Borc San Roc

[18] novembre 2006

Centro per la conservazione e per la valorizzazione delle tradizioni popolari di Borgo San Rocco - Gorizia BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:19 Pagina 1

Autorizzazione del Tribunale di Gorizia Reg. n. 292 del 25 ottobre 1999

Editore Centro per la conservazione e per la valorizzazione delle tradizioni popolari di Borgo San Rocco - Gorizia via Veniero, 1 34170 Gorizia

Direttore responsabile Centro per la conservazione Dalia Vodice e per la valorizzazione delle tradizioni popolari Comitato di redazione Olivia Averso Pellis di Borgo San Rocco - Gorizia Giuseppe Marchi Edda Polesi Cossàr Sergio Tavano Dalia Vodice Presidente

Progetto grafico Edda Polesi Cossàr Ettore Concetti Vicepresidente Martino Mazzoni Stampa

Grafica Goriziana Consiglieri Gorizia 2006 Bruno Campi Emilio Carelli Il volume è stato realizzato con il contributo del Enzo Coccolo Credito Cooperativo Ruggero Dipiazza Cassa Rurale ed Artigiana Mattia Fajdiga di Lucinico Farra e Capriva. Giuseppe Marchi Josè Nadaia Franchi La direzione si riserva di decidere Mauro Pisaroni sull’opportunità e sul tempo di Pietro Sossou pubblicazione degli articoli. Chi riproduce anche parzialmente Fabiola Vitturelli Campi i testi è tenuto a citarne la fonte. Dario Zoff

Ringraziamenti Franco Dugo, Antonella Gallarotti, Carlo Sclauzero, Franco Spanò BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:19 Pagina 2

Borc San Roc

IN COPERTINA

Nico Di Stasio La Sagrada Familia. IL PADRE

La Sagrada Familia. IL PADRE 2006 acrilico su tela cm100x100

Nico Di Stasio è nato nel 1954 a Gorizia, dove vive e lavora. Ha frequentato l'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Partecipa a numerose esposizioni d'arte. BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:19 Pagina 3

Borc San Roc [novembre 2006_18]

SOMMARIO

PRIMO PIANO Sergio Tavano Leopoldo Perco. L’arte al servizio della devozione pag. 5 Laura Madriz Macuzzi - Vanni Feresin Una storia lunga sessant’anni pag. 9 Celso Macor “Quando costruire una piccola sala era impresa enorme...” pag. 19 Dalia Vodice Incontrarsi a San Rocco pag. 20

RICERCHE STORICHE Paolo Sluga Due ferrovie, un centenario pag. 23 Sergio Tavano Un goriziano cristiano ed europeo: Vittorio Peri pag. 35 Diego Kuzmin La strada dei Lantieri pag. 45 Luana de Francisco Ritratto di Cassandra, paladina di Gorizia redenta pag. 53 Vanni Feresin L’Arcidiocesi di Gorizia tra Ottocento e Novecento pag. 61 Giada Piani Tradizione e innovazione, il mondo sacro di Orlando Dipiazza pag. 73

RACCONTI E POESIE Anna Bombig Storiutis di paîs pag. 82 Paolo Viola Contis furlanis pag. 87

IL TEMPO DEL BORGO Dalia Vodice “Ogni uomo appartiene alla sua storia” pag. 91 BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:19 Pagina 4

La volta del presbiterio della chiesa di San Rocco dipinta da Leopoldo Perco (1925). BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:19 Pagina 5

Borc San Roc | 5

PRIMO PIANO

Sergio Tavano Leopoldo Perco. L’arte al servizio della devozione

Nel soffitto del presbiterio della chiesa di San Rocco un dipinto si propone per i valori storico-formali ma soprattutto per le esigenze di una comunità che vive anche nelle tradizioni culturali

Nella festa di San Rocco di quest’anno è sta- nel Palazzo Attems tra il 17 dicembre 1972 ta benedetta la ridipintura della chiesa par- e il 28 febbraio 1973. Il catalogo relativo, rocchiale: questa aveva perduto la decora- edito nel 1972, recava molte firme autore- zione originaria, eliminata sia perché giudi- voli (tra cui Antonio Morassi e Sergio Mo- cata ridondante e retorica ma anche anacro- lesi) con giudizi storico-critici e con ricordi nistica, sia perché si voleva che prevalesse sempre utili: Leopoldo Perco, pittore e re- l’immagine di una chiesa “povera”, addirit- stauratore, Gorizia 1972. Se ne parlò, tra tura scialba. l’altro, in “Iniziativa “Isontina” (57, 1973, Ora invece si è voluta riproporre qualche, pp. 44-49): lo scritto è riutilizzato qui, dopo sia pure cauta, nota di colore e qualche sot- essere comparso nelle pagine 153-155 di tolineatura architettonica, a cui ha pensato, Gorizia e il mondo di ieri, Udine 1991. con la nota finezza misurata e opportuna, Quella mostra invitò a scoprire un artista l’architetto Mariateresa (“Tuti”) Grusovin che fu tale nel vero senso della parola, im- Picotti. pegnato cioè in una severa ricerca formale, Nella precedente scialbatura, di più di tren- in un’adesione moralmente e umilmente t’anni or sono, era stato conservato soltanto convinta a strutture formali tutt’altro che il soffitto del presbiterio, dipinto da Leo- estemporanee, coraggiose nei tempi attuali, poldo Perco nel 1925: ora questo, adeguata- benché allineate con le tendenze, di per sé mente “rinfrescato”, non appare in fin trop- anacronistiche, dell’arte sacra contempora- po stridente contrasto con le rimanenti su- nea. perfici tinteggiate in modo uniforme, come Questo impegno civile e morale è carattere avveniva prima dell’ultimo intervento. di fondo comune alla maggioranza dei pit- Al Perco, nato a Lucinico nel 1884 e morto tori goriziani e regionali tra i due secoli: per nel 1955, Lucinico aveva voluto dedicare il Perco fu altresì un impegno al servizio una mostra molto ampia, aperta a Gorizia della tradizione, della tradizione di una co- BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:19 Pagina 6

6 | Borc San Roc

PRIMO PIANO

Sergio Tavano Leopoldo Perco. L’arte al servizio della devozione

munità, che vi si riconosceva e che forse vi pur senza compiacersi nel titanismo. si può riconoscere ancora. Il Perco fu invece docile, rispettoso di sche- Il Perco poté conoscere e frequentare anche mi e di lezioni e addirittura spersonalizzato artisti “rivoluzionari”, come lo Spazzapan, nell’adesione a modelli antichi. A prima vi- capace di costruirsi una sua lingua e una sua sta infatti egli appare seguace rispettoso sintassi, come soltanto i grandi sanno fare, dell’eclettismo tardoromantico e dell’acca- al servizio di un’idea. demismo ottocente- Avrebbe saputo ma sco. non volle echeggiarli. Del romanticismo per- Egli fu attivo nella pri- mane in lui e nella sua ma metà del Novecen- pittura, forse, la com- to con l’entusiasmo mozione pacata da- dello scopritore, quasi vanti alla verità del autodidatta, e con la mondo esteriore o del prudenza sapiente del- documento variamen- l’artigiano che sa la fa- te umano, il che non tica del rispetto verso esclude una partecipa- certe norme e la serie- zione riflessiva: a que- tà di una ricerca for- sto proposito si veda- male accessibile, senza no i tanti disegni da lui che l’esito fosse ovvio dedicati alla distruzio- o banale. Pur essendo ni belliche di Lucini- vissuto in un periodo co, delineati con mano tormentatissimo, per tanto ferma ma non le mode e per le trova- assente. La commozio-

te apertamente e libe- La chiesa di San Rocco durante i lavori esegui- ne, si sa, non è prero- ramente soggettive, il ti tra la primavera e l’estate del 2006. gativa soltanto roman- Perco, come bene ha tica. A quel romantici- notato il Morassi, eb- smo che ancora si ri- be “la forza di resistenza alle facili tentazio- fletteva nella sua personalità erano state da ni artistiche e talvolta pseudoartistiche”. lui mozzate le punte d’inquietudine o di ac- In quest’ordine di idee il Perco si tenne cesa emotività e ogni velleità di sondare le dunque lontano dall’espressionismo, pro- zone meno definibili dell’inconscio o del so- paggine avanzata di un soggettivismo esa- pra-reale. sperato: è noto infatti che per l’espressioni- Il Perco insomma fa suo anzi rinnova un smo “non ci sono regole fisse” nell’uso dei classicismo di maniera, lo colora di realismo mezzi espressivi: “Le regole per l’opera sin- elegante, ma sa insinuare anche note esoti- gola si formano durante il lavoro, attraverso che, bilanciate tra un romanico asciutto e la personalità del creatore” (E.L. Kirchner), soluzioni sempre nobili, derivate per lo più sfidando il naturalismo (apparentemente da modelli rinascimentali. Prevalgono dun- oggettivo) e coltivando, nella brama di ori- que delicatezze sinuose, filtrate dalla ripro- ginalità a tutti i costi, atteggiamenti ribelli, posta della raffinatezza del “barocchetto”. BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:19 Pagina 7

[novembre 2006_18] | 7

Può essere valido per il pittore il richiamo a gandolo con torniture nazarene. Il suo “me- un raffaellismo di segno cristiano, in senso stiere” è un atto d’amore verso il naturali- antiaccademico e fors’anche anticlassicheg- smo dei secoli passati e verso le esigenze de- giante, nell’opposizione a forme agnostiche, vozionali della sua gente. Osserva molto be- quantunque eleganti. Dal preraffaellismo ne il Morassi che la pittura del Perco “al po- sarebbe stato facile per lui passare allo Ju- polo era destinata e con la voce del popolo genstil, non tanto però doveva esprimersi al- per l’imitazione del l’animo dei fedeli. La passato, quanto per chiarezza, l’immediata l’accentuazione e per comprensibilità delle la liberazione di figure sue figurazioni erano allungate, sciolte e si- postulate dall’impe- nuose: ciò accade tut- gno preso dall’artista, tavia molto raramente subconsciamente, ver- e in minima misura so i suoi committenti”. nell’arte del Perco, La Chiesa ha dovuto che pare piuttosto fare propria un’arte guardare a un purismo che non corre paralle- eclettico, nella scia, la alla cultura contem- per esempio, di un Se- poranea, dovendo ri- gantini, di un Previati farsi a modelli spesso o anche di un Santo- impersonali, ormai rio, ma certamente per sorpassati: il distacco effetto degli insegna- da quell’arte che la menti giuntigli dallo stessa Chiesa aveva Scomparini, un tardis- sempre promosso e di Il presbiterio, appena conclusi i lavori di restau- simo tiepolesco, che ro delle pareti. cui si era fatta per se- esitò davanti alle cor- coli ispiratrice e solle- renti nuove. Con lui il citatrice, almeno fino a Perco ebbe in comune, oltre all’amore per il tutto il Settecento, ha finito per proporre Tiepolo (moderando tuttavia lo sfarfalleg- modelli anacronistici, sia pure riempiti di giare delle pennellate ma salvando una lu- possibilità di significati attuali. minosità che può ricordare Makart), l’uso Nel quattro Evangelisti e nelle volute vege- di un colore pastoso e denso, limitatamente tali anticheggianti della volta nella chiesa di ai primi anni, come fa vedere la “Veduta di San Rocco si leggono i più chiari indizi del- Lucinico” del 1909. le preferenze dell’arte sacra nel Novecento, Dovunque attinga, il Perco interviene con ma anche i limiti derivati da quella diffiden- un’azione semplificatrice nella preferenza za verso il mondo “nuovo” che si sottraeva per segni precisi, fluidi e non sdolcinati. alla “libertà” istintiva. L’arte chiesastica aveva fatto suo un baroc- chetto di maniera, talora immergendolo in Si ringraziano per le fotografie Renzo Crobe un clima classicheggiante e talvolta asciu- e gli architetti Picotti e Grusovin. BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:19 Pagina 8 BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:19 Pagina 9

Borc San Roc | 9

PRIMO PIANO

Laura Madriz Macuzzi-Vanni Feresin Una storia lunga sessant’anni

Dalla “Baracca” al Centro culturale “Incontro”: gratuità, continuità del volontariato, attenzione educativa e promozione umana

“Finalmente si può ritenere conclusa que- che ha visto l’impegno di tutta la comunità st’opera per la gioventù, che per tanto tem- e che la città di Gorizia guarda già con inte- po è stata desiderata e voluta. Non è quindi resse. La strada è stata lunga e per giungere fuori luogo che oggi sia un rappresentante alla meta del Centro Culturale “Incontro” dei giovani (...) a ringraziare tutti coloro che ci sono voluti sessant’anni. con il loro aiuto, con il loro impegno hanno Nel 1946 don Francesco Marega (Parroco permesso questa considerevole realizzazio- dal 1930 al 1960) ebbe l’occasione di eredi- ne. Al grazie s’accompagna anche un saluto tare dal Governo Militare Alleato (MP), che di benvenuto a tutte le autorità, religiose e aveva sede distaccata in via della Bona e civili, a tutti i rappresentanti delle varie as- precisamente nel giardino dell’attuale “Vil- sociazioni cittadine, che con la loro presen- la San Vincenzo”, una costruzione di legno, za qui hanno elevato la festa di un borgo, la passata alla storia come “la Baracca”, che fu festa di un rione a qualche cosa di più im- sistemata nel cortile sul lato sinistro della portante. A noi pare che tutta la città oggi chiesa e costituì una nuova sede per le riu- gioisca, che tutta la città oggi sia in festa per nioni teatrali, per l’Azione Cattolica, per noi e con noi.” Era il lontano 22 agosto una squadra di ping pong e per la Squadra 1965, il giorno dell’inaugurazione del nuo- di Calcio “Alma - Juventus”. Prima di quel- vo oratorio, e questo era l’inizio del discor- l’anno le attività parrocchiali si svolgevano so ufficiale letto da un giovanissimo Arman- in sacrestia o nella stanza sovrastante, o nel- do Obit, davanti alle autorità civili e religio- la sala polivalente dell’Asilo San Giuseppe e se della città. Queste parole così calorosa- solo dopo il 1940 la parrocchia ebbe la pos- mente solenni ci sembrano a quarant’anni sibilità di prendere in affitto due stanzette di distanza anacronistiche ma non sono poi di fronte alla chiesa dove, nei freddi inverni, così lontane. Solo oggi possiamo ritenere solo il calore e lo slancio dell’educatore An- conclusa un’opera che sarà utile ai giovani, ton Zakrajˇsek (1904 - 1946) riusciva a dare BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:19 Pagina 10

10 | Borc San Roc

PRIMO PIANO

Laura Madriz Macuzzi-Vanni Feresin Una storia lunga sessant’anni

un minimo di tepore. Fu S.A.R (Sua Altez- va e si desume che il problema dell’oratorio za Reverendissima) il Principe Arcivescovo divenne sempre più impellente tanto che, il mons. Carlo Margotti, il 14 maggio del primo dicembre del 1953, si riunì in canoni- 1949, a benedire solennemente il piccolo ca un gruppo di borghigiani per procedere teatrino parrocchiale chiamato amichevol- alla costituzione di un comitato promotore mente “la Baracca” durante la sua terza vi- “pro Oratorio”. Questi gli intervenuti: don sita pastorale al Borgo. Don Francesco Ma- Francesco Marega, dott. Giovanni Verbi, rega nei suoi trent’anni a San Rocco dovet- Evaristo Lutman, Giovanni Covassi, Anto- te far fronte alle difficoltà finanziarie e bu- nio Piciulin, (assente giustificato Corrado rocratiche per la ricostruzione della Chiesa, Larise), fungeva da segretario Guido Bisia- gravemente danneg- giata durante il primo conflitto mondiale, la- voro iniziato già dal suo predecessore Carlo de Baubela (Parroco dal 1895 al 1927). I due grandi sogni che avrebbe voluto realiz- zare, e ci riuscì in par- te, furono quelli di do- tare la Chiesa di un nuovo organo, che venne inaugurato do- menica 9 giugno del 1940 a poche ore dal- l’inizio della Seconda Guerra Mondiale, e Il vecchio oratorio e l’orto della famiglia Bressan (foto Crobe). costruire un nuovo oratorio: ciò si nota leggendo il questiona- rio preparatorio alla seconda visita pastora- ni. Dopo una discussione sulla scelta del- le di mons. Margotti nel quale don Marega l’area per l’attuazione del progetto e sulla ri- diceva che sarebbe “un gran bene se la par- chiesta dei relativi contributi e dopo aver rocchia disponesse di una bella sala parroc- ascoltato una relazione del Covassi si proce- chiale, di cortili con un oratorio per i fan- dette alla costituzione del Comitato che ri- ciulli e le fanciulle e dell’aiuto di un sacer- sultava formato da tutte le persone soprac- dote cooperatore giovane che potesse dedi- citate. Circa il reperimento dell’area, il dott. care almeno parte del suo tempo alla par- Verbi e Guidi Bisiani si incaricarono di con- rocchia”, questo sogno diventerà realtà tattare il barone Levetzow - Lantieri (area molti anni più tardi. Dalle cronache si ritro- tra le vie Lantieri e Lunga). Venne proposto BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:19 Pagina 11

[novembre 2006_18] | 11

anche di contattare il Presidente della Pro- dovette prendere atto che anche la famiglia vincia Angelo Culot (per l’area di proprietà Bressan non aveva alcuna intenzione di ce- provinciale in via Vittorio Veneto, a fianco dere il terreno, per ragioni di carattere squi- dell’ex Asilo Nido). Si esaminarono poi le sitamente economico. Nella riunione del 22 modalità per la richiesta del contributo da aprile 1954 si continuò a discutere sui falli- chiedere allo stato “pro Oratorio”. Nella ti tentativi esperiti presso la Provincia e il riunione successiva, il 10 dicembre, si do- problema si trascinò per anni senza concre- vette, purtroppo, constatare l’inattuabilità te vie d’uscita. Nel 1959 don Marega si am- delle due soluzioni proposte, a causa del- malò seriamente e fu costretto a rinunciare l’indisponibilità dei proprietari terrieri. Nel alla parrocchia. Il 20 dicembre del 1962 moriva all’ospedale Fatebenefratelli di via Diaz. Il 18 settembre 1960 nel suo discorso come novello Parroco, don Onofrio Burgnich (Parroco dal 1960 al 1967), ebbe a promet- tere che “il mio impe- gno sarà per la realiz- zazione della sede del- l’Oratorio di San Roc- co”. Accanto a se volle un Comitato di par- rocchiani che lo consi- gliasse e lo aiutasse. Il comitato lavorò per L’esterno della nuova sala. più di quattro anni e non venne mai meno alle aspettative del Parroco, scrive l’Obit: corso di alcune sedute svoltesi nel gennaio “(...) tutti ascrivono il merito della nuova del 1954, il Comitato si orientò verso un’al- costruzione all’ottimismo di don Onofrio e tra possibilità: l’eventuale acquisto di un alla simpatia che egli ha saputo suscitare fondo retrostante la chiesa, di proprietà del- nell’animo dei parrocchiani; ma noi pensia- la famiglia Bressan. Il direttore dell’ufficio mo che se quel sorriso, se quell’ottimismo amministrativo diocesano don Luigi Ristits, non sono mai venuti meno ciò è dovuto in su invito dello stesso Comitato, partecipò buona parte, al Comitato che con compe- ad una riunione per fornire delucidazioni tenza e buon senso ha sempre appoggiato e circa la possibilità di ottenere il contributo consigliato l’uomo di tutti”. Per la costru- statale. Nella seduta del 18 febbraio 1954 si zione dell’oratorio però c’era la necessità BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:19 Pagina 12

12 | Borc San Roc

PRIMO PIANO

Laura Madriz Macuzzi-Vanni Feresin Una storia lunga sessant’anni

del fondo e del denaro, problemi quanto nientemeno, dal leone, che, durante il breve mai essenziali e sufficienti a bloccare ogni dominio veneto, montava la guardia sul pri- iniziativa. Nell’aprile del 1961 la situazione, mo portone del castello. Quando l’ che era in fase di stallo, si sbloccò: si era af- si riapproprò di Gorizia l’aquila bicipite fu facciata la prospettiva di acquistare la casa innalzata sul portone e il leone fu schiodato. sita al n.2 di via Lunga di proprietà degli Cadendo si ruppe la zampa e la leggenda eredi Pecorari. Quella casa “ridotta poco vuole che i castellani l’affidarono agli abi- più di un rudere, brutta e malsana, disab- tanti della villa di San Rocco a ricordo del belliva la piazza e in più con la sua posizio- breve governo veneziano: “Custoditela, co- ne ostacolava la visuale per la circolazione sì almeno qualche cosa del nostro leone re- stradale”. La questione dell’acquisto si ri- sterà”. Per onorarne la memoria il primo solse per merito di un contributo del comu- periodico stampato in parrocchia, sotto la ne e precisamente il 18 gennaio del 1962 data in cui venne stipulato il contratto di compra- vendita. L’impresa “Lorenzutti” si prestò gratuitamente per la demolizione. Unico ci- melio che si conservò dalle macerie fu la fa- mosa “Zata” o “Zampa del leone” o “Zampa Leonina” o “Talpa dal leon” o “la Talpa del leon di San Marc” o “la Zata dal leon di Vene- Casa Pecorari e la “Baracca” poche settimane prima della demolizione nel 1962. sia” che per diverse vi- cissitudini rimase in at- tesa di un degno collo- camento in qualche muro dell’Oratorio, ma un giorno, a causa guida dell’Obit, ne riprese il nome, “La Sa- di un grande fuoco acceso da alcuni giova- ta dal Leon” o “La Zata dal Leon”, il primo ni, forse per far rivivere una antica usanza, numero uscì nel 1962 e collaborarono al- la Zampa si polverizzò e un raro e impor- l’iniziativa Pierluigi (Gigi) Augeri, Marian tante cimelio veneziano del Borgo concluse Cefarin, Enzo Cividin, Guido Bressani, e la sua lunga e gloriosa storia. Quella zampa, Armando Obit. Il giornalino venne pubbli- vecchia di secoli, aveva suscitato l’interesse cato fino a tutto il 1965. di alcuni “signori” che avrebbero voluto La demolizione della casa Pecorari e del comprarla, ma i sanroccari si opposero sem- muro di cinta segnarono le ultime ore an- pre tenacemente poiché essa proveniva, che della “Baracca” che per diciotto anni BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:19 Pagina 13

[novembre 2006_18] | 13

era servita da ritrovo per i giovani e i ragaz- impegno mensile “pro oratorio”. Questa zi del rione come cinema, teatro, sala da assunzione di responsabilità, che doveva ballo. La “Baracca” fu acquistata dall’im- durare inizialmente un anno, proseguì fino presa edile “Caselgrandi” che provvide a a tutto il 1965 e fu così grande il cuore dei rimontarla nel Bellunese dopo la tragedia sanroccari che lo stesso don Onofrio definì del Vajont. “provvidenziale questa generosità e sante Il 19 febbraio del 1962 si riuniva il comita- persone sono quelle anime zelanti che di to parrocchiale, sotto la presidenza del mese in mese picchiano alla porta e fanno dott. Verbi, che prendeva atto del passo in in modo che la parola data venga mantenu- avanti e vista la difficoltà di espandersi ver- ta”. Tra le zelatrici del nuovo oratorio ri- so altri fondi confinanti, studiava la possi- cordiamo le signore Margherita Zittaiani, bilità di acquistare parte della proprietà del Pina Madriz, Maria Visin e Albina Negu- santi. La strada per ottenere aiuti e sovvenzioni del Governo fu lunga e ac- cidentata. La cosa si ri- solse dopo quasi due anni quando la comu- nità incominciava or- mai a disperare e si ri- teneva di dover inizia- re i lavori con le pro- prie forze. Già da tem- po l’Architetto Riavis (Guglielmo Riavis nato nel 1918 a Klagenfurt,

Progetto della sala cinematografica disegnato dall’architetto Guglielmo Riavis e mai la sua famiglia dovette realizzato per mancanza di fondi. rifugiarsi in Austria a causa della Prima Guerra Mondiale, fu uomo intelligentissi- signor Codeglia. Avviata a buon fine la so- mo, artista e pittore, suonava la chitarra e la luzione per la compravendita del fondo ri- fisarmonica, conosceva numerose lingue, maneva il problema del finanziamento del- laureato in Architettura a Venezia insegnò l’opera. Don Onofrio non perse tempo e il per molti anni educazione artistica, viene 25 febbraio convocò tutti i capi famiglia ricordato come un “meraviglioso gentiluo- nella sala maggiore dell’Asilo San Giusep- mo”, ancora oggi possiamo ammirare il suo pe (se ne contavano più di centocinquanta) genio in numerosi edifici goriziani, tra i e lì caldeggiò fortemente l’iniziativa, tutti quali ricordiamo la Sede Centrale della capirono e da quella riunione uscì qualcosa Cassa di Risparmio di Gorizia, in Corso di concreto: ogni famiglia sottoscrisse un Verdi, progettata insieme agli architetti BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:19 Pagina 14

14 | Borc San Roc

PRIMO PIANO

Laura Madriz Macuzzi-Vanni Feresin Una storia lunga sessant’anni

lica avvenisse la prima domenica di ottobre dopo la tradizionale processione della Ma- donna del Santissimo Rosario che si cele- brava a San Rocco già dal 1884 (il comitato per la costruzione dell’oratorio era compo- sto dal Presidente dott. Giovanni Verbi, dall’amministratore Posa, da Rocco Ma- driz, Evaristo Lutman, Pietro Protto, Remo Caselgrandi e Armando Obit). Quel gior- no, il 4 ottobre, ad attendere in chiesa la popolazione che, con preghiere e cantici, aveva percorso le strade del rione c’era l’Arcivescovo mons. Andrea Pangrazio e terminata la funzione il cortile della canoni- ca si riempì di una folla, festante e caloro- sa, che attendeva il grande momento. Dopo alcune parole di circostanza il Parroco invi- tò le autorità presenti ad apporre la propria firma sulla pergamena, redatta per l’occa- sione nel rigoroso latino di don Fioretto Zbogar, cooperatore parrocchiale dal 1953 Copertina del primo numero de “La Sata del Leon” data- al 1969, e manoscritta dal giovane Pieluigi to 1962. Augeri, nella quale erano già state apposte le firme di tutte le personalità del Borgo, la stessa venne murata nella prima pietra as- Malni) aveva preparato il progetto del nuo- sieme ad una moneta d’oro (scudo) com- vo Oratorio come pure quello della sala ci- memorativa del Concilio Vaticano II ed a nematografica, che doveva essere realizzata una 500 lire d’argento. L’Arcivescovo bene- dalla parte sinistra della chiesa, ma che per disse e pose la “Pietra Auspicalis” e chiu- la mancanza di fondi non venne mai alla lu- dendo la breve ma pur simbolica cerimonia ce. ricordava ai presenti che “agli effetti della La mattina del 7 agosto 1964 si sparse nel costruzione la più importante non era la Borgo la notizia che i lavori del nuovo ora- prima ma l’ultima pietra”. Quelle parole torio erano iniziati. Dopo alcuni giorni si furono un monito per tutti noi, racconta poterono vedere operai del cantiere di la- l’Obit: “siamo stati lenti e cauti nell’inizia- voro intenti a livellare il terreno e a demo- re ora le tappe dovevano essere bruciate”. lire il muro che delimitava la proprietà del- Il 30 gennaio del 1965 a pochi mesi dall’ini- la chiesa con quella dei Bressani. I lavori zio dei lavori si festeggiò l’usuale “licoff” in procedevano velocemente e il Comitato, occasione dell’avvenuta copertura del tet- riunitosi dopo il successo della prima pesca to. Domenica 22 agosto 1965, in coinciden- di beneficenza “pro erigendo oratorio”, za con la seconda sagra del Borgo, alla pre- stabilì che la posa della prima pietra simbo- senza di tutte le autorità cittadine, a dieci BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:19 Pagina 15

[novembre 2006_18] | 15

mesi di distanza il nuovo oratorio si presen- tava nella sua interezza e il dott. Antonio Tripani poteva tagliare il nastro. Dalle cro- nache dell’epoca si evince che “il moderno edificio è sorto nel cortile attiguo al tempio parrocchiale, parzialmente addossato al muro maestro retrostante il presbiterio e la sacrestia. Progettista ne è l’architetto “san- rocchese” Guglielmo Riavis, i calcoli per il cemento armato dell’ing. Giorgio Ciani, collaudatore l’ing. Leonardo Cristiani. L’edificio ha tre piani: al pianoterra trovano posto una sala per riunioni e conferenze, aule per giochi, i servizi e un atrio; al primo e secondo piano ciascuno tre aule, terrazze e servizi. Il tutto modernamente arredato e molto accogliente. Due pannelli decorano l’edificio: uno nell’atrio principale realizza- to dallo studente Pierluigi Augeri; l’altro nella saletta destinata ai “Lupetti” del- l’ASCI, dallo studente Luciano de Giron- coli”. Alla realizzazione dell’opera si giunse Particolare architettonico dell’interno della nuova sala. grazie al contributo dello Stato e dell’am- ministrazione comunale e ai contributi del Vaticano, della locale Cassa di Risparmio e della popolazione di San Rocco che corri- nibile per la sala bisognava ricercarlo nel- spose con generosità ed entusiasmo. Una l’orto dei Bressan, ma allora la famiglia vive- collaborazione preziosa la fornirono l’im- va di quell’area verde coltivando verdure di presa Lorenzutti, e le ditte Olivieri, Bruno straordinaria genuinità; questo orto era il Pecorari e Cataldo Simone. l’Oratorio an- vanto della famiglia poiché era coltivato e cora oggi si presenta come una struttura curato come fosse un giardino e contribui- dallo stile moderno, attento alla tradizione va, inoltre, a tenere alto il buon nome degli locale, sobrio e decoroso con un numero agricoltori “sanroccari”. Con la morte di sufficiente di piccole sale per la catechesi e Silvio, l’ultimo agricoltore della famiglia, una saletta più grande per gli incontri di l’orto smetteva la sua funzione di sostegno maggiore affluenza; ma i concerti, le assem- economico e diventava area verde e di servi- blee, gli incontri formativi si facevano e, zio. A questo punto si inserisce il Consiglio oggi più che mai, si fanno sempre in chiesa Affari Economici ed il Parroco don Rugge- e per il gruppo teatrale bisognava chiedere ro Dipiazza (parroco dal 1967) i quali deci- ospitalità ad altre sedi cittadine. sero di muoversi su due livelli per poter Fin dai tempi del Parroco don Francesco procedere all’acquisto: al Comune venne Marega era chiaro che l’unico spazio dispo- chiesto di dichiarare una parte dell’area ri- BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:19 Pagina 16

16 | Borc San Roc

PRIMO PIANO

Laura Madriz Macuzzi-Vanni Feresin Una storia lunga sessant’anni

“Allegoria dello studio e del lavoro”: bozzetto dell’affresco realizzato da Pierluigi Augeri nel 1965 su commissione di don Onofrio Burgnich.

servata al servizio in unione con la parroc- ascoltare. L’oratorio era quindi, nella tradi- chia e la famiglia venne contattata per l’ac- zione delle parrocchie, espressione del desi- quisto del terreno. Tutto questo avveniva derio di accogliere; significava fiducia e in- nel 2004 mentre gli Architetti Giorgio Pi- teresse per le nuove generazioni e volontà di cotti e Maria Teresa Grusovin elaboravano dare una visione più ampia alla vita guar- il progetto. Nel maggio del 2005 iniziarono dando agli altri con amore, solidarietà, ri- i lavori realizzati dall’impresa “Erretre di spetto ed educazione. Maurizio Romanut, domenica 5 giugno Oggi una sala multifunzionale è indispensa- 2005 l’Arcivescovo mons. Dino De Antoni bile perché in questo tempo di individuali- benediceva solennemente la prima pietra e smo e relativismo la presenza della chiesa il 14 maggio 2006, a poco più di un anno diventa attenzione educativa, cioè amore dall’inizio dei lavori, davanti alle massime per la crescita di libere coscienze adulte e autorità cittadine, civili e religiose, iniziava come ricorda don Ruggero “ciò che per noi ufficialmente l’attività del nuovo Centro dà valore all’oratorio non sono le strutture Culturale “Incontro” della Parrocchia di adeguate ma le persone qualificate. Gratui- San Rocco. tà e continuità del volontariato, diversità Un tempo l’oratorio era un cortile per gio- territoriale, attenzione educativa e promo- chi all’aria aperta, un campetto per partite a zione umana: queste sono le coordinate che pallone, in compagnia di un prete o di un sostengono un’esperienza che si configura ragazzo più grande o semplicemente di come bene per tutti”. qualche adulto che sapeva giocare o sapeva BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:19 Pagina 17

[novembre 2006_18] | 17

A sinistra, planimetria dei fabbricati esistenti prima della costruzione della nuova sala. A destra, un particolare dell’in- terno come si presenta oggi.

