inonimie all’interno del complesso ferrugineus - X. subtomentosus: S i casi di Boletus hieroglyphicus, B. lanatus e B. leguei nei confronti di X. silwoodensis

Va l e r i o Be r t o l i n i Via Brodolini, 7 – I 56035 Perignano, Casciana Terme Lari (PI) - E-mail: [email protected]

RIASSUNTO L’autore espone alcune osservazioni sulla sinonimia di taxa anticamente pub- blicati nei confronti di nuove specie recentemente rintracciate all’interno del complesso tassonomico formato da X. ferrugineus e X. subtomentosus.

ABSTRACT The author presents some observations on the synonymy about taxa publi- shed in the past in relation to new species recently discovered within the taxonomic complex formed by X. ferrugineus and X. subtomentosus.

Key words: Xerocomus ferrugineus- complex, Boletus hieroglyphicus, Boletus lanatus and Boletus leguei towards Xeroco- mus silwoodensis, observations on the synonyms.

Introduzione Il “complesso tassonomico” formato da Xerocomus ferrugineus e X. subto- mentosus, all’interno del quale sono stati recentemente distinti X. silwooden- sis e X. chrysonemus, ha da sempre evidenziato una notevole variabilità. Le due più antiche specie sono state sovente misinterpretate, tra loro confuse e mal disgiunte. Per tale motivo, ai vari aspetti di X. ferrugineus e X. subtomen- tosus riscontrabili in natura, sono stati di volta in volta affidati nomi diversi, in rappresentanza di entità a loro volta ambigue o mal definibili. Soltanto in tempi recenti sono state poste le basi per una sicura identificazione di questi dua taxa, e per una loro netta e reciproca distinzione (Re d e u i l h , 1994. Si m o n i n i , 1994, 1998. Re d e u i l h & Si m o n i n i , 1994, 1995, 1999. Si m o n i n i & Co n t u , 2000. Ta y l o r e t a l ., 2001, 2002, 2006, 2007. La d u r n e r & Si m o n i n i , 2003). Questo ha permesso al contempo di ricondurre con maggior sicurezza, e quindi sinoni- mizzare ora all’una ora all’altra delle due specie, almeno alcune di tali nume- rose entità che nel corso degli anni ne sono state disgiunte. Dunque è sempre stato palese che attorno alle due specie “base” X. ferrugi- neus-X. subtomentosus vagasse più di un “taxon satellite”. Anche grazie ai recenti studi di biologia molecolare, è stato possibile individuare almeno al- cuni di questi “cripto taxa” (se così possiamo definirli), dando quindi un nome a quegli aspetti ai quali non era chiaro quale valore attribuire (ne sono un esempio X. silwoodensis e X. chrysonemus). Tali sviluppi svegliano una legit- tima curiosità: tra i taxa antichi di incerta sinonimizzazione, quali potrebbero riferirsi alle nuove specie individuate? 44 Voglio qui porre l’attenzione su alcuni casi significativi in questo senso, rite- nendo operazione non inutile, ma anzi più ampiamente auspicabile, il ricon- durre taxa pubblicati in tempi passati a specie oggi chiaramente individuate.

Xerocomus silwoodensis e Boletus hieroglyphicus Sin dalla pubblicazione di Xerocomus silwoodensis mi sono interrogato su quali entità, tra quelle notoriamente sinonimizzate con X. ferrugineus o X. sub- tomentosus, potessero eventualmente rientrare più coerentemente nei limiti di questa nuova specie. Tra le tante notai subito come il Boletus hieroglyphicus descritto da Rostkovius nel 1844 avesse una somiglianza decisamente sor- prendente con X. silwoodensis. Debbo registrare che in seguito anche altri autori hanno notato tale affinità tra i due taxa, evidenziandola per primi; par- ticolarmente suggestivo appare il confronto pubblicato da Ki b b y (2011) tra la tavola a colori originale di B. hieroglyphicus ed una diapositiva di X. silwoo- densis (foto Hills). Vediamo a questo punto quali sono le caratteristiche peculiari di X. silwoo- densis, così da poterne successivamente sottolineare i punti in comune con B. hieroglyphicus: esso ha, stando alla descrizione originale, una colorazio- ne pileica di un ricco rosso-bruno, bruno-castano; superficie stipitale ornata da un rozzo e ben pronunciato reticolo bruno-rossastro su fondo giallastro o pressoché concolore al pileo; micelio basale da bianco a giallo pallido, mai giallo oro; carne biancastra, non bluescente, che al taglio vira nel pileo al giallo pallido, nello stipite variegato-marezzata da tonalità rossastre, spesso con subpellis porpora-rossastra ed una linea parimenti colorata sovrastante l’ime- noforo; stipite spesso profondamente radicato nel terreno; spore in media

