Luglio - Settembre 2011 - n.3 Bollettino Luglio - Settembre

2011 Bollettino 3

Direttore responsabile: Baffoni don Redeo Sped. in abbonamento postale 70% Filiale di Forlì

Direz. Amministr.: Curia Vescovile, via IV Novembre, 35 – Tel. 0541. 24244 Pubblicazione Trimestrale Con approvazione ecclesiastica

Progetto grafico e impaginazione - Kaleidon Stampa: Tipolito Garattoni - Rimini Bollettino Luglio - Settembre

2011 3

Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Indice

Atti del Vescovo...... 5

Omelie...... 7

Interventi...... 19

Lettere e messaggi...... 23

Decreti e Nomine...... 56

Dalla Santa Sede...... 64

Diario del Vescovo...... 68

Attività del Presbiterio...... 67

Organismi Pastorali...... 71

Avvenimenti Diocesani...... 99

Necrologi...... 100

Atti del Vescovo

• Omelie Al Capitolo delle Maestre Pie ...... 7 In morte di Mons. Pietro Sambi ...... 12 Al Meeting di Comunione e Liberazione ...... 16 • Interventi Per l'inaugurazione della Pagina ...... 20 • Lettere e Messaggi Lettera Pastorale 2011...... 24 Per l'inizio dell'Anno Pastorale...... 46 Per l'inizio del nuovo anno scolastico...... 50

• Decreti e nomine...... 54

• Diario del Vescovo...... 56

• Dalla Santa Sede...... 62

Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Donne di parola, di spirito, di speranza

In margine al vangelo del buon Seminatore Omelia tenuta dal Vescovo nella celebrazione della s. Messa in occasione dell’apertura del Capitolo Generale delle Maestre Pie dell’Addolorata Coriano, 10 luglio 2011 Le parabole evangeliche, lette in sequenza, formano una magnifica galleria di autoritratti di Gesù, tutti accesi di luminosa bellezza. Ma, pur avendo lavorato per tanti anni da carpentiere a Nazaret, quando comincia a fare il predicatore itinerante, il giovane rabbi galileo, anziché raffigurarsi nei panni dell’artigiano di bottega, preferisce pennellare il suo profilo con le tinte forti del contadino, del pastore o del pescatore. “Ecco, il seminatore uscì a seminare…”. Ora, anziché tentare di esplorare palmo a palmo il territorio vasto e variegato della parabola, ci limitiamo a costeggiarne qualche breve tratto, per raccogliere il frutto di alcu- ni messaggi, che possano servire da viatico per il vostro capitolo.

1. Donne della Parola Il primo frutto corrisponde alla domanda: se il seminatore rassomiglia a 7 Gesù, a chi o a che cosa rassomiglia il seme da lui sparso a piene mani in tutti e quattro di tipi di terreno? Ci aiuta a rispondere il passo parallelo di Luca, dove Gesù stesso decodifica la metafora con una proposizione semplice e nitida: “Il seme è la parola di Dio” (Lc 8,11; cfr Mc 4,14). La parola di Dio: miracolo del Concilio! Qualcuno afferma che insieme alla costituzione sulla divina liturgia, è stata la Dei Verbum a determinare l’impat- to più marcato e salutare sulla vita consacrata. E’ una valutazione che si può tranquillamente sottoscrivere. Chi ha vissuto quel periodo e gli anni successivi, ricorderà l’ondata di entusiasmo che avvolse e coinvolse tutte le case religiose. Se pensiamo che, fino a qualche decennio precedente, le suore non potevano neanche disporre di una copia personale della Bibbia; se solo teniamo presen- te quanto aride e asfittiche fossero diventate le cosiddette pratiche di pietà e devozioni varie, a causa dell’esilio della Scrittura, allora ci rendiamo conto di quale felice ricaduta si sia prodotta in tantissime comunità religiose con la ri- collocazione della parola di Dio al centro dell’edificio della comunità e di quello spirituale di ogni consacrata. Ora, a tanti anni di distanza, la Verbum Domini chiede alle realtà di speciale consacrazione di “essere vere scuole di vita spirituale, in cui leggere le Scritture secondo lo Spirito Santo nella Chiesa” (n. 83). “Professioniste” dell’accoglienza del seme della parola di Dio nel vostro cuore verginale, come la santa Vergine Maria: non vi affascina ancora, sorelle carissime, questo ideale? Nei confronti della parola di Dio, non dobbiamo mai dimenticare che noi cristiani non siamo l’avanguardia culturale di una qualche ideologia alla moda.

Omelie Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Propriamente parlando, non siamo neanche la religione del “libro”, la Bibbia. Noi siamo il popolo dell’evento - la Pasqua - siamo anzi la comunità viva di una Persona viva e attiva: Gesù Cristo. E’ Cristo, la parola fatta carne, che si squa- derna nelle Scritture, ed è quindi il volto di Cristo che dobbiamo intercettare nella filigrana della sacra pagina. Scriveva Ugo di san Vittore: “Tutta la Scrittura è un solo libro, e quel libro è Cristo stesso”. Ma già s. Gregorio Magno aveva affermato: “Nelle Scritture contempliamo il suo volto”, e Lutero, con un tocco di tenerezza, dirà: “Come una mamma si accosta alla culla unicamente per vedervi il suo piccolo, così il credente si accosta alla Bibbia unicamente per incontrare Gesù”. Il Figlio di Dio in persona, la divina Parola che era presso il Padre, si è fatta libro nella Scrittura, si è fatta carne in Gesù. Ma ora attende di farsi carne in noi per ridiventare attraverso di noi una pagina parlante dell’unica Bibbia che tanti cercatori di Dio leggono ancora. Perciò ogni persona consacrata, ogni comunità religiosa deve diventare esegesi viva e trasparente della parola di Dio. Sappiamo che in tante case religiose, a causa della diminuzione del clero, oggi non si celebra più la Messa quotidiana, ma nella cappellina del convento resta sempre accesa la lampada davanti al tabernacolo. Domandiamoci: resta acceso anche il roveto ardente della parola di Dio? Si pratica la lectio divina sia a livello personale che di comunità? Si opera il discernimento comunitario perché lo stile di vita sia quello del vangelo? C’è un altro aspetto tutt’altro che trascurabile. Tornando alla metafora del seme e del frutto, noi accogliamo il seme della parola perché essa fruttifichi 8 nella nostra vita e in quella di molti; ne siamo ascoltatori per diventarne mes- saggeri. La vita consacrata è ascolto della parola di Dio, ma anche annuncio; è profezia rivolta alla Chiesa e al mondo. Poniamoci allora l’interrogativo: ma in concreto è profetica la vostra vita, e ha ancora qualcosa da dire, in particolare, ai giovani di oggi? La risposta è ovvia in teoria, ma tutt’altro che scontata in pratica: la vostra vita ha da dire una sola parola, nella quale si condensa tutta la bellezza, la forza, la dolcezza del cielo e della terra: Gesù! Se ci saranno giovani disponibili a lanciarsi nel folle progetto della vita consacrata, non sarà per la gestione di opere, che anzi devono essere inevitabilmente ridimensionate se non si vuole che, a causa di un personale ridotto, finiscano per stressare i molti anziani e i pochi giovani dell’ultima generazione. Se ci saranno ragazze decise a percorrere la vostra stessa strada, non sarà nemmeno per le attività e le opere, perché se ne potrebbero fare molte di più come laici e forse addirittura in modo migliore. Non sarà neanche per la gloria, che almeno qui in Occidente non ac- compagna più la vostra scelta di vita, giudicata dal mondo assurda e sorpassata. Nessuno si augura che il declino numerico si trasformi in declino spirituale, ma semmai che diventi l’occasione per un risveglio evangelico, dal momento che il guaio più serio per il futuro non è costituito tanto dal fatto che ci sarebbero po- chi religiosi, ma se quei pochi fossero poco religiosi. Allora occorre che le sorelle consacrate, che oggi non hanno certamente “né oro né argento”, diano quello che hanno: il loro tesoro più prezioso, la fede nel nome che è al di sopra di ogni altro nome, Gesù! Nome dolcissimo, che Francesco di Assisi pronunciava lec- candosi le labbra. Nome d’amore, che dopo duemila anni non ha ancora perso nulla di quella forza magnetica che riesce ancora a sedurre tanti giovani cuori.

Atti del Vescovo Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Ecco allora, sorelle carissime, il primo segno di riconoscimento della vostra carta di identità: essere “donne di Parola”, con la p maiuscola, cioè fedeli alla Parola data, all’alleanza sponsale con Cristo. Essere donne impastate di Parola per la quotidiana assimilazione a Gesù, attraverso l’instancabile ruminazione del suo messaggio. Essere donne di Parola significa diventare sempre di più donne della Parola, come Maria, vergini che accolgono ogni giorno il seme di Gesù-Parola nel terreno buono del proprio cuore per diventare madri che gene- rano il frutto della Parola-Gesù nel cuore di molti.

2. Donne dello Spirito Un’altra considerazione, gravida di senso, la possiamo enucleare dal brano del profeta (1.a lett.: Is 55, 10s.) e risponde a una seconda domanda: come fa il seme, che marcisce sotto terra, a germogliare, se il campo non viene irrigato e fecondato dalla pioggia che scende dal cielo? Noi sappiamo dare un nome teologico a questo elemento imprescindibile – l’acqua che piove dal cielo – senza di cui il chicco di grano non diventa spiga matura: è la grazia, che scende dall’alto. Ma la grazia non è una “cosa”: ha un volto e un nome, lo Spirito Santo. In effetti, simboli dello Spirito Santo non sono solo il fuoco e il vento, ma anche l’acqua, come si legge nei profeti e nel vangelo di Giovanni (cfr Gv 7,37-39). Ecco l’altro segno di riconoscimento della vostra carta d’identità: essere e diventare sempre di più “donne di spirito”, parola, quest’ultima, che va scritta anch’essa con l’iniziale maiuscola, per intendere donne dello Spirito. Nella se- conda lettura abbiamo ascoltato Paolo parlare di “primizie dello Spirito”. Do- 9 mandiamoci: che cosa vuol dire divenire sempre di più donne che “possiedono le primizie dello Spirito” (Rm 8,23)? Per primizie dello Spirito bisogna intendere lo stesso che “frutti dello Spirito”, come ne parla s. Paolo nella Lettera ai Galati: “Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22). Essere donne dello Spirito significa guardare la realtà oltre e prima ancora che nella dimensione orizzontale, anche in quella verticale, e nell’incrocio di queste due grandezze il cuore della Maestra Pia si lascia ferire dall’Amore, per essere quel canale libero attraverso cui l’amore misericordioso e tenerissimo del Padre arriva al cuore di molti. Essere donne dello Spirito significa essere donne convinte, saldamente an- corate sulla roccia della fede della Chiesa e della vostra tradizione spirituale. Donne coraggiose, perché aperte con sapienza alla novità che lo Spirito pro- pone, senza lasciarsi prendere dalla smania di cambiare per essere alla moda. Donne coerenti, libere da contraddizioni, che né con parole né con fatti smen- tiscono le scelte fondamentali come pure le piccole scelte quotidiane. Donne contente, felici perché capaci di lasciare che il cuore sussulti di gioia alla voce dello Sposo, anche quando giunge in modi inattesi, e sempre pronte a lasciarsi “portare da Colui che le porta”. Donne dello Spirito, che non si sottraggono alla stretta tenera e tenace dell’Amore e si sanno prescelte per fare della loro vita un irrefrenabile canto di lode al loro unico Sposo e Signore.

Omelie Bollettino Diocesano 2011 - n.3

3. Donne della Speranza Anche il tema della speranza attraversa la liturgia della parola di oggi. Il pro- feta afferma che possiamo sperare nella forza impareggiabile della parola che esce dalla bocca di Dio e non può ritornare a lui senza aver prodotto l’effetto promesso e atteso. Gesù nel vangelo ci fa capire che occorre seminare senza calcolare, con la fiducia incrollabile di chi sa che il seme della parola, quando incontra il terreno buono, produce un frutto traboccante, inimmaginabile, im- prevedibile. Dunque, niente illusioni, ma fiducia sì! ricordando che spesso è più facile aver fede nella verità infallibile della Parola che fede nella sua insuperabile efficacia. San Paolo ci ricorda il singolare contrasto che contrassegna la nostra situazione di cristiani: noi “possediamo… aspettando”, possediamo e aspettia- mo. E’ il contrasto tra il già e il non-ancora: possediamo già le “primizie dello Spirito”, ma non abbiamo ancora la sua pienezza. Tra le primizie e la pienezza del raccolto si apre lo spazio della speranza. Lo Spirito ci fa sperare la pienezza dello Spirito. Sulla fiamma della speranza da lui stesso accesa, lo Spirito ag- giunge il combustibile dell’attesa. E così la speranza si traduce in perseveranza. In breve: abbiamo bisogno dello Spirito di Cristo per sperare, e abbiamo biso- gno di sperare per perseverare. In questo tempo di crisi per il mondo e di travaglio per la Chiesa, la virtù più necessaria è la speranza. Ci occorre la speranza di Abramo, il quale sperò contro ogni speranza. Solo la speranza ci permette di non lasciarci contagiare dall’ossessione del tramonto o dalla sindrome del pre-collasso: non stiamo an- 10 dando verso il crack totale. Non siamo condannati a fare il conto alla rovescia per vedere quanto manca al black-out finale. Essere “donne di speranza” significa vivere come donne della Speranza, di una speranza maiuscola, perché la speranza per un cristiano non si identifica con una formula general generica o con una vaga utopia, ma si concentra in una persona, Gesù, “speranza della gloria” (Col 1,17). Essere donne della Speranza significa interpretare le prove, le fatiche, le contrarietà del momento non alla rovescia, ma alla dritta: non come disgrazie, ma come sfide e rare opportunità. Poiché la nostra speranza non dovrà mai essere inversamente, ma direttamente proporzionale alle difficoltà in corso. Come a dire: non è che più si è tentati dallo scoraggiamento e meno si spera, ma più si spera e meno si è tentati dallo scoraggiamento. Infatti - ci ha ricordato s. Paolo - le sofferenze del momento presente raccontano i travagli del parto, non i rantoli dell’agonia. Dunque non ci si deve arrendere; bisogna resistere. Essere le donne della Speranza significa essere povere di sé, perché ricche unicamente di Cristo e del suo vangelo. Significa vivere la precarietà nelle varie forme, non come privazione, ma come dimostrazione concreta che la Prov- videnza c’è, e non è andata in vacanza. Significa saper stare nella situazione presente con tutte le sue difficoltà, problemi e quant’altro, ma con la certezza che mai il Signore toglie oggi se non per donare domani con più abbondanza. “Abbiamo un triste presente… Perché non sperare in un migliore domani? Le grandi battaglie si vincono in ginocchio!”: questo lo spirito che animava Madre Elisabetta e che è il vostro lascito più cospicuo. Gioiosamente convinte che la nostra vita più è sguarnita di sé, più è capace di mostrare la potente sollecitu-

Atti del Vescovo Bollettino Diocesano 2011 - n.3

dine dell’amore di Dio che agisce nella nostra debolezza e ci aiuta a imboccare i sentieri della speranza. Sorelle carissime, siate quello che siete: donne della Parola, dello Spirito, della Speranza. Che questo capitolo vi aiuti a puntare alto, sugli orizzonti vasti e sconfinati della nuova evangelizzazione. Non abbiate paura! Il vostro Sposo è con voi, e il vento dello Spirito sta riprendendo a soffiare forte. Lo sappiamo: noi non siamo i padroni del Vento, ma ci è chiesto - e ci è dato! - di orientare la vela. Che la santa Vergine Addolorata vi consoli! Che Madre Elisabetta vi sorrida e vi sostenga, perché la barca della vostra bella e cara famiglia religiosa riprenda il largo! Duc in altum, Congregazione delle Maestre Pie dell’Addolorata!

+ Francesco Lambiasi

11

Omelie Bollettino Diocesano 2011 - n.3

“Vieni, servo buono e fedele!”

In morte dell’Arcivescovo Pietro Sambi Omelia pronunciata dal Vescovo nella celebrazione della Messa esequiale per l’Arcivescovo Pietro Sambi - Sogliano sul Rubicone, 2 agosto 2011

“Signore, mi affido alla tua infinita misericordia, chiedo perdono per i miei in- numerevoli peccati; per tutta l’eternità vorrei cantare la tua bontà. Accolgo la morte come, dove, quando a Dio piacerà, in unione con Cristo sulla croce, come atto di totale obbedienza al padre, per la mia salvezza, per il santo Padre, per la santificazione della Chiesa e dei sacerdoti; per la redenzione dei popoli che la Provvidenza mi ha dato di servire”.

In queste parole si concentra tutta la vita del padre e fratello Arcivescovo, Pietro Sambi. E’ l’incipit del suo testamento autografo, datato Washington 28 maggio 2011, alla vigilia del suo ultimo viaggio alla volta dell’Italia, appena due mesi esatti, prima della sua ultima chiamata al rientro nella patria, la ter- ra santa dei figli di Dio, la sconfinata, accogliente casa del Padre. Dalle righe appena citate vorrei recuperare alcune parole che mi sembrano pennellare a 12 tutto tondo il profilo spirituale di Mons. Sambi. Sono parole che appartengono a quel cantus firmus che ha fatto da sottofondo ai suoi 73 anni di esistenza come cristiano, sacerdote, vescovo e nunzio apostolico.

1. La prima parola - una vera e propria password - che ci fa entrare nel suo testamento spirituale e attraverso il testamento ci fa intercettare il segreto della sua vita, è misericordia. Questa parola la conosciamo: viene da lontano; parte da Dio e porta a Dio. La misericordia fa il suo ingresso nella storia della salvezza fin dal suo inizio e l’attraversa tutta intera, dal principio alla fine, come canta Maria, nel Magnificat: “Di generazione in generazione la Sua misericordia si stende su quelli che lo temono”. “Misericordia” racconta perciò l’amore tene- rissimo di Dio, un amore che non si arresta di fronte alla miseria degli “amati” - noi, poveri peccatori - non vince soltanto il tempo, ma stravince il nemico più accanito: il peccato, l’ingratitudine, l’infedeltà. Sperimentare la misericordia del Signore significa contemplare la propria vita come una miseria abbracciata dalla compassione, come un niente tene- ramente avvolto dal mantello del tutto, come un vuoto colmato da una grazia smisurata, traboccante. Mons. Sambi ha sperimentato la misericordia di Dio, perché ha sperimentato la propria miseria: nel Testamento non ha paura di chiedere perdono per i suoi “innumerevoli peccati”. E alla fine scrive testual- mente: “L’unica ricchezza in cui confido è l’infinita misericordia di Dio e l’amore materno della vergine Maria, Madre mia e Fiducia mia”. L’abisso della miseria umana è insondabile: al solo tentare di esplorarlo, si viene colti dalle vertigini dell’angoscia. Pietro Sambi ha superato la paura della propria miseria, perché

Atti del Vescovo Bollettino Diocesano 2011 - n.3

l’ha vista abbracciata dalla divina misericordia. Ed è proprio perché ha creduto nell’amore misericordioso di Dio, che è riuscito a guardare la sua vita come una storia di misericordia ricevuta e ridonata. “In questo momento passano davanti ai miei occhi tanti sacerdoti e laici, in- contrati sulle strade del mondo, che mi hanno fatto del bene; ad essi la mia gratitudine; passano anche tante persone che ho incontrato nella miseria, nella sofferenza fisica o morale, nella guerra, nella umiliazione, che avrei dovuto aiu- tare di più e meglio: Signore abbi pietà di loro e di me”.

E più avanti parla dei “poveri, ai quali - scrive - ho consacrato la vita”. Ecco il miracolo avvenuto nella vita di questo servo buono: si è lasciato contagiare dalla misericordia di Dio per diventare a sua volta segno e strumento della divi- na, umanissima misericordia per molti. Pensando a Mons. Sambi, missionario della misericordia divina e nunzio apostolico - tra diversi paesi - in Israele, torna alla mente un midrash della letteratura rabbinica. “Quando ero un ragazzino il signor Maestro stava insegnandomi a leggere. Una volta mi mostrò nel libro di preghiere due minuscole lettere, simili a due puntini quadrati. E mi disse: ‘Vedi, Uri, queste due lettere, una accanto all’altra? E’ il mo- nogramma del santo Nome di Dio; e, ovunque, nelle preghiere, scorgi insieme questi due puntini, devi pronunciare il santo Nome di Dio, anche se non è scrit- to per intero’. Continuammo a leggere con il Maestro, finché non trovammo, alla fine di una frase, i due punti. Erano egualmente due puntini quadrati, solo non uno accanto all’altro, ma uno sopra l’altro. Pensai che si trattasse del mo- nogramma di Dio, perciò pronunciai il suo santo Nome. Il Maestro disse però: 13 ‘No, no, Uri. Quel segno non indica il Nome di Dio. Solo là dove i puntini sono a fianco l’uno dell’altro, dove uno vede nell’altro un fratello o un compagno a lui uguale, solo là c’è il Nome di Dio. Ma dove i puntini sono uno sopra e l’altro sotto, là non c’è il Nome di Dio’”.

Dio non è là dove c’è dominio dell’uno sull’altro: là c’è solo paura. Dio è solo là dove uno vede nell’altro un fratello o un compagno a lui uguale, ne prova misericordia, e lo scioglie da ogni paura.

2. La seconda parola scritta nell’antifona che ha fatto da base al canto di fede di Mons. Sambi, è proprio fede. Molti di noi possono testimoniare che quella di Sambi è stata una fede nuda, limpida, come la fiducia cieca di un bambino nell’amore della mamma. “Signore, mi affido alla tua infinita miseri- cordia”. Questa fiducia tenera e intrepida si è tradotta in obbedienza, una ob- bedienza declinata giorno dopo giorno, con una prontezza agilissima ad ogni cenno del Papa, la cui volontà il Nunzio Sambi ha sempre fedelmente tradotta e interpretata come volontà di Dio. Mi confidava una delle ultime volte che ci siamo incontrati, quando sembrava profilarsi un nuovo incarico: “Io ho sempre detto di sì. Perché proprio ora dovrei dire di no?!”. Ma quante volte egli ha do- vuto coniugare i sinonimi del verbo credere: fidarsi, obbedire, rischiare, andare dietro a Gesù, secondo la definizione di fede che propone il Vaticano II: fede è l’atteggiamento “con cui l’uomo si consegna a Dio liberamente e totalmente” (DV 5).

Omelie Bollettino Diocesano 2011 - n.3

La fede che ha infiammato il cuore di Pietro Sambi è stata di ottimo conio, della lega inossidabile della fede di Abramo e di Maria. Sì, credere è rispondere sempre come Abramo: “Esci dalla tua terra e va!”. E l’ultima parola di Maria al messaggio dell’angelo è la parola dell’ascolto obbediente: “Eccomi, sono la serva del Signore: avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38). Commenta- va Giovanni Paolo II nella Redemptoris Mater: “Nell’annunciazione… Maria si è abbandonata a Dio completamente… prestando il ‘pieno ossequio dell’in- telletto e della volontà’ (DV 5)”. Ecco l’altro miracolo avvenuto nella storia di Mons. Sambi. E’ il miracolo della fede, per cui ora egli prega che avvenga anche per noi ogni giorno, fino all’ultimo giorno della nostra vita: credere. Credere è fidarsi e affidarsi. Credere è abbandonarsi. Se si riconosce che c’era qualcuno prima di noi, si riconosce anche l’amore e l’attenzione di chi ci ha fatto; allora si abbandona il proprio piccolo progetto e ci si lascia condurre. Ecco cosa è stato credere per Maria, come per Abramo e la sua discenden- za: è stato “un atto tale che, per via di esso, uno viene a trovarsi completamen- te gettato in braccio all’infinito” (Kierkegaard). Ma qual è la condizione di pos- sibilità per un atto tanto ardito e audace? E’ l’auto-negazione, il rinnegamento: “Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso” (Mt 16,24). La TILC traduce: “smetta di pensare a se stesso”. Viene in mente il racconto della conversione di Francesco d’Assisi, il quale si convertì non nel senso che da pagano o da ateo divenne cristiano, ma nel senso – scrive testualmente Tommaso da Celano – che Francesco “smise di adorare se stesso”. L’idolo che deve essere rinnegato 14 è il proprio io falso e malato, insaziabile, egoista; è l’ego autocentrato e ostina- tamente autosufficiente, che sogna di autorealizzarsi, si illude di autofondarsi, presume di autosalvarsi. La conseguenza che s’impone è una sola: la gratuità. Se abbiamo ricevuto gratuitamente, gratuitamente siamo chiamati a dare (cfr Mt 10,8). Perché se tutto ci è stato donato, tutto deve essere ridonato. Davvero non possediamo se non ciò che diamo. Se mi è stato fatto il dono della vita e della fede è perché io diventi dono, ricordando sempre che non ho dato nulla finché non ho donato tutto. Se la tua esistenza si è lasciata trasfigurare dalla grazia del Signore - mi pare di sentire la voce di Mons. Sambi - non puoi trattenere per te la luce che viene dal suo volto, ma la lascerai passare perché illumini gli altri. “Guardate a lui, sarete raggianti”. Il Testamento si chiude con le parole del salmo 36: “Alla tua luce vediamo la luce”, a cui l’Arcivescovo si è ispirato per il motto del suo stemma episcopale.

3. Una terza parola che riprendiamo dal suo Testamento è la parola missio- ne. Mons. Pietro Sambi è stato un vero missionario, perché non ha vissuto la missione per iniziativa propria, o come un’autodestinazione. Il missionario non ha un suo progetto da realizzare, né una parola propria da dire. Non si è apo- stoli per decisione personale, ma per chiamata. E la chiamata chiede un grande amore: non si va in missione per interesse o per bisogno, ma per amore, e non primariamente per amore degli uomini, ma di Gesù Cristo. “Noi siamo vostri servitori per amore di Gesù Cristo” (2Cor 4,5). Se invece non credo sul serio nella provvidenza sapiente di Dio, allora vivrò

Atti del Vescovo Bollettino Diocesano 2011 - n.3

sempre nella paura e non riuscirò mai a credere veramente che “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8,29). Se non credo per davvero che l’amore di Dio è più forte della morte, al punto da ridare la vita al Figlio obbe- diente, allora non accetterò mai di morire ai miei progetti e cercherò di darmi vita da solo, facendomi signore di me stesso. E siamo all’ultima parola: lode. Abbiamo ascoltato: nel Testamento Mons. Sambi scrive: “Per tutta la vita, Signore, vorrei cantare la tua bontà”. ma questo canto di lode inizia per il cristiano già quaggiù, ed è il segno infallibile di una vita riconciliata, di un’esistenza intimamente appagata. Nelle parole appena citate del testamento mi pare di sentire l’eco di parole più grandi di me. come ad esempio quelle del vescovo Vincenzo Savio, deceduto prematuramente qualche anno fa, il quale alcuni giorni prima di morire ha scritto nel suo testa- mento: “Io sono senza misura contento di Dio. Una meraviglia! Una sorpresa continua, tale da poter dire a me, con convinzione, che in ogni istante la sua misura era piena e pigiata”. Essere contenti di Dio: è la spiritualità dell’alleluia, che a Teresa di Lisieux faceva esclamare, sul letto di morte, a 24 anni: “Oh, mio Dio, tu hai superato ogni mia attesa!”. E non sarà proprio l’alleluia il canto dei risorti? Ma intanto è anche il canto dei pellegrini. Come esortava Agostino: “O felice quell’alleluia cantato lassù! O alleluia di sicurezza e di pace! Là nessuno ci sarà nemico, là non perderemo nessun amico. Ivi risuoneranno le lodi di Dio. Certo risuonano anche ora qui. Qui però nell’ansia, mentre lassù nella tranquillità. Qui nella speranza, lassù nella realtà. Qui da esuli e pellegrini, lassù nella patria. Cantiamo da viandanti. 15 Canta, ma cammina. Che significa camminare? Andare avanti nel bene, progre- dire nella santità. Canta e cammina”. Amen. Alleluia! Vieni Signore Gesù. Sono state le ultime parole di Mons. Sambi, rivolte al Signore dei suoi giorni. E le prime del Signore rivolte a lui non possono che essere state: “Vieni, servo buono e fedele: entra nella gioia del tuo Signore!”. Amen. Alleluia!