26 agosto 1966, una “vernice” nel assai raramente ha esposto in sale pubbliche: nuovo oratorio realizzati con pennello disinvolto e sicuro, i Scriveva Fulvio Monai (pittore goriziano): suoi fiori sembrano usciti dallo studio di un “Una mostra di pittori sanrocchesi”. “fauve” e certamente indicano, oltre ad una A Gorizia ogni anno il borgo di San Rocco è bella padronanza del mestiere, gusto del colo- in festa subito dopo Ferragosto. Balli all’aper- re e sapienza compositiva. All’attenzione del to, mostra di vini e prodotti tipici, giochi e al- visitatore si sono imposti poi i due acquerelli legria caratterizzano la sagra, ma finora non dell’Architetto Guglielmo Riavis che, pur si era mai pensato all’arte. È stata perciò una possedendo evidenti doti artistiche, non usa sorpresa per tutti la mostra organizzata nelle presentarsi in pubblico in collettive o perso- sale attigue alla chiesa parrocchiale. E poiché nali. Qui egli ha inviato due immagini grade- non mancano fra i pittori di San Rocco pro- si ambedue di quell’atmosfera chiara e cri- fessionisti di riconosciuto valore, si deve am- stallina che è propria del paesaggio lagunare mettere che l’iniziativa è stata opportuna: es- nelle belle giornate primaverili. Il segno rapi- sa ha consentito non solo ai borghigiani di co- do, senza pentimenti, il colore fresco anche se noscere da vicino l’opera dei propri artisti, meditato, stanno ad indicare qualità tali da ma a chiunque si interessi d’arte di constata- giustificare un’attività ben più intensa, nel re che l’impiego del tempo libero nell’eserci- settore della pittura, da parte di un architetto zio della pittura può rivelare a volte insospet- che già ha dato prova di sensibilità e di gusto tabili qualità. Si son visti ad esempio tre di- raffinato nel suo lavoro. Norma Silli, cono- pinti di Pasquale Krischan, insegnante che sciuta per le sue frequenti apparizioni nelle BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:19 Pagina 18

18 | Borc San Roc

PRIMO PIANO

Laura Madriz Macuzzi-Vanni Feresin Una storia lunga sessant’anni

sale isontine, si è presentata con sei acquerel- le tempere il giovanissimo Pierluigi Augeri li, tra i quali “squillanti gialli”, “alcuni narci- ha rivelato un gusto raffinato della composi- si” ed una veduta carsica morbida nei toni zione che, rifacendosi a motivi religiosi, si at- bruciati. Vittorio Pettarin ha esposto nature tua in un’immaginazione di segni simbolici morte che riecheggiano i modi della pittura inseriti in un tessuto prezioso. Milvia Riavis metafisica mentre Leone Gaier si è presenta- ha esibito due ottimi saggi, un bassorilievo e to con quattro dipinti e quattro sculture li- una immagine sacra, mentre Sara Di Mauro gnee. I primi ripropongono alcuni temi cari ha presentato una garbata composizione agli “informali”, mentre le seconde si rifanno astratta. alla tendenza dell’oggetto “trovato” che arti- Sono state esposte infine alcune opere dipin- sti di molto nome hanno seguito con vario te con umiltà da un pittore recentemente successo. Si tratta in sostanza di legni e ceppi scomparso, Bruno Paulin, che per molti anni naturali, modificati ad arte in vista dei fini si è dedicato alle immagini concepite in sen- voluti dall’artista, di bell’effetto. In tre picco- so popolaresco, a edificazione dei fedeli.

Ringraziamenti A Guido Bisiani per la lucida memoria storica e per aver messo a disposizione il proprio archivio, ad Armando Obit e Pierluigi Augeri per aver messo a disposizione i loro preziosi materiali inerenti la “Baracca” e l’Oratorio di San Rocco, a Roberto Elifani e Lorenzo Crobe per il supporto tecnico e la fotografia. Fonti archivistiche Archivio di Stato di Gorizia, della Parrocchia di San Rocco, della Biblioteca Civica di Gorizia, della Curia Arci- vescovile di Gorizia, di Guido Bisiani, della famiglia Armando Obit, della famiglia Pierluigi Augeri, di Cirillo Ma- cuzzi. Quotidiani e settimanali Il Gazzettino (1940, 1949), Il Piccolo (1949, 1961, 1964, 1965, 1967), Il Messaggero (1964), Voce diocesana (1962, 1963), Voce Isontina (1964, 1965, 1967). Bibliografia essenziale Borc San Roc n. 6, Mons. Carlo de Baubela “plevan di San Roc”, pag. 41 e segg, Mauro Ungano, Gorizia, 1994; Borc San Roc n. 9, La “talpa dal leon”, pagg. 65 - 66, Walter Chiesa, Gorizia, 1997; Borc San Roc n. 10, Don Francesco Marega il parroco e l’educatore, pagg. 40 - 42, Anna Madriz Tomasi, Gori- zia, 1998; Borc San Roc n. 11, I 50 anni di sacerdozio di don Onofrio Burgnich, Storia di una vocazione, pagg. 79 - 80, Ren- zo Boscarol, Gorizia, 1999; Borc San Roc n. 13, Antiche osterie a S. Rocco, pag. 68 - 69, Anna Madriz Tomasi, Gorizia, 2001; Borc San Roc n. 14, Don Francesco Marega, sacerdote e testimone del tempo, pag. 86 - 88, Domenico Di Santo- lo, Gorizia, 2002; Borc San Roc n. 15, Dal 1906 al 1960, Visite Pastorali a San Rocco, pagg. 25 - 26, Mauro Ungaro, Gorizia, 2003; La Diocesi di Gorizia 1750 - 1947, Luigi Tavano, Edizioni della Laguna, Gorizia, 2004; Musica e sentimento religioso, la Corale del Borgo e la sua storia, Vanni Feresin e Laura Madriz, Gorizia, 2005; Sotto la Torre, 1497 - 1997: 500 anni della Chiesa di San Rocco, pagg. 127, 129 - 131, Mauro Ungaro, Gorizia, 1997. BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:19 Pagina 19

[novembre 2006_18] | 19

“Quando costruire una piccola sala era impresa enorme...”

La Sala Incontro si apre alla comunità di San Rocco e della città come spazio per l’aggregazione e per la cultura nelle sue più varie forme. Anche per il tea- tro. In questa occasione, proponiamo alcune righe di Celso Macor (1925 - 1998) che figurano nel volu- me “Versa: cinquant’anni con il Circolo” edito dal Circolo Ricreativo Sportivo Filodrammatico di Versa nel 1996. La voce di Macor risuona in una breve ri- flessione per ribadire l’importanza dell’apertura di una sala - fondamentale ieri come oggi, anche se sono mutati i tempi come altro è il contesto - e per sottolineare il valore e la funzione del teatro che per Macor “era chiamata, era raduno, era approccio al- la cultura; era sì finzione della vita, ma anche presa di coscienza dei problemi esistenziali, era scuola di lingua e di comportamento; era educazione alle idealità ed al sentimento”.

Educare la gioventù era cura primaria. Eravamo ne- gli anni di guerra e subito dopo, quando tutto era da inventare, quando costruire una piccola sala dove riunire la gente era impresa enorme: eppure era quello il luogo dove avviare i ragazzi alla cultura, at- traverso il teatro, che offriva la possibilità di capire, parlare, esprimersi, di liberare una sensibilità artisti- ca che era anche scuola spirituale e di vita. C’era molto teatro in friulano in quei primi anni. L’autenti- cità e l’allegria di quelle serate sono rimaste indi- menticabili. Non c’era ancora la televisione né l’au- tomobile a togliere alle famiglie il gusto di stare in- sieme in cambio di un’autonomia a volte importan- te ma spesso solo consumistica che arricchiva di artificiosità ed illusioni ed impoveriva di socialità e di umano nello stesso tempo. Erano stagioni, soprat- tutto autunnali ed invernali, di incredibile festa per il paese: serate con una commedia come il vecchio “Test di sâr Pieri Catùs”, con qualche poesia, con un po’ di musica restano nella memoria come quelle di un tempo inimmaginabilmente felice. BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:19 Pagina 20

20 | Borc San Roc

PRIMO PIANO

Dalia Vodice Incontrarsi a San Rocco

L’inaugurazione della Sala Incontro, avve- stenti della Parrocchia”, spiegano gli archi- nuta domenica 14 maggio 2006, ha corona- tetti Ricotti e Grusovin. Il risultato che l’oc- to non soltanto dodici mesi di lavori - la pri- chio dell’osservatore coglie all’esterno ri- ma pietra dell’edificio veniva posata il 5 giu- specchia la perfetta rispondenza degli am- gno 2005, come riportava Borc San Roc lo bienti che si trovano all’interno. La linea si- scorso anno - ma anche l’intero arco di qua- nuosa della copertura consente di garantire si un decennio, dovuto alla complessità del- una maggiore altezza dell’area scenica all’in- l’iter amministrativo. Come ricordano gli terno; i portici perimetrali esterni realizza- architetti Mariateresa Grusovin e Giorgio no, sì, una adeguata protezione dalle intem- Picotti, cui si deve la nuova struttura, la perie ma permettono al contempo di aprire strada per la realizzazione della Sala Incon- gli spazi interni della sala proiettandoli di- tro si apriva nel 1996, con l’avvio formale rettamente, in una sorta di continuità, verso delle procedure per ottenere la legittimità il verde che circonda l’edificio. urbanistica, la concessione edilizia, le auto- L’ampio spazio individuato all’interno è sta- rizzazioni relative alla sicurezza e alla pre- to progettato espressamente per soddisfare venzione incendi e, quindi, l’accesso al con- necessità diverse: incontri, concerti, confe- tributo regionale per il finanziamento del- renze, proiezioni, spettacoli, appuntamenti l'opera. di aggregazione per grandi e piccini, occa- Il progetto della Sala Incontro è saldamente sioni conviviali, come bene si addice a uno ancorato al concetto di sala polifunzionale. spazio a disposizione di una comunità che Uno spazio pensato per ospitare iniziative ha sempre fondato sul fare insieme la cifra diverse e soddisfare quindi le molteplici ri- distintiva del suo operato. La sistemazione chieste della comunità, ma anche un impor- delle sedie permette di fare accomodare un tante inserimento nell’insieme di costruzioni centinaio di spettatori nella sala sulla quale esistenti che si riconducono all’attività della si affaccia una balconata-cantoria, pensata parrocchia di San Rocco: la chiesa seicente- specificamente per alcune particolari esecu- sca, l’oratorio risalente al 1964, la canonica zioni musicali. Al piano interrato dell’edifi- datata 1990. cio, cui si accede per mezzo di una scala in- “Il fatto che l'area resasi disponibile per la terna e di una rampa, si trovano altri spazi nuova sala si trovi a ridosso della facciata con ambienti ad uso magazzino e di servizio. dell'oratorio, posta ad est e priva di finestre, La predilezione per una certa elegante es- non ci ha condizionato nella progettazione senzialità voluta dagli architetti si riscontra per legare la nuova architettura a quelle esi- anche nei materiali impiegati: “Abbiamo BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:19 Pagina 21

[novembre 2006_18] | 21

scelto il legno per le pannellature interne, parti lignee, per le superfici interne ed ester- poste in opera in modo particolare per ri- ne. Dentro e fuori, l'edificio si propone spondere ai migliori criteri acustici - rileva- quindi con due materiali, legno e intonaco, no Grusovin e Picotti -, e ancora il legno per quali elementi di richiamo alla materia che parte dei rivestimenti esterni. Abbiamo scel- contraddistingue l'architettura rurale del to l’intonaco rustico a complemento delle borgo”.

Sala polifunzionale ”Incontro” Parrocchia di San Rocco

Dati tecnici a opera realizzata Superficie del lotto (p.c. 518/2): mq. 931 Superficie coperta realizzata: mq. 236 Superficie per manovre e parcheggi: mq. 450 Superfici utili: - piano interrato mq. 175 - piano terra (sala e atrio) mq. 177 - piano terra (portici esterni) mq. 21 - piano primo mq. 49 - totale mq. 422 Altezza massima: ml. 7,7 Volume fuori terra realizzato: mc. 1.600 BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 22 BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 23

Borc San Roc | 23

RICERCHE STORICHE

Paolo Sluga Due ferrovie, un centenario

La rete statale e la Transalpina sono il frutto di una significativa evo- luzione della gestione dei trasporti su rotaia

Negli ultimi mesi ben due centenari ferro- Dalla Meridionale alle Ferrovie dello viari si sono succeduti nella nostra zona o Stato, attraverso la SFAI e la Rete meglio in quelle terre che hanno fatto parte Adriatica o fanno tuttora parte della provincia di Go- rizia, il cui territorio fu parzialmente erede La Contea di Gorizia, all’inizio del XX se- della Contea di Gradisca e Gorizia. Non so- colo faceva parte dell’Impero absburgico, no stati i soli anniversari in Italia; alcuni, an- ma ben due località erano collegate con la zi, sono stati celebrati con particolare enfa- rete del Regno d’Italia. La prima era Cervi- si, come quello della Ferrovia della Val Ve- gnano, dove si incontravano la I.R.Società nosta, al quale la Provincia di Bolzano, giu- per la Ferrovia Friulana che gestiva, dopo stamente fiera del ripristino della linea do- averla costruita, la linea proveniente da po ampi lavori di ammodernamento, ha at- Monfalcone e la Società Veneta che gestiva tribuito particolare risalto. Senza dimenti- la tratta proveniente da Portogruaro; la se- carli, ci soffermeremo sui due centenari che conda stazione, di gran lunga, allora, più hanno interessato più da vicino il nostro importante, era Cormòns dove si incontra- territorio: le Ferrovie dello Stato italiane e vano la Società Adriatica, erede della SFAI, la Transalpina, anch’essa statale, anche se Società per le Ferrovie dell’Alta Italia, che allora absburgica; frutto, entrambe, di gestiva la linea da Udine-Venezia e la Meri- un’evoluzione della gestione ferroviaria che, dionale, KK Priv. Südbahn che gestiva la li- allora, diede risultati importanti e significa- nea da Nabresina/Aurisina (Trieste) e Vien- tivi. I due centenari sono stati collegati tra na. Una particolarità era costituita dal fatto loro dalle vicende storico-economiche che che entrambe le società erano private ed determinarono la sorte e la gestione delle avevano lo stesso azionista di rilievo, la fa- due linee ferroviarie principali facenti capo miglia Rotschild, conseguenza, questa divi- alla città di Gorizia. sione, di una serie di avvenimenti storici BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 24

24 | Borc San Roc

RICERCHE STORICHE

Paolo Sluga Due ferrovie, un centenario

culminati dopo la III guerra d’indipenden- menti anche strategici, tra i quali vale la pe- za nel passaggio del Veneto e del Friuli al na ricordare l’intera Bologna-Ancona-Bari- neonato Regno d’Italia[1]. Brindisi, realizzata in un paio di anni anche Le vicende che portarono alla nazionalizza- con la costruzione di palizzate provvisorie zione della rete ferroviaria italiana e di con- sulle spiagge per velocizzarne l’iter. seguenza alla presenza delle Ferrovie dello Le spese per le guerre d’indipendenza, Stato in Cormòns, stazione di confine, non quelle pesanti anche sul piano umano, come furono facili, veloci e neppure esenti da cri- evidenziò il grande patriota Massimo tiche. La rete italiana, al momento della D’Azeglio, per la repressione del cosiddetto proclamazione in Torino dell’Unità Nazio- brigantaggio (che non sempre era tale), e la nale, rappresentata dal neonato Regno necessità di fornire all’ex regno borbonico d’Italia presentava aspetti ben diversi: era un minimo di infrastrutture di comunica- eccellente quella ligu- re-piemontese, voluta con grande lungimi- ranza economica e strategica da Cavour, con un autentico fitto reticolo che univa i principali centri; buo- ne ed in fase di espan- [1] La Meridionale meriterebbe sione erano quella to- da sola un intero libro, ma per le nostre vicende basterà ram- scana e quella lombar- mentare, a completamento di da, ma era invece quanto già evidenziato in re- estremamente mode- centi numeri di Borc San Roc (nn.12, 15 e 16) che la società sta quella dell’ex Stato aveva acquisito dallo Stato Ab- pontificio e pratica- sburgico la rete ferroviaria prin- cipale che collegava con mente nulla quella il Sud ovest dell’Impero, dopo borbonica, dove pure vicende che avevano visto pri- aveva preso l’avvio la ma la gloria e poi l’estromissio- ne di Carlo Ghega ed in prece- prima ferrovia italiana, La stazione di Cormòns come appariva tra maggio e giugno nel 1915. In piedi, per- denza di Lugi Negrelli. Nella la Napoli Portici. sonale italiano sanitario in servizio. nostra zona, dopo aver assunto Nelle zone del Veneto l’esercizio della Trieste-Vienna, la Meridionale aveva completa- e nella Venezia Giulia to la Mestre-Udine-Gorizia, do- imperiali c’erano le ve era giunta nell’ottobre 1860 per proseguire su Aurisina. Do- due grandi direttrici: la Ferdinandea da De- zione portarono inevitabilmente a problemi po il 1866, dalla Società venne senzano a Venezia, con la diramazione ver- finanziari destinati a ripercuotersi sulle reti separata la rete italiana per so il Brennero ed il proseguimento su Auri- ferroviarie. Le diverse concessioni ferrovia- consentire che la stessa venis- se gestita da una società di di- sina/Nabresina, e la Trieste-Aurisina-Vien- rie istituite con la legge 2279 del 1865, pri- ritto italiano, fermo restando il na. mo tentativo di portare ordine ed organiz- controllo azionario di maggio- Imponente fu lo sforzo del Regno d’Italia zazione coordinata sortirono effetti di mo- ranza da parte della Meridiona- le. per ampliare la rete con una serie di collega- desto rilievo che si cercò di risolvere con BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 25

[novembre 2006_18] | 25

una serie di interventi, culminati, dopo ac- schild, con il cui ramo francese lo Stato ita- cese discussioni parlamentari, nella legge 26 liano intesseva vaste relazioni finanziarie aprile 1885 che ripartiva la rete nazionale in erano un osso piuttosto duro e per ovviare tre grandi concessioni private: la Mediterra- alla spesa prevista si preferì operare un con- nea, l’Adriatica e la Sicula, oltre ad alcune cambio azionario che lasciò il controllo di linee minori. rilievo della nuova Società alla Meridionale L’Adriatica giungeva così a Cormòns, che e che fu, per il suo carattere particolarmen- dal 1866 era divenuta punto di confine tra il te oneroso, severamente censurato e critica- Regno d’Italia e l’Impero Absburgico e fu to in Parlamento. proprio la società che gestiva le linee che ar- Il punto d’incontro tra le due reti rimase ov- rivavano a Cormòns e, sulla linea del Bren- viamente in Cormòns, favorendo così lo nero ad Ala, a creare i maggiori problemi. scambio di tecnologie ma anche di “sovver- sive” idee sindacali e patriottiche tra il per- sonale. Nel frattempo, al di fuori della Con- tea di Gorizia, ma con ampi e prevedibili ri- flessi sui futuri colle- gamenti ferroviari del- la stessa, era stata co- struita la Pontebbana. Nel trattato di pace del 1866, oltre a deci- sioni strategico-milita- ri, quali lo stabilire che la tratta Casarsa-Mon- falcone fosse ad un so- lo binario per evitare mobilitazioni ostili, Inizio ‘900 alla stazione di Cormòns. Sullo sfondo a destra è visibile il deposito lo- venne prevista la co- comotive. struzione di una ferro- via che avrebbe colle- gato Udine alla co- struenda linea Rudol- Preso atto del nuovo confine la famiglia fiana (Lubiana-Villaco) a Tarvisio. Recepito Rotschild provvide a scorporare dalla ancor in toto il progetto dell’ingegnere Cavedalis, giovane Meridionale, la gestione delle linee la SFAI (Società per la Ferrovia Alta Italia) italiane, creando una società di diritto italia- realizzava tra il 1873 ed il 1878 la mitica no divenuta dopo diverse trasformazioni la Pontebbana, destinata a lasciare il segno, SFAI. La fusione della SFAI, dopo il 1885, con il suo secolare, vecchio e pittoresco, ma nella Società Adriatica non fu facile; i Rot- estremamente valido tracciato, nelle popo- BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 26

26 | Borc San Roc

RICERCHE STORICHE

Paolo Sluga Due ferrovie, un centenario

lazioni friulane. Da parte austriaca si realiz- zò, con criteri peraltro più restrittivi per tortuosità e pendenza il tratto da Pontebba Confine/Pontafel fino a Tarvisio. Questa situazione portò ad un nuovo orien- tamento degli studi in materia ferroviaria, studi che culminarono nella costruzione dell’altra ferrovia di cui si celebra il cente- nario: la Jesenice/Assling-Gorizia-Trieste, [2] Riccardo Bianchi, nato a meglio nota come Transalpina. La incontre- Casale Monferrato il 20 remo più avanti. agosto 1854, morto a Roma il 4 novembre 1936, laureato Nel frattempo, nel Regno d’Italia, il dibatti- in ingegneria, si distinse to parlamentare continuò a svilupparsi, in anche per la progettazione di quanto la situazione ferroviaria, pur sensi- impianti di sicurezza all’avanguardia sulle linee già bilmente migliorata, non era ancora ottima- prima della nomina a le, neppure sotto l’aspetto della sicurezza, Direttore Generale della nuova azienda. Nominato per ma fu necessario attendere l’arrivo sulla sce- i suoi meriti Senatore del na politica dello statista Giolitti, l’uomo del Regno, non esitò a dimettersi suffragio universale maschile, per vedere per contrasti con il Primo Ministro per un problema di avviato a soluzione il problema. Con la leg- appalti ritenuti troppo ge 22 aprile 1905, attuata con il Regio De- onerosi. creto 259 del primo luglio successivo, ven-

[3] Antonio Marco Marceglia ne decisa la nazionalizzazione della rete fer- nase a Pinguente il 25 luglio Personale sanitario e cavalieri dell’Ordine di Malta in sta- roviaria principale, collegata mediante ri- zione a Cormòns. Al centro, il professor Santarelli. 1852 da Francesco originario scatto oneroso delle concessioni. Rimaneva- di Marceglia di Castua e da Marianna de Agapito, no, al momento, estranee al provvedimento discendente da un’antica la Veneta, le Nord Milano, le Laziali e qual- famiglia cretese ivi stabilitasi to un programma di sviluppo ed ammoder- dopo la caduta di Creta in che altra rete minore. Ancora una volta la mano turca e beneficata dalla Stazione di Cormòns cambiava uno dei due namento senza precedenti: furono unificate Serenissima per la sua titolari e la Contea di Gorizia, in quel perio- le diverse Direzioni generali, i sistemi di si- indiscussa fedeltà a San curezza e si procedette anche alla progressi- Marco (Borc San Roc n.17). do, poteva vantare il singolare record di ve- Assieme ai fratelli va a der operare sul suo territorio ben sette so- va omogeneizzazione dei mezzi di trazione; precetto dallo zio don venne istituito, in Firenze, il Servizio mezzi Giacomo Marceglia, cietà ferroviarie: la Meridionale, le Ferrovie poliglotta, conservatore e dello Stato italiane, le Ferrovie dello Stato e trazione dal quale uscirono i progetti di apostolo della culura imperiali (che stavano avviando a completa- locomotive all’avanguardia, quali la 740, ve- popolare. Assunto alla ro e proprio mulo da traino, rimasto in ser- Meridionale, presta servizio a mento la Transalpina), la Veneta, la Società Trieste e Monfalcone per per la Ferrovia Friulana, la Società per la vizio fino quasi ai giorni nostri e che tuttora trasferirsi poi a Cormòns Ferrovia del Vipacco e l’Adriatica in fase di esplica un prezioso servizio ai treni storici; dove rimane inserendosi nella vita cittadina; contribuisce a assorbimento dallo Stato. successivamente fu la volta delle 680 e delle fondare la Cassa rurale e Il salto di qualità delle neonate Ferrovie del- 690, oltre alle prime locomotive elettriche. diventa deputato comunale. Muore nella cittadina lo Stato fu evidente da subito; sotto l’atten- Non si dimenticarono le esigenze del perso- collinare alla fine del 1919. ta guida di Riccardo Bianchi[2], venne avvia- nale con numerose provvidenze, tra le qua- BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 27

[novembre 2006_18] | 27

sistemare note

miliari, che peraltro non hanno trovato pro- [4] Questa volta non fu va documentale, in talune circostanze quali possibile un concambio visite ufficiali di rilievo, i mezzi della FFSS azionario e, per rimborsare l’anticipata revoca della raggiungevano Gorizia e quelli della Meri- concessione, lo Stato si dionale raggiungevano Udine. impegnò a pagare un importo Su questa situazione piombò, come un ful- annuo in franchi svizzeri oro alla Meridionale. Lo scoppio mine, la prima guerra mondiale che vide della prima guerra mondiale Cormòns capolinea di un vasto traffico mi- portò ad una svolta radicale: litare; in questo periodo vi prestò servizio, trattandosi di società giuridicamente situata in uno presso il centro di assistenza istituito dal So- Stato nemico, vrano Ordine di Malta, il noto latinista ro- l’amministrazione italiana sospese il pagamento del mano Raffaelo Santarelli che alla cittadina rateo annuo. La conclusione friulana rimase sempre legato, ritornandovi della guerra portò nuovi numerose volte fino agli anni ’50 e facendo sviluppi, tra i quali il tentativo di creare la Società “Danubio- pervenire agli amici ed ai maggiorenti anche Sava-Adriatico” saggi della sua attività[5]. compartecipata da Italia, Austria, Ungheria e Regno di Jugoslavia, per gestire le linee Il mito della Linea di Costanza afferenti ai porti di Trieste e Un mito più di ogni altro lega, oltre al co- Fiume. Il tentativo non andò a buon fine, le linee furono mune centenario, la linea o meglio le due li- riscattate e gli Stati si nee facenti capo a Cormòns con l’evoluzio- accollarono il prezzo di questa ne che avrebbe portato alla costruzione del- anticipata revoca con notevoli pagamenti in franchi svizzeri la Transalpina ed è un mito che si chiamò oro: la Meridionale, ultimate La stessa porta, ritratta nella foto a fianco, come appare “Linea di Costanza”, così definita dal capo- queste procedure e liquidate settant’anni dopo con le scritte di allora rivelate dall’elimi- le pendenze, cessò l’attività a nazione della tettoia. linea ideale di una grande direttrice destina- Vienna alla fine del 1968. ta a collegare Est ed Ovest a nord delle Al- pi, un’antesignana dei moderni corridoi eu- [5] Tra questi, si ricorda li i treni per il mare ed un primo nucleo di ropei. l’intervento in latino per assistenza mutualistica. La differenza si vide l’anniversario della nascita di La costruzione della Meridionale aveva pla- Roma, il 21 aprile del 1927, a tal punto che, secondo tradizioni familiari cato numerose lamentele di Trieste per i ri- letto all’Anfiteatro Flavio trasmesse dal bisnonno Antonio Marceglia, (Colosseo) e le cui parti iniziali tardi con i quali era stata completata rispet- e conclusive erano: ”Haud venuto dalla natia Pinguente d’Istria a pre- to alle linee congiungenti Vienna con i por- sane scio, Quirites, quo stare servizio, come dipendente della Meri- opportuniori loco diem Urbis ti anseatici, ma le sue tariffe, senza dubbio natale latine celebrari liceat, dionale, a Cormòns[3], i pur ben trattati fer- esose in quanto destinate a remunerare gli quam hic, ubi Christi nomine rovieri della stessa iniziarono a guardare azionisti, avevano sollevato nuovi dibattiti, omnes Romanae Civitatis con ammirazione ed invidia, mezzi e tratta- sentiunt se esse participes et discussioni e progetti per ovviare a questa unde Romanum Nome, mento del personale delle Ferrovie dello situazione. Lo scopo di tanto fervore aveva, Martyrum virtute, iterum Stato. Nel comune di Cormòns, le FFSS co- coinvolgendo anche Gorizia, un solo comu- itemque latius gentibus prolatum est.... Per Labarum struirono per il proprio personale una ca- ne denominatore: trovare il migliore collega- milites ad victoriam deducti setta rimasta identificabile per decenni per mento e la migliore società di esercizio per sunt: ad preclara Christianae vitae facinora patriaeque il suo recinto caratteristico ed anche un de- collegarsi con le linee facenti capo a Costan- laudem per Crucem posito locomotive[4]. Secondo memorie fa- za, ritenuta allora il centro nevralgico per ac- deducamur cuncti.” BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 28

