Inonimie All'interno Del Complesso

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Inonimie All'interno Del Complesso inonimie all’interno del complesso Xerocomus ferrugineus - X. subtomentosus: S i casi di Boletus hieroglyphicus, B. lanatus e B. leguei nei confronti di X. silwoodensis VALERIO BERTOLINI Via Brodolini, 7 – I 56035 Perignano, Casciana Terme Lari (PI) - E-mail: [email protected] RIASSUNTO L’autore espone alcune osservazioni sulla sinonimia di taxa anticamente pub- blicati nei confronti di nuove specie recentemente rintracciate all’interno del complesso tassonomico formato da X. ferrugineus e X. subtomentosus. ABSTRACT The author presents some observations on the synonymy about taxa publi- shed in the past in relation to new species recently discovered within the taxonomic complex formed by X. ferrugineus and X. subtomentosus. Key words: Xerocomus ferrugineus-Xerocomus subtomentosus complex, Boletus hieroglyphicus, Boletus lanatus and Boletus leguei towards Xeroco- mus silwoodensis, observations on the synonyms. Introduzione Il “complesso tassonomico” formato da Xerocomus ferrugineus e X. subto- mentosus, all’interno del quale sono stati recentemente distinti X. silwooden- sis e X. chrysonemus, ha da sempre evidenziato una notevole variabilità. Le due più antiche specie sono state sovente misinterpretate, tra loro confuse e mal disgiunte. Per tale motivo, ai vari aspetti di X. ferrugineus e X. subtomen- tosus riscontrabili in natura, sono stati di volta in volta affidati nomi diversi, in rappresentanza di entità a loro volta ambigue o mal definibili. Soltanto in tempi recenti sono state poste le basi per una sicura identificazione di questi dua taxa, e per una loro netta e reciproca distinzione (REDEUILH , 1994. SIMONINI , 1994, 1998. REDEUILH & SIMONINI , 1994, 1995, 1999. SIMONINI & CONTU , 2000. TAYLO R ET AL ., 2001, 2002, 2006, 2007. LADU R NE R & SIMONINI , 2003). Questo ha permesso al contempo di ricondurre con maggior sicurezza, e quindi sinoni- mizzare ora all’una ora all’altra delle due specie, almeno alcune di tali nume- rose entità che nel corso degli anni ne sono state disgiunte. Dunque è sempre stato palese che attorno alle due specie “base” X. ferrugi- neus-X. subtomentosus vagasse più di un “taxon satellite”. Anche grazie ai recenti studi di biologia molecolare, è stato possibile individuare almeno al- cuni di questi “cripto taxa” (se così possiamo definirli), dando quindi un nome a quegli aspetti ai quali non era chiaro quale valore attribuire (ne sono un esempio X. silwoodensis e X. chrysonemus). Tali sviluppi svegliano una legit- tima curiosità: tra i taxa antichi di incerta sinonimizzazione, quali potrebbero riferirsi alle nuove specie individuate? 44 Voglio qui porre l’attenzione su alcuni casi significativi in questo senso, rite- nendo operazione non inutile, ma anzi più ampiamente auspicabile, il ricon- durre taxa pubblicati in tempi passati a specie oggi chiaramente individuate. Xerocomus silwoodensis e Boletus hieroglyphicus Sin dalla pubblicazione di Xerocomus silwoodensis mi sono interrogato su quali entità, tra quelle notoriamente sinonimizzate con X. ferrugineus o X. sub- tomentosus, potessero eventualmente rientrare più coerentemente nei limiti di questa nuova specie. Tra le tante notai subito come il Boletus hieroglyphicus descritto da Rostkovius nel 1844 avesse una somiglianza decisamente sor- prendente con X. silwoodensis. Debbo registrare che in seguito anche altri autori hanno notato tale affinità tra i due taxa, evidenziandola per primi; par- ticolarmente suggestivo appare il confronto pubblicato da KIBBY (2011) tra la tavola a colori originale di B. hieroglyphicus ed una diapositiva di X. silwoo- densis (foto Hills). Vediamo a questo punto quali sono le caratteristiche peculiari di X. silwoo- densis, così da poterne successivamente sottolineare i punti in comune con B. hieroglyphicus: esso ha, stando alla descrizione originale, una colorazio- ne pileica di un ricco rosso-bruno, bruno-castano; superficie stipitale ornata da un rozzo e ben pronunciato reticolo bruno-rossastro su fondo giallastro o pressoché concolore al pileo; micelio basale da bianco a giallo pallido, mai giallo oro; carne biancastra, non bluescente, che al taglio vira nel pileo al giallo pallido, nello stipite variegato-marezzata da tonalità rossastre, spesso con subpellis porpora-rossastra ed una linea parimenti colorata sovrastante l’ime- noforo; stipite spesso profondamente radicato nel terreno; spore in media Xerocomus silwoodensis Foto di G. Redeuilh, s.n. X. ferrugineus 45 oltrepassanti i 4,5 μm di larghezza, con Q sporale medio che non supera il va- lore di 2,3; sino ad oggi trovato esclusivamente in associazione con Populus spp. (talvolta in presenza di altre latifoglie come Castanea sativa). Il taxon, una volta “rintracciato” e confermato grazie a studi di biologia