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Professore universitario a 31 anni PERSONE In Italia, notoriamente non un paese per giovani, farsi strada nel mondo marco sgarbi (1) accademico è impresa ardua e soprattutto lenta. Non mancano nicola artoni (1) fortunatamente le eccezioni, e una di queste proviene proprio da Mantova e risponde al nome di Marco Sgarbi. Che, a 31 anni, è stato da pochi mesi ENTI E SOCIETÀ nominato professore associato all'università Ca' Foscari di Venezia, nel dell’european research council (1) Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali. Diventare professore associato a dipartimento di 31 anni in un paese dove, in media, la sua posizione viene ricoperta non filosofia (1) prima dei 45 anni è un'impresa eccezionale. Come è nata la sua passione per la filosofia? «Tutto è nato sui banchi di scuola. Ho fatto l'Itis a Mantova, LUOGHI ma un docente di religione con la passione per gli studi filosofici mi ha mantova (1) contagiato. Successivamente mi sono laureato in filosofia a Verona e ho preso parte a un dottorato di ricerca, terminato il quale mi sono recato TIPO all'estero. Gli studi in Germania e Inghilterra sono stati molto formativi per articolo me». Poi a luglio 2013 è arrivata la vittoria di una borsa di ricerca dell'European Research Council, che le ha aperto le porte di Ca' Foscari. Di cosa si occuperà? «La mia ricerca riguarderà lo studio della diffusione del pensiero aristotelico in lingua italiana durante il Rinascimento. Cercherò di chiarire i presupposti per i quali la lingua italiana è diventata lingua di cultura. Ho iniziato da pochi mesi a Venezia, dove tengo anche un corso di Storia della storiografia filosofica. L'ateneo veneziano è stato l'unico a propormi un posto a tempo indeterminato. Mi ha colpito l'ambiente, molto dinamico e rivolto all'eccellenza anche in Europa, perfetto per me». Si parla spesso dell'età avanzata dei professori universitari. Lei rappresenta una bellissima eccezione, a cosa crede sia dovuto questo lento ricambio generazionale? «È presto detto: c'è un sovrannumero di persone che tentano un avanzamento di carriera, ma mancano le risorse per assicurare a tutti un posto di lavoro. Non voglio fare polemiche, ma spesso va avanti chi magari si è venduto di più. La domanda è altissima, ma l'offerta è scarsa, anche a causa della crisi e dei continui cambi di governo, che hanno sottratto sempre più fondi alla cultura». In questo senso vede spiragli positivi per il futuro? «Purtroppo no. Interventi da fare, anche a costi ridotti, ce ne sarebbero, ma la situazione economica italiana non aiuta. Basterebbe ampliare il livello di mobilità. Anche la cosiddetta fuga di cervelli ha una spiegazione. All'estero pagano di più e gli ambienti di lavoro sono molto più dinamici. Io in questo senso sono stato fortunato, ho trovato lavoro in Italia ma nel caso sarei stato pronto a lasciare il Paese». Partito dalla piccola Mantova, è arrivato ai massimi livelli accademici. Qual è ora il suo sogno? «Punto a migliorare sempre la mia ricerca, e di conseguenza anche quella degli altri. Voglio dimostrare che non bisogna mai arrendersi. Viaggiando e osando le soddisfazioni prima o poi arrivano». Nicola Artoni

17 agosto 2014 sez.

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