28 | Borc San Roc

RICERCHE STORICHE

Paolo Sluga Due ferrovie, un centenario

Nelle due pagine, una serie dei numerosi studi pubblicati in relazione alla nuova ferrovia verso il Nord.

cedere ai pingui traffici settentrionali. Le di- non incontrò grandi favori e gli fu preferito scussioni inizialmente vertevano soprattutto un collegamento con la parte occidentale su due direttrici, quella di Pontebba e quel- dell’Impero e quindi con la Baviera. la del Predil o dell’Isonzo, ma il confine a Successive chiare direttive di natura politica Cormòns e la costruzione della Pontebbana, e strategica vincolarono ogni ipotesi ad un ottima ma inutile proprio per la presenza di tracciato che escludesse la possibilità di per- ben due valichi confinari a servire gli inte- correre il Vallone, attraversare Gorizia con ressi di Trieste, indirizzarono gli sforzi verso un’ipotetica stazione nella zona oggi occu- altre direzioni. Questa situazione modificò pata dall’ospedale e seguire la Valle del- radicalmente gli orientamenti generali. Già l’Isonzo fino a Tarvisio. Il percorso previsto nel 1872 erano stati predisposti nuovi pro- era troppo vicino al confine e la prima guer- getti per importanti collegamenti da Trieste ra si incaricò di confermare la validità di verso Nord (si veda lo studio allegato ripro- questa decisione negativa e gravida di conse- dotto per la cortesia degli Archivi provincia- guenze future. Annessa la Venezia Giulia al- li di Gorizia). l’Italia dopo il Trattato di Rapallo, sarà pro- Vennero individuate soprattutto, tra una mi- prio questo itinerario a decidere, prima il riade di iniziative, due possibilità principali: declassamento della linea o successivamen- una linea che, lungo il Vallone, risalisse la te, come già visto in precedenti numeri di valle dell’Isonzo, ricalcando quello che Borc San Roc, a determinare il confine nei avrebbe potuto essere il tracciato della pri- sobborghi orientali di Gorizia. ma linea per Trieste, ed un’altra che da Trie- La Transalpina ste puntasse verso la Carniola e successiva- Oggi la tratta che da Jesenice porta a Nova mente verso Stiria e Carinzia. Quest’ultimo Gorica (già Gorizia Montesanto) e successi- progetto, che dal nome della località toccata vamente a Trieste Campo Marzio, con una venne detto del Laak (oggi Íkofia Loka), diramazione da Duttogliano/Dutovlje a Se- BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 29

[novembre 2006_18] | 29

[6] Il tracciato realizzato risale da Jesenice sulla ferrovia Rudolfiana, (località destinata collegarsi alla Carinzia tramite la galleria delle Caravanche), lungo la Valle della Sava fino a Bohjni/Wochein e da questa località con un lungo traforo a Podbrdo/Piedicolle, scende fino a Santa Lucia di Tolmino, prosegue su Gorizia e da I documenti sono conservati all’Archivio Storico Provinciale di Gorizia. questa località, anziché procedere come logico, lungo il Vallone, infila la Valle del Vipacco, utilizzando fino a Prevacina il percorso della ferrovia di Aidussina (con pagamento di un ricco pedaggio), sale quindi con una rampa arditissima fino a San sana, viene generalmente definita e cono- tenacia dell’impresario friulano Ceconi a Daniele. Da questa località sciuta con il nome di Transalpina ma inizial- vincere e concludere l’opera i cui dati tecni- attraversa l’altopiano carsico e mente questo nome designò in realtà un ci sono veramente di rilievo. Tra le opere dopo aver raggiunto la massima altitudine a progetto integralmente realizzato di ben spiccano, oltre alla galleria di valico, il via- Monrupino arriva ad Opicina e maggiore rilievo. La legge imperiale del 6 dotto della Baccia a Santa Lucia, parte su scende su Trieste con una giugno 1901 autorizzava la costruzione, con muratura e parte su travate di acciaio, ed il rampa che costituisce uno tra i più bei tracciati panoramici in esercizio diretto da parte dello Stato, di una mitico ponte di Salcano con l’arco in pietra ferrovia. linea suddivisa in più tratte: la (Salisburgo) più grande del mondo[7]. Particolarmente [7] Il ponte avrebbe dovuto Schwarzach-Spittal (ove si collegava alla li- attiva fu l’opera del Comune di Gorizia e essere più corto, ma un nea della Pusteria proveniente da Fortez- della Dieta provinciale perché il deposito of- cedimento delle sponde za/Franzenfeste-Lienz per proseguire su ficina delle locomotive venisse ubicato in convinse il progettista, l’ingegnere Orley, ad una Villaco), la Klagenfurt-Jesenice e la nostra città e così fu anche per ragioni di estrema modifica; accortosi che con tratta, il tutto collegato con la linea del Pyrn logica: da Gorizia partivano le due rampe, poco avrebbe battuto il record mondiale per l’arco in pietra, che, via Ceske Budejovice/Budweis, porta- quella carsica a quella alpina con la necessa- impostò l’arco centrale con va a Praga. Tre i trafori importanti: quello ria doppia o tripla trazione. L’abilità delle una campata di ben 85 metri. dei Tauri a Mallinz, quello delle Caravanche maestranze fu tale che, anche dopo il declas- Il ponte saltò in aria la notte dell’8 agosto 1916 e venne tra Rosenbach e Jesenice e quello del Wo- samento della linea, le Ferrovie italiane vol- ricostruito dopo Caporetto con chein o Bohinj, divenuto poi più noto come lero mantenere la struttura al massimo livel- travate metalliche. Nel dopoguerra, fortunatamente, traforo di Piedicolle. lo, formando personale di tutta Italia. nelle ferrovie dello stato Cessate le discussioni, dopo la citata legge Il deposito non fu l’unico interesse di Dieta prevalse l’idea di ricostruirlo in del 1901, ebbero inizio i lavori per la nuova e Comune che, negli anni delle lunghe e de- pietra sia pur con alcune modifiche. La pietra usata fu linea[6]. Incredibili gli ostacoli che si presen- fatiganti discussioni, posero mano con l’aiu- quella di Chiampo e, sotto la tarono ai costruttori, tanto che ad un certo to di azionisti privati a due opere di rilievo direzione dell’ingegnere Ceradini, l’impresa Ragazzi punto, per le difficoltà dell’alta Val di Bac- locale: la Monfalcone-Cervignano nel 1894 consegnò il nuovo ponte l’8 cia, si pensò di abbandonare il tutto. Fu la e la Gorizia-Aidussina nel 1902; validissimo agosto del 1926. BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 30

30 | Borc San Roc

RICERCHE STORICHE

Paolo Sluga Due ferrovie, un centenario

in questo campo fu il supporto di due gran- precariamente, il valico di Postumia era ri- di friulani, Dreossi ed Antonelli, il cui stu- masto aperto, si dovette attendere pratica- dio di progettazione assunse rilievo interna- mente il 1922 per riaprire prima Piedicolle zionale. e poi Fusine. Fondamentale apparve il nuo- Il successo della nuova ferrovia, inaugurata vo ruolo della direttrice Trieste-Udine-Pon- solennemente il 19 luglio 1906, anche per le tebba-Tarvisio, destinata a divenire di gran tariffe concorrenziali praticate, fu di rilievo, lunga prevalente sulle altre linee di valico. nonostante le notevoli asperità ed il traccia- La Transalpina non ritrovò più i suoi splen- to irrazionale, ma fu un successo di breve dori, ma mentre la tratta da Gorizia a Piedi- durata, perché, solo otto anni dopo, il tre- colle rivide un sia pur limitato traffico inter- mendo flagello della guerra mondiale si ab- nazionale ed uno militare più accentuato batteva su gran parte dell’Europa. per ragioni strategiche, quella da Gorizia e La guerra, pur nella sua immane tragicità, Villa Opicina venne declassata, per l’irra- mise in luce, sul piano strategico, la lungi- zionalità del tracciato altimetrico che la sfa- miranza di chi aveva voluto quel tracciato: voriva rispetto all’itinerario via Monfalcone, le vicende belliche fecero arretrare i capoli- al rango di linea locale. La tratta da Trieste nea a Piedimelze da un lato ed a Prevacina a Villa Opicina conservò la sua importanza dall’altro, venne anche costruito un raccor- al servizio del porto, venendo anche negli do tra Rifembergo e Batuje sulla linea di Ai- anni ’30 elettrificata, analogamente alle al-

[8] Alla fine degli anni ’20 il dussina per rifornire questo centro evitando tre direttrici importanti della regione. nodo di Gorizia fu interessato i bombardamenti. Pur senza trascurare la variazioni e gli am- da una mole imponente di pliamenti dei quali ebbe a beneficiare, per lavori. Venne costruito un nuovo binario in La ricostruzione ed il diverso sviluppo sole ragioni strategiche, il nodo di Gori- affiancamento al vecchio tra delle due linee zia[8], la sorte della ferrovia apparve inelut- la due stazioni di Gorizia con un nuovo traforo alla Terminato il conflitto, l’esercizio riprese a tabile e rimasero nel mondo dei sogni anche Castagnavizza, mentre da fatica tra innumerevoli difficoltà anche po- i progetti di un prolungamento da San Da- Gorizia San Marco (Vertoiba) litiche. Per quanto riguarda la Transalpina niele del Carso verso Prevallo/Razdrto e fu costruito un nuovo tratto fino a Valvolciana, con la era interesse sia austriaco sia italiano che la Postumia, che avrebbe potuto modificarne singolarità di avere una tratta continuità politica della linea non venisse le sorti. a tre binari per non più di interrotta, ed ogni sforzo fu fatto in sede di Un risveglio sembrò profilarsi nel secondo una decina di coppie di treni al giorno. Venne anche trattativa a Versailles perché il “triangolo di immediato dopoguerra, quando, anche per prevista una linea che da Assling (Jesenice)” rimanesse austriaco, ma ragioni legate alle ipotesi di nuovo confine, Portogruaro si dirigesse con un ramo su Udine e con invano. Si riuscì ad ottenere che una parte l’Italia cercò di rilanciare con decisione la li- l’altro, via Palmanova su della Carinzia, ma non la bassa Stiria, espri- nea dell’Isonzo per arrivare a Tarvisio, ma Gorizia e Valle del Vipacco. messe con un plebiscito, garantito anche senza che la proposta venisse accettata dagli Questa tratta, costruita fino quasi a Udine e sull’altro dalla presenza di truppe e Carabinieri italia- Alleati. Analoga sorte ebbe ad incontrare tratto fino al Torre, fu ni, fin dal 1919 schierati a protezione della l’estrema proposta di aggirare più ad orien- abbandonata negli anni ’60 linea tra Villaco e Klagenfurt, la sua volontà te la periferia di Gorizia, e la ferrovia segnò, anche nel tratto udinese. Oggi costituirebbe il Corridoio che fu quella di rimanere austriaca. Il tratta- senza aspirazioni di glorie future, il confine 5 già pronto per congiungere to di Rapallo pose fine ai problemi territo- di Gorizia Udine, la Pontebbana ed il valico di Gorizia alla pianura riali, ma le tensioni rimasero anche per le Interrotta bruscamente, anche sul piano padana. diverse evoluzioni politiche; mentre, sia pur materiale, la tratta che univa le diverse sta- BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 31

[novembre 2006_18] | 31

zioni cittadine, la linea rimasta in territorio traffico via Piedicolle; il secondo per l’inter- jugoslavo fu collegata direttamente alla rete ruzione della Pontebbana a seguito del ter- nazionale jugoslava con la costruzione di un remoto del 1976 e nel 1998 quando il rifaci- collegamento tra Duttogliano (Creplje) e mento delle gallerie a sagome intermodale, Sesana per evitare Opicina. All’inizio degli tra Monfalcone e Trieste, fece deviare via anni ’60 vi fu un tentativo di inoltrarvi per Gorizia-San Daniele del Carso perfino il un periodo il “Dalmazia Express” diretto prestigioso “Simplon Express”. dai porti del Mare del Nord a Fiume, ma il Oggi si parla di chiusura o ridimensiona- tentativo rimasto senza seguito non riuscì a mento, nonostante i buoni risultati del tra- togliere quella patina di carattere locale che ghetto ferroviario attraverso la galleria di

Carta di circolazione agevolata per Carolina Cumini, moglie di Antonio Marceglia. Nella parte destra del documento è riportato l’elenco delle linee convenzionate.

la linea aveva assunto e che gli sviluppi suc- Piedicolle e sono attivi alcuni comitati per cessivi, che oggi la vedono stretta tra la nuo- la salvaguardia della linea, ma finalmente va Pontebbana e la potenziata Jesenice-Lu- nuovi spazi e nuove speranze si sono aperti biana, confermano anche i nostri giorni. con il turismo ferroviario, che ha visto i tre- Vi furono, dopo il Dalmatia Express altri ni a vapore per Bled attestarsi a Gorizia momenti di gloria in questa fase di “linea Centrale con un successo al di sopra di ogni succursale”: il primo nel 1968, quando il ce- aspettativa. dimento del ponte di Dogna costrinse le Diversa la sorte, ben più favorevole, dell’ex ferrovie italiane a deviare buona parte del Meridionale, la cui gestione dopo le turbo- BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 32

32 | Borc San Roc

PRIMO PIANO

Paolo Sluga Due ferrovie, un centenario

lenze iniziali venne assunta in toto dalle l’azienda ferroviaria (oggi le infrastrutture Ferrovie dello Stato, pure per il tratto che fanno capo a RFI e l’esercizio a TreniItalia) da Cormòns andava fino a Trieste: agli inizi con conseguenti nuovi orientamenti anche del XX secolo, anche per ovviare alla con- economici - a tutti gli utenti sono note le correnza della Transalpina e per favorire i conseguenze ed i disservizi portati da talune nuovi traffici che la Monfalcone - Cervigna- vaste economie in materia di manutenzione no Confine di Stato avevano portato nei ed acquisizione di nuovi rotabili -, sembra collegamenti diretti con Venezia, era stata che la linea gestita dalle FFSS non abbia aperta la breve galleria di Aurisina che evi- problemi di futuro e ci auguriamo che sia tava le manovre di regresso nella preceden- così, anche se una maggiore attenzione per te stazione di congiunzione. Nel quadro dei il valico di Gorizia potrebbe portare nuova potenziamenti decisi per il porto di Trieste, linfa alla linea italiana e prezioso ossigeno a si provvide prima a completare il raddoppio quella slovena. del binario tra Gorizia ed Udine, con mo- Due cenni di circostanza: come si addice a derni impianti nelle stazioni di Sagrado e distinte signore che vogliano nascondere Rubbia San Michele oltre a Redipuglia, la l’età, le Ferrovie dello Stato italiano, paghe cui stazione fu interamente rinnova. A metà di un francobollo e di un solenne e presti- degli anni ’30 il salto di qualità con l’elettri- gioso concerto, non hanno ritenuto di cele- ficazione mediante il nuovo moderno siste- brare in altro modo l’anniversario; diverso, ma a 3kv, modernizzazione che segnò la pur in una veste forse troppo ufficiale e so- cancellazione di ogni possibile gara tra le lenne, l’anniversario della Transalpina alla due tratte Trieste-Gorizia. quale però hanno recato lustro e pubblico, Il secondo dopoguerra, oltre alla ricostru- da parte italiana, una serie di manifestazio- zione degli impianti ed alle diatribe per ni a larga diffusione, iniziate a Gorizia con eventuali correzioni dell’ansa di Gorizia, “La Storia in Testa” nel maggio 2006 e tut- con la completa costruzione delle opere ci- tora in corso con mostre e pubblicazioni. vili tra Redipuglia e Cormòns (ma senza l’armamento), ha visto il completamento, in anni recenti, del doppio binario sull’intera linea, l’istituzione dei treni passanti che col- legano più volte al giorno Trieste con Vene- zia via Gorizia-Udine e l’instradamento sul- la linea di una coppia di treni internaziona- li da Venezia a Salisburgo-Vienna. Forte e vivace il traffico merci, al quale non sembra dare fastidio lo scalo di Cervignano con l’inoltro su quella linea di alcuni convogli, mentre è attestato su un paio di coppie mer- ci il servizio sulla tratta da Gorizia a Nova Gorica (già Gorizia Montesanto e prima an- cora Gorizia KK St.Bahn). Nonostante le recenti trasformazioni del- BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 33

[novembre 2006_18] | 33

Deposito e officina locomotive di Gorizia-Montesanto (Nova Gorica).

Bibliografia: AAVV. “Geschichte der Eisenbahnen Oesterreichisch-ungarischen Monarchie” Band 1898-1908, Vienna 1908; AAVV. “Transalpina-Un binario per tre popoli”, Ed.della Laguna, Monfalcone 1990; AAVV. “Transalpina-100 anni, 1906-2006. Un binario per tre popoli in immagini d’epoca” Ed. della Laguna, Mariano del Friuli, 2006; AAVV. “1918 E la Contea di Gorizia e Gradisca si ritrovò italiana-Gli ultimi anni degli Absburgo” Ed. della Laguna, 1998; AAVV. “Monfalcon”, a cura della Società Filologica Friulana, 2006; Briano L. “Storia delle Ferrovie in Italia”, voll. 3 Ed. Cavalotti Milano, 1977; Lacchè C. nmerose opere documentate di storia e divulgazione ferroviaria; Muscolino Ing. P. Numerose opere documentate di storia e divulgazione ferroviaria; Pavone G. “Riccardo Bianchi-Una vita per le Ferrovie italiane” Ed.CIFI, Roma 2004; Rampati A. “Carlo Ghega, il cavaliere delle Alpi” Ed. Italo Svevo, Trieste, 2002; Roselli G. “Trieste e la ferrovia Meridionale”, Ed. SAT Trieste, 1977; Sluga P. “Scorci di Ferrovie isontine” da ”I Treni” Ed. Trasporti su Rotaie, Salò; Sluga P. “Un centenario: la Transalpina” in “Sot la Nape”, n.1/2006, Società Filologica Friulana. Numerose le fonti archivistiche, in particolare il Fondo Giunta Provinciale dell’Archivio storico provinciale di Gorizia, i cui curatori si ringraziano in modo particolare; sono state consultate, oltre alla stampa periodica, le collezioni di “Borc San Roc” e di “ I Treni”, e fonti familiari. BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 34

Vittorio Peri a passeggio in corso Verdi: con lui Bruno Calderini, Giuseppe Finizio e Guido Marziani (novembre 1947). BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 35

Borc San Roc | 35

RICERCHE STORICHE

Sergio Tavano Un goriziano cristiano ed europeo: Vittorio Peri

Una personalità ricca di intelligenza e di convinzioni con cui ha costrui- to un sapere storico innovatore, fondato sul dovere della giustizia

La Società Filologica Friulana si è ricorda- cari a ciascun autore: in questo caso lo stes- ta di Gorizia in anni recenti almeno in due so Peri si riconosce nella figura affascinan- circostanze notevoli: nel settantesimo e nel- te di mons. Fogar, ne rileva il carattere pro- l’ottantesimo anniversario della sua fonda- fondamente cristiano nella chiarezza delle zione, avvenuta a Gorizia il 23 novembre idee, nella carità generosa, nelle solide con- 1919: l’omaggio fu reso quando la “Filolo- vinzioni, nell’impegno con la gioventù (era gica” tenne appunto due volte il suo Con- detto “il vescovo della muleria”), nel con- gresso annuale proprio a Gorizia, con pro- cetto di Stato che non si identifica necessa- lusioni tutte goriziane. Il 21 novembre riamente con una nazione ma che si inseri- 1999 fu invitato a parlare Vittorio Peri che sce in una visione dinamica e plurima e nel- trattò il tema Un friulano cristiano ed euro- la collocazione dello stesso vescovo gorizia- peo: Luigi Fogar (v. “Ce fastu?”, 76, 2000, no in un orizzonte ampiamente europeo. pp. 7-36). Negli anni della sua formazione e della sua Il titolo scelto ora in questo periodico, per prima attività pastorale, mons. Luigi Fogar, esprimere un ricordo ammirato e fraterno definito a Innsbruck “amico di tutte le na- della grande figura di studioso e della sua zioni”, si mosse con intelligenza e apertura opera, ricalca esplicitamente quello che egli cordiale in un panorama come quello gori- dettò per fare conoscere e riflettere sulla ziano, intrinsecamente e strutturalmente grande figura di Fogar che, per la sua cul- composito, senza prendere parte a una tesi tura e per la sua mentalità goriziane gene- che, secondo le tendenze nazionalistiche, rosamente vissute, finì per subire un esilio fosse pregiudizialmente opposta ad un’al- di trentacinque anni a Roma, dal 1936 alla tra coltivata da altri gruppi nello stesso morte, seguita nel 1971. contesto culturale e storico. Si sa che ogni scritto che abbia un minimo Non a caso Vittorio Peri volle citare, in di personalità riflette scelte e toni propri e quel suo discorso del 1999, qualche passo BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 36

36 | Borc San Roc

RICERCHE STORICHE

Sergio Tavano Un goriziano cristiano ed europeo: VittorioPeri

esplicito dello stesso Fogar, al quale, anco- materna”. E qui piace ricordare che fin dal- ra tredicenne, un goriziano “di pochissima l’Ottocento, e ben oltre, la lingua con cui i cultura ma di grande fede e di spiccata per- Goriziani hanno amato esprimersi più sen- sonalità” disse: “La più pericolosa eresia titamente e quasi soltanto in versi è stata (e dei nostri tempi è il nazionalismo esagerato forse lo è ancora) ogni parlata di famiglia, e (si) vedrà quanto danno esso recherà alla fosse pure dialettale, anche per evitare una Chiesa”. Il Fogar aggiunse: “Ne rimasi col- partecipazione letterariamente artefatta. pito e impressionato” (p. 22). Divenuto ve- Peri non era friulano di nascita, essendo fi- scovo, qualche decennio dopo, difendendo glio di padre sloveno (il padre aveva dovu- la figura e l’opera dell’arcivescovo di Gori- to cambiare il suo cognome nel 1935, da zia mons. Francesco B. Sedej, echeggiò e ri- Periz in Peri) e di madre triestina, ma il badì il medesimo concetto: “La storia del friulano volle impararlo frequentando i passato ha dimostrato il danno enorme che coetanei a Borgnano di Cormons, dove la produce alla Religione e alla Patria il nazio- mamma insegnava: V. Peri, Vittoria Fiegl nalismo esagerato trapiantato in Chiesa” Peri; mamma e insegnante. Un’ondata di ri- (p. 23). cordi, in Borgnano: la scuola racconta, Chej Prima che le scuole, anzitutto lo Staatsgym- dal Pòz, Cormons 2003, pp. 46-50. Nel vi- nasium di Gorizia, aprissero al Fogar gli vace ritratto che il figlio traccia della madre orizzonti dietro alle varie lingue che stava si ritrova più di una nota che vede quella fi- apprendendo, la sua frequentazione dello gura continuata in lui stesso: “Estroversa, stesso clima culturale e mentale di Gorizia socievole, di intelligenza mobilissima ed in- gli aveva fatto sperimentare visioni e con- tuitiva, spontaneamente generosa, fin dagli vinzioni altamente nobili e in particolare gli anni giovanili non concepì la propria vita avevano fatto conoscere, coltivare e amare altrimenti che come impegno di lavoro per il friulano: “Il giovanetto aveva imparato a guadagnarsi di che vivere e per svolgere un parlare e a pregare in friulano, secondo la servizio agli altri, specialmente ai bambini. lingua del cuore e della pietà: quella del ro- Non seppe insomma pensarsi mai altrimen- sario serale, delle litanie dei santi, della Via ti che come insegnante ed educatrice. Fu Crucis, della confessione e del catechismo. così per vent’anni maestra, finché venne Era la lingua tradizionale e comune della posta nelle condizioni di dover abbandona- pastorale popolare nelle parrocchie del cle- re la carriera, ritirandosi anzitempo in pen- ro friulano delle diocesi di Gorizia e di sione in uno Stato unitario che nella realtà Udine, fino a quando la politica del nuovo si divideva ancora in ‘vecchie’ e ‘nuove’ Stato nazionale non ne contrastò virulente- province e distingueva le regioni e i cittadi- mente l’uso” (p. 34). E poco oltre (p. 35) ni a ‘redenzione’ nazionale variabile, trat- Vittorio (“Vichi”) Peri precisa il concetto tandoli cioè come più o meno integrati di in base a una confidenza espressa dallo fatto nel nuovo regime totalitario e sciovi- stesso Fogar al padre che lo aveva avuto nista. Durante e dopo la prima guerra mon- “amatissimo catechista” dello Staatsgymna- diale insegnò nelle scuole elementari tede- sium tedesco: “La lingua della devozione sche di Trieste, di Pontebba; in quelle ita- intima e del colloquio personale con Dio ri- liane di paesi friulani e sloveni del Circon- maneva spontaneamente per Fogar quella dario scolastico di Gorizia, e negli ultimi BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 37

[novembre 2006_18] | 37

tre anni in paesini dell’Appennino toscano: do esemplari, ancorché difficili da accetta- vi era stata trasferita, con due figli in tene- re e da vivere, richiedendo esse un atteggia- ra età e a centinaia di chilometri dal luogo mento civilmente aperto tanto sul mondo del lavoro e residenza del marito, per prossimo quanto su quelli diversi. un’appolicazione oggettivamente arbitraria Nel 1998, presentando a Udine la traduzio- e soggettivamente malevola, ovviamente ne della Bibbia in friulano, reso omaggio a sollecitata da colleghi e superiori scolastici chi non ha “dimenticato o disconosciuto” isontini, dei decreti legislativi e provvedi- le sue origini friulane, confessò: “Ho impa- menti amministrativi emanati dal regime rato decenne il friulano di Borgnano, nelle fascista contro i cittadini definiti allora ‘al- mie prime vendemmie, e lo trovai subito logeni’” (p. 46). più armonico e ricco di quello goriziano Più tardi “Vichi” seguì nell’amore verso il (…); in città non osai quasi mai parlarlo per friulano l’amatissimo don Guido Maghet, paura di sbagliare. Ripresi saltuariamente a che lo introdusse più che alla parlata gori- farlo nel corso della lunga amicizia con pre ziana o sonziaca, a quella prossima alla koi- Guido, dal 1951 alla sua morte, per fargli né. Eppure in taluni ambienti non goriziani piacere. Insomma, come testimone friula- è dispiaciuta questa sua collocazione fuori no, sono un abusivo cosciente di esserlo ma di un’”etnia” friulana convenzionale, senza non per questo mi sento estraneo o forèst.” che venisse dunque apprezzato non soltan- Amò firmarsi Pieri Pujûl, che era stato il so- to il suo impegno nell’apprendere quella prannome di Piero Pinausig, citato da lui parlata, ma soprattutto l’impegno nell’in- altrove. dagine e nell’approfondimento dei valori e Non è raro che un goriziano, specialmente dei significati storici e civili della cultura di se vuole inserirsi o figurare in alte sfere, si cui quella parlata era portatrice e strumen- senta indotto a tacere delle due origini co- to. me di un riferimento angusto, cosa molto Analogo all’atteggiamento di mons. Luigi frequente se è vero che la risonanza (non Fogar verso la sua cultura goriziana è stato l’importanza) di qualsiasi fenomeno finisce quello di Vittorio Peri, quantunque egli per essere direttamente proporzionale alle non fosse da sempre e fatalmente immerso dimensioni e alla notorietà del luogo in cui in una cultura esclusivamente friulana, evi- il fenomeno è collocato. tando con intelligenza sensibile le tautolo- Il Peri, come non moltissimi altri, quasi tut- gie facili: Vittorio Peri capì e perciò scelse ti di livello intellettualmente alto, non sol- anche lo studio del friulano per i suoi signi- tanto non ha voluto schermare mai la sua ficati e per i valori cristiani ed europei che gorizianità, animata dalle varie componen- ne costituivano storicamente la base e il tes- ti, friulane, italiane, slovene, austriache, ma suto, non dunque come segno o motivo di oltre ad esserne orgoglioso, se n’è servito separatezza e di chiusura verso gli “altri”. spesso per mettere in risalto i caratteri di Le sue scelte non state dettate dall’ovvio af- un’originalità singolare e altamente respon- fetto verso la propria terra, cosa scontata in sabile in senso storico, culturale, civile e, un frequente orgoglio egoistico, se non an- appunto, etico (non etnico), a cui ogni con- che acritico, ma dalla lucida e responsabile siderazione sull’identità dovrebbe attener- visione di significati forse velati ma in fon- si. È stata anzi precisamente la sua autorità BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 38

38 | Borc San Roc

RICERCHE STORICHE

Sergio Tavano Un goriziano cristiano ed europeo: VittorioPeri

La classe di Vittorio Peri (I liceo, 1947-1948). Da sinistra in basso: Maria Gregorig, Marisa Belli, Gianna Torregrossa, Maria L. Carloni, Lucia Medeot, Enrica Saletti, Anna Borgheresi, Maria De Luca. Nella fila di mezzo: cinque insegnanti (I. Leopardi, G. Menghini, G. Tuzet, B. Grignaschi, N. Scuz), Antonio Scarano, Ugo Dalmasson, Sergio Altieri. Nella fi- la superiore: L. Bressan, Lionello Trombini, Guido Marziani, Pietro Sadofski, Bruno Calderini, Vittorio Peri, Lamberto Ter- zuoli, Lucio Rigonat, Giuseppe Finizio, Antonio Bin, Giobatta Serravalle.

scientifica e morale che infine ha potuto giovanili e personali interessi, all’ambiente conferire prestigio ai più profondi e validi dell’Azione Cattolica, ma più ancora a due significati della gorizianità. eccezionali sacerdoti, che incontrai come catechisti al liceo statale. Subito dopo, dal In una lunga e documentata intervista del 1950 in poi, analoga vicinanza trovai spon- 2000 (apparsa in: Largo Gemelli, 1. Studen- taneamente, quando rientravo per le vacan- ti, docenti e amici raccontano l’Università ze, nella locale sezione della FUCI. (…) La Cattolica, Vita e Pensiero, Milano 2003; la situazione, anche religiosa, di Gorizia appa- testimonianza di Vittorio Peri è intitolata riva allora complicata da esasperazioni Da Gorizia con i ragazzi che uscivano dalla ideologiche e politiche, come per molti ver- guerra, pp. 189-222), nella precisione e nel- si continua anacronisticamente a esserlo an- la sicura chiarezza delle idee e delle parole, cora negli ultimissimi tempi. (…) Il razzi- Vittorio Peri dice delle premesse per il suo smo, con le leggi discriminatorie sui cittadi- ingresso nell’Università Cattolica di Milano, ni ‘allogeni’, colpirono in regione decine di a cui lo incoraggiò suo padre: “Pervenni al migliaia di persone e di famiglie ben prima liceo pubblico dalla scuola dei salesiani, fre- delle leggi razziali introdotte nelle regioni quentata dalla quarta elementare fino alla dell’’impero’ africano e poi per i cittadini di quinta ginnasio, ed ero vicino, per amicizie razza non ariana”. BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 39

[novembre 2006_18] | 39

Classe III A, aprile-maggio 1958. Seduti da sinistra: Edda Polesi, Anna Chiandit, Mariagrazia Sussi, Laura Cassanego, il preside Emanuele Fabbrovich, Maria Pia Minca, Lucia Calligaris, Michela Burba. In piedi da sinistra: Giancarlo Movia, Mario Carruba, Paolo Tonzar, Paolo Sluga, il professor Vittorio Peri, Alfio Fontanot, Giovanni Bressan, Maria Teresa Ve- lisig. Nella foto mancano Dino Angeli, Sergio Bramo e Cadeddu (foto Sluga).

