità e la coesione dei protestanti subalpini capaci, pro- Chanforan, in Val d’, nel 1532, nel corso del qua- prio in virtù di questa grande abitudine a porre tutto in di- le venne anche presa in adozione una prima traduzione in scussione e soprattutto ad assumere iniziative derivanti da francese della Bibbia: la Bibbia di Olivetano. Da questo mo- scelte collettive, di mediare una cultura e forme di aggrega- mento il movimento si trasformò in una Chiesa; le persecu- zione sociali assolutamente uniche. zioni (tra le quali le terribili Pasque Piemontesi del 1655) e Ne costituisce un esempio l’organizzazione scolastica che i l’assorbimento da parte della Riforma dei residui di Valdi- valdesi ritennero opportuno darsi al fine di favorire la diffu- smo d’oltralpe fecero sì che la Chiesa Valdese sia di fatto ri- sione dei testi sacri tra la popolazione. Per le genti di fede masta confinata per circa tre secoli nelle Valli del Pinerole- Valdese il problema si poneva in modo ancora più pressan-

38 Sinodo

Panorama delle Valli Valdesi te, in quanto il libero arbitrio e la diretta lettura ed interpre- tazione delle Sacre Scritture erano, e sono tuttora, fonda- menti basilari della loro fede. Va da sé che ciò richiedeva un livello minimo di istruzione, non altrimenti necessario ai cat- tolici per i quali la lettura della Bibbia, per quanto importan- te, non costituisce comunque un principio irrinunciabile. Pro- Silvio Allason, Gli invincibili,1875 (Torino, Galleria d’Arte mo- prio da queste premesse, nasce il problema dell’istruzione derna). Si tratta di un episodio dell’ultima persecuzione dei val- e dell’educazione giovanile che i Protestanti subalpini risol- desi nel 1686 sero, come già detto, organizzando una rete di piccole scuo- le di primo livello, che nella seconda metà dell’ottocento rag- celebrare i culti e gli uffici religiosi. La richiesta fu pronta- giunsero la loro massima diffusione (si calcola ne esistes- mente esaudita, ma i nuovi Pastori, non conoscendo la lin- sero circa 200 nell’area alpina pinerolese). Ciascun valde- gua parlata nelle valli dove erano stati destinati, iniziarono se, dunque, doveva saper leggere le Scritture, ma per sa- a celebrare le funzioni in francese, innestando una tradizio- per leggere bisognava andare a scuola e, per fare ciò, bi- ne che soltanto all’inizio di questo secolo venne gradual- sognava che la scuola fosse facilmente raggiungibile per tut- mente soppressa. L’idioma transalpino, dunque, fu per lun- ti, anche da coloro che risiedevano nelle borgate più isola- go tempo la lingua più diffusa nelle Valli protestanti e, so- te. Proprio per questo motivo, già a partire dal XVII secolo i Protestanti piemontesi si posero il problema dell’istruzione, prattutto prima dell’unità d’Italia, ebbe come unica alternati- problema che riuscirono brillantemente a risolvere raggiun- va il dialetto occitano, parlata cui generalmente si riservava gendo un livello di alfabetizzazione superiore all’80% quan- un uso più colloquiale e familiare; proprio in francese, quin- do altrove, in Piemonte, non superava il 45%. Falcidiati dal- di, erano stampati i primi libri di lettura e si svolgevano le le- le gravi epidemie di peste della prima metà del ‘600 e dalle zioni nelle scuolette del quartiere. Impossibilitati ad utilizza- terribili stragi operate dalle truppe sabaude in Val Pellice (fa- re le strutture pubbliche (e forse anche esclusi da queste, mose le Pasque Piemontesi del 1655) i Valdesi furono co- prima dell’emancipazione loro concessa nel 1848), i Valde- stretti ad interpellare i Calvinisti della vicina Svizzera, affin- si già nel ‘700 organizzarono una fitta rete di istituti di istru- ché inviassero loro alcuni ministri ecclesiastici, onde poter zione primaria, nei quali maestri improvvisati (spesso gli stes-

39 si Pastori, o gli anziani più stimati) insegnavano ai fanciulli i talora splendidi musei valdesi, presenti tutt’oggi sul territo- primi rudimenti dell’alfabeto, spesso utilizzando come silla- rio in buon numero e realizzati a partire dalla seconda metà bario la stessa Bibbia. Nel 1694, lungo i corsi del Pellice, del del XX secolo, costituiscono un unicum nel panorama mu- Germanasca e nel Vallone di (bassa Val Chisone) seale piemontese, in quanto non sorti per iniziativa di enti sono già segnalate circa 70 piccole scuole, frequentate da amministrativi pubblici, ma della Tavola (l’organo ammini- fanciulli di età variabile dai 3 ai 5 anni. Poco dopo (1735), grazie alla fondazione del Comité Wallon, organizzato dai Valdesi esuli dai Paesi Bassi con lo scopo di promuovere e sostenere economicamente l’alfabetizzazione nelle Valli Pro- testanti del Piemonte, il numero di queste strutture iniziò a levitare, raggiungendo la cifra astronomica di 198 unità nel 1887. Inutile dire che il sussidio annuale istituito dal Comi- tato Vallone diede un impulso considerevole allo sviluppo della Scuola Valdese, anche perché da questo momento si poté cominciare ad organizzare i reclutamento dei docenti, si provvide a fornire loro un minimo di cultura pedagogica, si stabilì di pagarli con un sussidio più adeguato e si comin- ciò a parlare di metodologie e contenuti dell’insegnamento. Oltre ciò, non va certamente dimenticato il grande contribu- to che diede, per il potenziamento ed il miglioramento di que- ste strutture, il generale John Charles Beckwith (Halifax 1789 - Torre Pellice 1862), singolarissima figura di mecenate che, dopo avere subito un’amputazione nella battaglia di Water- loo, mise interamente a disposizione della causa valdese la sua opera e il suo denaro. Grazie a lui e grazie ad accordi di carattere economico intercorsi tra i vari Comuni della mon- tagna pinerolese e la Tavola valdese, gli Istituti di istruzione protestante, nel XIX secolo si moltiplicarono (furono, com- plessivamente, quasi 200). Su una popolazione riformata aggiratesi attorno alle 13.000 anime, nelle Valli Pellice, Chi- sone e Germanasca gli allievi di questo tipo di strutture, co- nosciute anche come scuole Beckwith ed assorbite, a par- tire dal 1911, dalle scuole comunali, non scesero mai al di sotto delle 5.000 unità. Analogamente alla scuola, anche la conservazione del pa- trimonio storico-etnografico è stato affrontato dal mondo pro- testante pinerolese in modo del tutto singolare. I piccoli, ma Il percorso del “Glorioso Rimpatrio” dei Valdesi nel 1689