+ Francesco Lambiasi

Omelie Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Sulle orme di Cristo, con i passi di Pietro

Omelia tenuta dal Vescovo nella celebrazione eucaristica in apertura del Meeting Rimini, 21 agosto 2011

Quel giorno - un giorno che fin dalle primi luci dell’alba deve essersi an- nunciato, per i Dodici, come il giorno più lungo da quando avevano comin- ciato ad andare dietro al Nazareno - dalle parti di Cesarea di Filippo, ai piedi dell’Hermon, furono pronunciate le parole più assolute e vertiginose che mai siano state dette e udite sotto la volta del cielo. Simone di Betsaida arrivò a dichiarare a Gesù di Nazaret: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. E Gesù, di rimando, promise a Simone di depositare nelle sue mani le chiavi del Regno, e arrivò a dichiarargli: “Tu sei Pietro e su di te come su una pietra edificherò la mia Chiesa. Tutto ciò che legherai o scioglierai sulla terra, sarà sciolto o legato 16 nei cieli”. I cristiani non hanno paura di riconoscere che queste parole, del tutto indeducibili da carne e da sangue, rappresentino uno scandalo invalicabile per la ragione umana. Come può un uomo - fatto di carne e sangue, e quindi di nervi e di brividi, di sogni e di sudori, di rabbie, paure, sorrisi e lacrime - essere dichiarato nientemeno che figlio di Dio? E come può un altro uomo come Pie- tro - fatto pure lui di sangue e di carne, ma per giunta impastato di miserie e meschinità, ferito da sbandate, imbrattato da viltà e tradimenti - venire accredi- tato addirittura come il luogotenente, vicario di quell’uomo-Dio? Lo ammetteva senza contorsioni diplomatiche il giovane Ratzinger, il quale al riguardo si chiedeva: “Ci è davvero lecito aggrapparci al fragile stelo di un singolo evento storico? Possiamo correre il rischio di affidare l’intera nostra esistenza, anzi l’in- tera storia, a questo filo di paglia di un qualsiasi avvenimento, galleggiante nello sconfinato oceano della vicenda cosmica?”.

1. L’uomo Gesù è Dio Chi è dunque nella sua più profonda identità questo Gesù di Nazaret? Cosa possiamo rispondere noi, se ci lasciamo folgorare dalla sua domanda rovente: “Ma voi chi dite che io sia?”. Venti secoli di dibattito hanno registrato rischi in un senso o nell’altro: sottolinearne talmente la divinità a scapito della sua au- tentica umanità, oppure rimarcarne l’umanità facendo scivolare in ombra la sua piena e perfetta divinità. Riprendiamo l’affermazione di Pietro e proviamo a leggerla in senso bidire- zionale: Gesù è il Figlio di Dio; il Figlio di Dio è Gesù. Dire che Gesù è il Figlio di Dio significa dire che Gesù “è veramente e per-

Atti del Vescovo Bollettino Diocesano 2011 - n.3

fettamente Dio”. Chi nega la divinità dell’uomo Gesù e contemporaneamente lo ammira e lo esalta come il più umano degli uomini, il maestro più sapiente e più generoso nel donarsi, il profeta dei profeti della fratellanza universale, cade nell’abbaglio più tragico che la storia abbia mai registrato. Perché Gesù ha pre- teso di essere il Figlio di Dio in persona, e dunque o sono vere le sue parole, o hanno fatto bene Erode Antipa e i soldati del pretorio a deriderlo come pazzo, e le autorità ebraiche e romane a farlo fuori. In effetti è storicamente indubitabile che Gesù abbia accampato delle pre- tese straordinarie, umanamente esorbitanti. Gesù è cosciente di essere media- tore di una nuova relazione con Dio, proprio perché si pone di fronte a lui come il Figlio, l’unico, l’unigenito, l’amato: “Il Padre ha messo tutto nelle mie mani. Nessuno conosce il Figlio se non il Padre. E nessuno conosce il Padre se non il Figlio e quelli ai quali il Figlio lo fa conoscere” (cfr Mt 11,27). Per quanto non abbia mai ostentato la sua divinità, è lo stesso linguaggio, da lui usato, a ‘tradirlo’. Ha un modo troppo familiare di parlare con Dio, fino al punto da pregarlo in dialetto e di chiamarlo Abbà, Papà. Ha un modo troppo sicuro di parlare di Dio, come l’unico che reclama di non potersi sbagliare su di lui. Ha un modo troppo presuntuoso di parlare al posto di Dio, fino ad osare di rimettere i peccati. Un linguaggio così strabiliante rivela la coscienza di una unità talmente inscindibile con il Padre, che soltanto la fede può credere: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16,15-16).

2. Dio è l’uomo Gesù 17 Nel centro pulsante del messaggio cristiano non si incontra solo la divi- nità di Cristo, ma si intercetta pure l’umanità di Dio. I contemporanei di Gesù rifiutarono il suo messaggio e lo scomunicarono, perché l’immagine di Dio da lui offerta non combaciava con l’immagine di Dio da loro rivendicata. Per non naufragare nel vortice di questa insidiosa tentazione, il credente non ha altro scoglio a cui aggrapparsi dell’umile, povera, dimessa storia di Gesù, in cui con- templa, con gli occhi stupiti della fede, la sorprendente tenerezza di Dio. Dalla storia di Gesù di Nazaret il cristiano apprende che la potenza di Dio non è un potere faraonico che schiaccia e annichila l’umano, ma una incredibile potenza d’amore che lo salva e lo esalta; che la gloria di Dio non oscura l’uomo, ma lo promuove e lo celebra; non lo scavalca, non lo deresponsabilizza, ma lo coin- volge in una impegnativa, appassionante collaborazione. L’incarnazione va presa sul serio: facendosi uomo, Gesù è stato “messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato” (Ebr 4,15). Gesù è Dio che ha pensato con mente d’uomo, ha amato con cuore d’uomo, ha lavorato con mani d’uomo. Ha conosciuto la più premurosa compassione per i malati, la misericordia più sviscerata per i traviati. Ha testimoniato rabbia di fronte all’im- permeabile ostinazione dei farisei. Ha provato tenerezza per i piccoli e i poveri, ha sperimentato angoscia e terrore di fronte alla morte. Non prendere sul serio queste pagine evangeliche significa ridurre Gesù ad un super-man o ad un attore divino che gioca a recitare la parte dell’uomo. Al posto di un Dio vivente che si è fatto uomo, ci ritroveremmo fatalmente tra le mani un’idea evanescente di Dio fatta dall’uomo.

Omelie Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Ma sarà al mattino di Pasqua che Simon Pietro misurerà l’altezza, la lun- ghezza, la profondità del mistero di Cristo. Questo mistero non è un complicato rebus teologico, ma è in tutto e per tutto un mistero d’amore. Dopo la straziante morte in croce, alla luce abbagliante della risurrezione, Pietro rilegge la storia di Gesù come la rivelazione dello sconfinato, stupefacente amore di Dio per noi. Il Maestro aveva condiviso in tutto la vita dei discepoli e della povera gente, con le sue gioie e le sue pene, le sue fatiche e le sue incertezze, senza mai inseguire privilegi, senza mai esigere sconti, senza mai pretendere garanzie, esponendosi all’accoglienza e al rifiuto, all’amore più struggente, all’odio più implacabile. Non aveva abitato i palazzi del potere, non si era circondato di pretoriani o di gorilla, non aveva frequentato i circoli dei V.I.P del tempo. Aveva amato tutti, sempre, dovunque, comunque. Aveva amato i poveri e i peccatori, recando loro la gioia del Padre che guarisce e perdona. Aveva amato gli indifferenti, incalzan- doli con la spina dell’insoddisfazione e suscitando in essi il brivido del miste- ro, mediante il racconto inquietante delle parabole. Aveva amato i superbi e i soddisfatti proclamando con parole sferzanti il rischio mortale a cui li esponeva la loro boriosa, accigliata sazietà e offrendo ad essi, dalla croce, la disarmante forza del perdono. Ecco l’Uomo! Ecco il Dio fatto uomo! Pietro l’aveva rinnegato, e dopo aver incrociato il suo sguardo quella notte amarissima, si era sciolto in lacrime, per il tormento di averlo tradito e per la irrefrenabile commozione di vedersi da lui perdonato. Ma quando poi lo incontrò di nuovo vivo quel mattino sul mare di 18 Tiberiade e il Risorto gli chiese per tre volte se lo amava, e per tre volte Simone di Giovanni gli protestò il suo affetto e si vide consegnare le pecore e gli agnelli della sua Chiesa, quel giorno Pietro imparò che il verbo amare, quando ha per soggetto Cristo, non può più essere declinato al passato, perché, come Dio, il Risorto è ormai l’eterno presente, e può dire non ad anni pari o a giorni alterni, ma sempre e per sempre: “Io-Sono-Amore”. La Chiesa è la compagnia di quanti condividono con Pietro-Benedet- to che credere vuol dire “tuffarsi nell’universale apertura di un incondizionato amore”. E con Pietro-Benedetto confessare Cristo vuol dire “riconoscere come Cristo l’uomo che abbisogna di me, vedendo in quella povera creatura umana lui stesso, così come qui e ora mi si fa incontro; vuol dire quindi accogliere l’ap- pello dell’amore come rivendicazione della fede”. Solo così l’esistenza diventa una immensa certezza.

+ Francesco Lambiasi

Atti del Vescovo Interventi del Vescovo Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Per l'apertura della nuova "Pagina"

Intervento del Vescovo in occasione dell’inaugurazione della nuova sede della Libreria La Pagina Rimini, 23 settembre 2011

Quando i barbari assaltavano i monasteri benedettini, rimanevano sempre colpiti non tanto da come i monaci pregavano, ma da come mangiavano: ordi- nati e seduti compostamente ognuno al proprio scanno, prendevano il cibo non con le mani ma con tanto di piatti e posate, in ascolto di un libro che veniva letto durante i pasti, perché - spiega la Regola - mentre si alimenta il corpo, si possa nutrire anche la mente. Da quello stile è rimasto segnato anche il nostro vocabolario ‘gastronomico’: ad esempio, la parola colazione viene dal libro in- titolato Collationes (Conferenze) del monaco Cassiano, uno dei libri più letti a tavola, in quel tempo. Anche la parola pietanza deriva dal latino pius-pietas, e 20 stava ad indicare il piatto supplementare che veniva servito nei giorni di festa ed era ricavato dalle verdure coltivate nelle ‘pie fondazioni’. Abbiamo bisogno di nutrirci per coltivarci e di leggere per nutrirci, secondo l’invito di rabbi Nach- man: “Alcuni mangiano per avere la forza di studiare la parola di Dio. Altri, più svegli, studiano la parola di Dio per imparare a nutrirsi”. Rimanendo nel campo semantico della metafora alimentare, è indiscutibile quanto affermava il filosofo inglese del ‘500 Francesco Bacone nei suoi Saggi: “Ci sono alcuni libri che vanno assaggiati, altri inghiottiti, pochi masticati e di- geriti”. Non stupisce che questa metafora del cibo sia stata già usata dal profe- ta Ezechiele e dall’autore dell’Apocalisse per descrivere l’accoglienza docile e saporosa della Parola di Dio codificata in un libro. Una lettura appetibile deve avere attorno a sé un’oasi di silenzio e generare meditazione, deve lasciare una traccia incisa nel cuore del lettore e inquietare la palude stagnante della coscienza. Certo, c’è libro e libro. I libri, che saziano senza né togliere l’appetito né cau- sare nausee e disgustosi rigetti, sono “come i fiumi che irrigano la terra, sono fonti di saggezza; sono profondità senza fondo, ci consolano quando siamo tristi; sono le redini della moderazione”. E’ una citazione tratta dalla Cronaca di Nestore, un documento dell’antica storia slava, opera collettiva dei monaci di Kiev, durata per tre secoli, a cavallo del primo Millennio. Tre sostanzialmente sono le funzioni del vero libro. Anzitutto quella di offrire itinerari di sapienza, invitanti sentieri di riflessione, tracce chiare e coinvolgenti per l’approfondimento. Ancora nel mondo monastico dell’antica Rus’ si usava

Atti del Vescovo Bollettino Diocesano 2011 - n.3

dire che i testi dei sapienti sono “come spugne d’acqua” perché assorbono ve- rità, bellezza, bontà, e le lasciano lentamente ‘sgocciolare’ fino ad impregnarne l’animo del lettore. Inoltre quei libri ci offrono sorsi di luce e di serenità nella tristezza, mentre ci insegnano a frenare il cavallo focoso della nostra selvaggia impulsività. Sapienza, consolazione, moderazione: tre frutti preziosi da cogliere nella lettura dei ‘veri’ libri. Ora che la Pagina trasloca, si... volta pagina. Si continua certo ad offrire una selezione intelligente, qualificata e ancora più assortita, in particolare, del libro religioso, ma se ne presenta anche una collocazione molto più ariosa, mirata a favorirne reperibilità e facile consultazione, mentre i lettori avranno a disposi- zione spazi abbondanti e tranquilli per leggere, riflettere, condividere. Tornando ancora sulla metafora alimentare, mi è caro augurare alla Pagina molti più lettori, di grande ‘appetito’, di buon gusto e di ‘palato’ fine, e agli amici lettori un ‘convivio’ sostanzioso, gradevole, nutriente.

+ Francesco Lambiasi

21

Interventi

Lettere e Messaggi Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Giovani, dove sta la felicità?

Lettera Pastorale 2011 Ai giovani cristiani e a tutti i giovani di buona volontà, e anche ai loro genitori, insegnanti, educatori e guide spirituali

Scrivo a voi giovani, troppo spesso dipinti come disincantati, cinici, delusi, pragmatici, ma che, ogni volta che vi incontro - come all’ultima GMG di Madrid - vi ritrovo sempre più puliti, più sani, più assetati di felicità, e anche più liberi e più veri di quanto i media e un certo cliché degli adulti vorrebbero far credere. Scrivo a voi, ragazze e ragazzi, feriti dalla vita. “No, la predica no!”. D’accordo. Permettetemi però di dirvi sottovoce: Non abbiate paura di lasciarvi incontrare dal mio forte e dolcissimo Maestro. Voi lo conoscete: si chiama Gesù, ed è venu- to a salvare i perduti. Fidatevi di Lui: non viene a spegnere la piccola luce di un cuore smarrito e confuso; “non toglie nulla e dona tutto”. Credetemi: sono più di quarant’anni che Lo seguo, e non si è ancora stancato di me, di darmi fiducia e di accreditarmi come suo “inviato speciale”. Ve lo posso garantire: non mi lascia mai solo: mi guida, mi dà sicurezza, mi fa compagnia. Qualche volta me Lo perdo, ma 24 non mi sono mai stancato di cercarlo, di seguirlo, di volerlo come il tutto della mia vita. Scrivo a voi, giovani, che avete vinto il Maligno, il mostro dalle sette teste, e tutte con nomi da incubo: egoismo, ingiustizia, violenza, invidia, libidine, rabbia, tristezza. Molti vi avevano detto che nella vita non c’è niente da cercare, perché non c’è niente da trovare. Ma voi avete accolto la sfida del vangelo: il tesoro della felicità c’è; è nascosto, ma accessibile. L’avete cercato e l’avete trovato, e adesso non lo volete tenere tutto per voi; anzi non vedete l’ora di poterlo condividere con gli amici e i compagni più poveri, quelli che si stanno ritirando dalla caccia al tesoro della vita. Scrivo anche a voi, padri e madri, insegnanti, educatori, preti e guide spiri- tuali. Voi vi trovate a parlare con ragazzi che vi interrogano su dolore, amore, mor- te, sesso, fede, paura: tutti quesiti che ruotano attorno al domandone di sempre, riassunto nel grido insopprimibile: posso io essere felice? come posso cogliere nella vita “quel dolce pomo che per tanti rami / cercando va la cura de’ mortali?”.

Ma che sta succedendo? L’ultimo Rapporto Censis ha fotografato la natura della crisi in corso nel nostro paese nella cifra di un calo del desiderio che si manifesta in ogni aspetto della vita. Abbiamo meno voglia di crescere, di costruire, di cercare la felicità. A questa caduta del desiderio andrebbe attribuita la responsabilità delle “evidenti manifestazioni sia personali sia di massa, comportamenti e atteggiamenti spa- esati, indifferenti, scettici, passivamente adattivi, prigionieri delle influenze me-

Atti del Vescovo Bollettino Diocesano 2011 - n.3

diatiche, condannati al presente senza profondità di memoria e di futuro”. Come mai, se siamo stati in grado di raggiungere importanti obiettivi nel passato (casa, lavoro, sviluppo), adesso “siamo una società pericolosamente segnata dal vuoto”, e a un ciclo storico pieno di interesse e voglia di fare ne è seguito un altro segnato dal suo annullamento? “Tornare a desiderare è la virtù civile necessaria per riatti- vare una società troppo appagata e appiattita”.

Anni addietro, in un intervento al Meeting di Rimini, Augusto Del Noce –fi- losofo e studioso di notevole profilo - aveva affermato: “Un nuovo avversario del cristianesimo è cresciuto negli ultimi decenni: la forma propria della religione opulenta e consumistica. E’ un avversario più potente e pericoloso del comuni- smo”. Oggi urge una ricostruzione morale sulle macerie del turbo-consumismo, la cui crescita dopata ci ha rubato l’ossigeno per sognare in grande: la società sta collassando per una overdose di “beni” e per un vistoso deficit di “bene”. Se i figli vengono ingozzati di cose e di mezzi, come polli di allevamento, sarà proprio la grande ricchezza di mezzi utilizzabili - e la parallela povertà di fini appetibili - a spegnere il desiderio e a uccidere la passione di intraprendere un cammino verso le grandi mete della vita.

La costituzione americana da più di due secoli continua a proclamare tra i diritti fondamentali dell’individuo anche quello della felicità. Oggi assistiamo a un fenomeno nuovo: quel diritto è diventato un dovere. Viviamo nella società del must: essere felici si deve. Non è una opportunità: è un obbligo. La felicità è tutta 25 nelle tue mani. E se fai flop, è colpa tua. Ma dove abita questa felicità tanto sognata e tanto freneticamente inseguita? “Abita in… Via del Successo”. La ricetta sarebbe in questo spot: “se sei bravo, avrai successo; se avrai successo, sarai felice”. E in nome del successo si impone a cia- scun individuo un obiettivo praticamente irraggiungibile: il massimo di riuscita in tutti i campi: vita professionale e familiare, affari e amore. Non è più permesso farne a meno. I deboli e i fragili, i feriti dalla vita sono solo da compiangere. La paura più grande è non essere “nessuno”, non emergere, non avere tutto sotto controllo e non poter accedere a tutte le possibilità che la vita ti offre. Le doman- de qui si fanno fitte: ma è proprio vero che chi è bravo, ha successo? Quanti sono bravi e non hanno successo o hanno successo e non sono bravi?! Ed è poi vero che chi ha successo, è felice? E se il miraggio del successo si trasformasse in in- cubo e si finisse nello “stress da felicità” o si andasse in depressione? Sulla strada del successo bisogna correre, competere, confliggere: ma, e chi resta indietro? E chi penserà poi ad aiutare le “pietre scartate”? Visto che sulla punta della pirami- de c’è posto per uno solo, qual è il peso sostenibile per arrivare fin lassù e per rimanerci il più a lungo possibile? I candidati al successo devono disporre di un buon equipaggiamento: soldi, talento, fortuna. Ma qual è il minimo indispensa- bile e il massimo disponibile? E se poi si cade e crolla tutto, senza possibilità di “ripescaggio”? Davvero conta solo il risultato?

Una maturanda ha raccontato: “La prof di italiano ci ha detto: Smettete di sognare: non ne vale la pena, perdete solo tempo, vivete con i piedi per terra,

Lettere e Messaggi Bollettino Diocesano 2011 - n.3

perché con una generazione senza futuro e senza valori come la vostra, solo vivendo razionalmente riuscirete a concludere qualcosa… Non date retta a certi professori che vi spingono a osare, a puntare in alto, a credere che ogni tanto la botta di fortuna arrivi per tutti… La fortuna non esiste: esistono solo raccoman- dazioni e raccomandati: quindi rassegnatevi”. Gli adulti debbono assumersi le loro responsabilità. Una ricerca, recente- mente pubblicata in Francia, documenta che, nella classifica degli argomenti che i genitori sono soliti affrontare con i loro figli, al primo posto viene il denaro, mentre i sentimenti occupano solo l’ultimo. Per troppo tempo ci si è illusi che educare significasse insegnare ai bambini “come si viene al mondo”. Mentre ciò che più conta è comunicare loro perché si è al mondo. Senza il “navigatore” del senso dell’esistenza, un giovane non rie- sce a orientarsi nel viaggio della vita. Paradossalmente è proprio la sovrabbon- danza di possibilità il motivo del disorientamento dei giovani (ma non solo!) costretti a vagare tra mille differenti opportunità senza però riuscire a differen- ziarle in ordine di importanza per la propria vita, con pericolose conseguenze sul piano delle scelte.

In una recente dichiarazione alla TV Vasco Rossi ha confessato: “Ho capito che nella vita bisogna accontentarsi, ma io non ci riesco”. Ma è proprio vero che nella vita “bisogna accontentarsi”? e di che cosa? e se l’uomo fosse un animale incontentabile? e se proprio Dio avesse ferito il nostro cuore con la spina dell’i- 26 nappagamento? Insomma chi o cosa può rendere veramente e pienamente felice il cuore inquieto dell’uomo? Torna la domanda: dove trovare la mappa per la caccia al tesoro della felicità?

Può un cristiano essere felice? Ricordate la storia del giovane ricco? L’evangelista Marco pennella il rac- conto in tre scene, scandite da altrettanti sguardi del Maestro. La prima scena ritrae Gesù, mentre sta per mettersi in cammino: un giovane gli corre incontro, gli si getta ai piedi, con un gesto inconsueto di affettuosa venerazione, e gli pone la domanda fatale: “Maestro buono, che cosa devo fare per ottenere la vita eterna?”. Da notare che la “vita eterna” non è solo la vita dell’aldilà; è una vita talmente piena che comincia già ora in questa storia e che, dopo la morte, tracima nell’eternità. Insomma il giovane chiede a Gesù né più né meno cosa deve fare per incontrare la felicità.

La risposta di Gesù riassume tutta la Legge nei comandamenti che riguarda- no l’amore e l’onore del prossimo. Ma il giovane ha il cuore schiacciato dal ma- cigno di un’angoscia penosa: specchiandosi in quella lista di precetti e divieti, sinceramente non ha nulla da rimproverarsi, anzi si ritrova come un pio israelita, retto e irreprensibile, un vero “giusto”. Ma l’osservanza scrupolosa della Legge (la “giustizia”) non gli ha regalato la felicità: perciò i conti non gli tornano, come ammette lui stesso con una seconda domanda, riportata nel passo parallelo di s. Matteo: “che cosa mi manca ancora?”. Una domanda, questa, che si colloca

Atti del Vescovo Bollettino Diocesano 2011 - n.3

tra l’ammissione di una meticolosa fedeltà e la confessione di una insopporta- bile tristezza. Una invocazione che copre l’ansia di una pienezza incontenibile e tradisce l’angoscia di un vuoto incolmabile. La risposta di Gesù è tutta in quello sguardo dolcissimo, che si appunta sul giovane e dice un affetto intenso (“fissa- tolo, lo amò”) e poi ardisce una richiesta estrema, espressa con parole a taglio netto: donare tutti i beni ai poveri e seguire il Maestro. Ma il giovane ha il cuore diviso tra due padroni: Dio e il Denaro, e se ne va via triste. Così, alla fine lo slancio iniziale si smorza desolatamente nell’infelicità di una sequela abortita. E la gioia di chi poteva trovare il tesoro cede all’infinito, inconsolabile sconforto di chi lo ha irrimediabilmente mancato.

La seconda scena ci presenta le dichiarazioni di Gesù sulla impossibilità della salvezza per i “ricchi”. Tutti siamo troppo grandi per sperimentare la regali- tà di Dio ed entrare nel regno dei bambini: siamo come mastodontici cammelli che tentano goffamente di passare per la cruna di un ago. Anche in questa sce- na l’evangelista inquadra gli occhi di Gesù, ma stavolta ne coglie uno sguardo pensoso, che sprigiona lampi di chiaro avvertimento: “Quanto difficilmente co- loro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!” (v. 23). Allo stupore co- sternato dei discepoli – “Ma allora chi può salvarsi?” - Gesù risponde infine con uno sguardo, l’ultimo, che si colora di premura e di affettuoso incoraggiamento: la salvezza è, sì, “impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio!” (v. 24).

Arriviamo così alla terza scena, quella della solenne, paradossale dichiarazio- 27 ne di Gesù: “In verità io vi dico: voi che avete rinunciato ai beni e agli affetti più cari, avrete cento volte tanto già al presente, insieme a prove e tribolazioni, e poi nel futuro la vita eterna”. Ecco la soluzione del dilemma: ci si priva del possesso dei beni e si riceve in cambio il godimento del bene. Ci si fa poveri e si diventa beati: ti liberi dalla schiavitù delle cose e guadagni la libertà del servizio; rinunci al morboso piacere del possesso e ne ricavi la gioia traboccante del dono. E’ la gioia del vangelo, l’ideale di Alberto Marvelli: “La mia vita non sia che amore”.

Vangelo: vedi alla voce Felicità Il cristianesimo annuncia la felicità. Il vangelo di Gesù inizia con un grido di gioia: viene il regno di Dio! e beato è chi l’accoglie! Anche il vangelo su Gesù si riassume in un grido di gioia: è risorto! perché continuare a cercare tra i morti colui che è vivo?

Ma oggi il messaggio cristiano è ancora in grado di mantenere questa pro- messa di gioia? Prima dobbiamo rispondere ad una domanda ineludibile: in che cosa consiste la gioia? S. Tommaso dedica alla questione ben otto articoli della sua Summa, e in forma chiara e stringente passa in rassegna le offerte reperibili che si presentano al nostro bisogno-desiderio di felicità. Questa consiste forse nelle ric- chezze? nella fama? nel successo? nel potere? nel benessere fisico? nel piacere? in qualche bene spirituale? in un qualsiasi bene creato? La risposta è scandita in otto no. Ogni no, più che un rifiuto, è una liberazione in vista di una felicità più grande.

Lettere e Messaggi Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Anche oggi la fede cristiana si assume il carico antipatico, ma salutare, di una diagnosi impietosa delle micidiali malattie che minano la sanità di una gioia vera, sicura, duratura: patologie che appartengono alla dolente litania del materiali- smo, dell’utilitarismo, del pessimismo. Non penso che ne siamo completamente al riparo. Forse però i virus da cui dobbiamo proteggere la nostra gioia hanno nomi meno volgari, ma non per questo meno tristi: narcisismo, perfezionismo, vittimismo, che fanno sempre rima con il nemico numero 1 della gioia: l’egoismo. Più che soffermarci su queste patologie e sulle relative terapie, forse è op- portuno riflettere, in positivo, sul messaggio cristiano, che si accredita come il manuale di una felicità doc, in quanto permette di dare alla nostra esistenza un senso pieno, liberante, appagante. Basta ripercorrere la formula del credo per ricavarvi almeno otto sì – otto sante ragioni (!) - per vivere già in questa vita nella gioia. Siamo così in grado di anticipare la conclusione: alla fine della nostra rifles- sione, potremo a buon diritto rinnovare il nostro credito al cristianesimo come la via più sicura e praticabile verso la felicità. Ripercorriamo il credo, declinandolo come l’indice degli otto capitoli della perfetta letizia.

Noi crediamo nel Dio-Amore, in un Dio che è Padre e che ci ha creati per amore, non per il suo tornaconto, non per “fare gli affari suoi”, ma per farci felici. In quanto “Padre”, non è un vecchio monarca, relegato in una gelida estraneità. E neppure il grande orologiaio dell’universo, senza sogni né passioni, con un 28 computer al posto del cuore. Ognuno di noi può dire: ci sono, perché sono stato pensato, voluto, amato, chiamato per nome. Per il fatto stesso che vivo, è segno che è bene e bello che io viva. E questo Padre che “in una notte nera, su una pietra nera, vede una formica nera e la ama”, che si prende cura degli uccelli del cielo e dei gigli del campo, che conta perfino i capelli del mio capo, si dimenti- cherà forse di me? Questo Dio Creatore, che fa funzionare stelle e galassie, non farà funzionare anche la mia vita? Se crediamo in un Dio Padre onnipotente e misericordioso, che può fare infinitamente di più di quanto possiamo augurarci per la nostra felicità, e “non turba mai la gioia dei suoi figli se non per prepararne una più certa e più grande”, perché tanta paura nell’abbandonarci al suo amore?

