Römisches Jahrbuch der Bibliotheca Hertziana

BAND 40 · 2011 /12

HIRMER VERLAG MÜNCHEN VERÖFFENTLICHUNGEN DER BIBLIOTHECA HERTZIANA MAX-PLANCK-INSTITUT FÜR KUNSTGESCHICHTE ROM

HERAUSGEGEBEN VON SYBILLE EBERT-SCHIFFERER UND TANJA MICHALSKY REDAKTION: JULIAN KLIEMANN (†), SUSANNE KUBERSKY-PIREDDA REDAKTIONSASSISTENZ: MARA FREIBERG SIMMEN

Die Beiträge des Römischen Jahrbuchs werden einem Peer-Review-Verfahren unterzogen.

Bibliographische Informationen der Deutschen Nationalbibliothek:

Die Deutsche Nationalbibliothek verzeichnet diese Publikation in der Deutschen Nationalbibliographie; detaillierte bibliographische Daten sind im Internet über http://dnb.ddb.de abrufbar.

© 2016 Hirmer Verlag GmbH, München Herstellung: Tanja Bokelmann, München Lithographie: ReproLine Genceller, München Druck: Memminger MedienCentrum, Memmingen

Printed in Germany

ISBN 987-3-7774-2433-0 INHALT

JOACHIM POESCHKE Nachruf Julian Kliemann (1949–2015) ...... 9

NICOLE RIEGEL Ire et commorare in Roma. Spuren lombardischer Künstler im Rom der Hochrenaissance ...... 15

WALTER CUPPERI «Per la delettatione che delle memorie antiche generosamente suol prendere»: le antichità di Antoine Perrenot de Granvelle, il Bacco D’Aspra-Guisa ed un’ipotesi sul Dioniso di Versailles . . . . 49

LOTHAR SICKEL Federico Zuccari post mortem. Der Verkauf der Kunstwerke aus seinem Nachlaß durch den Sohn Ottaviano ...... 81

HARULA ECONOMOPOULOS L’edicola-tabernacolo nel palazzo del Monte di Pietà di Roma: una nuova scultura di Stefano Maderno ...... 137

JASENKA GUDELJ Architettura e diplomazia tra Roma e Dubrovnik: San Girolamo dei Croati e la cattedrale di Dubrovnik nel secondo Seicento ...... 185

FRANCESCO LOFANO Sincretismo e unità delle arti: la cappella Cacace-de Caro in San Lorenzo Maggiore a Napoli alla luce di nuovi documenti ...... 241

JOHANNES RÖLL Ein Porträt des Malers Franz Caucig in einem Zeichnungsalbum der Bibliotheca Hertziana ...... 289

GABRIELLA CIANCIOLO COSENTINO On the Trail of Frederick II: Ideology and Patriotic Sentiment in the Nineteenth-Century Rediscovery of Medieval Southern Italy ...... 309

MISCELLANEA

CHRISTOF THOENES Bramantes Grab ...... 345

SALVATORE SETTIS Storia dell’arte, cittadinanza, Europa ...... 349

ARNOLD ESCH Escursioni storico-artistiche attraverso fonti storiche. Cosa danno allo storico dell’arte i diversi generi di fonte ...... 355 WALTER CUPPERI

«PER LA DELETTATIONE CHE DELLE MEMORIE ANTICHE GENEROSAMENTE SUOL PRENDERE»:

LE ANTICHITÀ DI ANTOINE PERRENOT DE GRANVELLE, IL BACCO D’ASPRA-GUISA ED UN’IPOTESI SUL DIONISO DI VERSAILLES

Alla presente ricerca, condotta tra 2004 e 2005, hanno contribuito le gene- attenti e interlocutori impareggiabili. Il testo originario (deposito legale del rose segnalazioni di Fernando Bouza Álvarez, Nicole Dacos, Krista De Jonge 22 gennaio 2010 ai sensi del Decreto del Presedente della Repubblica n. 252, e Hubert Emmerig. Intendo esprimere la mia gratitudine anche a Massimo 3 maggio 2006, Provincia di Pisa), dopo varie traversie editoriali, è stato Ferretti, Marco Collareta, Enrico Parlato e Julian Kliemann (†), lettori rivisto leggermente nel 2013 per tenere conto della bibliografia più recente. SOMMARIO

I primi interessi antiquari di Antoine Perrenot de Granvelle ...... 54

Episodi precoci del collezionismo di copie, calchi e marmi antichi ...... 58

Primaticcio e Granvelle: l’Antinoo del Belvedere, la collezione Casio ed il «modello del gran cavallo» leonardesco ...... 61 l calchi dell’Apollo del Belvedere e di una Venere ...... 63

Il Bacco del «Cardinal di Lorena» e un’ipotesi sul Dioniso «di Versailles» ...... 65

Tempi e modi dei movimenti di antichità nei Paesi Bassi ...... 68

Appendice documentaria ...... 69

Abbreviazioni e bibliografia ...... 74 ABSTRACT

The essay addresses the early activity as collectors of Antoine Perrenot de Gran- velle (1517 – 1586), Minister to Emperor Charles V of Habsburg, and Charles of Guise (1524 – 1574), Cardinal of Lorraine. Unpublished letters from Spanish and Italian archives cast new light on Granvelle’s antiquarian interests and his acquisitions in the fields of classical sculpture, plaster casts, ancient coins, cameos, drawings and prints in the period spanning 1541 to 1561. Such art objects were sent as gifts to Granvelle from , Milan and Fontainebleau. Among them was Primaticcio’s free-hand copy of a small model, possibly by Leonardo da Vinci, for an equestrian monument. Finally, the paper reconstructs the history of an ancient Bacchus «intero con mano et piede» proceeding from the Roman estate of Francesco d’Aspra and donated to Charles of Guise by Pope Julius III in 1550. The author suggests the identification of this marble statue with the so-called Dionysus of Versailles (Paris, Musée du Louvre), formerly exhibited in the Castle of Meudon.

51 Walter Cupperi

Il presente contributo documenta e discute alcuni episodi di collezionismo antiquario di cui furono protagonisti An - toine Perrenot de Granvelle (Besançon 1517 – Madrid 1586; figg. 1 – 2), vescovo di Arras dal 1538 e segretario di Carlo V dal 1540, e Carlo di Guisa (Charles de Guise, 1524 – 1574), cardinale di Lorena e favorito di Enrico II di Valois.1 La storia degli episodi attraverso cui la statuaria antica raggiunse le dimore di rappresentanza dell’Europa nord- occidentale, diffondendosi nell’area franco-borgognona già durante il quinto decennio del XVI secolo, ha sempre attri- buito un ruolo trainante alle iniziative di sovrani come Fran- cesco I di Francia e di Maria d’Ungheria, sorella dell’im- peratore Carlo V d’Asburgo e governatrice dei Paesi Bassi. Acquistando sculture originali e riproducendo piuttosto fedelmente le principali statue di Roma mediante le impronte tratte ed esportate da Francesco Primaticcio (1504 – 1570), Francesco I e Maria d’Ungheria avviarono collezioni in cui le antichità divenivano pietra di paragone per la produzione artistica moderna e assumevano funzioni di apparato.2 Fino a tempi recenti, minore riconoscimento hanno in - vece incontrato le iniziative di quanti, tra cardinali, ministri e ambasciatori stranieri presenti in Italia per ragioni diplo- matiche o di studio, poterono sviluppare contatti personali con artisti, agenti e collezionisti.3 Tali esperienze venivano messe a frutto al loro ritorno in patria, quando i medesimi prelati e diplomatici provvedevano a rinnovare le loro resi- denze e fornivano i loro consigli in materia d’arte ai membri 1. Tiziano Vecellio, Antoine Perrenot de Granvelle, olio su tela, delle famiglie reali. 1548. Kansas City, The Nelson-Atkins Museum of Art (Foto The Nelson-Atkins Museum of Art, R. Newcombe) Grazie ad alcuni inediti, considereremo innanzitutto alcuni episodi del primo collezionismo antiquario di Antoine Perre- not de Granvelle, più noto sinora come committente di artisti quali Tiziano (fig. 1), Antonio Moro (Anthonis Moor van Granvelle fu però anche il mecenate di un circolo d’umanisti Das horst, 1516 / 20 – 1576) e Leone Leoni (figg. 2 – 3).4 Negli – Fulvio Orsini (1529 – 1600), Antonio Agustín (1517 – 1586), anni del suo soggiorno presso la curia romana (1566 – 1571), Alfonso Chacón (1540 – 1599) e Stephan Wynant Pigge (Ste-

1 Per la biografia di Antoine Perrenot cfr. D,$"# 1957 e D,$"# 2000 pp. 191 – 204; D!"!#$ 1900, pp. 58 – 63; L%&'!%&! 1989 – 2002, I, p. 208; (con bibliografia). Sul Cardinale di Lorena (da non confondere con lo J#()%* 1963, pp. 438 – 443; P$#((+,-$# 1969; Lettere di artisti italiani zio Jean de Lorraine, suo predecessore sulla cattedra di Metz) cfr. 1977, pp. 57 – 62; B$+.& 1981; H%(/#00/P#&&- 1984, pp. 1 – 7, 16; B+,'3#$ 1997 (con bibliografia); B%0(%"+ 1997; sul carteggio del B12,!& 1985; O''3!4!&)! 2001; J#()%* 2003, p. 102; B$#('-B%,)!#$/ prelato cfr. C,!(!%) 1998. C+$5#00!#$ 2004; Primaticcio e le arti 2011. Alcune delle impronte in 2 I movimenti di originali antichi e di copie nei Paesi Bassi meridionali gesso di Primaticcio furono trasportate da Fontainebleau al Palazzo di furono determinanti anche per la formazione di scultori attivi nella Maria d’Ungheria a Binche (Hainaut), dove nel 1550 venne allestita seconda metà del secolo: mi riferisco in particolare a Jacques Jonghe- un bottega per realizzare nuovi calchi: C,44#$! 2004 e C,44#$! 2008 c. linck, che emerse proprio durante il suo servizio presso il prelato (cfr. Sui calchi rinascimentali dall’antico cfr. in generale L%5#&5+$6 1953; S"+05#$#& 1996), a Giambologna (cfr. Z!/+( 2006, p. 22) e al suo J#()%* 1993; J#()%* 2000; D’après l’antique 2000. maestro Jacques Dubrœucq, che si formò presso la corte di Maria 3 Sul ruolo degli alti prelati nella diffusione europea di opere d’arte ita- d’As burgo (sul quale soprattutto D!5!#$ 2000). Sulla celebre impresa liane cfr. ora Cardinaux de la Renaissance 2009. In particolare, la di Francesco Primaticcio, che tra il 1540 e il 1545 trasse per Francesco I relativa autonomia dei canali di reperimento e la precoce committenza di Valois le impronte in gesso (cioè le forme ‹in negativo›) delle principali artistica di monsignor de Granvelle sono forse ancora sottovalutate sculture antiche vaticane e romane, cfr. V%(%$! (1550/1568) 1966 – 87, dalla storiografia artistica, a dispetto del ben diverso giudizio espresso IV, p. 488, e VI, p. 144 (entrambe le menzioni risalgono alla redazione da Julius von Schlosser, che già nel 1908 lo definiva «uno dei più signi- del 1568); B%$7#) 5# J+,- 1860; B%4() 1888; L%7+$5# 1877, ficativi collezionisti privati francesi [o meglio francofoni] del XVI

52 Le antichità di Antoine Perrenot de Granvelle, il «Bacco» D’Aspra-Guisa ed un’ipotesi sul «Dioniso» di Versailles

2. Leone e Pompeo Leoni, Carlo V d’Asburgo, rilievo in bronzo, 1551–1554 ca. Parigi, Musée du Louvre (Foto Réunion Musées Nationaux)

phanus Pighius, 1520 – 1604)5 – che giocò un ruolo decisivo nella ridefinizione della disciplina antiquaria e, al suo interno, di quella numismatica.6 In secondo luogo, ricostruiremo le vicende di una statua antica di Bacco già nella residenza del cardinale di Lorena a Meudon. In particolare, ne dimostreremo la provenienza romana, la donazione al prelato da parte di Giulio III e la particolare fortuna in area franco-borgognona, testimoniata dal fatto che Francesco Primaticcio offrì ad Antoine Perrenot de Granvelle di realizzarne un calco. Infine, proporremo di 3. Leone Leoni, recto: Antoine Perrenot de Granvelle, verso: DVRATE, identificare la statua già a Meudon con un celebre pezzo del medaglia in bronzo, sesto decennio del XVI secolo. Londra, British Musée du Louvre, il Dioniso di Versailles (fig. 17). Museum (Foto The Trustees of the British Museum)

secolo» (S!"#$%%&' 1974, p. 184, n. 235). Breve, ma importante incentrato su Antonio Moro, pittore del Vescovo di Arras dal 1549 al anche la menzione di Antoine Perrenot nella sintesi di C"&!( 1992, 1554 (W$$/(## 2000). Ma si vedano anche C(%0(, 1866; G()0"+&' p. 138. Per alcune prime riflessioni sul ruolo di Antoine Perrenot nella 1900; T$)',&)' 1927; P+1)('/ 1947–48; S-$#/&'&, 1996; Granvel- diffusione dei calchi cfr. C)**&'+ 2010. les et l’Italie 1996; M(,!+,+ 1998, pp. 37 – 43, 57 – 58; P&'&2 /& T)/&#( 4 Leone Leoni (1509 – 1590) fuse per Granvelle diverse medaglie (fig. 2), 2000; P3'&2 /& T)/&#( 2004; D+,('/ 2009; W$$/(## 2009, pp. 102 – un ovato bronzeo con il profilo dell’Imperatore (fig. 3) e alcune «mezze 103, 137 – 147, 157 – 161; B&,(4&,0 / B&'0$-&) 5677. Non è invece sem- statue» di Carlo V, Filippo II, Maria d’Ungheria e dello stesso Antoine pre affidabile la sintesi di B(,2 2000 a. Sui vasti interessi culturali, librari Perrenot (V(%('+ (1550/1568) 1966 – 87, VI, p. 202; cfr. in proposito e antiquari del prelato cfr. P$)##&0 / P+$0 1877 – 96; D&,)!3 / R$$%&% P#$, 1887, pp. 208 – 301 e la sintesi di D)'-& 1949). Sulle sculture di 1883 – 1918 (con le giunte di D)'-& 1955 e D)'-& 1956); D)'-& 7896; Leoni pervenute al Kunsthistorisches Museum di dall’eredità D& M('+,+% 1960, pp. 42 – 43, nn. 2750 – 2756; p. 115, nn. 3128 e 3139; del Cardinale cfr. P#(,+%!+. 1924, pp. 128 – 131, nn. 222 (busto di pp. 130 – 137, nn. 2338 – 2479; P+1)('/ 1964; L&:$)' 78;7; Bibliothèque Carlo V) e 225 (busto di Maria d’Ungheria) e C)**&'+ 2008 a; sulle de Granvelle 1992 (con bibliografia precedente); D+%!$)'% 1996. Un medaglie-ritratto del Monsignore, cfr. S-$#/&'&, 2000 e C)**&'+ bronzetto cinquecentesco con i piedi in argento raffigurante una Venere e 2008 b, pp. 209 – 225. proveniente dalla collezione Granvelle è al Kunsthistorisches Museum di 5 Sui primi interessi artistici del prelato sono fondamentali i documenti pub- Vienna: Manfred Leithe-Jasper, in Renaissance Master Bronzes 1986, blicati in Lettere di artisti italiani 1977. Interessanti spunti sulla commit- p. 91; Almudena Pérez de Tudela, in Felipe II 1998, p. 330, n. 41. tenza artistica del prelato sono proposti da Joanna Woodall in un articolo 6 B(<&#$, 7867, coll. 105 – 110; C'(=>$'/ 1998.