Laureatosi nel 1955 con Giuseppe Lazzati la quiescenza. Quest’accettazione, dettata discutendo una tesi sulle omelie origeniane dal desiderio di condurre ricerche scientifi- su Geremia, fu assistente volontario con lo che nei vasti e anche intricati spazi della sto- stesso professore ma contemporaneamente ria, soprattutto di quella ecclesiastica, com- insegnò tanto a Milano quanto a Gorizia, portò la rinuncia all’insegnamento universi- dove dunque ritornò nello stesso liceo suo tario, quantunque nel 1969 avesse ottenuto per l’insegnamento del latino e del greco. la Libera Docenza in Storia della Chiesa e Nella stessa università milanese e nella stes- ne avesse depositato il decreto ministeriale sa cerchia, accanto a Ezio Franceschini, co- presso l’Università “La Sapienza” di Roma. nobbe Francesca Minuto con cui si sposò il È impossibile ricordare qui tutta la biblio- 19 luglio 1959: furono testimoni i ricordati grafia di Vittorio Peri, che si aggira sul mez- professori Franceschini e Lazzati. zo migliaio di unità. I temi principali, più Rapidissima fu la sua carriera, sostenuta spesso approfonditi con originalità feconda, principalmente dalla severità di un’intelli- riguardano il concetto di ecumenicità, i genza brillante e dalla vastità degli studi: già concili, il cristianesimo tra le popolazioni nel 1961 fu invitato a coprire il posto presti- slave e nelle terre bizantine (gli scritti, spes- giosissimo di scriptor graecus nella Bibliote- so molto ampi, che trattano questo tema so- ca Apostolica Vaticana, dove rimase fino al- no stati raccolti nel 2002 da Mirella Ferrari BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 40

40 | Borc San Roc

RICERCHE STORICHE

Sergio Tavano Un goriziano cristiano ed europeo: VittorioPeri

in due volumi di più di mille pagine, intito- Verso le grandi personalità con cui si incon- lati Da Oriente e da Occidente. Le Chiese cri- trò e spesso collaborò, incominciando da stiane dall’Impero romano all’Europa moder- Paolo VI e da Giovanni Paolo II, egli nutrì na, Antenore, Padova, Roma-Padova: vi è un grande rispetto; rivolse poi viva ricono- inserita anche un’avvertenza “al lettore vir- scenza verso modelli e maestri, tra i quali, tuale” in cui lo stesso autore delinea una oltre a quelli già citati, come Dossetti, Fran- densa autobiografia intellettuale), ampie ceschini, La Pira, Lazzati, sono rimasti per trattazioni sulla patristica (storia, esegesi, fi- lui fondamentali Marie-Dominique Chenu lologia, teologia, ecc.), liturgia (Pasqua, bat- e Yves-Marie Congar (Peri trascorse un an- tesimo, cresima ecc.), agiografia (molti scrit- no accademico a Parigi, iscritto presso l’In- ti sugli apostoli Cirillo e Metodio: consta stitut Catholique ad un corso di filosofia e che per l’enciclica di Giovanni Paolo II Sla- teologia), Louis Bouyer, H. Jedin, Carlo Co- vorum Apostoli uno dei consulenti principa- lombo, Emilio Guano, Carlo Maria Martini, li fosse proprio lui), cristianesimo antico, Domingo Ramos-Lisson, Walter Brandmül- archeologia cristiana, lingue minoritarie. ler e così via. Ebbe modo di conoscere an- Tra le biografie egli andò sempre più allar- che don Giussani, del quale ricordò “l’ap- gando le sue ricerche su tre figure fonda- passionata e vitalistica idiosincrasia per ogni mentali per l’Italia contemporanea: Giusep- modo di pensare ideologico che non fosse pe Lazzati, Giuseppe Dossetti e Giorgio La quello soggettivo suo, anche in materie del Pira. Su di essi Peri scrisse molte pagine, ma tutto estranee alla sua sensibilità e prepara- il volume La Pira, Dossetti, Lazzati. Nel si- zione culturale” (Largo Gemelli, 2003, cit., lenzio la speranza (Ed. Studium, Roma pp. 201-202). 1998) acquista speciale valore in prossimità La sua autorità, esercitata sempre con for- del Convegno ecclesiale di Verona di que- me equilibrate e precise, lo introdusse in st’anno. E non è senza significato le posizio- moltissime istituzioni e in molti organismi, ne assunta da Peri quale postulatore della tra i quali è giusto ricordare la Commissio- causa di beatificazione di La Pira (1983): ne Mista Internazionale per il Dialogo tra la egli poté fare in tempo ad osservare tuttavia Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa, del- che si è andata sempre più affievolendo la la quale fu il solo laico fra i trenta membri riconoscenza verso questi grandi ispiratori; cattolici (ne parlò agli studenti anche a Go- e non è detto che egli non dovesse infine rizia nel 1982). scontare in più di un modo questa sua azio- ne. Nella commemorazione che si è tenuta a Nell’”esilio” romano (il paragone con Udine il 28 marzo 2006 è stata presa in con- mons. Fogar qui non regge, non foss’altro siderazione, sia pure ancora indirettamente, perché in un caso c’era un’imposizione e l’azione di Peri verso queste personalità (ne nell’altro una scelta) Vittorio Peri seguì con parlò Cesare Alzati: v. Sandro Piussi nel curiosità e con affetto le vicende goriziane e “Messaggero Veneto” del 28 marzo): a Go- anzitutto le ricerche e i problemi storiogra- rizia invece, almeno per ora, questi temi fici delle terre comprese tra l’Adriatico e il non sono stati toccati nemmeno dall’Istitu- Danubio (e anche oltre). L’affetto non lo to di Storia Sociale e Religiosa con cui Peri autorizzò a sopravvalutare i personaggi né collaborò tanto e spesso. gli eventi della sua terra: era sempre guida- BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 41

[novembre 2006_18] | 41

to dal bisogno e dal dovere dell’obiettività e me già anticipato, dello stesso autore. cioè della giustizia. Peri allora osservò che dopo la “grande “Vichi” ha lasciato qui un ricordo molto ap- guerra” qui si scontrarono due concezioni prezzato e simpatico, derivato dalla sua in- culturali e istituzionali dello stato e della telligente chiarezza, dall’autorità morale e persona: quella antica e sacrale dell’Impero scientifica ma anche dalla serenità cordiale, e delle monarchie cristiane europee e quel- pronta alla risposta lucida e scherzosa (ma la moderna e laica, in origine democratica non disincantata), in questo caso proprio repubblicana degli Stati/Nazione. perché ritornava nella sua terra. Eppure sa- Sullo sfondo del primo dopoguerra, dram- peva suggerire solu- matico per la rinun- zioni e proporre cor- cia goriziana alla pro- rezioni, attento a non pria vera identità, ricorrere ad accenti balza appunto la figu- che potessero appari- ra di mons. Fogar (se re correttivi. un goriziano dovesse La personalità vivace salire all’onore del- e aperta di Peri riflet- l’altare, egli disse, teva senza dubbio e questo dovrebb’esse- rendeva più nobile re proprio il Fogar), quella cultura e quel- modello intimamente la mentalità, seria- europeo, perché radi- mente civili e guidate calmente cristiano e (ma anche tormenta- anche friulano ma nel te) da una grande significato che queste sensibilità etica, in definizione aveva cui Gorizia, nono- avuto a Gorizia pri- stante la sua ritrosia e ma di allora e che la la sua insicurezza, si è città ha perduto in rivelata severa e spiri- un’alterazione gretta- tualmente feconda. Vittorio Peri presenta un volume dell’Istituto di mente nazionalistica, Da ciò poté derivare storia sociale e religiosa di Gorizia. addirittura in un sen- anche la fattiva sua so molto provinciale. partecipazione a ini- Vittorio Peri aveva ziative goriziane di un acuto senso delle valore in cui egli credette perché l’esempio proporzioni che lo induceva a non attribui- storico e culturale della città e della sua ter- re ai fatti e alle figure, specialmente se re- ra si proponeva quale prefigurazione re- gionali, un significato maggiore di quello sponsabile di un modello veramente euro- che la storia autorizza a vedervi. I momenti, peo. le figure e i nodi storici sono stati da lui pro- Nel ricordato profilo che egli ha tracciato di posti e interpretati nella visione di una spe- Luigi Fogar si proietta anche l’immagine ra- cificità storica, in senso etico e con un’arti- gionata della città e della sua cultura e, co- colazione dinamica. I suoi contributi scien- BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 42

42 | Borc San Roc

RICERCHE STORICHE

Sergio Tavano Un goriziano cristiano ed europeo: VittorioPeri

tifici hanno però risonanza più spesso lonta- trabbando” (pp. 15-16). no da qui. Non meno chiaro e preciso il suo pensiero a Senza dimenticare i molti suoi scritti appar- proposito dei rapporti tra Nazione e Stato si in vari periodici e in miscellanee regiona- nell’Europa centrale (Gorizia 2003), nella ri- li: in “Studi Goriziani (notevole, per esem- vendicazione dei diritti civili e nazionali e pio, Note sulla formazione dell’identità cul- dei doveri degli stati (pp. 61-76: il contribu- turale friulana. Il ruolo del clero autoctono e to si apre con un simpatico squarcio sulla della catechesi popolare, 63, 1986, pp. 35-71: sua giovinezza goriziana, nel canto del po- riproposto nella seconda edizione di Cultu- meriggio delle domeniche: Laudate Domi- ra friulana nel Goriziano, ISSR, Udine 2003, num omnes gentes). pp. 265-303; ma altre volte è tornato sul te- Gli orizzonti di studio semre più vasti non ma dei vescovi tra Friuli e Venezia Giulia: hanno mai offuscato la prima scelta di ricer- Margotti e Fogar, in “Voce Isontina”, 24, ca e cioè quella sul cristianesimo antico, che 1987, p. 4; L’avvicendamento dei vescovi nel- riaffiora nell’interesse anche per il primo la regione friulano-giuliana tra le due guerre cristianesimo aquileiese. Qui egli ha sugge- mondiali, in “Memorie Storiche Forogiulie- rito interpretazioni e soluzioni con una viva si”, 67, 1987, pp. 157-161), in “Iniziativa sensibilità per i fenomeni storici nella loro Isontina” (250 anni della diocesi di Gorizia. costante specificità. Tra le moltissime pagi- La Chiesa al passo con il Vangelo e con i tem- ne che egli ha scritto sull’antico cristianesi- pi, 123, 2002, aprile 2002, pp. 37-40) e nel- mo aquileiese spiccano quelle affidate al le manifestazioni promosse dall’Istituto per primo volume della Storia della cultura ve- gli Incontri Culturali Mitteleuropei, special- neta (Neri Pozza, Vicenza 1976, pp. 167- mente nel volume Le “minoranze” nella Mit- 214), con riferimenti e aneddoti personali, teleuropa (1900-1942), Gorizia 1991 (pp. 7- nello scoprire qui tuttora tracce antiche: per 14, 15-25, 375-378); La dimensione pluriet- esempio, nelle consuetudini della zia Ursu- nica della comunità politica europea. I venti- la nel sabato santo. cinque anni dell’Istituto per gli incontri cul- Le manifestazioni che accompagnarono i turali mitteleuropei di Gorizia, in “Stu- sedicesimo centenario del concilio aquileie- dium” (88, luglio-agosto 1992, pp. 483- se del 381 (e in primo luogo il volume delle 508). Nel 1991 egli parlò di “confortante “Antichità Altoadriatiche” edito nel 1982) crescita della comprensione e del consenso sono state da lui impiegate per una serie di intorno all’intuizione lungimirante dei suoi acute osservazioni davanti alle scolaresche fondatori e alle sue finalità istituzionali: la goriziane ma sono anche servite per ridiscu- ricreazione, a partire da Gorizia, di quella tere, in base ai documenti che riguardano cultura indigena della convivenza civile e quel concilio, il formarsi del concetto e dei dello scambio pacifico di conoscenze e di criteri di un concilio ecumenico (“Annua- valori umani tra le genti, lingue e culture rium Historiae Conciliorum”, 15, 1983, pp. presenti nella regione, cultura iscritta fin 41-78; cfr “Memorie Storiche Forogiuliesi”, dalle origini (…) nel genio e nel sentimento 64, 1984, p. 227). propri di questa città e del suo territorio. Peri inoltre redasse uno studio molto pre- Qui l’intolleranza e lo sciovinismo sono sto- zioso sull’origine del titolo patriarcale in sé ricamente generi d’importazione o di con- e su quello aquileiese in particolare: La pen- BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 43

[novembre 2006_18] | 43

tarchia: istituzione ecclesiale - IV-VI secolo - borato in vari modi, egli ha donato uno dei e teoria canonico-teologica (Bisanzio, Roma e suoi contributi “spoletini”, L’ingresso degli l’Italia, Cisam, Spoleto 1988, pp. 209-311); Slavi nella cristianità altomedievale europea, Aquileia nella trasformazione storica del tito- riedito in La cristianizzazione degli Slavi nel- lo patriarcale (“Antichità Altoadriatiche”, l’arco Alpino orientale (secoli VI-IX), Gori- 38, 1992, pp. 41-63): da allora risulta defini- zia-Roma 2005, pp. 11-76. Ed è un altro ri- tivamente escluso che il titolo patriarcale torno alla sua terra intesa sia come anello di fosse giustificato da pretese e presunte ori- congiunzione col mondo centroeuropeo, gini apostoliche del Chiesa di Aquileia e con implicazioni civili, sia per la sua com- della predicazione di San Marco ad Aquile- plessità di cui vive e per cui si identifica, ia. senza rifiuti pregiudiziali degli altri che si Si colloca poi in questa dimensione medi- trasformerebbero in rifiuti di se stessi. terranea e intimamente cattolica la sua rico- struzione del “simbolo” della Chiesa di Vittorio Peri, che tante volte era venuto a Aquileia attraverso la testimonianza di Rufi- Gorizia per offrire la sua collaborazione e no di Concordia: Rufino e il simbolo della che a Gorizia aveva ricevuto nel 1982 il si- Chiesa di Aquileia. La tradizione culturale gillo d’oro della Città e poi nel 2002 il pre- del simbolo apostolico nella “stilizzazione mio “Sant’Ilario”, è scomparso il 1° genna- storica” occidentale (“Antichità Altoadriati- io di quest’anno ed è ritornato per riposare che”, 47, 2000, pp. 223-245). accanto ai Suoi ma non ci ha lasciato del Con pronta disponibilità egli affidò inoltre tutto, rimanendo con la sua bella personali- il testi per le pagine di apertura (Nel segno tà, con la nostra stima affettuosa e con i mo- di Giona, pp. 15-19) e per quelle di chiusu- delli che ha voluto definire e che ci ha affi- ra (Continuità: memoria e coscienza, pp. dato con il suo insegnamento e con i suoi 409-411) al catalogo della mostra Patriarchi. scritti. Quindici secoli di civiltà fra l’Adriatico e Riprendendo i riferimenti iniziali a mons. l’Europa Centrale (Skira, Milano 2000). An- Luigi Fogar e trovando confermata una se- che qui egli respinse e corresse taluni “miti rie di parallelismi, anzitutto morali, con lo retorici o irrazionali del sangue, della nazio- stesso “Vichi”, piace chiudere il discorso ne, della razza bianca”, aggiungendo che la applicando a Vittorio Peri ciò che egli stes- storia non vuole proporre idealizzazioni di so dice del grande vescovo goriziano: “Friu- “eroi improponibili”, di cui ci si compiace lano di cuore, il suo animo rimase quello di troppo spesso, perché la storia “concorre un grande cristiano europeo, legato alla tra- invece a cercare e riconoscere in sé espe- dizione e in notevole anticipo sui tempi” (p. rienze e valori, così come li hanno sentiti, 35). vissuti, interpretati nel costume originario della loro vita coloro che possiamo conside- rare nostri padri, nella storia civile e nella fede dell’antica Chiesa di Aquileia” (p. Si ringraziano 411). le signore Enrica Saletti Calderini (per le prime due fotografie) A Gorizia e precisamente all’Istituto di Sto- ed Edda Polesi Cossar ria sociale e religiosa, con cui Peri ha colla- (per la terza fotografia). BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 44

Estratto dalla Mappa Suppletoria della Città di Gorizia - 1822. Settore Gestione Urbanistica del Comune di Gorizia. BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 45

Borc San Roc | 45

RICERCHE STORICHE

Diego Kuzmin La strada dei Lantieri

Tra le ultime grandi opere urbanistiche realizzate in città prima del grande conflitto mondiale, il collegamento diretto tra la piazza San Rocco e la piazza Sant’Antonio

La costruzione della ferrovia Meridionale dicciola che dalla via Lunga portava alla vil- prima e quella della Transalpina poi, a cau- la Boeckmann (grosso modo il tracciato del- sa della relativa lontananza delle rispettive la via Svevo) e da qui imboccare l’attuale stazioni dal centro cittadino (dovuta a moti- strada che, costeggiando la villa, collega il vazioni tecniche provocate dalla situazione Seminario-Università con la via Dreossi (og- orografica) determinarono un deciso incre- gi Alviano) e quindi con la piazza. mento dello sviluppo urbano, proiettando Un percorso alternativo, era rappresentato ai primi del novecento Gorizia verso la sua dal tragitto che dalla piazza Duomo condu- forma attuale, estesa lungo la promenade ceva a piazza San Rocco attraverso le vie Ra- del Corso e la strada di Salcano, ben oltre i batta, Vogel (poi Baiamonti) e Parcar, anche limiti dimensionali che la città presentava questo però disagevole a causa della relativa un secolo prima e che a lungo aveva conser- lontananza rispetto il sistema costituito dal- vato. le tre principali piazze cittadine Sant’Anto- La nuova condizione di facile collegamento nio, Duomo e il Travnik, per il tramite della tra il centro e i quartieri allora periferici, via Rastello. Emergeva quindi il bisogno di non ebbe a verificarsi nel riguardo del bor- individuare un collegamento più breve, go San Rocco, il cui abitato continuò a ri- concretizzatosi poi nel 1913 con la realizza- manere separato dalla città storica e da que- zione della via Lantieri a dividere in due sta diviso da quell’ostacolo rappresentato parti l’ampia Braida, rendendone così pos- dalla vasta pertinenza agricola di Palazzo sibile anche l’utilizzazione a scopo edifica- Lantieri. Come racconta Luisa Codellia[1], torio della medesima, come si evince dal per raggiungere la piazza Sant’Antonio piano parcellare dell’area, redatto nel luglio (luogo dove si trovava il Mercato coperto del 1910 dall’ingegnere edile e geometra progettato dal de Claricini) era necessario Pippan, che prevedeva ben 56 lotti da circa [1] Borc San Roc n.11 - percorrere la androna del Pozzo, una stra- 800 metri quadrati l’uno, proposta rimasta novembre 1999. BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 46

46 | Borc San Roc

RICERCHE STORICHE

Diego Kuzmin La strada dei Lantieri

Campo sportivo di via Lantieri prima del nuovo stadio Littorio. Fototeca dei Musei Provinciali di Gorizia

poi sulla carta. struita in soli tre mesi dal Municipio. Il nuo- Com’è noto, la costruzione della strada è vo campo sportivo del Littorio è stato poi stata resa possibile sacrificando parte note- oggetto nel 1979 di un intervento di restau- vole della Schönhaus che prospettava sulla ro, eseguito con ammirevole coerenza dagli piazza Sant’Antonio, nonché due edifici ru- Uffici tecnici comunali, in occasione del stici che affacciavano alla piazza di San Roc- quale è stato anche perfezionato l’acquisto co dei quali, di quello abitato dalla famiglia del terreno che ancora risultava in proprie- Zottig, ancora oggi si conserva un vecchio tà al Conte Carlo Ermanno Levetzow Lan- gelso bicentenario sull’angolo con la via tieri. Lunga, una pianta che come Liliana Mlakar Il primo atto ufficiale circa la realizzazione auspicava ancora tre anni fa[2], va potata, della nuova viabilità, va riferito alla delibera curata e tutelata come un monumento, a te- del Consiglio Comunale del 28 dicembre stimonianza di quel passato contadino che è del 1907, nella quale veniva decisa la demo- caratteristica del Borgo. lizione del Mercato coperto di piazza San- Nel tempo, su questi campi resi finalmente t’Antonio, la realizzazione appunto di que- accessibili, trovò posto nel primo dopo- sta nuovo asse viario e l’accensione di un guerra lo stadio cittadino, ben presto corre- mutuo di 50.000 corone a coprirne le spese dato dalla tribuna attrezzata, elegantemente di costruzione. Passa il tempo e il dibattito [2] Borc San Roc n.15 - novembre 2003. progettata dall’ing. Ghira nel 1930 e co- sulla nuova strada si fa sempre più animato, BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 47

[novembre 2006_18] | 47

Il nuovo recinto della Schönhaus dopo l’apertura di via Lantieri. Foto dell’autore.

di tale fervore ben percepibile nella relazio- fin dall’inizio ipotizzata, mediante il ricavo ne portata al Consiglio Comunale il 30 no- di un sottopasso in luogo delle stanze al vembre del 1910, dove si illustrano parte pian terreno. E’ un documento interessante, delle vicende che hanno accompagnato in quanto essendo frutto di un rilievo del- questo collegamento stradale, ma ancor di l’epoca, ci permette di conoscere come si più ci fa capire del carattere orgoglioso, ca- presentava la Schönhaus prima della sua parbio e pugnace della Contessa Clementi- parziale demolizione. La corte “alta” del na di allora (*15.9.1838 +post 1916)[3], palazzo era infatti edificata sui tre lati e nonna della Clementina attuale. quello che occupava l’attuale sede stradale, Notevole importanza presentano oggi i di- presentava al pianterreno un ampio loggia- segni[4] che stanno a corredo della querelle to dotato, come i vani al piano terra e quel- relazionata, uno studio redatto da Augusto li sotterranei, di volte incrociate di notevole [3]www.sardimpex.com/ Costantini, che Emanuela Uccello ci descri- fattura. Files%203/LANTIERI.htm. ve quale progettista piuttosto noto in città Nell’adattamento progettuale, la conserva- per la sua vasta produzione di eleganti villi- zione al pian terreno della struttura portan- [4] Archivio Storico Gorizia - Fondo del Comune - busta ni di abitazione[5]. te di spina longitudinale, necessaria al fine 1520. Gli elaborati, datati giugno del 1910, erano di sostenere la costruzione sovrastante, ha [5] Consorzio “Svoj Dom” in utili a rappresentare una situazione alterna- predeterminato un sottopasso suddiviso in Ottocento Goriziano - Editrice tiva rispetto alla demolizione dell’immobile due settori dei quali, volgendo le spalle alla Goriziana, 1991. BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 48

48 | Borc San Roc

RICERCHE STORICHE

Diego Kuzmin La strada dei Lantieri

Piano di Parcellazione della Braida Lantieri - 1911. Settore Gestione del Territorio del Comune di Gorizia.

piazza Sant’Antonio, quello sulla destra tessa Clementina e il Municipio rappresen- avrebbe avuto una larghezza di mt. 4,30 (di tato dal podestà Giorgio Bombig, sfociato questi 2,00 riservati al marciapiede), mentre ormai in aspro contenzioso, si conclude al- quello di sinistra largo 7,50 avrebbe dovuto l’udienza del 25 ottobre 1911 con una tran- consentire il traffico carrabile nei due sensi. sazione tra le parti, che permette al Civico Tale diverso dimensionamento, avrebbe poi Ufficio Edile di approntare una nuova pro- determinato nella costruzione della nuova gettazione nel febbraio dell’anno successi- facciata verso la piazza, la realizzazione al vo. Effettuata la gara d’appalto, i lavori si pianterreno di due arcate di diversa lar- svolgono durante il 1913 a cura della ditta ghezza, abbastanza stridenti rispetto l’im- Cucchi Giovanni, che nel gennaio del ‘14 si posta simmetria del prospetto al primo pia- vede liquidate le spettanze di competenza. no, col relativo coronamento posticcio del Dei quattro grandi archi che guardavano al progetto del Costantini. Tutte le volte dei giardino, oggi rimangono superstiti e muti soffitti sarebbero poi state sacrificate e rim- testimoni gli evidenti pilastri in repen chia- piazzate con un solaio orizzontale, capace ro, inglobati nel muro in pietra a vista della di permettere un agevole passaggio di circa nuova recintazione sulla via Lantieri. quattro metri d’altezza. Alla fine il lungo braccio di ferro tra la Con- BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 49

[novembre 2006_18] | 49

Piano dell’appendice al Castello Lanthieri, in Piazza S.Antonio a Gorizia - 1910. Archivio di Stato, Gorizia.