Xerocomus silwoodensis Foto di G. Redeuilh, s.n. X. ferrugineus 45 oltrepassanti i 4,5 μm di larghezza, con Q sporale medio che non supera il va- lore di 2,3; sino ad oggi trovato esclusivamente in associazione con spp. (talvolta in presenza di altre latifoglie come Castanea sativa). Il taxon, una volta “rintracciato” e confermato grazie a studi di biologia molecolare, credo sia facilmente individuabile già sul campo a causa delle sue caratteristiche morfo-cromatiche ed ecologico-edafiche molto peculiari, oltreché successi- vamente per l’esame microscopico delle spore. Osservando la tavola a colori originale di B. hieroglyphicus (t. 29), ancor più se comparata con le diapositive di X. silwoodensis presenti in letteratura, possia- mo subito notare una chiara consonanza di caratteristiche, come le colorazio- ni bruno-rossastre, il grossolano reticolo stipitale parimenti colorato, lo stipite dotato di una netta “appendice radiciforme” ricoperta di terra. Ma ancor più convincente è la descrizione che ci fornisce Rostkovius stesso (pp. 93-94): in merito al colore pileico «spadiceo» recita la diagnosi latina, come «kasta- nienbraun» viene definito in quella redatta in lingua tedesca; lo stipite «firmo reticulato-squamoso» nella diagnosi latina, «netzförmig-schuppig» nella de- scrizione in tedesco; la carne descritta come «beim Durchschneiden weiss, wird röthlich, mit der Zeit goldgelb» e «im Innern weissfaserig, läuft gelb und roth an» per quella stipitale; ed ancora la caratteristica dello stipite che «hat in der Wurzel stets Höhlungen». Come possiamo notare, le colorazioni delle superfici esterne, il reticolo sti- pitale, la colorazione della carne ed i suoi mutamenti di colore al taglio, la particolare conformazione morfologica dello stipite, tutto quanto insomma, richiama in modo stupefacente una corrispondenza con X. silwoodensis, par- ticolarmente con quelle raccolte più tipicamente a stipite breve, come per esempio mostrano le diapositive già ricordate di Hills in Ki b b y (2011). Purtroppo non è dato conoscere le misure sporali di B. hieroglyphicus che, se avessero esibito valori alti nella specifica della larghezza, avrebbero potuto fornire un’indicazione ulteriore. Dobbiamo tuttavia prendere in considerazione anche due punti discordanti: in primis l’ambiente di crescita in pecceta (Picea abies) riportato da Rostkovius per B. hieroglyphicus «Dieser Pilz findet fich in Fichtenwäldern selten», sicura- mente molto diverso dal tipico habitat di X. silwoodensis, e più vicino a quello di X. ferrugineus; in secondo luogo Rostkovius descrive un sapore della carne piuttosto anomalo per un’entità di questo complesso tassonomico, e dunque di ambigua lettura «hat einen trockenen sauren, pilzartigen Geschmack, wel- cher auf der Zunge mit einem gelinden Brennen zurückbleibt». Cionondime- no è doveroso tener presente come X. silwoodensis sia un taxon di recente descrizione, e che pertanto le sue facoltà micorriziche potrebbero essere più ampie di quelle fino ad oggi riscontrate. Inoltre i riferimenti all’habitat come quelli presenti nell’opera di Rostkovius sono molto generici e poco puntuali: è infatti tutt’altro che da escludersi la presenza di Populus spp. ai margini di foreste pure di P. abies ove queste confinino o si mescolino con aree umide (comprese le aree limitrofe ai torrenti).

