Anno Nono | Numero Sessantanove | Novembre-Dicembre Duemiladieci |
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
Mensile - Sped. in A.P. 45% art. 2. c. 20 let. B - l. 662/96 Firenze Copia euro 0,0001 20 c. 2. art. 45% A.P. in Sped. - Mensile free | anno nono | numero sessantanove | novembre-dicembre duemiladieci | www.exibart.com V’è una brutta, bruttissima storia che forse abbiamo rimosso, con la quale magari non vogliamo fare i conti, ma che grava sulle nostre testoline come una micidiale e minacciosa spada di Damocle. È una norma ipotizzata nella prossima Legge Finanziaria che dice, in sintesi, questo: “Nessun ente locale nel 2011 potrà investire per spese di rappresentanza più del 20% di quanto impiegato nel 2009”. Ci siete sui numeri? Esatto: si tratta di un taglio dell’80%. Un taglio che interviene su cosa? Per capirlo bisogna andare a spulciare cosa la norma intende per “spese di rappresentanza” e scoprire, non senza un filino di sorpresa, che all’interno di quella dicitura sono comprese le mostre d’arte. Non le fiere enogastronomiche, non le sfilate di moda, non le sagre della polenta: le mostre d’arte. Spese di rappresentanza... Che, tanto per aggiungere paradosso a paradosso, vengono tagliate anche nel caso fossero coperte da sponsor privati. Mostre proprio non se ne potranno fare, neppure a costo zero per l’amministrazione: non potrà essere speso per loro che il 20% di quanto speso lo scorso anno. Beh, come reagire a un provvedimento che significherebbe la fine di decine di musei, la morte del turismo culturale, la rovina di interi indotti, di sistemi urbani che su quell’indotto campano (Brescia e Treviso, caro Tremonti, mica Cosenza o Caserta)? Si può reagire in tre modi. La prima reazione, non nascondiamo di conservarne una parte ancora oggi dentro di noi, suona un po’ così: “Non è possibile, non lo potranno fare, sarà anticostituzionale, sarà impugnabile, e poi il taglio è talmente inaudito che è stato fatto apposta per essere eliminato prima della fine dell’anno”. Già, plausibile, ma lo diciamo dall’estate e ora che la fine dell’anno (e l’approvazione della Finanziaria) si avvicina, qualche dubbio ci viene. La seconda reazione è buttarla in politica, ne abbiamo già fatto cenno e naturalmente l’idea è balenata anche in noi. In che senso? Nel senso che, tanto per buttarla giù facile, il governo è presieduto da un ceffo che possiede un visibilio di tv e dunque fa di tutto affinché la gente non abbia troppe distrazioni culturali e se ne stia buona a guardare la pubblicità dei suoi inserzionisti. Plausibile, no? Già, molto plausibile. Però poi c’è una terza reazione possibile. Ed è una sfida meravigliosa. Eccola: ci tagliate i fondi? Bene. Fate pure, per carità, tagliateceli anche tutti, come in America, però, poi, proprio come in America, ci costruite delle autostrade burocratiche a prova d’ingorgo che ci consentano di incamerare sponsorizzazioni senza lungaggini, che permettano ai privati che ci offrono il loro aiuto di effettuare detrazioni vantaggiosissime, che ci permettano di fare servizi aggiuntivi che davvero rendano profittevoli tutti i nostri musei, che ci consentano di stare sul mercato delle opere (non per venderle, ma per prestarle in libertà, ad esempio), che ci consentano di licenziare e assumere a nostro piacimento, non a piacimento della politica, per poter raggiungere la massima efficienza. E così via per mille altri punti. La realtà è questa, signori: con un sistema efficiente, ma efficiente davvero, si potrebbe sul serio fare a meno anche dell’80% dei finanziamenti pubblici, “americanizzando” tutto quello che di cultura si fa in Italia. Forse, rispetto al tema dei tagli, una strada alternativa al “no” e al “è colpa di Berlusconi”, transita per un “ok, però...”. Perché tra le aziende (e i ricchi privati) del Paese c’è un potenziale inespresso di potenziali denari che, in confronto, lo zerovirgola del Pil che lo Stato mette sulla cultura potrebbe essere trascurabilissimo. (m. t.) 4retrocover Il sommario di questo numero è a pag. 26 sexybart Tracey Emin STEFANO CANTO di ferruccio giromini sondaggi sondaggi.exibart.com PRIMA NITSCH, POI CATTELAN. ARTE E POLITICA POLEMICA CONTINUA l'arte è sempre stata scomoda 15,84% wow, che classe politica che abbiamo! 