molecolare, credo sia facilmente individuabile già sul campo a causa delle sue caratteristiche morfo-cromatiche ed ecologico-edafiche molto peculiari, oltreché successi- vamente per l’esame microscopico delle spore. Osservando la tavola a colori originale di B. hieroglyphicus (t. 29), ancor più se comparata con le diapositive di X. silwoodensis presenti in letteratura, possia- mo subito notare una chiara consonanza di caratteristiche, come le colorazio- ni bruno-rossastre, il grossolano reticolo stipitale parimenti colorato, lo stipite dotato di una netta “appendice radiciforme” ricoperta di terra. Ma ancor più convincente è la descrizione che ci fornisce Rostkovius stesso (pp. 93-94): in merito al colore pileico «spadiceo» recita la diagnosi latina, come «kasta- nienbraun» viene definito in quella redatta in lingua tedesca; lo stipite «firmo reticulato-squamoso» nella diagnosi latina, «netzförmig-schuppig» nella de- scrizione in tedesco; la carne descritta come «beim Durchschneiden weiss, wird röthlich, mit der Zeit goldgelb» e «im Innern weissfaserig, läuft gelb und roth an» per quella stipitale; ed ancora la caratteristica dello stipite che «hat in der Wurzel stets Höhlungen». Come possiamo notare, le colorazioni delle superfici esterne, il reticolo sti- pitale, la colorazione della carne ed i suoi mutamenti di colore al taglio, la particolare conformazione morfologica dello stipite, tutto quanto insomma, richiama in modo stupefacente una corrispondenza con X. silwoodensis, par- ticolarmente con quelle raccolte più tipicamente a stipite breve, come per esempio mostrano le diapositive già ricordate di Hills in KIBBY (2011). Purtroppo non è dato conoscere le misure sporali di B. hieroglyphicus che, se avessero esibito valori alti nella specifica della larghezza, avrebbero potuto fornire un’indicazione ulteriore. Dobbiamo tuttavia prendere in considerazione anche due punti discordanti: in primis l’ambiente di crescita in pecceta (Picea abies) riportato da Rostkovius per B. hieroglyphicus «Dieser Pilz findet fich in Fichtenwäldern selten», sicura- mente molto diverso dal tipico habitat di X. silwoodensis, e più vicino a quello di X. ferrugineus; in secondo luogo Rostkovius descrive un sapore della carne piuttosto anomalo per un’entità di questo complesso tassonomico, e dunque di ambigua lettura «hat einen trockenen sauren, pilzartigen Geschmack, wel- cher auf der Zunge mit einem gelinden Brennen zurückbleibt». Cionondime- no è doveroso tener presente come X. silwoodensis sia un taxon di recente descrizione, e che pertanto le sue facoltà micorriziche potrebbero essere più ampie di quelle fino ad oggi riscontrate. Inoltre i riferimenti all’habitat come quelli presenti nell’opera di Rostkovius sono molto generici e poco puntuali: è infatti tutt’altro che da escludersi la presenza di Populus spp. ai margini di foreste pure di P. abies ove queste confinino o si mescolino con aree umide (comprese le aree limitrofe ai torrenti). Nella letteratura antica B. hieroglyphicus è stato descritto, perlopiù in modo compilatorio, da un certo numero di autori, tanto da tramandarne quelle che 46 Boletus hieroglyphicus (RO S T K OVIU S 1844, tav. 29) sono le sue caratteristiche peculiari; procedendo invece lungo il XX seco- lo si nota la tendenza a trattare questo taxon più marginalmente, citandolo solamente tra le note, come sinonimo (solitamente di X. ferrugineus), o per semplici ricombinazioni. A titolo di esempio: FR IE S (1874: 521) ne riporta una breve descrizione palese- mente compilatoria, con la sola aggiunta di alcune note personali; SA cc A R DO (1888: 48) riporta una descrizione pedissequamente ripresa da FR IE S (1874), mentre alcune pagine prima (p. 16) cita brevemente il taxon tra le note a B. spadiceus, entità quest’ultima che costituisce un sinonimo oggi ampiamente accettato di X. ferrugineus; KUNTZE (1898: 535) semplicemente lo ricombina nel Genere Suillus; MIGULA (1912: 268) ne riporta una descrizione anch’essa palesemente compilatoria, riprendendo da Rostkovius le caratteristiche prin- cipali della specie; JUILLA R D -HA R TMANN (1919: t. 195, f. 1) riproduce uno degli esemplari più significativi della tavola originale; KON R AD & MAUBLAN C (1924-37: 463) lo riportano, dubitativamente, come sinonimo di B. lanatus, da loro con- siderato come varietà di B. subtomentosus; GILBE R T (1931: 143), che per primo lo ricombina nel Genere Xerocomus, lo avvicina anch’esso a B. spadiceus, dicendo tuttavia che «sa chair bien jaune le rapproche du X. subtomentosus». Più recentemente REDEUILH & SIMONINI (1994, 1995, 1999) e LADU R NE R & S IMONINI (2003) lo sinonimizzano a X. ferrugineus, mentre KIBBY (2011) già lo riporta come possibile sinonimo di X. silwoodensis. In pratica B. hieroglyphicus sembra un taxon non più rintracciato in natu- ra a seguito
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