Vol. VI, N. 1, Febbraio 2020
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JUS- ONLINE 1/2020 ISSN 1827-7942 RIVISTA DI SCIENZE GIURIDICHE a cura della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica di Milano INDICE N. 1/2020 RENATO BALDUZZI 1 La posizione costituzionale del Csm tra argomenti di ieri ed effettività dell’organo GIUSEPPE SCIACCA 21 Il Tribunale Ecclesiastico a servizio del matrimonio e della famiglia GERALDINA BONI 31 Sigillo sacramentale, segreto ministeriale e obblighi di denuncia- segnalazione: la ragioni della tutela della riservatezza tra diritto canonico e diritto secolare, in particolare italiano TOMMASO GAZZOLO 223 Minority Report e il crimine senza crimine GIANPIERO MANCINETTI 251 La tutela in rem e il iudicium in factum contro il venditore VINCENZO FERRANTE 289 Potere di controllo e tutela dei lavoratori: riflessioni sparse sulle disposizioni dello “Statuto”, alla luce delle più recenti modifiche VP VITA E PENSIERO JUS- ONLINE 1/2020 ISSN 1827-7942 RIVISTA DI SCIENZE GIURIDICHE a cura della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica di Milano RENATO BALDUZZI Professore ordinario di diritto costituzionale, Università Cattolica del Sacro cuore La posizione costituzionale del Csm tra argomenti di ieri ed effettività dell’organo* English title: The constitutional position of Italian High Council of the Judiciary, between traditional doctrinal opinions and effectiveness DOI: 10.26350/18277942_000001 Sommario: Premessa. 1. Sessant’anni di ricostruzioni del modello italiano di Consiglio superiore (e di magistratura). 2. L’effettività del Consiglio superiore come inveramento del modello costituzionale (e alcuni suggerimenti per migliorarla). Conclusioni. Premessa Da molti mesi, a seguito dello “scandalo romano”1 che ha visto interessati ex-componenti di estrazione togata del Consiglio superiore della magistratura e che ha indotto alle dimissioni alcuni suoi componenti in carica nella consiliatura attuale (anch’essi magistrati), il Csm è oggetto di attenzione costante da parte dei mezzi di informazione. Il fatto sarebbe da valutare con qualche interesse, come segno di una maggiore attenzione * Lo scritto, sottoposto a double blind peer review, riproduce, con qualche variazione e integrazione, un testo destinato alla pubblicazione nel Codice dell’ordinamento giudiziario, a cura di G. Grasso, A. Iacoboni e M. Converso, La Tribuna - Il Foro italiano, Piacenza, 2020. 1 Per usare l’espressione di N. ROSSI, Lo scandalo romano: un bubbone maligno scoppiato in un organismo già infiacchito da mali risalenti, in Questione giustizia, 2/2019, 4 ss. Con qualche amara ironia, viene alla mente la proposta, formulata da Piero Calamandrei in seno alla Commissione Forti, secondo cui il nuovo Csm avrebbe dovuto avere sede in una città diversa da Roma “per garantire anche di fatto da inframmettenze politiche gli organi supremi della magistratura”: G. D’Alessio (a cura di), Alle origini della Costituzione italiana. I lavori preparatori della “Commissione per studi attinenti alla riorganizzazione dello stato” (1945-1946), Bologna, 1979, 629; sui lavori della Commissione Forti, per la precisione la seconda, v. da ultimo A. MENICONI, Verso l’indipendenza della magistratura (1944-1948), in Riv. trim. dir. pubbl., 2018, 418 ss. VP VITA E PENSIERO JUS- ONLINE ISSN 1827-7942 verso un organo statale tanto importante quanto poco conosciuto, se non fosse che tale attenzione pare dipendere, più che dalla volontà di segmenti consistenti della pubblica opinione di comprenderne le caratteristiche e il funzionamento, dalla ben diversa circostanza che, nella vicenda che ha scosso il Consiglio2, gran parte della pubblica opinione vede la conferma di convincimenti radicati circa la caparbia attitudine di settori della magistratura e della politica a confondere i ruoli, a influenzare impropriamente procedimenti delicati e a privilegiare lo spirito di corporazione rispetto alla sempre faticosa ricerca dell’interesse generale. Dunque, piuttosto che un aumento della conoscenza obiettiva dei caratteri del Csm e del suo ruolo, l’esito di tale sovraesposizione mediatica rischia di andare nella direzione di un aumento della sfiducia nei confronti dell’organo e, mediatamente, nei confronti dell’intera magistratura: non soltanto a causa dello status soggettivo di magistrati rivestito dai protagonisti della vicenda, ma, più in generale, in forza della necessaria interdipendenza tra la reputazione del Consiglio e quella della magistratura, tra la fiducia nei confronti del primo e le ricadute nei confronti della seconda. Tale situazione è resa ancora più preoccupante, sotto il profilo della tenuta del modello costituzionale di magistratura e di Csm, dalla circostanza che, “in un contesto di populismo montante, noi ci confrontiamo con la triste realtà di crescenti segmenti della popolazione che ripudiano i principi della democrazia costituzionale, inclusa la separazione dei poteri e l’indipendenza della magistratura”3 e non è casuale che i leader populisti “si assicurino il potere attraverso il controllo della magistratura e dei media”4. 