Vercelli E La Memoria Dell'antico
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GIOVANNI SOMMO VERCELLI E LA MEMORIA DELL’ANTICO Schede e documenti per un approccio alla storia ed ai problemi dell’archeologia, della tutela e conservazione in un centro della provincia piemontese Gruppo Archeologico Vercellese GIOVANNI SOMMO VERCELLI E LA MEMORIA DELL’ANTICO Schede e documenti per un approccio alla storia ed ai problemi dell’archeologia, della tutela e conservazione in un centro della provincia piemontese © Edizione elettronica archeovercelli.it Gruppo Archeologico Vercellese 2008 La presente edizione è liberamente scaricabile per uso privato, ogni altra utilizzazione a carattere pubblico, dell’intero testo o di parti di esso, deve essere autorizzata. archeovercelli.it Premessa L'idea da cui prende le mosse questo lavoro è nata dall'aver avuto tra le mani, alcun anni or sono, una delle copie del manoscritto “Memorie prese dell'antico Duomo di Sant'Eusebio in Vercelli .....” del De Rossi, conservata presso l'Archivio Storico del Comune di Vercelli e che ebbi modo di consultare per la cortesia del dottor Rosaldo Ordano, direttore della Biblioteca Civica. Il documento, dato alle stampe a cura del padre Bruzza nel 1848, successivamente dal Chicco nel 1943, testimonianza storico-archeologica riguardante uno dei più insigni monumenti vercellesi, si mostrò anche quale esempio di una tradizione di memoria delle antichità, dei monumenti, delle cose d'arte, assumendo quel manoscritto insieme con le sue stesse edizioni, unito ad altre testimonianze, spessore e profondità per l'impostazione di una vera e propria microstoria municipale degli studi, della tutela, della conservazione, non solo archeologica; argomento, questo, non frequentato e particolarmente stimolante in un momento di rinnovato interesse per tali questioni. Fu quindi nell'intento di avere il quadro di un particolare aspetto della cultura locale, che iniziai a racco- gliere documenti, editi ed inediti, ordinandoli ed analizzandoli in questa prospettiva, finora non toccata, ed evitando, comunque, di entrare nel merito della storia della storiografia vercellese, tema, se specificatamente trattato, di ben altra portata. Più in generale, si è cercato di mettere in luce gli aspetti del rapporto fra una città e le tracce del proprio passato, emergente a tratti in avvenimenti, personaggi ed opere, a partire convenzionalmente dal periodo assunto quale inizio dell’interesse per le antichità in senso moderno; dal Rinascimento, quindi, e da una figura che non ha se non un tenue aggancio con la storia vercellese, il Labacco, si è tentato di leggere in senso diacronico la considerazione dell’antico nella memoria locale, organizzando per schede in sequenza cronologica le figure salienti che se ne occuparono, da una parte, le strutture fondamentali, dall'altra. Come forse denuncia la stessa schematica sistemazione del lavoro, non si è condotta un'analisi storica vera e propria, che resta una meta futura per molti argomenti specifici, sia per i limiti stessi di chi scrive, sia per la novità del taglio, disertato dalla bibliografia locale e quindi privo di punti di riferimento e di confronto, sia perché il superamento di un preliminare e semplice quadro generale avrebbe richiesto assai più spazio, tempo ed un lavoro a più mani fin dalle prime fasi della ricerca. Tuttavia, in alcuni tratti si è intravista qualche chiave interpretativa e sono emersi precisi nessi ed indirizzi di lettura, non a caso proprio laddove i documenti, oltreché più accessibili, si sono rivelati particolarmente abbon- I danti, relativamente cioè al periodo in cui si è evidenziata una fioritura degli interessi municipali alla politica conservativa, fra Otto e Novecento. In questi casi ci si è sentiti incoraggiati ad un approfondimento, anche di metodo, che, tuttavia, si è ritenuto dovesse meglio costituire un lavoro a se stante, privilegiante pochi momenti di particolare interesse per ricerche di vero respiro storico; si è quindi preferito procedere a quella panoramica in dimensione cronologica che, più semplicemente, si voleva provare a tracciare (pure anch'essa in certe parti lacunosa ed in certe fasi condotta su considerazioni e note meramente biografiche, mutuate da fonti già ben conosciute) e che, comunque, sottolinea con gran copia di documentazione quel periodo cruciale, a cavallo dei due secoli. Essendo alla base di questo lavoro la raccolta, la selezione e l'ordinamento di fonti le più varie, tale opera- zione costituisce presupposto per lo stesso impianto del volume, organizzato per schede corredate da am- pio materiale grafico-fotografico e da un immediato riscontro a margine delle opere citate o utilizzate, caratterizzato, per la sua dichiarata vocazione documentaria, da una poco consueta abbondanza, tuttavia ritenuta utile, di fonti