Tumpi Sachet

42 La sempre maggior attenzione che oggi si tende a dedicare ai costumi ed alle tradizioni caratteristiche del mondo contadino e la necessità, di giorno in giorno più sentita, di risali- re alle origini della propria identità culturale, hanno fatto sì che anche nelle Valli pinerolesi proliferasse un gran numero di musei e collezioni private aventi come scopo la con- servazione del cospicuo patrimonio etnografico ancora esistente. Que- ste strutture, per quanto piccole, po- co conosciute e gestite in assoluta ristrettezza economica, assolvono una funzione fondamentale proprio perché impediscono il saccheggio o più semplicemente la dispersione degli oggetti tradizionali, che pur non Museo Valdese di e della Val Germanasca avendo, nella maggior parte dei ca- si, un vero valore pecuniario, ten- dono comunque ad essere acca- parrati come “souvenirs” o, peggio, distrutti (vedi ad esempio gli arnesi da lavoro), quando non possono a- vere un reale utilizzo. Come già det- to, grande protagonista di questo ri- lancio culturale, è stata sicuramen- te la Chiesa valdese, che per prima ha organizzato e che ancor oggi ge- stisce quasi tutti i musei a seguito descritti, nella evidente consapevo- lezza della grandissima importanza ed utilità di questa operazione. Tra i più importanti e significativi musei di questo genere, dislocati nell’area pinerolese ricorderemo: il Museo Storico Valdese di Torre Pellice, con sezioni storica ed etnografica, dal 1990 sistemato al I¡ piano e nel se- minterrato dell’ edificio in cui hanno anche sede una ricca Biblioteca e la Museo di Rorà Società di Studi Valdesi, in via Beckwith 3 (tel. 0121 91305). La Scuola-Museo degli Odin-Bertot, ad incrementare l’istruzione nelle Valli umano in montagna, con particola- Angrogna, che raccoglie in pochi pinerolesi e per favorire la diffusio- re riferimento alla filatura della ca- metri quadrati una ricca documen- ne dei testi religiosi. Il Museo di napa e della lana, alle cave di pie- tazione (banchi, registri, libri, qua- Rorà, oggi Museo della pietra, in cui tra ed alle fornaci di calce (attività, derni ecc.), relativa a questo tipo di trova notevole spazio una buona queste ultime due, tipiche della zo- strutture, create nel XIX secolo per quantità di oggetti relativi al lavoro na). Il Museo Valdese di S. Ger-

41 mano e Pramollo: via delle scuole 4 so quotidiano, pazientemente rac- chi, leggio) non è stata alterata, di- - tel. 0121/58614) e nella vicina bor- colti e classificati. Ultimo, ma non ventando essa stessa parte inte- gata Pellenghi di Pramollo (tel. per importanza, il Museo Valdese di grante del museo. Oltre ciò nel sa- 0121/58776), due strutture, in cui Prali e della Val Germanasca, col- lone sono esposti documenti storici, sono conservati reperti inerenti il la- locato nell’antico tempio protestan- monete, minerali, fotografie relative voro contadino ed il lavoro nella fi- te che accolse nel 1689 i protagoni- agli impianti funiviari che servivano latura “Gütermann” e le scuole sti del Glorioso rimpatrio e vi vide le locali cave di talco, attrezzi da la- Beckwith del Sangermanese. Il Mu- predicare il loro condottiero Henry voro, due belle ambientazioni sce- seo di Rodoretto (Val Germanasca), Arnaud. Malgrado il gran numero di nografiche relative ad una galleria ove sono conservati svariati ed in- oggetti esposti, la struttura origina- mineraria e alla cucina di un’abita- teressanti attrezzi da lavoro e di u- le della vecchia chiesa (pulpito, ban- zione tipica del luogo. (G.V.A.) LUOGHI STORICI VALDESI cosa ricordano e come ci si arriva

Scuole, Musei, Templi. Le valli valdesi sono ricche di sorprese per il visitatore e qui e la, lungo gli itinerari più frequentati, non è in- solito imbattersi in un car- tello che segnala una lo- calità cara alla storia del- la comunità religiosa che caratterizza le valli pine- rolesi. Vediamo di cono- scere alcuni fra questi luo- ghi premettendo che per alcuni di essi la confutabi- lità non è affatto provata e legata a fatti leggendari più che non storicamente documentabili. Né è un esempio eviden- te la Gheisa d’la Tana (Chiesa-nascondiglio), un’ampia grotta visitabile lungo la strada/mulattiera collegante S. Lorenzo di Angrogna alla frazione Serre. Qui, secondo la tra- dizione, durante le perse- cuzioni del XVI e XVII se- colo i Valdesi erano soliti trovare rifu- trovarono rifugio alcune famiglie val- nivano formati nella clandestinità i pri- gio per la celebrazione dei culti reli- desi che riuscirono così a scampare mi pastori protestanti (appunto i “Bar- giosi. Stesso discorso valga per il Bars alle Pasque Piemontesi ed alle per- ba”). All’interno, in un’ampia e lumi- d’la Tajola (cengia della carrucola), secuzioni successive. Quanto mai va- nosa sala, troneggia un gran tavolo in luogo difficilmente raggiungibile collo- ga è anche la “storicità” della Scuola pietra chiaramente riposizionato in lo- cato poco al di sotto della vetta del (o Collegio) dei Barba, bell’edificio in co in epoca recente. tozzo M. Castelluzzo che domina Tor- pietra sito presso il tempio di Pra del Ben diverso, invece è il valore storico re Pellice. Qui, secondo la leggenda, Torno. Qui, secondo la leggenda, ve- dei monumenti di Chanforan e Sibaud: due steli in pietra rispettivamente col- in alto a sinistra: Angrogna locate lungo il medesimo itinerario S. (Val Pellice) gheisa d’la tana Lorenzo/Serre di Angrogna ed ai mar- (chiesa della tana) gini del castagneto posto a monte di . Il primo di questi due in alto destra: Stele di obelischi, eretto nel 1932, vuole ri- Chanforan in ricordo del cordare il sinodo di Chanforan (Cam- sinodo di Chanforan del po del Foro) del 1532 nel quale i Val- 1532 desi aderirono alla Riforma Prote- a fianco: Collegio dei stante; il secondo, invece, edificato nel Barba 1889, ricorda il giuramento effettuato 200 anni prima dai Protestanti che, al termine della Glorieuse Rentrée, pro- misero di mantenere l’onore e l’ordi- ne nelle valli riconquistate

42 un popolo, una fede, un’identità culturale di Gian Vittorio Avondo Fotografie Mauro Raffini

Tra le minoranze etnico-religiose che popo- lano l’arco alpino italiano i Valdesi costitui- scono indiscutibilmente un unicum di sicuro interesse. Dislocati un una limitata area mon- tana delle Alpi Cozie settentrionali, gravitan- te attorno a Pinerolo e comprendente le valli Pellice, Germanasca ed il basso corso del Chisone, infatti essi non si limitano a rap- presentare un gruppo religioso (si calcola siano circa 30.000 in tutta Italia, dislocati in stragrande maggioranza lungo l’area in oggetto ed in minima parte nei grandi centri urbani ed Monumento in Sicilia), ma anche un ad Arnaud gruppo evidenziante una in- a Torre Pellice discutibile caratterizzazione culturale. Giunti in Piemonte at- torno al XII/XIII secolo, probabilmente prove- nienti dall’area pirenai- co-provenzale e tran- sfughi dalle persecuzio-