53 Walter Cupperi

5. L. Dardel, Palazzo Granvelle a Besançon, prospetto della facciata e della corte centrale nell’ala sud-est, incisione, 1866. Besançon, Bibliothèque Muncipale (Foto Bibliothèque Municipale)

sia rispetto all’immagine aristocratica coltivata dai due ministri, provenienti da un casato di recente nobilitazione (1527), sia rispetto ai molteplici legami con i domini italiani che l’elenco dei donatori e dei fornitori dimostrava. Almeno nel caso di Antoine, tale forma di collezionismo va inoltre posta in relazione con solidi interessi antiquari, maturati negli anni in cui egli si formava in utroque iure e in teologia a Parigi (1527 – 28), Lovanio (1528 – 29, 1531 – 36) e Padova (1530 ?, 1536 – 1538).7 Nel 1541 Margherita d’Austria, vedova di Alessandro de’ Medici e figlia naturale dell’Imperatore, aveva donato a Nicolas Perrenot una figura seduta in marmo proveniente 4. Giove, torso in marmo, II secolo d. C. Parigi, da Palazzo Madama (fig. 4). La scultura, allora priva degli Musée du Louvre (Foto Réunion Musées Nationaux, arti superiori e inferiori e del capo, che sono di restauro, fu Frères Chuzeville) collocata cinque anni dopo nel palazzo dei Granvelle a Besançon (fig. 5), al centro della corte.8 Un’iscrizione, appo- sta a lettere dorate sul piedistallo in marmo giallo di Sam- pans, dichiarava il significato diplomatico del dono e la pro- I primi interessi antiquari venienza romana del torso, identificato con Giove nel di Antoine Perrenot de Granvelle probabile intento di alludere alla dignità imperiale del pro- tettore dei Perrenot, Carlo V.9 Nei decenni centrali del XVI secolo Antoine Perrenot e suo Fu però soprattutto il giovane Antoine, prima collabo- padre Nicolas (1484 – 1550), gran cancelliere imperiale, ratore del padre alle diete imperiali e ai lavori preparatori accumularono un numero cospicuo di opere d’arte antiche. del Concilio di Trento (1538) e poi consigliere di Carlo V Tale raccolta rivestiva senz’altro funzioni di rappresentanza, (1543), a far valere i propri contatti per arricchire le pro-

7 A&)+&- 1984; A&)+&- 1986; L#2&%&! 2013, pp. 30 – 31. 9 HANC NOBILEM IOVIS STATVAM DELICIAS OLIM / IN VINEA MEDI- 8 B$+.& / L+$#&*+&! 1979; cfr. anche C3%$7+&&#%,8 1963, pp. 107 – CEORVM ROMAE ILLVSTRISS. D. MARGARETA AB AVSTRIA DVC. 108, e B+7#$ / R,7!&()#!& 1986, p. 52, n. 7. La statua, che compare CAMERINI ANN. / M.D.XLI GRANVELLAE CVM IBI TVM CAESARIS VICES ancora nell’inventario del palazzo del 1607 (C%()%& 1866, p. 139, AGERET DONAVIT QVI EAM VESVNTIVM / TRASTVLIT ET HOC LOCO n. 1), fu quindi donata dalla città di Besançon a Luigi XIV. POSVIT ANNO/M.D.XLVI (da C%()%& 1866, p. 86). Sul palazzo di Nico-

54 Le antichità di Antoine Perrenot de Granvelle, il «Bacco» D’Aspra-Guisa ed un’ipotesi sul «Dioniso» di Versailles

6. Fregio di una coppa argentea antica, già nella collezione di Antoine Perrenot de Granvelle, incisione. Roma, Biblioteca Casanatense (da P!23!,( 1568, fuori testo)

prie raccolte di libri e oggetti d’arte. La sua passione anti- Salvatorino aggiungeva nella sua missiva di accompagna- quaria, rivolta innanzitutto a monete antiche, ritratti su mento che, «per esser sempre e meritatamente in li primi gemme e medaglie (fig. 2), divenne presto nota in tutta Ita- negotii dell’Imperio», nessun altro dono poteva «degna- lia, come dimostrano i doni che egli ricevette da Milano, mente convenire» al consigliere cesareo «se non cose d’Im- Napoli o Roma in cambio di favori. In una lettera al Per- peradori» (doc. IX). La lettera del Salvatorino fa appello renot del 28 ottobre 1551, l’ambasciatore imperiale a alla cultura del proprio destinatario con un testo denso di Roma Diego Hurtado de Mendoza (1503 – 1575) ironiz- riferimenti letterari (Svetonio, Cicerone, Plinio il Vecchio), zava amichevolmente su tale disponibilità ad accettare iconografici (il Tiberio del Palazzo dei Conservatori) e oggetti d’arte, osservando che il suo interlocutore «non numismatici (funzione delle «medaglie» antiche e delle desidera[va] imbarcarsi nella follia delle anticaglie, né a gemme, significato della Medusa) forse non privi di una edificare, se non a spese altrui».10 Un esempio eloquente di loro mondanità. Alcuni lustri più tardi avrebbero fatto questa strategia di reperimento è costituito dagli omaggi leva su tali interessi antiquari le due monografie antiquarie del poeta milanese Giovangiacomo Salvatorino (doc. IX), dedicate al Perrenot dall’umanista Stephan Pigge: la che il 12 marzo 1552 raccomandò il figlio al ministro Mythologia eis tas horas, scritta nel 1559, che discuteva il inviando un cospicuo numero di antichità (due cammei soggetto di una coppa argentea figurata a rilievo già appar- particolarmente pregevoli per l’intaglio e per il disegno, e tenuta al Vescovo di Arras (fig. 6),12 e la Themis dea, pub- sessanta monete romane d’oro e d’argento).11 Certo che blicata con la Mythologia nel 1568 e incentrata su di Granvelle avrebbe gradito il gesto «per la delettatione che un’erma femminile appartenuta alla collezione romana di delle memorie antiche generosamente» soleva «prendere», Rodolfo Pio da Carpi (1500 – 1564), inventariata tra le

las Perrenot (1531 – 1540 ca.) cfr. D,'+,$#) 1996. Merita un accenno come cosa rarissima e tenuta quasi impossibile da potersi avanzar e anche un altro importante dono diplomatico (1545) ricevuto dal mini- forse agguagliar a’ nostri tempi»; «un altro cameo col volto di Medusa stro, il Compianto sul Cristo morto di Agnolo Bronzino (Besançon, [è] giudicato parimente antico e assai bello da molti che l’hanno visto Musée des Beaux-Arts et d’Archéologie, già nella Chiesa del Carmine), per li dolci vivi lineamenti ch’in esso, anchor ch’alquanto guasto e che Cosimo I de’ Medici aveva originariamente destinato alla Cappella manco, si comprendono» (doc. IX). Il poeta Giovangiacomo Salvato- di Eleonora di Toledo a Palazzo Vecchio. Sul dipinto cfr. B12,!& 1996. rino, sulla cui biografia non è stato possibile reperire ulteriori notizie, 10 P%* - M#0!% 1899 a, p. 617 (traduzione di chi scrive). Con la medesima compare tra i corrispondenti di Pietro Aretino, cui scrive il 29 aprile lettera Diego Hurtado, «già avviato nei suoi peccati» collezionistici, 1541 a proposito di una sua «operetta» di «cose sacre» (forse il The- accettava alcune teste antiche inviategli dal Perrenot, dichiarandosi soro de’ sacra scrittura… sopra rime del Petrarcha, edito a Venezia pronto a ricambiare con quanto da Roma potesse risultargli gradito. s.d.) per stampare la quale si è indebitato a Milano, e di un’altra «ope- 11 Del cammeo con l’imperatore Tiberio Salvatorino scrive che «è stato retta di Enigmi» (Lettere 2004, p. 164, n. 154). non puoco lodata la dolcezza e delicatezza della mano dell’artefice 12 Trésors d’orfèvrerie 1989, p. 157.

55 Walter Cupperi

antichità della collezione Granvelle nel 1607, passata a Rodolfo II entro il 1611 e oggi conservata al Národní Muzeum di Praga (fig. 7).13 Dopo i viaggi italiani del 1541 e del 1543, il Vescovo di Arras, trattenuto nei domini imperiali tedeschi e nelle Fian- dre, prese a interessarsi anche al disegno di traduzione, un mezzo che gli consentiva di documentarsi su opere d’arte non ancora pubblicate a stampa. Nel 1547, ad esempio, egli commissionò a Giovambattista Ghisi (1503 – 1575) cinquan- tanove disegni del Giudizio universale di Michelangelo,14 dei quali ebbe poi a lamentare la scarsa fedeltà. Lo stesso anno chiese inoltre all’artista di disegnargli diverse scene mitologiche, tra cui la «Battaglia de le Amazone de mar- moro antigua, la quale è in Castello» a Mantova, i fregi con Amazzoni, Lapiti e centauri, Belve e mostri e Nereidi e tritoni a Palazzo Te (Sala delle Aquile, 1527 – 1529)15 e la «Fulminazion de li Giganti» di , della quale l’incisore cercò di restituire per lettera la complessa riparti- zione tra volta, pareti e pavimento.16 Nell’arco di un lustro, il mercato delle incisioni divenne per Granvelle un mezzo privilegiato per tenersi al corrente sulle novità dell’antiquaria romana abbracciando una gamma di temi sempre più ampia, tra cui spiccano, anche per il loro peso nel successivo soggiorno del Perrenot nell’Urbe (1566 – 1571), quelli di topografia antica. A tale proposito risulta particolarmente significativa l’attività d’agente del maestro di poste Giovannantonio De Tassis, che nel 1552 inviò al Perrenot dalla capitale pontificia due diverse ricostruzioni a stampa di Roma antica (fig. 8), una del Circo Massimo e una del Circo Flaminio (fig. 9) tratte 7. Erma marmorea della dea Themis nella collezione 17 di Rodolfo Pio da Carpi, incisione. Roma, Biblioteca da disegni di «messer Pirro» Ligorio. Il rapporto tra i due Casanatense (da P!23!,( 1568, p. 23) corrispondenti proseguì almeno fino al 1560, quando De

13 P!23!,( 1568, p. 8. Una versione manoscritta della Mythologia è con- Su Giambattista Ghisi cfr. anche M%((%$! 1980. servata alla Biblioteca Ambrosiana di Milano (O 249 Sup.). Sui due 15 Lettera di Giovan Battista Ghisi a Granvelle, 24 agosto 1547, in Lette re scritti del Pigge, che rintracciavano nell’iconografia dei due reperti di artisti italiani 1977, p. 47, n. 2. antichi un codice celebrativo adattabile all’immagine di Granvelle 16 Lettera di Giovan Battista Ghisi a Granvelle, 27 settembre 1547, in come prelato e uomo di governo ispirato dalla Christiana Themis, cfr. Lette re di artisti italiani 1977, p. 47, n. 3, e pp. 47 – 53; e M#!=#$ 1997, F$%&*+&! 1992. Sulla personalità del Pigge, che si era formato a Roma p. 117. Il Ghisi tenne aggiornato il suo committente anche sulle stampe nei circoli dei cardinali Rodolfo Pio da Carpi e Marcello Cervini, eseguite dal figlio Adamo (1530 ca. – 1587), che negli stessi anni cfr. D%0- D%9!( 1989 e W$#5# 1993 (con bibliografia). Sull’erma andava preparando una serie di settantatré stampe della Volta Sistina. cfr. C%()%& :;<<, p. 139; W$#5# 1993, p. 194; Claudio Franzoni, in Di Adamo Ghisi monsignor de Granvelle possedeva già La Vergine che Inventari 2002, p. 117, n. 79; G%(4%$$! 2004, p. 52. allatta il Bambino, una stampa che gli era stata inviata dallo stesso 14 Come illustrano B+$#% 1991, pp. 17 – 19, e M+0)#5+ 1991, a cinque Giovambattis ta nel 1547 (cfr. B#00!&! 1991, pp. 64 – 103, nn. 21 – 92, anni dalla scopertura del Giudizio, avvenuta nel 1542, nessuna stampa e pp. 41 s., n. 4). Per l’attico di sarcofago con Amazzoni cfr. L#9! 1931, divulgava ancora l’affresco, già divenuto celebre. Mentre Giulio Bona- pp. 95 – 96, n. 193, tav. 113. Per gli affreschi mantovani cfr. H%$)) sone lavorava ad un progetto di traduzione, i committenti più impa- 1958, I, pp. 123 – 126. zienti e facoltosi, come monsignor de Granvelle, si procuravano ripro- 17 P%* - M#0!% 1899 b, p. 434 (Roma, 6 febbraio 1552). A quanto mi duzioni dell’opera indipendentemente. Secondo Cesare Greppi, che ha consta, le quattro stampe di Roma inviate al prelato (per le quali cfr. pubblicato le lettere del Ghisi relative a questa commissione (Lettere di M%&5+.(/-/M!)'3#00 1963, pp. 40 – 41 e tavv. 73 – 74) sono identi- artisti italiani 1977, pp. 45 – 47, nn. 1 – 3), l’artista lavorò a Mantova in ficate qui per la prima volta. Per una loro contestualizzazione all’in- assenza degli originali, traducendo disegni di Marcello Venusti che il terno degli interessi e dei metodi ricostruttivi di Pirro Ligorio (1513 cardinal Ercole Gonzaga aveva acquistato per sé tra il 1543 e il 1544. circa – 1583) cfr. T+"%(! V#00! 1990.

56 Le antichità di Antoine Perrenot de Granvelle, il «Bacco» D’Aspra-Guisa ed un’ipotesi sul «Dioniso» di Versailles

8. Pirro Ligorio, Urbis Romae situs, incisione, Roma 1552. Londra, British Library (Foto British Library)

9. Claude Duchet (da un disegno di Pirro Ligorio), Circi Flaminii specimen …, incisione, 1581 [1552]. Roma, Istituto Nazionale per la Grafica, FC 70324 (Foto Istituto Nazionale per la Grafica)

57 Walter Cupperi

10. Giorgio Ghisi da Michelangelo Buonarroti, Giudizio Universale, incisione, 1561. Roma, Istituto Nazionale per la Grafica, FC 50127 (Foto Istituto Nazionale per la Grafica)

Tassis procurò al prelato un «Giuditio di Michelangelo in Episodi precoci del collezionismo di copie, forma grande» e prese l’iniziativa di segnalare la prossima calchi e marmi antichi uscita di un’altra fatica ligoriana, «una Roma antica, che è bella e sarà degna di vista» (14 settembre, doc. XII). L’una e l’altra sono incisioni facilmente identificabili: si A partire dal 1540 i prelati non italiani che si uniformavano tratta del Giudizio Universale della Cappella Sistina, tra- ai modelli del collezionismo romano scoprirono il calco come dotto da Giorgio Ghisi (1520 – 1582) e datato 1561 (fig. 10), soluzione agli ostacoli opposti dal mercato sia sul fronte del e dell’Effigies antiquae Romae, risalente allo stesso anno reperimento di pezzi antichi, sia su quello della loro esporta- (fig. 11).18 In questo caso il prelato ricambiò i servigi di De zione dai territori pontifici e del loro trasporto oltralpe. In Tassis con delle «carte di Alberto Duro» (doc. XIII).19 Lorena e nella Franca Contea, i Guisa e i Perrenot sfruttarono

18 Per le due incisioni cfr. risp. Alida Moltedo, in La Sistina riprodotta 19 Sul tema cfr. anche la lettera di De Tassis del 30 luglio 1560 resa nota 1991, pp. 68 – 72, n. 17, e B,$&( 1988. Il 14 maggio 1561 Ligorio da Almudena Pérez de Tudela in una comunicazione online non datata sarebbe stato nuovamente segnalato a Granvelle da Leone Leoni, dal titolo «Alberto Durero en la colección Granvela», http://avisos. appena rientrato da un viaggio a Roma (APM, II – 2275, c. 124 r, in realbiblioteca.es/?p=article&aviso=50&art=895 (consultata il 3 luglio P0+& 1887, p. 385, n. 72). 2010).

58 Le antichità di Antoine Perrenot de Granvelle, il «Bacco» D’Aspra-Guisa ed un’ipotesi sul «Dioniso» di Versailles

11. Pirro Ligorio, L’Area del Colosseo (particolare da Effigies antiquae Romae, incisione in dodici fogli, 1561). Londra, British Library (Foto British Library)

59 Walter Cupperi

12. F.-T. Suys, Hôtel Granvelle, facciata della galleria sul giardino, incisione. Lovanio, coll. R. Lemaire (da G+#)23#7,#$ 1827, tav. [XXX])

tra i primi i propri contatti nella penisola italiana per ottenere di «douze empereurs faitz en bronze, avec leurs bases, assis marmi antichi o loro copie. Ai nostri fini risulta di estrema sur leur piedestal de bois noir».22 Se l’identificazione con i utilità l’esame congiunto di alcune carte inedite che dimo- Cesari Benavides è corretta, il giurista padovano avrebbe strano come Monsignor de Granvelle, ricorrendo a canali donato al Perrenot delle teste anticheggianti sul tipo di quelle propri, iniziò a raccogliere copie e calchi dall’antico diversi in stuccoforte della propria collezione (oggi conservate al anni prima che Leone Leoni offrisse a Maria d’Ungheria, Museo di Scienze Archeologiche e d’Arte dell’Università di governatrice dei Paesi Bassi, la possibilità di portare a Binche Padova), delle quali si conoscono anche derivazioni in le impronte tratte da Primaticcio a Roma. bronzo.23 Ai nostri scopi, l’episodio dimostra che monsignor Un primo documento degli interessi del prelato per copie de Granvelle giunse a commissionare calchi dopo avere spe- dall’antico risale al maggio del 1541: segnalato da Irene Fava- rimentato restituzioni e copie libere («imitatas») dall’antico. retto nel suo primo studio su Marco Mantova Benavides Nel 29 maggio 1549 cinque casse di «figure de gipso de (1486 – 1582), esso è passato del tutto inosservato presso gli Roma», per un peso totale di più di nove quintali e mezzo studiosi del collezionismo transalpino.20 Si tratta di una lettera lordi, transitarono per Genova per essere recapitate via (doc. I) nella quale il Vescovo d’Arras ringrazia il Benavides per Cadice al Granvelle.24 Inizialmente dirette a Besançon, le l’invio di «dodici ritratti dei Cesari imitati dall’antico».21 «imagini» furono successivamente indirizzate «in Fiandra», L’inventario dei beni lasciati dai signori di Granvelle a in tutta probabilità per essere impiegate nel palazzo che il Besançon (1607) consente di formulare un’ipotesi interes- prelato faceva ampliare a Bruxelles (fig. 12).25 La prove- sante sulla tipologia dei ritratti menzionati nella missiva: a nienza delle figure rende lecito supporre che si trattasse dei tale data nella collezione di famiglia esisteva infatti una serie primi calchi della collezione.26

20 F%9%$#))+ 1972, p. 27, n. 68. Nationalmuseum; Paris, Musée du Louvre), vedi C%&5!5% 1967 (da 21 Il dono di Marco Mantova Benavides cadde assai tempestivamente all’indo- cfr. con la recensione di S'3.%$*#&7#$2 1970); F!))('3#& 1985; mani del battesimo politico di Antoine Perrenot: a partire dalla dieta di F%9%$#))+ 1993 (con bibliografia precedente). La fortuna delle teste Ratisbona del 1541, dalla quale scrisse la lettera a noi pervenuta (doc. I), il Benavides è discussa da F%9%$#))+ 2000, che ricorda l’esistenza di giovane prelato ebbe infatti un ruolo di primo piano sia nella cura degli un’analoga serie di teste in stucco (Biblioteca di Sant’Antonio, Padova) affari politico-religiosi dell’Imperatore, sia nel confronto teologico tra catto- che «volevano forse riprodurre, seppure con alcune forzature, i dodici lici e protestanti (D,$"# 1957, pp. 47 – 56). Non è peraltro da escludersi che Cesari» (p. 21, n. 31). la nomina del Mantova Benavides a cavaliere, avvenuta quattro anni dopo, 24 C,44#$! 2010, p. 95, e pp. 97 – 98, app. 2. La lettera citata a testo è avesse a che fare con gli uffici di monsignor de Granvelle presso Carlo V. riproposta infra, doc. II. 22 C%()%& 1866, p. 443, n. 49. 25 Su questo invio cfr. anche la lettera di Insula del 24 ottobre, in C,44#$! 23 Sulle repliche in bronzo collegate a pezzi della collezione Mantova 2010, p. 95, e pp. 97 – 98, app. 3 (riproposta infra, doc. III). Sull’edi- Benavides (Venezia, Museo della Ca’ d’Oro; München, Bayerisches ficio e le sue fasi cfr. D# J+&2# 2000; D# J+&2# 2001, p. 73 e n. 20.