Nella letteratura antica B. hieroglyphicus è stato descritto, perlopiù in modo compilatorio, da un certo numero di autori, tanto da tramandarne quelle che 46 Boletus hieroglyphicus (Ro s t k o v i u s 1844, tav. 29) sono le sue caratteristiche peculiari; procedendo invece lungo il XX seco- lo si nota la tendenza a trattare questo taxon più marginalmente, citandolo solamente tra le note, come sinonimo (solitamente di X. ferrugineus), o per semplici ricombinazioni. A titolo di esempio: Fr i e s (1874: 521) ne riporta una breve descrizione palese- mente compilatoria, con la sola aggiunta di alcune note personali; Sa cc a r d o (1888: 48) riporta una descrizione pedissequamente ripresa da Fr i e s (1874), mentre alcune pagine prima (p. 16) cita brevemente il taxon tra le note a B. spadiceus, entità quest’ultima che costituisce un sinonimo oggi ampiamente accettato di X. ferrugineus; Ku n t z e (1898: 535) semplicemente lo ricombina nel Genere Suillus; Mi g u l a (1912: 268) ne riporta una descrizione anch’essa palesemente compilatoria, riprendendo da Rostkovius le caratteristiche prin- cipali della specie; Ju i l l a r d -Ha r t m a n n (1919: t. 195, f. 1) riproduce uno degli esemplari più significativi della tavola originale; Ko n r a d & Ma u b l a n c (1924-37: 463) lo riportano, dubitativamente, come sinonimo di B. lanatus, da loro con- siderato come varietà di B. subtomentosus; Gi l b e r t (1931: 143), che per primo lo ricombina nel Genere Xerocomus, lo avvicina anch’esso a B. spadiceus, dicendo tuttavia che «sa chair bien jaune le rapproche du X. subtomentosus». Più recentemente Re d e u i l h & Si m o n i n i (1994, 1995, 1999) e La d u r n e r & s i m o n i n i (2003) lo sinonimizzano a X. ferrugineus, mentre Ki b b y (2011) già lo riporta come possibile sinonimo di X. silwoodensis. In pratica B. hieroglyphicus sembra un taxon non più rintracciato in natu- ra a seguito della sua pubblicazione originale, o confuso con X. ferrugineus, questo almeno sino ad oggi dove possiamo verosimilmente riscontrarlo in X. silwoodensis. 47 Descrizione originale di Boletus hieroglyphicus (Ro s t k o v i u s , 1844: 93-94): «B. hieroglyphicus, pileo convexo pulverulento spadiceo, stipite firmo reticu- lato-squamoso, tubulis adnatis hieroglyphicis luteis. Der Hut dieses Röhrenpilzes ist convex, wie mit Pulver bestreut, kastanien- braun; der Stiel ist fest, netzförmig-schuppig; die Röhrchen sind angewach- sen, hiëroglyphisch, gelb. Dieser Pilz findet fich in Fichtenwäldern selten. Er erreicht eine Höhe von 2½ bis 3”. Der Hut eine Breite von 2 bis 2½”. Der Hut ist convex, fest, elastisch, rauh, wie mit Pulver bestreut. Der Rand des Hutes ist scharf, nach innen ge- bogen, so dass dadurch ein anscheinender Rand gebildet wird. Das Fleisch ist fest, trocken, beim Durchschneiden weiss, wird röthlich, mit der Zeit gold- gelb, und hat einen trockenen sauren, pilzartigen Geschmack, welcher auf der Zunge mit einem gelinden Brennen zurückbleibt. Die Poren laufen an den Stiel heran, und selbst 1”’ breit herab, sind gelb, länglich, gewunden, dreieckig und bilden beim Durchschneiden in ihrer Mitte verschiedene Figuren. Der Stiel ist 2 bis 2½” lang, ½” und darüber stark; nach unten wird er schwächer, und windet sich unten auf der einen Seite ab; an der andern Seite verbindet er sich mit dem nebenstehenden Stiele eines zweiten Pilzes, ist flockig, netzar- tig, im Innern weissfaserig, läuft gelb und roth an, und hat in der Wurzel stets Höhlungen.».

