DI Provincia di

Campanile (2007) foto di Antonio Iovine PIANO URBANISTICO COMUNALE (Lr 16/2004 - Dgr 214/2011- Dgr 659/2007- Lr 14/1982) PRELIMINARE DI PIANO

RELAZIONE

Sindaco dott. Stanislao De Lauri Responsabile Ufficio Tecnico Comunale dott. arch. Giampiero Pierro

progettazione prof. ing. Roberto Gerundo dott. ing. Ivano Petrillo

coordinamento tecnico dott. ing. Antonio Iovine

geologia dott.ssa geologa Alba De Stefano

agronomia dott. agronomo Erminio Luce (Luce associati)

zonizzazione acustica dott. ing. Feliciano Ricciardelli dott. ing. Vincenzo Limone valutazione dott. ing. Mario Perrotta ambientale strategica maggio 2013 relazione.pdf

COMUNE DI PAROLISE Provincia di Avellino

Campanile (2007) foto di Antonio Iovine PIANO URBANISTICO COMUNALE (Lr 16/2004 - Dgr 214/2011- Dgr 659/2007- Lr 14/1982)

RELAZIONE GENERALE

Sindaco dott. Stanislao De Lauri Responsabile Ufficio Tecnico Comunale dott. arch. Giampiero Pierro

progettazione prof. ing. Roberto Gerundo dott. ing. Ivano Petrillo

coordinamento tecnico dott. ing. Antonio Iovine

geologia dott.ssa geologa Alba De Stefano

agronomia dott. agronomo Erminio Luce (Luce associati)

zonizzazione acustica dott. ing. Feliciano Ricciardelli dott. ing. Vincenzo Limone valutazione dott. ing. Mario Perrotta ambientale strategica maggio 2011 relazione.pdf

COMUNE DI PAROLISE Provincia di Avellino

PRELIMINARE DEL PIANO URBANISTICO COMUNALE DI PAROLISE (AV) RELAZIONE

- INDICE -

Premessa 1. Verso il nuovo piano urbanistico comunale 1.1. I nuovi strumenti introdotti dalla Lr 16/2004 1.1.1. Il piano urbanistico comunale (Puc) 1.1.2. Disposizioni strutturali e disposizioni programmatiche del Puc 1.1.3. Il regolamento urbanistico e edilizio comunale (Ruec) 1.1.4. Gli atti di programmazione degli interventi (Api) 1.1.5. La valutazione ambientale strategica (Vas) 1.1.6. Il regolamento n. 5 del 4 agosto 2011 2. Analisi storica 3. Analisi territoriale 3.1. Inquadramento territoriale 3.2. La pianificazione sovraordinata 3.2.1. Il piano territoriale regionale della 3.2.2. Il piano territoriale di coordinamento provinciale di Avellino 1 3.2.3. Il piano stralcio per l’assetto idrogeologico del bacino Liri-Garigliano e Volturno 3.2.4. Il piano regionale delle attività estrattive della Campania 3.2.5. La cartografia del territorio comunale 4. Analisi geologica 4.1. La microzonazione in prospettiva sismica 4.2. L’edificabilità dei suoli 5. Analisi agronomica 6. Analisi urbanistica 6.1. Le sezioni censuarie e i dati Istat 6.1.1. La struttura e la dinamica demografica 6.1.2. Il patrimonio edilizio 6.1.3. Il sistema economico 6.2. Il centro abitato 6.3. L’uso del suolo urbano 6.4. Lo stato di attuazione della pianificazione generale ed attuativa 6.5. Il sistema delle protezioni 6.6. Le emergenze delle qualità ambientali, urbanistiche ed architettoniche 7. Analisi della mobilità esistente

7.1. Il grafo degli elementi del sistema della mobilità 7.2. La classificazione funzionale degli elementi del sistema della mobilità 7.3. L’efficienza teorica degli elementi del sistema della mobilità 8. Dimensionamento 8.1. Il fabbisogno residenziale 8.1.1. Il fabbisogno pregresso 8.1.2. Il fabbisogno aggiuntivo 8.1.3. La quota aggiuntiva frizionale 8.1.4. La quota aggiuntiva dei domicili 8.1.5. La quota aggiuntiva delle nuove coppie 8.1.6. La capacità insediativa teorica residua 8.1.7. L’abusivismo edilizio 8.1.8. Il patrimonio residenziale inoccupato 8.1.9. Il fabbisogno residenziale finale 8.1.10. Il confronto con la proposta di ripartizione dei carichi insediativi del Ptcp 8.2. Il fabbisogno di aree per insediamenti produttivi 8.3. Il fabbisogno di aree per attività terziarie 8.4. Il fabbisogno di aree per attività turistiche 8.5. Le prescrizioni per la definizione di standard urbanistici 2 8.6. Gli indirizzi operativi per la localizzazione di nuovi insediamenti 9. Pianificazione 9.1. Gli obiettivi del Puc 9.2. La proiezione territoriale strutturale del piano 9.3. Il sistema della mobilità di progetto 8.4 Conformità della proiezione territoriale strutturale del piano al Ptcp

Premessa L’Amministrazione comunale (Ac) di Parolise (Av), con determinazione dirigenziale del Responsabile dell’Ufficio tecnico comunale (Utc) n. 203 del 16 novembre 2007, conferiva al Raggruppamento temporaneo di professionisti (Rtp) costituito dal prof. ing. Roberto Gerundo (capogruppo) e dal dott. ing. Ivano Petrillo, l’incarico professionale relativo alla predisposizione degli elaborati della pianificazione urbanistica comunale ai sensi della Legge regionale (Lr) n. 16 del 22 dicembre 2004, in conformità alle leggi e normative nazionali e regionali vigenti o comunque a quanto emanato nei tempi utili dalle autorità competenti. In data 7 giugno 2009 presso la casa municipale del Comune di Parolise, veniva stipulato, tra l’allora responsabile dell’Utc, arch. Luigi Di Cristofano, e i componenti del Rtp, l’atto di convenzione fra il Comune di Parolise e lo stesso Rtp per le attività di redazione dei suddetti elaborati, e più precisamente del Piano urbanistico comunale (Puc), del Regolamento urbanistico edilizio comunale (Ruec), del Piano di zonizzazione acustica (Pza), della Valutazione ambientale strategica (Vas) e dei relativi allegati tecnici, conoscitivi e di gestione, a supporto degli stessi. In data 4 agosto 2011, il Consiglio Regionale ha emanato il Regolamento n. 5 di attuazione del governo del territorio, ossia della già citata Lr n. 16/2004, con il quale l’amministrazione procedente è tenuta a predispone il rapporto preliminare (Rp) contestualmente al preliminare di piano composto da indicazioni strutturali del piano e da un documento strategico che viene trasmesso ai soggetti competenti in materia ambientale (Sca) da essa individuati. 3 Nei successivi capitoli vengono descritti gli elementi emersi nella fase conoscitiva, ed evidenziate le indicazioni strutturali e strategiche del Puc. Il Comune di Parolise si è impegnato a fornire tutta la documentazione di base, già nella propria disponibilità, per lo studio e la formazione degli elaborati di cui all’incarico. In particolare, alla data di redazione del presente documento, il Rtp ha richiesto ed acquisito dagli uffici tecnici comunali la seguente documentazione: 1. la cartografia di base del territorio comunale in scala 1:2000 e 1:5000 (dwg); 2. le mappe catastali dell’intero territorio comunale (tif); 3. la classificazione delle strade comunali; 4. le sezioni censuarie relative agli anni 1991 e 2001 (shp) e annesso stradario; 5. i dati Istat relativi agli ultimi censimenti del 1991 e del 2001 (xls); 6. i dati Istat relativi al numero annuo di famiglie costituite nel periodo 1996 - 2010; 7. i dati Istat relativi al movimento e calcolo della popolazione residente nel periodo 1993 - 2010; 8. il Piano Regolatore Generale vigente, approvato con Dpgrc n. 10390 del 13.10.1988; 9. il Programma di Fabbricazione approvato il 24.06.1974; 10. il Piano per gli Insediamenti Produttivi approvato con Dgr n. 3165 del 07.07.1989; 11. il Piano per l’Edilizia Economica e Popolare approvato con atto consiliare n. 46 del 21.02.1989;

12. il Piano di Recupero ex legge 219/1981; 13. il Piano di protezione civile; 14. il Piano Straordinario e Stralcio elaborato dalla competente Autorità di Bacino Liri, Garigliano e Volturno; 15. il perimetro del centro abitato ai sensi del DLgs 285/1992; 16. il programma di valorizzazione del centro storico (Lr 26/2002); 17. l’elenco e la localizzazione delle proprietà demaniali; 18. le attrezzature di uso pubblico; 19. l’anagrafe delle attività commerciali, turistico-ricettive, delle occupazioni di suolo pubblico, delle autorizzazioni per l’esercizio di autorimesse; 20. le concessioni edilizie ed i permessi a costruire rilasciati nel periodo 2000 - 2010; 21. i condoni edilizi rilasciati ai sensi delle leggi 47/1985, 724/1994 e 326/2003; 22. la carta dell'uso agricolo e delle attività colturali in atto; 23. la relazione di accompagnamento alle indagini geologiche e geognostiche; 24. le aree percorse dal fuoco ai sensi della legge 21 novembre 2000, n. 353; 25. le indagini geologiche e geognostiche previste dalla normativa vigente ai fini della redazione del Puc; 26. l’anagrafe dei progetti in cantiere, in corso di realizzazione o programmati dal Comune o da altri enti pubblici e privati a disposizione dell’Utc per motivi di ufficio; 4 27. il progetto TERNA; 28. il progetto ANAS del nuovo svincolo; 29. il rilievo dwg della zona sottostante il viadotto; 30. alcuni elementi bibliografici relativi alla storia di Parolise.

1. Verso il nuovo piano urbanistico comunale 1.1 I nuovi strumenti introdotti dalla Lr 16/2004 La Lr 16/2004 ha introdotto nuovi strumenti per il governo del territorio comunale: all’art.23 il piano urbanistico comunale (Puc), all’art.28 il regolamento urbanistico e edilizio comunale (Ruec), all’art.25 gli atti di programmazione degli interventi (Api) e all’art.47 la valutazione ambientale strategica (Vas).

1.1.1 Il piano urbanistico comunale (Puc) La Lr 16/2004, all’art. 23, definisce i contenuti del piano urbanistico comunale (Puc). Il Puc è lo strumento urbanistico generale del Comune e disciplina la tutela ambientale, le trasformazioni urbanistiche ed edilizie dell’intero territorio comunale, anche mediante disposizioni a contenuto conformativo del diritto di proprietà. Al Puc sono allegate le norme tecniche di attuazione (Nta), riguardanti la manutenzione del territorio e la manutenzione urbana, il recupero, la trasformazione e la sostituzione edilizia, il

supporto delle attività produttive, il mantenimento e lo sviluppo dell’attività agricola e la regolamentazione dell’attività edilizia. L’art. 23 afferma che fanno parte integrante del Puc i piani di settore riguardanti il territorio comunale, ivi inclusi i piani riguardanti le aree naturali protette e i piani relativi alla prevenzione dei rischi derivanti da calamità naturali ed al contenimento dei consumi energetici.

1.1.2 Disposizioni strutturali e disposizioni programmatiche del Puc La Lr 16/2004, all’art. 3, introduce l’articolazione dei processi di pianificazione in base alla quale, la pianificazione provinciale e comunale si attua mediante: a) disposizioni strutturali, con validità a tempo indeterminato, tese a individuare le linee fondamentali della trasformazione a lungo termine del territorio, in considerazione dei valori naturali, ambientali e storico-culturali, dell'esigenza di difesa del suolo, dei rischi derivanti da calamità naturali, dell'articolazione delle reti infrastrutturali e dei sistemi di mobilità; b) disposizioni programmatiche, tese a definire gli interventi di trasformazione fisica e funzionale del territorio in archi temporali limitati, correlati alla programmazione finanziaria dei bilanci annuali e pluriennali delle amministrazioni interessate. La Lr 16/2004, all’art.23, definisce i contenuti del piano urbanistico comunale (Puc). Il Puc disciplina la tutela ambientale, le trasformazioni urbanistiche ed edilizie dell’intero territorio comunale, anche mediante disposizioni a contenuto conformativo del diritto di proprietà. 5 Alcuni contenuti, desumibili dall’art. 23 come strutturali del Puc, sono:  la individuazione degli obiettivi da perseguire;  la definizione delle esigenze di salvaguardia delle risorse naturali, paesaggistico-ambientali, agro-silvo-pastorali e storico-culturali disponibili;  la determinazione dei fabbisogni insediativi;  la individuazione delle aree non suscettibili di trasformazione;  la tutela e la valorizzazione dei centri storici;  la tutela e valorizzazione il paesaggio agrario;  la compatibilità delle previsioni rispetto all'assetto geologico e geomorfologico del territorio comunale. Alcuni contenuti, desumibili come programmatici del Puc, anche con riferimento all’art. 25, relativo agli Api, riguardano la definizione degli interventi di riqualificazione e di nuova edificazione con riferimento:  alle destinazioni d'uso e agli indici edilizi;  alle modalità degli interventi di trasformazione e conservazione dell'assetto urbanistico;  alla determinazione delle opere di urbanizzazione da realizzare o recuperare, nonché degli interventi di reintegrazione territoriale e paesaggistica.

Dalla normativa di altre regioni e dalla letteratura tecnica in materia, è possibile esemplificare ulteriormente il significato di componente strutturale e componente programmatica o operativa.

Componente strutturale La componente strutturale definisce le scelte con validità a tempo indeterminato o di lungo termine, che riguardano il complesso delle azioni di tutela e le scelte di assetto di lungo periodo. Tale componente: contiene il quadro conoscitivo, recepisce gli indirizzi e le direttive del Ptcp, delinea gli scenari, distingue gli ambiti non trasformabili da quelli che possono essere trasformati, stabilisce la disciplina per tutte le risorse ed i caratteri del territorio che attengono alla struttura fisica e all’integrità del territorio nonché ai suoi valori storico-culturali per i quali la disciplina di piano è direttamente cogente, fissa i criteri per ogni atto di trasformazione che sarà definito con la componente operativa e, infine, ha un carattere di cogenza solo per i vincoli ricognitivi e conformativi. Le disposizioni strutturali del Puc riguardano, in particolare, i seguenti aspetti. 1. le componenti territoriali che si considerano non trasformabili in relazione:  alla difesa dai rischi;  alla tutela del patrimonio paesaggistico-ambientale, delle risorse agro-silvo-pastorali e del paesaggio agrario;

 alla tutela del complesso delle testimonianze di interesse storico-culturale e dei tessuti 6 insediativi storici;  alla semplice regolamentazione degli interventi di tipo manutentivo dei tessuti urbani di recente formazione consolidati;  le disposizioni relative a tali tematiche hanno valore direttamente cogente, per le quali vengono definite le relative norme;  gli elaborati cartografici corrispondenti riportano dettagliatamente ubicazione e perimetri. 2. le scelte di trasformazione a cui si attribuisce una validità di lunga durata e quelle per le quali si reputa siano necessari lunghi tempi di realizzazione, ad esempio:  grandi insediamenti industriali o terziari;  principali impianti e reti per la mobilità;  principali impianti e reti delle infrastrutture tecnologiche. Negli elaborati cartografici corrispondenti tali scelte sono riportate graficamente in maniera tale da non produrre effetti sul regime proprietario nell’ambito della componente strutturale, quindi attraverso indicazioni grafiche rappresentate da simboli o con la generica indicazione delle aree/direttrici di possibile trasformazione. 3. il dimensionamento del piano, per cui si definiscono nell’ambito delle disposizioni strutturali i criteri metodologici ed un’ipotesi di proiezione decennale, relativa alle dinamiche demografiche ed ai fabbisogni di attrezzature pubbliche, da assumere come indirizzo, prescrivendone, nel contempo,

la verifica periodica e l’eventuale correzione nell’ambito delle diverse fasi relative alla componente operativa.

Componente programmatica / operativa La componente programmatica / operativa definisce le trasformazioni da realizzare, o avviare, in un determinato intervallo temporale, in coerenza con le scelte e condizioni contenute nella componente strutturale; recepisce la disciplina relativa agli aspetti ambientali e paesaggistici, definita nell’ambito della componente strutturale. Le disposizioni in essa contenute incidono sul regime proprietario ed hanno validità per l’intervallo temporale assunto. Stabilisce le modalità attuative e contiene le previsioni finanziarie per l’attuazione degli interventi previsti. Le disposizioni della componente operativa del Puc, in particolare, individuano, in coerenza con le disposizioni strutturali e con le previsioni di spesa, le specifiche scelte da attuare nell’arco temporale di riferimento definendo, per gli interventi che si intendono attuare, nell’ambito delle aree trasformabili: la localizzazione, le superfici fondiarie coinvolte nelle trasformazioni, le destinazioni d’uso, gli indici urbanistici ed edilizi, le modalità di attuazione ed eventuali criteri qualitativi. Le disposizioni incidono sul regime proprietario ed hanno validità per l’intervallo temporale assunto sia per i vincoli urbanistici preordinati all’acquisizione pubblica delle aree, sia per i diritti edificatori dei privati. 7 Nell’ambito della componente operativa si verifica, ed eventualmente si adegua e si specifica, l’ipotesi di dimensionamento per l’arco temporale di riferimento. Contiene il programma finanziario per l’attuazione degli interventi previsti. Gli elaborati cartografici conterranno il disegno delle aree di cui si programma la trasformazione e, quindi, in particolare, l’indicazione delle specifiche destinazioni delle diverse aree coinvolte e di ogni altro intervento programmato nonché eventuali altre prescrizioni progettuali riguardanti l’organizzazione complessiva ed i caratteri qualitativi.

1.1.3 Il regolamento urbanistico e edilizio comunale (Ruec) La Lr 16/2004, all’art.28 introduce il regolamento urbanistico edilizio comunale (Ruec). Il Ruec:  individua le modalità esecutive e le tipologie delle trasformazioni, nonché l’attività concreta di costruzione, modificazione e conservazione delle strutture edilizie;  disciplina gli aspetti igienici aventi rilevanza edilizia, gli elementi architettonici e di ornato, gli spazi verdi e gli arredi urbani; in conformità alle previsioni del Puc e delle Nta allo stesso allegate, definisce i criteri per la quantificazione dei parametri edilizi e urbanistici e disciplina gli oneri concessori;

 specifica i criteri per il rispetto delle norme in materia energetico-ambientale in conformità agli indirizzi stabiliti con delibera di giunta regionale.

1.1.4 Gli atti di programmazione degli interventi (Api) La Lr 16/2004, all’art.25 ha introdotto gli atti di programmazione degli interventi (Api). Con delibera di consiglio comunale è adottata1, in conformità alle previsioni del Puc e senza modificarne i contenuti, la disciplina degli interventi di tutela, valorizzazione, trasformazione e riqualificazione del territorio comunale da realizzare nell’arco temporale di tre anni. Gli Api, in relazione agli interventi di riqualificazione e di nuova edificazione, prevedono:  le destinazioni d’uso e gli indici edilizi;  le forme di esecuzione e le modalità degli interventi di trasformazione e conservazione dell’assetto urbanistico;  la determinazione delle opere di urbanizzazione da realizzare o recuperare, nonché degli interventi di reintegrazione territoriale e paesaggistica;  la quantificazione degli oneri finanziari a carico del comune e di altri soggetti pubblici per la realizzazione delle opere previste, indicandone le fonti di finanziamento. Per le opere pubbliche o di interesse pubblico la delibera di approvazione degli Api comporta la dichiarazione di pubblica utilità, di indifferibilità e urgenza dei lavori previsti negli stessi, nel rispetto degli strumenti di partecipazione procedimentale stabiliti dalla normativa vigente. Gli Api 8 stabiliscono gli interventi da attuare tramite società di trasformazione urbana. Allo stato attuale, si è ancora in attesa della prevista delibera di giunta regionale che specifichi nel merito i contenuti di tale strumento. In attesa di tale regolamentazione si provvederà a redigerlo, comunque a valle delle scelte di piano, con riferimento ai contenuti dei tradizionali programmi pluriennali di attuazione (Ppa)2 e sulla base dei contenuti dell’art.25 della Lr 16/2004. Dalla discussione del presente documento emergerà, oltre l’accoglimento degli elementi programmatici e le scelte di piano, anche l’ordine di priorità degli interventi cui dare attuazione.

1.1.5 La valutazione ambientale strategica (Vas) L’art. 47 della Lr 16/2004 introduce, per la prima volta in Campania, con riferimento al nuovo sistema di pianificazione regionale, la valutazione ambientale dei piani territoriali di settore e dei piani urbanistici, detta anche valutazione ambientale strategica (Vas) come previsto dalla direttiva

1 Gli atti di programmazione degli interventi sono approvati per la prima volta contestualmente all’approvazione del Puc.

2 Gli Api, ai sensi dell’art.25 della Lr 16/2004, hanno valore ed effetti del programma pluriennale di attuazione (Ppa) disciplinato dalla legge 10 del 28.1.1977, articolo 13, e dalla Lr 19 del 28.11.2001, articolo 5, e si coordinano con il bilancio pluriennale comunale. Il programma triennale per la realizzazione di opere pubbliche, di cui alla legge 109 del 11.2.1994 , articolo 14, si coordina con le previsioni degli Api.

europea, nazionale e regionale in materia3, da effettuarsi durante tutto il processo di formazione dei piani stessi4. Tale Vas è, infatti, da effettuarsi durante la fase di redazione dei piani e scaturisce da un rapporto ambientale (Ra) in cui sono individuati, descritti e valutati gli effetti significativi dell’attuazione del piano sull’ambiente e le alternative, alla luce degli obiettivi e dell’ambito territoriale di riferimento del piano. La procedura di Vas, da concludersi anteriormente all’adozione del Puc, scaturisce dalla elaborazione del Ra e da una relazione ambientale non tecnica, per comunicare ai portatori di interessi i criteri di salvaguardia adottati e le relative soluzioni adottate. Il Ra riferisce circa l’iter di formazione del piano descrivendo i criteri e le motivazioni delle scelte adottate, in ordine allo scenario dei fattori e delle componenti ambientali; illustrando lo svolgimento delle attività di concertazione e di partecipazione. Il Ra individua, descrive e stima gli effetti dell’attuazione del Puc sull’ambiente ed, in generale, sul contesto ambientale ed urbanistico territoriale, evidenzia le alternative possibili alla luce degli obiettivi del piano e dell’ambito territoriale. La proposta di piano ed il Ra sono messi a disposizione delle autorità interessate e del pubblico mediante apposite procedure di pubblicità. Ai piani è, dunque, allegata una relazione che illustra come le considerazioni ambientali sono state integrate nel piano e come si è tenuto conto del rapporto ambientale.

1.1.6 Il regolamento n. 5 del 4 agosto 2011 9 Cosi come espresso nell’art. 1 di tale regolamento, esso disciplina i procedimenti amministrativi di formazione dei piani, territoriali, urbanistici e di settore, previsti dalla legge regionale 22 dicembre 2004. n. 16 (Norme sul governo del territorio), ai sensi dell’articolo 43 bis della stessa legge. Con ulteriore regolamento di attuazione in materia edilizia si provvede a disciplinare gli articoli 41 (sportello unico dell’edilizia) commi 2 e 3, e 43 (accertamenti di conformità delle opere abusive) della legge regionale n.16/2004. Per quanto non espressamente previsto dal presente regolamento si applicano ai su menzionati piani le disposizioni della legge statale e regionale in materia di ambiente, urbanistica, edilizia, la legge 7 agosto 1990, n. 241 (Nuove norme sul procedimento amministrativo) e il decreto legislativo

3 La valutazione ambientale strategica (Vas), introdotta dalla direttiva 42/2001/Ce del 27.6.2001, così come recepita dal DLgs 4/2008, del Dpgr 17/2009 e della delibera Gr 203/2010, ha l’obiettivo di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e di contribuire all’integrazione di considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione e dell’adozione di piani e programmi alfine di promuovere lo sviluppo sostenibile, assicurando che venga effettuata la valutazione ambientale di determinati piani e programmi che possono avere effetti significativi sull’ambiente.

4 Articolo 47 -Valutazione ambientale dei piani 1. I piani territoriali di settore ed i piani urbanistici sono accompagnati dalla valutazione ambientale di cui alla direttiva 42/2001/CE del 27 giugno 2001, da effettuarsi durante la fase di redazione dei piani. 2. La valutazione scaturisce da un rapporto ambientale in cui sono individuati, descritti e valutati gli effetti significativi dell’attuazione del piano sull’ambiente e le alternative, alla luce degli obiettivi e dell’ambito territoriale di riferimento del piano. 3. La proposta di piano ed il rapporto ambientale sono messi a disposizione delle autorità interessate e del pubblico con le procedure di cui agli articoli 15, 20 e 24 della presente legge. 4. Ai piani di cui al comma 1 è allegata una relazione che illustra come le considerazioni ambientali sono state integrate nel piano e come si è tenuto conto del rapporto ambientale di cui al comma 2.

18 agosto 2000, n. 267 (Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali), e del Regolamento emanato con Dpgrc n. 17/2009. Al fine di indirizzare e aiutare a risolvere le problematiche concrete con le quali si confrontano le Pubbliche Amministrazioni e gli operatori del settore, nell’ambito della pianificazione urbanistica ed, in generale, della gestione del territorio, la Regione Campania inaugura una nuova modalità di accompagnamento e sostegno agli Enti Locali nell’espletamento delle attività amministrative di loro competenza con la pubblicazione dei Quaderni del Governo del Territorio. Tra quest’ultimi è stato istituito il “Manuale operativo del Regolamento 4 agosto 2011 n. 5 di attuazione della Lr 16/2004 in materia di governo del territorio”. Questo Manuale contiene indicazioni di carattere operativo sull’applicazione delle norme procedimentali introdotte dal Regolamento e consente di visualizzare schematicamente le nuove procedure e di individuare agevolmente i tempi, le azioni, i provvedimenti, le competenze ed i contenuti progettuali di ciascuna fase del processo di formazione ed approvazione dei piani urbanistici. In riferimento all’art. 2 comma IV della Lr 16/2004, il Manuale fornisce specifiche indicazioni sul preliminare di piano, precisando che esso “è composto da un quadro conoscitivo e da un documento strategico”, formato con la procedura ritenuta idonea dalla singola Amministrazione precedente; attraverso il preliminare si avvia la verifica di conformità rispetto ai piani sovraordinati e di settore. 10 Il documento strategico prevede linee d’azione, interattive, dedicate al rafforzamento del tessuto urbano e territoriale tramite interventi migliorativi per l’aspetto fisico, funzionale e ambientale della città. Il documento prevede di rompere condizioni di perifericità territoriale e invertire tendenze di sviluppo duale all’interno della città e dell’area vasta, intervenendo sulla riqualificazione delle aree fisicamente e socialmente degradate. Inoltre il Manuale dà specifiche indicazioni sulle disposizioni strutturali del Piano (Psc), le quali sono costituite di base da una serie di documenti e cartografie tra loro integrati, quali:  il quadro degli obiettivi e delle strategie;  il quadro delle regole;  il quadro delle scelte pianificatorie. Infine il Manuale dà descrizioni dettagliate riguardo la componente programmatica/operativa del Puc, che contiene sia l’individuazione delle zone di trasformazione, con l’indicazione delle modalità attuative, sia gli atti di programmazione degli interventi da attuare nell’arco temporale di tre anni, come previsto dall’art.25 della Lr n. 16/2004.

2. Analisi storica Per quanto concerne il toponimo “Parolise”, gli studiosi non sono concordi nell’individuare la base da cui esso ebbe origine. Tra le diverse ipotesi la più attendibile sembra essere l’esito napoletano di padule, parula, che in dialetto non indica la palude bensì un orto. Significative, anche se rare, le testimonianze archeologiche nella zona, rappresentate da due cippi graccani con relative iscrizioni dell’età repubblicana. Parolise compare menzionato per la prima volta nel Catalogo dei Baroni, quale facente parte del vicino feudo di San Barbato (), e appartenente ad un signore, Manfrido, fra il 1150 e il 1168. In un documento del novembre 1157 (Cfr. Codice Diplomatico Verginiano, P. M. Tropeano), viene specificata l’appartenenza per un quarto ai feudi di Doferio di San Barbato. Il terzo documento nel quale si trova il toponimo "Parolisio" è tanto antico quanto autorevole; si tratta della bolla di papa Celestino III del 4 novembre del 1197, nella quale il Papa, curandosi di porre una difesa ai beni temporali della Abbazia di Montevergine, né dà lunghi elenchi. Tra i beni elencati compaiono anche i territori di Candida e, appunto, "Parolisio". Da questo documento si può accertare, naturalmente, solo l'esistenza di un territorio, forse nemmeno abitato, che era contiguo con i territori di Candida, e che portava tale nome. Lo sviluppo urbano iniziò dalla collina, ove sorse un primo casale, addossato alla Torre Campanaria, che diede origine all'insediamento circostante. Nel 1280 il casale venne assegnato al feudo di Capo di ferro di . Si parla ancora di Parolise in un documento, probabilmente del 1340, che elenca i casali (Parolise, Manocalzati, San Potito e Candida) che un 11 certo Filippo Filangieri aveva unito per creare la baronia di Candida. L'incremento urbanistico avvenne con molta lentezza, poiché il feudo, di appartenenza a varie famiglie nobiliari tra cui i Filangieri e i baroni di S. Barbato (XII - XV), non godeva di una propria autonomia locale, tale da consentire uno sviluppo del casale esistente e la nascita di nuovi insediamenti. Il piccolo borgo seguì le sorti ora di una famiglia ora dell'altra, alle quali, per le vicende storiche suddette, esso dovette appartenere e sottostare. Non sembra essere possibile ricostruire, senza lasciarsi andare ad ipotesi fondate solo sulle supposizioni o le notizie della memoria popolare, la storia del casale e dei suoi passaggi dalla proprietà da un signore ad un altro, almeno fino al 1604. Fino a questa data, sembra che sia appartenuto a Francesco de San Barbato; a lui seguirono Giovan Battista (1535 circa) e Drusia (1541), la quale portò in dote il piccolo feudo nel 1551 al marito Giovanni Angelo Albertino. Il figlio Geronimo, succeduto a Giovanni nel 1583, mise in vendita Parolise che fu acquistato nel 1604 dal nobile Scipione de Posellis per circa diecimila ducati. Alla famiglia De Posellis il feudo rimase in possesso fino al 1681, anno in cui fu venduto al duca di Salza, Geronimo Strambone. Morto quest’ultimo nel 1749 senza lasciare eredi diretti, il borgo venne incamerato dalla Corte regia che fece redigere "l'apprezzo delle terre di Salza e Parolise" da certo Michelangelo Porzio che espose la sua stima in un una relazione datata 4 agosto 1750. Nel 1751 il feudo fu conferito al principe di S. Nicandro, Domenico Cattaneo, e successivamente fu ereditato da suo figlio Francesco, che lo

vendette nel 1760 al genovese Giovanni Berio. Nel 1791 il piccolo feudo fu ereditato da Francesco Berio, marchese di Salza, e Carolina Berio, fino all’abolizione della feudalità, avvenuta nel 1806.

3. Analisi territoriale 3.1 Inquadramento territoriale5 Il Comune di Parolise si trova a 9 km da Avellino, capoluogo della provincia di appartenenza, e a 64 km da Napoli, capoluogo della regione. Si estende su una superficie di circa 3,24 kmq e confina a sud con , a ovest con , a est con Chiusano San Domenico e a nord con Candida e . E’ parte integrante del territorio che forma lo spartiacque tra la valle del Sabato e quella del Calore, ed appartiene alla Comunità Montana del Cervialto. L’altitudine media è di 546 m.s.l.m.m., con un’altitudine minima di 450 m.s.l.m.m. ed una massima di 830 m.s.l.m.m., per un dislivello complessivo di 380 m. Il territorio comunale, che si estende dunque su una superficie collinare, presenta caratteristiche orografiche molto pronunciate: la gran parte della superficie, infatti, è caratterizzata da pendenze elevate. Le difficili condizioni orografiche hanno ostacolato il diffondersi di un fenomeno edilizio molto diffuso sul territorio campano consistente nella realizzazione di case sparse sul territorio agricolo. Queste ultime, pur essendo presenti anche nel Comune di Parolise, sono statisticamente in numero inferiore rispetto alla media regionale. La particolare conformazione orografica del territorio ha determinato quindi nel tempo uno sviluppo piuttosto concentrato del centro abitato nella zona sudoccidentale, dove le 12 pendenze sono meno accentuate e dove una storica via di comunicazione, la via Appia, ha rappresentato per la popolazione una naturale zona preferenziale lungo cui realizzare insediamenti residenziali e produttivi. Lungo tale via, infatti, il tessuto urbano di Parolise tende a saldarsi con quello del vicino Comune di San Potito Ultra. Un altro nucleo urbano, di ridottissime dimensioni, denominato contrada Serra, si poi è sviluppato nel corso degli anni anche sul lato est del territorio comunale, in prossimità dell’area industriale del confinante Comune di Chiusano San Domenico. L’area circostante i nuclei abitati si presenta ricca di boschi di castagni, querce e ginepri, nonché di colture di pregio, quali uliveti e vigneti, tant’è che Parolise è inserita tra i 26 comuni riconosciuti per la produzione del vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita (Docg) Fiano di Avellino. Per quanto concerne il sistema della mobilità, il Comune è attraversato da sud a nord dal tracciato della storica linea ferroviaria Avellino-Rocchetta Sant'Antonio. Essa fu inaugurata il 27 ottobre 1895, è lunga circa 120 km e collega Avellino con la zone interne dell', toccando anche dei comuni in provincia di Potenza, fino ad arrivare a Rocchetta Sant'Antonio (una volta provincia di Avellino, oggi provincia di Foggia).

5 Alcuni contenuti descritti nel presente paragrafo sono riportati graficamente nella Tavola 0 del Preliminare di Piano.

La porzione di tracciato che attraversa Parolise è in gran parte realizzata in galleria e non presenta nessuna stazione sul territorio comunale in questione. Le fermate più vicine sono quelle di Salza Irpina a sud e a nord. Tra le due, in passato, esisteva la stazione ferroviaria di Candida-Parolise, chiusa ormai da molti anni. L’accessibilità al Comune è garantita principalmente dalla già citata via Appia Antica, oggi via Nazionale, che attraversa il centro abitato e conduce ai limitrofi comuni di San Potito Ultra e Salza Irpina, e dalla presenza della strada statale 7 bis, l’Ofantina, che attraversa il territorio secondo una direttrice ovest- est, da San Potito Ultra a Chiusano San Domenico. L’Ofantina, che nasce come variante alla storica via Appia Antica in seguito al sisma del 23 novembre 1980, è caratterizzata da un tracciato meno tortuoso con presenza di numerosi viadotti. Una viabilità minore, costituita dalle strade comunali quali via Toccaniello e via Cerzeto, che a tratti si snodano su un percorso sinuoso ed in pendenza, consentono rispettivamente il collegamento interno con i comuni di Salza Irpina a sud e Chiusano San Domenico a nord. La presenza sul territorio dell’asse di comunicazione rappresentato dall’Ofantina ha determinato la nascita di diversi insediamenti produttivi, in quanto ha consentito un più agevole raggiungimento di tali aree.

13

Figura 1 – Zonizzazione del Piano regolatore generale del Comune di Candida

Figura 2 – Zonizzazione del Programma di fabbricazione del Comune di Chiusano San Domenico

14

Figura 3 – Zonizzazione del Piano regolatore generale del Comune di Lapio

Figura 4 – Zonizzazione del Piano regolatore generale del Comune di Salza Irpina 15

Figura 5 – Zonizzazione del Piano urbanistico comunale del Comune di San Potito Ultra

Dall’analisi delle zonizzazioni degli strumenti urbanistici generali (Sug) vigenti6 nei comuni limitrofi a Parolise (Figure da 1 a 5), si riscontra che nelle aree circostanti il tracciato dell’Ofantina sorgono, o sono previste, ben quattro aree produttive: tre nel territorio di San Potito Ultra ed una nel Comune di Chiusano San Domenico, nella zona a confine con Parolise. Un altro insediamento industriale è previsto nel Comune di Candida, ma in un’area piuttosto lontana dall’Ofantina e da Parolise stessa. Per quanto concerne le aree turistico-ricettive previste nei Sug dei comuni limitrofi a Parolise, si riscontra la presenza di tre aree: una a Chiusano San Domenico, una a Candida ed una a San Potito Ultra.

3.2 La pianificazione sovraordinata La pianificazione sovraordinata si sostanzia sul territorio comunale di Parolise attraverso le previsioni e le prescrizioni dei seguenti strumenti: - il Piano territoriale regionale (Ptr)7 della Campania; - il Piano stralcio per l’assetto idrogeologico (Psai)8, dell’Autorità di Bacino (AdiB) Liri-Garigliano e Volturno; - il Piano regionale delle attività estrattive (Prae)9 della Campania. Sono, infine, da considerare gli indirizzi e le previsioni del Piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp) di Avellino, allo stato della redazione del presente documento non ancora 16 approvato, ma, adottato10.

3.2.1 Il piano territoriale regionale della Campania11 Il Ptr della Campania è uno strumento di pianificazione territoriale che si propone come un piano di inquadramento, di indirizzo e di promozione di azioni integrate in grado di delineare le strategie principali dello sviluppo della Regione Campania.

6 Strumenti urbanistici dei comuni limitrofi in vigore alla data di redazione del Puc di Parolise: - Candida: Piano regolatore generale, approvato con Dgc n. 13228 del 06.12.1988; - Chiusano San Domenico: Programma di fabbricazione, approvato con Dpgrc n. 768 del 19.07.1973; - Lapio: Piano regolatore generale, approvato con Dcc n. 22 del 16.06.2008 e parere 5772/06 del Ctr; - Salza Irpina: Piano regolatore generale, approvato; - San Potito Ultra: Piano urbanistico comunale, adottato.

7 Approvato con Lr 13 del 13.10.2008.

8 Approvato con Dpcm del 12.12.2006.

9 Approvato con ordinanza del commissario ad acta n. 11 del 07.06.2006, successivamente rettificato con ordinanza del commissario ad acta n. 12 del 06.07.2006.

10 Adottato con deliberazione di Giunta provinciale (Dgp) n. 184 del 27 dicembre 2012.

11 Elaborato grafico n. 1 del Puc.

La proposta di Ptr, al fine di ridurre le condizioni d’incertezza, in termini di conoscenza e interpretazione del territorio per le azioni dei diversi operatori istituzionali e non, è articolato in 5 quadri territoriali di riferimento (Qtr)12. Il primo Qtr è relativo alle reti e, in particolare, alla rete ecologica13, un insieme integrato di interventi tesi a ridurre gli effetti di perforazione, suddivisione, frammentazione, riduzione degli habitat naturali ed umani, prodotti da trasformazioni spaziali di natura antropica14. La costruzione della rete ecologica rappresenta un efficace strumento per la conservazione della biodiversità15, uno dei principali obiettivi delle politiche territoriali, teso a salvaguardare gli equilibri ecosistemici e mantenere la funzionalità dei processi ecologici. L’agricoltura, come riconosciuto anche dall’Ue, ha, in tal senso, un ruolo centrale nell’assetto del territorio e nella tutela dei beni e delle tradizioni culturali (conservazione di antichi edifici rurali e salvaguardia di competenze concrete, quali le tecniche tradizionali per la lavorazione dei prodotti tipici), ed in questo modo contribuisce fortemente alla conservazione ed alla valorizzazione dei paesaggi e dell’ambiente. Il territorio di Parolise, essendo localizzato in prossimità del capoluogo di provincia, si trova all’interno di una delle zone definite di massima frammentazione16 ecologica della regione e non è intercettato da nessuno dei corridoi individuati nella rete ecologica del Ptr (Figura 6).

12 I cinque Quadri territoriali di riferimento sono i seguenti: 1. Il Quadro delle reti: la rete ecologica, la rete dell’interconnessione (mobilità e logistica) e la rete del rischio 17 ambientale che attraversano il territorio regionale; 2. Il Quadro degli ambienti insediativi, individuati in numero di nove in rapporto alle caratteristiche morfologico- ambientali e alla trama insediativa; 3. Il Quadro dei sistemi territoriali di sviluppo (Sts), individuati in numero di 45, con una definizione che sottolinea la componente di sviluppo strategico; 4. Il Quadro dei campi territoriali complessi (Ctc), dove si ritiene la Regione debba promuovere un’azione prioritaria di interventi particolarmente integrati; 5. Il Quadro delle modalità per la cooperazione istituzionale tra i comuni minori e delle raccomandazioni per lo svolgimento di buone pratiche.

13 Tale parte del Ptr risponde a quanto indicato al punto 3, lettera a), dell’art.13 della Lr 16/2004 Norme sul governo del territorio, dove si afferma che il Ptr deve definire “il quadro generale di riferimento territoriale per la tutela dell’integrità fisica e dell’identità culturale del territorio, […] e connesse con la rete ecologica regionale, fornendo criteri e indirizzi anche di tutela paesaggistico-ambientale per la pianificazione provinciale”.

14 La rete ecologica. Nel luglio 2000, è stata sottoscritta la convenzione europea del paesaggio, ratificata dal governo italiano con legge 14 del 9 gennaio 2006, che ha segnato un rivoluzionario passaggio culturale nell’evoluzione del concetto e definizione di paesaggio riconoscendo significato culturale anche ai paesaggi ordinari, considerando i valori naturali inscindibilmente intrecciati a quelli culturali. Si prende finalmente atto degli stretti rapporti tra la biodiversità, la diversità paesistica e le vicende storiche e culturali pregresse e si riconosce che il paesaggio è suscettibile di evoluzione nel tempo. La convenzione ha, dunque, come obiettivo la promozione della protezione del paesaggio, della sua gestione e pianificazione, e l’organizzazione di forme di cooperazione europea nel settore della domanda ambientale, con la volontà di incoraggiare le pubbliche autorità a adottare politiche integrate e misure a livello locale, regionale, nazionale ed internazionale.

15 La biodiversità è il prodotto dei processi che regolano le interazioni tra gli organismi viventi, compresi gli esseri umani, e l’ambiente in cui si riproducono.

16 La frammentazione può essere definita come il “processo che genera una progressiva riduzione della superficie degli ambienti naturali e un aumento del loro isolamento: le superfici naturali vengono, così, a costituire frammenti spazialmente segregati e progressivamente isolati inseriti in una matrice territoriale di origine antropica”. (Cfr. Linee guida per la gestione delle aree di collegamento ecologico funzionale nell’ambito del Contratto di Ricerca INU-ANPA, “Indirizzi operativi per l’adeguamento degli strumenti di pianificazione del territorio in funzione della costruzione di reti ecologiche a scala locale”).

18

Figura 6 – Parolise nel Qtr 1 “Rete ecologica” del Ptr della Campania

Nella zona a sud-est del territorio comunale, Parolise è interessata parzialmente dalla presenza del Sito di interesse comunitario (Sic) Monte Tuoro, IT8040012, per una superficie complessiva di circa 210.000 mq. Sul territorio comunale non sono presenti siti Unesco, Zone di protezione speciale (Zps), parchi o riserve di alcun tipo, pur trovandosi nelle vicinanze del Parco regionale dei Monti Picentini (Figura 7). Nelle strategie di conservazione e sviluppo svolgono un ruolo importante i territori che si collocano sulla struttura portante della Rete ecologica regionale (Rer); in particolare i Sts a dominante naturalistica, in cui ricade Parolise, sono tra quelli maggiormente indicati ad attuare una politica basata sulla valorizzazione della propria identità territoriale, perseguita attraverso: - recupero e valorizzazione del patrimonio ambientale, esaltandone le potenzialità attraverso la valorizzazione delle attività a ridotto impatto ambientale legate all’ecoturismo (sistema di sentieri naturalistici ed escursionistici, parchi didattici, ippoturismo, cicloturismo ecc.), la realizzazione di interventi nel campo del turismo rurale, la riqualificazione dei centri storici e dell’edilizia rurale, le attività produttive agricole basate sull’innovazione e sul risparmio energetico; - recupero e valorizzazione dei beni culturali, individuando un sistema di sviluppo delle risorse culturali in ambiti omogenei per tradizioni, per territorio, per memorie storiche, per identità, promuovendo il pieno recupero dei centri storici, la destagionalizzazione dei flussi turistici, la differenziazione dei bacini di utenza e uno sviluppo economico ed occupazionale, nel rispetto delle esigenze di tutela, di compatibilità ambientale e di riqualificazione paesaggistica; 19 - sviluppo delle attività agroalimentari e commercializzazione dei prodotti locali, nonché valorizzazione dell’artigianato locale e sviluppo del tessuto delle piccole e medie imprese (Pmi), intervenendo sia sugli aspetti quantitativi e qualitativi delle produzioni, sia sugli aspetti di gestione dei fattori produttivi, senza trascurare la promozione di attività industriali basate sull’innovazione e sul risparmio energetico. La presenza di una gamma più o meno ampia di prodotti agricoli e agroalimentari a forte connotazione di tipicità, per alcuni dei quali è riconosciuta anche la denominazione d’origine o l’indicazione geografica, costituisce un’importante occasione di rivitalizzazione di un settore capace di creare un mercato specifico. Attualmente le potenzialità di sviluppo del settore agricolo e della trasformazione agroalimentare legate alla tipicità sono ancora tutte da esplorare non esistendo ancora una loro valorizzazione sui mercati extralocali; - sviluppo e qualificazione dell’offerta turistica e agrituristica basato su un sistema già strutturato o che, sulla base delle risorse (ambientali, paesaggistiche, artistiche, storico-culturali) disponibili, ha la possibilità di svilupparsi. Tale strategia mira al riequilibrio territoriale in termini di presenze turistiche, alla destagionalizzazione della domanda di servizi turistici ed alla realizzazione di pacchetti turistici integrati, nei quali la gamma di offerta del territorio viene integrata e completata dall’offerta di una qualificata scelta di prodotti agricoli, agroalimentari ed artigianali.

20

Figura 7 – Parolise nel Qtr 1 “Aree protette e siti Unesco” del Ptr della Campania

21

Figura 8 – Parolise nel Qtr 2 “Ambienti insediativi” del Ptr della Campania

Il secondo Qtr è relativo agli ambienti insediativi, fanno riferimento a “microregioni” in trasformazione, individuate con lo scopo di mettere in evidenza l’emergere di città, distretti, insiemi territoriali con diverse esigenze e potenzialità. L’interpretazione è quella della regione “plurale” formata da aggregati dotati di relativa autonomia, rispetto ai quali la Regione deve porsi come “rete” che li inquadra, coordina e sostiene. Gli Ambienti Insediativi sono proposti al confronto con Province ed altri Enti locali per inquadrare in modo sufficientemente articolato gli assetti territoriali della regione. Parolise appartiene all’ambiente insediativo n. 6 “Avellinese” (Figura 8). La realtà territoriale di tale ambiente ha subito massicce trasformazioni nell’ultimo ventennio, soprattutto in conseguenza del terremoto del 23 novembre 1980, anche per effetto della ricostruzione post-sisma e dell’insediamento di numerose aree industriali ed annesse grandi opere infrastrutturali (alcune realizzate in parte). Inoltre sono attualmente in itinere vari strumenti di concertazione per lo sviluppo (patti territoriali, contratto d’area, ecc.) ed altri sono in via di progettazione, che – in assenza di una pianificazione di area vasta – rischiano disorganicità di intervento. Il riassetto idrogeologico, e più in generale, la difesa e la salvaguardia dell’ambiente costituiscono una delle priorità dell’intera area. Sotto il profilo economico un primo ordine di problemi è relativo alla valorizzazione e al potenziamento delle colture “tipiche” presenti nell’ambito, che ben potrebbero integrarsi con forme turistiche innovative e compatibili con le qualità naturalistiche, ambientali e storiche presenti 22 nell’ambiente. I problemi infrastrutturali ed insediativi possono così riassumersi: - scarsa offerta di trasporti pubblici collettivi; - insufficiente presenza di viabilità trasversale interna; - scarsa integrazione fra i centri; - carenza di servizi ed attrezzature, concentrate prevalentemente nel Comune capoluogo. L’obiettivo generale, per tale ambiente, è volto alla creazione di un sistema di sviluppo locale nelle sue diverse accezioni e punta fortemente all’integrazione tra le aree, cercando di coniugare, attraverso un’attenta azione di salvaguardia e difesa del suolo, la valorizzazione delle risorse ambientali e culturali dell’area con un processo di integrazione socio economica. In questo quadro, la priorità è senz’altro da attribuire ad una rigorosa politica di riequilibrio e di rafforzamento delle reti pubbliche di collegamento, soprattutto all’interno dell’area, in modo da consentire a tutti i comuni di beneficiare di un sistema di relazioni con l’esterno. Appare evidente che, per tale ambiente, la suddivisione puramente amministrativa deve essere superata per stabilire intese, anche interprovinciali, al fine di realizzare una politica di coerenze programmatiche. Il Ptr definisce gli elementi essenziali di visioning tendenziale e preferita, facendo riferimento ad una visione guida per il futuro (Figure 9 e 10).

23

Figura 9 – Parolise nella visioning preferita del Ptr della Campania

24

Figura 10 – Parolise nella visioning tendenziale del Ptr della Campania

25

Figura 11 – Parolise nel Qtr 3 “Sistemi territoriali di sviluppo: dominanti” del Ptr della Campania

Per quanto riguarda l’ambiente insediativo n. 6 “Avellinese”, in linea generale, ove le dinamiche insediative e socio-economiche dovessero continuare a seguire le tendenze in atto, si può ritenere che nell’ambiente si configurerebbe un assetto caratterizzato da: - un centro capoluogo sempre più polarizzante; - un progressivo abbandono delle aree già “deboli”; - inutilizzo, degrado ed abbandono dei centri storici minori e più in generale del rilevante patrimonio storico-culturale, artistico, ambientale, e naturalistico; - una intensificazione insediativa lungo la viabilità esistente nella Valle Caudina; - ampliamento delle aree di sprawl edilizio con destinazioni prevalenti a residenze stagionali nelle zone amene più facilmente accessibili. Facendo riferimento ad una “visione guida per il futuro”, nell’assetto preferito potrebbero sottolinearsi: - la promozione di una organizzazione unitaria della “città Baianese”, della “città di ”, della “città Caudina”, della “città dell’Ufita”, della “città dell’Irno” come “nodi” di rete, con politiche di mobilità volte a sostenere la integrazione dei centri che le compongono ai quali assegnare ruoli complementari; - la distribuzione di funzioni superiori e terziarie fra le diverse componenti del sistema insediativo, nell’ambito di una politica volta alla organizzazione di un sistema urbano multicentrico; - la incentivazione, il sostegno e la valorizzazione delle colture agricole tipiche e la organizzazione 26 in sistema dei centri ad esse collegate; - la articolazione della offerta turistica relativa alla valorizzazione dei parchi dei Picentini, del Terminio Cervialto e del patrimonio storico-ambientale; - la riorganizzazione della accessibilità interna dell’area. Il terzo Qtr si basa sull’identificazione dei Sistemi territoriali di sviluppo (Sts), e sulla definizione di una prima matrice di strategie. Essi sono stati individuati, in una prima fase, per inquadrare la spesa e gli investimenti del Programma operativo regionale (Por), e in prospettiva, in sintonia con la programmazione economica “ordinaria”. I Sts sono stati individuati seguendo la geografia dei processi di auto-riconoscimento delle identità locali e di autorganizzazione nello sviluppo (strumenti di programmazione negoziata, distretti industriali, parchi naturali, comunità montane). Tali sistemi sono classificati in funzione di dominanti territoriali (naturalistica, rurale-culturale, rurale-manifatturiera, urbana, urbano-industriale, paesistico-culturale). Con tali definizioni si registra solo alcune dominanti, senza che queste si traducono automaticamente in indirizzi preferenziali d’intervento. Parolise rientra nel Sts, a dominante naturalistica, A8 “Partenio” insieme ai comuni di: , Candida, , , , , Manocalzati, Montefalcione, , , , Ospedaletto d’Alpinolo, Pannarano, , , Prata di Principato Ultra, , , , San Martino

Valle Caudina, San Potito Ultra, , Sant’Angelo a Scala, , , Tufo (Figura 11). Per quanto riguarda l’andamento demografico, nel loro complesso i sistemi a dominante naturalistica registrano un incremento della popolazione pari a +1,78% nel primo ed un decremento pari a –1,07% nel secondo periodo intercensuario. In generale, tutti i sistemi a dominante naturalistica registrano una diminuzione della percentuale di crescita della popolazione. In particolare, il sistema A1 – Alburni, presenta una costante e cospicua diminuzione della popolazione che dal –4,39% del periodo ‘81-’91, registra un’ ulteriore diminuzione, pari a -12,81% nel secondo decennio di riferimento. Viceversa è il sistema A7 – Monti Picentini Terminio a registrare la più alta, costante e consistente crescita della popolazione nei due periodi di riferimento, ovvero: +13,00% tra ‘81-’91 e +12,99% tra ‘91-’01. Per quanto concerne l’andamento del patrimonio edilizio, la diminuzione della popolazione residente nell’ultimo periodo intercensuario, seppure contenuta, corrisponde ad un incremento sia delle abitazioni occupate da residenti (+6,09%) sia del totale delle stesse (+8,23%). Questo fenomeno si registra per tutti i sistemi con un picco di crescita per il sistema A7 – Monti Picentini Terminio che, ad un +12,99% di popolazione in più, fa corrispondere un incremento del +20,4% di abitazioni occupate da residenti ed un analogo +20,7% del totale delle abitazioni. Si segnalano come andamenti peculiari quelli dei sistemi: 27 - A1 – Alburni, dove ad un consistente decremento delle abitazioni occupate da residenti (-5,3%), corrisponde un’ incremento del +1,3% del totale delle stesse; - A3 – Alento Monte Stella, dove ad un notevole incremento delle abitazioni occupate da residenti (+14,8%), corrisponde un più contenuto, seppure considerevole, incremento del +7,9% del totale delle stesse; - A6 – Bussento, dove ad un notevole incremento delle abitazioni occupate da residenti (+8,0%), corrisponde un considerevole incremento del +19,0% del totale delle stesse; L’andamento descritto è relativo al decennio 1991-2001, costituisce un’inversione di tendenza notevole, se viene paragonata a quella del decennio precedente. Infatti, tutti i sistemi a dominante naturalistica, registrano consistenti decrementi del loro trend di crescita (Tabella 1).