riportate il più possibile integralmente e affiancanti i testi, questi ultimi formatisi in diretto' rapporto con esse e spesso unicamente destinati a fornire una traccia o una connessione, a suggerire uno schema interpretativo. Per contro in molti casi i documenti assumono nel contesto una loro propria autonomia, testimonianze di prima mano non velate dal tempo, fra l'altro sovente di piacevole accostamento. Tutto ciò evidentemente comporta più di un modo e più di un livello di lettura, traduce la volontà, non so quanto realizzatasi, di fornire uno strumento di orientamento vicino anche alle esigenze didattiche, rivolto comunque ad un pubblico più vasto di quello cui sono solitamente destinate le pubblicazioni di argomento storico. E' sembrato opportuno, da ultimo, volendo precisare ed approfondire aspetti e problemi strettamente legati al tema preminente, quello archeologico, dedicare gli ultimi capitoli ad un sommario e schematico esame delle conoscenze, assai scarse purtroppo, che attualmente si hanno sulla Vercelli romana (non trascurando digressioni in campo post-classico) e delle odierne questioni inerenti la gestione archeologica, toccando ad esempio i problemi di tutela del centro urbano, la programmazione di costruttivi ed organici interventi, i pesanti fenomeni di vandalismo e razzia. Giungere al presente è sembrato, anche trattandosi di un lavoro non propriamente storico, non inopportuno per una verifica di quanto rimanga di quelle forme di conoscenza e di tutela che già furono presenti, di II quanto abbiano pesato quelle esperienze, in positivo o in negativo, sull'odierno tessuto locale, sul modo che ha - o non ha - oggi la città di operare una riflessione sul proprio passato. Lo stesso, ormai decennale, legame di chi scrive alle sorti del Gruppo Archeologico Vercellese, non solo deve aver condizionato in qualche modo la scelta di giungere alla cronaca di questi ultimi anni, ma, indub- biamente, deve anche aver determinato la volontà di cercare alle odierne, dibattute, questioni archeologiche e di politica culturale una dimensione di tipo storico, prospettiva questa presente nella costruzione stessa e nello svilupparsi del lavoro. Non si troveranno qui infine, occorre ricordarlo, se non del tutto casuali aggiornamenti al quadro dell'ar- cheologia locale, segnato dalle opere fondamentali del Bruzza, del Ferrero, del Viale; si è semmai tentato di inserirle, esse stesse, insieme con le altre fonti disponibili, in un contesto cronologico-documentario o “antologico”, diciamo volendo prevenire qualche appunto. Il filo conduttore, che comunque pare legare assai bene il passato al presente, sembra rappresentato dalla constatazione, che costituisce in qualche modo il motivo di fondo di queste riflessioni, di una storica difficoltà all'innescarsi di un serio e prolungato impegno, sia locale che esterno, per la conservazione, la ricerca, la razionale documentazione, la formazione di una pubblica consapevolezza di quanto rappresenti il patrimonio culturale, e non solo archeologico, della città. La rivisitazione di una tradizione di figure, opere ed avvenimenti del passato, legati alle antichità, ai monu- menti, ai luoghi di conservazione vercellesi, rivela tuttavia preziosi indizi di una volontà a consolidare nel tempo strutture per la memoria, che possono costituire per il presente utili sollecitazioni. Nell’incertezza tra l'attendere alcuni anni alla precisazione dei molti argomenti qui appena sfiorati ed il dare alle stampe questa fase propedeutica a successivi approfondimenti, ho ritenuto preferibile quest'ulti- ma via, ben sapendo che, muovendomi su un terreno vasto, inconsueto e difficile, nel tentativo di dare una visione generale, saranno molte le omissioni, gli errori, le imprecisioni, le superficialità, del resto inevita- bili, che confido si vorranno perdonare. Vercelli, settembre 1981 G.S. III Ringraziamenti Sono grato, per la cortesia e disponibilità, al dottor Rosaldo Ordano, direttore della Biblioteca Civica di Vercelli, ed al personale di detta biblioteca, in particolare alla signorina Vittoria Mazzarino ed al signor Arturo Spiniello; al dottor Maurizio Cassetti, direttore dell'Archivio di Stato di Vercelli, ed al personale di detto Archivio, in particolare al dottor Andreino Coppo, alla dottoressa Carla D'Inverno e al signor Giovanni Fetti, al Rev. Don Mario Capellino, direttore della Biblioteca Agnesiana di Vercelli. Ringrazio inoltre, per le gentili concessioni, l'avvocato Francesco Ferraris, Presidente del Museo Francesco Borgogna di Vercelli, l'ingegner Pietro Monti, Presidente dell'Istituto di Belle Arti di Vercelli, il geometra Amedeo Corio, la dottoressa Anna Rosso, responsabili del Museo Leone di Vercelli, la direzione della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, il professor Fortunato Guala, che con grande liberalità mi