37 Simbolo valdese Lux Lucet in Tenebri

ni che in quella zona si stavano intraprendendo contro Ca- se. A metà degli anni ‘80 del XVII secolo, un’offensiva par- tari, Albigiesi ed altri gruppi ereticali minori i Valdesi ebbe- ticolarmente dura derivante dall’applicazione anche nel Du- ro origine forse dall’incontro di esponenti di queste confes- cato di Savoia della revoca dell’Editto di Nantes, sembrò se- sioni con membri di ordini monastici all’interno del Cattoli- gnare la fine di questa piccola Chiesa. Le valli valdesi ven- cesimo. nero devastate, la popolazione venne costretta a fuggire ver- Il luogo di origine del Valdismo è Lione, dove un mercante so il nord Europa o rinchiusa nelle prigioni della pianura pie- di nome Valdo o Valdesio, o Valdes, contemporaneo e for- montese, dove molti morirono di stenti e di epidemie. I su- se epigono di Francesco d’Assisi, attraversò all’inizio del perstiti riuscirono a trovare scampo in Svizzera e Germania, XIII secolo una forte crisi religiosa che lo portò a disfarsi dei nel 1686, da dove torneranno nel 1689 con una marcia di- suoi beni e alla decisione di mettersi a predicare l’Evange- ventata quasi leggendaria, chiamata dalla storiografia tradi- lo. Ben presto quest’ultima scelta incontrò l’opposizione del- zionale Glorioso Rimpatrio (Glorieuse Rentrée). Dopo alcu- la gerarchia ecclesiastica dato lo stato laicale di Valdo e, ni decenni di recrudescenza dell’intolleranza in conseguen- quindi, finì col situare il movimento nato da tale predicazio- za della Restaurazione, il 17 febbraio 1848 il popolo valde- ne fuori dall’ortodossia cattolica. Solo nel XVI secolo, con la se ottenne dal re Carlo Alberto il riconoscimento dei diritti ci- nascita della Riforma protestante, il Valdismo sentì il biso- vili. Questa data diventa alla fine del secolo un giorno di gran- gno di darsi una più adeguata struttura organizzativa. Alla de festa e tale è rimasto fino ad oggi. Fin qui la storia che, Riforma, infatti, i Valdesi diedero la loro adesione, dopo va- così drammatica e travagliata, non poté far altro che favori- rie discussioni e contrasti interni, nel Sinodo tenutosi a re l’unità e la coesione dei protestanti subalpini capaci, pro- Chanforan, in Val d’Angrogna, nel 1532, nel corso del qua- prio in virtù di questa grande abitudine a porre tutto in di- le venne anche presa in adozione una prima traduzione in scussione e soprattutto ad assumere iniziative derivanti da francese della Bibbia: la Bibbia di Olivetano. Da questo mo- scelte collettive, di mediare una cultura e forme di aggrega- mento il movimento si trasformò in una Chiesa; le persecu- zione sociali assolutamente uniche. zioni (tra le quali le terribili Pasque Piemontesi del 1655) e Ne costituisce un esempio l’organizzazione scolastica che i l’assorbimento da parte della Riforma dei residui di Valdi- valdesi ritennero opportuno darsi al fine di favorire la diffu- smo d’oltralpe fecero sì che la Chiesa Valdese sia di fatto ri- sione dei testi sacri tra la popolazione. Per le genti di fede masta confinata per circa tre secoli nelle Valli del Pinerole- Valdese il problema si poneva in modo ancora più pressan-

38 Sinodo

Panorama delle Valli Valdesi te, in quanto il libero arbitrio e la diretta lettura ed interpre- tazione delle Sacre Scritture erano, e sono tuttora, fonda- menti basilari della loro fede. Va da sé che ciò richiedeva un livello minimo di istruzione, non altrimenti necessario ai cat- tolici per i quali la lettura della Bibbia, per quanto importan- te, non costituisce comunque un principio irrinunciabile. Pro- Silvio Allason, Gli invincibili,1875 (Torino, Galleria d’Arte mo- prio da queste premesse, nasce il problema dell’istruzione derna). Si tratta di un episodio dell’ultima persecuzione dei val- e dell’educazione giovanile che i Protestanti subalpini risol- desi nel 1686 sero, come già detto, organizzando una rete di piccole scuo- le di primo livello, che nella seconda metà dell’ottocento rag- celebrare i culti e gli uffici religiosi. La richiesta fu pronta- giunsero la loro massima diffusione (si calcola ne esistes- mente esaudita, ma i nuovi Pastori, non conoscendo la lin- sero circa 200 nell’area alpina pinerolese). Ciascun valde- gua parlata nelle valli dove erano stati destinati, iniziarono se, dunque, doveva saper leggere le Scritture, ma per sa- a celebrare le funzioni in francese, innestando una tradizio- per leggere bisognava andare a scuola e, per fare ciò, bi- ne che soltanto all’inizio di questo secolo venne gradual- sognava che la scuola fosse facilmente raggiungibile per tut- mente soppressa. L’idioma transalpino, dunque, fu per lun- ti, anche da coloro che risiedevano nelle borgate più isola- go tempo la lingua più diffusa nelle Valli protestanti e, so- te. Proprio per questo motivo, già a partire dal XVII secolo i Protestanti piemontesi si posero il problema dell’istruzione, prattutto prima dell’unità d’Italia, ebbe come unica alternati- problema che riuscirono brillantemente a risolvere raggiun- va il dialetto occitano, parlata cui generalmente si riservava gendo un livello di alfabetizzazione superiore all’80% quan- un uso più colloquiale e familiare; proprio in francese, quin- do altrove, in Piemonte, non superava il 45%. Falcidiati dal- di, erano stampati i primi libri di lettura e si svolgevano le le- le gravi epidemie di peste della prima metà del ‘600 e dalle zioni nelle scuolette del quartiere. Impossibilitati ad utilizza- terribili stragi operate dalle truppe sabaude in Val Pellice (fa- re le strutture pubbliche (e forse anche esclusi da queste, mose le Pasque Piemontesi del 1655) i Valdesi furono co- prima dell’emancipazione loro concessa nel 1848), i Valde- stretti ad interpellare i Calvinisti della vicina Svizzera, affin- si già nel ‘700 organizzarono una fitta rete di istituti di istru- ché inviassero loro alcuni ministri ecclesiastici, onde poter zione primaria, nei quali maestri improvvisati (spesso gli stes-

39 si Pastori, o gli anziani più stimati) insegnavano ai fanciulli i talora splendidi musei valdesi, presenti tutt’oggi sul territo- primi rudimenti dell’alfabeto, spesso utilizzando come silla- rio in buon numero e realizzati a partire dalla seconda metà bario la stessa Bibbia. Nel 1694, lungo i corsi del Pellice, del del XX secolo, costituiscono un unicum nel panorama mu- Germanasca e nel Vallone di Pramollo (bassa Val Chisone) seale piemontese, in quanto non sorti per iniziativa di enti sono già segnalate circa 70 piccole scuole, frequentate da amministrativi pubblici, ma della Tavola (l’organo ammini- fanciulli di età variabile dai 3 ai 5 anni. Poco dopo (1735), grazie alla fondazione del Comité Wallon, organizzato dai Valdesi esuli dai Paesi Bassi con lo scopo di promuovere e sostenere economicamente l’alfabetizzazione nelle Valli Pro- testanti del Piemonte, il numero di queste strutture iniziò a levitare, raggiungendo la cifra astronomica di 198 unità nel 1887. Inutile dire che il sussidio annuale istituito dal Comi- tato Vallone diede un impulso considerevole allo sviluppo della Scuola Valdese, anche perché da questo momento si poté cominciare ad organizzare i reclutamento dei docenti, si provvide a fornire loro un minimo di cultura pedagogica, si stabilì di pagarli con un sussidio più adeguato e si comin- ciò a parlare di metodologie e contenuti dell’insegnamento. Oltre ciò, non va certamente dimenticato il grande contribu- to che diede, per il potenziamento ed il miglioramento di que- ste strutture, il generale John Charles Beckwith (Halifax 1789 - Torre Pellice 1862), singolarissima figura di mecenate che, dopo avere subito un’amputazione nella battaglia di Water- loo, mise interamente a disposizione della causa valdese la sua opera e il suo denaro. Grazie a lui e grazie ad accordi di carattere economico intercorsi tra i vari Comuni della mon- tagna pinerolese e la Tavola valdese, gli Istituti di istruzione protestante, nel XIX secolo si moltiplicarono (furono, com- plessivamente, quasi 200). Su una popolazione riformata aggiratesi attorno alle 13.000 anime, nelle Valli Pellice, Chi- sone e Germanasca gli allievi di questo tipo di strutture, co- nosciute anche come scuole Beckwith ed assorbite, a par- tire dal 1911, dalle scuole comunali, non scesero mai al di sotto delle 5.000 unità. Analogamente alla scuola, anche la conservazione del pa- trimonio storico-etnografico è stato affrontato dal mondo pro- testante pinerolese in modo del tutto singolare. I piccoli, ma Il percorso del “Glorioso Rimpatrio” dei Valdesi nel 1689