Periodo Abitazioni occupate Abitazioni totali 1981 - 1991 +24,10 % +25,01 % 1991 - 2001 +6,09 % +8,23 %

Tabella 1 – Sts: confronto abitazioni occupate e abitazioni totali nel ventennio 1981-2001

Questa tendenza riguarda tutti i sistemi; si sottolineano le variazioni più consistenti, registrate nei sistemi: A12-Terminio Cervialto, A5-Lambro e Mingendo, A1-Alburni.

L’andamento delle famiglie, nell’ultimo periodo intercensuario, rende comprensibile l’analogo trend di crescita delle abitazioni occupate da residenti. Infatti, ad una crescita pari a +6,09% delle abitazioni occupate corrisponde una crescita del +6,93% dei nuclei familiari. Questo fenomeno, di un analogo trend di crescita tra le abitazioni occupate e le famiglie, si registra per quasi tutti i sistemi a dominante naturalistica. È ancora il sistema A1 – Alburni a presentare la singolarità di un decremento delle famiglie (-8,7%) superiore a quello delle abitazioni occupate (-5,3%). L’andamento del numero delle famiglie, nell’ultimo decennio, e l’analogia di questo con le abitazioni occupate è una condizione nuova rispetto al periodo precedente. Infatti tra il 1981 e 1991, nelle stesse aree, si registrava un incremento delle famiglie pari a +7,8% a fronte di un incremento delle abitazioni occupate pari a + 24,1%. Per quanto concerne l’andamento del settore produttivo (industria, commercio e servizi), nella loro totalità, i sistemi a dominante naturalistica registrano un incremento delle U.L., pari a +5,4%, inferiore della tendenza regionale (+9,22%); l’andamento del numero degli addetti presenta un notevole incremento, pari a +24,16%, soprattutto in rapporto con il dato regionale (+1,63%). Contribuiscono significativamente a questa tendenza i sistemi: - A7 – Monti Picentini Terminio (+20,41% U.L. e +37,99% add.); - A4 – Gelbison Cerviati (+15,4% U.L. e +63,03% add.); - A5 – Lambro e Mingardo (+9,89% U.L. e +37,37% add.). 28 In riferimento all’andamento produttivo nel settore agricolo, Il sistema a dominante naturalistica, seppur in presenza di andamenti decrescenti, ha registrato livelli di riduzione sia del numero di aziende (-3,29%) sia della SAU (-6,40%) a fronte di una superficie agricola territoriale che si è ridotta di 28.619 ettari (-7,82%). Tali dati sono inferiori a quelli registrati a livello medio regionale. I valori medi sono stati caratterizzati dall’andamento di alcuni ambiti territoriali nei quali, al contrario, si è registrata un certo aumento della SAU; in particolare il Bussento (+18,56%), l’Alto Calore salernitano (+32,26%) e il Taburno (+4,11%). Nelle stesse aree, essendo diminuito il numero di aziende, si è registrata anche una crescita della SAU media. Complessivamente, quindi, il sistema ha mostrato nel periodo intercensuario segnali incoraggianti in termini di stabilità del settore agricolo. Il Sts A8 è interessato dalle seguenti filiere: - Vitivinicola (Marchio DOCG: , Fiano di Avellino e Greco di Tufo); - Zootecnica (Marchio IGP: Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale); - Lattiero-casearia (Marchio DOP: Caciocavallo Silano). In particolare, Parolise rientra tra i comuni della filiera vitivinicola a marchio Docg Fiano di Avellino. Le linee di indirizzo del Ptr per tale filiera prevedono quanto segue. La progettazione integrata proposta nella presente fase di programmazione richiede un salto di qualità, intervenendo sulle variabili di contesto e sul più generale miglioramento delle condizioni competitive dell’intero settore, puntando sulle produzioni di pregio. A tal fine, le iniziative

individuali, che rappresentano la necessaria base per rafforzare il profilo strutturale delle unità produttive, dovranno essere supportate da iniziative indirizzate alla razionalizzazione della filiera ed alla creazione di sinergie tra gli operatori del settore lungo i diversi stadi della filiera. I piani integrati dovranno rafforzare le filiere produttive territoriali intervenendo principalmente sui fattori che ne limitano le potenzialità. Un primo impegno dovrà essere rivolto alla valorizzazione del patrimonio autoctono ed all’adeguamento ai disciplinari di produzione di un maggior numero di viticoltori. In generale, dovrà essere promossa la diffusione dell’associazionismo produttivo e dovrà essere stimolata la creazione di strutture comuni di vinificazione. Inoltre, considerato che i nodi critici appaiono principalmente quelli legati alla fase della commercializzazione, l’intervento dovrà concentrarsi anche sulla razionalizzazione del sistema distributivo. Occorrerà intervenire, inoltre, sull’innovazione tecnologica finalizzata al miglioramento della qualità del prodotto, alla sperimentazione produttiva, alla riduzione dei costi produttivi e, soprattutto, al miglioramento della qualità. Dovranno essere infine promosse iniziative a carattere immateriale volte alla valorizzazione delle produzioni ed alla loro promozione sia sui mercati locali che su quelli extra regionali. In tal senso si ritiene strategico rafforzare e diffondere iniziative a carattere territoriale volte a stimolare la conoscenza del prodotto vitivinicolo in un più ampio disegno di valorizzazione turistica delle aree di produzione. 29 Per quanto concerne l’analisi del Sts A8, in rapporto all’attuale dotazione infrastrutturale in termini di accessibilità, e ai programmi previsti dal Piano regionale dei trasporti, si riscontra quanto segue. Il Sts si estende a nord della provincia di Avellino sino al confine con il beneventano, a ridosso del Parco Regionale del Partenio. È attraversato dalla SS 374 di Summonte che, in prossimità del Comune di Roccabascerana punta verso sud in direzione Avellino, dalla SS 88 che collega Benevento ad Avellino e dalla SS 371 della Valle del Sabato che collega la SS 371, in corrispondenza del Comune di Altavilla, alla SS 7 nel Comune di Prata di Principato. La SS 7 attraversa il sistema territoriale due volte: lungo il confine nord-ovest, attraverso i comuni di Rotondi, Cervinara, San Martino Valle Caudina e Roccabascerana, e lungo il confine est attraverso i comuni di Candida, Montefalcione e San Potito. Il tracciato dell’autostrada A16 Napoli-Avellino-Canosa è parallelo alla SS 7. Lo svincolo a servizio del sistema territoriale è quello di Avellino Est. Le linee ferroviarie a servizio di questo sistema territoriale sono tre: - la Cancello-Benevento ad ovest, con gli svincoli di Rotondi-Paolisi, Cervinara, S. Martino Valle Caudina-Monte Sarchio e Tufara Valle-Arpaise-Ceppaloni; - la Salerno-Avellino-Benevento che lo attraversa da nord a sud, con le stazioni di Cianche- Ceppaloni, Altavilla Irpina, Tupo, Prata-Pratola e Montefredane;

- la Avellino-Rocchetta S. Antonio- ad est, con le stazioni di Salza Irpina, Montefalcone e Montemiletto. L’aeroporto più prossimo è quello di Napoli-Capodichino raggiungibile via autostrada percorrendo circa 55 km lungo l’A16 ed il raccordo A1-A3, dallo svincolo di Avellino Est, fino all’uscita di Capodichino. Per il sistema stradale i principali invarianti progettuali sono: - asse attrezzato S. Salvatore Telesino-Pianodardine (Fondo Valle Isclero): realizzazione tratta Sant’Agata dei Goti-Valle Caudina; - collegamento autostradale Caserta-Benevento e bretelle di raccordo con la viabilità preesistente; - asse attrezzato Valle Caudina-Pianodardine: realizzazione tratta S. Martino Valle Caudina- Roccabascerana. Per il sistema ferroviario gli invariati progettuali sono: - velocizzazione del collegamento Napoli-Bari: tratta Cancello-Benevento via Valle Caudina. Il quarto Qtr si riferisce ai Campi territoriali complessi (Ctc). Esso individua, nel territorio regionale, alcuni ambiti nei quali la sovrapposizione-intersezione dei precedenti Qtr mette in evidenza degli spazi di particolare criticità, riferibili soprattutto a infrastrutture di interconnessione di particolare rilevanza, oppure ad aree di intensa concentrazione di fattori di rischio, dove si ritiene la regione debba promuovere un’azione prioritaria di interventi particolarmente integrati. Si tratta di ambiti prioritari di intervento aperti, definiti come punti caldi del territorio regionale, 30 oggetto di trasformazioni intense e, in alcuni casi, in fase di realizzazione. L’individuazione dei Ctc consente di evidenziare i processi più rilevanti in atto, di valutarne gli effetti, e di suggerire alla pianificazione territoriale indirizzi di sviluppo ed orientamenti per la trasformazione, esplicitando i nodi critici e le potenzialità per ogni azione specifica, da intendere come possibile volano per nuove forme di crescita economica, di riqualificazione ambientale e di innovazione. I campi territoriali complessi sono così definiti: 1) Grazzanise: Aeroporto di Grazzanise + aeroporto di Capua + Collegamento Capua/Asse di Supporto. 2) Area urbana di Caserta: Circumvallazione urbana di Caserta + collegamento autostradale Ce/Bn + Interporto di Marcianise. 3) Direttrice nord Napoli Caserta: Strada Statale 87 + Siti potenzialmente contaminati + Stazione TAV di Afragola + metropolitana regionale. 4) Area interprovinciale Caserta Benevento Avellino: collegamento autostradale Ce/Bn + Strada var. 212 / 369 (S. Marco dei Cavoti) + Asse attrezzato ASI Airola-Pianodardine. 5) Area avellinese: Asse attrezzato --Faeto-Foggia. 6) Costa salernitana: SP Aversana e declassamento della strada litoranea (SA) + Porto turistico e da pesca di S. Teresa, Porto turistico Marina di Pastena, Porto turistico Marina di Arechi, nel Comune di Salerno + aeroporto di Pontecagnano.

7) Costa sorrentina: Strada costiera + interventi di completamento, riqualificazione e potenziamento dell’offerta diportistica. 8) Litorale domitio: Prolungamento della Domitiana + Nuova Darsena S. Bartolomeo e Nuovi approdi fluviali del Volturno. 9) Area vesuviana: “Rischio Vesuvio” + Potenziamento dell’autostrada A3 + Circumvesuviana + interventi di completamento, riqualificazione e potenziamento dell’offerta diportistica. 10) Campi flegrei: Rischio vulcanico e sismico + Raddoppio Cicumflegrea + interventi di completamento, riqualificazione e potenziamento dell’offerta diportistica + Raddoppio Cumana + Linea 6 della Metropolitana di Napoli. Parolise rientra nel Ctc n. 4 “Area interprovinciale Caserta Benevento Avellino” (Figura 12). Le azioni infrastrutturali che caratterizzano il Ctc n. 4 rappresentano importanti interventi di completamento della rete della mobilità stradale regionale, nonché una infrastrutturazione che consente il miglioramento dell’accessibilità e del collegamento con aree di sviluppo produttivo ed industriale (vedi l’area produttiva di Valle Caudina a Cervinara, del Consorzio Asi di Avellino). Non è possibile individuare concreti elementi di intersezione tra gli assi viari di progetto e aree di rischio antropico, salvo che nella zona a est di Maddaloni, dove esiste una consistente pericolosità dovuta al rischio frane. L’intreccio più delicato e quello con la rete ecologica, con le valenze ecosistemiche ed ambientali, e paesistiche dei territori attraversati. L’esigenza di verificare la compatibilità tra i tracciati, le tipologie d’intervento, ed il contesto territoriale ed ambientale si 31 pone in particolare per quegli interventi che prevedono l’attraversamento di aree paesistiche di grande rilevanza e la presenza di colture di alto pregio. Per gli interventi non ancora in fase realizzativa o progettuale avanzata, sarà necessario studiare tracciati tenendo in conto la priorità della salvaguardia delle valenze ambientali e delle loro relazioni all’interno di “sistemi di paesaggio” di cui si dovrà assolutamente limitare gli effetti di frammentazione che tali assi stradali generalmente producono. Occorrerà inoltre valorizzare le potenzialità di riassetto intermodale della mobilità nell’intera provincia cogliendo tutte le opportunità di positiva sinergia con i tracciati delle reti su ferro (ad esempio, ubicando gli svincoli o le intersezioni con la viabilità preesistente tenendo conto delle ubicazioni delle stazioni ferroviarie, specie di quelle attrezzabili con opportuni parcheggi di interscambio e/o con fermate delle autolinee del trasporto locale). Il quinto e ultimo Qtr si occupa degli “indirizzi per le intese istituzionali e buone pratiche di pianificazione”. In tale Qtr il Ptr definisce i meccanismi e le intese intorno a grandi tematiche quali quella dello sviluppo sostenibile e delle direttrici di interconnessione, da attuare mediante decentramento, il principio di sussidiarietà, intese e accordi ai vari livelli. Il quinto Qtr pone un’attenzione particolare agli spazi per la cooperazione interistituzionale. L’attenzione nasce dalla consapevolezza della molteplicità e intersezione degli ambiti di amministrazione del territorio e degli impacci che tale situazione produce. Ciascun Qtr intende offrire un riferimento per la riduzione dell’incertezza all’azione dei diversi attori, istituzionali e non.

32

Figura 12 – Parolise nel Qtr 4 “Campi territoriali complessi” del Ptr della Campania

Tale parte del Ptr afferma i criteri d’individuazione, in sede di pianificazione provinciale, degli ambiti territoriali o dei settori di pianificazione entro i quali i Comuni di minori dimensioni possono espletare l’attività di pianificazione urbanistica in forma associata. Parte fondamentale del Ptr è rappresentata dalle Linee guida per il paesaggio in Campania, attraverso le quali la Regione applica all’intero suo territorio i principi della Convenzione europea del paesaggio, definendo nel contempo il quadro di riferimento unitario della pianificazione paesaggistica regionale, in attuazione dell’art. 144 del Codice dei beni culturali e del paesaggio. Le Linee guida, quale parte integrante del Ptr e riferimento essenziale per la realizzazione della Carta dei paesaggi della Campania, indicano i principi fondamentali17 e definiscono strategie per il paesaggio esprimendo indirizzi di merito per la pianificazione provinciale e comunale18. La Lr 13/2008 di approvazione del Ptr afferma, infatti, che la Carta dei paesaggi della Campania rappresenta il quadro di riferimento unitario per la pianificazione territoriale e paesaggistica, per la verifica di coerenza e per la valutazione ambientale strategica dei Ptcp e dei Puc, nonché per la redazione dei piani di settore di cui alla Lr 16/2004, art. 14, e ne costituisce la base strutturale. Da sottolineare, tra gli altri, il principio del minor consumo del territorio e recupero del patrimonio esistente, come obiettivo che le pubbliche autorità devono perseguire nell’adottare le decisioni che riguardano il territorio ed i valori naturali, culturali e paesaggistici che questo comprende, segnatamente nel momento in cui esaminano la fattibilità, autorizzano o eseguono 33 progetti che comportano la sua trasformazione. Mediante uno specifico inquadramento strutturale, il Ptr ha identificato dei caratteri salienti dei paesaggi campani, che a livello regionale vengono distinti per grandi tipologie di risorse e di beni a cui in generale è opportuno che corrispondano politiche differenziate, articolabili in strategie e indirizzi (Figura 13).

17 I principi fondamentali sono i seguenti: a) sostenibilità, b) qualificazione dell’ambiente di vita, c) minor consumo del territorio e recupero del patrimonio esistente, d) sviluppo endogeno, e) sussidiarietà, f) collaborazione inter-istituzionale e copianificazione, g) coerenza dell’azione pubblica, h) sensibilizzazione, formazione e educazione, i) partecipazione e consultazione.

18 Attraverso le Linee guida, la Regione indica alle province ed ai comuni un percorso istituzionale ed operativo coerente con i principi dettati dalla Convenzione europea del paesaggio, dal Codice dei beni culturali e del paesaggio e dalla Lr 16/2004, definendo direttive specifiche, indirizzi e criteri metodologici il cui rispetto è cogente ai fini della verifica di coerenza dei piani territoriali di coordinamento provinciali (Ptcp), dei piani urbanistici comunali (Puc) e dei piani di settore, da parte dei rispettivi organi competenti, nonché per la valutazione ambientale strategica prevista dall’art. 47 della Lr 16/2004.

Figura 13 – schema concettuale di individuazione degli ambiti di paesaggio

Tali tipologie, per semplificare la definizione delle strategie e degli indirizzi alla scala regionale, vengono organizzate: 34 - per il territorio rurale e aperto sulla base di una classificazione dei sistemi di risorse naturalistiche e agroforestali che risultano dalle grandi caratterizzazioni geomorfologiche: montagna, collina, complesso vulcanico, pianura e fascia costiera; - per il territorio prevalentemente costruito, sulla base di categorie tipologiche di beni: il tessuto urbano, i beni extraurbani, la viabilità, i siti archeologici. Inoltre, sempre in termini di strutturazione storica dei luoghi, vengono riconosciuti alcuni caratteri archeologici del territorio rurale, che si connotano come specificazioni tipologiche della pianura (le centuriazioni) o degli altri contesti tipizzati (costieri, di montagna o di collina), individuando per quanto riguarda l’impianto insediativo originario, beni di insieme di particolare interesse per il paesaggio storico-culturale a cui sono dedicate specifiche attenzioni in termini di salvaguardia e di strategie per la valorizzazione. Il Ptr individua 51 ambiti di paesaggio; Parolise ricade nell’ambito di paesaggio n. 23 “Conca di Avellino” (Figura 14). La struttura schematica complessiva della carta dei sistemi del territorio rurale e aperto è articolata gerarchicamente in 5 grandi sistemi, 12 sistemi e 56 sottosistemi. Nei sistemi e sottosistemi del territorio rurale e aperto rientrano le aree collinari, in cui ricade il territorio di Parolise (Figura 15).

35

Figura 14 – Parolise nelle linee guida per il paesaggio: gli ambiti di paesaggio

36

Figura 15 – Parolise nelle linee guida per il paesaggio: i sistemi del territorio rurale e aperto

Le aree collinari della Campania costituiscono nel loro complesso una risorsa chiave per i processi di sviluppo locale e per il mantenimento degli equilibri ecologici, ambientali e socio economici a scala regionale, sulla base delle seguenti considerazioni: a) le aree collinari comprendono il 50% circa delle aree agricole presenti nel territorio regionale; il loro carattere dominante è legato al presidio agricolo prevalente, che plasma e struttura il paesaggio rurale, conservando significativi aspetti di apertura, integrità, continuità, diversità ecologica ed estetico percettiva. I paesaggi collinari sono quelli della campagna abitata, con assetti ed equilibri sostanzialmente conservati e non completamente alterati dalla trasformazione urbana, così come più di sovente è avvenuto in pianura; b) le aree collinari sono caratterizzate da un mosaico a matrice agricola prevalente, con la presenza di aree forestali discontinue, che svolgono la funzione chiave di stepping stones, di corridoi ecologici, e talvolta di zone centrali della rete ecologica regionale; c) le aree collinari sono ampiamente interessate dalla presenza di mosaici agricoli ed agroforestali complessi, con la diffusa presenza di elementi di biodiversità (siepi, filari, alberi isolati), e rientrano di sovente nella definizione di aree agricole di elevato valore naturalistico data dall’UE, costituendo elementi chiave della rete ecologica regionale come zone cuscinetto rispetto ad aree a più elevata naturalità, habitat complementari e fasce rurali di collegamento funzionale tra i diversi sistemi del territorio rurale e aperto; d) a fronte del particolare significato ecologico degli ecosistemi agricoli e forestali collinari, solo il 37 15% del territorio collinare complessivo ricade nella rete regionale di aree protette; e) l’agricoltura delle aree collinari esprime forti potenzialità per la produzione di prodotti sani, sicuri, tipici e di qualità, con il ricorso a tecniche compatibili con il mantenimento della qualità delle risorse ambientali di base (acque, suoli, ecosistemi) e del paesaggio; f) le aree collinari del territorio regionale sono diffusamente caratterizzate da elevata fragilità idrogeologica, e la loro gestione sostenibile concorre attivamente alla prevenzione ed attenuazione del rischio idrogeologico a scala di bacino; g) i meccanismi di condizionalità della nuova PAC, insieme alle misure agroambientali e silvoambientali contenute nel Piano di sviluppo rurale costituiscono un importante strumento per il mantenimento della biodiversità e degli equilibri ambientali, ecologici e paesistici nei territori collinari; h) in molti sistemi collinari una spinta al cambiamento degli assetti ambientali e paesistici potrà derivare dall’introduzione dei nuovi meccanismi di politica agricola comunitaria (in particolare, il disaccoppiamento degli aiuti dalle scelte produttive degli agricoltori) tenuto conto della particolare dipendenza di molti ordinamenti produttivi tradizionali dall’attuale regime di aiuti, ed è compito delle politiche regionali quello di assicurare in queste aree il mantenimento di un adeguato presidio, a garanzia degli equilibri socioeconomici, produttivi, ambientali e paesistici;

i) in molti sistemi collinari una ulteriore spinta alla modificazione degli assetti ambientali, territoriali e paesistici è legata all’evoluzione dei sistemi urbani: nel periodo 1960-2000, l’espansione degli insediamenti e delle reti infrastrutturali ha comportato nei sistemi collinari in Campania un incremento delle superfici urbanizzate del 436%, tra i più elevati a scala regionale; tale incremento è sovente collegato a dinamiche di dispersione insediativa, con irradiazioni nastriformi degli abitati lungo la viabilità primaria ed un notevolissimo aumento delle abitazioni sparse; j) il sistema economico regionale esprime una domanda crescente per la localizzazione in aree collinari di servizi, attrezzature, impianti tecnologici (es. energia eolica) e produttivi; k) la salvaguardia dell’integrità del territorio rurale e aperto nelle aree collinari e il mantenimento della sua multifunzionalità costituisce la condizione per lo sviluppo locale basato sulla diversificazione delle attività agricole, sull’incremento delle produzioni tipiche di qualità (olio, vino, produzioni zootecniche, coltivazioni biologiche e integrate) rispetto a quelle di massa, sulla promozione delle filiere agro-energetiche, nel rispetto degli equilibri ambientali e paesaggistici e degli aspetti di biodiversità; sull’integrazione delle attività agricole con quelle extra-agricole, queste ultime legate al turismo rurale, escursionistico, enogastronomico e culturale, alla ricreazione e vita all’aria aperta, alle produzioni sostenibili nei settori artigianale, manifatturiero e dei servizi. Ai fini del perseguimento degli obiettivi di tutela strutturale e funzionale del territorio rurale e 38 aperto i Ptcp e i Puc: a) si basano su un documentato dimensionamento dei fabbisogni insediativi, produttivi, infrastrutturali, utilizzando i criteri stabiliti dalla Regione in collaborazione con le Province, in sede di Conferenza permanente di copianificazione; b) sono corredati da adeguata cartografia, alle scale seguito specificate, che identifichi tutte le aree forestali, agricole, pascolative, naturali e seminaturali, o comunque non urbanizzate che concorrono a definire il sistema del territorio rurale e aperto, con riferimento sia a quelle caratterizzate da più elevata integrità, continuità ed estensione, sia a quelle di frangia e a maggior grado di frammentazione e/o interclusione ad opera del tessuto infrastrutturale ed urbano; c) assicurano il contenimento dei consumi di suolo prevedendo il soddisfacimento prioritario dei nuovi bisogni insediativi, produttivi, infrastrutturali mediante il riuso di aree già urbanizzate; d) prevedono che l’edificabilità del territorio rurale e aperto sia strettamente funzionale all'esercizio dell'attività agro-silvo-pastorale, esercitata da imprenditori agricoli a titolo principale ai sensi del Decreto Legislativo 18 maggio 2001, n. 228 ("Orientamento e modernizzazione del settore agricolo, a norma dell'articolo 7 della legge 5 marzo 2001, n. 57"). L’edificabilità rurale è determinata, detratte le volumetrie esistenti, nel rispetto di precisi parametri rapportati alla qualità e all'estensione delle colture praticate e alla capacità produttiva prevista, come comprovate da piani di sviluppo aziendali redatti a cura di un

tecnico abilitato. Tali parametri sono definiti dalla Regione in collaborazione con le Province, in sede di Conferenza permanente di copianificazione, con riferimento ai diversi sistemi del territorio rurale e aperto individuati dalle presenti Linee guida. La realizzazione di nuovi edifici rurali non può essere localizzata su superfici naturali e seminaturali (aree forestali, praterie), le quali concorrono però, con parametri specifici, alla determinazione della superficie produttiva aziendale alla quale l’edificabilità rurale è riferita; e) la costruzione di annessi agricoli è consentita qualora risulti commisurata alla capacità produttiva del fondo o alle reali necessità delle attività connesse; tali esigenze devono essere dimostrate dal piano di sviluppo aziendale presentato da imprenditori agricoli a titolo principale ai sensi del Decreto Legislativo 18 maggio 2001, n. 228 ("Orientamento e modernizzazione del settore agricolo, a norma dell'articolo 7 della legge 5 marzo 2001, n. 57"). I piani territoriali di coordinamento provinciale definiscono le dimensioni massime degli annessi che possono essere realizzati dalle aziende agricole; f) gli interventi di cui ai punti precedenti sono consentiti a seguito dell’approvazione di un piano di sviluppo aziendale che metta in evidenza le esigenze di realizzazione degli interventi edilizi o di trasformazione territoriale necessari allo sviluppo aziendale. Il piano contiene: una descrizione della situazione attuale dell’azienda; una descrizione degli interventi programmati per lo svolgimento dell’attività agricola e/o delle attività connesse nonché degli altri interventi previsti per la tutela e la gestione degli elementi di naturalità e biodiversità (boschi aziendali, 39 filari arborei, siepi, alberi isolati), delle consociazioni tradizionali, delle sistemazioni agrarie (terrazzamanenti, ciglionamenti), anche con riferimento al Codice di buona pratica agricola ed alle misure silvoambientali e agroambientali contenuti nel Piano di sviluppo rurale; una descrizione dettagliata degli interventi edilizi necessari a migliorare le condizioni di vita e di lavoro dell’imprenditore agricolo nonché all’adeguamento delle strutture produttive; l’individuazione dei fabbricati esistenti e da realizzare e dei relativi fondi collegati agli stessi; la definizione dei tempi e le fasi di realizzazione del programma stesso. L’approvazione del programma costituisce condizione preliminare per il rilascio del permesso a costruire; g) la realizzazione del piano di sviluppo aziendale e’ garantita da una apposita convenzione, da registrare e trascrivere a spese del richiedente e a cura del Comune, che stabilisca in particolare l’obbligo per il richiedente: di effettuare gli interventi previsti dal piano di sviluppo aziendale, in relazione ai quali e’ richiesta la realizzazione di nuove costruzioni rurali; di non modificare la destinazione d’uso agricola delle costruzioni esistenti o recuperate necessarie allo svolgimento delle attività agricole e di quelle connesse per il periodo di validità del programma; di non modificare la destinazione d’uso agricola delle nuove costruzioni rurali eventualmente da realizzare, per almeno 20 anni dall’ultimazione della costruzione; di non alienare separatamente dalle costruzioni il fondo alla cui capacità produttiva sono riferite le stesse; di rimuovere gli annessi agricoli al termine della validità del piano di sviluppo

aziendale, in mancanza di sue proroghe o dell’inserimento degli annessi in un nuovo piano di sviluppo aziendale; h) prevedono la localizzazione delle eventuali aree di nuova edificazione in continuità con i nuclei insediativi esistenti, e comunque in posizione marginale rispetto agli spazi rurali ed aperti, al fine di controllare la dispersione insediativa e la frammentazione dello spazio rurale; i) identificano gli edifici e gli insediamenti di architettura rurale, realizzati sino al 1955, includendo quindi i manufatti e le opere realizzati con la Bonifica e la Riforma agraria, che rappresentano testimonianze significative della storia delle popolazioni e delle comunità rurali e delle rispettive economie agricole tradizionali e dell’evoluzione del paesaggio, disciplinando le destinazioni compatibili, gli interventi e le tecniche di recupero utilizzabili ai sensi della legge n. 378 del 24 dicembre 2003 (“Disposizioni per la tutela e la valorizzazione dell’architettura rurale”), del decreto 6 ottobre 2005 (“Individuazione delle diverse tipologie di architettura rurale presenti sul territorio nazionale e definizione dei criteri tecnico-scientifici per la realizzazione degli interventi”), nonché del Dlgs 42/2004. Rientrano nelle predette tipologie, costituendone parte integrante, gli spazi e le costruzioni adibiti alla residenza ed alle attività agricole; le testimonianze materiali che concorrono alla definizione delle unità storico antropologiche riconoscibili, con particolare riferimento al legame tra insediamento e spazio produttivo e, in tale ambito, tra immobili e terreni agrari; le recinzioni degli spazi destinati alla residenza ed al lavoro, le pavimentazioni degli spazi aperti residenziali o produttivi, la viabilità 40 rurale storica, i sistemi di canalizzazione, irrigazione e approvvigionamento idrico, i sistemi di contenimento dei terrazzamenti e ciglionamenti, i ricoveri temporanei anche in strutture vegetali o in grotta, gli elementi e i segni della religiosità locale; l) identificano le aree degradate (cave, discariche, aree ruderali, dismesse ecc.), anche con riferimento a quelle individuate nel Piano Regionale di Bonifica dei siti inquinati, e definiscono criteri e gli indirizzi per i piani di bonifica e recupero, tesi ad assicurare la coerenza di questi ultimi con la pianificazione comunale e sovraordinata e con gli obiettivi preminenti di riequilibrio ambientale, urbanistico e paesaggistico complessivo, nonché la coerenza degli interventi di recupero con le potenzialità ecologiche e agronomiche dei siti; m) sono accompagnati da una procedura di Valutazione ambientale strategica nella quale siano adeguatamente considerati gli effetti sull’integrità strutturale e funzionale del territorio rurale e aperto, sul consumo di suolo e sui processi di frammentazione del territorio rurale, degli ecosistemi e degli habitat naturali e seminaturali, sia direttamente causati dalle azioni di piano che indirettamente indotti da queste, con particolare attenzione agli impatti di tipo cumulativo che le azioni di piano possono generare unitamente a quelle previste dagli altri piani che interessano il medesimo ambito, ed in relazione alle tendenze ed alle dinamiche territoriali di medio e lungo periodo che caratterizzano i territori interessati dal piano. All’interno dei sistemi e sottosistemi facenti parte delle aree collinari i piani territoriali di coordinamento provinciale e i piani urbanistici comunali:

a) definiscono misure per il mantenimento di condizioni di continuità, integrità e apertura delle aree rurali e agricole, che costituiscono la matrice prevalente del mosaico ecologico e del paesaggio, regolando l’edificabilità rurale in accordo con i punti d) e e) degli “Indirizzi di carattere generale di salvaguardia del territorio rurale e aperto” e definendo i criteri localizzativi e di inserimento ambientale e paesaggistico di nuove opere, attrezzature, impianti produttivi e tecnologici e corridoi infrastrutturali allo scopo di limitare i processi di frammentazione del territorio rurale e di dispersione insediativa; b) definiscono misure di salvaguardia per i mosaici agricoli ed agroforestali e per gli arboreti tradizionali, con l’obiettivo di preservarne la funzione di habitat complementari, di zone cuscinetto rispetto alle aree a maggiore naturalità, di zone agricole multifunzionali intorno ai nuclei urbani, di zone di collegamento funzionale delle aree collinari con i versanti montani ed i fondovalle. L’obiettivo è, da un lato, quello di evitare la semplificazione colturale e lo scadimento dei tradizionali valori culturali ed estetico-percettivi, soprattutto mediante il ricorso alle misure contenute nel Piano di sviluppo rurale; dall’altro, di prevenire i processi di frammentazione e di dispersione insediativa, regolando l’edificabilità rurale in accordo con i punti d) e e) degli “Indirizzi di carattere generale di salvaguardia del territorio rurale e aperto”; c) definiscono misure di salvaguardia per gli elementi di diversità biologica delle aree agricole (siepi, filari arborei, alberi isolati) e per le sistemazioni tradizionali (terrazzamenti, ciglionamenti, muretti divisori in pietra, acquidocci), favorendone il recupero e la 41 manutenzione attiva mediante il ricorso alle misure contenute nel Piano di sviluppo rurale; d) definiscono misure per la salvaguardia dell’integrità delle aree forestali che, nei sistemi collinari, costituiscono tipicamente chiazze52 di habitat seminaturali all’interno di una matrice agricola prevalente, con funzione chiave di stepping stones, di corridoi ecologici (ma talora anche di aree principali) della rete ecologica regionale, regolando l’edificabilità rurale in accordo con i punti d) e e) degli “Indirizzi di carattere generale di salvaguardia del territorio rurale e aperto”; favorendo il riuso di manufatti e opere esistenti; prevedendo la collocazione di nuove opere, attrezzature, impianti tecnologici e corridoi infrastrutturali in posizione marginale o comunque in continuità con aree urbanizzate esistenti; e) definiscono misure per la salvaguardia delle aree agricole, forestali e di prateria caratterizzate da pericolosità idrogeologica elevata o molto elevata, non consentendo l’edificabilità, e favorendo l’applicazione delle misure silvoambientali e agro ambientali del Piano di sviluppo rurale orientate alla regimazione delle acque, alla manutenzione delle sistemazioni e infrastrutture rurali, alla protezione delle caratteristiche di integrità e continuità delle coperture pedologiche e del manto vegetale, con il ricorso preferenziale a tecniche di ingegneria naturalistica; f) definiscono misure per la salvaguardia dell’integrità dei corsi d’acqua e degli elementi morfologici caratterizzanti (alveo, sponde, isole fluviali, aree golenali, aree umide), delle aree ripariali, di pertinenza fluviale e dei fondovalle alluvionali (unità D1, D2, D3, D4 nella carta

delle risorse naturalistiche e agroforestali), tutelando gli elementi di naturalità presenti e le condizioni di continuità e apertura degli spazi agricoli, allo scopo di preservarne la funzione di corridoio ecologico, di fasce tampone a protezione delle risorse idriche, di aree di mitigazione del rischio idraulico, non consentendo l’edificabilità; favorendo il riuso di manufatti e opere esistenti; prevedendo la collocazione di nuove opere, impianti tecnologici e corridoi infrastrutturali in posizione marginale o comunque in continuità con aree urbanizzate esistenti; g) definiscono le norme per il corretto inserimento ambientale e paesaggistico di opere, infrastrutture, impianti tecnologici e di produzione energetica, identificando idonee fasce di tutela degli elementi morfologici e dei crinali a maggiore fragilità visiva.

3.2.2 Il piano territoriale di coordinamento provinciale di Avellino La Provincia di Avellino ha adottato, con deliberazione di Giunta provinciale n. 184 del 27 dicembre 2012, il Piano Territoriale di Coordinamento (Ptcp), ai sensi dell’art. 3 comma 1 del Regolamento Regionale n. 5 del 4 agosto 2011, integrato con il Rapporto Ambientale (Ra) e lo Studio d’Incidenza (Si), ai fini della procedura di consultazione della Valutazione Ambientale Strategica (Vas) e Valutazione d’Incidenza (Vi), come disciplinata dal D.Lgs. n. 152/2006 e s.m.i. e ai sensi dell’art. 2 comma 6 del medesimo Regolamento Regionale. All’art. 3 delle Norme tecniche di attuazione (Nta) del Ptcp sono enunciati gli obiettivi di piano: 42 - il contenimento del consumo di suolo; - la tutela e la promozione della qualità del Paesaggio; - la salvaguardia della vocazione e delle potenzialità agricole del territorio; - il rafforzamento della Rete ecologica e la tutela del sistema delle acque attraverso il mantenimento di un alto grado di naturalità del territorio, la minimizzazione degli impatti degli insediamenti presenti, la promozione dell’economia rurale di qualità e del turismo responsabile; - la qualificazione degli insediamenti da un punto di vista urbanistico, paesaggistico ed ambientale; - la creazione di un armatura di servizi urbani adeguata ed efficiente; - la creazione di sistemi energetici efficienti e sostenibili; - il miglioramento dell’accessibilità del territorio e delle interconnessioni con le altre provincie e con le reti e infrastrutture regionali e nazionali di trasporto; - il rafforzamento del sistema produttivo e delle filiere logistiche; - lo sviluppo dei Sistemi turistici; - il perseguimento della sicurezza ambientale. Il Ptcp si articola in elaborati costitutivi ed elaborati di processo. Gli elaborati costitutivi del Piano sono articolati in Elaborati di Progetto e coordinamento ed Elaborati Conoscitivi e interpretativi del territorio, entrambi parte integrante del Ptcp.

Sono elaborati costitutivi del Piano:

Gli elaborati di progetto e coordinamento - P.01 - Relazione generale; - P.02 - Norme tecniche di attuazione; - P.03 - Schema di assetto strategico strutturale (12 Quadranti, Scala 1:25.000); - P.04 - Rete Ecologica (Scala 1:100.000); - P.05 - Aree agricole e forestali di interesse strategico (Scala 1:100.000); - P.06 - Quadro della trasformabilità dei territori (12 Quadranti, Scala 1:25.000); - P.07.1 - Vincoli Geologici Ambientali (12 Quadranti, Scala 1:25.000); - P.07.2 - Vincoli Paesaggistici, Archeologici e Naturalistici (12 Quadranti, Scala 1:25.000); - P.08 - Articolazione del territorio in Unità di paesaggio (Scala 1:100.000); - P.09 - Articolazione del Territorio in Sistemi di Città (Scala 1:100.000); - P.10 - Schede delle Unità di Paesaggio (N.40 Schede di unità di paesaggio); - P.11 - Schede dei Sistemi di Città (N.20 - Schede per aggregazioni di comuni); - P.12 - Il sistema dei beni culturali e degli itinerari d’interesse strategico (Scala 1:100.000); - P.13 - Quadro d’insieme dello Schema strategico strutturale, dei Progetti strategici e Campi territoriali Complessi (Scala 1:100.000).

43 Gli elaborati conoscitivi e interpretativi del territorio - QC. 01 - Relazioni tematiche del Quadro Conoscitivo e interpretativo; - QC. 02 - Carta della Naturalità (scala 1:100.000); - QC. 03 - Carta geolitologica (scala 1:100.000); - QC. 04 - Carta della classificazione sismica e della zonazione sismogenetica (Scala 1:200.000); - QC. 05 - Mosaico PSAI Autorità di bacino – Rischio frana (Scala 1:100.000); - QC. 06 - Mosaico PSAI Autorità di bacino – Rischio idraulico (Scala 1:100.000); - QC. 07 - Mosaico PSAI Autorità di bacino – Pericolosità frana (Scala 1:100.000); - QC. 08 - Mosaico PSAI Autorità di bacino – Pericolosità idraulica (Scala 1:100.000); - QC. 09 - La rete delle interconnessioni: inquadramento di area vasta (Scala 1:200.000); - QC. 10 - La rete delle interconnessioni: le indicazioni strutturali in ambito provinciale (Scala 1:100.000); - QC. 11 - Componenti insediative strutturali (Scala 1:100.000); - QC. 12 - Elaborato andamento demografico (mosaico di varie mappe Scala 1:200.000); - QC. 13 - Armatura territoriale: il sistema della produzione (Scala 1:100.000); - QC. 14 - Componenti strutturali: Il sistema dei beni culturali (Scala 1:100.000).

Gli elaborati di processo sono costituiti dagli elaborati del processo di valutazione ambientale strategica e di valutazione d’incidenza ed in particolare: - EP. 1.1 - Rapporto Ambientale (RA); - EP. 1.2 - Studio d’incidenza; - EP. 2 - Sintesi non tecnica del RA; e dagli elaborati del processo di consultazione: - EP. 3 - Verbali delle Conferenze territoriali per lo sviluppo sostenibile sugli indirizzi generali del Piano; - EP. 4 - Elaborati del Preliminare di Ptcp adottato con D.G.P. n.65 del 15.05.2012; - EP. 5 - Verbali degli incontri con il Tavolo tecnico regionale istituito a seguito della Conferenza Permanente di Pianificazione di cui alla L.R. n.13/2008.

Le componenti strutturali definite dal Ptcp sono riportate agli articoli 8 e 9 delle relative Nta. In particolare, nell’art. 8 “Sistemi territoriali”, il Ptcp definisce e disciplina i sistemi fisici e funzionali di livello provinciale di seguito elencati, rappresentati graficamente nell’elaborato “P.03 – Schema di assetto strategico-strutturale”: a) Sistema naturalistico e ambientale e dello spazio rurale aperto; b) Sistema insediativo e storico culturale; c) Sistema della mobilità, delle infrastrutture e dei servizi alla produzione. 44 Nell’art. 9 “Trasformabilità e vincoli”, il Ptcp classifica il territorio provinciale in base a tre gradi di trasformabilità, rappresentati graficamente nell’elaborato “P.06 – Quadro della trasformabilità dei territori”: - Aree non trasformabili; - Aree a trasformabilità condizionata all’ottenimento di pareri, autorizzazioni o nulla osta per presenza di provvedimenti di tutela e difesa del suolo, di tutela paesaggistica o storico monumentale o di tutela naturalistica stabiliti per Legge; - Aree a trasformabilità orientata allo sviluppo agro-ambientale. Il territorio comunale di Parolise è interessato dai seguenti elementi di cui alla tavola P.03 “Schema di assetto strategico-strutturale” del Ptcp di Avellino (Figura 16): - Sistema naturalistico-ambientale: aree nucleo Rep (rete ecologica provinciale); ecosistemi ed elementi di interesse ecologico e faunistico. - Sistema insediativo e storico-culturale: centri storici; località abitate (Istat 2001). - Sistema della mobilità: sistema stradale, rete esistente principale; sistema stradale, rete esistente secondaria; sistema stradale, rete di progetto principale; sistema ferroviario, rete ferroviaria esistente. - Sistema produttivo: nuclei industriali ex art. 32.

Le aree nucleo Rep, così come gli ecosistemi ed elementi di interesse ecologico e faunistico fanno parte della rete ecologica individuata dal Ptcp. Per le aree nucleo Rep, assumono valore strutturale- prescrittivo le norme di salvaguardia dei Parchi istituiti e delle misure di conservazione dei Sic e Zps, ovvero le norme dei Piani dei Parchi e dei Piani di Gestione delle aree protette regolarmente approvati. Con riferimento agli ecosistemi ed elementi di interesse ecologico e faunistico il Ptcp attribuisce loro valore strutturale prescrittivo con riferimento alla redazione dei Puc, e pertanto non possono essere oggetto di previsioni di espansione urbana. Nel caso specifico di Parolise, le aree nucleo Rep sono costituite dal Sic Monte Tuoro, individuato con il codice internazionale IT8040012, mentre gli ecosistemi ed elementi di interesse ecologico e faunistico sono caratterizzati pressoché da aree naturali periferiche, o comunque non adiacenti al centro abitato e alle sue potenziali aree di espansione. Da rilevare, infine, l’area produttiva a nord del centro abitato segnalata nel Ptcp come nucleo industriale ex art. 32, e la scelta strutturale di potenziamento della Via Appia.

45

Figura 16 – Parolise nella tavola P.03 “Schema di assetto strategico-strutturale” del Ptcp di Avellino

Per quanto concerne, invece, la tavola “P.06 – Quadro della trasformabilità dei territori”, il territorio comunale di Parolise è interessato dai seguenti elementi (Figura 17):

- Sistema stradale: rete esistente secondaria; rete di progetto principale. - Sistema ferroviario: rete esistente. - Sistema insediativo: località abitate; ambiente urbanizzato e superfici artificiali. - Trasformabilità: aree non trasformabili; aree a trasformabilità condizionata da nulla osta; aree a trasformabilità orientata allo sviluppo agricolo ambientale; aree con pendenza > 20%.

46

Figura 17 – Parolise nella tavola P.06 “Quadro della trasformabilità dei territori” del Ptcp di Avellino

A tal proposito si rileva la presenza di numerose aree non trasformabili o a trasformabilità condizionata, tuttavia una sola interessa marginalmente la zona sud-est del centro abitato di potenziale espansione urbana, ed un’altra intercetta la zona produttiva che risulta essere però già trasformata e consolidata. In riferimento alla trasformabilità, l’art. 9 delle Nta del Ptcp afferma che “per le aree non caratterizzate da specifici vincoli alla trasformabilità urbana si applicano gli indirizzi per la trasformazione contenuti nell’elaborato “P.11 Schede dei Sistemi di Città” e le specifiche indicazioni riportate nel Titolo VI Indirizzi e direttive per la pianificazione degli ambienti insediativi”. Al fine di promuovere il rafforzamento dell’armatura urbana provinciale e la pianificazione coordinata a livello di più comuni confinanti, il Ptcp individua i territori comunali dove favorire

tale pianificazione (denominati Sistemi di città) e riportati nell’elaborato “P.09 Articolazione del Territorio in Sistemi di Città”. Ciò anche ai sensi del Decreto-Legge n. 95/2012 convertito con modificazioni dalla L. 7 agosto 2012, n. 135, che conferma, per i comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, ovvero fino a 3.000 abitanti se appartenenti o appartenuti a Comunità Montane, l’obbligo della gestione associata dell’esercizio delle funzioni fondamentali, tra cui la pianificazione urbanistica ed edilizia di ambito comunale, nonché la partecipazione alla pianificazione territoriale di livello sovra comunale. Il Ptcp, attraverso schede per ciascun sistema di città, di cui all’elaborato P.11, definisce gli elementi di raccordo tra Puc e indicazioni strutturali del Ptcp, con indirizzi per la dotazione di servizi sovra comunali, di interventi sulle infrastrutture locali che possono avere anche un ruolo alla scala più vasta, con indicazioni specifiche di indirizzo per le aree trasformabili e per i carichi insediativi. Il territorio comunale di Parolise rientra nella “Città delle Colline del Calore”, che “si basa sulla costruzione di una visione comune di strategie per lo sviluppo e per l’assetto del territorio dei seguenti comuni: , , , Montemiletto, Montefalcione, Candida, San Potito Ultra, Parolise, Salza Irpina, ”. La “Città della Collina del Calore” partecipa alla costruzione della rete ecologica Provinciale. In dettaglio la tutela e valorizzazione del paesaggio fluviale del Calore, richiede una strategia coordinata per gli usi e gli interventi ammessi. Infatti il fiume Calore considerato quale corridoio da potenziare, riveste un grande interesse per la sua fondamentale funzione di corridoio ecologico, 47 soprattutto per i vicini comuni di Venticano, Montemiletto e Torre le Nocelle. I centri storici dei comuni di Candida, Pietradefusi, Torre le Nocelle, Parolise, Salza Irpina, San Potito, Sorbo Serpico e Venticano, pur non avendo grossa rilevanza, sono andati parzialmente perduti, a seguito del sisma dell’80 e agli interventi della ricostruzione post-sismica. La costruzione del Progetto Città delle Colline del Calore, passa per una visione integrata delle risorse culturali e ambientali, sia ai fini del rafforzamento identitario del sistema urbano che si propone, sia ai fini dello sviluppo turistico. Per quanto i temi dello sviluppo in generale e di quello turistico in particolare sono affidati al Piano strategico che accompagna il Ptcp, e la loro discussione e condivisione agli Sts (Sistemi Territoriali di Sviluppo), tuttavia una visione integrata dei legami tra i beni culturali e ambientali capace di favorire l’intercettazione di quote dei flussi turistici. In questo quadro è opportuno ricordare che i Comuni di Sorbo Serpico, Salza Irpina, Parolise e San Potito Ultra, Montefalcione e Montemiletto sono interessati dalla riconversione in Greenway ciclo pedonale del tracciato della Ferrovia Avellino Rocchetta Sant’Antonio. Il sistema insediativo dei centri della “Città delle Colline del Calore” si articola lungo tre importanti infrastrutture stradali costituite dall’autostrada A16, dalla SS 7 bis Ofantina e dalla SS7. Difatti sulla SS 7 bis Ofantina si sviluppano le comunità di Candida, Parolise, Salza Irpina, Sorbo Serpico mentre lungo la Strada Statale 7 sono ubicati i comuni di Venticano, Pietradefusi e Torre le Nocelle. Queste infrastrutture caratterizzano lo sviluppo e generano attraverso il sistema viario un'area di rilevante importanza. Si tratta di un sistema insediativo particolarmente complesso che ha visto in

questi anni la crescita di sistemi insediativi lineari che in qualche caso hanno finito per creare una saldatura tra diversi insediamenti. Sul piano degli insediamenti principali bisogna notare che alcuni centri sono molto vicini, quasi a costituire un aggregato quasi contiguo; è il caso di Sorbo Serpico con Salza Irpina, di Parolise con San Potito Ultra e Candida, di Montemiletto con Torre le Nocelle, che si collegano attraverso un insediamento lineare a Montefalcione e, infine, Pietradefusi con Venticano. La dotazione di servizi di interesse sovra comunale non è particolarmente sufficiente a sostenere l’idea di costruzione di un sistema urbano che deve funzionare come una città di quasi 20.000 abitanti. Abbiamo per questi comuni la presenza di una sede ASL nel territorio di Montemiletto e la presenza di un museo del lavoro all’interno del palazzo settecentesco dei Baroni Amatucci, con la raccolta di antichi attrezzi e strumenti di lavoro (lo scalpellino, il tipografo, il falegname, il “cucipiatti”, il barbiere, etc.). Non sono presenti attrezzature sportive e per il tempo libero di interesse generale. Il Ptcp fonda la propria strategia di pianificazione sull’idea di organizzazione del territorio tramite la creazione di sistemi di città ovvero su sistemi urbani integrati dei centri esistenti, con la “messa in rete” di servizi ed attività, tali da aumentare la funzionalità e l’attrattività complessiva del sistema insediativo. Rinviando al confronto con i singoli sistemi di Città la scelta delle attrezzature e dei servizi, pubblici e privati, finalizzati alla costruzione della “Città delle Colline del Calore”, si può fin da ora aggiungere alle considerazioni già fatte precedentemente, la necessità di individuare alcune categorie di servizi che si elencano di seguito: 48 - Presidio sanitario ambulatoriale di base con mezzi per il trasporto d’urgenza; - Gestione associata e potenziamento delle strutture sportive; - Struttura polifunzionale per la cultura e il tempo libero (con particolare riferimento ai giovani e agli anziani); - Creazione di aree parco lungo gli assi fluviali; - Rafforzamento delle strutture scolastiche esistenti; - Promozione di strutture ricettive; - Strutture di accoglienza, informazione e servizi turistici. Nella politica di distribuzione delle attrezzature di interesse sovra comunale occorrerà favorire l’integrazione, nel circuito dei servizi offerti alla popolazione del Sistema di Città, dei centri di minore dimensione demografica. Sul piano dei programmi infrastrutturali di carattere locale, che possono però avere effetti e rilevanza sul piano della pianificazione d’area vasta e della dimensione sovra comunale si segnalano: Montefalcione-SS 400; Montemiletto - S.Giorgio del Sannio. Si tratta di progetti rivolti al miglioramento delle connessioni dell’attuale viabilità e che pur interni al Sistema di Città possono avere una rilevanza territoriale più vasta. In sede di coordinamento dei Puc si potrà effettuare una verifica di fattibilità e compatibilità territoriale e ambientale. La “Città delle Colline del Calore” presenta una consistente disponibilità di aree industriali, con attività insediate, e alcune dismesse, l’insieme delle aree presenta ancora una significativa

disponibilità di aree libere per ulteriori insediamenti. Complessivamente il sistema territoriale dispone di ben 15 Pip realizzati e di tre solo programmati. È importante registrare che, a differenza della maggior parte degli altri Sistemi di città, 14 delle 15 aree interessate non presentano problemi di interferenza con la rete ecologica provinciale. Molte aree industriali si collocano in prossimità delle grandi arterie di comunicazione del territorio provinciale, come quelle del Comune di Montemiletto, di Parolise in prossimità della SS 7 bis Ofantina e di Venticano in località Irici e Castel del Lago, in prossimità del casello autostradale dell’A16. Il Ptcp prevede di confermare e potenziare, sul piano infrastrutturale e dei servizi, delle aree industriali già attuate, con particolare priorità a quelle collocate lungo il sistema infrastrutturale principale. Per le aree industriali programmate e non attuate, anche in presenza di disponibilità di aree libere in quelle che si confermano, si propone un loro riesame, alla luce di effettive domande di localizzazione. Tale azione di riconversione potrebbe essere fatta in favore della creazione di aree per la produzione di energia, o per servizi alla scala territoriale. Per quanto concerne il calcolo del carico insediativo, il Ptcp coerentemente alle indicazioni della Regione Campania, si è basata sul fabbisogno abitativo legata ai due fattori: - stima del fabbisogno regresso basato su due elementi: 1. disagio abitativo di famiglie che vivono in condizioni di affollamento; 2. disagio abitativo di famiglie che abitano alloggi impropri e famiglie in coabitazione; - stima dell’incremento del numero di famiglie. 49 Il calcolo, descritto nell’elaborato “P.11.8 Città delle Colline del Calore”, porta all’assegnazione di un minimo di 1.485 alloggi ad un massimo di 1.574 alloggi da ripartirsi tra i 10 comuni costituenti la Città delle Colline del Calore. Nella determinazione di questo range è da considerarsi costante il fabbisogno aggiuntivo al 2020, stimato dalla Provincia in 1.112 alloggi complessivi di cui solo 29 per il Comune di Parolise (Figure 18 e 19).

