Mafie Nel Lazio”, a Cura Dell’Osservatorio Regionale Per La Sicurezza E La Legalità, in Collaborazione Con Libera
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II RAPPORTO A curadell’OsservatorioTecnico-ScientificoperlaSicurezzaeLegalità Il Rapporto è stato curato dall’Osservatorio Tecnico-Scientifico per la Sicurezza e la Legalità in collaborazione con “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”. La raccolta della documentazione utile ai fini della redazione del Rapporto è stata chiusa il 19 maggio 2016. Alle donne e agli uomini della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma dell’Arma dei Carabinieri della Polizia di Stato della Guardia di Finanza del Corpo Forestale dello Stato della Polizia Penitenziaria della Direzione Investigativa Antimafia del Tribunale per le misure di prevenzione di Roma Indice Prefazione - di Nicola Zingaretti 8 Introduzione - di Gianpiero Cioffredi 10 Ringraziamenti 16 Nota 17 Parte I Le mafie a Roma 20 Le mafie e le organizzazioni criminali di Roma 57 Il business della droga e le “piazze dello spaccio” 112 La provincia di Roma 122 Uno «scenario criminale complesso» 141 Parte II Lazio, le mafie a Sud 154 Organizzazioni mafiose a Latina e provincia 165 I clan a Frosinone 178 Lazio, le mafie a Nord 182 Parte III Le mafie straniere nella regione 192 Usura e gioco d’azzardo 198 Ecomafie e illegalità ambientali 214 I beni sequestrati e confiscati alle mafie 222 Appendice 232 Fonti consultate 248 Prefazione di Nicola Zingaretti Presidente della Regione Lazio Quest’anno pubblichiamo la seconda edizione del Rapporto “Mafie nel Lazio”, a cura dell’Osservatorio regionale per la Sicurezza e la Legalità, in collaborazione con Libera. Si tratta di uno strumento di grandissimo valore e utilità, perché consente una visione d’insieme del fenomeno mafioso nel Lazio e di analizzarne le dinamiche, sia dal punto di vista degli interessi e delle diverse componenti che agiscono nella nostra regione, sia da quello del loro grado di penetrazione nei vari territori. Prima ancora, tuttavia, questo studio ha un eccezionale valore di testimonianza: il Rapporto conferma infatti – purtroppo - una verità per lungo tempo ritenuta scomoda, spesso minimizzata o sottovalutata, alle volte addirittura negata. Nel Lazio le mafie ci sono, muovono un giro d’affari impressionante, hanno un’enorme capacità di infiltrazione nei vari settori della nostra economia, nelle nostre comunità e – come abbiamo potuto vedere – riescono a condizionare anche le pubbliche amministrazioni. Dunque, questo testo è insieme uno strumento di conoscenza, di consapevolezza e – questo il mio auspicio – di richiamo a un impegno comune per combattere il fenomeno mafioso. È fondamentale, infatti, affiancare al lavoro difficilissimo di indagine e repressione delle mafie che conducono la Magistratura e le Forze dell’Ordine, anche un investimento culturale, etico e politico. Per quanto riguarda le istituzioni, la prima esigenza è quella di testimoniare in maniera positiva la presenza dello Stato. Perché le mafie, da sempre, scommettono e lucrano sull’assenza dello Stato, che è alla base del loro contropotere. Le mafie si sono incuneate nel tessuto delle nostre città grazie all’indifferenza nella gestione e nella tutela del territorio; grazie all’incuria nella gestione dei beni comuni; grazie all’incapacità di governare fenomeni sociali che hanno provocato disuguaglianze sociali e solitudine di imprenditori schiacciati dal peso della crisi economica. Le mafie si affermano nella vittoria di profitti per pochi contro i diritti dei molti. Educazione, cultura, welfare, innovazione dei processi produttivi, buona politica e istituzioni trasparenti, sono i pilastri del nostro impegno di governo contro la crescita della corruzione, degli abusi, dell’illegalità. 8 Dobbiamo innescare quindi una vera e propria mobilitazione collettiva. A partire dalla necessità di coinvolgere, nella difficile lotta alle mafie, chi ha meno di vent’anni. Sapendo che questa mobilitazione etica è solo un punto di partenza, da cui devono scaturire tante altre azioni coerenti. Ciascuno deve essere pronto a fare la propria parte, a metterci il proprio impegno per costruire una barriera solida contro l’aggressione delle mafie. Noi questo impegno lo abbiamo preso e - proprio attraverso le attività dell’Osservatorio regionale per la Sicurezza e la Legalità - stiamo coinvolgendo tantissime persone, figure che si occupano di lotta alle mafie, giornalisti e ragazzi in iniziative di conoscenza e analisi del fenomeno. Abbiamo concluso proprio il 23 maggio scorso, XXIV anniversario della strage di Capaci, il concorso “Un Brano contro le Mafie” rivolto alle scuole e il 19 luglio, anniversario della strage di via D’Amelio, inaugureremo il primo corso antimafia rivolto ai dirigenti e funzionari di tutti gli Enti Locali del Lazio. La difesa della legalità e della libertà non può essere delegata, ma riguarda ciascuno di noi, nel proprio piccolo. Ma se tutti i “propri piccoli” si uniscono, le cose finalmente cambieranno. 