60 Le antichità di Antoine Perrenot de Granvelle, il «Bacco» D’Aspra-Guisa ed un’ipotesi sul «Dioniso» di Versailles

Con gli anni cinquanta, sebbene le opere d’arte dirette a e le Muse Caffarelli, Granvelle ricevette infatti dal neopor- monsignor de Granvelle continuassero a provenire soprat- porato Marcantonio De Mula («Amulio», 1506 – 1572) il tutto da omaggi, la maggiore frequenza degli invii favorì lusinghiero presente di un Ercole di materiale imprecisato. un salto di qualità e l’invio di qualche originale. Nel feb- La lettera che accompagnava il dono formulava un esplicito braio 1550, ad esempio, Bartolomeo da Bibbiena inviò al parallelo tra Granvelle, anch’egli appena creato cardinale,30 Vescovo di Arras una statua forse antica, alludendo a un e l’eroe mitologico, «sopra il quale non fu alcuno o forte o precedente accordo circa la spedizione di altre sculture prudente, né eguale». La direzione del dono stabiliva inoltre (doc. IV); il 17 dicembre, poi, «una testa di Socrate assai una precisa gerarchia tra il Perrenot, equiparato al figlio di rara» venne offerta dal cardinal da Carpi, uno dei collezio- Giove, debellatore di mostri, e il De Mula, «contento di nisti più in vista del panorama romano.27 Dalla Milano esser se non Achille o Ettore, almen Aiace, pur che vi possa asburgica, lo stesso anno il capitano di giustizia Niccolò aggiungere» (1561, doc. XIV). Secco fece pervenire al prelato un’urna cineraria antica, da lui raccomandata per i morbidi effetti di luce che il «marmo finissimo et intiero» produceva ponendo al suo interno Primaticcio e Granvelle: l’Antinoo del Belvedere, una lucerna (22 marzo, doc. V).28 Nel marzo 1551 fu la collezione Casio ed il «modello del gran cavallo» infine il romano Giovampietro Caffarelli, che si professava leonardesco antico «servitore» dei Perrenot, a donare ad Antoine «doi statue» ampiamente restaurate, «una Minerva et una Vic- Tra le carte che il cardinale teneva con sé in Spagna alla sua toria, poste in doi casse, quale son state ritrovate in el scomparsa (1586) riveste particolare interesse storico la cor- Tempio delle Camene. In una vi è un CA:, che penso volgia rispondenza tra il Vescovo di Arras e il pittore emiliano [sic] dir Calliope, in l’altra un TE:, che penso dica Terp- Fran cesco Primaticcio, che dal 1540 curava il reperimento sicore» (doc. VII; cfr. doc. VIII). Meno certa è la data cui di antichità in Italia per conto del re di Francia.31 Un reso- pervennero nella collezione Granvelle «doe statue di conto del pittore del 28 ottobre 1549 segnala infatti che il marmo in su un letto di Polidoro», cioè una versione (non ministro di Carlo V, sulla base di una indicazione errata di è chiaro se antica o moderna) del cosiddetto Letto di Poli- Leone Leoni, appena rientrato a Bruxelles da Fontainebleau, cleto della collezione da Carpi, poi ceduta a Rodolfo II aveva espresso il desiderio di ricevere un calco dell’«Adonis» dagli eredi di Granvelle e oggi perduta.29 di proprietà del medico romano Francesco Fusconi (da iden- In particolare nel caso di donatori prelati o vicini alla tificarsi con il Meleagro oggi ai Musei Vaticani).32 Rispon- curia, precisi criteri di decoro sembrano regolare la scelta dendo alla richiesta, Primaticcio dichiarava di non aver mai dei soggetti delle sculture inviate. Dopo il Socrate da Carpi tratto forme in gesso da quella collezione; offriva però in

Nel 1550 – l’anno della morte di Nicolas – il primo palazzo acquistato 27 Documentos 1905, pp. 138 – 141, e 278, n. IX. Sulla collezione di Ro- da Antoine, già Hôtel Micault, fu collegato a una seconda costruzione dolfo Pio da Carpi, il cui studio ospitava alla sua morte più ritratti di preesistente mediante un nuovo corpo di fabbrica oblungo, caratteriz- Socrate, rinvio agli studi di F$%&*+&! 1984, p. 313 e Inventari 2002, zato da una composizione architettonica italianeggiante. Al centro del inv. A, pp. 24 – 27, nn. 125 – 126, 212, 214. giardino del Palazzo fu installata una fontana in marmo, forse identi- 28 Sulla biografia e l’attività letteraria di Niccolò Secco, cfr. Q,%$)#$- ficabile con il «mostro marino di tondo rilievo che versa in gran copia "%!&# 1980, pp. IX – XXII. Secco dedicò al Perrenot il carme Ad Epi- acqua nella […] peschiera» scolpito in marmo da Giovannagnolo scopum Atrebatensem, in Carmina 1722, pp. 485 – 488 (segnalato in Montorsoli per Villa Doria a Genova, ma poi replicato perché fosse A2+()! (B.) 1997, p. 297). mandato «in Ispagna al Granvela», secondo quanto riferisce Vasari nel 29 Z!"#$"%& 1888, n. 4656. Cfr. S'30+((#$ 1903, pp. 132 – 133; Kunst- 1568 (V%(%$! (1550/1568) 1966 – 87, V, p. 501; cfr. L%('3/# 1993, kammerinventar 1976, p. 95, n. 1805; B+7#$ / R,7!&()#!& 1986, p. 139, p. 64). Nel periodo in cui provvedeva ad arredare il giardino di Bruxel- n. 64 (come «Amor and Psyche»); Claudio Franzoni, in Inventari 2002, les, Antoine Perrenot acquistò anche dei dispositivi idraulici per creare p. 116, n. 29; G%(4%$$! 2004, p. 52. Una copia in cera del rilievo rimase giochi d’acqua, come provano due lettere di Antonio Meyting scritte nella collezione Besançon dopo la sua vendita a Rodolfo II, C%()%& da Augusta nel 1561 (docc. X e XI). 1866, p. 150: «deux figurines d’homme et de femme nudz s’embrassans, 26 L’acquisizione di riproduzioni in gesso proseguì nel 1582, quando faites de cire sur celles de marbre envoyées à sa Majesté Impériale». nuovi calchi di sculture, monete o medaglie vennero inviati in dono al 30 Marcantonio De Mula, ambasciatore della Serenissima presso la Santa Granvelle da Fulvio Orsini, al quale egli scrisse: «Ho avuto quelli Sede, aveva ricevuto il cappello cardinalizio assieme al Granvelle il 26 impronti, di che la ringratio molto, et se bene io gli havevo già visti in febbraio 1561, cfr. G,00!&+ 1986 e L#2&%&! 2013, pp. 47 e 62. Roma, m’è piaciuto assai di rivederli qua, et spero piacendo a Dio 31 Sull’attività di Primaticcio per Maria d’Ungheria cfr. E()#00% M%$- havere in Roma qualche giorno la vista de gl’archetypi nella dolce com- '+( 1984, E()#00% M%$'+( 2001; C,44#$! 2004. pagnia di Vostra Signoria» (D# N+03%' 1884, p. 262, n. X: lettera da 32 Cfr. H#07!2 1963, pp. 74 – 75, n. 97; H%(/#00/P#&&- 1984, pp. 263 – Madrid del 7 ottobre). 264, n. 60.

61 Walter Cupperi cambio un calco dell’Antinoo del Belvedere, che venne smato «un modello tutto de sua mano et assai grandotto», accettato dal prelato.33 Tra i due si apriva così un traffico di cioè una copia del «cavallo» di dimensioni maggiori.39 La sculture fertile di sviluppi. nuova opera (o forse una sua replica) fu inviata al Granvelle Le successive iniziative del Primaticcio cercarono di con- da Fontainebleau il 18 dicembre assieme a «certe antica- solidare il rapporto con Granvelle, che con piena evidenza glie», altrove descritte come «tre pezzi di marmo: una testa accarezzava l’idea di costituire una raccolta piuttosto ampia. col petto che saria anco in Roma estimata bella, un’altra Nel 1550, durante un viaggio a ,34 il pittore offrì al senza petto assai bella (se le parti di cira fosero di marmo), prelato alcune statue disponibili in loco che provenivano et un torso o corpo de uno Hercole che non è da disprezzo».40 dalla collezione del mercante Girolamo Pandolfi da Casio Il 2 dicembre 1549 però Leone Leoni, che pochi mesi prima (1464 – 1533), già attivo come agente per Isabella d’Este. aveva visto il «modello» a Parigi durante la sua visita per Non sappiamo se Antoine Perrenot effettuò l’acquisto, ma è conto di Maria d’Ungheria e forse lo aveva segnalato al comunque interessante che la sua rete di contatti raggiun- Granvelle, chiedeva a quest’ultimo che volesse «far gracia di gesse anche un mercato come quello bolognese.35 comandare al padre Vivone [il segretario Odet Viron] o Su richiesta del Granvelle, Primaticcio approntò anche altra persona, a chi capitarà, il cavallo ch’aspettate da Parigi: una copia libera del «modello del gran cavallo»36 – secondo che lo invii a Milano, che per me non potreste fare il più i più, un bozzetto riconducibile alle riflessioni leonardesche gran favore […]; et fatta ch’io ci haverò una forma, lo per i monumenti equestri per Francesco I Sforza o per Gian- rimanderò dove vi piacerà […]; et credo mi gioverà assai, giacomo Trivulzio. Dato però che le preziose informazioni venendo de tanto buon antico maestro».41 fornite in materia dalle lettere di Primaticcio rese note dal A quanto si apprende dal carteggio tra Leoni e il prelato, Greppi non sono filtrate nella cospicua bibliografia su Leo- di lì a poco la copia di Primaticcio raggiunse effettivamente nardo scultore, recentemente arricchita da contributi fonda- la dimora di Granvelle a Bruxelles e fu promessa in prestito mentali, sarà bene affrontare brevemente la questione37. Il allo scultore, che il 17 gennaio 1550 si dimostrava al cor- bozzetto autografo del «gran cavallo», di materiale impre- rente del successo della spedizione, ma ancora in attesa del cisato, era stato inizialmente improntato e fuso da Primatic- cavallo.42 Nel 1584 Giampaolo Lomazzo menzionava a cio per farne dono al prelato.38 Dopo la rinettatura però, Milano «un cavallo di rilievo di plastica, fatto di sua mano l’artista aveva giudicato il risultato «plebeo» e aveva pla- [scil. di Leonardo], che ha il cavallier Leone Aretino stato-

33 Cfr. Lettere di artisti italiani 1977, pp. 58 – 59, n. 2: «Messer Leone ha 36 Lettera di Primaticcio a Granvelle del 28 ottobre 1549, in Lettere di preso il nome de ‹Adonis› in iscambio, perché io gli dissi che io ho artisti italiani 1977, pp. 58 – 59, n. 2. l’Antinoo tanto celebrato e non l’Adonis. Cercai bene de lo avere, ma 37 Per il contributo del Greppi vedi Lettere di artisti italiani 1977. A par- il medico non ne volse far nulla; ma a me et al giudizio che più ne sa, tire da P0+& 1887, pp. 55 – 56 numerosi interpreti hanno ritenuto che l’Antinoo è infinitamente più bello. Mi duole di non poter contentare il cavallo fosse tratto da un bozzetto leonardesco per il monumento a Vostra Reverendissima Signoria di questa figura». La risposta di mon- Francesco I Sforza destinato a Milano, distrutto nel 1499 prima di signor de Granvelle fu affidata a una lettera a Simon Renard del 7 essere stato fuso in bronzo. Più recentemente un generoso intervento di aprile 1550 (in Papiers d’État 1842, pp. 421 – 422). La pubblicazione Sénéchal ha rimesso ordine nel gruppo di bronzetti con varianti legati di Greppi (Lettere di artisti italiani 1977) è sfuggita a C+8-R#%$!'/ al medesimo progetto (S1&1'3%0 2007, p. 256, n. SR68). L’esemplare 1996, p. 335, secondo la quale l’Antinoo, che pure è menzionato come più antico della serie sembra essere quello dello Szépmüvészeti Múzeum «statoa Antinoi» anche da un atto notarile rogato a Roma il 26 aprile di Budapest, sul quale si vedano G,0%'3-A223%*- 1977, pp. 316 – 326 1545 (J#()%* 1963, p. 442; cit. in C+8-R#%$!'/ 1996, p. 465, n. 49), (che ne sostiene l’autografia leonardesca); M%$%&! 2003 (che propone sarebbe da identificare con un bronzo del Louvre, copia del Mercurio con riserve il nome di Rustici); e S1&1'3%0 2007, p. 256, n. SR68 a che si trovava nel Cortile del Belvedere Vaticano ed è ora nella Galleria (Italia o Francia, 1520 – 1550, con bibliografia precedente). degli Uffizi (p. 352, n. X – 6; cfr. M%&(,#00! 1958, p. 50, n. 27). Sull’«An- 38 Lettera di Primaticcio a Granvelle del 28 ottobre 1549, in Lettere di tinoo» romano, oggi identificato con Ermes, cfr. H#07!2 1963, pp. 190 – artisti italiani 1977, pp. 58 – 59, n. 2. 191, n. 246; H%(/#00/P#&&- 1984, pp. 182 – 186, n. 7. 39 Lettera di Primaticcio a Granvelle, 18 dicembre 1549, in Lettere di 34 W%$5$+44#$ 1981, pp. 27 – 31. artisti italiani 1977, p. 61, n. 4. 35 Alla raccolta di statue di Girolamo da Casio fa riferimento una lettera 40 Lettere di Primaticcio a Simon Renard e a Granvelle, 18 dicembre di Primaticcio a Granvelle del 28 ottobre 1549 (Lettere di artisti 1549, in Lettere di artisti italiani 1977, risp. p. 60, n. 3, e p. 61, n. 4. italiani 1977, pp. 58 – 59). B$+.& 1974, pp. 101 – 102, dimostra che 41 P0+& 1887, p. 355, n. 5. anche Girolamo, come poi Primaticcio, trafficava in oggetti d’arte. 42 «Ho veduto quanto Vostra Signoria illustrissima ha avuto dall’Abate Ulteriore bibliografia sul Casio in G%$5&#$ 1998, p. 206; A2+()! (G.) Bologna […]; vi giuro per Dio che io ho avuto tanto a·ccaro quel 1998, pp. 55 – 56. Sulle collezioni antiquarie e numismatiche felsinee, cavallo che Vostra Signoria mi manda, che mille scudi d’oro non m’ha- già cospicue ai tempi di Leandro Alberti (A07#$)! 1550, fol. 300 r) e vrebono fato far tanto d’alegrezza, et non vego l’hora di vederlo […]; oggetto di satira da parte di Giovanni Filoteo Achillini, a sua volta et chi non havrebbe caro, essendo ritrato da la più bel{…} che agli occhi antiquario, intorno al 1510 (F$%&*+&! 1990), cfr. in generale D# nostri oggi {…}»: APM, II, 2248, c. 298 r, in P0+& 1887, p. 358, n. 12; M%$!% 1988; P#$!&! 1981, p. 189, e C3!+5!&! 1996, p. 136. le lacune sono dovute al danneggiamento dell’originale. L’ipotesi che