Noi crediamo in Gesù Cristo, che è morto per noi: per “noi” non in senso cumulativo – “tutti e… nessuno”?! - ma distributivo: per tutti e per ciascuno. Poiché l’amore è personale o non è, ognuno di noi può dire con s. Paolo: “mi ha amato e ha dato se stesso per me”. Se “a tutti i figli d’Eva /nel suo dolor pensò”, posso affermare che dall’alto della croce, il mio Redentore mi ha guardato e si è offerto per la mia salvezza, cioè per la mia felicità. Ed è risorto: per trasformare ogni atomo del mio dolore in un atomo d’amore; per cambiare la fine della mia vita in una vita senza fine. Perciò noi crediamo che non esiste male per quanto grave e insopportabile, non esiste situazione per quanto pesante e drammatica che non possa essere riscattata da un bene ancora più grande e da una gioia ancora più consistente. Perché dunque angosciarci? Noi crediamo nello Spirito Santo: è il tenerissimo e fortissimo Consolatore, che ci consola in ogni nostra tribolazione, e anche quando non ci salva dal

Atti del Vescovo Bollettino Diocesano 2011 - n.3

dolore, ci salva però sempre nel dolore. E’ lo Spirito di Gesù, che non ci fa mai sentire né schiavi né stranieri né orfani, ma ci fa provare la gioia stessa di Gesù il quale “esultava di gioia per virtù dello Spirito santo”, e come lui ci fa gridare di gioia: “Abbà, Padre!”. Se il Paraclito ci rende altrettanti consolatori, perché dunque rattristarci?

Noi crediamo la Chiesa, la casa dove si realizza il miracolo della Penteco- ste: il miracolo di vivere con un cuore solo e un’anima sola, con una carità che non è invidiosa, non tiene conto del male ricevuto, si compiace della verità, tutto crede e tutto sopporta. Nella Chiesa non si spegne mai l’Alleluia stupito e commosso per le grandi meraviglie operate dallo Spirito nella storia, ma non si smorza neanche il Te Deum umile e fiducioso per le continue sorprese della sua grazia nel presente e nel futuro. La mia vita, guardata con lo specchietto retrovi- sore della fede, mi appare come un piccolo grande capolavoro in corso d’opera: posso dire mille volte grazie per quanto il Signore ha già operato e mille ed una volta grazie per quanto ancora certamente farà. Perché dunque non rallegrarci?

Noi crediamo la comunione dei santi e in particolare della regina di tutti i santi, la Vergine Maria, causa della nostra gioia. La sua nascita ha rallegrato il mondo, anche se “i giornalisti di quel tempo non ne hanno saputo nulla!”. Il suo parto verginale ha irradiato su noi Cristo, luce che fa brillare la vita. Il suo glo- rioso transito non l’ha allontanata da noi, ma l’ha resa ancora più vicina, come sorella e madre premurosa, sempre pronta a ridarci la nota del Magnificat, il sì 29 della fede, ogni volta che gli occhi ci si riempiono di lacrime. Se Maria veglia co- stantemente su di noi e rivolge a noi esuli figli d’Eva i suoi occhi misericordiosi, perché dunque non camminare nella fiducia e nella perfetta letizia? Noi crediamo la remissione dei peccati: crediamo che dove è abbondato il peccato, sovrabbonda sempre la grazia; crediamo che, se anche il cuore ci condanna, Dio è più grande del nostro cuore: perché dunque non gioire ed esultare?

Noi crediamo la risurrezione della carne: sappiamo di essere già passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Io credo, risorgerò, e “tanto è il bene che mi aspetto che ogni pena mi è diletto”. Mentre camminiamo in questa valle di lacrime, noi aspettiamo la risurrezione dei morti: se nell’andare si va e piange, perché dunque non tornare con giubilo portando i nostri covoni?

Noi crediamo la vita eterna: la fede nel paradiso rivela che i nostri sforzi di crescita, i nostri slanci di bene, i nostri semi di pace non andranno irrimediabil- mente perduti. L’esistenza della beatitudine eterna ci dice che vale la pena di vivere e lottare per l’amore sempre, anche in un mondo in cui l’odio e il male sembrano invincibili. Che ha senso amare la terra, assumerne i pesi, lavora- re per renderla migliore. Perché allora non rallegrarci sempre, visto che siamo chiamati a rallegrarci per sempre? “E poiché la nostra felicità nel cielo sarà di cantare tutti insieme, perché non cominciare subito?”.

Lettere e Messaggi Bollettino Diocesano 2011 - n.3

L’ansia del futuro Abbiamo paura. Abbiamo paura della malattia, della crisi, del fallimento. Abbiamo paura del conflitto, della diversità, della violenza. Abbiamo paura del futuro, della vecchiaia, della morte. Viviamo smarriti e insicuri: ci sentiamo vul- nerabili e minacciati. E per difenderci, ci chiudiamo a riccio, ci asserragliamo nel rifugio più sotterraneo della nostra presunta impenetrabile fortezza, dove accumuliamo ossessivamente viveri e munizioni. E intanto continuiamo ad assi- curarci contro furti, infortuni e sinistri vari. Ma rimane la sindrome dell’assedio, e la paura non passa…

A causare l’attuale spaesamento dei giovani è anche l’ipergarantismo os- sessivo degli adulti. La nostra società cerca di rassicurare su tutto, ma alla fine ottiene l’effetto contrario. Ogni cosa sembra sotto controllo, eppure la paura aumenta, perché è impossibile ottenere una sicurezza assoluta. Scorte arma- te, guardie del corpo, telecamere nascoste, metal detector e posti di blocco: tutte queste precauzioni e questi mezzi sempre più sofisticati paradossalmen- te aumentano il senso di insicurezza. Siamo affetti dalla sindrome del panico permanente, perché niente appare più minaccioso dell’incertezza. E, quando si presenta un ostacolo, un contrattempo, un fallimento, la situazione può con facilità degenerare con esiti drammatici. A quel punto l’insuccesso diventa una sciagura così terribile e catastrofica da ritenere impossibile continuare a vivere. Spesso il suicidio giovanile nasce da motivazioni assolutamente sproporziona- 30 te, ma vissute come una sorte di knock-out totale.

“L’uomo è una talpa spaventata che attende la fine nel buio tra paura della vita e terrore della morte”: così, Kierkegaard. Ma Gesù cosa ne pensa? Il suo messaggio si può raccogliere in un no e in un sì. No all’affanno assillante e lamentoso per il domani. Sì alla ricerca serena e impegnata dell’unico valore, assolutamente non negoziabile: il regno di Dio “Non preoccupatevi!”: è il motivo che Gesù replica nel Discorso della Monta- gna per ben sei volte. La ragione che può e deve impedire al discepolo di cadere nell’ansia stressante per il futuro è una sola, ed è stringente e beatificante: il Padre ci ama. E’ lui che ci ha chiamato alla vita per amore e per amore nostro si prende teneramente cura di noi, suoi figli. Se crediamo tenacemente di essere nel cavo delle sue mani forti e calde, questa fede ci basta per vincere ogni paura.

L’ansia è l’atteggiamento dei pagani, dove “pagani” non significa non religio- si o atei; significa idolatri. Quando pensiamo alla idolatria, ci vengono in mente le figure scolpite o dipinte degli dei: di Iside o di Osiride, di Baal o di Astarte, di Marte o di Venere. In realtà gli idoli non sono altro che la proiezione di un sogno o di un bisogno, e le immagini costituiscono la loro rispettiva materializzazione. Ad esempio il dio Baal, associato ad Astarte, dea dell’amore e della fecondità, godette di un culto largamente diffuso nell’antico Oriente. Baal personificava la grande corrente di energia vitale che erompe dalla natura, fonte di crescita e di fertilità. Lo si venerava per averne la protezione sulla fecondità di campi, greggi, armenti e famiglie. Gli si pagavano le decime di messi, bestiame, e gli si sacrifi-

Atti del Vescovo Bollettino Diocesano 2011 - n.3

cavano perfino bambini. E’ nota la feroce polemica ingaggiata dai profeti contro l’idolatria: l’idolo è “vanità”, illusione e inganno. Seduce e delude; ammalia, incastra e schiavizza. L’idolo è un miraggio mortale: promette vita e prosperità, pretende sacrifici e offerte, ma alla fine procura dolore, terrore e morte.

Gesù riprende il sentiero dei profeti, lo ridisegna, lo allarga. Prende di mira la ricchezza, e la bolla come mammona. Questa parola ebraica ha la stessa ra- dice della parola amen, che significa “credere”. In sostanza Gesù vuol dire che la ricchezza può diventare un assoluto, un padrone esigente, un inflessibile, spietato tiranno. Ma “nessuno può servire due padroni”. E’ come dire: nessuno può cavalcare due cavalli o viaggiare guidando contemporaneamente due auto. Attenzione al compromesso! ci mette in guardia il nostro unico Maestro. Spesso la vita del discepolo è un capolavoro di adattamento. Un abilissimo gioco diplo- matico mantiene l’esistenza in equilibrio: da una parte non vorremmo sconten- tare Dio, dall’altra non vogliamo rinunciare a soddisfare la fame vorace e ingorda del nostro io. Allora i nostri diventano i gesti del compromesso: tirchi e tristi. E l’esistenza si colora di grigio: diventa obesa e depressa. L’aut-aut di Gesù elimi- na alla radice ogni illusione ai nostri furbeschi aggiustamenti di bravi cristiani: non si può barare con Dio, pensando di tenercelo buono con qualche scampolo di devozione o qualche avanzo di beneficenza, e poi ritagliandoci un piccolo paradiso personale dove ci arrangiamo per salvarci con le nostre mani. L‘alter- nativa posta da Gesù è secca: o Dio o l’idolo. Al bivio non si possono seguire due vie: o credi nell’unico Dio o fai del denaro il tuo dio. O è il Signore l’unico 31 tuo bene, o ogni “bene” presunto e ingannevole diventa il tuo unico signore.

Finché certi beni rappresentano i valori supremi, l’ansia è inevitabile. Ed è proprio questo che il mondo vuole, per asservirci a sé. Il mondo ci vuole convin- cere che solo nel possesso c’è sicurezza e gioia. E così ci rende schiavi, disposti a servirlo, ci spoglia della nostra umanità e ci ruba l’ossigeno della vera libertà. Sta in questa stoltezza l’origine dell’ansia, nella convinzione che quei beni siano gli unici importanti e che l’uomo trovi la sicurezza nell’accumulare sempre di più per se stesso. Questa non è fede; è quella “poca fede”, che di fatto sfocia nella incredu- lità dei pagani. Il pagano non crede che Dio sia suo padre, si sente orfano e va continuamente in tilt perché pretende di salvarsi da sé. La sua vita è scandita dal pendolo che oscilla implacabilmente dall’ansia all’angoscia: la tanta ansia per avere-sempre-di-più si rovescia in altrettanta angoscia perché si potrebbe avere-ancora-di-più. Ma è vita questa?

No dunque all’affanno. Sì alla fede umile e fiduciosa: il Padre che provvede agli uccelli del cielo e ai gigli del campo, non provvederà a noi, suoi figli? La fiducia nella provvidenza è l’unico antidoto efficace all’ansia della previdenza. Ma non è forse un alibi al disimpegno? No, ci ricorda la dottrina sociale della Chiesa. Chi ha pronunciato quelle parole sugli uccelli che non seminano e sui gigli che non tessono, è lo stesso che ha detto: “Avevo fame e non mi avete dato da mangiare, ero nudo e non mi avete vestito”. Se dunque dobbiamo occuparci,

Lettere e Messaggi Bollettino Diocesano 2011 - n.3

ma non preoccuparci del nostro cibo e del nostro vestito, dobbiamo preoccu- parci e occuparci del cibo e del vestito del fratello. E’ l’idolatria che oscura Dio e trascura il prossimo, non la fede.

Ma anche per il nostro cibo e il nostro vestito, la fede non ci deresponsabi- lizza; ci libera dall’ansia, non ci sottrae all’impegno. Non ci rende meno laborio- si, ci fa diventare più liberi e leggeri. Insegna san Tommaso d’Aquino: “Sarebbe pazzia e un tentare Dio aspettare, senza fare niente, che Dio ci soccorra nelle cose in cui possiamo aiutarci con le nostre mani”. Bisogna ricordare sempre le parole che s. Pietro rivolgeva ai cristiani dei suoi tempi e sentirle rivolte a noi, ora e qui: “Umiliatevi sotto la potente mano di Dio (…) riversando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi!”.

È ora di svegliarsi E poi c’è il male dentro. Quelle volte che il tuo Io è uscito prepotentemen- te alla ribalta, non ha voluto sentire ragioni, e ha preteso di affermarsi ad ogni costo. Possessivo e vorace, prepotente e violento, insofferente di ogni invito alla ragione, sordo a ogni consiglio, irremovibile e determinato nel raggiungere il suo obiettivo... Hai perso il controllo del volante e sei andato a sbattere. Hai fatto del male e ti sei fatto male. Hai sperimentato il tuo limite, hai provato la vergogna di essere così diverso da quello che pensavi, hai cominciato a franare 32 dalla stima verso te stesso. Uno sbaglio? una svista? un abbaglio? Gesù lo chia- ma peccato, lui così misericordioso verso i peccatori, ma mai accomodante e buonista. Difende l’adultera dalle pietre roventi dei farisei, non la condanna e la rimanda in pace, ma la incoraggia a cambiare strada: “Và, e d’ora in poi non peccare più”. “Peccato” significa che non ho fatto solo male al fratello o a me stesso, ma che quel male “offende” Dio. No, Gesù non ha in testa una idea immorale di Dio: un impiccione guastafeste, suscettibile e permaloso. Insegna san Tommaso: “Dio non si offenderebbe per il nostro peccato se – per assur- do – quel peccato non facesse del male a noi”. Infatti devastando l’uomo, il peccato ferisce Dio. E Dio è Padre: come può essere insensibile al male che si fanno i suoi figli? Il peccato è contro Dio, perché è contro l’uomo: lo diminuisce, e finisce per distruggere la sua umanità.

Da dove viene tanto male? La risposta della fede cristiana si basa sulla paro- la di Dio: “Per invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e ne fanno espe- rienza quanti gli appartengono”. E’ la verità del “peccato originale”: il serpente ha battuto in ritirata, ma non senza aver prima deposto nel cuore dell’uomo le sue “uova” velenose, da cui si sarebbero ben presto schiuse le larve malefiche: sono i vizi capitali. Oggi il catalogo dei sette vizi capitali fa sorridere molti nostri contemporanei. Eppure, basta ripassare con cura quell’antico “settenario” per rendersi conto della sua inossidabile attualità, quando si tratta di evidenziare i classici errori dell’uomo. In cima alla lista dei vizi ci sta la superbia, l’orgoglio. Il punto di partenza di ogni esilio di Dio dalla nostra vita è la pretesa di voler esse- re come Dio, di mettere l’Io al centro, di non riconoscere la propria creaturalità.

Atti del Vescovo Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Tutti gli altri vizi ne sono derive ineluttabili: voler avere tutto per sé (invidia), non dare nulla agli altri (avarizia), usare gli altri per il proprio piacere (lussuria) ecc. Passiamoli velocemente in rassegna.

Madre di tutti i vizi, la superbia è l’orgoglioso delirio di onnipotenza che fermenta in ciascuno di noi. E’ la smania di affermarsi sopra gli altri, contro gli altri, a spese degli altri. Con tutto il lugubre corteggio che ne segue: ambizione, prepotenza, manipolazione, abuso di potere, culto maniacale della propria im- magine… E’ l’Io diventato Dio a se stesso. W. Shakespeare ha ben colto l’insidia autodistruttiva di tale patologia narcisista: “L’orgoglioso divora se stesso: l’orgo- glio è il suo specchio, la sua tromba, la sua biografia”. La terapia per collettivo, perché, purtroppo, incompresa. L’umiltà non è una comoda copertura per tirarsi indietro, per non affrontare rischi e assumersi responsabilità: questa è piuttosto l’accidia. L’umile è coraggioso, perché è libero dal ricatto della brutta figura e sa giocarsi per cose grandi e difficili. “L’orgoglioso che crede in se stesso ha buoni motivi per non arrischiarsi in nulla. L’umile è più coraggioso perché riconosce la sua impotenza, e diventa tanto più audace poiché ripone tutta la sua fiducia in Dio”. Vedi quanto afferma di sé l’umilissima e intrepida Maria di Nazaret, nel canto dei poveri e forti, il Magnificat.

“Perché lui ha l’ultimo smartphone e io no?”. “Perché lei deve essere più seducente di me?”. Qualcuno direbbe che queste sono “invidiuzze innocenti”. Ma se ben ricordiamo, fu per invidia che Caino uccise Abele. Anche oggi l’in- 33 vidia ha i suoi devoti clienti e le sue vittime fatali. E la prima vittima è proprio l’invidioso, che si autocondanna a rodersi in se stesso. E’ davvero uno strano vizio quello dell’invidia, perché a differenza degli altri vizi non procura alcun godimento alla propria vita, eppure per questo piacere maligno – fornito dalla rovina del rivale - si è disposti a tutto, pronti a pagare qualsiasi prezzo. Ma è del tutto improbabile che un tale autoavvelenamento del cuore aumenti la nostra capacità di essere felici. Al contrario! Infatti, se l’orgoglio è il piacere che nasce dal miraggio della nostra presunta superiorità, l’invidia è la tristezza che emerge dall’incubo della nostra immaginaria inferiorità. Perciò l’invidioso soffre e oscilla tra disperazione e depressione perché si sente “figlio di un dio minore”, e così diventa carnefice di se stesso. L’invidia – come dice la parola: “guardare di mal occhio” – è una malattia dello sguardo, e quindi può trovare il suo antidoto solo nella gratitudine: per il bene che hanno o fanno gli altri, e anche per il bene che Dio vuole e fa a ognuno dei suoi figli.

Nel suo celebre quadro sui vizi capitali, commissionato da Filippo II, Hie- ronimus Bosch raffigura l’ira sotto forma di due contadini che, ottenebrati dai fumi dell’alcool, si prendono a coltellate per contendersi una donna. Anche l’ira è apparentata con l’infelicità: il torto patito, l’ingiuria subita sviluppano risen- timento, voglia di rivalsa, implacabile aggressività. Ma al fondo dell’ira c’è la tristezza, una tristezza asfissiante, senza speranza, come aveva ben visto Dan- te, che aveva collocato gli iracondi nella palude Stigia: da una parte quelli che emergono dal fango e si percuotono le membra, dilaniandosi con i loro stessi

Lettere e Messaggi Bollettino Diocesano 2011 - n.3

denti in una brama ossessiva di autodemolizione; dall’altra quelli che, in preda a un dolore senza fine, gemono e sospirano, completamente sommersi nel pantano. L’unico vaccino per immunizzarsi dall’ira non può che essere l’amore, perché “la carità non si adira, non tiene conto del male ricevuto”.

La pole position dei pilastri su cui si regge la nostra società è riservata al profitto, al prestigio economico e sociale, in una parola a “sua maestà il dena- ro”. Quando qualche anno fa si cominciò a parlare di globalizzazione, Giovanni Paolo II denunciò profeticamente il rischio che il nuovo fenomeno si risolvesse in un neo-colonialismo. Si pensi alle multinazionali sempre più autonome e potenti; non parliamo dei poco limpidi giochi di Borsa, delle “bolle speculative” di miliardi ai danni dei piccoli risparmiatori. Nel Nuovo Testamento l’avidità- avarizia è spesso definita cupidigia e identificata con l’idolatria, come fa lo stes- so Dante, per il quale gli avari si macchiano di una colpa più grave dei pagani: “Fatto v’avete Dio d’oro e d’argento / e che altro è da voi agl’idolatre / se non ch’elli uno e voi ne orate cento?”. Anche l’avidità confina con l’infelicità, legata alla continua delusione di non poter mai trovare pienamente quello che si bra- ma, e alla soffocante frustrazione di sentirsi sempre più miseri e squattrinati. L’avaro è un uomo solo e disgraziato, perennemente insoddisfatto, fatalmente triste. L’anticorpo all’avarizia non può che essere la gratuità, secondo la para- dossale legge della croce: perdere per trovare, donare la vita per possederla in pienezza. Vedi Gesù e Maria di Nazaret. Vedi madre Teresa e Chiara Lubich, e i 34 ‘nostri’ Alberto Marvelli e Sandra Sabattini. Vedi ancora la stimolante lezione di Baden Powell, fondatore dello Scoutismo: “La felicità non viene stando seduti ad aspettarla. Il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità degli altri”.

Un vizio simpatico e tutto sommato innocente? Che male c’è a godersi le squisitezze della buona tavola? In realtà l’etichetta di ‘vizioso’ non contrassegna il buongustaio, dotato di formidabile appetito e capace di fare festa in modo raffinato, ma identifica il goloso sempre più avido e ingordo che finisce per passare la sua vita tra la tavola e il bagno… C’è un rapporto sbagliato della no- stra società consumista con il cibo, e sia anoressia che bulimia lo confermano. Del resto basti vedere le conseguenze patologiche del vizio della gola: disturbi alimentari, obesità, malattie cardiovascolari, dipendenze da cibo, che vengono trattate in terapia in modo analogo alle dipendenze da droga e alcool. E alla fine il goloso diventa incapace di gustare ciò che mangia, pendolando tra il bi- sogno e il rimpianto. Questa autoafflizione non denota certamente benessere, appagamento e gioia di vivere. Il trattamento più indicato contro tali patologie del corpo e dello spirito non è a base di massacranti digiuni, di prodigiose diete yo-yo, imposte da una moda che ci vuole tutti giovani, belli, filiformi e attraenti. L’unica rimedio effettivamente valido porta il nome un po’ démodé di ‘tempe- ranza’, traducibile oggi con sobrietà. Ma poiché “non di solo pane vive l’uomo”, bisognerebbe curare soprattutto la fame della parola di Dio, secondo l’invito di rabbi Nachman: “Alcuni mangiano per avere la forza di studiare la parola di Dio. Altri, più svegli, studiano la parola di Dio per imparare a nutrirsi”.

Atti del Vescovo Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Oggi si dice sexy, fa più fino. Di sesso sono pieni i giornali, i rotocalchi, i film, la pubblicità, internet con tanto di siti e blog porno. Paradossalmente, per que- sta via, si finisce per arrivare al sesso malato: svalutato, impoverito, espropriato del suo potenziale più alto, quello della tenerezza e della comunione tra uomo e donna. Ormai si sta passando al “sesso estremo”, con rischio annesso: morte. Tanti anni fa si parlava di liberazione della donna; oggi ci ritroviamo i viali affol- lati di “schiave del sesso”. E come non piangere lacrime di sangue per gli orrori della pedofilia? La natura “autocombustiva” della lussuria non può che com- portare un incolmabile vuoto, riempito solo dall’abbaglio del piacere e dell’av- ventura, un miraggio che si rovescia specularmente nell’incubo di un inferno crudele. Se la lussuria risulta pur sempre una distorta ricerca di assoluto, non può essere efficacemente contrastata se non le si dà quanto stava reclamando: una via per incontrare l’Assoluto. Consigliava santa Teresa d’Avila: “Preghiera e peccato non possono stare insieme: o si lascerà l’uno o si lascerà l’altra”.

E infine viene l’accidia: non è solo alla fine, ma è ‘la’ fine. L’accidia non è il “dolce far niente”, ma il terribile “male oscuro”, che spegne la voglia di vivere. Più che il “lasciare andare” è il “lasciarsi andare”. E’ il tunnel dell’anima. San Tommaso la definisce “ripugnanza o tristezza per il vero bene”, e ne descrive la sintomatologia: angoscia spossante, depressione dello spirito, disgusto dell’o- perare. Il suo nome più attuale è ‘depressione’, da cui è colpita in Italia una per- sona su quattro. Il suo fattore scatenante è lo smarrimento esistenziale, per cui la sua cura più efficace è la ricerca di un orizzonte di senso, secondo un celebre 35 aforisma di Nietzsche: “Chi ha un perché nella vita può sopportare quasi ogni come”. “Quasi”? La fede cristiana, basata sulla certezza che “tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio”, permette di cancellare il “quasi”.

Dov’è Dio quando noi soffriamo? “Beati quelli che piangono, perché saranno consolati”: l’ha detto Gesù. Si può esserne sicuri: se un ragazzo si presentasse a scuola con una frase del genere scritta sulla maglietta, farebbe sbellicare dalle risate il 99% dei compagni. In effetti, bisogna francamente ammettere che dire “Beati gli afflitti” significa spararla dav- vero grossa. Come si può essere beati, cioè felici, se si è afflitti, cioè infelici? Eppure Gesù l’ha detto per davvero ed è stato coerente con un messaggio così paradossa- le. Per convincersene, basta guardare in controluce questa beatitudine e leggerla in filigrana sul volto dello stesso Gesù. Perché anche lui ha pianto: ha sentito a pelle il brivido della compassione quando si è imbattuto negli occhi della vedova di Nain, mentre portavano alla sepoltura il suo figlio giovanissimo. Ha pianto alla vista della Città santa, sul suo degrado morale e spirituale, sul male che dilaga nel mondo. Ed è scoppiato a “lacrimare a dirotto” quando ha condiviso lo strazio delle sorelle di Lazzaro per la morte del giovane fratello, suo intimo amico. Ma ha pianto anche nella sua agonia al Getsemani ed è morto “tra forti grida e lacrime”.

Di fronte al mistero del male Gesù non si pone come uno venuto a giustifi- carlo o a negarlo, ma come chi ha scelto di condividerne il peso e di affrontarlo

Lettere e Messaggi Bollettino Diocesano 2011 - n.3

alla radice. Gesù ci rivela un Dio che è il nostro più potente alleato: nessun male per quanto sconvolgente, nessun dolore per quanto lancinante può indurre il credente a prendere le distanze o addirittura il congedo da Dio. Perché Gesù è la trasparenza della misericordia del Padre: ci fa vedere con “fatti di vange- lo” cosa fa Dio di fronte al problema del male: lo combatte e lo vince. Gesù combatte la miseria della condizione umana e la vince con la misericordia. Si commuove di fronte ai malati, che gli si accalcano intorno, e li guarisce. Avvicina varie categorie di emarginati: i bambini, le donne, i lebbrosi, i peccatori segnati a dito, come pubblicani e prostitute. Non si limita a operare in prima persona, ma coinvolge i suoi discepoli Indica il Samaritano come modello di prossimo, che “vede e si commuove”. Esige da tutti un serio impegno per la liberazione, sia pure parziale e provvisoria, da ogni forma di male, fino a quando non verrà la gloria del compimento totale.

Dov’è Dio? Dov’è il buon Dio? si chiedeva qualcuno ad Auschwitz, mentre i prigionieri assistevano impotenti all’impiccagione di tre loro compagni, tra cui un bambino. “Dietro di me – ricordava lo scrittore ebreo Elie Wiesel, che assisteva all’esecuzione – udii un uomo domandare: Dov’è dunque Dio? E io sentivo in me una voce che gli rispondeva: Dov’è Dio? Eccolo, è appeso lì, a quella forca”. Dio era là, Dio è sempre là, ma non dalla parte dove noi guardiamo e vor- remmo che fosse. Dalla parte dell’onnipotenza, della forza, ma dal lato meno 36 visibile, dal lato fragile. Dio è presente come vittima e nelle vittime. Ecco dov’era Dio. Ecco dov’è. Cristo c’era quel 14 di nisan dell’anno 30, sul Golgota, faccia a faccia con il male, una volta per tutte, e ha vinto. Lo sgomento del male senza senso ci costringe al faccia a faccia con Cristo in croce: in lui vediamo la nostra croce e la croce degli altri. E capiamo che non c’è altra soluzione all’enigma del dolore innocente. La croce di Cristo non eli- mina il chiaroscuro della fede, ma trasforma l’enigma in mistero. L’enigma è un giallo; il mistero, un’avventura. E’ una traversata con una fragile barca a vela, su un mare agitato, spesso in tempesta. E Dio ci chiede di salire in barca con noi. Noi non siamo padroni del vento, e non sempre Lui placa le nostre tempeste. Ma ci aiuta a orientare la vela e a non fare naufragio: Dio è il Salvatore.