Figura 18 – Stima del fabbisogno aggiuntivo per ciascun comune della “Città delle Colline del Calore”

Figura 19 – Fabbisogno regresso, aggiunti e complessivo per la “Città delle Colline del Calore”

Infine, in riferimento alla localizzazione di aree di nuova trasformazione, nell’elaborato P.11.8 è specificato che: “I Puc privilegeranno, ove possibile, la localizzazione delle aree di trasformazione previste dalla loro componente strutturale, nelle zone di maggiore e più agevole trasformabilità. In termini generali, ed in coerenza con l’obbiettivo di rafforzamento dell’armatura urbana dei centri, si eviterà la dispersione edilizia e il consumo di suolo, favorendo il riuso dei vuoti urbani, il completamento degli insediamenti in zone periurbane. In questo quadro si propone di riutilizzare alcune aree spesso degradate e abbandonate come le aree destinate agli insediamenti di prefabbricati del post – sisma ancora presenti in qualche insediamento. Si tratta di aree pubbliche utilizzabili per ospitare servizi, anche sovra comunali, quote di edilizia pubblica e agevolata, per strutture di produzione di energia”. Il Ptcp di Avellino, accanto alla ripartizione del territorio provinciale in un Sistema di Città, individua anche diverse unità di paesaggio, che si inseriscono all’interno dei sottosistemi del territorio rurale aperto, definiti dal Piano Territoriale Regionale, al fine di garantire l’opportuna 50 coerenza verticale tra i due strumenti di pianificazione. L’approccio metodologico scelto è in linea con i principi e gli obiettivi della Convenzione Europea del Paesaggio e dal Codice dei beni culturali in quanto la definizione delle unità di paesaggio si pone come premessa per l’individuazione di specifici obiettivi di qualità paesaggistica. Per la individuazione delle unità di paesaggio sono state applicate tecniche di cartografia tematica territoriale ormai ampiamente testate e validate in ambito scientifico e tecnico, facendo riferimento principalmente a criteri strutturali, fisiografici, fisionomici. Come risulta dall’elaborato “P.08 – Articolazione del territorio in Unità di Paesaggio”, Parolise è interessato da ben tre unità di paesaggio differenti: - 3_1 – Monti Picentini; - 23_3 – Conca di Avellino; - 24_2 – Colline della Bassa Irpinia. Per ciascuna unità di paesaggio (UdiP), la Provincia ha redatto delle schede raccolte nell’elaborato “P.10 – Schede Unità di Paesaggio” del Ptcp, in cui sono analizzati: i caratteri dell’attività agricola, i prodotti tipici, le aree naturali protette ed Aree Natura 2000, i caratteri della rete ecologica, gli elementi di pregio paesaggistico, i beni puntuali, i beni lineari del reticolo stradale, i beni areali e strutturanti con vincolo paesaggistico, il paesaggio insediativo e le criticità ambientali. Nella parte

conclusiva di ciascuna scheda sono anche definiti: gli obiettivi di paesaggio, nonché le direttive e le indicazioni programmatiche. In riferimento all’UdiP 3_1 Monti Picentini, il Ptcp prevede le seguenti direttive e indicazioni programmatiche: - I beni storici dell’unità di paesaggio devono essere salvaguardati anche attraverso la creazione di fasce di rispetto paesaggistico e mediante una specifica attenzione alla loro fruizione percettiva dai percorsi di attraversamento stradale di fondovalle e dagli altri percorsi di fruizione turistica. - La diffusa presenza di prodotti tipici deve essere salvaguardata attraverso un’attenta politica urbanistica, tesa anche a salvaguardare le unità minime funzionali delle aziende. Per garantire una adeguata permanenza del presidio agricolo e del suo ruolo sociale ed economico è essenziale promuovere aziende agricole multifunzionali, in grado di svolgere attività di interesse turistico e sociale, quali: manutenzione di sentieri e di aree di sosta, attività agrituristiche, vendita diretta dei prodotti, attività didattiche e di educazione ambientale, attività di assistenza sociale (Fattorie sociali). - Integrare le politiche territoriali e di sviluppo economico con le politiche di conservazione anche attraverso gli strumenti di pianificazione del Parco dei Monti Picentini (Piano del Parco e Piano Pluriennale di Sviluppo). - Promuovere forme di coordinamento tra i comuni e integrare gli strumenti di pianificazione comunale con studi e previsioni progettuali intercomunali riguardanti il Sistema e le 51 attrezzature di fruizione turistica, ambientale e culturale del territori. - Promuovere l’integrazione delle politiche agricole ed in particolare delle produzioni tipiche e di qualità con le politiche di sviluppo turistico. - Promuovere il coinvolgimento delle Aziende agricole multifunzionali nella gestione di servizi anche attraverso specifiche convenzioni con gli enti locali. In riferimento all’UdiP 23_3 – Conca di Avellino, il Ptcp prevede le seguenti direttive e indicazioni programmatiche: - L’unità di paesaggio presenta un numero non trascurabile di beni culturali. La integrazione tra tutela dei beni culturali e loro valorizzazione come fulcri identitari delle vivaci comunità locali rappresenta l’elemento chiave di una buona gestione del patrimonio presente. Al fine di salvaguardare i beni culturali minori (mulini e architetture rurali) una specifica attenzione al loro censimento e allo loro disciplina nei Puc rappresenta un indirizzo prioritario. - Per le vaste estensioni a noccioleto il riferimento sono le politiche di filiera, in questo caso poco influenzate da questioni di ordine paesaggistico. Rilevante è la presenza di prodotti tipici, la cui valorizzazione è prevalentemente legata al miglioramento dei servizi commerciali. Complessivamente l’economia agricola dell’area appare in equilibrio instabile e richiede, da un lato, politiche urbanistiche per disincentivare e limitare la tendenza alla parcellizzazione, dall’altro forme di sostegno e coordinamento delle aziende per una migliore

commercializzazione del prodotto e per avviare strategie di vendita diretta in forma singola o associata. - In aggiunta alle strategie di qualificazione e sostegno del settore agricolo, sotto il profilo paesaggistico è di particolare interesse il ruolo di transizione svolto dall’unità di paesaggio rispetto a diverse direttrici regionali. L’area è, infatti, snodo importante lungo diverse direttrici regionali ed è interessata da diverse direttrici di rilevanza turistica. L’unità è interessata in particolare dal tracciato ferroviario dismesso Avellino Rocchetta S.Antonio per il quale il Ptcp prevede la promozione di una greenway. In questa prospettiva l’unità di paesaggio potrebbe sviluppare politiche di promozione turistica quale punto di accesso e di servizio per il turismo escursionistico interessato ad attraversare il territorio irpino lungo la direttrice della greenway. In riferimento all’UdiP 24_2 – Colline della Bassa Irpinia, il Ptcp prevede le seguenti direttive e indicazioni programmatiche: - L’unità di paesaggio, per la ricchezza di beni culturali materiali e immateriali, può candidarsi a divenire parte di un distretto turistico-culturale delle aree interne di rilievo almeno regionale, che potrebbe porsi come soggetto di rilevanza sovraregionale all’interno di un contesto programmatico più ampio, legato alle prospettive di sviluppo dell’intero Appennino meridionale. - L’unità presenta caratteri ricorrenti dell’agricoltura delle colline interne, con produzioni variegate che si collocano su una matrice agricola articolata, solo parzialmente legata ai 52 seminativi. Le produzioni tipiche possono giovare un ruolo rilevante con prodotti bandiera, come il Taurasi, avanguardia di tradizioni enogastronomiche di particolare interesse Per la ricchezza di beni culturali e paesaggistici, le prospettive di sviluppo del territorio consentono di individuare nell’integrazione tra agricoltura, paesaggio e turismo un interessante profilo di diversificazione economica per le aziende. - Prospettiva programmatica di rilevante interesse è, soprattutto la definizione di un distretto turistico integrato. I caratteri dell’area, e quindi le sue strategie di sviluppo, sono legate alla dimensione appenninica e all’ingente patrimonio culturale, materiale e immateriale, e paesaggistico che caratterizza la più estesa catena montuosa italiana. Di rilevante interesse sono i suoi borghi, dove è importante si sviluppino forme di gestione turistica innovative (borghi-albergo), i prodotti tipici (tra tutti il Taurasi), le manifestazioni tradizionali. - Altro elemento di interesse per le strategie di programmazione è la presenza della ferrovia Avellino Rocchetta S.Antonio, la cui conversione a greenway, appare funzionale a una valorizzazione turistica ed escursionistica dell’area, con importanti possibilità di coinvolgimento diretto nella gestione di aziende agricole e turistiche locali.

3.2.3 Il piano stralcio per l’assetto idrogeologico del bacino Liri-Garigliano e Volturno19 Il territorio comunale di Parolise ricade nell’area di competenza dell’Autorità di bacino (AdiB) nazionale Liri-Garigliano e Volturno, la quale ha redatto per tale area il Piano stralcio per l’assetto idrogeologico (Psai), approvato con Dpcm del 12 dicembre 2006. Il Psai è articolato in due parti, una riguardante la valutazione e l’individuazione cartografica del rischio20 da frana (Psai – Rf) ed una analoga relativa al rischio idraulico (Psai – Ri). Vi è da sottolineare come le perimetrazioni delle aree a rischio, sia da frana che idraulico, siano state realizzate su cartografie in scala di dettaglio al 25.000. Sicché, “per l’attuazione degli strumenti urbanistici comunali nelle zone interessate da perimetrazioni di aree a rischio o attenzione, […] gli uffici tecnici comunali risolvono a vantaggio della sicurezza e sulla base di studi ed indagini adeguati, laddove necessari, eventuali problemi di interpretazione derivanti da imprecisioni nelle rappresentazioni cartografiche, da scarsa definizione della rappresentazione o da incongruenze tra rappresentazione cartografica e stato dei luoghi, imputabili alla scala di redazione (1:25.000) del Piano”21. Per quanto concerne il Psai – Rf, è stata redatta una carta degli scenari di franosità in funzione della massima intensità attesa, analoga ma non corrispondente alla consueta carta della pericolosità da frana realizzata dalle altre AdiB, ed una carta del rischio da frana. La carta degli scenari di franosità in funzione della massima intensità attesa contiene la 53 perimetrazione delle aree a differente livello di massima intensità attesa per fenomeni franosi, ed in particolare:

19 Elaborati grafici nn. 1 e 2 del Preliminare di Piano.

20 Nel 1991 le Nazioni Unite, nel dichiarare il periodo 1990-2000 quale Decennio Internazionale per la Riduzione dei Disastri Naturali, hanno prodotto un documento (UNDRO, 1991) nel quale hanno ritenuto necessario far chiarezza sull’argomento attribuendo ai termini che concorrono alla definizione del Rischio ed al rischio medesimo un significato ben preciso, da condividere in ambito politico, sociale, tecnico ed economico. In particolare, si sono definiti cinque termini: - Pericolosità (P): probabilità di accadimento, all’interno di una certa area e in un certo intervallo di tempo, di un fenomeno naturale di assegnata intensità; - Elementi a rischio (E): persone e/o beni (abitazioni, strutture, infrastrutture, ecc.) e/o attività (economiche, sociali, ecc.) esposte “a rischio” in una certa area; - Vulnerabilità (V): grado di perdita di un certo elemento o insiemi di elementi esposti “a rischio”, derivante dal verificarsi di un fenomeno naturale di assegnata intensità, espresso in una scala che va da 0 (nessuna perdita) a 1 (perdita totale); - Danno potenziale (W = E x V): grado previsto di perdita a seguito di un particolare fenomeno naturale, funzione sia della “pericolosità” che della “vulnerabilità”; - Rischio (R): numero atteso di vittime, persone ferite, danni a proprietà, distruzione o interruzione di attività economiche, in conseguenza di un fenomeno naturale di assegnata intensità. Tra i termini così definiti, sono state, quindi, individuate le relazioni: R = P x E x V (1) R = P x W (2) Dalle equazioni discende che il rischio da associare ad un determinato fenomeno franoso, che interagisce con strutture e infrastrutture, dipende dalla intensità e della probabilità di accadimento dell’evento, dagli elementi che con l’evento interagiscono e dalla loro vulnerabilità.

21 Tratto dall’art. 25 delle norme tecniche di attuazione del Psai – Rf (rischio frana).

- livello alto (velocità da rapida a estremamente rapida): ambito morfologico o posizione di ambito nel quale si riconoscono fenomeni franosi pregressi a massima intensità attesa alta (crollo attivo e quiescente, colata rapida di fango attiva e quiescente, colata rapida di detrito attiva e quiescente e/o indicatori di franosità potenziale della medesima intensità); - livello medio (velocità da lenta a moderata): scorrimento traslativo attivo e quiescente, scorrimento rotazionale attivo e quiescente, colata lenta – colamento attivo e quiescente, zona in creep a monte delle frane a massima intensità attesa media e/o nel corpo di frana quiescente. - livello basso (velocità da estremamente lenta a molto lenta): creep superficiale, creep in depositi di concavità morfologica, creep profondo su cumulo di frana inattivo, espansione laterale di pendio, deformazione gravitativa profonda di versante.

54

Figura 20 – Parolise nella carta degli scenari di franosità del Psai dell’AdiB Liri-Garigliano e Volturno

Oltre a suddette aree sono state perimetrale anche quelle dal livello di massima intensità attesa non valutabile, ed in particolare: - aree di possibile ampliamento di fenomeni franosi ovvero di fenomeni di primo distacco; - aree interessate da fenomeni o processi erosivi in atto; - aree di versante nelle quali non sono stati riconosciuti indicatori di una franosità potenziale.

Figura 21 – la ripartizione percentuale delle zone individuate nella carta degli scenari di franosità del Psai relativamente al territorio comunale di Parolise

In riferimento alla carta degli scenari di franosità in funzione della massima intensità attesa (Figura 20), il territorio comunale di Parolise risulta caratterizzato da circa il 3,3% da aree a 55 massima intensità attesa alta (106.365 mq), da circa l’11,4% da aree a massima intensità attesa media (368.110 mq), da circa il 2,7% da aree a massima intensità attesa bassa (86.898 mq), da circa il 32,5% da aree a massima intensità attesa non valutabile (1.053.673 mq), e dal restante 50,2% da aree valutate prive di rischio (1.625.000 mq) (Figura 21; Tabella 2).

N. Sigla Massima intensità attesa Superficie (kmq) Superficie (%) 1 A Alta 0,106 3,3% 2 M media 0,368 11,4% 3 B bassa 0,087 2,7% 4 nv non valutabile 1,054 32,5% 5 nr nessun rischio 1,625 50,2% totale: 3,24 100,0%

Tabella 2 – la ripartizione percentuale delle zone individuate nella carta degli scenari di franosità del Psai relativamente al territorio comunale di Parolise

A partire dalla carta degli scenari di franosità in funzione della massima intensità attesa è stata redatta poi la carta del rischio da frana, la quale contiene la perimetrazione delle aree a rischio, secondo la classificazione prevista del Dpcm del 29 settembre 1998, e cioè:

- R422: area a rischio molto elevato, nella quale per il livello di rischio presente sono possibili la perdita di vite umane, e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale, la distruzione di attività socio economiche; - R323: area a rischio elevato, nella quale per il livello di rischio presente, sono possibili problemi per l’incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, la interruzione di funzionalità delle attività socio-economiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale; - R224: area a rischio medio, nella quale per il livello di rischio presente sono possibili danni minori agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale che non pregiudicano l’incolumità delle persone, l’agibilità degli edifici e la funzionalità delle attività economiche;

22 Dalle norme tecniche di attuazione del Psai – Rf: Art. 3 - Aree a rischio molto elevato (R4) 1. Nelle aree definite a “rischio idrogeologico molto elevato” si intendono perseguire i seguenti obiettivi: incolumità delle persone, sicurezza delle strutture, delle infrastrutture e del patrimonio ambientale. 2. Al fine del raggiungimento degli obiettivi di cui al comma 1 è vietata qualunque trasformazione dello stato dei luoghi, sotto l’aspetto morfologico, infrastrutturale ed edilizio tranne che non si tratti di: A) interventi di demolizione senza ricostruzione; B) interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, risanamento conservativo, e ristrutturazione edilizia, così come definiti alle lettere a), b), c) e d) dell’art. 3 del D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia) e s.m.i., sugli edifici, sulle opere pubbliche o di interesse pubblico, sulle infrastrutture sia a rete che puntuali e sulle attrezzature esistenti, purché detti interventi non comportino aumento del carico urbanistico o incremento dell’attuale livello di rischio e la necessità di intervenire non sia connessa con la problematica idrogeologica individuata e perimetrata dal Piano nell’area; C) interventi strettamente necessari a migliorare la tutela della pubblica incolumità e a ridurre la vulnerabilità degli edifici esistenti, che non siano lesivi delle strutture ed infrastrutture adiacenti, senza aumenti di superficie e volume utili, senza aumento del carico urbanistico o incremento di unità immobiliari e senza cambiamenti di destinazione d’uso che 56 non siano riconducibili ad un adeguamento degli standard per la stessa unità abitativa; D) interventi di riparazione, di adeguamento antisismico e ricostruzione in sito di edifici danneggiati da eventi sismici, qualora gli eventi stessi non abbiano innescato asseverate riattivazioni del fenomeno di dissesto idrogeologico; E) realizzazione di nuove infrastrutture pubbliche o di interesse pubblico riferite a servizi essenziali non delocalizzabili, purché l’opera sia progettata ed eseguita in misura adeguata al rischio dell’area e la sua realizzazione non concorra ad incrementare il carico insediativo e non precluda la possibilità di attenuare e/o eliminare le cause che determinano le condizioni di rischio; F) interventi atti all’allontanamento delle acque di ruscellamento superficiale e che incrementano le condizioni di stabilità dell’area in frana; G) opere di bonifica e sistemazione dei movimenti franosi; H) taglio e/o eliminazione delle essenze arboree ed arbustive qualora specifici studi, asseverati da tecnici abilitati, dimostrino che esse concorrano a determinare stato di pericolo per la pubblica incolumità, aggravino le condizioni di stabilità del versante o siano di intralcio all’esecuzione di opere strutturali finalizzate alla messa in sicurezza dell’area.

23 Dalle norme tecniche di attuazione del Psai – Rf: Art. 6 - Aree a rischio elevato (R3) 1. Nelle aree definite “a rischio idrogeologico elevato” si intende perseguire i seguenti obiettivi: incolumità delle persone, sicurezza delle strutture, delle infrastrutture e del patrimonio ambientale. 2. Al fine del raggiungimento degli obiettivi di cui al comma 1 è vietata qualunque trasformazione dello stato dei luoghi, sotto l’aspetto morfologico, infrastrutturale ed edilizio ad eccezione di: A) interventi consentiti nelle Aree a rischio molto elevato, di cui al precedente Articolo 3; B) interventi finalizzati all’abbattimento delle barriere architettoniche, al rispetto delle norme in materia di sicurezza ed igiene sul lavoro, nonché al miglioramento delle condizioni igienico sanitarie, funzionali, abitative e produttive, comportanti anche modesti aumenti di superficie e di volume e cambiamenti di destinazione d’uso, purché funzionalmente connessi a tali interventi. C) installazione di manufatti leggeri, prefabbricati, di modeste dimensioni al servizio di edifici, infrastrutture, attrezzature ed attività esistenti.

24 Dalle norme tecniche di attuazione del Psai – Rf: Art. 8 - Aree a rischio medio (R2) 1. Nelle aree definite a “rischio idrogeologico medio” si intende perseguire i seguenti obiettivi: sicurezza delle strutture, delle infrastrutture e del patrimonio ambientale. 2. Al fine del raggiungimento degli obiettivi di cui al comma 1, in tali aree le costruzioni e gli interventi in generale sono subordinati al non aggravamento delle condizioni di stabilità del pendio, alla garanzia di sicurezza determinata dal fatto che le opere siano progettate ed eseguite in misura adeguata al rischio dell’area.

- R125: area a rischio moderato, nella quale per il livello di rischio presente per le quali i danni sociali, economici ed il patrimonio ambientale sono marginali. Alle suddette classi di rischio sono state aggiunte altre due classi:

26 - RPa : area a rischio potenziale alto, nella quale il livello di rischio, potenzialmente alto, può essere definito solo a seguito di indagini e studi a scala di maggior dettaglio;

27 - RPb : area a rischio potenziale basso, nella quale l’esclusione di un qualsiasi livello di rischio, potenzialmente basso, è subordinata allo svolgimento di indagini e studi a scala di maggior dettaglio. In tale file, inoltre, sono riportate anche le cosiddette “aree di attenzione”, che in analogia al rischio, sono state suddivise nelle seguenti classi:

26 - APa : area di attenzione potenzialmente alta, non urbanizzata, nella quale il livello di attenzione, potenzialmente alto, può essere definito solo a seguito di indagini e studi a scala di maggior dettaglio; - A428: area di alta attenzione, non urbanizzata, potenzialmente interessata da fenomeni di innesco, transito ed invasione di frana a massima intensità attesa alta; - A329: area di medio-alta attenzione, non urbanizzata, ricadente all’interno di una frana attiva a massima intensità attesa media o di una frana quiescente della medesima intensità in un’area classificata ad alto grado di sismicità;

57

25 Dalle norme tecniche di attuazione del Psai – Rf: Art. 10 - Aree a rischio moderato (R1) 1. Nelle aree definite a “rischio idrogeologico moderato”, le costruzioni e gli interventi in generale sono subordinati al non aggravamento delle condizioni di stabilità del pendio, alla garanzia di sicurezza determinata dal fatto che le opere siano progettate ed eseguite in misura adeguata al rischio dell’area.

26 Dalle norme tecniche di attuazione del Psai – Rf: Art. 5 - Aree a rischio potenzialmente alto (Rpa) ed Aree di attenzione potenzialmente alta (Apa) 1. Nelle aree di cui alla rubrica del presente articolo, urbanizzate e non, si applicano i divieti e le prescrizioni di cui al precedente Articolo 3 e con le medesime eccezioni. 2. Resta ferma la possibilità di annullare e/o modificare, in qualsiasi momento, la perimetrazione e le misure di salvaguardia relative all’assetto idrogeologico di tali aree a seguito di studi ed indagini a scala di maggior dettaglio che consentano una definizione, a scala adeguata, delle condizioni di stabilità del territorio. Si applica il successivo Articolo 29.

27 Dalle norme tecniche di attuazione del Psai – Rf: Art. 12 - Aree a rischio potenzialmente basso (Rpb) ed Aree di attenzione potenzialmente bassa (Apb) 1. Nelle aree richiamate nella rubrica del presente articolo, urbanizzate e non, si applica la disciplina di cui all’Articolo 10. 2. Resta ferma la possibilità di annullare e/o modificare, in qualsiasi momento, la perimetrazione e le misure di salvaguardia relative all’assetto idrogeologico di tali aree a seguito di studi ed indagini a scala di maggior dettaglio che consentano una definizione, a scala adeguata, delle condizioni di stabilità del territorio. Si applica il successivo Articolo 28.

28 Dalle norme tecniche di attuazione del Psai – Rf: Art. 4 - Aree di alta attenzione (A4) 1. Nelle aree di cui alla rubrica del presente articolo, non urbanizzate, si applicano i divieti e le prescrizioni di cui al precedente Articolo 3 e con le medesime eccezioni, qualora, in sede di approfondimento, risultasse la presenza di strutture, infrastrutture o beni ambientali e culturali.

29 Dalle norme tecniche di attuazione del Psai – Rf: Art. 7 - Aree di medio-alta attenzione (A3) 1. Nelle aree di cui alla rubrica del presente articolo, non urbanizzate, si applicano i divieti e le prescrizioni di cui al precedente Articolo 6 e con le medesime eccezioni qualora, in sede di approfondimento, risultasse la presenza di strutture, infrastrutture o beni ambientali e culturali.

- A230: area di media attenzione, non urbanizzata, ricadente all’interno di una frana quiescente, a massima intensità attesa media; - A131: area di moderata attenzione, non urbanizzata, ricadente all’interno di una frana a massima intensità attesa bassa;

27 - APb : area di attenzione potenzialmente bassa, nella quale l’esclusione di un qualsiasi livello di attenzione, potenzialmente basso, è subordinata allo svolgimento di indagini e studi a scala di maggior dettaglio; - C132: aree di possibile ampliamento dei fenomeni franosi cartografati all’interno, ovvero di fenomeni di primo distacco; - C233: aree di versante nelle quali non è stato riconosciuto un livello di rischio o di attenzione significativo.

In riferimento alla carta del rischio da frana (Figura 22), il territorio comunale di Parolise risulta caratterizzato dall’assenza di aree a rischio molto elevato R4 ed elevato R3, ed costituito dallo 0,4% da aree a rischio medio R2 (13.838 mq), dallo 0,3% da aree a rischio moderato R1 (8.870 mq), dal 2,7% da aree di alta attenzione A4 (86.585 mq), dal 10,9% da aree di media attenzione A2 (354.272 mq), dal 2,4% da aree di moderata attenzione A1 (78.027 mq), dallo 0,6% da aree di attenzione potenzialmente alta Apa (19.780 mq), dal 32,5% da aree di possibili ampliamenti di fenomeni franosi C1 (1.053.673 mq), e dal restante 50,2% da aree valutate prive di rischio (1.625.000 mq) 58 (Figura 23; Tabella 3).

30 Dalle norme tecniche di attuazione del Psai – Rf: Art. 9 - Aree di media attenzione (A2) 1. Nelle aree richiamate nella rubrica del presente articolo, non urbanizzate, si applica la disciplina di cui al precedente Articolo 8.

31 Dalle norme tecniche di attuazione del Psai – Rf: Art. 11 - Aree di moderata attenzione (A1) 1. Nelle aree richiamate nella rubrica del presente articolo, non urbanizzate, si applica la disciplina di cui al precedente Articolo 10.

32 Dalle norme tecniche di attuazione del Psai – Rf: Art. 13 - Aree di possibile ampliamento dei fenomeni franosi cartografati all’interno, ovvero di fenomeni di primo distacco (C1) 1. Nelle aree di cui alla rubrica gli interventi sono subordinati unicamente all’applicazione della normativa vigente in materia, con particolare riguardo al rispetto delle disposizioni contenute nel D.M. 11 marzo 1988 (S.O. G.U. n.127 del 1/06/88), nella Circolare LL.PP. 24/09/88 n. 3483 e successive norme e istruzioni e nel D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia - G.U. n. 245 del 20 ottobre 2001- s.o. n. 239).

33 Dalle norme tecniche di attuazione del Psai – Rf: Art. 14 - Aree di versante in cui non è stato riconosciuto un livello di rischio o di attenzione significativo (C2) 1. Nelle aree di cui alla rubrica gli interventi sono subordinati unicamente all’applicazione della normativa vigente in materia, con particolare riguardo al rispetto delle disposizioni contenute nel D.M. 11 marzo 1988 (S.O. G.U. n.127 del 1/06/88), nella Circolare LL.PP. 24/09/88 n. 3483 e successive norme e istruzioni e nel D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia - G.U. n. 245 del 20 ottobre 2001- s.o. n. 239).

Figura 22 – Parolise nella carta del rischio da frana del Psai dell’AdiB Liri-Garigliano e Volturno

59

Figura 23 – la ripartizione percentuale delle zone individuate nella carta del rischio da frana del Psai relativamente al territorio comunale di Parolise

N. Zona Descrizione Superficie (kmq) Superficie (%) 1 R2 rischio medio 0,014 0,4% 2 R1 rischio moderato 0,009 0,3% 3 A4 rischio medio 0,087 2,7% 4 A2 rischio moderato 0,354 10,9% 5 A1 rischio potenziale molto elevato 0,078 2,4% 6 Apa rischio potenziale elevato 0,020 0,6% 7 C1 rischio potenziale medio 1,054 32,5% 9 nr nessun rischio 1,625 50,2% totale: 3,24 100,0%

Tabella 3 – la ripartizione percentuale delle zone individuate nella carta del rischio da frana del Psai relativamente al territorio comunale di Parolise

Per quanto concerne il Psai – Rf, Parolise non presenta alcun tipo di aree a rischio idraulico.

3.2.4 Il piano regionale delle attività estrattive della Campania Il piano regionale delle attività estrattive34 (Prae) è l’atto di programmazione settoriale, con il quale si stabiliscono gli indirizzi, gli obiettivi per l’attività di ricerca e di coltivazione dei materiali di cava nel rispetto dei vincoli ambientali, paesaggistici, archeologici, infrastrutturali, idrogeologici, ecc. nell’ambito della programmazione socio-economica. Esso persegue il fine del corretto utilizzo delle risorse naturali compatibile con la salvaguardia dell’ambiente, del territorio nelle sue 60 componenti fisiche, biologiche, paesaggistiche, monumentali. Il Prae è uno strumento gerarchicamente sovraordinato rispetto agli strumenti generali comunali, è di pari grado rispetto alla pianificazione paesistica e ambientale regionale. Attraverso il Prae, la regione garantisce un equilibrio dinamico tra l’esigenza di soddisfacimento del fabbisogno regionale di materie prime e l’esigenza di preservare le risorse naturali non rinnovabili, prevedendo la riduzione del loro prelievo nel tempo, anche attraverso l’incentivazione di tecnologie alternative. In definitiva, la pianificazione dell’attività estrattiva prevista dal Prae è incentrata sui seguenti obiettivi strategici elencati in ordine di priorità: recupero ed eventuale riuso del territorio con cessazione di ogni attività estrattiva; riduzione del consumo di risorse non rinnovabili; sviluppo delle attività estrattive in aree specificatamente individuate; recupero delle cave abbandonate; prevenzione e repressione del fenomeno dell’abusivismo nel settore estrattivo. La tavola n. 2 del Prae, denominata “Natura 2000”, in riferimento al territorio comunale di Parolise, evidenzia la presenza del Sic Monte Tuoro, IT8040012 (Figura 24).

34 Il Prae è stato approvato con ordinanza del commissario ad acta n. 11 del 07.06.2006, successivamente rettificato con ordinanza del commissario ad acta n. 12 del 06.07.2006.

Figura 24 – Parolise nella tavola 2 “Natura 2000” del Prae della Campania

La tavola n. 7, denominata “Litotipi estraibili”, segnala la presenza, seppur in modesta parte, di un’area a sud del territorio, in cui vi è la presenza di giacimenti di calcare estraibili (Figura 25). 61

Figura 25 – Parolise nella tavola 7 “Litotipi estraibili” del Prae della Campania

Nella tavola n. 8, denominata “Aree perimetrale dal Prae”, si riscontra la presenza di una sottile fascia di territorio classificata come area di riserva35 (Figura 26). Nelle aree di riserva la coltivazione è consentita solo quando le cave attive non soddisfano il fabbisogno e non è possibile coltivare nelle aree suscettibili di nuove estrazioni36. Il Prae non individua la presenza di cave sul territorio di Parolise. Quelle più vicine si trovano nei comuni limitrofi di Chiusano San Domenico, Salza Irpina ed .

62

Figura 26 – Parolise nella tavola 8 “Aree perimetrale dal Prae” del Prae della Campania

3.3 La cartografia del territorio comunale La cartografia di un territorio comunale è uno strumento conoscitivo, analitico e di pianificazione, fondamentale ai fini della redazione di un Puc37. Il processo di restituzione cartografica è articolato in tre fasi fondamentali:

35 Il Prae prevede, in generale, le aree estrattive suddivise in tre gruppi: a. aree suscettibili di nuove estrazioni (ex area di completamento); b. aree di riserva (ex area di sviluppo); c. aree di crisi contenenti anche le: 1.c zone critiche (zone di studio e verifica); 2.c aree di particolare attenzione ambientale (Apa); 3.c zone altamente critiche (Zac).

36 Le aree di riserva sono le porzioni del territorio che costituiscono le riserve estrattive della regione Campania e sono porzioni del territorio, che per caratteristiche geomorfologiche e per la presenza di litotipi d’interesse economico, sono destinate all’attività estrattiva. Possono essere riclassificate in aree suscettibili di nuove estrazioni. La coltivazione nelle aree di riserva delimitate in comparti è avviata, fatti salvi i casi tassativamente indicati dal Prae, quando le cave in attività non sono in grado di soddisfare il fabbisogno provinciale e non vi è la possibilità di avviare ulteriori attività estrattive nelle aree suscettibili di nuove estrazioni, secondo i criteri cronologici e prioritari di coltivazione delle singole aree di riserva e dei singoli comparti, previa approvazione del progetto unitario di gestione produttiva del comparto.

37 A tale scopo, è stata incaricata la società GeosLab Srl, avente sede operativa in (Av), per eseguire la restituzione cartografica previa acquisizione delle aerofotogrammetrie del territorio comunale. Le foto aeree sono state realizzate nel 2003.

a) definizione della base cartografica da produrre; b) realizzazione delle riprese aerofotogrammetriche; c) restituzione cartografica propriamente detta. La prima fase, di individuazione della base cartografica, ha lo scopo di definire il prodotto finale dell’intero processo di restituzione. La seconda fase, di realizzazione delle riprese aeree, ha lo scopo di costruire un supporto fotografico chiaro e leggibile dal quale poter ricavare, successivamente, la base cartografica. La terza ed ultima fase consiste nella restituzione cartografica propriamente detta e ha lo scopo di produrre la base cartografica, e la relativa documentazione allegata, stabilita a monte dell’intero processo. Una volta prodotte le cartografie commissionate dall’Ac, queste sono revisionate attraverso un continuo ed attento controllo sul campo, al fine di effettuare tutte le eventuali correzioni indispensabili per poter produrre delle cartografie quanto più fedelmente rappresentative del territorio oggetto del rilievo. La restituzione fotogrammetrica consente la rappresentazione del terreno in tutti i particolari (edifici, strade, canali, fossi, linee elettriche, ecc.). L'altimetria è rappresentata da curve di livello con equidistanza pari alla millesima parte della scala. Le curve di livello sono integrate da punti quotati in prossimità di incroci stradali, cortili e punti significativi del terreno. La restituzione fotogrammetrica è stata eseguita sulla scorta del materiale fotografico e dei punti di appoggio serviti in campagna38. 63 Le funzioni della base cartografica sono molteplici. Essa, infatti, deve fungere da: supporto cartografico di base da poter essere stampato su carta ed utilizzato dall’ufficio tecnico e dai privati; strumento digitale di raccolta dati, tramite georeferenziazione degli stessi con i vari elementi grafici presenti sulla cartografia; strumento di analisi delle caratteristiche fisiche ed urbanistiche del territorio comunale; supporto cartografico digitale per la redazione delle diverse tavole tematiche di cui si compone il Puc; supporto digitale tridimensionale per la visualizzazione degli scenari creati dalle scelte urbanistiche dettate dal Puc. Per quanto concerne le scale di rappresentazione della cartografia del territorio comunale utilizzata come base per il disegno degli elaborati grafici del Puc, la ditta commissionata ha fornito due livelli di dettaglio di rappresentazione: 1:5.000 e 1:2.000. La scala 1:5.000, di minore dettaglio, è stata utilizzata per la rappresentazione dell’intero territorio comunale, mentre la scala 1:2.000, di maggiore dettaglio, è stata impiegata per la rappresentazione del centro abitato e delle immediate adiacenze, essendo queste ultime possibili zone di intervento urbanistico di sviluppo. La base cartografica prodotta per la redazione del Puc di Parolise consiste quindi in:

38 Si è proceduto alla restituzione da stereofotogrammi di tutto ciò che è riportato nelle riprese aeree. Si è provveduto a restituire tutta la rappresentazione di fabbricati, strade, tracciati ferroviari, delimitazioni e manufatti in genere. L'indicazione delle quote altimetriche delle strade è ottenuta con punti quotati e curve di livello. Gli elementi della restituzione sono inoltre caratterizzati secondo layer, in ossequio alla normale procedura di restituzione.

- una cartografia numerica 3D dell’intero territorio comunale con livello di dettaglio di rappresentazione per una scala 1:5.000; - una cartografia numerica 2D dell’intero territorio comunale con livello di dettaglio di rappresentazione per una scala 1:5.000; - una cartografia numerica 3D della porzione di territorio relativa al centro abitato con livello di dettaglio di rappresentazione per una scala 1:2.000; - una cartografia numerica 2D della porzione di territorio relativa al centro abitato con livello di dettaglio di rappresentazione per una scala 1:2.000; - una cartografia cartacea dell’intero territorio comunale in scala 1:5.000; - una cartografia cartacea della porzione di territorio relativa al centro abitato in scala 1:2.000. Le cartografie su supporto cartaceo sono ricavate dalla stampa, tramite plotter, delle relative cartografie numeriche 2D, e sono completate con cartiglio graduato con coordinate geografiche in Gauss-Boaga, quadro di insieme, legenda degli elementi cartografici presenti e maschera di informazioni relative alla società che ha realizzato il rilievo aerofotogrammetrico e la restituzione cartografica. Ai fini di una più chiara rappresentazione di alcuni elaborati grafici del Puc, talvolta è stato necessario rappresentare porzioni di territorio ad una scala di maggiore dettaglio, ed in particolare 1:500. Si sottolinea che tale base cartografica essendo stata ottenuta da un mero ingrandimento della cartografia in scala 1:2000, non presenta una vestizione ed un rilievo di dettaglio che avrebbe 64 avuto se fosse stata realizzata attraverso restituzione da una ripresa aerea effettuata alla quota preposta per i rilievi in scala 1:500.

4. Analisi geologica I principali risultati emersi dagli studi geologici condotti dalla dott.ssa geologa Alba De Stefano conducono alla redazione della carta della microzonazione in prospettiva sismica e della edificabilità dei terreni39.

4.1 La microzonazione in prospettiva sismica40 E’ necessario premettere che, in base all’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri (Opcm) n. 3274 del 20 marzo 2003, è stata redatta la mappa della pericolosità del territorio nazionale suddividendolo in quattro zone omogenee, a cui corrisponde un’accelerazione di riferimento variabile da 0,05g, nella quarta zona, a 0,35g, nella prima zona. I valori di pericolosità sono espressi in termini di accelerazione massima del suolo con probabilità di accelerazione del 10% in 50 anni, riferita ai suoli rigidi.

39 Per conoscere i criteri con i quali sono state redatte le carte geologiche si rimanda allo studio preposto, condotto dalla dott.ssa Alba De Stefano.

40 Elaborato grafico n. 3 del Preliminare di Piano.

I valori di accelerazione gravitazionale (ag) sono riferiti alle accelerazioni che sono attese a seguito di un evento sismico laddove il sottosuolo interessato è costituito da formazioni litoidi o rigide definite quali suoli di fondazione di Categoria A (punto 3.2.1 del Dm 14 settembre 2005). Il Comune di Parolise è stato inserito nella Zona 2, con un valore di accelerazione orizzontale ag pari a 0,25g (Tabella 4).

Zona Valore di ag 1 0,3 g 2 0,25 g 3 0,15 g 4 0,05 g

Tabella 4 – accelerazioni per ogni zona omogenea di riferimento secondo l’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003

La nuova normativa sismica italiana prevede una suddivisione dei terreni di fondazione in 5 classi in funziona del Vs30, cioè in funzione della velocità delle onde S nei primi 30 m dal piano di fondazione (Tabella 5).

Vs30 Terreno Descrizione del profilo stratigrafico (m/s) Formazioni litoidi o suoli omogenei molto rigidi comprendenti eventuali strati di A > 800 alterazione superficiali di spessore massimo di 5 metri 65 Depositi di sabbie o ghiaie molto addensate o argille molto consistenti, con B spessori di diverse decine di metri, caratterizzati da un graduale miglioramento 360 - 800 delle proprietà meccaniche con la profondità Depositi di sabbia e ghiaie mediamente addensate o argille di media consistenza, C 180 - 360 con spessori variabili da diverse decine fino a centinaia di metri Depositi di terreni granulari da sciolti a poco addensati oppure coesivi da poco a D < 180 mediamente consistenti Profili di terreno costituiti da strati superficiali alluvionali, con valori di VS30 E simili a quelli dei tipi C e D e spessore compreso tra 5 e 20 metri, giacenti su di un substrato di materiale più rigido con VS30 > 800m/s Depositi costituiti da, o che includono, uno strato spesso almeno 10 m di S1 argille/limi di bassa consistenza, con elevato indice di plasticità (IP > 40) e < 100 contenuto di acqua Depositi di terreni soggetti a liquefazione, di argille sensitive, o qualsiasi altra S2 categoria di terreno non classificabile nei tipi precedenti

Tabella 5 – categorie di suolo secondo l’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003

Nella carta della microzonazione in prospettiva sismica sono state individuate due zone corrispondenti ad altrettante categorie di suolo di fondazione: - la categoria A, costituita da terreni con formazioni calcaree molto rigide con valori di Vs30 > 800 m/s; - la categoria B, costituita da terreni caratterizzati dalla presenza di “arenarie quarzose con marne, calcari marnosi e brecce calcaree”, nonché di “argille sabbiose giallastre passanti inferiormente ad

argille grigie plumbee con intercalazioni di calcari marnosi, marne ed arenarie”. Si tratta di terreni molto consistenti con spessori di diverse decine di metri, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche all’aumentare della profondità e da valori di Vs30 compresi tra 360 e 800 m/s. Tali terreni sono sub affioranti o ricoperti da una coltre superficiale di alterazione con spessore massimo di circa 6 metri o da una sottile copertura di materiale piroclastico.

4.2 L’edificabilità dei suoli41 Per quanto concerne la suddivisione del territorio comunale in zone omogenee rispetto all’edificabilità dei suoli, individuate in seguito a verifiche di stabilità eseguite a campione, si evidenzia che la superficie comunale di Parolise presenta tre tipologie di aree: - ad edificabilità consentita: rientrano tutte le aree classificate stabili e di bassa attenzione nelle quali sono consentiti tutti gli interventi pubblici e privati nel rispetto delle normative vigenti; - ad edificabilità condizionata: rientrano le aree di media e di medio-alta attenzione ai limiti della stabilità caratterizzate da coefficienti di sicurezza compresi tra 1,0 e 1,3, nelle quali sono consentiti tutti gli interventi pubblici e privati corredati da studi che dimostrino le condizioni di stabilità delle aree, che tutelino l’equilibrio geostatico e geomorfologico dei terreni interessati, che evitino l’erosione del suolo e riducano i deflussi idrici superficiali; - non edificabili: rientrano le aree di alta attenzione, i versanti carbonatici, le conoidi detritico- 66 alluvionali e le aree soggette ad esondazione, nelle quali sono consentiti solo gli interventi di sistemazione e bonifica delle aree, le opere di difesa, gli interventi di sistemazione finalizzati a ridurre i rischi compatibili con la stabilità dei terreni e la regimentazione delle acque di ruscellamento superficiale.

5. Analisi agronomica42 Ancora oggi le risorse agronomiche assumono un ruolo importante nell’economia di Parolise, Comune inserito nella zona di coltivazione delle uve per la produzione del vino Docg Fiano di Avellino. Gli altri comuni della provincia facenti parte di suddetta zona di produzione, riconosciuta dal relativo disciplinare approvato con Decreto 18 luglio 2003 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 180 del 5 agosto 2003, sono: Avellino, Lapio, Atripalda, , , , Sorbo Serpico, Salza Irpina, San Potito Ultra, Candida, Manocalzati, Pratola Serra, Montefredane, Grottolella, Capriglia Irpina, Sant’Angelo a Scala, Summonte, , , Contrada, , Ospedaletto D'Alpinolo, Montefalcione, Santa Lucia di e .

41 Elaborato grafico n. 4 del Preliminare di Piano.

42 Elaborato grafico n. 5 del Preliminare di Piano.

Ancor più che in altre realtà, dunque, un’approfondita analisi agronomica è alla base di una corretta pianificazione del territorio, che deve cercare di salvaguardare la coltivazione della vite, preservando i terreni più idonei a tale scopo e le vigne di maggior valore sia produttivo che storico. L’Ac di Parolise, contestualmente al mandato di redazione del Puc, ha affidato al dottore agronomo Erminio Luce, dello Studio di Progettazione “Luce Associati”, la redazione della carta dell’uso agricolo del suolo e delle attività colturali in atto nelle zone non ancora urbanizzate a corredo dello stesso Puc. Tale studio è stato effettuato con particolare attenzione e precisione, in quanto i risultati derivanti da esso condizionano fortemente le scelte urbanistiche finali. La carta dell’uso agricolo del suolo, che rappresenta lo strumento principale di sintesi dell’analisi agronomica, ha l’obiettivo di suddividere l’intero territorio comunale in aree omogenee individuate per tipo di utilizzazione agricola. Con l’art. 49 della Lr 16/2004 vengono abrogati gli artt. 1-8 della Lr 14/1982 mentre, fra gli altri, restano vigenti: - il punto 1.2 del Titolo II relativo alle direttive di pianificazione, allegate alla Lr 14/1982, ove si prescrive che, tra gli elaborati costituenti il Prg, oggi Puc, deve figurare “la carta dell’uso agricolo e delle attività colturali in atto nelle zone non ancora urbanizzate redatta di concerto dal progettista del Piano e da un agronomo” (art. 2, Lr 2/1987); - il comma 2 del punto 1.3 del Titolo II delle stesse direttive in cui si prevede che “le aree di espansione residenziale vanno preferibilmente localizzate in terreni agricoli improduttivi o 67 scarsamente produttivi sulla base della carta di cui al punto 1.2-3), lettera d)”, nonché le aree destinate ad impianti produttivi; - il comma 1 del punto 1.8 del Titolo II delle stesse direttive in cui si prescrive che “gli strumenti urbanistici generali devono individuare le destinazioni colturali in atto per tutelare le aree agricole particolarmente produttive, evitando che esse siano utilizzate ai fini edilizi”; - i comma 2 e 3 inseriti dalla Lr 2/1987, che all’art. 1 recita: “La carta dell’uso agricolo e delle attività colturali in atto individua il carattere prevalente delle colture. Gli indici da applicare sono desunti da idonea certificazione da allegare alla richiesta di concessione edilizia e relativa alla destinazione colturale all’atto della richiesta medesima”. La circolare del servizio urbanistica n. 5255/1987 chiariva che “fermo restando il principio che nella carta dell’uso agricolo vanno riportate le destinazioni colturali in atto, queste vengono individuate secondo il carattere prevalente delle colture”. La circolare specificava, inoltre, che “l’elaborato progettuale di cui trattasi dovrà essere redatto dal progettista del Piano congiuntamente ad un agronomo al quale spetta l’accertamento sia dell’uso agricolo delle zone del territorio comunale non ancora urbanizzate che della qualità delle colture in atto nelle stesse zone al momento del rilevamento” 43.

43 La circolare del servizio urbanistica n. 5255, con la quale si davano direttive e chiarimenti alla Lr 2/1987, veniva approvata con delibera Gr n. 2542 del 26.5.1987.

Livello 1 Livello 2 Livello 3 1.1.1.Zone residenziali a tessuto continuo 1.1.Zone urbanizzate di tipo residenziale 1.1.2.Zone residenziali a tessuto discontinuo e rado 1.2.1.Aree industriali, commerciali e dei servizi pubblici e privati 1.2.Zone industriali, commerciali ed 1.2.2.Reti stradali, ferroviarie e infrastrutture tecniche infrastrutturali 1.2.3.Aree portuali 1. Superfici artificiali 1.2.4. Aeroporti 1.3.1.Aree estrattive 1.3.Zone estrattive, cantieri, discariche e 1.3.2. Discariche terreni artefatti e abbandonati 1.3.3 Cantieri 1.4.1.Aree verdi urbane 1.4.Zone verdi artificiali non agricole 1.4.2.Aree ricreative e sportive 2.1.1.Seminativi in aree non irrigue 2.1.Seminativi 2.1.2.Seminativi in aree irrigue 2.1.3 Risaie 2.2.1.Vigneti 2.2.Colture permanenti 2.2.2.Frutteti e frutti minori 2. Superfici agricole 2.2.3. Oliveti utilizzate 2.3.Prati stabili (foraggiere permanenti) 2.3.1. Prati stabili (foraggiere permanenti) 2.4.1.Colture temporanee associate a colture permanenti 2.4.2.Sistemi colturali e particellari complessi 2.4.Zone agricole eterogenee 2.4.3.Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali importanti 2.4.4.Aree agroforestali 3.1.1 Boschi di latifoglie 3.1.Zone boscate 3.1.2 Boschi di conifere 3.1.3. Boschi misti di conifere e latifoglie 3.2.1.Aree a pascolo naturale e praterie 68 3.2.2.Brughiere e cespuglieti 3.2.Zone caratterizzate da vegetazione 3.2.3.Aree a vegetazione sclerofilla 3. Territori boscati e arbustiva e/o erbacea 3.2.4 Aree a vegetazione boschiva ed arbustiva in ambienti semi naturali evoluzione 3.3.1.Spiagge, dune e sabbie 3.3.2.Rocce nude, falesie, rupi, affioramenti 3.3.Zone aperte con vegetazione rada o 3.3.3.Aree con vegetazione rada assente 3.3.4.Aree percorse da incendi 3.3.5.Ghiacciai e nevi perenni 4.1.1.Paludi interne 4.1.Zone umide interne 4.1.2. Torbiere 4. Zone umide 4.2.1.Paludi salmastre 4.2.Zone umide marittime 4.2.2.Saline 4.2.3.Zone intertidali 5.1.1.Corsi d’acqua, canali e idrovie 5.1.Acque continentali 5.1.2 Bacini d’acqua 5. Corpi idrici 5.2.1.Lagune 5.2.Acque marittime 5.2.2.Estuari 5.2.3.Mari e oceani

Tabella 6 – il sistema della nomenclatura completo adottato dalla Corine land cover

Per la redazione del Preliminare di Piano di Parolise, l’agronomo incaricato, di concerto con i progettisti, ha redatto la carta dell’uso agricolo del suolo secondo la classificazione convenzionale definita dal programma europeo della Corine Land Cover44 (Clc).

La legenda della Clc si articola su 3 livelli, il primo dei quali comprende 5 voci generali che abbracciano le maggiori categorie di copertura sul pianeta (territori modellati artificialmente, territori agricoli, territori boscati e ambienti semi-naturali, zone umide, corpi idrici), il secondo 1545, e il terzo 44, con voci più dettagliate46 (Tabella 6). La legenda, proposta come immutabile per ragioni di omogeneità a livello europeo, può essere integrata da successivi livelli di approfondimento desiderati dagli esecutori, i cui dati peraltro non devono figurare a livello comunitario. Attraverso tale classificazione si è in grado di definire l’uso del suolo di ciascuna porzione omogenea di terreno in modo uniforme agli standard europei. Dallo studio agronomico effettuato risulta che il territorio di Parolise è articolato in 5 classi di zone agricole sulle 44 previste dal terzo livello di dettaglio (Tabella 7).

Livello 1 Livello 2 Livello 3 1.1.Zone urbanizzate di tipo 1.1.1.Zone residenziali a tessuto 1. Superfici artificiali residenziale continuo 2.1.1.Seminativi in aree non 2.1.Seminativi irrigue 2. Superfici agricole utilizzate 2.2.1. Vigneti 2.2.Colture permanenti 2.2.2. Frutteti e frutteti minori 3. Territori boscati e ambienti 3.1.Zone boscate 3.1.1 Boschi di latifoglie semi naturali

Tabella 7 – le classi di zone agricole presenti sul territorio di Parolise, secondo la nomenclatura adottata dalla Corine land cover 69 Il territorio agricolo costituisce l’87% della superficie comunale (3,24 kmq) in quanto il “tessuto urbano discontinuo” è pari al 13,0% (0,42 kmq). Il suolo agricolo è caratterizzato prevalentemente dalla classe dei “seminativi in aree non irrigue”, che ricoprono quasi la metà del territorio comunale raggiungendo il 48,1% (1,56 kmq), e distribuendosi in maniera piuttosto uniforme su di esso. Segue la classe dei “boschi di latifoglie” col 21,0% (0,68 kmq), distribuito essenzialmente in due aree piuttosto ampie, una a sud-est e una a nord, ed un’area di estensione più ridotta a confine con il Comune di San Potito Ultra. Vi è poi la classe dei “frutteti e frutteti minori” che ricopre il 9,6% (0,31 kmq) del territorio comunale. Infine i vigneti, che rappresentano la coltura di maggiore pregio per l’appartenenza di Parolise alla zona di produzione del Docg Fiano di Avellino, si estendono su di una superficie complessiva pari all’8,3% (0,27 kmq) dell’intero territorio comunale. Le due aree più importanti dal punto di vista dell’estensione superficiale sono localizzate

44 Il programma CORINE (COoRdination de l’INformation sur l’Environnement), varato dal Consiglio delle Comunità Europee nel 1985, ha lo scopo primario di verificare dinamicamente lo stato dell'ambiente nell'area comunitaria, al fine di orientare le politiche comuni, controllarne gli effetti, proporre eventuali correttivi. Obiettivi secondari, ma non per questo meno validi, sono la formazione e la diffusione di standard e metodologie comuni e la promozione di contatti e scambi internazionali, per facilitare la realizzazione di iniziative intercomunitarie. All’interno del programma corine, il progetto corine-land cover è specificamente destinato al rilevamento e al monitoraggio, ad una scala compatibile con le necessità comunitarie, delle caratteristiche del territorio, con particolare attenzione alle esigenze di tutela.