62 Le antichità di Antoine Perrenot de Granvelle, il «Bacco» D’Aspra-Guisa ed un’ipotesi sul «Dioniso» di Versailles vario».43 Nel 1613 un cavallo forse identificabile con cavalli «leonardeschi» sopra ricordati hanno tutti un for- quello formato da Leone si trovava tra i beni di Pompeo mato maggiore.47 Leonardo può senz’altro aver realizzato Leoni a Madrid.44 In ogni caso, il carteggio tra Leone e modelli plastici equestri di grandezza diversa a seconda Granvelle induce a sospettare che il «cavallo di rilievo di della loro funzione, ma anche il suo bozzetto custodito in plastica» della collezione Leoni non fosse esattamente di Francia non doveva essere particolarmente grande e rifinito mano di Leonardo, ma piuttosto la copia modellata da Pri- se Primaticcio, nel trasformarlo in un oggetto replicabile da maticcio o addirittura un calco della stessa. Non a caso collezione, rinunciò all’aura particolare conferita dal calco Giorgio Vasari, dopo aver soggiornato nel palazzo mila- diretto e copiò il modellino in un formato maggiore, ma pur nese di Leoni nel 1566 allo scopo di documentarsi sulle sempre trasportabile. opere d’arte della città e della casa, nel 1568 dava per smar- rito il «modello piccolo di cera» modellato manu propria da Leonardo.45 I calchi dell’Apollo del Belvedere e di una Venere Importa infine sottolineare che il carteggio qui riassunto conferma che un modello leonardesco per un monumento Da una missiva di Primaticcio scritta al suo rientro in Fran- equestre sopravviveva negli anni centrali del XVI secolo a cia il primo novembre 1550 (doc. VI), apprendiamo che il Parigi, dove esso diede origine (come intuito da Verber e Perrenot gli aveva richiesto anche un calco dell’Apollo del Sénéchal) a una serie di copie e reinterpretazioni giudicate di Belvedere – una replica del quale era già stata fusa in bronzo fattura francese (per esempio quella del Rijksmuseum di per Fontainebleau (fig. 13).48 Primaticcio segnalava che le Amsterdam, di datazione incerta, e quella di Dresda, Grünes forme della statua si trovavano già nei Paesi Bassi presso la Gewölbe, accostata alla cerchia di Barthélemy Prieur e reggia di Binche o stavano per giungervi: sarebbe dunque datata intorno al 1600).46 Resta da verificare se tali deriva- bastato scrivere al suo creato Luca Lancia, appena assunto zioni si basassero sul delicato modello autografo in cera, come imagier da Maria d’Asburgo, per poter ottenere in lamentato come smarrito da Vasari già nel 1568, su di un breve un nuovo esemplare dell’Apollo. Una frase della secondo bozzetto leonardesco, non meglio documentato, o medesima lettera lasciava inoltre intendere che nel 1550, piuttosto sulla copia «assai grandotta» realizzata da Prima- dopo la replica in bronzo eseguita per Francesco I, un ticcio (ovvero su di un esemplare della stessa rimasto in secondo calco della figura antica, probabilmente destinato Francia). A beneficio delle discussioni future sull’intricata alla Sala Alta della residenza di Maria d’Ungheria a Marie- questione, che deve restare aperta, non sarà inutile ricordare mont (Hainaut), era già stato realizzato in gesso a partire che gli studi ceroplastici di Leonardo potevano avere dimen- dalle medesime forme, «[debili] per havere de già servito sioni assai ridotte, della lunghezza di «un dito», mentre i due volte».49 Era cosa nuova che per le più celebri antichità

la statuetta inviata a Granvelle derivasse dal cavallo del Marco Aurelio 46 Per l’esemplare di Amsterdam cfr. Monique Verber, in From Vulcan’s Capitolino, del quale la bottega di Primaticcio aveva tratto e gettato in Forge 2005, pp. 50 – 53, n. 11, e S1&1'3%0 2007, pp. 256 – 257, n. SR68 b gesso un calco, sembra da escludere. Non è infatti ammissibile l’acco- (con bibliografia). Per quello di Dresda Monique Verber, in From stamento del «picciol cavallo» con «una statoa di bronso di un Marco Vulcan’s Forge 2005, pp. 50 – 53, n. 11 e S1&1'3%0 2007, p. 257, Aurelio a cavallo» elencata il 16 luglio 1600 nella «lista di curiosità che n. SR68 d. Sulla questione cfr. anche B%0+23 1966, pp. 292–294, sua Cesarea Maestà [Rodolfo II] desiderava avere dal signor conte di figg. 120, 122 e 124, e L!#5)/# 1989, pp. 176 – 177, n. 39. Cantecroy» François Granvelle, erede di Antoine (Z!"#$"%& 1888, 47 Un appunto leonardesco tracciato sopra lo schizzo a penna di un pp. L – LI, n. 4656): quella della collezione Perrenot era un’opera rite- cavallo impennato (Windsor, Royal Library, disegno n. 12328 r, in nuta «di mano di Giovanni de Bolognia» e corredata di cavaliere, a C0%$//P#5$#))! 1968 – 69, I, p. 27, e II, c. 12328 r, «farne un picholo differenza della statuetta parigina. di cera lungho un dito») fa riferimento ad un simile modello di dimen- 43 L+"%**+ 1974, p. 155. sioni esigue. È probabile che tali modellini non fossero concepiti solo 44 E()#00% M%$'+( 2000, pp. 310 – 311; H#0"(),)0#$ D! D!+ >??<, in funzione di opere scultoree; nondimeno, decenni dopo la morte di p. 145. Leonardo la versione plastica di uno schizzo come quello di Windsor, 45 V%(%$! (1550/1568) 1966 – 87, V, p. 529 e VI, p. 203 (visita a Milano); peraltro non troppo dissimile dal cavallo in bronzo di Budapest, e IV, 1976, p. 27, dove scrive che del «modello che Lionardo fece di avrebbe potuto facilmente essere scambiata per un primo bozzetto per terra, grande […], enne anche, smarrito, un modello piccolo di cera il monumento equestre milanese. ch’era tenuto perfetto». La divergenza tra Vasari e Lomazzo può essere 48 Sull’Apollo del Belvedere cfr. H#07!2 1963, pp. 170 – 172, n. 226; allora spiegata dal fatto che alla visita del pittore aretino Leoni non H%(/#00 / P#&&- 1984, pp. 189 – 194, n. 9. Sulla lettera di Primaticcio, possedeva l’originale modellato in cera da Leonardo, ma solo una sta- cfr. C,44#$! 2004, pp. 166 e 169, app. 3, e C,44#$! 2010, pp. 93 – tuetta che veniva «de tanto buon antico maestro», perché «ritrata» dal 94. bozzetto per mano di Primaticcio. In tal caso, Leoni stesso potrebbe 49 Su Mariemont, cfr. W#00#&( 1956 – 61; C%4+,!00#* 1985; D# J+&2# essere stato la fonte di Vasari sull’esistenza della sculturina leonardesca. :@@;; D# J+&2# 1999; D# J+&2# 2005; D# J+&2# 2008.

63 Walter Cupperi

13. Francesco Primaticcio, Apollo, copia bronzea a mezzo calco dell’Apollo del 14. Francesco Primaticcio, Venere, copia bronzea a mezzo Belvedere, 1540–1541. Fontainebleau, Musée National (Foto Réunion Musees calco della Venere del Belvedere, 1540–1541. Fon- Nationaux, G. Biot) tainebleau, Musée National (Foto Réunion Musées Nationaux, G. Biot)

di Roma, già giunte a Fontainebleau, si profilasse la pro- furono festeggiate nel 1569 all’interno di questo edificio, la spettiva di essere riprodotte più volte senza far ricorso con- contessa Marguerite de Ligne de la Marck d’Aremberg, tinuo agli originali. organizzatrice delle nozze, fece infatti «garnir de bois et aix Quanto al calco dell’Apollo realizzato per il Perrenot (e blancqz la Venere et Apollo, afin que l’on ny thouche»:51 le concluso in tutta probabilità nel corso del 1550),50 appare due statue dovevano dunque trovarsi in una delle quattro probabile che nel 1569 esso si trovasse ancora in una galle- gallerie accessibili agli invitati. Come intuito da Krista De ria della sua residenza a Bruxelles a pendant di una Venere. Jonge,52 le due figure erano in realtà dei calchi in gesso: la In occasione delle nozze del conte Philippe Lalaing, che lettera di Primaticcio del novembre 1550 (doc. VI) ci con-

50 In una lettera del 3 maggio 1550 (in P0+& 1887, p. 359, n. 16), riferen- 51 D# J+&2# 2000, p. 372, n. 2, 23 maggio 1569; p. 374, n. 5, 27 luglio dosi al Primaticcio, Leone Leoni scriveva al Granvelle: «Mi piace che 1569; pp. 382 – 383, n. 53, 5 ottobre 1565. siano a fine le forme che gli avete imposto». 52 D# J+&2# 2001, p. 73.

64 Le antichità di Antoine Perrenot de Granvelle, il «Bacco» D’Aspra-Guisa ed un’ipotesi sul «Dioniso» di Versailles sente con buona probabilità di identificare il primo, tratto La figura di Bacco, una scultura antica in marmo, era dall’Apollo del Belvedere (come l’esemplare della fig. 13), stata donata da papa Giulio III (Giovanni Maria del Monte, mentre il secondo fu probabilmente richiesto tra il 1550 e il 1550 – 1555) al cardinale Carlo di Guisa, secondogenito del 1554 direttamente a Luca Lancia, che aveva trasportato a duca Claudio di Lorena e prelato tra i più influenti di Fran- Binche le impronte della Venere pudica del Belvedere (già cia. Il porporato, che a Roma aveva lungamente rappre- impiegata a Fontainebleau, fig. 14) per servire Maria d’Un- sentato come oratore gli interessi di Francesco I, l’aveva gheria.53 Nel 1613, ad una visita del duca Giovanni Ernesto ottenuta recandosi in Vaticano per il Concistoro del di Sassonia, le medesime «statues colossales […], que le car- 1549 – 1550.55 È probabile che la statua provenisse dalla dinal Granvelle […] apporta de Rome», furono notate dimora romana di Francesco d’Aspra, situata nel quartiere «dans une galerie», «à l’entrée de laquelle [elles] étaient pla- di San Macuto: è qui infatti che Ulisse Aldrovandi segnala cées des deux côtés». In tale occasione furono identificate un «bellissimo Bacco intiero in piè, […] che se ne doveva con Venere e Cupido e, credute di marmo, destarono grande fare un presente ad un gran principe».56 Il naturalista bolo- impressione sugli ospiti («on les regarde comme des mor- gnese aveva raccolto le proprie informazioni in loco nel ceaux d’art fort précieux et qui n’ont pas leurs semblables 1949 – 1550, ma non aveva visto personalmente la figura a dans les Pays-Bas entiers»).54 San Macuto e ne aveva avuto notizia da altri («dicono»). Considerata questa circostanza, i dati forniti da Aldrovandi, oltre a concordare per iconografia, qualità e condizioni Il Bacco del «Cardinal di Lorena» e un’ipotesi conser vative con la descrizione del Bacco pervenuto a Parigi, sul Dioniso «di Versailles» collimano con essa anche dal punto di vista cronologico. Un ulteriore indizio in favore dell’identificazione che propo- Nella sua lettera del 1 novembre 1550 Primaticcio, oltre ad niamo proviene da Flaminio Vacca (1594), secondo il quale assecondare la richiesta di un terzo calco dall’Apollo del «nella via che parte dalli Trofei di Mario e va a Porta Mag- Belvedere, offriva a Granvelle di improntare apposita- giore, a mano manca nella Vigna dell’Aspra, vi fu trovata mente per lui una figura antica mai replicata prima: l’ori- una strada selciata e, a canto ad essa, molte statue di marmo ginale, appena giunto in Francia, era una «statua d’un e ritratti di bronzo d’Imperatori […]; et a quel tempo il Baco intiero con mano et piede, bella come alcuna altra padrone della vigna, che si chiamava Francesco d’Aspra, ch’io vedesse mai» (doc. VI). La lettera documenta un’ini- ritrovandosi Tesoriere di Papa Giulio III, ogni cosa mise in ziativa finora ignota, sulla quale sarà bene soffermarci più mano di Sua Santità, da cui poi furono donate a diversi attentamente. Prencipi; io mi ricordo quando si cavarono».57

53 Una statua di Venere in gesso costituiva l’ornamento principale della )+$ 1927, pp. 30 e 39. L’8 marzo 1550 il Bonanni scriveva in propo- Saletta Alta allestita nella residenza di caccia di Mariemont (W#00#&( sito al Duca di Firenze: «il cardinale Guisa attende a buscar più meda- 1956 – 61, p. 243). Sull’originale marmoreo cfr. K%('3&!)* 9+& W#!&- glie antiche et più statue che può, et fu donato da Sua Santità ai dì 7#$2 1937, pp. 116 – 119, e H%(/#00/P#&&- 1984, pp. 497 – 499, n. 92. passati di tutte queste medaglie bellissime che restaron del cardinal 54 S'3%-#( 1843, p. 227, passo citato e commentato da B%&* 2000 b, [Marino] Grimani, ch’erano in Castello» (ivi, p. 245, n. 6; cfr. anche pp. 390 – 391. Il registro superiore della «galerie» di rappresentanza in P%('3!&! 1926–27, p. 161). I ben noti interessi antiquari del Cardinal cui si trovavano le due statue mitologiche era interamente occupato da di Lorena, così come la sua predilezione per Girolamo Muziano e Fran- pitture, forse affreschi. Ciò rafforza l’ipotesi che si trattasse della Gale- cesco Salviati, rispondevano ad esigenze di aggiornamento incorag- rie Grande d’en Hault, usata per banchetti e verosimilmente sgombra giate da più fattori: le colte frequentazioni romane (in primo luogo, i dagli armadi, dagli stipi e dagli scaffali di libri che arredavano la galle- cardinali ‘franciosanti’ Ippolito d’Este e Jean Du Bellay), la posizione ria piccola, rendendo malagevole la lettura di eventuali dipinti. B%&* diplomatica di primo piano, un eccezionale cumulo di prebende e l’e- 2000 b, p. 396, ipotizza che un gruppo di possibili copie dall’antico minenza della famiglia, quella dei Duchi di Lorena, ai quali il favore di inventariate a Besançon nel 1607 provenisse dai calchi tratti per Fran- Francesco I era valso il riconoscimento come pari di Francia. Si ricordi cesco I. Le figure elencate dalla Banz non superano però i quindici in proposito che Carlo era anche il nipote di quel cardinal Giovanni di pollici (37,6 cm), mentre le statue replicate da Lancia erano maggiori Lorena che nel 1534 aveva acquistato la piccola copia bronzea del del naturale. Laocoonte plasmata da Jacopo Sansovino per il cardinal Domenico 55 Dopo una missione diplomatica a Roma nel 1547, Carlo di Lorena vi Grimani (V%(%$! (1550/1568) 1966 – 87, VI, p. 178, testo del 1568). era tornato il 12 dicembre 1549, cioè dopo la morte di Paolo III. Per 56 A05$+9%&5! 1556, p. 256; sul soggorno romano di Aldrovandi cfr. l’elezione di Giovanni Maria del Monte al soglio pontificio, il muta- G%00+ 1992. mento d’opinione del Cardinale, capo della fazione francese nel con- 57 V%''% 1704, p. 6; L%&'!%&! 1989 – 2002, III, pp. 32 – 34. Le eccezio- clave e inizialmente avverso al del Monte, era stato determinante. nali condizioni conservative del Bacco (l’unico integro tra quelli ricor- Appare quindi verosimile che Giulio III abbia espresso all’influente dati da Aldrovandi) avevano senz’altro concorso a renderlo una statua porporato la propria gratitudine mediante un dono congruo: cfr. P%(- troppo principesca per un semplice tesoriere.

65 Walter Cupperi

15. Silvestre Israël, Veduta della Grotta di Meudon, acquarello e penna. Parigi, Musée du Louvre (Foto Réunion Musees Nationaux, H. Lewandowski)

È verosimile che nel 1550 il cardinal di Lorena, assieme Più problematico risulta invece ricostruire a quale sorte alle «universa sua et suae familiae supellectilia seu utensilia» sia andata incontro la statua successivamente. Tuttavia, che una patente papale dell’11 aprile gli concedeva di espor- dato che le fonti cinquecentesche forniscono dettagli icono- tare,58 facesse condurre in Francia anche opere d’arte desti- grafici precisi (il grappolo d’uva nella mano, l’età graziosa nate alla sua collezione personale. Di fatto, nel novembre di del «petit Bacchus») e insistono sulla notevole qualità e quell’anno il Bacco si trovava già a Parigi sotto le cure di sull’eccezionale integrità della statua – un genere di reperto Primaticcio, come documenta la sua lettera al Granvelle che difficilmente passa inosservato – , non pare del tutto (doc. VI). Nel 1558 la statua era già parte dell’arredo del azzardato avanzare a riguardo una proposta di identifica- Castello dei Guisa a Meudon (fig. 15), dove Pierre de Ron- zione. Sappiamo che sullo scorcio del XVI secolo, all’indo- sard descrisse presso la porta, a pendant di una Pallade, un mani della dispersione delle raccolte artistiche appartenute «petit Bacchus qui dans ses doigts marbrins / tient un pam- ai Guisa, una delle loro antichità più splendide, la Diana pre chargé de grappes de raisins».59 con cerva di Versailles (fig. 16), entrò in possesso di Enrico

58 J#()%* 1963, pp. 442 – 443 e p. 454, n. 23; cfr. anche W%$5$+44#$ 1991. gere il nuovo sovrano, Enrico II, cui egli portò da Roma «viginti quinque I Guisa, che si distinguevano per la loro intransigente difesa della dottrina capsas statuis et tabulis marmoreis et aeneis aliisque diversis figuris per cattolica e la loro ostilità alla politica imperiale, godevano a Roma di eum Christianissimo Francorum regi dono dandis repletas», come recita importanti appoggi, ben evidenziati dalle otto casse di opere d’arte che il la patente camerale dell’11 aprile 1550 sopra ricordata. cardinale Carlo aveva esportato dallo Stato della Chiesa il 27 gennaio 59 P. D# R+&(%$5, Chant pastoral sur les nopces de monseigneur Char- 1548, dopo averle ricevute in dono dal cardinal nipote Alessandro Farnese les, duc de Lorraine, vv. 33 – 34 (R+&(%$5 1968, p. 62). Per il Castello (J#()%* 1963, p. 453, n. 17). La posizione del prelato alla corte pontificia di Meudon, già appartenuto alla Duchessa d’Étampes, i Guisa commis- e a quella parigina lo resero anche un intermediario perfetto per raggiun- sionarono a Francesco Primaticcio un edificio rustico composto di un

66 Le antichità di Antoine Perrenot de Granvelle, il «Bacco» D’Aspra-Guisa ed un’ipotesi sul «Dioniso» di Versailles

16. Diana con cerva, detta ‹di Versailles›, marmo, seconda metà del 17. Dioniso con grappolo d’uva, detto ‹di Versailles›, IV secolo a. C. Parigi, Musée du Louvre (Foto Réunion Musees Nationaux, marmo pentelico, arte imperiale. Château de Versailles H. Lewandowski) (Foto Réunion Musees Nationaux, G. Biot)

IV e fu collocata nella Salle des Antiques del Louvre, che era venne in circostanze rimaste finora sconosciute.62 Per di più, stata destinata alle nuove acquisizioni.60 Si dà il caso però lo stato conservativo e l’iconografia di questa statua coinci- che anche il cosiddetto Dioniso di Versailles,61 già nel dono esattamente con quanto conosciamo del Bacco Guisa Giardino delle Tuileries (1669) e oggi al Musée du Louvre («intiero con mano et piede»), del quale si perdono le tracce (fig. 17), provenga dalla Salle des Antiques, alla quale per- proprio alla fine del Cinquecento. L’integrità del Dioniso

padiglione e di una loggia sottostante con una grotta artificiale (1552). Catalogue sommaire 1922, p. 36, n. 589; C3%$7+&&#%,8 1963, p. 69. Busti, cariatidi e sculture libere, tra cui il nostro Bacco, inneggiavano Nella figura attuale sono moderni il naso, le orecchie, parte del collo e per tutto il complesso agli otia del luogo, dedicato «alle Muse di Enrico del braccio destro (fig. 16). II»: cfr. S-"#+&! 1568, pp. 101 – 102; GA0&!)* 1631, pp. 188 – 189; 61 F$A3&#$ 1878, I, p. 235, n. 218; Catalogue sommaire 1922, p. 113, B,'3#0 1899, p. 59. Sull’attività di Primaticcio per i Guisa cfr. C+0- n. 7; H++2 1993, p. 46, n. 90. 0!2&+& 1910; R+- 1917, p. 47; e S%"%$%& 1921. 62 La provenienza del Dioniso di Versailles dalla Salle des Antiques è 60 Sull’identificazione della Diana di Meudon con la statua poi collocata sostenuta da F10!7!#& 1679, pl. 2. La statua passò nella Galerie des a Versailles cfr. F%9!#$ 1970; e W%$5$+44#$ 1991, p. 41. Cfr. inoltre Glaces di Versailles nel 1685.