21,78% ormai siamo un paese provinciale 27,72% ormai l'arte fa scandalo solo da noi 34,65% vignetta i perche del mese la SALERNO CAPITALE David Chipperfield per la Cittadella giudiziaria, Zaha Hadid per la Sta- zione Marittima, Riccardo Bofill per il Fronte del Mare e per Piazza POP UP della Libertà, Santiago Calatrava per il Porto turistico, Jean Nouvel e Periodo di spolvero per la Pop Massimiliano Fuksas per il recupero di ex spazi industriali. E presto, Art? Quella di Andy Warhol e din- pare, anche Dominique Perrault per un nuovo auditorium in collina. torni? Pare proprio di sì, almeno No, signori, non si tratta di Barcellona, Berlino, San Paolo del Brasile o nel mondo dei grandi retailer italia- Shanghai. Non si tratta di una metropoli emergente della Corea o della niOK che stanno portando questa ricerca evergreen all’at- Polonia. Si tratta di Salerno, cittadina della Campania che sta cam- tenzione del pubblico di massa. Ha iniziato Upim, lancian- biando i propri connotati riformattando la sua stessa identità. I perché do quattro concept store Upim Pop, con tanto di mostra sono due: perché non se ne parla quasi per nulla? E perché così poche di Andy. Ha seguito Sisley, che in nome della Pop Art ha città in Italia prendono esempio? mobilitato artisti contemporanei per la personalizzazione di alcuni capi. Sotto la direzione, niente di meno, di Glenn SE BULGARI SI SVEGLIASSE... O’Brien. Stupidi voi, che atterrando a Orly o a Charles de Gaulle non vedete l’ora di andarvi a gustare una mostra in uno dei più intelligenti e puntuali spa- (RI)FONDAZIONE ROMA zi espositivi parigini. Stupidi voi, che appena arrivati nella Ville Lumière vi Dio sa quanto possono servire le fondazioni (più o meno fiondate verso sud e bramate di attraversare la barriera di vetro imma- bancarie) in questo delicato passaggio in cui i finanzia- ginata da Jean Nouvel che separa la Fondation Cartier dal boulevard. menti pubblici per la cultura dovranno giocoforza essere Non è possibile che l’azienda Cartier “faccia immagine” sul suo marchio Stefano Canto - Baby Chair - 2010 sostituiti da sostegno privato. Un caso da seguire è quel- con mezzucci come questo; non è possibile che questa fondamentale lo della ricchissima Fondazione Roma, un player notevo- istituzione aumenti il valore del suo brand e dunque, indirettamente, le le per tutti gli spazi artistici della Capitale, dal Macro al sue vendite. Non è possibile che un museo d’impresa serva a qualcosa L’eclettico e ambizioso Stefano Canto (Roma, Palazzo delle Esposizioni. Pur non mancando di proporre come voi e anche noi pensiamo, altrimenti ci si dovrebbe chiedere, una programmazione “in house” con un museo che ha 1974) si dà da fare in diversi settori contigui. urlandolo, perché l’italiana Bulgari, che di Cartier è la prima competi- aperto una seconda sede, sempre lungo via del Corso. Partito in teoria come architetto, specializzatosi tor, non si degni neppure di sponsorizzare una mostra (se non su se interior designer e redesigner, si è deciso artista, stessa). Altro che museo... ARCHITETTI DA CULT(O) non senza passare attraverso l’esperienza di La tradizione è sempre stata feconda. Dalla notte dei gallerista e promotore culturale (a Roma tra il ACCADEMIE A CINQUANTA ALL’ORA tempi, in Italia, le chiese sono state assegnate ai più 2003 e il 2005, con l’ArtSpace SC02). È un uomo “I nostri figli sono il futuro del Paese”. Al di là della retorica, siamo d’ac- grandi architetti viventi affinché lasciassero anche ai po- curioso, dunque, e ben gli sta il nomadismo cordo. Così come siamo d’accordo sul fatto che la formazione, a ogni steri un’idea monumentale e di gran qualità dell’edilizia di livello, sia lo stimolo maggiore per far crescere un Paese civile, anche produttivo che si è scelto. La sua produzione culto. Tutto ciò, poi, si era fermato lasciando la qualità in ambito artistico, per far crescere chi l’arte la crea e chi ne fruisce. assoluta delle realizzazione e il coraggio architettonico a artistica, peraltro, non fa che confermare certe Allora perché, Ministro Gelmini, pagare 50 euro (lordi, beninteso, e al salutari irrequietezze, che di volta in volta lo fatti episodici. Oggi le cose stanno evolvendo di nuovo in netto di ricevimento studenti, tesi di laurea ecc.) coloro che insegnano positivo. La consacrazione, a Roma, di una chiesa dalla sballottano lontano dalla routine (buon per lui, nelle Accademie con contratti di un anno? bellezza mozzafiato firmata da Alessandro Anselmi nella e peggio per chi ama incasellare). Spiazza qui periferia di Malafede è solo l’ultima tappa di una tendenza e ricontestualizza là, per ricavare i suoi “oggetti che ha visto negli anni impegnati architetti come Ren- scultorei” ha lavorato ora con marmitte e catene zo Piano (Santo Stefano Rotondo), Mario Botta (Torino), di moto e trattori, ora con cortecce e alghe, ora Massimiliano Fuksas (Foligno) e Richard Meier (Roma). con camere d’aria e transenne metalliche, ora con marker segnaletici catarifrangenti, in genere vedodo piop TREMONTI? PREFERIAMO IL MINISTRO comunque incentrandosi sul riuso di scarti - Sarà banale dirlo, ma lo diciamo lo stesso. Sarà da per- naturali e/o artificiali - in quell’ottica che ormai si benisti affermarlo, ma lo affermiamo ugualmente. Forse usa definire “posturbana”. Operando sul duplice la mostra di Angiola Tremonti, sorella del potentissimo piano dell’estetica e della funzionalità, “inquina” do piop ritratto Ministro dell’Economia, è stato il punto più basso che la trasversalmente i livelli della comunicazione città di Milano ha toccato per quanto riguarda le politiche e crea cortocircuiti espressivi che godono sull’arte.