Tumpi Sachet

42 La sempre maggior attenzione che oggi si tende a dedicare ai costumi ed alle tradizioni caratteristiche del mondo contadino e la necessità, di giorno in giorno più sentita, di risali- re alle origini della propria identità culturale, hanno fatto sì che anche nelle Valli pinerolesi proliferasse un gran numero di musei e collezioni private aventi come scopo la con- servazione del cospicuo patrimonio etnografico ancora esistente. Que- ste strutture, per quanto piccole, po- co conosciute e gestite in assoluta ristrettezza economica, assolvono una funzione fondamentale proprio perché impediscono il saccheggio o più semplicemente la dispersione degli oggetti tradizionali, che pur non Museo Valdese di Prali e della Val Germanasca avendo, nella maggior parte dei ca- si, un vero valore pecuniario, ten- dono comunque ad essere acca- parrati come “souvenirs” o, peggio, distrutti (vedi ad esempio gli arnesi da lavoro), quando non possono a- vere un reale utilizzo. Come già det- to, grande protagonista di questo ri- lancio culturale, è stata sicuramen- te la Chiesa valdese, che per prima ha organizzato e che ancor oggi ge- stisce quasi tutti i musei a seguito descritti, nella evidente consapevo- lezza della grandissima importanza ed utilità di questa operazione. Tra i più importanti e significativi musei di questo genere, dislocati nell’area pinerolese ricorderemo: il Museo Storico Valdese di Torre Pellice, con sezioni storica ed etnografica, dal 1990 sistemato al I¡ piano e nel se- minterrato dell’ edificio in cui hanno anche sede una ricca Biblioteca e la Museo di Rorà Società di Studi Valdesi, in via Beckwith 3 (tel. 0121 91305). La Scuola-Museo degli Odin-Bertot, ad incrementare l’istruzione nelle Valli umano in montagna, con particola- Angrogna, che raccoglie in pochi pinerolesi e per favorire la diffusio- re riferimento alla filatura della ca- metri quadrati una ricca documen- ne dei testi religiosi. Il Museo di napa e della lana, alle cave di pie- tazione (banchi, registri, libri, qua- Rorà, oggi Museo della pietra, in cui tra ed alle fornaci di calce (attività, derni ecc.), relativa a questo tipo di trova notevole spazio una buona queste ultime due, tipiche della zo- strutture, create nel XIX secolo per quantità di oggetti relativi al lavoro na). Il Museo Valdese di S. Ger-

41 mano e Pramollo: via delle scuole 4 so quotidiano, pazientemente rac- chi, leggio) non è stata alterata, di- - tel. 0121/58614) e nella vicina bor- colti e classificati. Ultimo, ma non ventando essa stessa parte inte- gata Pellenghi di Pramollo (tel. per importanza, il Museo Valdese di grante del museo. Oltre ciò nel sa- 0121/58776), due strutture, in cui Prali e della Val Germanasca, col- lone sono esposti documenti storici, sono conservati reperti inerenti il la- locato nell’antico tempio protestan- monete, minerali, fotografie relative voro contadino ed il lavoro nella fi- te che accolse nel 1689 i protagoni- agli impianti funiviari che servivano latura “Gütermann” e le scuole sti del Glorioso rimpatrio e vi vide le locali cave di talco, attrezzi da la- Beckwith del Sangermanese. Il Mu- predicare il loro condottiero Henry voro, due belle ambientazioni sce- seo di Rodoretto (Val Germanasca), Arnaud. Malgrado il gran numero di nografiche relative ad una galleria ove sono conservati svariati ed in- oggetti esposti, la struttura origina- mineraria e alla cucina di un’abita- teressanti attrezzi da lavoro e di u- le della vecchia chiesa (pulpito, ban- zione tipica del luogo. (G.V.A.) LUOGHI STORICI VALDESI cosa ricordano e come ci si arriva

Scuole, Musei, Templi. Le valli valdesi sono ricche di sorprese per il visitatore e qui e la, lungo gli itinerari più frequentati, non è in- solito imbattersi in un car- tello che segnala una lo- calità cara alla storia del- la comunità religiosa che caratterizza le valli pine- rolesi. Vediamo di cono- scere alcuni fra questi luo- ghi premettendo che per alcuni di essi la confutabi- lità non è affatto provata e legata a fatti leggendari più che non storicamente documentabili. Né è un esempio eviden- te la Gheisa d’la Tana (Chiesa-nascondiglio), un’ampia grotta visitabile lungo la strada/mulattiera collegante S. Lorenzo di Angrogna alla frazione Serre. Qui, secondo la tra- dizione, durante le perse- cuzioni del XVI e XVII se- colo i Valdesi erano soliti trovare rifu- trovarono rifugio alcune famiglie val- nivano formati nella clandestinità i pri- gio per la celebrazione dei culti reli- desi che riuscirono così a scampare mi pastori protestanti (appunto i “Bar- giosi. Stesso discorso valga per il Bars alle Pasque Piemontesi ed alle per- ba”). All’interno, in un’ampia e lumi- d’la Tajola (cengia della carrucola), secuzioni successive. Quanto mai va- nosa sala, troneggia un gran tavolo in luogo difficilmente raggiungibile collo- ga è anche la “storicità” della Scuola pietra chiaramente riposizionato in lo- cato poco al di sotto della vetta del (o Collegio) dei Barba, bell’edificio in co in epoca recente. tozzo M. Castelluzzo che domina Tor- pietra sito presso il tempio di Pra del Ben diverso, invece è il valore storico re Pellice. Qui, secondo la leggenda, Torno. Qui, secondo la leggenda, ve- dei monumenti di Chanforan e Sibaud: due steli in pietra rispettivamente col- in alto a sinistra: Angrogna locate lungo il medesimo itinerario S. (Val Pellice) gheisa d’la tana Lorenzo/Serre di Angrogna ed ai mar- (chiesa della tana) gini del castagneto posto a monte di Bobbio Pellice. Il primo di questi due in alto destra: Stele di obelischi, eretto nel 1932, vuole ri- Chanforan in ricordo del cordare il sinodo di Chanforan (Cam- sinodo di Chanforan del po del Foro) del 1532 nel quale i Val- 1532 desi aderirono alla Riforma Prote- a fianco: Collegio dei stante; il secondo, invece, edificato nel Barba 1889, ricorda il giuramento effettuato 200 anni prima dai Protestanti che, al termine della Glorieuse Rentrée, pro- misero di mantenere l’onore e l’ordi- ne nelle valli riconquistate

42 REINTRODUZIONI Tornerà a ruggire IL LEONE Questa sottospecie nordafricana del leone (Panthera leo leo) dell’Atlante é ormai ridotta a pochi Giovanni Giuseppe Bellani ma, a volte, ad esempio nella mito- esemplari. logia greca, la belva era un emble- Il complesso lavoro L’addomesticamento di alcune spe- ma della ferocia primitiva e dell’i- cie animali ha determinato una ve- gnoranza belluina che l’individuo do- per valutare ra e propria rivoluzione nella storia veva cercare di combattere e vin- civile e culturale dell’uomo: da quan- cere per assurgere al rango di uo- la possibilità di do l’uomo abbandona l’aleatorietà mo civilizzato. Ma ci si potrebbe rinforzarne la della caccia e diviene agricoltore ed chiedere come mai un animale che allevatore si determinano una serie oggi vive esclusivamente nelle sa- popolazione di avvenimenti la cui portata ha ben vane e nelle boscaglie a Sud del con reintroduzioni pochi termini storici di confronto. Al- Sahara e in una piccola foresta tre specie che con l’uomo erano in- dell’India occidentale (Gir), abbia po- nel suo habitat. vece in competizione alimentare, da- tuto influenzare tanto la nostra ci- te le loro abitudini predatorie, han- viltà. Come poterono i nostri ante- Il lavoro no assunto un posto preminente nel- nati essere tanto a contatto con dell’Associazione la sfera culturale e mitica: si pensi questa specie così da rappresen- al posto di rilievo che il leone occu- tarla assiduamente ed in modo tan- per lo Studio degli pa come simbolo in molte religioni, to preciso? Ebbene la riposta è da Animali Estinti (ASAE) nelle arti visive, nella letteratura, nel- ricercarsi nel fatto che prima delle lo spettacolo. Le civiltà mediterra- assurde carneficine perpetrate nei nee e orientali sono state influen- confronti delle specie animali sulle zate da questo animale che è dive- coste mediterranee, il leone era pre- nuto, nell’immaginario collettivo, un sente, e probabilmente comune, an- simbolo legato a rappresenta- che nell’estremità Sudorientale zioni del coraggio, della forza, dell’Europa, in Medio Oriente e del potere saggio o al contra- nell’Africa settentrionale, dal Ma- rio del potere dittatoriale e del- rocco all’Egitto. Durante la domina- la forza bruta; il leone è stato zione romana è dal considerato alternativamente Nord Africa che raffigurazione della regalità provenivano tutti i