67 Walter Cupperi del Louvre fu peraltro tra i fattori principali della sua fama calchi proposti al prelato, uno derivava addirittura da un seicentesca, sin dall’epoca dello Spicilegium antiquitatis di originale divenuto francese, il Bacco D’Aspra-Guisa. Nel Lorenz Beger (1692).63 Sussistono dunque buone ragioni 1552 il grand écuyer Jean de Hennin-Liétard, signore di per credere che il Bacco dei Guisa sia confluito nelle colle- Boussu (Hainaut), fece perfino improntare ex novo alcune zioni reali di Francia e quindi al Louvre. teste antiche facenti parte della collezione della Governa- trice, costituendo per la sua residenza appena terminata (1540 – 1545) una serie di calchi che è andata perduta così Tempi e modi dei movimenti di antichità come l’edificio che arredava.65 Tuttavia, nell’area asburgica nei Paesi Bassi esponenti di spicco della corte imperiale come Granvelle intrapresero anche iniziative autonome. La diffusione di sta- Gli episodi che abbiamo discusso inducono a riconsiderare tue antiche e di calchi, in particolare, avvenne secondo una i canali attraverso cui il collezionismo di calchi si diffuse permeazione graduale e ramificata, nella quale i consiglieri nell’area franco-borgognona. Per molti versi è innegabile di Carlo V, lungi dall’essere l’ultimo anello della catena, che rapporti di emulazione legassero la corte asburgica a ebbero invece un ruolo decisivo grazie ai loro rapporti quella francese e, in seconda battuta, le collezioni degli alti diretti con la curia pontificia e con alcuni centri dell’Italia dignitari imperiali a quelle dei loro sovrani.64 Le forme in Centro-settentrionale: non solo Mantova, ma anche Bolo- gesso di Primaticcio, tratte da statue romane per conto di gna, Genova, Milano, nelle quali la presenza asburgica Francesco I e riutilizzate per Maria d’Ungheria da Luca andava consolidando rapporti di clientela e suscitando Lancia, fornirono calchi anche al ministro Granvelle; tra i espressioni simboliche di leale servizio.66

63 B#2#$ 1692, p. 161. Nel suo stato attuale, la statua presenta integra- de Boussut». Per una ricostruzione del Palazzo cinquecentesco degli zioni moderne: il naso, il labbro superiore e buona parte delle dita. Hennin-Liétard, oggi scomparso, rinvio all’ottima monografia curata 64 D,9#$2#$ 1972, p. 722, legge per esempio sia il rinnovamento archi- da D# J+&2# / C%4+,!00#* 1998. Sulle importanti pitture parietali del tettonico di Binche e Mariemont, sia la realizzazione di calchi dall’an- complesso si veda M%&5#$ 2000, p. 226. tico alla luce di una «influenza» di Fontainebleau mediata dal ritorno 66 Si veda in proposito S$!''3!% S%&)+$+ 1970, p. 125. Un fenomeno in Hainaut di Eleonora d’Asburgo, vedova di Francesco I e sorella di analogo sembra avere interessato l’ampiamento dell’Hôtel Granvelle a Maria d’Ungheria. Bruxelles, nella cui architettura i contributi critici più recenti tendono 65 H#5!'/# 1904, p. 266, n. 52, pubblica dai registri della Camera dei a valorizzare le componenti riconducibili a un’esperienza diretta dei conti di Lille un pagamento relativo alle regge asburgiche di Binche e palazzi italiani, piuttosto che risolverle nei termini di semplici deriva- Mariemont, secondo il quale nel 1552 «maistre Lucq commenchoit à zioni dalle pur importanti fabbriche bellifontane e dalla divulgazione moller de plattre aulcunes testes des dictes anticquaiges pour Monsieur serliana (D# J+&2# 1995; D# J+&2# 2000).

68 Le antichità di Antoine Perrenot de Granvelle, il «Bacco» D’Aspra-Guisa ed un’ipotesi sul «Dioniso» di Versailles

APPENDICE DOCUMENTARIA

Nelle lettere qui pubblicate segnaliamo lo scioglimento di abbrevia- darle in Cades con ordine che fusseno mandate in Fiandra et consi- zioni meno correnti tra parentesi tonde, le lacune materiali tra graffe, gnarle a Vostra Signoria reverendissima. La quale, per il desiderio le loro integrazioni tra quadre, e le integrazioni volte a ripristinare il ch’io tengo di servirla, mi far[à] gratia con le prime sue litere ordi- fonema effettivo o a correggere lapsus calami con tonde tra quadre. La narme quello ch’io have[rò] a fare, et per aricordo mio non li man- punteggiatura e l’uso delle maiuscole sono stati modernizzati. cherò da dire che per terra a partito alchuno le debbia far mandare, perchè Vostra Signoria reverendissima troverà tutte le imagine fracas- I sate [e] rote alla gionta loro. E quando quella volesse che si mand[ino] Monsignor de Granvelle ringrazia Marco Mantova Benavides per il a Besanson, saria meglio mandarle per mare sino in Arli, e[t] dipoii per dono di dodici ritratti dei Cesari imitati dall’antico, maggio 1541. acqua a Lione e in Borgogna. Venezia, Biblioteca del Museo Correr, ms. 1349, c. 102 r – v. Habbio pagat[o] per ordine del signor Ambasciador il nolo de le dite cinque cass[e] de Roma qua. Et in ogni altra cosa ch’io posso servire Vostra Signoria reverendissima, la receverò per grandissima mercede A l’excellente Signor il signor Marco di Mantoa, {…}imo doctore, suo ch’ella si degni comandarme et tenirme nel numero de’ soii bo[ni] ser- charissimo. In Mantoa. vitori. Alla cui bona gratia de Vostra Signoria illustrissima e reveren- Accepi effigies duodecim Caesarum imitatas ex antiquis, quas ex te dissima me offero et ricomando, et humilmente li baso le mani, pre- magnificus dominus Marcus Bagarotus ad me misit, preclaras illas qui- gando lo Creatore guardi e prosperi felice con crescimento de stato, dem, et industriosa manu effigiatas, ut nesciam pro merito munus como desidera Vostra Signoria illustrissima e reverendissima. D[i] extollere. Ad quod accessit praeclara illa voluntas, qua me ut ex ipsius Genova, alli 29 de Maggio 1549. domini Marci litteris intelligo prosequeris, his omnibus nominibus Di Vostra Signoria illustrissima e reverendissima sempre servitor, solis me tibi obligatum. Et infinitam tibi habeo gratiam, et abs te peto, Stefano de Insula ut si qua in re existimes me posse quod tibi gratum sit praestare, tu me certiorem reddas, et exponeris non ingrato hoc a te munus oblatum esse. Bene vale. Ratisponae, Maii 1541. III Excellenti tibi deditissimus De Insula informa monsignor de Granvelle che le figure di gesso sono A. Perrenot Ecclesiae Episcopus Atrebatensis state inviate ad Anversa, 24 ottobre 1549. BPM, ms. II / 2267, c. 321 r – v; pubbblicato in C,44#$! 2010, p. 95 e pp. 97 – 98, app. 3. II Stefano de Insula annuncia a monsignor de Granvelle l’arrivo delle Reverendissimo et illustrissimo Monsignor, mio patrone osservandis- figure di gesso provenienti da Roma e destinate alla collezione del pre- simo. lato, 29 maggio 1549. Sono XV giorni ch’io habbio caricato le cinque cassie di gespo [scil. BPM, ms. II – 2267, c. 247 r – v; pubblicato in C,44#$! 2010, p. 95 e gepso] sopra una nave, prizata per messer G[(i)]oanni del Cano geno- p. 97, app. 2. vese, per portare in Cadex. In lo quale loco il signor ambasciador Figaroa scriverà ad un suo amico che le mandino con lo primo buono Reverendissimo et illustrissimo Monsignor, mio patron osservandis- passaggio in Anversa a messer Nic[col]ò Rosso mio nipote, che vogli simo. di esse cassie seguirne l’ordine et voluntà di Vostra Signoria reveren- Non ho scritto più presto a Vostra Signoria reverendissima – per non dissima. Et con lo primo buon tempo partirà detta nave – che nostro essere mai capitato – que elle figure de gipso de Roma al presente sono Signore Dio la conduca a salvamento. da giorni quatro che con una barcha arivarno qua, adrizate al signore Et se in altro posso servir Vostra Signoria reverendissima, la supplico ambasciador Figaroa.67 Il quale mi fece intendere como erano gionte si voglia degnar di commandarme come suo humile servitor, et io lo dite figure, qual sono in casse cinque. Et per essere molto grieve et riceverò per grandissima mercede, basiandoli le mani, pregando lo pesa[r] più di cantara quatro l’una,68 et alchuna di magior peso, è Creator guardi et prosperi con crescimento di stato Sua reverendissima parso al signor Ambasciador et a me tenirle qua sino a novo avis[o] de et illustrissima Signoria come desidera. Da Genova, alli XXIIII di Vostra Signoria reverendissima. ottobre MDXXXXVIIII […]. Attento il signor Ambasciador dice haver comissione di mandarle a Di Vostra reverendissima et illustrissima Signoria servitor, Besanson, et io gli ho mostrato una litera, ch[e] me scrivea de Burselles Stefano de Insula il signor Collonello [sic] mio fratello per ordine de Vostra Signoria reverendissima, che quando ditte casse fusseno legiere, doverle da[re] a qualche condutiero che lo conducesse per terra in Fiandr[a]; e quando fusseno tanto grieve, che non se potessino portare, man[d]arle senza disfare per mare a drittura in Fiandr[a]; et non trovando passagio man-

67 Gómez Suárez de Figueroa († 1569), duca di Ferrandina e ambascia- 68 Quattro cantari genovesi corrispondono a circa 190 kg. tore imperiale a Genova.

69 Walter Cupperi

IV VI Bartolomeo da Bibbiena prospetta l’invio in Borgogna di una delle Primaticcio offre a monsignor de Granvelle le forme in cavo dell’Apollo statue destinate a monsignor de Granvelle, 17 febbraio 1550. del Belvedere e del Bacco del cardinal di Lorena, 1 novembre 1550. BPM, II – 2268, c. 6 r – v. BNM, ms. 20214, fasc. 59; la prima parte di questo documento è stata pubblicata in Cupperi 2004, p. 169, app. 3. Illustrissimo et reverendissimo Signor. Una lettera di Vostra Signoria reverendissima del XXVII del passato Illustrissimo et reverendissimo Monsignor mio osservandissimo. hebbi dui dì sono, et benché la fussi un poco vecchia, mi fu nondimeno Il giorno ch’io partì di Bologna per venirmene in Franza, m’harivò una molto grata, conciosiaché per essa intesi che ella haveva havute tutte le lettera de Vostra reverendissima Signoria d’i XXIII d’agosto, alla mie, et che per me haveva fatto quelle exatte diligentie, che io non harei quale do risposta hoggi ch’io sono di rittorno a Fontanableo. Et dico saputo desiderare; delle quali maggiori non si sarebbon potute far per a quella, ch’io penso che de già non solo le casse siano arivate a Bins, un fratello suo o per se medesima […]. Et delle statue, perché temo che ma io credo certo che l’huomo mio 70 ne habbia gettate due paia; et la starà forse troppo ad venir in Italia, non penso obbedirla, ma quella perché in una sua scrittome altre volte, la desiava d’havere l’Apollo in che è qui et ch’io posso haver, mandarla in Borgogna perché la possa forma, certo le forme erano tanto debile per havere de già servito due più presto vederla o che almeno la vegghino li sui. Et non mancherò di volte, ch’io dubittai non guastar tutto, ma se pure Vostra Signoria far sempre per quella da buon servitor et affetionato, come gli sono reverendissima lo vole, io scriverò al mio homo che ne faci uno, et so […]. Bascio le mani di Vostra Signoria reverendissima. Da Milano, alli che le farà subitto. XVII di febraro del Lta. Il Papa donò al reverendissimo Cardinal di Lorena, allora Guisa,71 Di Vostra illustrissima et reverendissima Signoria servitor una statua d’un Baco intiero con mano et piede, bella come alcuna Bartholomeo da Bib(ie)na altra ch’io vedesse mai. Il Cardenal l’ha fatta condure a Parigi, et è al mio comando: se la reverendissima Signoria Vostra la vuole, io gli ne mandero il mollo o sì vero una in due parti, come lo Antinoo che gli V mandai; che sarà il luoco dove pregarò Iddio che la faccia feliçe, et Niccolò Secco fa dono al prelato di un’urna cineraria antica, 22 marzo humille me gli raccomanderò. Di Fontanableo, il primo de novenbre 1550. del L. BPM, II – 2268, c. 54 r – v. Di Vostra illustrissima et reverendissima Signoria devottissimo et obbligatissimo servittore, Illustrissimo e reverendissimo mio Signor e patron osservandissimo. Il Bologna Abbate di san Martino72 […] Quando io fui a Roma, fu trovato un vaso de l’ambito d’un bal- lone, di marmo finissimo et intiero, pieno di cenere, e dentro la meda- glia di quello di chi eran le cenere. Il vaso venne a le mani di persona VII che lo stimava assai per l’antichità, nondimeno io seppi tanto fare che Invio di due statue antiche provenienti da Roma, 15 marzo 1551. lo feci mio. Così heri [sic] di Roma gionse sano, et io lo tengo per BPM, II – 2259, c. 159 r – v. Vostra Signoria illustrissima e [sic] reverendissima fin ch’ella si avicini più a l’Itaglia, et alhor glielo manderò; et so che gli piacerà, perché io Illustrissimo et reverendissimo Signor mio. non credo ch’in Roma sia il più bello. Et ha questo di bello, che met- Sonno in ordine de tucto puncto doi statue, una Minerva et una Victo- tendovi dentro un lume fa risplender tutta una camera d’un lume che ria, poste in doi casse, quale son state ritrovate in el Tempio delle non offende, anzi invita al dormir. Vorei che Vostra Signoria illustris- Camene.73 In una vi è un «CA:» che penso volgia [sic] dir «Calliope», sima e reverendissima l’havesse in poter suo, come in verità è bello e in l’altra un «TE:» che penso dica «Terpsicore». Se consegnaran in merita, ma la lontananza e le care[tte] mi spaventano; pur, se ella lo mano de don Diego74 per mandarlle [sic] a Vostra Signoria illustris- vorà in Borgogna, io glielo inviarò e farò quel tanto che ella mi scri- sima. E tengo alle mano una gran cava in el Monte Tarpeio: nostro verà, come anco in ogn’altra cosa. Che Iddio la conservi e mantengali. signor Dio me facci gratia ritrovi cosa degna de voi! Non dubito Da Milano, alli 22 de marzo del ’50.69 Vostra illustrissima Signoria haver in memoria Fausto suo bon servo De Vostra Signoria illustrissima e reverendissima servitor quale spera prima in Dio, poi in Su Maestà, per mezo de quella habi a il Secco conseguir la merzé che domanda. Nostro signor Dio lo conservi in felicità. El reverendissimo Crescenso75 partì alli 10 la volta de Bolo- gnia, poi a Trento, facta la octava de Pasqua. De Roma, 15 martii 1551. 69 Una data errata («’49») è stata cassata. 70 Luca Lancia da San Germano (oggi Cassino), morto a Binche nel 1553. De Vostra illustrissima e reverendissima Signoria servitore 76 71 Fino al 1550 Carlo di Lorena era chiamato «Cardinal di Guisa» per Iovan Pietro Cafarello distinguerlo dallo zio Giovanni, pure porporato. 72 Primaticcio era abate del Monastero di Saint Martin-ès-Aires a Troyes. Dal riassunto del segretario di Granvelle sia apprende anche che con la lettera «l’abbate Bologna» aveva inviato «una medaglia», termine che 75 Il cardinal Marcello Crescenzi, legato unico di Giulio III per il Concilio. designa sovente delle monete antiche. 76 Il patrizio romano Giampetro Caffarelli, che aveva coperto la carica di 73 Forse l’area della Fons e del Lucus Camenarum, situati a Porta Capena. maestro delle strade, possedeva una porzione del piano del Capitolium 74 Diego Hurtado de Mendoza, ambasciatore imperiale a Roma dal a ridosso del palazzo di famiglia, che oggi fa parte dei Musei Capitolini 1547, sul quale cfr. supra, n. 10. (L%&'!%&! 1989 – 2002, II, pp. 99 e 168).