Xerocomus silwoodensis e Boletus lanatus Altro taxon, anch’esso descritto da Ro s t k o v i u s (1844), che può vantare dei no- tevoli punti di congiuntura con X. silwoodensis, è Boletus lanatus. La tavola a colori originale (t. 21) ci mostra un esemplare con stipite piuttosto allungato, e superficie stipitale, oltreché ornamentata da un reticolo conformato in costo- lature grossolane ed allungate, interamente concolore alla superficie pileica; raccolte di X. silwoodensis con stipite allungato e molto colorato, pressoché concolore al pileo, per quanto con tonalità smorzate, sono effettivamente ri- scontrabili in natura (raccolte francesi di G. Redeuilh, sub nom. X. ferrugineus, con colorazioni pileiche molto cariche sul rosso-fegato, vedi foto). La tavola a colori ci mostra tuttavia delle colorazioni sul fulvo-castano delle superfici esterne, non molto conformi con quanto rilevabile in X. silwoodensis; cio- nonostante la descrizione verte su altro tenore (pp. 77-78), riportando colo- razioni di stipite e pileo maggiormente compatibili con quanto riscontrabile in quest’ultima specie: per lo stipite «gelb-braun, läuft nach dem Anfassen röthlich an» e «rothbraun» nella descrizione in tedesco, e «fuscescenti-rubro» nella diagnosi latina. Nondimeno sono altre le caratteristiche che maggiormente ricordano X. silwoodensis, come le colorazioni e i cangiamenti della carne al taglio, e l’ornamentazione stipitale: la carne (non bluescente, parimenti alle superfici esterne) viene detta «alba in cute cinnamomeo-rubra» nella diagnosi latina, «weiss, unter der Rinde roth-zimmetfarben» e «Beim Durchschneiden läuft das weisse Fleisch über den Poren gelblich, und unter der Haut des Hutes roth- zimmetfarben an» nella descrizione in tedesco; mentre per quanto riguarda la carne stipitale viene detto «silberweiss schillernd und läuft röthlich an», ri- chiamando in modo suggestivo le colorazioni e i passaggi di colore al taglio 48 della carne in X. silwoodensis; per quanto concerne invece le ornamen- tazioni stipitali leggiamo un «subreti- culato-rugoso» nella diagnosi latina, un «runzelig-fastnetzförmig» e più avanti ancora un «netzförmig» nella descrizione in lingua tedesca. So- lamente un paio di passaggi della descrizione sono più coerenti con le colorazioni esibite dalla tavola a co- lori, e perciò più lontane da una so- miglianza con X. silwoodensis: per il pileo, nella diagnosi latina possiamo leggere «umbrino-alutaceo» e «dun- kel-lederfarben» nella descrizione in tedesco. A proposito di questo dob- biamo tenere presente che un certo grado di difformità tra tavole a colori e descrizioni andrebbe considerato “fisiologico” in talune opere antiche; spesso infatti edizioni diverse di una medesima opera mostrano tavole a Boletus lanatus colori riprodotte con tonalità differen- (Ro s t k o v i u s 1844, tav. 21) ti, caso in cui la descrizione andreb- be tenuta in maggior considerazione essendo quella la rappresentazione più fedele all’intenzione dell’autore (per la t. 21 di B. lanatus ho potuto notare alcune edizioni dell’opera di Rostkovius dove lo stipite appare con tonalità addirittura violacee!). Anche in questo caso non è dato conoscere le misure sporali, e l’habitat, ben- ché questa volta di latifoglia, fa riferimento ad un ambiente di faggeta «Dieser Pilz findet sich in Buchenwäldern nicht selten», quindi compatibile con X. fer- rugineus ma non con quanto riscontrato sino ad oggi per X. silwoodensis (te- nendo tuttavia in conto l’osservazione fatta in precedenza su questo punto). Inoltre, anche per B. lanatus, Rostkovius descrive un sapore della carne che resta difficilmente interpretabile nel quadro di questo complesso di specie (come peraltro avviene sovente in quest’opera): «hinterlässt auf der Zunge ein anhaltendes Brennen». Ritengo pertanto che B. lanatus possa essere molto vicino a quelle raccolte di X. silwoodensis con superficie stipitale particolarmente colorata, effettiva- mente riscontrabili in natura e come tali documentate; questo in particolar modo per quanto riguarda la descrizione fornita da Rostkovius, meno convin- centi le colorazioni restituite dalla tavola a colori.

