Ripafratta, Librafatta - Via Regia Postale Da Pisa a Lucca
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Dizionario Geografico, Fisico e Storico della Toscana (E. Repetti) http://193.205.4.99/repetti/ Ripafratta, Librafatta - Via Regia Postale da Pisa a Lucca ID: 3616 N. scheda: 44760 Volume: 4; 5 Pagina: 767 - 771; 722 ______________________________________Riferimenti: 45930 Toponimo IGM: Ripafratta Comune: SAN GIULIANO TERME Provincia: PI Quadrante IGM: 104-2 Coordinate (long., lat.) Gauss Boaga: 1613846, 4852493 WGS 1984: 10.41646, 43.81831 ______________________________________ UTM (32N): 613909, 4852668 Denominazione: Ripafratta, Librafatta - Via Regia Postale da Pisa a Lucca Popolo: S. Bartolommeo a Ripafratta Piviere: (S. Giovanni Battista a Flesso, a Montuolo) S. Bartolommeo a Ripafratta Comunità: Bagni a S. Giuliano Giurisdizione: Bagni a S. Giuliano Diocesi: (Lucca) Pisa Compartimento: Pisa Stato: Granducato di Toscana ______________________________________ RIPAFRATTA, e LIBRAFATTA nella Valle del Serchio. - Castello semidiruto con sottostante borgata e dogana di 2a classe, già capoluogo di Comunità e di Giurisdizione, ora sotto quella de'Bagni di S. Giuliano, da cui dista 4 miglia toscane a settentrione maestrale. - Ha una chiesa plebana (S. Bartolommeo) stata filiale della pieve di Montuolo, Diocesi di Lucca, attualmente battesimale, nella Diocesi e Compartimento di Pisa. Le mura castellane con la torre di Ripafratta sono sulla pendice occidentale di un poggio che costituisce l'ultimo sprone occidentale del Monte Pisano, appellato Monte Maggiore , che scende quasi a dirupo sulla ripa sinistra del Serchio, avendo alla destra del fiume i poggi di Filettole e di Castiglioncello, in guisa che resta costà un angusto passaggio alle acque del rovinoso Serchio, ed alla strada postale, lungo la quale esistono le fabbriche del borgo, la dogana di frontiera e un grandioso mulino mosso dalle acque del Canale che staccasi costà dal Serchio per condurre un ramo del fiume ai Bagni di S. Giuliano e di là a Pisa. Da ciò ne consegue che Ripafratta ripete chiaramente la sua etimologia dalle acque correnti del Serchio e dell'Ozzeri, Page 1/5 Dizionario Geografico, Fisico e Storico della Toscana (E. Repetti) http://193.205.4.99/repetti/ le quali costà ruppero la ripa de'poggi per aprirsi un passaggio alla marina di Pisa. Che il sovrastante Castello di Ripafratta fosse dato in feudo col suo distretto ad un'antica prosapia di nobili pisani, dai quali derivò l'attuale famiglia patrizia Roncioni, non vi è alcuno che lo contrasti. Portava questa contrada il nome generico di Ripa nei tempi più remoti, avendo già annunziato all'Articolo MONTUOLO, che una delle ville di quella chiesa battesimale appellavasi sino dal 970 Ripa , siccome prese il nome da Cerasomma il luogo del confine doganale lucchese derivato da Cella somma , ossia dalla Cella di Rupe Cava . Giova pur anco avvertire che il Castello di Ripafratta , fu detto in Ottavo , forse dalla distanza da Pisa, come apparisce da una carta di quell'Arch. Arciv. del 6 aprile 987, in cui è rammentata la chiesa di S. Martino (poi feudo Martiniani ) posta in loco Octavo a Ripafratta . - (MATTHAEI, Hist. Eccl. Pis. ) Agli Articolo MONTUOLO e FLESSO indicai tre documenti relativi ai fratelli Ildebrando e Gherardo figli di Teuperto, tutti feudatari della mensa lucchese;il primo di essi scritto nel 9 aprile 970, il secondo nel 30 settembre 980 ed il terzo nel 12 agosto 983. Con quegli atti i vescovi di Lucca accordarono, quando a uno e quando all'altro de'fratelli prenominati, porzione dei beni, diritti ed angarie che alla pieve del Flesso , poi di Montuolo , dovevano gli abitanti delle ville di detto pievanato; fra le quali si contava la villa di Ripa . - Resta in ogni modo a sapere chi di quei fratelli, figliuoli di Teuperto divenisse poi l'autore della famiglia Roncioni di Pisa, stata per molto tempo signora del castel di Ripafratta, siccome essa è tuttora patrona della chiesa, delle mura castellane, e di molti beni annessi. La guerra fra i Lucchesi ed i Pisani incominciata nel 1003 fu ripresa un secolo dopo (anno 1104) quando a Ripafratta, vinti i Pisani, furono condotti prigioni a Lucca gli abitanti del castello di Ripafratta. Ma quella guerra terminò con la vittoria dei Pisani, siccome lo dichiara un atto del 21 novembre anno 1110 ( stile comune ) pubblicato dal Muratori. In quel trattato pertanto Ubaldo del fu Sismondo, e Matilda di lui moglie alla presenza del Ven. Pietro Moriconi arcivescovo pisano, di molti visconti, degli operaj della Primaziale e dei consoli della città di Pisa, si obbligarono di riconoscere per signora diretta e patrona del castello e del poggio di Ripafratta la chiesa maggiore e la mensa arcivescovile pisano, con la promessa di non mettere nel detto castello il Torrigiano (capitano della torre, o