La Chiesa Parrocchiale Di San Pietro in Assemini. Note Per Una Cronologia
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La chiesa parrocchiale di San Pietro in Assemini. Note per una cronologia Mauro Salis Cagliari email: [email protected] Riassunto: La parrocchiale di San Pietro in Assemini (Cagliari), appartiene al gruppo di edifici tipologicamente inquadrabili nel Tardogotico di ascendenza catalana, nella sua variante del Meridione sardo. Questa tipologia, il cui primo esemplare in Sardegna è il Santuario di Bonaria di Cagliari (1324-1325), fu adottata fino a tutto il ’500, con persistenze fino al XVII secolo. Della chiesa asseminese, che deriva il suo schema da quella di San Giacomo a Cagliari (XIV-XV secolo), non si avevano finora notizie documentali. Il primo studio analitico del San Pietro risale al 1966, anno in cui Renata Serra propose una cronologia delle sue fasi costruttive in base all’analisi stilistico-comparativa. In questo articolo si propone una rilettura di quella cronologia alla luce di nuove acquisizioni. Parole chiave: architettura religiosa, Tardogotico, documenti d’archivio, Sardegna, XVII secolo Abstract: The parish church of San Pietro in Assemini, near Cagliari, belongs to the buildings group of late Gothic typology of catalan origin, in its variant of Southern Sardinian. The first model in Sardinia of this typology is the sanctuary of Bonaria in Cagliari, built between 1324 and 1325. This typology was adopted for ecclesiastical buildings until the end of XVI century with persistences until the XVII century. The San Pietro church derives its pattern from that of San Giacomo parish of Cagliari (XIV-XV century). The only analytic study of the San Pietro dates back to 1966, when Renata Serra proposed a chronology of construction phase based on the stylistic and compa- rative analysis. In this article we propose a new reading of chronology according to recents documentary acquisitions. Keywords: religious architecture, late Gothic, archive documents, Sardinia, XVII century La parrocchiale di San Pietro in Assemini, presso Ca- propriamente catalana di tali edifici è stata messa in gliari, appartiene al gruppo di edifici tipologicamente luce da Renata Serra (1955-57), al cui lavoro ha fat- inquadrabili nel Tardogotico di ascendenza catalana, to seguito una serie di studi sui caratteri generali del nella sua variante del Meridione sardo. Tardogotico sardo1. La stessa studiosa nel 1966 ne Questa tipologia conosce il suo primo esemplare ha individuato i caratteri di specificità isolana in altri in Sardegna nel Santuario di Bonaria di Cagliari, edi- edifici presenti del Meridione sardo (Serra, 1966). A ficato tra il 1324 e il 1325 ad opera delle maestranze partire dalla fine del sesto decennio del secolo scorso catalano-maiorchine giunte in Sardegna nel 1323 al sono stati pubblicati numerosi studi sull’argomento, seguito dell’esercito comandato dall’infante Alfonso sia di sintesi2, sia di approfondimento dei singoli mo- d’Aragona per la conquista territoriale del Regnum numenti3. Ai fini del nostro discorso basti ricordare Sardiniae et Corsicae. Dal prototipo del Santuario di che la gran parte degli edifici chiesastici tardogotici Bonaria si diffuse nell’isola – secondo il modello di sorse a partire dalla seconda metà del XVI secolo, sviluppo centro-periferia, così come altri aspetti della sostanzialmente in relazione alla ripresa economica cultura catalano-aragonese – la tipologia costruttiva e demografica di inizio Cinquecento e al processo di stile gotico, che continuò ad essere adottata per di riforma dello stato intrapreso da Ferdinando II, tutto il Cinquecento, con persistenze fino al XVII secolo. 1 Florensa, 1961; Florensa, 1966; Agnello, 1969; Cirici, Sebbene il carattere iberico delle forme architet- 1974; Cirici, 1979; De Dalmases & Pitarch, 1984. 2 Cfr. Serra, 1982; Serra, 1984; Sari, 1992; Segni Pulviren- toniche sviluppatesi nell’isola dal Trecento al Seicen- ti & Sari, 1994; Mereu, 1992-93. to sia stato individuato già da Dionigi Scano (1907) 3 Cfr. Freddi & Salinas, 1959; Freddi, 1958-59; Serra & e, a seguire, da Raffaello Delogu (1950), la matrice Garau, 1966-67; Serra & Cavallo, 1974; Pillittu, 1990-91; Me- reu, 1994-98. ArcheoArte 2010, 1: 183-196 http://archeoarte.unica.it/ ISSN: 2039-4543 Mauro Salis che prevedeva anche il riordino delle diocesi isolane di accesso alle cappelle e gli archi diaframma8. L’in- (1503)4. terno è a navata unica, suddivisa in quattro campa- Riguardo alla chiesa di San Pietro di Assemini te da imponenti archi traversi, cui corrispondevano è da tenere presente che essa, al pari di altri edifici contrafforti esterni molto profondi via via ingloba- del Cagliaritano (San Pietro di Settimo San Pietro, ti nelle murature delle cappelle aperte nel corso del San Giorgio di Sestu, Sant’Ambrogio di Monserra- tempo. In momenti diversi si costruiscono infatti to), deriva il suo schema da quello della chiesa di San tre cappelle sul lato sinistro (di cui la centrale risulta Giacomo nel quartiere di Villanova in Cagliari, che, tanto profonda da essere articolata in due campate) e già attestata nel 1346, si