Si n g e r (1945) ricombinando l’epiteto lanatus nel Genere Xerocomus [comb. superfl. per la precedente ricombinazione di Gi l b e r t (1931)], al quale sinoni- mizza anche B. hieroglyphicus e B. leguei, aggiunge la seguente breve nota: «The author has seen material in Boudier’s herbarium at Paris. According to

49 Rostkovius it is found in beech woods, and according to Boudier, the spores are very broad, much broader than in X. illudens»; l’autore tedesco indica, nella medesima pubblicazione, delle spore «× 3.5-4.5 μ, most frequently […] about 4.0 μ» per X. illudens, mentre Bo u d i e r (1894) riporta per il suo B. leguei delle spore larghe 5-6 μm. Ergo, il senso interpretativo di Singer di un’entità onnicomprensiva di lanatus-leguei-hieroglyphicus, con spore piuttosto larghe, e brevemente descritta a p. 288 della stessa opera come avente «Stipe brown, very strongly reticulated, pallid near the base, equal or tapering downward», sarebbe anch’esso molto vicino a X. silwoodensis. Dobbiamo inoltre tenere a mente che il taxon B. lanatus Rostk., successiva- mente all’intervento di Si n g e r (1965 e sgg.) che attribuì una reazione all’Am-

moniaca (NH3) banale della cuticola pileica per X. ferrugineus e X. subtomen- tosus, è stato abbinato a tutti quei “ferrugineus” e “subtomentosus” che evi- denziassero una reazione blu-verde con Ammoniaca della cuticola pileica e che fossero contemporaneamente dotati di un reticolo stipitale. Sennonché tali caratteristiche non andrebbero ritenute diagnostiche a livello specifico, potendosi riscontrare in ambedue le specie; anche studi di biologia mole- colare (p. es., Ta y l o r e t a l ., 2001) confermerebbero questo fatto (si tengano ovviamente in conto le parziali eccezioni costituite da X. silwoodensis e X. chrysonemus).

Descrizione originale di Boletus lanatus (Ro s t k o v i u s , 1844: 77-78): «B. lanatus, pileo convexo-plano lanato umbrino-alutaceo, carne alba in cute cinnamomeo-rubra, stipite solido subreticulato-rugoso fuscescenti-rubro, tu- bulis subliberis majusculis angulatis luteis, ore dentato. Der Hut dieses Pilzes ist convex-platt, wollig, dunkel-lederfarben, das Fleisch weiss, unter der Rinde roth-zimmetfarben; der Stiel ist fest, runzelig-fastnetz- förmig, rothbraun; die Röhrchen gross, eckig, gelb; ihre Mündung gezähnt. Dieser Pilz findet sich in Buchenwäldern nicht selten. Er erreicht eine Höhe von 4” und darüber, der Hut eine Breite von 3” und darüber. Der Hut ist convex, elastisch, fest, rauh, dunkel-lederfarben, durch die Loupe besehen, wie mit einem Tuche überzogen; der Rand ist stumpf. Beim Durch- schneiden läuft das weisse Fleisch über den Poren gelblich, und unter der Haut des Hutes roth-zimmetfarben an. Das Fleisch ist fest, beim Rauen schlei- mig, hinterlässt auf der Zunge ein anhaltendes Brennen, und hat einen sehr schwachen Pilzgeruch. Die Poren sind schwefelgelb, gehen nicht an den Strunk heran, haben fast alle eine regelmässig sechseckige Figur, und von der Seite gesehen ein gezähntes Ansehen. Der Stiel ist 5”’ und darüber stark, 3” und darüber hoch, gleich stark, rund, fest, elastisch, netzförmig, gelb-braun, läuft nach dem Anfassen röthlich an, und hat durch eine Loupe besehen, das Ansehen des Hutes. Das fleisch des Stieles ist faserig, silberweiss schillernd und läuft röthlich an.». Xerocomus silwoodensis e Boletus leguei Anche Boletus leguei, descritto nel 1894 da Boudier, può vantare qualche carattere in comune con X. silwoodensis. In particolar modo la tavola a colori originale di B. leguei (t. 2, f. 1) mostra un esemplare con un netto e grossolano reticolo stipitale parzialmente a colorazione fulvo-rossiccia; nella descrizione 50 Boletus leguei (Bo u d i e r 1894, tav. 2, fig. 1)