Ritratto di famiglia, dettaglio. Acrilico su lino di Marco Ramasso cm 60 x 120 43 leoni impiegati nei combattimenti nei lo zoo si potevano considerare ap- Roma, la A.S.A.E. (Ass. per lo Stu- circhi. Molti mosaici e pitture, spe- partenenti ad una linea pura di- dio degli Animali Estinti), si sta oc- cialmente quelli trovati nei palazzi scendente dai veri leoni dell’Atlante cupando del leone berbero; grazie romani delle città fondate in Nord A- i quali presentavano un “fenotipo” all’impegno di Renato Mariani Co- frica, ci mostrano scene di caccia o caratteristico con criniera castano stantini e di Fabio Verginelli quali i metodi adottati per catturare leoni scura non solo sul collo, ma che si consiglieri scientifici tra i fondatori e leopardi da impiegare negli spet- prolungava fino al torace, ricopriva dell’associazione e di Corrado Pi- tacoli di lotta con i gladiatori. A quel la parte alta delle zampe anteriori e sano e Roberto Ricapito, rispettiva- tempo evidentemente la copertura tutto il ventre fino all’inguine. Tali ca- mente presidente e vicepresidente boschiva delle regioni mediterranee ratteristiche esterne assai ricono- della stessa, è stato possibile rac- africane era un po’ diversa e assai scibili, compaiono nei leoni raffigu- cogliere molti dati osteometrici; so- più estesa che non oggi, dato che rati sui bassorilievi delle antiche ci- no stati studiati alcuni scheletri ed gli alberi non erano ancora stati di- viltà mediterranee ed in gran parte esemplari tassidermizzati di leone strutti per farne legna da ardere o dell’arte europea fino al 1500. No- berbero provenienti da varie zone materiale da costruzione e grazie nostante molti zoologi, fra i quali J. del nordafrica e che, grazie alle rac- forse ad un clima meno arido dell’at- Kingdon, il maggior esperto di fau- colte museali, le quali come al soli- tuale. Sulle pendici montuose dell’A- na africana, considerino il leone to si rivelano una preziosa fonte di tlante viveva una fauna mista di o- (Panthera leo) una specie monoti- materiale per la ricerca scientifica, rigini africane ed eurasiatiche (zoo- pica, quindi senza sottospecie, altri erano stati conservati nei Musei di geograficamente il Nord Africa ap- ne riconoscono alcune razze diver- Storia Naturale della Certosa di Cal- partiene alla Regione Paleartica); in- se, fra le quali la nordafricana sa- ci a Pisa, della Specola di Firenze, sieme al leone erano ancora comu- rebbe denominata Panthera leo leo. del museo zoologico di Roma e di ni specie oggi scomparse quali l’or- Un’associazione Onlus con sede in quello universitario di Torino ed in- so, il leopardo ed alcuni erbivori che ne costituivano le prede naturali: il Bubal o Alcelafo del Nord Africa (u- na grossa antilope), la Gazzella ros- sastra, una probabile razza di asino selvatico ed il cervo berbero; di tut- te queste specie solo l’ultima so- pravvive ancora libera in due riser- ve sul confine tra Algeria e Tunisia. Il leone berbero allo stato selvatico si poteva trovare ancora fino agli an- ni Venti sull’Atlante marocchino, nel- le foreste di Zelan e Beni-Mguild; precisamente l’ultimo esemplare venne abbattuto nel 1922 e da allo- ra sopravvisse solo in cattività in al- cuni circhi, giardini zoologici e nel serraglio del Re del Marocco. Negli anni Settanta i professori H. Hem- mer e P. Leyhausen, due esperti di Felidi dell’ I.U.C.N., si recarono in questo paese per studiare gli e- semplari allevati allo zoo di Rabat e delinearono le caratteristiche ester- ne che contraddistinguevano il leo- ne berbero da quelli subsahariani; in effetti solo una parte dei leoni del-

44 fine sui reperti di ossa di epoca ro- mana messi a disposizione dalla So- printendenza Archeologica di Roma. Il materiale organico raccolto da ta- li reperti e quello ottenuto dagli e- semplari vivi, ospiti di giardini zoo- logici, servirà al prof. Mariani Co- stantini Direttore della Sezione di Patologia Molecolare del Diparti- mento di Oncologia e Neuroscien- ze dell’Università Gabriele d’An- nunzio di Chieti e al biologo Fabio Verginelli per svolgere analisi sul D- NA mitocondriale dei Leoni berberi. L’ultima operazione organizzata dal- la ASAE ha visto come protagoni- sta Leonardo, un leone berbero con genitori nati in Marocco ed ospite del Safari Park di Pombia (No). Leo- nardo è molto vecchio (ha venti an- Da sinistra in senso orario: Leone berbe- ni) e soffre di dolori agli arti poste- ro, nello zoo di Londra nel 1896. riori provocati da compressioni sui Mosaico romano con scene di caccia o nervi a livello delle vertebre sacrali. cattura di animali da usare nei circhi per Il proprietario del Safari Park, Orfeo combattimenti con i gladiatori Triberti, per alleviare le sofferenze Operazione di laminectomia sacrale su dell’animale, ha deciso di farlo ope- Leonardo, un leone berbero ospite del rare con un intervento di “laminec- Safari Park di Pombia (No) compiuta tomia sacrale”; approfittando dell’oc- dalla ASAE.(foto G. Bellani). casione la ASAE ha inviato una e- Museo di Guardabosone (Vc) quipe di veterinari i quali, durante leone berbero. (foto G. Bellani). Fotomontaggio (ASAE) le belve al Circo l’anestesia necessaria all’interven- Massimo di Roma. to chirurgico, lo hanno sottoposto ad Stampa ottocentesca dalla Storia elettroeiaculazione per prelevare al- naturale di G. L. Leclerc conte di Buffon cuni campioni di sperma, esamina- to al microscopio la motilità degli spermatozoi e conservato il seme in Per saperne di più Azoto liquido per poterlo utilizzare in future operazioni di inseminazio- Il sito Internet della ASAE è ne artificiale. La banca dati della A- www.tiscali.it/pantheraleoleo/index.htm SAE sulle caratteristiche morfologi- che e genetiche del leone berbero Kingdon, J., The Kingdon field guide to African Mammals, Academy potrà in futuro essere utilizzata per Press, London/San Diego, 1997 ottenere uno stock di esemplari pu- Bellani, G.G., Grandi Mammiferi africani, Collana Tutto, A.Mondadori , ri da utilizzare, dopo lo studio e la Milano, 1997 redazione di un serio progetto, per AA.VV. (a cura di J. Seidensticker, S. Lumpkin) Tigri, leoni e altri Felini, una non facile, ma sicuramente au- RCS Rizzoli Libri S.p.A., Milano, 1992 spicabile, operazione di reintrodu- Ziswiler, V., Animali estinti e in via di estinzione, Oscar Mondadori, zione del leone berbero in alcune Milano, 1969 zone protette nei propri territori ori- Heim de Balzac, H., Biogeògraphie des Mammifères et des Oiseaux ginali. de l ' Afrique du Nord, Bull. biol. fr. -belg., suppl.XXI, 1935