45 Adatte ad una rappresentazione a scale di 1:500.000/1.000.000.

46 Adatte ad una rappresentazione in scala 1:100.000.

una a nord dell’area industriale del Pip e l’altra, più a sud, a confine con il Comune di Salza Irpina (Figura 27; Tabella 8).

N. Cod. Zona Superficie (kmq) Superficie (%) 1 1.1.2 tessuto urbano discontinuo 0,42 13% 2 2.1.1 seminativi in aree irrigue 1,56 48% 3 2.2.1 vigneti 0,27 8% 4 2.2.2 frutteti e frutteti minori 0,31 10% 5 3.1.1 boschi di latifoglie 0,69 21% totale: 3,24 100,00%

Tabella 8 – consistenza superficiale e ripartizione percentuale del territorio di Parolise in base all’uso agricolo del suolo secondo la classificazione della Corine land cover

70

Figura 27 – ripartizione percentuale del territorio in base all’uso agricolo del suolo secondo la classificazione della Corine land cover

Le medesime zone individuate e distinte secondo la nomenclatura definita dalla Clc possono essere riclassificate secondo le categorie di aree agricole della Lr 14/1982. Nel caso specifico di Parolise, lasciando inalterata la classe del “tessuto urbano discontinuo”, mutuata dalla Clc e riferita alle aree non agricole che Lr 14/1982 non contempla, il territorio agricolo si articola in zone E2 “aree seminative ed a frutteto” e zone E3 “boschive”. Non sono presenti né “aree seminative irrigue con colture pregiate ed orti a produzione ciclica intensiva”, né tantomeno “aree pascolive e incolte”.

La trasposizione dalle classi Clc alle categorie di aree agricole definite dalla Lr 14/1982 è stata effettuata assimilando i “seminativi in aree irrigue”, i “vigneti” e i “frutteti e frutteti minori” alle zone E2 “aree seminative ed a frutteto”, mentre i “boschi di latifoglie” alle zone E3 “boschive”. Si evidenzia come il territorio di Parolise sia costituito prevalentemente da zone E2 “aree seminative ed a frutteto”, che ricoprono gran parte del territorio comunale raggiungendo il 66,0% (2,14 kmq). Seguono le zone E3 “boschive” con il 21,0% (0,68 kmq) ed infine le zone non agricole costituenti il 13% (0,42 kmq) (Figura 28; Tabella 9).

71

Figura 28 – ripartizione percentuale del territorio in base all’uso agricolo del suolo secondo la classificazione della Lr 14/1982

N. Cod. Zona Superficie (kmq) Superficie (%)

1 1.1.2 tessuto urbano discontinuo 0,42 13,0% 2 E2 aree seminative ed a frutteto 2,14 66,0% 3 E3 aree boschive 0,68 21,0% totale: 3,24 100,0%

Tabella 9 – consistenza superficiale e ripartizione percentuale del territorio di Parolise in base all’uso agricolo del suolo secondo la classificazione della Lr 14/1982

6. Analisi urbanistica Una volta tracciato il quadro complessivo del Comune di Parolise, rispetto alle caratteristiche di natura territoriale, geologica ed agronomica, si è spostata l’attenzione sugli elementi e le questioni prettamente urbanistiche. A tal fine è stato necessario raccogliere una consistente quantità di dati statistici relativi alla popolazione, al patrimonio edilizio e agli indicatori socioeconomici. Si è provveduto, poi, ad

integrare e relazionare tali informazioni con altre, desunte dall’analisi diretta delle cartografie digitali nonché da appositi sopralluoghi sul campo. La raccolta dei dati è stata completata con l’acquisizione di tutti gli elaborati in possesso dell’Ac di Parolise riguardanti strumenti urbanistici vigenti e pregressi, vincoli esistenti, opere pubbliche in fase di progettazione, permessi di costruire rilasciati, ecc.. Ottenute le informazioni necessarie, si è proceduto ad analizzare il territorio attraverso la sua suddivisone in sezioni censuarie, elaborando i dati statistici ad esse associati. Uno studio accurato sul patrimonio edilizio e sulle dinamiche demografiche è stato condotto incrociando dati di diversa natura e molteplici informazioni, molte delle quali ottenute tramite sopralluoghi che hanno consentito anche l’individuazione dell’uso effettivo del suolo urbano. L’analisi urbanistica è stata completata attraverso l’identificazione dei sistemi di protezione delle qualità ambientali e culturali, il riconoscimento delle emergenze ambientali, architettoniche ed urbanistiche e la valutazione dello stato di attuazione degli strumenti urbanistici vigenti e pregressi.

6.1 Le sezioni censuarie e i dati Istat 6.1.1 La struttura e la dinamica demografica L’analisi demografica è, seppure in modo indiretto, uno strumento molto utile a determinare indicatori significativi dello sviluppo di un territorio in un determinato periodo di tempo. In tale 72 ottica risulta di notevole interesse l’analisi dei numerosi dati statistici che forniscono informazioni relative alla struttura e alle caratteristiche della popolazione, nonché alle tendenze in atto onde evidenziare significati fenomeni di crescita o declino della popolazione anche in rapporto alle dinamiche presenti in altre aree di riferimento.

L’evoluzione demografica Lo studio dell’evoluzione demografica si articola in un’analisi di lungo periodo e in un’analisi di breve periodo. Il primo tipo di esame avviene attraverso la valutazione dell’andamento della popolazione nel tempo utilizzando i dati demografici disponibili dai censimenti Istat svolti dal 1861 fino al 2001 (Tabella 10). I comportamenti demografici assumono particolare importanza in quanto forniscono gli elementi che determinano, nel lungo periodo, le caratteristiche della popolazione in termini di flussi. In quest’ottica, l’elaborazione grafica dei dati aiuta a mettere in evidenza un andamento particolare, assimilabile ad una sinusoide smorzata il cui andamento generale conduce ad una decrescita complessiva della popolazione. La curva demografica passa infatti dai 775 abitanti del 1861 ai 653 del 2001, registrando due massimi relativi al 1901, con 951 unità, e al 1951, con 835 unità, e due minimi relativi al 1921, con 724 unità, e al 1981, con 620 unità (Figura 29).

Popolazione residente ai censimenti 1861-2001 N. Anno Abitanti Densità abitativa (ab/kmq) 1 1861 775 239 2 1871 861 266 3 1881 940 290 4 1901 951 294 5 1911 782 241 6 1921 724 223 7 1931 798 246 8 1936 823 254 9 1951 835 258 10 1961 735 227 11 1971 623 192 12 1981 620 191 13 1991 648 200 14 2001 653 202

Tabella 10 – popolazione e densità abitativa del comune di Parolise agli anni di censimento

73

Figura 29 – andamento della popolazione di Parolise dal 1861 al 2001 (dati censimenti Istat)

La seconda tipologia di analisi che consente di studiare l’evoluzione demografica consiste in una valutazione sul breve periodo. In genere è condotta con riferimento ad un intervallo temporale che si aggira intorno ai dieci anni, basandosi sui dati che l’anagrafe comunale registra attraverso i modelli P2 e che trasferisce annualmente all’Istat. Nei suddetti modelli, che descrivono i movimenti della popolazione residente, vengono censite le iscrizioni e le cancellazioni anagrafiche, relative ad un periodo annuale, distinguendole per: movimento naturale (nati, morti) e movimento migratorio (immigrati o altri iscritti, emigrati o altri cancellati). Dalla somma algebrica fra il saldo per movimento naturale e il saldo per movimento migratorio si determina l’incremento o il decremento della popolazione del Comune per ciascun anno; tali dati sono suddivisi per sesso. Nei

modelli P2, sono riportati i dati sul numero di famiglie e sulla dimensione media delle famiglie residenti. Attraverso la consultazione e l’elaborazione dei dati riportati nei modelli P2, è possibile ricostruire l’evoluzione della popolazione di Parolise nel breve periodo, in riferimento ad un periodo di 16 anni, dal 1995 al 2010 (Tabella 11; Figura 30).

Popolazione residente nel periodo 1995-2010

N. Anno Maschi Femmine Abitanti Densità abitativa (ab/kmq) 1 1995 317 338 655 202 2 1996 303 332 635 196 3 1997 310 337 647 200 4 1998 309 342 651 201 5 1999 306 343 649 200 6 2000 307 343 650 201 7 2001 321 332 653 202 8 2002 336 350 686 212 9 2003 342 356 698 215 10 2004 349 360 709 219 11 2005 339 355 694 214 12 2006 329 346 675 208 13 2007 334 352 686 212 74 14 2008 339 363 702 217 15 2009 340 362 702 217 16 2010 341 365 706 218

Tabella 11 – popolazione per sesso e densità abitativa del comune di Parolise dal 1995 al 2010

Figura 30 – andamento della popolazione di Parolise dal 1995 al 2010 (modelli Istat P2)

Lo stato civile al 1995 vedeva così suddivisa la popolazione residente per sesso: 317 maschi e 338 femmine, per un totale di 655 abitanti residenti. Fino al 2000 la popolazione è rimasta sostanzialmente costante ad eccezione di un breve decremento, registrato tra il 1995 ed il 1996, seguito da un’immediata ripresa nell’anno successivo. Dal 2000 al 2004, invece, si è registrato un significativo incremento della popolazione che è arrivata a sfiorare i 710 abitanti. Ha seguito dapprima una fase in controtendenza, caratterizzata da un decremento lineare che è durato fino al 2006 in cui si sono registrati 675 abitanti, ed una successiva ripresa fino all’attualità (2010), anno in cui i residenti si ripartiscono in 341 maschi e 365 femmine, per un totale di 706 abitanti. Di particolare interesse è lo studio dell’evoluzione del saldo naturale e del saldo sociale negli ultimi 16 anni, dal 1995 al 2010, in quanto consente di comprendere le cause del particolare andamento demografico di questo periodo (Tabella 12; Figura 31).

Movimento naturale Movimento sociale Saldo Anno totale Nati Morti Saldo Immigrati Emigrati Saldo 1995 6 8 -2 24 16 8 6 1996 3 10 -7 15 28 -13 -20 1997 9 7 2 18 8 10 12 1998 5 8 -3 23 16 7 4 75 1999 2 5 -3 20 19 1 -2 2000 4 9 -5 21 15 6 1 2001 ------2002 7 11 -4 41 32 9 5 2003 6 8 -2 43 29 14 12 2004 5 6 -1 27 15 12 11 2005 6 14 -8 20 27 -7 -15 2006 5 7 -2 18 31 -13 -15 2007 7 8 -1 31 23 8 7 2008 6 2 4 42 30 12 16 2009 6 11 -5 32 27 5 0 2010 9 3 6 24 23 1 7 totale 86 117 -31 399 339 60 29

Tabella 12 – evoluzione del saldo naturale e del saldo sociale dal 1995 al 2010

Innanzitutto si osserva che il saldo sociale risulta sempre superiore al saldo naturale, se si fa eccezione degli anni 1996, 2006 e 2010. Questo dato fa intuire come l’incremento demografico complessivo di Parolise, registrato negli ultimi 16 anni, sia dovuto essenzialmente al saldo sociale, ossia alla presenza di nuovi residenti che spostandosi dalle grandi città, come Napoli o Avellino, hanno preferito trasferirsi in un luogo più tranquillo, decentrato, ma al tempo stesso ben collegato

con il capoluogo irpino, caratterizzato da abitazioni aventi costi o canoni più accessibili, e con prospettive concrete di crescita economica, soprattutto dal punto di vista industriale e commerciale.

Figura 31 – andamento dei saldi naturale e sociale di Parolise dal 1995 al 2010 (modelli Istat P2) 76 Nell’arco temporale esaminato, infatti, se da un lato si è registrato un saldo naturale negativo di -31 unità, derivante dal bilancio tra le 86 nascite e i 117 decessi, dall’altro si è riscontrato un saldo sociale positivo di ben 60 unità, derivante dal bilancio tra i 399 immigrati e i 339 emigrati. Il saldo complessivo risulta dunque in positivo, con +29 unità. Analizzando l’andamento dei saldi, si osserva come quello naturale sia stato sempre negativo o, comunque, prossimo allo zero; il picco massimo positivo si è registrato proprio nell’ultimo anno di stima, il 2010, in cui il saldo ha evidenziato un +6. Al contrario, il trend del movimento migratorio della popolazione, come differenza fra emigrati e immigrati, che mostra un andamento molto più irregolare, ha assunto valori quasi sempre positivi, tali da determinare un incremento della popolazione con una media di 4 unità all’anno. E’ evidente che, nel complesso, il saldo sociale ha assunto un’incidenza maggiore rispetto a quello naturale, per cui in media la popolazione di Parolise è cresciuta di circa 1,9 unità ogni anno, negli ultimi 16 anni. Per poter comprendere l’evoluzione della struttura demografica di Parolise è necessario suddividere i dati statistici per fasce di età, articolandoli anche per sesso. In quest’ottica, un’efficace elaborazione consiste nella realizzazione della cosiddetta “piramide dell'età della popolazione”47.

47 La piramide dell'età è un istogramma che presenta sull’asse verticale le classi d’età, solitamente ad intervalli di cinque anni, e sull’asse orizzontale il numero complessivo di appartenenti a ciascuna classe di età, in modo che ciascuna di esse sia rappresentata da superfici rettangolari aventi basi proporzionali al numero di individui ed altezze uguali all’ampiezza Comune di classe. La rappresentazione grafica si ottiene dalla sovrapposizione di questi rettangoli ed esprime, appunto,

Essa fotografa la situazione demografica di un determinato ambito territoriale, mostrando il rapporto tra femmine e maschi alle diverse età e permettendo, inoltre, di fare previsioni per il futuro. Si osserva come questo particolare istogramma continui ad essere chiamato “piramide” sebbene la distribuzione grafica dei rettangoli che lo caratterizza non assuma più, come alcuni decenni fa, una forma piramidale, dovuta ad una prevalenza delle classi di età più basse. A causa del fenomeno di invecchiamento della popolazione che si registra negli ultimi decenni sul tutto il territorio nazionale, infatti, l’istogramma assume in genere una forma “a brocca”, con picchi di popolazione nelle classi di età più elevate (oltre i 70 anni) e quelle intermedie (tra i 30 e i 50 anni). Le caratteristiche strutturali della popolazione di Parolise, fotografate negli ultimi due anni di censimento, presentano alcune leggere variazioni. Infatti, osservando le piramidi delle età al 1991 e al 2001, appare una progressiva, seppur lieve, modificazione della struttura della popolazione (Tabelle 13 e 14; Figure 32 e 33).

Popolazione residente al 1991 (per sesso e fasce di età) Maschi Femmine Totale Fascia di età n. % n. % n. % fino a 5 anni 26 4,0% 21 3,2% 47 7,3% da 5 a 9 anni 19 2,9% 22 3,4% 41 6,3% da 10 a 14 anni 25 3,9% 18 2,8% 43 6,6% da 15 a 19 anni 23 3,5% 28 4,3% 51 7,9% 77 da 20 a 24 anni 20 3,1% 18 2,8% 38 5,9% da 25 a 29 anni 21 3,2% 23 3,5% 44 6,8% da 30 a 34 anni 22 3,4% 27 4,2% 49 7,6% da 35 a 39 anni 26 4,0% 20 3,1% 46 7,1% da 40 a 44 anni 19 2,9% 14 2,2% 33 5,1% da 45 a 49 anni 8 1,2% 17 2,6% 25 3,9% da 50 a 54 anni 12 1,9% 10 1,5% 22 3,4% da 55 a 59 anni 21 3,2% 22 3,4% 43 6,6% da 60 a 64 anni 26 4,0% 22 3,4% 48 7,4% da 65 a 69 anni 15 2,3% 19 2,9% 34 5,2% da 70 a 74 anni 15 2,3% 20 3,1% 35 5,4% oltre i 74 anni 25 3,9% 24 3,7% 49 7,6% totale 323 50% 325 50% 648 100%

Tabella 13 – popolazione residente al 1991 (per sesso e fasce di età)

le proporzioni esistenti fra il numero di persone a diverse classi di età e la ripartizione dei sessi per ciascuna di queste classi.

Popolazione residente al 2001 (per sesso e fasce di età) Maschi Femmine Totale Fascia di età n. % n. % n. % fino a 5 anni 12 1,8% 14 2,1% 26 4,0% da 5 a 9 anni 10 1,5% 24 3,7% 34 5,2% da 10 a 14 anni 30 4,6% 21 3,2% 51 7,8% da 15 a 19 anni 22 3,4% 23 3,5% 45 6,9% da 20 a 24 anni 23 3,5% 14 2,1% 37 5,7% da 25 a 29 anni 23 3,5% 20 3,1% 43 6,6% da 30 a 34 anni 20 3,1% 17 2,6% 37 5,7% da 35 a 39 anni 26 4,0% 25 3,8% 51 7,8% da 40 a 44 anni 22 3,4% 27 4,1% 49 7,5% da 45 a 49 anni 26 4,0% 19 2,9% 45 6,9% da 50 a 54 anni 20 3,1% 19 2,9% 39 6,0% da 55 a 59 anni 14 2,1% 19 2,9% 33 5,1% da 60 a 64 anni 13 2,0% 10 1,5% 23 3,5% da 65 a 69 anni 19 2,9% 20 3,1% 39 6,0% da 70 a 74 anni 15 2,3% 20 3,1% 35 5,4% oltre i 74 anni 26 4,0% 40 6,1% 66 10,1% totale 321 49% 332 51% 653 100%

Tabella 14 – popolazione residente al 2001 (per sesso e fasce di età) 78

Figura 32 – piramide dell’età della popolazione di Parolise al 1991 (dati Istat)

Figura 33 – piramide dell’età della popolazione di Parolise al 2001 (dati Istat)

Variazione della popolazione residente dal 1991 al 2001 (per sesso e fasce di età) 79 Maschi Femmine Totale Fascia di età n. % n. % n. % fino a 5 anni -14 -53,85% -7 -33,33% -21 -44,68% da 5 a 9 anni -9 -47,37% 2 9,09% -7 -17,07% da 10 a 14 anni 5 20,00% 3 16,67% 8 18,60% da 15 a 19 anni -1 -4,35% -5 -17,86% -6 -11,76% da 20 a 24 anni 3 15,00% -4 -22,22% -1 -2,63% da 25 a 29 anni 2 9,52% -3 -13,04% -1 -2,27% da 30 a 34 anni -2 -9,09% -10 -37,04% -12 -24,49% da 35 a 39 anni 0 0,00% 5 25,00% 5 10,87% da 40 a 44 anni 3 15,79% 13 92,86% 16 48,48% da 45 a 49 anni 18 225,00% 2 11,76% 20 80,00% da 50 a 54 anni 8 66,67% 9 90,00% 17 77,27% da 55 a 59 anni -7 -33,33% -3 -13,64% -10 -23,26% da 60 a 64 anni -13 -50,00% -12 -54,55% -25 -52,08% da 65 a 69 anni 4 26,67% 1 5,26% 5 14,71% da 70 a 74 anni 0 0,00% 0 0,00% 0 0,00% oltre i 74 anni 1 4,00% 16 66,67% 17 34,69% totale -2 -0,62% 7 2,15% 5 0,77%

Tabella 15 – variazione della popolazione residente dal 1991 al 2001 (per sesso e fasce di età)

In particolare, si osserva un sensibile incremento di popolazione relativo alle classi di età più elevate (da 70 anni in poi), con una concomitante riduzione di quelle più basse (fino a 14 anni e dai 20 ai 40 anni), in un quadro di sostanziale stabilità numerica della popolazione complessiva (dal 1991 al 2001 i residenti sono diminuiti di sole 5 unità). La riduzione progressiva della base della “piramide” testimonia il fenomeno generale del nostro Paese: l’incremento dell’età media della popolazione. Fenomeno evidenziato, nel caso di Parolise, dallo studio sulla variazione, assoluta e percentuale, della popolazione per fasce di età e per sesso, nel periodo che va dal 1991 al 2001 (Tabella 15).

Le famiglie Il raffronto dei dati degli ultimi due censimenti consente di valutare anche l’evoluzione della struttura delle famiglie48 di Parolise (Tabella 16).

Famiglie costituite da componenti: Totale Totale Anno 1 2 3 4 5 6 o più famiglie comp. n. % n. % n. % n. % n. % n. % 1991 68 27,9% 63 25,8% 40 16,4% 47 19,3% 17 7,0% 9 3,7% 244 648 2001 79 31,5% 58 23,1% 35 13,9% 58 23,1% 14 5,6% 7 2,8% 251 648

Δ 11 16,2% -5 -7,9% -5 -12,5% 11 23,4% -3 -17,6% -2 -22,2% 7 0 80 Tabella 16 – confronto della struttura delle famiglie divise per componenti negli ultimi due censimenti

Al 2001 il numero di famiglie era di 252 unità. Se si analizza nel dettaglio il dato relativo alla ampiezza della famiglia agli ultimi due censimenti, si rileva che la famiglia costituita da un solo componente è rimasta nel tempo percentualmente la più rappresentata, con il 27,9% al 1991 e con il 31,5% al 2001. Consistente anche la percentuale di famiglie composte da due persone, sebbene si sia registrato un lieve calo dal 1991 al 2001 (dal 25,8% al 23,1%). Sono diminuite, inoltre, le famiglie composte da tre componenti (dal 16,4% al 13,9%) e sono aumentate quelle di quattro componenti (dal 19,3% al 23,1%). Le famiglie con uno (single) e quattro componenti sono progressivamente incrementate nel decennio censuario considerato, a scapito delle famiglie con due, tre, cinque e sei o più componenti. Grazie ai dati dei modelli P2 del Comune di Parolise, disponibili nel periodo 1995-2010, è possibile effettuare delle valutazioni sull’evoluzione delle famiglie anche in questo arco temporale più vicino ai giorni nostri. Si rileva così che il numero di famiglie al 1995 erano 239, con una dimensione

48 Famiglia. Insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela o da vincoli affettivi, coabitanti e aventi dimora abituale nello stesso Comune (anche se non sono ancora iscritte nell’anagrafe della popolazione residente del Comune medesimo). Una famiglia può essere costituita anche da una sola persona. L’assente temporaneo non cessa di appartenere alla propria famiglia sia che si trovi presso altro alloggio (o convivenza) dello stesso Comune, sia che si trovi in un altro Comune italiano o all’estero. La definizione di famiglia adottata per il censimento è quella contenuta nel regolamento anagrafico (definizione Istat).

media di 2,74 componenti per famiglia, mentre al 2010 sono diventati 289, con una dimensione media di 2,44 componenti per famiglia. Si osserva, pertanto, un incremento del numero delle famiglie di ben 50 unità negli ultimi 16 anni, cui ha corrisposto però una sensibile riduzione del numero dei componenti per famiglia (Tabella 17).

N. Anno Abitanti Famiglie Ab/Famiglia

1 1995 655 239 2,74 2 1996 635 244 2,60 3 1997 647 248 2,61 4 1998 651 - - 5 1999 649 - - 6 2000 650 272 2,39 7 2001 653 252 2,59 8 2002 686 - - 9 2003 698 270 2,59 10 2004 709 275 2,58 11 2005 694 279 2,49 12 2006 675 271 2,49 13 2007 686 277 2,48 14 2008 702 281 2,50 81 15 2009 702 286 2,45 16 2010 706 289 2,44

Tabella 17 – evoluzione della popolazione per famiglie dal 1995 al 2010

Tale stima può essere utilmente confrontata con i dati riguardanti il numero di matrimoni stimati nello stesso periodo di riferimento (Figura 34; Tabella 18).

Anno Matrimoni 2001 0 2002 0 2003 16 2004 18 2005 9 2006 21 2007 23 2008 8 2009 8 2010 1 104

Tabella 18 – numero di matrimoni celebrati a Parolise dal 2001 al 2010

Figura 34 – evoluzione del numero dei matrimoni dal 1995 al 2010

82

Figura 35 – territorio di Parolise articolato nelle sezione censuarie definite al censimento 2001

La distribuzione della popolazione sul territorio comunale La distribuzione della popolazione sul territorio comunale può essere stimata, a partire dai dati dei censimenti Istat, facendo riferimento alle sezioni censuarie49. Il territorio di Parolise, ai fini del censimento generale della popolazione e delle abitazioni Istat del 2001, è stato suddiviso in 3 sezioni censuarie. La tipologia di località riconosciuta è stata quella di “centro abitato” per la sezione censuaria 1, di “nucleo abitato” per la sezione censuaria 2, corrispondente a contrada Serra, e di “case sparse” per la parte restante del territorio comunale (Figura 35). Una possibile analisi della ripartizione del territorio comunale in sezioni censuarie, può essere condotta rispetto al numero assoluto di abitanti e alla densità abitativa (da), in termini di abitanti per ettaro (ab/ha) (Tabella 19).

Sezione Abitanti Abitanti Superfcie Densità abitativa Densità abitativa N. censuaria (ab) (%) (kmq) (ab/kmq) (ab/ha) 1 1 484 74% 0,176 2.750 27,50 2 2 19 3% 0,015 1.267 12,67 3 3 150 23% 3,049 49 0,49 totale: 653 100% 3,240 202 2,02

Tabella 19 – densità abitativa relativa alle sezioni censuarie definite al censimento Istat 2001 83

In riferimento al numero di abitanti, si osserva che circa il 74% della popolazione è concentrata nel centro abitato, il 3% nel nucleo abitato di contrada Serra ed il rimanente 23%, quindi una porzione consistente, dimorano nelle case sparse sul territorio. In riferimento alla densità abitativa, invece, si registra un 27,50 ab/ha per il centro abitato, un 12,67 per contrada Serra ed appena uno 0,49 ab/ha per la restante parte del territorio.

6.1.2 Il patrimonio edilizio I dati Istat sull’edilizia residenziale permettono di studiare l’evoluzione della consistenza di abitazioni50 e stanze51, occupate e non occupate, dal 1951 al 2001.

49 Sezione censuaria. La porzione del territorio comunale delimitata da evidenti elementi fisici come strade, ferrovie, corsi d’acqua eccetera, definita al fine di far riconoscere chiaramente al rilevatore la zona a lui assegnata. La sezione di censimento assume particolare importanza come unità territoriale minima. Per soddisfare le esigenze conoscitive sulle località abitate, o sulle aree subcomunali quali le circoscrizioni, i quartieri eccetera, o su altre aree di interesse statistico, deve essere possibile infatti ottenere queste stesse aree come somma di unità territoriali minime ovvero di sezioni di censimento (definizione Istat).

50 Abitazione. Alloggio costituito da un solo locale o da un insieme di locali (stanze e vani accessori), costruito con quei requisiti che lo rendono adatto a essere dimora stabile di una o più persone, anche nel caso in cui una parte sia adibita a ufficio (studio professionale, eccetera); dotato di almeno un accesso indipendente dall’esterno (strada, cortile, eccetera) o da spazi di disimpegno Comune (pianerottoli, ballatoi, terrazze, eccetera), un accesso cioè tale che non comporti il passaggio attraverso altre abitazioni; separato da altre unità abitative da pareti; inserito in un edificio (definizione Istat). Altro tipo di alloggio. Alloggio non classificabile come abitazione che, al momento del censimento, risulta occupato: da almeno una persona residente, anche se temporaneamente assente alla data del censimento; solo da persone non

In particolare, in riferimento all’ultimo censimento realizzato nel 2001, il numero totale di abitazioni e di stanze è, rispettivamente, di 358 e 1.504, con una dimensione media dell’abitazione di 4,20 stanze. Il numero di abitazioni e di stanze occupate è, rispettivamente, di 251 e 1.062, con una dimensione media dell’abitazione di 4,23 stanze. Pertanto, il numero di abitazioni e di stanze non occupate al 2001 è, rispettivamente, di 107 e 442, con una dimensione media dell’abitazione di 4,13 stanze. Ne risulta che addirittura il 29,9% delle abitazioni di Parolise (circa 1/3 del totale) non sono occupate; tale percentuale diminuisce sensibilmente fino al 29,4% se valutata in termini di stanze. Emerge, dunque, con chiarezza un problema relativo alle abitazioni vuote o abbandonate che ha rischiato di accentuarsi negli anni scorsi, in particolare dal 2003 al 2005, allorquando il trend demografico appariva in netto calo. Nonostante l’inversione di tendenza registrata dal 2006 ad oggi, i numeri sulle abitazioni vuote sono tali da considerare tra le priorità questa problematica. L’evoluzione della dotazione di abitazioni e stanze, occupate e non occupate, e del numero di componenti occupanti agli anni di censimento, consente di effettuare alcune valutazioni sull’indice di affollamento. Tale indice può essere calcolato sia come rapporto tra occupanti e stanze totali (Ia), sia come rapporto tra occupanti e stanze occupate (Iao) (Tabella 20).

Abitazioni Stanze Componenti Anno Ia0 Ia occupate vuote totali occupate vuote totali occupanti 1951 197 19 216 577 67 644 830 1,44 1,29 84 1961 193 25 218 624 129 753 717 1,15 0,95 1971 182 50 232 575 180 755 614 1,07 0,81 1981 162 0 162 609 0 609 550 0,90 0,90 1991 244 74 318 1.002 296 1.298 648 0,65 0,50 2001 251 107 358 1.062 442 1.504 653 0,61 0,43

Tabella 20 – edilizia residenziale di Parolise e sua utilizzazione agli anni di censimento

Con riferimento al primo indice, Ia, si osserva un notevole e costante abbattimento del parametro, passando dall’1,29 occupanti/stanze totali del 1951 allo 0,43 occupanti/stanze totali del 2001, con un segnale di ripresa, seppur modesto, registrato solo nel 1981 (Figura 36).

residenti. Ne sono esempi: le roulotte, le tende, i caravan, i camper, i container; le baracche, le capanne, le casupole, le grotte; le rimesse, i garage, le soffitte, le cantine; gli alloggi contenuti in costruzioni che non sono edifici (definizione Istat).

51 Stanza. Nella rilevazione statistica dei permessi di costruire, è il vano compreso nell’abitazione, che abbia luce e aria dirette e una ampiezza sufficiente a contenere almeno un letto (camera da letto, sala da pranzo, eccetera), nonché la cucina e i vani ricavati dalle soffitte quando abbiano i requisiti di abitabilità. (Regolamento del Consiglio n.1165/98 del 19 maggio 1998) (definizione Istat). Vano (di abitazione). Spazio coperto, delimitato da ogni lato da pareti (in muratura, legno o vetro) anche se qualcuna non raggiunge il soffitto. La parete interrotta da notevole apertura (arco e simili) è considerata come divisorio di due vani, salvo che uno di essi, per le piccole dimensioni, non risulti parte integrante dell’altra (definizione Istat).

Figura 36 – andamento dell’indice di affollamento sulle stanze totali (periodo 1951-2001)

Con riferimento al secondo indice, si osserva un andamento analogo a quello visto in precedenza, ma senza ripresa nell’anno 1981. Dal valore di 1,44 occupanti/stanze occupate al 1961, infatti, si è passati progressivamente e decisamente al di sotto dell’unità, con 0,61 occupanti/stanze occupate 85 al 2001 (Figura 37).

Figura 37 – andamento dell’indice di affollamento sulle stanze occupate (periodo 1951-2001)

L’articolazione del territorio comunale in sezioni censuarie e la relativa banca dati al 2001 sul numero di stanze, occupate e non, consente di effettuare una valutazione sulla distribuzione territoriale degli indici di affollamento, Ia e Iao, nelle diverse zone censuarie di Parolise (Tabella 21).

Sezione Stanze Componenti N. Ia0 Ia censuaria occupanti occupate vuote totali 1 1 802 387 1.189 484 0,60 0,41 2 2 32 12 44 19 0,59 0,43 3 3 228 43 271 150 0,66 0,55 totale: 1.062 442 1.504 653 0,61 0,43

Tabella 21 – distribuzione delle stanze, occupate e vuote, nelle sezioni censuarie al 2001

L’indice di affollamento Ia, calcolato come numero di abitanti residenti rispetto al numero di stanze totali, per le sezioni censuarie al 2001, passa dal valore minimo, pari al 0,41, della sezione censuaria 1, al valore massimo, pari a 0,55, della sezione 3.

L’indice di affollamento Iao, calcolato come numero di abitanti residenti occupanti stanze rispetto al numero di stanze occupate, passa dal valore minimo, pari al 0,59, della sezione censuaria 2, al valore massimo, pari a 0,66, della sezione 3. Il numero di abitazioni e di stanze non occupate registra, al passaggio dei successivi traguardi 86 censuari, dal 1951 fino al 2001, un andamento pressoché lineare crescente, con singolare decremento al 1981, in cui si ha il picco di minimo relativo con nessuna abitazione vuota, e successiva ripresa del lineare del fenomeno di svuotamento di abitazioni e stanze fino al 2001. Da notare che l’evoluzione delle abitazioni e delle stanze occupate è caratterizzata da un andamento leggermente sinusoidale; il picco di minimo relativo si registra, per le abitazioni (162), nel 1981, e per le stanze (575) nel 1971 (Tabella 22; Figure 38 e 39).

Abitazioni Stanze Componenti Anno Ia0 Ia occupate vuote totali occupate vuote totali occupanti 1951 197 19 216 577 67 644 830 1,44 1,29 1961 193 25 218 624 129 753 717 1,15 0,95 1971 182 50 232 575 180 755 614 1,07 0,81 1981 162 0 162 609 0 609 550 0,90 0,90 1991 244 74 318 1.002 296 1.298 648 0,65 0,50 2001 251 107 358 1.062 442 1.504 653 0,61 0,43

Tabella 22 – distribuzione delle abitazioni e delle stanze, occupate e vuote, negli anni del censimento

Figura 38 – confronto dell’andamento delle abitazioni occupate e vuote (periodo 1951-2001)

87

Figura 39 – confronto dell’andamento delle stanze occupate e vuote (periodo 1951-2001)

L’articolazione del territorio comunale in sezioni censuarie e la relativa banca dati al 2001 sul numero di abitazioni, occupate e non, consente di effettuare una valutazione sulla loro distribuzione territoriale (Tabella 23).

Sezione censuaria Abitazioni N. n. occupate vuote totali 1 1 201 88 289 2 2 8 3 11 3 3 48 10 58 totale: 257 101 358

Tabella 23 – distribuzione delle abitazioni, occupate e vuote, nelle sezioni censuarie al 2001

Per quanto concerne la distribuzione del numero di abitazioni totali nelle sezioni censuarie al 2001, si osserva che si passa dal valore minimo, pari a 11, della sezione censuaria 2, al valore massimo, pari a 289, della sezione 1. Per quanto concerne la distribuzione del numero di abitazioni occupate nelle sezioni censuarie al 2001, si osserva che si passa dal valore minimo, pari a 8, della sezione censuaria 2, al valore massimo, pari a 201, della sezione 1. Per ottenere l’offerta attuale, cioè al 2010, di stanze totali, occorre sommare al dato Istat relativo al censimento del 2001 il numero di stanze che sono state realizzate nel periodo 2001-2010, sulla base dei permessi di costruire52 rilasciati. Secondo i dati forniti dall’Ac, nell’ultimo decennio sono stati rilasciati circa 20 permessi di costruire relativi a fabbricati con destinazione d’uso residenziale. I dati a disposizione non consentono un calcolo preciso del numero di stanze realizzate nel periodo 2001-2010, in quanto non sono stati forniti per tutti i permessi di costruire dati quantitativi, come la superficie utile o la 88 volumetria realizzata. Il calcolo è stato quindi eseguito per approssimazione, considerando il fatto che dei circa 30 permessi di costruire relativi a fabbricati con destinazione d’uso residenziale, solo una ventina hanno previsto lavori tali da determinare la creazione di altrettanti nuovi alloggi. Poiché, secondo i dati Istat, il numero di stanze per abitazioni si attesta a Parolise intorno alle 4 unità (4,2 stanze/abitazione), si ottiene che nel periodo 2001-2010 sono state realizzate 84 nuove stanze (20 abitazioni x 4,2 stanze/abitazione), le quali vanno ad aggiungersi alle 1.504 stanze computate al censimento 2001. Si ottiene così che l’offerta attuale di stanze al 2010 è di 1.588 unità. I dati statistici al 2001 indicano come il 97% degli edifici o complessi di edifici (220 su 227) risulti utilizzato. L’uso abitativo risulta di gran lunga quello maggiormente diffuso, sfiorando il 95% degli edifici utilizzati (215 su 220). Relativamente all’edilizia abitativa, la lettura dei dati riferiti all’epoca di costruzione evidenzia che il 43,7% del patrimonio edilizio è stato costruito prima del 1919, cioè da oltre 90 anni, ed è, insieme al 9,8% realizzato tra il 1919 e il 1945, in qualche modo riconoscibile e classificabile come patrimonio storico, che dunque costituisce il 53,5% dell’intero patrimonio edilizio di Parolise.

52 Permesso di costruire. L’autorizzazione onerosa alla realizzazione o trasformazione di manufatti edilizi rilasciata dietro presentazione di progetto.

Da sottolineare, inoltre, come il 20,4% si sia stato realizzato nei 45 anni compresi tra il 1946 ed il 1991, e che dopo il terremoto del 1980 ci sia stato nuovo impulso, testimoniato dal 26,1% realizzato nel ventennio 1981 - 2001 (Tabella 24; Figura 40).

Epoca di costruzione Numero di edifici Percentuale prima del 1919 94 43,7% tra il 1919 ed il 1945 21 9,8% tra il 1946 ed il 1961 13 6,0% tra il 1962 ed il 1971 8 3,7% tra il 1972 ed il 1981 23 10,7% tra il 1982 ed il 1991 30 14,0% tra il 1992 ed il 2001 26 12,1% totale 215 100,0%

Tabella 24 – edifici ad uso abitativo per epoca di costruzione al censimento 2001

89

Figura 40 – edifici ad uso abitativo per epoca di costruzione (censimento Istat 2001)

Quest’analisi aggrava il quadro relativo al patrimonio edilizio di Parolise, il quale risulta non soltanto poco utilizzato, ma anche di antico impianto, per gran parte costituito da edifici abbandonati e versanti in condizioni fatiscenti. Oltretutto, molti di questi risultano realizzati con tecniche costruttive ormai superate, non conformi con le attuali normative sulle costruzioni e sulla sicurezza. I dati sulle caratteristiche

costruttive dei fabbricati53, infatti, rivelano che circa il 71,6% (154/215) degli edifici ad uso abitativo è realizzato con muratura portante, soprattutto presente nei centri storici, mentre le strutture in calcestruzzo armato si trovano per lo più nelle aree di nuova espansione. A conferma della prevalenza di costruzioni di vecchia generazione vi è anche il dato sul numero di livelli in cui essi stessi sono articolati. I fabbricati meno recenti, in genere, sono costituiti, infatti, da un numero di piani ridotto rispetto a quelli più moderni. Dai dati del censimento 2001 risulta che degli 251 edifici ad uso abitativo presenti sul territorio di Parolise, il 28,37% è ad un piano, il 65,12% è a due piani, il 5,58% è a tre piani, e solo lo 0,93% è costituito da quattro piani o più (Tabella 25; Figura 41).

Tipologia degli edifici ad uso abitativo Numero di edifici Percentuale ad un piano 61 28,37% a due piani 140 65,12% a tre piani 12 5,58% a quattro e più piani 2 0,93% totale 215 100,00%

Tabella 25 – edifici ad uso abitativo per numero di piani al censimento 2001

90

Figura 41 – edifici ad uso abitativo per numero di piani (censimento Istat 2001)

53 Fabbricato. La costruzione coperta, isolata da vie o spazi vuoti, oppure separata da altre costruzioni mediante muri maestri che si elevano, senza soluzione di continuità, dalle fondamenta al tetto, che disponga di uno o più liberi accessi sulla via e abbia, eventualmente, una o più scale autonome (definizione Istat). Edificio. Si intende per edificio una costruzione di regola di concezione ed esecuzione unitaria; dotata di una propria struttura indipendente; contenente spazi utilizzabili stabilmente da persone per usi destinati all’abitazione e/o alla produzione di beni e/o di servizi, con le eventuali relative pertinenze; delimitata da pareti continue, esterne o divisorie, e da coperture; dotata di almeno un accesso dall’esterno (definizione Istat).

6.1.3 Il sistema economico Il sistema economico viene descritto analizzando i dati statistici relativi alla sua struttura, articolata nelle varie categorie sociali della popolazione, con particolare attenzione al segmento che costituisce la forza-lavoro. Nel Comune di Parolise, al censimento 2001, sui 653 abitanti, ben il 48,9% (319 unità) è formato da persone non appartenenti alla cosiddetta forza-lavoro. Le categorie sociali in cui si articola tale segmento di popolazione sono così articolate: 40,7% (130 unità) di ritirati dal lavoro, 20,4% (65 unità) di casalinghe, 18,8% (60 unità) di studenti, e 20,0% (64 unità) di persone in altre condizioni. Solo il 34,1% (223 unità) costituisce la forza-lavoro, il cui 87,4% (195 unità) risulta in stato di occupazione54, il 9,0% (20 unità) è disoccupato o in cerca di prima occupazione, mentre il restante 3,6% (8 unità) si trova in altre condizioni. Il confronto con i corrispondenti dati al censimento del 1991 fa emergere un fenomeno di riduzione complessiva della forza-lavoro, con ben 25 unità in meno, su cui hanno inciso i 42 disoccupati in più a fronte di un incremento rispettivamente di 9 e 8 unità fra gli occupati e coloro che si trovano in altre condizioni (Tabella 26; Figura 42).

Popolazione residente costituente la "forza lavoro" 1991 2001 Variazione Stato di occupazione n. % n. % n. % Occupati 186 75,0% 195 87,4% 9 4,8% 91 Disoccupati o in cerca di occupazione 62 25,0% 20 9,0% -42 -67,7% Altro 0 0,0% 8 3,6% 8 - totale 248 100% 223 100% -25 -10,1%

Tabella 26 – popolazione residente costituente la forza-lavoro per stato di occupazione, ai censimenti 1991 e 2001

Analizzando la ripartizione degli occupati al 2001 per settore di attività economica, si osserva che i residenti in stato di occupazione, che si è visto essere costituiti da 195 unità complessive, sono in maggior parte dediti al commercio, pubblica amministrazione e servizi, in cui trova impiego il 59,5% (116 addetti55), e all’industria, in cui confluisce ben il 31,8% (62 addetti) dei residenti occupati. Solo l’8,7% (17 addetti) è impiegata nell’agricoltura.

54 Nell’indagine sulle forze di lavoro comprendono le persone di 15 anni e più che nella settimana di riferimento: hanno svolto almeno un’ora di lavoro in una qualsiasi attività che preveda un corrispettivo monetario o in natura; hanno svolto almeno un’ora di lavoro non retribuito nella ditta di un familiare nella quale collaborano abitualmente; sono assenti dal lavoro (ad esempio, per ferie o malattia). I dipendenti assenti dal lavoro sono considerati occupati se l’assenza non supera i tre mesi, oppure se durante l’assenza continuano a percepire almeno il 50 per cento della retribuzione. Gli indipendenti assenti dal lavoro, ad eccezione dei coadiuvanti familiari, sono considerati occupati se, durante il periodo di assenza, mantengono l’attività. I coadiuvanti familiari sono considerati occupati se l’assenza non supera tre mesi.

55 Addetti. Persone indipendenti e dipendenti occupate (a tempo pieno, a tempo parziale o con contratto di formazione e lavoro) alla data del 22 ottobre 2001, nelle unità economiche censite, anche se temporaneamente assenti per servizio, ferie, malattia, sospensione dal lavoro, cassa integrazione guadagni eccetera (definizione Istat).

Il confronto con i corrispondenti dati al censimento del 1991 fa emergere un fenomeno di riduzione degli occupati nel settore agricolo, con 16 unità in meno, a fronte di un incremento di 5 unità nell’industria e 15 unità negli altri settori produttivi (Tabella 27; Figura 43).

Figura 42 – ripartizione della forza-lavoro, per stato di occupazione, ai censimenti 1991 e 2001 92

Popolazione residente occupata / occupata e disoccupata 1991 2001 Variazione Settore di occupazione n. % n. % n. % Agricoltura 33 17,3% 17 8,7% -16 -48,5% Industria (estrazione, energia) 0 0,0% 3 1,5% 3 - Industria (manifatturiere) 35 18,3% 42 21,5% 7 20,0% Industria (costruzioni) 22 11,5% 17 8,7% -5 -22,7% Altre attività (commercio, attività ricettive) 27 14,1% 22 11,3% -5 -18,5% Altre attività (trasporti, comunicazione) 6 3,1% 6 3,1% 0 0,0% Altre attività (intermediazione) 2 1,0% 6 3,1% 4 200,0% Altre attività (professionali) 11 5,8% 9 4,6% -2 -18,2% Altre attività (pubblica amministrazione) 41 21,5% 31 15,9% -10 -24,4% Altre attività (istruzione) 5 2,6% 19 9,7% 14 280,0% Altre attività (sanità, servizi sociali) 3 1,6% 16 8,2% 13 433,3% Altre attività (servizi pubblici, domestici) 6 3,1% 7 3,6% 1 16,7% totale 191 100% 195 100% 4 2,1%

Tabella 27 – popolazione residente occupata/occupata e disoccupata, per settore produttivo, ai censimenti 1991 e 2001

Figura 43 – ripartizione degli occupati, per settore produttivo, ai censimenti 1991 e 2001

Popolazione residente attiva in condizione professionale 1991 2001 Variazione Posizione nella professione n. % n. % n. % 93 Imprenditori, dirigenti e liberi professionisti 21 18,1% 13 6,7% -8 -38,1% Lavoratori in proprio 52 44,8% 29 15,0% -23 -44,2% Coadiuvanti 3 2,6% 2 1,0% -1 -33,3% Impiegati e lavoratori dipendenti 40 34,5% 149 77,2% 109 272,5% totale 116 100% 193 100% 77 66,4%

Tabella 28 – popolazione residente attiva in condizione professionale per posizione nella professione, ai censimenti 1991 e 2001

Popolazione residente di 6 anni e più 1991 2001 Variazione Grado di istruzione n. % n. % n. % Laurea o diploma universitario 12 2,0% 40 6,4% 28 233,3% Diploma di scuola secondaria superiore 79 13,3% 150 24,1% 71 89,9% Media inferiore 125 21,0% 143 23,0% 18 14,4% Licenza elementare 232 39,1% 191 30,7% -41 -17,7% Alfabeti 122 20,5% 73 11,7% -49 -40,2% Analfabeti 24 4,0% 25 4,0% 1 4,2% totale 594 100% 622 100% 28 4,7%

Tabella 29 – popolazione in età da 6 anni in poi, per grado di istruzione, ai censimenti 1991 e 2001

Figura 44 – occupati in condizione professionale, per tipo di posizione, ai censimenti 1991 e 2001

94

Figura 45 – popolazione in età da 6 anni in poi, per grado di istruzione, ai censimenti 1991 e 2001

In relazione al tipo di impiego, la popolazione residente attiva in condizione professionale, al censimento 2001, risulta per il 77,2% formata da dipendenti, per il 15,0% composta da lavoratori in proprio, e solo per il 6,7% da imprenditori, dirigenti e liberi professionisti; con l’1,0% in altre forme, quali coadiuvanti, stagionali, ed altri.

Il confronto con i corrispondenti dati al censimento 1991 fa emergere un fenomeno di incremento complessivo degli occupati, con ben 77 unità in più. Ad un decremento di 8 unità tra gli imprenditori, 23 unità tra i lavoratori in proprio e 1 unità tra i coadiuvanti, si registra infatti un incremento di ben 109 unità tra gli impiegati e i lavoratori dipendenti (Tabella 28; Figura 44). Un’ultima analisi della struttura del sistema economico viene effettuata tramite l’esame della popolazione residente in età da 6 anni in poi, per grado di istruzione, in quanto quest’aspetto può fornire delle informazioni utili alla valutazione, seppur di massima, circa lo sviluppo futuro dell’economia di Parolise. A tal proposito si osserva che a possedere una laurea o un diploma universitario è soltanto il 6,4% (40 unità) della popolazione residente in età da 6 anni in poi, al 2001, (622 unità), mentre il 24,1% (150 unità) ha concluso la scuola media superiore, il 23,0% (143 unità) la scuola media inferiore e il 30,7% (191 unità) la scuola elementare. Infine, non possiedono alcun titolo, ma sono alfabeti l’11,7% (73 unità), mentre gli analfabeti costituiscono il 4,0% (25 unità). Il confronto con i corrispondenti dati al censimento del 1991 fa emergere un fenomeno di progressivo miglioramento del grado di istruzione della popolazione complessiva. Dal 1991 al 2001, infatti, si è registrato un incremento di 28 unità tra i laureati, un incremento di ben 71 unità tra i diplomati nella scuola media superiore e di 18 unità tra i diplomati nella scuola media inferiore. Sono invece diminuiti coloro i quali possiedono solo la licenza elementare e gli alfabeti, mentre è 95 rimasto pressoché invariato il numero degli analfabeti (Tabella 29; Figura 45). La generale elevazione del grado di istruzione dei residenti lascia intravedere una potenziale notevole crescita delle capacità imprenditoriali presenti nel Comune, capacità che apporterebbero senza dubbio il loro beneficio economico se agevolate da idonei strumenti di programmazione urbanistica.

6.2 Il centro abitato Il decreto legislativo (DLgs) n. 285 del 30 aprile 1992, inerente al nuovo codice della strada (Ncs), all’art.4, statuisce l’obbligo da parte dei comuni di definire il perimetro del centro abitato ai fini della disciplina della circolazione, la costruzione e la gestione delle strade, le fasce di rispetto e le aree di visibilità, ecc.. Per il Ncs, il centro abitato è un “insieme di edifici, delimitato lungo le vie di accesso dagli appositi segnali di inizio e fine. Per insieme di edifici si intende un raggruppamento continuo, ancorché intervallato da strade, piazze, giardini o simili, costituito da non meno di venticinque fabbricati e da aree di uso pubblico con accessi veicolari o pedonali sulla strada”. Per centro abitato è da intendere, quindi, un raggruppamento di fabbricati, in numero superiore a 25, che non presenti soluzione di continuità, tranne per le strade ed aree ad esso circostanti.

Il perimetro del centro abitato è rilevante ai fini dell’art.9 del decreto del Presidente della Repubblica (Dpr) n. 380 del 6 giugno 2001, in cui sono fissati limiti alla edificazione all’esterno e all’interno del centro abitato per i comuni sprovvisti di strumento urbanistico generale (Sug). La perimetrazione del centro abitato è individuata secondo le direttive fissate nella circolare del Ministero dei LLpp n. 6709 del 29 dicembre 1997 che statuisce che “La delimitazione del centro abitato deve essere effettuata in funzione della situazione edificatoria esistente o in costruzione, e non di quella ipotizzata dagli strumenti urbanistici, tenendo presente che il numero di almeno venticinque fabbricati, con accesso veicolare o pedonale diretto sulla strada, previsti dall'art. 3, comma 1, punto 8, del codice della strada, è comunque subordinato alla caratteristica principale di raggruppamento continuo. Pertanto, detti fabbricati debbono essere in stretta relazione tra di loro e non costituire episodi edilizi isolati; i fabbricati quindi possono essere intervallati solo da: strade, piazze, giardini o simili, ed aree di uso pubblico con esclusione quindi di terreni agricoli, aree fabbricabili, etc.”. Il Comune di Parolise è caratterizzato da due perimetrazioni del centro abitato ai sensi del Ncs, uno in riferimento a Parolise centro e un altro in corrispondenza di contrada Serra; non è dotato invece né della perimetrazione del centro urbano, ai sensi della legge n. 765 del 6 agosto 1967, né del centro edificato ai sensi della legge n. 865 del 22 ottobre 1971.