rocca) senza l'approvazione dell'arcivescovo, come pure di non alienare, né permutare il detto feudo con il Comune di Lucca o con quella mensa vescovile, e obbligandosi nel caso che fossero per fare qualche acquisto nel poggio di Ripafratta di ammettere la chiesa archiepiscopale pisana per metà alla compra qualora lo volesse; e finalmente di non dar refugio nel castello di Ripafratta ad alcuna persona contro il volere degli arcivescovi, e del Comune di Pisa ecc. Da cotesto documento inoltre risulta che non già per intiero, ma una sola parte del castello e poggio di Ripafratta nel 110 fu data in feudo ad Ubaldo Sismondi di Pisa. Sicché resterebbe a sapere da chi l'altra porzione dello stesso poggio, castello e distretto di Ripafratta posteriormente fu acquistata. A schiarimento di ciò non sembrerà inopportuna una carta del 30 maggio 1151 testè pubblicata nell'Appendice del Vol. V P. III delle Memor. Lucch. - È un lodo per il quale il vescovo di Lucca Gregorio, a nome anche de'suoi successori, rinunziò per lire 430 di denari lucchesi ad ogni diritto sui beni che due figli di Ugo , un Tasca di Adimaro, Uberto di gherardo e Ubaldo del fu Ranieri in qualsiasi modo avevano acquistato ad enfiteusi dai vescovi di Lucca nei confini della Val di Serchio, a partire da Ripafratta fino al mare. È altresì vero che Ottone III con diploma dato in Pavia li 3 agosto 996, e se si vuol anco con quello dato in Roma li 20 dicembre del 1001, lo stesso imperante concedè a Manfredo Roncioni di Pisa molti predj della Corona situati a Lugnano, a Rupe Cava e presso le mura di Pisa con una casa dentro la stessa città. Ed è altresì vero che a tenore dello statuto Page 2/5 Dizionario Geografico, Fisico e Storico della Toscana (E. Repetti) http://193.205.4.99/repetti/ pisano del 1161, alla Rubr. 54 del Lib. I, i Pisani deputarono alla custodia del Castello di Ripafratta un castellano col salario di 60 lire e non più. Inoltre nel libro dei giuramenti prestati dagli uffiziali del potestà di Pisa (Lib. I. Rubr. 57) si legge, che quelli cui si commetteva la guardia del Castello di Ripafratta dovevano essere nativi di Pisa o del suo antico distretto . - (DAL BORGO, Dissertazione VI sulla Stor. Pis. ) Ma questo castello di frontiera tornò nelle mani de'lucchesi all'occasione che i Pisani, dopo la rotta dell'agosto 1254 alla Badia S. Savino, dovettero sottoscriversi ad una pace onerosa e cedere ai Fiorentini piuttosto che il Castello di Piombino questo di Ripafratta, il qual castello poco dopo dai vincitori fu regalato ai Lucchesi loro alleati. - (R. MALASPINI. Istor. Fior. Cap. 155.) Però in grazia della vittoria riportata dalla Lega Ghibellina ne'campi di Montaperto, i Pisani con altri alleati un'anno dopo ( ERRATA : nel settembre del 1260) nel settembre del 1261 marciarono contro alla Lega avversa, togliendo di prima giunta ai Lucchesi S. Maria a Monte nel Val d'Arno inferiore e di mano in mano riacquistando sopra i nemici stessi non solo i castelli del Pont'a Serchio e di Ripafratta, ma ancora quelli di Castiglione, di Nozzano ed altri paesi del territorio di Lucca ; sicché i Lucchesi per riavere dai nemici cotesti luoghi dovettero obbligarsi col vicario regio conte Guido Novello, di cacciare dalla loro città i guelfi refugiati. Ma il castello di Ripafratta, essendo già stato da gran tempo riunito al distretto pisano, non venne compreso in quella convenzione; e fu solo nella nuova guerra che mossero ai Pisani i Fiorentini ed i Lucchesi quando questi nel 1285 riacquistarono Ripafratta e Viareggio, col sospetto di una segreta annuenza del conte Ugolino della Gherardesca capitano del popolo e del Comune di Pisa, addebitato di aver venduto ai nemici quelle ed altre castella. Ma i Pisani nel 1314 sotto il governo di Uguccione della Faggiola ricuperarono non solo i castelli di Quosa, di Asciano e del Ponte a Serchio, ma tolsero ai Lucchesi quelli di Nozzano di Castiglione e di Ripafratta, che tosto fortificarono. Il Dal Borgo nella sesta dissertazione dell'istoria pisana fu di parere che i suoi concittadini non già dopo il 1314 fabbricassero la rocca di Ripafratta, ma che ciò accadesse fino dall'anno 1161, fondando il suo giudizio nell'espressione del giuramento che facevano in quell'anno i consoli della Repubblica pisana, di dover, cioè, spendere mille soldi durante il tempo del loro governo nei muri e barbacani del castello di Ripafratta. Così nello Statuto d'uso di quell'anno i Pisani stabilirono che il mantenimento de 'castellani della guardi di Ripafratta dovesse levarsi dalla tassa delle gabelle sul bestiame, mentre nelle riforme fatte mezzo secolo dopo da quel governo stabilì che quella spesa della guarnigione militare di Ripafratta dovesse essere a carico del patrimonio ecclesiastico; ragione per cui il Pontefice Onorio III anche su di ciò trovò motivo da scomunicare i Pisani. - ( Oper. cit. )