45 SENTIERI

PROVATIa cura di Aldo Molino

Nelle foto: scorci panoramici lungo il percorso

per vent’anni, Alfredo bellezza del territorio. Voci e rumori si allontanano Frassati fu editore e direttore Il punto di partenza è il sempre più per lasciare par- de ‘La Stampa’, ma per le cimitero di Pollone che con- lare la natura. Sulla facciata qualità intellettuali e la forza servò le spoglie del giovane della chiesetta di S. Barnaba della sua leadership è consi- fino al momento della sua si legge: “Non c’è qui altro derato il vero fondatore del transazione nel Duomo di che la casa di Dio e la porta quotidiano torinese. Il figlio Torino. Il Sentiero si dirige del cielo” e da quel momen- Pier Giorgio è salito agli verso la periferia del paese, to in avanti, il Sentiero si tra- onori degli altari nel 1990 e s’insinua fra case silenziose, sforma in un autentico itine- in pochi anni è diventato un ben conservate e corredate di rario verde. I giardini lascia- emblema per i giovani: stu- rustici giardini. L’arte del no il posto ai prati e al pae- dente universitario, demo- giardino qui è una tradizione saggio agricolo, mentre cratico e cattolico praticante, consolidata e i rari esemplari castagni e carpini ombreg- Montagna, attivo nell’impegno sociale, di piante esotiche sono inse- giano un lungo tratto rettili- anticipo d’infinito politico e nell’associazioni- riti con cura nelle composi- neo. Poi il Sentiero Frassati si smo ecclesiale, ma soprattut- zioni vegetali che fiancheg- collega con quello della Testo e foto to un grande appassionato giano le strette strade lastri- Grande Traversata del di Enrico Massone della montagna e dei suoi cate. Biellese, modificando il immensi spazi aperti. Si prosegue in via Senatore segnavia da bianco-arancio- Camminare nel verde non è Quest’anno ricorre il cente- Frassati e poi si gira nella via ne a rosso-bianco-rosso D41. solo questione di gambe. nario della nascita del beato, dedicata a Pier Giorgio. Qui In alcuni tratti la segnaletica Entrare in contatto con la che morì all’età di soli 24 il motivo del ricordo è forte: improvvisamente scompare: natura è un bisogno profon- anni. L’idea di ricordarne la rievocazione della memoria e si potrebbe pensare a una do che risponde ad esigenze figura, intitolando un per- impressione del pellegrinag- suspence, appositamente della mente e del cuore. corso alla sua memoria è del gio ideale, diventano senti- creata da chi ha tracciato il Boschi, prati e casolari sono Club Alpino Italiano che ha menti convergenti. Mettere i sentiero per stimolare spesso metafora di un per- promosso numerosi Sentieri piedi nelle orme lasciate da l’escursionista a trovare ‘da corso interiore, elementi di Frassati in tutta la penisola. chi, prima di noi, ha percor- solo’ la retta via. Niente un itinerario intimo. L’aspet- Al primo itinerario, realizza- so una strada per rispondere paura dunque, il segreto sta to fisico e sportivo passa in to cinque anni fa a Sala a un’attrazione divina è un nel mirare sempre in alto e secondo piano quando Consilina, nel Parco del atto pieno di rimandi simbo- soprattutto nel continuare a s’intravede l’occasione Cilento e , ne lici e celebrativi. Il percorso è salire. L’ideazione del d’instaurare un rapporto seguirono molti altri. Non in salita e punta diritto verso Sentiero che copre un disli- esclusivo e personale con poteva mancarne uno alle le più alte vette. vello di circa 1500 metri, è l’ambiente e di trasformare pendici del Mucrone, il Abbandonato il cimitero, frutto della collaborazione una giornata all’aperto in monte simbolo del biellese, luogo di dolore e morte che della Consociazione Amici un’esperienza carica di signi- vedetta del Santuario il cristiano è chiamato a dei Sentieri del Biellese, CAI ficati. d’Oropa e luogo carissimo a superare con la fede, supera- di Biella, Associazione Il Sentiero Frassati si presta a Pier Giorgio. Un percorso ta la piazzetta delle scuole Montagna Amica e Diocesi questa molteplicità di letture progettato con cura e atten- che rimanda alla vita di rela- di Biella. L’intero percorso è ed interpretazioni. Il suo zione per esaltare l’analogia zione, il sentiero s’inerpica scandito dalla presenza di valore escursionistico, natu- fra la breve vita del beato e la nel verde. pannelli descrittivi, targhe ralistico e ambientale è arric- con citazioni, testi e messag- chito da risvolti culturali e gi di Pier Giorgio con fun- religiosi. A cominciare dal zione simile alle stazioni nome, anzi dal cognome della Via Crucis o alle cap- Frassati, una famiglia di pelle di un Sacro Monte. Un Pollone che ha superato il invio a sostare, riposarsi e confine del piccolo comune riflettere. per imporsi nella storia La lunga e costante salita d’Italia. assume un valore di ascesi e All’inizio del Novecento e quando la stanchezza inco-

46 DAL MONDO A cura di Giovanni Boano DELLA direttore Museo Civico Scienze Naturali, Carmagnola RICERCA

Alta velocità Amanti come siamo dei record, ci capita spesso di essere attratti da qualche articolo divulgativo o dalla pagina di un’enciclopedia che riporta tabelle, schemi e confronti di velocità nell’ambito del regno animale. Fra gli uccelli, che in questo campo la fanno da padroni, spesso vengono attribuite velocità elevatissime al rondone, che non a caso si vede appioppato il nome inglese di Swift (veloce), ma di norma il primo posto assoluto lo conquista il falco pellegrino in torretta di sassi con in cima picchiata, per il quale sono citate velocità di 350 km/h anche su una croce. Sul poggio non testi ben documentati. c’è spazio e i piedi poggiano Da tempo sappiamo però che il rondone, in volo orizzontale, di su un terreno stretto e quasi norma non supera i 40-55 km/h, mentre per la picchiata del falco precario, in aperto contrasto pellegrino, incredibilmente, mancavano sino a poco tempo fa con la visuale panoramica misurazioni veramente affidabili e, di volta in volta, gli autori di che comprende l’ampia pia- testi divulgativi riprendevano vec- nura vercellese e vede sul chie stime. fondo della vallata l’impo- A sbloccare la situazione ci hanno nente Santuario di Oropa, pensato però gli ornitologi Dieter raggiungibile in un’ora e Peter e Natthias Kestenholz della mezzo di cammino, sulla Stazione ornitologica svizzera di traccia bianco-rossa dei sen- Sempach, che hanno pubblicato nel tieri D2 e D11. 1998 sulla rivista svizzera Der Piergiorgio amava Oropa. Si Ornithologische Beobachter (95: alzava al mattino presto, 107-112) i risultati di alcune misura- quando a casa dormivano zioni precise effettuate con un radar ancora tutti e dalla sua casa di puntamento (tracking radar). saliva in completa solitudine Questo strumento è ormai utilizzato verso la dimora della da diversi anni dagli ornitologi sviz- Madonna Nera: “Ogni gior- zeri, ed in particolare da Bruno no mi innamoro sempre più Bruderer, per studi sulla migrazione, delle montagne e vorrei, se i in collaborazione con l’esercito, e mincia a farsi sentire, viene consente di seguire automaticamen- in aiuto l’ambiente con tutta miei studi me lo permettes- sero, passare intere giornate te un oggetto in movimento una la sua bellezza e grandiosità. sui monti a contemplare in volta che lo si sia puntato, registran- Dai fiori coltivati nei giardini quell’aria pura la Grandezza done la posizione nello spazio e la di Pollone, a quelli spontanei del Creatore. Queste ascen- velocità in tempo reale. delle praterie alpine: percepi- sioni alpine hanno in sé que- I ricercatori della Stazione re il mutamento del paesag- sta strana magia che quante Ornitologica di Sempach hanno così Da Piemonte Parchi n. 110 gio attraverso le lente varia- registrato i dati di quattro picchiate volte si ripetano e per quanto di questi falconi, e, più precisamente, due di Falco pellegrino pro- zioni della vegetazione circo- si rassomiglino tra loro non stante è come sfogliare le priamente detto (Falco peregrinus), la specie diffusa in Europa cui riescono mai a tedio, ma abbiamo dedicato un articolo nello scorso numero, e due di pagine di un libro a grandez- riempiono l’animo nostro di za naturale. Falcone di Barberia Falco peregrinoides, specie strettamente affine, viva letizia, di ineffabile diffuso in Nord-Africa e ritenuto da molti con specifico di Falco Il sentiero termina ad una compiacimento... sempre più peregrinus, e di questo leggermente più piccolo e con ali più stret- quota che sfiora i 2000 metri, desidero scalare i monti, te. su un poggio di fronte alla guadagnare le punte più Si sono così rilevati gli angoli di picchiata, pari a 42° in peregrinus possente mole del Mucrone. ardite: provare quella gioia e 34° in peregrinoides e l’altezza della picchiata, che ha toccato un Unici elementi commemora- pura che solo in montagna si massimo di 350 m su 500 di spostamento orizzontale nella più tivi: un piccolo altare e una ha”. spettacolare picchiata di Falco pellegrino. I risultati relativi alla velocità raggiunta da questi splendidi rapaci sono stati invece meno strabilianti di quanto finora supposto, in quanto le velocità delle quattro picchiate sono risultate comprese fra i 130 e i 184 km/h (pari a 51 m/s), e quest’ultima, fatta regi- strare da una delle picchiate di Falco peregrinus è la velocità mas- sima raggiunta da un uccello che sia mai stata misurata accurata- mente. Ridimensionato così il mito del falco pellegrino non resta che un avvertimento agli amanti nostrani delle velocità da brivido: quan- do andate in Svizzera in auto non sgarrate, il tracking radar è adottato anche per il controllo delle velocità stradali!

