REPUBBLICA ITALIANA Corte Conti Sicilia 2402 2010
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REPUBBLICA ITALIANA In Nome del Popolo Italiano La Corte dei Conti Sezione Giurisdizionale per la Regione Siciliana composta dai Sigg.ri Magistrati: dott. Valter DEL ROSARIO Presidente ff - dott. Antonio NENNA - Consigliere - dott. Giuseppe COLAVECCHIO - Primo Referendario relatore - ha pronunciato la seguente SENTENZA 2402/2010 nel giudizio di responsabilità iscritto al n. 55537 del registro di segreteria, promosso dalla Procura Regionale nei confronti di Rumeo Salvatore, nato a Caltanissetta, il 24.04.1957, ivi residente in via Filippo Paladini, n. 31 Visto l’atto di citazione. Letti gli atti ed i documenti di causa. Uditi, nella pubblica udienza del 06.10.2010, il relatore dott. Giuseppe Colavecchio, magistrato primo referendario, e il pubblico ministero dott.ssa Maria Luigia Li Castro, sostituto procuratore generale; non comparso alcuno per il Rumeo. Ritenuto in FATTO La Procura Regionale presso questa Sezione, con atto di citazione depositato in segreteria in data 31.07.2009 e ritualmente notificato, ha convenuto in giudizio il sig. Rumeo Salvatore per essere condannato al pagamento della somma di € 58.493,22, oltre rivalutazione monetaria, interessi e spese di giudizio, quale danno erariale patito dal Comune di Santa Caterina Villarmosa. Il Pubblico Ministero ha riferito che: il Tribunale di Caltanissetta, con sentenza n. 316/2004, ha condannato l’odierno convenuto, in qualità di dirigente dell’Ufficio Tecnico comunale, alla pena di anni uno di reclusione per due distinte ipotesi di abuso d’ufficio, ex art. 323 c.p., commesse in data 15.07.1999 e in data 28.04.2000, relativamente al rilascio delle concessioni edilizie n. 35/1999 e n. 23/2000, nonchè al risarcimento dei danni, da liquidarsi in separata sede, e alla rifusione delle spese sostenute dall’Amministrazione comunale, costituitasi parte civile; la Corte di Appello di Caltanissetta, con sentenza n. 685/2007, nel confermare la responsabilità penale del Rumeo e le statuizioni in favore della parte civile, ha dichiarato condonata la pena principale, ai sensi dell’art. 1 della legge n. 241/2006; la Corte di Cassazione, con sentenza n. 10363/2008, ha dichiarato inammissibile il ricorso avverso la decisione del giudice di seconde cure. L’organo requirente, dopo avere richiamato l’art. 651 c.p.p., ha ritenuto che la somma di € 43.493,22, sborsata dal Comune per le competenze legali liquidate al proprio difensore e per la consulenza tecnica, costituisse un vulnus per il pubblico erario; ha sostenuto, inoltre, che la condotta del convenuto integrasse gli estremi del danno all’immagine della Pubblica Amministrazione, da liquidarsi in via equitativa, ai sensi dell’art. 1226 c.c., nella misura di € 15.000,00, giacchè la vicenda aveva avuto vasta eco nella stampa locale (Giornale di Sicilia, edizione di Caltanissetta del 13.05.2004 e del 29.06.2007). Il convenuto, nella memoria depositata in data 16.09.2010, ha sostenuto che la somma di € 3.804,79, liquidata all’ing. Amedeo Falci, nominato dal Sindaco quale consulente per verificare la fondatezza degli esposti del sig. Acquario Salvatore, non possa essergli addebitata in quanto il consulente aveva ritenuto legittima la concessione edilizia n. 35/1999 (che invece il tribunale ha dichiarato illegittima) e avverso la stessa non è stato proposto ricorso al giudice amministrativo; per quanto riguarda, invece, la concessione edilizia in variante, ritenuta illegittima dall’ing. Falci, ha rappresentato che il Tribunale ha dichiarato, con sentenza n. 117/2004 (emessa il altro procedimento penale a carico del Rumeo), di non doversi procedere perchè il fatto non costituisce reato. Il sig. Rumeo, inoltre, ha contestato le parcelle liquidate ai difensori del Comune, il cui importo è stato maggiore di quello indicato nelle sentenze di condanna, puntualizzando che il visto di congruità dell’Ordine degli Avvocati “non conferisce alcuna validità in ordine alla effettiva attività posta in essere”; in ultimo, ha eccepito la prescrizione dell’azione di risarcimento dei danni in quanto “il fatto che avrebbe determinato il danno all’immagine del Comune di Santa Caterina risalirebbe alla pubblicazione della notizia su un quotidiano del 15.05.2004”; in subordine, ha chiesto la concessione dei benefici di legge, ivi compresa la riduzione del danno da risarcire, giacchè il Comune avrebbe, comunque, incassato gli oneri di urbanizzazione. Considerato in DIRITTO 1. L’arch. Rumeo Salvatore, dirigente dell’Ufficio Tecnico del Comune di Santa Caterina Villarmosa, è stato condannato dal Tribunale di Caltanissetta, con sentenza n. 316/2004, ad anni uno di reclusione, per due distinte ipotesi di abuso d’ufficio, ex art. 323 c.p., commesse in data 15.07.1999 e in data 28.04.2000, per avere rilasciato le concessioni edilizie n. 35/1999 e n. 23/2000, nei confronti, rispettivamente, di Bruno Giuseppe, Ippolito Giovanni, Stella Maria Lilli, Tramontana Giuseppina, proprietari dell’immobile sito tra via Roma e via Bruno, e di Cancelliere