(p. 62) possiamo leggere «pediculo […] ad medium rufescente, superne reticu- lo flocculoso crasso, rufo-granuloso ornato», e più avanti «pediculus sat brevis […] medio rufescente-pruinatus, dimidiâ parte superâ reticulo laxo, spisso, flocculoso […] punctis rufescentibus granuloso eleganter ornato». In questo caso conosciamo anche le misure sporali che, con valori di 5-6 μm di lar- ghezza, sono anch’esse paragonabili a quanto riscontrabile in X. silwoodensis più che in ogni altra specie di questo complesso tassonomico; mentre per quanto riguarda i parametri della lunghezza troviamo valori decisamente ec- cessivi per qualsiasi specie del complesso (14-15 μm). Non è dato conoscere il preciso habitat di ritrovamento. Cionondimeno i punti d’incontro, per quanto 51 Boletus leguei (Bo u d i e r 1905-10, tav. 141)

suggestivi, restano parziali, limitandosi alle caratteristiche sopra accennate, mentre il restante quadro descrittivo tenderebbe ad avvicinarlo maggiormente a X. ferrugineus, pur con qualche incongruenza, tanto che lo stesso Boudier lo accosta al Boletus spadiceus di Fries. Boudier riprende questa specie anche nel 1905-10, con un’iconografia ancora migliore e più completa (t. 141), dotata di colorazioni pileiche più chiare, ful- vastre, ma con ornamentazione stipitale che richiama se possibile con mag- gior forza X. silwoodensis. Anche nella descrizione ivi fornita (p. 71) l’autore francese parla di un «pied fortement réticulé au sommet […] un peu atténué à la base, couvert dans son milieu d’une pruine granuleuse rougeâtre et au sommet d’un réseau lâ, épais, flocculeux […] couvert de points rougeâtres et 52 Xerocomus subtomentosus var. leguei (De r m e k & Pi l á t 1974, tav. 40) granuleux», con qualche elemento di precisione in più rispetto alla descrizione originale del 1894. Le misure sporali riportate sono le medesime, ma in com- penso c’è una piccola precisazione sull’habitat, per quanto ancora non molto significativa: «dans les bois sablonneux». 53 Ho peraltro preso in considerazione Boletus leguei precipuamente per segna- larne un’interpretazione iconografica presente in letteratura che è palesemen- te accomunabile a X. silwoodensis: si tratta della t. 40 pubblicata, sub nom. Xerocomus subtomentosus var. leguei (Boud.) Maire, in De r m e k & Pi l á t (1974), che possiamo ritenere una rappresentazione iconografica ante litteram di X. silwoodensis. Tuttavia la descrizione, se non fosse per un “superficie sovente d’un bruno più carico di quanto non appaia nel tipo, quasi rossiccio-bruno, senza toni olivacei” (lib. trad.) che potrebbe avvicinarla a X. silwoodensis, nel complesso è sicuramente più assimilabile a X. ferrugineus, trattandosi comunque di una descrizione palesemente onnicomprensiva di queste due specie, con talune ambiguità persino nei confronti di altri taxa viciniori. Ribadisco infatti che gli autori stilano questa descrizione sotto il nome di X. subtomentosus var. le- guei, al quale sinonimizzano B. ferrugineus, X. spadiceus e X. lanatus; ne è sintomatica la descrizione dell’habitat sia di latifoglie che di conifere. Si tratta dunque di una descrizione solo parzialmente aderente a quanto mostrato dal- la tavola a colori. Ritengo pertanto che il senso interpretativo fornito da De r m e k & Pi l á t (1974) per X. subtomentosus var. leguei, vada annesso alle sinonimie di X. silwoo- densis nel solo caso della tavola a colori.