47 Come avvicinare, osservare La Federazione Italiana E- e fotografare la fauna selva- scursionisti, patrocinata dal- tica dei nostri ambienti? E’ la Presidenza del Consiglio semplice seguendo le indica- dei Ministri e l’Alleanza Assi- zioni e i consigli che Massi- curazioni hanno inaugurato mo Sommariva ha raccolto la nuova collana di guide ‘Il nel suo IL SALE SULLA CO- Cammino dell’Alleanza’. L’i- LIBRI DA (Ed. Blu, £. 24.000). Un niziativa è mirata a far cono- libro affascinante, di facile scere gli esiti di un progetto Storia di valichi minori, quel- lettura, illustrato da imma- che riguarda il recupero e la li che collegavano un’alpe gini capaci di cogliere con manutenzione di 600 Km di all’altra, una vallata al borgo sorprendente originalità, l’es- sentieri, suddivisi in 19 itine- confinante. Colli bassi, oltre- senza di un movimento o la sfumatura di un colore descriven- rari sparsi per l’Italia. L’auto- passati per partecipare alle fie- do la bellezza e la ricchezza dei vari ambienti naturali. re è l’esperto di natura e pae- re dei paesi, fisicamente vici- saggio Albano Marcarini. I ti- toli già pubblicati sono: ni, ma immaginati sempre di- E’ la prima pubblicazione della IL SENTIERO versi da sé e in qualche modo più giovane new entry del siste- DEI TRE LAGHI lontani nella mente, separati ma piemontese di Aree protette: (prealpi varesine), da un confine spaziale e da un LA STORIA E I PERCORSI DEL- IL SENTIERO limite dell’anima. ATTRA- LA RISERVA NATURALE DI DEI PONTI SUL TICINO VERSO I MONTI A SUD FORESTO (Ed. Alzani, £. (tra Piemonte e Lombardia, DEL MONTE ROSA / COL- 10.000). Un libro pratico e im- all’interno dei due parchi re- LI E COLLEGAMENTI IN- mediatamente utilizzabile per co- gionali), noscere dal vivo questo gioiello TRA-ALPINI di Luigi Capra naturalistico. Dopo l’agile pre- e Giuseppe Saglio. Serie Qua- sentazione delle caratteristiche derni di cultura alpina (Ed. ambientali, Luca Giunti propo- Priuli & Verlucca, £. 38.000). ne una decina di percorsi minu- Un’indagine condotta nelle ziosamente descritti e illustrati valli d’Ayas e Gressoney (Val- dai disegni di Elio Giuliano. le d’Aosta), Valsesia e Valli Biellesi occidentali (Piemon- te). Una nuova serie di pubblicazioni per rendere più agevole la fruizione del Parco Laghi di Avigliana: 1. GUIDA AI SERVIZI e la CARTINA TOPOGRAFICA Il Servizio Conservazione del- (Ed. Noana, £. 10.000) consen- la Natura del Ministero tono di informarsi in modo ra- pido e preciso sui servizi e sulle dell’Ambiente e l’Istituto Na- varie possibilità turistiche offer- L’ANELLO PAVESE zionale per la Fauna Selvati- te ai visitatori; (risaie e monumenti intorno ca hanno dato vita alla nuo- 2. STORIA NATURALE DEI a Pavia), va collana ‘Quaderni di Con- LAGHI DI AVIGLIANA (£. IL SENTIERO DEI POETI servazione della Natura’ con 6.000) di Remo Tabasso che ha (nello Spezzino da Portove- il fine di divulgare le strategie condotto per il Parco un’indagi- nere a Bocca di Magra). di tutela e gestione del patri- ne su flora, fauna, ecosistema, Le guide non sono in com- mercio e si possono ritirare monio faunistico italiano. Fi- attività umane dell’area umida protetta più occidentale d’Italia: gratuitamente presso le A- nora sono stati pubblicati tre genzie dell’Assicurazione e ri- volumi: è un quadro rapido e sintetico degli eventi naturali che hanno chiedere scrivendo all’Ufficio 1. Mario Spegnesi e Liliana Comunicazione dell’Alleanza Zambotti: RACCOLTA DEL- interessato il Parco dall’ultima glaciazione ad oggi; Assicurazioni viale Luigi Stur- LE NORME NAZIONALI E zo, 35 20154 Milano. INTERNAZIONALI PER LA 3. PESCI (Ed. Susa Libri, £. 18.000) è il titolo del volume di Claudio Rolando sull’evoluzione e modificazioni dell’ittio- CONSERVAZIONE DELLA fauna aviglianese. Frutto di una ricerca approfondita il libro FAUNA SELVATICA E DE- utilizza un linguaggio divulgativo ma preciso ed è corredato GLI HABITAT; dalle illustrazioni di Giancarlo Vinassa. 2. Andreotti, N. Baccetti, A. Perfetti, M. Besa, P. Genove- In occasione dei dieci anni di istituzione del parco regionale si, V. Guberti: MAMMIFERI del Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino l’ente ha rea- E UCCELLI ESOTICI IN I- lizzato una pubblicazione che ripercorre questi primi due lu- TALIA: ANALISI DEL FE- stri di vita. Dieci anni di lavori e progetti, di realizzazioni e at- NOMENO, IMPATTO SUL- tività che testimoniano l’impegno dell’ente alla conservazione LA BIODIVERSITA’ E LI- dell’ambiente e della natura sulla trazione della secolare isti- NEE GUIDA GESTIONALI; tuzione della prtecipanza. Radici lontane nel tempo che sboc- 3. Silvano Toso e Luca Pe- ciano nel lavoro di questi anni e nei progetti per gli anni a ve- drotti: LINEE GUIDA PER nire. LA GESIONE DEL CIN- La pubblicazione, ricca anche di materiale fotografico, può es- GHIALE (SUS SCROFA) sere richiesta al parco (tel.0161 828642; e-mail, partecipan- NELLE AREE PROTETTE. [email protected])