6.3 L’uso del suolo urbano56 96 L’analisi dell’uso del suolo urbano è stata condotta attraverso: l’ausilio fornito dalla cartografia, correlata al rilevamento aerofotogrammetrico; la consultazione della documentazione fornita dall’Ac circa l’anagrafe delle attività commerciali, turistico-ricettive, delle occupazioni di suolo pubblico, delle autorizzazioni per l’esercizio di autorimesse; l’elenco delle proprietà demaniali; l’elenco delle attrezzature di uso pubblico; le concessioni edilizie ed i permessi di costruire rilasciati nel periodo 2001-2010; i condoni edilizi rilasciati ai sensi delle leggi 47/1985, 724/1994 e 326/2003; il tutto supportato da un tipo di riscontro più diretto quale l’indagine in campo. Nel corso delle indagini in situ sono state definite, con la maggiore precisione possibile, la perimetrazione delle superfici fondiarie di ciascuna proprietà ed il relativo uso prevalente. Oltre a queste, che sono state definite attività areali in quanto svolgentisi sull’intera superficie fondiaria, sono state inoltre censite ed individuate sul territorio anche le cosiddette attività puntuali, ossia quelle attività di un certo rilievo che si svolgono in un edificio o una superficie fondiaria caratterizzata da un uso prevalente diverso da quello della attività stessa. Tali attività areali sono state censite e localizzate cartograficamente, mentre i relativi dati sono stati raccolti in un database57 appositamente strutturato per interfacciarsi adeguatamente con il

56 Elaborati grafici nn. 6 e 7 del Preliminare di Piano.

57 Nel database è specificato l’identificativo dell’attività, la categoria di appartenenza (attrezzature e servizi, produttivo o turistico-ricettivo), la sottocategoria (attrezzature religiose, attrezzature di interesse Comune, verde attrezzato, istruzione, agriturismo, ristorante, cantina o attività industriale), l’etichetta (che ne permette l’individuazione sulla

software grafico ai fini della redazione delle tavole e dei tematismi richiesti, relativamente, ad esempio, a settori produttivi e servizi. Le attività areali sono state distinte in esistenti e di progetto. Con attività, residenziali o produttive, di progetto si intende definire quelle attività areali non ancora esistenti ma delle quali esiste un permesso di costruire presentato agli uffici comunali e di cui, quindi, è necessario tenere conto nella valutazione dell’uso del suolo urbano. Tali attività areali sono state censite e localizzate cartograficamente, mentre i relativi dati sono stati raccolti in un database in cui è specificato l’identificativo del permesso di costruire, nonché altre informazioni utili. L’analisi dell’uso dei suoli ha consentito, tra l’altro, la localizzazione degli edifici dismessi che non assumono particolare rilevanza numerica e quantitativa, all’interno del territorio comunale, limitandosi a qualche sporadico caso di capannone per attività produttive, in fase di sospensione temporanea delle connesse attività, ricadente in Zto D2, tavola n. 31. Sul territorio di Parolise, inoltre, non sono presenti industrie a rischio di incidente rilevante. Per quanto concerne le attrattività economico-sociali si annoverano, infine, alcune attività ricettive esistenti, consistenti esclusivamente in pubblici esercizi, quali: bar, pub, ristorante e agriturismi. Dall’analisi effettuata si evidenzia un uso sufficientemente sostenibile del territorio, sia dal punto di vista del contenuto grado di dispersione degli edifici anche in zone agricole, sia dal punto di vista della distribuzione organica delle funzioni (abitative, produttive, ecc.). 97 Ciò determina la necessità, in fase di pianificazione, di scelte e norme che ulteriormente e meglio perseguano tale attenzione al controllo dell’uso del suolo, compattando l’espansione edilizia attorno al centro abitato, favorendo l’utilizzo di suoli liberi interclusi nelle maglie del tessuto urbano consolidato e, nel contempo, garantendo l’accrescimento e la salvaguardia del contesto abitativo attraverso una migliore funzionalità degli spazi e degli edifici. La limitata estensione del centro abitato e la localizzazione delle strutture scolastiche fa si che sia garantito un soddisfacente spostamento casa-scuola da parte dei bambini. L’individuazione cartografica dei condoni edilizi ai sensi delle leggi 47/1985, 724/1994 e 326/2003 ha necessitato la redazione di due appositi elaborati grafici, nonché la registrazione in un apposito database di tutte le informazioni più importanti quali: identificativo numerico (Id); localizzazione in coordinate geografiche Gauss-Boaga (Est, Nord); normativa di riferimento (L 47/1985, L 724/1994, L 326/2003); esito della domanda di condono (rilasciato o non rilasciato); dati del richiedente (nome, data e luogo di nascita); destinazione urbanistica (agricola, residenziale, produttiva, ecc.); tipo di abuso (nuova costruzione, ampliamento, ecc.).

relativa tavola del Puc), il tipo di attività (che rappresenta un ulteriore specificazione della sottocategoria, per esempio per le attrezzature religiose viene indicato se si tratta di una cappella o di una chiesa), le note (nelle quali viene specificato l’eventuale nome o intestazione dell’attività) e la superficie fondiaria espressa in mq.

6.4 Lo stato di attuazione della pianificazione generale ed attuativa L’analisi urbanistica prosegue con la fase di studio degli strumenti di pianificazione generale ed attuativa vigenti sul territorio comunale, soffermandosi in particolare sullo stato di attuazione degli stessi, al fine di valutare l’efficacia che gli strumenti hanno avuto sulle dinamiche urbanistiche di Parolise.

Il Programma di fabbricazione del 1974 Prima di analizzare i piani vigenti, si ritiene utile ripercorrere, seppur brevemente, i contenuti del primo strumento urbanistico comunale ch ha regolato lo sviluppo di Parolise. Si tratta del Programma di Fabbricazione (PdiF), istituito dalla legge urbanistica nazionale n. 1150 del 17 agosto 1942, approvato con parere della Regione Campania del 24 giugno 1974. Esso prevedeva: una “zona urbana - A”, rientrante nella classe delle zone residenziali, costituita essenzialmente dal centro storico; una “zona di completamento – B”, ed una “zona di espansione – C”, anch’esse rientranti nella classe delle zone residenziali, concentrate quasi esclusivamente nell’area, allora libera, delimitata dalla via Appia antica e da via Toccaniello. Suddetta area, era poi completata nelle previsioni da attrezzature di progetto di carattere sportivo, religioso e da parcheggi. Il principale nastro stradale, costituito dalla via Appia antica, era protetto da una fascia destinata al verde attrezzato. Non erano previste trasformazioni di carattere produttivo. La zona a sud della via Appia, attraversata da via Cupa del Pozzo, attualmente libera, non era oggetto di 98 alcuna previsione di trasformazione urbanistica. Dal confronto delle previsioni del PdiF con l’attuale assetto urbanistico si riscontra complessivamente uno stato di attuazione medio-basso, in quanto molte attrezzature di interesse pubblico inserite nelle previsioni di piano non sono state realizzate. Le uniche trasformazioni aderenti all’assetto urbanistico prefigurato dal PdiF sono riscontrabili in poche aree allora definite come zone di completamento e di espansione residenziale. In definitiva, il PdiF non ha rilanciato il Comune da un punto di vista economico, ma ne ha garantito un minimo livello di disciplina edilizia, che ne ha favorito il complessivo buon assetto urbanistico.

Il Piano di recupero del 1984 e le varianti del 1987 e del 2001 Tra i piani vigenti alla data di redazione del Puc di Parolise vi è il Piano di Recupero (PdiR), istituito dalla legge n. 219 del 14 maggio 1981, nella forma di variante al PdiR originario. Il PdiR originario è stato adottato con delibera di Consiglio comunale (Dcc) n. 17 del 20 febbraio 1984, così come chiarito con la Dcc n. 41 dell’8 maggio 1984, ed è stato approvato dal Co.Re.Co. di Avellino nella seduta del 9 ottobre 1984 con provvedimento prot. n. 185 (Figura 46).

Figura 46 – grafico degli interventi del Piano di recupero del 1984

Esso interessava numerosi edifici del centro storico, di forma pressoché triangolare, delimitato ad est da via Chiaire, a nord da via Cupa dei Cimirri, e a sud dalla via Appia antica. Solo pochi edifici isolati, erano esterni al suddetto virtuale perimetro del Piano; tra questi un intero blocco edificato che sorge in contrada Serra. Gli interventi previsti si articolavano in: restauro scientifico; restauro conservativo; 99 ristrutturazione; ricostruzione e ristrutturazione; manutenzione straordinaria; adeguamento edilizio; demolizione e ricostruzione. Successivamente è stata approvata, con Dcc n. 56 del 15 maggio 1987, una variante al PdiR, volta a superare le difficoltà di interpretazione legate alla denominazione degli interventi che, nella versione originaria del PdiR, non corrispondevano, come avrebbero dovuto, a quelli individuati dall’art. 31 della L 457/1978. Nell’assegnare una denominazione congruente con la legge nazionale, sono state anche rimodulate alcune perimetrazioni, anche alla luce dei fabbricati che erano stati già recuperati fino a quel momento. Gli interventi previsti dalla variante del 1987 sono: manutenzione ordinaria, manutenzione straordinaria, ristrutturazione edilizia e restauro e risanamento conservativo. Infine nel 2001, è stata approvata una ulteriore variante al PdiR, di carattere normativo, la quale nasceva: - “dalla necessità di riordinare ed aggiornare le norme di attuazione del vigente Piano rispetto alle norme attuali circa il recupero, la sicurezza strutturale, l’adeguamento igienico-sanitario del patrimonio edilizio, il superamento delle barriere architettoniche e la messa in sicurezza della viabilità pedonale, veicolare ed aree di parcheggio pubblico e private”; - dalla necessità di adeguamento “alle direttive regionali in materia di distribuzione commerciale per la salvaguardia e la valorizzazione del centro storico. Rilanciando e potenziando la funzione

tipica del commercio nel centro storico ed il suo ruolo di polo primario e di aggregazione della vita sociale, attraverso la crescita e la diversificazione delle attività commerciali”; - dalla necessità di adeguamento “agli indirizzi del Nuovo Regolamento Edilizio approvato con delibera di C.C. n. 16 del 14.04.1999 e successivo decreto del P.G.P. n. 4 del 28.06.2000”. Nella relazione illustrativa di accompagnamento alla variante al PdiF si rilevava come gli interventi proposti al recupero costituivano circa “il 60% del patrimonio edilizio esistente all’epoca ed un 40% interamente recuperati ai sensi degli interventi regolamentati con la legge n. 219/81 e L. n. 32/92”. Dal confronto delle previsioni del PdiR con l’attuale assetto urbanistico si riscontra complessivamente uno stato di attuazione medio-alto, in quanto numerosi edifici oggetto delle previsioni di intervento sono stati effettivamente recuperati. Si riscontra, comunque, anche la presenza di fabbricati: recuperati con fondi privati; parzialmente recuperati; in corso di recupero; non ancora recuperati.

100

Figura 47 – zonizzazione del Piano regolatore generale del 1988

Il Piano regolatore generale del 1988 Prima dell’approvazione del presente Puc, il territorio comunale è stato disciplinato e governato attraverso il Piano regolatore generale (Prg), istituito dalla legge urbanistica nazionale n. 1150 del 17 agosto 1942, approvato con Delibera del Presidente della Giunta della Regione Campania (Dpgrc) n. 10390 del 13 ottobre 1988 (Figura 47). Così come dichiarato nella relazione generale di accompagnamento al Prg, le previsioni urbanistiche erano orientate a “concentrare l’edificazione fuori dal centro esistente verso valle Mirando”, al fine di “salvaguardare i valori ambientali del vecchio centro, organizzando le espansioni già esistenti ad ovest di esso attorno ad una struttura di attrezzature” […] “cardine di collegamento tra gli insediamenti vecchi e nuovi”. Erano inoltre previsti il “potenziamento della struttura sub-urbana con l’inserimento di un insediamento turistico”, nonché “una razionalizzazione della zona industriale prevista” articolata in “3 sottozone di cui la maggiore è ubicata a nord del centro urbano, al di là dell’asse viario tangenziale al centro stesso”. Il restante territorio comunale era stato “vincolato per gli usi agricoli tradizionali e per le utilizzazioni a queste legate”. In riferimento alla pianificazione degli insediamenti urbani, nella relazione generale di accompagnamento al Prg, venivano puntualizzati i criteri adottati, valutati anche rispetto al precedente strumento urbanistico, ossia il PdiF. I criteri elencati sono riportati fedelmente nel seguito: 101 - eliminazione di tutte quelle aree edificabili ma non ancora impegnate più difficilmente utilizzabili per ragioni altimetriche, microclimatiche, di viabilità, ecc.; - divieto assoluto di incremento di volumi residenziali in tutte quelle zone di espansione periferica recente che si riconnettono direttamente al centro storico o che si sviluppano lungo la viabilità di attraversamento; - razionalizzazione delle espansioni esistenti, riducendo l’indice di fabbricabilità ed individuando ove possibile all’interno di tali zone spazi liberi e percorsi pedonali da vincolare; - individuazione di una rete viaria, ove possibile gerarchizzando le indicazioni di viabilità del PdiF e di una serie di percorsi pedonali indipendenti tali da evitare interferenze con la viabilità extraurbana; - concentrazione dei nuclei dei servizi in poli polifunzionali interni, o limitrofi alle zone edificate e quindi più nettamente accessibili agli utenti; - individuazione di un numero limitato di aree edificabili ancora libere sulle quali realizzare, attraverso piani unitari di dimensionamento prefissato, insediamenti misti di residenza e servizi che dovrebbero poter costituire i cardini della riqualificazione del tessuto urbano; - indicazione di una precisa politica di attuazione del piano stabilendo le priorità di intervento delle zone. Nell’ambito del calcolo del fabbisogno di nuovi vani residenziali nell’arco temporale di un decennio, il Prg era dimensionato rispetto all’ipotesi di realizzazione di 280 nuovi vani residenziali

totali così articolate: 59 vani per aumento demografico nei centri dovuto a immigrazione dalle campagne e dall’esterno a seguito di nuovi posti di lavoro; 138 vani per esigenze delle popolazioni sinistrate, miglioramento abitativo ed aumento demografico; 20 vani per integrazione vani perduti per l’inserimento dei servizi; 20 vani per ristrutturazione e miglioramento di abitazioni fatiscenti; 43 vani per ridurre l’affollamento. Il Prg, approvato nel 1988 ma redatto nel 1986, ipotizzava che nel decennio 1986-1996 la popolazione residente fosse aumentata di ben 243 unità, passando dai 627 abitanti del 1986 agli 870 stimati nel 1996. Previsione notevolmente sovradimensionata se si pensa che nella realtà nel 1996 gli abitanti registrati sono stati circa 650, ossia appena 23 unità in più rispetto al 1986. Le aspettative di crescita su cui si era fortemente basato il dimensionamento del Prg è stato di fatto disatteso, soprattutto nell’ipotizzato fenomeno di rientro dei cittadini emigrati all’estero negli anni precedenti, nel fenomeno di spostamento delle persone dalle campagne dell’entroterra irpino alle zone di immediata vicinanza con il capoluogo Avellino, nonché nel fenomeno di crescita economica legata allo sviluppo delle aree industriali che ha prodotto meno posti di lavoro rispetto a quelli previsti. Il Prg articola il territorio comunale in: - zona A “centro storico, conservazione” (36.000 mq); - zona B “esistenti edificate e da sanare tramite L n. 47 del 28.02.1985, completamento a saturazione” (24.345 mq); 102 - zona C “nuove zone edilizie - espansione” (11.000 mq); - zone Peep (10.306 mq); - zona D “industriale ed artigianale” (40.358 mq); - zona E “agricola” (1.481.792 mq); - zona F “residuali di vincolo o servizio” (31.198 mq); - zona G “insediamenti turistici” (34.125 mq); - vincolo cimiteriale (53.000 mq); - parcheggi (2.740 mq). Per quanto concerne gli altri standard, la normativa rimanda l’effettiva destinazione di tali aree “in sede di piano attuativo, anche in base all’effettiva consistenza delle superfici disponibili”. Il Prg del 1988 ha subito negli anni alcune modifiche attraverso delle varianti, il cui iter di approvazione è stato alquanto lungo e laborioso. Una prima variante, approvata con Dpgrc n. 12866 del 5 dicembre 1991, ha riguardato il progetto per la costruzione della centrale telefonica e traliccio ponte radio in località Chiaire. Una seconda variante, approvata con decreto del Presidente della Provincia di Avellino n. 17/bis del 13 novembre 1997, ha riguardato invece la modifica di alcuni articoli delle Nta. Una terza ed ultima variante, apportata nel novembre del 1999, ha modificato “l’indice di copertura per le zone D con il rapporto 1:2 e fino allo 0,50 della superficie fondiaria utilizzabile per l’impianto produttivo”, nell’art. 3 delle Nta.

Dal confronto delle previsioni del Prg con l’attuale assetto urbanistico si riscontra complessivamente uno stato di attuazione medio-alto, in quanto solo pochi lotti non sono stati trasformati secondo le previsioni di Piano. Suddette aree si riferiscono per lo più a zone destinate a standard e ad attrezzature di interesse comune, non realizzate o realizzate solo parzialmente. Vi comunque da sottolineare che le aree interessate da tali previsioni al più sono rimaste libere, e quindi agricole, non essendosi verificato il fenomeno, purtroppo diffuso nei comuni della Campania, di trasformazioni abusive difformi dalle previsioni di Piano.

Il Piano per gli insediamenti produttivi del 1989 Un anno dopo l’approvazione del Prg, il Comune di Parolise si dotava anche di un Piano per gli insediamenti produttivi (Pip), istituito dalla legge n. 865 del 22 ottobre 1971, approvato con Dpgrc n. 6318 del 4 ottobre 1989. Suddetto Piano si compone di quattro lotti, localizzati fuori dal centro abitato, appena a nord dell’Ofantina, e inizialmente prevedeva per essi solo la destinazione urbanistica industriale ed artigianale. Successivamente con la variante, approvata con Dcc n. 8 del 16 febbraio del 1996, è stata estesa alle aree Pip l’esercizio della funzione commerciale ed è stata risagomato il perimetro dell’area, escludendo da esso suoli inizialmente inclusi ma caratterizzati da una pendenze orografiche alquanto accentuate che avevano dissuaso potenziali acquirenti dei lotti dall’investimento in tali aree. Le modifiche planimetriche apportate con la variante del 1996 non ha 103 prodotto variazioni dei parametri urbanistici originari del Pip (Tabella 30).

Lotto Sup. fondiaria (mq) Sup. coperta (mq) Volume realizzabile (mc) 1 5.000 2.500 7.500 2 4.600 2.300 7.300 3 7.000 3.500 10.500 4 4.000 2.000 6.400 20.600 10.300 31.700

Tabella 30 – parametri urbanistici del Piano per gli insediamenti produttivi

Dal confronto delle previsioni del Pip con l’attuale situazione di sviluppo dell’area produttiva in questione si riscontra complessivamente uno stato di attuazione medio-alto, in quanto i suoli sono stati quasi del tutto utilizzati e necessitano di un ampliamento al fine di accogliere nuovi insediamenti produttivi di cui l’Ac conferma l’esistenza di richieste da parte di nuovi imprenditori.

Il Piano di protezione civile del 2010 Con Dcc n. 30 del 28 giugno 2010, il Comune di Parolise approva il Piano di protezione civile (Ppc), che subentra, aggiornandolo, al medesimo Piano approvato con Dgc n. 78 del 19 novembre 1998.

6.5 Il sistema delle protezioni58 La Lr 16/2004, all’art. 23, lettera b), afferma che il Puc definisce gli elementi del territorio urbano ed extraurbano raccordando la previsione di interventi di trasformazione con le esigenze di salvaguardia delle risorse naturali, paesaggistico-ambientali, agro-silvo-pastorali e storico- culturali disponibili, nonché i criteri per la valutazione degli effetti ambientali degli interventi stessi. Inoltre, l’art. 23, alla lettera d), afferma che il Puc stabilisce la suddivisione del territorio comunale in zone territoriali omogenee (Zto), individuando le aree non suscettibili di trasformazione. Il sistema delle protezioni è costituito dall’insieme dei vincoli e delle zone di rispetto, da un lato, e dagli elementi di pregio ambientale e culturale, dall’altro. I vincoli e le zone di rispetto presenti sul territorio di Parolise, secondo le rispettive norme e leggi applicative, sono: il vincolo di tutela dei beni ambientali e culturali, il sito di interesse comunitario, il vincolo idrogeologico, il vincolo idrologico, il vincolo ambientale, le aree percorse da incendi, le zone di rispetto stradale, la zona di rispetto ferroviario, il vincolo cimiteriale, le zone di rispetto dell’elettrodotto e le zone di sicurezza del metanodotto. Per quanto concerne il vincolo di tutela dei beni ambientali e culturali, la Soprintendenza Regionale per i Beni e le Attività Culturali della Campania, con decreto n. 282 del 2 aprile 2004, ha sottoposto a tutte le disposizioni di tutela contenute nel DLgs n. 490 del 29 ottobre 1990, l’immobile denominato “Palazzo Lombardi” con relativi accessori e pertinenze. 104 Il sito di interesse comunitario o sito di importanza comunitaria (Sic) è un concetto definito dalla direttiva comunitaria n. 43 del 21 maggio 1992, (92/43/CEE) Direttiva del Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche nota anche come Direttiva "Habitat", recepita in Italia a partire dal 1997. In ambito ambientalistico il termine Sic è usato per definire un'area: - che contribuisce in modo significativo a mantenere o ripristinare una delle tipologie di habitat definite nell'allegato 1 o a mantenere in uno stato di conservazione soddisfacente una delle specie definite nell'allegato 2 della Direttiva Habitat; - che può contribuire alla coerenza di Natura 2000; - e/o che contribuisce in modo significativo al mantenimento della biodiversità della regione in cui si trova. Secondo quanto stabilito dalla direttiva, ogni stato membro della Comunità Europea deve redigere un elenco di siti (i cosiddetti Sic, proposte di siti di importanza comunitaria) nei quali si trovano habitat naturali e specie animali (esclusi gli uccelli previsti nella Direttiva 79/409/CEE o Direttiva Uccelli) e vegetali. Sulla base di questi elenchi, e coordinandosi con gli stati stessi, la Commissione redige un elenco di Sic. Entro sei anni dalla dichiarazione di Sic l'area deve essere dichiarata dallo stato membro Zona speciale di conservazione (Zsc). L'obiettivo è quello di creare una rete europea

58 Elaborato grafico n. 8 del Preliminare di Piano.

di Zsc e Zone di protezione speciale (Zps) destinate alla conservazione della biodiversità denominata Natura 2000. In Italia la redazione degli elenchi Sic è stata effettuata a cura delle regioni e delle province avvalendosi della consulenza di esperti e di associazioni scientifiche del settore. Tutti i piani o progetti che possano avere incidenze significative sui siti e che non siano non direttamente connessi e necessari alla loro gestione devono essere assoggettati alla procedura di Valutazione di Incidenza Ambientale. La Regione Campania, tra gli altri Sic individuati, ha inserito nel proprio elenco anche quello del Monte Tuoro, la cui perimetrazione di ambito interessa parzialmente il territorio comunale di Parolise, nella sua parte sudorientale (circa 212.000 mq). Il Sic Monte Tuoro è individuato con il codice internazionale IT8040012. Il vincolo idrogeologico interessa il territorio di Parolise per 2,9 kmq, che rappresenta circa il 90% dell’intera superficie comunale. L’unica zona esclusa dal suddetto vincolo è la parte sudoccidentale, che si estende dal centro abitato, compreso, fino all’area cimiteriale. Si applicano le norme del Rd 3267/1923 e della Lr 27/1979. Per i terreni così vincolati la trasformazione dei boschi in altre qualità colturali e la trasformazione dei terreni saldi in terreni soggetti a periodica lavorazione, nonché l’edificazione, sono subordinate all’autorizzazione degli organi competenti. La richiesta di concessione edilizia deve essere preventivamente autorizzata dall’Ispettorato forestale competente per territorio. 105 La Lr14/1982, al punto 1.7, contempla un vincolo idrologico, prevedendo che lungo le sponde dei fiumi, dei laghi, dei torrenti, nonché dei canali sia vietata ogni nuova edificazione, oltre che le relative opere di urbanizzazione, per una fascia dal limite del demanio pari a 50 m per i fiumi posti al di sotto della quota di 500 m s.l.m.m. e 25 per quelli posti al di sopra; è prevista, infine, una fascia di 10 m per i torrenti di scarsa portata. Nel caso specifico di Parolise sono presenti sul territorio comunale solo torrenti di scarsa portata. Il vincolo ambientale di cui alla L 431/1985, ora DLgs 42/2004, impone una zona di rispetto della profondità di 150 m dagli argini ai lati dei canali d’acqua registrati nell’elenco delle acque pubbliche; in tali zone ogni attività deve essere oggetto di emissione di decreto paesaggistico assoggettato a eventuale annullamento della Soprintendenza competente. In suddette fasce di rispetto possono essere esclusivamente autorizzate opere di consolidamento degli argini, di regimentazione delle acque, parchi pubblici, percorsi viari o la coltivazione agricola. Sono consentiti, inoltre, solo interventi di manutenzione straordinaria degli edifici esistenti, purché non contrasti con le previsioni del Puc. Sono consentite le attività estrattive, nel rispetto delle leggi statali e regionali vigenti, su richiesta di concessione degli aventi titolo, muniti di autorizzazione regionale preventiva, purché tali attività non alterino i valori ambientali ed idrogeomorfologici e non costituiscano pericolo di inquinamento per le acque superficiali o profonde.

Nel caso specifico di Parolise rientra nell’elenco delle acque vincolate ai sensi della suddetta L 431/1985 solo il vallone “San Marco”, che lambisce il territorio comunale nella zona a nordest a confine con i comuni di Lapio e Chiusano San Domenico. Per quanto concerne le aree percorse da incendi, l’Ac di Parolise, con Dgc n. 57 del 25 giugno 2002, ha approvato il catasto delle aree boscate e pascolive i cui soprassuoli sono stati percorsi da incendi nell’ultimo quinquennio, ai sensi dell’art.10, comma 2, della legge 353/200059. Dalle consultazioni degli atti, si è riscontrato che le aree interessate maggiormente dal fenomeno degli incendi boschivi sono: l’area rientrante nella perimetrazione del Sic Monte Tuoro, l’appezzamento di terreno collocato in corrispondenza della biforcazione della via Appia antica e della Sp n. 39, nonché diversi lotti sparsi nella parte settentrionale del territorio comunale. Per quanto concerne le fasce di rispetto stradale, vigono, ai sensi del Dm 1404/1968, le disposizioni relative alle distanze minime a protezione del nastro stradale, da osservare nella edificazione fuori del perimetro dei centri abitati e degli insediamenti previsti dagli strumenti urbanistici generali. Sono da osservare, inoltre, per le diverse tipologie di strade le ulteriori fasce di rispetto in applicazione del DLgs 285/1992 e del Dpr 495/1992 e loro modifiche e integrazioni, relativamente alle tipologie di strada ricadenti nel territorio comunale dentro e fuori i centri abitati. Tali aree sono inedificabili ad eccezione: delle recinzioni; delle opere di infrastrutturazione del territorio; degli impianti tecnologici a rete a servizio dell'agricoltura, risultando comunque esclusi tutti i manufatti non strettamente collegati agli impianti di cui sopra. 106 La zona di rispetto da binari e impianti ferroviari è disciplinata dal Dpr 753/1980, che disciplina e limita l'esercizio del diritto di proprietà dei fondi posti nei pressi di zone ferroviarie, di tramvie, di ferrovie metropolitane e di funicolari terrestri su rotaia. La profondità delle fasce di rispetto nelle quali sono vietate costruzioni di ogni genere è, quindi, per ciascun lato 30 m dalla rotaia per le ferrovie dello stato e di 6 m per le ferrovie in concessione o a scartamento ridotto. Il Dm 3 agosto 1981 fissa, inoltre, in 30 m la distanza minima per ogni costruzione situata nei pressi di qualsiasi impianto dell'azienda delle ferrovie dello Stato. Nelle fasce di rispetto dei binari e degli impianti ferroviari in esercizio, oltre ai vincoli di cui all’art. 235 della L 2248/1965 e smi, vige il vincolo di inedificabilità assoluta, trasformazione ed uso del suolo, se non per fini agricoli. In tali zone

59 Legge 353 del 21.11.2000 - Legge-quadro in materia di incendi boschivi (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n.280 del 30.11.2000) e sue modifiche e integrazioni. Art. 10 - Divieti, prescrizioni e sanzioni) 1. Le zone boscate ed i pascoli i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco non possono avere una destinazione diversa da quella preesistente all’incendio per almeno anni. È comunque consentita la costruzione di opere pubbliche necessarie alla salvaguardia della pubblica incolumità e dell’ambiente. In tutti gli atti di compravendita di aree e immobili situati nelle predette zone, stipulati entro quindici anni dagli eventi previsti dal presente comma, deve essere espressamente richiamato il vincolo di cui al primo periodo, pena la nullità dell’atto. È inoltre vietata per dieci anni, sui predetti soprassuoli, la realizzazione di edifici nonché di strutture e infrastrutture finalizzate ad insediamenti civili ed attività produttive, fatti salvi i casi in cui per detta realizzazione sia stata già rilasciata, in data precedente l’incendio e sulla base degli strumenti urbanistici vigenti a tale data, la relativa autorizzazione o concessione. (omissis). 2. I comuni provvedono, entro novanta giorni dalla data di approvazione del piano regionale di cui al comma 1 dell’articolo 3, a censire, tramite apposito catasto, i soprassuoli già percorsi dal fuoco nell’ultimo quinquennio, avvalendosi anche dei rilievi effettuati dal Corpo forestale dello Stato. Il catasto è aggiornato annualmente. (omissis) 4. Nel caso di trasgressioni al divieto di realizzazione di edifici nonché di strutture e infrastrutture finalizzate ad insediamenti civili ed attività produttive su soprassuoli percorsi dal fuoco (omissis). Il giudice, nella sentenza di condanna, dispone la demolizione dell’opera e il ripristino dello stato dei luoghi a spese del responsabile.

l’intervento spetta unicamente alle pubbliche amministrazioni. Tali zone sono suddivise in: zone per la viabilità destinate alla conservazione, all’ampliamento e alla nuova creazione di spazi per il traffico dei pedoni e per il traffico meccanico (dinamico e statico) dei mezzi su gomma; zone per impianti ferroviari che individuano le sedi ferroviarie esistenti, i relativi servizi e impianti. La zona di rispetto cimiteriale riguarda le aree circostanti il cimitero esistente, compresa la parte di cui è programmato l’ampliamento, per le quali vigono le norme di cui al Rd 1265/1934 e al Dpr 285/1990. L’allegato alla Lr 14/1982, al punto 1.7, relativo a destinazione d'uso, di tutela e salvaguardia, non abrogato dalla Lr 16/2004, afferma che nelle aree ricadenti nella fascia di 100 m dal perimetro dei cimiteri non sono ammesse inderogabilmente nuove costruzioni. Tali aree sono destinate alle attrezzature cimiteriali, per cui nelle relative zone di rispetto sono consentite soltanto piccole costruzioni per la vendita di fiori e oggetti per il culto e l’onoranza dei defunti, la cui concessione e autorizzazione sarà limitata nel tempo. Oltre all’uso per fini agricoli, in tali aree possono essere realizzate solo strade, parcheggi e impianti a verde, con esclusione di qualsiasi edificazione. E’ consentita solo la manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici legittimamente esistenti, senza aumento di volume. L’art. 28 della L 166/2002 modifica il vincolo cimiteriale conservando in 200 m la zona di rispetto, ma consentendo, all'interno di tale fascia, interventi più ampi che in precedenza. l nuovi comuni 5, 6 e 7 dell'art. 338 del testo unico 1265/1934 fanno riferimento a recupero e ristrutturazioni, a 107 cambi di destinazione e ampliamenti entro il 10%. Sono consentite deroghe ulteriori, in caso di atti pianificatori superiori alla singola concessione edilizia. Circa l'ampiezza della zona di rispetto, rimane fermo il principio che la deroga alla distanza minima riguarda solo l'ampliamento dei cimiteri e non l'attività edificatoria dei privati. Il territorio di Parolise è particolarmente interessato dalla presenza di elettrodotti. E’ attraversato, nella parte nordoccidentale, da due linee aeree provenienti dai comuni di Candida e San Potito Ultra e convergenti verso una cabina di smistamento Enel. Nella parte meridionale è attraversato da una linea proveniente dal Comune di San Potito Ultra e che prosegue verso il territorio di Chiusano San Domenico. In questo quadro già particolarmente segnato dalla presenza di elettrodotti si inserisce la questione del tracciato del nuovo elettrodotto previsto dal Gruppo Terna, grande operatore di reti per la trasmissione dell’energia elettrica, all’interno del progetto della “rete elettrica di trasmissione nazionale tratto Montecorvino - Benevento II”. Il nuovo tracciato previsto dovrebbe attraversare il territorio comunale di Parolise verticalmente, da nord a sud, provenendo dal Comune di Candida e proseguendo verso il Comune di Salza Irpina. Per gli elettrodotti vige quanto stabilito nel Dpcm dell’8 luglio 2003, recante “Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50 Hz) generati dagli elettrodotti”.

Infine, per quanto concerne i vincoli relativi al metanodotto vigono le distanze di sicurezza stabilite nel Dm del 24 novembre 1984 “Norme di sicurezza antincendio per il trasporto, la distribuzione, l'accumulo e l'utilizzazione del gas naturale con densità non superiore a 0,8”. Nel caso specifico di Parolise sono presenti, anche se parzialmente in fase di realizzazione, due tipologie di rete di metanodotto. Una prima rete, da 0,5 bar di pressione in condotta, per la quale vige la distanza di sicurezza di cui al punto 3.4.3 del suddetto decreto ministeriale, serve quasi tutto il centro storico. La seconda rete, da 5 bar di pressione in condotta, per la quale vige la distanza di sicurezza di cui al punto 2.4.3 del Dm del 24 novembre 1984, attraversa da sud-ovest a nord-est tutto il territorio comunale, servendo, con delle opportune diramazioni, il centro abitato di più recente realizzazione, nonché l’area Pip.

6.6 Le emergenze delle qualità ambientali, urbanistiche ed architettoniche60 Al di là delle risorse ambientali e culturali soggette a vincoli, è necessario individuare sul territorio comunale tutte quelle risorse, di carattere ambientale, architettonico ed urbanistico, che possono rappresentare delle emergenze da tener presente in fase di pianificazione, indipendentemente dalla presenza, o meno, di qualsiasi tipo di sistema di protezione operante su di esse. La crescita sociale di un territorio è possibile anche e soprattutto mediante la messa in evidenza delle vocazioni, delle emergenze culturali, delle qualità storiche e paesistiche, numerose e significative in esso presenti, attraverso il recupero e la valorizzazione del suo patrimonio culturale. 108 Per quanto riguarda le qualità ambientali sono stati individuati tutti i torrenti, sebbene caratterizzati da una portata d’acqua scarsa, nonché fontane, pozzi e pozzetti. Per quel che concerne le emergenze delle qualità urbanistiche, la Lr 26/2002 definisce centri storici “gli impianti urbanistici o agglomerati insediativi urbani che sono stati centri di cultura locale o di produzione artistica e che, accanto alle testimonianze di cultura materiale, contengono opere d’arte entro il contesto storico per cui sono nate e in rapporto con il tessuto urbano, esteso al contesto paesaggistico di pertinenza, come risulta individuato nell’iconografia tradizionale, e che conservano l’aspetto o i connotati d’insieme della città storica o di una consistente parte di essa”. Definisce, invece, nuclei antichi “gli insediamenti extraurbani minori, come casali, masserie, casini di caccia, conventi, abbazie, fortificazioni, connessi allo sviluppo storico di un insediamento maggiore o di un sistema insediativo territoriale”. Nel caso di Parolise, non sono presenti sul territorio comunale nuclei antichi ai sensi della predetta definizione, che sorgono lungo l’antica via per Melfi. Il centro storico è stato ulteriormente articolato in un borgo medioevale, coincidente con il blocco edificato che sorge attorno al campanile e a piazza Chiesa, e in una zona di espansione successiva che comprende la restante parte del centro storico.

60 Elaborato grafico n. 9 del Preliminare di Piano.

Il centro storico è infatti riconducibile ad un'origine medievale (VI-X), e sono proprio i canoni delle città medievali a dare una configurazione urbana al borgo. La particolare posizione topografica e l'esigenza di difesa spinsero alla scelta del sito: la collina. Il borgo, che ivi si formò, assunse nel tempo una tipica composizione urbanistica medievale caratterizzata da un elemento principale (chiesa, castello, torre, ecc.). Ancora oggi a Parolise è possibile ammirare la torre, che polarizza il piano del paese e sulla quale verte un solo asse intersecato da piccole e strette viuzze che conservano in vita il sistema difensivo medievale. Da qualsiasi punto si acceda al paese, la collina, su cui si erge la Torre Campanaria, o Torre dell’Orologio, risulta essere sempre visibile come punto di riferimento e di orientamento anche per coloro che non conoscono il territorio, divenendo polo percettivo del paesaggio. Durante il XVII e XVIII secolo Parolise si urbanizzò sul declivio della collina, attuale via Melfi, con edifici che tutt'ora conservano portali ottocenteschi in muratura e pavimentazione lastricata. Pochi palazzi patrizi conservano i cortili in stile tardo settecentesco: di rilevante interesse tardo-barocco, in una cortina edilizia di raffinato gusto in voga nel settecento napoletano, si notano i Palazzi della Famiglia Lombardi, della Famiglia Rotondi e della Famiglia Nazzaro-Cavallo. Altra località che si sviluppò sul volgere del XVIII - XIX secolo è Contrada Serra: nata come punto di stazionamento per i traffici di commercio tra Chiusano San Domenico e Parolise, anch’essa assunse nel tempo la fisionomia di un vero e proprio casale. Gli edifici di pregio sono caratterizzati dal fatto che ad essi si riconosce la capacità di rappresentare, per motivi storici, architettonici, urbanistici o ambientali, un particolare riferimento 109 sotto il profilo del significato testimoniale e culturale che assumono ai fini dell’identità locale. Gli edifici di pregio individuati sono: la torre dell’orologio, la chiesa di San Vitaliano Vescovo, la Congrega di Santa Maria delle Grazie, il Palazzo Lombardi, il Palazzo Nazzaro-Cavallo e la ex cappella campestre.

La torre dell’orologio La torre dell’orologio, elemento architettonico più importante, esposta di fronte alla chiesa di San Vitaliano, delimita, insieme ad altri edifici che l’hanno ormai compresa, la piazza principale del paese, dalla quale si può accedere anche direttamente dall’Ofantina attraverso una rampa che, malgrado i rifacimenti, conserva ancora la caratteristica di un delizioso angolo urbano da scoprire. La torre è a pianta quadrata e si erge per un’altezza di 19,30 m ed è realizzata con muratura di pietrame di spessore considerevole. Sulla facciata della torre, due “marcapiani lapidei” e la cornice posta a coronamento dell’edificio ripartiscono la superficie della facciata in tre piani distinti. Osservando la facciata il primo piano risulta un tutt’uno con gli edifici adiacenti. Solo dopo aver elevato lo sguardo al secondo “marcapiano” è possibile distinguere il corpo in elevazione della torre, che presenta aperture rettangolari sormontate da archi a tutto sesto. Tra la seconda fascia del “marcapiano” e la cornice di copertura è il terzo piano, dove è situato l’orologio meccanico sormontato da una piccola apertura. La struttura si conclude con la copertura a cuspide piramidale a base quadrata, ricoperta dalle caratteristiche tegole napoletane.

La sua funzione primaria dovette essere di torre di avvistamento e di difesa, tra la valle del fiume Sabato, sul cui crinale si arrampicava la strada per Serpico che proseguiva per Volturara, per e per Calore. Poche sono le notizie sulle vicende della torre. E’ certo che tra il 1834 ed il 1842 fu oggetto di lavori di restauro per 68 ducati. Nel 1857 furono stanziati 150 ducati per lavori di restauro in seguito ai danni causati dal terremoto del 16 dicembre dello stesso anno. I lavori non iniziarono subito poiché l’arciprete Marciano marino lamentava, al sindaco Manfra, la situazione di estremo degrado in cui verteva la chiesa e il campanile. Nel 1980 il sisma causò notevoli danni alla struttura e agli accessori della torre, ma, grazie all’intervento della Sovraintendenza per i Beni Culturali e Ambientali si è ripristinato lo stato di integrità delle strutture danneggiate. I solai intermedi e la scala interna in legno, interamente crollata, sono stati sostituiti da una struttura in elevazione in ferro.

La chiesa di San Vitaliano Vescovo La chiesa di San Vitaliano Vescovo è il simbolo religioso più importante di Parolise. Eretta nel XVII secolo, presenta una semplice facciata intonacata con basamento laterale e il portale, in pietra locale, architravato e decorato con semplici volute scolpite, un tempo era sormontato da un’apertura ad arco a tutto sesto. L’interno è costituito da un impianto a tre navate: la navata centrale termina con l’arco di ingresso che immette alla parte presbiteriale ove vi è il crocifisso del Preziosissimo Sangue che domina l’altare. Le navate laterali presentano tre volte a vela poggianti su 110 pilastri cruciformi (un tempo in pietra come si può notare da alcuni basamenti ancora visibili) e ornate da nicchie contenenti effigi di santi. Fino alla seconda metà del XX secolo, sulla navata sinistra, esisteva uno splendido altare in stile settecentesco dedicato al Santo Patrono: San Rocco. Sulla stessa navata si aprono due ingressi: uno di accesso al convento delle suore Stimmatine e l’altro alla sacrestia. Adiacente alla chiesa oltre al convento innanzi citato vi è la casa canonica. Sono pochissime le notizie documentate sull’esatto periodo di edificazione della chiesa. Cenni sicuri compaiono in alcuni documenti datati 1857, anno in cui chiesa e campanile vennero riparati dai danni provocati dal terremoto.

La congrega di Santa Maria delle Grazie La congrega di Santa Maria delle Grazie ad aula unica, possedeva sedili in legno intarsiato ove il popolo giudice sedeva e meditava sulle sentenze da dare in materia di contrasti. Il corpo centrale (navata o aula unica) termina con l’abside collegato a due corpi annessi quali: la sacrestia con deposito e il locale dei servizi. Sottostante il corpo centrale vi è la cripta, che aveva funzione di ossario, alla quale si accede attraverso una botola presente nel piano di calpestio, subito dopo l’ingresso, e ricoperta da una lapide di marmo. L’edificio durante il periodo post sisma del 1980 venne utilizzato come luogo di culto, in sostituzione della chiesa madre, poi come luogo di incontro da parte dei giovani della parrocchia e

delle associazioni religiose. Attualmente è dedicata completamente alla devozione della Madonna delle Grazie.

Il Palazzo Lombardi Con atto n. 282 del 2 aprile 2004, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, attraverso la Soprintendenza Regionale competente, ha dichiarato il Palazzo Lombardi, con relativi accessori e pertinenze, immobile di interesse particolarmente importante ai sensi del Decreto Legislativo 29 ottobre 1999, n. 490, e, dunque, sottoposto a tutte le disposizioni di tutela contenute nel suddetto decreto. Dai documenti storici rinvenuti risulta che il primo proprietario del suddetto palazzo fu Don Domenico Sarno (1749 – 1822) sacerdote, consigliere di stato, docente di Diritto Canonico presso l’Ateneo Napoletano. Successivamente l’edificio ed i relativi fondi furono venduti alla famiglia Lombardi. Si conservano gli atti di acquisto di varie case e fondi che fra il 1773 e il 1833 andarono a costituire il Palazzo Lombardi in Parolise con fondo adiacente detto Giardino. Il nucleo principale, molto più antico, del quale rimane il portone di ingresso con arco in pietra di ascendenze longobarde, sovrastato da uno stemma in pietra, viene così descritto nell’atto del 1773: “… di una casa di stanze quattro, due sottane, oltre l’entrata del portone, e due soprane e con grada di pietra di taglio e loggia con cortile mezzo murato ed orto adiacente…”. Della loggia, successivamente chiusa da finestre, si conserva una nota di spese di costruzione. Il palazzo, che 111 conserva la facciata inalterata, è ubicato sull’antica strada consolare Appia, ora strada statale n. 7. Il palazzo, passato alla famiglia Lombardi fin dai primi dell’ottocento, conserva una lapide marmorea sul ballatoio della scala principale di collegamento dell’androne e il primo piano che ricorda il passaggio e la permanenza del Re Ferdinando II nel suo viaggio a Melfi, il 12 settembre 1851 e al ritorno il 22 dello stesso mese. Del passaggio e della permanenza del Re all’interno del palazzo resta inoltre testimonianza nello stemma di pietra posto sull’arco d’ingresso e nella presenza di due dissuasori in pietra bianca per l’ancoraggio della catena al fine di proteggere il passaggio. A quei tempi era proprietario del palazzo il cav. Francesco Saverio Lombardi, Presidente del Consiglio d’Intendenza del Principato Ultra, nonché avvocato di chiara fama presso il tribunale di Napoli. Il palazzo doveva costituire a quei tempi il più accogliente dei dintorni per lusso e sicurezza, e fu scelto come sosta di viaggio per ospitare il Re con il suo seguito, tra cui vi era anche il giovane principe ereditario Francesco e il conte di Trapani. Il cav. Francesco Saverio Lombardi aveva sposato in prime nozze Donna Rosa Sarno di Parolise e, rimasto precocemente vedovo, sposò in seconde nozze, nel 1830, Donna Mariantonia Buono di Chiusano San Domenico. La proprietà così costituita è passata in successione di padre in figlio fino all’ultimo discendente della famiglia, sig.ra Teresa Lombardi, madre dell’attuale proprietaria. La famiglia Lombardi è, inoltre, erede del grande archeologo irpino D. Vincenzo M. Santoli (1736 – 1804).

Nelle scale del palazzo Lombardi si trova una statua in pietra rinvenuta a raffigurante probabilmente la dea Cerere, ma con testa di periodo successivo. Il palazzo, avente pianta ad L, sorge all’interno dell’antico tessuto storico di Parolise, facente parte della quinta edilizia che delimita la strada chiamata via Melfi. Attraverso il portone, posizionato nel baricentro della quinta edilizia, si accede all’androne principale, pavimentato con blocchi di pietra bianca, dal quale parte la scala principale di collegamento al primo piano. Da questa scala si accede ad uno spazio dal quale è possibile avere il belvedere della di Parolise. Dallo stesso androne è possibile, mediante un secondo portone posizionato sull’asse del primo, l’accesso ad una scala in pietra ubicata all’interno che collega il sistema articolato della corte esterna e/o giardino dove, sull’asse principale del sistema come elemento di testata, si posiziona un pozzo in muratura di tufo con elementi in ferro battuto tipici delle lavorazioni dell’epoca. Sulla facciata principale di via Melfi è possibile individuare due ordini di aperture: il primo relativo al piano terra, dove sono rilevabili, oltre il portone d’ingresso principale, aperture ad arco a tutto sesto con portali di pietra bianca; al secondo ordine, relativo al primo piano, ritroviamo alternanza di balconi e finestre con basamento in pietra, infissi in legno e ringhiere in ferro battuto. Vi è, inoltre, al primo piano dell’edificio, sul lato destro del portone d’ingresso, una torretta d’avvistamento e di guardia di forma rotonda con i fori ad altezza uomo per l’uso di armi da fuoco. La copertura è costituita da falde inclinate con tegole sovrastanti un piccolo cornicione aggettante ove è collocata la gronda in lamiera zincata per lo smaltimento delle acque meteoriche che, 112 attraverso un sistema di tubazioni verticali, si innesta nel sistema fognario comunale. Per quanto sopra menzionato, la tipologia del palazzo, gli elementi decorativi esistenti all’interno e all’esterno, le pavimentazioni dell’androne e delle scale in pietra, costituiscono un complesso architettonico molto significativo per il nucleo urbano di Parolise, del quale il palazzo Lombardi rappresenta una e forse l’unica immagine architettonica di maggior interesse.

La ex cappella campestre Della cappella campestre, in località Crocevia, è possibile ammirare il portale in pietra dalle forme lineari con al centro la chiave dell’arco, oggi ridipinta dagli affittuari della fabbrica, e la semplice forma dell’aula unica rettangolare, di dimensioni interne 5,70 m per 12,15 m, terminante a semicerchio. In origine la cappella dovette assolvere la funzione di luogo di culto per gli abitanti lontani dal centro abitato e dalla chiesa madre. La zona, detta “Taverna” in seguito, fu scelta, fin dalle origini, come luogo di sosta per i viaggiatori che percorrevano l’Appia Antica per raggiungere l’Alta Irpinia. Il luogo offriva contemporaneamente, ai viaggiatori, una dimora notturna e un luogo di culto per le necessità spirituali, lontano dal centro abitato che ancora non aveva una forma urbana. L’epoca di costruzione della cappella non è documentata in nessuno scritto, ma dalla forma originaria che essa conserva si presume che fu eretta alla fine del 1700. Nella metà del 1900 fu sconsacrata e oggi, pur conservando ancora la forma originaria è stata affittata dalla curia, per essere usata come panificio.

Sul territorio comunale di Parolise, infine, non sono individuati immobili sottoposti a particolari prescrizioni di tutela indiretta ai sensi dell’art. 45 del DLgs 42/2004. All’interno del centro abitato si conservano pregiate tracce del passato non solo negli edifici di pregio, ma anche nei particolari architettonici, finemente lavorati o di notevoli dimensioni. Edifici di pregio e particolari architettonici sono stati tutti localizzati cartograficamente e descritti attraverso apposite schede allegate all’elaborato grafico delle emergenze.

7. Analisi della mobilità esistente61 La lunga e laboriosa fase di analisi si è conclusa con lo studio della mobilità sul territorio comunale, volto a determinare gli elementi critici sui quali era necessario intervenire, anche in funzione della dislocazione delle attività residenziali, turistiche e commerciali individuate ed elaborate nella precedente analisi urbanistica. Il Comune è attraversato da sud a nord dal tracciato della storica linea ferroviaria Avellino- Rocchetta Sant'Antonio. Essa fu inaugurata il 27 ottobre 1895, è lunga circa 120 km e collega Avellino con la zone interne dell'Irpinia, toccando anche dei comuni in provincia di Potenza, fino ad arrivare a Rocchetta Sant'Antonio (una volta provincia di Avellino, oggi provincia di Foggia). La porzione di tracciato che attraversa Parolise è in gran parte realizzata in galleria e non presenta nessuna stazione sul territorio comunale in questione. Le fermate più vicine sono quelle di Salza 113 Irpina a sud e Montefalcione a nord. Tra le due, in passato, esisteva la stazione ferroviaria di Candida-Parolise, chiusa ormai da molti anni. L’accessibilità al Comune è garantita principalmente dalla già citata via Appia Antica, oggi via Nazionale, che attraversa il centro abitato e conduce ai limitrofi comuni di San Potito Ultra e Salza Irpina, e dalla presenza della strada statale 7 bis, l’Ofantina, che attraversa il territorio secondo una direttrice ovest- est, da San Potito Ultra a Chiusano San Domenico. L’Ofantina, che nasce come variante alla storica via Appia Antica in seguito al sisma del 23 novembre 1980, è caratterizzata da un tracciato meno tortuoso con presenza di numerosi viadotti. Una viabilità minore, costituita dalle strade comunali quali via Toccaniello e via Cerzeto, che a tratti si snodano su un percorso sinuoso ed in pendenza, consentono rispettivamente il collegamento interno con i comuni di Salza Irpina a sud e Chiusano San Domenico a nord. La sosta avviene per lo più a bordo strada, sia ove consentito che in zone di divieto. Ogni spiazzo o rientranza stradale, seppur non regolamentata, viene utilizzata, all’uopo, come parcheggio. Gli unici parcheggi esistenti sono le quattro piccole aree lungo la via Appia antica, se non si considera l’area di pertinenza del municipio utilizzata come area di sosta. La sosta a lato strada nelle zone di recente costruzione, con carreggiate più ampie, non pone particolari problemi al normale deflusso veicolare e pedonale, mentre diventa critico nel centro

61 Elaborati grafici nn. 10, 11 e 12 del Preliminare di Piano.

storico, ove lo sviluppo di viuzze e stradine strette, associato alla mancanza di spazi opportuni, comporta una marcata riduzione della già angusta carreggiata, con difficoltà anche per il semplice transito. Si è proceduto ad una schematizzazione della rete stradale comunale di Parolise in archi e nodi, mediante il modello dei grafi. Ciò ha determinato una rapida ed univoca individuazione degli elementi della rete viaria, quali i rami stradali, gli incroci o le piazze, i quali sono stati numerati, classificati e descritti. Si è costruito un opportuno database collegato al grafo, in cui sono state riportate tutte le informazioni e i dati ottenuti mediante le schede anagrafiche stradali. Tali informazioni sono risultate particolarmente utili ai fini dell’elaborazione di importanti tematismi, come la classificazione funzionale delle reti e delle strade e l’efficienza degli assi viari. Infatti, dal confronto tra le caratteristiche geometriche possedute dagli archi del grafo (come la larghezza media) e quelle che avrebbero dovuto possedere normativamente, in base alla classe funzionale di appartenenza, sono emersi i tratti critici su cui intervenire. Lo studio delle criticità non si è limitata all’inefficienza geometrica dei tratti e dei nodi, ma sono stati approfonditi aspetti più ampi come quelli legati, per esempio, alle condizioni del manto stradale, all’assenza di elementi di regolamentazione del traffico, ecc.

7.1 Il grafo degli elementi del sistema della mobilità E’ stata effettuata un’ indagine in campo finalizzata al rilievo della rete stradale al fine di condurre 114 un esaustivo ed accurato studio della viabilità, finalizzato a fornire efficaci ed efficienti soluzioni progettuali, tese a migliorare e potenziare la mobilità sul territorio comunale. A tal fine la rete stradale comunale è stata schematizzata mediante un grafo. Al fine di condurre un’analisi dettagliata della mobilità si è proceduto alla individuazione di tutti i tratti costituenti la rete su gomma e alla loro rappresentazione tramite il modello del grafo stradale. Per grafo si intende una struttura costituita da oggetti semplici, detti vertici o nodi, e da collegamenti tra i vertici. La schematizzazione della rete stradale tramite grafo consiste nel rappresentare con gli archi i singoli tratti stradali e con i nodi gli estremi di ciascun tratto. Come si è già accennato, vi è la possibilità di associare ad archi e nodi una serie di informazioni, sotto forma tabellare, che, opportunamente implementati, possono essere elaborati dai calcolatori che sono in grado di fornire delle analisi di varia natura tali da evidenziare punti di forza e di debolezza della rete. E’ evidente che alla base dell’associazione di dati rispetto agli elementi del grafo vi è la condizione necessaria di attribuire un identificativo univoco a nodi ed archi62.

62 Attribuendo ad ogni nodo un id numerico univocamente assegnato, è possibile individuare ogni arco tramite la coppia di numeri dei vertici di estremità. Questa metodologia, però, sebbene consenta di riconoscere con una certa facilità ed immediatezza i singoli tratti a partire dai nodi, non garantisce l’identificazione univoca dei tratti stessi, in quanto, ad esempio, vi potrebbero essere due vertici A e B rappresentativi di punti di estremità di due tratti distinti i quali verrebbero entrambi identificati come AB. Questo è il motivo per cui, nell’ambito della gestione del database associato alla rete stradale, si è ritenuto di dover attribuire un identificativo numerico anche ai singoli tratti, svincolando la loro determinazione dai nodi vertice.