L’11 marzo di quest’anno, il Giappone orientale è stato devastato da un terribile tsunami che ha fatto moltissime vittime. Il sisma ha colpito anche una centrale nucleare di Fukushima e ha causato l’emissione di energia atomica con conseguenze non ancora esattamente prevedibili nell’atmosfera, sulla terra e nei mari. Si può ritenere un castigo di Dio? A parte l’idea di un Dio vendicativo che sfogherebbe la sua ira implacabile contro popolazioni tra cui ci sono anche bambini innocenti – una idea che non corrisponde affatto al Dio rivelatoci da Gesù di Nazaret – si impone la domanda capitale: dove andrebbe a finire la giu- stizia di un Dio che punisce un popolo a prevalenza scintoista e non invece, ad esempio, qualche nazione europea che ha ripudiato la sua vocazione cristiana e sembra sempre più avviata verso una generalizzata scristianizzazione?

Atti del Vescovo Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Certo, una domanda si impone: ma perché Dio non ha creato un mondo a tal punto perfetto da non potervi essere alcun male? La Chiesa risponde: “Nella sua sapienza e bontà infinite, Dio ha liberamente voluto creare un mondo av- viato verso la sua perfezione ultima. Questo divenire, nel disegno di Dio, com- porta, con la comparsa di certi esseri, la scomparsa di altri, con il più perfetto anche il meno perfetto, con le costruzioni della natura anche le distruzioni. Quindi, insieme con il bene fisico esiste anche il male fisico, finché la creazione non avrà raggiunto la sua perfezione”. E conclude: “Noi crediamo che Dio è Signore del mondo e della storia. Ma le vie della sua Provvidenza spesso riman- gono sconosciute. La fede ci dà la certezza che Dio non permetterebbe il male se dallo stesso male non traesse il bene per vie che conosceremo pienamente soltanto nella vita eterna”. La sofferenza non ha il senso di una vendetta dell’ira divina nei confronti dei peccatori, ma quello di una misteriosa conformazione e associazione all’opera redentrice di Cristo. Il dolore non è commisurato al peccato commesso: non sono i più grandi peccatori, ma sono i più grandi santi che passano attraverso le prove più dolorose. Nel piano divino non esistono disgrazie, ma tutto è grazia. Proprio tutto!

La felicità della Pasqua E’ risorto! Da quando il mattino di Pasqua quel messaggio ha cominciato a rotolare giù dal Calvario, tutto è cambiato. Alla sera del venerdì precedente – il più nero della storia - sembrava tutto finito. La morte aveva riportato il suo 37 trionfo più triste e funesto. Perché era stato condannato colui che aveva detto le cose più giuste? Perché aveva dovuto soffrire proprio Lui che aveva asciugato tante lacrime? Perché aveva dovuto morire dopo aver ridato a molti vita e spe- ranza? Allora, nella somma algebrica del bene e del male, vince infallibilmente il segno meno? In definitiva, la menzogna ha sempre la meglio sulla verità? la violenza sull’amore? la morte sulla vita?

E Dio dov’era andato a finire? Perché ha lasciato solo il Figlio sulla croce? Perché non ha mosso un dito a sua difesa? Gesù aveva pregato, pregato, prega- to. E aveva respinto la tentazione diabolica di immaginare un Dio che è contro la gioia dei suoi figli. Gesù aveva sentito il Padre lontano, ma aveva creduto fino all’ultimo nel suo amore e si era offerto a lui: “Padre, nelle tue mani affido la mia vita”. Si era lasciato sostenere dallo Spirito Santo, l’amore sempre più gran- de del suo pur grandissimo dolore. E il Padre non lo ha salvato dalla morte, ma lo ha liberato dal sepolcro. Gli uomini lo hanno ridotto a un numero; il Padre gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni altro nome. Questa è la Pasqua: è la vittoria della speranza sulla disperazione, dell’amore sull’egoismo, della vita sulla morte.

Cosa avremmo potuto dire noi, se Cristo non fosse risorto? Avremmo do- vuto dire: E’ stato un grande uomo, magari anche il più grande, ma in fondo era solo un pover uomo: alla fine è stato ingoiato anche lui dalla morte. E invece ecco la più rivoluzionaria di tutte le news: è risorto! Non è un grido, frutto di

Lettere e Messaggi Bollettino Diocesano 2011 - n.3

esaltazione collettiva. Anzi i discepoli hanno fatto fatica a crederci, perché non c’era nessun precedente del genere nella storia di Israele e di tutta l’umanità. E’ vero che Gesù stesso aveva risuscitato Lazzaro, il figlio della vedova di Nain, la figlia di Giairo, ma poi questi ‘risorti’ sono… ‘ri-morti’. La risurrezione di Gesù è tutt’altra cosa: è l’approdo a una vita nuova, gloriosa, immortale. E’ vero che il Maestro l’aveva predetto ai discepoli che sarebbe risorto, ma loro non ave- vano capito nulla. Per questo l’ipotesi per cui la risurrezione sarebbe stata un “prodotto” della fede (o della credulità) dei discepoli, non è sostenibile. Non è stata la fede dei discepoli a ‘risuscitare’ Gesù morto, ma è stato Gesù risorto a ‘risuscitare’ la fede morta dei discepoli.

A Pasqua cambia tutto: il peccato è perdonato, il dolore non è più disperato, la morte non è il tunnel che sbocca nello strapiombo del nulla, ma lo svincolo che immette nella vita per sempre. A Pasqua nasce la certezza che la vita non è fatta per la morte, ma la morte per la vita. Che non si vive per soffrire, ma si soffre per vivere. Aveva ragione Don Oreste: “Nel momento in cui chiuderò gli occhi a questa terra, la gente dirà: è morto. In realtà è una bugia”. Ma quanti di noi si meritano il rimprovero di George Bernanos: “Cristiani, dove diavolo na- scondete la vostra gioia?”. Il romanziere inglese Bruce Marshall sosteneva che “una Chiesa che non ride, crede poco alla risurrezione di Cristo”. Analoga accusa da parte del filosofo ateo Friedrich Nietzsche: “Se veramente credeste nel Cristo risorto, dovreste avere gli occhi che brillano di gioia”. Un giorno un signore disse 38 a un sacerdote: “Io ho bisogno di vedervi sempre tristi. Allora mi sento tranquil- lo e mi convinco una volta di più che sono tutte balle quelle che voi raccontate in chiesa. L’unico momento in cui ho dei dubbi, è quando vi vedo contenti”.

La gioia di essere cristiani Battezzati, cioè immersi nel Suo amore. Nel mio portafoglio, insieme ai documenti, conservo anche il certificato di battesimo. Ovviamente non è per esibirlo come un passaporto, ma perché fa bene a me ricordare che sono stato battezzato e che da quel 28 settembre 1947 la mia vita è cambiata: quel giorno avvenne la mia seconda nascita, una nuova creazione.

Ricordo quando da piccolo mio padre mi accompagnava a vedere il fonte battesimale nella chiesa del mio paese. Mi raccontava come si era svolta la liturgia. Mi rispiegava il mio nome e il perché mi era stato messo. Certo, per ricordare qualche bisnonno e qualche zio, ma soprattutto per dirmi che Dio Pa- dre mi aveva fatto suo figlio, che mi conosceva per nome, lo stesso di Francesco d’Assisi. Quindi io ero importante per Dio, se Lui non solo mi aveva dato la vita, ma mi riconosceva tra i miliardi di uomini con il mio nome proprio e mi chiama- va a compiere una missione che, crescendo, avrei pian piano scoperto e, con il suo immancabile aiuto, realizzato. Il papà mi raccontava che, mentre mi veniva versata l’acqua sulla testa, il celebrante – mio zio sacerdote – mi aveva detto in latino: “Francisce, ego te baptizo in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti“. Que- ste furono le prime parole latine che mi rimasero come cicatrizzate nella memo-

Atti del Vescovo Bollettino Diocesano 2011 - n.3

ria. Il babbo mi raccontava ancora che si era messo in un angolo a recitare per conto suo il Veni creator rigorosamente in un latino alquanto approssimativo, facendosi sentire da mia madre, che gli diceva sottovoce: “Ma perché preghi Dio in latino se non lo capisci!”. E lui, di botto: “L’importante è che mi capisca Lui!”.

Da grande poi avrei scoperto che quel giorno per me era stata la prima Pasqua, il momento in cui si rendeva presente tutto il dramma della storia della salvezza. Per nascita figlio di Adamo, coinvolto nella rovina totale della prima caduta e senza nessuna possibilità di risollevarmi con le sole mie forze, ero stato “afferrato da Cristo” e innestato misteriosamente, ma realmente, nella sua morte e risurrezione. In quel momento veniva distrutta la mia solidarietà nel male, per rinascere a una nuova forma di vita, quella del nuovo Adamo. Non era un cambiamento superficiale o formale, ma una nuova creazione perché richiedeva non meno, ma più potenza divina che non la creazione dal nulla. In quel momento passavo dal regno del peccato, della morte, della schiavitù, al regno della grazia, della vita, della libertà dei figli di Dio. Ero stato letteralmente afferrato di peso da Dio e trasferito nel regno del suo Figlio prediletto. E tutto ciò era avvenuto in modo gratuito, preveniente, senza alcun mio merito, prima di ogni mia iniziativa. Ero stato riplasmato dal di dentro sulla forma di Cristo, e tutta la mia vita a partire da quel momento sarebbe stata associata alla storia di Gesù, e continuamente segnata dalle grandi meraviglie che Dio aveva compiuto in quella prima Pasqua sacramentale del mio battesimo. Ripensando a quell’evento, non solo non ho mai recriminato contro i miei 39 genitori che mi avevano fatto battezzare, ma ho sempre provato nei loro con- fronti gratitudine inesauribile per avermi fatto cristiano. Con quel gesto, in un modo certamente pre-riflesso, essi mi avevano associato a ciò che costituiva per loro la ragione dell’esistenza: vivere da figli di Dio. Proprio perché mi avevano dato la vita, si erano sentiti impegnati a trasmettermi il senso della vita. Non a parole: non ricordo mai i miei genitori che mi abbiano detto: Ora ti spieghiamo il senso dell’esistenza… Ma con la loro vita illuminata dal vangelo, mi avevano trasmesso l’incalcolabile tesoro della fede.

E la felicità? Quando viene al mondo, con il suo primo vagito, il cucciolo umano lancia un messaggio: Eccomi, sono proprio io; ci sono, e voglio essere felice. Per la sua felicità ogni babbo e ogni mamma sarebbero disposti ad af- frontare qualsiasi sacrificio, ad investire qualunque risorsa, a pagare ogni prezzo. Ma qual è la felicità più grande che il pianto del bambino invoca e che i genitori desiderano per lui? Con parole semplici potremmo dire: è la felicità di sentirsi amato. E dunque è la certezza che la vita è buona e merita di essere vissuta. Che se la tristezza è il sentirsi soli e abbandonati, la gioia è quella di aprirsi, di comunicare con gli altri, e la gioia più grande “non è altro che l’atteggiamento di chi non tiene niente per sé, ma è totalmente in stato di dono permanente”. Umile, grata fierezza dell’essere cristiani! Oggi è tornato il momento di testi- moniare senza complessi di superiorità o di inferiorità, senza intolleranza e senza vergogna la gioia di essere cristiani. La gioia di sapersi e di sentirsi figli del Padre: non orfani né vagabondi, non schiavi né mercenari, ma figli-figli, amati, pre-scelti

Lettere e Messaggi Bollettino Diocesano 2011 - n.3

e candidati alla vita eterna. La consolante verità che siamo fratelli di Cristo, suoi seguaci e testimoni, innestati in lui come tralci in cui fluisce la vita della vite divi- na. Allora, amici, lasciatemi cantare sottovoce la gioia di essere cristiano.

Grazie, mio Dio! Quale tesoro di grazia mi hai messo nel cuore quel giorno in cui sono stato lavato dalle acque profumate del tuo amore. Sei venuto ad abitare in me, ho ricevuto il nome di Cristo, sono stato consacrato nel segno della santa croce. Tu sei diventato per me roccia e tenda, pane e compagnia, fuoco ardente e brezza riposante, barca e vento che ne gonfia la vela. Grazie, mio Gesù! Sono il tuo tralcio, e sento la linfa del tuo sangue fluire in me, goccia a goccia, per risanare e riaccendere il mio sangue spento. Hai com- piuto la promessa di rendermi un altro te stesso: ora non sono più io che vivo, ma sei Tu che vivi in me. Grazie, santo Spirito d’Amore! Tu mi fai vincere la paura della vita e la paura della morte, la paura di me e dell’altro, la paura di amare, di soffrire, di donare, di servire. Grazie, santissima Trinità: Padre-Amore che tutto dona e nulla trattiene; Fi- glio-Amore che tutto accoglie e tutto ridona; Spirito-Amore forte e dolce, assoluto e infinito, gratuito, immacolato. Grazie per il dono della tua Parola, che mi permette di venire a contatto con il roveto ardente del tuo mistero, senza farmi sbagliare sulla tua pur sempre inafferrabile identità. 40 Grazie per il dono della Chiesa, per la fierezza umile e grata di appartenervi, per la spinta a lavorare per la sua purezza con il cammino personale della santi- tà, senza acide intolleranze verso le imperfezioni altrui. “Che non mi accada mai di sentirla estranea o di sentirmi a lei estraneo”. Grazie per il dono del presbiterato e del presbiterio diocesano, per le fami- glie cristiane, le comunità religiose e per i tantissimi cristiani laici di questa cara Diocesi che non merito di servire…

La felicità c’è “Vescovo” significa “colui che guarda dall’alto”. Come ‘supervisore’, mi ritrovo a guardare il ‘panorama’ spirituale della Diocesi da un osservatorio pri- vilegiato, e ho la fortuna di venire a conoscenza di autentici “fatti di vangelo”. E’ con sentita riconoscenza verso i protagonisti che vengo a raccontare alcuni frammenti tratti dal “quinto Vangelo della Chiesa riminese”. Da essi si vede come il test della fede dia lo stesso risultato del test della felicità.

***

Ecco la riflessione di Chiara, che si autodefinisce come “una mamma del dolore”. Mi è arrivata tra le mani lo scorso venerdì santo.

La mia figlia più piccola ha la fibrosi cistica, una malattia genetica, progres- siva e incurabile. Questo vuol dire che non abbiamo più una vita, almeno nel

Atti del Vescovo Bollettino Diocesano 2011 - n.3

senso comune del termine: non possiamo programmare di fare qualcosa do- mani o fra una settimana, perché non abbiamo un domani per noi. Ogni giorno è fatto di cure e terapie, anche i giorni in cui sta bene non sono comunque ‘normali’: circa 20 capsule da prendere al giorno, 5 aerosol, un lavaggio al naso e una mezz’ora di fisioterapia. Siamo nella settimana santa e come ogni anno si pensa al lungo percorso che ha portato Gesù fino al suo martirio. Certo, le sue sofferenze, il suo dolore e di conseguenza il suo amore per noi sono al centro dei nostri pensieri. Il mio percorso però mi porta anche altri pensieri. Se penso a Gesù e al dolore che ha vissuto per noi, non posso non pensare al Padre: non seduto sul trono che ammicca soddisfatto al bel lavoro eseguito dal suo Figliolo… Se penso al Padre non posso non immaginarlo colmo di un amore così smisurato da sacrificare il Figlio. Certo, se io potessi far guarire mia figlia, non mi occorrerebbe un minuto per pensarci, ma Lui poteva e non l’ha fatto; Lui certamente lo voleva, ma lo ha lasciato nelle nostre mani. Il Padre non ci ha donato solo il Figlio; ci ha donato se stesso, e questo noi qualche volta lo mettiamo in secondo piano: il Padre, una “persona” come il Figlio e lo Spirito Santo, non solo il Motore dell’universo! Oggi Gesù appeso a quella croce ci strazia il cuore: è il centro della prospet- tiva a cui si rivolgono i nostri sguardi. E quando pensiamo a quei momenti in cui si è sentito del tutto solo e abbandonato da tutti, persino dal Padre, lo sentiamo più vicino che mai, più di quando compiva miracoli e aveva la risposta giusta per zittire farisei e dottori della legge. Lo mettiamo come un disegno fatto su carta velina su nostri dolori, sul nostro senso di solitudine, e il suo disegno 41 combacia perfettamente con il nostro: “vero uomo e vero Dio”. Ma c’è un altro protagonista della giornata: è il Padre! Colui che ha reso possibile tutto questo, Colui che ha preparato il dono, Colui che ha inventato questo gioco d’amore un po’ fuori dai nostri schemi: Lui ci dona tutto e noi, se lo vogliamo, lo riceviamo! Che abisso di amore e di dolore deve essere stato quel momento, quello in cui ha sentito il grido del Figlio: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. E sotto la croce c’era Maria, il dolore del Padre e il dolore della Madre si unisco- no, e lei diventa docile strumento del fiume di misericordia che ne nasce!

***

Questa è la lettera di Andrea, un giovane papà che partecipa la notizia della nascita della sesta figlia, colpita dalla sindrome di Down.

Lunedì 6 giugno, alle 18,18, è nata Emma, con una particolarità che gli altri chiamano Down. Io adesso la chiamo Dono, e questo l’ho imparato dalla Barba- ra che appena è nata Emma, ha detto all’infermiera, con gli occhi lucidi: “Prima di tutto è un Dono”. La sera, quando sono andato a letto, mentre pensavo alle telefonate e ai messaggi degli amici, avevo il cuore pieno: una sensazione che non avevo mai provato in vita mia. Dovevo fermarmi e respirare profondo, perché me lo sentivo scoppiare: così contento non lo avevo mai sentito. Penso che quando ci diciamo il centuplo quaggiù, ecco io penso di averlo sfiorato, e chi può riempirlo così?

Lettere e Messaggi Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Qualcuno mi ha scritto che Emma è la tenerezza di Cristo, e io aggiungo che i miei amici sono il tramite della tenerezza di Cristo, in questo caso. In ospedale mi è poi capitato un altro fatto che ti voglio raccontare. La pedia- tra del reparto ci ha chiesto di incontrare una coppia giovane che aveva appena partorito il primo figlio ed era Down. Io la prima cosa buona che ho pensato è stata che forse avremmo potuto aiutarli in qualche modo. E invece quando in- contriamo Elisa, la mamma di questo bimbo, ci troviamo una ragazza sorridente che aveva un sacco di preoccupazioni, ma tutte sul fatto che non sapeva da dove iniziare, come dargli da mangiare, vestirlo ecc., ma anche lei a un certo punto ha detto. “Ma in fondo è un dono e mi sembra anche molto bello!”. Mi ero già fatto un’idea di quello che doveva succedere, e ancora una volta la realtà mi aveva spiazzato. La conferma è venuta quando la Elisa ha detto che non erano ancora sposati e che prima del parto pensavano di fare il battesimo, con una cerimonia molto semplice. Ma adesso, con la sorpresa che era arrivata, avevano deciso di fare una grande festa. Incredibile!”.

***

Ora riporto le parole di Giorgio, al termine del funerale della giovane figlia, Marta, deceduta dopo quattro anni di dolorosa malattia.

Caro Gesù, se oggi mi chiedi se sono felice, no! Non posso essere felice, 42 perché io, Marta, l’avrei voluta qui. Però posso dirti che sono felice perché so che Marta in questo momento ti vede, è fra le tue braccia, dove lei voleva essere. Devo ringraziare anche Marta, perché la sua presenza così preziosa nelle nostre vite ci ha insegnato che si può vivere tutto, compresa la malattia, con letizia e senza rassegnazione. Io ti ringrazio, Padre, perché questo periodo chi ci hai dato di vivere con lei, è stato bellissimo, perché abbiamo fatto esperienza di come ha vissuto la malattia senza tristezza, sempre – come diceva lei – “in prima linea”. In prima linea – mi spiegava – significa “non in ultima, e quindi combatto, certa del grande abbraccio, con le armi che sono i grandi amici e la preghiera”. Grazie, Marta. Tu hai sempre guardato tutto con curiosità, guardando cosa c’è di bello, di buono e di vero in ogni circostanza, perché – dicevi – “bisogna guardare al fondo delle cose e scoprire che, là al fondo c’è Lui, c’è sempre Lui”. Tu, Marta, ci hai inse- gnato con la tua vita solo Lui può bastare. Aiutaci adesso che Lo vedi e sei abbrac- ciata a Lui, perché questa cosa possa diventare per noi esperienza quotidiana”.

***

Questo è l’estremo saluto di Matteo, alla giovane sposa, morta a 29 anni.

Cara Lidia, amore della mia vita. Dal primo giorno abbiamo saputo di essere una cosa sola. Ci siamo scoperti col dialogo interiore più alto, la condivisione spontanea dei pensieri e delle intenzioni, subito chiari i presupposti per la no- stra vita insieme. Abbiamo camminato nel conforto di affrontare la vita insieme, sapendo di poter volare mano nella mano, come angeli con un’ala sola. Di te ho

Atti del Vescovo Bollettino Diocesano 2011 - n.3

amato tutto, più di me stesso: ogni fibra del tuo corpo, della tua anima è stata il tempio in cui inginocchiarmi per ringraziare Dio del dono della vita. Ora sei in me fino all’essenza più profonda della mia umanità. Nella vita Dio ci ha parlato chiedendoci l’ascolto più profondo, i suoi segni ci preparavano a ciò che doveva venire. Stava a noi accettare tutto come dono per essere liberi e felici. Ti sei affidata a me in piena libertà, non perché costret- ta dai limiti della nostra natura ma per amore incondizionato. La tua certezza infusa che Dio dona la vita ci ha fatto camminare col sorriso nelle avversità. Sulle inquietudini abbiamo soffiato insieme per vederle dissolte. Potevi resistere, ti sei abbandonata. Potevi fuggire, hai accettato. Potevi ri- bellarti, hai amato. In te cercavo la bellezza che mi ha fatto innamorare e ne ho trovata una molto più grande. Ora in te tutto è gioia infinita. Mi hai donato la vita che sognavo da sempre, il matrimonio perfetto, la realizzazione che da sola basta alla felicità. Mi hai insegnato a vivere. Vivere per amare senza riserve, perché nel nostro stare insieme tutto fosse visto alla luce del senso ultimo che pervade l’esistenza. Mi hai insegnato a morire. Morire a me stesso per essere ricolmato di soprannaturale grandezza. Andare incontro al Signore con grazia e splendore, tu candela dalla lievissima fiammella, luce radiosa degli astri più limpidi. In questa chiesa ci siamo donati noi stessi. In questa chiesa ora ci salutia- mo, mentre mi precedi nella braccia del Padre. Attendimi: quando ci rivedremo, sarà per sempre… 43 ***

Durante la visita pastorale, il parroco mi ha accompagnato presso una famiglia, che, dopo Francesco, nonostante l’invito dei medici ad abortire, ha accolto l’arrivo di Lorenzo. La mamma, qualche giorno dopo, mi ha scritto una lettera.

(…) La trepidazione e la dolce attesa che accompagna l’arrivo di un bimbo, nel nostro caso sono state molto presto funestate dal dolore di una notizia ter- ribile e dall’invito dei medici ad abortire. Settimana dopo settimana, siamo stati preparati non solo all’idea che probabilmente la gravidanza si sarebbe interrot- ta, ma che, se mai fossimo arrivati al termine, Lorenzo non sarebbe sopravvis- suto. E se mai fosse sopravvissuto, la sua vita sarebbe dipesa totalmente dalle macchine e sarebbe stato una bambola di pezza. Nonostante tutto però lui c’e- ra ed era vivo; si muoveva dentro di me donandomi tanta gioia. Così abbiamo comunicato ai medici la nostra volontà: lasciare spazio a questa vita. Ci siamo affidati al Signore, sapendo di offrire al nostro cucciolo tutto quanto potevamo. Intanto si avvicinava il Natale, e proprio nei giorni in cui ci si appresta a celebra- re la vita, i medici ci parlavano di morte, ma noi abbiamo cercato ugualmente di godere di ogni istante che rimaneva della gravidanza e di ogni movimento che Lorenzo faceva nel suo nido meraviglioso. Il 20 dicembre scorso Lorenzo è venuto alla luce e nella nostra famiglia è esplosa la vita, questa vita che per noi è già un miracolo.

Lettere e Messaggi Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Non chiediamo nulla di diverso da quello che abbiamo. Siamo certi che Francesco e Lorenzo sono il più grande dono che il Signore potesse farci, spe- rando di essere all’altezza dell’importante ruolo pensato per noi. Noi continuia- mo a fidarci di Lui e godiamo di ogni istante che ci viene donato.

***

Benedetta è una normale ragazza di 21 anni e mi ha raccontato dove ha scoperto il segreto della felicità.

Io ho incontrato Dio quando ho scelto di voler essere felice per davvero. Fino a quel momento pensavo che la felicità fosse nello stare solo con chi consideravo interessante o piacevole, nel sentirmi da più degli altri, nel deci- dere della mia vita, del mio tempo, dei miei soldi, come se il destino degli altri miliardi di persone che vivono sulla terra non mi riguardasse. Provate a vivere così! Non felicità, ma sempre più vuoto, solitudine, insoddisfazione. Dio Padre ha permesso che toccassi il fondo del malessere, perché comprendessi che la gioia a cui mi ha chiamato e che può davvero riempire il mio cuore, è un’altra! La radicalità di Gesù mi ha incantato: sii puro di cuore, trasparente del tutto alla verità; sii povero in spirito, capace di riconoscere che niente ti appartiene, nemmeno la tua vita, ma che tutto è dono per cui rendere grazie; sii mite e misericordioso, una persona di pace, che dà la vita anche per chi non ti ama; 44 sii cercatore insaziabile e instancabile della giustizia perché tu sei responsabile del bene dell’altro, in quanto è tuo fratello. Ecco la felicità: quando ho smesso di vivere per me stessa e ho lasciato spazio a Dio provando a seguire Gesù, in questo cammino di rivoluzione nell’amore ho scoperto veramente cosa vuol dire gustare la vita.

***

Massimo, 34 anni, dall’anno scorso è missionario laico e lavora nell’ospe- dale diretto da Marilena Pesaresi, a Mutoko, in Africa. Gli ho chiesto un mes- saggio per voi giovani.

Cari amici, dopo alcuni mesi dalla partenza con il mandato missionario da parte del nostro Vescovo Francesco, non posso che ringraziare immensamente e sempre di più il Signore per avermi fatto il dono della chiamata alla missione. Devo ammettere che, pur non essendomi mai mancato nulla, sono sempre sta- to alla ricerca del mio posto in questa meravigliosa vita che il Signore ci dona. Felice e tutto sommato sereno, ma… Negli anni, crescendo e maturando, c’è stata sempre l’ombra di un ma… “Ma che cosa devo fare per essere veramen- te felice?”. Con insistenza ho domandato al Signore, con costanza e volontà mi sono lasciato guidare dai sacerdoti che il Padre ha messo sulla mia strada, perché mi aiutassero a trovare il giusto ritmo con il quale camminare su quel tracciato che il Signore aveva tracciato per me. La nostra vita è una chiamata; e a questa chiamata siamo estremamente liberi di rispondere come desideriamo.

Atti del Vescovo Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Personalmente sono arrivato al mio sì, proprio per aver sperimentato la pienez- za del dono del Signore, una gioia e una pace del cuore che non è di questo mondo, pur provandola già qui. Mi accorgevo che più seguivo quel tracciato e più questi sentimenti prendevano posto nel mio cuore. Allora, grato al Signore per tutto quello che mi donava, perché indugiare e non buttarsi? Certo, sareb- be superficiale e falso non dire che il cammino riserva e ha riservato anche momenti di difficoltà, sconforto, fatica, ma non è mai mancato l’appoggio e la certezza della presenza del Signore che sussurra: “Non temere, fidati di me!”. Il Signore chiama ognuno di noi a un progetto, a una vocazione. Il bello è che lo fa chiamandoci per nome, in modo del tutto personale, e soprattutto lo fa per il nostro bene, per renderci liberi, felici e appagati. (…) Seguendo il cammino tracciato per ognuno di noi, permettiamo a Gesù di camminare con noi e di riempirci della sua pace e della sua gioia. Allora possiamo dire: “La vita a volte è anche dura, ma è meravigliosa”. Tutto il contrario di: “La vita sarà anche bella, ma è dura”. Sono le stesse parole, ma come è vero che, come dice il nostro Vescovo: “Con Cristo o senza Cristo cambia tutto”.