48 vvisi ai Rita Rutigliano @ [email protected] http://www.lagazzettaweb.it naviganti

Attenti al fuoco collegamento diretto) approvata in via MEN/Agronomia/index.htm, è attiva definitiva dal Senato sul finire dell’anno un’indagine che ne valuta anche le ri- Ogni anno in Europa si sviluppano cir- scorso. percussioni sul sistema elettrico). ca 45.000 incendi. Nella sola area me- Sul medesimo argomento segnalata, All’http://www.aibsantambrogio.it/ c’è diterranea del continente, fra il 1989 e negli aggiornamenti di penale del sito invece la squadra AIB (anti incendi bo- il 1993 sono stati distrutti dal fuoco 2.6 “Saranno magistrati”, la pagina presen- schivi) di S. Ambrogio, comune del tori- milioni di ettari boschivi: è “come se o- te nese: qui racconta la sua storia, descri- gni cinque anni venisse cancellato dal- all’http://www.sarannomagistrati.it/sm/n ve il proprio parco mezzi, segnala ma- la carta geografica un territorio equiva- ovita/pen2.htm. Particolare attenzione nifestazioni e interventi dal 1997 ad og- lente a quello del Belgio”... Sono dati è prestata a quanto riguarda “i profili gi. Attualmente dovrebbe essere attiva “scovati” nel sito penalistici della nuova disciplina”: il le- anche la pagina con un certamente uti- http://europa.eu.int/comm/research/lea- gislatore, infatti, dopo l’art. 423 del co- le elenco di link ad altri siti, che risulta- flets/disasters/it/forest.html, nella pagi- dice penale ha introdotto l’art. 423 bis va in costruzione quando ho visitato na dedicata agli “Incendi boschivi” in che “punisce con la reclusione da quat- queste pagine. cui la Commissione Europea fornisce tro a dieci anni chiunque cagiona un Infine si rivela interessante, per il Siste- cifre e cenni alla sua azione per la tu- incendio su boschi, selve o foreste ov- ma informativo e la banca dati banca tela del patrimonio boschivo continen- vero su vivai forestali al rimboschimen- dati, il sito elvetico che si trova al- tale. Sono cifre che la dicono lunga an- to, propri o altrui”. l’http://www.wsl.ch/sottostazione/incen- che sulla necessità d’occuparsi seria- A Napoli è stata messa in rete, all’indi- di-it.ehtml. Affronta il tema degli incen- mente della protezione delle aree verdi rizzo web una http://digilander.iol.it/ar- di nel Sud delle Alpi, che è la regione nostrane. Torniamo, perciò, a segna- chDePaula/INDICE.htm, una corposa svizzera per circa metà coperta da bo- larvi altri siti Internet in cui recuperare serie di “Appunti di antincendio”: oltre schi. materiali intorno a quest’argomento una dozzina di scheda su altrettanti ar- davvero “caldo”. gomenti, da “Cos’è il fuoco” alle “Tipo- GLI INDIRIZZI In primis vi indirizziamo di nuovo al logie degli incendi boschivi” o ai “meto- segnalati Corpo Forestale dello Stato: di di spengnimento” e a “I tipi di estin- in questa all’http://www.corpoforestale.it/aes/AIB/ tore”. rubrica sono propone studi, soluzioni, strutture ope- Il perugino progetto “Scuola Sicura”, in ÇlinkatiÈ rative, statistiche, schede tecniche sui rete nella versione mezzi antincendio e consigli sulla pre- all’http://www.scuolasicura.org/mat/03_ venzione e lo stato di emergenza. 05.htm, comprende(rivolte ai ragazzi) on-line della Quanto alle cause degli incendi boschi- notazioni sul tema “Incendi boschivi”. Il rivista. vi, Elicriso (un mensile di informazione Comune di Genova spiega, all’indirizzo Sono gradite ambientale) le illustra in una lunga ed http://www.comune.genova.it/servizi/sp segnalazioni accurata pagina messa in rete all’indi- ortello/oggetti/o010686.htm, come e di siti rizzo http://www.elicriso.it/incendi/in- dove i cittadini possono consultare la interessanti cendi-cause.htm. All’http://www.gaib.it/, cartografia relativa agli incendi boschivi o curiosi nel sito del GAIB (Gruppo Avvistamen- (cioè le carte che riportano le delimita- all’indirizzo to Incendi Boschivi): dati e recapiti del- zioni di quelli che si sono verificati e ritarutigliano@ l’associazione Onlus attiva dal 1983, che sono stati segnalati dalla Guardia tin.it informazioni varie, una galleria fotogra- Forestale). fica degli interventi effettuati dai volon- Fra i Servizi Specialistici di Cesi Meteo http://www.regione.piemonte.it tari (reperibilità 24 /24 h) e le “Norme è compreso quello relativo alla Previ- /parchi/rivista/index.htm di comportamento per la popolazione sione incendi, i cui dati sono però ac- in caso di calamità” (documento che è cessibili solo alle persone autorizzate. possibile scaricare in formato .pdf da Ma nello stesso sito http://www.gaib.it/PDF/calamità.PDF). (http://meteo.cesi.it/Servizi/Incendi/in- Nel sito giuridico-ambientale “Diritto e cendi.htm) si trovano, liberamente con- Ambiente” si trova invece sultabili da tutti, altre informazioni sul (http://www.ambientediritto.it/Antincen- fenomeno e sulla previsione del perico- dio/AIB.htm) un dettagliato “Manuale lo di incendi in Sardegna (in collabora- Antincendio Boschivo”. A cura di Fulvio zione con l’Università di Torino - Dipar- Conti Guglia (responsabile della Sez. timento di Agronomia, Selvicoltura e WWF Nebrodi Orientali), è suddiviso in Gestione del Territorio, 10 capitoli l’ultimo dei quali - il “Pron- http://hal9000.cisi.unito.it/wf/DIPARTI- tuario delle sanzioni” - è una “utile pre- sentazione schematica delle fattispecie illegittime e delle sanzioni in materia di incendi”. All’http://www.parlamento.it/dsulivo/XIII %20legislatura/schede/incendi.htm si può scaricare una dettagliata scheda pratica su “Gli incendi boschivi”. Curata dall’Ufficio stampa e comunicazione del gruppo parlamentare Ds-l’Ulivo, spiega la nuova legge-quadro (la 350/2000, cui si rinvia attraverso un L’iniziativa è stata resa possibile grazie al contributo della Fondazione CRT

con Cesare nel Monferrato

itinerario Provincia di Alessandria pavesiano per la provincia di

In collaborazione con Alessandria i Comuni di Rendendo visibili gli Coniolo itinerari monferrini di Mombello Moncalvo Pavese, la Provincia di Serralunga di Crea Pontestura Alessandria ha Ticineto reso un omaggio Parco Naturale e Area Attrezzata del Sacro Monte di Crea doveroso allo scrittore Centro Studi Cesare Pavese, di Santo Stefano S. Stefano Belbo Belbo, offrendo, al Per informazioni tempo stesso, un ALEXALA esempio tangibile di Piazza S. Maria di Castello 14 15100 Alessandria quali piacevoli Tel. 0131 288095 Fax 0131 220546 sorprese può riservare [email protected] il Monferrato al turista www.alexala.it Mon.D.O. intelligente che, Piazza Bernotti 1 magari in una giornata 15033 Casale Monferrato Tel. e Fax 0142 457789 di festa, voglia [email protected] rileggere qualche www.monferrato.org brano dell’opera di Pavese in quegli stessi luoghi che lo hanno ispirato.