RELAZIONE N° 22135/1910

Inclito Consiglio

Con dichiarazione impegnativa assunta nel protocollo municipale dd. 1 Aprile 1909 al N° 930 la signora Clementina baronessa Levetzow, nata contessa Lanthieri, in relazione al conchiu- so consigliare del 28 dicembre 1907, giusta il quale venne in massima deliberata la costruzio- ne, per opera del Comune, di una strada attraverso i fondi Lanthieri che da P.S.Antonio met- ta al borgo di S.Rocco, sopra area da porsi all’uopo gratuita disposizione da parte di essa si- gnora, quale iscritta proprietaria, la medesima si obbligava di ceder gratuitamente le particel- le di suoi fondi che occorrevano per costruire la mentovata strada, particelle specificatamente indicate nel suddetto protocollo e graficamente delineate nel piano annesso al protocollo stes- so. Si obbligava in pari tempo di cedere pure gratuitamente della part. Di fabbrica 1059/1 quel- la porzione di fondo che era necessaria per l’imbocco della via da P.S.Antonio, previo abatti- mento a carico e spese della signora cedente del fabbricato che attualmente si trova eretto su detta particella in quanto il piudetto fabbricato occupi la porzione da cedersi ed uguale obbli- BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 50

50 | Borc San Roc

RICERCHE STORICHE

Diego Kuzmin La strada dei Lantieri

go assumeva rispetto la part. Di fabbrica 1068/3, vale a dire doveva essa abbattere a proprie spese la casetta colonica prospettante la P.S.Rocco per permettere lo sbocco da quella parte del- la progettata nuova strada. Il Comune dal canto suo proprio si obbligava di costruire a regola d’arte la strada progettata, a proprie spese ed in conformità al piano; di canalizzarla e d’illuminarla; d’iniziare i lavori to- sto provata la cancellazione degli aggravi sui fondi da cedersi e con ciò che il lavoro sia ulti- mato entro il 1910. Codest’Inclito Consiglio approvava nella seduta del 16 Decembre 1909 il progetto di detta- glio elaborato sulla base del premesso convegno placidando all’effetto della costruzione la spe- sa di Cor. 32927.90. La baronessa Levetzov con decreto del 22 Decembre 1909 venne invitata di mettere tosto a disposizione gli appezzamenti di terreno che essa si era impegnata di cedere e la stessa non so- lo si oppose al decreto, ma anzi non potendo tosto provvedere alla cancellazione delle ipote- che che aggravavano gli appezzamenti stessi, onde render possibile il pronto inizio dei lavori rilasciava un’interinale dichiarazione colla quale si obbligava d’indennizzare il Comune di ogni eventuale danno che egli avesse potuto derivare dalle susistenti ipoteche, la cancellazio- ne delle quali in ogni caso diceva di conseguire per il 1 luglio 1910. Dalla premessa dichiarazione, da ripetute ulteriori estrinsecazioni scritte e verbali, dal fatto che la baronessa Levetzov mise effettivamente a disposizione gli appezzamenti di fondo inter- ni sui quali doveva esser costruita la strada; dal fatto che, con adesione della prelodata signo- ra il Comune potè eseguire, come eseguì nell’interno lo sterro, la livellazione del piano stra- dale e la costruzione di 3 tombini, dimostrano all’evidenza che Essa era pienamente consen- ziente colla costruzione giusta le pattuite condizioni. Senonchè alli 18 agosto 1910 la baronessa Levetzov presentava un’istanza con la quale rile- vando gli enormi danni che le sarebbero derivati dalla demolizione delle due case, una in P.S.Antonio, l’altra nella P.S.Rocco ed accentuando come essa contribuì già in modo largo al- l’apertura della nuova strada chiedeva che si prescindesse dalla demolizione della casa di P.S.Antonio e si volesse permetterle di costruire in luogo della demolizione un sottopassaggio provvisorio per la casa, sottopassaggio che avrebbe dovuto aver la durata massima di 10 anni. Quantunque ciò non corrispondesse né ai patti né alle convenienze estetiche della nuova stra- da, pur pure sulla istanza si avrebbe potuto eventualmente trattare e vedere se forse almeno parzialmente non si avesse potuto farvi luogo. Ma prima che venisse presa una decisione qualsiasi la producente ritirava l’istanza ed a mez- zo d’avvocato faceva pervenire altro atto con cui contestava la validità delle impegnative del ? 1909, dichiarandosi però pronta ad una regolazione amichevole della vertenza, proponendo con successivo atto, l’apertura del sottopassaggio, però a tempo indeterminato e con ciò che le spese per lo sgombero del materiale derivante dalla demolizione stieno a carico del Comune ed in quanto alla casa colonica di P.S.Rocco, che tanto la demolizione, quanto lo sgombero dei materiali sia pure effettuato a spese del Comune e che questo abbuoni il prezzo di stima del- la casa stessa. Rescrittole che sulle prefate basi non si avrebbe potuto trattare ed, eccitata a fare eventual- mente altre condizioni accettabili, la baronessa Levetzov evitò una dichiarazione diretta col BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 51

[novembre 2006_18] | 51

Prospetto e sezione del sottopassaggio alla nuova via Lantieri - 1910. Archivio di Stato, Gorizia.

chiedere la comunicazione da parte del Comune di una controproposta. Poiché da tutte le premesse tergiversazioni chiara apparisce l’intenzione della baronessa di vo- lersi sottrarre ad impegni formalmente presi, non resta altra via che d’impetirla per manuten- zione di contratto. Col voto pertanto della Commissione legale mi onoro di proporre che codest’Inclito Consiglio voti: Nei riguardi della costruzione della progettata strada di congiunzione dalle P.S.Antonio e S.Rocco attraverso i fondi Lanthieri, in conformità al progetto approvato nella seduta consi- gliare del 6/XII 1909, è adottato d’insorgere in via petitoria contro la bar.Clementina Levet- zov punto manutenzione degli impegni dalla stessa assunti col protocollo d.d. 1 aprile 1909, esibito municipale N° 930. Gorizia, 30 novembre 1910 Il Relatore: (firma assente) BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 52 BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 53

Borc San Roc | 53

RICERCHE STORICHE

Luana de Francisco Ritratto di Cassandra, paladina di Gorizia redenta

Giornalista, scrittrice e maestra, figlia di genitori sloveni, Iolanda Pi- sani si battè per l’italianità del capoluogo isontino

Un temperamento ardente, colmo di pre- sempre un velo di mistero sulla propria fa- murosa attenzione verso i bambini che edu- miglia e la vita privata. Proprio lei, che tan- cava nella sua attività di insegnante, ma ti “medaglioni” aveva dedicato ai perso- pronto anche a slanci improvvisi e appas- naggi illustri della città di cui fieramente sionati di fronte ai temi che le stavano più a vantava i natali, preferì tramandare di sé cuore e che investivano la storia e le sorti soprattutto l’immagine pubblica che le de- della sua cara patria. È così che Jolanda Pi- rivava dall’attività di pubblicista, scrittrice sani “Cassandra” si presenta agli occhi di e poetessa, oltre che di militante nel Parti- chi, a quasi trent’anni dalla sua morte, cer- to Repubblicano e di instancabile sosteni- ca di accostarsi alla sua vita di maestra, trice degli ideali nazionali. Fu lei a decide- giornalista, scrittrice e poetessa, ma ancor re che, dopo la sua morte, i manoscritti, gli prima di fervida patriota, nel tentativo di articoli (quelli pubblicati e quelli rimasti tratteggiarne la complessa figura ed esami- sui fogli dei suoi quaderni), gli appunti e le narne la parte di lavoro che la vide impe- altre notizie sparse raccolte in anni di stu- gnata dal 1945 al 1947. Ricostruita attraver- dio e ricerca, sarebbero stati donati all’Ar- so i suoi scritti e i ricordi attinti tra alcuni chivio storico provinciale di Gorizia, per di coloro che la conobbero, l’immagine che essere conservati in un Fondo denominato di lei si configura non fatica a imporsi sulla “Cassandra”, lo pseudonimo che ella stessa scena cittadina come una delle icone del scelse per firmare gli articoli di giornale. Novecento goriziano, martoriato da due Una sezione espressamente dedicata alla guerre mondiali e dai rispettivi dopoguer- sua vita privata (corrispondenza, documen- [1] Il suo nome figura sia in ra, ch’ella descrisse e cantò sempre, nella ti finanziari-amministrativi, tessere, foto- Donne per Gorizia, a cura di prosa così come nella poesia, con toni vi- grafie, diari e altro ancora), in realtà, è con- Antonella Gallarotti, pp.95-96, sia nel volume Personaggi [1] branti e fede patriottica . fluita nel Fondo ma, proprio perché si trat- goriziani del Millennio,di Morta senza eredi, Jolanda Pisani conservò ta di materiale personale, dovranno tra- Antonella Gallarotti, pp.81-82. BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 54

54 | Borc San Roc

RICERCHE STORICHE

Luana de Francisco Ritratto di Cassandra, paladina di Gorizia redenta

scorrere ancora diversi anni (settanta dalla invece il periodo trascorso dalla Pisani al- data di morte della titolare degli incarta- l'asilo di Straccis. “Un’assistenza davvero menti) prima di poter essere utilizzato co- materna - si legge - essa aveva prodigato ai me fonte primaria di studio ed analisi. piccoli durante i duri, difficili anni dell'ul- Nata a Gorizia, nel borgo San Rocco, l’11 tima guerra. E quando sinistre ululavano le giugno 1915, Jolanda Pisani frequentò la sirene d'allarme, sua prima cura era quella scuola magistrale delle Orsoline. Una ricer- di riaffidare subito i bimbi alle famiglie o, ca condotta nell'archivio dell'Ufficio Ana- in caso estremo, portarli al rifugio; non sen- grafe del Comune di Gorizia ha permesso za trascurare peraltro, nel frattempo, la di risalire alle origini dei suoi genitori. Il preparazione della colazione per tutti”[3]. padre, che di cognome faceva Puˇsner (ma Tale e tanta fu la cura con la quale svolse il che su alcuni documenti compare nella va- proprio lavoro, che all’atto della quiescen- riante Punar e in altri senza la “pipetta” za il sindaco di Gorizia, Michele Martina, sulla lettera “s”), era nativo di San Floria- la insignì della medaglia d'oro assegnata no, una frazione a una decina di chilometri dall'amministrazione comunale ai dipen- da Gorizia. La madre si chiamava invece denti benemeriti. Il suo amore per il mon- Stergar ed era originaria di Volzana (oggi do dei bambini è testimoniato anche da un Volce, ˇ una località nei pressi di Tolmino). altro articolo di giornale sulla visita ai pic- Entrambi i cognomi denotano l’origine slo- coli orfani ospiti dell'Istituto Lenassi, in vena sia della famiglia paterna, sia di quella qualità di rappresentante dell’Associazione materna. Il cognome del padre, che fu poi della Stampa. quello con cui fu battezzata Jolanda, fu La sua attività di giornalista sui quotidiani successivamente italianizzato in Pisani. e i periodici locali cominciò nel 1945. Esor- Della famiglia facevano parte anche tre fi- dì sulle colonne de “Il Lunedì” e ben pre- gli, tutti maschi: i primi due, morti prema- sto allacciò collaborazioni anche con “La turamente (uno a undici giorni dalla nasci- Voce Libera”, il “Giornale di Trieste” e il ta e l'altro a sei mesi), il terzo, ancora celi- “Messaggero Veneto”, cioè con i principali be, nel 1941. Anche Jolanda, come il fratel- giornali d'impianto nazionale. Seguirono le lo, invecchierà senza sposarsi, lasciando co- pubblicazioni su “Il Gazzettino”, “Il Gaz- sì la stirpe senza discendenti. zettino del Lunedì” e, una volta reintegrato Dal 1937 al 1967 prestò servizio come mae- nelle sue funzioni di quotidiano di riferi- stra alle scuole materne comunali. Del suo mento del capoluogo giuliano, con Trieste impegno all'asilo infantile di via Codelli, di nuovo sotto l'amministrazione italiana, nel 1950, resta memoria in un articolo di “Il Piccolo”. L’elenco delle collaborazioni, giornale dedicato alle qualità didattiche sparse e discontinue, contiene numerose al- delle insegnati e alle attività artistiche degli tre testate. E si tratta di giornali anche mol- [2] Agli occhi dei nostri alunni, nel quale “la signorina Jolanda Pisa- to diversi tra loro per carattere e tendenza: bimbi tutte le cose sembrano ni” era indicata come la maestra “dei più da quelli democratici, come “L’emancipa- belle, in “Messaggero Veneto”, 23 giugno 1950. grandicelli, con età variabile tra i 5 e i 6 an- zione” e “L’idea repubblicana”, a quelli ni e mezzo, che avevano allestito una mo- reazionari, appunto come il “Messaggero [3] Medaglia del Comune a [2] Iolanda Pisani, in “Il Piccolo”, stra di disegni colorati” . Diversi anni più Veneto” e “Il Piccolo” dei primi anni, a 4 aprile 1967. tardi, un altro quotidiano locale ricorderà quelli dichiaratamente fascisti come “Il Se- BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 55

[novembre 2006_18] | 55

colo d'Italia” e “Primalinea”, a quelli d'im- riordinò le informazioni e i dati concernen- pianto nazionale come “Il Lunedì” e “L’In- ti la storia dell'ente camerale dalla sua co- formatore”. Sua l’ideazione, nel marzo del stituzione, nel 1850, fino al 1920. 1950, de “La Scuola”, quindicinale edito A segnalarsi, nella sua produzione lettera- dalla scuola media femminile di viale XX ria, fu soprattutto il diario Gorizia dalla cro- Settembre, per offrire “una palestra cultu- ce uncinata alla stella rossa, rimasto inedito rale aperta alla collaborazione degli studen- e tuttavia utilizzato da più d’uno storiogra- ti e degli insegnanti”[4]. Accanto agli artico- fo d’età contemporanea per la ricostruzio- li di cronaca, per la verità i meno numero- ne delle vicende goriziane del periodo bel- si, Cassandra, che divorava libri ed era lico[5]. L’opera, come ebbe a spiegare la Pi- un’assidua frequentatrice di biblioteche, sani stessa in risposta a un cronista nel proponeva soprattutto approfondimenti le- 1962, “descrive nei minimi particolari tutti gati alle vicende e ai personaggi della storia gli avvenimenti che si svolsero a Gorizia e locale. anche in altre località del Friuli e della Ve- È il caso della serie di profili (26 per l’esat- nezia Giulia dall’8 settembre 1943 al 12 tezza) di goriziani caduti per la causa italia- giugno 1945. Una copia del dattiloscritto - na e per l’italianità della loro terra nel cor- spiegava ancora Pisani - è conservata nel- so della Grande guerra, che fu inserita nel l'archivio della Deputazione regionale per volumetto Gorizia 1916-1956, edito a cura la storia del Movimento di Liberazione Ita- della Sezione di Santa Gorizia della Com- liana nella Venezia Giulia. Un’altra è depo- pagnia volontari giuliani, fiumani e dalma- sitata nella biblioteca provinciale e la terza ti, in occasione del 40° anniversario della è stata consegnata un mese fa al professor Liberazione della Città martire (8 agosto Guido Manzini, direttore della biblioteca 1956). Altrettanto dicasi per Ricordo di Od- governativa e civica e della rivista “Studi done Lenassi, stampato nel 40° anniversario goriziani”. Il lavoro per le ricerche è dura- della morte del benefattore goriziano, nel to più di un anno, si è svolto nelle province 1967. Suoi anche La stampa a Gorizia dal di Gorizia, Trieste e Udine. Sono stati in- 1800 ai giorni nostri, pubblicato sul XIX tervistati Enti e Associazioni e una settanti- volume della collana “Studi goriziani”, del na di persone che hanno avuto una notevo- 1956, e Un illustre scienziato dimenticato: le posizione politica e militare nei più di- Pietro Blaserna, uscito invece sul XXIII vo- versi e contrastanti settori della tragica bar- lume della stessa collana, nel 1958. Diverse, ricata: esponenti della Rsi e della Resisten- inoltre, le ricognizioni condotte nel campo za, degli slavi bianchi e rossi, dei tedeschi e dell'urbanistica e dell'architettura cittadine dei badogliani, generali, sacerdoti, il conte e che il Comune fece confluire nei propri Pace, prefetto di Gorizia dal 1943 al 30 [4] La Scuola, in “Il Giornale di Bollettini di statistica: Toponomastica citta- aprile 1945, ecc”[6]. Trieste”, 31 marzo 1950. dina, del febbraio 1960, Antiche case e pa- I nuclei tematici attorno ai quali ruota l’in- lazzi goriziani, del settembre e del novem- teresse pubblicistico della Pisani, in parti- [5] Cfr, in particolare, Lucio Fabi in Storia di Gorizia, cit., bre 1966, Le chiese di Gorizia, del dicembre colare nel periodo compreso tra la cessazio- pp.175-177, 181-182, 185- 1966. Fu invece su espresso incarico della ne delle ostilità e le prime elezioni ammini- 189, 191-192, 196. Giunta della Camera di commercio, indu- strative a Gorizia, nell'ottobre del 1948, so- [6] Lettere al cronista, in “Il stria e agricoltura che la Pisani raccolse e no essenzialmente tre. Innanzitutto, la que- Gazzettino”, 21 giugno 1962. BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 56

56 | Borc San Roc

RICERCHE STORICHE

Luana de Francisco Ritratto di Cassandra, paladina di Gorizia redenta

I frontespizi di due opere curate da Iolanda Pisani e conservate nella Biblioteca Civica di Gorizia.

stione nazionale e dell’italianità di Gorizia, zione militare alleata. Il ricongiungimento per le quali Cassandra scrisse pagine cari- all’Italia o, come in molti la definirono, la che di enfasi e amor di patria, spingendosi “seconda redenzione” di Gorizia (dopo spesso fino ai limiti con la forma poetica. quella del 1916), arriverà soltanto nel set- Vale la pena di ricordare che la città de- tembre del 1947, con la ratifica del Tratta- to di pace di Parigi, un accordo peraltro ac- scritta e gli anni che la incorniciano sono colto senza entusiasmo e, anzi, nella gene- quelli difficili che la videro subire prima i rale convinzione di essere stati mutilati di “quaranta giorni” dell’occupazione jugo- una parte significativa del proprio territo- slava e, poi, i circa due anni di amministra- BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 57

[novembre 2006_18] | 57

rio. stampa locale apertamente schierata per Al filone sulla l’una o per l’altra parte volentieri ospitava questione nazio- per cavalcare e aizzare l’odio etnico esacer- nale si collega e bato dal conflitto e dall’occupazione italia- intreccia il tema na della Jugoslavia prima e jugoslava della dell’antislavismo Venezia Giulia dopo. Jolanda Pisani era tra e dell’inimicizia coloro che scrivevano per l’affermazione tra l’Italia e la nazionale italiana e, in particolare, per il Jugoslavia, che definitivo riconoscimento del carattere ita- anche dopo l’al- liano di Gorizia. Ma questa posizione le lontanamento aveva spesso attirato contro le critiche di dell’esercito ju- lettori appartenenti allo schieramento poli- goslavo dalla cit- tico o a una tradizione culturale diversi dai tà continuerà a suoi. Quelli adoperati da Cassandra, d’altra fomentare pole- parte, erano toni veramente duri: una sorta miche e scontri di monito contro il pericolo che la popola- politici e a tra- zione italiana, a suo avviso, correva a causa scinare in piazza di quello che definiva “il mai riposto impe- la popolazione. rialismo slavo”. Nonostante le Infine, inserendosi in uno dei dibattiti più armi, almeno sentiti in quel particolare momento storico, formalmente, la Pisani affronta anche la questione legata fossero state de- alla concessione dello Statuto di autonomia poste, infatti, nel alla Regione Friuli-Venezia Giulia, che periodo che vide l’Assemblea Costituente maturò su consi- le Grandi poten- derazioni legate alla forte presenza di una ze lavorare alla minoranza linguistica slovena sul territorio La cronaca de “Il Piccolo” definizione del e all’esigenza di garantire la possibilità di diede conto dei funerali di Cassandra. nuovo assetto futuri accordi con i Paesi confinanti, ma geopolitico da che larga parte dell’opinione pubblica, lei dare all’Europa, compresa, paventava potesse portare a un a Gorizia e lun- indebolimento dello Stato proprio laddove, go tutta la fascia in presenza di un confine tanto delicato e confinaria la tensione restava alta. E ad ali- di uno Stato (la Jugoslavia) deciso a riven- mentarla, oltre agli episodi di violenza e ai dicare la “paternità” delle vicine terre abi- soprusi che continuavano a puntellare la vi- tate da una numerosa comunità di sloveni, ta quotidiana della città e che erano spesso la sua presenza sembrava tanto più necessa- manovrati dalle organizzazioni costituitesi ria. (Agi e Divisione Gorizia) o ricostituitesi Sensibile alle diffuse difficoltà e ai tanti ca- (Lega Nazionale) proprio al fine di argina- si di indigenza che vedeva crescere attorno re e contrastare le rivendicazioni jugoslave, a sé, ma diremmo anche pronta a cogliere erano i numerosi articoli di giornale che la pure in una situazione di generale stagna- BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 58

58 | Borc San Roc

RICERCHE STORICHE

Luana de Francisco Ritratto di Cassandra, paladina di Gorizia redenta

zione economica il pretesto per scaricare usurpati e calpestati da iniqua gente e da sull’avversario di sempre - gli slavo-comu- volgari assassini”. nisti - le colpe di un dissesto in sé e di per Attiva su più fronti, la Pisani occupò diver- sé oggettivo, Cassandra dedicò un buon si incarichi. Per quel che riguarda l’attività numero di articoli anche alla materia eco- giornalistica, fece parte del Consiglio diret- nomica. Lo fece sul finire del '47, ma ancor tivo del Circolo della Stampa di Gorizia, di più all’approssimarsi delle elezioni poli- funzionante dal 1945 al 1947 e presieduto tiche, trovando sempre una sponda favore- dal professor Mario Digiannantonio, men- vole nei giornali che sostenevano tesi assai tre nel 1971 l’Accademia tibertina di Roma simili alle sue. L’Isontino descritto è quello decretò di annoverarla tra i propri membri uscito economicamente prostrato dalla (scrittori, artisti, uomini politici e prelati), guerra, anche a seguito della perdita dei in qualità di accademico associato. Appas- due terzi del territorio sul quale la città, sionata paladina dell’italianità di Gorizia, prima della ridefinizione dei confini, aveva radicalmente anticomunista e, come conse- esteso la propria amministrazione e dal guenza di ciò, antislava, Cassandra si di- quale aveva tratto risorse preziose allo svi- stinse anche sul piano dell’impegno politi- luppo della propria popolazione. I fattori co, che palesò esponendosi pubblicamente di criticità, comuni a qualsiasi altra parte sia attraverso gli articoli di giornale, sia at- d’Italia - disoccupazione, aumento dei traverso la militanza all’interno del Comita- prezzi, penuria di alloggi -, a Gorizia assun- to di Liberazione Nazionale di Gorizia per sero, quindi, proporzioni più vaste che nel il Partito d’Azione, tra il 1946 e il 1947. resto della penisola, comportando la richie- Vissuta sempre a Gorizia, per un certo pe- sta al governo di Roma di interventi strut- riodo Jolanda Pisani divise la propria resi- turali ancora più mirati (come per esempio denza tra piazza San Rocco, dove occupava l’introduzione della Zona franca). un alloggio posto sopra il forno del panet- Menzionata nel Dizionario delle scrittrici tiere, e un appartamento di via Garibaldi, italiane contemporanee del 1958[7], Jolan- dove si trasferiva di preferenza nei mesi da Pisani si dilettò anche nell’elaborazione estivi. Persona schiva e, agli occhi dei vici- di alcuni componimenti poetici, riscuoten- ni, talvolta stravagante nei modi e nel com- do plausi dentro e fuori città. Tra gli altri, portamento, era conosciuta sia per la sua quello di Clelia Garibaldi, congiunta del- attività d'insegnante (chi l’ha avuta come l’Eroe dei due mondi, alla quale la Pisani maestra, in via Codelli, ricorda ancora le aveva inviato alcune poesie di ispirato pa- “pagelline” che compilava durante l’anno triottismo. Un omaggio al quale, nel 1952, per valutare i progressi dei propri alunni), da Caprera, la signora Garibaldi rispose sia per i suoi articoli di giornale (che peral- con parole di gratitudine. “Le poesie che tro la Pisani stessa non mancava di segnala- Lei mi ha mandato - scrisse - hanno trova- re a vicini e conoscenti, ogniqualvolta ne to profonda eco nel mio cuore, che arden- veniva pubblicato uno). Da una parte, dun- temente altro non brama che rivedere Trie- que, la maestra Pisani e, dall’altra, la gior- [7] Il giornale letterario, ste italiana e il ritorno di tutta l'Istria alla nalista Cassandra, come volle soprannomi- febbraio 1958: “Dizionario delle scrittrici italiane Madrepatria, oggi più che mai in lotta per narsi ella stessa, prevedendo forse che la contemporanee” il riscatto dei suoi più sacrosanti diritti propria voce, pregna di moniti e raccoman- BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 59

[novembre 2006_18] | 59

dazioni contro gli “attentati” all’italianità, per tutta la vita. Nessuna traccia, invece, sarebbe rimasta inascoltata, proprio come del cognome originario, che denota la il dio Apollo decise per la propria sacerdo- “contaminazione” slava delle sue origini tessa troiana. Jolanda Pisani morirà nel (padre Puˇsner, nativo di San Floriano, e 1978, nella stessa città che l’aveva vista na- madre Stergar, originaria di Volzana) e che scere. Al suo funerale, celebrato il 15 apri- il regime fascista impose alla famiglia d’ita- le, parteciperanno numerosi estimatori e lianizzare. Una “macchia” - quella dell’ap- conoscenti e l’assessore regionale Gino Co- partenenza alla tanto vituperata “genia sla- cianni. Sulla sua tomba, tumulata nel cimi- va” - della quale evidentemente Cassandra tero centrale di Gorizia, nella quinta fila volle liberarsi, vista l’assenza, a ventennio del primo campo di sinistra, accanto al no- concluso e democrazia riabilitata, di una me di battesimo è stato scolpito anche sua qualsiasi iniziativa volta a ottenere il ri- quello di fantasia: Cassandra, appunto, im- pristino dell’originaria forma del cognome mortale come gli ideali per i quali si batté paterno.

La firma della giornalista e scrittrice nata a San Rocco così come è riportata in calce ad alcuni scritti conservati nella Biblioteca Civica di Gorizia. BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 60

Stemma cardinalizio di Monsignor Jakob Missia. BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 61

Borc San Roc | 61

RICERCHE STORICHE

Vanni Feresin L’Arcidiocesi di Gorizia tra Ottocento e Novecento

Missia e Sedej, straordinari pastori di un’epoca esaltante e tragica

Il 25 marzo 1906 mons. Franˇciˇsek Borgia anni fa è necessario guardarsi un po’ indie- Sedej veniva solennemente consacrato Arci- tro e precisamente alla fine del XIX secolo vescovo di Gorizia per mano di Lorenz Ma- quando, dopo la morte di Mons. Zorn, 8 lu- yer, Rettore dell’Augustineum (Collegio glio 1897, divenne Arcivescovo di Gorizia istituito a Vienna nel 1817, anche detto l’eminente e straordinaria personalità di Ja- Frintaneum dal nome del suo fondatore, al kob Missia (nacque a Mota, Santa Croce di quale sino al 1918 ogni diocesi inviava i suoi Luttemberg, in Stiria il 30 giugno del 1838, chierici intellettualmente più dotati) e dai venne nominato vescovo di Lubiana nel Vescovi Franz Xaver Nagl di Trieste, Anton 1884, promosso alla diocesi di Gorizia il 28 Jegliˇc di Lubiana e Anton Mahniˇc di Veglia. marzo 1898, creato cardinale il 19 giugno Guiderà la diocesi per 25 anni passando at- del 1899, morì a Gorizia il 24 marzo 1902). traverso la grande vitalità culturale dei pri- La sua nomina è stata meta di vivaci discus- mi del secolo, la prima guerra mondiale, il sioni e spesso si è detto, erroneamente, che fascismo, le pesanti critiche e le forzate di- fu solo per le strategie politiche di Vienna missioni del 1931. Una figura controversa che egli fu eletto Arcivescovo di Gorizia. La che fin dall’inizio del suo mandato episco- scelta di Missia invece fu meditata a lungo e pale farà parlare di sé: troppo giovane per rifletteva l’assoluta stima che egli godeva da molti (solo 51 anni) ma già con una lunga parte dell’Imperatore, di Roma e di tutti i esperienza di parroco della cattedrale e di vescovi dell’Austria. Questa nomina, anche collaboratore e segretario del cardinal Gia- se criticata dagli ambienti patriottici, (Mis- como Missia, destinatario di pesanti attac- sia fu definito a chiare lettere nemico del chi e di minacce di morte nel 1921 perché popolo sloveno e filo austriaco) era la chia- ritenuto filo austriaco. ra risposta alla complessa situazione religio- Per giungere, però, a quel giorno di cento sa e nazionale che viveva in quegli anni la BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 62

62 | Borc San Roc

RICERCHE STORICHE

Vanni Feresin L’Arcidiocesi di Gorizia tra Ottocento e Novecento

nostra diocesi. Sicuramente, dopo la tragica fine dell’episcopato di Zorn (dovette rasse- gnare le dimissioni a causa di una malattia mentale), Gorizia avrebbe ricevuto benefici dalla fermezza e dalla riconosciuta autorità di Missia. I soli quattro anni del suo episco- pato aprirono una nuova fase che si conclu- derà, sotto l’abile governo di Sedej, con la tragedia della prima guerra mondiale. Missia riprese interamente la sua esperienza di Lubiana (1884 - 1898) e la portò a Gori- zia. Il suo breve governo fu caratterizzato da una grande spiritualità e dal carattere squisitamente pastorale del suo agire, ciò si nota già dalla sua prima lettera alla diocesi quando mise a tema il S. Cuore di Gesù, fis- sandone anche la solenne consacrazione dell’Arcidiocesi per il 24 luglio 1898; in quell’ anno era sorto anche un movimento per la costruzione di una cattedrale dedica- ta al Sacro Cuore, che doveva sorgere nel- l’area urbana a sud della città di Gorizia, proprio durante il giubileo imperiale di Rescritto imperiale a Monsignor Sedej della nomina di Francesco Giuseppe I (cinquant’anni di re- cappellano di corte. gno). Missia fu un uomo sensibile sia alla cultura che all’arte e ciò è dimostrato anche dalla costruzione della nuova ala del palaz- zo arcivescovile (1900), al cui centro collo- nalismo che definì “paganesimo”. Il 29 set- cò la cappella neoromanica, come del resto tembre 1900 accolse con il canto del “Te fece già a Lubiana. Fu proprio lui a dare Deum”, nella chiesa di Sant’Ignazio, l’Im- l’avvio alla costruzione dell’imponente edi- peratore Francesco Giuseppe I, per il quar- ficio del seminario minore acquistando il to centenario del passaggio della Principe- fondo e l’annessa Villa Boekmann (già At- sca Contea agli Asburgo. Il suo instancabile tems - Sembler). Il momento più interessan- lavoro si concluse prematuramente nel 1902 te del suo episcopato si ebbe quando Papa e due ali di folla commosse, in una fredda Leone XIII lo elevò alla dignità cardinalizia, giornata di marzo, lo accompagnarono nel il 19 giugno 1899, con il titolo di S. Stefano suo ultimo viaggio. La salma, per desiderio al Monte Celio. Ieratico nel portamento, dello stesso presule, fu inumata nel Santua- principesco e signorile nello stile, cercò di rio di Monte Santo, nell’antica cappella di svolgere un ruolo di moderatore attento al San Michele, dove fu collocato un altorilie- complesso bene spirituale della diocesi; vo in marmo bianco raffigurante, in gran- chiara e netta fu la sua opposizione al nazio- dezza naturale, il porporato in ginocchio BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 63