***

Una conclusione aperta. Forse, cari amici, se avrete avuto la pazienza di arrivare fino in fondo, vi sarete chiesti se era proprio il caso che quest’anno ag- giungessi l’etichetta ‘Pastorale’ a questa mia Lettera. A prima vista un Vescovo 45 che scrive su “giovani e felicità” fa più un discorso di tipo educativo e spirituale che non strettamente ‘pastorale’. Ma mi domando: la dimensione educativa non appartiene forse al cuore del servizio pastorale? Anzi la sfera educativa si allarga a comprendere anche il campo civile, culturale, sociale e politico. Sì, anche politico! Sentite cosa disse Don Giussani, un giorno, alla fine degli anni Sessanta, a un giovane che considerava ormai la rivoluzione l’unico modo per incidere sulla storia: “Le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono felice l’uomo. La forza che fa la storia è un Uomo che ha posto la sua dimora tra noi, Cristo. La riscoperta di questo impedisce la nostra distrazione come uomi- ni, il riconoscimento di questo introduce la nostra vita all’accento della felicità”. Provare per credere! Questa lunga lettera è un po’ come un racconto senza finale: manca la vo- stra storia. Mi piacerebbe condividerne con voi almeno qualche frammento. Se volete, potete scrivermi. Resto in attesa, e vi saluto di cuore.

Rimini, 8 settembre 2011 Festa della natività di Maria

+ Francesco Lambiasi [email protected]

Lettere e Messaggi Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Lettera per l'inizio dell'Anno Pastorale

Ai Sacerdoti e ai Diaconi della Diocesi

Carissimi, nel momento in cui, con la prossima festa di san Gaudenzo, sta per comin- ciare il nuovo anno pastorale 2011-’12, ho ritenuto opportuno parteciparvi un grappolo di pensieri, maturati nella preghiera e nel discernimento spirituale. In questi giorni mi risuona spesso nell’animo la parola ispirata, rivolta da Paolo a Timoteo: “Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani” (2Tm 1,6). Da quando mi è capitato di notare che, per dire ravvivare, nel testo greco si usa un verbo composto da tre radici - “nuovamente”, “vita”, “bruciare” - ed è un verbo che evoca la metafora del “ri- attizzare-il-fuoco”, mi viene da pensare che il “dono” (gr. chàrisma) trasmessoci con l’imposizione delle mani è veramente un fuoco, acceso in noi dallo Spirito (il fuoco della Pentecoste!), ma che a noi tocca “riattizzare” continuamente, 46 altrimenti rischia di spegnersi. Questo pensiero mi richiama a sua volta alcune parole di H. Urs von Balthasar: “Dio è un fuoco divorante. Fai attenzione: egli comincia con una piccola fiamma; se ti lasci prendere, allora sei perduto, per- ché non ci sono limiti verso l’alto. Egli è Dio, è abituato all’infinito, non conosce misura. E’ un seduttore dei cuori”. Mi domando allora: che ne è del fuoco del “carisma” che è stato acceso quaranta anni fa nella mia vita? come potrei ac- cendere negli altri il fuoco dell’amore per il Signore, se in me si andasse ormai spegnendo anche la più flebile scintilla? E’, questa, la spina di una domanda dalla quale debbo/dobbiamo lasciarci pungere, altrimenti il fuoco del carisma, coperto dalla sabbia di un attivismo frenetico e spasmodico, soffocato dalla cenere di ansie, amarezze e dure contrarietà, finisce inesorabilmente per spe- gnersi del tutto. Certo, siamo rientrati nello tsunami di una delle crisi più rovinose del ca- pitalismo. Nei giorni del Congresso Eucaristico di Ancona, mi sono spesso do- mandato: che cosa implica per noi credenti affermare con Gesù, nostro unico Maestro, che “non di solo pane vivrà l’uomo?” (Mt 4,4). E’ sicuro: noi cristiani non siamo esentati dal patire le stesse inquietudini che affliggono tutti. Non siamo dispensati dall’ansia del destino che incombe sulle generazioni pros- sime future, alle quali stiamo lasciando in eredità un mondo-immondezzaio, nel senso materiale e morale del termine. E’ davvero un mondo “immondo”: orribilmente deturpato da vergognose diseguaglianze sociali, aggredito da un individualismo cinico e menefreghista, irreversibilmente sfregiato da un inqui- namento folle e forsennato. Allora viene da chiedersi: qual è il bisogno più im- pellente che deve essere soddisfatto per poter uscire dal tunnel interminabile

Atti del Vescovo Bollettino Diocesano 2011 - n.3

di questa terribile crisi? Il Papa ce l’aveva detto nella Caritas in veritate, enciclica tanto ipocritamente applaudita quanto troppo sbrigativamente archiviata. La massima urgenza non più rinviabile per questo tempo di crisi è un progetto d’uomo. Ecco l’impegno del decennio: educare alla centralità del bene comune, come bene di ognuno e di tutti. Tornare a in-segnare - ossia a “dirlo con segni” leggibili e convincenti, e tali sono solo dei concretissimi fatti, veramente “fatti” di carità nella verità - che il centro dell’esistenza umana non sta nell’economia del profitto, ma nella logica evangelica e umanissima del dono. La crisi è grave e drammatica, ma non è né ineluttabile né inguaribile; bisogna però azzeccare la terapia. E l’unica terapia efficace è quella che pone il bene comune al di sopra dell’utile particolare. Altrimenti sarebbe come voler curare la tossicodipendenza con la cocaina. A questo punto di intersezione si situa l’orientamento ispiratore del nuovo anno pastorale, dedicato al battesimo: IMMERSI NEL SUO AMORE - C’è una vita più umana di quella cristiana? E’ un tema fondamentale, nel senso che riguarda le fondamenta della nostra esistenza e della nostra Chiesa. Sì, varie volte ho l’impressione che rischiamo di essere talmente occupati con gli stucchi e le decorazioni della chiesa, o al massimo con la sua architettura interna, da non renderci più conto della effettiva solidità della sue fondamenta. E quando le fondamenta scricchiolano... Ora, se è vero che il battesimo rappresenta il basamento dell’edificio cristiano, come non preoccuparci del fatto che tanti cristiani vivono come se non fossero mai stati battezzati? Ecco allora la grazia che in questo anno vogliamo invocare dal Signore: la grazia della conversione. 47 Ricordiamo le parole di Pietro il giorno di Pentecoste: “Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo” (At 2,38). Se siamo stati battezzati da piccoli, quando non era possibile che la conversione personale precedesse il battesimo, non per questo siamo stati esonerati dall’impegno che quella conversione debba coerentemente seguire il principio e fondamento della nostra vita cristiana, appunto il battesimo. Anzi noi pastori e diaconi siamo impegnati a riprendere per primi e a proseguire ogni giorno il cammino della nostra conversione, senza la quale l’esercizio del ministero ordinato sarebbe di salvezza per gli altri, ma di amara condanna per noi. Dunque, rituffarci nell’o- rigine: ecco il dono che in questo nuovo anno pastorale siamo impegnati a invocare, a ricevere, a far fruttare. Se ci sarà la radice di questa conversione spirituale, non mancherà il frutto della - tante volte richiamata - conversione pastorale, mirata al fine di far diven- tare le nostre parrocchie comunità più missionarie ed evangelizzanti. Questo potrà avvenire se si porrà mano ad una effettiva pastorale integrata, per la qua- le vi invito a ritornare alla mia lettera di costituzione della omonima Commis- sione diocesana (9 maggio 2011; Bollettino, 2/2011, pp. 60-62). Ma se è vero che per pastorale integrata intendiamo con Papa Benedetto “l’integrazione sia dei diversi operatori pastorali in un unico cammino pastorale, sia delle diverse dimensioni pastorali”, quali l’annuncio, la liturgia, la carità, in questo nuovo anno ci dedicheremo a declinare esercizi concreti di pastorale integrata riguar- do al battesimo, secondo principi, criteri, metodi, che richiamo brevemente, nei seguenti punti.

Lettere e Messaggi Bollettino Diocesano 2011 - n.3

1. Prima di tutto la comunità. Si ricorderà l’ultimo paragrafo del Documen- to di base: “Prima sono i catechisti e poi i catechismi; anzi, prima ancora, sono le comunità ecclesiali” (n. 200). Se la Chiesa non solo fa, ma è l’evangelizza- zione e l’evangelizzazione è l’iniziazione cristiana, allora una comunità cristiana che non inizia alla vita nello Spirito, è una comunità che non genera nuovi figli alla fede, e quindi è destinata a morire. Questo richiederà di passare dalla “cura delle anime” alla “nuova evangelizzazione”, perché la parrocchia possa diven- tare una comunità adulta nella fede e capace di generare e risvegliare adulti nella fede. 2. Ripartire dagli adulti. Sono gli adulti “in senso più pieno i destinatari del messaggio cristiano” (DB n. 124), ma per questo occorre spostare il baricen- tro della nostra azione pastorale: per arrivare agli adulti, si deve ripartire dagli adulti. E’ quindi indispensabile che in ogni parrocchia ci sia un nucleo vivo di cristiani maturi che si impegnino a vivere la fede in ogni ambito di vita, credenti adulti che si facciano carico della trasmissione o del risveglio della fede, con atteggiamento consapevolmente missionario. 3. Mettere in atto un impegno di primo annuncio. E’ l’annuncio fonda- mentale del messaggio cristiano, e pertanto la sua priorità non va necessaria- mente presa in senso cronologico, ma fondativo: riguarda quel fondamento basilare che deve rimanere sempre saldo e che Paolo identifica con l’evangelo di Gesù Cristo (cfr 1Cor 3,10-11). 4. Offrire itinerari di catecumenato vero e proprio. Ormai ne siamo 48 consapevoli: una scelta di evangelizzazione si può attuare solo se si superano inerzie e riserve che frenano l’attuazione di una pastorale catecumenale. Una Chiesa senza catecumenato è una madre senza grembo, mentre un chiaro e coraggioso impegno catecumenale costituisce una singolare opportunità per il rinnovamento delle nostre comunità. Ma è da ricordare che il catecumenato, se in senso proprio si riferisce solo a chi non ha ancora ricevuto il battesimo, come ispirazione di fondo e paradigma esemplare riguarda anche i cammini per il risveglio della fede. 5. E’ urgente formare cristiani “evangelizzatori”. Per operare una efficace conversione missionaria della nostra pastorale bisognerà puntare ad un obietti- vo certamente alto, ma irrinunciabile: che ogni cristiano sia… cristiano, cioè un evangelizzatore. I fedeli laici comunicano la parola del vangelo nei vari ambienti di vita, testimoniando la certezza di essere amati e salvati dal Padre per mezzo di Cristo nello Spirito. 6. Non si può assolutamente prescindere dalla dimensione liturgica. L’iniziazione cristiana è intrinsecamente legata a tutta l’azione liturgica, perché è nei sacramenti e, soprattutto, nell’eucaristia che lo Spirito del Signore risorto agisce con tutta la sua energia trasformante per generare figli alla Chiesa. L’ini- ziazione non è solo ai sacramenti, ma anche – e prima ancora – dai sacramenti, e la liturgia, oltre che sorgente inesauribile per la maturazione della fede, è anche la fonte viva a cui non si può non attingere per la nascita o la rinascita della fede. 7. Al di sopra di tutto, la carità. L’iniziazione cristiana parte dalla carità del Padre per noi e porta alla carità nostra verso i fratelli, rendendo possibile e

Atti del Vescovo Bollettino Diocesano 2011 - n.3

fecondo l’impegno per la pace e la giustizia, per l’accoglienza dei poveri e per quella prima forma del vangelo della carità che è la carità del vangelo. 8. Ci occorre unire prudenza e coraggio. Non dobbiamo lasciarci paraliz- zare dalla paura del cambiamento né farci bloccare dall’incapacità di vedere i problemi. Ci occorre la forza per cambiare quanto deve essere cambiato; ci serve la prudenza per mantenere ciò che merita di essere mantenuto; e non ci deve mancare un sano e sereno discernimento per distinguere le prime cose dalle seconde. 9. A partire da questo anno pastorale, in alcune parrocchie e zone pasto- rali si sperimenteranno vie nuove, soprattutto per quanto riguarda la pastorale battesimale e l’inizio del percorso “tradizionale” di catechesi per i ragazzi. Tutti siamo chiamati ad accompagnare con simpatia, profonda attenzione e interes- se convinto queste sperimentazioni. Tutti dovremmo compiere almeno qualche passo in avanti, fare nostri alcuni punti di non ritorno nella preparazione e nella celebrazione dei sacramenti dell’IC, indicati nel sussidio diocesano “Immersi nel Suo amore”. 10. Due passi concreti, che ci permetteranno di incamminarci verso la meta: sono come due linee su cui vogliamo, con la luce e il fuoco dello Spiri- to, iniziare a lavorare: la formazione dei catechisti, in particolare dei catechisti battesimali; la sensibilizzazione dell’intera comunità parrocchiale. Siamo tutti coinvolti in questa “divina avventura” che rende la Chiesa sempre nuova e sem- pre più bella. 49 Carissimi, sono sicuro che troverete forme e modi per condividere con le vostre rispettive comunità le riflessioni e gli orientamenti qui proposti, e ve ne sono molto grato. Come potete vedere, vi scrivo nel giorno anniversario della mia venuta tra voi. Permettetemi di aprirvi il cuore e di dirvi con semplicità: non desidero com- memorazioni speciali, non voglio attirare l’attenzione su di me, ma non fatemi mancare le vostre preghiere. Un saluto e una cordiale benedizione a tutti e a ciascuno

Rimini, 15 settembre 2011

Lettere e Messaggi Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Per l’inizio del nuovo anno scolastico

In occasione del primo giorno di scuola, com’è ormai tradizione, il Vescovo di Rimini ha scritto una Lettera indirizzata a tutti gli studenti di scuola secon- daria di secondo grado. Stampata in 5.000 copie, con tanto di timbro della Diocesi e firma del Pastore della Chiesa riminese, la Lettera è stata consegnata a mano dal Vescovo Fran- cesco ad alcuni studenti, poco prima dell’inizio delle lezioni, davanti all’ingres- so del Liceo Classico “G. Cesare”, a Rimini. Il Vescovo si è presentato ai ragazzi, sotto la pioggia battente, facendo loro gli au- guri per il nuovo anno scolastico e a chi era interessato ha consegnato la Lettera.

50 Carissimi, vi raggiungo all’inizio di questo anno scolastico per rinnovarvi la mia amici- zia e il mio grande affetto. Credetemi: mi sta molto a cuore il vostro cammino. Ad ogni occasione di incontro, intercetto i vostri occhi, per leggervi le domande più grandi, quelle che a volte temete di rivolgere, perché sapete che non pos- sono essere catturate in formulette bell’e fatte. E proprio per entrare in sintonia con la ricerca di senso che coltivate nel vostro animo ho deciso di dedicare a voi la lettera pastorale che a breve manderò a tutta la diocesi, dal titolo: Giovani, dove sta la felicità? Aiutatemi a rispondere! Voi, spesso descritti come disincan- tati, cinici, delusi, pragmatici, ma che, ad ogni incontro, io ritrovo sempre più puliti, più sani, più assetati di felicità, e anche più liberi e più veri di quanto i pregiudizi diffusi vorrebbero far credere.

E’ questa sete, questa libertà di volare alto che spero vi accompagni nei giorni di scuola, perché attraverso lo studio possiate vivere l’avventura della scoperta del proprio io, della ricerca del “perché” e del “per chi” della vita, dell’amore, del sacrificio, del sogno di una felicità piena e possibile. Troppo spesso, nelle cronache giornalistiche, la scuola si trova associata a parole come crisi, tagli, disagi, supermarket delle nozioni. Sono problemi seri, eppure, nono- stante tutto, la passione di tanti bravi insegnanti coniugata al vostro desiderio di conoscenza fa degli anni trascorsi sui banchi un’esperienza unica, decisiva.

Anche quest’anno vi trovate di nuovo ai nastri di partenza e, come per gli atleti, provate sentimenti contrastanti: l’entusiasmo di rimettersi in gioco, la

Atti del Vescovo Bollettino Diocesano 2011 - n.3

gioia di riabbracciare i compagni, il desiderio di vivere un anno di scoperte ap- passionanti, ma anche la malinconia per l’estate finita, le paure per gli ostacoli da affrontare, il timore di non essere all’altezza, il terrore di sprecare un anno della vostra giovinezza. Un groviglio di emozioni che so difficili da gestire, ma che sono il bello della vostra età e, permettetemi, motivo di nostalgia per noi adulti.

Prendo a prestito la trama di un libro che mi ha appassionato – Bianca come il latte, rossa come il sangue, di Alessandro D’Avenia, giovanissimo pro- fessore di liceo – per dirvi che, come accade al protagonista, uno studente di nome Leo, vorrei che ciascuno di voi potesse incontrare insegnanti con la capa- cità e la grinta di cercare la verità, di aprirvi al Mistero, di segnalare percorsi di solidarietà, di aiutarvi ad abitare il mondo. Leo ama le chiacchiere con gli amici, le scorribande in scooter, negli orecchi sempre la musica. Per lui i professori sono una “specie protetta che spera si estingua definitivamente”, ma un giorno entra nella sua vita un prof a cui si illuminano gli occhi quando spiega, quando sprona gli studenti a dare gambe al proprio sogno. In questi anni a Rimini ne ho incontrati tanti di questi insegnanti: donne e uomini “umani” che, come il prof Sognatore di Leo, si impegnano ogni giorno a “strappare la bellezza ovunque sia” e a farne dono a quanti stanno loro accanto, cioè a voi.

Cari amici, vi auguro di poter godere di tutto il bene che nella scuola già c’è e di aiutare, con la vostra tenacia, gli adulti che hanno il potere di cambiare le 51 cose a farlo per davvero. La scuola deve e può cambiare in meglio: chiedetelo a gran voce e mettetecela tutta per non far mancare il vostro impegno.

Vi auguro di assaporare il gusto della conoscenza, di riempire il vostro zaino della bellezza della poesia, della perfezione della matematica, della sapienza della storia. Ogni materia sia uno strumento per crescere in umanità, uno sti- molo forte per fare grande la vita.

Vi auguro che ogni compagno di scuola, con cui, una volta ritornati a casa vi ritrovate su internet, sia un vero amico con cui condividere cammini, sfide, impegni, scoperte...

Vi saluto con stima e simpatia: buon anno scolastico!

Rimini, 19 settembre 2011

+ Francesco, Vescovo

Lettere e Messaggi

Decreti e Nomine Bollettino Diocesano 2011 - n.3

54

Atti del Vescovo Diario del Vescovo Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Diario del Vescovo

luglio

2-3 Saludecio, Centro Spiritualità "Don Masi" ritiro spirituale "La famiglia educa alla fede"

Sabato 2 Sera Montegridolfo - S.Messa

Domenica 3 Pomeriggio Rimini, Porto Canale - Festa del Mare

Mercoledì 6 Sera San Mauro a Mare - S.Messa, festa patrono

56 Giovedì 7 Sera Rimini, parr. S.Giovanni Battista - inaugurazione mostra per il Congresso Eucaristico

Venerdì 8 udienze

Sabato 9 Sera Cattolica, parr. s.Benedetto ingresso nuovo parroco

Domenica 10 Mattino Coriano - S.Messa, Capitolo Generale Maestre Pie Sera Rimini, parr. s.Girolamo - S.Messa Riccione - S.Messa, festa del mare

Mercoledì 13 Roma, relazione all'Incontro Formativo Superiore e Formatrici d'Europa, organizzato dalle Figlie della Chiesa.

Lunedì 25 Mattino Curia – Collegio Consultori

Atti del Vescovo Bollettino Diocesano 2011 - n.3 agosto

Da lunedì 1 a Mercoledì 3 La Verna (AR) giornate vocazionali con il Seminario Vescovile

Mercoledì 3 Pomeriggio Cattedrale – S.Messa, convegno diaconato

Da Venerdì 5 a Domenica 7 Spello (PG) - “Le radici spirituali del servizio al bene comune”, convegno promosso dal Centro Nazionale di Azione Cattolica

Lunedì 8 Sera Paolotti – S.Messa, mandato ai giovani partecipanti alla GMG

Mercoledì 10 Sera Riccione, parr. San Lorenzo – S.messa

Giovedì 11 Pomeriggio Clarisse – S.Messa, festa S.Chiara

Domenica 14 Mattino Santarcangelo – S.Messa Pomeriggio 57 Regina Pacis – S.Messa Sera Viserbella – S.Messa

Lunedì 15 Mattino Saiano – S.Messa, festa dell’Assunzione Pomeriggio Riccione, parr. S.Martino – S.Messa

Da Martedì 16 a Sabato 20 Madrid – GMG 2011

Domenica 21 Mattino Rimini Fiera – S.Messa, Meeting per l’Amicizia fra i Popoli

Sabato 27 Sera Cattolica – S.Messa, festa del mare

Domenica 28 Mattino Torriana – S.Messa, festa patronale Pomeriggio Montalbano – S.Messa, Madonna del Mare

Da lunedì 29 agosto a Venerdì 2 settembre Ginestreto (PU) – Esercizi Spirituali USMI

Diario del Vescovo Bollettino Diocesano 2011 - n.3

settembre

Sabato 3 settembre Mattino Cattedrale - S.Messa, partenza campo ACg

Domenica 4 settembre Pomeriggio Rimini, parr. Regina Pacis S.Messa, festa parrocchiale

Lunedì 5 Mattino Riccione, parr. SS.Angeli Custodi – funerale Pomeriggio S.Rita – funerale don Pietro Lisi

Mercoledì 7 settembre Cadore, visita al campo ACg per la "giornata comune"

Giovedì 8 Pomeriggio Casale – S.Messa Sera Corpolò – S.Messa

Venerdì 9 Mattino Loreto (AN) – S.Messa, concelebrazione per i 58 partecipanti al Congresso Eucaristico Pomeriggio Riccione, parr. S.Martino - funerale

Sabato 10 Mattino Verucchio - funerale

D o me n ic a 11 Mattino Ancona, Congresso Eucaristico Nazionale Concelebrazione Eucaristica con il Santo Padre

Martedì 13 Mattino Aula Magna Università inizio Anno Scolastico 2011-2012 Sera S.Maria del Monte – S.Messa

Mercoledì 14 Mattino Seminario – Consiglio Episcopale Seminario – Consiglio Presbiterale

Sabato 17 settembre Pomeriggio Urbino - Consacrazione Episcopale di Mons. Giovanni Tani

Atti del Vescovo Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Domenica 18 Mattino Parr. Gesù Nostra Riconciliazione - S.Messa Pomeriggio Seminario - Assemblea Missionaria Diocesana "Testimoni di Dio" Sera Suffragio - S.Messa

Da lunedì 19 a Mercoledì 21 In Albania per visita alla Missione Diocesana

Giovedì 22 Mattino Udienze Pomeriggio Cattedrale - S.Messa presieduta dall'Arcivescovo Mons. Tani, Dedicazione della Cattedrale

Venerdì 23 Pomeriggio Libreria Pagina, via Mentana - inaugurazione nuova sede

Sabato 24 Mattino 105 Stadium - S.Messa, scuole Karis Foundation Pomeriggio Parr. S.Giuseppe al Porto - S.Messa, con la 59 comunità lampedusana di Rimini

Domenica 25 Mattino Morciano - S.Messa, Missione Parrocchiale Pomeriggio Montescudo - S.Messa

Da lunedì 26 a Giovedì 29 Roma - Consiglio Episcopale Permanente

Venerdì 30 Mattino Udienze Sera Santuario delle Grazie - “FRANCESCO, L’ALTRO CRISTO” Meditazioni dalle Fonti Francescane

Diario del Vescovo

Dalla Santa Sede Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Città del Vaticano, 27/07/2011

A sua eccellenza mons. Francesco Lambiasi Vescovo di Rimini Via iv novembre, 35 47921 Rimini

Occasione xxiii convegno nazionale comunità diaconato per- manente in Italia su tema diaconi educati al servizio del vangelo per il bene della società sommo pontefice rivolge cordiale et be- neaugurante saluto esprimendo compiacimento per opportuna iniziat’iva et mentre invoca doni divino spirito per sempre piu frut- 62 tuoso servizio at popolo di dio in costante et generosa comunio- ne con vescovi et presbiteri affida voti et propositi at materna in- tercessione vergine maria madre della chiesa et imparte di cuore at vostra eccellenza organizzatori relatori et partecipanti tutti implorata benedizione apostolica propiziatrice grazie celesti et spirituale fervore.

Cardinale Tarcisio Bertone Segretario di stato di Sua Santità

Atti del Vescovo Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Dal Vaticano, 28 Luglio 2011

Eccellenza Reverendissima, mi pregio di trasmetterLe i seguenti Telegrammi che il Santo Padre e l'Em. mo Cardinale Segretario di Stato, inviano ai familiari del compianto Nunzio Mons. Pietro Sambi e alla diocesi di Rimini:

HO APPRESO CON PROFONDA TRISTEZZA LA NOTIZIA DEL DECESSO DI PIETRO SAMBI ARCIVESCOVO TITOLARE DI BELCASTRO NUNZIO APOSTOLICO NEGLI STATI UNITI D'AMERICA E DESIDERO ESPRIMERE AI FA- MILIARI AL PERSONALE DELLA NUNZIATURA APOSTOLICA E ALLA COMUNITÀ DIOCESANA DI RIMINI LE MIE PIU' SENTITE CONDOGLIANZE PER L'IMPROV- VISO LUTTO CHE HA COLPITO QUANTI LO HANNO CONOSCIUTO E STIMATO 63 0 NEL RICORDARNE CON ANIMO GRATO LA ZELANTE VITA SACERDOTALE E IL GENEROSO SERVIZIO ALLA SANTA SEDE IN DIVERSI PAESI SPECIALMENTE LA SUA SOLERTE ATTIVITÀ DIPLOMATICA E PASTORALE IN TERRA SANTA E DA ULTIMO NEGLI STATI UNITI DOVE HA SAPIENTEMENTE OPERATO RIVELANDO LE SUE DOTI DI MENTE E DI CUORE ELEVO FERVIDE PREGHIERE DI SUFFRAGIO PER LA SUA ANIMA CHE AFFIDO ALLA MATERNA INTERCESSIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA (,) CON TALI SENTIMENTI E IN SEGNO DELLA MIA SPIRITUALE VICINANZA IMPARTO A QUANTI PIANGONO LA SCOMPARSA DI COSI' FEDELE SERVITORE DEL VANGELO LA CONFORTATRICE BENEDIZIONE APOSTOLICA

Benedictus Pp Xvi

Dalla Santa Sede Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Dal Vaticano, 28 Luglio 2011

A Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Francesco LAMBIASI Vescovo di Rimini Via IV Novembre, 35 47900 RIMINI

APPRESA MESTA NOTIZIA DIPARTITA NUNZIO APOSTOLICO MONSIGNOR PIETRO SAMBI DESIDERO ESPRIMERE AT CONGIUNTI AMICI ET ESTIMATORI COMPIANTO ARCIVESCOVO PROFONDO CORDOGLIO ET MENTRE ASSICURO FERVIDE PREGHIERE DI SUFFRAGIO PER SUA ANIMA INVOCO DALLA BONTÀ DIVINA RICOMPENSA ETERNA AT SUE FATICHE APOSTOLICHE AFFIDANDOLO 64 AT MATERNA INTERCESSIONE VERGINE SANTA

Cardinale Tarcisio Bertone Segretario di stato di Sua Santità

Nell'unire le mie personali condoglianze, assicurando un ricordo all'Altare per il caro e compianto Arcivescovo Pietro Sambi, profitto della circostanza per confermarmi con sensi di distinta stima dell'Eccellenza Vostra Rev.ma dev.mo nel Signore Angelo Becciu Sostituto

Atti del Vescovo Attività del Presbiterio Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Consiglio Presbiterale Diocesano

Prima riunione 2011. Seminario Vescovile 7 e 8 Febbraio 2011 7 Febbraio 21 -22.30 ; 8 Febbraio 9,30 -12,30

Riunione serale di lunedì 7 Febbraio 2011: ore 21-22,30

Motivi di necessità determinano qualche assenza: mons. Aldo Amati, Fonti don Aldo, Bellavista don Lanfranco. Dopo la preghiera prende la parola Mons. Vescovo: saluto al nuovo Consiglio Presbiterale istituito il 2 febbraio 2011. Viene data lettura dello ”Statuto del Consiglio presbiterale Diocesano“, e del “Regolamento del Consiglio Presbiterale diocesano“. Viene eletto dai Membri presenti del Consiglio Presbiterale il nuovo segretario 66 del Consiglio nella persona di don Osvaldo Caldari. Il vescovo accoglie la sua richiesta di essere esonerato da tale incarico; viene perciò eletto il secondo votato nella persona di don Emanuele Giunchi. Si passa al primo punto all’ordine del giorno:

1. Introduzione del Vescovo Mons. Vescovo propone una riflessione sulla situazione italiana odierna, a partire dalla ultima relazione del presidente Bagnasco al consiglio permanente della C.E.I.. Il dossier 44 del Censis pone il problema in Italia del calo del desiderio. Soddisfatti i bisogni primari (casa, lavoro, benessere), non si lavora più per passare da una società dei doveri a una dei diritti. Il passato sembra cancellato, il futuro accorciato. La disoccupazione giovanile (fascia tra i 25 e i 40 anni), parla di 2 milioni di persone che non studiano né lavorano. Siamo in debito di futuro: educare ad una fede adulta, matura, non fermandosi allo stadio emozionale o doveristico: ma abbracciare una adesione di vita. L Assemblea Generale della CEI a maggio avrà per tema:Introdurre e accompagnare all’incontro con Cristo. Nel prossimo decennio la prima metà sarà dedicata all’impegno educativo nella comunità cristiana, la seconda metà:educare nella città. Infine ripensare l’iniziazione cristiana a livello educativo.