Giovanni, proprietario dell’immobile sito in località Anguilla; la sentenza di condanna è stata confermata dalla Corte di Appello di Caltanissetta, con statuizione n. 685/2007, anche se la pena è stata condonata, ai sensi dell’art. 1 della legge n. 241/2006; la Corte di Cassazione, con sentenza n. 10363/2008, ha dichiarato inammissibile il ricorso del Rumeo, con conseguente passaggio in giudicato della decisione del giudice di seconde cure. 2. I fatti come sopra acclarati non possono essere oggetto di alcuna contestazione in questa sede, giusta il disposto dell’art. 651 c.p.p.; in virtù di tale norma, l’efficacia vincolante del giudicato penale di condanna nel processo per la responsabilità amministrativa de concerne l’accertamento dei fatti che hanno formato oggetto del relativo giudizio, intesi nella loro realtà fenomenica ed oggettiva, quali la condotta, l’evento e il nesso di causalità materiale che sono stati assunti a presupposto logico-giuridico della pronuncia penale, restando, quindi, preclusa al giudice contabile ogni valutazione e statuizione che venga a collidere con i presupposti, le risultanze e le affermazioni conclusionali di quel pronunciamento. Ciò significa che non può dubitarsi, in questa sede, della illiceità del rilascio da parte del sig. Rumeo delle concessioni edilizie n. 35/1999 e n. 23/2000, così come è emerso nel processo penale, ove il Comune di Santa Caterina Villarmosa si è costituito parte civile: il suddetto convenuto è stato, infatti, condannato al risarcimento dei danni materiali e d’immagine” per la quantificazione dei quali la Corte di Appello ha rinviato al giudice civile, rectius la Corte dei Conti, quale organo giurisdizionale competente in materia. Ne consegue che nessuna rilevanza puòassumere la circostanza, sostenuta nella memoria di costituzione, secondo la quale la concessione edilizia n. 35/1999 non era stata mai impugnata innanzi al giudice amministrativo per farne valere l’illegittimità. 3. I danni oggetto della contestazione del Pubblico Ministero contabile sono sia patrimoniali, per € 43.493,22, quali somme sborsate direttamente dal Comune in relazione alla costituzione di parte civile nei processi penali e per le spese di consulenza tecnica affrontate in quel giudizio, sia di immagine, pari ad € 15.000,00, in relazione al clamor fori che la vicenda ha avuto nella stampa locale. 3.1. Quanto alla prima posta di danno, come risulta dalla documentazione agli atti, il Comune, costituito parte civile nei tre gradi del processo, ha liquidato all’avv. Giuseppe Panepinto, per il giudizio penale innanzi al Tribunale di Caltanissetta, la somma di € 13.564,98, giusta la determina dirigenziale n. 422 del 27.12.2004 (la parcella vistata dal Consiglio dell’Ordine nella seduta del 07.10.2004 era pari ad € 25.583,40 ed è stata, poi, ridotta dal difensore), e, per il giudizio innanzi alla Corte di Appello, la somma di € 17.245,88, giusta la determina dirigenziale n. 63 del 17.03.2008 (nella citata determina si legge che la parcella è stata vistata dal Consiglio dell’Ordine); la suddetta Amministrazione ha anche liquidato, in acconto, all’avv. Massimo Dell’Utri la somma di € 1.500,00 per il processo innanzi alla Suprema Corte, giusta la determina n. 208 del 23.09.2008 di pagamento della fattura n. 102 del 15.09.2008 (non risulta dalla documentazione agli atti alcuna ulteriore liquidazione, nonostante una minuta di parcella pari ad €7.377,67 del citato difensore, di cui cenno nella nota prot. n. 1686 del 03.03.2009; nè, d’altronde, la Procura ha provveduto ad acquisire documentazione utile a dimostrazione dell’avvenuto pagamento di altre competenze all’avv. Massimo Dell’Utri). Le spese come sopra documentate (per complessivi € 32.310,86) costituiscono un esborso dannoso per le casse comunali e sono conseguenza diretta della condotta illecita posta in essere dal Rumeo, non assumendo alcuna rilevanza la circostanza che i giudici penali, come sostenuto nella memoria del convenuto del 16.09.2010, abbiano liquidato spese in misura minore; la liquidazione giudiziale, infatti, non elide, nel caso specifico, il rapporto professionale tra l’Ente, parte offesa dal reato penale, e il suo difensore, regolato dalla legge professionale; inoltre, le parcelle risultano regolarmente vistate dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati che ne ha attestato la congruità rispetto alla tariffa professionale, mentre il convenuto ha soltanto espresso perplessità, senza fornire sul punto alcuna specifica prova circa l’effettivo svolgimento di tutta l’attività difensiva ivi indicata. Un ulteriore addebito al sig. Rumeo, contenuto nell’atto di citazione, il cui importo è ricavabile dalla nota prot. n. 5629 del 30.09.2008 del Comune, riguarda le competenze liquidate all’ing. Amedeo Falci per il saldo delle fatture n. 10/2002 (€ 999,27) e n. 8/2003 (€ 2.805,52), effettuato con le determine n. 236 del 09.12.2002 e n. 362 del 30.12.2003; il pagamento di tali somme è avvenuto a seguito dell’incarico conferito dall’Amministrazione comunale per verificare l’attendibilità degli esposti del sig.