[novembre 2006_18] | 63

compiuto la Sua alta missione. Nella carrozza di gala del Principe Arcivescovo sedeva il Sig. Conte e appresso il Segretario di S. Eminen- za. Seguiva un altro equipaggio dov’erano due Camerieri del S. Padre mons. Kravanja e mons. Gabrieuˇciˇc. Giunte le carrozze al Pa- lazzo, al capo della scala attendeva il Came- riere d’onore del S. Padre, mons. Alpi, che in- trodusse il Conte Pecci negli appartamenti del Cardinale. S. Eminenza circondato dal Rev.mo Capitolo, Professori del Seminario e clero cittadino, ricevette il Conte Pecci nella sala del trono. Si avanzò allora l’illustrissima Guardia Nobile, tenendo in un piatto d’ar- gento lo zucchetto Cardinalizio. S. Eminenza prende dal piatto lo zucchetto e se lo mette sul capo. Allora il Conte Pecci tiene una bre- ve allocuzione in cui dice che è incaricato dal S. Padre Leone XIII di presentare a Sua Emi- nenza il zucchetto di Cardinale come ora fa, porgendo insieme le sue più vive felicitazioni. S. Eminenza risponde che a quest’alto onore a cui venne destinato Egli china il capo alla Decreto dell’ufficio del capo cerimoniere di corte col quale a Sedej viene concesso il titolo di imperial-regio volontà dell’augusto Gerarca della Chiesa e cappellano di corte ad honorem con stipendio annuo di sente tanto più il dovere di esprimere a Lui la 900 fiorini il 5 novembre 1889. sua più viva riconoscenza. Dipoi venne letto il decreto di nomina della Segreteria di Stato. con la cappa magna; oggi tutto questo non La cerimonia è compiuta. (…) All’una poi ci esiste più a causa dei gravi danni subiti dal fu il pranzo di gala e S. Eminenza fece un santuario mariano durante il primo conflit- brindisi a Sua Santità insieme a S. Maestà. to mondiale. 28 giugno 1899 Alcune cronache dall’Eco del Litorale L’imposizione della berretta cardinalizia 21 giugno 1899 Oggi (27 giugno ndr) col più splendido ceri- La presentazione dello zucchetto moniale ebbe luogo nella Chiesa Parrocchia- Oggi a mezzogiorno il Conte Camillo Pecci, le del Palazzo di Corte per mano dell’Arcidu- Guardia Nobile e nipote del S. Padre incari- ca Francesco Ferdinando d’Este, in rappre- cato da Lui a portare il zucchetto Cardinalizio sentanza di S. M. Imperiale ancora impedito a Sua Eminenza il nostro Principe Arcivesco- per disposizione reumatica, la solenne impo- vo, muoveva dall’Hotel della Südbahn dove sizione della berretta Cardinalizia all’Arcive- iersera avea preso alloggio, non potendo egli scovo di Gorizia, cardinale Giacomo Missia. presentarsi a Sua Eminenza prima d’aver La chiesa era tutta parata di damasco rosso a BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 64

64 | Borc San Roc

RICERCHE STORICHE

Vanni Feresin L’Arcidiocesi di Gorizia tra Ottocento e Novecento

fregi d’oro. A sinistra dell’altare maggiore era sensibilmente commosso, le Loro Eccellenze eretto il trono a baldacchino per l’Imperato- il Conte Carlo e Francesco Coronini Cron- re. Dalla parte medesima scendendo verso il berg, nelle loro splendide uniformi, il Consi- fondo della chiesa stava in prima linea l’ingi- gliere Aulico Cav. Bosizio, il signor Podestà nocchiatoio con sedile per il neoeletto Cardi- Dr. Venuti, il sig. Colonnello di guarnigione nale. Immediatamente dopo eravi un altro nob.le de Leeb, nob. De Chalaupka, il Consi- inginocchiatoio per l’Ablegato Pontificio gliere Aulico Defacis Presidente del Tribuna- mons. Giulio Celli seguivano quindi i banchi le, il Procuratore di Stato sost. Dr. Jeglic, e sedili per le alte dignità di Corte e Stato, l’amministratore sup. post. Augscheller, i Ministri, Consiglieri Intimi, Generali (…) Dopo la lettura della “Breve” il Cardinale è inginocchiato sull’estremo gradino del trono; l’Arciduca si copre il capo, si alza, stende la mano alla ber- retta e la impone in capo al Cardinale. Allora questi si alza, e, ritto di fronte al rappresentante sovrano si leva la ber- retta nell’atto stesso in cui quello del pari si scopre. Il Cardinale va all’altare dove viene circondato dal clero cele- brante ed assistente ed intona il “Te- deum”. Finito il canto il Cardinale ascende all’altare, recita il “Benedica- mus”, si copre colla berretta e, volgen- 21 febbraio 1906: notificazione, al clero dell’Arcidiocesi, del dosi prima al trono, poi al pubblico im- vicario capitolare che Sedej è stato eletto e nominato Arcive- parte la benedizione alla quale tutti si scovo di Gorizia. inginocchiano meno il Vescovo cele- brante. (…). Il giorno appresso (28 giu- gno ndr) S. Maestà ha ricevuto in udienza Consiglieri Scolastici Dr. Schreiber e Kriznic prima di mezzogiorno il Cardinale Missia. ed altri capi ed ufficiali dei diversi dicasteri, tutti nelle loro uniformi di gala, il Conte Si- 5 luglio 1899 gismondo d’Attems, il Conte Lanthieri, il L’arrivo di Sua Eminenza Cav. de Baubela, il Capitolo Metropolitano, Come ricevemmo ieri l’annunzio telegrafico il Collegio dei professori di Teologia (…) S. da Vienna, Sua Eminenza il nostro Veneratis- Eminenza si trattenne specialmente colle Lo- simo Pastore arrivava qui quest’oggi alle 10.8 ro Eccellenze ed ebbe verso tutti parole di be- ant. Alle stazioni di Monfalcone di Sagrado il nevola soddisfazione. Nella sala di prima Clero, guidato dai rispettivi decani, s’era rac- classe scoppiò un fragoroso “Evviva il nostro colto ad offrire il proprio omaggio all’Emi- Cardinale”! Sua Eminenza montò nella sua nentissimo Principe. A quella di Monfalcone carrozza benedicendo il popolo accorso. Apri- era anche il clero decanato di Fiumicello. Al- va il corteo l’equipaggio del Cons. Aul. de la nostra stazione felicitarono S. eminenza, Bosizio col Commiss. sup. Contin. Dopo la BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 65

[novembre 2006_18] | 65

carrozza di Sua Eminenza seguiva quella del espressivo”. Anche a San Rocco si diede sig. podestà e poi di seguito, 52 carrozze, sino grande rilievo al Giubileo Imperiale (cin- al palazzo, dove erano schierati i teologi del quant’anni di regno di Francesco Giuseppe seminario. All’ingresso nella città tutte le I, agosto 1898) e come si legge dalle crona- campane suonavano a festa. Nelle vie percor- che “il Borgo si distingue per patriottismo e se dal corteo molte case aveano adornato le per attaccamento alla augusta persona di S. finestre con tappeti, fiori e bandiere. La piaz- Maestà”. Ma i festeggiamenti furono inter- za grande era specialmente addobbata al po- rotti immediatamente quando la popolazio- sto di guardia furono resi gli onori militari al- ne venne a conoscenza che, il 10 settembre, l’Imperatrice Elisabetta era stata bru- talmente assassinata. Il 17 settembre venne officiata una liturgia funebre “la chiesa era zeppa di devoti. Nei primi po- sti i bravi militi in congedo, i quali assi- stettero con contegno edificante alla sa- cra funzione”. Questi anni a cavallo del secolo furono anche segnati dalle po- lemiche fra la parte slovena e quella italiana: ogni occasione, anche la più futile, era valido motivo per scontri ideologici ai quali era legata spesso una gratuita violenza che sfociava an- che in risse mortali. Il 1900 fu l’anno della visita dell’Imperatore alla città Inno dedicato a Missia per la sua elezione cardinalizia e ap- parso sull’Eco del Litorale del luglio1899. ma anche della Prima Messa a San Rocco di don Carlo Piciulin, ultimo sacerdote di antica origine sanroccara. Nel 1902 il Borgo venne illuminato a l’Eminentis-simo Principe EVVIVA! gas sostituendo l’antiquata illuminazione a petrolio e nel 1910 si aprì finalmente la via Alcune cronache dal borgo dei Lantieri così il Borgo poteva essere col- Questi furono anni intensi anche per il Bor- legato alla piazza Sant’Antonio. go, dal maggio del 1895 il nuovo parroco era don Carlo de Baubela, nel 1897 iniziarono i Chi meglio di mons. Andrea Jordan (Gorizia lavori per attuare il tanto atteso completa- 1845 - Gorizia 1905), Preposito del Capito- mento della facciata della chiesa che verrà lo, poteva degnamente succedere a Mons. benedetta nell’agosto del 1899 da mons. Missia: fu suo fidato collaboratore e ammi- Luigi Tomsig Decano del Capitolo: “sulla nistrò già la diocesi dopo la morte di mons. facciata della chiesetta di San Rocco viene po- Zorn. Egli costituiva una garanzia per tutti sizionata una statua del Santo Patrono esegui- infatti, con il suo episcopato, la continuità ta in fino marmo di carrara con grande mae- sarebbe stata garantita. Pur non possedendo stria. Specialmente il volto del santo è molto grandi titoli accademici egli cercò di mante- BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 66

66 | Borc San Roc

PRICERCHE STORICHE

Vanni Feresin L’Arcidiocesi di Gorizia tra Ottocento e Novecento

nere la strada segnata da Missia, mante- nendo salda l’identità multietnica di Gori- zia: italiana, slovena, friulana e tedesca. Anche la parabola del suo apostolato si concluse ben presto, nell’ottobre del 1905, a soli tre anni dell’inizio del suo go- verno; lascerà un amabile ricordo del suo lavoro. Ed è proprio a questo punto che si fa innanzi la figura di mons. Sedej, nato il giorno di San Francesco Borgia (10 otto- bre 1854) a Cerkno, Circhina centro mon- tano vicino al limite orientale della Princi- pesca Contea, venne mandato a Gorizia nel 1863 per frequentare la scuola di pre- parazione al ginnasio. Fu lo zio materno a indirizzare il giovane Francesco agli studi ecclesiastici (è una tradizione molto antica quella che uno zio sacerdote indirizzi un proprio nipote al sacerdozio). Nel 1866 entrò nel ginnasio tedesco di Gorizia e venne ammesso al Seminario Minore, nel 1873 entrò nel Seminario Maggiore dove incontrò in qualità di Rettore il futuro Ar- civescovo di Gorizia mons. Zorn. Mons. Andrea Gollmayr lo consacrò sa- cerdote nel 1877 e per un certo periodo ri- Ritratto e firma di Monsignor Jakob Missia (Palazzo Arci- vescovile). tornò nel suo paese di origine per intra- prendere l’esperienza di Cappellano. Le sue capacità vennero alla luce ben presto: un anno dopo la consacrazione sacerdotale orientali, che aveva iniziato a Vienna. Nel riuscì ad ottenere l’ambito posto (uno solo settembre del 1898 mons. Missia lo richiamò spettava alla Diocesi di Gorizia) all’Augusti- in Diocesi e gli affidò la Cattedrale di Gori- neum dove si laureò nel 1884. La sua carrie- zia e il titolo di Decano del Capitolo. A Go- ra prese ben presto il via: prima Cappellano rizia proseguì la sua opera di insegnamento per gli sloveni a Sant’Ignazio, poi catechista presso le scuole slovene, tedesche e in semi- dalle Orsoline e Prefetto della Biblioteca del nario. Il 20 gennaio del 1906 venne scelto Seminario (nel contempo continuava la sua dall’Imperatore quale nuovo Principe Arci- attività di direzione corale). Per nove anni ri- vescovo di Gorizia e il 25 marzo successivo, coprì la carica di cappellano dell’Augusti- nel Duomo di Gorizia, la consacrazione e la neum a Vienna e nello stesso periodo ebbe presa di possesso della Diocesi. L’episcopa- la possibilità di viaggiare attraverso l’Europa to di Sedej coincise, nei suoi primi dieci an- e di continuare i suoi studi sulle lingue ni, con il momento più alto di quella stagio- BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 67

[novembre 2006_18] | 67

amministrativa della Contea e nell’appar- tenenza alla diocesi di Gorizia. Tutta l’area del Goriziano, anche per l’insostituibile presenza formativa del suo seminario, era riconosciuta quale punto di riferimento certo per le realtà del cattolicesimo italia- no, triestino e istriano e come già si può notare dalla funzione costante che il quo- tidiano “L’eco del Litorale” svolgeva in questa realtà. L’economia si era notevol- mente sviluppata grazie alla cittadina di Grado che fungeva da stazione di soggior- no balneare nel meridione dell’Impero. La città di Gorizia era divenuta un centro per i commerci ma nel contempo ci si trovava dinanzi ad un grande slancio culturale e artistico. La popolazione cresceva e i col- legamenti si rafforzarono notevolmente anche grazie alla costruzione della nuova stazione ferroviaria chiamata “Transalpi- na”, inaugurata il 19 luglio 1906 dall’Arci- duca Francesco Ferdinando. La cultura rintracciava il suo cardine ideale nel semi- nario con gli studi teologici e la sua biblio- teca era visitata da sacerdoti e da studiosi Ritratto e firma di Monsignor. F. B. Sedej (Palazzo Arci- di tutta la zona del Litorale, compresa vescovile). Trieste. Segnale chiaro di questa vivacità culturale era la presenza di ben sedici pe- riodici (otto italiani e otto sloveni); erano ne, da molti definita “esaltante”, vissuta a gli anni di Carlo Michelstaedter, Max Fabia- Gorizia all’inizio del XX secolo. La “Princi- ni, Biagio Marin, rappresentanti di quella pesca Contea di Gorizia e Gradisca” era la straordinaria generazione di intellettuali. più piccola delle 17 regioni che componeva- I giovani sacerdoti si ritrovavano nel clima no il grande Impero Austro - Ungarico ma spiritualmente proposto da Papa Leone risultava essere un ente giuridico di diritto XIII (1878 - 1903) ma questi erano i primi pubblico e veniva considerata al pari degli anni di Pio X (1903 - 1910) e della scoperta altri grandi regni. La Contea venne definita della presenza sociale della chiesa che dove- dal Czoernig “un campionario d’Europa” va ritrovarsi nel rinnovamento delle parroc- dove vivevano sloveni, italiani, friulani e al- chie e nella necessità di ricercare nuovi com- tri gruppi minori. Per la popolazione tale re- piti pastorali. In questa sorprendente e com- altà trovava i suoi fondamenti nel patriotti- plessa situazione si trovava ad operare il neo smo verso l’Impero, nella totale autonomia vescovo Sedej che già a partire dal suo mot- BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 68

68 | Borc San Roc

RICERCHE STORICHE

Vanni Feresin L’Arcidiocesi di Gorizia tra Ottocento e Novecento

to “Instaurare omnia in Cristo” identifiche- re”). Questo periodo fu caratterizzato, altre- rà le essenziali esigenze pastorali del suo go- sì, da un grande impulso e promozione cul- verno. Nel primo messaggio alla Diocesi (16 turale, Sedej partì da Aquileia definendola la maggio 1906) dirà: “la lotta contro la religio- “gloria artistica dell’Austria” e proprio cen- ne si fa ogni giorno più minacciosa. Dobbia- t’anni fa veniva costituita la Società per la mo prepararci a questa lotta decisiva”. Egli Conservazione della Basilica di Aquileia (4 si inserì a pieno titolo nella tradizione di un dicembre 1906); qui chiamò a collaborare clero e di una Chiesa che, pur nelle comples- grandi personalità della nobiltà locale, come se vicende politiche e nazionali degli ultimi Sigismondo D’Attems e autorità ufficiali anni dell’Impero, conserverà una profonda dell’Impero (nel 1909 con sommo stupore fedeltà alla dinastia degli Asburgo. Se pen- del mondo artistico vengono scoperti i mo- sassimo che questa fosse una Chiesa appiat- saici teodoriani alimentando studi e appro- tita sullo Stato ci sbaglieremmo, anche se, ed fondimenti in proposito). Questo suo inte- era una realtà non certo indifferente, la leal- resse per l’arte sacra, ed in particolare per tà restava una questione peculiare poiché Aquileia, non fu dettato dal momento: egli come disse lo stesso Sedej “la maestà impe- istituì un corso di storia dell’arte nel semina- riale è riflesso della maestà divina”. E’ da ri- rio centrale chiamando studiosi di chiara fa- cordare che fu l’unico vescovo della Venezia ma come Karl Drexler. Questa sua peculiare Giulia, scelto dagli Asburgo, che non lasciò attenzione per l’arte e la storia lo porterà a l’incarico dopo l’annessione di queste terre pubblicare sul “Folium” diocesano un gran al Regno d’Italia, anche se ricevette innume- numero di documenti inediti sull’erezione revoli pressioni per lasciare l’Arcidiocesi. dell’Arcidiocesi. Tutto ciò deve considerarsi Non era immaginabile una società senza or- come parabola del suo mandato di vescovo dine e non era possibile avere l’ordine senza e quindi come chiara espressione della re- l’autorità e per Sedej, questo ordine, era ga- sponsabilità pastorale che si era assunto. E’ rantito dalla Chiesa Cattolica e fondato sul- d’obbligo chiarire che il fervore culturale la dottrina cristiana. Egli tenterà, come i che caratterizzò il suo episcopato è da ritro- suoi predecessori, di fare fronte comune varsi nell’indicazione iniziale che ci lasciò in contro i nemici della Chiesa e dell’ordine; principio del suo mandato di arcivescovo era infatti contrario a qualsiasi tipo di intro- per cui “è necessario istituire società cattoli- missione della politica negli affari propri che contro società antireligiose, giornali della Chiesa. Questi erano gli anni in cui Pio contro giornali, gabinetti di lettura contro X chiudeva le porte agli interventi del mon- gabinetti di lettura, biblioteche contro bi- do slavo nella liturgia, Papa Leone, prece- blioteche”. E’ da ricordare che sotto il suo dentemente, aveva concesso moltissimo, ad episcopato si posò solennemente la prima esempio il Messale glagolitico alla chiesa del pietra della Chiesa del Sacro Cuore (il 2 di- Montenegro (l’alfabeto glagolitico fu intro- cembre 1911) che sarebbe dovuta divenire dotto nel regno del “Grande Moravia” nel la nuova cattedrale di Gorizia. IX secolo dai Santi Cirillo e Metodio per Su questo modello di diversità ed eteroge- l’evangelizzazione dei popoli balcanici. Il ti- neità culturale che stava offrendo i suoi tolo del suo nome proviene da un’antica pa- maggiori frutti, proprio in quegli anni, su un rola slava “glagoljati” che significa “parla- economia che stava dando segni di promet- BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 69

[novembre 2006_18] | 69

tente sviluppo economico, industriale e turi- bellani di Corte conte Attems, conte Cristal- stico e su di una diocesi il cui prestigio era nigg, conte Pallfy, conte Claricini e bar. Loca- da ritrovarsi nell’imponente seminario sorto telli, nonché il sig. Podestà avv. dott. Marani sul patrimonio culturale aquileiese si stava ed i congiunti di S.A. il principe Arcivescovo. per scatenare una guerra che avrebbe lascia- Erano pure rappresentate numerose corpora- to delle tracce indelebili sia sul piano mate- zioni, sodalizi e Società cittadine e, dai rispet- riale (il 40 per cento degli edifici distrutti o tivi sacerdoti, tutte le parrocchie della città e gravemente danneggiati, distruzione totale della provincia. Alle 10 precise fanno il loro dell’industria e dell’artigianato, crollo del- ingresso in chiesa - mentre dalla cappella ci- l’economia) che su quello del substrato civi- vica e dal corpo corale veniva eseguito l’”Ec- le (gran parte della popolazione dovette la- ce Sacerdos magnus” musica del valente mae- sciare la città e una buona parte del patrimo- stro Cartocci, brano di effetto veramente sor- nio culturale e artistico scomparì sotto le prendente, in specie nella chiusa all’unisono macerie). Quella eccezionale parabola ini- - il nuovo principe Arcivescovo mons. dott. ziata con Missia e che aveva trovato il suo Sedej, accompagnato da S.E. il cons. intimo apice sotto l’episcopato di Sedej era definiti- mons. dott. Lorenzo Mayer, parroco di Corte vamente tramontata: il 26 luglio del 1915 e vescovo titolare di Vienna, da mons. dott. l’arcivescovo dovette lasciare la città di Go- Jeglic, vescovo di Lubiana, da mons. dott. rizia durante dei feroci combattimenti; vi fe- Nagl vescovo di Trieste, da mons. dott. Ma- ce ritorno soltanto tre anni più tardi nel chnig, vescovo di Veglia, e da tutto il capitolo marzo del 1918 per cercare di riprendere, metropolitano. Pontificante S.E. il vescovo per quanto possibile, la propria funzione pa- mons. dott. Mayer viene cantata una Messa storale. di Witt, scritta in onore di San Francesco Sa- verio, con “graduale” ed “offertorio” di Mitte- Dal Gazzettino del 26 marzo 1906 rer, dopo di che ha luogo la solenne cerimo- Il Solenne insediamento di S. A. il principe nia dell’insediamento col solito rituale. Dopo Arcivescovo il mezzodì la solenne cerimonia ha termine e Com’era da prevedersi già alle 9.30 di ieri S.A. il principe Arcivescovo, uscendo dalla mattina la chiesa metropolitana rigurgitava chiesa, impartisce la sua benedizione alla fol- di gente convenuta per assistere alla solenni- la che si assiepa dinanzi al Duomo. Alle tà dell’insediamento del neonominato princi- 12.30 merid. S.S. il luogotenente principe pe arcivescovo mons. dott. Sedej, per modo Hohenlohe si recò a far visita a S.A. il princi- che da parte dell’autorità di polizia fu vietato pe Arcivescovo, il quale pure ricevette il dele- l’ingresso al tempio ad un’altra folla conside- gato della Luogotenenza cons. di Governo revole di persone che volevano pur esse en- bar. Marenzi, che gli fece la consegna dei be- trare. La chiesa era addobbata come di con- ni temporali. All’una e tre quarti il cap.distr. sueto con drappi rossi fiammanti nell’interno cons. aul. Conte Attems si recò in carrozza a e con bandiere all’esterno. All’ora suindicata prendere all’”Hotel Meridionale” S.S. il luo- fecero il loro ingresso nel tempio S.E. il luo- gotenente principe Hohenlohe, per addurlo gotenente principe Hohenlohe, il cap. di- al palazzo arcivescovile ove alle 2 del pome- strett. cons. aul. Conte Attems, S. S. il cons. riggio ebbe luogo il grande banchetto di 44 int. gen. d’art. bar. De Teuffenbach, i ciam- coperti. Intervennero al pranzo fra le molte BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 70

70 | Borc San Roc

RICERCHE STORICHE

Vanni Feresin L’Arcidiocesi di Gorizia tra Ottocento e Novecento

virtù ed i grandi meriti del neono- minato principe Arcivescovo. S.S. il luogotenente principe Hohenlo- he leva il bicchiere brindando al nuovo pastore della dioce- si di Gorizia, augu- Il piazzale dove sorgerà la nuova chiesa del Sacro Cuore. In basso, si nota il legname per l’impalcato. randogli ottima riuscita nella sua opera di pace. Infi- ne il cav. dott. Ca- personalità, di parecchie delle quali ci sfugge millo de Egger, parlando in italiano, porta il il nome, S.A. il principe Arcivescovo mons. saluto, quale rappresentante della provincia a dott. Sedej, S.S. il luogotenente principe Ho- S.A. il principe Arcivescovo, ripromettendosi henlohe, S.E. il vescovo mons. dott. Mayer, i che le sagge opere di mons. dott. Sedej abbia- vescovi Nagl, Jeglic, Machnig, il cap. distret- no ottimo risultato nei rapporti amichevoli tuale cons. aulico conte Attems, il cons. di fra l’autorità ecclesiastica e quelle autonome. Governo bar. Marenzi, il presidente del Tri- Allorché la mensa viene levata sono quasi le bunale circ. cons. Defacis, il procuratore di cinque del pomeriggio ed i presenti si allonta- Stato cav. Vidulich, il podestà avv. dott. Ma- nano per recarsi alla conferenza tenuta dal rani, il colonnello Pivez, i ten. Col. Bartl e prof. Svoboda nel salone dell’”Hotel Cen- Csany, il preposito mitrato mons. Faidutti, tral”. mons. prof. Alpi, l’On. cav. dott. De Egger in Per debito di cronisti dobbiamo registrare che rappresentanza del capitano provinciale, il durante la funzione in chiesa parecchie furo- prof. Svoboda, decano della facoltà teologica no le persone colte da malore causa la calca: dell’Università di Vienna, il podestà di Cire- nulla però di grave. Il servizio d’ordine era bina, luogo di nascina di mons. dott. Sedej, e fatto dalle guardie di p.s. e da quelle munici- numerosi prelati. pali, sotto i rispettivi comandi, in piena tenu- Durante il banchetto suonò il corpo musicale ta da parata. civico sotto la direzione dell’abile suo mae- stro Corrado Cartocci, svolgendo uno scelto e Alcune cronache dal borgo copioso programma. Allo “champagne” S.A. Lo studente serbo Gavrilo Prinˇciˇc oltre a il principe Arcivescovo portò un “toast” a S.S. mettere fine all’esistenza terrena dell’Arcidu- il papa e all’Imperatore, chiudendo con un ca Francesco Ferdinando e a sua moglie So- triplice “Evviva”, ripetuto in coro dai presen- phia mandò in pezzi un mondo che già pre- ti, mentre il civico corpo musicale intonava sentava gravi segni di decadenza. Molti gio- l’inno popolare. S.E. il cons. int. mons. dott. vani sanroccari vennero mandati a combatte- Mayer tenne a sua volta una brillante e nello re su fronti lontani, la chiesa di San Rocco stesso tempo emozionante allocuzione sulla subì, come grande parte delle abitazioni cit- BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 71

[novembre 2006_18] | 71

tadine, danni in- genti: il soffitto crollò totalmente e gli affreschi raffigu- ranti la vita di San Rocco andarono definitivamente perduti, la cantoria e l’archivio della corale furono di- Sedej presiede alla benedizione della prima pietra della nuova chiesa del Sacro Cuore strutti e la quasi to- il 2 dicembre 1911. talità degli antichi spartiti bruciati; anche l’archivio parrocchiale fu distrutto si salvarono solo i li- Molti sanroccari (bambini e adulti) morirono bri parrocchiali delle nascite e dei morti. Il vittime di granate sparate dai due eserciti, 17 agosto del 1916 venne levato dalla chiesa problema che persisterà anche dopo la fine il Santissimo e da quel momento i neonati della guerra a causa delle bombe inesplose. Il del Borgo ricevettero il battesimo nella cap- 17 ottobre del 1917 gli Austriaci sfondarono pella dell’Immacolata mentre i matrimoni si le posizioni italiane a Caporetto e dilagarono celebravano nella chiesa dei frati Cappucci- nella pianura friulana, don Baubela fu co- ni. Nel gennaio del 1917 don Baubela fu stretto a lasciare la città e a rifugiarsi a Via- chiamato a reggere, oltre quella di San Roc- reggio, farà ritorno a San Rocco nell’aprile co, anche le altre tre parrocchie della città. del 1918.

Ringraziamenti: Roberto Elifani per il supporto tecnico e la fotografia.

Fonti archivistiche: Archivio di Stato di Gorizia, della Curia Arcivescovile di Gorizia, della Bibilioteca Civica di Gorizia, della Par- rocchia di San Rocco, di Guido Bisiani, della famiglia Feresin, della famiglia Madriz Macuzzi.

Quotidiani: L’Eco del Litorale (1898, 1899, 1906), Il Gazzettino (1906), Il Piccolo (1906), Voce diocesana (1962).