Attività del Presbiterio Bollettino Diocesano 2011 - n.3

A livello diocesano: La visita pastorale è occasione per il vescovo per sottolineare come incontri parroci che donano la loro vita senza pentimento. Sacerdoti amati dai loro parrocchiani, attorno al sacerdote vi è sempre un nucleo di credenti. Rimane però la tentazione di scoraggiarsi. Infine il vescovo presenta alcune luci accese: due nuovi arrivi in seminario, il dott. Massimo Migani che è partito per la Africa nello ospedale di Marilena Pesaresi, due vocazioni per l Ordo Virginum, a Coriano la nascita di una comunità presbiterale.

Seguono alcuni interventi : 1. preparare un futuro di passaggio dalla realtà come realtà autosufficente di parrocchia 2. per i poveri, gli immigrati,accanto alla assistenza:essere segno,profezia di carità, creare lavoro 3. parrocchia missionaria:fatica di stare con speranza dentro la cultura dominante 4. momento di passaggio, Diocesi come soggetto, incrementare il dialogo tra i sacerdoti 5. formazione permanente non solo per i giovani presbiteri, ma per tutti i sacerdoti

II sessione martedì 8 Febbraio: ore 9,30-12,30

67 Presenti tutti i membri del consiglio Presbiterale tranne Bellavista don Lanfranco, Fonti don Aldo.

Introduzione del Vescovo: “Educare alla vita buona del vangelo” Ci si rivolge alle comunità cristiane, apertura verso alleanze educative:dialogare con tutti coloro che hanno a cuore le nuove generazioni. Rispondendo all’appello del Papa, come chiesa di Rimini, su quali punti convergere per raggiungere la meta. Verifica di ciò che già esiste, vasto pianeta formativo già presente nella nostra Chiesa. I presbiteri accolgano questo invito con cuore aperto, stimolando l’espressione delle potenzialità già presenti. Scelta di riformare e confermare:sviluppare le potenzialità. Ogni domenica, di fatto, raggiungiamo molte persone che continuano a darci fiducia. Curare la liturgia, tesoro nelle nostre mani. La liturgia è onesta, se la curi ,ti ripaga.

Primo punto all’ordine del giorno: La tre giorni del clero a Giugno Presentazione di don Tarcisio Giungi, Vicario Episcopale per la Pastorale. Segue il confronto sulla traccia presentata Si è proposto di non affrontare troppi e diversi temi (sono tre mezze giornate). Affrontare il tema della formazione permanente e della formazione teologica (educatori e operatori pastorali qualificati).

Incontri e ritiri Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Proposta di investire una mattinata ad analizzare il documento “Educare alla vita buona del vangelo”: Quale immagine di Chiesa? Quale immagine di operatore pastorale? Confronto dal vivo su proposte formative.

Secondo punto all’ordine del giorno: Istituzione dell’Ordo Virginum Relazione di don Andrea Turchini, responsabile Consacrazione nella chiesa diocesana Si è dato questo strumento: 1. per far conoscere la realtà della consacrazione 2. per aver una configurazione normativa più chiara 3. strumento formativo per coloro che intraprendono questo cammino. Una regola di vita che abbracci la verginità, la diocesanità, la laicità. Un cammino formativo, un percorso di discernimento, che si concluda con la candidatura.

Varie Incontro del Vescovo con i cresimandi e le loro famiglie in Cattedrale il 13, 20, 27 Marzo. Il prossimo convegno del 31 Marzo, 1 e 2 Aprile sulla Educazione.

Il Segretario 68 Don Emanuele Giunchi

Attività del Presbiterio Organismi Pastorali

Anno pastorale 2011-2012: Linee diocesane...... 70 Calendario Diocesano Generale...... 76 Presentazione degli Uffici Pastorali e calendario delle attività interne...... 80 Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Anno pastorale 2011-2012 Linee diocesane

2011-2012: ANNO DEL BATTESIMO

PRESENTAZIONE Amati, anzi immersi nell’amore: battezzati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito, cioè tuffati nell’oceano senza fondo e senza sponde dell’infinito mistero della vita divina. E’ iniziata così, anche per ciascuno di noi, l’avventura cristiana, con il rito dell’acqua versata sulla testa. Molto più suggestiva la triplice immersione del catecumeno nell’acqua battesimale: una vera full-immersion nella vita stessa del Dio-Trinità. Se il sacramento è un gesto di Cristo compiuto con le mani della Chiesa, il discendere completamente nella grande vasca del battistero significa e realizza l’immersione nella morte del Signore; e il riemergere dall’acqua esprime ed attua la partecipazione alla vita di lui, risorto da morte. “Nel battesimo con lui siete stati sepolti insieme, in lui siete anche stati insieme risuscitati” (Col 2,12). 70 E’ Cristo che con le mani della Chiesa ci immerge nella sua morte e risurrezione. Si ripete sacramentalmente lo stesso suo passaggio dalla discesa nel sepolcro alla gloria del Padre. E’ nella Pasqua il principio del battesimo: nel momento in cui il catecumeno viene battezzato, entra in comunione con Cristo, muore e risorge con lui: muore l’uomo vecchio per lasciare il posto all’uomo nuovo. Una testimonianza tra le tantissime? Milano, 24 aprile 387, veglia pasquale: viene battezzato, per le mani di Ambrogio, Aurelio Agostino, sotto gli occhi lucidi della madre Monica. Ad anni di distanza il cuore registra ancora sussulti di commozione, come quella notte: “E fummo battezzati. E si dileguò da noi tutta l’inquietudine della vita passata”. L’acqua battesimale è “sepolcro e madre”: se in rapporto al Figlio, il batte- simo è conformazione a Cristo, per via di incorporazione nella sua Chiesa, in rapporto al Padre il battesimo è rigenerazione. Facendoci fratelli suoi, Cristo ci fa figli del Padre. Questa è l’immensa fortuna che ci è data: non siamo delle povere creature, nude e fragili e per giunta tristi e feroci, ma figli amati: gratuita- mente, infinitamente, tenerissimamente. Il nostro essere è un “essere ricevuto”, qualcosa di scelto, benedetto, donato. Sono stato pensato e voluto, e chiamato per nome. Questa è la nostra verità, grande e incredibile: siamo non solo uma- ni, ma divini. Una notizia da capogiro: pulsa in noi la stessa vita di Dio. Al solo pensiero il cuore - liberato dalla paura di dover vivere da creature straniere in un mondo ostile - dovrebbe battere all’impazzata … Infine – il fine di tutto, non la fine! – il battesimo, che – guai a dimenti- carlo! - viene celebrato anche nel nome dello Spirito Santo, è consacrazione

Organismi Pastorali Bollettino Diocesano 2011 - n.3

per la missione: ecco l’opera della terza Persona divina, la persona-Amore, la persona-Dono. Assimilati da lui a Cristo, i discepoli sono chiamati a vivere di Cristo, come Cristo, in-con-per Cristo. San Paolo usa espressioni insuperabili per esprimere la consacrazione-missione del cristiano: vivere “come vivi, tor- nati dai morti”; profumare il mondo, diffondendo ovunque “il buon profumo di Cristo”; “lasciarsi guidare dallo Spirito”; “rallegrarsi sempre” e “rendere sempre grazie al Signore”… “Tutta la nostra vita non era che morte”, canta un antico autore cristiano del II secolo, e sull’architrave del battistero di san Giovanni in Laterano una iscrizio- ne latina recita: “Qui nasce per il cielo un popolo di alto lignaggio / lo Spirito gli dà vita nelle acque feconde. / Peccatore, tu scendi vecchio, e risali con un nuova giovinezza. / Nulla separa più i redenti: essi sono uno…”. Il battesimo ci fa Chiesa: stirpe eletta, assemblea sacerdotale, nazione re- gale, comunità santa. Siamo un popolo, non un’accozzaglia di individui sfusi. Siamo il corpo di Cristo, non un agglomerato di sette. Siamo un popolo con un unico Capo, siamo famiglia con un solo Padre, e con una sola condizione: la libertà dei figli di Dio, con una sola legge: l’amore, e con un solo fine: il regno di Dio. C’è una vita più umana di quella cristiana?

+ Francesco Lambiasi

71 IL TEMA DELL’ANNO Il contesto I vescovi italiani hanno dedicato il secondo decennio di questo secolo al tema “Educare alla vita buona del Vangelo”. Nel primo quinquennio le nostre Chiese particolari sono invitate a tematizzare la grande sfida dell’educazione all’interno della stessa comunità cristiana. Pur non esaurendosi nell’educazio- ne, il processo di Iniziazione Cristiana costituisce tra l’altro una grande occasio- ne per “educare alla vita buona del Vangelo”. Per questo motivo, dopo i tre grandi temi fondativi che hanno caratterizzato il triennio precedente, il prossimo sarà imperniato sull’Iniziazione Cristiana e sui suoi tre sacramenti: il Battesimo, la Cresima e l’Eucaristia. In Diocesi, inoltre, dopo la quattro giorni di riflessione svoltasi a Loreto nel novembre 2010 sul tema “Famiglia e Iniziazione Cristiana”, è stata avviata una riflessione sul’intero processo di IC in particolare dei bambini e dei ragazzi e partiranno dal prossimo autunno alcune sperimentazioni

Il tema dell’anno pastorale Il tema dell’anno pastorale 2011/12 sarà il Battesimo inteso come sacra- mento da quale tutto nasce e nel quale trova fondamento la bellezza della vita cristiana. Seguiranno altri due anni dedicati rispettivamente alla Cresima e all’Eucaristia. I momenti salienti dell’anno pastorale e anche il lavoro degli uffici avranno pertanto come tema e punto di riferimento il Battesimo.

Organismi Pastorali Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Anno del Battesimo: IMMERSI NEL SUO AMORE C’è una vita più umana di quella cristiana?

Tematizzare il Battesimo come elemento fondamentale per questo anno pastorale comporta, come è evidente, lo sviluppo di molti aspetti sia sul piano della riflessione che su quello pastorale. Se è prevalente sul piano quantitativo il Battesimo dei bambini, resta immutato come paradigma quello degli adulti. In tal senso il RICA (Rito dell’Iniziazione Cristiana degli adulti) è il riferimento sul piano rituale e soprattutto su quello teologico e pastorale.

ARTICOLAZIONE DELL’ANNO PASTORALE L’intero anno pastorale sarà articolato in quattro tempi a partire dal Battesi- mo e dalle sue dimensioni. Più precisamente

Primo periodo Tempo della formazione: una Chiesa che accoglie ed educa. (ottobre e novembre) “Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli” (Mt 5,1) Elemento centrale: solennità di San Gaudenzo (inizio dell’anno pastorale) 72 Come Chiesa siamo invitati a ripensare la nostra identità che scaturisce dal Bat- tesimo e l’impegno comunitario ad accogliere e accompagnare i nuovi cristiani attraverso i padrini. Questo è il tempo della formazione a livello parrocchiale e zonale e, attraverso la Scuola Diocesana per Operatori Pastorali (SDOP), a livello diocesano. In parti- colare vengono individuati e i catechisti battesimali e si inizia la loro formazione.

Secondo periodo Tempo dell’annuncio: una Chiesa che annuncia (Avvento e Natale) “Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? Come crederan- no in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? E come lo annunceranno, se non sono stati inviati? Come sta scritto: Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene!” (Rm 10, 14-15) Elemento centrale: sussidio diocesano per l’Avvento e il Natale.. A livello di riflessione riprendere le profezie messianiche tipiche dell’Avvento. Il sussidio sarà un richiamo agli annunci e alle riflessioni legati al Battesimo. Consegna alle parrocchie del libro del Vescovo di commento alle letture del lezionario B.

Organismi Pastorali Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Terzo periodo Tempo della conversione e dell’alleanza: una Chiesa che si converte al Vangelo. (Quaresima) “Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé.” (Gal 5,22) Elemento centrale: sussidio diocesano per la Quaresima e la Pasqua. Valorizzare gli scrutini tipici del catecumenato non solo per i catecumeni ma, in chiave pedagogica, anche per gli operatori pastorali. Consegna da parte del vescovo di un itinerario di conversione per le comunità.

Quarto periodo Tempo della rinascita e della missione: una Chiesa che è consapevole di essere rinata nel fonte battesimale e che testimonia la propria fede. (Tempo pasquale) “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.” (Mt 28,19-20) Elemento centrale: nella liturgia vengono recuperati i segni del Battesimo. Offrire indicazioni liturgiche: ad esempio ogni domenica il segno dell’aspersio- ne e la professione di fede pasquale/battesimale. Recuperare i segni del Battesimo (veste bianca, cero …) nella celebrazione de- 73 gli altri sacramenti dell’Iniziazione Cristiana. Veglia diocesana di Pentecoste.

LE INIZIATIVE PIÙ IMPORTANTI In ordine cronologico

Settimana biblica La tradizionale “Settimana biblica” si terrà in sala Manzoni il 3, 5, 6, 7 ottobre. Quest’anno la settimana sarà imperniata sul libro dell’Esodo: di esso verranno valorizzate le dimensioni battesimali, con l’attenzione a privilegiare l’approccio pastorale rispetto a quello accademico.

Solennità di San Gaudenzo Si mantiene lo schema dello scorso anno che prevede diversi momenti uniti dal richiamo al tema generale: • Concerto in Cattedrale: domenica 9 ottobre, ore 21, • Assemblea operatori pastorali in sala Manzoni (giovedì 13 ottobre, ore 21) con presentazione del tema dell’anno e consegna del libretto con la pro- grammazione pastorale e la presentazione degli uffici diocesani. • Momento liturgico in Cattedrale: venerdì 14 ottobre, ore 17,30. In questa liturgia si richiama il tema battesimale e si sottolinea in particolare il ge- sto dell’accoglienza e la dimensione della formazione. E’ il momento più

Organismi Pastorali Bollettino Diocesano 2011 - n.3

importante dell’avvio dell’anno pastorale. Ai partecipanti verrà lasciato un ricordo del momento. • Prolusione all’anno accademico dell’ISSR, venerdì 28 ottobre ore 20.45, presso il seminario. Tema: “La nostra dignità filiale, un tesoro da capire e far crescere”. Relatore: prof. R. Tremblay

Settimana clero a Loreto Mantenendo la tradizione avviata da qualche anno, si vivrà coi sacerdoti un periodo di 4 giorni (21-24 novembre) a Loreto riflettendo sul tema “La comu- nione presbiterale: condivisione di vita e azione pastorale”. Ci aiuterà padre Amedeo Cencini.

Sussidi tempi forti Verrà curata maggiormente l’unitarietà del sussidio e si sottolineerà il legame di questi tempi liturgici “forti” col Battesimo. Si coglierà l’occasione per offrire da parte del Vescovo due riflessioni sul tempo liturgico in oggetto. • Domenica 6 novembre, ore 15 in seminario: presentazione sussidio Av- vento e Natale. Domenica 5 febbraio, ore 15 in seminario: presentazione sussidio Quaresima e Tempo Pasquale.

Scuola diocesana operatori pastorali (SDOP) La scuola diocesana si terrà per 6 lunedì consecutivi nei mesi di novembre e 74 dicembre. Più precisamente: 7, 14, 21, 28 novembre; 5, 12 dicembre. Verranno riproposti i due turni: pomeridiano (15,30-18,30) e serale (19,30- 22,30). Prima lezione comune a tutti sul Battesimo. Nella seconda parte si utilizzerà in modo preciso il metodo del laboratorio e sarà articolata per ambiti: catechisti battesimali, centri di ascolto del Vangelo, catechisti fanciulli e ragazzi ecc.

Quaresima e tempo pasquale Essendo questo anno dedicato al Battesimo, il tempo di Quaresima e quello Pasquale costituiscono il cuore dell’itinerario. Il sussidio pastorale che verrà pubblicato offrirà indicazioni precise per vivere in questo tempo la riscoperta del Battesimo. Vengono anticipati solo alcuni aspetti: • Adattare in chiave pedagogica le tappe del RICA (scrutini e preghiere) per gli operatori pastorali, in particolare catechisti battesimali, in modo che ri- scoprano il loro Battesimo. • Meditazioni quaresimali a S. Agostino, ogni lunedì dal 27 febbraio al 26 marzo. Tema: “Io credo - La fede battesimale”. • Il Vescovo consegnerà nella Messa crismale del mercoledì santo un segno ad ogni parrocchia, mostrando così l’unità dell’unica Chiesa particolare.

Veglia di Pentecoste (26 maggio) Sarà l’evento celebrativo più importante di questo anno e potrebbe diventare un appuntamento fisso per tutta la Diocesi, a conclusione dell’anno pastorale. Sarà fatta in piazza (Cavour o Tre Martiri) e presieduta dal Vescovo. Si chiede

Organismi Pastorali Bollettino Diocesano 2011 - n.3

a tutte le parrocchie e comunità ecclesiali di convergere in questo momento pubblico. Alcuni elementi: • Qualche gesto suggestivo e • Qualche testimonianza forte • Eventuale mandato ai catechisti battesimali

Incontro del Vescovo coi cresimandi e i genitori (2a, 3 a e 4 a di quaresima; 4, 11, 18 marzo) Si manterranno la struttura e le modalità dello scorso anno, con l’avvertenza di modificare il momento per i ragazzi. Il tema sarà legato al Battesimo

Pastorale dell’Iniziazione Cristiana A partire dalla 4 giorni di novembre 2010 si è posto mano in Diocesi ad una riflessione sulla pastorale dell’Iniziazione Cristiana. E’ stata costituita ad hoc un’equipe che da mesi sta lavorando ad un progetto diocesano che prevede due livelli: • Alcune linee di fondo per tutti. • Sperimentazione per le parrocchie e le zone pastorali che vorranno intra- prendere vie nuove. La sperimentazione sarà sulla linea del modello catecumenale che prevede, tra l’altro, dopo un tempo dedicato all’annuncio e un cammino almeno triennale, la celebrazione unitaria dei sacramenti della Cresima e della Comunione e la valorizzazione della Mistagogia. In particolare in questo anno si porrà mano alla 75 pastorale battesimale, riprendendo e sviluppando in un apposito “Quaderno di pastorale n. 3”, che verrà pubblicato in autunno, quanto già presente nel sussi- dio diocesano del 2005. Condizione indispensabile per qualsiasi rinnovamento in questo ambito è la presenza di un numero cospicuo di catechisti battesimali. Specialmente la prima parte dell’anno pastorale sarà pertanto dedicata all’indi- viduazione e alla formazione di tali catechisti. Un eventuale “mandato” da parte del Vescovo potrà avvenire, come scritto sopra, nella veglia di Penteco

Organismi Pastorali Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Calendario Diocesano Generale

Vengono indicati i principali appuntamenti diocesani

Settembre 2011

Da sabato 3 a sabato 10: Campo scuola diocesano ACG Giovedì 22: Solennità della dedicazione della Basilica Cattedrale (ore 17,30) Lunedì 19 Formazione nuovi catechisti ed educatori (a cura dell’UCD e ACR) Domenica 18 Convegno diocesano missionario Lunedì 26 Formazione nuovi catechisti ed educatori (a cura dell’UCD e ACR)

ottobre 2011

76 3-5-6-7 Settimana biblica Lunedì 3 Veglia diocesana nel ricordo del transito di San Francesco (ore 21, chiesa S. Bernardino) Martedì 4 Festa di San Francesco: S. Messa presieduta dal Vescovo (ore 21, Cattedrale) Mercoledì 5: Memoria liturgica del beato Alberto Marvelli (S. Agostino, Messa 17,30) Sabato 8: Ordinazioni diaconali Domenica 9: Assemblea Caritas parrocchiali (presso sede Caritas, ore 15) Concerto musica sacra (Basilica Cattedrale, ore 21) Lunedì 10: Formazione nuovi catechisti ed educatori (a cura dell’UCD e ACR) Giovedì 13: Assemblea operatori pastorali (Sala Manzoni, ore 21) Venerdì 14: Solennità di San Gaudenzo. Concelebrazione ore 17,30 in Cattedrale Giovedì 20: Giornata formazione operatori Caritas Venerdì 21: Veglia missionaria Domenica 23 Giornata missionaria mondiale Festa diocesana della famiglia (pomeriggio)

Organismi Pastorali Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Lunedì 24: Formazione nuovi catechisti ed educatori (a cura dell’UCD e ACR) Mercoledì 26: Messa di inizio anno accademico (Cappella universitaria) Venerdì 28: Prolusione anno accademico ISSR (teatro del seminario, ore 20,45) novembre 2011

5-6 novembre: Week end di programmazione della consulta di Pastorale Giovanile Domenica 6 Presentazione sussidio pastorale Avvento e Natale Dal 7/11 al 12/12 Scuola diocesana operatori pastorali (6 lunedì) Lunedì 21 – venerdì 25 Cinque giorni del clero a Loreto Domenica 27 Inizio Avvento dicembre 2011

Da sabato 3/12 al 6/1 Mostra dei presepi dal mondo Domenica 4 Giornata per il seminario Formazione ministeri liturgici 77 Martedì 6 Incontro di spiritualità per persone impegnate in politica Sabato 10 (o 17) La Luce nella notte Lunedì 19 S. Messa di Natale con gli Insegnanti di Religione celebrata dal Vescovo. 17,30 Seminario Vescovile

* U.P.G.: ipotesi: un appuntamento pomeridiano: “pacchi natalizi” gennaio 2012

Domenica 1 Giornata mondiale della pace Venerdì 6 Messa dei popoli nell’Epifania del Signore Domenica 15 Giornata mondiale Migrantes Formazione ministeri liturgici Lunedì 16 Corso educatori giovanili Scuola formazione missionaria Da mercoledì 18 al 25 Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani Lunedì 23 Corso educatori giovanili Scuola formazione missionaria Domenica 29 Giornata prom. umana e missione in Albania Convegno diocesano catechisti

Organismi Pastorali Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Lunedì 30 Corso educatori giovanili Scuola formazione missionaria

febbraio 2012

Giovedì 2 Giornata della vita consacrata Domenica 5 Giornata della vita Presentazione sussidio pastorale Quaresima e Pasqua Lunedì 6 Corso educatori giovanili Scuola formazione missionaria Sa b a t o 11 Giornata del malato Lunedì 13 Scuola formazione missionaria Domenica 19 Formazione ministeri liturgici Lunedì 20 Scuola formazione missionaria Mercoledì 22 Le Ceneri. Celebrazione penitenziale in Cattedrale Dal 27/2 al 26/3 Meditazioni quaresimali a S. Agostino (5 lunedì)

marzo 2012

Domenica 4 Incontro cresimandi e genitori col Vescovo 78 (zona nord) Sabato 10 La Luce nella notte D o me n ic a 11 Incontro cresimandi e genitori col Vescovo (città) Sabato 17 La Luce nella notte Domenica 18 Incontro cresimandi e genitori col Vescovo (zona sud) Giovedì 22 Giornata di formazione operatori Caritas Venerdì 23: Veglia in memoria dei missionari Martiri e Campo lavoro Sabato 24 La Luce nella notte Sabato 24- domenica 25 Campo Lavoro Missionario Domenica 25 Assemblea ministri e istituzione ministeri liturgici Giornata diocesana salvaguardia del creato Mercoledì 28 Pasqua universitaria col Vescovo (cappella universitaria) Sabato 31 GMG diocesana

aprile 2012

Mercoledì 4 Ritiro presbiterio e Messa crismale Venerdì 6 Via Crucis giovanissimi (promossa dall’AC)

Organismi Pastorali Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Sabato 7 Veglia Pasquale e sacramenti dell’IC per gli adulti in Cattedrale Domenica 29 Giornata mondiale vocazioni Lunedì 30 Veglia di preghiera per il 1° maggio maggio 2012

Dal 2 al 6 Settimana vocazionale Mercoledì 9 Sala S. Gaudenzo, ore 17 Incontro del Vescovo con i Dirigenti Scolastici Basilica Cattedrale, ore 18,30 : Santa Messa per la Scuola, celebrata dal Vescovo Sabato 26 Veglia diocesana di Pentecoste in piazza a Rimini

79

Organismi Pastorali Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Presentazione degli Uffici Pastorali e calendario delle attività interne

Nota di lettura: le iniziative dei singoli uffici o servizi sono inserite nella programmazione generale

Ufficio Catechistico Sede Via IV Novembre, 35 - 47921 Rimini tel 0541-1835105 - fax 0541-1835125 e mail: [email protected]

Direttore don Giuseppe Giovanelli

Finalità L’Ufficio Catechistico Diocesano coordina, sostiene, promuove le attività di evangelizzazione e di catechesi e presta una specifica attenzione alla prepa- 80 razione dei catechisti, compresi quelli per persone in situazioni particolari di disabilità. Mantiene gli opportuni contatti con l’Ufficio Catechistico Nazionale e con gli analoghi organismi delle Diocesi che appartengono alla Regione Ecclesiastica dell’Emilia Romagna. Nello svolgimento dei suoi compiti, l’Ufficio Catechistico Diocesano è coadiu- vato da più commissioni composte da esperti e si avvale di una collaborazione composta da diversi coordinatori parrocchiale per la catechesi.

Attività • Corso diocesano di formazione per nuovi catechisti ed educatori ACR, all’inizio dell’anno pastorale. I temi: Identità e passione del catechista (19/9), Attenzione pedagogica 26/9, La gioia come metodo della catechesi 10/10. • Laboratorio 24/10 • Incontri mensili serali da febbraio a maggio

UFFICIO LITURGICO Sede Via IV Novembre, 35 - 47921 Rimini Tel. 1835100 e mail: [email protected]

Organismi Pastorali Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Direttore Don Matteo Donati E mail: [email protected]

Finalità L’ufficio liturgico ha lo scopo di promuovere, sostenere, incentivare la riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II; per questo si è dato alcuni ambiti di for- mazione, quali il corso di preparazione per coloro che ricevono i ministeri, l’or- ganizzazione di alcuni appuntamenti diocesani per la formazione permanente dei ministri istituiti, il far circolare idee e riflessioni attraverso piccoli strumenti cartacei e\o elettronici, organizzare convegni o momenti di formazione.

Collaborazione L’Ufficio collabora con l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “A Marvelli”. Con esso ha attivato • Il “Corso di operatore di pastorale liturgica”. Frequentando i corsi di teologia sacramentaria e liturgia, attivati dall’Istituto stesso e organizzati in modo tale che possono essere seguiti anche da chi non fosse iscritto all’intero corso di laurea, si offre la possibilità ad opera- tori pastorali, ministri, membri dei gruppi liturgici e chi avesse un interesse personale, di acquisire un buon bagaglio di conoscenze che gli consentono di vivere e comunicare con maggior intensità il mistero di Cristo che si fa incontro al suo popolo attraverso i sacramenti. 81

• Seminario di Studi sul Concilio Vaticano II dal titolo: “Il dono del Concilio Vaticano II, tra Parola e tradizione. Storia, ricezione e attualità delle fonti,a 50 anni dalla sua apertura MARTEDI 31 GENNAIO 2012 MARTEDI 7 FEBBRAIO 2012 LUNEDÌ 14 FEBBRAIO 2012 MARTEDI 21 FEBBRAIO 2012 MARTEDI 27 FEBBRAIO 2012 Presso l’Aula Magna dell’ISSR ore 20,45-22,30

Attività • Formazione permanente ministeri liturgia. Tema: LA CHIESA COME CASA DELLA PAROLA (VD, 52) Come fare in modo che le nostre comunità vivano nella maniera più profon- da possibile la Parola che il Signore elargisce al suo popolo nella Eucaristia? I ministri istituiti, insieme al sacerdote, hanno una funzione molto delicata e importante in questo. Ci si confronterà e si daranno alcune piste di appro- fondimento alla luce dell’esortazione post-sinodale Verbum Domini, ripresa con forza dal nostro Vescovo nell’omelia tenuta nel corso della Messa Cri- smale e dei testi del Concilio Vaticano II. DATE: DOMENICA 4 DICEMBRE, 15 GENNAIO, 19 FEBBRAIO, 25 MARZO (formazione per i ministri e i membri dei gruppi liturgici)

Organismi Pastorali Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Dalle ore 15 alle 17.30 in Seminario (eccetto l’ultimo incontro che si svolge in Sala Manzoni, prima della celebrazione di conferimento dei ministeri) • Formazione ministri da istituire. Si riceve il ministero dopo aver frequentato l’itinerario di formazione per ministri che si svolgerà in uno dei gruppi di studio all’interno della Scuola per Operatori Pastorali proposta dalla diocesi (da lunedì 7 novembre fino a lunedì 12 dicembre) e i quattro momenti di formazione per tutti i ministri già istituiti.