70 Le antichità di Antoine Perrenot de Granvelle, il «Bacco» D’Aspra-Guisa ed un’ipotesi sul «Dioniso» di Versailles

VIII cato antico et per Tiberio terzo imperatore, per esser assai simil all’ef- Le due Muse restaurate vengono spedite attraverso il segretario di figie sua non solamente per quello che scrive Svetonio del largo petto, Margherita d’Austria, 1 aprile 1551. honesta faccia e grandezza d’occhi, ma anchor secondo le medaglie sue BPM, II – 2259, c. 140 r – v. et una testa marmorea posta in Sala de’ Conservatori nel Campido- glio.81 Alcuni dotti, avendolo visto, hanno fatto giudicio che gli anti- Illustrissimo et reverendissimo Signor mio. chi, desiderosi lasciar di sé memorie in tutte le maniere le quali poteano Le soi doi Muse sonno del tucto finite de conciar: che in vero più penso pensar dever esser durabili, non contenti di farsi ritrarre in statue di sia stata dificultà de resarcir le teste e le braccia, che farlle [sic] di novo, marmo e di metallo, oltra il cuneo delle medaglie (ritrovato forse prin- però el tucto resta antiquo. Li [h]o facte far doi casse de legnio, e le cipalmente a tal fine), havessero caro e cura di farsi anchor effigiar in consengiarò [sic] al Secretario de Madamma,77 non sendo don Diego78 queste pietre durissime – anchor ch’in vero per l’esperienza si veggia in Roma; e so ve piaceranno. Vorrei che fosse possibile doventar mago però tutte le memorie andar col tempo annullandosi, e restar sola- solo per posser far in suo servitio quello ch’è imposibile a far. Io ho mente le delle littere, o almeno queste durar via più de tutte l’altre. Ma una cava in Campitolgio [sic], dove retrovo multi marmi: piaccia a lasciando questo da parte, è stato [sic] non puoco lodata la dolcezza e nostro Signor Dio che possa ritrovar qualche cosa rara per farne a delicatezza della mano dell’artefice come cosa rarissima e tenuta quasi quella dono! impossibile da potersi avanzar e forse agguagliar a’ nostri tempi. Non- Desidero sia in vostra memoria la mia servitù con el Signor suo pa- dimeno, di questa e d’altre cose non intelligente, me ne remetto al (d)re felice memoria: la quale solo la prego la distribuia con Fausto suo giudicio d’altri. affetionato servo, e alli piedi de Su Maestà lo recomandi e tenga lui Mando anchor un altro cameo col volto di Medusa, giudicato pari- cura delle particular merzé, che penso esser ormai della vostra corte mente antico e assai bello da molti che l’hanno visto per li dolci vivi informato che a Su Maestà basta ricordar, che poi da sé fa; io tengo lineamenti ch’in esso, anchor ch’alquanto guasto e manco, si compren- certeza che farrà alla mia famelgia [sic] may[or …], che la nostra fé così dono; et perché molte simili pietre si ritrovano, pur con la faccia di certificato lo tiene. La supplico, alli illustrissimi soi fratelli donate mei Medusa, alcun[i] vogliono dire che fuossero portate per ornamento in salute e alla rarissima piena di carità e colma di bontà della sua hono- fronte o nel petto da antiche Romane, donne veramente castissime, e randa madre, che nostro signor Dio ve conservi insemi in felicità longo però in segno della lor honestà e pudicitia, volendo quasi inferire che tempo. De Roma, prima aprilis 1551. li risguardanti le bellezz[e] di quelle non devessero passar li debiti Di Vostra illustrissima et reverendissima Signoria servitor honesti termini e modi nel mirare, ma starsi quanto a atti lascivi e Io(van) P(iet)ro Cafarello dishonesti, come se fuossero dal capo di Medusa in pietra convertiti; overo per altro significato, a modo loro notabile, altri dicono, e forse meglio, esser de quelle delicie over emblemi, ch’essi antichi soleano far IX legar in vasi e tazze d’argento e d’oro. Il che nella Sesta contra Verre Il milanese Giovangiacomo Salvatorino, raccomandando a monsignor assai chiaramente si comprende, et nel XXXIII di Plinio a’ capi XII per de Granvelle il figlio appena addottorato a Pavia perché sia posto a queste parole: «Ulysses et Diomedes erant in phialae emblem{…} Pal- servizio di qualche principe, invia al prelato medaglie e gemme antiche, ladium surripientes».82 discutendone l’uso e il soggetto, 26 marzo 1552.79 Hor sia come si voglia, ritorno a dir esser in effetto il dono – e per sé, BPM, ms. II – 2269, cc. 141 r – 142 v. e per la bassezza del donatore – molto picciolo, et indegno della gran- dezza e merito de Vostra illustrissima et reverendissima Signoria. Non- Illustrissimo et reverendissimo Monsignore, signor et patron mio, sem- dimeno, confiso in l’innata sua humanità e clemenza, la supp[li]co se pre osservandissimo Reverendo. degni restar servita in gratiosamente accettarlo, non risguardando la […] Ho voluto prendere ardire, per significarle in parte l’affettion e qualità della cosa et d’onde venga, ma l’osservanza e reverente affetto servitù, mandarle con le presenti un picciolissimo dono col meggio del d’un suo fidelissimo servitore, imitando, con la benignità sua in accet- Signor Icconomo,80 il qual di continuo se le fa molto servitore. Giu- tarlo, la gratiosa liberal natura del sol[e], il quale difunde il raggio di dico il dono veramente di puoco o nullo valore, ma però di qualche virtù sua per tutto l’universo, facendone partecipe non solamente l’oro convenienza alla grandezza dell’animo et grado che tiene, sì per la e le gemme, ma tutte l’altre cose sino a le minime herbe e fiori della delettatione che delle memorie antiche generosamente suol prendere, terra; ma più facendosi in ciò quasi simile alla bontà d’Iddio, che non sì che, per esser sempre e meritamente [sic] in li primi negotii dell’Im- rifiuta, anci gli è gratissimo esser amato, osservato, e reverito da qua- perio, a Lei se non cose d’Imperadori ponno degnamente convenire. lunque huomo, quantunque minimo e povero, senza accettatione [scil. Quivi saranno dunque alcune medaglie antiche, cioè XII di metallo e eccettazione] di persona alcuna. Da Milano, alli XXVI di marzo del LII. XLVIII d’argento, havute, quali si siano, da più bande; et uno cameo Di Vostra illustrissima e reverendissima Signoria humilissimo servo ritrovato in le roine di Roma hora dui anni, che gli fui [scil. fu] giudi- Giovan Jacomo Salvatorino

77 Margherita d’Austria (1522 – 1566), figlia naturale di Carlo V, vedova l’Economato, a Milano svolgeva le funzioni di segretario per gli affari di Alessandro de’ Medici e moglie di Ottavio Farnese. milanesi di Antoine Perrenot. 78 Diego Hurtado de Mendoza, ambasciatore imperiale a Roma: cfr. 81 S9#)., Tib., 68. Il busto è probabilmente da identificare con quello oggi supra, n. 10. a Palazzo Braschi (cfr. Z%&/#$/F!))('3#& 1985, pp. 13 – 14, n. 12). 79 Nella parte omessa della lettera il mittente ricorda che sei anni prima 82 C!'., Verr., actio II, VI, 1, 1; P0!&., nat. 33, 156, 10 (dove si riferisce egli era stato a corte, dove aveva offerto i propri servigi al prelato. di una costosa opera di Pytheas in cui «Ulixes et Diomedes erant in 80 Si tratta di Antonio Patanella, il quale, oltre a occupare l’ufficio del- phialae emblemate Palladium surripientes»).

71 Walter Cupperi

X XI Antonio Meyting invia tredici disegni per fontane in bronzo con giochi Antonio Meyting invia il conto per la realizzazione di una fontana, di d’acqua, 21 febbraio 1559. tre meccanismi idraulici e di sei cannoni ad acqua, 8 agosto 1559. BPM, II – 2257, cc. 86 r – 87 v. BPM, II – 2257, c. 241 r.

Illustríssimo Señor. Illustríssimo Señor. En complimento de lo que por la de Vuestra Señoría de 3 d’este me En 25 del pasado fue la última mia en respuesta de las de Vuestra fiene [scil. viene] mandado, enbío a Vuestra Señoría 13 debuxos de Señoría resçebid[as], y de como eran ¡llores a Dios! una vez salidos los statuas o yngenios de pilares para funetes [scil. fuentes] de donde salta yngenios de fuentes y fuente, a que acerca d’ello a ella me refiero, asý el agua, y 4 de las fuentes, con uno que está alrededor d’ellas metydo que sirve esta en respuesta a la de Vuestra Señoría, que después he en tierra – para burlar los que a ella se asumen – que tiene 64 partes por tenydo, de 29 del pasado. Y digo haber lluego sobre ella entregado a donde salta el agua, de como Vuestra Señoría por el dicho debuxo la señora Frantz Velzerin el paquete de Vuestra Señoría, de como será como prudente entenderá. Van rollados todos juntos, primeramente los syn duda lo mesmo d’ella avisado. Y holgádome en estremo de la que- de las fuentes; después ay 2 pilares bien ricos, que son para fuentes de dada de Vuestra Señoría en estas partes, a que me sea a todas mercedes a 6 pies de como la quieren tomar, de llargo o trabiezo, y tras estas ay más a mano, Dios guíe a sua Magesta[d] qual sus vasallos y criados otros 11, todos de para fuentes, de a 5 piés poco más o menos. Y está desseamos. La costa de lo enviado es la siguiente: en cada debuxo dicho el prezio lo último en que me las haran. Las tres ingenios de fuentes t(alar)es 95 quales son de metal fondidas, y çierto lindas y por este maestre (que de seis canones que pesaron 61 libras t(alar)es 10, (sueld)os 10 tienen por único en ellas) bien acabadas. He querido enbiar tantas a que de la fuente que pesó 344 libras, Vuestra Señoría pueda elexir, y que aya de todos prezios: y el de las a 34 talares la libra monta en t(alar)es 133, (sueld)os 18 fuentes con pié y todo, que es de cobre, 30 talares al quintal, de los que a los manchebos de anbos maistres vyno t(alar)es 3 son de a 5 piés poco más o menos, y tiene cada una 3 quintales a poco las fondas y todas costas del empacar t(alar)es 3, (sueld)os 32 más o menos; y de las de a 6 piés, que terná [scil. terran] como ½ quin- tal más, a 34 talares el quintal, syn el yngenio que, sy en cazo Vuestra que fienen [scil. vienen] a ser por todo 235 t(alar)es, que hazen 156 Señoría la hubiere de querer, de donde salta el agua de baxo de tierra, (florinos) 2/383, que súplico a Vuestra Señoría sea servido mandallos [sic] que pienso serán otros 60 t(alar)es. A como ocho años que los conbraba pagar por my en Venez(ia) a Leonardo de Driel; y a que Vuestra Señoría [sic] del mismo maestre a 30 t(alar)es el quintal, pero ya no, por aber sea tanto mejor qual servido a sydo, mando aquí a Vuestra Señoría los después acá subidose el prezio en tanto del cobre, y entiendese de patrones que Vuestra Señoría señaló de su rubrica, que puedrá guardar hechura, cobre y el todo. D’ellas – contentando a Vuestra Señoría – hasta a tanto que Vuestra Señoría pueda ver el cotejo, y después con el hallaré hechas conforme que terná el contento y, en cazo que no puede aviso del contento tornármelas a mandar, por que asý he dado d’ello my Vuestra Señoría, prender[é] cuydado que a lo menos se mandarán hacer palabra a los ofiziales, tenyendo sienper [sic] quenta en mandarme como con la prevedad [sic] y abilidad posible. Y en quanto a este me tomaré a cryado de caza, cuyas manos con mad(ama)s la comadre y todas essas yo el cargo, conforme la merced que resçibo, de que me puedo emplear señoras besamos mas de mill vezes. Nuestro Señor la ilustríssima per- en el servizio de Vuestra Señoría, aunque sea pequeño, conforme a mi sona de Vuestra Señoría guarde, y estado acreziente de como los servi- volundad y desseo que tengo. Por tanto Vuestra Señoría no cure de dores de Vuestra Señoría dessean. De Agusta, a 8 de agosto de 1559. circonstanziar [sic], syno en todo mandarme libremente como a cryado Illustríssimo señor, de Vuestra Señoría cierto servidor que las manos a de caza, y ofreziéndose no callaría a Vuestra Señoría en hazerme mer- Vuestra Señoría besa cedes, por que tengo bien conozido la volundad a hazérmelas Vuestra Antonio Meyting Señoría tiene, de modo que aguardaré su valundad [sic] y a que Vuestra Señoría mande que los dichos debuxos me sean tornados a enbiar a buon [sic] recaudo, pues con este óbligo y de gran amisdad se me dieron XII […]. Estamos con desseo entender que de la cumunycación de las pazes Giovannantonio de’ Tassis promette l’invio a Bruxelles delle nuove aya salido el fruto que toda la Cristiandad a menester, y su santo servi- stampe tratte dal Giudizio Universale della Cappella Sistina e della zio sea el qual guarde la illustríssima persona de Vuestra Señoría, y en Roma antica di Pirro Ligorio, 14 settembre 1560. estado acresente de como por los servidores de Vuestra Señoría es des- BPM, II – 2274, cc. 163 r – 164 v. seado. De Agusta, a 21 de febrero de 1559. Illustríssimo señor, de Vuestra Señoría muy cierto servidor que las Illustrissimo et reverendissimo Signor mio osservandissimo, etc. manos a Vuestra Señoría besa […] | 163 v | Hebbi quella di Vostra Signoria illustrissima delli 18 d’a- Antonio Meyting gosto. Io procurerò di trovare il Giuditio di Michele Agnolo in forma grande et glielo manderò, benché ognuno dica ch’el piccolo è più bello. S’è tagliata una Roma antica, che è bella e sarà cosa degna di vista: non mancherò di mandarla a Vostra Signoria illustrissima come si potrà havere, che penso sarà questa altra settimana […] Et a Vostra Signoria illustrissima et reverendissima mi raccomando et le bacio le mani. Da Roma, li 14 di settembre 1560. 83 Nel convertire i Taler in Gulden, Antonio Meyting arrotonda a 235 la Afecionatissimo servitor somma effettiva di 244 Taler e 60 Kreuzer («sueldos»). Iovan Antonio de Tassis

72 Le antichità di Antoine Perrenot de Granvelle, il «Bacco» D’Aspra-Guisa ed un’ipotesi sul «Dioniso» di Versailles

XIII XIV Giovannantonio de’ Tassis invia le stampe dal Giudizio Universale e lo Il cardinale De Mula omaggia monsignor de Granvelle, appena elevato ringrazia per avergli spedito a Roma alcune carte di mano di Albrecht alla porpora (1561),84 facendogli dono di un Ercole, 9 giugno 1561. Dürer, 28 settembre 1560. BPM, II – 2259, cc. 263 r e 264 v. BPM, II – 2274, cc. 177 r – 178 v. Illustrissimo e reverendissimo signor mio osservandissimo. Illustrissimo et reverendissimo Signor mio osservandissimo, etc. Non voglio lasciar partir Monsignor suffraganeo senza ch’io facci e per Hebbi avant’hieri la lettera di Vostra Signoria illustrissima del primo lui, e per queste rig[(h)]e riverenza a Vostra Signoria illustrissima, e di questo, con le carte di Alberto Duro. Io bacio a Vostra Signoria due litere della quale non solo mi sono state gratissime, perché sono illustrissima le mani per la fatica et fastidio, che s’ha pigliato in questa d’un tanto mio gratiosissimo signore, ma mi hanno fatto insuperbire parte; che quando havessi pensato che fosse stato così, non si sarebbe in un certo modo, et per le lodi ch’ella mi dà, et perché so ch’ella non dato a Vostra Signoria illustrissima questo impaccio. Io procurerò che ha mai il core contrario alle parole: onde sì come assai credo ogni cosa, ella habbia di queste cose di qui il contracambio, et fra l’altre le man- così vorei ch’ella non restasse ingannata di me, che io di lei non m’in- derò presto Roma antica, la qual dicono che sarà una bellissima carta: ganno già, havendola stimata come Hercole tra gli huomini de’ nostri la quale con Giuditio di Michelagnolo in forma grande manderò a tempi, sopra il quale non fu alcuno o forte o prudente, né eguale; io mi Vostra Signoria illustrissima col primo ordinario. Da Roma, li 28 di contento di esser se non Achille o Hettore, almen Aiace, pur che vi settembre 1560. possa aggiungere; ma ecco, scrivendo di Hercole, ne ho uno che come Di Vostra Signoria illustrissima et reverendissima obligatissimo fatale capiterà in mano di Vostra Signoria illustrissima, la quale sì ser vitor come possiede il valore ch’egli hebbe et altro più, così io le prego da Iovan Antonio de Tassis nostro Signor Dio li anni di Nestore et ogni felicità, e sto con ardente desiderio di servirla. Il dì VIIII di giugno del LXI, Roma. Di Vostra Signoria illustrissima reverendissima humilissimo servitore il cardinal Amulio

84 A c. 264 v la lettera è intestata: «Allo illustrissimo et reverendissimo signor mio osservandissimo, monsignor il cardinal di Granvela, a Brusseles».