CONCLUSIONI A fronte di quanto esposto, dobbiamo pur tener presente il fatto che, nel cor- so degli anni, l’interpretazione fornita dai vari autori soprattutto per Boletus leguei e B. lanatus potesse esulare dal concetto interpretativo originale, av- vicinandosi ora all’una ora all’altra delle specie appartenenti al complesso tassonomico fatto oggetto di questo scritto; oppure che potesse raccogliere sotto tali epiteti delle descrizioni complessive di aspetti tra loro similari ma ap- partenenti comunque a specie diverse del complesso. Anche altri taxa, come per esempio B. spadiceus, B. coniferarum e B. cupreus (almeno la tavola a colori originale), tutti sinonimizzabili pro parte con X. ferrugineus, hanno alcuni punti di convergenza con X. silwoodensis (restandone tuttavia sufficientemen- te distinti), questo soprattutto in talune interpretazioni posteriori, più o meno sensibilmente diverse da quelle originali (anch’esse talvolta ambigue). In conclusione anche X. silwoodensis è stato ovviamente raccolto più volte nel passato, ma le caratteristiche di tali raccolte sono state evidentemente annesse alle descrizioni di specie differenti del complesso, in descrizioni com- plessive di volta in volta riportate sotto vari nomi. Ecco la difficoltà di attribuire con certezza i molti epiteti pubblicati nel passato, e sicuramente rientranti in questo complesso tassonomico, all’una o all’altra delle specie fino ad oggi conosciute, difficoltà aggravata dalla confusione dei vari sensi interpretativi attribuiti a questi nomi da vari autori nel corso degli anni. A fronte della mia breve disamina, non voglio certo auspicare il recupero del nome Boletus hieroglyphicus in luogo di Xerocomus silwoodensis. Quest’ul- timo binomio infatti, benché di recente pubblicazione, ha trovato largo im- piego in questi anni data la sua non rara presenza in molte aree d’Europa, ed è pertanto buon senso mantenerne quello che potremmo definire ormai 54 un “uso comune” anche se di recente adozione, se non altro in favore della stabilità nomenclaturale tanto agognata dall’I.C.N. Ritengo nondimeno che sarebbe buona norma, nell’accingersi alla pubblicazione di una nuova specie, effettuare delle ricerche quantomeno ragionevolmente approfondite di quanto in precedenza già pubblicato da altri autori e verosimilmente assimilabile al nuovo taxon in procinto di pubblicazione. Credo che questo sia un dovere imprescindibile di ogni autore, volto a non gettar via, dimenticandolo, tutto il duro lavoro svolto da chi ci ha preceduto nella nostra amata disciplina.

RINGRAZIAMENTI Ringrazio l’amico Leonardo La Spina che mi ha gentilmente invitato a pubbli- care su questa Rivista.

Bi n d e r M. - 1999: Zur molekularen Systematik der : Boletineae und Scle- rodermatineae subordo nov. Universitat Regensburg. Regensburg.

Bi n d e r M. & D.S. Hi b b e t - 2006: Molecular systematic and biological diversification of Boletales. Mycologia 98 (6).

Bi n d e r M. & M. Fi sc h e r - 1997: Molekularbiologische Charakterisierung der Gattun- gen Boletellus und Xerocomus: Xerocomus pruinatus und verwandte Arten. Bollet- tino del Gruppo Micologico G. Bresadola (nuova serie) 40 (2-3).

Bo u d i e r E. - 1894: Nouvelles espèces de Champignons de France. Bulletin de la Société Mycologique de France. Tome X.

Bo u d i e r E. - 1905-10: Icones Mycologicae ou Iconographie des Champignons de France. Tome I (Planches 1 à 193), Tome IV (Texte descriptif). Libraire des Sciences Naturelles, Paul Klincksieck. Paris.

De r m e k A. & A. Pi l á t - 1974: Poznávajme huby. Veda, Vydavatel’stvo Slovenskej Akadémie Vied.

Dr e h m e l D., T. Ja m e s & R. Vi l g a l y s - 2008: Molecular Phylogeny and Biodiversity of the Boletales. Fungi vol. 1: 4.

Fr i e s E.M. - 1874: Hymenomycetes Europaei sive Epicriseos systematis mycologi- ci. Berling, Uppsala, Sweden.

Gi l b e r t E.J. - 1931: Les livres du mycologue. Tome III: Les Bolets. Librairie E. le François. Paris.

Ju i l l a r d -Ha r t m a n n G. - 1919: Iconographie des champignons supérieurs. Vol. IV. Épinal.

Ki b b y G. - 2011: British boletes, (with keys to species). Kibby G.

Ki rk P.M., P.F. Ca n n o n , D.W. Mi n t e r & J.A. St a l p e rs - 2008: Dictionary of the Fungi. 10th Edition. CAB International, Wallingford, Oxon OX10 8DE – UK.

Ko n r a d P. & A. Ma u b l a n c - 1924-37: Icones Selectae Fungorum. Tome VI. Leche- valier, Paris.

Ku n t z e O. - 1898: Revisio generum plantarum. Pars III.II. Leipzig.