Bibliografia essenziale: Borc San Roc n.6, Mons. Carlo de Baubela “plevan di san Roc”, pag. 41 e segg., Mauro Ungaro, Gorizia, 1994; La Diocesi di Gorizia 1750 - 1947, Luigi Tavano, Edizioni della Laguna, Gorizia, 2004; Musica e sentimento religioso, la Corale del Borgo e la sua storia, pagg. 26 - 29, Vanni Feresin e Laura Madriz, Gorizia, 2005; Pastore dei suoi popoli, Mons. Sedej e l’Arcidiocesi di Gorizia nel primo dopo guerra, Ivan Portelli, Ronchi, 2005; Sotto la Torre, 1497 - 1997: 500 anni della Chiesa di San Rocco pag. 79, 80, 85 - 87, 90, 94 Mauro Ungaro, Go- rizia, 1997. BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 72 BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 73

Borc San Roc | 73

RICERCHE STORICHE

Giada Piani Tradizione e innovazione, il mondo sacro di Orlando Dipiazza

Analisi delle opere del compositore friulano: dall’adesione al rito tri- dentino attraverso il canto gregoriano fino alla serialità

Il Maestro Orlando Dipiazza (1929), origi- deve essere vista come un sofisticato eserci- nario di Aiello del Friuli, può considerarsi a zio intellettuale, un lavoro concepito a tavo- pieno titolo una figura rilevante nel conte- lino. Al contrario, imbrigliati e trasfigurati sto musicale regionale. La sua attività nel nell’elaborazione formale, sono il tempera- campo della musica è poliedrica: per molti mento vigoroso e la vitalità intellettuale di anni è stato direttore di prestigiose forma- un uomo che vive intensamente l’arte, e zioni corali, ha scrupolosamente salvaguar- quella al servizio della parola di Dio in mo- dato il patrimonio del canto popolare friu- do particolare, come esigenza primaria del lano con le sue numerose elaborazioni di proprio essere e non come sua narcisistica villotte e canti d’autore, ha vinto numerosi ostentazione”. premi a concorsi di composizione indetti Il numero molto elevato di opere scritte (se dalle province di Udine e Trieste e in tutta ne contano più di 350) si muove tra la mu- Italia e i suoi lavori vengono spesso eseguiti sica popolare (con un importante corpus in concerti e rassegne corali. dedicato al canto friulano, sia sulla base del- Autore molto prolifico, si è espresso (e si le antiche villotte che attraverso musica ori- esprime tutt’oggi) in molti ambiti vocali, ginale su testi poetici d’autore), la musica preferendo la musica corale a quella solisti- per la didattica (che conta canti popolari, ca, di cui non si possono dimenticare per operette vocali e brani di media difficoltà: bellezza e suggestione le Tre Liriche friula- tra le sue produzioni più diffuse in Italia e ne (1968) e l’inedito Alcesti (1969), tratto nel mondo), la musica su testi poetici di va- da Rainer Maria Rilke. Ha composto spesso rie epoche (prediligendo gli autori del pe- su commissione, ma non mancano brani riodo medioevale, rinascimentale e moder- frutto dell’istinto e del gusto personale del no, soprattutto del primo novecento) e la musicista. Come ricorda il musicologo Gio- musica sacra. [1] Giovanni Acciai (1946), vanni Acciai[1]: “la musica di Dipiazza non Anche se gli ambiti musicali in cui produce direttore di coro e musicologo. BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 74

74 | Borc San Roc

RICERCHE STORICHE

Giada Piani Tradizione e innovazione, il mondo sacro di Orlando Dipiazza

I fratelli Orlando, Rina e Ruggero Dipiazza, il 25 luglio 2004, per il settantesimo compleanno di Ruggero (foto Crobe).

sono distinti tra loro e necessitano di tecni- insegnanti figurano anche Mario Bugamelli che o espedienti compositivi differenti, lo sti- (1905-1978) in lettura della partitura e Giu- le di Dipiazza è facilmente riconoscibile nei seppe Radole (1921) in composizione. suoi brani: un linguaggio frutto degli studi Cervenca era uomo molto colto: laureato in compiuti, delle passioni personali musicali e giurisprudenza, diplomato in composizio- letterarie, delle esperienze vissute. ne, di spiccate attitudini nella matematica; Fondamentale per la sua formazione cultu- conosceva sei lingue anche grazie alla sua rale e musicale è stato il percorso di studi origine boema. Appassionato della grande che l’hanno portato al diploma in Musica polifonia cinquecentesca, ha sicuramente corale e Direzione di coro nel 1966, sotto la influenzato il metodo compositivo di Di- guida del compositore e musicologo triesti- piazza. no Bruno Cervenca (1903-1986), al Conser- Ciò si coglie in particolare nell’attenzione vatorio Tartini di Trieste. Successivamente per la costruzione formale: l’utilizzo di un Dipiazza ha svolto un tirocinio di due anni, contrappunto vocale cinquecentesco, in cui sempre al Conservatorio di Trieste, per per- emerge l’equilibrio delle singole voci fuse fezionare la scrittura strumentale. Tra i suoi tra loro all’interno di un’armonia solida e BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 75

[novembre 2006_18] | 75

perfetta come un meccanismo, nella quale nulla è lasciato al caso. Dipiazza utilizza fre- quentemente procedimenti imitativi che so- no distribuiti con equilibrio e non appesan- tiscono una scrittura sobria e scorrevole. Emerge così un linguaggio dotto e rigoroso in cui però compaiono elementi di moder- nità, ricercabili nelle frequenti dissonanze (per grado congiunto o tramite accordi di settima e nona), nella mancanza di una to- nalità d’impianto in alcuni brani, nella scel- ta di applicare la serialità ad alcuni testi poetici. Per questi caratteri “il genus com- positivo del musicista friulano è infatti trop- po ricco e molteplice per correre il rischio di subire condizionamenti o contaminazio- ni di sorta, traendo esso le ragioni del suo divenire dalla vena ispirativa fervidissima e dal rigore sorvegliato eppure appassionato della sua scrittura, tanto solida quanto di- sinvolta, che lo rende scevro dai pericoli di una dimensione periferica di certa musica d’oggi e lo colloca invece fra le espressioni Orlando Dipiazza è personalità illustre della coralità. più autenticamente rappresentative della musica del nostro secolo”. Profondo conoscitore delle voci e dei cori, rispetta l’estensione vocale e la capacità me- ro "Giuseppe Verdi" di Ronchi dei Legio- lodica naturale di ogni singola voce; inoltre nari, i Madrigalisti di Gorizia, il Coro "Jaco- costruisce l’impianto armonico tenendo po Tomadini" di Udine, il Coro femminile conto di una lettura il più immediata e chia- "Gabriel Fauré" di Romans d'Isonzo) spic- ra possibile del brano da parte di ogni sezio- cano il Coro “Monteverdi” di Ruda e il Co- ne corale. Per queste qualità specifiche Di- ro “Polifonico” di Ruda, rinomati entrambi piazza sceglie di indirizzare la maggior par- anche all’estero, con i quali ha ottenuto un te della sua musica al coro amatoriale, riser- lungo elenco di premi e prestigiosi ricono- vando difficoltà interpretative particolari scimenti sia in competizioni nazionali che solo ad alcune partiture dirette a cori di internazionali. professionisti. Il legame con la parrocchia di San Rocco a Per molti anni ha affiancato l’insegnamento Gorizia si evidenzia fin da subito nella pa- musicale presso la scuola media di Gradisca rentela con l’attuale parroco don Ruggero; d’Isonzo alla direzione corale. Tra le forma- ed è proprio per la prima messa del fratello, zioni corali da lui dirette e fondate (il Coro nel 1958, che Dipiazza compone il brano Tu "Veneziani" di Aiello, la Cantoria ed il Co- es Sacerdos. Il pezzo è stato riscritto negli BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 76

76 | Borc San Roc

RICERCHE STORICHE

Giada Piani Tradizione e innovazione, il mondo sacro di Orlando Dipiazza

anni successivi più volte (subendo anche nelle stesse azioni liturgiche, possano risuo- cambiamenti di tonalità e sperimentazioni nare le voci dei fedeli”; “i musicisti, anima- dovute agli studi in corso) per esigenze ese- ti da spirito cristiano, compongano melodie cutive legate all’organico corale che doveva che possano essere cantate non solo dal co- eseguirlo (quattro voci, coro virile, ecc). La ro ma che favoriscano la partecipazione at- prima partitura, a cui l’autore è maggior- tiva di tutta l’assemblea dei fedeli”. Pur re- mente affezionato pur nelle sue ingenuità stando il latino la lingua ufficiale della chie- da compositore alle prime armi, come egli sa, la partecipazione attiva dei fedeli alla li- stesso ama dire, presenta l’indicazione ago- turgia implica l’uso della lingua locale: l’ita- gica Andante con moto ed è per tre voci: so- liano o il friulano sostituiscono così il latino prano, tenore e basso. L’originalità del bra- sia nella messa cantata che nei mottetti ese- no si coglie subito nella scelta della tonalità guiti durante i momenti principali della ce- minore (in questo caso La minore, in uno lebrazione. più recente il Sol minore) che risulta inu- Il mutamento si vede in molti compositori suale in un canto di gioia: “Tu es Sacerdos della regione: monsignor Albino Perosa, in eternum secundum ordinem Melchise- monsignor Narciso Miniussi, Cecilia Se- dech. Allelluia”. ghizzi e don Stanko Jericijo. Perosa[2] aderi- Solo sull’Alleluia finale la tonalità diventa sce immediatamente al rinnovamento, com- maggiore (La maggiore in questo caso), su- ponendo un ricco corpus che ha via via ag- bito messa in rilievo dall’introduzione tema- giornato e perfezionato in modo da coprire tica dell’organo che precede le voci. ogni momento dell’anno liturgico. Parlando Molto conosciuta nel Borgo è la sua attività di adesione alla Liturgia, l’aspetto più evi- come Maestro di coro, per aver dato più dente si ha nella scelta della lingua italiana: volte una mano alla Corale durante le cele- essa viene impiegata nella quasi totalità del- brazioni più importanti dell’anno. Nell’ot- le sue opere. Temi semplici e diatonici han- tobre 2004 ha dedicato un Tantum ergo per no la funzione di unire coro e assemblea: la quattro voci dispari proprio al coro di San struttura ritmica delle composizioni segue Rocco. gli accenti tonici delle parole, come avviene L’ambito vocale nel quale Dipiazza si segna- nel repertorio gregoriano in cui il canto di- la particolarmente rispetto ad altri composi- viene proclamazione della parola; ciò facili- tori della regione è quello della musica sa- ta maggiormente la vocalità dei coristi. cra. L’originalità di un autore contempora- Un’accurata e puntuale ricerca dei testi bi- neo come Dipiazza, che si distingue da altri blici e di autori contemporanei sottolinea musicisti anche precedenti per le sue scelte ancor di più una piena adesione alle nuove volutamente anacronistiche, è l’aderenza al disposizioni. È interessante notare come, rito tridentino anziché alla liturgia nata do- tra le quattordici messe scritte da Perosa po il Concilio Vaticano II (1962-1965). I (cinque con testo friulano e ben nove in ita- cambiamenti fondamentali, operati dai Pa- liano), in otto di esse sia presente la voce dri conciliari, si possono riassumere in alcu- dell’Assemblea, scritta in alto sopra il coro; [2] Albino Perosa (1915- ni principi fondamentali: “si promuovano ciò avviene anche nelle messe in latino, nel- 1997), sacerdote, organista, direttore di coro e con impegno il canto popolare religioso, in le quali l’assemblea propone frammenti dal compositore udinese. modo che nei pii e sacri esercizi, come pure gregoriano alternandosi al coro. BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 77

[novembre 2006_18] | 77

Il brano Tu es Sacerdos, nell’originaria versione manoscritta, dedicato alla prima messa celebrata dal fratello nel 1958.

Esemplare, per quanto riguarda monsignor vicini Cantoria e Assemblea. Narcisio Miniussi[3], la Messa “Gaudete” Nelle composizioni sacre di Cecilia Seghiz- (1985) composta per la celebrazione del zi l’aderenza alla Liturgia si esplica nella ventesimo anno della fondazione della Par- scelta di utilizzare la lingua italiana e friula- rocchia di San Giuseppe a Monfalcone, su na nelle sue due messe (Messe cul popul in richiesta della comunità. Scritta interamen- friulano 1988, Messa breve in italiano te in italiano copre tutti i momenti della li- 1990). Nella Messe cul popul per quattro turgia della terza domenica d’Avvento: dal voci virili si coglie pienamente il suo stile Canto d’Ingresso alle Invocazioni peniten- personale nella scelta di prediligere l’effetto ziali, dal Gloria al Salmo responsoriale, dal- prodotto dalle combinazioni e sovrapposi- la Presentazione dei doni al Santo-Benedet- zione di suoni lunghi e tenuti (si parla di ef- to fino al canto finale di Ringraziamento. Le fetto coloristico) piuttosto di concentrarsi parti vocali sono semplici e di facile lettura, sulla polifonia (cioè l’insieme complessivo gli intervalli non sono troppo ampi e il rit- del brano nell’articolazione delle singole vo- [3] Narciso Miniussi (1920- 1995) sacerdote, organista, mo è molto lineare, tutte caratteristiche che ci): questo elemento è importante perché direttore di coro e compositore legano questi brani a un’esecuzione che av- esso rappresenta uno dei capisaldi della tec- goriziano. BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 78

78 | Borc San Roc

RICERCHE STORICHE

Giada Piani Tradizione e innovazione, il mondo sacro di Orlando Dipiazza

nica compositiva di Dipiazza. nee orizzontali delle voci); egli studia con Lo stesso avviene nelle opere di don Stanko più attenzione i rapporti armonici (creati Jericijo[4]. Egli mantiene una sostanziale dalle linee verticali), per poter raggiungere propensione nei riguardi dell’antica liturgia gli effetti sonori desiderati. per quanto concerne la lingua latina (non L’aderenza a questo stile si mantiene costan- trascurando il friulano e lo sloveno che uti- te in tutta la sua produzione sacra; l’unico lizza prevalentemente nella musica profa- carattere che ha subìto un’evoluzione nel- na), ma l’uso di frammentare la linea melo- l’arco di quarant’anni riguarda la presenza dica tra le voci e un interesse per un effetto del canto gregoriano: mentre nelle prime di dissonanza simile al cluster (che determi- opere ci sono solo alcuni accenni, rifletten- nano una struttura melodica non propria- do così uno stile palestriniano, nelle opere mente trasparente e di difficile ascolto) so- più recenti il canto gregoriano diventa pre- no in antitesi con la predilezione di Dipiaz- ponderante, tanto da trovarsi ovunque nel- za verso una costruzione formale di stampo le linee melodiche e tanto da essere rappre- cinquecentesco. sentato chiaramente all’inizio o in conclu- Il compositore di Aiello compone esclusiva- sione di alcuni brani, come avviene ad mente in lingua latina, fatta eccezione per la esempio nei Quattro introiti su melodie Messa feriale (1990) per canto e organo, gregoriane “Tempus Adventus” (2005) che espressamente commissionata in italiano, terminano con un Alleluia gregoriano. nella quale Dipiazza riconosce il pregio di Ancora più esplicito il riferimento nel Salve una buona cantabilità e la disposizione cor- Mater e Salve Regina (2005) in cui il canto retta degli accenti tonici. originale viene riportato sulla prima pagina, La propensione verso un linguaggio rinasci- per un diretto confronto con la partitura. mentale viene ancor più alla luce nella dedi- Un altro tratto distintivo che fa di Dipiazza zione per il mottetto (se ne contano più di un compositore fortemente legato al rito tri- cinquanta nel suo catalogo), forma musica- dentino è la scelta di comporre mottetti su [4] Stanko Jericijo (1928), le che ha visto il culmine espressivo in Pale- testi che facevano parte dell’antica liturgia. sacerdote, direttore di coro e compositore goriziano. strina, personalità fondamentale della musi- Attualmente essi non possono esprimere il ca sacra cinquecentesca. Quirino Princi- momento liturgico per cui erano stati com- [5] Quirino Principe (Gorizia pe[5] dice a proposito dei mottetti di Orlan- posti ma, come la grande polifonia classica 1935), musicologo. Specializzato in germanistica do Dipiazza: “nei Motetti (1994) la lingua (Palestrina, Gallus, Orlando di Lasso, ecc.) e docente al conservatorio di latina ritorna a splendere di luminosità me- e il canto gregoriano, sono parte della tradi- Milano, ha dedicato studi storico-critici alla musica dioevale eppure realizzando il miracolo di zione più antica del rito romano e, data tedesca dell’Ottocento e del una modernità in cui c’è tutta la vicenda l’importanza del testo biblico (Parola di primo Novecento, in dell’armonia occidentale”[6]. Dio e dei Padri della Chiesa), la loro pre- particolare a Beethoven (I quartetti di Beethoven, Palestrina utilizzava nei mottetti la tecnica a senza nel rito attuale si rende necessaria, 1994), a Malher e a Richard parafrasi cioè sviluppando in modo libero il pur con le dovute accortezze: alcuni mottet- Strauss (due ampie materiale tematico tratto dalle fonti grego- ti non sono più utilizzabili con la funzione monografie, Milano 1983 e 1989), a Wagner. riane. Dipiazza tende invece a ricercare che assumevano ma si possono ugualmente nuove soluzioni armoniche, distanziandosi eseguire all’interno delle celebrazioni se- [6] Dipiazza da scoprire, in “Il Sole 24 Ore”, domenica 14 così da un’armonia giustificata solo dal mo- condo le esigenze della nuova liturgia. aprile 2002. vimento delle parti (quindi creatasi dalle li- Uno dei testi da lui utilizzati che fanno par- BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 79

[novembre 2006_18] | 79

Orlando Dipiazza dirige la sua operetta “La luna” durante il saggio finale della scuola media di Gradisca nel 1985.

te del rito tridentino è il Vexilla Regis Virgo fidelis (1996), per coro femminile e (1995), un inno composto da sette strofe organo, è molto semplice ed è stata pensata che faceva parte dell’antica liturgia del Ve- per essere facilmente eseguita nelle celebra- nerdì Santo. Il Vexilla Regis di Dipiazza, zioni dai cori parrocchiali. La Missa Chora- scritto per soli o coro femminile e archi, è lis, per coro misto a cappella, è stato an- composto da tutte le sette strofe dell’inno ch’essa composta sulla base di una messa originale più l’Amen in chiusura. L’aspetto gregoriana: super “Cuctipotens genitor interessante del brano, che lo rende sugge- Deus”, come indica il sottotitolo. La messa stivo, è la mancanza di alterazioni sia in più impegnativa per l’imponente organico chiave che all’interno della partitura, carat- (soprano, baritono, coro misto e organo) è teristiche proprie della modalità (greco-ar- stata scritta da Orlando Dipiazza su com- caica) che trasporta l’ascoltatore in un tem- missione per celebrare il Santo Patriarca po remoto. della Sardegna, San Gavino. Il compositore Tra la produzione sacra di Dipiazza si pos- ha preferito intitolarla Messa dei Patriarchi sono ricordare le cinque messe, quattro in (2003) per legarla alla sua terra, la zona di latino e una (come citato) in italiano. La Aquileia, luogo di martiri e patriarchi. Co- Missa brevis (1989), per coro femminile a me nel Te Deum (2001, per tenore, barito- cappella, ha vinto il secondo premio al no, coro e orchestra, opera di grande sugge- “Concours de composition du Florilège Vo- stione e complessità in cui la scelta di utiliz- cal de Tours” nel 1990; pur essendo scritta zare solo voci virili riconduce all’origine con costruzioni tipicamente cinquecente- delle melodie eseguite nei monasteri), l’at- sche riscontrabili nell’andamento vocale mosfera si fa arcaicizzante per un uso della per imitazione e nel contrappunto, l’opera è modalità e delle linee melodiche che ricor- costruita sulla Messa cum jubilo gregoriana, dano molto il canto gregoriano, in cui l’an- della quale si riconoscono i temi. La messa damento vocale è sostenuto da lunghi peda- BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 80

80 | Borc San Roc

RICERCHE STORICHE

Giada Piani Tradizione e innovazione, il mondo sacro di Orlando Dipiazza

li o accordi vuoti come negli antichi discan- ché è composto su una serie dodecafonica. ti. La scelta è stata spontanea: il compositore, Tutto ciò unito a una predominanza della sillabando il testo, si è accorto che la prima tonalità minore, ad una forte ed essenziale frase è composta proprio da dodici sillabe e espressività, sia nel coro che nei solisti, a sul pianoforte ha subito impresso le dodici un’estensione vocale adeguata per ogni sin- note. gola voce, ad una costruzione prevalente- Il brano per soprano, coro misto e organo è mente verticale. Questa severità, però, la- composto in tonalità minore e trasporta su- scia spazio ad un tono dolce e intimo che conferisce al brano un gran senso di pace e bito l’ascoltatore in un’atmosfera carica di di fede: l’essenzialità e la mancanza di liri- dolore. L’iniziale alternarsi tra solista e coro smo rendono molto asciutta l’opera e ancor si interrompe sulle ultime parole del testo più diretta nel suo messaggio cristiano. “aeternam habeas requiem”, in cui l’assie- Nel Gloria e nel Credo, che sono le parti me vocale crea un’atmosfera di grande fa- più lunghe e articolate della messa, il com- scino in un’armonia altamente emotiva; positore distingue le frasi più importanti l’accompagnamento strumentale tende a con cambiamenti di tonalità (da maggiore a raddoppiare le linee melodiche delle voci in minore) e di tempo molto evidenti, retaggio tutta l’opera, dando maggiore profondità ai delle cerimonie in uso nel periodo pre-con- momenti più drammatici. L’intensità del- ciliare in cui le parole del testo cantato do- l’ultima parte conduce quasi alla commo- vevano combaciare con i diversi momenti zione: si colgono pienamente la spiritualità della celebrazione liturgica, influenzando e il dolore del momento, sentimenti che così durata dei tempi e cambi di tonalità al- l’interno delle singole parti della messa (tra l’autore è riuscito a infondere con grande questi il Piano e Lentamente in tonalità sensibilità. Solo alla fine, sulla lunga nota maggiore del “Et incarnatus est”; la tonalità del solista, il coro s’addolcisce, lasciando su minore sul Mezzopiano del solo coro virile un accordo volutamente sospeso l’immagi- nel “Crucifixus” per tornare maggiore sul ne dell’ascensione in cielo dell’anima, rap- Forte e Solenne “Et resurrexit” di tutto il presentazione ideale della salvezza. coro). Dice il musicologo Giovanni Acciai: “Una Un brano davvero particolare nella produ- musica, dunque, quella di Orlando Dipiaz- zione sacra di Dipiazza è In Paradisum za, difficile da contestualizzare in una preci- (2004). Il testo fa parte della messa esequia- sa categoria stilistica, proprio perché collo- le e si eseguiva nell’antico rito solitamente cata in un tempo: che non appartiene né al nel momento conclusivo della celebrazione, passato né al nostro presente. Una musica quando la salma viene condotta fuori dalla chiesa verso il campo santo. Essendo stato sospesa in una dimensione di straordinaria composto di getto, spinto da un’onda emo- ampiezza lirica ed emotiva, che poi, a ben tiva nell’indirizzarlo a una persona a lui ca- vedere, non è altro che la testimonianza di ra, questa musica assume una maggior liber- una cifra stilistica personale, libera da qual- tà espressiva rispetto al resto del corpus sa- sivoglia demarcazione di tempo e di spa- cro: ciò si nota fin dalle prime battute per- zio”. BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 81

[novembre 2006_18] | 81

Bibliografia Acciai Giovanni, presentazione a Polyphonia, Musica Sacra Corale n° 62, edizioni Carrara, Bergamo, anno XVI - fascicolo II, aprile - giugno 2006; Donella Valentino, Musica e Liturgia. Indagini e riflessioni musicologiche, ed. Carrara, Bergamo 1991; Lanza Andrea, Il secondo novecento, volume n° 12 della Storia della musica a cura della Società Italiana di Musicologia, Edt, Torino, 1991; Musica Sacram, Istruzione sulla musica sacra nella Liturgia della S. Congr. Dei Riti, 5 marzo 1967; Principe Quirino, Dipiazza da scoprire, in “Sole 24 Ore”, domenica 14 aprile 2002; Raffa Vincenzo, Liturgia Eucaristica. Mistagogia della messa: dalla storia e dalla teologia alla pastorale pratica, Edizioni Liturgiche-Roma, Roma, 1998; Sacrosanctum concilium, costituzione conciliare sulla Sacra Liturgia, 4 dicembre 1963; Sanson Virginio, La musica nella liturgia. Note storiche e proposte operative, ed. Messaggero di Padova, Pa- dova, 2002; Tallon Alain, Il Concilio di Trento, Ed. San Paolo srl, Milano, 2004.

Fonti musicali di Orlando Dipiazza: Tre Liriche friulane (In muart di none Dele; Sui clas de Fele; Sagre di ploe) per voce e pianoforte (1968), inedi- to; Alcesti (Rainer Maria Rilke), cantata per soli, coro, voce recitante e orchestra (1969), inedito; Tu es Sacerdos, tre voci e organo (1958), inedito; Tantum ergo, coro misto (2004), inedito; Messa feriale, canto e organo (1990), inedito; Motetti, raccolta del 1994, Suvini Zerboni, Milano; Quattro introiti su melodie gregoriane “Tempus Adventus” (Ad te levavi; Populus Sion; Gaudete in Domino; Ro- rate caeli), coro misto (2005), Polyphonia n.62, Carrara, Bergamo; Salve Mater, coro misto (2005), inedito; Salve Regina, coro misto (2005), inedito; Vexilla Regis, coro femminile e archi (1995), Pizzicato, Udine; Missa brevis, coro femminile (1989), editions A coeur joie, Tours; Messa “Virgo fidelis”, coro femminile e organo (1996), Edizioni Musicali Europee e Cartellina n°102-108 Suvi- ni Zerboni; Missa Choralis, coro misto (2003), Edizioni Musicali Europee e Chorus n°1; Messa dei Patriarchi, soprano, baritono, coro e orchestra (2003), Pizzicato, Udine; Te Deum, tenore, baritono, coro e orchestra (2001), Pizzicato, Udine; In Paradisum, soprano coro misto e organo (2004), Pizzicato, Udine.

Fonti di altri compositori: Perosa don Albino, Musica Sacra, revisione critica di Daniele Zanettovich, Rugginenti Editore, Milano, 2004; Miniussi don Narciso, Liturgia eucaristica- terza domenica d’avvento, alla Parrocchia di S. Giuseppe nel suo XX° anniversario 1965-1985, Largo Isonzo, Monfalcone; Seghizzi Cecilia, Musica per coro, Cassa Rurale ed Artigiana di Lucinico Farra e Capriva, 1993; Jericijo don Stanko, Missa Solemnis (1989) e”Concentus Ecclesiae” pezzi per organo, coro S. Ignazio, Gori- zia, 2002. BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 82

82 | Borc San Roc

RACCONTI E POESIE

Anna Bombig Storiutis di paîs

UNA TRAGEDIA IN PAÎS Grant scjas a veva fat in chê lontana matina dal 1924 la teribile gnova che, di bocja in bocja, a veva fat intun lamp al zîr dal paîs. Via pa gnot la Lidya Wolff a si era cjolta la vita cuntun colp di rivolvar tal cûr. A veva sôl che 18 agns e, oltre che a jessi siorona, a era biela come ’l soreli. La int scaturida a no si dava pâs e no finiva plui di domandâsi ’l parzé di chê fin dal moment che no i mancjava propri nuia a chê zovina e cjatava la spiegazion cu li’ suposizions plui stranis. Ancja jê, la plui zovina in famea, a chê disgrazia a era restada scunida tal viodi sô sûr pi vecja rontâ come ’na disperada e a si era metuda a vaî cun jê. In chel dì la cjampana a no veva sunât di muart ma, otignuda la dispensa religiosa dopo la diclarazion dal miedi cu la diagnosi

“imbecillitatem mentis”, la vevin sapulida cu La tomba dei Savio rovinata dal tempo. Vi riposano Lidya la binidizion dal predi. La famea dai Wolf a e Madalena Wolf, segnate dalle lastre di marmo alla base era una das plui impuartantis dal paîs. Al del monumento (proprietà Bombig). capofamea Filip, origjinari di Macarsca (Dalmazia), avocat di alt livel, al veva vût dal ’19 al incaric di difindi i paîs balcanics biel devozionâls ch’a ornavin una volta li’ cjasis ch’al era in cors al trattât di pâs pa division sparidis purtrop, a vuera finida in timp di dal imperi autro-ungaric rivât romai a la fin. ricostruzion dal paîs sdrumât da bombis. Di cjasa a stavin pôc lontan da glesia intuna Dopo chê tragjedia, la famea non veva vût biela palazzina insiorada cuntuna toressa ’na ora di ben fûr di un moment di ligria cuant ch’a finiva adalt cuntuna altana di dulà ch’a che l’altra fia Vera a era lada nuvizza di un alt si gjoldeva un panorama maraveôs. La uficiâl dal esercit talian. Insieme cui altris fruts scuderia a dava su la strada e ’l mûr al era a jera ancja jê là sul sagrât a curiosâ e a guarnît cuntun biel crucifìs piturât di una man spietâ i confets. La cerimonia a era finida di esperta che dispès al tirava l’atenzion di chê fûr sul sagrât da glesia cuntuna improvisada curiosa di fruta co lava a cjatâ sô agna che a ch’a veva lassât ducj cuancj di stuc difati, i stava difront. A era una das tantis imagjinis nuviz a erin passâts trionfalmentri sot di un BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 83

[novembre 2006_18] | 83

arc di spadis biel incrosadis otignût dai amîs I Savio, pari e fi di non Franz Joseph e Franz uficiâi. Duta di blanc cul vistît lunc guarnît di Leopold, a erin inteletuâi famôs e, ducjdoi, ermelin, la nuvizza a someava ’na magjistrâts di alt livel cundiplui, stimâts principessa. A erin simpri elegantis li’ feminis cultôrs di sienza e di art ch’a vevin dât lustri da famea Wolf: a fasevin rivâ par puesta i a la citât di Guriza. In paîs gi orevin ducj ben cjapiei gnôfs di moda, fintramai di Parigi. e ju stimavin pa lôr onestât e moralitât di vita. Grampadis di confets a erin plombadis sul Dal 1793 al pari al era stât judiz tal tribunâl cjâf di chê sdruma di canais in spieta, pronts pena discreât di Guriza e, podopo, di chel di a butâsi “in picchiata” tra li’ gjambis dai Clanfurt in Carinzia. Un so scrit sul misteriôs flun Timâf al veva fat colp tant biel ch’al era. Al fi invezit, poeta e scritôr sorafin di stamp todesc ’na vora preseât, al si era distint come mediatôr tra li’ dôs culturis: todescja e taliana. Cumò a riposin intal cimiteri di Fara intuna biela tomba segnada romai dal timp, insieme cu la Lidya e cun sô mari Madalena clamada cun afiet Mandina, muarta dal ’29 a sôl 48 agns. Al fi Ton@i al è sapulît a Roma ma, no si sa invezit, dulà ch’al è lât a finîla al avocat. La cjasa dai Wolf a no je plui e cun jê a je sparida tanta storia. Un’altra cumò cun plui apartaments a fâs dal 1980 biela mostra di sé in via Roma. Tal fratimp ancja chê fruta deventada granda, a jera vignuda a savê la vera causa di chê muart violenta: la biela e sfurtunada zovina a veva piardût al cjaf, senza nessuna speranza, daûr dal morôs di sô sûr Vera. Casa Wolf a Farra d’Isonzo negli anni Ottanta al tempo della sua demolizione. PRINS DÎS DI SCUOLA. MALAN SENZA CJASTIC Rivât setembar a vin viodût ancja chist an, un invidâts par gafâ chês pirulis blancjis senza mâr di fruts inviâsi a scuola puntuâi cui plen stomeâsi se ancja sporcjis di tiara. di ligrìa, cui ingusît e cui rassegnât. A viodiju, Passât chel moment di ligrìa, disgraziis di nus son tornâts subìta a gala i ricuarts da ogni sorta a vevin culpît chê famea. nestra infanzia di scuelârs e, insieme li’ musis - Cjastic di Diu! a mormorava la int sotvôs. di tancj compagns e di mestris piardûts di Bigna savê che a so timp, al avocat al era vista cul lâ dai agns. A vin sintût ancja un stât incaricât dai Savio, ch’a erin prima i grop in font al cûr biel ch’a vignivin devant parons da palazzina ocupada dopo dai Wolff, dai voi fats e moments particolârs ben par difindi i lôr bens da pretesis vantadis di stampâts ta memoria. Ricuarts che us vuei un parint ma, cuntuna causa iniusta, al contâ daurman. avocat al era deventât lui invezit al paron di Co jeri fruta, la scuola elementâr di Fara a duta la proprietât. veva sôl che doi plans cun cuatri aulis BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 84