73 Walter Cupperi

ABBREVIAZIONI E BIBLIOGRAFIA

APM Archivo de Palacio, Madrid B%$7#) 5# J+,- 1860 Henry Barbet de Jouy, Les fontes du Pri- BNM Biblioteca Nacional, Madrid matice, Parigi 1860. BPM Biblioteca de Palacio Real, Madrid B#2#$ 1692 Lorenz Beger, Spicilegium antiquitatis sive variarum ex antiquitate elegantia- rum vel novis luminibus illustratarum A2+()! (B.) 1997 Barbara Agosti, recensione a «Leone vel recens etiam editarum fasciculi, Ber- Leoni tra Lombardia e Spagna. Atti del lino 1692. convegno internazionale, Menaggio, B12,!& 1985 Sylvie Béguin, «L’art du Primatice», in 25 – 26 settembre 1993, Milano 1995, a La galerie d’Ulysse à Fontainebleau, a cura di Maria Luisa Gatti Perer», Dia- cura di Sylvie Béguin, Jean Guillaume e loghi di storia dell’arte, 5 – 6 (1997), Alain Roy, Parigi 1985, pp. 81 – 88. pp. 294 – 97. B12,!& 1996 – –, «À propos du chef-d’œuvre de Bron- A2+()! (G.) 1998 Giovanni Agosti, «Scrittori che parlano di zino: la Déploration sur le Christ mort», artisti, tra Quattro e Cinquecento in Lom- in Granvelles et l’Italie 1996, pp. 129 – bardia», in Quattro pezzi lombardi (per 51. Maria Te resa Binaghi), a cura di Barbara B#00!&! 1991 Paolo Bellini, L’opera incisa di Adamo e Agosti et al., Brescia 1998, pp. 39 – 93. Diana Scultori, Vicenza 1991. A07#$)! 1550 Leandro Alberti, Descrittione di tutta B#&%9#&) / B#$)+"#, Júlia Benavent, María José Bertomeu, «Il Italia, Bologna 1550. 2011 cardinale Granvela: tra protezione, A05$+9%&5! 1556 Ulisse Aldro[v]andi, «Delle statue anti- me cenatismo e incarico pubblico nel che che per tutta Roma in diversi luoghi Cinquecento», in Mecenati, artisti e pub- e case si vedono», in Le antichità della blico nel Rinascimento (atti del conve- città di Roma … et insieme anco di tutte gno Pienza / Chianciano Terme 2009), a le statue antiche che per tutta Roma … si cura di Luisa Secchi Tarugi, Firenze veggono, a cura di Lucio Mauro, Vene- 2011, pp. 227–233. zia 1556, pp. 115 – 316. Bibliothèque de Granvelle La bibliothèque de Granvelle (cat. A&)+&- 1984 Daniel Antony, «Les précepteurs d’An- 1992 mostra Besançon), a cura di Hèlène toine Perrenot de Granvelle», Mémoires Richard, Besançon 1992. de la Société d’Emulation du Doubs, 26 B+7#$ / R,7!&()#!& 1986 Phyllis Pray Bober, Ruth Rubinstein, (1984), pp. 37 – 57. Renaissance Artists and Antique Sculp- A&)+&- 1986 – –, «La jeunesse d’Antoine Perrenot, ture, Londra e Oxford 1986. futur cardinal de Granvelle», Mémoires B+$#% 1991 Evelina Borea, «Michelangelo e le de la Société d’Emulation du Doubs, 28 stampe nel suo tempo», in Sistina ripro- (1986), pp. 79 – 121. dotta 1991, pp. 17 – 30. B%7#0+& 1901 Ernest Charles François Babelon, Traité B+,'3#$ 1997 Jacqueline Boucher, «Le cardinal de des monnaies grecques et romaines, Lorraine, premier ministre de fait ou vol. 1, Parigi 1901. d’ambition (1559 – 1574)», in Mécenat B%0+23 1966 Jolán Balogh, «Studi sulla collezione di et l’influence des Guises (atti del con- sculture del Museo di Belle Arti di Buda- vegno Joinville 1994), a cura di Yvonne pest, VI», Acta Historiae artium Acade- Bellenger, Parigi 1997, pp. 295 – 310. miae Scientiarum Hungaricae, 12 (1966), B$#('-B%,)!#$ / Geneviève Bresc-Bautier, Dominique pp. 211 – 46. C+$5#00!#$ 2004 Cordellier, «Les ‹antiquailles exquis- B%0(%"+ 1997 Isabelle Balsamo, «Le Cardinal de Lor- ses›», in Primatice, maître de Fontaine- raine et ses commandes artistiques pour bleau (cat. mostra Parigi), a cura di Reims», in Mécenat et l’influence 1997, Dominique Cordellier e Bernadette Py, pp. 443 – 67. Parigi 2004, pp. 140 – 44. B%&* 2000 a Claudia Banz, Höfisches Mäzenatentum B$+.& 1974 Clifford Malcolm Brown, «Andrea in Brüssel: Kardinal Antoine Perrenot de Mantegna and the Cornaro of », Granvelle (1517 – 1586) und die Erz- The Burlington Magazine, 116 (1974), herzöge Albrecht (1559 – 1621) und Isa- pp. 101 – 02. bella (1566 – 1633), Berlino 2000. B$+.& 1981 – –, «Collecting Casts», The Burlington B%&* 2000 b – –, «Zwischen Repräsentation und Magazine, 123 (1981), pp. 239 – 40. Hu manismus – Zu Funktion und An - B$+.& / L+$#&*+&! 1979 – –, Anna Maria Lorenzoni, «Martin spruch von Granvelles Mäzanatentum», van Heemskerck, the Villa Madama in Granvelle 2000, pp. 389 – 409. Jupiter and the Gonzaga Correspon- B%4() 1888 Germain Bapst, «Voyage de Primatice en dance Files», Gazette des Beaux-Arts, 94 Italie pour le compte de François Ier», (1979), pp. 49 – 60. Nouvelles archives de l’art français, 5 B,'3#0 1899 Arnold van Buchel, «Description de (1888), pp. 1 – 2. Paris … (1585 – 1586)», a cura di A. van

74 Le antichità di Antoine Perrenot de Granvelle, il «Bacco» D’Aspra-Guisa ed un’ipotesi sul «Dioniso» di Versailles

Langeraad e A. Vidier, Mémoires de la C,44#$! 2004 Walter Cupperi, «Arredi statuari italiani Société de l’Histoire de Paris et de l’Île- nelle regge dei Paesi Bassi asburgici meri- de-France, 26 (1899), pp. 59 – 195. dionali (1549 – 1556). II: Un nuovo ‹Lao- B,$&( 1988 Howard Burns, «Pirro Ligorio’s Recon- coonte› in gesso, i calchi dall’antico di struction of Ancient Rome: the Antiquae Maria d’Ungheria e quelli della ‹Casa Vrbis Imago of 1561», in Pirro Ligorio degli Omenoni› a Milano», Prospettiva, Artist and Antiquarian, a cura di Robert 115 – 116 (2004), pp. 159 – 76. W. Gaston, Cinisello Balsamo 1988, C,44#$! 2008 a – –, «Autorisierte Herrscherbildnisse des pp. 19 – 92. Leone Leoni: Die Bronzebüsten Karls V. C%&5!5% 1967 Bianca Candida, I calchi rinascimentali in Madrid, Wien und Windsor Castle», in della collezione Mantova Benavides nel Drei Fürstenbildnisse: Meisterwerke der Museo del Liviano a Padova, Padova Repraesentatio Maiestatis der Renais sance 1967. (cat. mostra Dresda), a cura di Martina C%4+,!00#* 1985 Marcel Capouillez, «Histoire et descrip- Minning, Dresda 2008, pp. 27 – 38. tion des châteaux de Boussu, Binche et C,44#$! 2008 b – –, Le medaglie nella Milano asburgica Mariemont», in Jacques Du Brœucq, (1535 – 1571): artisti, committenti e for- sculpteur et architecte de la Renaissance, tuna europea, tesi di Perfezionamento in a cura di Michel de Reymaeker, Mons e Discipline storico-artistiche, Scuola Nor - Bruxelles 1985, pp. 177 – 90. male Superiore, Pisa 2008. Cardinaux de la Les cardinaux de la Renaissance et la C,44#$! 2008 c – –, «Sculptures et jardins dans le palais Renaissance 2009 modernité artistique, a cura di Frédéri- ‹à l’antique› de Binche: un programme que Lemerle, Yves Pauwels, Gennaro iconographique précis?», in Marie de Toscano, Lille 2009. Hongrie 2008, pp. 174 – 88. Carmina 1722 Carmina illustrium poetarum Italorum, C,44#$! 2010 – –, «‹Giving away the moulds will cause a cura di Giovanni Gaetano Bottari, no damage to his Majesty’s casts› – New vol. 9, Firenze 1722. Documents on the Vienna Jüngling and C%()%& 1866 Auguste Castan, «Monographie du Pa - the Sixteenth-Century Dissemination of lais Granvelle a Besançon», Mémoires de Casts after the Antique in the Holy la Société d’émulation du Doubs, IV, 2 Roman Empire», in Plaster Casts: (1866), pp. 73 – 165. Making, Collecting and Displaying from Catalogue sommaire 1922 Catalogue sommaire des marbres anti- the Classical Antiquity to the Present ques, a cura di Étienne Michon, Parigi (atti del convegno Oxford 2007), a cura 1922. di Eckart Marquand e Rune Frederiksen, C3%$7+&&#%,8 1963 Jean Charbonneaux, La sculpture grecque Berlino 2010, pp. 81 – 98. et romaine au Musée du Louvre, Parigi D%0- D%9!( 1989 Margaret Daly Davis, «Zum Codex 1963. Coburgensis: Frühe Archäologie und C3#'% 1992 Fernando Checa, Felipe II mecenas de Humanismus im Kreis des Marcello Cer- las artes, Madrid 1992. vini», in Antikenzeichnung und Antiken- C3!+5!&! 1996 Fabio Chiodini, «Momenti e aspetti del studium in Renaissance und Frühbarock collezionismo bolognese», in Pietro La mo, (atti del simposio Coburgo 1986), a cura Graticola di Bologna (1560), a cura di di Richard Harprath e Henning Wrede, Marinella Pigozzi, Bologna 1996, Magonza 1989, pp. 185 – 99. pp. 125 – 46. D’après l’antique 2000 D’après l’antique (cat. mostra Parigi), a C0%$/ / P#5$#))! 1969 Kenneth Clark, The Drawings of Leo- cura di Jean-Pierre Cuzin, Jean-Réné nardo da Vinci in the Collection of Her Gaborit, Alain Pasquier, Parigi 2000. Majesty the Queen at Windstor Castle, D# J+&2# 1995 Krista De Jonge, «‹Fiamminghi a Roma›. 2. ed. rivista con l’assistenza di Carlo Influences romaines sur l’architecture Pedretti, Londra 1968 – 1969, II, 1969. Renaissance des anciens Pays-Bas: l’état C+00!2&+& 1910 Albert Collignon, «Le mécénat du cardi- de la question», in Fiamminghi a Roma, nal Jean de Lorraine (1498 – 1550)», 1508 – 1608 (cat. mostra Bruxelles, Annales de l’Est, 21.2 (1910), pp. 12 – Roma), a cura di Nicole Dacos e Bert W. 175. Meijer, Milano 1995, pp. 201 – 14. C+8-R#%$!'/ 1996 Janet Cox-Rearick, The Collection of D# J+&2# 1998 – –, «Les jardins de Jacques Du Brœucq Francis I: Royal Treasures, Anversa e et de Jacques Hollebecque à Binche, New York 1996. Mariemont et Boussu», in Felipe II, el C$%.6+$5 1998 Michael H. Crawford, «Antoine Moril- rey íntimo. Jardín y naturaleza en el siglo lon, Antiquarian and Medalist», Journal XVI (atti del convegno Aranjuez 1998), of the Warburg and Courtauld Institu- a cura di Carmen Añón Feliú, Madrid tes, 61 (1998), pp. 93 – 110. 1998, pp. 191 – 220. C,!(!%) 1998 Daniel Cuisiat, Lettres du cardinal Char- les de Lorraine (1524 – 1574), Ginevra 1998.

75 Walter Cupperi

D# J+&2# 1999 – –, «L’environnement des châteaux dans D,'+,$#) 1996 Bernard Ducouret, La façade principale les Pays-Bas méridionaux au XVIe siècle du Palais Granvelle de Besançon: une et au début du XVIIe siècle», in Archi- influence italienne par entremise, in tecture, jardin, paysage: l’environnement Granvelles et l’Italie 1996, pp. 117 – 128. du château et de la villa aux XVe et D,$"# 1949 Maurice van Durme, «Antoon Perrenot XVIe siècles (atti del convegno Tours van Granvelle en Leone Leoni», Revue 1992), a cura di Jean Guillaume, Parigi belge de philologie et d’histoire de l’art, 1999, pp. 185 – 206. 27 (1949), pp. 653 – 78. D# J+&2# 2000 – –, Le Palais Granvelle à Bruxelles: pre- D,$"# 1950 – –, «Le cardinal de Granvelle et Fulvio mier exemple de Renaissance romaine Orsini», Bibliothèque d’Humanisme et dans les anciens Pays-Bas?, in Granvelle Renaissance: travaux et documents, 12 2000, pp. 341 – 87. (1950), pp. 324 – 31. D# J+&2# 2001 – –, «Les jardins du cardinal Granvelle à D,$"# 1955 – –, Supplément à la correspondance de Bruxelles et Sant-Josse-ten-Noode: notes Christophe Plantin, Anversa 1955. en marge de sa correspondance», Bulle- D,$"# 1956 – –, «Plantin, Granvelle et quelques tin de Dexia Banque, 55.4 (2001), documents inédits ou non publiés dans pp. 69 – 77. la Correspondance», De Gulden Passer, D# J+&2# 2005 – –, «Mariemont, ‹château de chasse› de 24 (1956), pp. 88 – 103. Marie de Hongrie», Revue de l’art, 148 D,$"# 1957 – –, El cardenal Granvela, Barcellona (2005), pp. 45 – 57. 1957. D# J+&2# 2008 – –, «Marie de Hongrie, maître d’ou- D,$"# 2000 – –, «Les Granvelles au service des vrage (1531 – 1555), et la Renaissance Habsbourgs», in Granvelle 2000, pp. 11 – dans les anciens Pays-Bas», in Marie de 81. Hongrie 2008, pp. 124 – 39. D,9#$2#$ 1972 Josef Duverger, «Marie de Hongrie, D# J+&2# / C%4+,!00#* – –, Marcel Capouillez, Le château de gouvernante des Pays-Bas, et la Re nais - 1998 Boussu, Namur 1998. sance», in Évolution générale et dévelop- D# M%$!% 1988 Sandro De Maria, «Artisti ‹antiquari› e pements régionaux en histoire de l’art, a collezionisti di antichità a Bologna fra cura di György Rózsa, Budapest 1972, I, XV e XVI secolo», in Bologna e l’Uma- pp. 715 – 26. nesimo (cat. mostra Bologna), a cura di E()#00% M%$'+( 2000 Margarita Estella Marcos, «El mece- Marzia Faietti e Konrad Oberhuber, nazgo de la reina María de Hungría en el Bologna 1988, pp. 17 – 42. campo de la escultura», in Carlo V y las D# M%$!&!( 1960 Tammaro De Marinis, La legatura arti- artes: promoción artística y familia stica in Italia nei secoli XV – XVI, Firenze imperial, a cura di María José Redondo 1960. Cantera e Miguel Ángel Zalama, Valla- D# N+03%' 1984 Pierre De Nolhac, «Lettere inedite del dolid 2000, pp. 283 – 321. cardinal de Granvelle a Fulvio Orsini e al E()#00% M%$'+( 2001 Margarita Estella Marcos, «Las cuentas cardinal Sirleto», Studi e documenti di del tesorero Roger Patié y otros docu- storia e diritto, 5 (1884), pp. 247 – 76. mentos: esculturas y antigüedades de D#&,'1 / R++(#( Jan Denucé, Max Rooses, La correspon- María de Hungría y los jardines de 1883 – 1918 dance de Christophe Plantin, Anversa, Aranjuez», Archivo Español de Arte, Gand 1883 – 1918. 295 (2001), pp. 239 – 256. D!5!#$ 2000 Robert Didier, Jacques Dubreucq, sculp- F%9%$#))+ 1972 Irene Favaretto, «Andrea Mantova teur et maître-artiste de l’Empereur, Benavides: inventario delle antichità di 1500 / 10 – 1584, Bruxelles 2000. casa Mantova Benavides, 1695», Bollet- D!"!#$ 1900 Louis Dimier, Le Primatice, peintre, tino del Museo Civico di Padova, 61 sculpteur et architecte du Roi de France, (1972), pp. 5 – 134. Parigi 1900. F%9%$#))+ 1993 – –, «La fortuna del ritratto antico nelle D!&%$5 2009 Simon-Pierre Dinard, «La collection du collezioni venete di antichità: originali, Cardinal de Granvelle (1517 – 1586): copie e ‹invenzioni›», Bollettino d’arte, l’inventaire du Palais Granvelle du VI, 79 (1993), pp. 65 – 71. 1607», in Cardinaux de la Renaissance F%9%$#))+ 2000 – –, «L’immagine raddoppiata: calchi, 2009, pp. 157 – 67. copie e invenzioni ‹all’antica› nella colle- D!('+,$( 1996 Magali Discours, «La bibliothèque d’un zioni venete d’antichità», in Moulages de cardinal de la Renaissance», in Gran- sculptures antiques 2000, pp. 13 – 21. velles et l’Italie 1996, pp. 46 – 70. F%9!#$ 1970 Suzanne Favier, «À propos de la restau- Documentos 1905 Documentos, Revista de Archivos, ration par Barthélemy Prieur de la ‹Diane bibliotecas y museos, III, 9.7 (1905), à la biche›», Revue du Louvre, 20 pp. 138 – 41, 273 – 80. (1970), pp. 71 – 77. F10!7!#& 1679 André Félibien, Statues et bustes des maisons royales, Parigi 1679.