Fra gli archi sono stati inseriti tutti i tipi di tratti stradali riconoscibili dalla cartografia del territorio comunale, ad eccezione dei piccoli sentieri aventi una evidente funzione di accesso privato alle abitazioni più distanti dagli assi principali. I nodi presenti nel grafo sono stati distinti in nove tipologie differenti: nodi di intersezione a raso, nodi di intersezione a livelli sfalsati, nodi di confine, nodi terminali, nodi di imbocco a tratti in galleria, nodi di discontinuità tra tratti a differente sezione stradale, nodi di restringimento puntuale della sezione stradale, nodi di collegamento con la viabilità rurale e montana, nodi di passaggio dall'ambito urbano all'extraurbano. I nodi di intersezione a raso sono rappresentativi di punti di confluenza di almeno tre archi rappresentativi di assi viari che si incontrano fisicamente in uno stesso punto e, pertanto, corrispondono agli incroci o alle piazze. I nodi di intersezione a livelli sfalsati sono rappresentativi di punti di confluenza di almeno quattro archi rappresentativi di assi viari che non si incontrano fisicamente in uno stesso punto ma così sembrerebbe nella loro rappresentazione planimetrica e, pertanto, corrispondono agli incroci di viadotti o ponti. I nodi di confine individuano le sezioni in cui l’arco attraversa il confine amministrativo comunale; essi sono caratterizzati dalla confluenza nel nodo di un unico arco. Per nodi terminali si intendono, invece, quei vertici che individuano la fine di un tratto stradale, quali un vicolo cieco; essi sono caratterizzati dalla confluenza nel nodo di un unico arco. 115 I nodi di imbocco a tratti in galleria individuano i punti estremi di un arco il cui tracciato si sviluppa all’interno di una galleria; essi sono caratterizzati dalla confluenza nel nodo di due soli archi. I nodi di discontinuità tra tratti a differente sezione stradale sono indicativi di particolari punti di un arco in cui si verifichi il passaggio da una caratteristica ad un’altra del tratto stradale, come ad esempio il punto di cambiamento della sezione media lungo il medesimo asse o il punto in cui si passa da un tipo di pavimentazione ad un altro; anch’essi sono caratterizzati dalla confluenza nel nodo di due archi. Per nodi di restringimento puntuale della sezione stradale si intendono quei nodi rappresentativi di sezioni in cui, per un qualsiasi motivo, si verifica una riduzione della funzionalità di un tratto, ad esempio nel caso di un restringimento puntuale della sezione stradale; essi sono, pertanto, caratterizzati dalla confluenza di due archi. Per nodi di collegamento con la viabilità rurale e montana si intendono, quei nodi intercettano il confine di rappresentazione dell’ambito di territorio riportato nella cartografia in scala 1:2000 a quello riportato nella cartografia in scala 1:5000; essi sono, pertanto, caratterizzati dalla confluenza di due archi. Infine, i nodi di passaggio dall'ambito urbano all'extraurbano sono quei punti in cui gli archi intercettano il perimetro del centro abitato, definito ai sensi del DLgs 285/1992, che delimita il

territorio urbano da quello extraurbano; anch’essi sono, pertanto, caratterizzati dalla confluenza di due archi. I dati raccolti per l’analisi del sistema della mobilità sono stati registrati all’interno di un database relativo agli archi e ai nodi del grafo stradale. In riferimento agli archi, oltre a riportare l’identificativo numerico progressivo associato ad ognuno di essi, sono stati indicati il nodo iniziale e finale di ciascun tratto, e il nome della strada, ove presente. Come caratteristiche geometriche sono state computate la lunghezza degli archi e la larghezza media della sezione stradale per ciascun tratto, entrambe espresse in metri. Inoltre è stata indicata la caratterizzazione del tratto (se a raso a cielo aperto, in sopraelevazione o in galleria).

N. Assetto proprietario N. archi Lunghezza (kmq) Lunghezza (%) 1 statale 55 5,5 24,4% 2 provinciale 19 2,0 8,9% 3 comunale 145 15,0 66,7% totale: 219 22,5 100,0%

Tabella 31 – ripartizione percentuale della lunghezza degli archi del grafo stradale rispetto all'assetto proprietario

116

Figura 48 – ripartizione percentuale della lunghezza degli archi del grafo stradale rispetto all'assetto proprietario

Gli archi del grafo stradale di Parolise sono 219 e compongono una rete la cui lunghezza complessiva è di circa 22,5 km e la cui densità dell’infrastruttura viaria è pari a circa 0,007 m/mq. Gli archi sono stati classificati in base all’assetto proprietario: statale (Ofantina e via Appia antica), provinciale (Sp n. 39) e comunale. Gli archi rappresentativi delle strade statali sono 55 e ricoprono una lunghezza complessiva di circa 5,5 km (24,4%), quelli delle strade provinciali sono 19 e ricoprono una lunghezza complessiva di circa 2,0 km (8,9%), mentre gli archi rappresentativi delle strade comunali sono 145 e ricoprono una lunghezza complessiva di circa 15,0 km (66,7%) (Tabella 31; Figura 48).

N. Tipologia nodi N. nodi % nodi 1 intersezione a raso 68 35,8% 2 intersezione a livelli sfalsati 10 5,3% 3 di confine 18 9,5% 4 terminali 24 12,6% 5 di imbocco a tratti in galleria 5 2,6% 6 di discontinuità 17 8,9% 7 di restringimento puntuale 22 11,6% 8 di collegamento 10 5,3% 9 di passaggio di ambito 16 8,4% totale: 190 100,0%

Tabella 32 – ripartizione percentuale dei nodi del grafo stradale rispetto alla tipologia 117

Figura 49 – ripartizione percentuale dei nodi del grafo stradale rispetto alla tipologia

In riferimento ai nodi, oltre a riportare l’identificativo numerico progressivo associato ad ognuno di essi, sono state indicate le coordinate geografiche espresse in Gauss-Boaga (est, nord), la tipologia del nodo, la presenza o meno di canalizzazioni, l’ambito di appartenenza (urbano o extraurbano), nonché la rete di appartenenza degli archi che vi confluiscono. I nodi del grafo stradale di Parolise sono 190, di cui 68 sono nodi di intersezione a raso (35,8%), 10 sono nodi di intersezione a livelli sfalsati (5,3%), 18 sono nodi di confine (9,5%), 24 sono nodi terminali (12,6%), 5 sono nodi di imbocco a tratti in galleria (2,6%), 17 sono nodi di discontinuità tra tratti a differente sezione stradale (8,9%), 22 sono nodi di restringimento puntuale della sezione stradale (11,6%), 10 sono nodi di collegamento con la viabilità rurale e montana (5,3%), e 16 sono nodi di passaggio dall'ambito urbano all'extraurbano (8,4%) (Tabella 32; Figura 49).

7.2 La classificazione funzionale degli elementi del sistema della mobilità Secondo il Ncs, di cui al DLgs 285/1992, le strade sono classificate secondo le loro caratteristiche costruttive, tecniche e funzionali in: A - Autostrade, B - Strade extraurbane principali, C - Strade extraurbane secondarie, D - Strade urbane di scorrimento, E - Strade urbane di quartiere, F - Strade locali. In base alla suddetta normativa, le strade devono presentare le seguenti caratteristiche minime: - A - Autostrada: strada extraurbana o urbana a carreggiate indipendenti o separate da spartitraffico invalicabile, ciascuna con almeno due corsie di marcia, eventuale banchina 118 pavimentata a sinistra e corsia di emergenza o banchina pavimentata a destra, priva di intersezioni a raso e di accessi privati, dotata di recinzione e di sistemi di assistenza all'utente lungo l'intero tracciato, riservata alla circolazione di talune categorie di veicoli a motore e contraddistinta da siti segnali di inizio e fine. Deve essere attrezzata con apposite aree di servizio ed aree di parcheggio, entrambe con accessi dotati di corsie di decelerazione e di accelerazione. - B - Strada extraurbana principale: due corsie di marcia e banchina pavimentata a destra, priva di intersezioni a raso, con accessi alle proprietà laterali coordinati, contraddistinta dagli appositi segnali di inizio e fine, riservata alla circolazione di talune categorie di veicoli a motore; per eventuali altre categorie di utenti devono essere previsti opportuni spazi. Deve essere attrezzata con apposite aree di servizio, che comprendano spazi per la sosta, con accessi dotati di corsie di decelerazione e di accelerazione. - C - Strada extraurbana secondaria: strada ad unica carreggiata con almeno una corsia per senso di marcia e banchine. - D - Strada urbana di scorrimento: strada a carreggiate indipendenti o separate da spartitraffico, ciascuna con almeno due corsie di marcia, ed una eventuale corsia riservata ai mezzi pubblici, banchina pavimentata a destra e marciapiedi, con le eventuali intersezioni a raso semaforizzate; per la sosta sono previste apposite aree o fasce laterali esterne alla carreggiata, entrambe con immissioni ed uscite concentrate.

- E - Strada urbana di quartiere: strada ad unica carreggiata con almeno due corsie, banchine pavimentate e marciapiedi; per la sosta sono previste aree attrezzate con apposita corsia di manovra, esterna alla carreggiata. - F - Strada Locale: strada urbana od extraurbana opportunamente sistemata, non facente parte degli altri tipi di strade. Le strade si definiscono urbane o extraurbane a seconda che ricadano all’interno o all’esterno del perimetro del centro abitato definito secondo il DLgs 285/199263. La classificazione gerarchica delle strade ha l’obiettivo di determinare e rappresentare le tipologie di reti e di strade presenti sul territorio comunale secondo la classificazione stabilita dalla normativa vigente. Il database da associare alla rete si sofferma, pertanto, sulle caratteristiche funzionali dei singoli tratti stradali, tenendo a riferimento il Dm n. 6792 del 5 novembre 2001. In base al sistema di strade di cui è composta e alla funzione fondamentale che espleta, anche la rete stradale possiede una sua classificazione in quattro categorie: tipo A - rete primaria; tipo B - rete principale; tipo C - rete secondaria; tipo D - rete locale. La rete primaria è caratterizzata da un movimento servito di transito o scorrimento, da un’entità dello spostamento rappresentata da lunghe distanze, da una funzione territoriale di livello nazionale e interregionale in ambito extraurbano, di intera area urbana in ambito urbano, e da componenti di traffico limitate. La rete principale è caratterizzata da un movimento servito di distribuzione dalla rete primaria alla 119 secondaria ed eventualmente alla locale, da un’entità dello spostamento rappresentata da medie distanze, da una funzione territoriale di livello nazionale e interregionale in ambito extraurbano, di interquartiere in ambito urbano, e da componenti di traffico limitate. La rete secondaria è caratterizzata da un movimento servito di penetrazione verso la rete locale, da un’entità dello spostamento rappresentata da distanze ridotte, da una funzione territoriale di livello provinciale ed interlocale in ambito extraurbano, di quartiere in ambito urbano, e da componenti di traffico illimitate. La rete locale è caratterizzata da un movimento servito di accesso, da un’entità dello spostamento praticamente nulla, da una funzione territoriale di livello locale, e da componenti di traffico illimitate salvo limitazioni specifiche. Per quanto concerne la classificazione funzionale delle reti relative a Parolise è possibile constatare che essa è articolata in due classi: secondaria e locale. Il grafo stradale è costituito da 74 archi appartenenti alla rete secondaria che ricoprono una lunghezza complessiva di circa 7,5 km, e da 145 archi appartenenti alla rete locale ricoprenti una lunghezza complessiva di circa 15,0 km.

63 Esso, dunque, prevede quattro categorie di strade extraurbane e cioè la classe A (autostrade), la classe B (strade extraurbane primarie), la classe C (strade extraurbane secondarie), e la classe F (strade locali), e tre categorie di strade urbane, e cioè la classe D (strade urbane di scorrimento), la classe E (strade urbane di quartiere) ed ancora la classe F (strade locali).

In riferimento alla classificazione specifica dei tratti della rete, invece, si rileva che essi appartengono a quattro delle tipologie previste dal Ncs: C – strade extraurbane secondarie, E – strade urbane di quartiere, F – strade extraurbane locali, F – strade urbane locali. Il grafo stradale è costituito da 64 archi appartenenti alla categoria “C - strade extraurbane secondarie” che ricoprono una lunghezza complessiva di circa 6,6 km (29,3%), da 10 archi appartenenti alla categoria “E – strade urbane di quartiere” ricoprenti una lunghezza complessiva di circa 1,0 km (4,4%), da 82 archi appartenenti alla categoria “F – strade extraurbane locali” che ricoprono una lunghezza complessiva di circa 12,1 km (53,8%) e da 63 archi appartenenti alla categoria “F – strade urbane locali” ricoprenti una lunghezza complessiva di circa 2,8 km (12,4%) (Tabella 33; Figura 50).

N. Classe DLgs 285/1992 N. archi Lunghezza (kmq) Lunghezza (%) 1 C - strade extraurbane secondarie 64 6,6 29,3% 2 E – strade urbane di quartiere 10 1,0 4,4% 3 F – strade extraurbane locali 82 12,1 53,8% 4 F – strade urbane locali 63 2,8 12,4% totale: 219 22,5 100,0%

Tabella 33 – ripartizione percentuale della lunghezza degli archi del grafo stradale rispetto alla classe definita ai sensi del DLgs 285/1992

120

Figura 50 – ripartizione percentuale della lunghezza degli archi del grafo stradale rispetto alla classe definita ai sensi del DLgs 285/1992

Le informazioni registrate nel database degli archi del grafo stradale relative alla classificazione funzionale sono: l’ambito di appartenenza (urbano o extraurbano), la rete (locale o secondaria), la classificazione dell’arco ai sensi del DLgs 285/1992 e del Dm 1404/1968, nonché la fascia di rispetto ai sensi del DLgs 285/1992 e del Dm 1404/1968. Per quanto concerne i nodi, non essendoci una classificazione normativa formale, si è proceduto ad una catalogazione che potesse essere comunque funzionale alla successiva valutazione dell’efficienza. Si è così articolato l’insieme dei nodi di intersezione a raso del grafo stradale, rispetto ai quali si è concentrata l’analisi, in: nodi con confluenza di strade appartenenti alla rete secondaria; nodi con confluenza di strade appartenenti alla rete secondaria e alla rete locale; nodi con confluenza di strade appartenenti alla rete locale. In base a suddetta classificazione si riscontra che il grafo stradale di Parolise è costituito da 15 nodi con confluenza di strade appartenenti alla rete secondaria (22,1%), da 17 nodi con confluenza di strade appartenenti alla rete secondaria (25,0%), e da 36 nodi con confluenza di strade appartenenti alla rete locale (52,9%) (Tabella 34; Figura 51).

N. Tipo confluenza rete N. nodi % nodi 1 secondaria 15 22,1% 2 secondaria e locale 17 25,0% 3 locale 36 52,9% totale: 68 100,0% 121

Tabella 34 – ripartizione percentuale dei nodi del grafo stradale rispetto alla rete di appartenenza degli archi confluenti

Figura 51 – ripartizione percentuale dei nodi del grafo stradale rispetto alla rete di appartenenza degli archi confluenti

7.3 L’efficienza teorica degli elementi del sistema della mobilità Le informazioni acquisite e restituite in forma tabellare, opportunamente implementate, possono essere elaborate al fine di fornire delle analisi di varia natura tali da evidenziare punti di forza e di debolezza della rete. In particolare, il livello di efficienza delle strade ha l’obiettivo di determinare e rappresentare l’efficienza degli archi della rete stradale, confrontando i requisiti tecnici minimi imposti dalla normativa vigente, definiti per ciascuna classe funzionale, con le caratteristiche geometriche che le strade presentano allo stato di fatto. In seguito all’analisi geometrica e funzionale della rete stradale presente sul territorio comunale di Parolise, effettuata mediante l’ausilio della costruzione del grafo, è stato possibile valutare l’efficienza di ogni singolo tratto. L’efficienza degli archi del grafo è stata valutata confrontando la larghezza media misurata di ciascun singolo tratto con la larghezza minima stabilita dalla normativa vigente in base alla classificazione funzionale di appartenenza. Per le strade di tipo “C – strade extraurbane secondarie” la normativa prevede tratti a doppio senso di marcia aventi una larghezza media minima pari a 9,50 m. Pertanto, tutti gli archi, appartenenti alla classe delle strade extraurbane secondarie, aventi una larghezza media inferiore agli 9,50 m sono stati considerati inefficienti, mentre quelli aventi una sezione di almeno 9,50 m sono stati considerati efficienti. 122 La normativa prevede per le strade di tipo “E – strade urbane di quartiere” una sezione minima di 5,50 m che, per i tratti a doppio senso di marcia, diventa di 10,00 m. Pertanto, tutti gli archi, appartenenti alla classe delle strade urbane di quartiere, aventi una larghezza media inferiore ai 5,50 m sono stati considerati inefficienti, quelli caratterizzati da una sezione compresa tra i 5,50 m e i 10,00 m sono stati valutati come efficienti ma solo nel caso di senso unico di marcia, mentre quelli aventi una larghezza media di almeno 10,00 m sono stati considerati efficienti. Questi sono i parametri di valutazione dell’efficienza nel caso della rete stradale secondaria. Per i tratti appartenenti alla rete locale la metodologia è analoga. In particolare, per le strade di tipo “F – strade extraurbane locali” la normativa prevede tratti a doppio senso di marcia aventi una larghezza media minima pari a 8,50 m. Pertanto, tutti gli archi, appartenenti alla classe delle strade extraurbane locali, aventi una larghezza media inferiore agli 8,50 m sono stati considerati inefficienti, mentre quelli aventi una sezione di almeno 8,50 m sono stati considerati efficienti. Per le strade urbane locali, la legge nazionale a riguardo, prevede invece una sezione minima di 5,50 m che, per i tratti a doppio senso di marcia, diventa di 9,50 m. Pertanto, tutti gli archi, appartenenti alla classe delle strade urbane locali, aventi una larghezza media inferiore ai 5,50 m sono stati considerati inefficienti, quelli caratterizzati da una sezione compresa tra i 5,50 m e i 9,50 m sono stati valutati come efficienti ma solo nel caso di senso unico di marcia, mentre quelli aventi una larghezza media di almeno 9,50 m sono stati considerati efficienti.

Le informazioni registrate nel database degli archi del grafo stradale relative alla efficienza teorica sono: l’ambito di appartenenza (urbano o extraurbano), la rete (locale o secondaria), la classificazione dell’arco ai sensi del DLgs 285/1992 e del Dm 1404/1968, nonché la larghezza media della sezione stradale per ciascun tratto, espressa in metri, la larghezza minima tipo per i tratti a senso unico corrispondente alla classe di appartenenza del tratto ai sensi del DLgs 285/1992, la larghezza minima tipo per i tratti a doppio senso di marcia corrispondente alla classe di appartenenza del tratto ai sensi del DLgs 285/1992, e l’efficienza del tratto (efficiente, efficiente a senso unico, non efficiente). Grazie alle informazioni del database è stato possibile rilevare come la rete infrastrutturale stradale di Parolise sia costituita complessivamente solo da 45 archi efficienti ricoprenti una lunghezza complessiva di 3,3 km (14,7%), da 35 archi efficienti a senso unico ricoprenti una lunghezza complessiva di 2,5 km (11,1%) e da 139 archi non efficienti ricoprenti una lunghezza complessiva di 16,7 km (74,2%) (Tabella 35; Figura 52).

N. Efficienza archi N. archi Lunghezza (kmq) Lunghezza (%) 1 efficienti 45 3,3 14,7% 2 efficienti a senso unico 35 2,5 11,1% 3 non efficienti 139 16,7 74,2% totale: 219 22,5 100,0%

Tabella 35 – ripartizione percentuale della lunghezza degli archi del grafo stradale rispetto all'efficienza 123 teorica

Figura 52 – ripartizione percentuale della lunghezza degli archi del grafo stradale rispetto all'efficienza teorica

E’ stata espressa una valutazione anche in riferimento all’efficienza dei nodi presenti nel grafo stradale. In realtà, nell’ambito del sistema dei nodi, sono stati analizzati esclusivamente i nodi di intersezione a raso. Per ciascuno di suddetti nodi, ne è stata poi verificata la presenza o l’assenza di elementi di canalizzazione del traffico, e in base al tipo di rete a cui appartengono le strade confluenti se ne è valutata l’efficienza. Il criterio di attribuzione del grado di efficienza utilizzato è il seguente. Sono stati considerati: non efficienti i nodi con confluenza di strade appartenenti alla rete secondaria in cui vi è assenza di rotatoria; efficienti i nodi con confluenza di strade appartenenti alla rete secondaria in cui è presente la rotatoria; non efficienti i nodi con confluenza di strade appartenenti alla rete secondaria e alla rete locale in cui vi è assenza di canalizzazione; efficienti i nodi con confluenza di strade appartenenti alla rete secondaria e alla rete locale in cui la canalizzazione è presente; comunque efficienti i nodi con confluenza di strade appartenenti alla rete locale in quanto la canalizzazione non è strettamente necessaria. Le informazioni registrate nel database dei nodi del grafo stradale relative alla efficienza teorica sono state quindi: il tipo di rete di appartenenza delle strade confluenti (secondaria; secondaria e locale; locale) e la canalizzazione (assente o presente, nel qual caso specificando se si trattava di rotatoria o meno).

N. Efficienza nodi N. nodi % nodi 124 1 efficienti 20 29,4% 2 non efficienti 48 70,6% totale: 68 100,0%

Tabella 36 – ripartizione percentuale dei nodi del grafo stradale rispetto all'efficienza teorica

Figura 53 – ripartizione percentuale dei nodi del grafo stradale rispetto all'efficienza teorica

Grazie alle informazioni del database è stato possibile rilevare come la rete infrastrutturale stradale di Parolise sia costituita complessivamente da 4 nodi con confluenza di strade appartenenti alla rete secondaria non efficienti (5,9%), da 11 nodi con confluenza di strade appartenenti alla rete secondaria efficienti (16,2%), da 16 nodi con confluenza di strade appartenenti alla rete secondaria e alla rete locale non efficienti (23,5%), da 1 nodo con confluenza di strade appartenenti alla rete secondaria e alla rete locale efficienti (1,5%), e da 36 nodi con confluenza di strade appartenenti alla rete locale efficienti (52,9%) (Tabella 36; Figura 53). La fase di pianificazione e, in particolare, la viabilità di progetto, ha tenuto conto di quanto emerso dalla valutazione di efficienza di archi e nodi sopra descritta.

8. Dimensionamento La Lr 16/2004, all’art. 18, comma 2, lettera b), afferma che la pianificazione territoriale provinciale fissa i carichi insediativi ammissibili sul territorio, al fine di assicurare lo sviluppo sostenibile della provincia in coerenza con le previsioni del Ptr. Inoltre, la Lr 16/2004, all’art. 23, lettera c), afferma che il Puc determina i fabbisogni insediativi e le priorità relative alle opere di urbanizzazione in conformità a quanto previsto in sede di pianificazione territoriale provinciale. Il Ptcp, al fine di determinare i carichi insediativi ammissibili sul territorio, coerentemente alle indicazioni della Regione Campania, si è basata sul fabbisogno abitativo legata ai due fattori: - stima del fabbisogno regresso basato su due elementi: 125 1. disagio abitativo di famiglie che vivono in condizioni di affollamento; 2. disagio abitativo di famiglie che abitano alloggi impropri e famiglie in coabitazione; - stima dell’incremento del numero di famiglie. Il calcolo riferito all’intero ambito territoriale relativo alla “Città delle Colline del Calore”, descritto nel dettaglio nell’elaborato P.11.8 del Ptcp, porta all’assegnazione di un minimo di 1.485 ad un massimo di 1.574 alloggi da ripartirsi tra i 10 comuni costituenti la “Città delle Colline del Calore”. Il Ptcp non propone alcuna metodologia di ripartizione dello stock di alloggi tra i comuni della stessa “Città”. Si osserva, inoltre, che nella determinazione di questo range è da considerarsi costante il fabbisogno aggiuntivo al 2020, stimato dalla Provincia in 1.112 alloggi complessivi di cui solo 29 per il Comune di Parolise (Figure 18 e 19). In riferimento ai suddetti valori, il Ptcp stesso afferma che “questa prima stima potrà essere corretta in considerazione dell’andamento della crescita delle abitazioni occupate (censimento ISTAT 2011 dati provvisori) e delle analisi specifiche dei Comuni sulle abitazioni occupate, la loro consistenza e stato”. Fermo restante l’intervallo di 1.485 – 1.574 alloggi individuati dalla Provincia di Avellino nel Ptcp, si procede alla determinazione del fabbisogno residenziale complessivo per il Comune di Parolise, in accordo con le indicazioni regionali riassunte nel documento del 2009 dell’Assessorato all’Urbanistica e politiche del territorio della Regione Campania, dal titolo “La stima del fabbisogno abitativo e la definizione degli indirizzi per la determinazione dei pesi insediativi nei Ptcp”.

Il dimensionamento del Puc di Parolise è stato effettuato a partire dai criteri di cui al suddetto documento regionale (docReg), inerente “la stima del fabbisogno abitativo e la definizione degli indirizzi per la determinazione dei pesi insediativi nei Ptcp”. Si è ritenuto di seguire l’impostazione del docReg, in quanto appare un interessante tentativo di razionalizzare e codificare i molteplici fattori che intervengono nella stima dei nuovi alloggi da realizzare, mediante un approccio innovativo rispetto a quello che la normativa nazionale e regionale indicava fino ad oggi. Quale riferimento temporale iniziale, sono stati considerati i dati relativi alle rilevazioni Istat al 31 dicembre 2009, per i quali sono disponibili le rilevazioni socioeconomiche utili all’elaborazione. Lo studio, in conformità alle disposizioni del docReg64, si è basato su una retrospezione decennale relativa agli anni 2001-2010, al fine di ottenere previsioni attendibili, per il decennio successivo, fino al 2021. Inoltre, le indagini hanno preso in considerazione anche le dinamiche demografiche ed economiche, a partire dall’anno censuario Istat 1951. A causa dei tempi tecnici necessari per la elaborazione e la formazione del piano, per evitare che il decennio di proiezione dei risultati possa essere eroso dal periodo di valutazione, di adozione e di approvazione dello stesso, si preferisce considerare l’arco di 10 anni di programmazione del Puc a partire dal 2011, ovvero considerando il decennio 2012-2021. Nei paragrafi seguenti, sono riportati i riferimenti ai due documenti di cui sopra ai fini dei calcoli per la determinazione del fabbisogno residenziale e per il fabbisogno di aree per attività produttive, 126 per attività terziarie e per attività turistiche.

8.1 Il fabbisogno residenziale Secondo il docReg (pag. 51), ai fini del dimensionamento insediativo, i Comuni, nelle disposizioni programmatiche dei Puc, calcolano il fabbisogno abitativo nelle sue due componenti: - Fabbisogno pregresso dovuto alla presenza di famiglie che vivono in alloggi malsani e non ristrutturabili e/o in condizioni di sovraffollamento; - Fabbisogno futuro connesso alla dinamica demografica e delle nuove famiglie che prevedibilmente domanderanno nuove abitazioni nel territorio di riferimento. Secondo il docReg (pag. 53), ai fini della determinazione del fabbisogno abitativo, il calcolo va effettuato sulla base del rapporto di 1 alloggio per ciascun nucleo familiare. Il rapporto abitazioni/famiglie deve essere stimato in ragione dell’effettiva presenza territoriale registrata e non sulla indicazione della presenza residenziale e considerando la composizione e la morfologia sociale del nucleo familiare.

64 docReg (pg. 52): Lo studio dovrà basarsi su di un arco temporale minimo pari agli ultimi 10 anni e dovrà inoltre provvedere a ricostruire la struttura insediativa e lo stock abitativo esistente sul territorio. La stima del fabbisogno abitativo aggiuntivo dovrà essere stimato sulla base di scenari di proiezione demografica sia per la componente naturale che migratoria. L’orizzonte temporale di riferimento per le proiezioni non potrà essere inferiore a 10 anni e di norma non superiore a 20; il termine iniziale da cui computare l’orizzonte di previsione di previsione del PUC stesso, per cui sono disponibili dati socioeconomici utilizzabili per le elaborazioni.

La presenza territoriale può essere stimata dai dati riferiti al censimento Istat 2001, ovvero 648 presenti sui 653 residenti. Il valore può essere aggiornato al 2010 ed al 2021 semplicemente scalando i presenti in funzione dalla popolazione residente accertata al 2010 ed in funzione di quella proiettata al 2021. Pertanto, per Parolise, si ottiene: - Abitanti presenti al 2001 = 648 abitanti (99% di 653 abitanti) - Abitanti presenti al 2010 = 699 abitanti (99% di 706 abitanti) - Abitanti presenti al 2021 = 797 abitanti (99% di 805 abitanti)

8.1.1 Il fabbisogno pregresso Secondo il docReg (pag. 51), la stima del fabbisogno pregresso di nuova residenza è costituita con riferimento a riconosciute condizioni di disagio, individuate nelle famiglie che vivono in alloggi impropri o in condizioni di sovraffollamento in cui il rapporto fra numero dei componenti e spazio abitativo è inferiore ai minimi accettabili. Nel caso di alloggi non adeguati il fabbisogno deve essere ricostruito sulla base di indicazioni argomentate svolte a livello comunale. In prima approssimazione possono considerarsi alloggi malsani e non recuperabili: - alloggi interrati per oltre il 35% del perimetro; - alloggi privi di illuminazione e ventilazione diretta nella maggior parte delle stanze; - alloggi ubicati al piano terreno con affaccio solo su strada carrabile di larghezza inferiore a 6 127 metri; - alloggi privi di servizi. Tale stima risulta troppo complessa dal punto di vista operativo, e, qualora si riuscissero ad analizzare tutti gli alloggi considerati inidonei non recuperabili, la valutazione risulterebbe comunque soggettiva65. Pertanto, ai fini del calcolo del degrado abitativo66, si possono considerare le abitazioni prive di servizi igienici essenziali, quali la presenza di acqua potabile, gabinetto e bagno. Nel computo degli alloggi soggetti a degrado sono stati esclusi, quindi, quelli interrati per oltre il 35% del perimetro; quelli privi di illuminazione e ventilazione diretta; quelli ubicati al piano terreno con affaccio solo su strada carrabile. L’esclusione di tali alloggi considerati non recuperabili è avvenuta, come detto, a causa delle difficoltà operative che un’indagine a tutto campo comporterebbe. Tuttavia, tali alloggi esistono e continuano ad essere abitati. Per riuscire a stimare indirettamente la domanda da degrado abitativo, pertanto, si prendono in esame gli alloggi privi di servizi essenziali, che sono più facilmente quantificabili. Si tiene ovviamente conto anche del fatto che, operando con interventi di ristrutturazione, si potrebbe ridurre, se non eliminare del tutto, il numero di alloggi che versa in tale condizione.

65 I dati disponibili per una stima del genere non sono disponibili dalle rilevazioni Istat; una valutazione più precisa necessita di un’indagine accurata ma eccessivamente dispendiosa dal punto di vista economico.

66 Cresme, 2000, pg. 32.

Secondo i dati Istat del 1991, sulle 318 abitazioni totali, 3 risultano prive di acqua potabile, 2 sono prive di gabinetto e 16 sono prive di vasca da bagno e/o doccia; mentre secondo i dati del censimento 2001, sulle 358 abitazioni totali, nessuna risulta priva di acqua potabile, 3 sono prive di gabinetto e 8 sono prive di vasca da bagno e/o doccia (Tabella 37).

Abitazioni prive di: Anno Abitazioni totali acqua potabile gabinetto bagno/doccia 1991 318 3 0,9% 2 0,6% 16 5,0% 2001 358 0 0,0% 3 0,8% 8 2,2%

Tabella 37 – abitazione prive di servizi igienici essenziali secondo i dati Istat 1991 e 2001

Effettuando una proiezione lineare al 2010 dei dati censuari disponibili, si ottiene che all’attualità le uniche abitazioni prive di servizi igienici essenziali sono 4, tutte dovute alla mancanza di gabinetto. Proiettando ulteriormente al 2021 tale numero di alloggi (in proiezione risultano 5) con un coefficiente di riduzione al 33%, che tiene conto di possibili interventi di ristrutturazione, si ottengono 2 alloggi. Pertanto si ha:

- Domanda da degrado abitativo = 5 * 0,33 = 2 alloggi

128 Secondo il docReg (pagg. 51 e 52), la seconda componente, condizione di sovraffollamento, può essere ricostruita sulla base di una matrice di affollamento, che indica la distribuzione delle famiglie per numero di componenti nelle abitazioni per numero di stanze, posti in relazione a possibili diversi standard vani/abitanti assunti come soglia minima. Solitamente: - sono considerate non idonee le abitazioni costituite da una sola stanza; - sono considerate sovraffollate le abitazioni costituite da due stanze se occupate da un nucleo familiare di tre o più componenti; - sono considerate sovraffollate le abitazioni costituite da tre stanze se occupate da un nucleo familiare di cinque o più componenti; - sono considerate sovraffollate le abitazioni costituite da quattro stanze se occupate da un nucleo familiare di sei o più componenti. Sempre secondo il docReg (pag. 52), la possibilità di ricostruire la matrice di affollamento richiede la disponibilità dei dati individuali censuari o, ancora meglio in quanto consentirebbe una stima più aggiornata dei fenomeni, la possibilità di incrociare i dati anagrafici relativi alle famiglie con i dati catastali. La disponibilità dei dati individuali del Censimento della Popolazione possono essere richiesti dai Comuni all’Istat e possono consentire di pervenire ad una stima accurata del fenomeno, individuando oltretutto anche i fabbisogni pregressi distinti per tipologia abitativa necessaria. A livello provinciale è possibile ricostruire la matrice di affollamento a partire dalla banca dati del Censimento della popolazione del 2001.

Partendo, quindi, dai dati a livello provinciale risultanti dal censimento Istat del 2001, è stato possibile ricostruire la matrice di affollamento per il Comune di Parolise proiettata al 2010, attraverso la seguente procedura. La matrice di affollamento, in termini di famiglie, si ottiene dividendo semplicemente ogni elemento della matrice di affollamento in termini di componenti al 2001 a livello provinciale (Tabella 38) per il rispettivo numero di componenti familiari.

Occupanti Stanze 1 2 3 4 5 ≥6 Totale 1 1.274 752 291 228 160 21 2.726 2 4.921 5.442 3.156 3.496 1.300 423 18.738 3 8.298 13.914 11.967 16.240 7.210 2.214 59.843 4 9.682 24.018 27.834 45.636 21.070 7.611 135.851 5 5.689 17.846 24.441 45.492 24.045 9.240 126.753 6 e più 3.468 10.204 14.301 27.880 17.025 8.112 80.990 Totale 33.332 72.176 81.990 138.972 70.810 27.621 424.901

Tabella 38 – matrice di affollamento in termini di componenti al 2001 - Provincia di Avellino

Nel caso di nuclei composti da 6 ed oltre componenti si è approssimato considerando un numero pari a 6 (Tabella 39). 129 Famiglie Stanze 1 2 3 4 5 ≥6 Totale 1 1.274 376 97 57 32 4 1.840 2 4.921 2.721 1.052 874 260 71 9.899 3 8.298 6.957 3.989 4.060 1.442 369 25.115 4 9.682 12.009 9.278 11.409 4.214 1.269 47.861 5 5.689 8.923 8.147 11.373 4.809 1.540 40.481 6 e più 3.468 5.102 4.767 6.970 3.405 1.352 25.064 Totale 33.332 36.088 27.330 34.743 14.162 4.604 150.259

Tabella 39 – matrice di affollamento in termini di famiglie al 2001 - Provincia di Avellino

Per la definizione della matrice di affollamento del Comune di Parolise, si è effettuato un riproporzionamento del dato provinciale in base al peso demografico del Comune, ipotizzando che tra Comune e provincia non esistano significative differenze nella distribuzione delle famiglie nelle abitazioni67. Si sono, pertanto, valutati alcuni fattori di scala per rapportare il dato a livello comunale: - occupanti totali (Provincia di Avellino al 2001) = 424.901 occupanti - residenti totali (Provincia di Avellino al 2001) = 429.183 residenti

67 Cresme, 2000, pg. 32, nota 5.

- occupanti totali (Comune di Parolise al 2001) = 648 occupanti - residenti totali (Comune di Parolise al 2001) = 653 residenti

Il fattore di scala, in termini di residenti, al 2001 (popolazione residente nel Comune al 2001 / popolazione residente nella Provincia al 2001), risulta essere pari a 0,001521; mentre il fattore di scala, in termini di occupanti (occupanti totali nel Comune / occupanti totali nella Provincia) risulta essere pari a 0,001525. Moltiplicando gli elementi della matrice a livello provinciale per il fattore di scala in termini di residenti, risulta un totale di 229 famiglie (Tabella 40).

Famiglie Stanze 1 2 3 4 5 ≥6 Totale 1 2 1 0 0 0 0 3 2 7 4 2 1 0 0 15 3 13 11 6 6 2 1 38 4 15 18 14 17 6 2 73 5 9 14 12 17 7 2 62 6 e più 5 8 7 11 5 2 38 Totale 51 55 42 53 22 7 229

Tabella 40 – matrice di affollamento in termini di famiglie al 2001 – Comune di Parolise (prima approssimazione) 130 Confrontando tale dato con le famiglie totali effettivamente rilevate nel Comune di Parolise al 2001 (251 famiglie, fonte censimento Istat 2001) si osserva un errore di circa il 9%; l’approssimazione ipotizzata in prima istanza non può, quindi, ritenersi ammissibile. Si è, pertanto, pensato di ricalibrare i risultati di tale approssimazione ottenendo una matrice a livello comunale scalata in funzione delle famiglie, con un fattore, al 2001, pari a 1,10 (famiglie rilevate nel comune al 2001 / famiglie virtuali al 2001) (Tabella 41).

Famiglie Stanze 1 2 3 4 5 ≥6 Totale 1 2 1 0 0 0 0 3 2 8 5 2 1 0 0 17 3 14 12 7 7 2 1 42 4 16 20 16 19 7 2 80 5 10 15 14 19 8 3 68 6 e più 6 9 8 12 6 2 42 Totale 56 60 46 58 24 8 251

Tabella 41 – matrice di affollamento in termini di famiglie al 2001 – Comune di Parolise (seconda approssimazione)

Per proiettare le matrici al 2010 si considerano le rilevazioni dell’Istat: - residenti totali (Provincia di Avellino al 2010) = 439.188 residenti68 - residenti totali (Comune di Parolise al 2010) = 706 residenti Il fattore di aggiornamento in termini di residenti, per il periodo 2001-2010 (popolazione residente nella Provincia al 2010 / popolazione residente nella Provincia al 2001) vale 1,0233; mentre il fattore di scala in termini di residenti al 2010 (popolazione residente nel Comune di Parolise al 2010 / popolazione residente nella Provincia al 2010) è pari a 0,00160751. Scalando semplicemente ogni elemento della matrice di affollamento, in termini di famiglie a livello provinciale, per il corrispondente fattore di aggiornamento, si ottiene la matrice in termini di famiglie al 2010 a livello provinciale (Tabella 42).

Famiglie Stanze 1 2 3 4 5 ≥6 Totale 1 1.304 385 99 58 33 4 1.882 2 5.036 2.784 1.077 894 266 72 10.129 3 8.491 7.119 4.082 4.155 1.476 378 25.700 4 9.908 12.289 9.494 11.675 4.312 1.298 48.976 5 5.822 9.131 8.337 11.638 4.921 1.576 41.424 6 e più 3.549 5.221 4.878 7.132 3.484 1.384 25.648 Totale 34.109 36.929 27.967 35.553 14.492 4.711 153.760

Tabella 42 – matrice di affollamento in termini di famiglie al 2010 – Provincia di Avellino 131

Moltiplicando poi ogni elemento della matrice così ottenuta per il relativo coefficiente di scala si ottiene la matrice di affollamento al 2010 a livello comunale (Tabella 43).

Famiglie Stanze 1 2 3 4 5 ≥6 Totale 1 2 1 0 0 0 0 3 2 8 4 2 1 0 0 16 3 14 11 7 7 2 1 41 4 16 20 15 19 7 2 79 5 9 15 13 19 8 3 67 6 e più 6 8 8 11 6 2 41 Totale 55 59 45 57 23 8 247

Tabella 43 – matrice di affollamento in termini di famiglie al 2010 – Comune di Parolise (prima approssimazione)

In tale approssimazione, le famiglie risultano pari a 247, che rappresenta un dato virtuale, a fronte del dato reale (rilevazioni Istat al 2010), che risulta essere di 289 famiglie. La differenza fra le famiglie stimate e quelle realmente rilevate si presenta considerevole, con un errore di circa il 17%, valore poco cautelativo. Si è, pertanto, pensato di ricalibrare i risultati di tale approssimazione

68 Popolazione residente al 30 ottobre 2010 (dati Istat).

ottenendo una matrice a livello comunale scalata in funzione delle famiglie, con un fattore, al 2010, pari a 1,17 (famiglie rilevate nel comune al 2010 / famiglie virtuali al 2009) (Tabella 44).

Famiglie Stanze 1 2 3 4 5 ≥6 Totale 1 2 1 0 0 0 0 4 2 9 5 2 2 1 0 19 3 16 13 8 8 3 1 48 4 19 23 18 22 8 2 92 5 11 17 16 22 9 3 78 6 e più 7 10 9 13 7 3 48 Totale 64 69 53 67 27 9 289

Tabella 44 – matrice di affollamento in termini di famiglie al 2010 – Comune di Parolise (seconda approssimazione)

La domanda da sovraffollamento, costituita dal numero di famiglie che vivono in alloggi inidonei e in alloggi sovraffollati, si ottiene sommando i valori contenuti negli elementi della matrice corrispondenti alla condizione di inidoneità e di sovraffollamento, così come definiti dal docReg.

Famiglie Stanze 1 2 3 4 5 ≥6 Totale 1 2 1 0 0 0 0 3 132 2 2 2 1 0 5 3 3 1 4 4 2 2 5 0 6 e più 0 Totale 2 1 2 2 3 3 14

Tabella 45 – matrice delle famiglie che vivono in condizione di affollamento – Comune di Parolise

Pertanto il numero di famiglie che vivono a Parolise in alloggi inidonei e/o in alloggi sovraffollati sono 14 (Tabella 45): - in abitazioni non idonee (una sola stanza) = 3 - in abitazioni sovraffollate (due stanze, tre o più componenti) = 5 - in abitazioni sovraffollate (tre stanze, cinque o più componenti) = 4 - in abitazioni sovraffollate (quattro stanze, sei o più componenti) = 2 Ai fini della determinazione del fabbisogno abitativo, il calcolo va effettuato sulla base del rapporto di 1 alloggio per ciascun nucleo familiare. Pertanto, per il Comune di Parolise, si ha: - alloggi non idonei = 3 - alloggi sovraffollati = 11

In tal modo, si determina il numero di alloggi che sono destinati a nuclei familiari che vivono in condizioni di sovraffollamento. Gli alloggi costituiti da una sola stanza sono esclusi dal computo delle abitazioni perché ritenuti inidonei per la residenza di un qualsiasi nucleo familiare. Al contrario, le famiglie che vivono in condizioni di sovraffollamento potrebbero passare da una condizione di disagio a una condizione di idoneità mediante un meccanismo di redistribuzione delle famiglie all’interno dello stock abitativo. Attraverso tale meccanismo, una quota degli alloggi attualmente sovraffollati, liberati nel passaggio delle famiglie ad una condizione standard, vengono rioccupati da altre famiglie, di minori dimensioni, che, in tal modo, conseguono anch’esse il rispetto degli standard dimensionali fissati69. Tuttavia, tale scambio non avviene in maniera perfetta, in quanto non vi è perfetta corrispondenza fra le esigenze delle varie tipologie di famiglia e lo stock abitativo. Per cui, data la aleatorietà e la difficoltà della realizzazione dello scambio, si dovrebbe, cautelativamente e sulla scorta di analoghi studi condotti sull’argomento70, considerare nella domanda da sovraffollamento la totalità delle famiglie che vivono in tale condizione. Infine, si può pensare che la quota parte di alloggi che resta vuota, a seguito del meccanismo redistributivo, vada ad alimentare la cosiddetta offerta da frizionale, di cui si dirà più avanti. Ricapitolando: le 11 famiglie che vivono in alloggi definiti sovraffollati subiscono un processo di ricollocazione teorica, ovvero saranno soggetti a una ricollocazione. In tal modo, si genera uno stock di abitazioni, di difficile quantificazione, che, in quota parte, potrebbe essere considerato dal 133 lato dell’offerta. Operativamente, nella domanda da sovraffollamento si può includere la totalità delle famiglie che vive in tale condizione, programmando la costruzione di un numero di alloggi pari al numero di famiglie in questione, ossia 14. Tale scelta è giustificata dalla considerazione che la realizzazione degli alloggi avverrà nell’arco di 10 anni, quindi gettando una base anche per i futuri piani urbanistici comunali, potendosi immaginare una concreta utilizzazione di tale stock solo in un futuro momento del processo di pianificazione, relativa a un ri-dimensionamento del Puc, ad esempio, in occasione di una sua revisione. Pertanto, si ha: - Domanda da sovraffollamento = 14 alloggi In definitiva, il fabbisogno abitativo pregresso può essere sintetizzato come la somma degli alloggi considerati non adeguati (2) e di quelli considerati sovraffollati (14):

- q1 = fabbisogno pregresso = 16 alloggi

69 Si tenga presente che nel meccanismo di redistribuzione e compensazione delle abitazioni sono considerate le famiglie che si trovano in una condizione di disagio abitativo. Le famiglie che attualmente si trovano in una situazione abitativa superiore a quella fissata quale fabbisogno minimo non vengono coinvolte nel meccanismo redistributivo e mantengono le loro attuali condizioni (docReg, pg. 12, nota 3).

70 Cresme, 2000, pg. 36, tavola 11.

8.1.2 Il fabbisogno aggiuntivo Secondo il docReg (pag. 52), la stima del fabbisogno abitativo aggiuntivo dovrà essere stimato sulla base di scenari di proiezione demografica sia per la componente naturale che migratoria. L’orizzonte temporale di riferimento per le proiezioni non potrà essere inferiore a 10 anni e di norma non superiore a 20; il termine iniziale da cui computare l’orizzonte di previsione del Puc dovrà riferirsi alla data più prossima all’atto di adozione del Puc stesso, per cui sono disponibili dati socioeconomici utilizzabili per le elaborazioni. Per il comune di Parolise la previsione demografica viene condotta utilizzando modelli di previsione aggregata e, in particolare, modelli matematici. Alla famiglia dei modelli aggregati71 appartengono tutti quei modelli che fanno uso di relazioni matematiche semplici, rappresentate mediante curve di crescita, per estrapolare trend retrospettivi dello sviluppo demografico, allo scopo di stimare l’ammontare complessivo della popolazione futura di un territorio dato. Questo genere di modelli si distinguono tra loro per il tipo di relazione matematica che lega le due uniche variabili presenti di popolazione e tempo, e, dunque, per il tipo di curva di crescita adottata per l’estrapolazione dei trend. I modelli matematici maggiormente utilizzati sono: lineare, esponenziale, logaritmico e di potenza. Dalle equazioni delle linee di tendenza si determinano i valori della popolazione futura al 2021, secondo i diversi modelli applicati. Tra questi viene selezionato, come modello di proiezione, quello 134 a cui corrisponde una linea di tendenza avente uno scarto quadratico medio R2 più vicino all’unità, in quanto tale parametro indica il grado di aderenza del modello matematico ai dati disponibili. Per descrivere l’andamento futuro della popolazione, si effettua una regressione attraverso ciascuno dei modelli sopra menzionati sulla base dei dati a disposizione che, nel caso specifico, sono dati derivanti sia da un’analisi di lungo periodo che di breve periodo. Nel primo caso, i modelli vengono applicati ai dati disponibili dei censimenti dal 1861 al 2001. Nel secondo si effettuano regressioni sui dati più recenti tratti dai modelli P2, disponibili dal 1995 al 2010; a partire da questi dati si estraggono, a loro volta, tre segmenti temporali di interesse e se ne ricavano altrettante proiezioni:

- proiezione al 2021 a partire dai dati del periodo 1995-2010 (16 anni); - proiezione al 2021 a partire dai dati del periodo 2001-2010 (10 anni); - proiezione al 2021 a partire dai dati del periodo 2006-2010 (5 anni).

71 L’assunto ideologico dei modelli aggregati è che l’assetto futuro del sistema dipende unicamente da quello passato. L’uso di questi strumenti presuppone implicitamente condizioni di invarianza strutturale del sistema, ovvero una condizione finale di equilibrio. I modelli aggregati sono modelli deterministici, in quanto non tengono conto del fatto che l’ammontare complessivo della popolazione è la risultante di episodi probabilistici.

La proiezione sui 16 anni è effettuata in quanto si ritiene interessante, nonché doveroso, effettuare una proiezione su tutti i dati disponibili, che, nel caso specifico, sono i dati dei modelli Istat P2 dal 1995 al 2010. La proiezione sui 10 anni è eseguita in quanto formalmente e burocraticamente richiesto dalla Lr 14/1982 e confermato dal docReg, mentre quella sui 5 anni viene realizzata estrapolando, tra i dati disponibili, quelli che hanno segnato un andamento continuo, privo cioè di inversioni di tendenza, che nel caso di Parolise sono quelli dal 2006 al 2010 in cui si è registrato un trend positivo. Dal confronto dei risultati delle quattro proiezioni così ottenute è possibile stabilire un valore ragionevole della popolazione al 2021, rispetto al quale è stato effettuato ogni dimensionamento del presente Puc. La prima proiezione demografica è elaborata a partire dai dati dei censimenti dal 1861 al 2001. Applicando le linee di tendenza lineare, esponenziale, logaritmica e di potenza, si ottiene che l’equazione che presenta uno scarto quadratico medio R2 più vicino all’unità, e che, quindi, risulta più aderente a descrivere la distribuzione dei dati esaminati è quella esponenziale (Tabella 46).

N. Tipo di regressione Equazione R2 1 lineare y = -1,4283 x – 84296,4 0,5672 2 esponenziale y = 81635 e-0,002 (x + 419) 0,5839 3 logaritmica y = -3508 ln(x) + 27316 0,5630 4 di potenza y = 1E + 18 x-4,648 0,5794 135

Tabella 46 – confronto dello scarto quadratico medio delle linee di tendenza della prima proiezione

Secondo tale proiezione, che tiene conto esclusivamente di dati regressi e che non valuta i potenziali effetti che le scelte politiche e gli interventi sul territorio possono determinare, il valore della popolazione di Parolise al 2021 è stimabile intorno ai 620 abitanti (Figura 54). La seconda proiezione demografica è elaborata a partire dai dati dei modelli Istat P2, presi in considerazione dal 1995 al 2010 (ultimi 16 anni). Applicando le linee di tendenza lineare, esponenziale, logaritmica e di potenza, si ottiene che l’equazione che presenta uno scarto quadratico medio R2 più vicino all’unità è quella di potenza (Tabella 47). Secondo tale proiezione, il valore della popolazione di Parolise al 2021 è stimabile intorno ai 720 abitanti (Figura 55).

N. Tipo di regressione Equazione R2 1 lineare y = 4,6147 x – 8566,1 0,7349 2 esponenziale y = 0,0007 e0,0069x 0,7365 3 logaritmica y = 9241,6 ln(x) - 69581 0,7351 4 di potenza y = 3E - 43 x13,736 0,7366

Tabella 47 – confronto dello scarto quadratico medio delle linee di tendenza della seconda proiezione

La terza proiezione demografica è elaborata a partire dai dati dei modelli Istat P2, presi in considerazione dal 2001 al 2010. Applicando le linee di tendenza lineare, esponenziale, logaritmica e di potenza, si ottiene che l’equazione che presenta uno scarto quadratico medio R2 più vicino all’unità è quella di potenza (Tabella 48). Secondo tale proiezione, il valore della popolazione di Parolise al 2021 è stimabile intorno ai 745 abitanti (Figura 56).

N. Tipo di regressione Equazione R2 1 lineare y = 3,1576 x – 5641,4 0,3165 2 esponenziale y = 0,0628 e0,0046x 0,3175 3 logaritmica y = 6334,1 ln(x) - 47471 0,3167 4 di potenza y = 1E - 28 x9,3081 0,3176

Tabella 48 – confronto dello scarto quadratico medio delle linee di tendenza della terza proiezione

La quarta proiezione demografica è elaborata a partire dai dati dei modelli Istat P2, presi in considerazione dal 2006 al 2010. Applicando le linee di tendenza lineare, esponenziale, logaritmica e di potenza, si ottiene che l’equazione che presenta uno scarto quadratico medio R2 più vicino all’unità è quella logaritmica (Tabella 49). Secondo tale proiezione, il valore della popolazione di Parolise al 2021 è stimabile intorno agli 805 abitanti (Figura 57).

136 N. Tipo di regressione Equazione R2 1 lineare y = 7,8 x – 14968 0,8731 2 esponenziale y = 1E – 0,7 e0,0113x 0,8715 3 logaritmica y = 15664 ln(x) - 118428 0,8733 4 di potenza y = 1E - 72 x22,665 0,8717

Tabella 49 – confronto dello scarto quadratico medio delle linee di tendenza della quarta proiezione

In definitiva le quattro proiezioni eseguite hanno condotto ai seguenti risultati: - proiezione al 2021 a partire dai dati dei censimenti del periodo 1861-2001: 620 abitanti; - proiezione al 2021 a partire dai dati del periodo 1995-2010: 720 abitanti; - proiezione al 2021 a partire dai dati del periodo 2001-2010: 745 abitanti; - proiezione al 2021 a partire dai dati del periodo 2006-2010: 805 abitanti.