2 Una vicenda che “ha disvelato un quadro sconcertante e inaccettabile” per via del “coacervo di manovre nascoste, di tentativi di screditare altri magistrati, di millantata influenza, di pretesa di orientare inchieste e condizionare gli eventi, di convinzione di potere manovrare il Csm, di indebita partecipazione di esponenti di un diverso potere dello Stato” (così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nell’intervento del 21 giugno 2019 all’Assemblea plenaria straordinaria del Consiglio superiore della magistratura). 3 C. LANDFRIED, Introduction, in C. Landfried (ed.), Judicial Power. How Constitutional Courts Affect Political Transformation, Cambridge, 2019, 3. 4 J.-W. MÜLLER, Homo Orbánicus, in The New York Review of Books, 5 aprile 2018, recensione a P. LENDVAI, Orbán: Hungary’s Strongman, Oxford, 2018 (cit. da C. LANDFRIED, loc. ult. cit.). 2 JUS- ONLINE ISSN 1827-7942 In tale contesto, un buon Consiglio superiore della magistratura è un potente fattore di integrazione e coesione sociale, proprio perché chiamato a “governare” la magistratura o meglio, come vedremo, a garantire l’autonomia e l’indipendenza di un corpo vocato a svolgere, con modalità, metodi e “stili” differenti rispetto al potere politico, un ruolo di integrazione sociale5. Diventa allora assai importante tentare (§ 1) di delineare un modello interpretativo di Csm su cui possa raccogliersi un consenso sufficiente per meglio collocare l’organo nella temperie politico-istituzionale attuale e per sconsigliarne o ridimensionarne ipotesi di mutamento del ruolo e delle caratteristiche. Un tale modello interpretativo dovrà fare i conti con l’effettività del Consiglio (§ 2) e rispondere alla domanda se l’esperienza di questi sessant’anni abbia portato a un travisamento del modello o al suo inveramento secondo Costituzione e, in questo secondo caso, quali cambiamenti a livello legislativo e di normazione secondaria di produzione consiliare siano raccomandabili al fine di meglio affrontare gli scenari che si presentano oggi, così da rispondere alla domanda: quali prospettive per il modello italiano di Consiglio superiore (e di magistratura)? 1. Sessant’anni di ricostruzioni del modello italiano di Consiglio superiore (e di magistratura) “Nessun progresso verso la determinazione della posizione costituzionale del potere giudiziario può conseguire a dibattiti a carattere puramente classificatorio, come ad esempio quello relativo alla qualificazione del Consiglio superiore, o degli organi giudiziari individualmente presi, o nel loro complesso, come organi costituzionali o meno, oppure quello relativo alla qualificazione del potere giudiziario come sovrano o non ed altri di questo genere”6. 5 Ancora C. LANDFRIED, Introduction, cit., 4, 12, 17. 6 A. PIZZORUSSO, Introduzione, in L’ordinamento giudiziario. Testi a cura di Alessandro Pizzorusso (1974), ora in ID., L’ordinamento giudiziario, Napoli, 2019, vol. II, 299 e ss., che così proseguiva: “Si deve invece guardare senza infingimenti al rapporto reale in cui, secondo il nostro ordinamento costituzionale, gli organi che compongono il potere giudiziario si trovano con gli altri poteri e soprattutto si deve 3 JUS- ONLINE ISSN 1827-7942 Così, già quarantacinque anni fa, Alessandro Pizzorusso commentava i limiti della pur imponente attenzione che dottrina e giurisprudenza avevano riservato al nuovo assetto costituzionale della magistratura nel primo quarto di secolo successivo all’entrata in vigore della Costituzione repubblicana. Pochi anni più tardi, il medesimo autore avrebbe delineato la pars construens, descrivendo il Consiglio come titolare esclusivo della funzione di amministrazione della giurisdizione7 e sottolineandone il carattere “rappresentativo” del potere giudiziario, nel senso almeno della rappresentanza processuale, nonché l’assenza di reale valore definitorio della qualifica di organo costituzionale e la scarsa utilità della qualifica, ancorché dotata di portata tecnicamente precisa, di organo di rilevanza costituzionale8. Vale la pena di chiedersi, retrospettivamente, quali possano essere le ragioni per cui una tale ricostruzione, ancorché fine e compiuta9, della posizione costituzionale e della natura giuridica del Csm, non sia stata largamente accolta. Ne ipotizzo due, tra le tante possibili. La prima è la connotazione prevalentemente riduttiva con cui la dottrina giuridica tende a impiegare il termine amministrazione e i suoi derivati, con l’effetto, nel caso di specie, di non incontrare l’adesione di quelle ricostruzioni volte a valorizzare e consolidare