84 | Borc San Roc

RACCONTI E POESIE

Anna Bombig Storiutis di paîs

grandis scjaldadis d’inviâr cu li’ stuis a lens. atenzion. Tant ben che al curtîf da scuola al Dura la vita da bidela a chei timps! Za di confinava di una banda cul roiat: un ruiuz matina prest prin ch’al cricâs al dì, a veva un ch’al ingrumava dutis li’ aghis dal ronc par lavoron di impiâlis e di mantignî al fûc simpri strucjâlis ta roia dal mulin. Dispès e di vîf. I scuelârs a erin tancj sistemâts tai bancs scuindon, nô a si calavin jù pa riva sapulida in ria di cuatri e a vevin di stâ atents cui voi di glaudinariis, urtiis e baraz ch’a nus pontâts sul mestri in cattedra che a jera sgrifavin li’ gjambis a sanc, par curiosâ co poiada suntuna pedana in mût di viodilu par l’aga a era in secja, chel trat di jet inglereât capî miôr la lezion. A la fin da prima rampa di ch’al spariva intal scûr sot dal puint. Seben scjalis, una puarta a veris a dava suntuna plena di paura, ancja jo a vevi uarût lâ daûr teraza di dulà ch’a si podeva viodi la tesa: un dai plui coragjôs. Varìn cjaminât par un trenta paradîs justa ben par tindi uiscjadis pai uzei metros dopo dal puint jentrant intun canâl, e o par cjapâ sù flôrs di prât oben par rodolâsi sin saltâts fûr suspirant di solêf, tal ort dal bar jù pa rivis libarsi di vignâi. “Sport” e mancumâl che nissun al si era Sôl dal 1955 alzada la scuola di un plan, inacuart di nô che cussì la vevin fata francja. chista a veva podût contignî dutis li’ clas al Par chei minûts di libertât se grum di zûcs complet. Sin inalora la prima e la seconda a si cjatavin a jessi logadis inta vizina cjasa di ricovar pai puars dal paîs. Culì, insieme cui viei a ’ndi capitavin di crudis e du cuetis. A si sa che, di co ’lè mont, i fruts a son in gjenar dispietôs e, se mai podin, a si la gjoldin a cjoli via al prossim e un tant a capitava cul Telio, che nol era just di cjâf par via ch’al faceva dut se che gi ordenavin i plui In quarta classe con il maestro Marcello Salvini. Anna Bombig è la quarta seduta in smaliziâts dai mascjos. prima fila da sinistra. Al contrari di lui, ’na femenuta strissinida e minudina che par ogni pôc a nus coreva daûr cu la scova e nô ch’a vevin a disposizion! I mascjos cu la canaiatis, par fâla lâ plui in bestia a tacavin a fionda inta sacheta a si la gjoldevin a zuiâ di cjantâ: “La Sesa pìfara marcjava in chèbara “guardie e ladri” e po di paca, di pindul scrpis di patina gi va benon. La fiesta dopo, pandul, di platâsi, di balon imbastît cui tanta miseria mangiava rucola par gulizion o pezzots, di bando, di scjinchis, di se bon!”. sacaburaca. Chist ultin, al era veramentri Al timp di ricreazion al era al moment just e periculôs par via ch’a saltavin un a la volta a tant suspirât par sbrocâsi di chês oris di cavalot da schena pleada di un compagn. BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 85

[novembre 2006_18] | 85

Par furtuna che al è lât dut simpri slìs. Cun mût particolâr però, mi riguardi cuntun agrât dut chel saltâ però, la mirinda a nus rivava tai la mê prima mestra Tomasi Nicolosi, pîts intun marilamp. Altris i zûcs di noaltris diplomada di profuga in Carinzia ch’a frutis par natura plui cuietis. Ancja nô a cognosseva al todesc e scriveva cuntuna zuiavin di platâsi e po di cuatri cjantons, di grafia ch’a sommava ’na pitura. A jera jê chê cjampanon. Fasevin vulintîr al ziratont ch’a mi faceva fâ la solista di cjant e da al tignintsi par man e, intant, a cjantavin benvignût a li’ autoritâts di Roma in visita a filastrocjis, a componevin figuris alegorichis o Guriza cuant che a passavin sot dal arc saltavin di cuarda, o zuiavin di colôrs, di trionfâl preparât tal borc Mulin. A jè chê, che “fazzoletto peo peo” e di cjasuta cui creps à vivût ancja plui a lunc dai sioi coleghis. puartâts di cjasa insieme cu la pipina (pupa Cjârs mestris ch’a vevin di tignî cont di una di pezzot). Cul zuiâ insieme ogni dì a si sdrumeria di arlêfs: quaranta o cinquanta par creavin rapuarts di afiet di lungja durada. volta di istruì e di educâ pa vita. Coventava Di chê sdruma di mestris ben preparâts cun ’na vora di disciplina par no piardi li’ peraulis rigôr didatic, vignûts fûr da inomenadis dal insegnant ch’al si iudava par fâsi sintî, Magjistrâls di Gardiscja e di Capodistria, nus cuntuna bacheta ch’al bateva sul taulin. La nestra, a era la stagjon indulà ch’a si usava ’l metodo “Pestalozzi”, non ricavât di chel dal grant pedagogjist, par significâ ’l meti in vora la uiscja, metodo lât romai in dismentia. Un’altra particolaritât di una volta a era ancja chê, che in câs di bisugn par lâ tai servizis, a bastava alzâ al poleâr in aiar e al mestri al capiva a volo la domanda. Ogni matina una In prima classe, nella foto scattata sul retro della scuola. Anna Bombig è la prima cjampanuta cul so den seduta a sinistra. Sullo sfondo la Tesa. den a clamava a lunc i frûts a scuola. Inta cjasis, sì e no ch’a si cjatava ’na svea e chel resta vuê doma un biel ricuart. A erin mestris riclam al era ’na vera mana dal zîl. Di solit a di tirâgi jù tant di cjapiel. Viodi ancjamò la vigniva sunada da bidela ma, invezit a figura eleganta e di bielis manieris da capitava dispès e vulintîr che trê scuelârs, Tausani, la disponibilitât e l’impegn da amîs pa piel, a ti rivavin a scuola a buonora Domini, la serietât e ’l mût garbât da Bon cun chê di sunâla lôr tant ch’a i plaseva. La Clemente, la creanza e la bontât dal mestri spietavin saldo fûr da puarta e co jê a rivava Salvini e la severitât dal Aragni specialist tal e biel che a stava toregant tor das stuis, a fâ jentrâ i conts tal cjâf dai plui zucons. In tacavin svelts a sunâ ducj imburîts. Una BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:20 Pagina 86

86 | Borc San Roc

RACCONTI E POESIE

Anna Bombig Storiutis di paîs

Da sinistra: le maestre Maria Tomasi Nicolosi, Irma Tausani, Maria Domini ed Elena Bon Clemente (foto di Anna Bom- big e Mandina Castellan).

matina però, la jàn petada bengruessa. E tira sot nol era nissun! Blancs cumò di paura e tira ch’a ti tiri la cuarda e via jê la come ’l mûr e cu li’ gjambis ch’a clopavin, a cjampanuta fûr dal sostegn e, cuntun fracas no savevin plui se scjampâ in aula o difûr tal che Diu nus vuardi, colâ sui cops dal cuviart. curtîf tant, prima o dopo, a vevin di incuintrâ Tun lamp ribaltada ancja la situazion parzè al mestri Aragni cognossût come “il castiga che a erin dopo lôr a jessi tirâts di jè. Cui pîts matti”. E di li un pôc eco ch’al stava rivant e sfrontâts sul teren a procuravin di tignîla vignût a savê dal malan cumbinât di chei trê ferma ma a no gi la fasevin plui a cundurâ pi birbants cun savietât e bon sens al sbotà a lunc. A erin romai sfinîts e alora sberlant a cjalant chei meschins ch’a spietavin la si incitavin un cul altri. Ducj ros come sentenzia cul cjâf bas e ’l baticur: - Ma via papavars a pensavin za al cjastic. A un cjart via, per venire a scuola un bravo scolaro non moment a gi sbrissa fûr di man la cuarda e ti ha bisogno della campanella! sintin un rodolament jù pai cops e la Un suspiron liberatôrj e i voi di Aldo, di Nini e campana petâ un plomp jù par tiara dulà di Ettore a son tornâts serens come prima. ch’a finìs in mil bocons. Par furtuna che di

Lancûr

Se biel podê tornâ fruts, zujâ cui prins compagns da nestra infanzia. Lancûr di un passât ch’al rivoca tal vueit simpri plui larc intor. Scueluta viva intun nûl di fruts senza pinsîrs, musis di mestris smamidis cul vêl dal timp. Di lôr, nus resta doma ’na cjara olma in font ’l cûr. (1982) BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:21 Pagina 87

[novembre 2006_18] | 87

RACCONTI E POESIE

Paolo Viola Contis furlanis

Anche per il 2006 la rivista “Borc San Roc” ospita miei scritti in friulano. Il racconto “Mu- rî dôs voltis” tratto dalla raccolta “Nassût in ostarie” è, per l’argomento che tratta, di re- cente e discussa attualità. La breve riflessione “In vuê” che chiude il racconto è un richia- mo alla reciproca convivenza e ospitalità che, oltre ad essere una nostra tradizione, è pure dovere civile. Figura significativa e sempre presente nei racconti è mia nonna, religiosissi- ma e ricca di saggezza popolare, sempre disposta a pregare un rosario per tutti e prodiga di consigli. La grafia e la grammatica con cui scrivo sono quelle del movimento letterario di “Risultive”, per me ancora punto di riferimento.

MURÎ DÔS VOLTIS Une scugne lungje agnorums. Cui pes Merichis cui pes Gjermanis, duc’ sa che i furlans a’ lavin pal mont a cirî lavôr-di-braz par cuistasi il pan, ustu par lôr ustu par chei di famee restâs in vile. Dutis lis fameis de nestre Furlanie, par vie di chist’eterne scugne garbe, a ’nd’an un o dôi a tôr pal marimont. A’ tornavin cjase sot Nadâl par tornâ-vie subit dopo, altris si sistemavin tal forest e a’ sposavin feminis ch’a no jerin nostranis, pôc par volte a’ dismenteavin ancje di scrivi ai parinc’ restâs chenti, altris ancjmò, a’ no davin segno di jessi in vite o no tornavin plui, bielplanc a’ lavin in dismentie. Pieri, fî unic di un uzzefuarfis, come duc’ chêi da sô famee al jere simpri scunît di sachete. Ancje la polente ’e jere curte in cjase di chêl ch’al comedâve ombrenis e ch’al lave torvie pes cjasis cuntune biciclete fodrade di argains dal sô mistîr. Apene ’zovin al à scugnût lâ, cul barbe, in miniere in Belgio. Disredrosât senze rimission dal sô mont di frut. BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:21 Pagina 88

88 | Borc San Roc

RACCONTI E POESIE

Paolo Viola Murî dôs voltis

Mont di braidis verdis e di rivai sflurîs, fât di tornâ e no cjâtalu plui. No zornin plui, vie pa scjepulis par lâ a tindi cui reclams, fât di gnot, i rusignui, no si mangje plui fritae sul rascjs d’aur rubadis tai vignai e mangjadis cjavez dai cjamps aras a tir di cubie, no plui platat daûr di un mûr blanc in rices di soreli. sentasi soresere sui scjalins di cjase e sintì lis La miniere, un mont neri e cence lusôr, scûr contis di robis lontanis… ancje vie pal dì, un mont sporc fât di Si rimpinave su pal veri des memoriis di une blestemis di sudôr e platât sotiare. volte, salt cjalant fis ta tazze dal vin, ma dibot Quan’ ch’al vignive fûr al restave inceât dal al sbrissave-ju, tan’che un plomp, ta veretât di lusôr, chel lusôr ch’al jere la sô vite di frut un mont cambiât par simpri, al no saveva plen di salût e ligrie e… miserie. capilu, no oleve, o miôr, no ’l podeve capilu, al Muart pa prime volte il nestri Pieri. tirava indenant aromai fur dal timp, no ’l veve plui fuarze di scombati. Dopo agn di miniere, al jere tornât par uarî no Al jere muart una seconde volte il nestri dome dal mâl dai minadôrs, ma ancje da Pieri. maluserie madrissude ta sô anime di frut robât dal mont vert e lusorôs da sô ’zoventût e Tal ajar frescje e limpide glons grevis di sepulît vîv in un poz’ fond neri, scûr e fât cjampanis, a’ sunavin di muart chê matine. d’infiâr. Cui nus àjal lassât? ’E domandà la none. Quan’ ch’al vignive in ostarie, al si sentâva Pieri dal uzzefuarfis tornat dal Belgio par uarì, simpri in bande e cui comedons sule taule al rispuindè un aventôr. tigniva cun lis mans il cjâf bass par cjalâ fis In chestis ocasions la none, cun la man ta dentri la tazze dal vin. sachete, la che in vite ’e veve la corone, Ae none j faseve dûl: sgragnolave sòt vôs un rosari. Chiste volte al Cemût al jere in Belgio, Pieri? J domandave jere pal Pieri sepulit viv ’za ’zovin e muart dôs par no lasalu di bessôl tal cidinôr dal sô voltis prin di lâ, par da bon e in pâs, sot tiare! malincûr. La gjatute rodolade, come spes, sui sôi zenoi Se no tornavi svelt ’o murivi, al rispuindeve, par tignigiju cjalz, ’e zujave cun la ’zatute cjalant salt fis te tazze dal vin e senze alzâ il cuintri la sachete, la che sot si movevin i dez cjâf. par une sfilze di “Pater e Ave”. Finit il Requie ’e Poben cumò ’o sesu in cure, par chel ch’o sai. tornave a rodolâsi e, cun voi di sun, a ronfâ. Si… si… ma no par vie dai polmons ch’o sares muart, al rispuindeve, al mi mancjave il IN VUÉ mê mont fât di lûs e di cîl celest… di gjonde di In dì di vuê, quant ch’o viôt un “Vu-cumprà” neri di piel vivi come par duc’ i fruz… fat di voe di cori… cuntun borson plen di mercanzie ch’al vâ tôr pes cjasis di ridi… di lâ a violis... di lâ cjrî nîz… di ’zujâ. a cirî di vendî alc, no mi ven inamenz un cramâr cun ’O capîs... ma cumò ’o seis tornât, diseve la tant di crassigne, come ch’al sares just par nô furlans, none, ’o seis tornât tal vuestri mont piardût! ma ’o viôt Pieri fî dal uzzefuarfis, al mi somee apene Salt cjalant fis la tazze e cence mai alza il cjâf, vignût fur da miniere, inceât e neri insfrusignât di cjacarant plui par lui che par rispuindi al cjarbon. diseve: Piardût, piardût par simpri, cumo ’o Forsit par chist, ancje se jo no j compri nissun di chei mur una seconde volte. Chel mont ch’o strafaniz ch’al vent, j doi la man, j domandi ce nom speravi tant di tornâ viodilu nol’è plui, chi dut ’l ch’al à, dontri al ven e cemût ch’al stâ, e se ’l ul, j pai è gambiât, no jê plui la int di une volte, no mi un taj di vin o alc atri. cjati, la cjampagne no jê plui chê, ne i savôrs Cui sa s’o lu judi a no murî pa prime volte? ne i odôrs… nuje come prime. Tigni dur par Sot il sflandôr dal soreli duc’ i ùmign a’ son fradis ta agn par tornâ une dì tal mont lassât daûr... fan, ta sêt… e ta voe di cjase. BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:21 Pagina 89

[novembre 2006_18] | 89

Tutti i genitori sentono il bisogno di parlare ai propri figli quando questi si trovano ad af- frontare le meraviglie, coinvolgenti e inebrianti, della vita. Quando ho saputo che mia fi- glia si era innamorata, quasi in punta di piedi ho pensato di avvicinarmi a lei e al suo nuo- vo delicato momento con una poesia. Spiegandole così cosa pensavo dell’essere innamora- ti e nel contempo assicurandole sostegno nel caso in cui…

Troi di mindusiis

Daspò velu cirùt la mê frute ’e ja intivât un troi ’l è toscan rizzot, verz i voi.

Jenfri i nui, adalt sot l’arc di san Marc al và chel troi di gjonde, lizer e larc, ’l è dolz sicu mîl unevore fin al nûl di basili, melisse e rosmarin.

Cence parcè si rît, si cjante la robe di nuje ’e conte, dulinvie paveis di cènt colôrs e musiche cence sunadôrs.

Lu côr contente la frutate chel no ’l è luc di bausìis al è un troi di mindùsìis.

Stà ’nacuarte, frute, chel troi pol voltassi si po’ sbrissâ, colâ inbardeassi, di rubide pò’ jessi intrigât e sporc e puartâti drete tun gorc. Troi: sentiero, via o strada Mindusiis: erbe aromatiche Ma dentrivie la me taviele, pol dassi, Arc di San Marc: arcobaleno ch’al si slungi o al passi, Mîl: miele tal câs ores dâti una man, se ’l ocôr, Rubide: rovi, cespugli di rovi par tornâ nulî des mindùsìis ’l bonodôr. Gorc: gorgo, vortice Taviele: campagna pianeggiante e coltivata Avost ’98, to pari. Nulî: odorare BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:21 Pagina 90 BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:21 Pagina 91

Borc San Roc | 91

IL TEMPO DEL BORGO

Dalia Vodice “Ogni uomo appartiene alla sua storia”

Il Premio San Rocco 2006 viene assegnato a don Luigi Tavano, storico e studioso goriziano

La radice è goriziana: “Mi riconosco radica- dattore dal 1946 al 1957 dell’edizione gori- to nei caratteri della gorizianità. Sono figlio ziana del settimanale triestino Vita Nuova, di genitori friulani con nonna materna slo- infaticabile animatore dello scoutismo, ca- vena della Benecia, cresciuto “sotto la Ca- techista e segretario dell’Ufficio catechistico pela” fra la scuola elementare “Fumagalli” e diocesano, fra i promotori di Voce Isontina i frati della Castagnavizza, alunno del Gin- nel 1964, anno dal quale si dedica alla for- nasio goriziano e poi del Seminario minore mazione dei giovani secondo la modernità fino alla formazione teologica del Centrale dell’esperienza di Gioventù Studentesca dove sloveni, istriani, friulani, triestini con- che esprime a Gorizia l’esigenza di una pre- vivevano nello stile della Chiesa cattolica e senza educativa con caratteri di identità cri- della tradizione mitteleuropea”. Don Luigi stiana e di creatività sociale. L’impegno pro- Tavano sintetizza così l’impronta della sua segue, poi, dal 1967 nella città di Bolzano, esistenza. Nato il 22 dicembre 1923, ordina- dove don Luigi anima vita studentesca e to sacerdote nel 1946, don Luigi appartiene universitaria ed è tra i fondatori del Centro alla generazione di preti che hanno vissuto culturale “Guardini”. la feconda stagione di creatività del dopo- A Gorizia rientra su richiesta dell’arcivesco- guerra, “sia in campo strettamente religioso vo Cocolin nel 1982: può dedicarsi a tempo sia in ambito culturale-sociale, con Italo pieno all’interesse storico, già coltivato co- Brandolin, Pietro Cocolin, Ennio Tuni, Lui- me docente di storia ecclesiastica nei corsi gi Pontel, ma anche insieme al gruppo di teologici. Sulla scia dell’opera di Camillo giovani di formazione cattolica impegnati Medeot, è nel 1982 tra i fondatori dell’Isti- nella vita pubblica, da Celso Macor a Mi- tuto di storia sociale e religiosa, che presie- chele Martina, da Rolando Cian a Pasquale de dal 2003 - oggi al secondo mandato - e di De Simone”, ricorda Tavano. cui è stato a lungo segretario. “Al rientro a Nell’ambito della vita diocesana, è stato re- Gorizia ho ritrovato una certa vitalità cultu- BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:21 Pagina 92

92 | Borc San Roc

IL TEMPO DEL BORGO

Dalia Vodice “Ogni uomo appartiene alla sua storia”

Gorizia, 20 gennaio 1984: il convegno internazionale di studio su Stefano Kocianci ˇ c, ˇ una delle prime iniziative promos- se dall’Istituto di storia sociale e religiosa.

rale attorno alla scuola storica del maestro l’aspetto religioso non in senso clericale, Medeot, con cui venne fondato l’Istituto in- bensì sociale”. Ed ecco il coinvolgimento di sieme ad alcuni storici come Italo Santeusa- storici austriaci e sloveni - come soci e come nio, Fulvio Salimbeni, Ferruccio Tassin ed collaboratori dell’Istituto - per affrontare Ettore Fabbro”, ricorda Tavano. L’Issr na- correttamente le questioni del Goriziano sce con obiettivi precisi: “Le caratteristiche nella sua complessità storica e nazionale, la originarie dell’Istituto erano improntate a promozione di convegni internazionali in prendere sul serio la multiculturalità e il campo storico. “Anche la collana di volumi pluralismo culturale, perché questi non so- sulle culture del Goriziano, friulana, slove- no orientamenti frutto di una certa moda na, ebraica, veneta e tedesca, risponde alla europeista. E poi l’attenzione costante per- multiculturalità propria del nostro conte- ché l’Istituto non avesse identità prevalente- sto”, rileva lo storico. mente istituzionale o politica, ma guardasse L’attività di ricerca di don Luigi Tavano si agli aspetti sociali, intendendo perciò esplica in una bibliografia di un centinaio di BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:21 Pagina 93

[novembre 2006_18] | 93

La presentazione del volume dedicato alla cultura friulana nel Goriziano. Alla destra di don Luigi Tavano siede Ferruc- cio Tassin, tra i fondatori dell’Issr.

saggi e interventi su volumi e riviste, nella guerre e nel periodo della guerra e, in parti- collaborazione richiesta ad opere edite a colare, della Resistenza. Un lavoro intenso e Berlino, a Vienna, a Lubiana, a Roma. Nel- appassionato, che sfocia nel 2004 nella pub- la sua attività storica, don Tavano si è dedi- blicazione della prima storia della diocesi, cato alla ripresa e allo sviluppo della tradi- “un lavoro esemplare per accuratezza meto- zione locale di studi storici in campo stori- dologica e vigore di sintesi” rileverà il noto co-religioso, rivolti alla ricostruzione critica storico Iginio Rogger. della ricca vita religiosa della diocesi, sia a Il mese di novembre del 2006 si lega, per livello di fonti sia di temi e di personalità. l’Istituto di storia sociale e religiosa, alla Fra i lavori più importanti, spiccano il Pro- presentazione a Vienna del Dizionario bio- getto Attems sulla prima arcidiocesi gorizia- grafico degli alunni del Frintaneum, un am- na (1751-1788), gli approfondimenti sulla pio lavoro di ricerca in lingua tedesca pro- grande stagione goriziana del primo Nove- posto dall’Issr, lavoro che ha impegnato de- cento, i problemi della diocesi tra le due cine di storici tedeschi, italiani, sloveni e BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:21 Pagina 94

94 | Borc San Roc

IL TEMPO DEL BORGO

Dalia Vodice “Ogni uomo appartiene alla sua storia”

croati. “Nel Frintaneum viennese tra 1818 e Collegii S. J., la schedatura della biblioteca 1918 l’imperatore accoglieva un certo nu- di quel collegio (la prima di Gorizia), non- mero di giovani sacerdoti, provenienti da ché la pubblicazione della cinquecentesca un’area che si estendeva dal Veneto a Varsa- visita pastorale di Bartolomeo da Porcia. via. Il progetto ha permesso non solo di “La storia senza documenti è una ripetizio- identificarli, ma soprattutto di analizzare e ne di luoghi comuni”, non ha dubbi lo sto- capire quale riflesso può avere avuto la for- rico. E guardando alla sua “piccola” città ri- mazione viennese nell’operato dei singoli leva con una punta di amarezza: “La politi- sacerdoti in zone molto diverse. È il segno ca culturale appare piuttosto insufficiente. di come anche dalla periferia si possa met- Dal mio punto di vista, ritengo che sia giu- tere in moto qualcosa di grande”, commen- sto e doveroso valorizzare le tradizioni per- ta don Tavano. La consapevolezza è che ché sono espressione di cultura da cogliere Gorizia si inserisce nelle linee di ricerca che dietro la vita sociale dell’uomo”. si aprono intorno al centro paleocristiano di Ai giovani che guardano con interesse alla Aquileia e si spingono verso la Mitteleuro- ricerca storica, anche con l’intenzione di ar- pa. “Sono figlio di questa cultura - afferma ne una professione, don Luigi consiglia di con consapevolezza don Luigi - con tutti i “amare la propria identità culturale, acqui- limiti di ogni circostanza”. La certezza, in- sire gli strumenti scientifici per studiare il fatti, è che “ogni persona appartiene alla contesto storico e diffidare dalla storiogra- sua storia”. fia dipendente da ideologie”. Spiega Tava- Don Tavano è membro delle Deputazioni di no: “Bisogna affidarsi alla ricerca storica in- storia patria di Udine e Trieste, dell’Istituto tendendola come passione per l’uomo nei di storia sociale e religiosa di Vicenza, del- suoi percorsi storici, senza ricercare una l’Accademia di scienze, lettere e arti di Udi- specializzazione particolaristica ma inse- ne. “Il gusto della storia? Risale al piacere di guendo piuttosto il modello di una ricerca leggere da ragazzo i romanzi storici fino al- che si muova nel grande alveo della storia”. la conoscenza del mondo aquileiese, sco- Modello, questo, che Tavano riconosce a perto attraverso insegnanti che mi hanno storici come Gabriele De Rosa, France Do- fatto amare questa disciplina”, rileva. linar di Lubiana e Franz Frankl di Vienna, In ambito locale - “ma mai localistico”, ama fino a Liliana Ferrari di Trieste e Andrea Ti- sottolineare con orgoglio don Tavano - latti di Udine, “personalità qualificate per l’Istituto cura una serie di importanti archi- l’Istituto, per me punti di riferimento”, e a vi. Fra gli interventi più recenti in ordine di un bel gruppo di giovani ricercatori, italiani tempo, vanno citati quelli che hanno inte- e sloveni, che collaborano attualmente con ressato il Capitolo metropolitano di Gori- l’Istituto. zia, l’archivio Faidutti, il fondo del primo Dall’accostare l’esperienza educativa e la presidente della Provincia Angelo Culot, si- passione per la ricerca, nasce anche l’inte- no all’intervento sull’archivio che raccoglie resse per le visite culturali che trovano in tutte le associazioni operanti a Gorizia fra il Tavano un instancabile animatore. “È fon- 1866 e il 1918. damentale la capacità di coniugare i dati Di maggiore valenza scientifica, la trascri- culturali, di leggere il luogo che si visita nel- zione e pubblicazione in corso dell’Historia la sua matrice culturale attraverso la storia”, BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:21 Pagina 95

[novembre 2006_18] | 95

spiega il presidente. Convinzione che porta sione coltivata a Bolzano per anni, in una l’Istituto a guidare gli appassionati in visita città che conta sulla grande tradizione mu- in Italia e all’estero, ma che al tempo stesso sicale del Premio Busoni e dell’Orchestra spinge don Tavano a offrirsi quale guida a giovanile legata al nome di Claudio Abbado chi vuol conoscere Aquileia. e che si trova poco lontano dalla magia mu- Storia, ma non solo. C’è un’altra passione sicale di Salisburgo. Chiaro che, una volta che resta sullo sfondo di una intensa attivi- rientrato a Gorizia, io abbia cercato un tà. La musica. Sorride don Tavano e si “contentino” andando all’opera, ai concer- schermisce: “Attraverso la musica usufrui- ti…”. Ma questa è un’altra storia. sco solo della bellezza dell’arte. È una pas-

Don Luigi Tavano presiede l’Istituto di storia sociale e religiosa di Gorizia dal 2003. Il premiato svolge un’intensa attivi- tà di ricerca storica. Numerose sono le sue pubblicazioni e le collaborazioni a iniziative editoriali straniere. BORC SAN ROC 18 2006 3-11-2006 9:21 Pagina 96

Borc San Roc [novembre 2006_18] novembre 2004 Borc San Roc Borc San Roc

[16] novembre 2004

Centro per la conservazione e per la valorizzazione delle tradizioni popolari di Borgo San Rocco - Gorizia [16]