Ciò mostra che, rispetto alla popolazione registrata al 2010, pari a 706 abitanti, la proiezione dei dati dei censimenti disponibili sul lungo periodo conduce, in riferimento al 2021, ad un decremento della popolazione di 86 unità. Al contrario le proiezioni dei dati dei modelli Istat P2, disponibili dal 1995 al 2010, conducono tutte ad un incremento della popolazione. La proiezione sui dati degli ultimi 15 anni porta ad un incremento di 14 unità, mentre quella eseguita sugli ultimi 10 anni, come da normativa, conduce ad un incremento di 39 unità.

Figura 54 – proiezione esponenziale al 2021 dei dati dei censimenti dal 1861 al 2001

137

Figura 55 – proiezione di potenza al 2021 dei dati dal 1995 al 2010 dei modelli Istat P2

Figura 56 – proiezione di potenza al 2021 dei dati dal 2000 al 2010 dei modelli Istat P2

138

Figura 57 – proiezione lineare al 2021 dei dati dal 2006 al 2010 dei modelli Istat P2

Se, infine, si ipotizzasse che il trend estremamente positivo del saldo complessivo registrato a Parolise dal 2006 ad oggi venisse confermato negli anni, si arriverebbe ad un incremento demografico di circa 100 abitanti. Escludendo la proiezione negativa derivante dall’elaborazione dei dati sul lungo periodo, si ritiene che orientativamente la popolazione di Parolise potrà oscillare tra le dimensioni prodotte dalle proiezioni ai 16, ai 10 e ai 5 anni. In maniera cauta, potrà quindi continuare a seguire l’andamento oscillante degli ultimi 16 anni o 10 anni, oppure, in maniera più significativa, proseguirà nell’andamento crescente degli ultimi 5 anni. Questo trend positivo, essenzialmente legato ad un apprezzamento del mercato immobiliare, caratterizzato da prezzi di vendita molto più contenuti rispetto a quelli del vicino capoluogo di provincia, lascia intravedere i margini per una crescita della popolazione, quanto meno in linea con i tassi registrati dal 2006 ad oggi. Per tale motivazione, il dimensionamento del piano urbanistico viene eseguito considerando, al 2021, una popolazione di 805 abitanti, ossia di circa 100 unità in più rispetto a quelle registrate al 2010: - Incremento demografico 2010 – 2021 = 100 abitanti

Ipotizzando costante e pari al valore stimato all’ultimo censimento 2001 il numero medio dei componenti delle famiglie al 2021, si ottengono le famiglie previste. 139 - Numero medio componenti a famiglia = 2,6 componenti/famiglia - Nuove famiglie previste al 2021 = (100 abitanti) / (2,6 componenti/famiglia) = 38 famiglie

Ai fini della determinazione del fabbisogno abitativo, il calcolo va effettuato sulla base del rapporto di 1 alloggio per ciascun nucleo familiare. Pertanto, per il Comune di Parolise, si ha:

- q2 = fabbisogno aggiuntivo = 38 alloggi

8.1.3 La quota aggiuntiva frizionale Secondo il docReg (pag. 53), il dimensionamento abitativo del Puc dovrà essere condotto in termini di bilancio tra alloggi esistenti e previsti e famiglie previste all’orizzonte temporale assunto, tenuto conto della quota di patrimonio non occupato frizionale, cioè destinato a consentire mobilità e funzionalità del mercato, stimabile nell’ordine del 3-5% del patrimonio occupato. In definitiva, il fabbisogno abitativo complessivo è dato dalla somma delle aliquote pregresse e aggiuntive, stimate al 2021. A tale quantità può essere addizionata una quota dovuta al patrimonio frizionale, ipotizzato per una quota minima, pari al 3%, o massima, pari a 5%, delle abitazioni occupate. Il frizionale, quindi, svolge una funzione ben precisa nel processo di dimensionamento, ovvero costituisce la riserva di alloggi che consente il riallineamento del tempo di incontro tra domanda e offerta.

Le famiglie che vivono in condizioni di sovraffollamento, che abitano in alloggi inidonei o sovraffollati, sono coinvolte in meccanismi che incidono, in parte, nel mercato immobiliare complessivo e, in parte, sono indirizzate verso appositi bandi chiusi di edilizia economica e popolare. Tale percentuale di alloggi rappresenta una quota dello stock abitativo che è fuori dal mercato abitativo, a causa dei meccanismi di incontro tra domanda e offerta, in quanto i tempi con cui si manifestano non risultano mai coincidenti. Gli studi sul mercato immobiliare fissano, infatti, che una quota oscillante tra il 3% ed il 5% del patrimonio residenziale, in funzione delle diverse fasi congiunturali, costituisce una quota strutturale del patrimonio residenziale che si colloca fuori dal mercato72. Non disponendo di elementi atti quantificare il numero di alloggi occupati dai residenti al 2010, il patrimonio abitativo occupato si assume come quello riferito al censimento Istat 2001 (251 alloggi), ipotizzando che esso non si modifichi in tale intervallo di tempo. In effetti, il dato potrebbe essere aggiornato sulla scorta di una approfondita analisi dei permessi di costruire (PdiC) rilasciati dal Comune negli anni successivi al censimento Istat 2001. Infatti, considerando i PdiC che hanno rilevanza dal punto di vista del fabbisogno residenziale, come le nuove costruzioni o le variazioni della consistenza di edifici esistenti, si potrebbe stilare un quadro più aggiornato del patrimonio edilizio attuale73. Da tale analisi, sulla base dei dati forniti dal censimento Istat 2001, si conosce il numero delle 140 abitazioni totali (358) e delle abitazioni occupate (251). Attraverso l’analisi dei PdiC si ottiene al 2010 il numero di alloggi (358 + 20 = 378), e per analogia al dato 2001, si ricavano gli alloggi occupati al 2010 (265). Inoltre, data la natura aleatoria della percentuale da considerare (3%-5%), una quantificazione più accurata potrebbe addirittura risultare superflua. Pertanto si procede al calcolo della quota frizionale sulla base degli alloggi occupati al 2010. - Quota aggiuntiva da frizionale minima 3% = 265 x 3% = 8 alloggi - Quota aggiuntiva da frizionale massima 5% = 265 x 5% = 13 alloggi

Per il calcolo definitivo della quota frizionale, ci si attesta sul valore percentuale medio di tali quantità.

- q3 = quota aggiuntiva da frizionale media 4% = 265 x 4% = 11 alloggi

72 Cresme, 2000, pg. 38.

73 Un ulteriore affinamento della stima potrebbe avvenire effettuando un controllo incrociato sulle utenze domestiche, quali i consumi idropotabili, gas, elettricità, canone tv, abbonamento telefonico, abbonamento internet, raccolta differenziata, ma risulterebbe troppo complessa ed economicamente dispendiosa.

8.1.4 La quota aggiuntiva dei domicili Secondo il docReg (pag. 52), per i comuni che presentano particolari fenomeni di attrazione il dimensionamento di piano dovrà essere riferito anche alla quota di popolazione effettiva che ha, anche saltuariamente, domicilio nel comune per motivi di studio, lavoro o turismo. Il calcolo di suddetta quota aggiuntiva risulta di difficile realizzazione, tuttavia si ritiene di potervi procedere stimando proporzionalmente al 2021 i dati Istat 1991 e 2001 sulle abitazioni occupate da persone non residenti. Al 2001, su 358 abitazioni totali 6 sono occupate da non residenti. Ipotizzando costante il rapporto 6/358 = 0,0168, è possibile retrostimare il numero di abitazioni occupate da non residenti al 1991, anno in cui il censimento non prevedeva la registrazione di tale valore. Al 1991, essendo state computate 318 abitazioni totali, si ricava una stima virtuale di 5 abitazioni occupate da non residenti. Nel decennio 1991-2001 si può quindi ritenere che si sia incrementato di una sola unità il numero totale di abitazioni occupate da non residenti. Ipotizzando costante tale tasso, al 2021 si avrà:

- q4 = quota aggiuntiva dei domicili = 8 alloggi

8.1.5 La quota aggiuntiva delle nuove coppie La tradizionale previsione di zone di completamento e di espansione nei piani urbanistici non riesce più ad incrociare domanda e offerta, in quanto la nuova offerta abitativa generalmente non è 141 immessa sul mercato in maniera dinamica, mentre la nuova domanda abitativa è rivolta prevalentemente all’autoconsumo, cioè per la costruzione, che avviene in tempi generalmente lunghi, di una casa per sé o per i propri figli. La realizzazione di edilizia residenziale pubblica, attraverso il Piano per l’edilizia economica e popolare (Peep), ha già rappresentato una parziale soluzione per Parolise. Occorre, dunque, affiancare tali meccanismi immettendo sul mercato il bene-casa nella forma di progetto sociale, orientando il Puc al mercato. Le giovani coppie, in particolare, si trovano in una fase transitoria della loro vita in cui hanno bisogno di un alloggio di piccole-medie dimensioni, ad esempio di circa 60-80 mq. Il progetto sociale consiste in edilizia sociale o affitto sociale; si tratta di una modalità che concorre all’offerta abitativa sociale mediante la localizzazione di edilizia, anche privata, ma progettata secondo tipologie prescritte, quali, ad esempio, edifici con alloggi di 60-80 mq, imponendone la collocazione sul mercato pilotata per una ben precisa domanda. Si tratta di edilizia sociale in fitto (fitto sociale) o in proprietà (proprietà sociale) per la quale sono previste modalità di accesso agevolato. A tal proposito, la legge n. 244/2007, legge finanziaria 2008, prevede che, in aggiunta alle aree necessarie per le superfici minime di spazi pubblici o riservati alle attività collettive, a verde pubblico o a parcheggi di cui al Decreto interministeriale (Di) 1444/1968, e alle relative leggi regionali, negli strumenti urbanistici sono definiti ambiti la cui trasformazione è subordinata alla

cessione gratuita da parte dei proprietari, singoli o in forma consortile, di aree o immobili da destinare a edilizia residenziale sociale (Ers), in rapporto al fabbisogno locale e in relazione all’entità e al valore della trasformazione. In tali ambiti è possibile prevedere, inoltre, l’eventuale fornitura di alloggi a canone calmierato, concordato e sociale74. Prevede, inoltre, che ai fini dell’attuazione di interventi finalizzati alla realizzazione di Ers, di rinnovo urbanistico ed edilizio, di riqualificazione e miglioramento della qualità ambientale degli insediamenti, il Comune può, nell’ambito delle previsioni degli strumenti urbanistici, consentire un aumento di volumetria premiale nei limiti di incremento massimi della capacità edificatoria prevista per gli ambiti Ers di cui sopra75. Il Decreto ministeriale (Dm) del Ministero delle infrastrutture 22 aprile 2008 ha successivamente fornito una definizione di alloggio sociale equiparandolo a standard urbanistico aggiuntivo da assicurare mediante cessione gratuita di aree o di alloggi, sulla base e con le modalità stabilite dalle normative regionali76. La normativa nazionale, dunque, introduce una nuova concezione degli standard urbanistici, fra i quali trova posto a pieno titolo l’Ers, da considerare un servizio di interesse pubblico, come le scuole, il verde e le altre attrezzature sociali urbane e di quartiere. E ciò consente di riservare nelle trasformazioni urbanistiche apposite aree per l'Ers, da cedere gratuitamente al Comune in compenso dei diritti edificatori privati attribuiti dal Puc. L'acquisizione tramite esproprio, in questo caso, oltre ad essere pesantemente onerosa, porrebbe dei vincoli invalicabili alla gestione 142 attuativa dell'Ers. Tale approccio crea certamente nuove condizioni positive per l'Ers, ma non ne risolve l'attuale situazione di emergenza, in quanto non basterà ottenere gratis l'area per l'Ers, né inserirla nelle trasformazioni urbanistiche, ma sarà necessario finanziarne la costruzione, cosa impossibile nelle attuali precarie condizioni della finanza pubblica.

74 Legge 244/2007, legge finanziaria 2008, art. 1, comma 258.

75 Legge 244/2007, legge finanziaria 2008, art. 1, comma 259.

76 Dm Ministero delle infrastrutture 22.4.2008 Definizione di alloggio sociale ai fini dell'esenzione dall'obbligo di notifica degli aiuti di Stato, ai sensi degli articoli 87 e 88 del Trattato istitutivo della Comunità europea. Art. 1. Definizioni 2. E' definito «alloggio sociale» l'unità immobiliare adibita ad uso residenziale in locazione permanente che svolge la funzione di interesse generale, nella salvaguardia della coesione sociale, di ridurre il disagio abitativo di individui e nuclei familiari svantaggiati, che non sono in grado di accedere alla locazione di alloggi nel libero mercato. L'alloggio sociale si configura come elemento essenziale del sistema di edilizia residenziale sociale costituito dall'insieme dei servizi abitativi finalizzati al soddisfacimento delle esigenze primarie. 3. Rientrano nella definizione di cui al comma 2 gli alloggi realizzati o recuperati da operatori pubblici e privati, con il ricorso a contributi o agevolazioni pubbliche - quali esenzioni fiscali, assegnazione di aree od immobili, fondi di garanzia, agevolazioni di tipo urbanistico - destinati alla locazione temporanea per almeno otto anni ed anche alla proprietà. 4. Il servizio di edilizia residenziale sociale viene erogato da operatori pubblici e privati prioritariamente tramite l'offerta di alloggi in locazione alla quale va destinata la prevalenza delle risorse disponibili, nonché il sostegno all'accesso alla proprietà della casa, perseguendo l'integrazione di diverse fasce sociali e concorrendo al miglioramento delle condizioni di vita dei destinatari. 5. L'alloggio sociale, in quanto servizio di interesse economico generale, costituisce standard urbanistico aggiuntivo da assicurare mediante cessione gratuita di aree o di alloggi, sulla base e con le modalità stabilite dalle normative regionali.

L’Ers, sulla base della proposta sperimentale formulata77 per l’Emilia Romagna può articolarsi in: edilizia residenziale in affitto sociale (Eras), edilizia residenziale per l’affitto convenzionato (Erac), edilizia residenziale a prezzo convenzionato (Erc). Infatti, senza rinunciare a tutti i possibili finanziamenti pubblici, una soluzione largamente condivisa, è allora quella di cedere concorsualmente ai privati una parte dei diritti edificatori riservati dell'Ers, perché in cambio costruiscano e cedano gratuitamente ai Comuni una parte degli alloggi, che i Comuni destineranno all'affitto sociale (Eras) per particolari categorie di cittadini; convenzionando poi la gestione dei rimanenti alloggi ottenuti dai privati per concorso, sia per l’affitto convenzionato (Erac) che per la vendita a prezzo convenzionato (Erc) a particolari categorie di utenza. Questa soluzione non dovrà escludere la scelta migliore, cioè quella di assegnare questa parte di diritti edificatori direttamente al soggetto che interviene sulla restante area; e ciò perché questa strada, utilizzando le economie di scala a vantaggio dell’operatore, permette ai comuni benefici superiori alla precedente. Questi meccanismi renderanno economicamente possibile l'operazione con il massimo beneficio per la comunità, tenendo conto delle convenienze imprenditoriali del privato, di cui consentono la partecipazione. Si tratta di una operazione che, su aree acquisite per esproprio, non sarebbe possibile per i vincoli posti dall'acquisizione coatta. Un’ulteriore quota da valutare, quindi, deriva dallo studio della dinamica dei matrimoni nel periodo 2001-2010, al fine di verificare un’eventuale crescita nella costituzione di nuove famiglie, in base alla quale è possibile ipotizzare un pari numero di nuovi nuclei familiari che potrebbero 143 formarsi nel decennio 2011-2021. Le giovani coppie, in particolare, si trovano in una fase transitoria della loro vita in cui hanno bisogno di un alloggio, che può non essere disponibile nell’ambito del patrimonio edilizio esistente. Le nuove coppie, e in generale coloro che sono alla ricerca del primo accesso alla casa di proprietà, non tutte andranno ad abitare in alloggi già esistenti. Il progetto sociale consiste, pertanto, in una offerta abitativa da realizzare mediante la localizzazione di edilizia privata da collocare sul mercato per una ben precisa domanda. Come è stato già rilevato, nel periodo 2001-2010 sono stati celebrati 104 matrimoni, per cui, ipotizzando tale tasso costante, nel decennio 2010-2021 bisognerà provvedere anche al fabbisogno abitativo dell’aliquota di nuove coppie stimate che presumibilmente non andranno ad abitare in alloggi già esistenti; si ritiene ragionevole fissare cautelativamente tale aliquota al 20%. Pertanto si ha:

- q5 = quota aggiuntiva delle nuove coppie = 104 alloggi * 20% = 21 alloggi

77 Campos Venuti G. e Alemagna P. M., Edilizia residenziale sociale. Un modello sperimentale (bozza), Bologna, 12 gennaio 2007.

8.1.6 La capacità insediativa teorica residua Secondo il docReg (pagg. 52 e 53), per ciò che attiene la valutazione dell’offerta abitativa, il dimensionamento del Puc dovrà tenere conto del bilancio di attuazione dello strumento urbanistico vigente. Del dimensionamento fa infatti parte il residuo non attuato del piano vigente del quale deve essere effettuata una accurata valutazione. Per quanto riguarda le funzioni residenziali il residuo viene computato sulla base della stima del numero di alloggi convenzionali realizzabili con il completamento dell’attuazione del Puc, considerando le zone di completamento, le zone di espansione e una stima delle potenzialità residue degli interventi di recupero a fini abitativi del patrimonio edilizio nelle zone agricole. La capacità insediativa teorica residua può essere calcolata attraverso: - il numero massimo di alloggi realizzabili negli ambiti per nuovi insediamenti e negli ambiti da riqualificare, con la piena utilizzazione della potenzialità edificatoria consentita, nonché di quelli derivanti dalla saturazione dei lotti liberi negli ambiti consolidati; - gli alloggi realizzabili con operazioni diffuse di recupero edilizio, cambio d’uso, sostituzione edilizia e/o addensamento del tessuto urbano consolidato; - la stima degli alloggi aggiuntivi realizzabili con operazioni diffuse di recupero e cambio d’uso di edifici sparsi in territorio rurale, considerando tutte le potenzialità derivanti dal recupero di tale patrimonio edilizio. Questa aliquota prevista dal docReg, nel caso di Parolise, è data dalla somma del: 144 - numero di alloggi, in fase di realizzazione, previsti nell’ultimo lotto del Peep, individuato nella zonizzazione del Puc con il simbolo *; - numero di alloggi, in fase di realizzazione, previsti nel lotto individuato nella zonizzazione del Puc con il simbolo **. In riferimento al lotto * della zonizzazione, il progetto del Peep prevede la realizzazione di 2 alloggi. Per quanto concerne il lotto **, invece, il numero di alloggi può essere calcolato a partire dagli indici della sottozona B2 del Prg di Parolise, a cui tale lotto corrisponde, e in virtù dei quali è stata rilasciata regolare Ce. Il Prg prevedeva, per la sottozona B2, un indice di fabbricabilità territoriale (Ift) pari a 1,00 mc/mq ed un indice di fabbricabilità fondiario (Iff) pari a 1,10 mc/mq, massimo 2 piani ed altezza (H) di 7,50 m. La superficie territoriale (St) della Zto ** è pari a 4.896 mq, per cui applicando l’Ift del Prg, si ha: - V = St * Ift = 4.896 mq * 1 mc/mq = 4.896 mc

Ponendo, come dato progettuale, che la superficie utile lorda (Sul) ad abitante debba essere di 45 mq/ab, e avendo costatato che la famiglia media di Parolise è costituita da 2,6 componenti, si ha:

- Valloggio = (45 mq/ab * 2,6 ab) * 3 m = 117 mq * 3 m = 351 mc

Sicché il numero massimo di alloggi realizzabili è dato da:

- Nalloggi = V/ Valloggio = 4.896 mc / 351 mc = 14 alloggi

Per cui, si ha:

- q6 = capacità insediativa teorica residua = 2 + 14 = 16 alloggi

8.1.7 L’abusivismo edilizio Secondo il docReg (pagg. 24, 25 e 53), il quadro analitico fin qui compiuto dovrebbe essere opportunamente integrato dai dati relativi alle edificazioni abusive, in particolare quelle realizzate negli ultimi anni. Come è noto si tratta di un dato attualmente non disponibile a livello regionale. Tuttavia, il fenomeno è ampiamente diffuso in Campania come mostrano alcuni dati disponibili su territori specifici, nonché l’esperienza diretta sul territorio. […] A tal riguardo, si rileva che i Comuni che non hanno avviato un Piano di contrasto all’abusivismo edilizio non potranno prevedere nei Puc nuove aree di edificazione residenziale. E’ fatta salva la possibilità di interventi di nuova edificazione in aree dismesse od oggetto di interventi di recupero e di riqualificazione. Nel bilancio dal lato dell’offerta del dimensionamento, è prevista quindi una voce relativa alle nuove edificazioni in aree dismesse e una relativa alle abitazioni oggetto di condono edilizio che 145 risultano essere state sanate. Per quanto concerne i condoni edilizi relativi alle tre normative emanate, si può affermare che quanto realizzato in difformità dalla strumentazione urbanistica, e sanato ai sensi della legge 47/1985 e della legge 724/1994, sia stato rilevato in occasione dei censimenti Istat 1991 e 2001. Per quanto riguarda il condono di cui alla legge 326/2003, essa prevedeva la sanatoria degli edifici abusivi esistenti al 31 marzo 2003. Si può ritenere, quindi, che anche gli edifici oggetto di condono ai sensi di tale ultimo provvedimento erano, molto presumibilmente, già censiti al 2001, rimanendo scoperta solo una quota trascurabile, relativa al periodo ottobre 2001-marzo 2003. In diminuzione del fabbisogno insediativo saranno, inoltre, applicate le consistenze edilizie documentate in relazione all’accertamento di cui alla Dgr n.834 dell’11 maggio 2007, la quale prevede che, fra le documentazioni propedeutiche all’approvazione del Puc, sono richiesti, a carico dell’Ac, la volumetria di edilizia residenziale, industriale, commerciale e agricola, già condonata o per la quale l’Utc ne attesti la condonabilità78, nonché la perimetrazione degli insediamenti abusivi esistenti al 31 marzo 2003 e oggetto di sanatoria79.

78 Punto 4.1 – Studio e impostazione del PUC - lettera q), e al punto 4.2 - Relazione illustrativa - lettera n).

79 Punto 4.2 – Elaborati di analisi – lettera j).

In definitiva, si ha: - Offerta di manufatti abusivi sanati = 0 alloggi - Offerta per interventi di nuova edificazione in aree dismesse = 0 alloggi

- q7 = abusivismo edilizio = 0 alloggi

8.1.8 Il patrimonio residenziale inoccupato Il patrimonio residenziale inoccupato costituisce una quota di alloggi dal lato dell’offerta, e può essere stimato come aliquota percentuale della proiezione al 2021 del numero di alloggi non occupati. Dai dati Istat 1991 e 2001 si rileva come, in un decennio, il numero di alloggi inoccupati siano passati da 74 a 101, con un incremento di 27 unità. Proiettando linearmente questo trend, si ottiene che al 2021 il numero di alloggi non occupati dovrebbe essere di 155 unità. Sulla scorta di studi condotti dal Cresme80, in riferimento ai dati relativi al censimento Istat del 1991, di tale stock non stabilmente occupato e non utilizzato, una quota consistente, pari all’85%, è comunque indisponibile in quanto degradata, non dotata di servizi idonei o volontariamente sottratta al mercato, mentre minore è la quota, pari al 15%, di alloggi disponibili per la vendita o per l’affitto. Una aliquota del non disponibile può essere considerata esclusa dal conto dell’offerta. Essa 146 rappresenta una quota dello stock abitativo per il quale è ragionevole ipotizzare che tali abitazioni siano non disponibili sul mercato immobiliare in quanto, in realtà, si sceglie deliberatamente di mantenerle vuote ovvero sono destinate a essere occupate da nuove famiglie create dai discendenti diretti dei proprietari, andando a costituire una sorta di inoccupato riservato. Pertanto, si può ragionevolmente stimare che la quota di abitazioni non disponibili, al momento sottratte al mercato, rappresenti circa l’85% del patrimonio residenziale non utilizzato. Il patrimonio inutilizzato, a sua volta, può essere stimato come una percentuale pari al 40% del patrimonio non occupato. La differenza che distingue gli alloggi dovuti alla quota frizionale e quelli inoccupati è che mentre i primi, funzione del patrimonio occupato, contribuiscono all’allargamento dal lato della domanda, quindi determinano un incremento del fabbisogno abitativo, i secondi, complementari al patrimonio occupato, contribuiscono all’aumento del fronte dell’offerta, determinando un decremento del fabbisogno abitativo. Il rapporto fra alloggi sovraffollati e alloggi dovuti alla quota frizionale è connesso attraverso la complementarietà fra alloggi occupati e alloggi non occupati. Tuttavia, la stima di tali insiemi è tenuta volontariamente separata ai fini del dimensionamento del fabbisogno abitativo. In definitiva, per Parolise si ha:

80 Cresme, 2000 – Centro Ricerche Economiche Sociali di Mercato per l'Edilizia e il Territorio.

- Alloggi non occupati al 2021 = 155 alloggi - Alloggi non occupati e non utilizzabili al 2021 = 155 x 40% = 62 alloggi - Offerta da inoccupato disponibile = 62 x 15% = 9 alloggi - Alloggi non disponibili per degrado o volontariamente = 62 x 85% = 53 alloggi - Alloggi da inoccupato riservato81 = 53 x 50% = 26 alloggi - Offerta da non disponibile per recupero alloggi degradati = 53 x 50% = 27 alloggi

82 - q8 = offerta complessiva da inoccupato = 9 + 27 = 36 alloggi

8.1.9 Il fabbisogno residenziale finale Il fabbisogno residenziale finale (Q) è dato dalla opportuna combinazione delle varie aliquote esaminate (q). Il fabbisogno abitativo può essere visto sia in termini di alloggi, considerando il rapporto definito da progetto, pari a 1 alloggio = 1 famiglia, che in termini di stanze, considerando il rapporto definito da progetto di 1 stanza = 1 abitante. La trasformazione delle famiglie in componenti avviene attraverso il fattore di dimensione media dei nuclei familiari previsto, pari a 2,60. In termini di alloggi, il fabbisogno residenziale è dato da:

- Qa = q1 + q2 + q3 + q4 + q5 – q6 – q7 – q8 = 42 alloggi dove: 147 q1 = fabbisogno pregresso = 16 alloggi

q2 = fabbisogno aggiuntivo = 38 alloggi

q3 = quota aggiuntiva frizionale = 11 alloggi

q4 = quota aggiuntiva dei domicili = 8 alloggi

q5 = quota aggiuntiva delle nuove coppie = 21 alloggi

q6 = capacità insediativa teorica residua = 16 alloggi

q7 = abusivismo edilizio = 0 alloggi

q8 = patrimonio residenziale inoccupato = 36 alloggi

In termini di stanze si ha:

- Qs = 2,60 ab * Qa = 2,60 * 42 alloggi = 109 stanze in quanto: 1 alloggio = 1 famiglia 1 famiglia = 2,60 componenti 1 componente = 1 stanza

81 Il termine inoccupato riservato sta a indicare la quota di patrimonio residenziale che, per scelta dei proprietari, non viene immessa sul mercato immobiliare.

82 Gli alloggi non occupati sono, per definizione, non sovraffollati. Gli alloggi sovraffollati sono una porzione del patrimonio occupato, il quale è complementare al patrimonio inoccupato. Tuttavia, la stima della relazione fra tali due insiemi non è essenziale ai fini del dimensionamento.

In termini di superficie utile lorda (Sul) si ha: - Sul = 117 mq * 42 alloggi = 4.914 mq posto: superficie utile lorda per 1 alloggio medio di progetto = 117 mq

In termini di superficie territoriale (St) si ha: - St = Sul / Rut = 4.914 mq / 0,34 mq/mq = 14.500 mq circa posto: Rut = rapporto di utilizzazione territoriale = 0,34 mq/mq

8.1.10 Il confronto con la proposta di ripartizione dei carichi insediativi del Ptcp Secondo il dimensionamento effettuato, e sopra descritto, il fabbisogno residenziale di Parolise al 2021 è di 42 alloggi, che rappresenta il 2,80 % del valore minimo e il 2,70 % del valore massimo di alloggi proposti dal Ptcp per la “Città delle Colline del Calore”, che si ritiene essere una dimensione più che ragionevole da poter assegnare al Comune di Parolise nell’ambito del Puc. Confrontando i 42 alloggi previsti per Parolise al 2021 con i 153 alloggi che si ottengono attraverso la media equidistribuita sui 10 comuni della “Città delle Colline del Calore”, si nota come il fabbisogno residenziale di Parolise sia in maniera consistente al di sotto del fabbisogno residenziale mediamente deducibile dalle previsioni del Ptcp (111 alloggi in meno). 148 Tale risultato è confermato anche dal confronto con la media ponderata sulla popolazione dell’intera “Città delle Colline del Calore”. Infatti, complessivamente i 10 comuni registrano al 31.12.2010 una popolazione complessiva di 19.918 abitanti, da cui si ricava che Parolise, con i suoi 687 abitanti, ha un’incidenza pari al 3,45 % che corrisponde al diritto di 53 alloggi medi sui 1.530 complessivi previsti dal Ptcp (11 alloggi in meno).

Città delle Colline del Calore Numero di alloggi minimo: 1.485 alloggi (da Ptcp) Numero di alloggi massimo: 1.574 alloggi (da Ptcp) Numero di alloggi medio: 1.530 alloggi Numero di alloggi medio equidistribuito sui 10 comuni della “Città”: 153 alloggi

Parolise Numero di alloggi medio ponderato sulla popolazione dei 10 comuni della “Città”: 53 alloggi Numero di alloggi derivanti dal dimensionamento: 42 alloggi Differenza: 11 alloggi

8.2 Il fabbisogno di aree per insediamenti produttivi Secondo il docReg (pag. 55), per quanto riguarda gli ambiti produttivi di livello comunale il calcolo del dimensionamento va documentato sulla base di specifiche analisi, estese anche ai Comuni confinanti le cui risultanze devono essere riportate e documentate nell’ambito dei Puc. In particolare le analisi dovranno: a- esaminare la domanda di aree produttive da parte di aziende, da raccogliere anche attraverso avvisi pubblici e/o attraverso le ricognizioni effettuate da associazioni industriali e Bic; l’analisi dovrà evidenziare tipologie di aziende e cioè tipi di lavorazioni, ciclo produttivo, quantità e tipo di materie prime utilizzate annualmente, quantità di energia e acqua necessaria per il ciclo produttivo e tipi di impianti, quantità e tipi di reflui prodotti annualmente, eventuali stime delle emissioni in atmosfera e del rumore, dimensionamento dei sistemi di depurazione necessari, eventuale presenza di aree di stoccaggio all’aperto e tipi di materiali e/o sostanze stoccate, stima dei flussi giornalieri di prodotto in entrata ed in uscita e valutazione del numero di viaggi in entrata ed in uscita dei mezzi di trasporto, numero di addetti, dimensione minima del lotto, in termini di superficie fondiaria e quanto altro necessario per determinare i fabbisogni non solo di superfici ma anche di energia, acqua, impianti tecnologici; b- verificare l’esistenza di lotti ancora disponibili in aree Pip esistenti; c- analizzare il patrimonio edilizio esistente (cubature e superfici fondiarie e territoriali) con destinazione produttiva e valutazione dell’eventuale patrimonio non utilizzato, sottoutilizzato o 149 dismesso e verifica dei motivi delle non utilizzazione.

La domanda di nuovi insediamenti produttivi (punto a), attestata da manifestazioni di interesse rilevate su base comunale, può essere stimata intorno al seguente valore: - Domanda di superficie fondiaria = 28.000 mq

Questo deriva da valutazioni generali che trovano fondamento sulle seguenti oggettive considerazioni. Innanzitutto, si è tenuto conto del fatto che l’area Pip prevista per il territorio di Parolise ha di fatto quasi completamente esaurito la propria capacità ricettiva. Anche in conseguenza di ciò, nel tempo, si è accentuato il fenomeno di diffusione, con dispersione territoriale, delle attività produttive su tutte le zone agricole previste dal Prg vigente. Questo fenomeno ha poi trovato una sua accentuazione spontanea nel polo industriale sorto nella zona orientale, soprattutto favorito dalla vicinanza con l’Ofantina e dalla favorevole orografia, che ha dimostrato, qualora ce ne fosse stato bisogno, l’insufficienza del Pip rispetto alla domanda di attività produttive che si riscontra sul territorio. Per evitare il progredire di questi fenomeni diffusi ed incontrollati, si è ritenuto opportuno prevedere un’area di espansione produttiva proprio in prossimità del polo industriale orientale, al fine di favorire la concentrazione delle attività produttive e la loro razionalizzazione in un’area favorevole dal punto di vista dei collegamenti e delle caratteristiche orografiche.

Sulla base di indagini in campo relative all’area Pip esistente (punto b), si quantificano i lotti industriali, commerciali e artigianali, ancora disponibili, in termini di superficie fondiaria (Sf): - Sf libera in area Pip = 3.400 mq

Dall’analisi del patrimonio edilizio esistente con destinazione produttiva al di fuori dell’area Pip, si rileva che la presenza industriale dismessa sul territorio, in termini di superficie fondiaria, si può quantificare come (punto c): - Sf dismessa fuori area Pip = 1.500 mq

Secondo il docReg (pag. 56), sulla base delle analisi propedeutiche, il dimensionamento per le aree produttive dovrà essere fatto tenendo conto dei seguenti criteri progettuali: - il fabbisogno di aree produttive va calcolato tenendo conto della domanda individuata secondo i criteri precedenti e da questo va sottratto il fabbisogno che è possibile soddisfare in aree produttive esistenti, dismesse o sottoutilizzate; - nel dimensionamento vanno calcolate, oltre alle aree per impianti tecnologici, anche le aree verdi di compensazione e mitigazione ambientale da dimensionare sulla base dello “standard di sicurezza ambientale” che può essere assunto pari a 0,30 mq per ogni mq di superficie fondiaria prevista; i Piani Urbanistici Comunali dovranno prevedere che nelle norme tecniche di attuazione dei Pip sia previsto l’obbligo per i privati di piantumare le aree verdi con specie arboree ed 150 arbustive autoctone che dovranno avere una copertura di impianto – tenendo conto della vegetazione eventualmente già esistente – non inferiore al 60% della superficie complessiva destinata alla compensazione ambientale. Le aree di compensazione non dovranno essere frammentate e per quanto possibile dovranno essere realizzate in continuità con aree verdi esistenti o programmate nell’intorno dell’area destinata al Pip; dovrà altresì essere previsto l’obbligo di redigere il progetto dell’impianto arboreo ed arbustivo con la consulenza obbligatoria di un botanico ed un forestale. Le Provincie si dovranno impegnare a supportare i Comuni per la progettazione e l’attuazione dei Pip, attraverso le proprie strutture tecniche e di consulenza.

Il fabbisogno di aree produttive è dato quindi dalla differenza fra le aree richieste, in termini di superficie fondiaria, attraverso la domanda accertata, e le superfici disponibili attualmente, in quanto libere. Pertanto, in definitiva si ha: - Domanda di aree da destinare ad insediamenti produttivi = 28.000 mq - Offerta di aree ancora libere nel Pip esistente = 3.400 mq - Offerta di aree dismesse all’esterno del Pip = 1.500 mq

- Fabbisogno di aree produttive = 28.000 mq – 3.400 mq – 1.500 mq = 23.100 mq

8.3 Il fabbisogno di aree per attività terziarie Secondo il docReg (pag. 56), per quanto riguarda le attività terziarie (commercio, servizi alle famiglie e alle imprese, uffici, attrezzature private sportive e ricreative) di interesse locale, il calcolo dell’eventuale fabbisogno decennale di spazi va documentato attraverso le seguenti analisi: a- analisi della consistenza attuale e delle dinamiche dell’ultimo decennio – in termini di unità locali e addetti – dei diversi comparti di attività, eventualmente articolata per ambiti subcomunali; b- analisi del patrimonio edilizio esistente (cubature e superfici fondiarie e territoriali) con destinazione non residenziale e valutazione dell’eventuale patrimonio non utilizzato, sottoutilizzato o dismesso e verifica dei motivi della non utilizzazione; c- stima argomentata del fabbisogno aggiuntivo di spazi per le attività terziarie da condursi sulla base delle precedenti analisi, delle previsioni di crescita dell’occupazione terziarie e sulla base di documentati programmi di promozione e di investimento.

La stima della consistenza e delle dinamiche delle diverse attività terziarie in termini di superficie fondiaria (punto a), è di difficile quantificazione. Tuttavia può considerarsi pari a: - Domanda di superficie fondiaria = 14.000 mq

Questo valore nasce sia dalla volontà da parte dell’Ac di dare risposta ad una carenza di attività 151 commerciali che Parolise offre, sia dalla necessità di rispondere alla futura domanda che nascerà quando verranno realizzati i nuovi alloggi previsti nella Zto C, nonché dalla realizzazione delle attività di servizi alla terza età. Per quanto riguarda il patrimonio edilizio esistente con destinazione commerciale e terziaria, si rileva che il non utilizzato, sottoutilizzato o dismesso, in termini di superficie fondiaria (Sf) è: - Sf dismessa di lotti con destinazione commerciale e terziaria = 0 mq

Sempre secondo il docReg (pag. 57), nel calcolo del fabbisogno andranno occupate oltre alle superfici per gli impianti tecnologici, anche le superfici da destinare alle aree a verde di compensazione e mitigazione ambientale, adottando gli standard stabiliti dai rispettivi Ptcp. Per quanto riguarda le attività commerciali i Comuni sono tenuti a perseguire in sede di programmazione della rete distributiva le seguanti finalità: - realizzare interventi integrati di programmazione dell’apparato distributivo anche per singole aree del territorio, con particolare riferimento al centro storico, in rapporto alle esigenze dei consumatori ed agli aspetti di viabilità, mobilità, arredo urbano, nonché di specifici interventi di pedonalizzazione; - promuovere la valorizzazione degli insediamenti periferici attraverso la concentrazione della attività commerciali mediante specifiche previsioni urbanistiche di intervento per la riqualificazione e la rigenerazione delle periferie;

- favorire la nascita di nuove iniziative anche attraverso la riconversione di preesistenti strutture distributive o di impianti, anche industriali, dismessi. La localizzazione delle grandi strutture di vendita dovrà essere subordinata al rispetto della normativa regionale e all’osservanza dei requisiti di compatibilità territoriali fissati per le diverse provincie dai Ptcp. In particolare i Ptcp dovranno definire i criteri generali integrativi e di specificazione che i comuni devono osservare nella individuazione ed organizzazione di aree da destinare all’insediamento delle medie e grandi strutture di vendita, nonché nei casi di ampliamento e/o riorganizzazione di quelli esistenti. Il fabbisogno di aree commerciali e terziarie è dato dalla differenza fra le aree richieste, in termini di superficie fondiaria, e le aree attualmente disponibili, in quanto dismesse. Per cui si ha: - Domanda di aree da destinare a lotti con destinazione commerciale e terziaria = 14.000 mq - Offerta di aree dismesse destinazione commerciale e terziaria = 0 mq - Fabbisogno di aree commerciali e terziarie = 14.000 mq – 0 mq = 14.000 mq

8.4 Il fabbisogno di aree per attività turistiche Secondo il docReg (pag. 57), per quanto riguarda le attività terziarie (attività turistiche) di interesse locale, il calcolo dell’eventuale fabbisogno decennale di spazi va documentato attraverso le seguenti analisi: - per le attività turistiche, analisi decennale dei flussi turistici (arrivi e presenze) e calcolo dei 152 coefficienti di occupazione della ricettività esistente per tipologia e categoria. Nel caso specifico del Comune di Parolise, storicamente non sono mai stati registrati grandi flussi turistici, per cui il fabbisogno di aree per attività turistiche può essere ricondotto alla sola area di ampliamento dell’unica struttura turistico-ricettiva esistente, la cui estensione superficiale può essere quantificata intorno ai 2.000 mq.

8.5 Le prescrizioni per la definizione di standard urbanistici Secondo il docReg (pagg. 53 e 54), ai Ptcp è demandata la definizione delle procedure e dei parametri in ordine al dimensionamento dei Piani Urbanistici Comunali. Essi dovranno prevedere per ogni Sistema Territoriale di Sviluppo densità territoriali differenziate, tenendo conto delle caratteristiche geomorfologiche, storico-culturali, sociali, antropiche ed insediative dei territori di riferimento. Per la determinazione della densità abitativa e territoriale le aree potranno determinarsi differenziando le concentrazioni assecondando i modelli di sviluppo corrispondenti alle indicazioni della politica dei Ptr, mantenendo il minimo in ragione dei 100/150 presenti ad ettaro per le aree di nuovo insediamento. L’incentivo alla trasformazione delle concentrazioni deve avvenire per gli ambienti insediativi oggetto della riqualificazione, fissando esclusivamente i rapporti tra le densità e gli standard, ma non i limiti superiori delle densità.

I comuni nelle disposizioni programmatiche dei Puc individuano i fabbisogni di spazi pubblici e di uso collettivo sulla base delle previsioni della popolazione, adottando gli standard urbanistici minimi di cui al decreto ministeriale 1444/68, come modificati dalle leggi regionali 14/1982 e 9/1990. Come è noto, il Dm all’art. 3 stabilisce che a ogni cittadino deve essere garantita una dotazione minima di 9 mq di “spazi pubblici attrezzati a parco e per il gioco e lo sport, effettivamente utilizzati per tali impianti con esclusione di fasce verdi lungo le strade”. Trattandosi di un’attrezzatura tipica di quartiere, sono espressamente esclusi i parchi urbani e territoriali. Il decreto prevede inoltre altri 9 mq per le altre attrezzature di quartiere, scuole, servizi collettivi e parcheggi. Nell’elaborazione dei Puc e nel loro aggiornamento i Comuni dovranno necessariamente indicare le esigenze di adeguamento e individuare gli spazi e le funzioni. Negli atti di programmazione i Comuni dovranno dimensionare il fabbisogno per la quota che può considerarsi soddisfatta in rapporto alle attrezzature pubbliche esistenti, alla quota del fabbisogno corrispondente all’eventuale incremento della popolazione ed alla eventuale quota di fabbisogno pregresso non soddisfatto. Al fabbisogno precedente si aggiunge quello derivante degli utenti non residenti (turistici), calcolato in funzione dei posti letto delle strutture ricettive alberghiere ed extralberghiere o in residenze temporanee. In prima approssimazione si possono adottare i seguenti parametri standard, fermo restando per i Comuni la possibilità di assumere valori difformi in conformità con 153 le caratteristiche del territorio: - 1 mq posto letto per attrezzature di interesse comune; - 2 mq posto letto per parcheggi; - 5 mq posto letto per verde e sport.

8.6 Gli indirizzi operativi per la localizzazione di nuovi insediamenti Secondo il docReg (pag. 57), i Comuni provvedono al soddisfacimento dei fabbisogni locali di abitazioni, servizi ed attrezzature pubbliche, dimensionati secondo i criteri precedentemente definiti, nel rispetto degli indirizzi e dei livelli di priorità individuati dai Ptcp. La localizzazione dei nuovi insediamenti dovrà comunque seguire i criteri di progressione delle possibilità di urbanizzazione (Tabella 50). Anche il Ptcp di Avellino, all’art. 34 delle Nta, si sofferma sui criteri di priorità per la localizzazione dei fabbisogni insediativi, indirizzando: a) prioritariamente verso il recupero dei tessuti edificati esistenti, il riuso delle aree e delle costruzioni dismesse o sottoutilizzate. b) in seconda istanza verso il completamento e la densificazione dei tessuti esistenti, caratterizzati da parti da integrare e completare attualmente caratterizzate da bassa densità; c) in terza istanza, in caso di incompleta soddisfazione dei fabbisogni dei precedenti criteri, o in caso di attività produttive giudicate incompatibili con l’abitato, si potranno prevedere aree di

nuova urbanizzazione privilegiando, compatibilmente con le esigenze di tutela delle risorse agricole, paesaggistiche e dei valori storico culturali, di continuità delle reti ecologiche del rischio naturale e antropico, le aree già totalmente o parzialmente urbanizzate e contigue agli insediamenti esistenti.

Livello Possibilità di urbanizzazione

Al fine di limitare gli interventi di nuova edificazione nelle aree attualmente non edificate né impermeabilizzate dovranno essere attivate prioritariamente misure per: 1 - il riuso degli edifici e delle aree dismessi; - la massimizzazione dell’utilizzo degli immobili sottoutilizzati.

Al fine di contenere il consumo del suolo, nelle aree extraurbane, anche parzialmente urbanizzate, la localizzazione dei nuovi interventi dovrà essere prevista all’interno delle zone urbane con impianto incompiuto e/o con densità abitative basse e/o qualità 2 urbanistica inaccettabile e modificabile, di riqualificazione e ristrutturazione urbanistica, che i Comuni individuano nell’ambito degli Insediamenti urbani prevalentemente consolidati.

Al fine di contenere il consumo del suolo, nelle aree extraurbane, i nuovi interventi di edificazione ed urbanizzazione, volti al soddisfacimento dei fabbisogni, dovranno essere 3 localizzati: - nelle aree di consolidamento urbanistico e di riqualificazione ambientale; - nelle aree di integrazione urbanistica e di riqualificazione ambientale.

154 Qualora i fabbisogni insediativi non siano completamente soddisfatti secondo le modalità e le priorità indicate ai precedenti livelli, i Puc potranno prevedere aree di nuova urbanizzazione nelle aree agricole, nel rispetto della disciplina paesaggistica vigente e dei seguenti indirizzi e prescrizioni: - riuso prioritario dei manufatti ed aree dismessi; - contiguità al tessuto edificato; 4 - adeguate condizioni di accessibilità, prioritariamente attraverso il trasporto pubblico; - prossimità alle sedi di attrezzature pubbliche e servizi; - presenza delle reti di urbanizzazione primaria; - organizzazione compatta dei nuovi insediamenti; - definizione netta dei margini delle aree di nuova urbanizzazione.

Tabella 50 – criteri di progressione di possibilità di urbanizzazione (fonte: docReg)

9. Pianificazione Questa rappresenta la fase di pianificazione vera e propria. Infatti, in funzione dei punti di forza e di debolezza, delle opportunità e delle minacce emerse dallo studio dei dati raccolti nella fase di analisi, nonché dalle esigenze e dalle istanze manifestate dai rappresentanti delle categorie intervenuti nella fase di consultazione, la fase di pianificazione tenta di trovare una sintesi ottimale di tutte le questioni in campo, con l’ausilio-guida delle valutazioni ambientali, che accompagnano tutto il processo di redazione del piano.

La fase di pianificazione affronta, in maniera dettagliata, due aspetti principali: - la zonizzazione urbanistica; - la viabilità di progetto. La Lr 16/2004, all’art.23, definisce i contenuti del Puc. Il Puc è lo strumento urbanistico generale del Comune e disciplina la tutela ambientale, le trasformazioni urbanistiche ed edilizie dell’intero territorio comunale, anche mediante disposizioni a contenuto conformativo del diritto di proprietà. Il Puc, in coerenza con le disposizioni del Ptr e del Ptcp: a) individua gli obiettivi da perseguire nel governo del territorio comunale e gli indirizzi per l’attuazione degli stessi; b) definisce gli elementi del territorio urbano ed extraurbano raccordando la previsione di interventi di trasformazione con le esigenze di salvaguardia delle risorse naturali, paesaggistico- ambientali, agro-silvo-pastorali e storico-culturali disponibili, nonché i criteri per la valutazione degli effetti ambientali degli interventi stessi; c) determina i fabbisogni insediativi e le priorità relative alle opere di urbanizzazione in conformità a quanto previsto dall’articolo 18, comma 2, lettera b); d) stabilisce la suddivisione del territorio comunale in zone territoriali omogenee (Zto), individuando le aree non suscettibili di trasformazione; e) indica le trasformazioni fisiche e funzionali ammissibili nelle singole Zto, garantendo la tutela e la valorizzazione dei centri storici nonché lo sviluppo sostenibile del territorio comunale; 155 f) promuove l’architettura contemporanea e la qualità dell’edilizia pubblica e privata, prevalentemente attraverso il ricorso a concorsi di progettazione; g) disciplina i sistemi di mobilità di beni e persone; h) tutela e valorizza il paesaggio agrario attraverso la classificazione dei terreni agricoli, anche vietando l’utilizzazione ai fini edilizi delle aree agricole particolarmente produttive fatti salvi gli interventi realizzati dai coltivatori diretti o dagli imprenditori agricoli; i) assicura la piena compatibilità delle previsioni in esso contenute rispetto all’assetto geologico e geomorfologico del territorio comunale, così come risultante da apposite indagini di settore preliminari alla redazione del piano. Il Puc, infine, è tenuto a individuare, ai sensi del comma 3 dell’art. 23, anche la perimetrazione degli insediamenti abusivi83.

83 Si tratta degli insediamenti abusivi esistenti al 31.12.1993 e oggetto di sanatoria ai sensi della legge 47/1985 e ai sensi della legge 724/1994, al fine di: a) realizzare un’adeguata urbanizzazione primaria e secondaria; b) rispettare gli interessi di carattere storico, artistico, archeologico, paesaggistico-ambientale ed idrogeologico; c) realizzare un razionale inserimento territoriale ed urbano degli insediamenti. Le risorse finanziarie derivanti dalle oblazioni e dagli oneri concessori e sanzionatori dovuti per il rilascio dei titoli abilitativi in sanatoria sono utilizzate prioritariamente per l’attuazione degli interventi di recupero di tali insediamenti. Il Puc può subordinare l’attuazione degli interventi di recupero urbanistico ed edilizio degli insediamenti abusivi alla redazione di appositi Pua, denominati piani di recupero degli insediamenti abusivi. Restano comunque esclusi dalla perimetrazione gli immobili non suscettibili di sanatoria. Il Puc definisce le modalità del recupero urbanistico ed edilizio degli insediamenti abusivi, gli interventi obbligatori di riqualificazione e le procedure, anche coattive, per l’esecuzione degli stessi, anche mediante la formazione dei comparti edificatori.

E’ inoltre necessario verificare la compatibilità delle previsioni del Puc con gli strumenti di pianificazione territoriale, generali e settoriali, quali le carte di pericolosità e di rischio del Psai dell’AdiB nazionale Liri-Garigliano e Volturno, nonché con gli indirizzi contenuti nel Ptr della Campania e nel preliminare del Ptcp di Avellino. Al Puc sono allegate le norme tecniche di attuazione (Nta), riguardanti la manutenzione del territorio e la manutenzione urbana, il recupero, la trasformazione e la sostituzione edilizia, il supporto delle attività produttive, il mantenimento e lo sviluppo dell’attività agricola e la regolamentazione dell’attività edilizia. L’art.23 afferma che fanno parte integrante del Puc i piani di settore riguardanti il territorio comunale, ivi inclusi i piani riguardanti le aree naturali protette e i piani relativi alla prevenzione dei rischi derivanti da calamità naturali ed al contenimento dei consumi energetici.

9.1 Gli obiettivi del Puc In ottemperanza delle prescrizioni previste dall’art. 2 e dall’art. 23, comma 2, punto a), della Lr 16/2004, il presente Puc si pone i seguenti obiettivi: a) promozione dell’uso razionale e dello sviluppo ordinato del territorio urbano ed extraurbano mediante il minimo consumo di suolo; b) salvaguardia della sicurezza degli insediamenti umani dai fattori di rischio idrogeologico, sismico e vulcanico; 156 c) tutela dell’integrità fisica e dell’identità culturale del territorio attraverso la valorizzazione delle risorse paesistico-ambientali e storico-culturali, la conservazione degli ecosistemi, la riqualificazione dei tessuti insediativi esistenti e il recupero dei siti compromessi; d) miglioramento della salubrità e della vivibilità dei centri abitati; e) potenziamento dello sviluppo economico locale; f) tutela e sviluppo del paesaggio agricolo e delle attività produttive connesse; g) tutela e sviluppo del paesaggio e delle attività produttive e turistiche connesse. In particolare, la redazione del Puc di Parolise si pone la finalità di perseguire lo sviluppo socio- economico del territorio, in coerenza con i modelli di sostenibilità, di partecipazione e di concertazione. Ciò presuppone la definizione di obiettivi intermedi, relativi a questioni differenti, che permettono di creare progressivamente le condizioni per l’ottenimento dello scopo ultimo. Esaminiamo, ora, i criteri culturali ed urbanistici cui ci si riferisce per il perseguimento dei suddetti obiettivi con la redazione del Puc. La redazione di un Puc, previsto dall’art. 23 della Lr 16/2004 della Regione Campania, richiede la soluzione di un elevato numero di questioni legate al territorio in esame. Queste, pur nascendo da ambiti differenti gli uni dagli altri (ambientale, sociale ed economico), inevitabilmente finiscono per influenzarsi fra loro, determinando il naturale e conseguente condizionamento nella scelta delle relative soluzioni.