76 Le antichità di Antoine Perrenot de Granvelle, il «Bacco» D’Aspra-Guisa ed un’ipotesi sul «Dioniso» di Versailles

Felipe II 1998 Felipe II, un monarca y su época: un Granvelles et l’Italie 1996 Les Granvelles et l’Italie au XVI siècle: príncipe del Renacimiento (cat. mostra le mécenat d’une famille, a cura di Madrid), a cura di Fernando Checa, Jacque line Brunet, Gennaro Toscano, Madrid 1998. Besançon 1996. F!))('3#& 1985 Klaus Fittschen, «Sul ruolo del ritratto G,0%'3-A223%*- 1977 Maria Gulach-Agghazy, «De la statuette antico nell’arte italiana», in Memoria equestre de Léonard du Musée des dell’antico nell’arte italiana, a cura di Beaux-Arts de Budapest», in España Salvatore Settis, vol. 2, I generi e i temi entre el Mediterraneo y el Atlántico ritrovati, Torino 1985, pp. 395 – 407. (congresso Granada 1973), a cura di F$%&*+&! 1984 Claudio Franzoni, «‹Rimembranze d’in- Gabriel Alomar, Julián Alvarez Villar, finite cose›: le collezioni rinascimentali Isidro Gonzalo Bango Torviso et al., di antichità», in Memoria dell’antico Granada 1977, pp. 316 – 32. nell’arte italiana, a cura di Salvatore Set- G,00!&+ 1986 Giuseppe Gullino, «Da Mula, Marcan- tis, vol. 1, L’uso dei classici, Torino tonio», in Dizionario Biografico degli 1984, pp. 304 – 60. Italiani, XXXII, Roma 1986, pp. 383 – F$%&*+&! 1990 – –, «Le raccolte del ‹Theatro› di Om- 87. brone e il viaggio in Oriente del pittore: H%$)) 1958 Frederick Hartt, Giulio Romano, New le ‹Epistole› di Giovanni Filoteo Achil- Haven 1958. lini», Rivista di letteratura italiana, 8 H%(/#00 / P#&&- 1984 Francis Haskell / Nicholas Penny, L’an- (1990), pp. 287 – 335. tico nella storia del gusto: la seduzione F$%&*+&! 1992 – –, «Rodolfo Pio e una discussione anti- della scultura classica, 1500 – 1900 (Taste quaria», Prospettiva, 65 (1992), pp. 66 – and the Antique: the Lure of Classical 69. Sculpture, New Haven – Londra 1981), F$A3&#$ 1878 Willhelm Fröhner, Notice de la sculpture Torino 1984. antique du Musée National du Louvre, H#5!'/# 1904 Robert Hedicke, Jacques Dubroeucq Parigi 1878. von Mons: ein niederländischer Meister From Vulcan’s Forge 2005 From Vulcan’s Forge: Bronzes from the aus der Frühzeit des italienischen Ein- Rijksmuseum, Amsterdam 1450 – 1800 flusses, Strasburgo 1904. (cat. mostra Londra, Vienna), a cura di H#07!2 1963 Wolfgang Helbig, Führer durch die Frits Scholten e Monique Verber, Lon- öffentlichen Sammlungen klassischer dra 2005. Altertümer in Rom, a cura di Bernard G%00+ 1992 Daniela Gallo, «Ulisse Aldrovandi. Le Andreae et al., vol. 1, Tubinga 1963. statue di Roma e i marmi romani», H#0"(),)0#$ D! D!+ Kelley T. Helmstutler Di Dio, «The Mélanges de l’Ecole Française de Rome. 2006 Chief and Perhaps Only Antiquarian in Italie et Méditerranée, 104 (1992), Spain: Pompeo Leoni and his Collection pp. 479 – 90. in Madrid», Journal of the History of G%$5&#$ 1998 Elizabeth E. Gardner, A Bibliographical Collections, 18.2 (2006), pp. 137 – 67. Repertory of Italian Private Collections, H++2 1993 Simone Hoog, Musées National de Ver- vol. 1, Vicenza 1998. sailles: les sculptures, in collaborazione G%(4%$$! 2004 Carlo Gasparri, «Le Antichità di con Roland Bossard, vol. I, Le Musée, Rodolfo Pio nel palazzo in Campo Mar- Parigi 1993. zio», in Alberto III e Rodolfo Pio da Inventari 2002 Gli inventari dell’eredità del cardinale Carpi collezionisti e mecenati (atti del Rodolfo Pio da Carpi, a cura di Claudio seminario internazionale di studi Carpi Franzoni et al., Pisa 2002. 2002), a cura di Manuela Rossi, Udine J#()%* 1963 Bertrand Jestaz, «L’exportation des 2004, pp. 49 – 60. marbres de Rome de 1535 à 1571», G%,)3!#$ 1900 Jules Gauthier, «Le cardinal de Gran- Mélanges d’archéologie et d’histoire, 65 velle et les artistes de son temps», (1963), pp. 415 – 66. Mémoires de la société d’émulation du J#()%* 1993 – –, «Copies d’antiques au palais Far- Doubs, VII, 5 (1900), pp. 305 – 51. nèse. Les fontes de Guglielmo della GA0&!)* 1631 Abraham Gölnitz, Ulysses Belgico-galli- Porta», Mélanges de l’École Française de cus, Leida 1631. Rome, Italie et Mediterranée, 105 G+#)23#7,#$ 1827 P[ierre]-J[acques] Goetghebuer, Choix (1993), pp. 7 – 48. des monumens, édifices et maisons les J#()%* 2000 – –, «Les moulages d’antiques fondus en plus remarquables du Royaume des bronze au XVI siècle», in Moulages de Pays-Bas, Gand 1827. sculptures antiques 2000, pp. 23 – 28. Granvelle 2000 Les Granvelle et les anciens Pays-Bas, a J#()%* 2003 – –, «Benvenuto Cellini et la Cour de cura di Krista de Jonge, Gustaaf Jans- France (1540 – 1545)», Bibliothèque de sens, Lovanio 2000. l’Ecole des Chartes, 161 (2003), pp. 71 – 132.

77 Walter Cupperi

K%('3&!)* 9+& Guido Kaschnitz von Weinberg, Sculture Marie de Hongrie 2008 Marie de Hongrie: politique et culture W#!&7#$2 1937 del magazzino del Museo Vaticano, sous la Renaissance aux Pays-Bas (atti Città del Vaticano 1937. del convegno Morlanwelz 2005), a cura Kunstkammerinventar «Das Kunstkammerinventar Kaiser Ru- di Bertrand Federinov e Gilles Docquier, 1976 dolfs II., 1607 – 1611», a cura di Rotraud Morlanwelz 2008. Bauer, Herbert Haupt, Jahrbuch der M%((%$! 1980 Stefania Massari, Incisori mantovani del Kunsthistorischen Sammlungen in Wien, ’500 (cat. mostra), Roma 1980. 72 = n. s., 36 (1976), pp. 11 – 191. Mécenat et l’influence 1997 Le Mécenat et l’influence des Guises (atti L%7+$5# 1877 Léon Marquis de Laborde, Les comptes del convegno Joinville 1994), a cura di des bâtiments du Roi (1528 – 1571), Yvonne Bellenger, Parigi 1997. vol. 1, Parigi 1877. M#!=#$ 1997 Bert W. Meijer, «‹Fiamminghi a Roma›: L%5#&5+$6 1953 Heinz Ladendorf, Antikenstudium und On the Years after 1550», in Fiammin- Antikenkopie: Vorarbeit zu einer Dar- ghi a Roma 1508 – 1608 (atti del conve- stellung ihrer Bedeutung in der mittel- gno Bruxelles 1995) = Bollettino d’Arte, alterlichen und neueren Zeit, Berlino 100, Supplemento (1997), pp. 117 – 32. 1953. M+0)#5+ 1991 Alida Moltedo, «Gli affreschi sistini di L%&'!%&! 1989 – 2002 Rodolfo Lanciani, Storia degli scavi di Michelangelo nelle stampe antiche», in Roma e notizie intorno le collezioni Sistina riprodotta 1991, pp. 31 – 42. romane di antichità, Roma 1989 – 2002 Moulages de sculptures Les moulages de sculptures antiques et (prima ed. 1906 – 12). antiques 2000 l’histoire de l’archéologie (atti del collo- L%('3/# 1993 Birgit Laschke, Fra Giovan Angelo da quio Parigi 1997), a cura di Henri Lava- Montorsoli, Berlino 1993. gne, François Queyrel, Ginevra 2000. L#2&%&! 2013 Marco Legnani, Antonio Perrenot de O''3!4!&)! 2001 Carmelo Occhipinti, «Primaticcio e l’an- Granvelle: politica e diplomazia al servi- tico. Sugli epigrammi di Fausto Sabeo da zio dell’Impero spagnolo (1517 – 1586), Brescia», Franco-Italica, 19 – 20 (2001), Milano 2013 pp. 31 – 63. L#=+,$ 1971 E. Lejour, «Trois lettres inédites du car- Papiers d’État 1842 Papiers d’État du cardinal de Granvelle, a dinal de Granvelle», Archives et Biblio- cura di Charles Weiss, vol. 3, Parigi 1842. thèques de Belgique, 42 (1971), pp. 183 – P%('3!&! 1926 – 27 Pio Paschini, «Le collezioni archeologi- 88. che dei prelati Grimani del Cinque- Lettere 2004 Lettere scritte a Pietro Aretino, a cura di cento», Rendiconti della Pontificia Paolo Procaccioli, vol. 2, Roma 2004. Accademia Romana di archeologia, III, Lettere di artisti italiani Lettere di artisti italiani ad Antonio 5 (1926 – 27), pp. 149 – 90. 1977 Perrenot di Granvelle, a cura di Cesare P%()+$ 1927 Ludwig von Pastor, Storia dei Papi dalla Greppi, Madrid 1977. fine del Medioevo, a cura di Angelo L#9! 1931 Alda Levi, Sculture greche e romane del Mercati, Roma 1925 – 1963 (1890 – Palazzo Ducale di Mantova, Roma 1908), vol. 6, 1927. 1931. P%* - M#0!% 1899 a Antonio Paz y Melia, Cartas de don Diego L!#5)/# 1989 Walter Liedtke, The Royal Horse and Hurtado de Mendoza al Cardenal de Rider, New York 1989. Granvela, Revista de archivos, bibliotecas L+"%**+ 1974 Gian Paolo Lomazzo, «Trattato dell’arte y museos, III, 3 (1899), pp. 612 – 22. della pittura, scoltura et architettura» P%* - M#0!% 1899 b – –, «Carta de Juan Antonio de Tassis al [Milano 1584], in Idem, Scritti sulle arti, Cardenal Granvela», Revista de archi- a cura di Paolo Roberto Ciardi, vol. 2, vos, bibliotecas y museos, III, 3 (1899), Firenze 1974, pp. 9 – 589. p. 434. M%&'!&! 1998 Matteo Mancini, Tiziano e le corti d’As- P1$#* 5# T,5#0% 2000 Almudena Pérez de Tudela, «Algunas burgo, Venezia 1998. notas sobre el gusto de Felipe II por la M%&5#$ 2000 Carel van Mander, Le vite degli illustri escultura en su juventud a la luz de nue- pittori fiamminghi, olandesi e tedeschi vas cartas entre el obispo de Arrás y (Het Schilder-Boeck …, Harlem 1604), a Leone Leoni», Archivo Español de Arte, cura di Ricardo de Mambro Santos, 73 (2000) pp. 249 – 266. Sant’Oreste 2000. P1$#* 5# T,5#0% 2004 – –, «Un retrato del Cardenal Granvela en M%&5+.(/- / M!)'3#00 Erna Mandowsky, Charles Mitchell, la Colección del Patrimonio Nacional», 1963 Pirro Ligorio’s Roman Antiquities, Lon- Reales sitios, 160 (2004), pp. 34 – 45. dra 1963. P#$!&! 1981 Giovanna Perini, «La storiografia arti- M%&(,#00! 1958 Guido Achille Mansuelli, Galleria degli stica a Bologna e il collezionismo pri- Uffizi: le sculture, vol. 1, Roma 1958. vato», Annali della Scuola Normale M%$%&! 2003 Pietro C. Marani, «Per Leonardo scul- Superiore di Pisa, Classe di Lettere e tore: nuove ipotesi sul bronzo di Buda- Filosofia, III, 11 (1981), pp. 181 – 243. pest, il Monumento Trivulzio e il Rustici», Arte lombarda, 139 (2003), pp. 154 – 62.

78 Le antichità di Antoine Perrenot de Granvelle, il «Bacco» D’Aspra-Guisa ed un’ipotesi sul «Dioniso» di Versailles

P!23!,( 1568 Stephanus Pighius Campensis, Themis S'30+((#$ 1974 – –, Raccolte d’arte e di meraviglie del dea seu de lege divina … ad Antonium tardo Rinascimento (Die Kunst- und Perrenotum Cardinalem Granvellanum, Wunderkammern der Spätrenaissance, item Mythologia eiusdem in quatuor Lipsia 1908), Firenze 1974. anni partes, Anversa 1568. S'3.%$*#&7#$2 1970 Erkinger Schwarzenberg, recensione a P!B,%$5 1947 – 48 Maurice Piquard, «Le cardinal de Gran- «Bianca Candida, I calchi rinascimentali velle, les artistes et les écrivains», Revue della collezione Mantova Benavides nel belge d’archéologie et d’histoire de l’art, Museo del Liviano a Padova, Padova 17 (1947– 48), pp. 133 – 147. 1967», Gnomon, 42 (1970), pp. 610 – 14. P!B,%$5 1964 – –, «Les manuscrits de la famille de S1&1'3%0 2007 Philippe Sénéchal, Giovanfrancesco Granvelle à la Bibliothèque de Besan- Rustici (1475 – 1554), Parigi 2007. çon», in Studi di bibliografia e di storia Sistina riprodotta 1991 La Sistina riprodotta, gli affreschi di in onore di Tammaro De Marinis, a cura Michelangelo dalle stampe del Cinque- di Giovanni Mardersteig, vol. 1, Verona cento alle campagne fotografiche Ander- 1964, pp. 1 – 18. son (cat. mostra Roma), a cura di Alida P0%&!('!2 1924 Leo Planiscig, Die Bronzeplastiken: Sta- Moltedo, Roma 1991. tuetten, Reliefs, Geräte und Plaketten. S"+05#$#& 1996 Luc Smolderen, Jacques Jonghelinck Katalog, Vienna 1924. sculpteur, médailleur et graveur de sce- P0+& 1887 Eugène Plon, Leone Leoni, sculpteur de aux, 1530 – 1606, Nuova Lovanio 1996. Charles V, et Pompeo Leoni, sculpteur S"+05#$#& 2000 – – «Les médailles de Granvelle», in de Philippe II, Parigi 1887. Granvelle 2000, pp. 293 – 320. P+,00#) / P!+) 1877 – 96 Edmond Poullet, Charles Piot, Corre- S$!''3!% S%&)+$+ 1970 Fiorella Sricchia Santoro, «Arte italiana spondance du cardinal de Granvelle, e arte straniera», in Storia dell’arte ita- Bruxelles 1877 – 96. liana, parte I, a cura di Giovanni Previ- P$#((+,-$# 1969 Sylvie Pressouyre, «Les fontes de Prima- tali, vol. 3, L’esperienza dell’antico, del- tice à Fontainebleau», Bulletin monu- l’Europa, della religiosità, Torino 1970, mental, 127 (1969), pp. 223 – 239. pp. 71 – 171. Primaticcio e le arti 2011 Primaticcio e le arti alla corte di Francia S-"#+&! 1568 Gabriel Symeoni, Illustratione de gli epi- (incontro di studio Pisa 2008), a cura di taffi et medaglie antiche, Lione 1568. Carmelo Occhipinti, Roma 2011. T+"%(! V#00! 1990 Silvia Tomasi Velli, «Gli antiquari in- Q,%$)#$"%!&# 1980 Luisa Quartermaine, «Introduzione», in torno al circo romano: riscoperta di una Nicolò Secco, Gl’inganni, Exeter 1980 tipologia monumentale antica», Annali (1547), pp. IX – XXII. della Scuola Normale Superiore di Pisa, Renaissance Master Renaissance Master Bronzes from the Classe di Lettere e Filosofia, III, 20 (1990), Bronzes 1986 Collection of the Kunsthistorisches Mu - pp. 61 – 168. seum Vienna, a cura di Manfred Leithe- T+,$&#,$ 1927 Victor Tourneur, «Le médailleur Jacques Jasper, Londra 1986. Jongheling et le cardinal Granvelle», R+&(%$5 1968 Pierre de Ronsard, Les œuvres, a cura di Revue belge de numismatique et de sigil- Isidore Silver, Parigi, Chicago e Londra lographie, 79 (1927), pp. 79 – 93. 1968. Trésors d’orfèvrerie 1989 Trésors d’orfèvrerie gallo-romains (cat. R+- 1917 Maurice Roy, «Le Primatice à Meu- mostra Parigi, Lione), a cura di François don», Bulletin de la Société de l’histoire Baratte, Kenneth Painter, Parigi 1989. de Paris et de l’Île-de-France, 44 (1917), V%''% 1704 Flaminio Vacca, «Memorie di varie anti- pp. 43 – 53. chità trovate in diversi luoghi della città S%"%$%& 1921 Charles Samaran, «Le Primatice et les di Roma scritte da Flaminio Vacca Guises d’après des documents inédits», nell’anno 1594», in Roma antica, a cura Études italiennes, 3 (1921), pp. 129 – 36, di Famiano Nardini, 2. ed., Roma 1704. 187 – 200. V%(%$! (1550/1568) Giorgio Vasari, Le vite de’ più eccellenti S'3%-#( 1843 August-G.-B. Schayes, «Voyages de Jean- 1966 – 87 pittori, scultori e architettori nelle reda- Ernest, Duc de Saxe, en France, en zioni del 1550 e del 1568, a cura di Angleterre et en Belgique en 1613, décrit Rosanna Bettarini e Paola Barocchi, par Neumeyer», Trésor National: recueil Firenze 1966 – 87. historique, littéraire, scientifique, artisti- W%$5$+44#$ 1981 Ian Wardropper, «Le voyage italien de que, II, 2 (1843), pp. 224 – 30. Primatice en 1550», Bulletin de la S'30+((#$ 1903 Julius von Schlosser, «Über einige Anti- Société de l’histoire de l’art français, ken Ghibertis», Jahrbuch der Kunst- 1981, pp. 27 – 31. historischen Sammlungen des aller- W%$5$+44#$ 1991 – –, «Le mécénat des Guise: art, religion höchsten Kaiserhauses, 24 (1903), et politique au milieu du XVIme siècle», pp. 125 – 59. Revue de l’art, 94 (1991), pp. 27 – 44.

79 Walter Cupperi

W#00#&( 1956 – 61 Robert Wellens, «Le domaine de Marie- Z%&/#$ / F!))('3#& 1985 Paul Zanker, Klaus Fittschen, Katalog mont au XVIe siècle (1546 – 1598)», der römischen Porträts in den Capitoli- Annales de la Société Royale d’archéolo- nischen Museen, vol. 2, Magonza 1985. gie de Bruxelles. Mémoires, rapports et Z!/+( 2006 Dimitrios Zikos, «Le belle forme della documents, 50 (1956 – 1961), pp. 241 – Maniera: la prassi e l’ideale nella scul- 247. tura di Giambologna», in Giambologna: W++5%00 2000 Joanna Woodall, Patronage and Portra- gli dei, gli eroi. Genesi e fortuna di uno yal: Antoine Perrenot de Granvelle’s stile europeo nella scultura (cat. mostra Relationship with Antonis Mor, in Firenze), a cura di Beatrice Paolozzi Granvelle 2000, pp. 245 – 77. Strozzi e Dimitrios Zikos, Firenze 2006, W++5%00 2009 – –, Anthonis Mor: Art and Authority, pp. 20 – 43. Zwolle 2009. Z!"#$"%& 1888 Heinrich Zimerman, «Urkunden, Akten W$#5# 1993 Henning Wrede, «Die Themis Dea des und Regesten aus dem Archiv des kaiser- S. V. Pighius», in Antonio Agustín lichen Ministeriums des Innern», Jahr- between Renaissance and Counter- buch der Kunsthistorischen Sammlun- Reform, a cura di Michael Hewson gen des Allerhöchsten Kaiserhauses, 7.2 Crawford, Londra 1993, pp. 189 – 201. (1888), pp. XV – LXXXIV.

80