9 Introduzione di Gianpiero Cioffredi Presidente dell’Osservatorio Tecnico-Scientifico per la Sicurezza e la Legalità Il Rapporto sulla presenza delle mafie nel Lazio, scritto in collaborazione con l’Associazione Libera, è il resoconto rigoroso e documentato, delle principali inchieste giudiziarie sulle organizzazioni criminali nel Lazio, dei documenti istituzionali e degli interventi pubblici sul fenomeno mafioso, con una particolare attenzione all’ultimo anno preso in esame in questa seconda edizione. La sua lettura offre un quadro d’insieme per un’analisi sulla penetrazione della criminalità organizzata nella nostra regione. Per questa sua funzione conoscitiva e per i preziosi spunti di riflessione, il Rapporto rappresenta uno strumento fondamentale della nostra battaglia comune verso la legalità e la giustizia sociale. Il lavoro è il risultato del monitoraggio curato dall’Osservatorio Tecnico-Scientifico per la Sicurezza e la Legalità: una analisi alimentata, nel tempo, dal confronto con le Forze dell’Ordine, la Magistratura, le Istituzioni, le associazioni e i giornalisti, chiamati nei rispettivi ambiti di azione, al contrasto e alla denuncia rispetto al fenomeno mafioso nella regione. A ciascuno di loro va il nostro ringraziamento per aver contribuito, negli anni, a costruire un metodo di lavoro che ha messo al centro un approccio tecnico-scientifico che fanno di questo documento un punto di riferimento affidabile e - per quanto possibile - libero da pregiudizi o tesi precostituite, da allarmismi generici e da sottovalutazioni del fenomeno. Un testo in cui a parlare siano soltanto i fatti, le vicende giudiziarie, gli atti consultati, i numeri e le statistiche sul fenomeno. Le inchieste della magistratura e delle forze di polizia delineano uno scenario preoccupante che questo rapporto conferma con rigore scientifico e preziosa capacità di comporre il puzzle della presenza delle mafie nel Lazio. E’ storicamente ben nota la difficoltà, talora una vera e propria ritrosia culturale a riconoscere l’esistenza delle mafie nel nostro Paese. Così è stato per lungo tempo nelle regioni meridionali, luoghi di originario insediamento di cosa nostra, camorra e ‘ndrangheta. C’era un ritardo nel riconoscimento di un fenomeno con il quale la società ha convissuto e 10 che ha segnato drammaticamente le vicende della nostra storia repubblicana, sia dal punto di vista democratico che da quello dello sviluppo delle regioni meridionali. Quanta responsabilità delle classi dirigenti e della cultura del nostro Paese in tutto ciò? Questa è una questione cruciale perché non vorrei che a Roma e nel Lazio si ripetessero gli stessi silenzi, gli stessi errori, le stesse omissioni, le stesse reticenze nel capire la pericolosità che l’espansione delle mafie nel centro-nord dell’Italia e in particolare nel Lazio produce sul tessuto economico e sociale. Oggi nella nostra regione se certamente c’è un’accresciuta consapevolezza della pericolosità del contagio mafioso persistono a mio avviso manifestazioni di negazionismo o peggio di riduzionismo che rischiano di farci percorrere strade che hanno oggettivamente favorito la crescita della criminalità organizzata nel nostro Paese. Ancora per molti ipotizzare che le mafie abbiano messo radici nel Lazio e a Roma, la Capitale del Paese, è sembrata un’ipotesi troppo ardita se non fantasiosa. Eppure la significativa penetrazione delle mafie nei nostri territori è un dato ormai processualmente accertato. Eppure, ripeto, la consapevolezza di una presenza stabile e diffusa delle mafie nel Lazio è entrata nella percezione comune soltanto da pochissimo tempo, grazie all’impegno di molti, nelle Istituzioni e nelle organizzazioni sociali, e soprattutto grazie a diverse recenti inchieste che hanno rivelato all’opinione pubblica, per la prima volta in queste proporzioni, il livello impressionante raggiunto dalle organizzazioni mafiose di varia matrice nella capacità di condizionamento della vita del nostro territorio. Con l’arrivo alla Procura di Roma del procuratore Giuseppe Pignatone e del coordinatore della Dda, il procuratore aggiunto Michele Prestipino, le indagini hanno fatto uno straordinario salto di qualità, delineando un modello investigativo di eccellenza con il contributo decisivo dell’Arma dei Carabinieri, della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza e della Dia, ai quali va la nostra riconoscenza e il nostro pieno sostegno. Le inchieste della magistratura e delle forze di polizia delineano uno scenario preoccupante che questo rapporto conferma con rigore scientifico e preziosa capacità di comporre il puzzle della presenza delle mafie nel Lazio. Fornire una relazione istituzionale in merito alle organizzazioni criminali