Le date che coinvolgono i candidati pertanto sono le seguenti:

- LUNEDI’ 7 – 14 – 21 – 28 NOVEMBRE, 5 – 12 DICEMBRE (Scuola per ope- ratori pastorali) Sono proposti due orari a scelta: dalle 15.30 alle 18.30, oppure dalle 19.30 alle 22.30 - DOMENICA 4 DICEMBRE, 15 GENNAIO, 19 FEBBRAIO, 25 MARZO (forma- zione per i ministri e i membri dei gruppi liturgici) Dalle ore 15 alle 17.30 in Seminario (eccetto l’ultimo incontro che si svolge in Sala Manzoni, prima della celebrazione di conferimento dei ministeri) Coloro che riceveranno il ministero il 25 marzo 2012 si incontreranno anche - VENERDI’ 23 MARZO alle ore 21 in Duomo per le prove generali.

82 Caritas

Sede Via Madonna della Scala,7 – 47921 Rimini Tel 0541 26040- Fax 0541 24826

Ufficio presso la Curia diocesana: Via Iv Novembre,35 – 47921 Rimini Tel 0541.1835165 E mail: [email protected] Sito: www.caritas.rimini.it

Direttore: Don Renzo Gradara e mail [email protected]

Presidente Associazione di Volontariato “ Madonna della Carità”: Maria Carla Rossi Presidente Cooperativa sociale “Madonna della Carità : Pietro Borghini

Finalità La Caritas è l’organismo pastorale che ha il compito di animare, coordinare e promuovere la testimonianza della carità, con particolare attenzione ai poveri e

Organismi Pastorali Bollettino Diocesano 2011 - n.3

con prevalente funzione pedagogica. Oltre alla gestione dei servizi, attuata attraverso la Cooperativa Madonna del- la carità e l’Associazione dei volontari, la Caritas diocesana è impegnata ad “ascoltare, osservare, discernere per animare e agire”, stimolando la crescita delle Caritas parrocchiali e interparrocchiali, offrendo elementi di conoscenza e proposte alle istituzioni perché siano date risposte concrete ed efficaci ai biso- gni dei poveri, proponendo occasioni e strumenti di formazione agli operatori pastorali sui temi della giustizia, della pace e della solidarietà. La Caritas diocesana di Rimini svolge i suoi servizi attraverso diciassette settori operativi.

Settori: 1. Centro di ascolto 2. Servizi di: Mensa, docce, distribuzione vestiario e alimenti, consegna pasti a domicilio, accoglienza notturna, telefono della solidarietà 3. Osservatorio: rapporto annuale sulle povertà 4. Centro Servizi Immigrati 5. Migrantes: servizio pastorale agli immigrati 6. Progetti di solidarietà internazionale 7. Operazione “CUORE” 8. Associazione “FAMIGLIE INSIEME” 9. Formazione e studio 10. Servizio civile - Volontariato 83 11. Coordinamento Caritas parrocchiali 12. Centro educativo Caritas: per i figli degli immigrati e Rom 13. Ufficio stampa e Segreteria 14. SPRAR: sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati 15. Sportello carcere; lavori socialmente utili, arresti domiciliari. 16. Assistente in famiglia (badanti)

Attività Per i referenti di settore della Caritas Diocesana: Venerdì 16 settembre : presentazione e consegna della programmazione dell’anno pastorale. Da ottobre incontro di formazione ultimo venerdi di ogni mese. Per tutti i volontari e operatori: 3 incontri in Avvento e 3 in Quaresima

Incontri a livello diocesano • Domenica 9 ottobre ore 15 : Assemblea di tutte la Caritas parrocchiali, nel salone conferenze di Caritas diocesana. • Giovedì 20 ottobre ore 9-16 : giornata di formazione per tutti i volontari e operatori della Caritas • Da sabato 3/12 a venerdì 6 gennaio 2012 : 9° Mostra dei presepi dal mondo. • Venerdì 6/1/2012 : ore 17,30 Messa dei Popoli in Cattedrale.

Organismi Pastorali Bollettino Diocesano 2011 - n.3

• Domenica 15/1/ 2012 : Giornata nazionale Migrantes • Giovedì 22 marzo : Giornata di formazione per tutti i volontari e operatori Caritas • Tra novembre e dicembre 2011 verranno incontrate tutte le Caritas par- rocchiali e interparrocchiali in 11 incontri che si svolgeranno in varie zone della Diocesi. • Giovedì 24 novembre : Udienza del Santo Padre per il 40° anniversario di Caritas Italiana. • In Aprile, dopo Pasqua, verrà presentato il Rapporto sulle Povertà 2011.

Missio Rimini (Ufficio Missionario Diocesano) Sede: Via IV Novembre, 35 - 47921 Rimini Tel. 0541-1835109 Fax 0541-1835128 E-mail: [email protected]

Direttore: don Aldo Fonti Parrocchia Santa Maria di Viserba mare Viale C. Tonini, 14 - 47922 Viserba di Rimini 84 Tel. 0541-738315 - Cell. 345-5155888 E-mail: [email protected]

Segreteria: Aperta dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 12 sr Cristina Fiandri Tel. 0541-781080 - e-mail: [email protected] Barbara Argnani Cell. 347-3817836 - e-mail: [email protected] Manuel Semprini Cell. 333-4338992 - e-mail: [email protected] Gina Farini Tel. 0541-733042

Finalità: Missio Diocesana è l’organismo pastorale istituito dal Vescovo al fine di pro- muovere e sostenere, anche in collaborazione con altri enti e organismi, l’impe- gno missionario della comunità ecclesiale diocesana sul territorio e nel mondo. Essa assume su di sé tutti i compiti fin qui affidati al Centro/Ufficio Missionario Diocesano. Nello spirito della enciclica Redemptoris Missio la Missio Diocesana è anche memoria viva e attuale del servizio alla missione reso dalle Pontificie Opere Missionarie, di cui riconosce la necessità per il suo carattere universale e per il suo specifico sostegno alla missione ad gentes.

Organismi Pastorali Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Missio Diocesana, di cui il Vescovo è il naturale Presidente, agisce in stretta collaborazione con gli altri uffici diocesani nell’elaborazione e attuazione dei programmi di pastorale unitaria, specialmente con Caritas, Migrantes e l’Ufficio diocesano per l’ecumenismo. È compito della Missio Diocesana: 1. aiutare la comunità ecclesiale locale a comprendere che “comunicare il Vangelo è il compito fondamentale della Chiesa” e che “il Vangelo è il più grande dono di cui dispongano i cristiani”; 2. promuovere la costituzione delle Commissioni missionarie parrocchiali, proporre per loro idonei itinerari di formazione e coordinarne l’azione pa- storale; 3. assicurare le relazioni tra la comunità diocesana e i missionari originari della diocesi o da questa inviati in missione; accoglierli, farli conoscere e valoriz- zarne l’esperienza al loro rientro; 4. sostenere e promuovere la missione diocesana in Albania; 5. collaborare con gli altri uffici e organismi pastorali nell’educazione dei gio- vani alla mondialità, nella sensibilizzazione della Chiesa locale all’accoglien- za dei migranti, nella proposta di stili di vita nuovi ispirati al Vangelo, nella diffusione di una cultura più attenta alle questioni della pace, della giustizia e solidarietà internazionale, della salvaguardia del creato.

Attività: • Ottobre missionario: veglia missionaria nella Basilica Cattedrale 85 (21/10/2011) e Giornata Missionaria Mondiale (23/10/2011) • Scuola di missiologia: gennaio e febbraio 2012 • Giornata per la Promozione umana in missione e della Missione dio- cesana in Albania (29/01/2012) • Veglia in memoria dei Missionari Martiri (23/03/2012) presso il Santua- rio delle Grazie a Covignano • Campo Lavoro (24-25/03/2012) • Viaggi missionari di condivisione

Ufficio Pastorale Familiare

Sede: Via IV Novembre 35 – 47921 Rimini Tel 0541.1835107 mail: [email protected] sito: www.pastoralefamigliarimini.it Aperta: martedì e giovedì dalle 09.00 alle 12.30

Direttore : Coniugi Cesare e Rita Giorgetti Tel. 0541.930938 Cell. 3299537234 e mail: [email protected]

Organismi Pastorali Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Assistente: don Giampaolo Bernabini Tel.0541.945264 cell.3393883651

Finalità L’Ufficio ha come obiettivo quello di aiutare le parrocchie e le realtà ecclesiali a promuovere la pastorale della famiglia secondo le indicazioni del Magistero. “La Chiesa, … .illuminata, guidata e sostenuta dallo Spirito Santo, in gioiosa fedeltà al mandato ricevuto, avverte con freschezza sempre rinnovata, l’urgen- te responsabilità di annunciare, celebrare e servire l’autentico “ Vangelo del matrimonio e della famiglia”. (DPF 8 ) “Una pastorale familiare autentica non potrà mai fare a meno di annunciare, celebrare e servire il “ Vangelo del matri- monio e della famiglia” in tutti i suoi contenuti. La Chiesa intera lo annuncerà nella predicazione, con la catechesi e attraverso la testimonianza; lo celebrerà nella liturgia e con la grazia dei sacramenti; lo servirà con le diverse iniziative e strutture di sostegno e di promozione che appariranno più opportune e più urgenti.”( DPF 17 ).

Settori: Fidanzati Referenti: Caterina e Doriano Ventrucci tel.0541.735218 Obiettivo: curare la formazione degli animatori dei corsi prematrimoniali. Aiuta- re e sostenere comunità parrocchiali nella preparazione al matrimonio 86 Gruppi famiglia Referenti : Rita e Cesare Giorgetti tel.: 0541.930938. cell.:3299537234 Obiettivo : curare la formazione delle coppie-guida; proporre itinerari di spiri- tualità coniugale; favorire il collegamento tra il gruppo sposi, la parrocchia e la diocesi. Organizzare periodicamente gli esercizi spirituali per sposi e fidanzati.

Famiglia e Bibbia Referenti : Claudia e Franco Casadei tel.: 0541.624399 Obiettivo :aiutare gli sposi e le comunità a ri/scoprire la Parola di Dio come fondamento della vocazione e spiritualità coniugale.

Situazioni difficili e irregolari Referente : diac. Cesare Giorgetti Cell.: 3299537234 Obiettivo : formazione degli operatori pastorali e delle comunità parrocchiali; proposta di itinerari di spiritualità per coloro che vivono in situazioni difficili e irregolari.

Sessualità e regolazione naturale della fertilità Referente : Bettina Magrini cell. 3331425205 Obiettivo : educazione all’amore e all’affettività per ragazzi, animatori dei grup- pi giovani e giovani coppie. Corsi base per la conoscenza e l’utilizzo dei “Metodi Naturali”. Consulenze per le coppie.

Organismi Pastorali Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Nuovi stili di vita Referente : Grazia Gerini tel. 0541.612267 Obiettivo: diffondere e far crescere nelle famiglie e nelle comunità, la cultura della sobrietà, giustizia, pace, commercio equo-solidale, consumo responsabile … Preparazione della giornata diocesana della “Salvaguardia del Creato” (insie- me a Caritas Diocesana e Ufficio di Pastorale sociale.).

“Noi”: Centro di Ascolto e orientamento per le famiglie Segreteria tel: 0541.1835151 (aperta mart. e giov. 9-12) Obiettivo: NOI svolge un servizio gratuito di ascolto, orientamento e accompa- gnamento; è aperto alle famiglie e a tutti coloro che richiedono, anche singo- larmente, un aiuto nelle difficoltà, in particolare quelle che mettono a rischio l’armonia e l’unità della vita familiare. A tal fine si avvale di una rete di servizi e di professionisti a costi contenuti, ap- positamente selezionati, che operano in vari ambiti tra cui quello psicologico, educativo, medico, giuridico, pastorale e socio-assistenziale. Il servizio è gestito dalla Associazione “ Forum per la Famiglia”, in stretta colla- borazione con L’Ufficio di Pastorale Familiare.

Casa di spiritualità di saludecio Referenti : Suor Vittoria tel.: 0541.981664 e Cesare Giorgetti 3299537234 E’ il luogo per tutte le famiglie perché possano: • ri/scoprire la bellezza della propria vocazione; 87 • avere del tempo da dedicare alla propria coppia; • avere uno spazio per dialogare, pregare, riflettere; • riprendere in mano la propria relazione quando ci si trova in un momento di “stanchezza”; • partecipare a ritiri, esercizi spirituali... ll materiale: l’Ufficio si sta dotando di una biblioteca e di una serie di video sempre inerente alla famiglia e alla pastorale familiare. Ogni commissione è disponibile per incontri nelle parrocchie e nei vicariati Le schede per gli incontri di formazione sono scaricabili dal sito: www.pasto- ralefamigliarimini.it

Attività • Incontro referenti parrocchiali e responsabili dei gruppi sposi per presentazione del programma: 30/9. Presentazione Giornata per la vita: 20/1/2012 • Festa Diocesana della Famiglia: 23 ottobre dalle 14,30 alle 18,30 al “Campo Don Pippo”. • Corsi per fidanzati in diocesi: novembre, febbraio, maggio, luglio. • Esercizi spirituali per sposi. cfr. sito UPF op. www.casadonmasi.it • Festa diocesana per fidanzati: 12 febbraio. • Due incontri di formazione per genitori separati e/o divorziati con la Prof.ssa Maria Teresa Moscato:

Organismi Pastorali Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Sabato 24 Marzo : “Sempre figli,sempre genitori: conflitti e ricomposizioni familiari e conseguenze educative” Sabato 31 Marzo :” Ancora genitori: i coniugi separati e le loro risorse educative inesplorate”.

Ufficio Pastorale Giovanile Sede c/o Seminario Vescovile “Don ” v. Covignano 259 - 47923 Rimini tel. 0541 752301 e mail: [email protected]

Direttore don Cristian Squadrani cell. 328 7557885

Finalità L’Ufficio si articola in una Consulta di Pastorale giovanile e in alcune equipe di lavoro. La Consulta si riunisce con le varie rappresentanze delle diverse realtà giovanili della diocesi per confrontarsi, pensare e orientare in modo comune la pastorale giovanile. È luogo di elaborazione di principi guida e di confronto 88 sulle questioni importanti ed emergenti sul mondo giovanile e sulla la vita dei giovani. Si organizzano anche momenti ed appuntamenti che siano occasione di condi- visione e di incontro tra i giovani provenienti dai diversi ambiti di appartenenza ecclesiale. Speciale cura si ha nel proporre itinerari e appuntamenti di formazio- ne per educatori (che si svolge con cadenza annuale) o su altre attività che non vogliono mai essere solo momenti isolati, ma anche occasioni di riflessione o di concretizzazione delle linee guida che emergono dal Progetto Diocesano di Pastorale Giovanile e dal lavoro dell’Ufficio stesso nelle sue riunioni. Strumenti Si serve di una News Letter per comunicare con centinaia di giovani

Attività 5-6 novembre: week end di programmazione della Consulta di Pastorale Gio- vanile 10 oppure 17 dicembre: La Luce nella notte Ipotesi: un appuntamento pomeridiano: “pacchi natalizi” 16-23-30 gennaio e 6 febbraio: corso educatori giovanili (19.00-23.00?) 10 17 24 marzo: La Luce nella notte 31 marzo: GMG diocesana

Organismi Pastorali Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Ufficio Diocesano Vocazioni Sede c/o Seminario Vescovile “Don Oreste Benzi” via Covignano 259 - 47923 Rimini tel. 0541-752301 - fax. 0541-752530 e mail: [email protected]

Direttore: don Andrea Turchini

Finalità Il Centro Diocesano Vocazioni (CDV) ha la finalità di richiamare e sostenere le comunità cristiane della Diocesi (parrocchie, associazioni, movimenti, comuni- tà religiose) a mettere al centro dell’azione educativa e pastorale l’attenzione alla vocazione di ogni battezzato, in qualsiasi età e situazione di vita. A tal fine il CDV promuove e sostiene iniziative, itinerari e sussidi che possano aiutare le comunità cristiane della Diocesi a sostenere questa attenzione.

Collaboratori Il CDV ha al suo interno alcune équipes che elaborano e sostengono gli itinerari e i sussidi rivolti ai ragazzi e ragazze impegnati nel cammino dell›Iniziazione Cristiana e ai giovani. Un particolare impegno negli ultimi anni è stato rivolto alla produzione di sus- sidi che sostengono la preghiera per le vocazioni. 89

Contatti Il rettore o uno degli altri sacerdoti del Seminario possono essere contattati dal lunedì al venerdì dalle ore 8 alle 13 e dalle 14 alle 20; il sabato dalle 8 alle 13.

Attività • Settimana vocazionale: distribuita nel corso dell’anno in date da desti- narsi. • Incontri vocazionali: come gli anni scorsi, con date da destinarsi.

Calendario 2011-12 • 2 ottobre 2011 Candidature al diaconato e presbiterato • 9 ottobre 2011 Ordinazioni diaconali • 4 dicembre 2011 Giornata per il seminario • 29 aprile 2012 Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni • 2-6 maggio 2012 (?) Settimana vocazionale diocesana?

Organismi Pastorali Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Ufficio Pastorale sociale Sedi: Via IV Novembre, 35 - 47921 Rimini c/o Parrocchia S. Maria Annunziata Via Flaminia, 96 - 47923 Rimini tel.: 0541384545 - cell.: 3280767165 E mail: [email protected]

Direttore Don Antonio Moro

Vicedirettore Don Gianluca Agostini

Finalità dell’Ufficio L’annuncio che la Chiesa è chiamata a fare nella storia si riassume in un’affer- mazione centrale: Dio ti ama, Cristo è venuto per te, per te Cristo è “Via, Verità, Vita”. Questo messaggio centrale del Vangelo, comunicato in ogni forma di an- nuncio, viene considerato nella pastorale sociale in rapporto agli ambiti del la- voro, dell’economia e della politica. La pastorale sociale, che si pone all’interno del più ampio contesto della missione della Chiesa come una sua importante dimensione, si propone di evangelizzare il sociale ponendo in rapporto con il 90 Vangelo di Gesù la vita e l’attività umana nel lavoro, nell’economia e nella politi- ca, e ricavando dal Vangelo stesso i loro significati più profondi Quando si tratta di pastorale sociale, non ci si muove in un ambito di semplice azione e orga- nizzazione di iniziative, ma ci si trova impegnati, innanzitutto, nella riflessione sui contenuti e sulle modalità con cui la Chiesa deve esprimere il suo essere e compiere la sua missione nella forma più adeguata ed efficace dentro la storia e il territorio in cui vive. (Evangelizzare il sociale n. 6-7).

Settori Lavoro, Politica, Economia, Salvaguardia del creato, Giustizia e pace, Turismo.

Collaboratori Per ogni settore si sta tentando di formare delle commissioni.

Attività • Mercoledì 19 ottobre ore 21: Assemblea dei referenti parrocchiali della Pastorale Sociale • 25 – 28 ottobre: si svolge a Rimini il Convegno Nazionale dei direttori della Pastorale Sociale • 6 dicembre: Incontro di Spiritualità per persone impegnate nell’ambito so- ciale e politico • Domenica 24 marzo: 3a Giornata Diocesana per la Salvaguardia del Creato • Lunedì 30 aprile: Veglia I maggio

Organismi Pastorali Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Iniziative interne Percorso sul tema del lavoro: “La dignità della persona nel mondo del lavoro”. Date: Giovedì 3 novembre; Giovedì 17 novembre; Giovedì15 dicembre; Giovedì 18 Gennaio 2012; Giovedì 2 febbraio

Da definire: Convegno sul turismo e Messa con gli operatori del Turismo

Ufficio Pastorale della salute

Sede via IV Novembre 35 – 47921 Rimini e mail: [email protected]

Direttore: don Gianmario Baldassarri c/o Ospedale “Infermi”, Viale Settembrini 2 – 47922 Rimini tel./fax: 0541 386531 cell.: 3391446900 e mail: [email protected]

Finalità L’Ufficio Diocesano per la Pastorale della Salute ha il compito: • di studiare le linee pastorali diocesane nel campo della sanità, 91 • di sensibilizzare la comunità cristiana ai temi della malattia e della soffe- renza, • di coordinare le iniziative riguardanti la formazione e l’aggiornamento delle persone che operano nel settore sanitario, • di seguire i progetti locali in materia sanitaria, • di formare gli operatori pastorali che svolgono il loro ministero a contatto con gli ammalati, • di collaborare con le associazioni di volontariato che operano in questo campo • di promuovere iniziative finalizzate a migliorare l’assistenza ai malati, con particolare attenzione alle persone sole, emarginate, con patologie che ri- chiedono cure particolari.

L’Ufficio è composto, oltre che dal Direttore, da una Consulta che raccoglie persone attive nell’azione pastorale: operatori sanitari, ministri, rappresentanti delle associazioni di volontariato. La Consulta si riunisce mensilmente per riflettere, programmare e gestire i temi e le iniziative dell’Ufficio.

All’Ufficio afferisce anche la Commissione Diocesana di Bioetica: riunisce esperti e rappresentanti degli ambiti scientifici, professionali e pastorali che costituiscono la bioetica. La finalità principale della Commissione è quella della ricerca, dello studio e del confronto finalizzati all’informazione e alla forma-

Organismi Pastorali Bollettino Diocesano 2011 - n.3

zione, sia in ambito ecclesiale, sia nel contesto sociale, culturale e politico del nostro territorio.

Programma di lavoro per l’anno pastorale 2011-2012 • Scuola Diocesana Operatori Pastorali: incontri di formazione per i Ministri della Comunione Eucaristica in collaborazione con l’Ufficio Liturgico • 21 Gennaio 2012: Incontro con i delegati parrocchiali in preparazione alla GMM • 11 Febbraio 2012: Giornata Mondiale del Malato.

Ufficio Diocesano per La Pastorale Scolastica e l’insegnamento della Religione Cattolica Sede: Via IV Novembre, 35 – Rimini Tel. 0541.1835161 - fax 0541.1835122 E mail: [email protected]

Direttore: Don Mirko Vandi

L’Ufficio SCUOLA della Diocesi di Rimini si occupa dell’Insegnamen- 92 to della Religione Cattolica (IRC) delle scuole di ogni ordine e gra- do presenti sul suo territorio e della Pastorale Scolastica Diocesana.

Compiti dell’Ufficio sono: • curare i rapporti con gli insegnanti specialisti ( Insegnanti di Religione), gli Insegnanti di classe della scuola dell’infanzia e primaria idonei e disponibili all’insegnamento della religione cattolica, gli IdR della scuola secondaria di 1° e 2° grado; • proporre alle autorità scolastiche competenti la nomina degli IdR; • curare la formazione professionale e spirituale degli IdR con corsi di aggior- namento periodici e iniziative mirate.

I collaboratori • Responsabile di legislazione scolastica: Prof. Perez Francesco • Commissione Aggiornamento per la Scuola dell’Infanzia e la Scuola Prima- ria: Prof.ssa Annalisa Tundo, Prof.ssa Anna Paola Balducci, Prof.ssa Mirella Fabbri. • Commissione Aggiornamento per la Scuola Secondaria: Prof. Francesco Perez, Prof.ssa Monica Forziati, Prof.ssa Alessandra Renzi, Prof.ssa Sabrina Lodovichetti

Organismi di Pastorale Scolastica Consulta diocesana per la pastorale scolastica: Presidente: S.E.R. Mons. Francesco Lambiasi

Organismi Pastorali Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Segretario: don Mirko Vandi Membri nominati secondo le modalità previste dallo Statuto diocesano della medesima: n° 30

Attività: • lunedì 19 dicembre 2011 - ore 17,30 c/o il Seminario Vescovile S. Messa di Natale con gli Insegnanti di Religione presieduta dal Vescovo • mercoledì 9 maggio 2012 ore 17 in Sala S. Gaudenzo incontro del Vescovo con i Dirigenti Scolastici della Diocesi ore 18,30 in Basilica Cattedrale Santa Messa per la Scuola presieduta dal Vescovo.

Istituto Superiore di Scienze Religiose “Alberto Marvelli” Sede: via Covignano, 265 (San Fortunato) 47923 Rimini Tel. 0541-731208; Sito www.issrmarvelli.it

Direttore: Natalino Valentini

Segreteria: 93 Giuliana Carlini ([email protected]).

Calendario per l’A.Ac. 2011-2012 Attività Didattica Ordinaria • Consolidamento strutturale e qualitativo dell’attività didattica e formativa ordinaria prevista dal Piano di Studio Triennale per il conseguimento della Laurea in Scienze Religiose. [Sono stati perfezionati alcuni corsi e rinnovati alcuni incarichi. Maggiore rilievo è stato riservato all’Escatologia (affidata a d. E. Castellucci); vengono inoltre confermati i corsi di Ebraismo al I anno (con il Prof. P. Stefani) e di Islamismo al II anno, con la Prof.ssa A. Russo. Al II anno si è inoltre istituito il Seminario: L’arte nella vita della Chiesa, riservando alla Catechesi una sua autonomia. Su richiesta dell’Assemblea degli stenti è stato attivato il corso di Latino (affidato alla prof.ssa Cinzia Montevecchi]. • Completamento dei percorsi integrativi (fino al giugno 2013) per gli studen- ti provenienti dal Diploma del vecchio ordinamento che intendono passare al nuovo per conseguire la Laurea in Scienze Religiose (triennale). [Come ri- chiesto dalla FTER è stata istituita una piccola commissione interna all’ISSR (Commissione di Valutazione) che ha il compito di valutare i singoli piano di studio per poi predisporre le eventuali integrazioni, mutuando i crediti richiesti dai Corsi presenti nell’offerta formativa del nuovo ordinamento]. • Attivazione dei corsi del II anno del biennio delle Lauree Specialistiche: Pedagogico-didattico/Pastorale; Arte Sacra e Turismo Religioso [Sulla base

Organismi Pastorali Bollettino Diocesano 2011 - n.3

di quanto deliberato dal Consiglio di Istituto nel giugno scorso, i Corsi pre- visti dal Piano di Studio delle Specialistiche avranno una scansione ciclica: nell’anno A saranno attivati tutti i corsi del I anno; nell’anno B tutti i corsi del II anno]. • Completamento (entro dicembre 2013) delle attività di valutazione (esami e tesi finali) per il conseguimento del Diploma in Scienze Religiose (del vecchio ordinamento).