La d u r n e r H. & G. Si m o n i n i - 2003: Xerocomus s.l. Fungi Europaei 8. Edizioni Can- dusso – Alassio. 55 Ma i r e R. - 1933: Fungi Catalaunici. Contributions à l’étude de la flore mycologique de la Catalogne. Treballs del Museu de Ciències Naturals de Barcelona. Sér. bot. 15 (2).

Mi g u l a W. - 1912: Prof. Dr. Thomé’s Flora von Deutschland, Österreich und der Sch- weiz. Band IX. 1 Abt. Kryptogamen-Flora. Band III. Pilze. 2 Teil. 1 Abt. Gera, R.

Pi l á t A. & A. De r m e k - 1974: Hríbovité huby ( – Gomphidiaceae). Brati- slava.

Re d e u i l h G. - 1994: La reazione ammoniacale nei Boleti del gruppo subtomento- sus. Atti delle seconde giornate Europee di micologia mediterranea C.E.M.M. (a.e.), 7-13 novembre 1994 – Oliena.

Re d e u i l h G. & G Si m o n i n i - 1994: Comitato per la unificazione dei nomi dei boleti Europei. Atti delle seconde giornate Europee di micologia mediterranea C.E.M.M. (a.e.), 7-13 novemre 1994 – Oliena.

Re d e u i l h G. & G. Si m o n i n i - 1995: Comitato per la unificazione dei nomi dei boleti Europei. Pagine di Micologia n. 3.

Re d e u i l h G. & G. Si m o n i n i - 1999: Comitato per la unificazione dei nomi dei boleti Europei. Pagine di Micologia n. 12.

Ro s t k o v i u s F.W.T. - 1844: Deutschlands Flora in Abbildungen nach der Natur mit Beschreibungen, von Jacob Sturm. III. Ubtheilung. Die Pilze Deutschlands. 5. Ban- den. Nürnberg, Germania.

Sa cc a r d o P.A. - 1888: Sylloge Fungorum. Omnium Hucusque cognitorum. Vol. VI. Padova.

Si m o n i n i G. - 1994: Delimitazione di alcuni Xerocomus, con l’ausilio dell’esame della struttura cuticolare e delle spore. Atti delle seconde giornate Europee di micologia mediterranea C.E.M.M. (a.e.), 7-13 novembre 1994 – Oliena.

Si m o n i n i G. - 1998: Qualche specie rara o poco conosciuta della Famiglia Boletace- ae. Fungi non Delineati, raro vel haud perspecte et explorate descripti aut definite picti. Pars VI. Mykoflora – Alassio.

Si m o n i n i G. & M. Co n t u - 2000: La variabilità cromatica di Xerocomus subtomento- sus. Micologia 2000. Associazione Micologica Bresadola – Trento.

Si n g e r R. - 1945: The Boletineae of Florida with notes on extralimital species II. The Boletaceae (Gyroporoideae). Farlowia 2 (2).

Si n g e r R. - 1965: Die Röhrlinge. Teil I. Die Boletaceae (ohne Boletoideae). Die Pilze Mitteleuropas. Band V. Verlag Julius Klinkhardt, Bad Heilbrunn (OBB), Germany.

Ta y l o r A.F.S., A.E. Hi l l s & G. Si m o n i n i - 2002: A fresh look at European Xerocomoid fungi. Field Mycology 3 (3).

Ta y l o r A.F.S., A.E. Hi l l s , G. Si m o n i n i , E.E. Bo t h & U. Eb e r h a r d t - 2006: Detection of species within the Xerocomus subtomentosus complex in Europe uding rDNA-ITS sequences. Mycological Research 110.

Ta y l o r A.F.S., A.E. Hi l l s , G. Si m o n i n i , J.A. Mu ñ o z & U. Eb e r h a r d t - 2007: Xerocomus silwoodensis sp.nov., a new species within the European X. subtomentosus com- plex. Mycological Research 111.

Ta y l o r A.F.S., L. Jo n ss o n , M. Jo n ss o n , A. Ro s l i n g , A.E. Hi l l s & G. Si m o n i n i - 2001: Species delineation within European species of Xerocomus using Internal Transcri- bed Spacer Sequence Data. Micologia e Vegetazione Mediterranea 16 (2).

56