La gestione di un quadro così fortemente caratterizzato dalla molteplicità di fattori in gioco, pertanto, impone un approccio multidisciplinare ed una scelta meditata e consapevole dei criteri culturali ed urbanistici da adottare. In linea con il principio su cui si fonda la Lr 16/2004, si può affermare che l’organizzazione del territorio deve avere come obiettivo ultimo lo sviluppo socio-economico, in coerenza con i modelli di sostenibilità, di partecipazione e di concertazione. Il modello di sostenibilità si fonda sul concetto di sviluppo sostenibile, definito come forma di sviluppo che non compromette la possibilità delle future generazioni di perdurare nello stesso, preservando la qualità e la quantità del patrimonio e delle riserve naturali (che sono esauribili, mentre le risorse possono essere considerate inesauribili). L'obiettivo è, quindi, di mantenere uno sviluppo socio-economico operante in regime di equilibrio ambientale. Uno dei criteri alla base delle scelte fra le soluzioni possibili è, pertanto, quello della sostenibilità, che assicura che siano soddisfatte contemporaneamente le esigenze sociali, ambientali ed economiche. Il soddisfacimento di solo due delle tre suddette esigenze avrebbe condotto ad una condizione non sostenibile, bensì: - equa, nel caso di soddisfacimento delle esigenze sociali ed economiche ma non di quelle ambientali; - realizzabile, nel caso di soddisfacimento delle esigenze ambientali ed economiche ma non di 157 quelle sociali; - vivibile, nel caso di soddisfacimento delle esigenze sociali ed ambientali ma non di quelle economiche. Altri due criteri, su cui si fonda la redazione del presente Puc, sono la partecipazione e la concertazione. La complessità delle questioni e la loro diversa natura determinano la necessità di una conoscenza approfondita delle stesse, per poter comprenderne la causa e gli eventuali effetti che scaturirebbero nei vari scenari determinati dalle possibili soluzioni ipotizzabili. Ogni aspetto, però, può essere approfondito e studiato con reale cognizione di causa, solo rendendo partecipi, in maniera diretta o indiretta, le diverse associazioni di categoria, gli enti competenti e i comuni cittadini, che, vivendo quotidianamente le problematiche del territorio, ne consentono una migliore percezione e conoscenza. L’art.5 della Lr 16/2004, inerente alla partecipazione e pubblicità nei processi di pianificazione, afferma che “alle fasi preordinate all’adozione e all’approvazione degli strumenti di pianificazione sono assicurate idonee forme di pubblicità, di consultazione e di partecipazione dei cittadini anche in forma associata, in ordine ai contenuti delle scelte di pianificazione”. In realtà, la partecipazione di associazioni, enti e cittadini, è stata estesa a tutte le fasi precedenti l’adozione del piano, ottenendo così maggiori vantaggi: - la raccolta delle informazioni su contesti e problemi;

- l’individuazione delle risorse a disposizione; - la comprensione delle aspettative degli attori; - la realizzazione di un’analisi della comunità locale (interessi, caratteristiche rilevanti, composizione, aspetti sociali, economici, ecc.). Di seguito, sono indicati gli obiettivi generali del processo di pianificazione per il Comune di Parolise. Emerge, in particolare, la finalità generale di conservazione, valorizzazione e rilancio dell'identità locale, con riferimento a risorse umane, luoghi, natura, storia, cultura, attività produttive. Tale finalità è perseguibile attraverso obiettivi generali: 1. riqualificazione del tessuto insediativo; 2. valorizzazione delle risorse ambientali e culturali; 3. rilancio dell’economia locale; 4. riqualificazione della mobilità; 5. risparmio nel consumo di suolo.

Esaminiamo nel dettaglio i suddetti obiettivi generali. 1. Riqualificazione del tessuto insediativo significa: recupero e tutela del patrimonio edilizio di antico impianto e recupero delle strutture culturali di interesse generale, quali palazzi storici, ecc., ed eventuale definizione di una loro nuova destinazione d’uso coerente con le strategie da adottare; recupero e riqualificazione delle aree esistenti da destinare all’adeguamento dell’offerta di 158 standards urbanistici opportunamente dimensionati e localizzati sul territorio; distribuzione equa, tra i proprietari, delle aree residenziali e relativi standard urbanistici mediante l’impiego del principio della perequazione urbanistica. 2. Valorizzazione delle risorse ambientali e culturali significa: promozione delle aree di pregio ambientale e delle naturalità di maggior pregio; individuazione di eventuali corridoi ecologici e/o oasi naturalistiche; ristrutturazione paesistica di aree di potenziale pregio che allo stato attuale risultano abbandonate o degradate; individuazione di possibili percorsi pedonali naturalistici. 3. Rilancio dell’economia locale significa: valorizzazione delle attività produttive esistenti, quali industria, artigianato e commercio; creazione di nuove aree a carattere produttivo, opportunamente dimensionate, e collocate in zone del territorio compatibili con le valutazioni ambientali, facilmente accessibili ed adeguatamente distanziate dalle aree residenziali. 4. Riqualificazione della mobilità significa: adeguamento della rete stradale ai requisiti tecnici dimensionali e di sicurezza in relazione alla classe funzionale di appartenenza; miglioramento dei sistemi di canalizzazione dei flussi veicolari, quali rotatorie, spartitraffico, canalizzazioni, ecc.; potenziare la viabilità di scorrimento; dotare il tessuto urbano di parcheggi di uso pubblico; garantire fruibilità e sicurezza degli spazi pubblici pedonali. 5. Risparmio nel consumo di suolo significa: ricorrere a forme urbane compatte e a densità edilizie sufficientemente elevate per evitare la dispersione insediativa, e conseguenti maggiori costi di

realizzazione e gestione delle urbanizzazioni, e contenere l’erosione di nuovo suolo agricolo produttivo in ossequio al principio di sostenibilità. Le azioni previste, necessarie a perseguire obiettivi generali e specifici, sono attuabili mediante la redazione degli strumenti urbanistici previsti dalla Lr 16/200484.

9.2 La proiezione territoriale strutturale del piano85 Nell’apposito elaborato grafico del PdiP sono proiettate sul territorio le scelte strategiche strutturali decise in seguito all’analisi e all’elaborazione dei dati e delle informazioni raccolte nel corso del processo di pianificazione, con l’obiettivo di configurare la migliore organizzazione del territorio possibile per favorire lo sviluppo socio-economico, per un arco temporale di lungo periodo. Nella redazione della suddetta tavola sono state tenute in considerazione le disposizioni strutturali di cui all’art.23, comma 2, punti b-f e h-i, della Lr 16/2004. E’ volontà dell’Ac di preservare e salvaguardare i diritti edificatori di tutte le preesistenze (residenziali, produttive, turistiche, ecc.) rilevate alla data di redazione del presente PdiP. A tale scopo è stato redatto un apposito elaborato grafico denominato “Consolidamento e razionalizzazione dell’assetto urbanistico esistente” in cui sono riportate le attività esistenti di cui l’Ac intende confermare la destinazione d’uso. Con riferimento agli obiettivi della pianificazione, considerato il delicato ruolo che lo strumento è chiamato a svolgere nel processo evolutivo della collettività interessata e nella conservazione dei 159 caratteri fondanti del territorio, è indispensabile che l’utilizzazione del territorio avvenga in maniera armonica e funzionale, in modo da salvaguardarne i valori fisici, storici e culturali, coniugandoli con le esigenze di vita ed economiche della comunità. È necessario un ponderato studio dei quadri globali al fine di creare luoghi dove paesaggio naturale e manufatti antropici, natura e architettura siano integrate all’insegna dell’armonia e dello sviluppo sostenibile. Si è ritenuto, inoltre, indispensabile che la pianificazione avvenisse prevedendo il minimo consumo di suolo86, per cui le previsioni hanno privilegiato il ricompattamento della forma urbana, contenendo tutte le nuove previsioni insediative e le Zto di progetto urbano, nonché impegnando prevalentemente suoli improduttivi o di minor pregio. L’elaborato grafico di proiezione territoriale strutturale del piano è stato redatto con la connotazione di una macro zonizzazione urbanistica, articolata in zone territoriali omogenee (Zto) che costituiscono la parte strutturale. Pertanto, l’assetto proposto rappresenta la visione

84 Inoltre, a seconda dei casi, possono essere necessari: programmazione delle attività e definizione delle priorità d’intervento; definizione di strumenti urbanistici attuativi; bandi e concorsi per la progettazione degli interventi; redazione dei progetti preliminari; incontri con i soggetti interessati per la definizione dei progetti esecutivi; redazione dei progetti esecutivi; organizzazione di riunioni e incontri per la formazione di consorzi di gestione; studio delle fonti di finanziamento attivabili; richieste di finanziamento; corsi di formazione di operatori nei vari settore; accordi pubblico- privati; marketing territoriale.

85 Elaborati grafici nn. 13 e 14 del Preliminare di Piano.

86 Ai sensi della Lr 16/2004, art. 2, comma 1, lettera a).

dell’organizzazione del territorio di Parolise a lungo termine. All’interno delle Zto individuate dovranno poi essere selezionate le specifiche aree da trasformare compatibilmente con la previsione urbanistica definita nel Preliminare. Le diverse Zto sono individuate sono: - centro antico e storico - ambiti urbani consolidati - aree di riattivazione, completamento e nuova espansione - aree di trasformazione integrata a prevalenza produttiva - aree di trasformazione integrata a prevalenza di servizi - aree agricole Nota- all’interno di ciascuna Zto saranno individuate, in fase di redazione del Puc, le aree a standard urbanistici esistenti e quelle di progetto. Sono stati inoltre evidenziati i seguenti elementi: - Viabilità Viabilità di progetto Verde e arredo viabilistico - Tracciato ferroviario e fascia di rispetto (Dpr 753/1980) - Zona di rispetto cimiteriale di 100 m (Lr 14/1982) - Zona di rispetto cimiteriale di 200 m (L 166/2002) 160 - Elettrodotto esistente e fascia di rispetto (Dpcm 08/07/2003) - Elettrodotto di progetto e fascia di rispetto (Dpcm 08/07/2003) L’analisi delle percentuali di ripartizione del territorio comunale in Zto mostra come l’assetto urbanistico proposto con il presente preliminare garantisca il principio del minimo consumo di suolo (Tabella 51).

DATI Superficie % su superficie Zona (mq) comunale centro antico e storico 27.283 0,84 % ambiti urbani consolidati 69.166 2,14 % aree di riattivazione, completamento e nuova espansione 27.439 0,85 % aree di trasformazione integrata a prevalenza produttiva 66.689 2,06 % aree di trasformazione integrata a prevalenza di servizi 61.465 1,90 % aree agricole 2.979.014 92,1 % Totale 3.231.056 100,00 %

Tabella 51 – dati relativi alle Zto

Circa il 92% del territorio viene preservato come area agricola, il 3% è costituito dal centro antico e storico e da edificazione urbana consolidata, mentre solo il restante 5% viene opzionato come suolo normativamente, tecnicamente e strategicamente idoneo alla trasformabilità finalizzata allo

sviluppo residenziale, produttivo e di servizi per la cittadinanza. Trasformabilità da realizzarsi in un arco temporale di lungo periodo, stante il carattere strutturale del Preliminare di Piano. Vi è da precisare che, alla luce di quanto si è potuto rilevare, e fatta salva la verifica di merito circa la legittimità delle trasformazioni edilizie, nonché la rispettiva condonabilità che compete all’Utc del Comune di Parolise, sul territorio comunale sembra non configurarsi situazioni in cui l’abusivismo edilizio determina veri e propri nuclei interamente abusivi87. In ogni caso, le Nta del Puc prevedranno che qualsiasi lotto edificato presente sul territorio comunale di Parolise, qualora dovesse risultare abusivamente trasformato e non beneficiario di normativa statale o regionale di sanatoria dell’abusivismo edilizio, essendo, di fatto, acquisito al patrimonio comunale, ai sensi della legislazione vigente, sarà destinato ad attrezzatura o servizio pubblico, con preferenza per parcheggio e verde attrezzato. Tali superfici saranno considerate aggiuntive rispetto a quelle minime già previste per gli standard urbanistici.

Centro antico e storico Con centro antico e storico si fa riferimento a quelle porzioni di centro abitato di antica o storica fondazione, ossia a tutte le aree qualificabili di interesse storico, artistico e ambientale, comprendenti edifici, isolati o riuniti in complessi, e superfici non edificate, che, per il loro valore, possono e devono essere conservati e valorizzati. Sugli edifici di tale area saranno ammissibili unicamente gli interventi di manutenzione ordinaria e 161 straordinaria, di restauro e di risanamento conservativo. Saranno consentiti cambi di destinazione d’uso, frazionamenti e accorpamenti di unità immobiliari e previsti adeguamenti igienici, a parità di volumetria e mantenimento delle facciate, fino a un massimo di 15 mq di superficie utile (Su). Saranno consentiti anche assestamenti dei lotti e le aree scoperte potranno essere attrezzate a giardini. Saranno ammesse infine anche funzioni attrattive, quali piccole strutture di vendita, cioè attività commerciali con superficie di vendita fino a 250 mq. Nelle suddette aree si concentrano tutti gli edifici di pregio storico-architettonico del Comune, quali la torre dell’orologio, la chiesa di San Vitaliano Vescovo, la Congrega di Santa Maria delle Grazie, il Palazzo Lombardi, il Palazzo Nazzaro-Cavallo e l’ex cappella campestre.

Ambiti urbani consolidati Gli ambiti urbani consolidati ricomprendono gli edifici, e le relative pertinenze, sia coperte che scoperte, ad uso prevalentemente residenziale e annessi servizi. In particolare, riguardano quei lotti ormai saturati dalla edificazione, a destinazione prevalentemente residenziale, per i quali non è possibile prevedere ulteriori incrementi di volume. Sarà consentita la manutenzione ordinaria e

87 Lr 16/2004, art. 23, comma 3, 4, 5, 6, 7, gli insediamenti abusivi.

straordinaria nonché la ristrutturazione edilizia, compresa la demolizione e ricostruzione, a parità di volume, degli edifici. Saranno ammesse medie strutture di vendita, cioè attività commerciali con superficie di vendita fino a 900 mq. Ai fini della individuazione di tali aree, si è provveduto ad effettuare la verifica prevista dal Di 1444/1968, che ha portato alla delimitazione delle zone parzialmente edificate, cioè delle zone in cui la superficie coperta degli edifici esistenti non sia inferiore al 12,5% (Rcf ≥ 0,125 mq/mq) della superficie fondiaria della zona e nelle quali la densità territoriale, ovvero l’indice di fabbricabilità territoriale (Ift), sia superiore ad 1,5 mc/mq (Ift > 1,5 mc/mq). In queste aree sono individuati anche quei lotti per i quali sono stati richiesti permessi di costruire, autorizzabili, alla data di deliberazione in Giunta della proposta di Puc, ai sensi dell’art. 24 della Lr 16/2004, purché nel rispetto dei tempi di inizio e fine lavori di cui all’art. 15 del Dpr 380/2001; in tali zone sarà consentita esclusivamente l’attuazione degli interventi previsti dai relativi permessi di costruire. Quale elemento di equità, sarà ammesso il completamento di lotti liberi, della superficie fondiaria minima di 500 mq, non trasformati e non annessi funzionalmente all’edilizia preesistente ovvero a lotti già edificati ma corrispondenti ad autonome particelle catastali. I lotti minimi, come sopra determinati, devono risultare non derivanti da frazionamenti catastali effettuati successivamente alla data di deliberazione in giunta del Puc. Ai lotti di cui sopra sarà applicabile un rapporto di 162 utilizzabilità fondiario Ruf = 0,50 mq/mq. In tali zone sarà consentita la risistemazione fondiaria delle superfici scoperte del lotto mediante la realizzazione di volumi interrati, parcheggi coperti e piscine, nel rispetto del rapporto di permeabilità (Rp).

Aree di riattivazione, completamento e nuova espansione Tali aree comprendono la riattivazione e il completamento dell’area Peep in cui non è stato ancora realizzato l’ultimo edificio previsto. Per tale zona si applicano gli indicatori edilizi e urbanistici previsti dal Peep, approvato con deliberazione consiliare n. 46 del 21 marzo 1989, e recepito dal Puc all’interno delle zone B. Il progetto del Peep prevede infatti la realizzazione di cinque corpi di fabbrica, di cui solo quattro sono stati ultimati; il quinto, a cui si riferisce il lotto, è in fase di realizzazione (Figura 58). Accanto alle aree di riattivazione e completamento del Peep, tali zone individuano le parti del territorio destinate alla realizzazione di nuovi complessi insediativi riservati alla residenza, la cui superficie territoriale deve essere di circa 14.500 mq, come da dimensionamento. A riguardo è stata individuata un’unica zona di espansione residenziale, localizzata nell’area agricola a sud del Peep. Tale area è stata opzionata in quanto presenta molteplici condizioni favorevoli per il suo sviluppo.

Figura 58 – planimetria generale del Peep approvato con Dcc n. 46 del 21 marzo 1989

Innanzitutto essa sorge su di una porzione di territorio libera e pressoché pianeggiante, è collocata in vicinanza di un’area residenziale in via di espansione, quale l’area Peep, e sorge in una posizione baricentrica rispetto al centro abitato e, quindi, ai servizi già presenti sul territorio. Per favorire un adeguato sviluppo di tale area è stata prevista inoltre un’opportuna viabilità che la delimita e la raccorda con le zone preesistenti. Una percentuale compresa tra il 20% al 40% della capacità insediativa della zona di 163 espansione è destinata ad una delle forme di edilizia residenziale sociale convenzionata con il Comune. Gli standard urbanistici vanno calcolati applicando una dotazione minima procapite pari a 18 mq/ab, ai sensi della Lr 14/1982, da ripartire, di norma e salvo le necessarie verifiche, tra le singole tipologie secondo la normativa nazionale e regionale vigente. Pertanto si ha:

- Sstandard = (42 alloggi * 2,6 ab) * 18 mq/ab = 111,8 ab * 18 mq/ab = 1.970 mq circa Pertanto in termini percentuali, circa il 13,6% della St della zona di espansione deve essere destinata a standard.

Aree di trasformazione integrata a prevalenza produttiva Fanno parte di queste aree i lotti a prevalente destinazione produttiva, quali i lotti industriali, artigianali e commerciali già edificati o di nuovo impianto. Sul territorio comunale di Parolise sono stati individuati due principali poli produttivi. La prima grande area è collocata sulla collina a nord del centro abitato, al di là dell’Ofantina, corrispondente all’area del Piano per gli Insediamenti Produttivi (Pip), approvato con Dpgrc n. 6318 del 4 ottobre 1989. Essa è caratterizzata da un’area produttiva esistente, alla quale è affiancata una in attuazione, corrispondente alla porzione di Pip in fase di completamento, nonché

da due aree di progetto, tese al potenziamento dell’importante polo produttivo, che rappresenta il fulcro dell’economia di Parolise. L’altro polo produttivo sorge nel centro abitato, attorno a due impianti esistenti di carattere artigianale e commerciale. Per tale area verrà data la possibilità alternativa di trasformazione d’uso attraverso meccanismi di credito edilizio. In altre parole, verranno contemplati due scenari possibili. Il primo prevede il mantenimento dello stato dei luoghi, non soltanto dal punto di vista edilizio, attraverso l’esclusione della possibilità di incrementi volumetrici, ma anche dal punto di vista funzionale con la possibilità di svolgere esclusivamente l’attuale attività produttiva o attività produttive di minore impatto ambientale ed acustico stante la localizzazione di suddetta area nel pieno centro abitato. Il secondo scenario favorisce, invece, la realizzazione di standard urbanistici a parcheggio e/o verde attrezzato nella porzione di area fronte stante la strada, attraverso la compensazione tramite premi edilizi in termini di volumetria aggiuntiva a quella attualmente di diritto da realizzare nella restante porzione di zona retrostante, nei cui edifici sarà ammessa una vasta gamma di funzioni, tra cui anche quella turistico-ricettiva. L’individuazione di tali aree produttive deriva dal recepimento delle attività preesistenti, per le quali si prevede la realizzazione di una viabilità più razionale ed adeguata alle prospettive future di sviluppo. 164

Aree di trasformazione integrata a prevalenza di servizi Fanno parte di queste aree i lotti a prevalente destinazione di servizi, quali i principali standard urbanistici nonché le attività dedite alla riabilitazione psicomotoria e ai servizi alla terza età. Nel corso degli anni sono sorti sul territorio comunale alcune importanti strutture di questo tipo che hanno trovato nei tranquilli e silenziosi luoghi di Parolise un’ottimale e naturale collocazione. Il riconoscimento urbanistico di suddette aree e la relativa possibilità di ampliamento possono contribuire al rilancio dell’economia di Parolise, che si collocherebbe nel panorama dei comuni della provincia di Avellino come polo di riferimento del settore. Settore che, se sostenuto opportunamente, può garantire anche un rilancio delle attività indotte, ed in particolare quelle turistico-ricettive. Tra le aree di trasformazione integrata a prevalenza di servizi rientra anche il suolo prescelto dall’Ac di Parolise ad accogliere l’area di emergenza del Piano di protezione civile (Ppc), approvato con Dcc n. 30 del 28 giugno 2010. Suddetto suolo, utilizzabile come area di raccolta, nonché di attesa/smistamento della popolazione, è stata localizzata nei pressi del cimitero, all’interno della zona di rispetto cimiteriale, inutilizzabile, quindi, ai fini di trasformazioni urbanistiche ed edilizie.

Aree agricole La Lr 16/2004, all’art. 23, lettera h), afferma che il Puc tutela e valorizza il paesaggio agrario attraverso la classificazione dei terreni agricoli, anche vietando l’utilizzazione ai fini edilizi delle aree agricole particolarmente produttive, fatti salvi gli interventi realizzati dai coltivatori diretti o dagli imprenditori agricoli. La zona agricola comprende le parti del territorio che costituiscono le unità morfologiche caratterizzate, nell’insieme, da sussistente prevalenza dello stato di natura o della utilizzazione a scopi colturali, rispetto ai suoli prevalentemente edificati e urbanizzati. Per tale area è prevista la tutela e lo sviluppo del paesaggio agricolo e delle attività connesse. Alla luce della grande importanza che riveste l’ambiente naturale ed agricolo per il territorio e l’economia di Parolise, si ritiene opportuno sviluppare nelle Nta una serie dettagliata di articoli che regolamentino i vari aspetti legati alle zone agricole, salvaguardandone uno sviluppo sostenibile. I titoli abilitativi alla edificazione residenziale a supporto della conduzione del fondo in zona agricola potranno essere rilasciati esclusivamente ai proprietari coltivatori diretti, proprietari conduttori in economia ovvero ai proprietari concedenti, nonché agli affittuari o mezzadri aventi diritto a sostituirsi al proprietario nell'esecuzione delle opere e considerati imprenditori agricoli professionali ai sensi della normativa vigente. L’asservimento, ed il conseguente accorpamento di suoli ai fini edificatori, sarà possibile solo ed esclusivamente per la realizzazione di residenze. Per le necessità abitative dell'imprenditore 165 agricolo a titolo principale sarà, quindi, consentito l'accorpamento di suoli a condizione che sulle aree asservite venga trascritto vincolo di inedificabilità a favore del Comune da riportare successivamente su apposite mappe catastali depositate presso l’Utc e tenute in pubblica visione. Sarà ammessa, a determinate condizioni, la costruzione di impianti serricoli intese quali strutture idonee a determinare condizioni agronomiche ottimali per la messa a dimora, sviluppo e produzione delle colture protette. La costruzione di serre sarà consentita secondo le modalità della Lr 8/1995 e successive modifiche ed integrazioni. Per i coltivatori diretti o per gli imprenditori agricoli professionali, è consentita la trasformazione od utilizzazione dei fabbricati di servizio in residenze a scopo agrituristico, da assoggettare alle norme della Lr 41/1984. Le iniziative agrituristiche possono essere attivate solo dagli imprenditori agricoli regolarmente iscritti nell’elenco regionale degli operatori agrituristici di cui all’art. 5 della Lr 41/1984, in quanto coltivatori di un fondo agricolo di almeno 10.000 mq. In caso di cessazione dell’attività agrituristica, dovranno essere ripristinate le destinazioni d’uso antecedenti alle trasformazioni finalizzate all’attività stessa, eventualmente anche mediante gli idonei interventi edilizi di ripristino funzionale. Le Nta per le zone agricole affermeranno il principio generale secondo cui gli interventi edilizi, finalizzati alla realizzazione di funzioni abitative e di conduzione del fondo, dovranno essere prioritariamente attuati mediante il recupero delle preesistenze.

In ogni caso, la nuova edificazione a scopo abitativo dovrà essere collocata entro ambiti che garantiscano la massima tutela della funzionalità del fondo ai fini produttivi, e, quindi, da integrare, per quanto possibile, agli aggregati abitativi o agli edifici esistenti. Ogni nuovo edificio dovrà, quindi, essere inserito organicamente nel complesso delle strutture e attrezzature, esistenti o da progettare, a servizio del fondo agricolo. Nelle nuove costruzioni e nel recupero degli edifici esistenti si dovranno osservare specifiche norme relativamente a coperture, tinteggiature, serramenti, e quant’altro necessario ai fini del loro inserimento in armonia con i caratteri predominanti della zona. Saranno fornite prescrizioni anche per recinzioni, strade e muri di sostegno. Le Nta specificheranno, altresì, quali sono le parti di territorio in cui, per particolari condizioni morfologiche, idrogeologiche o di tutela, è vietata l’edificabilità. Esse, nel perseguire le finalità di recupero del patrimonio edilizio esistente, di minimizzazione del consumo di suolo e di contenimento dei costi sociali, prevedranno, in assenza di situazioni di rischio, la possibilità di recuperare ai fini residenziali e/o per specificati usi, i volumi abitativi e rurali degli edifici esistenti in zona agricola non più funzionali alla conduzione del fondo.

9.3 Il sistema della mobilità di progetto Con le scelte relative alla viabilità si conclude la fase di pianificazione. In ottemperanza delle prescrizioni previste dall’art. 23, comma 2, punto g), della Lr 16/2004, sono disciplinati i sistemi di 166 mobilità del territorio comunale in questione. In base alle previsioni di piano e, in particolar modo alla localizzazione di nuove aree - siano esse residenziali, turistiche o produttive – sono stati recepiti le previsioni e gli interventi in atto, nonché definiti adeguamenti viari volti a migliorare l’esistente rete stradale. La fase di pianificazione della viabilità, infatti, non si è limitata al recepimento della previsione di nuovi tratti, ma anche alla sistemazione e al ripristino dell’efficienza di quelli già esistenti. Di fondamentale ausilio, in tal senso, sono risultati gli studi sull’efficienza realizzati in fase di analisi. Particolare attenzione è stata posta anche alla definizione di possibili interventi sulle opere di canalizzazione e di regolamentazione del traffico. In riferimento al sistema della mobilità, le previsioni di Piano sono state orientate esclusivamente sulla rete stradale in quanto l’ipotesi di rilancio del trasporto su ferro, con la linea ferroviaria Avellino - Rocchetta Sant'Antonio, è un ipotesi auspicabile che però presuppone tempi medio- lunghi e che, comunque, non è di competenza del piano urbanistico, ma attiene a politiche generali di trasporto di livello provinciale e regionale. D’altronde, poiché la porzione di tracciato che attraversa Parolise è in gran parte realizzata in galleria e non presenta nessuna stazione sul territorio comunale in questione, le ripercussioni urbanistiche risultano essere alquanto ridotte. Di sicuro la chiusura della stazione ferroviaria di Candida-Parolise, avvenuta qualche anno fa, ha annullato la potenzialità del Comune di offrire un sistema di mobilità plurimodale, costringendo i

cittadini a dover utilizzare esclusivamente il trasporto su gomma, quanto meno per raggiungere le più vicine stazioni di Salza Irpina a sud e Montefalcione a nord. Questa condizione, affiancata ai nuovi carichi insediativi e produttivi prefigurati dal presente Preliminare di Puc, ha imposto, se non un potenziamento vero e proprio, quantomeno una riorganizzazione della rete stradale, la cui struttura resta comunque pressoché invariata. Essa continua ad imperniarsi essenzialmente sulle due direttrici principali costituite dalla via Appia Antica, oggi via Nazionale, che attraversa il centro abitato e conduce ai limitrofi comuni di San Potito Ultra e Salza Irpina, e dalla presenza della strada statale 7 bis, l’Ofantina, che attraversa il territorio secondo una direttrice ovest- est, da San Potito Ultra a Chiusano San Domenico. Una viabilità minore, costituita dalle strade comunali quali via Toccaniello e via Cerzeto, che a tratti si snodano su un percorso tortuoso ed in pendenza, consentono rispettivamente il collegamento interno con i comuni di Salza Irpina a sud e Chiusano San Domenico a nord. In riferimento all’Ofantina, il redigendo piano recepisce il progetto Anas del nuovo svincolo, Parolise Ovest, e che si aggiungerà al già esistente svincolo di Parolise Est e al piccolo accesso ordinario collocato in prossimità del centro storico. Il nuovo svincolo previsto dall’Anas ha l’obiettivo di creare un accesso più agevole e sicuro alla zona industriale del Pip di Parolise, ampliando le corsie di ingresso ed eliminando i numerosi e pericolosi accessi diretti che attualmente costringono gli automobilisti a passare direttamente dall’area produttiva ad una strada ad alto scorrimento. 167 Il suddetto nuovo svincolo, però, così come concepito, non risolve il problema dell’accesso diretto al centro abitato. A tale scopo, nel redigendo piano è stato previsto l’innesto di una via di fuga che riprende in maniera consistente il tracciato di una stradina esistente, opportunamente allargata e connessa all’infrastruttura Anas. Tale via di fuga garantirà un rapido deflusso del traffico veicolare sull’Ofantina in caso di emergenze, sia dal centro storico che dalla zona più a sud costituita dall’insediamento urbanistico più recente. In tale ambito è stata prevista anche la realizzazione di un nuovo tratto stradale che sorgerà su aree di proprietà comunale e costeggerà l’edificio scolastico esistente, permettendo una connessione più diretta e scorrevole con l’area di emergenza prevista dal piano di protezione civile recepito dalla bozza di piano urbanistico, evitando il passaggio, altrimenti obbligato e poco agevole, per il centro storico. L’Ofantina, che nasce come variante alla storica via Appia Antica in seguito al sisma del 23 novembre 1980, è caratterizzata da un tracciato, rispetto a quest’ultima, meno tortuoso e su viadotti. Nel caso specifico sono due i viadotti che interessano il territorio comunale di Parolise, di cui uno in particolare crea delle problematiche dal punto di vista urbanistico e ambientale a causa della sua vicinanza al centro abitato. L’Ofantina, con i suoi viadotti e il suo svincolo, ha in realtà da sempre generato l’opposizione dei cittadini e dell’Ac di Parolise, la quale nella Dcc n. 20 del 29.09.2008 si espressa affermando che essa “ha deturpato irrimediabilmente la visibilità del paese irrompendo con il suo viadotto praticamente sugli edifici a nord del centro storico, provocando due alterazioni notevoli sull’assetto comunale: in primo luogo, ha diviso in due parti il territorio

impedendone lo sviluppo verso nord ed, in secondo luogo, è causa di un forte inquinamento acustico che ha una notevole ricaduta sulla popolazione, tant’è che le abitazioni ai margini dell’arteria stradale tendono ad essere abbandonate dagli abitanti; non ultimo è la realizzazione dello svincolo della SS. Ofantina che ha eroso una fetta notevole del territorio, che cartograficamente appare di dimensioni maggiori dello stesso abitato. Va rilevato, altresì, che la SS. Ofantina determina un notevole danno alla popolazione, non solo di tipo acustico, ma soprattutto ambientale, per l’enorme quantitativo di smog che viene ingenerato dai numerosi veicoli in transito”. La discussa presenza del viadotto ha quindi determinato nel tempo la nascita di diverse ipotesi alternative tali da consentirne l’abbattimento. In cantiere esistono due ipotesi di tracciato alternativo, sebbene ancora da studiare nei dettagli e nell’effettiva fattibilità sia economica che ambientale: la prima, caratterizzata da uno sviluppo stradale più esteso, prevede, a partire dal punto in cui è previsto il nuovo svincolo, il passaggio del tracciato a nord della zona Pip e l’innesto a valle del centro abitato; la seconda, caratterizzata da uno sviluppo stradale più breve e dallo stesso punto di innesto dell’ipotesi precedente, prevede esclusivamente il by-pass dell’area attualmente interessata dal viadotto (Figura 59).

168

Figura 59 – ipotesi di tracciato alternativo dell’Ofantina per consentire l’abbattimento del viadotto esistente

Quant’anche una delle suddette ipotesi venisse presa in considerazione, i suoi tempi di realizzazione sarebbero notevoli, molto probabilmente, ben al di là dell’anno di dimensionamento del piano, fissato per il 2021. Per questo motivo il problema del viadotto è stato risolto attraverso la riorganizzare dell’area sottostante mediante zone a verde attrezzato e per la sosta di autoveicoli, razionalizzando gli spazi e la viabilità, a partire da un progetto di risistemazione presentato dall’arch. Giampiero Pierro (Figure da 60 a 63).

Figura 60 – pianta del progetto di risistemazione dell’area sotto il viadotto realizzato dall’arch. Giampiero Pierro

169

Figura 61 – prospetto del progetto di risistemazione dell’area sotto il viadotto realizzato dall’arch. Giampiero Pierro

Figura 62 – rendering del progetto di risistemazione dell’area sotto il viadotto realizzato dall’arch. Giampiero Pierro

170

Figura 63 – rendering del progetto di risistemazione dell’area sotto il viadotto realizzato dall’arch. Giampiero Pierro

Per quanto concerne la viabilità locale è stata prevista una riorganizzazione complessiva della rete, attraverso la sistemazione di una serie di intersezioni con la previsione, ove opportuno, di rotatorie o manufatti di canalizzazione del traffico, nonché la realizzazione di nuovi tratti di strada a partire dall’asse centrale, costituita dalla via Appia Antica. La nuova rete stradale così prefigurata, determina una maglia in cui le diverse zone urbanistiche (residenziali, produttive, turistiche e a standard) risultano raccordate da una viabilità di gronda meridionale, che comprende anche la zona cimiteriale, e che definisce la prospettiva di assetto urbanistico per il periodo delle previsioni di piano, decomprimendo il flusso veicolare che interessa la via Appia Antica e l’intero centro abitato, in una sorta di circumvallazione o tangenziale cittadina.

9.4 Conformità della proiezione territoriale strutturale del piano al Ptcp88 La proiezione territoriale strutturale del piano risulta pienamente coerente con lo spirito e la filosofia sottesa al Ptcp di Avellino. Molti obiettivi prefissati a livello provinciale sono condivisi e perseguiti attraverso il nuovo assetto urbanistico proposto dal presente preliminare di piano; uno fra tutti la minimizzazione del consumo di suolo. Confrontando i due elaborati grafici principali del Ptcp di Avellino, ossia lo “schema di assetto strategico strutturale” (P.03) e il “quadro delle trasformabilità dei territori” (P.06), con la proiezione territoriale strutturale del Puc di Parolise, si rileva una piena conformità. 171 L’assetto urbanistico proposto salvaguarda dalla trasformabilità il 95% del territorio comunale, destinandolo ad attività agricole, tutelando così le aree nucleo Rep (rete ecologica provinciale) e gli ecosistemi ed elementi di interesse ecologico e faunistico individuati dal Ptcp a Parolise. Sono pressoché rispettati, inoltre, le perimetrazioni dei centri storici e degli ambiti urbani consolidati, ovviamente precisati con maggior dettaglio, rispetto al Ptcp, negli elaborati del presente preliminare di piano. L’area Pip segnalata anche nel piano provinciale è leggermente potenziata nella proposta di assetto urbanistico, e ad essa è aggiunto un nuovo polo produttivo, sorto intorno ad attività esistenti, che si innesta lungo uno degli assi di progetto/potenziamento principali previsti dal Ptcp. Tutte le previsioni di espansione non intercettano aree non trasformabili o aree a trasformabilità condizionata, così come individuate e definite nell’elaborato P.06 “quadro delle trasformabilità dei territori” del Ptcp di Avellino.

88 Elaborati grafici nn. 15 e 16 del Preliminare di Piano.

ELENCO DELLE PRINCIPALI SIGLE UTILIZZATE

Aa Autorizzazione amministrativa Ac Amministrazione comunale AdiB Autorità di Bacino AdiP Accordi di programma ag Accelerazione gravitazionale Ai Area di insediamento Api Atti di programmazione degli interventi Asi Aree di sviluppo industriale Burc Bollettino ufficiale della Regione Campania CadA Commissario ad Acta Cag Certificati di agibilità CaP Commissione ambientale per il paesaggio cc Codice civile Cc Consiglio comunale Ccu Commissione consiliare urbanistica CdS Conferenza di servizi CdU Certificato di destinazione d’uso CEd Commissione edilizia comunale Ci Capacità insediativa Clc Corine Land Cover 172 Cm Coefficiente di riflessione medio cp Codice penale Ctc Campi territoriali complessi Cu Carico urbanistico Dcc Delibera di Consiglio comunale DdS Dirigente del servizio Dgr Delibera di Giunta regionale Di Decreto interministeriale Dia Denuncie di inizio attività Dlgs Decreto legislativo Dm Decreto ministeriale Docg Denominazione di origine controllata e garantita docReg Documento regionale sulla stima del fabbisogno abitativo del settembre 2009 Dop Denominazione di origine protetta Dpcm Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri Dpgrc Delibera del Presidente della Giunta regionale della Campania Dpr Decreto del Presidente della Repubblica Dtm Digital terrain model – Modello digitale del terreno Erac Edilizia residenziale per l’affitto convenzionato Eras Edilizia residenziale in affitto sociale

Erc Edilizia residenziale a prezzo convenzionato Ers Edilizia residenziale sociale Gc Giunta comunale H Altezza dell’edificio hi Altezza di interpiano hu Altezza utile Ia Indice di affollamento Ialb Indice di piantumazione arborea Iec International electronichal commission Iff Indice di fabbricabilità fondiario Ift Indice di fabbricabilità territoriale Igp Indicazione geografica protetta Ied Intervento edilizio diretto Iup Intervento urbanistico preventivo L Legge Lr Legge regionale Ncs Nuovo codice della strada Nta Norme tecniche d’attuazione Opcm Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri PdiC Permessi di costruire PdiF Programma di Fabbricazione PdiR Piani di recupero 173 Pe Potenzialità edificatoria Peep Piani per l’edilizia economica e popolare Pii Programmi integrati di intervento Pip Piani per gli insediamenti produttivi Plc Piani di lottizzazione convenzionata Pmi Piccole e medie imprese Por Programma operativo regionale Pp Parere preventivo Ppc Piano di protezione civile Ppe Piani particolareggiati di esecuzione Prae Piano regionale delle attività estrattive Prg Piano regolatore generale Pru Programmi di recupero urbano Psa Piano di sviluppo aziendale Psai Piano stralcio per l’assetto idrogeologico Ptcp Piano territoriale di coordinamento provinciale Ptr Piano territoriale regionale Pua Piani urbanistici attuativi Puc Piano urbanistico comunale Put Piano urbano del traffico

Puu Piano urbanistico unitario Pza Piano di zonizzazione acustica Q Fabbisogno residenziale totale q Aliquota del fabbisogno residenziale totale Qtr Quadri territoriali di riferimento Ra Rapporto ambientale Rcf Rapporto di copertura fondiario Rer Rete ecologica regionale Rir Rischio di incidenti rilevanti Rp Rapporto di permeabilità RRii Conservatoria dei registri immobiliari Rtp Raggruppamento temporaneo di professionisti Ruec Regolamento urbanistico edilizio comunale Ruf Rapporto di utilizzabilità fondiario Rup Responsabile unico del procedimento Rut Rapporto di utilizzabilità territoriale Sc Superficie coperta Sf Superficie fondiaria Sia Studio di impatto ambientale Sic Sito di interesse comunitario Slp Superficie lorda di pavimento Snr Superficie non residenziale 174 Sp Superficie permeabile Spp Superfici per parcheggi pertinenziali St Superficie territoriale Sts Sistemi territoriali di sviluppo Su Superficie utile Sul Superficie utile lorda Suap Sportello unico per le attività produttive Sue Sportello unico per l’edilizia Sug Strumenti urbanistici generale Tosap Tariffa occupazione spazi ed aree pubbliche Ui Unità immobiliari Uia unità immobiliari abitative Utc Ufficio tecnico comunale Vas Valutazione ambientale strategica Via Valutazione di impatto ambientale Vt Volume dell’edificio Vu Volume utile Zps Zona di protezione speciale Zsc Zona speciale di conservazione Zto Zona territoriale omogenea

ELENCO DELLE TAVOLE DEL PRELIMINARE DI PIANO

N. Tavola Titolo Scala 1 0 Inquadramento territoriale 1:10000 2 1 Carta degli scenari di franosità in funzione della massima intensità attesa 1:5000 3 2 Carta del rischio da frana 1:5000 4 3 Microzonazione sismica 1:5000 5 4 Edificabilità dei suoli 1:5000 6 5 Uso agricolo del suolo 1:5000 7 6 Uso del suolo urbano 1:5000 8 7 Uso del suolo urbano 1:2000 9 8 Sistema delle protezioni 1:5000 10 9 Emergenze 1:2000 11 10 Sistema della mobilità esistente- grafo 1:5000 12 11 Sistema della mobilità esistente- classificazione funzionale 1:5000 13 12 Sistema della mobilità esistente- efficienza teorica 1:5000 14 13 Proiezione territoriale strutturale di Piano 1:5000 15 14 Consolidamento e razionalizzazione dell’assetto urbanistico esistente 1:5000 Confronto tra la proiezione territoriale strutturale di piano e lo schema di assetto strategico Fuori 16 15 strutturale del Ptcp di Avellino scala Confronto tra la proiezione territoriale strutturale di piano e il quadro della trasformabilità dei Fuori 17 16 territori del Ptcp di Avellino scala

175

ELENCO DELLE FIGURE Figura 1 – Zonizzazione del Piano regolatore generale del Comune di Candida Figura 2 – Zonizzazione del Programma di fabbricazione del Comune di Chiusano San Domenico Figura 3 – Zonizzazione del Piano regolatore generale del Comune di Lapio Figura 4 – Zonizzazione del Piano regolatore generale del Comune di Salza Irpina Figura 5 – Zonizzazione del Piano urbanistico comunale del Comune di San Potito Ultra Figura 6 – Parolise nel Qtr 1 “Rete ecologica” del Ptr della Campania Figura 7 – Parolise nel Qtr 1 “Aree protette e siti Unesco” del Ptr della Campania Figura 8 – Parolise nel Qtr 2 “Ambienti insediativi” del Ptr della Campania Figura 9 – Parolise nella visioning preferita del Ptr della Campania Figura 10 – Parolise nella visioning tendenziale del Ptr della Campania Figura 11 – Parolise nel Qtr 3 “Sistemi territoriali di sviluppo: dominanti” del Ptr della Campania Figura 12 – Parolise nel Qtr 4 “Campi territoriali complessi” del Ptr della Campania Figura 13 – schema concettuale di individuazione degli ambiti di paesaggio Figura 14 – Parolise nelle linee guida per il paesaggio: gli ambiti di paesaggio Figura 15 – Parolise nelle linee guida per il paesaggio: i sistemi del territorio rurale e aperto Figura 16 – Parolise nella tavola P.03 “Schema di assetto strategico-strutturale” del Ptcp di Avellino Figura 17 – Parolise nella tavola P.06 “Quadro della trasformabilità dei territori” del Ptcp di Avellino Figura 18 – Stima del fabbisogno aggiuntivo per ciascun comune della “Città delle Colline del Calore” Figura 19 – Fabbisogno regresso, aggiunti e complessivo per la “Città delle Colline del Calore” Figura 20 – Parolise nella carta degli scenari di franosità del Psai dell’AdiB Liri-Garigliano e Volturno 176 Figura 21 – la ripartizione percentuale delle zone individuate nella carta degli scenari di franosità del Psai relativamente al territorio comunale di Parolise Figura 22 – Parolise nella carta del rischio da frana del Psai dell’AdiB Liri-Garigliano e Volturno Figura 23 – la ripartizione percentuale delle zone individuate nella carta del rischio da frana del Psai relativamente al territorio comunale di Parolise Figura 24 – Parolise nella tavola 2 “Natura 2000” del Prae della Campania Figura 25 – Parolise nella tavola 7 “Litotipi estraibili” del Prae della Campania Figura 26 – Parolise nella tavola 8 “Aree perimetrale dal Prae” del Prae della Campania Figura 27 – ripartizione percentuale del territorio in base all’uso agricolo del suolo secondo la classificazione della Corine land cover Figura 28 – ripartizione percentuale del territorio in base all’uso agricolo del suolo secondo la classificazione della Lr 14/1982 Figura 29 – andamento della popolazione di Parolise dal 1861 al 2001 (dati censimenti Istat) Figura 30 – andamento della popolazione di Parolise dal 1995 al 2010 (modelli Istat P2) Figura 31 – andamento dei saldi naturale e sociale di Parolise dal 1995 al 2010 (modelli Istat P2) Figura 32 – piramide dell’età della popolazione di Parolise al 1991 (dati Istat) Figura 33 – piramide dell’età della popolazione di Parolise al 2001 (dati Istat) Figura 34 – evoluzione del numero dei matrimoni dal 1995 al 2010 Figura 35 – territorio di Parolise articolato nelle sezione censuarie definite al censimento 2001 Figura 36 – andamento dell’indice di affollamento sulle stanze totali (periodo 1951-2001)

Figura 37 – andamento dell’indice di affollamento sulle stanze occupate (periodo 1951-2001) Figura 38 – confronto dell’andamento delle abitazioni occupate e vuote (periodo 1951-2001) Figura 39 – confronto dell’andamento delle stanze occupate e vuote (periodo 1951-2001) Figura 40 – edifici ad uso abitativo per epoca di costruzione (censimento Istat 2001) Figura 41 – edifici ad uso abitativo per numero di piani (censimento Istat 2001) Figura 42 – ripartizione della forza-lavoro, per stato di occupazione, ai censimenti 1991 e 2001 Figura 43 – ripartizione degli occupati, per settore produttivo, ai censimenti 1991 e 2001 Figura 44 – occupati in condizione professionale, per tipo di posizione, ai censimenti 1991 e 2001 Figura 45 – popolazione in età da 6 anni in poi, per grado di istruzione, ai censimenti 1991 e 2001 Figura 46 – grafico degli interventi del Piano di recupero del 1984 Figura 47 – zonizzazione del Piano regolatore generale del 1988 Figura 48 – ripartizione percentuale della lunghezza degli archi del grafo stradale rispetto all'assetto proprietario Figura 49 – ripartizione percentuale dei nodi del grafo stradale rispetto alla tipologia Figura 50 – ripartizione percentuale della lunghezza degli archi del grafo stradale rispetto alla classe definita ai sensi del DLgs 285/1992 Figura 51 – ripartizione percentuale dei nodi del grafo stradale rispetto alla rete di appartenenza degli archi confluenti Figura 52 – ripartizione percentuale della lunghezza degli archi del grafo stradale rispetto all'efficienza teorica Figura 53 – ripartizione percentuale dei nodi del grafo stradale rispetto all'efficienza teorica 177 Figura 54 – proiezione esponenziale al 2021 dei dati dei censimenti dal 1861 al 2001 Figura 55 – proiezione di potenza al 2021 dei dati dal 1995 al 2010 dei modelli Istat P2 Figura 56 – proiezione di potenza al 2021 dei dati dal 2000 al 2010 dei modelli Istat P2 Figura 57 – proiezione lineare al 2021 dei dati dal 2006 al 2010 dei modelli Istat P2 Figura 58 – planimetria generale del Peep approvato con Dcc n. 46 del 21 marzo 1989 Figura 59 – ipotesi di tracciato alternativo dell’Ofantina per consentire l’abbattimento del viadotto esistente Figura 60 – pianta del progetto di risistemazione dell’area sotto il viadotto realizzato dall’arch. Giampiero Pierro Figura 61 – prospetto del progetto di risistemazione dell’area sotto il viadotto realizzato dall’arch. Giampiero Pierro Figura 62 – rendering del progetto di risistemazione dell’area sotto il viadotto realizzato dall’arch. Giampiero Pierro Figura 63 – rendering del progetto di risistemazione dell’area sotto il viadotto realizzato dall’arch. Giampiero Pierro

ELENCO DELLE TABELLE Tabella 1 – Sts: confronto abitazioni occupate e abitazioni totali nel ventennio 1981-2001 Tabella 2 – la ripartizione percentuale delle zone individuate nella carta degli scenari di franosità del Psai relativamente al territorio comunale di Parolise Tabella 3 – la ripartizione percentuale delle zone individuate nella carta del rischio da frana del Psai relativamente al territorio comunale di Parolise Tabella 4 – accelerazioni per ogni zona omogenea di riferimento secondo l’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003 Tabella 5 – categorie di suolo secondo l’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003 Tabella 6 – il sistema della nomenclatura completo adottato dalla Corine land cover Tabella 7 – le classi di zone agricole presenti sul territorio di Parolise, secondo la nomenclatura adottata dalla Corine land cover Tabella 8 – ripartizione percentuale del territorio in base all’uso agricolo del suolo secondo la classificazione della Corine land cover Tabella 9 – ripartizione percentuale del territorio in base all’uso agricolo del suolo secondo la classificazione della Lr 14/1982 Tabella 10 – popolazione e densità abitativa del Comune di Parolise agli anni di censimento Tabella 11 – popolazione per sesso e densità abitativa del Comune di Parolise dal 1995 al 2010 Tabella 12 – evoluzione del saldo naturale e del saldo sociale dal 1995 al 2010 Tabella 13 – popolazione residente al 1991 (per sesso e fasce di età) 178 Tabella 14 – popolazione residente al 2001 (per sesso e fasce di età) Tabella 15 – variazione della popolazione residente dal 1991 al 2001 (per sesso e fasce di età) Tabella 16 – confronto della struttura delle famiglie divise per componenti negli ultimi due censimenti Tabella 17 – evoluzione della popolazione per famiglie dal 1995 al 2010 Tabella 18 – evoluzione del numero dei matrimoni dal 1995 al 2010 Tabella 19 – densità abitativa relativa alle sezioni censuarie definite al censimento Istat 2001 Tabella 20 – edilizia residenziale di Parolise e sua utilizzazione agli anni di censimento Tabella 21 – distribuzione delle stanze, occupate e vuote, nelle sezioni censuarie al 2001 Tabella 22 – distribuzione delle abitazioni e delle stanze, occupate e vuote, negli anni del censimento Tabella 23 – distribuzione delle abitazioni, occupate e vuote, nelle sezioni censuarie al 2001 Tabella 24 – edifici ad uso abitativo per epoca di costruzione al censimento 2001 Tabella 25 – edifici ad uso abitativo per numero di piani al censimento 2001 Tabella 26 – popolazione residente costituente la forza-lavoro per stato di occupazione, ai censimenti 1991 e 2001 Tabella 27 – popolazione residente occupata/occupata e disoccupata, per settore produttivo, ai censimenti 1991 e 2001 Tabella 28 – popolazione residente attiva in condizione professionale per posizione nella professione, ai censimenti 1991 e 2001 Tabella 29 – popolazione in età da 6 anni in poi, per grado di istruzione, ai censimenti 1991 e 2001 Tabella 30 – parametri urbanistici del Piano per gli insediamenti produttivi

Tabella 31 – ripartizione percentuale della lunghezza degli archi del grafo stradale esistente rispetto all'assetto proprietario Tabella 32 – ripartizione percentuale dei nodi del grafo stradale esistente rispetto alla tipologia Tabella 33 – ripartizione percentuale della lunghezza degli archi del grafo stradale esistente rispetto alla classe definita ai sensi del DLgs 285/1992 Tabella 34 – ripartizione percentuale dei nodi del grafo stradale esistente rispetto alla rete di appartenenza degli archi confluenti Tabella 35 – ripartizione percentuale della lunghezza degli archi del grafo stradale esistente rispetto all'efficienza teorica Tabella 36 – ripartizione percentuale dei nodi del grafo stradale esistente rispetto all'efficienza teorica Tabella 37 – abitazione prive di servizi igienici essenziali secondo i dati Istat 1991 e 2001 Tabella 38 – matrice di affollamento in termini di componenti al 2001 - Provincia di Avellino Tabella 39 – matrice di affollamento in termini di famiglie al 2001 - Provincia di Avellino Tabella 40 – matrice di affollamento in termini di famiglie al 2001 – Comune di Parolise (prima approssimazione) Tabella 41 – matrice di affollamento in termini di famiglie al 2001 – Comune di Parolise (seconda approssimazione) Tabella 42 – matrice di affollamento in termini di famiglie al 2010 – Provincia di Avellino Tabella 43 – matrice di affollamento in termini di famiglie al 2010 – Comune di Parolise (prima approssimazione) Tabella 44 – matrice di affollamento in termini di famiglie al 2010 – Comune di Parolise (seconda 179 approssimazione) Tabella 45 – matrice delle famiglie che vivono in condizione di affollamento – Comune di Parolise Tabella 46 – confronto dello scarto quadratico medio delle linee di tendenza della prima proiezione Tabella 47 – confronto dello scarto quadratico medio delle linee di tendenza della seconda proiezione Tabella 48 – confronto dello scarto quadratico medio delle linee di tendenza della terza proiezione Tabella 49 – confronto dello scarto quadratico medio delle linee di tendenza della quarta proiezione Tabella 50 – criteri di progressione di possibilità di urbanizzazione (fonte: docReg) Tabella 51 – dati relativi alle Zto

ELENCO DEGLI ALLEGATI ALLE TAVOLE DEL PRELIMINARE DI PIANO Allegato 1 - Uso del suolo urbano (tavv. 6 – 7) Allegato 1.1 – attività areali Allegato 1.2 – attività puntuali Allegato 1.3 – permessi di costruire Allegato 2 - Emergenze delle qualità ambientali, urbanistiche ed architettoniche (tav. 9) Allegato 2.1 – edifici di pregio Allegato 2.2 – particolari architettonici Allegato 3 - Sistema della mobilità esistente (tavv. 10 – 12) Allegato 4.1 – nodi Allegato 4.2 – archi