Attività di Formazione e Ricerca • Programmazione e coordinamento (con l’UCD e altri) della Settimana Bibli- ca: Tema proposto: Il Libro dell’Esodo. L’acqua che sana e rigenera. Perio- do: 3, 5, 6, 7 Ottobre 2011 (cfr. Programma). • Prolusione al nuovo anno A. Ac.: Venerdì 28 Ottobre alle ore 20,45 (in sala Teatro del Seminario); titolo: La nostra dignità filiale, un tesoro da compren- dere e accrescere (I fondamenti cristologici della morale), Relatore Prof. p. Réal Tremblay (C.Ss.R.); docente di Teologia Morale fondamentale presso la Pontificia Università Lateranense e l’Accademia Alfonsiana di Roma. • Seminari di ricerca e formazione teologica e pastorale: Ildono del Concilio Vaticano II, tra parola e Tradizione. Storia, ricezione e attualità delle fonti a 50 anni dalla sua apertura. Si propongono 5 incontri seminariali [5 martedì consecutivi, dal 31 Gennaio al 27 febbraio]; Cfr. Programma. • Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: proposta di una Conferenza 94 pubblica/ o momento di studio e confronto teologico tra le tre confessioni cristiane sul sacramento del Battesimo ( Venerdì 21 gennaio - da concor- dare con la Commissione ecumenica) . • Programmazione e Coordinamento Meditazioni Quaresimali ] “Io Credo! Aiuta la mia incredulità” (Mc 9,24). Meditazioni sulla professione di fede ] cinque lunedì del periodo di Quaresima, da lunedì 5 Marzo a lunedì 2 Aprile alle ore 21, presso la Chiesa di Sant’Agostino. Cfr. Programma. • Coordinamento scientifico, operativo e redazionale del Progetto editoriale di Storia della Chiesa Riminese ( in 4 Voll. ), promosso dall’ISSR insieme alla Biblioteca Diocesana “Mons. E. Biancheri”). Da giugno a novembre il lavoro si concentrerà in particolare sulla pubblicazione del II Vol., prevista per fine novembre 2011. • Meditazione teologica pre-pasquale del vescovo Mons. Francesco Lambia- si: Venerdì 30 marzo alle 20,45 (rivolta in particolare a tutti gli studenti e docenti dell’ISSR). • Pomeriggio di studio, confronto e dialogo con la città (sul modello del “Cor- tile dei gentili”) prendendo spunto dalla Presentazione dell’Annale Parola e Tempo (in collaborazione con il Servizio Diocesano per il Progetto Cultura- le). Periodo: primavera 2012. • Possibili seminari di formazione in servizio per Insegnanti di Religione (temi e metodo di lavoro da definire) in collaborazione con Ufficio Diocesano per la Pastorale scolastica. • Biblia: (4 seminari) nell’ambito del Festival del Mondo Antico in collabora- zione con Assessorato alla cultura /Biblioteca Gambalunghiana di Rimini.

Organismi Pastorali Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Verificare se esistono le condizioni per un rilancio della proposta di percorsi conoscitivi della Sacra Scrittura.

Pubblicazioni dell’Istituto • L’ISSR continuerà a valorizzare le principali esperienze di studio, appro- fondimento e confronto promosse nel corso dell’anno mediante la pub- blicazione dei materiali considerati più validi e adeguati alla ricerca e alla formazione teologica. In questa prospettiva si intende dare continuità all’esperienza dell’Annale “Parola e Tempo” (giunto al X n. – pubblicazione entro novembre); - La collana dell’ISSR “Gregorio da Rimini”, presso l’ed. Pazzini (con l’intento di pubblicare un paio di volumi l’anno). • Pubblicazione ciclo di seminari sul Libro della Sapienza (di prossima uscita presso le edizioni Effatà, Torino).

Servizio Comunicazioni Sociali Sede Via IV Novembre, 35 – 47921 Rimini oppure Parrocchia S. Maria Assunta V. Pedrelli, 2 - 47853 - Coriano tel. 0541657167 E mail: [email protected] 95

Direttore don Egidio Brigliadori

Finalità Il Servizio Comunicazioni Sociali si differenzia dagli Uffici Pastorali in quanto si propone come servizio ad essi e alla comunità diocesana. Non ha, cioè, un proprio programma pastorale, ma si pone al servizio di tutti i programmi. Come indicato dal Direttorio delle Comunicazioni Sociali della CEI, a questo Servizio “compete il coordinamento e l’animazione dei media attraverso un’at- tenta progettazione, la formazione degli operatori e la promozione di sinergie”. (D. C. S. n° 191). Inoltre il Direttorio stesso indica l’Ufficio diocesano delle Comunicazioni So- ciali come “luogo di coordinamento, comunicazione e dialogo. La sua azione coinvolge tutta la comunità ecclesiale. Sarà suo compito ispirare e proporre un piano di comunicazione sociale organico e integrato, a partire dalle reali potenzialità della diocesi. Sarà al servizio dell’evangelizzazione come soggetto attivo sul territorio nella realizzazione del progetto culturale orientato in senso cristiano”. (D.C.S. n° 190).

Impegni specifici La Newsletter Su incarico del Vescovo e per conto dell‘Ufficio Pastorale Diocesano, cura la

Organismi Pastorali Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Newsletter come servizio di informazione per tutti gli operatori pastorali della Diocesi. Si propone come strumento di comunione fra tutte le esperienze ec- clesiali nel vari settori della pastorale.

Il Comitato Editoriale Fa riferimento a questo Servizio Diocesano il Comitato Editoriale, costituito dal Vescovo a favore e a coordinamento dei diversi media diocesani: settimanale, radio, televisione, newsrimini... Non interferisce sull’autonomia e responsabilità dei singoli Direttori responsabili, ma si propone di verificare con loro la corretta linea editoriale, in sintonia con le direttive della CEI e del nostro Vescovo.

Servizio Diocesano per il Progetto Culturale Sede Via IV Novembre, 35 - 47921 Rimini (RN) tel. 0541.1835114 – Fax 0541.24024 E mail [email protected]

Referente: Dott. Prof Maurizio Mussoni Via Ristori, 19 - 47923 Rimini (RN) cell. 347.5978745 – E mail [email protected] 96 Segretario Prof. Alfio Rossi

Finalità La finalità per cui il Progetto Culturale è chiamato ad operare è animare la Pa- storale della cultura, ed in particolare il rapporto tra la fede, che ispira l’antro- pologia cristiana, e la situazione culturale contemporanea, con una distinzione in due livelli: • le grandi aree tematiche, per se stesse interdisciplinari, che toccano i con- tenuti fondamentali della fede nel loro impatto con i nodi più vivi del pen- siero e dell’ethos contemporanei; • i temi emergenti di volta in volta nel dibattito culturale e nella vita sociale, a cui appare necessario offrire risposte evangelicamente illuminate, che orientino il pensare e l’agire comune dei cristiani e li rendano capaci di entrare in dialogo con tutti.

Riferimenti utili Sito web del Servizio Nazionale per il Progetto Culturale: www.progettoculturale.it Sito web del Servizio Diocesano per il Progetto Culturale: in allestimento.

Organismi Pastorali Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Consiglio Pastorale Diocesano

Verbale dell’incontro del 02 Maggio 2011 ore 21:00 Presso il Seminario Vescovile “don Oreste Benzi”

Presenti: Sr. Paola Rado, don Renzo Gradara, don Luigi Ricci, Bellettini Diac. Alberto, Primo Fonti, Luciano Chicchi, Roberto Manzelli, Concettina di Filippo, Stefano Coveri, Soldati Roberto, Franco Casalboni, Stefano Morolli, Stefano Giannini, Giuseppe Pronti, Liana Calzecchi, Fabbri Denis, Navetta Veris, Silvano Perazzini, Paolo Mancuso, Natalino Valentini, Valentina Donati, Rossano Guerra, Roberto Cesarini,

Assenti: (giustificati) Don Antonio Moro, Guiduzzi Francesco, Ivan Pesaresi, Anna Maria Annibali, Paolo Guiducci, Alberto Cenci, Anna Cicchetti, Padre Do- nato Santini

Ordine del giorno: 97 Definizione dei passi successivi al Convegno sull’Educazione. Il Vescovo Francesco guida la preghiera iniziale.

Introduzione del Vescovo Francesco che ricorda che questo è il primo incontro congiunto dei due consigli, presbiterale e pastorale. Alcuni punti sono già stati trattati nel consiglio presbiterale. Terminata la sessione della visita pastorale. Ovunque il vescovo ha incontrato sacerdoti dedicati pienamente al loro ministero, in parrocchie che sono cresciu- te quali nuclei di comunità che condividono col parroco belle sensibilità che si possono valorizzare. Gli incontri con i cresimandi hanno avuto una buona risposta di partecipazio- ne. Il risultato sia in numero che qualità dei partecipanti è stato incoraggiante. Occorre forse aggiustare il tiro coi ragazzi e qualcosa anche coi genitori, ma l’esperienza è un punto di non ritorno. Poi abbiamo vissuto il convegno “educare alla vita buona del vangelo”. Abbiamo avuto un bel momento legato all’ iniziazione cristiana: 23 catecumeni adulti nella veglia Pasquale Abbiamo le ordinazione di tre sacerdoti diocesani il 14.05.

Da questo insieme cogliamo che: abbiamo un fuoco acceso in tutte le comunità e anche a livello diocesano cogliamo d’ altra parte segnali di fatica dei sacerdoti per il carico pastorale. Per questo il consiglio presbiterale affronterà il tema della definizione e la distribu-

Organismi Pastorali Bollettino Diocesano 2011 - n.3

zione dei sacerdoti sul territorio e negli ambiti (ospedale o altri). Perciò nella seconda parte dell’ incontro, due laici entreranno a far parte di una commis- sione che il consiglio presbiterale ha deciso di istituire e di cui parleremo nel corso della serata.

Relazione: Sintesi del convegno di don Tarcisio Giungi: il convegno diocesano sull’educa- zione: valutazione e prospettive (fino alle 21:35). Condivisione a partire dalle domande.

Interventi Il vescovo: Siamo qui per fare un discernimento comunitario, per il dono del Consiglio che abbiamo. (Beato GPII) “siamo qui come credenti per discernere insieme quello che ci pare il cammino dei prossimi anni” le fonti sono il do- cumento CEI da sommare al cammino fatto in questi tre anni come diocesi. Anche per gli anni prossimi dobbiamo dare segnali sobri e sintetici per il cam- mino. Don Tarcisio modera questi interventi.

Don Giuseppe Maioli: sono tra quelli che non c’erano al convegno. Davanti a questa valutazione proposta nella relazione sono imbarazzato perché è una valutazione “esterna” che non tiene conto dei contenuti. Che cosa è stato det- 98 to? Come possiamo pensare di andare avanti? Secondo me dobbiamo vedere che coscienza è stata creata. Occorre partire da quello che è stato fatto.

Don Andrea Turchini: ci sono stati alcuni elementi importanti che hanno delle prospettive: il convegno è stato un metodo di lavoro. Abbiamo parlato certamente di un tema che ci sta a cuore. Le comunità e le realtà presenti in diocesi, molti sono impegnate nella educazione ma purtroppo sul tema ci confrontiamo poco. Allora è emersa l’importanza di fare rete, di comunicare tra noi e di cambiare il modo di lavorare. Oltre ai contenuti quindi, il metodo. Questa riflessione va sviluppata. Cosa significa fare rete nella comunità cristiana e confrontarsi con la società civile? Qui è tutto da inventare con sperimentazioni. Abbiamo gusta- to che è bello fare questa esperienza di collaborazione e sinergie. decisivo anche avere posto attenzione ai veri soggetti dell’emergenza che sono gli adulti. Molte sottolineature su questo tema. Non è un problema di giovani ma di adulti che derogano alla responsabilità educativa. Se non ci sono adulti credibili nella proposta educativa, abbiamo un problema. Questione che va messa in priorità. Non i destinatari sono il problema ma i soggetti (gli adulti) dell’azione educativa. gli ultimi due punti del punto 3 della relazione dicono che non si deve lavorare solo ad intra, ma arriveremo a qualche risultato solo se lavoreremo ad extra. Famiglia giovani e scuola vanno affrontati a partire dall’esperienza che abbia- mo, come possiamo progredire alleandoci con chi lavora nella società civile?

Organismi Pastorali

2 Bollettino Diocesano 2011 - n.3

zione dei sacerdoti sul territorio e negli ambiti (ospedale o altri). Perciò nella Don Biagio: fare rete è un termine usato e che implica elementi che vanno re- seconda parte dell’ incontro, due laici entreranno a far parte di una commis- cuperati. Siamo capaci di fare rete se abbiamo un rapporto corretto con le altre sione che il consiglio presbiterale ha deciso di istituire e di cui parleremo nel agenzie che fanno educazione (rapporto chiesa-mondo) serve una riflessione corso della serata. pacata e profonda che è stata la difficoltà dei gruppi di lavoro. C’è una fatica a decifrare da parte dei preti di aprire delle strade di evangelizzazione significativa. Relazione: È un problema di riflessione culturale perché vediamo i guasti, ma non ne Sintesi del convegno di don Tarcisio Giungi: il convegno diocesano sull’educa- identifichiamo le cause e non capiamo con chi allearsi. Fare rete implica una zione: valutazione e prospettive (fino alle 21:35). Condivisione a partire dalle visione della chiesa capace di fare comunione. Verifica: come vanno i CPP nelle domande. parrocchie? Sono esecutivi o fanno discernimento? E come si fa discernimento? I veri soggetti dell’emergenza educativa sono gli adulti, allora fare educazione Interventi implica tutta la vita della chiesa. Riusciamo a vedere la vita degli adulti maturi in Il vescovo: Siamo qui per fare un discernimento comunitario, per il dono del tutti gli ambiti della vita concreta? Consiglio che abbiamo. (Beato GPII) “siamo qui come credenti per discernere insieme quello che ci pare il cammino dei prossimi anni” le fonti sono il do- Stefano Giannini: la relazione di don Tarcisio è molto bella. Le modalità di inter- cumento CEI da sommare al cammino fatto in questi tre anni come diocesi. vento delle persone che hanno partecipato non era supportato da una prepara- Anche per gli anni prossimi dobbiamo dare segnali sobri e sintetici per il cam- zione preliminare nelle comunità e nelle realtà aggregative. Nei CPP un lavoro di mino. approfondimento e di lettura è mancato. Il convegno doveva essere il momento Don Tarcisio modera questi interventi. della sintesi che invece non c’è stato. Noi laici dovremmo avere più “voglia di divertirci” ed essere più propositivi e attivi verso i nostri parroci. Don Giuseppe Maioli: sono tra quelli che non c’erano al convegno. Davanti a questa valutazione proposta nella relazione sono imbarazzato perché è una Silvano Perazzini: è positivo il fatto che è cominciato un nuovo modo di vedere valutazione “esterna” che non tiene conto dei contenuti. Che cosa è stato det- l’emergenza educativa. Mi è dispiaciuta l’assenza dei preti perché fanno tanto. Il to? Come possiamo pensare di andare avanti? Secondo me dobbiamo vedere lavoro educativo viene fatto, ma non riusciamo a chiamare in modo corretto quel- 99 che coscienza è stata creata. Occorre partire da quello che è stato fatto. lo che già facciamo. Dovremo perfezionare tutto quello che si già fa e lavorare insieme e coinvolgersi. Questo lavoro deve essere quello che i parroci tengono Don Andrea Turchini: ci sono stati alcuni elementi importanti che hanno delle come bussola prospettive: il convegno è stato un metodo di lavoro. Abbiamo parlato certamente di un Don Renzo Gradara: riguardo all’assenza dei preti, il tempo era di benedizioni. tema che ci sta a cuore. Le comunità e le realtà presenti in diocesi, molti sono Non credo che potesse venire fuori chissà che cosa. Ma cosa possiamo fare: im- impegnate nella educazione ma purtroppo sul tema ci confrontiamo poco. portante è avere definito il tema educativo ed averlo indirizzato in un percorso Allora è emersa l’importanza di fare rete, di comunicare tra noi e di cambiare che preveda un lavoro educativo per i giovani e gli adulti. Ma dal convegno viene il modo di lavorare. Oltre ai contenuti quindi, il metodo. Questa riflessione va un altro stimolo che possiamo cogliere: quello alla preoccupazione educativa che sviluppata. Cosa significa fare rete nella comunità cristiana e confrontarsi con devo avere nel mio agire pastorale qualsiasi esso sia, che passi dall’iniziazione la società civile? Qui è tutto da inventare con sperimentazioni. Abbiamo gusta- cristiana alla liturgia alla catechesi e attraverso la carità. Ci vuole una riflessione to che è bello fare questa esperienza di collaborazione e sinergie. continua nel presbiterio ma ci vuole una partecipazione responsabile in prima decisivo anche avere posto attenzione ai veri soggetti dell’emergenza che sono persona dei laici. Ad esempio noi facciamo il rapporto della Caritas.... Come lo gli adulti. Molte sottolineature su questo tema. Non è un problema di giovani sfruttiamo in prospettiva educativa il materiale delConvegno? Poi fare del Campo ma di adulti che derogano alla responsabilità educativa. Se non ci sono adulti Lavoro uno strumento educativo... ma come? E fare sinergie esempio tra Campo credibili nella proposta educativa, abbiamo un problema. Questione che va Lavoro e lavoro della Caritas e gli altri uffici pastorali. Tutto questo, coordinato messa in priorità. Non i destinatari sono il problema ma i soggetti (gli adulti) dall’uff. pastorale diocesano. Il convegno mi ha confermato in questa direzione. dell’azione educativa. gli ultimi due punti del punto 3 della relazione dicono che non si deve lavorare Don Giuseppe Bilancioni: viviamo la fatica del discernimento, ma andare col pas- solo ad intra, ma arriveremo a qualche risultato solo se lavoreremo ad extra. so di tutti non ci permette di correre. È difficile lavorare insieme tra le parrocchie Famiglia giovani e scuola vanno affrontati a partire dall’esperienza che abbia- nelle zone ed è un obiettivo che va messo in agenda per poterlo raggiungere: mo, come possiamo progredire alleandoci con chi lavora nella società civile? questo è un ambito educativo su cui lavorare. Convegno di Verona e ambiti pa- storali: recuperare quello stile per la vita complessa che si prospetta.

Organismi Pastorali

2 3 Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Roberto Soldati: il convegno ci è servito per una fotografia di come siamo. Nei laboratori è emerso che parrocchie e comunità hanno ragionato poco. Molti sono venuti per ascoltare e non ragionare. Che verifica faremo tra qualche anno per capire se abbiamo camminato? Un modo di fare verifica serio forse non siamo abituati a farlo. I relatori ci hanno detto che chi educa è la comunità. Se ne sei all’esterno fai fatica a capirlo.

Roberto Cesarini vicariato sud: il problema siamo noi laici. Se non ci prendiamo carico noi di queste cose, chi può farlo? era quindi così necessario che ci fossero i preti? Nel rapporto chiesa mondo, noi genitori cristiani come riusciamo a con- taminare quello che sta fuori? (scuola, ecc)

Don Giuseppe Giovannelli: pochi preti, ma sicuramente pochi laici. Mancavano anche tante parrocchie. La parrocchia come comunità è lo snodo della questio- ne. Siamo intasati da tante cose, dobbiamo capire l’essenziale della pastorale della parrocchia. Pensare una riforma della parrocchia per capirne l’essenziale come scuola di comunità in cui vivere e testimoniare la fede. Cosa dobbiamo dare di essenziale nell’educazione?

Don Roberto Battaglia: dobbiamo partire dal dato positivo del convegno. Un cerino dice di più che tante analisi sul buio. Misuro il convegno se c’è “un” adulto che è maturato nella fede. Citazioni dall’omelia di BVI su GPII. È stato 100 messo a tema l’educazione. C’è stato un clima di pre-stima nei gruppi. Anche i contenuti sono stati condivisi e sono stati buoni. L’agenda sono i contenuti del convegno. Affermare che la scuola cattolica sia parte della missione della Chiesa è un contenuto assolutamente non scontato in tanti ed è stato un passo decisivo. Allora cosa genera un soggetto adulto nella fede? Se ciò che accade lo genera il Signore, questo è importante e va servito. Se ci si apre a quello che il Signore opera, allora quello diventa un contenuto. Se il convegno è coagulare una linea da seguireè tipico di ciò che fanno i partiti. Stare invece davanti alla positività del convegno, quella è già la strada.

Franco Casalboni: la domanda che faccio: il cammino umano di ogni persona per capire da dove viene e dove va, cosa fa rifiorire un Io, una persona? Nono- stante le analisi e le programmazioni.... È questo che fa rinascere il mio Io?

Cesare Giorgetti: punto concreto per l’agenda è la formazione dei formatori, cioè interrogarci su “chi educa chi”. Se la catechesi intravede che non si può più fare catechesi senza la famiglia, quale nuova figura di educatori? Chi educa le famiglie ad assumere questo stile educativo? Se la questione fondamentale è l’adulto, lo è come soggetto e come oggetto. Come formiamo i giovani che mettono in piedi una famiglia?

don Aldo Fonti: importante il nostro ruolo di facilitatori di processi. I laici han- no un ruolo proprio ed io prete ho il mio. Se la gente coglie questo allora fa qualcosa con le proprie gambe. Una volta il tripode scuola parrocchia famiglia

Organismi Pastorali Bollettino Diocesano 2011 - n.3

funzionava. Oggi faccio fatica a contattare gli insegnanti di religione. La famiglia rimane il soggetto fondamentale, ma c’è una fascia di coppie 10-15 anni di matrimonio che risponde alle sollecitazioni ed è una risorsa importante nell’e- ducazione.

Don Maurizio: abbiamo 10 anni, importante è capire da dove partire. Educare alla comunità intera e che l’educazione è affare di tutti. Il lavoro del convegno deve essere diffuso e rielaborato adesso. Iniziazione, giovani, famiglia. Se la centralità è l’adulto, camminare su questi tra ambiti.

Vescovo: (ore 22:55) grazie per questo momento di confronto. Ora mi pongo come vescovo davanti a queste cose. Preparazione: non solo una preparazione, ma esercizio di comunione. Questo gruppo di lavoro di 20 persone rappresentativo di molti ambiti, non ha solo preparato il convegno, ma ha innescato un processo; si sono incontrati, impe- gnati per viverlo bene, non per il mero organizzare, ma muoversi su richiesta del vescovo a collaborare per avviare n cammino di riflessione e di comunione. Che questi fratelli che hanno lavorato portino ancora frutti di lavoro. Il convegno ha maturato certezze e prese di coscienza. L’educazione è cosa nostra, propria della missione della Chiesa che Evangelizza educando ed Educa evangelizzando. Il profilo di Gesù educatore. La chiesa non può non educare (Vaticano II: il primo a trattare di educazione che in sé è contenuto e metodo). la crisi educativa è crisi degli adulti. La crisi dell’educazione è crisi di vita. 101 esplicitare la cura educativa della nostra azione pastorale. Il catechista è insie- me testimone, educatore, maestro. Come sono i nostri catechisti? Li abbiamo che sono anche educatori? Formare i formatori è un punto fondamentale. Educare è un processo, un cam- mino, allora l’educatore non è uno “ineccepibile o un eroe perfetto”, ma è un testimone credibile che si auto implica nel processo educativo e non smette di portare avanti un cammino di auto educazione della propria umanità da parte del Signore Gesù. Dovremo tornare su queste cose per delineare il cammino che ci aspetta e per fare una sintesi sulla quale camminare come Diocesi.

Siano credenti: siano disponibili a lavorare in questo gruppo che deve collabo- rare col consiglio presbiterale con il vescovo per il processo di aggiornamento dei sacerdoti nelle parrocchie

Il vescovo invita i membri del CPD a votare due laici che entrino a far parte della Commissione per la Pastorale Integrata. Caratteristiche: credenti, disponibili a collaborare in questo gruppo che deve collaborare col consiglio presbiterale con il vescovo per tutto il processo che ci deve fare aggiornare il criterio di presenza dei sacerdoti nel servizio della pastorale diocesana delle parrocchie, nell’insegnamento, nel servizio all’ospedale e altri settori. Ci sembra importante che noi pastori teniamo conto della sensibilità dei laici che ci può aiutare a dare al vescovo ad elaborare ipotesi per la distribuzione dei sacerdoti sul territorio.

Organismi Pastorali

4 Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Il vescovo guida la preghiera conclusiva.

Termine dei lavori alle ore 22:40

I voti ottenuti sono stati così distribuiti: Stefano Giannini...... 9 voti Silvano Perazzini, Paolo Mancuso...... 4 voti Anna Maria Annibali, Natalino Valentini, Roberto Soldati, Valentina Donati...... 3 voti Concettina Di Filippo, Suor Paola Rado...... 2 voti Liana Calzecchi, Stefano Morelli, Franco Casalboni, Giuseppe Pronti...... 1 voto

Risultano eletti Stefano Giannini e Silvano Perazzini (per anzianità verso Paolo Mancuso)

102

Organismi Pastorali Avvenimenti Diocesani Bollettino Diocesano 2011 - n.3

L’ultimo saluto a don Pietro Lisi

Da Onferno al Paradiso

È morto alla veneranda età di 97 anni don Pietro Lisi, il decano dei sacer- doti riminesi. Era nato a Rimini il 23 marzo 1914, vicino alla chiesa della Colon- nella, in una casa colonica. Il papà Giuseppe, agricoltore, la mamma Rosa Clementi: genitori ben uniti nell’affetto familiare, nella fede e nella pratica cristiana: ogni giorno la pre- ghiera del santo rosario, ogni domenica la santa messa nella chiesa della Colonnella. Quattro figli: Ernesta, Oreste, Lucia, Pietro. Le prime classi elementari, Pietro le frequenta nel Palazzo Ghetti che è nelle vicinanze della chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista. Proprio al termine della terza elementare, il piccolo Pietro manifesta a una signora che frequenta casa Lisi, il desiderio di diventare prete. Perché non lo manifesta direttamente a papà e mamma? Il bambino pensa che 104 i suoi lo vedano volentieri nel lavoro dei campi. Un lavoro che richiede tanta manodopera. La signora manifesta subito alla mamma il desiderio del bambino, e la mam- ma, contentissima, si dà da fare, anche presso il marito, perché tutti accolgano con gioia la vocazione espressa da Pietro. Il rettore della chiesa di Santa Rita lo accoglie amabilmente e gli apre la via al Seminario di Rimini. Al termine della terza elementare, Pietro entra nel Seminario e inizia la preparazione ‘remota’ al sacerdozio. Completato il corso ginnasiale, passa al Regionale di per il liceo e la teologia. Sono anni belli e intensi che portano a maturità umana e cristiana l’umile figlio di contadini. Il primo luglio 1939, viene ordinato sacerdote dal vescovo Vincenzo Scozzoli. I primi tre anni è cappellano a Sant’Andrea in Besanigo. Nel 1942 è parroco a Santa Colomba di Onferno. Il furore bellico, che imper- versa già sui nostri colli, la distrugge nel settembre 1944. Nella casa parroc- chiale, che è abbastanza vasta, don Pietro ricava uno stanzone per celebrare la santa messa, e per tutti i riti sacri. Mentre matura la possibilità di costruire la nuova chiesa, ascolta pure i desi- deri dei suoi parrocchiani. Non è facile seguire la soluzione migliore perché i diversi gruppi chiedono la nuova chiesa accanto alla loro casa. Ora si può constatare che il luogo scelto è il migliore per l’intera comunità.

Avvenimenti Diocesani Bollettino Diocesano 2011 - n.3

Con il consiglio e con l’opera fattiva e intelligente, gli è stata sempre vicina la sorella Lucia. E dall’anno 1944, è sempre con lui il babbo, rimasto vedovo di mamma Rosa. Don Pietro ha sempre riconosciuto, con gratitudine e con stupore, che nella sua piccola comunità sono fiorite numerose vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa: certamente frutto della sua preghiera e della sua vita esemplare. Ne parlavano con entusiasmo: don Antonio Faitanini, S. Giovanni Battista, 1955; il fratello don Nevio, 1973; padre Antonio Renzini, conventuale a Bellariva; don Marco Gasperi, parroco a Faetano; mons. Luigi Ricci, dal 25 marzo 2008 Vicario Generale della Diocesi; don Davide Arcangeli, suo pronipote, che studia al Biblicum a Roma. Ha vissuto gli ultimi cinque anni nella nostra Casa del Clero. Il rettore della Casa, mons. Sergio Matteini, ha lasciato questa cara testimo- nianza: “Vi ha portato affabilità e semplicità. Ci ha edificati con la sua serenità, fraternità e pietà”. Per la sua difficoltà di udito, non poteva partecipare alle conversazioni che i suoi confratelli tenevano soprattutto la sera, dopo cena. Egli passeggiava, rac- coglieva foglie e diceva: “Questa per me è vita”. Nel giugno 2011, don Pietro subìsce un intervento all’intestino, ma, per l’età veneranda (97 anni), non ne supera le conseguenze.

Mario Molari 105

Necrologi Luglio - Settembre 2011 - n.3 Bollettino Luglio - Settembre

2011 Bollettino 3

Direttore responsabile: Baffoni don Redeo Sped. in abbonamento postale 70% Filiale di Forlì

Direz. Amministr.: Curia Vescovile, via IV Novembre, 35 Rimini – Tel. 0541. 24244 Pubblicazione Trimestrale Con approvazione ecclesiastica

Progetto grafico e impaginazione - Kaleidon Stampa: Tipolito Garattoni - Rimini