completa in forme tardo- quattro su quello destro. Il presbiterio quadrangolare gotiche con la fabbrica del campanile tra il 1438 e – della stessa ampiezza e altezza dell’aula – si raccorda il 14425. Questa – pesantemente modificata, tanto alla navata tramite un transetto i cui bracci non sono esternamente quanto internamente, dai rifacimenti più profondi delle cappelle (tav. 1.2). La copertura che l’hanno interessata nel corso dei secoli – origina- all’incrocio con l’aula è risolta con una grande volta riamente aveva la facciata con terminale piatto merla- a crociera costolonata con gemma pendula, mentre i to incassata tra speroni obliqui e presbiterio quadran- bracci e il presbiterio sono voltati a botte (tav. 2.1). golare più stretto e basso dell’aula mononavata, sulla Vario è il sistema di coperture delle cappelle, con vol- quale, in momenti successivi, tra i contrafforti, sono ta a botte (prima e terza a destra), a crociera semplice state aperte le cappelle laterali6. L’unico elemento su- (seconda a destra), crociera costolonata con gemma perstite dell’impianto quattrocentesco è il campanile pendula (quarta a sinistra e prima a destra), stellare a canna quadrata, impostato sulla prima cappella a con cinque gemme (seconda e terza a sinistra). Anche sinistra, in asse con la facciata, dotato, nel secondo gli archi di accesso alle cappelle differiscono tra loro: a ordine, di finestre a sesto acuto e teoria di archetti sesto ribassato (primo a destra), a pieno centro (terzo gotici al di sotto della cornice terminale. a destra), a sesto acuto (secondo e quarto a destra e La parrocchiale asseminese presenta una facciata primo a sinistra) e a sesto acuto gigliato con ornati con terminale piatto percorso da merli a tre punte, fitomorfi (secondo e terzo a sinistra). al centro della quale si apre l’ampio portale a sesto L’importante e pionieristico saggio di Renata Ser- acuto con strombatura sopraccigliata, sopra la qua- ra sulle parrocchiali di Assemini, Sestu, e Settimo San le in sostituzione dell’originario rosone è stata aperta Pietro, del 1966, resta tuttora l’unico studio in cui, una finestra rettangolare. Definiscono ulteriormente pur in assenza di riferimenti documentali, si sia ten- la facciata due contrafforti obliqui, funzionali a bilan- tata una ricostruzione per via stilistica delle vicende ciare le spinte divaricanti della volta a crociera della costruttive della chiesa di San Pietro (Serra, 1966). Le prima campata, e il campanile a base quadrata sul lato trattazioni successive non hanno apportato elementi sinistro (tav. 1.1), i cui due ordini inferiori ripropon- di novità9. La lunga persistenza di modelli formali ca- gono il medesimo partito strutturale e decorativo di gliaritani nei villaggi della particolarissima periferia quello del San Giacomo7. Che il progetto originario sarda10 non consente infatti di avanzare una crono- delle coperture prevedesse volte in pietra, a cui si è logia esente da errori. Dai documenti d’archivio, e preferito in seguito un tetto ligneo poggiante su archi in particolare dai contratti di commissione registrati ogivali a diaframma, è tra l’altro provato dalle brevi presso i notai pubblici, è possibile apprendere che la porzioni di costolature che si conservano tra le arcate riproposizione di stilemi collaudati non dipendeva solo dalle professionalità acquisite dai ceti artigianali popolari, ma anche dal gusto e dalle volontà dei com- 4 Cfr. Anatra, 1987 e Turtas, 1999. 5 La prima a mettere in relazione il San Pietro di Assemini mittenti, che non solo indicavano modelli da cui at- con il San Giacomo di Cagliari è stata Serra (1966 p. 229). Re- tingere forme e ornati, ma decidevano anche dimen- lativamente alla parrocchiale di Villanova, la menzione relativa sioni e materiali, pena la rescissione del contratto. È al 1346 è pubblicata in Pinna, 1929. Per l’iscrizione inerente ai questo il caso degli atti di commissione di due cappel- lavori di edificazione del campanile si veda Casini, 1905. Per una lettura complessiva dell’edificio si veda Cannas, 1998. 6 La ricostruzione ipotetica è stata proposta per la prima 8 Per questo particolare cfr. Serra, 1966 pp. 229-230. volta da Maltese, 1963 p. 114. 9 Lecca, 1986; Segni Pulvirenti & Sari, 1994 p. 47; Serreli, 7 I due ordini superiori, a pianta ottagonale, e la cupola “a 1994 p. 42; Lallai & Mostallino 2005. cipolla” risalgono a interventi della seconda metà dell’Ottocento, 10 Della persistenza di motivi arcaici nell’arte sarda si sono cfr. Lallai & Mostallino, 2005 pp. 77-78 e Colli Vignarelli, 2009 occupati Giovanni Lilliu (1946), Corrado Maltese (1959, 1963, p. 96. Maltese & Serra, 1969) e Salvatore Naitza (1974-75, 1985). - 184 - La chiesa parrocchiale di San Pietro in Assemini. Note per una cronologia le per la chiesa parrocchiale di San Pietro di Assemini, modo considerarsi rinascimentali» in base alla volta pubblicati ormai più di venti anni fa, ma mai presi a botte e all’arco di accesso molto ribassato la prima, in considerazione in relazione alle vicende costruttive e a tutto sesto «con modanature che ricordano quelle dell’edificio, dei quali si darà conto in seguito.